Apriamo la nostra riflessione con le parole della canzone del
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Apriamo la nostra riflessione con le parole della canzone del
X congresso Cisl Lombardia – contributo coordinamento Giovani 23 aprile 2009 E se credete ora che tutto sia come prima perché avete votato ancora la sicurezza, la disciplina, convinti di allontanare la paura di cambiare verremo ancora alle vostre porte e grideremo ancora più forte per quanto voi vi crediate assolti siete per sempre coinvolti Apriamo la nostra riflessione con le parole della canzone del maggio di De Andrè perché, a discapito degli anni, è di estrema attualità. Caro Gigi, perché ti stupisci della nostra citazione? Credi che l’attualità di certe parole abbia una data di scadenza? Contestualizzarle ora, crediamo sia uno sforzo da poter chiedere ad un dirigente sindacale come te. Legarle ad un tempo che non solo non abbiamo vissuto, e comprendiamo molto bene non essere più quello di oggi. Ma girare la testa, scegliere sicurezza e disciplina sono fatti che oggi intravediamo in una politica che ha affrontato fino ad ora temi importanti con un fondo di isteria che noi respingiamo con forza. Se dobbiamo scegliere la sicurezza e la disciplina il nostro orizzonte rimane molto stretto. Citare Jovanotti e la sua TI FIDI DI ME ci dà la possibilità di risponderti in maniera forte e netta. La canone la conosciamo. Perché scegli di citare la disponibilità a perdere qualcosa senza che ci diciamo entrambi quali remore ci vogliamo lasciare alle spalle. In quella canzone a noi piace molto di più la strofa che dice, “LA VERTIGINE NON E’ PAURA DI CADERE, MA VOGLIA DI VOLARE”. NOI NON SAPPIAMO COSA SIA LA VERTIGINE per la Cisl, PER NOI SICURAMENTE E’ UN VOLO CHE STIAMO GIA’ FACENDO. DA TEMPO! NON è CHE TU STAI GUARDANDO IN BASSO E FORSE E’ PER QUESTO CHE NON CI VEDI? Da allora molte cose sono cambiate, ma non è mutato il rischio dell’assuefazione delle coscienze, del disperdersi 1 nelle “gabbie del presente”. È ancora più forte il rischio di perdersi nell’individualismo, nella paura, nel nichilismo, e come allora il sindacato continua ad essere un luogo di costruzione di resistenza, creatività, mutualismo, immaginazione, sperimentazione di futuro e concreta solidarietà. I Giovani nella Cisl contribuiscono a costruire spazi liberi e liberati, occasioni di cittadinanza, di disseminazione di responsabilità. Come all’inizio degli anni settanta, contribuiamo a costruire un sindacato che, con le parole e le aspirazioni di oggi, vuole esprimere la stessa utopia e la stessa concretezza che seppe trasformare i sogni in diritti nei diversi contratti nazionali. Anche oggi l’ideale deve essere al centro. Interrogarsi, da sindacato, sull’attuale modello di sviluppo, sulle declinazioni della parola crescita, la cui insostenibilità non è più solo legata all’aspetto ambientale, ma anche a quello economico e sociale è un altro passo necessario poiché è fondamentale tenere insieme il ragionamento sullo stato del pianeta e quello sul lavoro: risorse e lavoro non possono considerarsi "nemici". Di questa strategia fa parte anche il creare sinergia con altri attori sociali in una logica di alleanza e non di autoreferenzialità. Chiediamo alla Cisl di dare pieno appoggio alle iniziative promosse dalle reti del Social Forum nazionali e internazionali e dalle altre reti delle organizzazioni non governative che si spendono per i diritti globali e dichiariamo la nostra ferma volontà di partecipare attivamente. Alla Cisl del nuovo millennio chiediamo di far proprie alcune virtù per noi irrinunciabili. La prima virtù, come diceva Alex Langer è la “consapevolezza del limite”. Siamo contrari alla logica economica e politica del continuo accrescimento (“produrre di più, consumare di più, dominare di più, controllare di più). Proponiamo una campagna mirata sugli sprechi energetici nel riscaldamento degli ambienti (dai due terzi ai nove decimi). La seconda virtù, è quella dell’”auto-limitazione”, cioè il ristabilimento dell’equilibrio tra tempi di lavoro e 2 non lavoro e l’equilibrio ecologico di ripristino e di salvaguardia degli ecosistemi in cui viviamo: dalle campagne della nostra regione, assediate dalla cementificazione e dal consumo di suolo, al degrado ambientale e sociale dei contesti urbani e metropolitani. In questo senso non abbiamo paura di proporre al nostro sindacato una terza virtù, quella del “pentimento”. Siamo parte di una società che ha sperimentato l’eccesso, la violazione, la sopraffazione. Lo abbiamo ricordato ascoltando la voce dei popoli indigeni durante l’ultimo Forum Sociale Mondiale a Belèm. Eppure siamo parte di una società, quella “occidentale”, che sperimenta l’oblio della memoria, che si autoattribuisce comode patenti di innocenza. E la memoria, quella memoria che insieme ai giovani di tanti paesi europei, ci siamo ruvidamente trovati di fronte nel silenzio del campo di concentramento di Auschwitz, ci obbliga ad una “conversione”, a partire dai nostri modelli produttivi e di organizzazione sociale. E, infine, abbiamo un’ultima virtù cui richiamare la nostra Cisl. La virtù dell’ “obiezione di coscienza”. La capacità di dire no al potere. No al conformismo. No ai meccanismi di sistema, alla logica della militarizzazione, all’essere anche implicitamente, ingranaggi di sopraffazione e violenza. Appoggiamo le proposte di sostegno alla riconversione civile delle economie militari, a partire dalla nostra regione, e lo facciamo in primis da sindacalisti. Occorre una spinta positiva, la forza mite di un cambio di paradigma e di immaginario. Siamo pronti a costruire tutto questo nel sindacato e attraverso il sindacato. Vogliamo essere protagonisti nell’azione concreta: dalla difesa dell’acqua pubblica come bene comune alla promozione della cooperazione internazionale e sindacale di comunità, al sostegno dell’economia sostenibile e partecipata sino al contrasto del razzismo e dell’intolleranza. Nel nostro logo è inserita, in lingua portoghese, la storica frase dei Social Forum Mondiali: “un altro mondo è possibile”. Oggi, questo messaggio di speranza, nella crisi globale, nella disfatta del turbocapitalismo è sempre più vero. Ma soprattutto è sempre più urgente e necessario che mettiamo in moto i piccoli passi quotidiani per incarnarlo. Dobbiamo mantenere il 3 coraggio riformatore dell’utopia. Il nostro mondo: un’utopia concreta”. Vogliamo un sindacato, una Cisl, che sappia tessere una nuova alleanza tra “lavoro e ambiente”. Dall’esperienza maturata sulla terra che ha visto la vergogna dell’onda della tragedia del Vajont e della sua (mancata) ricostruzione, I Giovani Cisl fanno loro, così come l’UST di Milano, la battaglia del Comitato Cittadini per la Memoria del Vajont nel chiedere le scuse ai famigliari e ai superstiti di quella che ad oggi, fonte O.N.U. rimane la più grande strage industriale avvenuta a mano dell’uomo. Ci sono temi che richiedono un’urgenza particolare. Razzismo diffuso, razzismo istituzionale, gli stranieri e i giovani stranieri di seconda generazione ne pagano le conseguenze. Nicola Tomasoli, 29 anni, colpevole di aver negato una sigaretta a un gruppo di fascisti è stato ucciso a Verona, Assunçao Bovindo Mutemba giovane angolano di 24 anni, picchiato a sangue all’uscita di una discoteca perché la sua pelle è nera. Abba, 19 anni, ucciso a sprangate a Milano da un commerciante che urla: “sporco negro” per aver rubato un pacco di biscotti,. Emmanuel Bosnu Foster, originario del Ghana, 22 anni, pestato a sangue dalla Polizia a Parma e rispedito a casa con una busta con su scritto Emmanuel Negro. Tong Hongsheng, cinese di 36 anni picchiato a sangue da un gruppo di ragazzini in un quartiere di Roma. Facciamo nostro lo slogan apparso sui muri delle nostre città: “stranieri non lasciateci soli con gli italiani”. L’uso strumentale della paura e del tema della “sicurezza” da parte del potere non è nuovo, ma, per la prima volta nella storia repubblicana sembra aver aperto la strada alla legittimazione del razzismo con modalità che rischiano di minare fortemente le basi della democrazia disegnata dalla nostra Costituzione. Devono preoccuparci le radici culturali e l’idea di società che ispira le misure del cosiddetto pacchetto sicurezza oggi in discussione, un tempo attribuibili solo agli esponenti della Lega Nord o alle aree dell’estrema destra, oggi sempre più condivise anche da parte dell’opposizione parlamentare. L’idea di una società includente, fondata sui principi di eguaglianza formale e sostanziale che 4 abbiamo ereditato dalla costituzione italiana, sta cedendo il passo a un modello di società in cui si teorizza non solo l’esistenza ma l’allargamento delle disuguaglianze sociali. Tutto questo richiede l’assunzione di responsabilità soggettive e individuali. La migliore lotta al razzismo è quella diffusa, quotidiana svolta in prima persona utilizzando tutte le sedi, gli strumenti, le forme disponibili e le occasioni che si presentano. Il razzismo non crea sicurezza ed è questo l’equivoco che dobbiamo destrutturate. Quanto poi alla condizione specifica dei giovani, incertezza, disoccupazione, bassi salari sono i tre principali fattori di disagio con cui i giovani guardano al mondo del lavoro. I giovani italiani, seppur capaci e meritevoli, a fatica riescono ad affermarsi professionalmente e ad emanciparsi dalla propria famiglia prima dei quarant'anni. I disoccupati sono in forte aumento ma la fascia di età under 35 risulta essere la più colpita. Retribuzioni più basse e lavori meno importanti. Oltre un collaboratore su due ha meno di 35 anni. E non si tratta di contratti d'ingresso. Anche il contratto di apprendistato, strumento potenzialmente utile all’entrata dei giovani nel mondo del lavoro, vede un utilizzo scorretto da parte delle imprese. Non esiste ad oggi strumento di verifica della sua corretta applicazione. La formazione obbligatoria è un optional. L’unico vantaggio è a favore delle aziende come strumento di abbattimento del costo del lavoro. Questa non si chiama flessibiltà ma precarietà, non solo lavorativa ma esistenziale. Il rischio è che i giovani, rassegnati ad un immobilismo sociale, continuino ad accettare la propria condizione di emarginati in una società organizzata per caste e al cui vertice si trova una gerontocrazia inamovibile. In questo scenario desolante il ruolo delle famiglie è ambiguo, i padri tolgono in pubblico e restituiscono in privato. Infatti in Italia ci sarebbero tutte le condizioni perché esploda un feroce conflitto generazionale tra i padri che mantengono il potere fino alla tomba e i figli esclusi, ma non esplode un bel niente, perché "i genitori italiani sono tra i più generosi d'Europa quando è necessario dare un 5 aiuto ai propri figli", mentre "nel momento in cui sono chiamati a pensare ai giovani in quanto tali (e quindi ai figli degli altri) diventano molto egoisti". In pratica "ci troviamo di fronte a una vera e propria legge del contrappasso: ciò che i genitori tolgono ai propri figli nella vita pubblica, è restituito (e con interessi molto alti) all'interno dei nuclei familiari". Lo sviluppo di un esteso sistema di tirocini e stage sul campo e al tempo stesso realmente formativi e professionalizzanti, già all’interno dei cicli di studi e non solo alla loro conclusione rappresenta una delle urgenze del sistema universitario del nostro paese e una delle occasioni per far incontrare non episodicamente l’ambito della didattica con i tessuti produttivi territoriali. Il coordinamento giovani ha individuato le questioni più urgenti che riguardano nello specifico i bisogni e i diritti dei giovani lavoratori. Da qui al prossimo congresso, intendiamo realizzare azioni sindacali per rispondere a tali necessità e sollecitare la Cisl perché se ne faccia carico per rivendicare e rendere esigibili i seguenti diritti: diritto al lavoro e ad una regolamentazione dell’accesso al mercato del lavoro; diritto ad una istruzione tecnicoprofessionale, superiore e universitaria dignitosa e accessibile a tutti a prescindere da sesso, etnia, status e religione; diritto all’autonomia economica ed esistenziale e ad una abitazione dignitosa; diritto di accesso ad un sistema di welfare specifico per i giovani lavoratori per fasce di reddito; diritto alla partecipazione alla vita politica e sociale del paese; Per poter accedere a tali diritti è necessario che tutti i soggetti coinvolti a livello politico e a livello istituzionale si assumano le proprie responsabilità per un’azione congiunta che porti a risultati concreti e a diritti realmente esigibili. Il sindacato deve fare la sua parte, la Cisl deve assumersi la responsabilità di dare risposte anche ai giovani iscritti che rappresenta, che oggi non vengono contemplati nella loro specificità Occorre offrire maggiori e specifiche tutele nei diversi livelli di contrattazione: nazionale, territoriale e aziendale. Coordinamento Giovani Cisl Lombardia 6