"Donna di piacere" Specchi scuriti, nei quali si indovina a fatica la

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"Donna di piacere" Specchi scuriti, nei quali si indovina a fatica la
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"Donna di piacere"
Specchi scuriti, nei quali si indovina a fatica la propria immagine.
L'uccello di legno dell'orologio a Cucù suona le cinque. All'ultimo tocco, fa il suo
ingresso la tenutaria, MADAME GOULLON, con occhialino e bacchetta, orco
domatore, direttore d'orchestra. La sua voce scandisce l'intimità fremente degli
ultimi preparativi.
MME GOULLON: Adesso basta! Preparati! Alle 8
verranno gli uomini... Solo nelle case da due soldi si
aspètta. Da mé, sèmpre pronte! Sono famosa per quésto!
(Alla Nichilina) Ti ho detto basta! Corri a vestirti!
(Nichilina obbedisce)
Oggi è il famoso martedì grasso di Madame Goullon, Mme
Goullon sono io! Mica una festa di bifolchi!
Sarà il più grande incasso dell'anno! Chiara... vieni a dare
una mano!... Che fai lì, tutta imbambolata!
Come diretti dalla bacchetta di Madame, i cappelli s'intrecciano, i mutandoni
salgono. Schiocco di una giarrettiera. Spruzzo di profumo sotto un'ascella. Riflessi
dell'ultimo sole e del camino scoppiettante in bagliori rosei sulla biancheria delle
ragazze.
Chiara, finora in ombra, viene illuminata da una luce. Vestita da serva, col suo
grande grembiule, è ferma, come in estasi, guarda davanti a sè, parla dolcemente da
sola e non ode il richiamo di Madame.
CHIARA: Sembrava una festa lontana, che non sarebbe
venuta mai, e invece è arrivata quasi all'improvviso e mi
stanno diventando tutte nervose, come prime attrici...
Le ragazze, tutte insieme:
ANINA: Chiaraaa! Vieni qui subito!
DAMINA: Chiaraaa! Sbrigati!
NICHILINA: Chiaraaa! (Sfottendola) Santa Chiara!
Ma Chiara, niente. Non le sente. Calmissima si inginocchia.
CHIARA: (pregando) Sant'Amara, ti prego, fa' che 'stassera
tutto vada bene... Non fare venire la neve... se no gli uomini
restano a casa e a Madame si spezzerà il cuore!
E tu non vuoi, vero?
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Chiara rimane in ginocchio, il viso puro offerto a una luce soprannaturale che viene
dall'alto. Beata e indifferente.
MME GOULLON: (perdendo le staffe) Svegliatiiiii!
Svegliati! Chiara!... Accidenti!, per urlare m'è saltato un
gancio! (Dà uno schiaffone a Chiara che resta indifferente)
Quando torna in sè, le strappo un orécchio!
Damina, una rosea bellezza, in mutandoni e corsetto, snella, atletica, ma piatta come
una tavola.
DAMINA: (buttandosi servile su Madame e allacciandole
il gancio) La lasci perdere, quella! (Derisoria) Parla con gli
angeli!
ANITA: (Astiosa, mostrando la gonna col segno del ferro)
Per questo m'ha bruciato il vestito! Ora ci vuole una pence!
NICHILINA: Ma è vero che la serva legge nel pensiero?
MME GOULLON: Oh che stupidate! Nel mio, no sicuro!
DAMINA: Oh, nel suo è facile! Lei, Madame, pensa solo al
danaro!
MME GOULLON: (sognante) Lui sì, che è un amante!
Sèmpre pronto, sèmpre caldo, più bello di un uomo... e non
tradisce mai per primo, se non tradisci tu! (A Chiara) Ora
basta! Vieni ad aiutare! Te lo ordino!
Chiara resta immobile.
MME GOULLON: (alle ragazze) Proviamo coi campanèlli!
Avanti! Tutte insième!... Così forse si sveglia!
Mme Goullon e le ragazze suonano nello stesso momento i campanelli sul muro.
DAMINA: Altro che campanelli! Secondo me due sberle le
sente meglio!
CHIARA: (Scuotendosi e tornando alla realtà. Subito mite
e obbediente) Comandi Madame?
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MME GOULLON: Ah, eccola! Finalmente! Ti sei degnata
di scendere in terra! Dove ti credevi di essere? In paradiso?
Invece di correre quando la tua padrona ti chiama!
Le ragazze tirano Chiara per la manica, il braccio, il lembo del vestito. Ognuna la
vorrebbe tutta per sè.
ANITA: Chiara, fammi una pence!
NICHILINA: Chiara, il busto!
ANITA: (a bassa voce) Ho l'alito cattivo, oggi?
CHIARA: No, sa di rose!
MME GOULLON: Avanti, su! 'Stassera faremo passare
lucciole per lanterne, il vinsanto per malvasìa... e quella
culona della Nichilina per una novità di Parigi!
Nichilina, la magnifica ragazzona fulva, ansima nel busto.
NICHILINA: (stringendo i lacci con inutile eroismo) Non
ci entro, Madame! Non ci entrerò mai!
Mme Goullon e Chiara, insieme, tirano ora i lacci, strizzando la Nichilina fino allo
spasimo.
MME GOULLON: Ti ci faccio entrare io, a còsto di
tagliarti una chiappa! Te l'avevo détto: "Non ti strafogare!".
Mme Goullon e Chiara, con uno sforzo decisivo, riescono infine a imprigionare
Nichilina nel busto.
MME GOULLON: (sudata, ma fiera) Guardati ora! Che ne
dici, eh?
Allo specchio, l'immagine di Nichilina, abbagliata da sé stessa, rigida nel busto e con
un vitino incredibile.
NICHILINA: Dio bono!
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MME GOULLON: (assestandole una bacchettata sulle
chiappe) Noooo!... Si dice: "Mon Dieu!". Ora sei una
ragazza di Madame Goullon, certi modi te li scordi!
Come dici se un cliente ti dà una bella mancia?
NICHILINA: Porco diavolo!
MME GOULLON: (assestandole un'altra bacchettata) Oh,
povere le mie lezioni! Testona! Si dice: "Merci!".
NICHILINA: Merci! Porco diavolo!... (Orgogliosa allo
specchio) Mi vedesse mio padre!
MME GOULLON: Ti prenderebbe i soldi
vergognerebbe di te!... Li conosco, io, i padri!
e
si
Damina, intanto, fissa i seni di Nichilina e scoppia d'invidia, mentre si imbottisce il
seno, ma l'imbottitura non va mai a posto. Damina cerca di aggiustarsela e intanto
fulmina con lo sguardo le tette di Nichilina che ballano, come lei, vivaci, contente.
DAMINA: Che figura ci facciamo a lavorare con una che è
nata fra i maiali?! Io, se c'è lei, 'stassera faccio sciopero!
MME GOULLON: Te lo dò io, lo sciopero! Poche arie,
cocca! (Prendendo la mano di Damina e obbligandola a
palpare le cosce di Nichilina) Tu vai forte con le moine, ma
qui, c'è la sostanza! Chi è contro la Nichilina, è contro di
me!
(Afferrandole di nuovo la mano e facendole sentire anche il
polso di Nichilina) Prima di parlare a vanvera, smorfiosa,
senti che temperatura!
Nichilina... è una puttana meravigliosa, di quelle che
migliorano col tèmpo!
NICHILINA: (baciando la mano di Madame, con un gesto
canino) Io le sarò sempre grata per il bene che mi fa!
MME GOULLON: Portami soldi, soldi, e ti crederò. Sennò
sono chiacchere.
ANITA: (sottovoce, a Damina, con aria di cospirazione,
indicandole allo specchio i seni di Nichilina) Chi tutto e chi
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niente, eh? Hai visto come la tratta Madame? Se non stiamo
attente, quella ci fa le scarpe a tutt'e due.
DAMINA: (con sussiego) A te, vorrai dire... Ho altre
risorse, io! Sono nata a Londra! E poi... so a memoria tutto
"Natura ed Arte" di quest'anno!
(Mettendosi in posa, declama ridicola e graziosa:)
"Perché le rose di dicembre, pallidine
e fragili, le quali tremano come
temendo che un soffio di vento
tronchi la loro testolina profumata...
Voi lo sapete, o signore: portano
fortuna!"
MME GOULLON: Basta che non se ne esca così davanti al
cliènte!... Quella è capace di ripèterlo perfino méntre scopa!
E addio erezione!
DAMINA: (piccata) Oh, non è tutto qui. Per capire la
differenza fra me e voi, basta questo specchio. (Tirando su
dalla toilette uno specchio ovale con manico, tutto
d'argento, con bellissimi fregi) È un regalo di Ovidio. I
vostri non sono specchi, sono pentole arrugginite, come
voi! (Specchiandosi con infinita adorazione)
Solo
guardandosi in uno specchio come questo, una donna può
sapere chi è!
NICHILINA: (ingenuamente) Quanto è bello! Fammelo
provare!
Nichilina così dicendo tende la mano, fa per prenderlo ma Damina lo ritira con
indignazione.
DAMINA: (leziosa e feroce) Oh! Si vergognerebbe a
specchiare
quel
tuo
grugno
da
zappaterra!...
(Specchiandosi, come prima) Dopo che si è abituato a me!
NICHILINA: Oh, quella s'è montata la testa, solo perché
Ovidio se la ingroppa!
RANNUSIA: (f.c.) Ma no, è la tisi. Si credono tutti dei
padreterni.
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Sulla porta è apparsa Rannusia: capelli di foggia maschile, il sigaro acceso, che
spavaldamente le pende all'angolo della bocca. Nichilina ha un gesto di insofferenza
al suo solo apparire. Damina le fa le corna con tutte e due le mani.
DAMINA: Io, la tisi? Tiè! Tiè! E non cercare di portarmi
jella.... guarda! (Tira fuori dal petto, legata con un nastro,
una zappa di coniglio) Questa mi protegge da tutto... me
l'ha regalata Ovidio!
RANNUSIA: (con disprezzo) Siete proprio delle selvagge!
Fate pena! Tutto questo per quattro cafoni che tirano anche
sul prezzo... I maschi non vanno più di moda... solo voi li
aspettate ancora perché siete indietro!
(Apre e comincia a leggere il numero di "Natura e arte"
che tiene in mano)
"... Sempre più preoccupanti si fanno in Gran Bretagna i
disordini causati dalle donne... nella città di Londra le
scalmanate ruppero una vetrina..."
Stupide! Altro che vetrine!... Se ci fossi stata io, là in
mezzo... È finita, per i maschi! È finita.
MME GOULLON: Sì, finita! Chi ci ha lo scettro comanda!
DAMINA: (a Rannusia, senza farsi sentire dalla Goullon)
Ci hai i nervi perché 'stanotte volevi entrare in camera di
Giolli, raspavi come un cane... e lei non ti ha aperto!
(Guardando Rannusia con offensiva civetteria) Chiara, il
ferro caldo! Subito!
Chiara corre col ferro caldo. Damina si siede davanti allo specchio e lei le arriccia i
capelli.
DAMINA: (Guardando di sottecchi Rannusia come a
sfotterla) Più morbidi! Ricci, da donna! No come certe, che
sembrano soldati... e non cercare di farmi brutta! Tanto,
sarò io la più bella! Ahi! Ahi!... Pianoooo!
Damina dà un pizzico sul braccio di Chiara, che sopporta.
DAMINA: (guardandosi allo specchio con vanità folle)
'Stassera, tutti ai miei piedi li voglio! Avanti il primo, che
gli mangerò il cuore!... E se gli ficco la lingua
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nell'orecchio... si raccomandi a Dio! Ce n'è che sono morti,
per la mia lingua nell'orecchio.
Morti, proprio no, ma al cavalier dovettero fargli un
salasso!
Ma ecco, d'un tratto Chiara guarda fuori della finestra, contempla i densi nuvoloni
grigi, e rimane ferma col ferro sul ricciolo, come incantata, e fuori del reale.
Un filo di fumo si leva dai capelli di Damina, seguito da un gemito. Chiara le ha
bruciato il ricciolo. Si riscuote per il grido di Damina, che le strappa il ferro dalle
mani e cerca di colpirla con quello, arroventato com'è.
Rannusia ride.
DAMINA: L'ha fatto apposta! Mi vogliono dare fuoco! È
d'accordo con quella là!
La Goullon le strappa di mano il ferro e premendola per le spalle la rimette seduta,
come una bambola.
MME GOULLON: Sta' un po' buonina, tu, eh... (A Chiara
sottovoce) Perché ti eri incantata, di'? Cos'hai visto?
CHIARA: (come in trance, con lo sguardo fisso) Neve,
neve, neve...
MME GOULLON: (stringendosi nelle spalle, le dà una
pacca. Spaventata) Stupida! E io che ti sto a sentire!
In tutto questo tempo, con prudenti manovre di avvicinamento, Nichilina ha cercato
di arrivare allo specchio di Damina, poggiato sul tavolo. Nichilina allunga la mano.
Riesce furtivamente a prenderlo. Ma Damina se ne accorge e glielo strappa con
enfasi melodrammatica.
DAMINA: Ladra! Non t'azzardare!
NICHILINA: (vergognosa davanti alle altre) Mica te lo
mangiavo...
DAMINA: E io... IO! Dovrei specchiarmi dove s'è
specchiata questa lurida contadina?! (A Nichilina) Anche se
sei la cocca di Madame, mi fai schifo! Lo metto qui, così
non me lo tocchi! (Lo infila in un cassetto del tavolo
toilette, e lo chiude).
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Due lacrimoni di mortificazione spuntano negli occhi della Nichilina, e le cascano
giù, rotolando sulle guance rubizze. Solo Chiara se ne dispiace, mentre Damina
continua a insultarla.
DAMINA: Il mio Ovidio, che è un uomo di gusto, non ti
toccherebbe nemmeno con la forchetta!
ANITA: (piano, sempre col suo tono di cospirazione) Il tuo
Ovidio è un cliente e tocca chi gli pare...
DAMINA: (risoluta) Piantala! Tanto non sono gelosa! Non
ho paura di nessuna. (Un po' meno sicura) Provino a
rubarmelo!
ANITA: E non sei gelosa quando Giolli si chiude in camera
con lei?
DAMINA: (altezzosa, con gelosia mascherata) Sono io che
lo invito ad assaggiare di tutto. Mi eccita!
MME GOULLON: (cupamente) Qui si devono eccitare solo
i maschi!
RANNUSIA: (a mezza bocca) Tanto, sono sempre io, il più
maschio di tutti!
Durante questa conversazione, senza essere notata dalle altre, Chiara fissa
intensamente il cassetto dove Damina ha riposto lo specchio. Il cassetto,
silenziosamente, si apre, e lo specchio, mosso da una forza arcana, si avvia verso
Nichilina che, con grande meraviglia, se lo trova in mano. Emette un'esclamazione di
stupore e poi, incantata, si rimira. In quel momento Damina la vede e getta un grido.
DAMINA: (furiosa) Me l'hai preso! Come hai fatto?
NICHILINA: (confusa) Io... non lo so... me lo sono trovato
in mano!
DAMINA: Bugiarda!
MME GOULLON: Ma è vero... Lei... (indicando Nichilina)
Lei non si è mossa!
DAMINA: (isterica) Ridammelooooo!!... Subitoooo!!
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Chiara fissa di nuovo lo specchio, che si sposta verso Damina. La Goullon e le
ragazze guardano sbalordite quel prodigio: lo specchio che si muove nel vuoto.
MME GOULLON: Aiuto!!... Gli spiriti!
Damina fa per afferrare lo specchio, ma quello le sfugge, la burla, arriva a un
centimetro dalle suo mani e poi vola in alto. Damina, ridicola, affannata, tende le
mani in aria, lo insegue, finché quello vola via dalla finestra.
DAMINA: (alla Goullon, puntando il dito contro Chiara) È
uno scherzo di questa strega! Dovrebbe frustarla, Madame!
Ma già, lei minaccia e basta!
MME GOULLON: (dando una bacchettata a Damina) Ah
sì? Ora lo vedi! Vi fate impressionare da un trucchetto da
baraccone... Sono buoni tutti a far volare uno specchio! È
Carnevale. (Tra sè) Gira troppa anisetta qua dentro. Ma
Giolli dov'è? Andate a chiamarla!
Rannusia, con finta disinvoltura, si avvia.
MME GOULLON: (richiamandola con un gesto imperioso
della bacchetta) No, tu no! Ferma! Chiara, fila... vola... e
portala qui, subito!
Chiara non fa in tempo a muoversi che in cima alla scala appare
un bellissimo vestito rosa pallido, come una debuttante della
chioma nera intrecciata di fiori bianchi. La Goullon la guarda
beata. Nichilina, Damina e Anita, invidiose, coi musi lunghi.
Rannusia, perdutamente innamorata.
MME GOULLON: Ah, eccola! La stella della festa!
L'attrazione! La mia greca! Il premio! È la sua serata! Ho
aspettato tanto per far salire il prezzo... intanto s'è sparsa la
voce... E 'stasera, finalmente, a grande richiesta, ti metterò
all'asta! (Al pubblico, come annunciando un fatto
mirabolante) È vergine!!! Quanto offrite?(Come se
qualcuno lo avesse messo in dubbio, risoluta)
Verginissima! Certo... ogni tanto, qualche serviziétto ai
clienti di fiducia... giusto per prendere la mano... carezze,
scherzi, baci... Ma niente di più! Guai! La merce di madame
Goullon è ga-ran-ti-ta! Ogni tanto c'è qualche cretina che
Giolli, bella e con
buona società, la
scendere le scale,
Chiara ammirata.
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s'innamora e la dà di nascosto al preferito... (A Giolli) Ma tu
no! Tu sei nata per farli tribolare... impazzire, gli uomini!
GIOLLI: Oh, ha ragione. Non vedo l'ora. Mi guardi... Vado
bene, madame?
Giolli si comporta come una bambina che voglia imitare una donna di facili costumi,
con inesperienza e grazia. Intanto canta una canzone, una canzone d'amore.
GIOLLI: (misteriosa, alla Goullon) E ho anche preparato il
mio colpo segreto... Qualcosa che nessuno si aspetta. (Con
un inchino burlesco) Nemmeno lei, Madame!
L'invidia delle altre esplode.
NICHILINA: Vergine, e in più col colpo segreto! Ci ruberà
tutti i clienti!
ANITA: Non è giusto! Ma che sei? L'asso pigliatutto?
GIOLLI: No, sono il Giolli... e faccio tutte le parti del
mazzo!
DAMINA: Buona per i villani... Il mio Ovidio non la
guarderà nemmeno!
Intanto Chiara è andata dietro il paravento e sta mettendo in ordine il salottino
discreto che esso cela. Giolli sgattaiola dietro di lei. Visibile al pubblico, ma non alle
altre, le due parlano a bassa voce.
GIOLLI: Di', faccio bene la commedia? La vecchia crede
che io mi prepari a debuttare come puttana... invece,
'stassera, debutterò come moglie! Ho già pronta la
valigia...(mostrando a Chiara una valigia sotto il divano,
nascosta dai drappeggi della coperta) mi devi aiutare a
nasconderla... Se la scoprono, sono perduta! Dentro c'è
l'abito di nozze!... Peccato che non posso fartelo vedere.
CHIARA: (chinata, aiutandola) Allora, è per 'stassera?
GIOLLI: Sì! Lui verrà dalla porta dell'orto... farà il verso
del gufo, mi porterà lontano... mi sposerà...
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CHIARA: E... Rannusia?
GIOLLI: (con noncuranza) Che m'importa? Morirà di
dolore... e si accontenterà di Anita.
CHIARA: Sta' attenta...
GIOLLI: Io sto attenta solo a non finire con Cantilena!
Mentre parlano, Anita si avvicina al paravento e ascolta.
GIOLLI: (prendendo la mano di Chiara e mettendosela sul
petto) Senti, senti qua come mi batte il cuore. È proprio un
guaio! E quella stupida di Damina che si crede la donna di
Ovidio... Se mi scopre... mi cava gli occhi!
CHIARA: (ascoltando con la mano il cuore di Giolli, con
un vago sorriso di nostalgia) Che terremoto! Anche a me
batteva così, la prima volta che ho visto Emilio.
GIOLLI: (di slancio) Oh, io non passerò la vita come te...
fedele a uno che mi ha dimenticata.
Un'espressione di grande sofferenza appare sul volto di Chiara.
GIOLLI: (accorgendosi d'essere stata incauta e
abbracciandola) Scusami, sono tanto sbruffona, ma ho
paura!
MME GOULLON: Allora, questo colpo segreto? Ce lo fai
vedere, o no?
GIOLLI: (uscendo da dietro il paravento con leggerezza e
l'aria spensierata di prima) Subito, Madame!
Con grande civetteria, Giolli alza la gonna, mostrando qualcosa che non vediamo. Le
ragazze gettano una sommessa esclamazione di meraviglia, mentre la spuma dei
merletti si riabbassa.
MME GOULLON: (avvicinandosi con l'occhialetto) Che?
Non ho capito! Rialza un po' il sipario.
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Mentre Rannusia la guarda con malinconico desiderio, Giolli rialza la gonna con una
malizia da spogliarellista. Ai lati dei mutandoni ci sono due maniglie di stoffa.
GIOLLI: Mutande a maniglia! Un'invenzione della
Pompadour! Per fare prima... per fare meglio! Che ne dice,
Madame?
MME GOULLON: Fammi vedere come funziona.
GIOLLI: (di spalle) Vieni qui, Chiara! Fa' l'uomo! Ecco,
prendi le maniglie... così...
Chiara si inginocchia davanti a Giolli, prende in mano le maniglie, e abbassa
lentamente. Rannusia cerca di dissimulare il suo turbamento. Anita la osserva,
gelosa. Ma prima di scoprire la nudità, Giolli, ritira su le maniglie e ributta giù le
gonne.
GIOLLI: Ha capito, Madame?
MME GOULLON: (senza fiato per l'ammirazione) Geniale!
Sei proprio una gran puttana. (Intenerita) Tu non mi lascerai
mai, lo sento... non sei di quelle che se la filano col primo
che le illude.
GIOLLI: (impertinente) Mi legge nel pensiero, Madame!
MME GOULLON: E poi, con tutti i debiti che hai con me,
dove potresti andare?
GIOLLI: Oh, non stia in pena per i suoi prestiti, Madame.
'Stassera, col mio colpo segreto, non avrò più debiti con
nessuno, qua dentro!
Rannusia, a tali parole, sempre più turbata.
MME GOULLON: Ma se cerchi di scappare... io ti ritrovo
anche in fondo al mare!
RANNUSIA: (sempre più turbata) Anch'io.
MME GOULLON: Che c'entri tu?... E sciolti, i capelli!
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Con un colpo di bacchetta scioglie la pettinatura maschile di Rannusia. I capelli
ricadono incorniciando, ora, una perfetta bellezza femminile, dolce e rabbiosa.
MME GOULLON: (con rancore) Tu li vuoi solo
spaventare, gli uomini!
RANNUSIA: Per questo a letto non ce n'è un'altra meglio di
me. Solo io so come farli godere, finché chiedono pietà...
Conosco tutti i loro segreti.
Anche disputando con la Goullon, Rannusia segue con attenzione morbosa solo
Giolli. Mentre Anita cerca con ogni mezzo di attirare la sua attenzione, mettendosi
una calza, la gamba poggiata sulla sedia, provocante, e intanto muovo le spalle, si fa
scivolare la scollatura sempre più giù. Niente. Rannusia non ha occhi che per Giolli.
ANITA: (a Rannusia) Tu pensi solo a lei... ma lei se ne
frega di te... come tu di me. C'è di mezzo un uomo.
RANNUSIA: Li chiami uomini?... Clienti. Che devono
pagare per entrare... nelle porte, nei bicchieri, dentro di noi.
ANITA: (spazientita) Ho sentito che deve nascondere una
valigia. Chissà dove vuole andare... e con chi.
RANNUSIA: (con sufficienza) Tu non puoi scoprire niente,
di lei, che io già non sappia. Le leggo in fronte.
ANITA: Bugiarda!
RANNUSIA: (con uno scatto feroce) Vi conosco, voi... il
maschio è per la figura, per andare in Chiesa, ma a letto è la
femmina che volete. Tutte!
Anita, in offerta, accanto a Rannusia, come aspettando d'essere abbracciata, con la
scollatura ormai così scesa che lascia vedere il seno. Fa irruzione la Goullon, con la
bacchetta in mano, con dietro la Nichilina che la spruzza di profumo.
MME GOULLON: (tirando su la scollatura di Anita con la
bacchetta) Così indecente ci potevi andare finché era una
donna per bene, che la davi via gratis!... Ma qui si paga! Qui
si degusta, non ci si ingozza!
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"Donna di piacere"
ANITA: (ritirandosi giù dispettosamente la scollatura) È
così che piaccio ai clienti!
MME GOULLON: (ritirandogliela su con la bacchetta) Lo
so io a chi vuoi piacere tu! Ma attenta, dormo con un occhio
solo!
RANNUSIA: (a Giolli:) Senti un po' tu...
Rannusia trascina Giolli dietro il paravento cinese. Le loro ombre, in controluce,
discutono animatamente dietro i draghi dorati del paravento. Nichilina e Damina
ammiccano, fanno risatine eccitate, curiose. Anita fa l'indifferente, ma muore di
gelosia.
RANNUSIA: (da dietro il paravento) Vieni un po' qui...Tu
puoi sfottere la vecchia, ma a me non mi sfotti. Che volevi
dire che domani non avrai più debiti con nessuno qua
dentro?
GIOLLI: Che sarò la stella della festa.
RANNUSIA: (a bruciapelo) Mi hanno detto di una certa
valigia?
GIOLLI: (con odio) Ma la pianti di spiarmi?
Come visto dalle ragazze e da Madame, l'ombra di Rannusia dietro il paravento,
cerca di avvicinarsi languidamente a Giolli.
GIOLLI: (respingendola) Mi piacciono i maschi!
RANNUSIA: (minacciosa) Non è vero! Te ne piace uno.
Dimmi chi è!
MME GOULLON: (arrivando di soppiatto alle spalle di
Rannusia. La prende per la collottola e la scrolla come un
gatto) L'ho sempre detto, io, che una lesbica al bordello ci
sta come la faina nel pollaio!... È che sono troppo buona, io!
NICHILINA: Troppo, sì! Perché non la caccia via? Al mio
paese, a quelli che fanno le cose sottosopra, gli diamo certe
torturate!
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"Donna di piacere"
ANITA: (difendendo con furia Rannusia e scagliandosi
contro Nichilina) Senti chi parla! Sta' zitta, almeno! Con
quel vizio che hai! Il più contronatura di tutti! Già, si
capisce dai piedi, che sei una bestia!
MME GOULLON: (notando con l'occhialetto i piedi nudi
di Nichilina che spuntano coi loro unghioni neri sotto il
vestito impeccabile) Corri, Chiara! Porta le forbici!...
L'accetta! Non sono unghie, sono zanne!
Prontamente Chiara accorre con una bacinella d'acqua, fa sedere Nichilina e le mette
i piedi a bagno. Chiara ha appena cominciato a insaponarglieli, che Nichilina getta
un grido.
NICHILINA: La neve!... La neve!...
Nichilina balza fuori dalla bacinella, coi piedi bagnati, correndo verso la finestra.
Tutte le vanno dietro e col naso in aria seguono dietro il vetro il cadere dei fiocchi.
Le ragazze si rallegrano, tornano bambine. Meno Giolli, ansiosa, preoccupata.
RANNUSIA: Purché non ne cada troppa.
GIOLLI: (subito allarmata) Che vuoi dire?
RANNUSIA: Che se continua così, gli uomini restano a
casa.
MME GOULLON: Ti piacerebbe, eh? Sono solo due
fiocchi... non li fermerà certo!
CANTILENA: (f.c. con voce stridula, acuta e flebile)
Aiutoooooooo!... Aiutoooo! Chiara! Corri!... Sto morendo!
MME GOULLON: (illuminandosi, alza gli occhi al cielo. A
Dio) Magari! Magari, ti decidessi a raccoglierla!
(Bruscamente ci ripensa) Eh, no! Dopo tanto che aspetto,
proprio adesso? Per rovinarmi la festa? (Severissima, a
Chiara, come un ordine) No! 'Stassera non si può! Non
voglio! Guai a lei! Chiara, corri! Imbavagliala, legala!
Impediscile di morire... e se proprio insiste... mettila via,
nascondila! No, anzi... avverti ME SOLA... sarò la prima a
toccare il suo letto.
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"Donna di piacere"
Chiara fa un gesto con la mano e dall'alto scende il letto di Cantilena, con lei sopra
che fuma una lunga pipa, come un vecchio pellerossa. Mentre scende, le ragazze
parlottano fra loro, informando Anita.
MME GOULLON: (all'orecchio destro di Giolli) Cantilena
ha più di cento anni e dorme su un materasso riempito di
soldi, ammucchiati con la sua specialità.
Solo per questo non l'ho ancora avvelenata.
(Severa) Cosa avete da ridere voi? Un po' di rispetto, in
nome di Dio, per chi il mestiere l'ha conosciuto davvero!
Nell'arte della bocca mai nessuna fu più grande!
Le ragazze ridono, ma la Goullon, dandosi un colpo di bacchetta sul palmo delle
mano, impone il silenzio.
MME GOULLON: Composte! Sull'attenti! La guerra
d'amore non vide mai un simile soldato: mai una linea di
febbre, mai una licenza! (Con tono di una commemorazione
patriottica) Quando era già brutta e sdentata, ci fu ancora un
signore di Varese che veniva una volta all'anno per farselo
succhiare... Lo riportavano a braccia fino alla carrozza... e
lei riempiva il suo materasso... cioè, il mio!
Madame Goullon, Rannusia, Giolli, Damina, Anita, Nichilina, vengono oscurate.
Rimane in piena luce solo il letto con Cantilena e Chiara, seduta sul bordo.
CHIARA: Perché mi spaventi così?
CANTILENA: Per fare uno scherzo alla Goullon... Lei
aspetta, aspetta... e io non muoio mai. Poveretta! Se lo
sogna di notte, il mio materasso pieno di soldi. (Ridacchia
palpando il materasso, con una complicità che Chiara non
raccoglie. Tutte le avidità vive nella voce e negli occhi) Se
sapesse, eh... se sapesse?!... Ma tu non mi stai a sentire. È la
festa della gioventù, oggi... Tutte invitate, meno che io.
Devo far finta di morire, per sapere come si mascherano.
Dimmi un po', quale sarà il primo premio?
(Senza aspettare la risposta, buttandosi sui cuscini, gli
occhi nel passato) Una volta lo vinsi io. Mi ero mascherata
da donna per bene. Piombai in mezzo alla festa, urlando:
"Dov'è mio marito?". Smisero di ballare, un fuggi fuggi...
Fu un'idea del mio amante. Mi aveva prestato gli abiti della
meglio.
17
"Donna di piacere"
Chiara fa per andare via.
CANTILENA: (trattenendola per un lembo della veste)
Resta qui con me! Mettilo anche a me un fiocchettino.
Nessuno mi consola! Solo il tarlo, che è un vecchio
sporcaccione e me la roderà in eterno! Lo senti?
Rumore tarlo, ritmato, sovrano.
CHIARA: (cercando di liberarsi) Lasciami andare! Ho
tanto da fare!
CANTILENA: Voglio essere io, il tuo da fare. Con le altre
hai tempo di starci quanto ti pare... ma a me, il primo soffio
mi porta via... guarda... (Alzando il lenzuolo con un gesto
misterioso) Vedi? Li ho contati, mi restano ancora dieci
peli. Quando saranno caduti tutti, morirò. Sta' un po' con
me! Ti faccio divertire!
Tra gli avanzi del piatto sul comodino, la vecchia pesca una scorza di mela tagliata a
serpentina. Si mette la coda della serpentina in bocca e in un attimo, tutta la buccia
scompare. Poi se la tira fuori dalla manica, davanti alla meraviglia di Chiara.
CANTILENA: Io so fare tutto, con la bocca! (Di colpo
drammatica) Oh, mio Dio! Che disgrazia! (Alza il lenzuolo,
guarda dentro) Ho troppo riso, mi è caduto un altro pelo...
Ci devo stare attenta! (Prendendo la mano di Chiara e
mettendosela sulla testa) Scaldami... dopo tutto quello che
ho fatto per te! Non mi lasciare sola, raccontami una storia.
Chiara la abbraccia stretta. Un momento di grande commozione per entrambe.
CANTILENA: (intensa, spiritata) So che tu puoi... tu puoi...
ferma il tempo... ferma i fiocchi di neve, per addormentare
Cantilena...
Chiara si siede vicino a lei, la culla, e comincia il suo racconto, durante il quale
vediamo dietro la finestra passare, come in un quadro di Chagall, forme ingenue di
vacche, di capre, di agnelli, come ritagliati da un cartone infantile, contro la luce
rossa del tramonto, silenziose, portate dal vento che soffia fra le tegole sgangherate.
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"Donna di piacere"
CHIARA: Fu durante una nevicata, che scoprii i miei poteri.
Mi avevano messo in ginocchio, in cortile, sotto la neve che
cadeva. Ma io guardavo i fiocchi e quelli si scioglievano
senza toccarmi.
In castigo, perché ero disobbediente, come diceva mio
padre, l'assassino, mio padre, il macellaio.
Io sentivo la fratellanza con le bestie, e so che ogni volta
che mio padre uccide, uccide me.
"Perché piangi, Chiara?"
"Per la morte della vacca."
E giù botte.
(Con disgusto) Li ho visti nelle notti pallide di novembre
bere alla coppa il sangue degli uccisi, gustandolo come
rosso vino. Loro dicevano che erano sogni. E di giorno, così
cortesi con tutti. Ah, io sapevo.
Dicevano che ero matta.
Sento la voce dei morti che mi chiamano: "Sii forte Chiara, i
vivi chiamano pazzi tutto quelli che ascoltano. Resisti
bambina, grandi cose ti aspettano.".
"Vai nel bosco, qualcuno ti sta aspettando!" Corsi nel fitto
degli alberi, nel cielo, sopra di me, era apparsa la Santa...
Chiara alza gli occhi e resta incantata e fulminata: sul sommo della collina, nel cielo,
sopra di lei, vola una bellissima ragazza con la faccia abbronzata delle contadine. Ha
i capelli sciolti e la veste bianca, una grande luce la circonda.
SANT'AMARA: Ti aspettavo, Chiara.
CHIARA: Chi sei?
SANT'AMARA: Sant'Amara.
CHIARA: E perché voli?
SANT'AMARA: Perché sono santa.
CHIARA: Anch'io! Anch'io voglio diventare santa!... Così
potrò volare! Come si fa?
SANT'AMARA: Bisogna fare tutto a rovescio, disobbedire
sempre.
CHIARA: Io questo lo faccio già.
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"Donna di piacere"
SANT'AMARA: Non basta, Chiara, non basta...
La Santa vola più lontano, appare e scompare fra le nubi.
CHIARA: (gridando) Santa! Non andare via! Portami con
te!
SANT'AMARA: No, con me non ti ci porto. Prima devi
andare laggiù. Vedi quella casa sulla collina? Lì, un giorno
imparerai a volare.
Una luce illumina la Goullon che monologa, tracotante e soddisfatta.
MME GOULLON: (con cavalleresca vanteria) Bussò alla
porta... aprii io... A-po-ca-lit-t-ca! Avete in mente una
puttana in disarmo? Trucco disfatto, spettinata, corsetto
slacciato, al quale era ancora attaccata una finta chiappa,
mentre l'altro pezzo stava buttato per terra, insieme a tre
bottiglie vuote. Disturbata mentre mi godevo la sbronza del
pomeriggio.
Si sentono le voci amplificate (registrate) di Chiara e della Goullon nel ricordo di
quel giorno.
VOCE CHIARA: Dove sono?
VOCE MME GOULLON: Chi sei?
VOCE CHIARA: Chiara...
VOCE MME GOULLON: Che vuoi?
VOCE CHIARA: Non lo so... di venire qui, me l'ha detto la
Santa...
VOCE MME GOULLON: (stupefatta) E che Santa è?
VOCE CHIARA: Una Santa che vola.
VOCE MME GOULLON: Oh, questa poi! E da quando in
qua le Sante mandano le ragazze al bordello?
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"Donna di piacere"
CHIARA: E fu così che seppi d'essere capitata al bordello.
MME GOULLON: Sei matta come una staccia, però hai un
bel muso. Andremo d'accordo, noi due.
Termina il flash back.
Come per magia, Chiara tira fuori dal letto di Cantilena un libro. Sfogliandolo.
CHIARA: Lessi da cima a fondo il libro parigino di
Madame Goullon, e la notte studiavo i passi più difficili.
Chiara prova una mossa, come un movimento di yoga, molto difficile.
CANTILENA: Nella "spagnola", l'errore diffuso è creare
coi seni una finta vulva... e imprigionare il membro.
Sbagliato! Chi ha davvero studiato il trattato, avrà un tallero
in premio, e un elogio!
Tutte le ragazze ridono.
Il letto di Cantilena si allontana.
CHIARA: Mi stavo affezionando a Madame Goullon, ora
che sapevo perché faceva il mestiere.
MME GOULLON: Mio padre, gran signore, nacque troppo
bello, e perse la sua fortuna con le donne. Io allora misi su il
casino e con le donne pagai tutti i debiti. Lui poté tornare
negli affari. Fu riabilitato. Ma io non potevo riabilitarmi.
Una luce drammatica isola la Goullon.
MME GOULLON: (tenendo in mano la foto di un bell'uomo
baffuto in una cornice d'argento e parlandogli come se
fosse vivo. Il ricordo di Madame va più lontano. La sua
faccia si trasforma in un'espressione di dolore e dolcezza
grandissimi) Siete morto dannato babbo, eravate già in
agonia e aveste la forza di farmi cacciare, però i miei soldi li
avete presi... e persino quell'angelo di bronzo della vostra
tomba l'ho pagato io. Sapete quante sveltine e "lentine" e
tutto il resto m'è costato quell'angelo? Eravate il più bello
degli uomini, io amai solo voi, babbo. Lo sapevate? Che
stronza!
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"Donna di piacere"
CHIARA: Ero qui da poco quando scoprii che la Goullon
pensava solo ai soldi. Fu il giorno che morì Lisetta.
MME GOULLON: (trasalendo e facendosi un rapido segno
della croce) Non la nominare! Che riposi in pace.
CHIARA: (rispondendo a una forza arcana e facendo
misteriosamente cenno alle altre di tacere) Shhhhh!...
Si fa buio in scena. Un silenzio sospeso nel quale Chiara pronuncia il nome della
morta.
CHIARA: (a bassa voce) Lisetta.
Appare Lisetta.
LISETTA: Qualcuno ha chiesto di me?
MME GOULLON: (ha paura e vorrebbe nascondersi dietro
Nichilina) Io, no! Che vuole questa da me? Vai in pace! Io
ti ho sempre fatto del bene!
LISETTA: (ironica e un po' minacciosa) Sì, fino all'ultimo.
MME GOULLON: Che vuoi dire? Zitta! Il passato è
passato! (A Chiara, supplichevole) Falla andare via!
La Goullon cerca di liberarsi dal contatto, si dibatte ma la corrente magnetica delle
mani congiunte la tiene prigioniera nel cerchio attorno al tavolo.
LISETTA: Volevo fare la musicista, ma la Goullon mi
comperò da mia madre. A tredici anni. Mi chiamavano "La
ragazza dell'arpa"... La portavo sempre con me, e la si
sentiva risuonare dietro la porta, quando ricevevo i clienti
prediletti.
MME GOULLON: (a Lisetta, sulle spine) Sciò, sciò! Torna
in paradiso, anima beata!... Ho speso tanti soldi per il tuo
funerale! Non ho conti in sospeso con te!
CHIARA: (implacabile) È proprio sicura, Madame?
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"Donna di piacere"
La mattina che morì Lisetta, Madame singhiozzava
disperata. Era in ginocchio davanti al suo letto e piangeva,
piangeva...
MME GOULLON: (piangendo) E piango ancora, se ci
ripenso! Lisetta era la migliore, qua dentro. Così personale.
Bastava un suono d'arpa, e quelli ce l'avevano bell'e dritto...
(Piangendo più forte)... E soldi, soldi, soldi! (Tenera) Un
angelo! Il mal sottile me l'ha portata via... a quindici anni...
CHIARA: (interrompendo il piagnisteo, con una fissità che
rende il racconto ancora più terribile) Vegliavo la sua
agonia, sconvolta dalla pena, quando notai un signore in
salotto. Rigido e molto serio. Chiesi alla Goullon se fosse
un parente o un'amante. Madame mi rispose: "Zitta!". (Alla
Goullon, senza guardarla) Ora lei ci dirà il resto, Madame!
Anche la Goullon ora è in trance, in una fissità simile a quella di Chiara e suo
malgrado, con una voce atona, trasformata, confessa, obbedendo a una forza
superiore, costretta a dire la verità.
MME GOULLON: Lisetta era allo stremo. Pochi istanti
dopo era morta. Io lo annunciai all'orecchio del signore.
Disse: "Bene. Lei è una donna di parola, Madame!".
LISETTA: (che nonostante la sua bianchezza di fantasma e
i gesti languidi, è una ragazzina scanzonata, con la
leggerezza di chi ormai è nell'aldilà, al riparo da tutto) La
Goullon mi profumò da capo a piedi, e mi infilò la camicia
di pizzi, che da viva non volle darmi mai. Poi mi pettinò e
disse: "Bella! Sembra viva!". Quando però mi mise lo
smalto alle unghie, Chiara le disse...
CHIARA: Ma quello a che serve, Madame?
LISETTA: Lei non rispose, e mi disegnò una bocca rossa,
rossa, che poi non era mai stato il mio genere, io amavo il
trucco leggero, appena un tocco di rosa.
MME GOULLON: (sempre in trance) Solo allora introdussi
l'uomo da lei. Restò dentro dalle quattro alle sei. Non un
rumore si udì mentre il cliente godeva del suo particolare
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"Donna di piacere"
piacere. Non aveva mai conosciuto Lisetta da viva, ma
gliel'avevo promessa da morta.
CHIARA: Quando uscì dalla camera, vidi l'uomo mentre
dava l'oro alla vecchia.
La dormeuse con Lisetta esce di scena, mentre lei dice con garbo spensierato.
LISETTA: Ma io sono ormai un viandante del cielo, e
mentre il cliente profana quella povera morta, a me, poco
importa!
Uscito il fantasma di Lisetta, torna la luce. Il cerchio delle mani si scioglie.
DAMINA: Lei... lei ha fatto questo, Madame?
ANITA: Ma dove sono capitata?
DAMINA: Che orrore!
MME GOULLON: (torna in sè. Con sovrano e aggressivo
disprezzo) Imparate, ragazze, l'onore per una vera puttana è
rendere anche dopo... E Lisetta ne è certo orgogliosa.
(Guarda inquieta semmai non dovesse riapparire. Si
rassicura.)
NICHILINA: (scandalizzata) Questo fa schifo pure a me,
che non mi fa schifo niente!
MME GOULLON: Siete proprio ragazze da poco! Che ne
sapete, voi, del gran mondo? Il Visconte d'Argonne scopava
solo le morte! L'ho fatto per voi! Per finanziare la festa del
martedì grasso!
Le ragazze, ancora lì, impietrite.
MME GOULLON: (perdendo le staffe) E con ciò, basta! Io
non devo rendere conto a nessuno! Nemmeno a Dio! E sono
contenta d'andare all'inferno... Ci troverò tutti i miei amici!
Non ha finito di parlare che un boato di vento spalanca porta e finestre, rovescia vasi
e sedie.
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"Donna di piacere"
MME GOULLON: (in ginocchio, davanti al crocefisso)
Signore... perdonami... figlio della vergine... fa' che il vento
non porti via il bordello.
Il vento aumenta, la casa è percorsa da un vento soprannaturale terrificante.
MME GOULLON: (con rabbia, al crocefisso) Oh, con te è
inutile parlare! Voi uomini siete tutti uguali! (Dando le
spalle al crocefisso e rivolgendosi all'immagine della
Madonna) Tu hai sofferto col figlio, io col padre... il mio
m'ha venduta che ero viva... ma Lisetta ormai non sentiva
più niente... e io con quei soldi farò una grande feste di
Carnevale... e ti comprerò mille... cinquecento... candele...
Dammi un segno!
Il lampadario di cristallo che troneggiava al centro del soffitto si schianta in terra. Le
candele e i frammenti di vetro schizzano per la stanza.
MME GOULLON: (sfidando il vento che piega gli alberi e
che in una folata rompe anche il vaso cinese, urla) Siiiiiii!
La festa si farà! Anche se non piace a Dio! E sarà il più
grande Carnevale del regno!
Il finimondo si calma, come se Dio, davanti alla Goullon avesse abbassato un po' la
cresta.
MME GOULLON: (a bassissima voce, al pubblico)
Uomini! Visto? A cantargliele, perfino lui ha abbassato un
po' la cresta.
Buio in scena. Luce solo su Chiara, che si inginocchia, perplessa:
CHIARA: Sant'Amara, ma sei proprio sicura che è così che
imparerò a volare?
MME GOULLON: Basta coi fantasmi! Musica, musica!
Damina si siede al piano e attacca una sognante lunaire.
MME GOULLON: (intenerendosi e affettando modi da gran
dama) Ma quale bordello! Non sembra un collegio per
signorine? Leggiamo perfino i fascicoli di "Natura e Arte".
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"Donna di piacere"
Mentre la Goullon parla, le ragazze si passano i numeri della rivista.
MME GOULLON: Mi sono abbonata perché entri con la
cultura un po' di finezza.
Improvvisamente, dall'esterno si sente gracidare un'oca, nella notte. Nichilina, che
ascoltava Madame, di colpo alza la testa, come rispondendo a un richiamo. Scivola
alle sue spalle e zitta, zitta, esce, senza che nessuno le badi.
MME GOULLON: E poi, c'è il mio altarino di Parigi... che
in piccolo riproduce tutta quella grande città. (Accarezzando
la Tour Eiffel) Certo il bon ton che c'è da me... (indica le
ragazze) queste smandrappone a casa loro se lo sognavano.
Ho perfino dato lezioni di musica alla Nichilina... le cosce
più dure della regione, una bella mano, bella anche per il
piano. Allevo una buona puttana e mi consolo di non avere
una figlia da tirar su.
Nel momento di massimo intenerimento per il "bon ton" di Madame Goullon, da
fuori si sente un urlo tremendo, lacerante, fra umano e bestiale, e un grande
starnazzare.
MME GOULLON: (alzando subito la groppa, come un
gallo da combattimento) Oddio, la Nichilina! Di nuovo! Ma
io la...
La Goullon con un balzo, vendicatrice, fa per guadagnare la porta, con la vestaglia
volante e semislacciata, sguaiato, angelo salvatore, ma è troppo ubriaca, e va a zigzag, non riuscendo a imboccare la direzione giusta, mentre Chiara la segue, cercando
di calmarla.
CHIARA: Sarà una faina!
MME GOULLON: Lo so io che faina... (Con uno spintone
butta di lato Chiara che vorrebbe impedirle di uscire, e i
precipita fuori, urlando) Nichilinaaaaaaaa!!
Dopo pochi secondi, la porta si spalanca di nuovo e rientra la Goullon trascinando
Nichilina per i capelli. A ogni passo le dà un ceffone.
MME GOULLON: Con quello che ho fatto per darti
un'educazione... il pianoforte, il francese, le bastonate...
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"Donna di piacere"
"Natura e Arte"... tutto buttato via! Tutto! A voi piace solo
farlo con le bestie!
Le ragazze si fanno intorno, ridono, si spingono per vedere.
MME GOULLON: (allentando un istante la presa) Ma si
può sapere che gusto ci provi a far l'amore con l'oca?
NICHILINA: (candidamente) Tanto!
MME GOULLON: Telo levo io il vizio! (Accanendosi
contro Nichilina e colpendola con violente bacchettate alla
cieca. A ogni bacchettata:) Sudiciona! Porcona! Schifosa!
Ocara!!
NICHILINA: (languida e felice. Tra sè) Mi dia pure le
cento bacchettate dicendomi sudiciona, ma io ho goduto
tanto, che prendo le busse come in sogno.
Risate, strilli, un pizzico di ferocia nelle incitazioni delle ragazze. Dalla porta che è
rimasta aperta, fa irruzione l'oca, starnazzando con le ali spalancate. Va quasi a
sbattere sulle due donne. La Goullon si avventa sull'oca fulminea e la caccia fuori.
Nichilina allora scatta su e sfoggiando una forza prodigiosa le strappa di mano la
bacchetta, la spezza con due sole dita e poi afferra la Goullon, la solleva come una
piuma, la tira su con le braccia, sempre più su, finché la solleva sopra la propria
testa.
MME GOULLON:
giuuuuuuuuu!
(strillando
terrorizzata)
Mettimi
Nichilina, fuori di sè dalla collera, rotea la Goullon, fa per scagliarla contro le
ragazze.
RAGAZZE: (strillando) Noooo! No!...
Come uscendo da un sogno, Nichilina sembra tornare in sè, e depone delicatamente a
terra la Goullon, ansante e senza parole.
NICHILINA: (mortificata) Mi perdoni, Madame. Non l'ho
fatto apposta.
Nichilina si china con struggente pietà verso l'oca, la prende fra le braccia, con un
gesto materno, ed esce di scena.
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"Donna di piacere"
NICHILINA: (uscendo) Non incontrerò mai più un'oca così.
Si chiamava Rosina.
CHIARA: Cominciavo a impadronirmi della nuova
disciplina. Imparai a riconoscere i clienti dal sapore del
seme. Assaporavo sempre, e distinguevo gli uomini.
Entra Emilio.
CHIARA: Di solito i malinconici l'hanno dolce, agli avari sa
di marcio, ai traditori salato, ai vanitosi gelato, e ai timidi sa
di viole... Ma il peggiore è quello di Diego, il pellaio.
Sapeva di sventura. E quando lui arrivava, correvo a
nascondermi.
E un giorno, proprio lui, Diego, arrivò portandosi dietro suo
figlio, (le ragazze si alzano e si avvicinano a Emilio,
girandogli lentamente intorno) un ragazzo timido e
spaventato... e gridò: "L'ho portato a svegliarsi! Ha diciotto
anni, è ora! E pago, pago bene quella che me ne fa un
uomo!
Aveva scoperto che il suo unico figlio maschio preferiva gli
uomini alle donne.
MME GOULLON: Qui raddrizziamo qualsiasi finocchio!
Ragazze, all'assalto!
DAMINA: Mi sento molto diversa dal solito: intimidita,
quasi innamorata. Emilio ha modi dolci, da gran signore.
GIOLLI: E, soldi a parte, vorrei stringerti al petto per la
prima volta...
NICHILINA: (con un sospiro) E farti scoppiare di piacere!
ANITA: Beh, adesso basta! Vuoi sentire qui, come per te mi
batte il cuore?
DAMINA: Ma non è che... per caso... (si tocca l'orecchio
con un gesto espressivo)
NICHILINA: (con buffa desolazione) Finocchio?...
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"Donna di piacere"
GIOLLI: (minacciosa) Così bello, e non vuoi donne? (Alle
altre) Ah, la vedrà! Si prepara una notte di terrore... Caro,
hai paura? 'Stanotte la caverna ti inghiottirà!
DAMINA: 'Stanotte ci abbandoneremo ai riti disgustosi,
riservati a chi non ci ama.
ANITA: Preparate gli sfregi, e i gesti che fanno arrossire!
GIOLLI: Saremo immensamente volgari per avvilire il
pudore di Emilio.
MME GOULLON: (abbassando sempre più la voce, con
effetto terrificante) Tremi, piccolino, muori di paura?
Questo è niente! Il peggio deve ancora venire! La vagina
dentata! Ammmm!
CHIARA: È mio! (Rivolgendosi a Emilio) Si accomodi,
faccia come se fosse a casa sua.
Emilio rimane in piedi.
CHIARA: È arrabbiato con me?
Emilio fa segno di no, ma segue le sue mosse come se Chiara dovesse balzargli
addosso da un momento all'altro. Chiara si accorge del vaso da notte che sporge da
sotto il letto, si vergogna, e col piede lo nasconde.
CHIARA: Io mi chiamo Chiara, e lei?
EMILIO: (malvolentieri) Emilio.
CHIARA: (con grandissimo garbo e timidezza) Senta,
signorino Emilio, lo so che non ne ha voglia... Ma, se lei è
d'accordo, freghiamo quelli là fuori, suo padre, le ragazze e
la padrona. Faremo solo finta di fare all'amore. Staremo
dentro il tempo necessario d'una scopata. (Con voluta
bruschezza, per nascondere la commozione) A me che
m'importa? Io i soldi li prendo lo stesso e lei, si risparmia il
disturbo!
DAMINA: Chiara, cos'è questo silenzio? Ma che gli stai
facendo? Te lo stai mangiando?
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"Donna di piacere"
Chiara allora, comincia a saltare sul letto, facendo cigolare le molle e geme, geme, e
grida, come se godesse. Emilio la osserva impressionato.
EMILIO: Signorina, ma che sta facendo?
CHIARA: (gli sorride, complice) Le faccio fare un
figurone!
EMILIO: Sì, è vero, signorina Chiara, io non sono attratto
dalle donne. Mio padre ha già pronta una moglie... mi
sorveglia come un criminale... Io voglio fuggire, stanotte!
Devo attraversare il bosco e raggiungere la ferrovia. Lì, un
amico mi aspetta. Mi aiuti! Ora, subito, prima che lui torni!
CHIARA: Ma che dovrei fare?
EMILIO: Ho bisogno di soldi. Tutti i soldi che può
rimediare in pochi istanti.
Emilio viene oscurato.
Lei sale su per la scala. Mentre Chiara sale, si abbassa il letto con sopra Cantilena,
che sta fumando la sua pipa.
CANTILENA: Hai urlato come una pazza. Chi era quel
maschio?
CHIARA: Un angelo.
CANTILENA: Ahi... quelli sì che sono pericolosi.
CHIARA: Me l'ha mandato la Santa...
CANTILENA: Sì, sì. Lo ami?
CHIARA: No.
CANTILENA: Lo ami. E come hai capito che era un
angelo? È lui che te l'ha detto?
CHIARA: No.
CANTILENA: Finocchio?
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"Donna di piacere"
CHIARA: Sì.
CANTILENA: Il primo che incontri?
CHIARA: Sì.
CANTILENA: Vuoi un consiglio? La prossima volta che
incontri l'angelo... prendiglielo in bocca! (Ride sommessa
nelle spire del fumo) Va bene, te lo dici in un altro modo:
stringilo al petto, ti amerà per debolezza. (Cantilena si
accorge che Chiara sta scucendo il materasso. La sua mano
scatta e le blocca il polso) Ladra! Che fai? Mi freghi i
soldi?
CHIARA: Ma... sono per Emilio!
CANTILENA: (abbracciando Chiara, esultante) Brava!
Compralo! Mettilo a quattro zampe, fanne il tuo schiavo!
'Stassera faccio festa anch'io... Chiara, per una volta,
compriamo un uomo! Ci investo i miei risparmi!
(Riempiendo il grembiule di Chiara col denaro vomitato dal
materasso troppo pieno. Con curiosità) Ma lui, a letto,
com'è?
Chiara non risponde.
CANTILENA: (accorgendosi che si sta alzando da terra,
con un urlo) Ahhhh! Vieni giù, vieni giù, ho capito! Certo,
dev'essere un fenomeno!
Chiara scende le scale. Scompare il letto di Cantilena. La luce rivela di nuovo
Emilio. Chiara arriva davanti a lui col grembiule chiuso, lo apre mostrando che è
pieno di soldi. Emilio è stupefatto, in imbarazzo.
EMILIO: Ma... sono troppi!
CHIARA: La libertà non è mai troppa.
Chiara arrotola il grembiule, ne fa un fagotto, lo dà a Emilio, che prendendolo la
guarda a fondo negli occhi.
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"Donna di piacere"
EMILIO: Perché fai questo per me? Che non farò mai niente
per te? Tu lo sai, vero, che io non tornerò.
CHIARA: (con assoluta semplicità) Io sapevo, fin da
bambina, che ero destinata a grandi cose e questa era
dunque la più grande, consolarti.
Di slancio, Emilio, la stringe a sè. La bacia.
CHIARA: (mentre sono ancora abbracciati) È il mio ultimo
bacio. Mai più mi farò toccare da un uomo. Rimarrò fedele
al tuo ricordo. Per sempre.
Emilio la prende fra le braccia, la guarda negli occhi, come stregato, in un lungo
momento di rapimento. Le accarezza i capelli con un gesto delicato. Poi, come
svegliandosi da un sogno, quasi a forza, si stacca dalle sue braccia.
EMILIO: Tu sei una strega... che mi stai facendo? Se ti
guardo, tu... io... potrei amarti... Io ti amo!... (Le dà una
spinta) Ma io non voglio! Io non voglio amarti! Non voglio
cambiare la mia vita! Io amo solo gli uomini! Hai capito?
(Comincia a fracassare tutto con violenza) Lo conosco il
trucco! Chi non vuole niente, vuole tutto! Eccolo il mio
ricordo... e dopo voglio vedere se mi amerai ancora!
Come un forsennato, Emilio comincia a distruggere sistematicamente il salone.
Afferra una mazza e si accanisce contro i mobili e gli oggetti. A quel fracasso, anche
Madame e le ragazze si affacciano sul salone, coi bigodini, in camicia da notte,
stringendosi gli scialli al petto. La Goullon si butta verso Emilio, cercando di
fermarlo, ma per poco non becca anche lei una mazzata in testa. Allora si scaglia
contro Chiara.
MME GOULLON: Io ti caccio via! Ma che gli ha fatto?
CHIARA: Del bene!
MME GOULLON: Disgraziata! Quello che non si deve mai fare! Ma allora vuoi
proprio essere odiata!
Emilio continua a mandare in pezzi il salone.
CHIARA: Non c'è un'altra salvezza: dare! Dare sempre di più, sbilanciare la
bilancia!
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"Donna di piacere"
MME GOULLON: Il mio vaso cinese! (Indignata) Cretina! Lo hai aiutato? Ora la
paghi! (Si lancia contro Emilio) Fermo, vandalo! No! L'altarino di Parigi, no!
Emilio distrugge tutto ed esce senza guardare Chiara e sbattendo la porta. La
Goullon non regge più e si lascia cadere sul divano. Chiama a sè Nichilina con un
gesto da moribonda.
MME GOULLON: Non mi svegliate più! Ormai, voglio
solo morire nel mio letto...
Nichilina, Giolli, Damina, Rannusia, sorreggono la Goullon e la portano via a
braccia.
MME GOULLON: Morire, morire, morire... che altro?
Chiara rimare sola nel salone devastato. Le appare la Santa.
CHIARA: Sì, Santa... Esiste un amore diverso dall'amore,
un amore che disprezzi il possesso. Sì, sarò monaca al
bordello! Diventerò serva!
Chiara rovescia l'acqua di un catino sul pavimento, cominciando col lavare una
macchia di vino. La pulizia di Chiara è miracolosa: mette in ordine, ripara la
catastrofe provocata da Emilio. Quando spolvera gli oggetti, scintillano. Quando lava
per terra, tutto si specchia nel pavimento. Finora Chiara ha pulito: ma ora, perplessa,
si trova davanti all'altarino di Parigi distrutto, con la Tour Eiffel di legno spaccata in
due.
Chiara fissa i due pezzi della Tour Eiffel, ed essi da soli, magicamente si
ricongiungono.
Cambio luce. È giorno.
La Goullon apre piano piano, e di poco, la porta della sua stanza e si affaccia con
precauzione.
MME GOULLON: (borbottando) No... non voglio vedere
come hanno ridotto la nostra casa... il nostro rifugio... il
nostro tempio.
Spalanca la porta. Anche le porte delle ragazze si spalancano. Tutte escono a vedere.
Il salone è rinnovato, bello, elegante e ordinato come con era mai stato. La Tour
Eiffel troneggia nell'altarino di Parigi.
Chiara sta lì, con aria di finta modestia, il grembiule da serva e il piumino in mano.
33
"Donna di piacere"
MME GOULLON e RAGAZZE: Oooohhhhhhhh!
MME GOULLON: Tu Chiara, sei una buona puttana. Ma
come serva, sei un portento!
Chiara solenne si inchina, porgendo il piumino alla Goullon, la quale le tocca la
spalla destra, la sinistra e poi la testa, come in un'investitura, mentre Chiara, a testa
bassa, riceve compunta il grande onore.
CHIARA: In una sola notte, incoronata serva del bordello.
Riprende la vita normale. Chiara spolvera, le ragazze fumano. Damina e Giolli si
contendono un costume appeso al muro.
MME GOULLON: Non litigate per i costumi! Ce n'è per
tutte!
DAMINA: (tenendo stretto il vestito per una manica mentre
Giolli lo tira per l'altra) Ma così ce n'è uno solo! Questo va
bene per me!
GIOLLI: Ah no, lo voglio io!
Anche la Goullon comincia a tirare il vestito. Nella foga della competizione, la
Goullon strappa di mano l'abito a tutte e due, Giolli lo strappa alla Goullon, la quale
dà bacchettate a destra e a sinistra e se lo riprende.
GIOLLI: (capricciosa) Lo odia, lo dia pure a lei, Madame!
Io, tanto ho cambiato idea... mi vestirò da sposa!
DAMINA: (con cattiveria) Tu, giusto a Carnevale! Lo
sanno tutti che lui t'ha piantato in Chiesa... e s'è sposato con
un'altra!
Giolli abbassa il viso, con un'espressione drammatica. Damina l'ha ferita.
RANNUSIA: (f.c.) E io mi travestirò da donna. Io, la
nemica. Quella con cui non ci si confida e i discorsi
tacciono se lei è sulla porta. Per i suoi gusti contrari all'uso
comune, condannata è Rannusia alla delizia suprema: per
esser l'amante di quando fa buio, di quando hanno paura...
Ma se l'acchiappo!
34
"Donna di piacere"
RANNUSIA: Maestra nel disprezzo, non conosco
l'orgoglio, e vivo acquattata, aspettando il mio momento.
Aspettando che l'ultima arrivata pianga tutta la notte e alla
fine mi chiami, purché non si sappia. E io, sciacallo
d'amore, non tradisco nessuna, e sopravvivo.
Ma con Giolli fu diverso. Appena arrivata, era come morta.
Le ho fatto una corte delicata. Le mettevo rose nei capelli, la
ascoltavo, le scaldavo le mani. L'odio per l'uomo che l'aveva
ingannata stata diventando odio per tutti gli uomini.
E già, con la scusa delle confidenze, c'erano carezze,
lacrime, baci... Ancora un passo e sarebbe stata mia.
Invece ha conosciuto quel maledetto. Ma io spero ancora.
Ho anch'io il mio colpo segreto.
Rannusia tira fuori qualcosa dalla tasca e, cercando di non farsene accorgere, lo
guarda con compiacimento furtivo. Fa per rimetterselo in tasca ma la Goullon, con
uno scatto agilissimo, le si butta addosso. Lottano corpo a corpo, selvaggiamente. La
Goullon cerca di strapparle l'oggetto misterioso che l'altra stringe ostinatamente in
mano. Finalmente la Goullon, con un grido di trionfo, riesce a strappare a Rannusia
un fallo di legno. Lo mostra alle ragazze e poi lo butta tra le fiamme del camino.
Nichilina, Giolli, Damina, Anita, guardano il fallo di legno bruciare, tutte un po'
contrariate.
MME GOULLON: Guarda bella che io conosco il tuo colpo
segreto! (A Rannusia) Se ti pesco un'altra volta, ti caccio
fuori, subito! Alla neve! (Con tono fosco e fiabesco che
userebbe per spaventare un bambino) Ti faccio mangiare
dai lupi!
Finora ho chiuso un occhio... ma ora c'è una vergine. Non
tentare qualche colpo mancino! Sverginare una ragazza è
come azzoppare un cavallo... come rubare alla cassa... come
pugnalarmi alle spalle! È un danno al patrimonio, e merita
la forca!
(Appoggiando la fronte al camino e pensosamente
guardando il fallo bruciare) Questi arnesi sono la rovina
del commercio!
RANNUSIA: (sordamente) Perché i cosi dei maschi, sono
tutte cattive imitazioni di quelli finti, e non ce n'è uno che
funzioni.
35
"Donna di piacere"
MME GOULLON: Basta con le eresie!, e mettetevelo in
testa una volta per tutte! Il coso dei maschi non è fatto per
far godere noi, ma solo per godere loro!
GIOLLI: (scattando) Ma perché mi fa la predica a me? Io la
odio, quella! Ma non ha capito che la vorrei vedere morta?
RANNUSIA: (sta per avere una reazione violenta, ma poi
con dolcezza) Io invece ti volevo vedere viva - fra le mie
braccia. Se per una volta tu fossi stata mia - saresti diventata
più bella, avresti conosciuto quella dolcezza che lui non ti
darà mai. E niente ci avrebbe diviso, né la Goullon, né tutti i
maschi della terra.
Con uno strattone Giolli si libera di lei e si rifugia da Madame.
MME GOULLON: (minacciando Rannusia) Tu me la
sciupi solo a guardarla! È per gli uomini...
RANNUSIA: (sfottente) Ma quali uomini? Ma dove sono?
Un grande bussare alla porta. La Goullon fa un salto.
MME GOULLON:
finalmente!
(trionfante)
Eccoli!
Sono
solo,
Tutte le ragazze, meno Rannusia, si aggiustano, si toccano i capelli, si riallacciano il
corsetto, si mettono in posa. Finalmente la Goullon apre solenne la porta.
MME GOULLON: (richiudendo la porta di scatto.
Terrorizzata e sconvolta) Aiuto! Altro che uomini! Sapeste
che c'è qua fuori!
DAMINA: (spaventata, a bassa voce) Gli zingari?
MME GOULLON: Peggio!
ANITA: Briganti?
MME GOULLON: Peggio!
DAMINA: Gli assassini?
36
"Donna di piacere"
MME GOULLON: Peggio! Peggio di tutto!
Da fuori si continua a sentire un bussare insistente.
MME GOULLON: Qua fuori... c'è una moglie! Una delle
solite che vengono a fare scenate, a offrire i soldi perché
sbattiamo fuori i mariti. (Dirigendo le operazioni con la
bacchetta) Ragazze, all'erta! Arriva una signora! (Piazza un
mestolo in mano a Chiara) Tu qui, pronta! (Arma Nichilina
di una scopa) E tu qui, quante volte fosse armata!
DARIA: (da fuori, con voce sfinita) Aprite! Sto morendo di
freddo!
Madame Goullon e le ragazze spiano la signora dall'alto.
MME GOULLON: (guardandola) Che faccia da pettegola!
(Con disprezzo) Una vera signora... (Spaventata) E che
signora!... È la moglie del notaio! L'unica, in questi casi, è
darsi un gran tono.
Dall'emozione, la Goullon si attacca alla bottiglia della grappa. Chiara cerca di
levargliela.
MME GOULLON: (ribellandosi) Ci vuole per affrontare
una notaia!
Finalmente la Goullon apre la porta. Appare, mezza congelata, tutta incrostata di
neve, Daria.
MME
GOULLON:
(inforcando
l'occhialetto
e
affrontandola) Questo è un bordello onorato, signora! E se
non è capace di tenere a casa suo marito, peggio per lei!
(Esaminandola con severa indiscrezione, attraverso
l'occhialetto) Voi fate le schifiltose: "Quello no, quest'altro
no...". Una volta su due avete l'emicrania. Le conosco, io, le
signore mogli!
Daria si toglie il cappotto e ne scrolla la neve. Poi introduce una grande valigia.
DARIA: (mostrando la valigia a Madame) Sono venuta per
rimanere.
37
"Donna di piacere"
MME GOULLON: (sconvolta dalla sorpresa) Coooome?
DARIA: Mi prende a lavorare con lei, Madame?
Le risponde un tonfo. Madame è svenuta. Le ragazze escono in fretta, la adagiano sul
divano, intimidite da Daria, anche se oltremodo curiose. Damina fa vento a Madame
col suo ventaglio. Nichilina le toglie le scarpe, Chiara cerca di rianimarla.
MME GOULLON: (con un filo di voce, a occhi chiusi)
Avevo sognato, sì, di portarmele tutte al bordello, le belle
dispettose che vanno al braccio dei mariti, volando sui
cappellini fioriti di donne per bene... ma trovarmene una
qui, pronta a cominciare il mestiere... Per riavermi ci vuole
una botta d'assenzio!
Chiara le versa un bicchierino. La Goullon lo tracanna e veloce lo riporge. Apre un
occhio.
MME GOULLON: E il cognac... (beve, come sopra) E il
centerbe... (Apre l'altro occhio, si tira su a sedere e chiama
le ragazze attorno a sè, come a difendersi) Venite qui,
statemi vicine, ragazze.
Le ragazze non se lo fanno certo ripetere: si stringono intorno a Madame, tenendosi a
superstiziosa distanza da Daria, come se fosse entrato un alieno.
ANITA: (scontrosa) È il colmo, queste mogli! Non solo non
fanno arrivare i mariti... ma vengono pure a rubarci il pane!
NICHILINA: (si accosta con irrefrenabile curiosità ed
ingenuità. La tocca con la punta del dito, come un oggetto
misterioso) Io me la immaginavo diversa, una moglie! Tutta
coi pennacchi, come il Papa! (Dà una gomitata a Chiara)
Sembra proprio come noi!
Affascinata come da un'apparizione, va alle spalle di Daria e le alza la gonna per
guardare sotto. Daria non se ne accorge.
MME GOULLON: (abbastanza alticcia, ad Daria) Poche
aria, cocca. Adesso ci racconti perché sei venuta qui!
Daria non risponde e abbassa gli occhi. Le ragazze la circondano ghiotte di
confessioni e piagnistei. Ma Daria non vuole parlare.
38
"Donna di piacere"
MME GOULLON: (spazientita) Ma come, una signora
viene a fare la puttana e non ha niente da raccontare?
DAMINA: Te le suonava?
GIOLLI: Ti tradiva?
NICHILINA: Era impotente?
MME GOULLON: Ve lo dico io perché è venuta! Ce l'ha
mandata il marito, per farsi dare i soldi! Io li conosco quelli,
per i quattrini la farebbero dare via alla madre, alla sorella,
alla figlia.
GIOLLI: Macché! L'hanno cacciata di casa, chissà che ha
combinato, sennò, una che ha il marito, mica è matta!
CANTILENA (dall'alto, come in un responso divino, con
voce stridula, potente) Zitte, sceme! Quella è venuta per
chiavare, che le mogli chiavano pochissimo. Alcune solo a
Pasqua e ai Morti. Prova ne sia che i mariti stanno sempre a
farsela con noi!
Daria è sulle spine. Sofferente, vergognosa, ha le lacrime in punta. Chiara se ne
accorge.
CHIARA: Basta! Non la tormentate! Si accomodi, signora.
DARIA: (con un sorriso, il primo) Mi chiamo Daria... Mio
marito, il notaio Alberti, è conosciuto e stimato perfino a
Perugia...
MME GOULLON: (piano, a Damina) Una bella canzone,
Damina! La musica favorisce le confidenze. (Forte, a
Chiara) Dalle la biancheria migliore, Chiara, e il bidet con
le rose. Moglie di notaio!... Che affare! Mettile il négligé
imperiale... Devono avere l'impressione di sorprendere una
sposa nella sua camera da letto.
Damina canta, accompagnandosi al pianoforte "Quand l'amour meur".
39
"Donna di piacere"
DARIA: Questa canzone la cantavo sempre per mio marito.
C'era un patto, fra noi.
Il giorno delle nozze, gli dissi: "Io non sarò come le solite
mogli che sopportano le corna, le chiamano scappatelle... Io
voglio tutto, corpo e anima!".
E lui: "Come il Diavolo?".
E io: "Come il Diavolo!".
E lui: "Tu sarai la mia sola amante!".
E io: "Se mi tradirai, la mia vendetta sarà tremenda!".
GIOLLI: E poi?
DARIA: Lui mancò al giuramento. Non sapeva darmi
piacere, e cominciò a tradirmi, come una stupida moglie.
L'ho trovato con un'altra, nel nostro lette. Per vendicarmi,
volevo dare fuoco alla casa. Poi ho pensato che le case si
possono rifare. Ma le reputazioni, no! E ho deciso di venire
al bordello. Lui allora mi ha chiuso di forza in camera, e ha
chiamato il medico dei pazzi.
Le ragazze e la Goullon, soggiogate dal racconto di Daria, si siedono chi sul divano,
chi sulla scala.
Una luce isola Daria mentre racconta.
DARIA: ... Arriva questo dottor Ardensia, e mi fa: "Lei è
gravemente malata di nervi!".
Io: "Ma che malata di nervi! Mio marito vuole che lei mi
faccia passare per pazza, perché gli ho detto che farò la
donna di piacere, ma sbaglia! Io voglio seguire la mia
vocazione!
Lui: "La devo condurre nella mia casa di cura. Spero che mi
seguirà senza fare resistenza.".
Mhhh, altro che resistenza! Era un gran bel pezzo d'uomo,
con due baffi, e poi, dalla finestra, vidi il carro del
manicomio che mi aspettava, di legno, chiuso, e i due
infermieri, muscolosi, coi gesti sicuri degli acchiappamatti.
Lo seguii sul carro. Mentre attraversavamo la campagna.
Io: "Dottore... mi rinchiuda pure, ma prima... me lo faccia
fare, una volta sola! Ne ho bisogno... con mio marito non ho
goduto mai, manco per sbaglio!".
Lui: "Io sono un uomo integerrimo!".
Io: "E io sono una donna che ha bisogno di un uomo,
subito! Anche integerrimo va bene.
40
"Donna di piacere"
(Abbassando la voce, con malizia) E poi... gli ho preso la
mano, l'ho guidata fino a...
Io: "Sente, se dico la verità?".
Lui: "Oh, sì... è vero! Ha ragione... un caso urgente...
urgentissimo!".
Ora il carro dei matti andava lungo il fiume, e dentro, il
dottor Ardensia, era sdraiato sul pavimento del carro e io,
col cappellino in testa, lo cavalcavo lentamente... Quasi non
dovevamo fare niente, aiutati dagli scossoni.
Lui: (imitando l'ansimare dell'uomo durante l'amplesso)
"Lei non è una pazza... è una straordinaria puttana! Venga
con me, signora Corradi! Venga con me al manicomio di
Perugia... avrà una stanza tutta per sè, giocheremo al
dottore, sarà la mia regina... e io la pagherò, ogni volta, se
ha quella vocazione... E ce l'ha, oh, sì, ce l'ha! Lo faccia
solo per me!
Io: "No. Lo voglio fare per tutti. Mi porti al casino.".
Lui: "Mai!".
Io: "Subito!".
Ed eccomi qua. Sapeste che impresa, venire fin quassù, con
la tormenta! A un certo punto anche Bon-bon... (si
corregge) sì... il dottore... ha dovuto mollare. Il carro
affondava. Voleva darmi un cavallo, ma è sprofondato fino
al petto.
A queste notizie, le ragazze si scambiano sguardi di angoscia, ma Giolli non guarda
nessuna, guarda la neve, chiusa nella sua attesa, che è solo sua.
DARIA: Solo io potevo farcela! Per la fretta di venire a
disonorare mio marito e fare all'amore con tutti i suoi amici
del bordello. Ora morirà di rabbia... o di vergogna. Purché
muoia!
DAMINA: (con pietà e affetto) Ma... e tu?
DARIA: Che c'entro io? Io sono morta con la sua promessa.
DAMINA: (squadrando Daria con antipatia) Bella
fregatura! Moglie o non moglie, ecco un'altra donna.
(Astiosa) Siamo già tante! Noi aspettavamo i maschi!
DARIA: Allora, aspetterete un pezzo! Figuratevi che
appena sono passata io, il ponte del Falco è crollato (si fa il
41
"Donna di piacere"
segno della croce) e per un pelo... M'ha protetto la
Madonna! Lei lo sa che ho ragione!
MME GOULLON: (a Daria, ruvidamente) Ah, ti ci metti
pure tu, adesso? Sei appena arrivata, e già semini il panico?
GIOLLI: (fra sè) Il ponte è crollato... (Barcolla, e quasi
viene meno fra le braccia di Madame).
MME GOULLON: (sostenendo Giolli, a Daria:) Poverina!
Lo vedi, si sente male! È il suo debutto... Sapessi quant'è
che la preparo! E tu, i ponti... ma quali ponti! (Fa segno alle
ragazze, toccandosi la testa) Già c'è Chiara... ci mancava
giusto un'altra matta.
Giolli si è appartata dietro il paravento cinese. Rannusia la raggiunge, le prende
delicatamente la mano, dove spicca un magnifico anello.
RANNUSIA: Non si regalano anelli alle puttane. Che s'è
messo in testa, quello lì?
GIOLLI: (come delirante, si allontana da Rannusia, e va
verso il proscenio) Ho paura di Rannusia... ho paura di
tutte. Gli amori veri, qui, non si sopportano. Quando sei
arrivato portavi la spilla alla cravatta, e trattavi le puttane da
signore. Madame mi lasciò venire in camera con te, e mi
strizzò l'occhio: "Solito trattamento. Devi restare vergine!".
Ma io col primo sguardo ti avevo già dato tutta l'anima mia,
e sono diventata la tua sposa, quella notte, di nascosto dalla
vecchia.
VOCE OVIDIO: (alonata) Tu non puoi restare qui. Un
giorno ti salverò...
GIOLLI: Però, fino a quel momento, dobbiamo stare attenti.
Quando vieni, fa' finta d'avere un debole per Damina, così
non sospetteranno di noi due. Basta che quando fai l'amore
con lei, pensi a me.
VOCE OVIDIO: (contrariato) Perché proprio Damina?
GIOLLI: Perché è scema, e ha il seno finto! Di lei non sono
gelosa. Ma se tocchi le altre...
42
"Donna di piacere"
VOCE OVIDIO: Tu sei la mia fidanzata, la mia bambina!
GIOLLI: E la tua ragazza? Che ne farai di quella
spirlungona brava in catechismo?
VOCE OVIDIO: La lascerò! Fuggiremo insieme! Dammi
tempo.Lascia che sistemi le mie cose...
GIOLLI: (triste) Non ti credo.
VOCE OVIDIO: Ah no? E allora, guarda...
VOCE OVIDIO: Questo è per te.
GIOLLI: Ohhhhhh!... Ma... è
com'è bello!
un abito da sposa! Gesù,
VOCE OVIDIO: Ti porterò via... dove non ci conosce
nessuno. Ti sposerò!
GIOLLI: Quando?
VOCE OVIDIO: La sera del martedì grasso, durante la
festa. Verrò dalla parte dell'orto, farò il verso del gufo... e
staremo sempre insieme.
GIOLLI: Per te ho tradito la Goullon, l'unica che mi
protegge. Per te ho spezzato il cuore a Rannusia, l'unica che
mi ama.
VOCE OVIDIO: Io sarò il tuo mondo, la tua famiglia.
GIOLLI: Mi hanno già ingannata una volta... Non
ingannarmi anche tu!
VOCE OVIDIO: (commosso) Mio agnellino ferito... Io ti
ricompenserò di tutto!
GIOLLI: Questa sera, Madame mi metterà all'asta. Se tu non
verrai, sarò di tutti!
Rannusia è seduta sulle scale, affranta. Anita le siede vicino.
43
"Donna di piacere"
ANITA: (a bassa voce) Io sarò sempre dalla tua parte.
RANNUSIA: Peccato che io non sia dalla tua.
ANITA: Perché mi respingi? Avrei tanto bisogno di
un'amica... sono stufa del mestiere. Proprio qui, ho nostalgia
del piacere. Certe volte mi sembra che non è neanche mia,
che me l'hanno prestata... Tutti quegli uomini... che noia! Mi
sembra d'avere un solo marito con cento cazzi.
Rannusia continua a guardare davanti a sè, e non le risponde. L'Anita le si fa più
vicina, con languore.
RANNUSIA: Non contare su di me, io sono di Giolli!
Nichilina fa un inchino a Madame.
NICHILINA: E ora Madame, mi permetta di presentarle... la
torta sorpresa!
MME GOULLON: E dov'è la sorpresa?
NICHILINA: Ci soffi sopra, Madame!
MME GOULLON: (sospettosa) Ma... se sono spente!
NICHILINA: Guardi!
Nichilina soffia sulle candele, che tutte insieme si accendono. Si allontana, si
spengono. Allora si avvicina la Goullon, le riaccende.
NICHILINA: (fierissima) Quando la festa impazza, ci
soffiamo tutte sopra... È come il desiderio degli uomini: noi
ci soffiamo sopra, e quello si accende!
MME GOULLON: (giungendo le mani, estasiata) Oh, che
finezza! Brava! Si riconosce la mia scuola! Tu sei proprio la
mia figlia spirituale, Nichilina! (La abbraccia soffocandola
fra le enormi tette)
Chissà che risate si fanno gli uomini!
NICHILINA: A mezzanotte in punto, mi raccomando!
44
"Donna di piacere"
MME GOULLON: Diventerò così ricca che
chiameranno "signora", e lui sentirà, dalla sua tomba...
mi
NICHILINA: Lui, chi?
MME GOULLON: L'unico. Perché ricordati, dentro ce lo
possono mettere tutti... ma soffrire, ci fa soffrire uno solo...
e quello si maledice tutta la vita.
RANNUSIA: Madame, posso venire a bere anch'io?...
DARIA: Anch'io voglio bere!
TUTTE: (batture a soggetto)
La bottiglia passa fra le ragazze, la mano della Goullon la afferra al volo, ritirandola
dalla circolazione.
Damina getta a Giolli una manciata di coriandoli. Giolli le risponde tirando fuori una
lingua di Menelik. Nichilina aggredisce un vassoio di pasticcini, sta per metterne uno
in bocca. Una precisa bacchettata della Goullon le colpisce la mano, ributtando il
pasticcino sul vassoio.
MME GOULLON: (si alza) Silenzio, gallinacce! Siete
matte? Arriveranno infreddoliti, dopo tanta strada... e che
trovano? La festa incominciata, i rinfreschi sciupati!...
Guai!... Dico guai chi tocca ancora un coriandolo o un
dolcetto!
RANNUSIA: Chi?... Chi verrà? (Si guarda intorno): neve!
Solo neve! Chi rischia la vita per quattro puttane? Nessuno
verrà, nessuno!
La Goullon si fa il segno della croce e, furtiva, all'immagine della Madonna:
MME GOULLON: (piano) Se va tutto bene, metà incasso è
per te. (Si lancia verso Rannusia) Uccello del malaugurio!
Per le otto saranno tutti qui, a reclamare quella cosa, che è
la sola che conti, dall'inizio del mondo! E conterà più di
tutto fino alla fine.
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"Donna di piacere"
Il Cucù suona otto colpi. Le ragazze, immobili, restano in silenzio, guardando tutte
verso la porta, come se stesse per entrare qualcuno. Nessuno. Nel silenzio Nichilina,
teneramente comica, scoppia in singhiozzi.
RANNUSIA: Allora, Madame, dove sono gli invitati?
DARIA: (quasi con un grido di battaglia) Io ho fame!
(Agguanta un bignè) Ho camminato sei ore nella neve!
La Goullon cerca di riprendere il bignè, ma Daria afferra tutto il vassoio.
MME GOULLON: Basta cocca, ci hai già una trippa! Sei
appena arrivata e già mangi per due?
DARIA: (masticando coraggiosamente in faccia a
Madame. A bocca piena) Mi venissero pure due trippe,
tanto io sugli uomini ci sputo! Non ha capito che non
verranno più?
MME GOULLON: (ficcandole un'altra manciata di bignè
in bocca, per tappargliela) No!... Mai!... Questo non è mai
successo! Il martedì grasso sono sempre venuti, anche con
la grandine e il terremoto. Anzi, la "disgrazia naturale lo fa
venire più duro!"
La Goullon, per dominare l'ansia, si attacca accanitamente alla bottiglia, dà fondo e
si butta sul divano a sonnecchiare, stroncata dalla bevuta. Le ragazze si prendono
piccole libertà, approfittandone. In un angolo oscuro del salone, Giolli e Chiara,
confabulano. Una luce le illumina.
GIOLLI: (simulando una sicurezza che sta venendo meno)
Poverette! La loro festa sarà un fiasco... ma non la mia!
Anche se tutti gli altri si faranno spaventare dalla neve,
Ovidio verrà... e ho bisogno del tuo aiuto! (Abbassa ancora
la voce) Appena suona la mezzanotte, tu fai fermare il ballo
e arrivi con la torta sorpresa... quella farà impazzire tutti!
Crea più confusione che puoi... e attenta alla vecchia: se si
mette di mezzo, fermala... anche una botta in testa.
Ma è Rannusia, la più pericolosa. Per distrarre lei, al
momento buono, devi inventare qualcosa di speciale.
CHIARA: Ti aiuterò... però Rannusia mi fa pena.
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"Donna di piacere"
GIOLLI: A me, no! Non ne posso più delle donne, mi
annoiano! Gli uomini mi faranno morire di dolore... ma non
mi annoieranno mai! Le donne, a letto, sì, lo ammetto, forse
ci sapranno fare, ma in qualsiasi altro posto, non le
sopporto! Per Rannusia devi trovare qualcosa che la metta
fuori combattimento!
CHIARA: (ironica) Vuoi che cerchi di sedurla?
MME GOULLON: Non scherzare, ha la pistola. Per lei ci
vuole qualcosa di grosso... ti ricordi quando scoppiò la
caldaia o Anita spense il sigaro nell'occhio dell'avvocato?
Una cosa del genere!
CHIARA: (risentita) E come no! Tutto, pur di ottenere
quello che ti sei messa in testa. Ho conosciuto un'altra come
te - tutta fuoco... Si chiamava Luigina... l'hanno presa i
carabinieri.
GIOLLI: Me non mi prenderà nessuno!
CHIARA: (a occhi chiusi, seguendo un'ispirazione) Non
andare! Gli uomini è meglio immaginarseli... solo così non
tradiscono! Non ti aspettare niente da lui!
GIOLLI: (con forza) Io invece mi aspetto tutto! Io sarò
felice... a costo di crepare, sarò felice!
Attaccate allo specchio di Rannusia, molte fotografie. Rannusia le prende in mano.
RANNUSIA: Altri tempi... champagne, lusso, avventure...
Qui, alle corse dei levrieri... al varo di una nave... facevo
innamorare tutte, allora. Quanti mariti ho fatto piangere! Ma
se erano troppo battaglieri, facevo innamorare anche loro!
Come un prestigiatore, mi trasformavo. (Prende una foto di
Giolli) Ero nata per vincere, e invece sono ridotta a
vendermi agli uomini, per poter vivere con le donne. Ma per
te, potrei tornare quella di allora! (Afferrando alla vita
Giolli e tirandola da parte, le preme una pistola sul petto.
Così la costringe ad abbracciarla. Più la sua voce si fa
dolce, più spinge la canna) Fuggiamo insieme, 'stanotte. I
soldi ci sono. Ho cominciato a metterli da parte appena sei
arrivata tu! Pensando a te, mi sono strusciata a chiunque per
47
"Donna di piacere"
poche lire! (Giolli fa per divincolarsi. Rannusia affonda
inesorabile la pistola, le fa male) Nel mezzo della festa,
scappiamo. Non ti muovere, o sparo!
GIOLLI: (freddamente) Mi piacciono i maschi!
RANNUSIA: Lo dici per farmi ingelosire... (Cerca di
baciarla) Vieni con me! Ti porterò in città!
GIOLLI: (turbata, arretra malsicura) Non ho più paura di
te!
RANNUSIA: Se vai via ti ammazzo.
GIOLLI: Mi piacciono i maschi! E se mi ammazzi, mi
saranno piaciuti lo stesso!
ANITA: (fermando Rannusia per un braccio,
misteriosamente) Perché non vieni a vedere una cosa...
Anita porta Rannusia dietro il paravento, si china, e da sotto il divano tira fuori la
valigia di Giolli. Fa scattare la serratura.
ANITA: (con maligno trionfo) Così sai tutto di lei, eh? E
questo lo sapevi? E questo?
Spalanca la valigia. Viene fuori la nube vaporosa di tulle bianco - l'abito da sposa.
Rannusia, fulminata, lo tocca, incredula. Lo accarezza con nostalgia e rispetto. Poi lo
ributta dentro e di scatto, con ferocia, richiude la valigia.
RANNUSIA: (nascondendo la valigia, come prima) C'è
tutta una notte per farla morire di tormenti...
Nel salone, la Goullon, stesa sul divano si sveglia urlando.
MME GOULLON: La valanga!... La valanga! (Pulendosi la
bava, festosa) Ho fatto un sogno: la valanga li ha trattenuti.
Le ragazze la guardano, senza sorriso.
DAMINA: (dura) Non c'è stata nessuna valanga! Questa è
neve leggera, che impedisce la strada solo ai vigliacchi... o a
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"Donna di piacere"
chi ha cambiato bordello! Per un vecchio darei via tutto!
Purché non ci disprezzi, come ha fatto 'stassera!
ANITA: La prossima volta che vengono facciamo finta di
niente. Offese? Chi? Noi? E appena soli, zac!, glielo
stacchiamo col falcetto a quei rinnegati!
NICHILINA: (giungendo dalla cucina, trafelata, portando
la torta sorpresa: il fallo di pandispagna è ripiegato, come
appassito) Guardate non ci accendono più neanche le
candele.
Daria fa per tirare una manciata di coriandoli.
MME GOULLON: (fermandola con una scintilla di speranza) No! Aspettiamo la
mezzanotte! Sono clienti troppo chic per venire puntuali!
Si sente un rumore di orologio.
NICHILINA: (piano, intimidita) Gesù! Si sente camminare
l'orologio... come una persona!
Nel silenzio il ticchettio cresce. Grande incanto come se quella concentrazione
preludesse a qualche prodigio. Occhi frugano fuori dai vetri, facendosi illudere dalle
forme del buio.
MME GOULLON: (con accorata nostalgia) Dov'è finito
Teodoro, che beveva 12 litri di canaiola e ruttava come il
giudizio universale? Dove sono l'orefice, Gigi, lo Zoppo,
Giulio del Sarto e Trionfi? Uomini che si ricordano d'essere
uomini.
NICHILINA: (riempiendosi la bocca) Che c'importa di
loro?
DAMINA: Ogni volta che gli viene duro per me... farei salti
di gioia! Come una magia che riesce.
ANITA: A me, invece, piace finché te lo fanno sentire da
sopra i pantaloni... In gabbia, preme... mi fa impazzire. Ma
appena lo tirano fuori, mi passa la voglia. La maggior parte
non ci guadagna mai a tirarlo fuori per davvero.
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"Donna di piacere"
DAMINA: (sghignazzando) Eh, già! Tu sei stata l'amante di
un vecchio! Lo credo che parli così!
NICHILINA: (sputando) Che schifo, un vecchio!
DARIA: Meglio storpio, che vecchio!... Con quelle pelline
molli!
ANITA: Sììì! Mi piacciono i vecchi! Mi piacciono i vecchi!
A voi piacciono giovani, con la perla alla cravatta... A me,
vecchi!... Con un piede nella fossa! 82 anni, è vero... lo
avavo perdutamente. Proprio perché era vecchio... Che
grande azzardo! Era vicino alla morte, e io glielo
contendevo... ognii volta che lui mi desiderava, lei faceva
un passo indietro... Mi piacevano le rughe! La sua schiena
curva... e su quelle pelline molli, come dite voi...
(illuminandosi) quanti baci gli ho dato!
DARIA: Giovani o vecchi, uomini o donne... tanto è sempre
un inferno.
MME GOULLON: (illuminandosi) Stanno venendo! Lo
sento! Se ce l'ha fatta una signora (sottolinea la parola,
sprezzante) ce la faranno anche loro! E noi, tutte unite nel
pelarli! Senza pietà! La casa è in difficoltà, ci vuole un
rilancio, e io, con questa (indica Daria)...
Ma oggi non basta, oggi vogliono cose strane... le mogli
degli amici... E l'avranno! Mi è costata una fortuna! Sarà la
festa del ventesimo secolo! Sarà un pienone. State
tranquille! Quelli vengono, e pagano! Chi troverà una scusa,
chi sbatterà la porta... ma a casa non ci rimangono! Parlo di
quelli che ce l'hanno davvero il coso. E anche il portafoglio!
Perché vanno insieme: portafoglio vuoto - cazzo moscio
sono tutt'uno (u cazzo non vuol pensieri)!
DAMINA: Balle. io sono stata in una casa di lusso, e ai
ricconi non gli sta mai su!
MME GOULLON: (contrariata) Quando mai l'hai visto, un
riccone? Non sai manco com'è fatto!
DAMINA: (piccata) Ah, beh! Sa tutto lei, madame!
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"Donna di piacere"
MME GOULLON: (modesta) Sì, tutto. Sul manico, tutto!
RANNUSIA: Quelli 'stassera restano con le mogli.
DAMINA: (insorge) Ma voi, l'avete mai vista una moglie?
RANNUSIA: Rassegnatevi!
NICHILINA: (scoprendosi il seno e facendo roteare i
capezzoli, o altra mirabolante acrobazia) Lo sa fare,
questo, una moglie?
Damina aggiunge un tocco surreale alla rivendicazione anti-mogli, esibendosi in
prodezze acrobatiche e per prima cosa, di sorpresa, vola sul pavimento in una
perfetta spaccata. Daria, maldestramente e comicamente, cerca di imitarle.
DAMINA: E questo, lo sanno fare?
Damina torna su con perizia da danzatrice. Subito dopo si piega inverosimilmente ad
arco, e mentre sta piegata con la testa in giù, al pubblico:
DAMINA: E questo? È roba da mogli? (Rialzandosi con un
guizzo si butta a capofitto e comincia a camminare sulle
mani, ripetendo ad ogni passo, comicamente:) E questo?...
E questo?... E questo?
MME GOULLON: È roba da mogli, questa?
Daria fa segno di no con la testa, un po' mortificata. Momento di grande euforia. Gli
specchi del salone riflettono quei mutandoni dai colori sorprendenti. Ma all'euforia
segue la tristezza. Le ragazze riabbassano lentamente le gonne, in silenzio.
GIOLLI: (china il capo, prossima al pianto, poi lo rialza, e
repentinamente
mutando
espressione,
con
allegria
forsennata, grida:) Le maschere!... Le maschere!... Forza,
tiriamole fuori, subito... Prima di mezzanotte, sennò porta
jella!
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"Donna di piacere"
Con gridolini di subitaneo entusiasmo, avide di elusione, le ragazze corrono ognuna
verso il nascondiglio dove ha messo il suo tesoro. Chi dietro un paravento, chi nel
cassetto estremo di un armadio.
Sette musi di animali di cartapesta: un lupo (Rannusia), un gatto (Giolli), un liocorno
(Daria), un maiale (Nichilina), un gallo (Damina), un cervo (Anita), una volpe (La
Goullon). Si guardano fra loro.
MME GOULLON: (dietro la maschera, con voce
cavernosa) Io mi sento più stupida di prima. (Con rabbia si
strappa la maschera e la getta nel fuoco) Possano bruciare
cossì anche loro! E i loro cazzi!
Le altre gettano ognuna la sua maschera nel caminetto, facendo circolo attorno al
fuoco. Le ragazze attizzano con crudeltà i carboni. Violenza di rito barbarico.
GIOLLI: E le loro mogli!...
DARIA: E le loro amanti!
DAMINA: E le loro case!
CHIARA: E i loro marmocchi!
MME GOULLON: (balzando in piedi, sbotta) Così mosce
non vi sopporto!... Non ci saranno solo i maschi, nella vita!
(Azionando con un gesto violento la pianola. Musica)
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"Donna di piacere"
Sangue di Dio! La cominciamo senza gli uomini la festa! Ci
sappiamo divertire anche fra noi! (Solenne) Aprite le danze!
Rannusia, Nichilina, Damina, si contrappongono alle altre (Giolli, Anita, Mme
Goullon) per comporre la figura classica della quadriglia. È tutto un gioco di
occhiate. Giolli che comincia a essere disperata e non vuol darlo a vedere. Anita, che
spia Rannusia, che spia Giolli. Il ballo è appena cominciato, quando dall'alto si sente
una voce acuta.
CANTILENA: Aspettate! Ci sono anch'io! Non cominciate
senza di me! Arriva la regina della festa!
Tutte si girano. Dalle scale sta scendendo Cantilena mascherata da giovane donna. Il
suo scheletro ha dipinto da bella come un morto uccello che una mano, dietro
muova. Lustrini sontuosi ornano la sua gobba. Musica di pianola.
CHIARA: Cantilena, la Bella, scende le scale per fare
invidia alla morte, che non è certo più figa di lei...
Fra gli schiamazzi delle ragazze, Cantilena viene accolta nella danza. Attorno a lei la
festa si anima. Non per Giolli, che balla col corpo, ma il suo sguardo è sempre volto
alla finestra, cercando di scorgere una forma d'uomo.
CHIARA: Attenta, Cantilena! Perderai tutti i peli!
CANTILENA: (spensierata) Che m'importa! Così, aspetterò
d'ora innanzi la morte... col belletto alle guance e il dolcino
nel gargarozzo! (Si porta una mano al petto, arrestra, si
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"Donna di piacere"
lascia cadere nel divano, premendosi il petto. Con
semplicità) Muoio!
MME GOULLON: Magari! Ma chi ti crede?
CANTILENA: Corri, Chiara, a prendermi il materasso...
voglio morire sul mio tesoro!
Chiara esce e torna col pagliericcio. Aiuta Cantilena a sdraiarsi.
MME GOULLON: Oggi non ho pazienza per la solita
commedia!
CANTILENA: Invece è vero! Finalmente è vero! Ho perso
gli ultimi sette peli, ballando... fra poco non sarò più
vecchia!... Sarò al cospetto del Signore... e gli dirò tutti i
dispetti che mi avete fatto! Dirò: "Castiga Damina che mi
rubò un pettine! E Giolli che è troppo belle! E la Goullon
che appena morta ruberà tutti i miei soldi!". Solo di te,
Chiara, parlerò bene!
Chiara si avvicina a Cantilena, bisbigliando. Cantilena scoppia in un riso convulso.
Ridendo, muore. Nichilina si fa il segno della croce. Le ragazze si inginocchiano.
La Goullon è rimasta immobile. Guarda Cantilena, sospettosa, come se non ci
credesse ancora. Poi anche lei, timidamente, si fa il segno della croce.
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"Donna di piacere"
GOULLON: Pace all'anima sua...Ci saranno davvero i soldi
nel materasso?
La Goullon si avvicina cautamente al letto. Afferra il pagliericcio, lo tasta.
CANTILENA: (ridendo) Ci hai creduto, eh? (seria) E ti
pare che morivo come una stupida? Ah no! Io voglio morire
come si deve! (con un gesto autorevole) Damina, suonami
l'Avemaria! Voglio entrare in Paradiso con l'A maiuscola!
Damina si siede al pianoforte. Le note del pianoforte (Ave Maria di Schubert) e la
sua voce purissima creano un momento di grande emozione e rispetto. Ragazze e
Goullon stanno tutte in silenzio attorno al letto di Cantilena, che parla con dolcezza,
con una luce di felicità sul viso.
CANTILENA: (tende le braccia verso l'invisibile)
E' la
mia ora! E' venuto a prendermi! Il mio ragazzo di
sessant'anni fa, il mio moretto riccio con la rosa
all'orecchio...La povertà ci separò...Ma ora avremo due
stanze in paradiso!
Cantilena si ferma. Di colpo, come un giocattolo, come uno scherzo. Stavolta la
Goullon le mette uno specchietto davanti alla bocca: rimane terso. Solo ora la
Goullon scoppia in pianto. Chiara, commossa, la abbraccia con affettuosa solidarietà.
GOULLON: (singhiozzando)
Da quanti anni aspettavo
questo momento...Ora non ci sono più ostacoli fra me...e
loro!...
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"Donna di piacere"
ANITA: Loro...chi?
GOULLON:
I
soldi
della
vecchia!...Ora
sono
miei!...Miei!Miei!
La Goullon apre il bastone traendone fuori l'anima acuminata e si avventa a sventrare
il materasso, urlando come chi va all'assalto dei briganti. Ma dallo squarcio del
materasso escono solo piume, simili a fiocchi di neve. Una nuvola di piume bianche
invade la stanza. La Goullon a tentoni lotta con esse, le trafigge con la punta di
acciaio, le insegue smarrita per la stanza. Nevicata di piume sul salone, mentre sale
in alto, lentamente, accompagnato dall'Avemaria, il letto di Cantilena. La nuvola di
piume si dilata fuori della porta e della finestra, esce dal bordello, invade la
campagna, si mescola alla neve.
GOULLON: (accasciata, più morta che viva)
L'ultima
speranza è svanita...Puttana!
RANNUSIA:
(da
dietro
il
paravento)
Ma
in
compenso...rideremo! Volete vedere la più bella burla di
carnevale?
Da dietro il paravento esce Rannusia con l'abito di Giolli appoggiato
buffonescamente addosso, seguita da Anita alla quale fa le riverenza. Le ragazze si
affollano intorno. Giolli e Chiara si scambiano un'occhiata sgomenta.
RANNUSIA: Vuole sposarmi, signorina Giolli?
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"Donna di piacere"
ANITA: (facendo la ritrosa) Oggi? Ma è martedì grasso!...
RANNUSIA: Il giorno giusto per uno scherzo!
Giolli, vergognosa, annichilita, si nasconde dietro le altre, non osando intervenire, né
fa niente per impedire lo scempio. Rannusia spalanca la valigia, con Nichilina e
Anita tira fuori oggetti da toilette, camicia di pizzo e trine. Ogni cosa che trovano
ridono e la mostrano.
NICHILINA: Ecco dove metteva tutti i soldi che le
prestavo, Madame!
RANNUSIA: Non manca proprio niente per una fuga!
ANITA:(ridendo) Solo lui!
GIOLLI: (ferma, bianca) Zitte, per carità! Lui sarà qui da
un momento all'altro, e se lo viene a sapere la Goullon...
GOULLON: Povera Giolli...Ma io lo so da un pezzo!
Quando il cliente diventa troppo affettuoso, sto subito
all'erta. Lo sai perché gli piace tanto promettere? Perché
così gli si drizza, ma poi una volta rivestiti si scordano. Il
tuo ganzo cambierà bordello, dirà le stesse cose a un'altra.
Ride sotto i baffi. Damina finora ha preso parte al linciaggio, ma comincia a provare
pietà per Giolli.
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DAMINA: Che c'è da ridere? Ma siete proprio cattive!...
NICHILINA: Noi a fare marchette e lei con l'abito bianco
sotto il letto!
La Goullon palpando il vestito.
GOULLON: E senti che stoffa!...Ecco perché tutte quelle
visite in città.
La Goullon misura uno schiaffo a Giolli; non la colpisce ma la sua veemenza
aumenta quella di tutte.
NICHILINA: Diamole una lezione!
Nichilina raccoglie dalla valigia un grosso pettine pesante, e anche le altre si
avvicinano minacciose a Giolli. Giolli, accerchiata, è difesa solo da Chiara, che però
non riesce a fermare il linciaggio. Nichilina le tira il pesante pettine che ha in mano.
Le altre la bersagliano con quanto trovano. Giolli cerca di coprirsi.
DAMINA: (mettendosi in mezzo e difendendo Giolli col suo
corpo) Ferme! Ferme! Chi non ha mai pensato all'abito
bianco... almeno una volta, eh?
DARIA: (a parte, vantandosi) Io l'ho già avuto!
Le mani pronte a colpire si riabbassano lentamente. Damina approfitta dell'attimo di
calma per aiutare Giolli a rimettere in ordine il bagaglio devastato. Riponendolo
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"Donna di piacere"
nella valigia, Damina si trova tra le mani un piccolo medaglione con un ritratto.
Giolli se ne accorge, fa per strapparglielo di mano ma è troppo tardi.
DAMINA: (aprendolo, incredula) Ovidio!... (Lanciandosi
su Giolli a graffiarle il viso e lanciandole contro a raffica
tutto quello che trova nella valigia. Urla:) Con lui!... Con
LUI volevi andare via! Di tutti i maschi che passano di qua,
proprio il maio, volevi! (Alle ragazze) Facciamola a pezzi!
Tenetela! L'ammazzo!
RANNUSIA: (a Giolli) A quest'ora lui sta ridendo di te coi
suoi amici... mettiti le ciabatte e levati quei pennacchi da
poco, il tuo Carnevale è fottuto!
Giolli si accascia a piangere sulla panca, il viso nascosto tra le mani.
DAMINA: (a Giolli) Tu non sei niente per lui! Con me
rideva di te!
GIOLLI: (esasperata, alza la testa fieramente e balza in
piedi) Ah sì? Te lo faccio vedere io, come rideva!
(Inginocchiata sul pavimento muove un tramezzo e tira
fuori uno scatolone, comincia a scartarlo sotto gli occhi
delle curiose) Dio sa quanto m'è costato non farlo vedere a
nessuna. (Mostra alle altre il suo tesoro: una bambola
vestita come un figurino e un cofano di legno rosa con altri
sei abiti, dei più squisiti modelli) Vedi? Sono io la sua
bambina!
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"Donna di piacere"
DAMINA: (gridando) Rompiamo la bambola! Rompiamo
tutto!
Le ragazze si buttano sul prezioso giocattolo, si contendono la bambola, la fanno a
brani come baccanti: chi strappa una gamba, chi un braccio. Anita le stacca la testa di
netto e Damina, che non riesce a toglierle la scarpetta, la morde, come volesse
mangiarla. Giolli, sconvolta, sta in un angolo. Soffre ogni sgarbo fatto alla bambola,
soffre i piccoli meravigliosi abiti fatti a brani. Solo Rannusia è rimasta ferma.
RANNUSIA: (con grande dolcezza, mentre Giolli fissa lo
scempio e forse non la sente neanche) Che malinconia,
pensarti in una casa con Ovidio per marito, e i nomi
cambiati perché non si sapesse che eri stata puttana.
Il massacro è compiuto: ora bambola, vestiti, cofano, sono a pezzi.
GIOLLI: (a bassa voce, ma con determinazione terribile.
Fiammeggiante) Come vi pentirete! Perché lui arriverà!
Sfiderà i lupi, la moglie, la neve e correrà qui, da me!
Spalancherà la porta, con una banda di uomini armati e
diranno: "A chi dobbiamo tagliare la testa, signorina
Giolli?". E io dirò: "A tutte!".
L'orologio a Cucù: manca poco alla mezzanotte. Damina, Nichilina, Anita, si
stringono vicino alla Goullon, fissando l'orologio, smarrite, come pulcini attorno alla
chioccia. Chiara sta vicina a Giolli, che trema, gonfia di lacrime, come presa dalla
febbre.
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"Donna di piacere"
DAMINA: (raccolta in un angolo e separata dalle altre,
come una lebbrosa) Fra due minuti Carnevale sarà finito...
dovremo entrare nella Quaresima senza peccato?
DARIA: Se lo avessi saputo sare rimasta a casa.
MME GOULLON: (con sguardo indignato all'immagine
della Madonna) Sei ghiotta di candele, eh? Però, quando si
tratta di fare un favore... Tu, con me, hai chiuso! (Soffia
sulla candela davanti all'immagine. Tendendo le mani verso
l'orologio, in un gesto disperato) Ancora pochi secondi... Ci
sarebbe una formila magica, ma è pericolosa! O arrivano i
maschi a frotte... o arriva Satana in persona e scopa tutte!
(Piano, terribile e comica, evoca in giaculatoria) Belzebù...
Astarotte... Satàn... Batocchio Spadone Birulino Pisello
Farfarello Beemoth... Cazzo, cazzo, cazzoooooo!
In risposta alla giaculatoria, il Cucù si scatena a suonare la mezzanotte. Giolli si
copre le orecchie, accasciandosi. Appena il dodicesimo colpo è scoccato... si sente
fuori un rumore sordo.
DARIA: (nascondendosi) Cielo! Mio marito!
ANITA: (a Giolli, sfottendola) Corri! C'è qualcuno che sta
venendo alla porta dell'orto...
Si ode un richiamo soffocato.
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"Donna di piacere"
VOCE UOMO: (f.c.) Giolli!... Giolli!...
Damina sbianca. Giolli non si muove.
NICHILINA: (andando alla finestra e sgranando gli occhi)
Lì sotto c'è davvero qualcuno!
Chiara, Damina, Mme Goullon, Anita, Chiara, Daria, corrono a vedere. Giolli rimane
ferma.
MME GOULLON: (guardando increduta dalla finestra) È
la fine del mondo! Se gli uomini cominciano a mantenere
promesse, posso chiudere.
GIOLLI: (alzando appena la testa, smorta, struggente)
Ancora scherzi? Non avete riso abbastanza?
VOCE UOMO: (f.c.) Giolli! Sono venuto a prenderti!
GIOLLI: (lanciandosi fra gli oggetti profanati, calpestando
gioiosa tutto il suo corredo e i resti della bambola)
Ovidiooooo!!!!
Le ragazze e la Goullon, ammutoliscono. Lacrime silenziose scorrono sulle guance di
Damina. Le ragazze, invidiose, pentite, e tuttavia un po' sognanti, mentre tengono gli
occhi fissi su Giolli che rialza la testa con un gesto da regina insultata.
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"Donna di piacere"
MME GOULLON: (sbarrandole la strada) Tu non esci di
qui!
GIOLLI: (fissando la Goullon) Un solo uomo s'è mosso. Per
me. E non per un ballo... Per sempre! Mi lasci passare... o
l'ammazzo!
La Goullon si scosta. Giolli passa lentamente fra le invidiose, godendosi quegli
straordinari attimi del suo trionfo e gli sguardi delle ragazze. Spalanca la porta e
appare la sagoma di un uomo in mantello, dal largo cappello. Giolli si butta fra le sue
braccia, l'uomo la stringe coprendola col suo mantello.
GIOLLI: Amore mio! Portami via, subito!
L'uomo si toglie il cappello. È Rannusia. Travestita da uomo, che ghigna, mentre
stringe Giolli, che solo ora si accorge di essere fra le sue braccia. Giolli, con un
gemito, si strappa a lei, esterefatta. Un momento di silenzio stupefatto. Poi, un grido
di giubilo delle ragazze. Malignità e sollievo per la mancata fortuna di Giolli e per la
burla, che è proprio riuscita. L'allegria delle ragazze si sfrena, fragorosa. Ridono
tutte, la Nichilina piangendo a grosse lacrime, convulsa. La Goullon ride. Poi, di
colpo smette, dà un terribile pugno al tavolo che fa sobbalzare i bicchieri e girare
tutte la ragazze verso la sua faccia improvvisamente feroce.
GOULLON: Quella ci ha sfottuto a tutte...Uno scherzo da lesbica!..
Tutte guardano con antipatia Rannusia. La Goullon solenne si alza, sovrasta Rannusia. Da protagonista della
burla, ora Rannusia è sola, le ha tutte nemiche intorno. L'ostilità cresce. Giolli le sputa in faccia, e grida.
GIOLLI: E' colpa sua se non viene nessuno...E' lei!...E' lei che non li fa venire!...
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"Donna di piacere"
Giolli afferra il pugnale, vibra un colpo a Rannusia, si scansa, la manca. La Goullon getta un serramanico chiuso
a Rannusia che lo prende a volo.
GOULLON: Punto su Giolli!...
Scatto del serramanico in mano a Rannusia. La lama viene fuori. Le ragazze si mettono in cerchio per il duello.
NICHILINA: 20 soldi su Rannusia!...
DARIA: E io 15, su...
CHIARA: (interrompendola) 50 su Rannusia!...
Giolli combatte con violenza. Rannusia cerca di mandare a vuoto i colpi. Anita dà un calcio a Giolli per farla
cadere sul coltello dell'avversaria. Ma Rannusia galantemente non approfitta per colpire, anzi sostiene Giolli
impedendole di cadere, e grida ad Anita.
RANNUSIA: Faccio da me!...(piano a Giolli) Non voglio farti male.
GIOLLI: Io sì! Ti voglio ammazzare! Solo questo mi può calmare!
Rannusia si sforza di sembrare feroce, ma continua a far finta di combattere mandando a vuoto i colpi, e intanto
disperatamente sussurra a Giolli.
RANNUSIA: Amore, non ti ucciderei mai...Ma non venirmi così sotto, o sarò
costretta a far vedere chi sono!
Giolli vibra un colpo micidiale dritto al petto di Rannusia. Guizzo della lama. Rannusia le blocca il polso con
simulata violenza, e mentre glielo stringe facendole cadere il coltello le parla.
RANNUSIA: Se l'amore perduto devo salvare la fame di cattiva...o di che vivrò,
d'ora in poi?
Ma Giolli fulminea si china a raccogliere il coltello e ricomincia con una furia che obbliga anche Rannusia a
qualche offensiva; mentre con le lacrime agli occhi non smette di supplicarla.
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GIOLLI: No...No...
Giolli la sfiora col pugnale: un graffio soltanto ma sprizza un pò di sangue. Le ragazze urlano. La Nichilina tuffa
la testa nei grossi seni della Goullon, nascondendosi.
NICHILINA: Non posso guardare!...mi dica lei che succede...
Con la Nichilina in grembo, la Goullon racconta fedelmente lo scontro.
GOULLON: Giolli vuole il sangue!...Mira alla gola...L'ammazza!...No! Rannusia
ha schivato...Ah! Basta! Bastaaaa!
Ma le duellanti non la ascoltano, continuano a menarsi colpi e sembra che nessuna forza al mondo po
distogliere Giolli dalla sua furia. Quand'ecco, si sente bussare alla porta. Colpi maldestri e attutiti, come battuti
da una mano guantata. Le ragazze perdono ogni interesse al duello. Ascoltano i colpi. Damina getta un grido
acutissimo.
DAMINA: Un Uomo! Un uomo!...
Giolli si volge. Attraverso la finestra appannata del pianterreno, nel buio trapela l'immagine di un uomo.
DARIA: Mio Marito!
Giolli si lascia cadere di mano il coltello. Dà uno spintone a Rannusia.
GIOLLI: Un uomo? Allora tocca a me. Chiunque sia, tocca a me.
Corre ad aprire. Damina cerca di arrivare prima di lei, ma Giolli la butta da parte. Guadagna la porta, la
spalanca. Contro la buia neve c'è un orso eretto sulle zampe, più grande di un uomo. Un orso maschio, incrostato
di neve, l'occhio velato, alla ricerca di caldo, di un rifugio. Le ragazze urlando si nascondono dietro il tavolo,
Rannusia compresa, mentre Giolli lo guarda provocante, come se fosse un uomo...
GOULLON: Aiuto!...Le belve!...Chiudiiiii!...
Poiché Giolli non si muove, la Goullon lestissima corre alla porta e la sbatte in faccia all'orso. Giolli con calma
riapre la porta: l'orso è sempre lì, spaventato ma attratto.
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"Donna di piacere"
GIOLLI: Che fa, Madame? Manda via il nostro unico invitato?
Confuso, porge la grossa zampa a Giolli, che la stringe ridendo.
GIOLLI: E' un orso ammaestrato! Non c'è da avere paura!...
Nichilina per prima timidamente comincia a farsi avanti.
NICHILINA: E' vero! Ha la museruola. Non ci può fare del male!...
L'orso fa l'inchino. Le ragazze gli si affollano intorno con gridolini.
DAMINA: Sa stare sulle zampe come un vero signorino!...Non è una bestia
selvatica!...
Fanno entrare l'orso. Giolli chiude la porta.
GIOLLI: Ora la festa! La festa vera...La festa col maschio!
Per le ragazze esasperate l'orso diventa il centro del carnevale. Gli buttano i coriandoli, Giolli gli fa leccare
attraverso la museruola la faccia. Lui, stupito, annusa e lecca. Il fuoco comincia a sciogliere la neve sul pelo. Si
rinfranca. Damina lo prende per una zampa.
DAMINA: Devi ballare con me!
GIOLLI: No, con me!...
Giolli comincia a tirarlo per l'altra zampa. Se lo litigano. Vince Giolli che con uno strattone se ne impadronisce.
Riesce a fargli fare mezzo giro...Lui si ferma frastornato. Daria gli versa tra i denti qualche goccia di anisetta.
L'orso succhia, barcolla: gli gira la testa. Damina, Anita, Nichilina e Daria girano attorno all'orso cercando di
sedurlo con occhiolini e moine. Le unghie laccate di Giolli percorrono la bocca e le orecchie dell'orso in un
solletico sempre più malizioso. E lui ci sta, lubrico, accondiscendente, comico e spaventoso.
GIOLLI: (ride) E' cento volte meglio di un uomo!
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"Donna di piacere"
Rannusia si avvicina a Giolli e le sussurra con dolcezza.
RANNUSIA: Attenta, bambina. Non si scherza con gli orsi.
GIOLLI: (piena di rancore) Vattene! Non vedi? Al signore è venuta voglia, è un
cliente di molto conto...
L'orso ha sentito l'odore di Giolli. Col muso le cerca tra le vesti. Lei lo lascia fare, e con dolce voce ubriaca gli
parla.
GIOLLI: Dopo, caro, dopo...
Nichilina strappa di forza l'orso a Giolli, aiutata da Damina.
DAMINA: Changez la dame!
Damina e Nichilina lo tengono ognuna per una zampa, e lo trascinano al centro del salone. Giolli sale di fretta le
scale e scompare al piano di sopra. Nel ballo buffonesco l'orso se la cava, sembra divertirsi fra scherzi e risate.
Anita gli tira il pelo, Daria cerca di attirare la sua attenzione, come se si trattasse di un cliente vero...Ma d'un
tratto tutte tacciono e alzano lo sguardo verso la scala. In cima è apparsa Giolli, vestita da sposa, con l'abito
strappato che la fa sprezzantemente più bella. Giolli scende il velo. Il velo a brandelli fluttua dietro di lei come
una lieve coda, scivolando lungo i gradini. Ha una coroncina sui capelli meravigliosamente pettinati. L'emozione
trattenuta: una sposa. E così trepidante va fino all'orso e senza smorfie, come se fosse vero. Allegria delle
ragazze, che subito si danno da fare. Una tovaglia bianca di merletti si srotola sul tavolo. Due mazzi di fiori ai
lati e un crocefisso nel centro completano la simulazione d'un altare. Inutilmente la Goullon cerca di opporsi.
GOULLON: No! No! E' peccato!
Già Nichilina ha indossato uno scialle nero, e col rivestimento rosso di flanella per la teiera imita un cappello
vescovile. Chiara mette due cuscini per inginocchiatoio.
DARIA: (spaventata dall'orso) Casa mia, in confronto, era un paradiso! Io quasi
quasi ritorno da mio marito...
Anita regge scompostamente lo strascico di Giolli, fingendosi commossa. Giolli è al braccio dell'orso, che le
cammina accanto eretto, come capisse la cerimonia... La Goullon, accorata, scotendo la testa in piedi davanti al
pianoforte, accenna con un dito la Marcia Nuziale. Nichilina, dietro il tavolo, tiene Natura e Arte come un
messale.
67
"Donna di piacere"
NICHILINA: Vuoi tu, Ovidio Corradi, prendere per moglie la qui presente
Randoni Giovanna, detta Giolli?
L'orso fa la riverenza.
NICHILINA: Io vi sposo in nome del padre e del figlio...
Un sordo ruggito d'avvertimento copre le parole di Nichilina: la bestia stretta nelle zampe comincia ad essere
stanca. Daria spinge verso Giolli il vassoio della torta sorpresa. Giolli ci soffia sopra. Le candeline si accendono.
L'orso alla vista del fuoco si innervosisce. Ruggisce di nuovo dentro la museruola, più forte di prima.
RANNUSIA: Basta!
GOULLON: Il bel gioco dura poco!
GIOLLI: (stringendosi all'orso) Io faccio come mi pare, ormai sono una donna
sposata!
Nichilina, Daria, Anita e Damina la spalleggiano ridendo.
DAMINA: Ha ragione!
Giolli si stringe teneramente all'orso, strofinandosi a lui con maliziosa tenerezza.
GIOLLI: Tu non mi puoi tradire!...Hai tutto quello che serve a un uomo, ma non
parli...Tu non puoi mentire!...
L'animale, frastornato ed eccitato, odora la bocca di lei.
GIOLLI: Amore!...Non puoi nemmeno baciarmi...Ora ci penso io !...
Gli toglie la museruola. Le altre si scostano con un urlo. La Goullon brandisce il bastone e grida.
GOULLON: Fermatela! Quella si fa ammazzare!
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"Donna di piacere"
GIOLLI: (all'orso) Allora, non mi baci?
Tutte trattengono il respiro. La Goullon sta pronta col bastone. Lui, fiutando, si accosta alla bocca di Giolli. Lei,
ad occhi chiusi, rapita, aspetta, poi li riapre di colpo urlando.
GIOLLI: No!...Non mi fido più!...
Gli dà un violento colpo sul naso, respingendolo. L'orso repentinamente si rivolta. La bonomia della bestia
ammaestrata lo lascia: uno spaventoso mostro selvaggio ruggendo drigrigna i denti e si getta su Giolli. Con una
zampata le strappa il vestito sul petto. Una macchia di sangue si allarga sull'abito bianco. Giolli urla e ride.
Cade. Panico, fuggi fuggi, le ragazze si nascondono. La Goullon alle spalle dell'orso gli cala una tremenda
bastonata in testa. Il bastone si spezza. L'orso inferocito si gira verso la Goullon. Lei si difende roteando il
mozzicone di bastone. Lo tiene per un'istante lontano.
GOULLON: (a Rannusia) Aiuto...fai l'uomo!...Fa' vedere che sei!
Ma Rannusia fa una strana faccia. Poi sviene pesantemente sul pavimento. L'orso morde il mezzo bastone della
Goullon: le si sta per buttare addosso. Con un grido selvaggio allora Nichilina sale sul tavolo, giunge i forti
pugni e vibra un colpo violento, secco e disperato sulla testa dell'orso. Rumore di rotti. La bestia cade rantolando
e non si muove più. Lente le ragazze vengono fuori dai loro rifugi, pronte a scappare di nuovo. Si accostano
timorose alla bestia immobile. Rannusia rinviene strabiliata. Vede l'orso a terra.
RANNUSIA: E'...morto!...Chi è stato?
GOULLON: Tu no di sicuro! Coniglia! (abbraccia fierissima la Nichilina)
Nichilina si massaggia incredula le mani.
NICHILINA: (dispiaciutissima) Povera bestia...Non l'ho fatto apposta! Madame
era in pericolo...Mi sembra d'avere ammazzato un cristiano!
La Goullon abbraccia la Nichilina in un entusiasmo incontenibile.
GOULLON: Ti voglio adottare! Ti farò da padre, da madre...Non ci lasceremo
più!
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"Donna di piacere"
Chiara e Rannusia adagiano Giolli ferita sul divano. Rannusia è impietrita dal dolore, incapace di qualsiasi
gesto. Anita corre con un bacile d'acqua calda; Chiara comincia a medicarla. I panni si tingono di rosso. La
Goullon ancora euforica per essersi salvata la vita, non si è resa conto della gravità della ferita, e se ne esce
giovialissima:
GOULLON: Non è niente! Giusto uno sgraffio, per la fine della Quaresima questa
trotta meglio di prima...ce n'è che va pazzo per le cicatrici d'orso! Ne ho avuta una,
col moncherino, faceva furore!
RANNUSIA: (sommessa, ma severa) Stia zitta, Madame. Giolli muore.
GIOLLI: Me la filo senza pagare i debiti, Madame...
RANNUSIA: E' finita come volevi...Un bel sangue sull'abito da sposa.
GIOLLI: Lasciami...E' la mia notte di nozze. Tu non c'entri.
Chiara compie uno strano rito sopra Giolli morente. La scalda col fiato, le soffia sopra come sperando in una
magica guarigione. Ma Giolli sta sempre peggio. Perde conoscenza.
GOULLON: (china su Giolli) Anatrina mia, qualche volta ti ho voluto più bene
che ai soldi...La tua risata mi rallegrava come uno scroscio di monete...
Quand'ecco un grande chiarore fuori della finestra. Appare la Santa, che tende le mani a Chiara. La vede lei sola.
Le altre la guardano stupite mentre parla con qualcuno che non c'è.
SANT'AMARA: Vieni, Chiara! Vieni con me! Hai superato la prova...Dimentica
il bordello. Ora, puoi volare!
Chiara continua a stringere le mani di Giolli, e scuote la testa.
SANT'AMARA: Che c'è? Non sei contenta? Non era il tuo più grande desiderio?
CHIARA: Ne ho uno ancora più grande! Che Giolli non muoia!
SANT'AMARA: Questo è un miracolo troppo importante...Non ti può riuscire...a
meno che...tu non rinunci per sempre al volo!...
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"Donna di piacere"
Chiara guarda la Santa, sospesa a mezz'aria, e guarda Giolli, sospesa fra la vita e la morte.
CHIARA: Sì! Rinuncio!
SANT'AMARA: Ma perderai tutti i tuoi poteri!
CHIARA: Tutti tutti? (la Santa annuisce) Allora, Santa, avrei un'altra piccola
grazia da chiederti...
La Santa volando si avvicina a Chiara, che le sussurra qualcosa all'orecchio...
SANT'AMARA: Tu, nelle cose dello spirito, sei un'affarista...Peggio della
Goullon!
La Santa vola via.
NICHILINA: Che silenzio! Pare che non c'è più nessuno al mondo...Che siamo
rimaste sole.
DAMINA: Come se gli uomini...fossero spariti per sempre.
La Goullon si prende la testa fra le mani, desolata.
GOULLON: Né luce, né uomini...I soldi erano piume...Questa (indica Chiara) è
impazzita, e Giolli muore...Sei proprio incazzato con noi, Signore!
Giolli emette un gemito doloroso. Fa un gesto, come chiamando a sé Rannusia.
GOULLON: E' la fine...Ci siamo...
Invece Giolli riapre lentamente gli occhi, e sotto lo sguardo sbalordito delle ragazze ha luogo uno straordinario
prodigio: il suo colorito terreo poco a poco si fa roseo...Giolli si alza sul divano...
RANNUSIA: Ferma!...La ferita!...
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"Donna di piacere"
Ma Giolli si toglie con stupore le bende insanguinate...ed ecco, il suo petto intatto, miracolosamente risanato,
senza più traccia della ferita. Chiara è illuminata da una grande felicità. Rannusia, ancora timida nella sua gioia,
è come incredula. La Goullon si butta in ginocchio.
GOULLON: Un miracola...Cantilena!...E' stata Cantilena...
In quella, da lontano, dalla campagna, viene un ronzio...Tutte tendono l'orecchio. Un sibilare penetrante e
minaccioso, come un ronzio di gigantesco calabrone.
NICHILINA: Le cavallette!...
Ma ecco che le lampade del salone vengono percorse prima da lievi lampi: bagliori che vanno e vengono,
facendo oscillare il salone fra luce e buio con effetti d'acquario, finché si accende tutto insieme.
GOULLON: (grida) La LUCE ELETTRICA!
TUTTE LE RAGAZZE: La luce! La luce!
GOULLON: (si inginocchia) Due miracoli! Santa Cantilena! Appena arrivata
lassù, ha detto una parolina per noi...ha salvato Giolli, e ha salvato il bordello! Le
farò fare la statua! E la cappella! E ci andremo ogni domenica!
Ed ecco una splendida musica di valzer, suonata da pianoforti e violini. E' il fonografo a tromba, azionato
dall'elettricità. La Goullon afferra alla vita la Nichilina e si getta con lei nel ballo. Rannusia balla con Giolli,
Damina con Anita, la Goullon con Daria in un valzer roteante, inebriante. E mentre le ragazze ballano,
lentamente Chiara si solleva fino al cielo, con due enormi ali bianche.
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"Donna di piacere"
DAMINA: (a parte) Giolli, Giolli, Giolli... Solo Giolli! E
io? Non conto! Io sono un'inglese, che fa ridere quando
parla. Io sono un'antipatica! Sì! È la mia gloria... È la mia
maschera - sennò mi mangerebbero il cuore. Volevo
diventare una ballerina famosa... (con un'impennata
caparbia e dolce) SEMBRA che io sia finita a fare la
puttana... ma non è vero! Qualsiasi cosa faccia, io danzo
(accenna un passo di danza).