748.9 kB - Consulta Giovani Alpago

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La guerra è finita? Sicuramente è finita
quella di qualcuno, forse è ripresa la
guerra di altri, sicuramente non si è mai fermata
per Emergency.
“Un’ora dopo arriverà Alphonsine, avvolta in un’amaca di paglia e in molti vestiti colorati inzuppati
di sangue. Il capitano Micelle Barret è una simpatica ragazza paffuta e lentigginosa, un medico del
contingente australiano dell’Onu in Ruanda. E’ lei
che porta i primi soccorsi ad Alphonsine, nel corridoio della sala operatoria.
-Oh Christ!- esclama Michelle, mentre taglia i
vestiti bruciacchiati per esaminare le ferite, e volta
la faccia presa da un conato di vomito.(…)
Alphonsine è pressoché tagliata in due, e sanguina
copiosamente(…) ha una brutta ferita all’avambraccio, ma il vero disastro è là, le
gambe maciullate fin sopra le ginocchia, spappolate dalla mina,
un’informe poltiglia di pezzi di
muscoli e brandelli di vestiti.
Dobbiamo
amputarle
entrambe, Michelle mi
aiuta, operiamo in fretta”.
“Alle ore 17 del 13 aprile,
nel villaggio di Morta,
vicino a Darbandikan,
quattro bambini, tre fratelli e uno dei cugini, stavano
giocando a meno di cento
metri dalla loro casa.
Farhad Hamid, 5 anni,
Bahjat Mayed, 12 anni,
Nashat Majed, 8 anni , Rift
Majed, 6 anni. Si stavano rincorrendo quando uno ha inciampato in una mina italiana, una
Valmara 69. La madre dei tre fratelli, che
era in casa al momento dell’esplosione, ha
portato i primi soccorsi. Morta è un piccolo villaggio isolato, non ci sono mezzi di trasporto immediatamente disponibili. I bambini arrivano all’ospedale
di Emergency dieci minuti prima di mezzanotte.
Per Nashat e rifat niente da fare, sono già morti
all’arrivo in ospedale. Bahjat ha ferite multiple al
torace e agli arti, ma non c’è immediato pericolo.
Farhad è in stato di shock, lo portiamo subito in
una sala operatoria. I frammenti metallici della
Valmara gli hanno perforato la trachea, un polmone, lo stomaco, l’intestino. Finiamo l’intervento alle
3, le sue condizioni sono molto critiche. Farhad non
si è più svegliato, è morto alle 4.45.”
“Jaweed ha vent’anni e porta ancora sul volto i
segni delle schegge. –Presto, presto, tutti a casa !aveva urlato alla famiglia, mentre cercavano rifugio durante un attacco aereo americano. Lui il fratello maggiore era rimasto fuori, l’ultimo perché
tutti fossero al sicuro. Un’altra bomba ha
polverizzato la casa di Jaweed. Dentro c’erano suo padre e sua madre, le cinque sorelle e i due
fratelli. Tutti morti. La sorella più piccola si chiamava Fahima e aveva 5 anni.
I parlamentari italiani, il novantadue per cento di
loro, hanno dichiarato guerra all’Afghanistan. Il
Parlamento ha votato contro la nostra Costituzione
che “ripudia la guerra”. Hanno scelto la guerra,
ancora una volta, hanno deciso che sta loro bene che
si uccida. Mi dicono che per qualcuno è stata una
decisione sofferta. Vedremo di farlo sapere a Jaweed,
magari deciderà di inviare messaggi di solidarietà ai
sofferenti tra i nostri politici.”
Emergency è una organizzazione umanitaria, un’associazione di medici, infermieri, collaboratori che
operano direttamente negli ospedali nelle
zone di guerra.
Emergency nasce nel 1988 dall’idea di
Gino Strada, chirurgo milanese che
in precedenza ha lavorato per la
Croce Rossa.
Ad oggi Emergency ha aperto
ospedali in Iraq, Kurdistan,
Cambogia,
Ruanda,
Afghanistan e altri paesi.
Conta numerosi medici provenienti da diversi paesi del
mondo. La sede legale è a
Milano.
Srada e la sua equipe hanno
percorso migliaia di chilometri
cercando la guerra, anzi le guerre. Ne hanno trovate molte, troppe,
ognuna nata da una motivazione
diversa, ma accomunate dalle stesse
conseguenze:
sofferenza,
morte.
Emergency lavora per rimediare, fin dove è
possibile, a queste conseguenze. E basta. Di fronte ad una vita da salvare i medici non si chiedono chi
ha sparato, perché l’ha fatto, chi ha ragione. Operano
e basta, molto spesso in condizioni che definire precarie è riduttivo: sale operatorie coperte da un telo
perché il tetto è stato sfondato da un razzo, pochi farmaci a disposizione e solo quelli indispensabili, niente sangue per le trasfusioni. E con la paura costante
di essere bombardati.
Tante volte abbiamo assistito alla beatificazione
mediatica di qualche giornalista bravissimo a raccontarci la guerra di qualcuno, ma troppe poche volte ho
sentito raccontare la guerra di Alphonsine, la guerra
di Farhad, la guerra di Jaweed, la guerra di
Emergency.
I brani sono tratti da: “Pappagalli verdi” e
“Buskashì” di Gino Strada, editi entrambi da
Feltrinelli. Per informazioni specifiche, contatti, contributi: www.emergency.it
Approfittiamo di questo piccolo spazio per rac contarvi una storia, ma non una storia qualun que..
E' certamente frutto della nostra fantasia, però
in fin dei conti non è poi così irreale.
Due amici, Alex e Leo, sono nati e vivono in
un piccolo paese di campagna molto
"out",fuori dal mondo,per intendersi: niente
disco,niente cinema,niente pub,niente di nien te.
Finita la scuola si ritrovano sempre con i quat tro del giro al solito, squallido bar.
Lì passano pomeriggi interi davanti a una
birra e a un mazzo di carte,nel tentativo
impossibile di allontanare quella sensazione
permanente di noia. L'unico spunto di dialogo
è dato dalle partite domenicali e dalle tipiche
feste del sabato sera,che tutti attendono
ardentemente nella speranza di provare chis sà cosa e di sentirsi, per una volta ,se stessi.
Così il lunedì il bar si anima e si riempie di
nuove storie e di nuove avventure che porta no una scia di allegria nella piazzetta del
paese. Ma già da martedì l'apatia ricomincia e
rimane fino al sabato successivo.
Una sera i due ragazzi,per cambiare un po’’
aria,decidono di accettare l'invito di un'altra
compagnia. Obiettivo: mega festa da sballo
totale.
Ed è proprio lì che,tra una birra e un'altra, Alex
incontra Lei:così affascinante e seducente da
attirarlo e da fargli perdere la testa. Ma non è
un'avventura da poco,è una storia destinata a
durare e a cambiargli la vita. Alex per Lei
rinuncia ai suoi amici e ai suoi sogni,dei quali
aveva tante volte parlato con Leo ;inizia a
desiderarla e a frequentarla sempre più
spesso,fino a quando Lei diventa la sua unica
ragione di vita.E lui non riesce più a vedere
nient'altro. Lascia la casa e la sua famiglia per
poter stare liberamente con Lei.
Leo,seppur estraneo a tutto questo,capisce la
situazione e vorrebbe aiutare l'amico a uscir ne.
Ma ormai è troppo tardi,perché i due sono
diventati a tal punto una cosa sola che è
impossibile staccarli l'uno dall'altra.
…Adesso Leo è un uomo felice e soddisfatto
della sua vita;ha un buon lavoro e una fami glia che lo gratificano.Ogni tanto ritorna anco ra in quel bar,dove da ragazzo trascorreva il
suo tempo,e ripensa,sorridendo,a quei
momenti.
Di Alex non si sa più niente;possiamo solo
immaginare che sia rimasto l'adolescente tri ste e insoddisfatto di una volta. Lei non gli ha
permesso di crescere e diventare un uomo
maturo e responsabile;ha distrutto la sua per sona e la sua anima,portandolo in un tunnel
da cui è difficile tornare indietro.
Noi vogliamo rimanere con la speranza di
diventare ,un giorno,veramente grandi come il
nostro amico Leo.
E voi, chi volete essere?
Due giovani amiche
by BePa
SerT@mente rilancia!
Come già preannunciato in occasione della
Festa del Volontariato, sta per partire il progetto “Camper” finanziato con i fondi regionali
della lotta alla droga. E’ un’idea un po’ balzana (come altre d’altronde: ricordate come è
nata la Consulta Giovani?) che è stata partorita dalle menti un po’ bollite di quelli di
SerT@mente.
Una Prevenzione Itinerante? In realtà “FUORIPOSTO” (questo il nome provvisorio del progetto) sarà molto di più. Rappresenterà la
scelta di essere presenti in luoghi come sagre,
concerti, pubs o discoteche, dove i giovani si
incontrano, allo scopo di incontrare i giovani.
Spesso il divertimento sconfina nell’esagerazione e l’esagerazione nel rischio. Molto spesso, però, i colori di certe notti dipendono dalla
cultura del gruppo che non deve essere additata, ma promossa. Da tempo, infatti, crediamo che prevenire non sia sinonomo di “impedire”: preferiamo andare incontro ai bisogni
dei giovani senza paura di contaminazioni.
E allora ecco l’idea del camper che girerà per
i nostri paesi (anche l’Alpago). Tra gli strumenti in dotazione l’etilometro rivestirà una particolare importanza sia come strumento di
approccio e relazione per informare e discutere sulle tematiche legate all’alcol, sia come
strumento per acquisire maggiore consapevolezza sulle proprie reazioni all'alcol con particolare riferimento alla guida in stato di ebrezza. Altre novità saranno i videogiochi interattivi, la musica, i video, l’uso dei computers e la
disponibilità di punti d’ascolto.
Non solo: è previsto il coinvolgimento nelle
uscite del camper anche di operatori informali, di giovani cioè provenienti dalle
Consulte del territorio. Lo scopo è quello di
promuovere proprio la Consulta in altre zone
della provincia.
Sembra inoltre che l’idea del camper sia piaciuta ad alcunii amministratori: non è da
escludere quindi che in futuro possa avere
anche una funzione informativa (tipo
Inormagiovani itinerante) per la promozione
delle oppurtunità giovanili. Staremo a vedere;
intanto a luglio si parte!
Probabilmente la scorsa estate by G. D.B.
vi sarete chiesti il motivo della mancata proiezione di alcuni films chiaramente segnalati in
un programma firmato CGA; ebbene, all’indomani della prima serata dedicata al cinema, ci
è pervenuta una raccomandata da parte della
FAPAV (Federazione antipirateria audiovisiva)
colla quale si invitava la suddetta CGA a “desistere dal proseguire l’iniziativa”, con relativa
cancellazione del nostro calendario.
La normativa italiana non consente infatti di
attuare proiezioni pubbliche senza il consenso
del titolare dei diritti.
Non che ignorassimo questa legge e infatti
come ogni anno ci eravamo già recati all’ufficio
SIAE per ottenere (pagando) i relativi permessi (non siamo certo dei pirati!); fatto sta che dal
giugno 2002 tutto si è ulteriormente complicato, tanto da mandare in confusione le associazioni quali la nostra.
Comunque abbiamo incassato il colpo e abbiamo pure presentato le nostre scuse alla FAPAV
assieme alla richiesta direttamente alle case
cinematografiche di un permesso, che tra l’altro non è arrivato neanche per tutti i films.
L’augurio è che in occasioni future ci troveremo
più pronti e meno stressati!
Conclusione n°1) L’inasprimento (e io personalmente ne so qualcosa anche dal punto di
vista musicale) non invoglia di certo i giovani
ad affrontare spese ingenti e garbugli burocratici anche per iniziative no-profit.
Conclusione n°2) La generazione che ci ha
preceduto non ha conosciuto nessuno di questi ostacoli; è facile quindi lasciarsi andare ai
soliti “ai miei tempi avevamo molte più idee…”
e così via! Forse a noi vengono tarpate le ali,
tra le altre cose, anche per una certa gelosia di
quella libertà che si vuole esclusiva del passato…
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Sped. in A. P.
art. 2 comma 20/C
Legge 662/96
DCI BL