- Io Lavoro Liguria

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- Io Lavoro Liguria
FORUM
 Dalla Regione Liguria
Pubblicazione bimestrale a cura
di Arsel
Agenzia Regionale per i Servizi Educativi e per il Lavoro
Direzione, Redazione, Amministrazione
via San Vincenzo 4 – 16121 Genova
tel. 00 39 010 2491 394 - 393
[email protected]
 Notizie
bimestrale della regione liguria
per il lavoro, l’orientamento
e il sistema educativo
 Il terzo trimestre mostra, in Liguria, un contesto
con qualche luce e ancora buio
 La Giusta via, un progetto di orientamento sperimentale
113
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
 Italia e Africa, volontariato e lavoro
Redazione
Laura Barbasio
Paola Castellazzo
Silvia Dorigati
Federica Gallamini
Paola Mainini
Stefania Spallanzani
gennaio 2014 | febbraio 2015
A cura di Francesca Sanguineti
 Il Programma ‘Garanzia Giovani’, le riflessioni
e il dibattito dal ‘Forum Internazionale sull’Orientamento’
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
 Garanzia Giovani in Liguria, ecco come funziona
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
 Gli standard minimi dei servizi e delle competenze
Hanno collaborato
Laura Barbasio
Milva Carbonaro
Silvia Dorigati
Elisabetta Garbarino
Mariangela Grilli
Paola Mainini
Isabella Puma
Francesca Sanguineti
degli operatori di orientamento
Un ringraziamento particolare
Angelo Gasparre – Arsel Liguria
Servizio Orientamento dell’Accademia
Aeronautica
FORUM
A cura della Redazione
 Lo stress lavoro correlato nella Campagna europea per la sicurezza
e la salute dei lavoratori
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
 In libreria
E inoltre
Servizio Osservatorio mercato del lavoro
– Arsel Liguria
dicembre
2014
gennaio
2015
Anno XIII
A cura del Servizio Osservatorio mercato del lavoro – Arsel Liguria
Direttore responsabile
Stefania Spallanzani
113
La sperimentazione
 I risultati del progetto ‘La Giusta via’, a supporto della transizione dei giovani
verso il lavoro
L’appuntamento
 La Campagna europea per la sicurezza e salute dei lavoratori,
gli eventi di Inail Liguria
Orientamento
 Il Programma ‘Garanzia Giovani’ al centro del Forum Internazionale
Approfondimento
Servizi sociali, socio-sanitari ed educativi:
un’indagine sull’evoluzione del settore in Liguria
 Disturbi di apprendimento, di attenzione e bisogni educativi speciali
A cura di Laura Barbasio
 ‘Artigiani in Liguria’, un marchio di qualità per cinque nuove filiere
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
 ‘Praxis’, un progetto europeo per l’incontro tra domanda e offerta di tirocini
A cura di Milva Carbonaro - GISIG
 Una fotografia dell’immigrazione in liguria dai dati
del Dossier statistico immigrazione 2014
 L’Accademia Aeronautica ecco il percorso per gli aspiranti pilotii
A cura di Isabella Puma
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di Arsel Liguria.
Ogni violazione è perseguibile a termini di legge.
Provincia di Genova
 Il sistema dell’apprendistato e la formazione duale:
come funziona in Alto Adige
A cura della Redazione
 Criticità e potenzialità della Liguria dal Rapporto statistico
 Cine-forum: Il mondo della finanza visto dal cinema
A cura di Mariangela Grilli – giornalista, esperta di cinematografia
 APPROFONDIMENTO:
Servizi sociali, socio-sanitari ed educativi:
un’indagine sull’evoluzione del settore in Liguria
Provincia di Savona
Provincia di Imperia
Provincia di La Spezia
Progetto grafico: www.andreamusso.com
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Unione Europea
Fondo sociale europeo
Regione Liguria
Fondo Sociale Europeo
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113
Numero
dicembre
2014
gennaio
2015
Anno XIII
Dalla Regione Liguria
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Notizie
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Il terzo trimestre mostra, in Liguria, un contesto
con qualche luce e ancora buio
11
A cura del Servizio Osservatorio mercato del lavoro – Arsel Liguria
La Giusta via, un progetto di orientamento sperimentale
16
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
Italia e Africa, volontariato e lavoro
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A cura di Francesca Sanguineti
Il Programma ‘Garanzia Giovani’, le riflessioni
e il dibattito dal ‘Forum Internazionale sull’Orientamento’
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A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
Garanzia Giovani in Liguria, ecco come funziona
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A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
Gli standard minimi dei servizi e delle competenze
degli operatori di orientamento
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A cura della Redazione
Lo stress lavoro-correlato nella Campagna europea
per la sicurezza e la salute dei lavoratori
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A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
Arsel Liguria
via San Vincenzo 4 – 16121 Genova
La rivista è disponibile su Internet
all’indirizzo www.iolavoroliguria.it
In libreria
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Disturbi di apprendimento, di attenzione e bisogni educativi speciali
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A cura di Laura Barbasio
‘Artigiani in Liguria’, un marchio di qualità per cinque nuove filiere
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Redazione dott.sse
Paola Mainini, tel. 010 2491394
Silvia Dorigati, tel. 010 2491393
[email protected]
silvia.dorigati@@arsel.liguria.it
‘Praxis’, un progetto europeo per l’incontro
tra domanda e offerta di tirocini
Autorizzazione del Tribunale di Genova:
n. 17/2002
Una fotografia dell’immigrazione in Liguria dai dati
del Dossier statistico 2014
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L’Accademia Aeronautica ecco il percorso per gli aspiranti piloti
59
Progetto grafico e illustrazioni
studio grafico di Andrea Musso
Videoimpaginazione
Daria Pasolini
All’interno
fotografie della Redazione, dell’Accademia Aeronauticaa, Servizio Orientamento – Arsel-Liguria
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
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A cura di Milva Carbonaro - GISIG
A cura di Isabella Puma
Il sistema dell’apprendistato e la formazione duale:
come funziona in Alto Adige
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A cura della Redazione
Criticità e potenzialità della Liguria dal Rapporto statistico
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Cine-forum: Il mondo della finanza visto dal cinema
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A cura di Mariangela Grilli – giornalista, esperta di cinematografia
In copertina
fotografia della Redazione
La rivista è stata chiusa in redazione
il 30 gennaio 2015
APPROFONDIMENTO:
Servizi sociali, socio-sanitari ed educativi:
un’indagine sull’evoluzione del settore in Liguria
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R U B R I C A
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LE NOVITÀ
DALLA REGIONE LIGURIA
Un milione e mezzo di euro per incentivare l’assunzione di giovani con contratto di apprendistato
Un milione e mezzo di euro per incentivare l’assunzione di giovani liguri nelle imprese del territorio
con il contratto di apprendistato di alta formazione.
Sono stati stanziati dalla Giunta regionale, su proposta dell’assessore alla formazione e al bilancio
Pippo Rossetti, attraverso tre bandi in partenza il 12
gennaio 2015, a disposizione dell’Università e delle
imprese.
Il primo bando prevede uno stanziamento del valore di 600mila euro, a valere sulle risorse del Ministero del lavoro, messo a disposizione di Università e istituzioni formative a favore di giovani dai
19 ai 29 anni che devono conseguire una laurea
o un master universitario, di primo e di secondo livello, o un dottorato di ricerca e possono contestualmente effettuare percorsi di apprendistato in
azienda.
La formazione dovrà essere erogata, in modo tale
da consentire l’alternanza studio-lavoro che caratterizza il contratto di apprendistato e il percorso formativo dovrà avvenire in parte presso l’Università e
in parte presso l’impresa con cui il giovane ha stipulato il contratto.
Altri 900mila euro, finalizzati nell’ambito di due
bandi in parte sui fondi del Ministero del Lavoro e
in parte sul Fondo Sociale Europeo, saranno messi
a disposizione delle imprese con sede sul territorio
regionale, che potranno vedere riconosciuto un bonus del valore di 9.000 euro per ogni nuovo assun-
2
to e potranno richiedere finanziamenti per il tutoraggio aziendale. L’azienda può utilizzare i giovani
con contratto di apprendistato da 6 mesi fino a 4
anni, al termine dei quali può essere confermata
l’assunzione. Università, istituzioni formative accreditate e imprese potranno presentare le domande
per l’accesso ai finanziamenti a partire dal 12 gennaio 2015 a Arsel Liguria, l’Agenzia regionale per i
servizi educativi e il lavoro.
FSE, approvato il POR 2014-2020
È stato approvato dalla Commissione Europea il
Programma operativo regionale Fse 2014-2020 per
la Liguria.
Il nuovo programma, in linea con gli obiettivi europei per il settennato, rappresenta la strategia per
operare una crescita intelligente, sostenibile e solidale, agendo in favore dell’occupazione, dell’istruzione e formazione, dell’inclusione sociale e della
capacità amministrativa.
Tra le novità principali anche un maggiore coordinamento e sinergia con altri fondi strutturali come
il Fesr e il Psr, in particolare per intervenire nelle
aree interne e per lo sviluppo urbano sostenibile.
Le risorse a disposizione del Por Fse 2014-2020 sono: 354.544.768 euro, di cui 177.272.384 euro di
risorse europee, 124.090.669 euro di cofinanziamento nazionale e 53.181.715 euro di cofinanziamento regionale.
Il nuovo programma operativo è suddiviso in 4 assi
(che corrispondono agli Obiettivi Tematici – OT, pro-
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pri del Fse) più una quinta dedicata all’Assistenza
tecnica:
1. occupazione
2. inclusione sociale e lotta alla povertà
3. istruzione e formazione
4. capacità istituzionale e amministrativa
L’80% delle risorse, come richiesto dai Regolamenti
comunitari, è focalizzato su 5 priorità d’investimento (Pdi) che fanno capo ai 4 Obiettivi tematici del
Fondo e il 20% di esse è dedicato all’OT “Promuovere l’inclusione sociale e combattere la povertà e
ogni discriminazione”.
Approvato dalla Giunta regionale Ddl su riordino
delle funzioni delle Province
Un disegno di legge che riordina le funzioni e le
competenze, fino ad oggi in capo alle Province è
stato approvato dalla Giunta regionale su proposta
degli assessori regionali alle infrastrutture, con delega al riordino delle competenze e al bilancio, Raffaella Paita e Pippo Rossetti.
Sulla base del nuovo ddl, che dovrà passare al vaglio del Consiglio delle autonomie locali e, successivamente, del consiglio regionale, sono attribuite
alla Regione Liguria la difesa del suolo, la formazione professionale, caccia, pesca e turismo. Quest’ultima competenza sarà suddivisa con i Comuni che
dovranno occuparsi dei servizi di interesse locale,
mentre la Regione si occuperà della gestione unitaria del tema. Nel frattempo resta ancora aperto il
tema delle risorse.
La nuova offerta formativa in Liguria
Il piano di dimensionamento scolastico è stato approvato dal Consiglio regionale.
Dal prossimo anno scolastico, saranno attivi due
nuovi licei linguistici a Genova, presso il liceo classico Colombo e a Recco, presso l’Istituto Da VigoDa Recco. Inoltre sarà previsto un nuovo indirizzo
arti figurative presso il Liceo artistico Bruno di Albenga e l’opzione Produzione presso l’Istituto Einaudi-Chiodo della Spezia.
Nel piano vengono confermati i quattro licei sportivi attivi dal prossimo anno scolastico. Avranno
sede nel Liceo scientifico King di Genova, al Liceo
Pacinotti della Spezia, al Liceo Bruno di Albenga e
al Liceo Colombo di Arma di Taggia, inoltre è prevista la fusione tra il Liceo Parentuccelli e Istituto
Arzelà di Sarzana e il Liceo Marconi e Liceo Delpino di Chiavari.
Il piano prevede anche una nuova configurazione
dei centri per l’istruzione degli adulti. Confermate
le attività e i percorsi serali, con una attività su tutto il territorio regionale, malgrado il numero degli
iscritti, per il Ministero siano ritenuti ancora troppo
bassi.
Nel piano sono inoltre previste due fusioni, su
istanze dei territori, una tra il liceo Parentuccelli e
l’Istituto di Istruzione superiore Arzelà di Sarzana
e l’altra tra il Liceo Marconi e il Liceo Delpino di
Chiavari.
“Per quanto riguarda i Licei sportivi – spiega l’assessore Rossetti – sono state recepite le proposte
delle quattro province, tre delle quali, Genova, Savona e Imperia, approvate già dal consiglio regionale nello scorso anno. Inoltre sono in corso approfondimenti per capire se, già dal prossimo anno, potranno essere attivati altri due licei sportivi, uno al
Liceo Liceti di Rapallo e l’altro al Liceo Parentuccelli-Arzelà di Sarzana, come richiesto dal territorio, anche se, al momento, la norma nazionale prevede
solo un liceo sportivo per Provincia”.
Nel nuovo piano di dimensionamento è prevista
inoltre l’attivazione, presso il Liceo scientifico
Lanfranconi di Genova-Voltri, dell’indirizzo delle
Scienze Umane, al Vittorio Emanuele II - Ruffini
dell’indirizzo Tecnico-tecnologico e al Marconi di
Imperia di quello di meccanica, meccatronica ed
energia. Al Vittorio Emanuele si completerà l’indirizzo di studio nelle relazioni internazionali di
marketing.
3
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Agricoltura, è operativa in Liguria la ‘Banca della
terra’ per il riordino fondiario e il recupero delle
terre incolte e a rischio
La Giunta della Regione Liguria rende operativa la
Banca della Terra, per promuovere il recupero produttivo delle superfici agricole e forestali abbandonate, incolte o sottoutilizzate, il cui stato di degrado
rappresenta un grande fattore di rischio per l’integrità del territorio.
Con il provvedimento varato dalla Giunta e illustrato
dall’assessore all’Agricoltura, Giovanni Barbagallo,
vengono comunicate le modalità di gestione e funzionamento della Banca della Terra, approvata in
consiglio regionale lo scorso marzo.
In Liguria, nell’ultimo mezzo secolo, si è registrata
una pesante diminuzione della superficie coltivata,
che è passata dal 40% sul totale del territorio nel
1961, all’8% di oggi, con il parallelo aumento della
superficie boscosa, dal 44% al 70%.
Tramite la Banca della Terra, la Regione Liguria si prefigge di aumentare la superficie agricola e forestale,
utilizzata attraverso processi di ricomposizione e riordino fondiario, utili anche a far accrescere la competitività delle aziende agricole e forestali del territorio.
La Banca della Terra mette a disposizione una base-dati informatizzata con le coordinate catastali e
le ulteriori informazioni riguardanti i terreni situati
in Liguria, i cui proprietari, o aventi causa, si dichiarino disponibili a cedere la detenzione o il possesso
a terzi, ovvero ad aderire a forme di gestione consorziata o associata dei fondi.
In una apposita sezione sono inserite le coordinate
catastali e le ulteriori informazioni riguardanti i terreni, di cui sia stato segnalato il presunto stato di
abbandono.
Informazioni su www.agriligurianet.it, il sito dell’agricoltura ligure.
2013 e l’approvazione delle linee guida – ha completato il quadro normativo che regolerà la materia
e si appresta a riconoscere le nuove aziende agricole sociali che nasceranno sul territorio.
L’agricoltura sociale è un’evoluzione del mondo
agricolo, in una logica di collaborazione e interazione con il terzo settore: le aziende agricole sociali
svolgono la loro attività di coltivazione o di allevamento, coinvolgendo nel processo produttivo persone a rischio di esclusione sociale (portatori di handicap, tossicodipendenti, detenuti o ex detenuti, anziani) o residenti in luoghi isolati: si realizzano in
questo modo percorsi terapeutici, riabilitativi, di
reintegrazione e, grazie all’acquisizione di conoscenze e tecniche in ambito agricolo, anche di reinserimento nel mondo del lavoro.
L’agricoltura sociale entra anche nella programmazione dei fondi europei: il Piano di sviluppo rurale
2014-2020 accoglie infatti la nuova materia con
misure e risorse dedicate.
‘Imparo l’italiano in Liguria’, presentata l’agenda
2015
Presentata in Regione l’agenda 2015 ‘Imparo l’italiano in Liguria’, un progetto finanziato dal Fondo
Europeo per l’integrazione di cittadini di Paesi Terzi.
Obiettivo complessivo dell’intervento, hanno spiegato gli assessori alle Politiche dell’Immigrazione e
alla Formazione Enrico Vesco e Pippo Rossetti, è
stata la realizzazione e l’offerta di un piano regionale per la formazione civico-linguistica, in partenariato con l’Ufficio Scolastico regionale per la Liguria
e i Centri Territoriali Permanenti liguri (CTP) che risponde a quanto previsto per i cittadini stranieri
dall’Accordo di integrazione.
Oltre seicento gli studenti partecipanti al Progetto.
Al via progetto ‘Accompagnamento pensione’
La Regione approva le linee guida per le attività
di agricoltura sociale in Liguria
La Regione – dopo la legge n.36 del 21 novembre
4
465mila euro per accompagnare alla pensione chi
ha perso il lavoro. Sono stati stanziati dalla Giunta
regionale, su proposta dell’assessore al lavoro En-
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rico Vesco, per aiutare un centinaio di persone in
tutta la Liguria prive di occupazione, ma vicine alla
pensione.
Le risorse verranno destinate ai Comuni liguri, per
attivare cantieri scuola-lavoro della durata di 12
mesi a partire da gennaio 2015.
La Regione ha suddiviso la cifra stanziata, tra le
quattro province liguri, sulla base dei dati dei disoccupati tra i 55 e i 64 anni. Quasi 200mila euro saranno destinati alla Provincia di Genova, 57.400
euro a quella di Imperia, 108mila euro alla Provincia della Spezia e 100mila euro alla Provincia di
Savona.
Alla cifra stanziata dalla Regione si aggiungeranno
altrettante risorse dei Comuni che comprendono
anche il pagamento dei contributi previdenziali. Le
persone interessate dovranno presentare un documento, rilasciato dall’INPS, anche attraverso i patronati, che certifica il periodo che manca per accedere alla pensione.
Il corrispettivo per ogni persona sarà di 50 euro lordi al giorno e di 1000 euro al mese, per un massimo di 20 giorni lavorativi.
Ammontano a oltre 7.000 i disoccupati tra i 55 e i
64 anni a Genova e provincia, a 2.300 a Imperia e
provincia, 4100 a La Spezia e 5.000 a Savona, per
un totale di oltre 17.000 persone.
177 milioni di euro per contrastare la disoccupazione giovanile e la dispersione scolastica
Ammontano a 177 milioni di euro i fondi che stanno per arrivare dall’Unione Europea a disposizione
della Regione Liguria per combattere la disoccupazione giovanile, la dispersione scolastica e l’emarginazione. Lo ha comunicato l’assessore regionale
al bilancio e alla formazione Pippo Rossetti.
La somma, messa a disposizione dall’Unione Europea, si andrà ad aggiungere al cofinanziamento nazionale e regionale, per un importo totale di 354
milioni di euro che finanzieranno il programma
operativo ligure del Fondo sociale europeo nel periodo 2015-2020.
Il programma operativo regionale assicurerà una
particolare attenzione alla lotta alla disoccupazione
giovanile che, in Liguria, ammonta al 42% e alla dispersione scolastica, a quota 15%.
Le risorse messe in campo dal POR serviranno anche per favorire una maggiore partecipazione femminile al mondo del lavoro e a combattere l’emarginazione, finanziando progetti anche di innovazione sociale, per fornire alle persone in difficoltà le
competenze per trovare lavoro. Le prime iniziative
verranno attivate già nei primi mesi del 2015.
Parte il progetto di e-commerce di Liguriastyle,
specializzato nelle produzioni liguri food e non
food
È pronto Liguriastyle.it, il primo portale specializzato
di shop on line per vendere in tutto il mondo le produzioni liguri e diffondere la cultura degli artigianati
del territorio.
Lo hanno presentato l’amministratore delegato di
Liguriastyle.it Luca Costi, Marco Merli dell’ufficio
studi della CNA e l’assessore regionale allo sviluppo economico Renzo Guccinelli. L’obiettivo delle
imprese liguri di aderire al nuovo portale è quello
di proporsi su mercati internazionali, attraverso strumenti del web 2.0 e all’interno di spazi commerciali ed espositivi nel cuore di Genova, fino ad oggi il
Bookshop di via Garibaldi e vetrine presso l’Hotel
Columbus Sea. In questo modo, le imprese possono
incrementare maggiormente la loro visibilità e consegnare il prodotto a un magazzino selezionato di
Genova, Liguriastyle.it lo confeziona e lo spedisce
in tutto il mondo, verificando le normative vigenti e
la tipologia dei prodotti.
Il progetto Liguriastyle.it nasce, grazie al contributo
della Regione Liguria e alla realizzazione di Confartigianato e CNA della Liguria, in modo da garantire
la copertura totale del territorio ligure e soprattutto
dei valori delle produzioni di eccellenza della nostra regione. Inoltre, aderisce alla rete dei principali
centri d’eccellenza italiani, coordinati da Artex di Firenze; ha sottoscritto la Carta Internazionale dell’Ar-
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Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 6
tigianato Artistico, un documento che specifica le
caratteristiche necessarie per rientrare nelle lavorazioni artigiane.
Le imprese che intendono partecipare a Liguriastyle.it vengono selezionate, sulla base dell’adesione
ai principi fondanti dell’artigianato tradizionale e tipico di qualità, della responsabilità sociale e deontologica, mediante la sottoscrizione della Carta dei
servizi e il possesso del marchio di qualità “Artigiani
in Liguria” che consente di riconoscere e distinguere le lavorazioni artigiane liguri di eccellenza con
classe superiore.
In Italia, il 40% degli acquisiti tradizionali vengono
fatti utilizzando la ricerca on line per ricevere informazioni. Da Google emergono il 13% in più di domande, da tutto il mondo, sui prodotti made in Italy.
Per quanto riguarda l’export, secondo la Fondazione Nord Est 2014, si è registrato un +16% sull’import di prodotti italiani (pari a + 4 miliardi di euro),
per quanto riguarda le esportazioni si parla di un
24% in più nel 2014 (pari a 2,5 miliardi) soprattutto nei viaggi e nel turismo. Nonostante la gastronomia e l’agricoltura esportino 33 miliardi, le esportazioni on line di cibo sono basse.
In generale, si registrano il 5% di vendite on line in
Italia, mentre in Germania sono al 22%, al 19% il
Regno Unito e all’11% la Spagna.
6
Giornata contro abolizione schiavitù: un numero
verde 800 290 290 per tutte le vittime
Mettere a sistema i progetti positivi che vengono
portati avanti dalla singole Regioni, sul tema dello
sfruttamento delle persone, non più a spot, ma in
base ad una programmazione regionale pluriennale. Lo chiede la responsabile della commissione
delle politiche sociali della Conferenza delle Regioni e l’assessore della Liguria al welfare Lorena Rambaudi, nella Giornata Internazionale per l’abolizione della schiavitù e l’adozione da parte dell’Assemblea generale della Convenzione delle Nazioni Unite per la repressione del traffico di persone e dello
sfruttamento della prostituzione, avvenuta il 2 dicembre 1949.
In Liguria, da anni il contrasto alla tratta delle persone viene svolto dai progetti “Contro la tratta Liguria in rete” e “Rete Liguria Sunrise” che operano su
tutto il territorio regionale, a favore di chi subisce
violenze, minacce ed è privato di ogni diritto.
Il Numero Verde Antitratta nazionale e la sua declinazione regionale 800 290 290 fornisce alle vittime, e a coloro che intendono aiutarle, tutte le informazioni sulle possibilità di aiuto e assistenza.
R U B R I C A
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 7
NOTIZIE
Lotta all’abbandono precoce dei percorsi di istruzione e formazione in Europa
L’ultimo rapporto congiunto Eurydice, Tackling Early
Leaving from Education and Training in Europe, tratta del problema, particolarmente sentito in molti
paesi europei, dell’abbandono precoce dei percorsi
di istruzione e formazione, il cosiddetto ELET, acronimo di Early leaving from Education and Training
che, sempre più spesso, viene usato dagli“addetti
ai lavori” al posto del più comune ESL (Early School
Leaving).
Lo studio comparativo accompagna, sostenendola,
l’agenda Europa 2020 sulla riduzione dell’abbandono precoce dei percorsi di istruzione e formazione ed è un diretto follow-up della Raccomandazione del Consiglio del 2011 sulle politiche volte a ridurre l’abbandono scolastico precoce.
Nel rapporto sono presi in esame numerosi aspetti
di questo fenomeno: la definizione e gli strumenti
di raccolta dati, il monitoraggio, le strategie e le politiche contro l’abbandono precoce, focalizzate su
azioni di prevenzione, intervento e compensazione
e sui gruppi ad alto rischio, il ruolo dell’orientamento scolastico e professionale, la governance e la
cooperazione intersettoriale e anche, infine, l’abbandono precoce dei percorsi di istruzione e formazione professionale (Early leaving from Vocational
Education and Training - ELVET).
Per consultare il rapporto nella versione integrale:
http://www.indire.it/eurydice/content/
Fonte “La Newsletter dell’Agenzia Nazionale Erasmusplus Indiretalia”
Nuovo quaderno Eurydice: “The italian education
system”
In occasione del semestre di Presidenza italiana
del Consiglio dell’UE, l’unità italiana di Eurydice ha
pubblicato un nuovo Quaderno, dedicato alla descrizione del sistema educativo italiano in lingua inglese, pensando a una diffusione anche oltre i confini nazionali.
Il Quaderno offre una descrizione dell’organizzazione, della governance e dei vari livelli di istruzione
del sistema educativo italiano: dalla scuola dell’infanzia all’istruzione superiore, compresa l’istruzione degli adulti.
Analogamente al precedente Quaderno in lingua
italiana, la fonte primaria dell’informazione è Eurypedia, l’Enciclopedia online sui sistemi educativi
europei http://www.indire.it/eurydice/eurypedia.
Per consultare e/o scaricare il Quaderno n. 30,“The
Italian Education System”: http://www.indire.it/eurydice/content/
Fonte “La Newsletter dell’Agenzia Nazionale Erasmusplus Indiretalia”
La pubblicazione trimestrale della Commissione
europea mostra una situazione di crescita debole, ma costante dell’occupazione
La ripresa economica che è iniziata, nella UE, nella
primavera del 2013, rimane attenuata e le recenti
previsioni di Pil per la UE sono state riviste al ribasso. Comunque, nonostante il contesto macroeconomico debole, l’occupazione mostra segnali di crescita modesta, ma costante, sino a metà 2013 (EU
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Fonte: Commissione europea, affari sociali ed inclusione,
mi 3 mesi del 2015, 21.200 quelli previsti nella sola Milano. La regione metterà così a segno un incremento occupazionale di 9.300 unità, 7.500 delle
quali concentrate nella sola capitale economica
italiana. Il bilancio entrate-uscite, però, sarà positivo
anche in Piemonte (+1.600), Veneto (+900), Friuli
Venezia Giulia (+600), Emilia Romagna (+2mila).
Tra le regioni del Settentrione, qualche difficoltà rimarrà invece in Liguria (–500), Valle d’Aosta (–
200) e, soprattutto, in Trentino Alto Adige (–2.200).
Al Centro, la regione trainante si conferma il Lazio,
che, in controtendenza rispetto a tutte le altre “compagne” di ripartizione, risulta pronta a creare 2.100
nuovi posti di lavoro, con Roma che da sola supera,
con un saldo attivo di 2.500 unità, il dato medio regionale.
Il quadro si tinge ancora di grigio, invece, nel Mezzogiorno che, a livello aggregato, pur concentrando
una domanda di lavoro elevata (50.100 le entrate
previste), presenta solo tre regioni con saldo lievemente positivo e sembra destinato a perdere ulteriori 3.400 posti di lavoro, entro marzo. Le difficoltà
maggiori si concentrano in Puglia (–1.100 il saldo),
Sicilia (–900) e Abruzzo (–800). Positivi, ma solo di
alcune decine di unità, i saldi di Campania, Basilicata e Calabria
gennaio 2015(traduzione interna)
Fonte: Newsletter 1/2015 - Sistema informativo Excelsior
I dati Excelsior sull’occupazione, nel I trimestre
2015
Tra gennaio e marzo 2015, il sistema produttivo intende assumere 209.700 persone; 201.300 sono,
invece, le uscite previste. La differenza – 8.400 occupati – rappresenta i posti di lavoro aggiuntivi che
verranno creati nei primi tre mesi dell’anno. Le entrate previste sono in aumento del 13,4%, rispetto
al I trimestre 2014, e si rileva anche una risalita delle assunzioni con contratto a tempo indeterminato
(45.600 nel I trimestre 2015, a fronte delle 39mila
del I trimestre dello scorso anno). Apripista la Lombardia – e Milano in modo particolare.
Saranno infatti 45.400 i lavoratori in entrata nelle
attività dell’industria e dei servizi lombarde nei pri-
Blue economy e turismo del mare: il supporto di
Formez PA
Formez PA ha sottoscritto una convenzione con il
Ministero dell’ambiente, e della tutela del territorio
e del mare il “Programma di azioni di sviluppo di
supporto al Ministero dell’Ambiente e della tutela
del territorio e del mare per la sensibilizzazione e
l’educazione ambientale”, al fine di perseguire
un’azione comune: la gestione sostenibile e responsabile delle tante risorse marine che possa, tra
l’altro, incentivare crescita e occupazione.
Una “crescita blu”, come è stata definita, che nasce da un presupposto fondamentale: il mare costituisce un potenziale enorme per la nostra economia, fonte di cibo e di energia e può svolgere
- Employment and social situation, december 2014,
quaterly review).
Come mostra l’analisi, tutti i tipi di impiego stanno
crescendo, non riguardando soltanto l’occupazione
temporanea e partime, ma anche quella stabile e a
tempo pieno. Comunque, il ripristino dei livelli precrisi è meno rapida di quanto sperato.
Rimangono molti problemi, in particolare, la disoccupazione di lunga durata e le basse opportunità di
lavoro per i giovani (15/24 anni) e per i giovani
adulti (25/39).
Il tasso di disoccupazione dei giovani sta scendendo, in modo significativo, nello spazio Ue, ma rimane
molto alto. La disoccupazione di lunga durata è un
problema crescente. Nel secondo trimestre del
2014, un totale di 12,4 milioni di persone (il 5,1%
della forza lavoro) è rimasto disoccupato per più di
un anno, e più della metà lo sono rimaste per più di
due anni. Il reddito familiare sta crescendo in Ue, ma
a ritmo più lento. La fragile ripresa economica e i
problemi del mercato del lavoro hanno un impatto
sul lieve miglioramento delle famiglie e delle persone. L’attenuazione delle difficoltà finanziarie delle famiglie, osservata nella prima metà del 2014, nei
mesi più recenti, sembra essersi bloccata.
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Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 9
un ruolo importante nella protezione degli ecosistemi per le generazioni future. Per valorizzare tutto ciò, però, è indispensabile disporre di nuove e
maggiori conoscenze. Ed è a tale proposito che
Formez PA intende preparare le fondamenta, supportando gli uffici del Segretariato generale del
Ministero, nel costruire un programma ambientale
unitario per la programmazione dei fondi strutturali e, in particolare, contribuire alla realizzazione
di laboratori formativi sperimentali rivolti a docenti
e studenti.
Occorre, quindi, sviluppare, in chi nella PA opera nei
diversi ambiti del settore ‘mare’, competenze trasversali, adatte ad agire in sistemi complessi.
Il successo delle politiche e delle azioni per la crescita blu è legato alla capacità di innovazione delle
strutture pubbliche e private operanti nel settore. In
tal senso, è fondamentale che chi opera in questo
settore sia capace di attivare processi innovativi.
In quest’ottica Formez PA può supportare le Pubbliche Amministrazioni, da una parte per l’individuazione e sperimentazione di modelli di governance
sostenibile per il mare, dall’altra per l’accrescimento delle competenze degli operatori pubblici.
Fonte: Formez PA, sintesi di articolo di Arturo Siniscalchi, Direttore Area Politiche settoriali
Il lavoro dopo gli studi
Queste le ultime pubblicazioni per l’orientamento
professionale dei diplomati e dei laureati, a cura di
Excelsior:“Il lavoro dopo gli studi”, “Laureati e lavoro: gli sbocchi professionali dei laureati nelle imprese italiane per il 2014” e “Diplomati e lavoro: gli
sbocchi professionali dei diplomati nelle imprese
italiane per il 2014”.
Fonte: Newsletter 3/2014 - Sistema informativo Excelsior
zione previsti dalla legge 92/2012. Con un comunicato, il Ministero del Lavoro rende nota la pubblicazione sul proprio sito internet, nella sezione ‘Normativa’, del decreto del 22 dicembre 2014 (del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, di concerto
con il Ministero dell’economia e delle finanze).
Fonte: Gazzetta Informa News del 23 dicembre 2014
Garanzia Giovani: al via la ‘fase due’
Conclusa la fase di avvio, dedicata essenzialmente all’implementazione dell’infrastruttura tecnologica e delle procedure tecnico-amministrative,
Garanzia Giovani entra nella ‘fase due’, quella
della presa in carico effettiva, da parte dei centri
per l’impiego e delle agenzie accreditate, degli oltre 330.000 giovani che si sono finora registrati.
Si entra, insomma, nel vivo del programma, con
l’attuazione concreta delle misure dedicate ai
giovani.
Per illustrare le novità che caratterizzeranno l’attività dei prossimi mesi, a partire dall’aggiornamento grafico e funzionale del sito nazionale e
dalle iniziative che puntano ad accrescere l’efficacia delle misure previste dal programma, si è
tenuta una conferenza stampa il 10 dicembre,
presso la sede del Ministero del Lavoro e delle
Politiche Sociali, in Via Vittorio Veneto 56, Roma.
Oltre al Ministro, Giuliano Poletti, hanno partecipato all’incontro Valentina Aprea, Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione
Lombardia, e Lucia Valente, Assessore al Lavoro
della Regione Lazio. Presenti, inoltre, quattro giovani che hanno ricevuto un’opportunità concreta
da Garanzia Giovani e che hanno raccontato la
loro esperienza.
Fonte: Newsletter ‘Lavoroinforma’ – Italia Lavoro
Incentivi all’assunzione per professioni e settori
con disparità uomo-donna: online l’elenco
È stato pubblicato il decreto interministeriale che individua le categorie con un tasso di disparità uomodonna che supera almeno del 25% la disparità media, ai fini dell’applicazione degli incentivi all’assun-
Mamme lavoratrici, le istruzioni per ottenere il
contributo di 600 euro
Dopo il decreto arrivano le istruzioni. A chi spetta, a
chi non spetta, le modalità di utilizzo, la domanda
9
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 10
e tutto quello che bisogna sapere nelle circolare n.
169 del 16 dicembre 2014.
A seguito del decreto del Ministero del Lavoro, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’11 dicembre
2014 n. 287, che ha definito, per il biennio 20142015, i criteri di accesso e le modalità di utilizzo
delle misure a sostegno delle dipendenti pubbliche,
private e iscritte alla gestione separata, l’INPS, con
apposita circolare n. 169 del 16 dicembre, ha innovato ed integrato quanto disposto con la circolare
INPS n. 48 del 28 marzo 2013.
In particolare, con riferimento all’ambito di applicazione, viene precisato che possono accedere al
contributo esclusivamente le madri lavoratrici aventi diritto al congedo parentale, dipendenti di amministrazioni pubbliche o di privati datori di lavoro, oppure iscritte alla gestione separata di cui all’art. 2,
comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335.
Per le lavoratrici (autonome) iscritte alla Gestione
separata, ivi comprese le libere professioniste, si
precisa che sono destinatarie del congedo parentale, a condizione che non risultino iscritte ad altra
forma previdenziale obbligatoria e non siano pensionate, pertanto tenute al versamento della contribuzione in misura piena (cioè con aliquota
maggiorata).
Le madri lavoratrici possono accedere al beneficio,
anche se hanno fruito in parte del congedo parentale. Inoltre, la misura è concessa in ragione del singolo figlio, quindi anche per più figli, purché siano
rispettati i limiti temporali indicati nel decreto ministeriale. Relativamente alla Misura e durata del
beneficio, l’Inps chiarisce che il contributo è pari ad
un importo massimo di 600,00 euro mensili. Le lavoratrici part-time potranno fruire del contributo in
misura riproporzionata, in ragione della ridotta entità della prestazione lavorativa, secondo la tabella
allegata alla circolare (all. 2).Altre indicazioni riguardano: il ‘contributo per l’acquisto dei servizi di
10
baby sitting’; il ‘contributo per la fruizione dei servizi
della rete pubblica e privata accreditata.
Nella circolare vengono anche chiariti i casi di ‘Variazione e cancellazione della domanda’, di ‘Accoglimento o rigetto della domanda’, ‘Rinuncia al beneficio’ e ‘monitoraggio’.
Fonte: Gazzetta Informa News del 23 dicembre 2014
Incentivi per le società cooperative di piccola e
media dimensione
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato
il Decreto che istituisce un nuovo regime di aiuto,
finalizzato a promuovere la nascita e lo sviluppo di
società cooperative di piccola e media dimensione.
Fonte Newsletter Lavoro – DPL Modena
Da stazione inutilizzata a progetto di utilità sociale
Ferrovie dello Stato, in un’ottica di razionalizzazione
ed ottimizzazione del proprio patrimonio immobiliare,
mette a disposizione 1.700 stazioni a titolo gratuito.
Si tratta di linee ferroviarie dismesse o di stazioni
impresenziate, ovvero stazioni controllate a distanza, tramite dispositivi informatici che non necessitano più di personale ferroviario sul posto.
Per mantenere comunque le stazioni presidiate, e
tutelarle perciò dal degrado e da atti vandalici, il
Gruppo FS ha deciso di concederle, tramite contratti
di comodato d’uso gratuito, ad associazioni ed enti
locali, affinché vengano avviati progetti sociali e culturali che abbiano ricadute positive sul territorio.
Sono circa 345 le stazioni già assegnate, corrispondenti ad una superficie di oltre 63.683 mq.
È stato, inoltre, avviato un nuovo progetto di riqualificazione per il riuso sociale - ambientale degli spazi.
Per ulteriori informazioni: http://www.fsitaliane.it/fsi/
Impegno/Per-le-Persone/Riutilizzo-Patrimonio-FSItaliane/Riutilizzo-Patrimonio-FS
Fonte: http://www.responsabilitasociale.coop/index.php
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 11
OSSERVATORIO MERCATO DEL LAVORO
Il terzo trimestre mostra,
in Liguria, un contesto
con qualche luce e ancora buio
Cresce l’occupazione ma la situazione è ancora
pesante
A cura del Servizio Osservatorio mercato del lavoro – Arsel Liguria
I dati, pubblicati dall’ISTAT, mostrano alcuni segnali
di ripresa sul fronte dell’occupazione che, in Italia,
dopo 7 trimestri di calo, torna e crescere.
Contestualmente, si registra un preoccupante aumento del numero dei disoccupati, che salgono di
122mila unità e arrivano a sforare i 3milioni, con il
tasso di disoccupazione che balza all’11,8%.
Occupazione: cosa succede in Liguria
La crescita dell’occupazione è dello 0,6%, ben 0,4
punti percentuali in più della media del Nord Ovest,
da imputarsi esclusivamente all’aumento dell’occupazione maschile.
Crescono i posti di lavoro nell’industria, sia nel manifatturiero sia nelle costruzioni, settore che invece, a
livello nazionale, è duramente colpito dalla crisi.
Finalmente, si arresta l’emorragia di posti di lavoro
nel terziario che, tra il III trimestre 2012 e il III trimestre 2013, aveva perduto ben 23mila posti di lavoro.
La situazione della disoccupazione sul nostro territorio
Il dato è particolarmente pesante, con i disoccupati
che passano da 58mila del III trimestre 2013 a
67mila del III trimestre 2014 (+15,5%).
Il tasso sale così al 9,8%, contro il 9,1 del Nord Ovest,
con l’indicatore maschile inferiore di un solo decimo
di punto percentuale, rispetto a quello femminile.
Il numero delle persone scoraggiate, cioè quelle che,
secondo i criteri dell’Istat, non sono alla ricerca attiva
di lavoro, rimane stabile, rispetto al corrispondente
trimestre 2013, per effetto di una diminuzione degli
uomini, compensata da un aumento delle donne.
Una riflessione: la crescita della disoccupazione
può essere vista anche come un dato che potrebbe
rivelare un maggiore numero di persone disponibili
a lavorare, anche tra le fasce tradizionalmente più
deboli sul mercato del lavoro.
In Liguria l’occupazione cresce
di 4mila unità
L’occupazione in Italia torna a crescere dopo sette trimestri di calo
L’aumento è dello 0,5%, pari a 122mila unità e riguarda:
> le donne: +0,9%, pari a 87mila unità
> l’occupazione straniera sia maschile sia femminile: +128mila unità
L’incremento dell’occupazione si estende:
> in tutto il Nord, con il picco del Nord Est: +0,7%,
pari a 33mila unità
11
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 12
> meno nel Nord Ovest: +0,2%, pari a 13mila
unità
L’andamento in Liguria
Va meglio rispetto alla media del Nord Ovest, con
una crescita dell’occupazione dello 0,6%: +4mila
unità.
Gli occupati si attestano sui 623mila, probabilmente da imputarsi, quasi esclusivamente, all’aumento
della componente maschile: +5mila unità.
Il tasso di occupazione in Italia…
È in aumento in tutte le aree considerate.
> Cresce, a livello nazionale, di 0,4 punti percentuali, passando dal 55,6% del III trimestre 2013
al 56% del III trimestre 2014.
> Nel Nord Ovest, l’incremento è di soli 0,2 punti
percentuali e inferiore quindi alla media nazionale. La crescita è da imputarsi soprattutto alla
componente femminile: +0,4 punti percentuali.
…e in Liguria
Il tasso di occupazione si attesta sul 62,3%, al di
sotto di 2 punti percentuali rispetto al Nord Ovest e
di 3,2 punti percentuali rispetto al Nord Est: comunque più elevato rispetto a quello nazionale.
Si osserva un incremento maggiore: +0,9 punti percentuali.
La crescita è da imputarsi, principalmente, ancora
alla componente femminile, il cui indicatore in Liguria fa addirittura segnare un punto percentuale
in più, sebbene sia sempre inferiore a quello del
Nord Ovest (–1,4 punti percentuali).
> Per il sedicesimo trimestre diminuiscono gli occupati nelle costruzioni: -60mila unità, pari al
3,7%).
> Aumentano di 66mila unita (+0,4%) i posti di lavoro nel terziario.
…e la Liguria ricalca solo parzialmente la situazione nazionale
> L’agricoltura perde circa mille posti di lavoro.
> L’industria ne guadagna circa 6mila (+5%), per
effetto dell’aumento congiunto dell’occupazione nel manifatturiero (+3mila unità, pari al
3,8%) e nelle costruzioni (+2mila unità, pari al
4,8%).
Focus sul terziario nel nostro territorio
Il terziario non subisce variazioni di rilievo: si attesta
sulle 484mila unità, un dato tutto sommato positivo
se si pensa come, tra il III trimestre 2012 e quello
2013, si erano persi ben 23mila posti di lavoro (4,5%). L’andamento dovrà tuttavia essere confermato nei trimestri successivi, vista l’influenza della
stagionalità.
ANDAMENTO DELL’OCCUPAZIONE.
CONFRONTO RIPARTIZIONALE
3° trimestre 2013 - 3° trimestre 2014
(valori assoluti in migliaia - variazioni percentuali)
3° trimestre 3° trimestre
2013
2014
Liguria
Variazioni
3°trim-13/3°trim-14
v.a.
v.%
619
623
4
0,6%
Nord Ovest
6.805
6.818
13
0,2%
Nord Est
5.021
5.054
33
0,7%
Uno sguardo ai settori produttivi in Italia…
> Rimane sostanzialmente stabile il numero di occupati in agricoltura.
> Cresce l’occupazione dipendente nell’industria
in senso stretto: +104mila unità, pari al 2,3%.
12
Fonte: ARSEL Liguria - O.M.L. Elaborazioni su dati ISTAT
Rilevazione sulle Forze di Lavoro (3° Trimestre 2013/3° Trimestre 2014)
*Per effetto degli arrotondamenti sulle migliaia i totali possono risultare
discordanti di un range di 1/3 punti
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 13
ANDAMENTO DELL’OCCUPAZIONE PER GENERE IN
LIGURIA*
3° trimestre 2013 - 3° trimestre 2014
(valori assoluti in migliaia - valori percentuali)
3° trimestre 2013 3° trimestre 2014
OCCUPATI PER RAMO DI ATTIVITA’ ECONOMICA IN
LIGURIA*
3° trimestre 2013 - 3° trimestre 2014
(valori assoluti in migliaia - valori percentuali)
Variazioni
3°trim-13/3°trim-14
v.a.
v.%
v.a.
v.%
v.a.
v.%
Maschi
339
54,9%
344
55,2%
5
1,5%
Femmine
279
45,1%
279
44,8%
0
0%
Totale
619
100%
623
100%
4
0,6%
3° trimestre
2013
3° trimestre
2014
Variazioni
3°trim-13/3°trim-14
v.a.
v.%
v.a.
v.%
v.a.
v.%
Agricoltura
13
2,1%
12
1,9%
-1
-7,7%
Industria
121
19,6%
127
20,4%
6
5%
Servizi
484
78,3%
484
77,7%
0
0%
Fonte: ARSEL Liguria - O.M.L. Elaborazioni su dati ISTAT
Rilevazione sulle Forze di Lavoro (3° Trimestre 2013/3° Trimestre 2014)
*Per effetto degli arrotondamenti sulle migliaia i totali possono risultare
discordanti di un range di 1/3 punti
Fonte: ARSEL Liguria - O.M.L. Elaborazioni su dati ISTAT
Rilevazione sulle Forze di Lavoro (3° trimestre 2013/3° trimestre 2014)
*Per effetto degli arrotondamenti sulle migliaia i totali possono risultare
discordanti di un range di 1/3 punti
DINAMICA DEL TASSO DI OCCUPAZIONE 15-64 ANNI
CONFRONTO RIPARTIZIONALE
3° trimestre 2013 - 3° trimestre 2014
(valori percentuali)
Sono 67mila le persone in cerca di lavoro, in prevalenza uomini, ma anche le donne crescono di
numero
3°trim13
3°trim14
Maschi
Liguria
68%
68,8%
Nord Ovest
71,2%
71,3%
Nord Est
73,8%
74,1%
Italia
65,1%
65,4%
Femmine
Liguria
54,9%
55,9%
Nord Ovest
56,9%
57,3%
Nord Est
56,1%
56,8%
Italia
46,2%
46,7%
Totale
Liguria
61,4%
62,3%
Nord Ovest
64,1%
64,3%
65%
65,5%
55,6%
56%
Nord Est
Italia
Fonte: ARSEL Liguria - O.M.L. Elaborazioni su dati ISTAT
Rilevazione sulle Forze di Lavoro (3° trimestre 2013/3° trimestre 2014)
In Italia
Dai dati Istat del terzo trimestre 2014, il numero dei
disoccupati supera il tetto dei 3milioni, con una crescita di 166mila unità: +5,8%, rispetto al corrispondente trimestre 2013.
Coinvolge soprattutto gli italiani, le donne e coloro
che cercano lavoro da almeno un anno: l’incidenza
della disoccupazione di lunga durata sale infatti al
62,3%.
Nel Nord la disoccupazione aumenta, ma in maniera diversificata:
> nel Nord Est dello 0,5%: +2mila unità
> nel Nord Ovest del 5%: +30mila unità
La crescita è allarmante per la Liguria: +15,5%
Chi è alla ricerca di lavoro arriva a quota 67mila
(+6mila uomini), tanto che la disoccupazione maschile arriva ad incidere per il 55,2%, rispetto al
44,8% di quella femminile. Ma anche le disoccupate sono in aumento di 3mila unità.
Rimane sostanzialmente stabile – 57mila unità – il
numero di coloro che, pur dichiarandosi disponibili
a lavorare, non hanno effettuato azioni di ricerca at-
13
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 14
tiva e/o mostrato disponibilità al lavoro (secondo i
criteri adottati dal’Istat), per effetto di un andamento tra i generi quasi speculare e compensativo:
componente femminile in aumento e maschile in
diminuzione di circa 7mila unità.
Il tasso di disoccupazione in Italia
Nel III trimestre 2014 il tasso di disoccupazione, in
crescita dal III trimestre 2011, tocca l’11,8%, con
un aumento di 0,5 punti percentuali rispetto ad un
anno prima, che riguarda soprattutto le donne il cui
indicatore è pari al 12,9%. In particolare:
> nel Nord Est il tasso rimane stabile
> nel Nord Ovest passa dall’8,6% al 9,8%
Il tasso in Liguria: un flash sui dati più salienti
> Dall’8,6% balza al 9,8%: +1,3 punti percentuali,
rispetto al Nord Ovest.
> Per la prima volta non si riscontrano marcate differenze di genere.
> Continuano a prevalere coloro che sono alla ricerca di lavoro, dopo aver perduto una precedente occupazione, il cui numero sale a 55mila
unità, in prevalenza uomini: 30mila unità.
> Diminuiscono invece di 2mila unità coloro che
sono alla ricerca del primo impiego, prevalentemente giovani, per effetto dell’esclusiva contrazione della componente maschile.
PERSONE IN CERCA DI OCCUPAZIONE*
3° Trimestre 2013- 3° Trimestre 2014
(valori assoluti in migliaia - variazioni percentuali)
3° Trimestre 3° Trimestre
2013
2014
Variazioni
3°trim-13/3°trim-14
v.a.
v.%
Liguria
58
67
9
15,5%
Nord Ovest
604
634
30
5%
Nord Est
367
369
2
0,5%
Fonte: Agenzia Liguria Lavoro - O.M.L. Elaborazioni su dati ISTAT
Rilevazione sulle Forze di Lavoro (3° Trimestre 2013/3° Trimestre 2014)
*Per effetto degli arrotondamenti sulle migliaia i totali possono risultare
discordanti di un range di 1/3 punti
14
ANDAMENTO DELLA DISOCCUPAZIONE PER GENERE
IN LIGURIA*
3° Trimestre 2013 - 3° Trimestre 2014
(valori assoluti in migliaia - valori percentuali)
3° Trimestre
2013
3° Trimestre
2014
v.a.
v.%
v.a.
v.%
v.a.
v.%
Maschi
31
53,4%
37
55,2%
6
19,4%
Femmine
27
46,6%
30
44,8%
3
11,1%
Totale
58
100%
67
100%
9
15,5%
Variazioni
3°trim-13/3°trim-14
Fonte: Agenzia Liguria Lavoro - O.M.L. Elaborazioni su dati ISTAT
Rilevazione sulle Forze di Lavoro (3° Trimestre 2013/3° Trimestre 2014)
*Per effetto degli arrotondamenti sulle migliaia i totali possono risultare
discordanti di un range di 1/3 punti
ANDAMENTO DEGLI “SCORAGGIATI” PER GENERE
IN LIGURIA*
3° Trimestre 2013 - 3° Trimestre 2014
(valori assoluti in migliaia - valori percentuali)
3° Trimestre
2013
3° Trimestre
2014
Variazioni
3°trim-13/3°trim-14
v.a.
v.%
v.a.
v.%
v.a.
v.%
Maschi
26
45,6%
19
32,8%
–7
–26,9%
Femmine
31
54,4%
39
67,2%
8
25,8%
Totale
57
100%
57
100%
0
0
Fonte: Agenzia Liguria Lavoro - O.M.L. Elaborazioni su dati ISTAT
Rilevazione sulle Forze di Lavoro (3° Trimestre 2013/3° Trimestre 2014)
*Per effetto degli arrotondamenti sulle migliaia i totali possono risultare
discordanti di un range di 1/3 punti
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 15
DINAMICA DEL TASSO DI DISOCCUPAZIONE 15-64
ANNI. CONFRONTO RIPARTIZIONALE
3° Trimestre 2013 - 3° Trimestre 2014
(valori percentuali)
PERSONE IN CERCA DI OCCUPAZIONE IN LIGURIA*
3° Trimestre 2013 - 3° Trimestre 2014
(valori assoluti in migliaia)
3° trim. 13 3° trim. 14
3° trim. 13
3° trim. 14
v.a.
v.a.
Con precedenti esperienze lavorative
22
30
Senza precedenti esperienze lavorative
9
7
Totale Maschi
31
37
Con precedenti esperienze lavorative
22
25
Senza precedenti esperienze lavorative
5
6
Totale Femmine
27
30
Con precedenti esperienze lavorative
44
55
Senza precedenti esperienze lavorative
14
12
Totale
58
67
Maschi
Maschi
Liguria
8,4%
9,7%
Nord Ovest
7,8%
8,1%
Nord Est
5,6%
5,6%
Italia
10,7%
11%
Femmine
Femmine
Liguria
8,8%
9,8%
Nord Ovest
8,6%
9,1%
Nord Est
8,4%
8,3%
Italia
12,1%
12,9%
Totale
Totale
Liguria
8,6%
9,8%
Nord Ovest
8,1%
8,5%
Nord Est
6,8%
6,8%
Italia
11,3%
11,8%
Fonte: Agenzia Liguria Lavoro - O.M.L. Elaborazioni su dati ISTAT
Rilevazione sulle Forze di Lavoro (3° Trimestre 2013/3° Trimestre 2014)
*Per effetto degli arrotondamenti sulle migliaia i totali possono risultare
discordanti di un range di 1/3 punti
Fonte: Agenzia Liguria Lavoro - O.M.L. Elaborazioni su dati ISTAT
Rilevazione sulle Forze di Lavoro (3° Trimestre 2013/3° Trimestre 2014)
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Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 16
LA SPERIMENTAZIONE
La Giusta via, un progetto
di orientamento sperimentale:
orientare non solo per informare,
ma per educare a scegliere
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
È stato presentato, all’Istituto nautico San Giorgio
di Genova, il progetto di orientamento ‘La Giusta
via’. Bandito a seguito di gara pubblica da Arssu
(oggi Arsel), realizzato da Aesseffe e Asfor, in partenariato con Asfor, Istituti scolastici e Università di
Genova, nell’anno scolastico 2013/2014, il percorso ha mirato a supportare i ragazzi nell’individuare
il proprio iter scolastico e professionale, partendo
dalle competenze e dagli interessi.
Sviluppato con le risorse dell’FSE, nell’ambito del
Piano giovani della Regione Liguria, ha visto il coinvolgimento di 250 studenti delle Scuole medie, superiori e dell’Università, insieme a genitori e docenti, per un totale di 50 ore di formazione per ogni
percorso. Sono stati presentati tre prototipi, a disposizione di tutte le realtà scolastiche.
‘La Giusta via’ ha anticipato, in qualche modo, le
novità contenute nel decreto sulla ‘Buona Scuola’,
per ciò che concerne l’offerta di strumenti per la
transizione, puntando a rafforzare la conoscenza di
sé e l’orientamento ‘precoce degli studenti. Ciò per
facilitarli nel processo di maturazione delle scelte,
in vista dell’auto-orientamento.
Al convegno ha partecipato l’assessore regionale
Pippo Rossetti. Roberto Dasso, Direttore generale di
Arsel Liguria ha coordinato i lavori. Gli interventi sono stati a cura di Erminio Grazioso, Dirigente regionale del Servizio orientamento, formazione superiore, università e professioni; Dino Castiglioni dell’USR; Emiliano Stroppiana di Aesseffe; Simona Soracco di Asfor. La tavola rotonda è stata moderata
da Carlo Gioria di Gruppo Clas.
Scuole coinvolte nella sperimentazione generazione del prototipo
Per il lotto 1
> Istituto Ravasco, Genova
> Istituto comprensivo II, Savona
> Istituto comprensivo statale 2 Cavour, Ventimiglia (IM)
> Istituto comprensivo Vezzano Ligure (SP)
Per il lotto 2
> Istituto Montale Nuovo IPC, Genova
> stituto per i servizi alberghieri e della ristorazione Migliorini, Finale Ligure (SV)
16
> Istituto Ruffini-Aicardi, Taggia (IM)
> Liceo Statale Mazzini, La Spezia
Per il lotto 3
> Università degli Studi di Genova, Scuola di
scienze sociali, corso di laurea in Economia e
Commercio
> Università degli Studi di Genova, Dipartimento
di scienze per l’architettura, corso di laurea in
design del prodotto e della nautica
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Interventi tecnici di presentazione del Progetto
Emiliano Stroppiana, Aesseffe
La progettazione e il coordinamento centrale è stato curato da Aesseffe, in Ati con Asfor: Aesseffe è stato capofila dei primi due lotti, Asfor del terzo.
Il progetto ha avuto carattere sperimentale, nell’ambito dell’accordo Stato/Regioni, e ha riguardato otto
scuole – quattro secondarie di primo e quattro secondarie di secondo grado – comprendendo l’intero territorio regionale. Circa l’organizzazione, ogni
scuola ha individuato un rappresentante, per facilitare la comunicazione.
Il progetto per la scuola secondaria di primo grado, primo lotto
La finalità generale è stata mettere a punto un servizio curricolare di carattere orientativo, superando
l’ottica soltanto informativa, per sviluppare nei giovani competenze, partendo dalla conoscenza attiva
di sé e avendo come interlocutori privilegiati gli insegnanti e le famiglie.
Le azioni del progetto hanno previsto 34 ore dedicate a servizi e attività di orientamento, circa 6 ore
rivolte alle famiglie e 7 di formazione docenti.
Il percorso è stato strutturato su quattro moduli. Il
primo, dopo la presentazione degli obiettivi, ha mirato ad analizzare le possibili aree di interesse, anche attraverso interviste che prevedevano una restituzione degli esiti. Gli strumenti utilizzati sono stati
il ‘diario di bordo’ ed una piattaforma di condivisione con le altre classi.
Il secondo modulo si è fondato su laboratori finalizzati all’acquisizione di un metodo di studio e apprendimento, la conoscenza di sé, un gioco attivo
sulla consapevolezza delle scelte.
Il modulo tre ha avuto come focus centrale l’informazione mirata alla scelta e l’organizzazione di un momento pubblico, a cui sono state invitate le scuole se-
condarie di secondo grado, un evento orientativo, organizzato dagli studenti, per confrontarsi tra studenti.
Poi, uno spazio dedicato al lavoro – uno interno ed
uno esterno – che ha previsto la costruzione di un’intervista da rivolgere a testimoni privilegiati e visite in
azienda. In particolare, i ragazzi hanno individuato attivamente gli elementi del territorio per la pianificazione dei contatti, secondo i bisogni individuali.
Il quarto modulo è stato dedicato alle conclusioni,
alla preparazione del progetto personale, alla rielaborazione delle informazioni, alla video conferenza
attraverso skype.
Le diverse azioni
Nella tabella seguente è riportata sinteticamente la
struttura del progetto “La Giusta Via” suddiviso nelle
diverse azioni:
Azione 1 con la descrizione e articolazione delle attività rivolte agli studenti
Azione 2 con la descrizione e articolazione delle attività per il coinvolgimento dei genitori
Azione 3 con la descrizione e articolazione delle
attività di formazione rivolte ai docenti
17
Elenco competenze
N
1
2
3
4
5
6
7
18
COMPETENZE
Padroneggiare gli strumenti espressivi ed argomentativi indispensabili per gestire l'interazione comunicativa verbale e non verbale in vari
contesti – Asse culturale: linguistico
Imparare ad imparare – Competenza di cittadinanza
Progettare – Competenza di cittadinanza
Collaborare e partecipare – Competenza di cittadinanza
Individuare collegamenti e relazioni – Competenza di cittadinanza
Agire in modo autonomo e responsabile – Competenza di cittadinanza
Riconoscere le caratteristiche essenziali del sistema socio economico per orientarsi nel tessuto produttivo del proprio territorio – Asse culturale:
storico-sociale
Il progetto per la scuola secondaria di secondo
grado, secondo lotto e alcuni dati di partecipazione
Ha avuto un impianto analogo, con una differente calibratura delle ore dedicate al primo modulo, lo sfrondamento dell’aspetto prettamente ludico del laboratorio di conoscenza di sé, motivazione e stili di apprendimento. Poi, un incontro attivo con l’Università.
I genitori sono stati coinvolti, per valutare insieme
le criticità eventualmente emerse.
I partecipanti al progetto sono stati, per il primo
lotto, 92 ragazzi e 49 genitori; per il secondo lotto,
gli studenti sono stati 104, 57 i docenti coinvolti.
La diverse azioni
Nella tabella seguente è riportata sinteticamente la
struttura del progetto “La Giusta Via” realizzato per
le scuole superiori e suddiviso nelle diverse azioni:
Azione 1 con la descrizione e articolazione delle attività rivolte agli studenti
Azione 2 con la descrizione e articolazione delle attività per il coinvolgimento dei genitori
Azione 3 con la descrizione e articolazione delle attività di formazione rivolte ai docenti
19
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Elenco competenze
N
1
COMPETENZE
TIPOLOGIA
Padroneggiare gli strumenti espressivi ed argomentativi indispensabili per gestire l'interazione comunicativa
Asse culturale: linguistico
verbale e non verbale in vari contesti
2 Imparare ad imparare
Competenza di cittadinanza
3 Progettare
Competenza di cittadinanza
4 Collaborare e partecipare
Competenza di cittadinanza
5 Individuare collegamenti e relazioni
Competenza di cittadinanza
6 Agire in modo autonomo e responsabile
Competenza di cittadinanza
Riconoscere le caratteristiche essenziali del sistema socio economico per orientarsi nel tessuto produttivo
7
del proprio territorio
Asse culturale: storico-sociale
Simona Soracco, Asfor: l’esperienza con l’Università
La sperimentazione, iniziata a marzo, ha coinvolto
le Scuole di Economia e commercio e Architettura
e ha previsto, già in fase progettuale, l’attivazione
della rete, costituita da imprese, associazioni di categoria, istituzioni pubbliche, liberi professionisti. Le
caratteristiche sono quelle dell’innovatività, della
flessibilità, della condivisione. Ognuno ha adottato
la sua metodologia, ma mettendola in comune nella piattaforma. La scelta è stata quella di realizzare
interventi che intreccino formazione, istruzione e lavoro, per sviluppare l’orientamento in modo continuo, incrementando il livello di consapevolezza per
partecipare attivamente alle scelte, creando occasioni di integrazione. L’ideale da raggiungere è il
passaggio dall’orientamento all’auto-orientamento,
pianificando e partecipando agli obiettivi. Tutto questo per combattere la dispersione, anche attraverso
un primo assaggio del mondo del lavoro, per motivare a determinati percorsi di studio. Anche in questo caso, si è attuata la formazione degli studenti,
ma anche dei delegati e dei referenti dell’orientamento. Particolare attenzione è stata rivolta agli
aspetti trasversali quali: la conoscenza di sé e
un’analisi sul ‘come studio’ e ‘perché studio’. Sono
stati utilizzati, in alcuni casi, un questionario di attitudini e, in altri, colloqui di gruppo.
Le testimonianze sono state numerose e sono state
organizzate visite esterne; gli studenti coinvolti sono
stati in totale 27. Alla fine del percorso, l’elaborazio-
20
ne del dossier personale che ha mirato a delineare
un primo piano di azione. È stato organizzato un
momento di scambio tra i due gruppi, con l’obiettivo
di mettere a fuoco aspettative future e ritaratura.
Ci si aspettava numeri più significativi, ma il percorso è stato ugualmente utile perché ha consentito
una gestione migliore già in fase sperimentale
Le diverse azioni
Nella tabella seguente è riportata sinteticamente la
struttura del progetto “La Giusta Via” realizzato nei
due Dipartimenti universitari suddiviso nelle diverse
azioni:
Azione 1 con la descrizione e articolazione delle attività rivolte agli studenti
Azione 2 con la descrizione e articolazione delle attività di formazione rivolte ai docenti.
Elenco competenze
N COMPETENZE
1
Padroneggiare gli strumenti espressivi ed argomentativi indispensabili per gestire l'interazione comunicativa verbale e non
verbale in vari contesti
2
Imparare ad imparare
3
Progettare
4
Collaborare e partecipare
5
Individuare collegamenti e relazioni
6
Agire in modo autonomo e responsabile
Assessore Rossetti, conclusioni
L’orientamento, in questi anni, richiama una metafora: quella del calcio, dove ognuno ha in testa un
suo ruolo e gioca come sa giocare.
La spinta a caricare il progetto di aspettative è quindi legittima. Questo anche perché abbiamo di fronte
giovani in età evolutiva che hanno bisogno di capire
chi sono, capire il proprio ‘spazio’ interiore e costruire un’identità che non è definitiva, ma che dipende
da molte variabili; in questa situazione, è complesso
educare: la formazione continua è quindi una necessità ma è attualmente la grande assente. Occorre ribadire che, quando si parla di prototipo, non si
parla di vangelo. Circa il dimensionamento, occorre
avere chiare le filiere produttive, si osserva, inoltre,
21
una rigidità e una stratificazione dell’offerta che è
difficoltosa rispetto alla domanda. Dobbiamo immaginare un cambiamento radicale, puntare sulla formazione e il reclutamento dei docenti.
Solo l’8% delle scuole, a livello nazionale, organizza l’alternanza scuola lavoro.
Occorre costruire politiche di sistema, ragionare
sulle filiere, cambiare la cultura. Tutti i processi dovrebbero poter contare sul supporto dell’orientamento quale trait d’union tra l’offerta formativa ed
il mercato del lavoro, favorendo una scelta consa-
Il Progetto
La Regione Liguria, nell’ambito dell’accordo tra
Governo, Regioni ed Enti Locali, è chiamata ad
elaborare un modello di orientamento per istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado, da proporre alle varie realtà scolastiche e formative.
Lo scorso giugno si è conclusa la prima fase di attuazione del progetto ‘La Giusta via - Orientare
non solo per informare, ma per educare a scegliere’ sviluppatosi all’interno del ‘Piano giovani della
Regione Liguria’, con il compito di favorire le scelte dei giovani nel loro percorso di studi, di rendere
più concreto il contatto con le professioni ed il
mondo del lavoro, favorendo lo sviluppo di nuove
metodologie ed offrendo agli operatori strumenti
adeguati e sempre più aggiornati.
Nell’anno scolastico 2013-2014, il progetto ha visto coinvolte – una per ciascuna provincia – quattro classi del secondo anno della scuola secondaria di primo grado, quattro classi del terzo anno
delle scuole secondarie di secondo grado e il primo anno di due corsi di laurea dell’Università degli Studi di Genova.
L’intervento è stato attuato, in partenariato con le
scuole e l’Università, da Aesseffe S.C.P.A. (Agenzia
Servizi Formativi) e da A.S.F.O.R.
22
pevole, basata sulla conoscenza di sé, delle proprie
risorse e dei possibili sviluppi professionali.che deve essere anche di genere, visto che la scelta pesa
ancora a seconda del sesso. Pertanto, visto anche i
risultati raggiunti, proseguiremo il lavoro su questo
progetto, rendendolo un vero e proprio modello regionale, replicabile, al servizio delle diverse istituzioni per non farlo diventare uno fra i 100; oggi
dobbiamo puntare sull’orientamento come punto
di sperimentazione e riqualificazione per la nostra
Regione.
Gruppo CLAS ha fornito assistenza tecnica all’attuazione dei vari progetti.
A partire dai risultati ottenuti nelle varie realtà scolastiche, sono stati elaborati tre prototipi che la
Regione mette a disposizione di tutte le scuole interessate.
Riferimenti
Ente promotore
ARSEL Liguria
Via San Vincenzo 4 - 16121 Genova
Soggetti Attuatori
AESSEFFE (Lotti 1 e 2)
via Melegari 29bis/r, 16149 Genova
Telefono: 010 2475422
e-mail: [email protected]
ASFOR (Lotto 3)
Associazione Formazione Ravasco
Piazza Carignano, 1 16128 Genova
Telefono e/o Fax 010561246
e-mail: [email protected]
Assistenza Tecnica
Gruppo CLAS
http://www.lagiustavia.it
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NON PROFIT
Italia e Africa, volontariato
e lavoro
È stato il tema del quinto congresso nazionale
del Consorzio SPeRA
A cura di Francesca Sanguineti
S i è tenuto a Genova, dal 20 al 22 novembre
2014, nella cornice del Galata Museo del Mare, il V
Congresso Nazionale SPeRA – Solidarietà, Progetti
e Risorse per l’Africa – organizzato dal Consorzio
SPeRA e dall’Associazione ‘Medici in Africa’, in collaborazione con l’Università di Genova e il Celivo –
Centro Servizi al Volontariato di Genova.
Per comprendere appieno il significato e l’importanza
del Congresso SPeRA rivediamo velocemente la sua
storia. L’origine risale al 2010, ad opera dell’Associazione Medici in Africa Onlus (www.mediciinafrica.it),
mossa dall’intento di creare sinergie e collaborazioni
tra associazioni italiane attive nel Continente nero.
La prima esperienza del convegno, realizzata a livello locale, ha superato le aspettative, in termini di
interesse, da parte di associazioni di altre regioni
italiane, delle Istituzioni e del settore profit.
L’impegno dell’Associazione ‘Medici in Africa’
Spinta da una tale approvazione, Medici in Africa si
è impegnata in due direzioni: una di evoluzione del
Convegno in un meeting riconosciuto della cooperazione internazionale specifico sull’Africa; l’altra
verso la costituzione di un Consorzio, entro il quale
le singole realtà attive avrebbero potuto più facilmente divulgare la propria esistenza e le propria attività, a livello nazionale e internazionale, attraverso
una unica e più forte voce.
Il Consorzio SPeRA
Ecco quindi l’essenza del Consorzio SPeRA: realizzare una rete efficace ed efficiente di scambio di informazioni ed esperienze che consente di facilitare,
sviluppare, ampliare e portare a termine di anno in
anno i progetti di solidarietà italiani in Africa Sub
Sahariana. Un lavoro che può sembrare banale ma
che non lo è nella realtà di chi si trova a chilometri
di distanza da casa, con un clima e una lingua differenti, in un contesto scomodo o talvolta critico.
Il Convegno SPeRA ha sempre affrontato temi “forti”:
la Donna (anno 2012), il rapporto volontariato-impresa (anno 2013), il rapporto volontariato-lavoro
nel 2014. Nell’ambito di quest’ultimo – particolarmente dedicato ai giovani – è stata contestualizzata una delle maggiori novità: l’avviamento, per l’anno accademico 2014/15, del primo insegnamento
interscuola di cooperazione allo sviluppo nei corsi
di laurea delle Scuole di Scienze Matematiche, Fisiche e Naturali, Scienze Umanistiche, Scienze Sociali, Politecnica, Medicina e Farmacia dell’Università di Genova, che ha coinvolto 300 studenti in
congresso come momento propedeutico al corso.
I dati ISTAT sulle Isituzioni non profit
E di cooperazione internazionale ha parlato Mori di
ISTAT, in apertura con un’interessante relazione qui
sintetizzata.
23
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 24
Secondo l’Istat, le istituzioni non profit, attive alla
data del 31/12/2011, nel campo della cooperazione e solidarietà internazionale sono 3.565
(+148,8% rispetto al 1999) e nell’86,2% dei casi
impiegano prevalentemente volontari (78.901 con
una crescita del +130,5%).
Il profilo dei volontari impegnati nel settore della
cooperazione internazionale
Il profilo socio-demografico dei volontari attivi nel
settore della cooperazione internazionale presenta
alcune specificità, rispetto a quello del resto dei volontari. Considerando il sesso, le femmine (54,3%)
prevalgono sui maschi (45,7%).
Per quanto riguarda la posizione sul mercato del lavoro, i volontari del settore della cooperazione internazionale risultano essere in maggioranza occupati (61,0%), mentre pensionati e personale in altra
condizione ne rappresentano rispettivamente il
25% e il 14%.
Infine, i volontari impegnati nell’ambito della cooperazione e solidarietà internazionale presentano
livelli d’istruzione piuttosto elevati, con il 35,5% che
è laureato e il 47,8% diplomato.
Il ‘Registro della solidarietà italiana in Africa 2014’
In occasione del Convegno, è stato presentato il Registro della solidarietà italiana in Africa - 2014’, testimonianza, a forma di libro, di quanto, concretamente, viene svolto dal volontariato italiano nel
Continente.
Quest’anno, il volume ha raccolto oltre duecentocinquanta progetti di solidarietà, attivi in Africa Sub
Sahariana, descritti in quattro lingue (italiano, inglese, francese e portoghese), suddivisi per macro-temi: agricoltura e risorse naturali, donne e infanzia,
strutture e infrastrutture, istruzione lavoro e formazione, sanità e nutrizione.
Il volume è stato distribuito ai partecipanti del Congresso e inviato ai rappresentanti istituzionali dei
Paesi coinvolti. Durante i giorni del convegno, i pro-
24
getti raccolti nel Registro sono stati presentati dai
rappresentanti delle Associazioni di riferimento.
Proprio in questi momenti, è emersa una diffusa
preoccupazione per lo scarso controllo effettuabile
sulle organizzazioni solidali in Africa, che possono
celare obiettivi del tutto estranei – o addirittura contrari - a quelli della solidarietà. Per trovare una soluzione sicura e in tempi brevi, il Consorzio SPeRA ha
avanzato la proposta di realizzare un Albo delle
ONG e delle ONLUS italiane che operano in Africa,
in collaborazione diretta con il Ministero degli Esteri. Questo Albo dovrebbe “certificare” serietà di
obiettivi e di intenti e proporre un’evoluzione legislativa della Charity in chiave anglosassone - comprendente gli aspetti di defiscalizzazione - oltre che
di formazione, innovazione e sviluppo delle reti, non
solo telematiche ma anche relazionali nell’Africa
Subsahariana.
Riferimenti
CONSORZIO SpeRA
Telefono 010 3537621
Email: [email protected]
La testimonianza
Intervista al Prof. Berti Riboli – Presidente Medici in
Africa e Consorzio Spera
Perché il tema “volontariato-lavoro”? Come sono
collegati i due argomenti?
Abbiamo voluto dare continuità all’edizione del
Convegno 2013, intitolata “Volontariato e Impresa”
con il tema “Volontariato e Lavoro” perché l’esperienza di volontariato giovanile, oggi, è spesso
un’opportunità per effettuare un percorso, dove sono richieste capacità anche superiori a quelle
aziendali.
Fare questo tipo di training è significativo, come
completamento del profilo professionale, ed è as-
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 25
solutamente da riportare nel proprio curriculum.
Oggi, molti Stati dell’Africa Sub Sahariana si trovano in un momento di sviluppo e crescita economica tali da far evolvere l’esperienza di volontariato in
esperienza lavorativa a tutti gli effetti. Sono diversi i
Paesi africani che stanno cercando in Europa persone con competenze particolari; lo Stato dell’Angola, per esempio, ha richiesto all’Università di Genova molti profili.
Fare volontariato oggi vuole anche dire entrare potenzialmente nel mondo del lavoro. Il servizio volontario, a volte, è il primo passo per ottenere, successivamente, un incarico stabile nella stessa associazione. In tutti i casi, l’esperienza fatta può essere
comunque inserita nel proprio curriculum vitae; le
competenze che si acquisiscono sono di valore elevato ed è possibile arricchire il proprio bagaglio di
esperienze umane e professionali.
za di controllo dei progetti creano, talvolta, situazioni di estrema difficoltà. Il Registro della Solidarietà
italiana in Africa trova senso in tale contesto: attraverso il volume è possibile creare scambio. Il lavoro
di raccolta dei progetti è di una difficoltà enorme
ma il risultato è tale da continuare a impegnarsi in
questo senso.
La distanza tra l’Italia e i paesi africani, la frequente
difficoltà delle comunicazioni e della logistica, creano ancor più l’esigenza di coesione tra le diverse
associazioni e il successo che sta incontrando il
Consorzio SPeRA ne è la prova e la conferma. Diventa pertanto ancor più necessario, di quanto possa essere per le associazioni che operano in Italia,
una qualche forma di controllo. Il consorzio non
può svolgere questa funzione, ma la divulgazione e
trasparenza dei progetti crea di per sé una valutazione dell’operato dei singoli attori.
Il Consorzio SPeRA si ispira al concetto di “lavoro
in rete”. Cosa si intende esattamente?
Per lavoro di rete intendiamo la conoscenza dell’operato dell’altro, in modo da aiutarci e creare sinergie. Il messaggio del Consorzio è semplice e
chiaro: cercarsi, unirsi, fare sinergie, specialmente
tra realtà che seguono progetti a distanza. Infatti la
lingua, i fusi orari, il territorio, ma anche la mancan-
Perché la cooperazione internazionale sta prendendo questa via?
Nella cooperazione internazionale i giovani potranno agire come volontari, ma per molti potrà significare l’inserimento nel mondo del lavoro. Nello stesso tempo le numerose associazioni, presenti sul
territorio nazionale, potranno giovarsi dell’entusiasmo e della progettualità dei più giovani.
25
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 26
ORIENTAMENTO
Il Programma ‘Garanzia Giovani’,
le riflessioni e il dibattito
dal ‘Forum Internazionale
sull’Orientamento’
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
Come ricorderanno i lettori, nel numero scorso
della Rivista, il 112 (a cui si rimanda), era stata
pubblicata – visto l’interesse - un’anteprima di
quanto emerso dalle relazioni del Convegno e l’intervento completo del Sottosegretario di Stato del
Ministero del Lavoro, Luigi Bobba.
In questo numero, come anticipato, viene dato spazio, più in dettaglio, ai lavori del ‘Forum internazionale sull’orientamento’, dedicato al Programma
Garanzia Giovani.
L’incontro si è sviluppato secondo due tempi di
esposizione; per praticità, la sintesi concentra, per
ogni relatore, l’intera esposizione.
I saluti istituzionali sono stati a cura dell’Assessore
regionale all’istruzione e formazione Sergio Rossetti;
di Rosaria Pagano, Direttore generale dell’Ufficio scolastico regionale e di Enrico Giunchiglia, per conto
del Rettore dell’Università degli Studi di Genova.
Roberto Dasso, Direttore Generale di Arsel Liguria,
ha moderato gli interventi, ricordando come il budget, previsto per Garanzia Giovani, sia cospicuo e riguardi misure che i servizi per l’impiego hanno sempre messo in campo. Introducendo i lavori, ha ricordato come l’obiettivo sia avvicinare il più possibile i
giovani al lavoro, e non necessariamente trovare loro
occupazione. In questo senso, anche l’impegno, profuso nell’ambito del servizio civile, risulta arricchente
e utile per rimettere in attività i ragazzi che vanno
26
contattati anche là dove abitualmente si ritrovano tra
loro, facendo una forte attività di scouting. Ricorda,
inoltre, come la Regione Liguria sia deputata, a livello
nazionale, alle politiche di orientamento.
I lavori della giornata
Anna Grimaldi, Dirigente Area lavoro - Isfol (per
conto di Pierantonio Varesi, Presidente Isfol), dagli accordi occorre passare alla fase applicativa
In apertura dell’intervento, si è dimostrato che Arsel
è molto sensibile al tema dell’orientamento e che,
a Genova, esiste una tradizione ultradecennale in
questo senso.
Pone l’accento su due questioni, da tenere ben presenti: una di carattere culturale, dove si è raggiunto
un buon livello, anche dal punto di vista della letteratura una di tipo politico, che è quella da superare.
Infatti, per ciò che riguarda il primo aspetto.
Inoltre, la trasversalità dell’intervento orientativo è,
spesso, intesa non come specializzazione, come risulta dalle frantumazione delle competenze, in capo ai vari sistemi. Conseguente è, allora, la frammentazione delle politiche: occorre, a questo punto
del percorso, condividere, in modo molto chiaro, gli
obiettivi.
Con gli standard e le competenze sull’orientamento si garantisce la qualità, per cui bisogna, oggi,
passare alla ‘fase B’ che monitori ciò che accade
sui diversi territori.
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 27
Siamo in un momento in cui si riscontrano dati
drammatici sull’occupazione, soprattutto giovanile:
i ragazzi sono sfiduciati, e il nostro compito è dare
loro fiducia. Da ciò, discende come gli operatori
debbano avere competenze ‘alte’.
È arrivata, quindi, una fase importantissima: gli accordi non bastano, dobbiamo passare, dalla fase
normativa, all’applicazione sui territori, rispettando,
comunque, la loro differenza.
Il momento storico, rispetto all’orientamento, è positivo, sono maturati i tempi per la governance: i numeri e i dati non devono scoraggiare, così come le
situazioni territoriali, come detto, necessariamente
diverse. Siamo arrivati davvero al momento di ragionare sul governo del sistema, non portando avanti
azioni di scontro, ma conducendo un lavoro, ancora
una volta, partecipato: a livello centrale, ma anche
sui territori, unendo, di pari passo, education e lavoro. Questa istanza va posta, in maniera molto ferma,
a livello politico.
È il momento di mettere in campo, contestualmente,
azioni positive, partendo dall’analisi di quello che
credono i giovani: una ricerca indica che l’80% di
loro non ha progetti per il futuro, ma paura (si tratta
di un target, a partire dai 16 anni): i timori riguardano il non trovare lavoro, il non poter avere vita affettiva, l’ammalarsi. Rispetto a tutto ciò, grossa è la corresponsabilità nostra: al di là della ‘buona scuola’,
vanno posti in essere percorsi di attivazione.
In concreto, dopo il colloquio, dobbiamo tenere conto dei valori dei giovani e considerare attentamente
quello che pensano, per passare subito dopo alla
pratica: oltre a proporre il tirocinio, l’apprendistato,
partire dalle loro richieste e dai bisogni, dando loro
speranza. Tutto ciò, quindi, non in funzione della domanda, ma del bisogno di chi usufruisce dei servizi.
Gianni Bocchieri, Regione Lombardia (per conto
dell’Assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro, Valentina Aprea): Garanzia Giovani è l’occasione per superare i diversi contesti territoriali
La Garanzia Giovani impone un ragionamento di sistema su tutta la filiera: istruzione/formazione/lavo-
ro: questa declinazione parte dall’esigenza, in Regione, di trattare il Programma come protagonista.
In Lombardia, dal 2006, soggetti pubblici e privati
accreditati cooperano nei servizi; con GG l’obiettivo
è coinvolgere scuole, università, poli, ITS, IFTS, nella
costruzione dell’infrastruttura del mercato del lavoro. Inoltre, differenziare i percorsi dei giovani, a seconda della loro provenienza.
L’obiettivo del Programma è abbassare i tempi di
transizione e rendere coerenti i percorsi.
Non si ha ancora l’evidenza se il modello scelto è
giusto, ma si crede di si, l’esperienza lombarda parte dal progetto ‘Fixo’ di Italia Lavoro.
Dai primi dati, ci si aspetta di avere più possibilità di
raggiungere i giovani che hanno lasciato, da più di
quattro mesi, i percorsi. I numeri non sono esorbitanti, se confrontati con quelli dei Neet: poco più di
300.000 hanno aderito, ed è un dato che fa riflettere.
In Lombardia, sono poco meno di 25.000 ad aver
fatto la scelta dell’operatore; 13.000 si sono attivati
in questa direzione, solo 5.000 hanno stipulato un
patto di servizio; c’è una caduta di numeri, per cui la
questione focale è mantenere quanti hanno aderito.
All’Agenzia nazionale va la gestione dei servizi, e non
solo per ciò che concerne i livelli essenziali e le PAL,
mentre le Regioni devono individuare le funzioni-delega. Alcune Regioni, pensando al rischio di un impoverimento dei sistemi locali, hanno proposto il
supporto delle agenzie regionali. L’Agenzia nazionale
dovrà, necessariamente, fare i conti con questa realtà. Come è noto, l’Italia non è organizzata in modo
uniforme: in 14 regioni non è presente il sistema di
accreditamento.
Sicuramente, Garanzia Giovani rappresenta l’occasione per far superare i modi differenti di approccio.
Giovanni Chiabrera, Responsabile della macroarea Nord di Italia Lavoro (per conto di Paolo Reboani, Presidente Italia Lavoro): le fasi e le peculiarità del Programma
La durata del Programma è molto lunga, protraendosi fino al 2017/2018, il modello si ‘trascinerà’,
pertanto, nella nuova programmazione.
27
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 28
In linea generale, la fase operativa è partita ad ottobre
scorso, saranno possibili correzioni, in corso d’opera,
sulla base dello stato di avanzamento lavori.
L’accoglienza è strettamente legata alla fase di comunicazione, ma la sua funzione primaria è supportare il giovane a prendere consapevolezza del
percorso, che sarà, successivamente, personalizzato. La campagna di comunicazione raggiungerà, in
maniera capillare, i singoli punti informativi. Un altro
tassello importante: l’attività formativa e informativa
per il pubblico, mirata alle funzioni e ai compiti.
In alcune zone del nostro Paese, si riscontrano difficoltà, sul versante delle strutture in grado di dare alcuni servizi; quindi, il rallentamento delle fasi del
Programma è dovuto anche a questo motivo. Occorre sgomberare il campo, rispetto al fatto che GG
sia solo una copertura dei costi delle attività dell’operatore.
Si è cercato di costruire, in questo periodo, una base di partenza comune per tutte le Regioni, con una
forma di finanziamento standard, e un’altra a risultato. I dati sul monitoraggio, a livello nazionale, sono pubblicati su ‘Cliclavoro’.
Nel 2015, si sviluppa l’operatività del Programma
ed entra nel vivo l’assistenza tecnica. Italia lavoro è
presente, a livello nazionale, ma con connessioni
regionali, in attesa dell’Agenzia nazionale.
Citiamo, come esperienze precedenti alla Garanzia
Giovani: il progetto ‘Fixo’, il programma ‘Welfare to
work’, le Botteghe di mestiere (di cui Forum ha parlato, in numeri precedenti, ndr.).
La Liguria sta aggiungendo risorse sull’alto apprendistato, il quadro di misure e incentivi è unico, sono
state approvate nove schede, non tutte finanziate.
La scelta della Regione Liguria è stata quella dell’attivazione di circa 50 sportelli: in questo modo,
c’è la possibilità di ‘catturare’ i giovani sui territori;
circa 600 ragazzi liguri hanno scelto le regioni confinanti, ma 2000 hanno scelto la Liguria per GG. Il
tema dell’accoglienza è, quindi, fondamentale, ed
è un altro argomento su cui vale la pena riflettere.
28
Sergio Rossetti (a nome dell’assessore regionale
alle Politiche attive del lavoro e dell’occupazione,
Enrico Vesco): gli aspetti da considerare nella GG
Non abbiamo un sistema di accreditamento regionale per le agenzie private di incrocio tra domanda e offerta, riscontriamo una forte differenziazione, di carattere organizzativo, nei territori e qualche contraddizione; in sintesi: alcune politiche sono gestite con il precariato; mentre in precedenza,
in Liguria, la visione dei servizi era prettamente
pubblica e, ad oggi, non abbiamo definito un processo di gestione integrata.
A livello ‘macro’ i fondi dedicati ai servizi per l’impiego sono meno che in Germania; il finanziamento è assegnato, anche in virtù del risultato raggiunto, ma se le persone interrompono il tirocinio per
l’attivazione di un contratto di lavoro, il servizio non
viene pagato.
È passata l’idea che le giovani generazioni non potranno più trovare lavoro e questo spiega perchè i
Neet, in questa loro fase della vita, non sono motivati ad attivarsi; in anni precedenti, invece, le
aspettative e le convinzioni erano molto chiare. Sicuramente, però, con GG, occorre avere l’accortezza di non creare aspettative troppo alte, rispetto al
lavoro.
Rosa Dello Sbarba, Regione Toscana (per conto di
Gianfranco Simoncini, Assessore alle attività produttive, lavoro e formazione): il Programma va
nel solco dell’esperienza regionale
Dal 2011, è attivo il Progetto ‘Giovani sì’, per volontà del Presidente della Regione, che ha investito
400 milioni di euro, per accrescere il livello di autonomia dei giovani – a partire dalla casa – mettendo
insieme vecchie e nuove misure, ma presentandole
sotto lo stesso marchio. Grande importanza è stata
data al livello informativo: è stato, pertanto, creato
un ufficio, gestito da giovani, che può contare su un
numero verde tra pari.
Si ha, costantemente, presente la consapevolezza
che, frustrare le aspettative, soprattutto dei giovani,
è un fatto davvero negativo.
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 29
L’iniziativa, in Toscana, ha riguardato 110.000 giovani: è stata modificata la legge sui tirocini che
spesso mascheravano rapporti lavorativi. Ne sono
stati attivati 16.000, cofinanziati dalla Regione, obbligatoriamente retribuiti con 500 euro; 6.900 contratti-casa con affitto calmierato; quattro bandi sul
servizio civile, per 4.200 giovani. Anche la linea sull’autoimprenditorialità è stata modificata, ed estesa
a tutti i settori, con un sostegno molto più ampio:
1350 PMI coinvolte, 400 in agricoltura; 380 garanzie per atipici; 84.000 i beneficiari di borse di studio.
Questi i numeri, ad oggi della GG. Sono stati registrati 15.871 nominativi: 10.921 i colloqui orientativi effettuati: 8845 di attivazione; 3715 di profilazione; 7.700 consulenze mirate; molto lavoro viene
fatto dall’operatore sulle aspettative del giovane.
La facilitazione è data, appunto, dal marchio ‘Giovani sì’, già conosciuto sul territorio, così come il servizio che viene erogato.
Sicuramente, il problema dei molti territori italiani
esiste, ma risolvere il problema con un colpo si spugna non è efficace, le Regioni si sono confrontate,
non solo per la difesa del ruolo. Le diversità esistono, perché sfaccettato è il mercato del lavoro: non
si può far finta che non lo sia. È quindi necessaria
la governance, con azioni di monitoraggio e anche
di surroga, che lasci alle Regioni l’organizzazione
sul territorio degli interventi, per non rischiare di ‘ingessare’ il sistema.
Un altro problema da tenere presente è, poi, il seguente: i più precari sono quelli che danno informazioni alle persone in cerca di occupazione.
Bisogna cercare di utilizzare tutti gli strumenti attivi,
per il sostegno pubblico alle reti formali ed informali, di cui, comunemente, ci si serve: senza il sostegno della rete già ‘cresciuta’, non si possono raggiungere risultati significativi. Si chiede, quindi, che
l’utilizzo delle risorse europee si allarghi anche ad
altri soggetti.
Come Forum del terzo settore, si è aderito alla campagna di Garanzia Giovani. Abbiamo potuto osservare, anche recentemente, in occasione dell’alluvione di Genova, che i ragazzi, durante le fasi di
emergenza, sono attivi, ma, una volta terminato il
bisogno, ritornano nel loro limbo.
Il Testo unico sul terzo settore della nostra regione
indica che i cittadini organizzati hanno una funzione pubblica e questo può avere molti intrecci,
a più livelli, con il lavoro parlamentare e il ruolo
dell’impresa sociale che si lega al progetto di vita
e alla responsabilità comune. Da qui, l’esperienza
del servizio civile, che va definita come attività valoriale: se rimane relegata alla dimensione utilitaristica – ad esempio per trovare lavoro – si fa un
pessimo servizio alle giovani generazioni.
Claudio Basso, Portavoce ‘Forum ligure del Terzo
settore’: è significativo l’apporto alla GG
Ecco alcune criticità e problematiche. Gli sportelli
sono spesso gestiti dal terzo settore, ma, molto
spesso, secondo il criterio del massimo ribasso. La
loro funzione è strategica, trattando di informazione, orientamento e, quindi, in sostanza, di progetti
di vita delle persone.
Alla base di tutto, occorre affrontare il tema dell’uso
delle risorse pubbliche, consapevoli che l’atteggiamento di ‘vassallaggio’ non è mai produttivo per la
crescita del sistema e, quindi, per i servizi al cittadino.
29
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Marco Gaione, Vicepresidente di Rete Lavoro (Associazione italiana delle Agenzie per il Lavoro –
intermediazione): il contesto in cui si colloca GG
è di mutamento
L’avere, per ruolo e missione, l’opportunità di
muoversi sull’intero territorio nazionale e occuparsi di orientamento, fa si che ci si confronti con
un sistema che fa sentire, ormai, la sua età che
presuppone un’evoluzione, anche delle regole.
Come privati, si lavora, ormai da anni, insieme al
pubblico; il sistema di regole deve pertanto essere omogeneo.
I fattori enunciati incidono anche sui servizi di
orientamento: il riconoscimento della figura dell’orientatore deve procedere di pari passo, quindi
necessita di chiarezza di ruoli.
La situazione ligure è caratterizzata dall’assenza di
un sistema di accreditamento; siamo partiti, adesso,
con la Garanzia Giovani che prefigura un nuovo
modello di funzionamento tra soggetti pubblici e
privati, in vista di un’attività più efficace. È sicuramente difficile lavorare, nella diversità degli approcci e in un momento in cui i giovani si trovano così
in difficoltà.
Un rischio da evidenziare è rappresentato dal fatto
che, di fronte ad un target giovanile, si privilegi la
formazione più che il lavoro.
C’è, su tutti questi versanti, la massima disponibilità
alla collaborazione.
Brando Benifei, Commissione Occupazione e Affari Sociali del Parlamento Europeo: come nasce
il Programma e il suo futuro
Ripercorriamo la nascita di Garanzia Giovani che
parte dalla proposta di gruppi politici europei, di
fronte ai dati di difficoltà, inerenti l’occupazione giovanile.
I Neet subiscono danni, man mano che passa il
tempo e rimangono nella stessa situazione, e il de-
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terioramento è forte, anche quando si ha l’opportunità di rientrare nel mercato del lavoro.
Certamente, la GG, da sola, non crea posti di lavoro,
ma è un programma sicuramente utile per questo
target, per cui va sostenuto. C’è, pertanto, un impegno, a livello europeo, a supportare queste misure
e renderle sempre più efficaci, proseguendone il finanziamento. Occorre, sicuramente, un monitoraggio, in modo che i fondi siano spesi bene, partendo
da una buona programmazione, in tutti territori. Per
tutto ciò, occorre un forte lavoro di squadra.
Conclude i lavori Sergio Rossetti
L’Assessore evidenzia i punti di forza, ma anche di
criticità che la Garanzia Giovani porta con sé, enunciando, in maniera chiara, l’obiettivo che si pone il
programma: facilitare i giovani nello ‘stare dentro’ al
mercato del lavoro.
Occorre, secondo Rossetti, anche considerare le differenze che intercorrono tra i Paesi europei, diversi
per sistemi e per dati di crescita.
Ribadisce, inoltre, come tutti noi viviamo un retaggio culturale che presuppone tempi scanditi tra
scuola/lavoro.
Un limite da riconoscere è che il Programma è stato
calato dall’alto, rispetto agli strumenti esistenti e
che ‘entra’ in un momento di grande fermento:
quello in cui occorre immaginare i nuovi CPI, tema
importante, trasversale a quello odierno.
Ma GG rappresenta una grande opportunità, la possibilità, per un giovane, di poter fruire di servizi di
orientamento – come rafforzamento del sé – e di
‘giocarsi le proprie carte’, attraverso un tirocinio,
successivamente, attivare un contratto di apprendistato.
È, quindi, sicuramente una grande sfida, ma anche
un’opportunità; non sarà solo un programma a se
stante, ma una prima azione, tra le successive, da
mettere in campo.
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RISORSE INFORMATIVE
Garanzia Giovani in Liguria,
ecco come funziona
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
Forum pubblica, in questo numero, una presentazione sintetica del Programma ‘Garanzia
giovani in Liguria’, a partire dalla brochure che è stato diffusa, in occasione dello scorso
Salone ‘Orientamenti’.
Il contenuto è stato curato dal Servizio Informazione e comunicazione di Arsel Liguria,
sotto la supervisione del Settore Politiche del lavoro e delle migrazioni della Regione
Liguria.
Cosa è
A chi rivolgersi per avere informazioni
La Garanzia per i Giovani è un programma, istituito
in risposta alla Raccomandazione del Consiglio
dell’Unione Europea del 22 aprile 2013, che mira
ad offrire ai giovani concrete opportunità di orientamento, formazione e/o di inserimento nel mondo
del lavoro.
Puoi rivolgerti ai 14 Centri per l’Impiego e ai numerosi sportelli informativi, dedicati a Garanzia per i
Giovani, presenti sul nostro territorio, dove sarai accolto e informato circa le opportunità e i servizi offerti (per gli indirizzi completi consulta il sito
www.garanziagiovani.it).
A chi è rivolta
Le opportunità e i servizi
Ai giovani tra i 15 e i 29 anni compiuti, residenti in
Italia, che non siano impegnati in un’attività lavorativa, né inseriti in un corso di studi, secondari superiori o universitari, né che frequentino un’attività di
formazione.
Possono accedere al programma anche i cittadini
comunitari o stranieri extra Unione europea, regolarmente soggiornanti.
> Accoglienza e orientamento
Potrai avere informazioni sul programma e sui
servizi previsti, fruire di un colloquio individuale
per l’individuazione del percorso e delle misure
attivabili, in relazione alle tue caratteristiche, aspirazioni e alle opportunità offerte dalla Garanzia
per i Giovani.
Cosa offre
Opportunità di lavoro, tirocinio in Italia o all’estero,
servizio civile, servizi di accompagnamento in percorsi per l’autoimpiego, l’autoimprenditorialità e
per la mobilità professionale, inserimento o re-inserimento in percorsi di formazione professionale o
scolastici.
> Formazione
Avrai la possibilità di accedere a percorsi formativi,
finalizzati: a facilitare l’inserimento lavorativo, sulla
base dell’analisi dei tuoi obiettivi di crescita professionale e delle tue potenzialità, al conseguimento
di una qualifica o di un diploma, attraverso la frequenza di percorsi di istruzione e formazione professionale di durata annuale o biennale.
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> Accompagnamento al lavoro
Potrai contare sul supporto degli operatori dei servizi territoriali di Garanzia per i Giovani per progettare e attivare il tuo inserimento lavorativo, e avere
un accompagnamento nelle fasi di avvio e accesso
al percorso.
> Tirocinio
Potrai fare un’esperienza di formazione in contesti
lavorativi, attraverso l’inserimento in tirocini in
aziende in Liguria, in altre regioni italiane o all’estero, che possono avere una durata fino a 6 mesi o,
in alcuni casi, fino a 12 mesi.
> Servizio civile
La Garanzia per i Giovani ti offre l’opportunità di fare un’esperienza di servizio civile nei settori dell’assistenza alle persone, protezione civile, ambiente,
beni culturali, educazione e promozione culturale.
> Sostegno all’auto-impiego e all’auto-imprenditorialità
Potrai fruire di servizi specialistici per l’avvio di
un’attività imprenditoriale o di lavoro autonomo
quali: interventi di formazione, assistenza personalizzata per la stesura del business plan, accompagnamento all’accesso al credito e alla finanziabilità, servizi a sostegno della costituzione e allo start
up dell’impresa.
> Mobilità professionale transnazionale e territoriale
Se sei interessato alla mobilità professionale all’interno del territorio nazionale o in altri Paesi UE, la
Garanzia per i Giovani ti offre uno specifico supporto attraverso gli operatori dei Centri per l’impiego e
altri operatori che aderiscono alla rete EURES.
> Bonus occupazionale
Le aziende saranno incentivate ad assumere i giovani che aderiscono alla Garanzia attraverso la
concessione di specifici bonus occupazionali erogati dall’INPS per ciascun contratto attivato.
32
Come aderire
Puoi partecipare al Programma in Liguria, indicando la provincia dove vuoi essere preso in carico, oppure in un’altra regione.
Se scegli la Liguria puoi iscriverti:
> dal portale regionale all’indirizzo: www.garanziagiovaniliguria.it,
> o recarti in uno degli sportelli aperti sul territorio.
Il Centro per l’impiego avrà cura di convocarti per
compilare la scheda anagrafico-professionale e
proporti un percorso su misura per te.
Se decidi per un’altra regione:
> puoi aderire, compilando il modulo online con i
tuoi dati anagrafici su www.garanziagiovani.gov.it.
Riceverai una mail con le credenziali per accedere a un’area personale e verrai contattato, entro sessanta giorni, con l’indicazione di uno
sportello al quale potrai rivolgerti per concordare
il tuo percorso.
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CONTATTI E INDIRIZZI UTILI
RIFERIMENTI REGIONALI
REGIONE LIGURIA
Settore Politiche Del Lavoro e delle Migrazioni
[email protected]
LIGURIAINFORMA POINT
Numero verde 800 445 445
Piazza de Ferrari 14, 16121 Genova
Orario call center
dal lunedì al venerdì 9/13 e 14/16
Orario sportello al pubblico
dal lunedì al venerdì 9/16
[email protected]
ARSEL LIGURIA
ENTE STRUMENTALE DELLA REGIONE LIGURIA
Via San Vincenzo 4, 16121 Genova
Tel.: 010 24911
[email protected]
CENTRI PER L’IMPIEGO
Carcare
Via Cornareto 2, 17043 Carcare (Sv)
Tel.: 019 510806
[email protected]
Savona
Via al Molinero, 17100 Savona
Tel.: 019 8313700
[email protected]
Centro Levante
Via Cesarea 14, 16121 Genova
Tel.: 010 5497523
[email protected]
Medio Ponente
Via Muratori 7, 16152 Genova
Tel.: 010 5497818
[email protected]
Ponente
Villa Podestà, Via Pra’ 63, 16157 Genova
Tel.: 010 5497901
[email protected]
Imperia
Piazza Roma 2, 18100 Imperia
Tel.: 0183 704430/29
Sanremo
Via Pietro Agosti 245, 18038 Sanremo (Im)
Tel.: 0184 577099
Ventimiglia
Via Lamboglia 13, 18039 Ventimiglia (Im)
Tel.: 0184 254822
Albenga
Regione Bagnoli 39, 17031 Albenga (Sv)
Tel.: 0182 544358
[email protected]
33
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Val Bisagno
Via Adamoli 3A nero, 16138 Genova
Tel.: 010 5497200
[email protected]
Val Polcevera
Via Teglia 8, 16161 Genova
Tel.: 010 5497950
[email protected]
Tigullio
Viale Millo 13B, 16043 Chiavari (Ge)
Tel.: 010 5497312
[email protected]
La Spezia
Via XXIV Maggio 22, 19124 La Spezia
Tel.: 0187 77931
[email protected]
Sarzana
Piazza V. Veneto 6/c, 19038 Sarzana
Tel.: 0187 605227
[email protected]
ASSOCIAZIONI TEMPORANEE (ATI - ATS)
Area Territoriale Imperia
ATS Garanzia Giovani Imperia
Capofila: S.E.I. – C.P.T.
Via privata G. Gazzano n.24, Imperia
[email protected]
Area Territoriale Savona
AT Garanzia Giovani Savona
Capofila: Ente Scuola Edile
Via Molinero n. 4 rosso, Savona
[email protected]
34
Area Territoriale Genova 1
AT G.G.G. Garanzia Giovani Genova
Capofila: C.L.P. Centro Ligure Produttività
Via Boccardo n.1, Genova
[email protected]
Area Territoriale Genova 2
AT G.G.T. Garanzia Giovani Tigullio
Capofila: Opera Diocesana Madonna dei Bambini
“Villaggio del Ragazzo”
Corso IV Novembre 115, 16030 San Salvatore di
Cogorno (GE)
[email protected]
Area Territoriale La Spezia
AT Garanzia Giovani La Spezia
Capofila: C.C.I.A.A.
Camera di Commercio Industria Artigianato
Agricoltura
Piazza Europa n. 16, La Spezia
[email protected]
WEB
www.garanziagiovaniliguria.it
www.garanziagiovani.gov.it
www.giovaniliguria.it
www.iolavoroliguria.it
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 35
SERVIZI DI ORIENTAMENTO
Gli standard minimi dei servizi
e delle competenze
degli operatori di orientamento
Ecco il documento approvato dalla Conferenza
Stato-Regioni
A cura della Redazione
La Conferenza unificata, nella seduta del 13 novembre 2014; ha sancito l’accordo tra Governo, Regioni ed Enti locali sul documento recante Definizione di standard minimi dei servizi e delle competenze professionali degli operatori con riferimento
alle funzioni e ai servizi di orientamento attualmente in essere nei diversi contesti territoriali e nei sistemi dell’Istruzione, della Formazione e del Lavoro.
A questo è allegato il documento sugli Standard minimi dei servizi e delle competenze degli operatori
di orientamento’
Nella premessa, viene subito richiamata la definizione di orientamento:“Processo volto a facilitare la
conoscenza di sé, del contesto formativo, occupazionale, sociale, culturale ed economico di riferimento, delle strategie messe in atto per relazionarsi
ed interagire con tali realtà, al fine di favorire la maturazione e lo sviluppo delle competenze necessarie per poter definire o ridefinire autonomamente
obiettivi personali e professionali aderenti al contesto, elaborare o rielaborare un progetto di vita e di
sostenere le scelte relative”
Cinque le funzioni individuate, che rientrano nella
responsabilità di ogni Soggetto/Istituzione competente.
1. Educativa
2. Informativa
3. Accompagnamento a specifiche esperienze di
transizione
4. Consulenza orientativa
5. Sistema
I contesti, in cui si sviluppa l’intervento di orientamento sono:
> la scuola
> l’istruzione terziaria (Università, Formazione
artistica e musicale, ITS)
> la formazione professionale
> i servizi per il lavoro
> I servizi per l’inclusione sociale
Fattore saliente indicato è che lo sviluppo del modello d’intervento si basa sulla ‘regolarizzazione’
dell’attuale frammentarietà di azioni pratiche e di
professionisti, partendo dalla rete, per favorire la valorizzazione e la diffusione delle competenze e le
risorse attive sul territorio.
Le funzioni dell’orientamento
Nell’ambito delle funzioni dell’orientamento, vengono individuate le seguenti:
> educativa: questa funzione di orientamento indica le attività di sostegno allo sviluppo di risorse
e condizioni favorevoli al processo di auto‐orientamento della persona per favorirne il benessere, l’adattabilità ai contesti, il successo formativo
e la piena occupabilità.
35
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> informativa: indica le attività che potenziano
quell’insieme di risorse della persona che hanno a che fare con le capacità di attivarsi/ricercare, decodificare/interpretare, mettersi in gioco/simulare necessarie per l’acquisizione di conoscenze utili al raggiungimento di un obiettivo
orientativo specifico.
> accompagnamento a specifiche esperienze di
transizione: indica le attività di sostegno allo sviluppo da parte della persona di competenze e
capacità di decisione e/o di controllo attivo
sull’esperienza formativa e lavorativa in essere,
al fine di prevenire rischi di insuccesso.
> consulenza orientativa: concerne le attività di sostegno alla progettualità personale, nei momenti
concreti di snodo della storia formativa e lavorativa e di promozione all’elaborazione di obiettivi,
all’interno di una prospettiva temporale allargata
e in coerenza con aspetti salienti dell’identità
personale e sociale.
> di sistema: consiste, in un’analisi di politiche e
servizi di orientamento caratterizzata prevalentemente da attività inerenti l’assistenza tecnica alle Istituzioni e ai sistemi, la promozione e sviluppo di reti territoriali, la progettazione di interventi,
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il coordinamento di strutture dedicate e la ricerca e lo sviluppo di dispositivi innovativi.
Per ognuna delle cinque funzioni, vengono individuate:
> Finalità
> Prestazioni erogate
> Obiettivi
> Destinatari
> Modalità di accesso
> Aree di attività (ADA) e attività specifiche
> Tipologia di strumenti
> Risultati per il beneficiario
> Standard di prestazione
A corredo, per ogni funzione, una scheda sintetica
degli standard minimi.
Monitoraggio e valutazione dei servizi di orientamento
L’Accordo sull’orientamento permanente del
20/12/2012 individua, tra gli obiettivi delle Linee
guida nazionali la definizione di criteri di valutazione e monitoraggio; queste ultime, approvate successivamente, promuovono la qualità dei servizi,
con la definizione degli standard minimi di presta-
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 37
zione. Il testo richiama, in modo molto puntuale, la
differenza tra monitoraggio e valutazione.
L’orientamento è un processo molto strutturato, distinto in numerose fasi, per cui è difficile valutare
singolarmente gli interventi offerti, anche per la difficoltà nel riuscire a misurare gli effetti netti delle
azioni orientative, prevalentemente a causa di
un’erogazione contemporanea di prestazioni diversificate. La verifica, specie in termini di efficacia, richiede la puntualizzazione di chiari e circoscritti
obiettivi e delle finalità di ciascuna delle prestazioni
erogate, riferendosi agli standard minimi di prestazione, definiti nelle sezioni indicate dal documento.
Trovano spazio due tabelle, una riguardante alcuni
esempi per tipologia di indicatore e le possibili modalità degli indicatori stessi; l’altra riporta, sempre
a titolo esemplificativo, un’ulteriore serie di indicatori, utili per descrivere i possibili ambiti di monitoraggio e che possono essere utilizzati in diversi tipi
di valutazione.
Rimandi
“Definizione di standard minimi dei servizi e delle competenze professionali degli operatori con
riferimento alle funzioni e ai servizi di orientamento attualmente in essere nei diversi contesti
territoriali e nei sistemi dell’Istruzione, della Formazione e del Lavoro”
(www.unificata.it)
La struttura del documento
> I contesti dell’orientamento
> Le funzioni dell’orientamento
>> la funzione educativa
>> la funzione informativa
>> la funzione di accompagnamento a specifiche esperienze di transizione
>> la funzione di consulenza orientativa
>> la funzione di sistema
> Criteri generali di monitoraggio e valutazione
dei servizi di orientamento
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Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 38
L’APPUNTAMENTO
Lo stress lavoro correlato
nella Campagna europea
per la sicurezza e la salute
dei lavoratori
L’INAIL liguria ha organizzato una serie di eventi
di approfondimento e divulgazione
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
A
nche per il 2014, come già nel 2013, la Direzione Regionale INAIL Liguria, promuove, con il patrocinio di Prefettura e Comune di Genova, in collaborazione con gli altri partner istituzionali e le parti sociali, una serie di appuntamenti, articolati su tre
giornate, sul tema della sicurezza sul lavoro.
La manifestazione si inserisce nell’ambito della
‘Settimana Europea per la sicurezza e la salute sul
lavoro’, promossa e coordinata in più di 30 Paesi
dall’Agenzia Europea EU-OSHA, con sede a Bilbao,
con l’obiettivo di rendere l’Europa un luogo in cui
lavorare in modo più sicuro, salubre e produttivo attraverso campagne di sensibilizzazione ad hoc.
La campagna 2014 - 2015 ‘ambienti di lavoro sani
e sicuri: Insieme per la prevenzione e la gestione
dello stress lavoro-correlato’ sottolinea l’importanza
di riconoscere e valutare lo stress e i rischi psicosociali presenti nel luogo di lavoro oltre a fornire il
sostegno, la guida e gli strumenti necessari per gestirlo efficacemente.
Il titolo dell’evento tenuto a Genova è ‘La gestione
del rischio da stress lavoro-correlato. Risultati, esperienze aziendali e metodologie di valutazione’. L’appuntamento pone l’attenzione sulla tutela globale
integrata degli infortunati sul lavoro e descrive, in
tale logica, le iniziative messe in campo, nel 2013,
dall’Istituto sotto il profilo della cura, prevenzione, ri-
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cerca, certificazione e verifica, riabilitazione e reinserimento sociale dei lavoratori.
‘Forum’ presenta una sintesi dei lavori della prima
giornata.
Carmela Sidoti: le nuove indicazioni della Campagna informativa
La gestione stress lavoro correlato è un approccio
culturale che affonda le sue radici in un aspetto del
patrimonio aziendale: il benessere. La campagna
informativa è stata presentata a giugno 2014, con
un focus particolare rivolto alle aziende, per dare un
impulso positivo di discussione, partendo da metodologie condivise. Dalle azioni concrete e dalle risposte che verranno, si indicheranno le linee per indirizzare il nostro lavoro.
Francesca Grosso: focus sui lavoratori anziani
La campagna è decentrata, con una serie di iniziative sul territorio, per coinvolgere aziende e attori a
livello locale. L’Agenzia europea aveva già lanciato,
nel 2002, una campagna di questo tipo, oggi la ripropone perché lo stress è rischio emergente ed è
in costante aumento. La campagna attuale si propone di fare cultura, informare sul tema, trasmettere
Forum113b 26/02/15 09:39 Pagina 39
conoscenza, cooperando al miglioramento dei luoghi di lavoro.
In concomitanza, è partito un concorso, rivolto all’individuazione delle buone pratiche, che ha avuto
scadenza ad ottobre 2014, che ha previsto la scelta
di due esempi per l’Italia, che verranno inviati alla
Commissione europea che raccoglierà tutti quelli
provenienti dagli stati europei, poi presentati con un
evento ad hoc.
La campagna si propone di promuovere posti di lavoro sempre più sostenibili e sempre più vivibili.
Nello slogan di lancio ricorre la parola ‘insieme’,
perché solo con la collaborazione si raggiungeranno buoni risultati. Il focus di quest’anno è posto sul
target ‘lavoratori anziani’.
Cristina Di Tecco: le tappe della valutazione
L’attività di ricerca nasce dal cambiamento del
mondo del lavoro e dalle caratteristiche del lavoratore – anziano, immigrato – dall’introduzione delle
nuove tecnologie, dalle forme di flessibilità, dal
cambiamento dell’organizzazione del lavoro e del
modo di lavorare. Tutti fattori che inducono rischi
emergenti come lo stress. Lo stress lavoro correlato
ha un impatto pari a 20 milioni di euro in Europa.
Oltre al risvolto economico, preoccupa anche la salute del lavoratore: sono infatti in aumento le malattie cardiovascolari.
Dagli anni ’70, si studiano modelli per indagare il
tema; tra questi citiamo, ad esempio, il ‘Job Demand control’ di Karasek.
Nel 2004, viene firmato un accordo quadro tra le
parti sociali, a livello europeo, che riguarda 27 Paesi, per implementare la normativa. In Italia si recepisce l’indicazione, inserendola nel D.Lgs 81/2008
all’art. 28, dove si parla di rischi particolari tra cui
lo stress. Il percorso metodologico per la valutazione utilizza metodi validati e un approccio globale,
adattato ai diversi settori produttivi.
Per proporre metodologie, a livello nazionale, si valuta quanto attuato in Europa, partendo da un approccio olistico. Si sono presi in considerazione i
modelli inglesi, tedeschi e belgi, ma quello inglese
prevale, perché meglio si adatta alle esperienze esistenti e agli obblighi di legge: è on line, a disposizione delle aziende.
In quattro fasi tra loro successive, si identificano le
tappe per arrivare alla valutazione. La prima fase è
propedeutica all’istituzione del gruppo di valutazione e prevede di stabilire la modalità di coinvolgimento dei lavoratori: vengono scelti gruppi omogenei e predisposta una scaletta delle azioni; la seconda fase riguarda la valutazione preliminare, per
individuare indicatori soggettivi e oggettivi verificabili; la terza fase riguarda la valutazione approfondita con un questionario, in italiano su modello inglese, che permette di identificare i diversi fattori di
rischio; la quarta fase è inerente la pianificazione
degli interventi successivi.
La nostra metodologia ha prodotto l’uso di una
piattaforma on line, dove le aziende si possono registrare. Ad oggi, sono presenti seimila imprese e
60mila questionari, quindi con un ampio utilizzo
della metodologia. È attivo un progetto del CCM
(Centro nazionale per la prevenzione e il controllo
delle malattie) a livello nazionale, a cui partecipa
anche la Liguria, per sperimentare modalità di miglioramento dei servizi offerti dalla piattaforma.
Per contatti: [email protected]
D’Orsi: gli aspetti dello stress lavoro correlato
Le regioni lavorano su una prima proposta metodologica, per arrivare ad un documento unitario, in
grado di supportare nella distinzione della componente lavoro sullo stress generale, causato dalla vita quotidiana. Il punto su cui lavorare, visto il momento di crisi, è individuare indicazioni utili e pratiche. Inoltre, l’accordo europeo dà una definizione
riduttiva: ‘condizione per cui una persona non si
sente in grado di rispondere alle aspettative lavorative’. In realtà, lo stress lavoro correlato si verifica
quando la persona si trova in questa condizione
perché il lavoro non permette di fare quello che si
potrebbe cioè non dà le condizioni per poterlo fare.
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Se la condizione dura nel tempo ed è permanente,
si può definire stress lavoro correlato. La filosofia di
fondo è che, in ogni contesto lavorativo, ci sono fattori stressogeni: il tipo di lavoro, l’ambiente, la pianificazione, i turni; l’autonomia, le relazioni interpersonali, l’influenza sulla vita privata; si lasciano fuori
le dinamiche persecutorie perché in Europa c’è un
approccio che non ne tiene conto; anche in Italia,
manca una normativa ad hoc.
Il tema dello stress riguarda anche l’efficienza dell’impresa; se ci sono situazioni stressogene, l’azienda lavora male e questo costituisce un problema,
che va affrontato in modo duplice: tenendo conto
del miglioramento del benessere dei lavoratori e
della produttività dell’azienda.
L’approccio con valutazione preliminare presuppone
che, qualora non sussistano le condizioni, ci si fermi,
in caso contrario si prevedono cambiamenti e si valuta se sono sufficienti, altrimenti si procede ad una
valutazione più approfondita. Queste le criticità del
metodo: i due momenti sono gerarchizzati, se si
sbaglia la prima valutazione, si ha un ‘falso negativo’. Tanto più che la valutazione preliminare si attua
solo con risorse interne e non ricorrendo ad esperti.
Non esiste un termometro dello stress, ma ci sono
elementi - sentinella: il lavoratore si dà malato o
cerca di allontanarsi dal posto di lavoro; se questo
si verifica solo in una unità dell’azienda o in un unico luogo di lavoro, è un elemento che va valutato.
Occorre distinguere anche se si tratta di percezione
soggettiva – e allora deve coinvolgere un numero
significativo di lavoratori – o malattia vera e propria.
Con la valutazione approfondita, si mette al centro
l’organizzazione del lavoro e si invita i lavoratori ad
individuare soluzioni possibili: il loro coinvolgimento è fondamentale.
A livello di Regioni, è stato prodotto un documento
che tiene conto sia della legge 81, sia delle esperienze regionali.Tra i punti più importanti, l’individuazione
di gruppi omogenei e la partecipazione dei lavoratori
o dei loro rappresentanti. Il coinvolgimento funziona
quando il lavoratore conosce bene il proprio lavoro e
quindi può dare consigli di miglioramento.
40
Il piano di formazione dei lavoratori deve dare loro
gli strumenti per gestire le situazioni stressogene.
A febbraio, è partito un progetto di valutazione a cui
partecipano 16 regioni tra cui la Liguria, l’idea è
raccogliere un campione di 1.000 aziende con un
30% di grandi imprese che hanno complessità
maggiori. Potranno essere ricavati tre elementi: indicazioni su quali aziende è maggiore il rischio e
sulla tipologia di quest’ultimo, la metodologia utilizzata; terzo livello: l’esito. Mettendo in relazione i
tre fattori, si può avere una lettura più ampia.
Pontrandolfi: il punto di vista di Confindustria
La disorganizzazione crea stress e danneggia il profitto. Le parti datoriali ritengono che il problema
economico e sociale del momento imponga altre
riflessioni, visto che il lavoro manca, per cui si erano
opposte alla campagna per queste motivazioni, ma
anche perché lo stress non è ritenuto il problema
più importante. La campagna sull’invecchiamento,
che partirà, è più significativa; allungare l’età lavorativa crea il problema dello stress, ma sarà l’impresa a sopportare questo peso. Il tema si fonda su ricerche limitate, non tiene conto di un campione significativo e non si rivolge alle piccolissime imprese; le valutazioni sono state fatte da professionisti
esterni, senza tenere conto del modello europeo.
Sussiste una difficoltà di valutazione oggettiva, per
cui si è affrontato il tema, non dal punto di vista del
singolo, ma del gruppo di lavoratori. È sbagliato
pensare che la valutazione si concluda con un giudizio che esclude l’esistenza di fattori stressogeni,
perché l’azienda non è mai perfetta e quindi si trova sempre qualcosa che non va. È un tema che si
alimenta della sua stessa certezza, mille temi diversi che non permettono di stabilire cosa fare; c’è
troppa componente personale, individuale e soggettiva nella valutazione; viviamo con ritmi stressanti, per cui non si ha la certezza che non sia il
soggetto a non sapere gestire i problemi.
Sono le stesse mansioni che, per loro natura, in tanti casi, procurano stress. C’è anche un aspetto culturale da considerare: i documenti ‘fioriti’ dopo la
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Commissione permanente sono stati gestiti in modo confusivo, mettendo insieme modelli diversi, che
fanno valutare con logiche diverse e non univoche.
Dalla Commissione consultiva doveva, invece, scaturire un unico documento.
Saranno sempre di più i lavoratori anziani, per cui
non possiamo gestire l’azienda su questa logica,
perché è un problema sociale, e non dell’impresa.
In Europa si ribadisce che non c’è correlazione tra
età e stress, ma il principale fattore è la job insecurity e quindi non lo stress lavoro correlato, caso mai
uno stress di tipo sociale.
Il problema c’è, ma bisogna sapere come affrontarlo. Come Confindustria, abbiamo fatto un’analisi
che ha coinvolto grandi imprese di settori diversi. La
grande azienda gestisce, appunto,‘in grande’, si dota cioè di strumenti interni ed esterni, che vanno oltre la logica dello stress, ma analizza anche il clima
aziendale. L’azienda piccola si affida al modello
proposto dal consulente ed è un approccio più generalista; le grandi passano subito alla fase approfondita, perché non hanno problemi di budget, a
differenza della piccola che è diversa, anche dal
punto di vista organizzativo.
Le aziende usano, quindi, spesso, modelli diversi,
per cui abbiamo documenti diversi, che sposano logiche diverse. Ancora oggi si confonde lo stress da
lavoro correlato, con quello da insicurezza del lavoro, dobbiamo prendere atto di una realtà italiana
che è fatta soprattutto di piccole imprese, per cui
l’approccio è necessariamente diverso.
Complessità normativa sulla sicurezza del lavoro e
invecchiamento del lavoratore: sono questi i problemi. Il nostro sistema deve essere attrattivo, per facilitare gli investimenti in Italia. La sicurezza è corresponsabilità di tanti, in un luogo di lavoro si è insieme e si rischia insieme.
Cinzia Frascheri: il parere del sindacato
Il percorso delle tappe va visto sotto un altro aspetto: dal 2004 al 2014, l’accordo europeo in Italia è
stato recepito con quattro anni di ritardo, nel 2008,
il decreto 81, all’art. 28 inserisce il tema dello
stress. Ma siccome la valutazione non è obbligatoria e non è sanzionabile, non crea grandi novità, se
sussiste l’obbligo si individua il livello minimo, per
non incorrere in sanzioni.
Dopo il 2011, inizia il confronto, ma il contesto non
era pronto a recepire le indicazioni scritte. Alla base
della valutazione dello stress, c’è quella del rischio
che però, in molti casi, le aziende non valutavano o
era gestito dalla figura del RSPP che affronta un
corso, anche articolato, ma non può proporre cambiamenti aziendali e non saprebbe neppure farlo.
Il medico è chiamato a collaborare, ma per ora
esercita ancora solo un ‘visitificio’ e non è esperto
sul tema, infatti, le visite, spesso, non sono veritiere,
non sono fatte sul posto di lavoro e non tengono
quindi conto di come si lavora e dell’ambiente lavorativo.
È mancata la formazione ai lavoratori, per far comprendere il tema dello stress; gli RSPP interni hanno
altre mansioni e non si occupano solo di quello.
Gli strumenti per valutare sono stati dati e sono tanti, ma mancano scuole che sappiano dare risposte
concrete alle domande, non solo insegnare a gestire l’organizzazione.
Lo stress c’è e non si può affermare che, siccome
non c’è lavoro, va bene così. I fattori di contesto
aziendale, contenuto lavorativo e la chiarezza di
ruolo sono problemi semplici ma che incidono profondamente; quindi, devo rispondere a richieste che
sono un controsenso: ho un ruolo e spesso non so
di averlo, ma se sbaglio mi sanzionano.
Anche il problema dell’età e il genere rientrano nell’analisi dello stress, alla formazione sul rischio si
dedicano quattro ore quando il fattore di rischio è
basso, dodici quando è alto. C’è bisogno di formazione, di rieducarsi tutti, di costruire un tessuto per
analizzare la valutazione del rischio, ciascuno nel
suo ambito di competenza.
L’art.42 del D.Lgs 81 prevede che, se il medico reputa un lavoratore inidoneo alla sua mansione, può
spostarlo ad altra, ma se non ne esiste di analoga,
si può rischiare il licenziamento: è per questo che,
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spesso, il lavoratore nasconde la sua situazione fisica. Il medico dovrebbe collaborare alla valutazione del rischio ma anche trovare soluzioni, per
aiutare il lavoratore a ottenere migliori condizioni
di lavoro.
Dimitri Sossai: lo stress nel settore sanitario
Con sei milioni di prestazioni l’anno, l’IRCCS San
Martino è una grande città nella città. Secondo
l’agenzia OSHA Europe, se le persone che operano
all’interno dei servizi sanitari vivono bene il loro
ambiente di lavoro, stanno meglio anche i pazienti
ed economicamente si risparmia. In questo ambito
di lavoro, tutti corriamo rischi. Tra gli errori più frequenti, citiamo: l’errata prescrizione di farmaci e altri dovuti a fatica e mancanza di sonno. Su 8 milioni
di persone ricoverate, il 4% esce dalla struttura
ospedaliera, riportando danni: la medicina non risolve tutto.
Sempre di più, abbiamo casi di violenza verso gli
operatori sanitari, non così frequenti come negli
USA, ma il segnale è inquietante. La violenza in
Settimana Europea per la sicurezza
e la salute sul lavoro
3 Ottobre 2014
Sala dei Chierici, Biblioteca Civica Berio
Via Del Seminario, 16 - Genova
La gestione del rischio da stress lavoro correlato.
risultati, esperienze aziendali e metodologie
di valutazione
Carmela Sidoti, Direttore Regionale Inail Liguria
Francesca Grosso, ricercatrice INAIL, referente Campagne
Europee EU-OSHA
Interventi
Modera: Carlo Zecchi, coordinatore CONTARP INAIL Liguria
Sergio Iavicoli, Direttore del Dipartimento di Medicina,
Epidemiologia, Igiene del Lavoro e Ambientale INAIL settore Ricerca
42
ospedale sta crescendo, siamo oltre i parametri europei: gli autori sono pazienti o familiari, le vittime
in prevalenza sono infermieri e ausiliari, altri pazienti, medici, chi subisce è femmina, chi fa violenza è uomo.
È difficile andare a lavorare, dopo la violenza, da qui
lo stress lavoro correlato, al primo posto per frequenza di casi il pronto soccorso, seguono oncologia e rianimazione. Abbiamo messo in atto azioni
formative che prevedono tre riunioni all’anno con
tutto il personale, perché la percezione è che non
ci si parla tra medici e infermieri, e azioni per la corretta gestione dell’informazione perché, soprattutto
al Pronto soccorso, è necessario curare un flusso
costante di comunicazione verso l’utenza, per far
capire cosa fa il personale rispetto al paziente e alle procedure attuate.
È importante anche garantire un servizio di assistenza psicologica per gli operatori, vittime di infortunio, implementare la sorveglianza negli ospedali,
focus group con le unità operative più soggette al
fenomeno dello stress lavoro correlato, formazione
sulla sicurezza per i neo assunti.
Cristina Di Tecco, Psicologa del Lavoro, Dipartimento
di Medicina, Epidemiologia, Igiene del Lavoro ed Ambientale,
INAIL settore Ricerca
Fulvio D’Orsi, Direttore Servizio Prevenzione e Sicurezza
Ambienti di Lavoro ASL RM C, Coordinatore gruppo tecnico interregionale stress lavoro-correlato
Fabio Pontrandolfi, Confindustria
Cinzia Frascheri, Responsabile nazionale CISL salute
e sicurezza sul lavoro e componente della Commissione consultiva permanente presso il Ministero del Lavoro
Esperienze aziendali e metodologie valutative
Coordina: Paolo Clerici, CONTARP INAIL Liguria
Dimitri Sossai IRCCS - San Martino IST
Genova Parcheggi
Gruppo HERA
IN LIBRERIA
Caterina Scapin
Franca Da Re
Didattica per competenze
e inclusione
Dalle indicazioni nazionali
all’applicazione in classe
Erickson – Trento – 2014
Gli interventi normativi degli ultimi anni hanno
riacceso il dibattito sullo stato dell’inclusione nella
scuola italiana, soprattutto in merito alla definizione
di curricoli scolastici, nei quali, ogni alunno possa
trovare uno spazio di crescita, sviluppo ed espressione adatto alle proprie specificità.
È dunque diventata urgente la necessità di realizzare un’organizzazione scolastica, una proposta disciplinare e una pratica didattica quotidiana che siano
effettivamente personalizzate sui bisogni di ciascuno studente.
In questa prospettiva si inserisce il volume, che si
propone come una guida per accompagnare il singolo insegnante, l’équipe pedagogica, il consiglio
di classe e il collegio dei docenti a declinare, nella
R U B R I C A
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pratica scolastica quotidiana, la didattica per competenze in ottica inclusiva.
Oltre ad approfondimenti teorici e metodologici, il
volume è arricchito da numerosi esempi di unità
di apprendimento: percorsi didattici, facili da consultare e da replicare in classe, che consentono di
realizzare apprendimenti significativi, cooperativi
e flessibili, potenziando le competenze-chiave previste dalla più recente normativa nazionale e internazionale.
Caterina Scapin
Pedagogista e formatrice, insegnante di scuola primaria in provincia di Vicenza, si interessa di problemi di apprendimento e collabora, da anni, con la rete locale per lo screening e l’intervento precoce sulle difficoltà di letto-scrittura.
Franca Da Re
Dirigente tecnico MIUR presso l’USR per il Veneto.
Psicologa del lavoro, organizza seminari di formazione per docenti e dirigenti su tematiche inerenti
le metodologie didattiche, la psicopedagogia, l’organizzazione scolastica.
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Zygmunt Bauman
Danni collaterali
Diseguaglianze sociali
nell’età globale
Edizioni Laterza – Roma – 2014
Il termine ‘danni collaterali’ indica le conseguenze
plice marchio dell’irrilevanza e dell’indegnità.
Causare danni collaterali è più facile nei quartieri
loschi e tra le strade più malfamate delle città che
nelle tranquille zone residenziali abitate da uomini
potenti e altolocati. Tra l’occupare il gradino più
basso della scala della disuguaglianza e il ritrovarsi
‘vittima collaterale’ di un’azione umana o di un disastro naturale esiste lo stesso rapporto che intercorre tra i poli opposti delle calamite, che tendono
a gravitare l’uno verso l’altro.
indesiderate delle operazioni belliche. Non sono
però prerogativa esclusiva della guerra: i danni collaterali rappresentano uno degli aspetti più diretti e
sconcertanti dell’ineguaglianza sociale che caratterizza la nostra epoca.
Perché ad essere intrinsecamente votati ai danni
collaterali sono i poveri, per sempre segnati dal du-
Zygmunt Bauman è uno dei più noti e influenti
pensatori al mondo. A lui si deve la folgorante definizione della ‘modernità liquida’, di cui è uno dei
più acuti osservatori. Professore emerito di Sociologia nelle Università di Leeds e Varsavia, per Laterza
ha pubblicato quasi tutti i suoi libri.
Istituto Giuseppe Toniolo
La condizione giovanile
in Italia
Rapporto Giovani 2014
vanile e tocca i temi cruciali del lavoro e della formazione, della famiglia e del rapporto con i genitori, dei valori e della fiducia nelle istituzioni, della
partecipazione e dell’impegno sociale.
Le analisi proposte confermano come siano parziali e semplicistiche le interpretazioni che cercano di spiegare solo attraverso i fattori economici
o, in contrapposizione, solo tramite motivazioni di
natura culturale, le difficoltà dei giovani nel realizzare i propri obiettivi di vita e nel diventare attori della produzione di un nuovo benessere economico e sociale. Confermano inoltre quanto sia
importante assumere il loro stesso sguardo, per
capire le sfide che li aspettano e per dotarli di
strumenti adeguati a vincerle, nella convinzione
che nessun altro può farlo al loro posto, ma anche che nessun giovane può riuscirci se abbandonato a se stesso.
Ulteriori dati e riflessioni si possono trovare sul portale dedicato: www.rapportogiovani.it.
Il Mulino – Bologna – 2014
I
giovani italiani si trovano a fare il loro ingresso
nella vita adulta in condizioni di particolare incertezza e disorientamento.
Negli ultimi anni, anziché protagonisti attivi di
un’Italia che cresce, si sono sempre più spesso trovati ad essere spettatori passivi di un paese che arranca: un destino non inevitabile e che, prima di
ogni altro, loro stessi rifiutano.
Questo volume costituisce il secondo appuntamento di un osservatorio continuo sulla condizione gio-
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Prevenire si può
Analisi delle misure
di accompagnamento
per la transizione scuolalavoro dei giovani con
disagio psichico
A cura di Daniela Pavoncello,
Amedeo Spagnolo
Fiorenzo Laghi
ISFOL – Roma – 2014
Quali sono i fattori di rischio e di protezione rispetto al disagio psichico dei giovani? Quali misure
di inclusione sociale e di accompagnamento al lavoro hanno attivato le scuole, in favore degli studenti con disabilità psichica?
L’Isfol - Istituto per lo Sviluppo della Formazione
professionale dei Lavoratori ha pubblicato i risultati di una ricerca che ha realizzato con l’assistenza tecnica e scientifica del Centro Studi Pluriversum di Siena in un campione di scuole in cinque
contesti regionali: Campania, Lazio, Marche, Moli-
se e Puglia.
L’indagine è stata realizzata con circa 2.800 studenti in 53 scuole, per individuare i fattori di rischio
e di protezione del disagio psichico.
Il quadro che emerge è preoccupante e conferma
la vulnerabilità dei giovani, ma al tempo stesso la
ricerca raccoglie e racconta le “buone pratiche”
che le scuole hanno realizzato, coinvolgendo le comunità territoriali, i servizi di orientamento e di sostegno, le famiglie, le aziende e le associazioni. Viene anche proposto un modello di intervento, con la
descrizione di metodologie e strumenti utili per
l’accoglienza degli studenti, l’orientamento professionale, la formazione, l’organizzazione di tirocini e
percorsi di alternanza scuola-lavoro, l’accompagnamento e l’inserimento lavorativo dei giovani
con disabilità psichica. Alcuni metodi (come la peer education) e alcuni strumenti (come S.OR.PRENDO) sono sicuramente facilmente trasferibili, mentre altri progetti, basati sul concetto di social innovation, rappresentano esperienze di grande impatto e di interesse per altre scuol.
Fonte: Newsletter Sorprendo
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APPRENDIMENTO
Disturbi di apprendimento,
di attenzione e bisogni
educativi speciali
Conoscerli meglio per affrontarli in maniera
adeguata
A cura di Laura Barbasio
Sono sempre più diffusi fra i più piccoli e, a volte,
trovano genitori e insegnanti impreparati ad affrontarli. Secondo i dati epidemiologici pubblicati sulla
V edizione del Manuale Diagnostico e Statistico dei
Disturbi Mentali dell’American Psychiatric Association, i disturbi specifici dell’apprendimento (discalculia, dislessia e disgrafia) e il disturbo da deficit
dell’attenzione con o senza iperattività hanno rispettivamente una diffusione del 5-15% e del 5%,
fra i bambini in età scolare. Entrambi, se riconosciuti e trattati con progetti educativi e percorsi ad hoc
che coinvolgono il bambino, gli insegnanti, i genitori e uno psicologo specializzato, possono essere
ridotti ed avere un decorso ottimale. Spesso, tuttavia, per cause diverse, la diagnosi viene effettuata
tardivamente e di conseguenza, i percorsi di sostegno e riabilitativi vengono spesso attivati quando
ormai i disturbi si sono sedimentati, tanto da diventare causa di ulteriori difficoltà.
Per conoscere meglio il problema, la redazione di
Forum è andata a parlare con Rita La Valle, psicologa e insegnante di sostegno e Cecilia Luchi, insegnante di sostegno e counsellor, rispettivamente presidente e vicepresidente dell’Associazione
genovese Altre-Menti, specializzata nella realizzazione di interventi rivolti a bambini e adolescenti
che soffrono anche di DSA e DDAI, e con Andrea
Maggiolo, pedagogista dello Studio di Pedagogia
46
Applicata di Genova, che effettua anche trattamenti specifici per bambini e genitori con bisogni
speciali.
Intanto, cerchiamo di capire meglio che cosa sono e come si manifestano i DSA
Difficile sintetizzarli in poche parole. Tuttavia, i disturbi specifici dell’apprendimento sono disturbi
del neuro sviluppo, con un’origine biologica e si
manifestano in bambini che hanno un normale
quoziente intellettivo. Si caratterizzano per una persistente difficoltà di apprendimento delle abilità
scolastiche, con esordio durante i primi anni della
scuola. Possono riferirsi alla sfera della lettura (dislessia), della scrittura (disgrafia e disortografia) e
del calcolo (discalculia) e possono anche ostacolare l’apprendimento di tutte le materie scolastiche,
anche perché frequentemente coinvolgono funzioni chiave quali le capacità di attenzione e i processi
di memoria. Per quanto riguarda la diagnosi, per la
dislessia e la disgrafia, non può essere effettuata
prima della fine del II anno della scuola primaria,
per la discalculia del III.
… e i DDAI
Il disturbo da deficit dell’attenzione con o senza
iperattività è caratterizzato da una persistente disattenzione e/o iperattività-impulsività che interferisce
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con il funzionamento o lo sviluppo del bambino
che ne è affetto. Chi ne soffre effettua continue divagazioni rispetto ai compiti da svolgere, siano essi
scolastici o di gioco, non riesce a perseverare in
un’attività e non è in grado di organizzarsi. L’iperattività fa invece riferimento a una eccessiva attività
motoria in momenti in cui non è appropriata. Deve
comunque essere presente in due contesti differenti. Non solo, quindi a scuola, durante le lezioni. Ma
anche in altri ambiti, come, per esempio, a casa.
Può essere diagnosticata, in base a quanto prevede
il nuovo DSM, prima dei 12 anni mentre l’edizione
precedente del DSM, la IV, prevedeva si potesse diagnosticare entro gli 8 anni.
Prima delle età appena individuate ci possono
essere dei segnali precursori?
Indubbiamente. Già nella scuola dell’infanzia si
possono osservare particolari indicatori che consentono di prevedere il possibile manifestarsi del
disturbo, motivo per cui sarebbe opportuno venissero fatti degli screening ancora prima che i bambini inizino a frequentare la scuola. Nel caso dei
DSA i segnali più indicativi sono, per esempio, le
difficoltà di orientamento spaziale e di lateralizzazione – il bambino, cioè, fa fatica a riconoscere la
destra dalla sinistra – il non riuscire a fare giochi
di rime e di ritmo. Possono inoltre essere presenti
anche disturbi del linguaggio. Per il DDAI, i segnali
precursori si concretizzano in ritardi nello sviluppo
del linguaggio, motorio o sociale, nella bassa tolleranza alla frustrazione, nell’irritabilità o nell’umore labile. Molti genitori, inoltre, osservano
un’eccessiva attività motoria già nei primi anni di
vita del bambino anche se, prima dei 4 anni, i sintomi sono difficilmente distinguibili dai comportamenti normali che variano notevolmente da bambino a bambino.
La scuola come si comporta in presenza di questi
disturbi?
Chi soffre di un DDAI diagnosticato, in base alla
legge n. 104 del 1992, è tenuto ad avere un inse-
gnante di sostegno che lo supporti nello svolgimento delle attività scolastiche. Se l’alunno non
ha una certificazione di disabilità in base alla legge 104, si rientra allora nella categoria definita
“Bes” ossia Bisogni Educativi Speciali, categoria
che individua tutti quegli alunni che, per motivi
diversi, hanno bisogno di percorsi educativi personalizzati.
In base alla legge n. 170 del 2010, a differenza
di quanto accadeva un tempo, chi soffre di disturbi specifici dell’apprendimento non è più seguito
dall’insegnante di sostegno, a meno che il disturbo specifico dell’apprendimento non sia associato ad altri disturbi, come, per esempio, un disturbo di ansia. Il consiglio di classe è quindi tenuto
a realizzare per questi alunni un Piano Didattico
Personalizzato che tenga conto dei particolari bisogni formativi del bambino. Dall’uscita delle
legge 170/2010, molti corsi di formazione per insegnanti sono stati fatti e la sensibilizzazione rispetto al tema ha sicuramente creato una diversa cultura sul riconoscimento e sull’accoglienza
di questi alunni. Nonostante ciò, permangono ancora molte difficoltà e ritardi nel riconoscimento
del disturbo e nell’invio ai centri specializzati
nella diagnosi.
E quindi, insegnanti e genitori come si comportano?
Purtroppo, soprattutto nel caso dei DSA, può accadere che pensino che i bambini siano svogliati
oppure poco intelligenti. I genitori possono pensare che si tratti di un problema educativo e quindi possono sentirsi poco adeguati o, al contrario,
attribuire tutta la responsabilità agli insegnanti. Si
possono sedimentare comportamenti, atteggiamenti e attribuzioni di responsabilità che rimandano al bambino che c’è in lui qualcosa che non
va, che cambiare dipende soltanto dalla sua volontà, o, al contrario, che gli insegnanti lo prendono di mira, vittima di incomprensioni. I suoi stili
attributivi, quindi, possono cambiare e può accadere che il bambino perda la propria autostima,
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con la conseguenza che ritiene di essere ‘sbagliato’, si sente solo e in colpa perché non è in
grado di fare quello che insegnanti e genitori gli
richiedono e pensa di non poter modificare la situazione.
Nel caso di bambini con DDAI, succede una cosa
leggermente diversa. Sono distratti, impulsivi, interrompono le lezioni e, spesso, hanno comportamenti
disturbanti nei confronti degli altri bambini. Se il disturbo non viene riconosciuto, possono essere
scambiati per bambini maleducati, con tutte le ricadute negative sia per loro sia per i genitori.
Sia nel caso dei DSA sia in quello dei DDAI, gli insegnanti, inoltre, sono spesso in difficoltà, quando
si tratta di realizzare il Piano Educativo Personalizzato. Così, gli strumenti dispensativi e quelli compensativi che inseriscono nel piano sono quasi
sempre gli stessi, benché ciascun docente insegni
una materia diversa e necessiti di strumenti differenti. Ciascun insegnante dovrebbe, in altre parole,
sapere con più precisione che cosa fare per meglio aiutare l’alunno nella materia che insegna.
Ma non sempre è così. Le diagnosi spesso, inoltre,
non sono dettagliate come dovrebbero e neppure
Altre-Menti: un’associazione al servizio di giovani e famiglie con particolari esigenze
Lavorare in gruppo per meglio gestire le proprie
difficoltà
L’Associazione Altre-Menti fornisce servizi finalizzati alla promozione delle risorse dei singoli ed
opera per favorire nei destinatari dei propri interventi lo sviluppo di una maggiore consapevolezza
di sé, delle proprie competenze ed inclinazioni, affinché possano acquisire un ruolo più attivo, autonomo, libero e responsabile nel proprio contesto.
Gli operatori dell’associazione Altre-Menti, psicologi, counsellor, pedagogisti ed educatori, hanno
una pluriennale esperienza all’interno della scuola; ciò consente loro di conoscere le problematiche più comuni e le risorse dell’ambiente scolastico e di poterle implementare per avviare progetti condivisi con i destinatari, al fine di prevenire
il disagio e promuovere il benessere.
Gestisce un’attività di doposcuola per bambini in
diverse fasce di età in cui vengono accolti anche
bambini e ragazzi con DSA, Bes e DDAI. Eroga servizi di sostegno alle loro famiglie e realizza interventi di orientamento scolastico, universitario e
professionale. Realizza inoltre interventi formativi
e informativi per insegnanti delle scuole di ogni
ordine e grado che vogliano approfondire il tema
dei DSA, dei Bes, dei DDAI e dell’orientamento per
questa particolare tipologia di utenza.
Lo Studio di Pedagogia Applicata (www.studiodipedagogia.net) ha una ventennale esperienza nell’organizzazione di attività psicomotorie in gruppo per bambini dai 3 ai 15 anni di età
che si svolgono durante l’anno scolastico. In
particolare, in questo tipo di laboratori chiamati
‘Giocare per Crescere’ si approfondisce la funzione del gioco come fonte di sviluppo e cambiamento per bambini e adolescenti. Queste attività pedagogiche sono finalizzate ad aiutare i
bambini nelle difficoltà normali della crescita.
Tra gli obiettivi dei laboratori: scaricare tensione
e aggressività attraverso il gioco, sviluppare abilità di concentrazione e rilassamento (che sono
alla base di una buona capacità di apprendimento), imparare a gestire i contatti sociali all’interno del gruppo, acquisendo la giusta autonomia in relazione all’età.
Per i genitori, lo studio offre consulenza educativa e organizza incontri aperti, seminari e percorsi formativi attinenti le problematiche e le difficoltà che, nelle varie tappe dello sviluppo dei
figli e della coppia, i genitori si trovano a fronteggiare.
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Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 49
in linea con quanto sancisce la Consensus Conference sui DSA. Prendiamo, per esempio, il caso
della lingua inglese. Chi ha una diagnosi di DSA
può essere dispensato dalle prove scritte ma questa misura dispensativa non é applicabile a tutti i
casi. Sarebbe quindi necessaria una maggiore
collaborazione con i centri che si occupano di riabilitazione, per avere indicazioni più precise sulla
didattica. Inoltre nella scuola si dovrebbe lavorare
anche sugli aspetti metacognitivi per aiutare gli
alunni a trovare proprie strategie di studio e diventare quindi più autonomi.
In quale misura lo psicologo può essere utile in
questi casi?
Una volta diagnosticato il DSA, lo psicologo può seguire l’alunno con training specifici e può guidare i
genitori a meglio comprendere le difficoltà del
bambino. A questo fine, si possono effettuare percorsi di parent training. Lo psicologo, inoltre, può
collaborare con gli insegnanti per supportarli a
mettere a punto i piani educativi personalizzati, coordinando, quindi, un lavoro di équipe finalizzato ad
aiutare il bambino a misurarsi con le proprie difficoltà e a trovare strategie per superarle.
Chi soffre di DDAI e di DSA ha particolari bisogni
di orientamento scolastico e universitario?
Si, certo. È un argomento nuovo di cui si stanno iniziando a individuare le problematiche e particolari
filoni di ricerca. La domanda è forte, tanto che la
nostra associazione, Altre-Menti, si sta specializzando proprio in questo settore, considerato che per
chi soffre dei disturbi sopra citati, il rischio di sbagliare il percorso di studio è ancora maggiore.
Si parla molto anche di Bisogni Educativi Speciali. Di che cosa si tratta?
L’espressione Bes é entrata nel vasto uso in Italia
dopo l’emanazione della direttiva ministeriale del
27 dicembre 2012 (Strumenti di intervento per
alunni con bisogni educativi speciali e organizzazione per l’inclusione scolastica). L’utilizzo dell’acronimo Bes indica una vasta area di alunni per
i quali va applicato il principio della personalizzazione dell’insegnamento. Per esempio, possono
rientrare in questa categoria alunni con situazioni
sociali o personali che comportano uno stato di
svantaggio, alunni stranieri, alunni con funzionamento intellettivo limite ma anche alcuni con un
quoziente intellettivo superiore che avrebbero bisogno di percorsi scolastici che gli permettano di sviluppare le loro risorse.
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SETTORI ECONOMICI
‘Artigiani in Liguria’,
un marchio di qualità
per cinque nuove filiere
Sono state presentate in Regione e si aggiungono alle dieci già attive
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
Lo scorso 15 dicembre 2014, in Regione Liguria, insieme con il Sistema camerale ligure,
Cna e Confartigianato, si è tenuta una conferenza stampa per illustrare cinque nuove categorie di artigianato ligure di classe superiore in Liguria e il progetto ‘Maestro Artigiano’.
Le cinque nuove lavorazioni
Una nuova figura: il ‘Maestro artigiano’
Queste le nuove filiere di produzione del nostro territorio: gelateria, panificazione, pasta fresca, arte
orafa, restauro artigianale. Le aziende aderenti potranno distinguersi con il marchio ‘Artigiani in Liguria’, che riconosce e promuove le lavorazioni di
qualità del settore.
Un’altra novità riguarda la figura del ‘Maestro artigiano’, il cui titolo sarà rilasciato, una volta accertati
i requisiti, agli artigiani dei quindici settori. Tutto ciò,
per custodire e tramandare i ‘segreti’ del mestiere e
promuovere la qualità del loro lavoro in Italia e nel
mondo.
Le dieci filiere già attive
Alcune riflessioni emerse
Si ricordano, accanto alle nuove, le dieci categorie
precedenti: vetro, ceramica, composizioni floreali, ardesia della Val Fontanabuona, cioccolato, ferro battuto e altri metalli, filigrana di Campo Ligure, velluti
di Zoagli, damaschi di Lorsica, sedia di Chiavari.
Simonetta Porro, segretaria della Commissione per
l’artigianato, ricorda che il percorso di valorizzazione
delle eccellenze parte dal 2000 e che si fonda sulla
certificazione di prodotto e di processo; le materie
prime utilizzate risultano dettagliate con precisione.
Sul sito www.artigianiliguria.it si trovano le informazioni sul progetto, il marchio, le lavorazioni, le
aziende, le modalità di adesione, e altre informazioni utili. Quindi, il ‘Maestro artigiano’ valorizza le
lavorazioni alla base dei 15 filoni e attiva un percorso di qualità; la nuova figura dovrà avere una
serie di requisiti, ma si auspica che molti artigiani
presentino domanda alla Camera di commercio.
Viene, inoltre, ricordato, dal Presidente e da altri
Per ottenere il marchio
Le imprese artigiane potranno ottenere e utilizzare
il marchio, se la lavorazione rispetterà un apposito
disciplinare.
Le aziende interessate a richiedere l’adesione dovranno rivolgersi alle Camere di Commercio.
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componenti della Commissione come queste, di cui
si sta parlando, non siano attività di nicchia e che,
proprio in tempi di crisi, occorra far emergere le eccellenze. Le aziende, che si possono fregiare del
marchio, possono contare su una maggiore visibilità:
una certificazione pubblica contribuisce a rendere
evidente il percorso di qualità che molte aziende artigiane stanno faticosamente compiendo.
Il settore racchiude un alto valore umano e di professionalità, rappresenta un esempio ed un opportunità per le giovani generazioni: sono queste le
ragioni che hanno spinto le associazioni verso questa direzione.
Luca Costi, segretario generale di Confartigianato
Liguria, ripercorre le tappe che hanno condotto a
questo risultato, che coinvolge aziende di piccole dimensioni: vale sempre la pena ricordare che, queste
ultime, non hanno certamente la potenza delle
grandi. Il marchio, che ha durata triennale, vede
circa 150 imprese aderenti, nell’ambito dei dieci
settori, ma si auspica un ampliamento del loro numero. Molto lavoro in questo ambito è stato fatto
dagli artigiani, che hanno dedicato parte del loro
tempo, prestato volentieri e gratuitamente. Verranno
prodotti video di presentazione dei nuovi settori, per
farli conoscere al grande pubblico.
Sergio Carozzi, della Camera di commercio, curerà
il progetto: si dichiara felice di svolgere un’attività, i
cui disciplinari hanno l’obiettivo di tutelare il buono
che c’è, valorizzare le attività che devono essere
svolte secondo criteri di qualità, selezionare chi fa il
proprio lavoro con serietà. Non ci sono spese, l’istruttoria è di tipo documentale, la visita ispettiva, obbligatoria, è indispensabile. Rispettare i criteri del
marchio va a favore del consumatore, a cui risulta
chiara la scelta verso lavorazioni di qualità, sia dal
punto di vista del prodotto, sia del processo.
È quindi emersa, da parte dei referenti istituzionali,
soddisfazione per il lavoro fatto, soprattutto dalle
associazioni, che hanno messo a disposizione le
proprie competenze; il lavoro è stato notevole, sia
da parte della Regione sia delle Camere di Commercio.
Il percorso induce a pensare che, in questo momento di difficoltà economica, pure molte persone
si sono fatte parte attiva per diffondere questa cultura, che si tramanda da generazioni. Nonostante la
concorrenza, non viene meno la passione di chi
opera nel settore artigiano.
Artigiani in Liguria,
il progetto in sintesi
La Regione Liguria, con la L.R. 3/2003, ha voluto promuovere e tutelare le lavorazioni artigianali artistiche, tradizionali, tipiche di qualità, attraverso un
sistema di certificazione basato su un marchio di
origine.
La Commissione Regionale per l´Artigianato, incaricata dalla Regione Liguria della realizzazione del
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progetto, ha individuato dieci settori artigianali di
nicchia liguri, che rappresentano i più significativi
ed antichi mestieri del territorio, conservati grazie
alla professionalità degli esperti ed abili artigiani.
La Commissione, in collaborazione con il Sistema
delle Camere di Commercio Liguri e le Associazioni
di categoria, C.N.A. Liguria e Confartigianato Liguria,
ha quindi realizzato disciplinari di produzione, documenti tecnici concernenti un prodotto o una lavorazione artigianale artistica, tradizionale, tipica di
qualità e contenente disposizioni relative alla zona
di produzione, alla caratterizzazione del prodotto ed
alle modalità produttive.
È stato quindi ideato il marchio collettivo geografico
‘Artigiani In Liguria’ ed è stato predisposto il suo regolamento d´uso, in cui vengono riportate le condizioni ed i requisiti necessari per ottenere il
marchio, le modalità d´uso, i controlli da attuare e
le eventuali sanzioni da applicare ai contravventori,
per garantire e tutelare il sistema; è pertanto attribuito alle imprese artigiane che si impegnano su
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questo versante.
Il marchio ‘Artigiani In Liguria’ è garantito e promosso dalla Regione Liguria, gestito dalla Commissione Regionale per l´Artigianato, in collaborazione
con le Associazioni di categoria regionali del settore
ed è controllato dal Sistema delle Camere di Commercio Liguri.
(www.artigianiliguria.it)
Un po’ di numeri
> Nei primi dieci settori, su 1671 imprese, 144
hanno ottenuto il marchio di classe superiore.
> Dei cinque nuovi settori, da cui si attendono
le adesioni, fanno parte, complessivamente,
5.361 aziende artigiane: 216 nell’arte orafa,
871 nella panificazione, 3560 nel restauro,
501 nella gelateria, 231 nel comparto della
pasta fresca.
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IL PROGETTO EUROPEO
‘Praxis’, un progetto europeo
per l’incontro tra domanda
e offerta di tirocini
A cura di Milva Carbonaro - GISIG1
Il progetto
PRAXIS (www.praxisnetwork.eu), è un progetto finanziato dal Programma Lifelong Learning dell’Unione Europea (programma settoriale Erasmus)
che ha come obiettivo la creazione di un centro virtuale di eccellenza per l’incontro della domanda/
offerta di tirocini formativi nei Paesi europei.
Con oltre 50 partner (università, industrie, centri di
ricerca), sparsi in tutta Europa, la rete dei partner
PRAXIS ha lavorato, dal 2012, per costruire uno
spazio di incontro, progettato per rispondere alle
esigenze degli studenti, delle aziende e delle università.
La piattaforma web di PRAXIS, accessibile dall’indirizzo web www.theperfectinternship.eu e
www.praxisnetwork.eu, consente ad enti, aziende, centri di ricerca, istituzioni, ecc., in tutta Europa di pubblicare proposte di tirocinio ed accedere ad una vasta platea di studenti potenzialmente interessati, offrendo, al tempo stesso, a studenti e neolaureati, l’opportunità di accedere alle
proposte di tirocinio in più di 30 paesi europei,
supportando la scelta con indicazioni operative
e pratiche.
Lo sviluppo della rete
Dal momento del lancio ufficiale del “Virtual Market” PRAXIS, la rete ha continuato a crescere. Attualmente, il mercato virtuale PRAXIS conta più di 1000
studenti registrati e circa 200 enti ospitanti.
Con la media di più di 700 ricerche al giorno negli
ultimi mesi, PRAXIS ha già aiutato 685 studenti a
trovare la loro opportunità di tirocinio ideale.
Insieme al mercato virtuale, cresce anche il numero
di partner associati alla rete. Al momento, più di
100 organizzazioni (tra cui l’Agenzia Nazionale
Erasmus+ Portoghese) hanno aderito alla rete e la
Pagina Facebook conta più di 940 “Mi piace”.
La Conferenza finale del progetto
È stata organizzata a Genova il 25 e 26 Settembre
2014 dall’Associazione GISIG (www.gisig.eu) con il
supporto del Consorzio TICASS e di IREN Acqua Gas,
che ne ha ospitato i lavori presso il proprio Centro
Convegni.
Data l’importanza dei temi affrontati, in particolare
per gli aspetti inerenti l’occupabilità dei giovani laureati, la Conferenza ha ottenuto il patrocinio di Regione Liguria, Comune di Genova e Università di
1. Geographical Information Systems International Group
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Foto dell’equipe del Progetto PRAXIS.
Genova, ed ha visto l’adesione di numerosi operatori del mondo accademico, imprenditoriale e istituzionale, costituendo un momento di discussione
e d’incontro tra i diversi attori, interessati a promuovere gli strumenti di transizione università-lavoro e
l’internazionalizzazione della cooperazione università-impresa.
Ulteriori informazioni, unitamente a copia di tutte le
presentazioni, sono reperibili all’indirizzo:
http://www.praxisnetwork.eu/events
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Le prospettive
Il termine del progetto, come azione finanziata
dall’Unione Europea, non segna la fine delle attività
della rete PRAXIS, bensì ne costituisce l’effettivo
consolidamento nel mercato europeo dei tirocini. Vi
invitiamo pertanto a seguirci numerosi su Facebook
e sul portale web del progetto e, naturalmente, ad
aderire alla rete per poter usufruire dei vantaggi
che questa può offrire.
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 55
IMMIGRAZIONE
Una fotografia dell’immigrazione
in Liguria dai dati del Dossier
statistico 2014
Gli stranieri scelgono di rimanere, nonostante
la crisi lavorativa
Il lungo periodo di stagnazione economica che sta
interessando, da diversi anni, la Liguria – così come
il resto del Paese – ha certamente inciso negativamente anche sulla condizione lavorativa, economica e sociale degli immigrati che vi abitano.
Queste dinamiche, tuttavia, non hanno comportato
delle ripercussioni così vistose dal punto di vista
quantitativo, come troppo spesso si è indotti a pensare: alla fine del 2013, infatti, gli stranieri residenti
in regione ammontano, secondo l’Istat, a 138.355
persone, che incidono per l’8,7% sulla popolazione
residente complessiva.
I numeri per provincia
La provincia di Genova mantiene un ruolo centrale,
ospitando oltre la metà (53,1%) di questa popolazione immigrata, seguita da Savona (17,3%), Imperia (16,4%) e La Spezia (13,2%).
Del resto anche la sola componente non comunitaria, riguardo alla quale ci si basa sui dati sui soggiornanti forniti dal Ministero dell’Interno e rivisti
dall’Istat, alla stessa data consta, in Liguria, di ben
115.750 persone, di cui il 22,9% (26.517) minorenni e il 51% (59.020) di genere femminile.
Di questi soggiornanti, ben il 59,2% è costituito
da titolari di un permesso di soggiorno di durata
illimitata (Ce per lungo-soggiornanti o per familia-
re di cittadino UE residente in Italia), mentre tra i
rimanenti 47.272 titolari di un permesso a scadenza, le ragioni prevalenti del soggiorno sono il
lavoro (che incide, su questa fascia di soggiornanti a tempo, per il 47,7%), la famiglia (44%) e lo
studio (3,5%).
È comunque da tenere in considerazione, riguardo
alla presenza non comunitaria, che il dato dei soggiornanti non coincide con quello dei residenti (più
basso) perché, tra questi ultimi, non è compresa
una quota di stranieri regolari non (ancora) iscritti
in anagrafe.
I nuovi nati e la presenza femminile
In ogni caso, oltre alle dinamiche migratorie, hanno
contribuito significativamente a tale consistente
presenza di immigrati i 2.158 nuovi nati stranieri
nel corso del 2013, che coprono una significativa
percentuale delle nascite complessive rilevate in Liguria durante l’anno: si tratta di ben il 19,6% (contro una media nazionale del 15,1%), dato che conferma l’importante contributo demografico apportato dalla popolazione straniera nel bilanciare, seppur parzialmente, una natalità ancora oltremodo ridotta tra la sola popolazione italiana in regione (ricordiamo che il tasso di natalità ligure è il più basso tra le regioni italiane: 7‰ contro una media nazionale dell’8,5‰).
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Per il resto, al pari di quanto già rilevato tra i soli
non comunitari, anche tra i residenti stranieri nel loro complesso appare maggioritaria la componente
femminile, che rappresenta il 53,8% del totale, confermando una tendenza consolidata in una regione
dove il lavoro domestico e di cura, svolto prevalentemente dalle donne immigrate, ha contribuito significativamente, nell’ultimo ventennio, alla formazione dell’attuale scenario migratorio.
Le nazionalità sul territorio
Infine, riguardo alle nazionalità estere più rappresentate dagli stranieri residenti, si osserva che, alla
fine del 2012 (ultimo anno disponibile per questo
genere di disaggregazione), l’Albania (20.520), al
primo posto, prevaleva di poche unità sull’Ecuador
(20.374), mentre con presenze quantitativamente
rilevanti seguivano Romania (15.137) e Marocco
(11.894), lasciando a distanza il Perù (4.598).
Il fatto che, in Liguria, non si rilevino significative
variazioni nella geografia delle provenienze principali, mostra che qui è per lo più in corso un processo di stabilizzazione delle collettività da più
tempo presenti.
A questo riguardo, è significativo notare che, nel corso del 2013, le acquisizioni di cittadinanza italiana
(per matrimonio o residenza) hanno raggiunto, in
regione, i 2.080 casi, incidendo per il 16,1% sulla
popolazione straniera residente (un valore tuttavia
ancora inferiore alla media nazionale del 21,6%).
Alunni di origine straniera
Proprio questo processo di sempre più forte stabilizzazione delle presenze immigrate in Liguria trova
nei dati sulla popolazione scolastica uno degli indicatori “storicamente” più efficaci. Nell’anno scolastico 2013/2014, l’incidenza degli alunni stranieri
(23.011) sul totale degli scolari liguri (197.235)
raggiunge ormai la notevole quota dell’11,7% e, in
questa componente straniera, la percentuale di coloro che sono nati in Italia tocca il 45,4%, un valore
ragguardevole, sebbene ancora al di sotto della
media nazionale (51,7%) e di quella del Nord
56
Ovest (56,3%).
Tuttavia, sotto questo punto di vista, c’è una forte variazione tra le province liguri e nei diversi gradi di
istruzione scolastica. Se prendiamo, ad esempio, la
scuola dell’infanzia, si nota che tra le diverse province sussiste un certo scarto sia nell’incidenza degli
alunni stranieri (si va dal 14,7% di Imperia al 10,5%
di Savona), sia – ancor più – nella percentuale dei
nati in Italia tra gli stranieri (che oscilla tra l’85,4%
di Genova, dato superiore alla media sia nazionale
che del Nord Ovest, e il 78,1% di Savona).
Il processo di stabilizzazione, di cui la crescente
presenza delle seconde generazioni è un indicatore
importante, trova una conferma anche osservando
quanto sia aumentata, nelle scuole, l’incidenza dei
nati in Italia tra gli alunni stranieri, la quale tra gli
a.s. 2010/2011 e 2013/2014 è salita di ben 4,3
punti percentuali (era del 41,1% a inizio periodo).
Analizzando l’evoluzione del fenomeno nei singoli
cicli scolastici, si nota che, alla crescita costante
nella scuola dell’infanzia, dove ormai oltre 8 bambini stranieri su 10 non sono migranti, si affianca
una dinamica comunque sostenuta nella primaria
(dove l’incidenza è del 61,8%) e una ancora più
forte nella secondaria di I grado, dove il dato è aumentato di quasi 18 punti (da 16,1% a 33,9%).
In particolare, gli scolari non italiani sono prevalentemente originari dell’Albania (5.125) e dell’Ecuador (4.939), seguiti a grande distanza da Marocco
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(2.561), Romania (2.237) e Perù (877). In termini
assoluti, tra i primi due paesi non c’è grande distanza, ma ciò che li differenzia è la quota che essi detengono rispetto alla totalità degli alunni di stessa
nazionalità presenti nel contesto italiano: mentre,
infatti, gli albanesi iscritti nelle scuole liguri rappresentano il 4,8% di quelli rilevati in tutta Italia, il corrispondente dato degli alunni ecuadoriani è invece
del 27,1%, con una concentrazione oltremodo elevata nella provincia di Genova che, con 4.372 scolari ecuadoriani, ospita da sola quasi un quarto
(24,0%) di tutti quelli presenti nel Paese.
Quadro economico e inserimento occupazionale
Quel processo di radicamento stabile di cui si è finora parlato è stato ‘sfidato’, negli ultimi anni, dalla
grave crisi economica che ha colpito l’economia
italiana e ligure; una crisi che ha peggiorato la condizione delle famiglie, soprattutto di quelle straniere, che hanno sempre goduto di un capitale sociale
e relazionale più debole.
In base all’archivio Inail, tra i lavoratori nati all’estero,
presenti in Liguria, il saldo occupazionale annuale1 è
negativo (eccedenza dei cessati), a partire dal 2010,
ed è ulteriormente peggiorato tra il 2011 e il 2013. In
particolare, mentre nel 2011 era negativo per poche
unità (–341), nel 2013 lo è stato per un valore oltre 6
volte più grande (–2.317, una passività che ha coinvolto in maggioranza la componente femminile: –1.303 a fronte del –1.014 di competenza maschile) e, nello stesso lasso di tempo, anche il numero
di quanti annualmente vengono assunti per la prima
volta ha conosciuto un’evidente riduzione (da 8.471
nel 2011 a 6.457 nel 2013: -2.014 unità).
In assoluto, i lavoratori immigrati che hanno subìto
una cessazione del rapporto di lavoro sono prevalsi,
rispetto agli assunti, soprattutto nei settori dei servizi (dove il saldo negativo è stato di –2.268) e
dell’industria (–1.768), mentre, a fronte di un sostanziale equilibrio del settore agricolo (–16), una
parziale compensazione è provenuta da un raggruppamento misto di comparti occupazionali, al
quale appartengono, in particolare, i lavoratori domestici, il quale ha significativamente riportato un
saldo positivo (+1.763).
Per quanto riguarda l’entità del saldo occupazionale nelle varie tipologie di azienda, le cessazioni sono state di molto prevalenti (–988) nelle micro imprese, cioè in quelle che non superano i 9 addetti,
e ancor più nelle piccole imprese (–1.082), mentre
una maggiore tenuta si rileva nelle medie (–212) e
soprattutto nelle grandi imprese, ossia con più di
250 addetti, le quali, pur con un numero complessivo di occupati nati all’estero superiore alle
10.000 unità, conoscono un sostanziale equilibrio
nel saldo occupazionale (–35).
Immigrati e imprenditorialità
Anche in Liguria, l’imprenditoria immigrata è in crescita: tra il 2011 e il 2013 le imprese con titolari nati all’estero sono cresciute del 9,6% (con una punta del 13,2% a Genova).
Questo dato, come è noto, include anche forme di
lavoro in proprio un po’ improvvisate, poiché la via
del lavoro autonomo è, in molti casi, l’ultima scommessa per rimediare alla perdita del lavoro dipendente e al conseguente rischio di cadere nell’irregolarità, non potendo rinnovare il titolo di soggiorno.
Detto questo, la dimensione dell’imprenditorialità
straniera va, comunque, oltre questi casi contingenti ed assume un valore economico significativo. Basti pensare al numero di attività immigrate in Liguria: ben 17.338, per un’incidenza del 10,5% sul totale delle imprese in regione, di cui però solo un
quinto (3.320) a conduzione femminile.
I comparti di attività decisamente più rilevanti per
le imprese immigrate sono le costruzioni (che prevalgono in tre province su quattro, con un incidenza
complessiva del 46%), seguite dal commercio (il
maggior comparto nella provincia di Genova con il
32,5%) e, a grandissima distanza, dall’alberghiero-
1. Ovvero la differenza tra il numero di quelli assunti almeno una volta nel corso dell’anno considerato e il numero di quelli che, nello stesso periodo, hanno conosciuto almeno
una cessazione del rapporto di lavoro, per licenziamento, dimissioni o mancato rinnovo del contratto alla scadenza
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ristorativo (4,8%). Inoltre, tali imprese sono in grandissima parte a esclusiva partecipazione immigrata
(95,5%) e per ben l’84,9% si tratta di imprese individuali: dati, questi, che denotano, entrambi, una
ancora scarsa capacità di condivisione imprenditoriale tra italiani e stranieri. I principali paesi d’origine dei titolari immigrati di imprese individuali sono,
in Liguria: Albania (2.842), Marocco (2.572), Romania (1.326) ed Ecuador (958).
Rimesse
Le difficoltà economiche e occupazionali non hanno rallentato, in regione, il flusso delle rimesse verso i paesi d’origine dei migranti, le quali sono, anzi,
cresciute da 177 milioni di euro nel 2012 a oltre
185 milioni nel 2013.
È interessante notare qualche variazione tra i principali paesi di destinazione: l’Ecuador rimane il primo
(35,0 milioni di euro), seppur con una lieve contrazione rispetto all’anno precedente (-0,7 milioni), seguito dalla Romania (21,8 milioni), che ha invece
conosciuto un incremento (+1,6 milioni circa). Il Marocco, pur ricevendo un ammontare invariato, viene
superato dalla Repubblica Dominicana, che ha incrementato di quasi il 20% le rimesse ricevute (+1,8
milioni), e soprattutto dal Bangladesh, che è passato
da 8,8 a 11,5 milioni di euro (+30%). Il dato del Bangladesh diventa ancora più significativo se si considera l’importo medio pro capite degli invii: 6.500 euro annui, valore avvicinato solo dal Senegal (6.000
euro), mentre Ecuador e Romania si assestano, rispettivamente, intorno a 1.700 e 1.450 euro annui.
Se si prende in esame il Report Genova e gli stranieri,
pubblicato dalla Direzione Statistica del Comune di
Genova nel mese di luglio 2014, si osserva che, nel
quinquennio 2008-2012, sono arrivate o nate a Genova 32.705 persone straniere, mentre ne sono emigrate o vi sono decedute 11.968. Il saldo è, quindi,
ampiamente positivo, se si considera anche che, tra
gli emigrati, ben 6.748 sono stati cancellati d’ufficio,
soprattutto a seguito delle revisioni anagrafiche postcensimento 2011 e, quindi, l’emigrazione è in molti
casi avvenuta prima del quinquennio in oggetto2.
Il dato interessante è legato alle 4.919 persone che
hanno fatto pratica di emigrazione: tra queste, infatti, solo poco più di un quinto (1.065) è effettivamente rientrato nel paese d’origine, mentre 3.854
(il 78,3%) è semplicemente andato a risiedere in
un altro Comune italiano.
Se consideriamo, poi, che di questi ultimi, il 40% si
è stabilito in un Comune ligure (il 31% addirittura
in comuni della stessa provincia di Genova), si vede
che una buona parte delle ‘emigrazioni’ non consistono in rimpatri, ma solo in fisiologici movimenti,
dettati da dinamiche come la ricerca del lavoro o di
migliori opportunità abitative, da parte di immigrati
radicati stabilmente in Italia.
Possiamo concludere, quindi, ribadendo che la crisi
economica di questi ultimi anni, pur incidendo pesantemente sulla condizione delle famiglie straniere,
soprattutto per una accentuata precarizzazione del
lavoro, non sta tuttavia causando quei massicci flussi
di rientro nei propri paesi di provenienza, come si era
diffusamente ipotizzato (o, a volte, auspicato).
;
Questi i riferimenti
I rimpatri ‘inesistenti’
Come anticipato, queste conclusioni sono riservate
a un tema assai dibattuto sui mezzi di comunicazione: quello del presunto rientro di molti stranieri
nei propri paesi di provenienza dall’inizio della crisi
economica.
UNAR - Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali.
Dossier statistico immigrazione 2014 - Dalle discriminazioni ai diritti.
A cura del Centro Studi e Ricerche IDOS/Immigrazione Dossier Statistico
2. Anche se, recentemente, diversi di questi residenti stranieri cancellati d’ufficio sono stati recuperati nei registri anagrafici, in quanto da successivi accertamenti è stato appurato
che si trovano in Italia, pur senza esser stati raggiunti dal censimento
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FORMAZIONE
L’Accademia Aeronautica
ecco il percorso
per gli aspiranti piloti
A cura di Isabella Puma
Per illustrare l’offerta didattica e formativa,‘Forum’ ha avuto la collaborazione del Tenente
colonnello Morgan Brighel che si ringrazia per la disponibilità.
L’Accademia Aeronautica è un Istituto militare di
formazione a carattere universitario, con il compito
di reclutare e formare i giovani che aspirano a diventare Ufficiali in servizio permanente dell’Arma
Aeronautica normale, nel ruolo Naviganti (piloti) e
nel ruolo delle Armi, del Corpo del Genio Aeronautico, del Corpo Commissariato Aeronautico e del
Corpo Sanitario. Sempre l’Accademia, inoltre, ha il
compito di assicurare lo svolgimento dei corsi prevolo per gli Allievi Ufficiali piloti di complemento,
nonché per Ufficiali di altre Forze e Corpi Armati dello Stato. L’ammissione ai corsi dell’Accademia è subordinata al superamento di un concorso al quale
possono partecipare tutti i cittadini italiani che abbiano un’età compresa tra i 17 e i 22 anni e siano
in possesso di un diploma di scuola media superiore valido per l’iscrizione all’università. La selezione, che avviene nel periodo compreso tra febbraio e settembre, prevede, in sequenza, una prova
di preselezione, una visita medica generale, una
prova scritta di lingua italiana e, al superamento di
quest’ultima, un periodo di tirocinio presso l’Accademia.Tale “periodo di osservazione comportamentale”, come viene definito, si conclude con un esame orale di matematica, inglese e informatica; il
candidato può sostenere anche una prova facoltativa di un’altra lingua straniera. Il mancato supera-
mento di una sola delle prove è motivo di esclusione dal concorso.
;
I percorsi didattici per i ruoli normali1
> laurea in Scienze Aeronautiche per gli allievi
del ruolo Naviganti e del ruolo delle Armi;
> laurea in Ingegneria Aerospaziale, Civile o
Elettronica per gli allievi del ruolo Ingegneri;
> laurea in Giurisprudenza, indirizzo pubblicistico, per gli allievi del ruolo del Corpo di Commissariato Aeronautico;
> laurea in Medicina per gli allievi del ruolo del
Corpo Sanitario Aeronautico.
L’Accademia ospita, nella struttura di Pozzuoli, 25
aule didattiche multimediali, 6 sale specialistiche,
1 galleria del vento, l’auditorium; l’Istituto è dotato
di impianti sportivi di recente ammodernati e rinnovati per assicurare il miglior contesto formativo
agli allievi.
La formazione accademica prevede il conseguimento della laurea magistrale con iter di studi differenziati, in funzione del ruolo/corpo di appartenenza e
si completa poi con la formazione tecnico-militare –
tra gli altri, sono organizzati corsi di sopravvivenza
in mare e di ambientamento in montagna, i corsi ba-
1 Il ruolo rormale è una delle categorie a cui possono appartenere gli ufficiali delle forze armate italiane e della Guardia di Finanza. Un’altra categoria è il “ruolo speciale” (ndr)
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sici di evasione e fuga, i corsi di tiro dinamico e le
tecniche di autodifesa oltre che tirocini presso Enti
operativi ed amministrativi dell’Aeronautica Militare,
presso centri di ricerca aerospaziali, nazionali ed
esteri e la visita ai principali saloni aeronautici internazionali di Le Bourget e Farnborough. La formazione
sportiva prevede attività individuali e di gruppo, il torneo con le altre accademie militari, incontri periodici
con le Accademie spagnola e francese e la partecipazione al torneo EUAFA tra le Accademie Aeronautiche Europee.
Per i piloti, l’iter accademico comprende l’addestramento al volo che si accompagna, anno dopo anno,
agli studi universitari e manageriali. L’iter inizia con
il conseguimento del BPA e termina con il brevetto
di Pilota Militare il cui conseguimento può avvenire,
a seconda dei casi, in Italia o all’estero.
L’offerta formativa si è evoluta nel tempo per rispondere alle esigenze di Forza Armata, mutate in ragione
delle variazioni del contesto strategico di riferimento.
L’Accademia ospita attualmente i Corsi di Laurea e
Laurea Magistrale in Scienze Aeronautiche (Piloti e Ar-
60
mi), Ingegneria (Corpo del Genio), Giurisprudenza
(Corpo di Commissariato), Medicina e Chirurgia (Corpo Sanitario).Tutti i percorsi di laurea sono attivati presso l’Università “Federico II” di Napoli e sono studiati
per le esigenze proprie dell’Aeronautica Militare, dando vita a una realtà formativa complessa e variegata.
;
Un po’ di numeri
Un’infrastruttura che, negli ultimi anni, è stata rinnovata per continuare a garantire le migliori condizioni di studio e di preparazione agli allievi e
agli ufficiali frequentatori, in totale 506 allievi dei
corsi regolari, di cui 67 donne, cosi distinti:
> 278 piloti;
> 64 frequentatori del ruolo delle armi;
> 42 frequentatori del corpo di commissariato;
> 79 frequentatori del corpo del Genio Aeronautico - ingegneri;
> 43 frequentatori del corpo Sanitario Aeronautico - medici.
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La selezione d’ingresso
La scelta di entrare a far parte dell’Aeronautica Militare è una scelta di vita e di eticità nel rispetto degli
altri e della comunità. La motivazione ad intraprendere il percorso accademico è un elemento chiave
dell’iter di selezione per l’accesso alla prima classe
dei corsi accademici.
In fase concorsuale, l’idoneità sotto il profilo psicoattitudinale e comportamentale dei concorrenti, risultati idonei alla prova scritta di composizione italiana, è accertata durante un periodo di tirocinio di
durata non superiore a dieci giorni, che viene svolto
presso l’Accademia Aeronautica, indicativamente,
nei mesi di giugno, luglio e settembre.
In particolare, il processo di selezione mira ad accertare il possesso delle seguenti qualità:
> inclinazione e adattabilità alla vita militare in termini di motivazione, senso della disciplina e capacità d’integrazione;
> fluidità d’espressione, rapidità ed efficacia dei
processi cognitivi;
> attitudine per le attività previste per l’impiego
quale Ufficiale dell’Aeronautica Militare relativamente alle specialità a concorso, predisposizione allo studio e all’aggiornamento professionale, mediante la somministrazione di test intellettivi e di personalità, prove per la rilevazione di attitudini specifiche, prove collettive e colloqui individuali orientati alla valutazione delle qualità
formali e delle caratteristiche psicologiche del
candidato.
Il Tenente Colonnello Morgan Brighel risponde alle
domande di ’Forum’
Se un giovane decide di interrompere il percorso,
esiste un sistema di riconoscimento dei crediti maturati?
I frequentatori del ruolo Naviganti e delle Armi vengono iscritti all’Università Federico II di Napoli al
Corso di Laurea in Scienze Politiche fin dal primo
anno, per cui per loro si applicano le stesse regole
degli studenti che decidono di cambiare percorso
o Università.
Gli altri (Genio, Commissari, Sanità) vengono iscritti
all’Università dal terzo anno in poi ma le normative
vigenti e le convenzioni garantiscono il pieno riconoscimento di tutte le attività didattiche effettuate. In
sostanza, trattandosi per tutti di attività universitaria
garantita dalla Federico II, non si avrà alcun problema ad avere riconosciuti i propri CFU sia presso Università Italiane sia estere.
Esistono servizi di orientamento, soprattutto in ingresso, presentazione e pubblicizzazione delle loro attività presso le scuole ?
Ogni anno si svolge una campagna promozionale
che consente ai vari istituti di istruzione superiore
che ne fanno richiesta di effettuare una visita all’Accademia. In tutta Italia sono tenute conferenze di
orientamento nelle scuole per far conoscere le modalità di accesso all’Accademia Aeronautica e le procedure concorsuali.
Il bando è pubblicato sul sito internet dell’Aeronautica Militare (www.aeronautica.difesa.it link “entra in
A.M.”), unitamente ad una guida per i partecipanti al
concorso.
La selezione
Prove per il concorso di ammissione alla prima classe dei corsi regolari dell’Accademia Aeronautica
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> prova orale di matematica, della durata massima di 20 minuti, verte su tre quesiti, predeterminati dalla commissione esaminatrice;
> prova orale facoltativa di ulteriore lingua straniera.
Requisiti fisici richiesti per il concorso di ammissione alla prima classe dei corsi regolari dell’Accademia Aeronautica
Il concorso di ammissione, al momento, è basato sulle seguenti prove:
> una prova scritta di preselezione che consiste
nella somministrazione collettiva e standardizzata di questionari a risposta multipla, ciascuno
dei quali composto da 60 quesiti, sulle seguenti
materie: italiano; matematica; inglese; anatomia
e scienze naturali; storia; geografia; educazione
civica;
> accertamenti psicofisici;
> prova scritta di composizione italiana della durata massima di 6 ore, consiste nello svolgimento di un tema, estratto a sorte;
> prova di selezione culturale in biologia, chimica e fisica (per i soli CSArn), finalizzata all’ammissione ai corsi di laurea specialistica/magistrale per il Corpo Sanitario, consiste nella somministrazione di 48 quesiti a risposta multipla e
predeterminata (ciascuno con 4 possibilità di risposta alternativa di cui una sola esatta), volti ad
accertare il grado di conoscenza nelle materie
riportate nel bando di concorso;
> tirocinio psicoattitudinale e comportamentale
la prova è finalizzata alla verifica dei concorrenti
risultati idonei alla prova scritta di composizione
italiana;
> prova facoltativa di informatica;
> prova orale di lingua inglese, della durata massima di 15 minuti, consiste in una conversazione in lingua inglese e in una lettura, traduzione
e comprensione, a prima vista, di un brano scelto dall’esaminatore;
62
I concorrenti devono essere riconosciuti, inoltre, in
possesso dei seguenti specifici requisiti:
a) per i soli concorrenti piloti: avere una distanza
vertice-gluteo non superiore a cm. 98 e non inferiore a cm. 85 e una distanza gluteo-ginocchio
non superiore a cm. 65 e non inferiore a cm. 56;
avere una distanza di presa funzionale non superiore a cm. 90 e non inferiore a cm. 74,5;
b) per i soli concorrenti di sesso maschile, avere
una statura non inferiore a m. 1,65 e, qualora
concorrenti per il ruolo piloti, non superiore a m.
1,90;
c) per i soli concorrenti di sesso femminile avere
una statura non inferiore a m. 1,65 e non superiore a m. 1,90, se concorrenti per il ruolo piloti;
avere una statura non inferiore a m. 1,61, se
concorrenti per i ruoli non piloti.
Sono giudicati inidonei i concorrenti per il ruolo piloti risultati affetti da imperfezioni e infermità previste dalla vigente normativa in materia di inidoneità ai servizi di navigazione aerea (decreto ministeriale 16 settembre 2003 e successive modificazioni). Sono, inoltre, giudicati inidonei i concorrenti per il ruolo normale delle Armi dell’Arma Aeronautica, per il ruolo normale del Corpo del Genio
Aeronautico, per il ruolo normale del Corpo di Commissariato Aeronautico e per il ruolo normale del
Corpo Sanitario Aeronautico ai quali sia stato attribuito un profilo sanitario inferiore al seguente
profilo minimo: psiche (PS) 1; costituzione (CO) 2;
apparato cardiocircolatorio (AC) 2; apparato respiratorio (AR) 2; apparati vari (AV) 2; apparato osteoartro-muscolare superiore (LS) 2; apparato osteo-
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artro-muscolare inferiore (LI) 2; apparato visivo
(VS) 2; apparato uditivo (AU) 2.
È giudicato, altresì, inidoneo il candidato che presenta tatuaggi, visibili con ogni tipo di uniforme, o per
dimensioni, contenuto o natura
Inoltre, il processo di selezione mira ad evidenziare,
di contro, caratteristiche tali da far ipotizzare un insoddisfacente inserimento nell’ambito della Forza
Armata.
;
Requisiti attitudinali richiesti per il concorso di ammissione alla prima classe dei corsi regolari dell’Accademia Aeronautica
L’idoneità sotto il profilo psicoattitudinale e comportamentale dei concorrenti risultati idonei alla prova
scritta di composizione italiana è accertata durante
un periodo di tirocinio di durata non superiore a dieci giorni, che viene svolto presso l’Accademia Aeronautica, indicativamente, nei mesi di giugno, luglio
e settembre.
In particolare, il processo di selezione mira ad accertare il possesso delle seguenti qualità:
> inclinazione e adattabilità alla vita militare in termini di motivazione, senso della disciplina e capacità d’integrazione;
> fluidità d’espressione, rapidità ed efficacia dei
processi cognitivi;
> efficienza fisica in ambito sportivo, tramite lo
svolgimento delle seguenti prove:
>> corsa piana metri 100;
>> nuoto: metri 25 con partenza e stile a scelta
del concorrente;
>> corsa piana metri 1000;
>> addominali: tempo limite di 2 minuti.
> attitudine per le attività previste per l’impiego
quale Ufficiale dell’Aeronautica Militare relativamente alle specialità a concorso, predisposizione allo studio e all’aggiornamento professionale, mediante la somministrazione di test intellettivi (valutativi) e di personalità (non valutativi),
prove per la rilevazione di attitudini specifiche,
prove collettive e colloqui individuali orientati alla valutazione delle qualità formali e delle caratteristiche psicologiche del candidato.
La storia dell’Accademia
L’Accademia fu costituita il 5 novembre 1923, otto mesi dopo la costituzione della Regia Aeronautica come Forza Armata indipendente, ed ebbe
sede, per i primi tre anni, presso l’Accademia Navale di Livorno.
Nel 1925, considerato che il crescente numero
degli allievi non avrebbe consentito la coabitazione con l’Accademia Navale oltre l’anno accademico 1925/26, l’Istituto fu trasferito a Caserta,
nella Reggia borbonica del Vanvitelli.
La nuova sede autonoma venne inaugurata il 10
dicembre 1926. A Caserta, dal 1926 al 1943, si
formarono gli aviatori che presero parte al secondo conflitto mondiale.
Nell’agosto del 1943, esigenze di carattere bellico costrinsero l’Istituto a trasferirsi presso il Collegio Aeronautico di Forlì, ove l’Accademia rimase
solo fino al 10 settembre, data in cui ogni attività
venne temporaneamente sospesa.
Il 7 novembre 1943 l’Istituto riprese a funzionare
presso il Collegio Navale di Brindisi, località in cui
si era nel frattempo ricostituita anche l’Accademia Navale.
Nel novembre 1945, l’Accademia si stabilì a Nisida, ove rimase fino al dicembre del 1961.Venne
quindi trasferita nella sede attuale, in un invidiabile sito che domina la baia di Pozzuoli e la distesa di mare comprendente le isole di Ischia, Nisida
e Capri.
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FORMAZIONE E LAVORO
Il sistema dell’apprendistato
e la formazione duale:
come funziona in Alto Adige
Una guida orientativa per i giovani
A cura della Redazione
‘Forum’ pubblica, qui di seguito, una sintesi del sistema di apprendistato, in vigore in
Alto Adige, quale risorsa informativa per i lettori visto che, spesso, anche nel nostro
contesto – vedi la recente Conferenza educativa regionale – se ne è parlato.
La fonte di riferimento è stata la guida «Faccio l’apprendista» – L’apprendistato in Alto
Adige, pubblicazione che illustra l’apprendistato per la qualifica e il diploma professionale, rivolto ai giovani d’età compresa tra i 15 e 24 anni e, in genere, chiamato apprendistato tradizionale oppure apprendistato di tipo A.
Per scaricare la guida:www.provincia.bz.it/formazione-professionale-tedesca/
L’apprendimento: in pratica
Questa tipologia di apprendistato si svolge all’interno
di due realtà: l’impresa formatrice e la scuola professionale. Questo sistema è definito formazione duale.
La formazione sul posto di lavoro richiede circa
80% del tempo ed è assistita da un tutor aziendale.
È richiesto, inoltre, di frequentare la scuola professionale, o un giorno la settimana oppure in un percorso a blocchi di dieci settimane.
Professioni oggetto d’apprendistato e durata
L’apprendistato tradizionale riguarda solamente determinate professioni, nel commercio e nei servizi,
nell’artigianato (artistico), nell’industria, nel settore
alberghiero e della ristorazione e nell’agricoltura.
La formazione in azienda e nella scuola professionale, in funzione della professione, è prevista di 3 o
4 anni di durata e termina con l’esame di fine apprendistato.
L’elenco è costantemente aggiornato, con aggiunte
di nuove professioni.
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L’elenco attuale è disponibile sul sito www.provincia.bz.it/apprendistato.
Come si diventa apprendista
I requisiti
I presupposti richiesti per l’avvio dell’apprendistato
sono:
> il diploma di scuola media (se minorenne)
> età compresa tra i 15 e 25 anni.
Si dovrà scegliere una professione e trovare un’impresa disponibile alla formazione.
Il contratto di apprendistato
Reperita l’azienda, il giovane e il datore/datrice di
lavoro firmano un contratto d’apprendistato. In caso di ragazzo minorenne, devono controfirmarlo i
genitori.
La scuola professionale
Iscrizione
Il datore di lavoro/la datrice di lavoro dovrà comu-
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nicare l’inizio dell’apprendistato.
L’Ufficio apprendistato e maestro artigiano’ procede
all’iscrizione alla scuola professionale più vicina all’azienda. Soltanto gli apprendisti del settore gastronomia frequentano la scuola più vicina al loro luogo di residenza.
Frequenza
In funzione della professione, la frequenza della
scuola professionale è prevista o per 3 o per 4 anni.
Anche l’organizzazione è distinta per professioni.
Le lezioni si svolgono:
> o in corsi a blocco di 10 settimane per anno
scolastico
oppure
> in un giorno, ogni settimana, più due volte una
settimana di blocco, per ogni anno scolastico.
La frequenza è obbligatoria
> Il datore di lavoro/la datrice di lavoro esonera dal
lavoro il giovane, per la durata delle lezioni e degli esami, dal momento che l’insegnamento
scolastico è considerato orario di lavoro.
Le pagelle e le comunicazioni della scuola professionale vanno presentate al datore/datrice di
lavoro.
La frequenza della scuola professionale è gratuita,
mentre le eventuali spese di vitto ed alloggio sono
a carico del frequentante.
La scuola professionale fuori dall’Alto Adige
Per professioni non comuni sul territorio altoatesino,
il giovane può frequentare il percorso in Austria o in
Germania.
È l’’Ufficio Apprendistato e Maestro Artigiano’ a gestire l’elenco delle scuole all’estero.
Circa i costi per la frequenza: l’Amministrazione
provinciale copre le spese per le tasse scolastiche,
e, entro un importo massimo, il rimborso delle spese di vitto ed alloggio e di due viaggi, di andata e di
ritorno. Per la liquidazione, entro 6 mesi dal termine
delle lezioni, il giovane dovrà presentare una domanda di rimborso all’Ufficio.
Apprendisti con esigenze particolari
Gli apprendisti con esigenze particolari potranno
percorrere un iter formativo individualizzato.
La qualifica parziale
Le scuole professionali dell’Alto Adige rilasciano
anche qualifiche parziali agli apprendisti aventi diritto al piano formativo individuale, che indicano le
competenze acquisite dall’apprendista nel corso
della formazione.
I giovani in cerca di un posto d’apprendista, inabili
al lavoro per almeno 46 %, a causa d’invalidità oppure infermità, hanno diritto all’inserimento lavorativo per persone invalide. Possono rivolgersi al servizio di consulenza nei centri di mediazione lavoro.
L’esame di fine apprendistato
L’apprendistato termina con l’esame di fine apprendistato, che prevede una prova teorica e una
pratica.
L’apprendistato triennale consegue un attestato di
qualifica, il percorso quadriennale un diploma professionale.
È possibile sostenere l’esame, se
> l’apprendistato indicato nel contratto è terminato oppure termina entro il mese dell’esame
> è stato superato il percorso della scuola professionale.
Il rapporto di apprendistato termina con il superamento dell’esame di fine apprendistato.
Il datore/datrice di lavoro può proseguire il rapporto
con un contratto a tempo indeterminato oppure terminare la collaborazione.
Dopo l’apprendistato
Sono a disposizione offerte di formazione e aggiornamento professionale, per ampliare ed approfondire le competenze.
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La formazione di maestro professionale
Il maestro professionale è la massima qualifica nell’artigianato, nel settore alberghiero, nella ristorazione e nel commercio.
L’ammissione all’esame richiede – a seconda della
professione – due o tre anni d’esperienza professionale, in seguito all’esame di fine apprendistato.
teressati – apprendisti e studenti delle scuole
professionali – dovranno sostenere l’esame
d’ammissione al quinto anno.
Attualmente è al vaglio un percorso formativo fino
all’esame di maturità per persone qualificate che
non vorrebbero frequentare la scuola a tempo
pieno.
L’aggiornamento professionale
Le scuole professionali organizzano corsi d’aggiornamento professionale.
Elenco delle professioni oggetto d’apprendistato
Dall’apprendistato al diploma di maturità
L’esame di maturità nella formazione professionale
è accessibile anche a chi ha superato l’esame di fine apprendistato.
I requisiti sono conoscenze discrete soprattutto di
italiano, tedesco, inglese e matematica.
> Le persone con attestato di qualifica (tre anni di
scuola professionale) frequentano prima il quarto anno – l’accesso è regolato tramite un esame
d’ammissione. Successivamente frequentano il
quinto anno a tempo pieno, fino all’esame di
maturità.
> Le persone con diploma professionale (quattro
anni di scuola professionale) passano direttamente al quinto anno a tempo pieno. Tutti gli in-
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L’elenco aggiornato è disponibile sul sito www.provincia.bz.it/apprendistato
Per approfondimenti
Provincia Autonoma di Bolzano - Alto Adige
Formazione professionale tedesca
Ufficio apprendistato e maestro artigiano
via Dante, 11 - I-39100 Bolzano
Tel. 0471 41 69 80
www.provincia.bz.it/apprendistato
In collaborazione con:
Ufficio orientamento scolastico e professionale
www.provincia.bz.it/orientamento-scolasticoprofessionale
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STATISTICA
Criticità e potenzialità
della Liguria
dal Rapporto statistico
Giunto alla terza edizione, fornisce un fotografia della Liguria sotto il profilo demografico,
sociale ed economico, dedicando un’attenzione particolare alle criticità e alle potenzialità che emergono dal contesto territoriale.
Forum pubblica, per i lettori, una sintesi dei contenuti.
Sintesi dei contenuti
Dal primo capitolo: l’invecchiamento e il calo della popolazione
Nel primo capitolo viene presentata una analisi delle principali caratteristiche della struttura e della dinamica che hanno storicamente caratterizzato la
popolazione ligure, quali il progressivo invecchiamento della popolazione, la contrazione della dinamica riproduttiva ed il conseguente progressivo calo demografico.
L’interrogativo latente dietro l’analisi riguarda quali
siano le conseguenze, sotto il profilo sociale ed economico, della persistenza di tali fenomeni, in particolare, in un contesto come quello attuale, caratterizzato da una diffusa recessione socioeconomica,
e quali possano essere gli effetti di fattori esogeni,
quali i flussi migratori, fino ad oggi consistenti.
Il confronto dei principali indicatori demografici con
le altre regioni italiane ed europee evidenzia l’attuale primato della regione in termini di invecchiamento della popolazione (uno per tutti, la quota di
persone con 65 e più è pari in Liguria al 27,1% del
totale della popolazione, contro il 20,5% a livello
nazionale ed il 18,4% dell’Eurozona). Il processo di
invecchiamento si accentuerà nei prossimi vent’anni (gli ultra-sessantacinquenni raggiungeranno il
30,9%, secondo le previsioni Eurostat), anche se il
fenomeno sarà meno preoccupante in quanto non
sarà accompagnato da un significativo calo demografico, come avverrà invece per altre regioni dell’Europa.
L’azione congiunta ed intensa di due fattori, quali
l’allungamento della vita media ed il calo della fecondità, che in Liguria si sono manifestati prima di
altre regioni, spiega la struttura così anziana della
popolazione ligure oggi.
I processi di invecchiamento dall’alto e dal basso, e
le conseguenze demografiche, vengono analizzate
anche a livello comunale, mediante l’ausilio di alcuni cartogrammi, i quali, in particolare, consentono di
evidenziare la presenza di alcune zone dell’entroterra della regione con una popolazione attiva sempre
più ridotta ed accentuato spopolamento. Il capitolo
si conclude con alcune riflessioni sui rischi di perdita dei diritti di cittadinanza, dovuta ad una regione
che fa fatica ad uscire dalla situazione recessiva,
con una forza lavoro sempre più matura e con una
componente anziana sempre più dipendente, che
viene marginalizzata in un contesto socioculturale
che scarsamente valorizza l’anziano.
Il secondo capitolo: focus sulla presenza straniera nel nostro territorio
Nel secondo capitolo viene affrontato il tema della
popolazione straniera presente in Liguria, propo-
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nendo una chiave di lettura che considera gli stranieri non più solo come immigrati, ma anche come
nuovi cittadini italiani, quali sono, in sostanza, i nati
da stranieri residenti in Italia e, di fatto, coloro che
hanno acquisito la cittadinanza italiana.
L’analisi parte dai dati del Censimento del 2011, i
quali evidenziano la forte crescita della popolazione straniera che si è verificata nel decennio intercensuario (la popolazione è più che triplicata in Liguria, con una variazione superiore a quella registrata per il Nord-ovest), anche a causa degli intensi flussi migratori, conseguenti ai procedimenti di
regolarizzazione indetti nel Paese.
In base ai dati dei registri anagrafici, il fenomeno
migratorio sembra abbia rallentato di intensità
nel corso del 2012, anche se i dati vanno analizzati con cautela, essendo in corso la revisione
delle anagrafi in seguito alle risultanze censuarie.
Alcuni segnali, comunque, sono evidenti: le iscrizioni in anagrafe dall’estero di cittadini stranieri
sono, dal 2010, in calo (nel 2012 si registra un
calo del 13,6% rispetto al 2011), così come i permessi di soggiorno rilasciati ai cittadini non comunitari (–20,3% nel 2012). Due indicatori significativi del processo di integrazione della popolazione straniera sono: il numero crescente di bambini che nascono con cittadinanza straniera in
Italia (per effetto del tipo di legislazione che regola l’acquisizione della cittadinanza italiana), fenomeno che in Liguria, nell’ultimo anno, registra
una dinamica superiore a quella delle altre regioni; il numero sempre maggiore di cittadini stranieri che acquisiscono la cittadinanza italiana maturandone il diritto. Il capitolo si conclude con una
analisi della struttura e della dinamica delle principali collettività residenti in Liguria, in base ai dati del Censimento del 2011. Alcune caratterizzano
oramai storicamente il fenomeno migratorio della
regione, quali le collettività ecuadoriana, albanese e marocchina; altre, invece, sono di immigrazione più recente, quali quelle rumena, ucraina e
moldava.
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Il capitolo terzo: un flash sui percorsi di istruzione
e formazione
Analizza l’acquisizione delle competenze e il loro
rendimento nei recenti anni di crisi economica. Il
quadro che emerge è quello di una regione in cui
cresce la sfiducia nelle opportunità offerte dai percorsi scolastici e universitari: si riduce la quota di
ragazzi tra i 20 e i 24 anni che conseguono almeno
il diploma di scuola secondaria di secondo grado
(dall’83,6% del 2008 al 77% del 2012), in controtendenza sia rispetto alle regioni del Nord che rispetto al resto del Paese.
L’Università degli studi di Genova registra un calo
degli iscritti e una contrazione dell’indice di attrattività (dal –9,5% del 2008 al –11,4% del
2012). I dati di fonte Almalaurea evidenziano che,
fra i laureati nell’ateneo genovese nel 2011, intervistati nel 2012, solo poco più della metà ha
un lavoro. L’analisi delle competenze degli studenti quindicenni liguri effettuata con la rilevazione PISA (Programme for International Student Assessment) mostra un livello sostanzialmente allineato alla media nazionale sia in matematica sia
in lettura, ma in entrambi i casi inferiore a quello
registrato nel Nord. Le differenze fra maschi e
femmine sono statisticamente significative nelle
prove di lettura, a vantaggio delle femmine, ma
non in matematica, dove i risultati sono sostanzialmente equivalenti fra i due generi. Il capitolo
terzo riporta inoltre un’analisi sugli esiti occupazionali della formazione professionale per i disoccupati.
Il quarto capitolo: la situazione economica e sociale delle famiglie
Esamina l’impatto della crisi sulle condizioni economiche e sociali delle famiglie liguri, attraverso
l’analisi di alcune misure oggettive e soggettive.
Dall’analisi, emerge che, nel 2012, diminuisce il
reddito disponibile e calano i consumi, nonostante le famiglie intacchino i propri risparmi. Aumenta il numero di quelle in condizione di deprivazione: la percentuale di queste famiglie sul totale
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delle residenti passa dal 7,3% del 2010 al 17,1%
del 2012, con un aumento di quasi 10 punti percentuali.
Le famiglie relativamente povere in Liguria sono 64
mila 143, pari all’8,1% delle famiglie residenti, valore superiore alla media del Nord e del Centro. Dopo un periodo di sostanziale stabilità (fra il 2005 e
il 2011), l’incidenza della povertà relativa aumenta
dell’1,9% fra il 2011 e il 2012. Il dato è ancora più
significativo se si considera che la soglia di povertà,
ossia il limite di reddito sotto al quale una famiglia
viene definita povera in termini relativi, si è abbassata a causa della contrazione dei consumi. Fra il
2011 e il 2012 si riduce la soddisfazione degli individui per la propria situazione economica e per la
vita nel complesso.
I capitoli quinto e sesto: i dati economici e occupazionali
Il quinto e il sesto capitolo delineano il quadro macroeconomico ligure in un’ottica di breve e medio
periodo, attingendo alle informazioni sulla contabilità territoriale e sul mercato del lavoro prodotte dall’Istat. Secondo i dati disponibili (al momento ancora provvisori), anche nel 2013 è continuata la fase
di contrazione della produzione e del valore aggiunto, che dura ormai quasi ininterrottamente
dall’emergere della crisi nel 2008; inoltre, la caduta
del prodotto interno lordo nella regione è stata superiore sia a quella osservata a livello nazionale,
sia a quella del Nord-Ovest.
Fra le componenti della domanda aggregata, particolarmente debole risulta quella dei consumi finali
interni, la cui contrazione è risultata negli ultimi anni superiore a quella (già elevata) registrata per il
Paese nel suo complesso.
Da un punto di vista settoriale, la contrazione del
valore aggiunto all’inizio di questo decennio è risultata più elevata nell’industria e, in particolare, nella
branca delle costruzioni. Inevitabilmente, la prolungata caduta dei livelli di produzione ha determinato
un deterioramento del quadro occupazionale, come segnalato da tutti i principali indicatori del mercato del lavoro. Secondo le stime Istat, l’occupazione nel terzo trimestre 2013 era inferiore di circa
20.500 unità (e tre punti percentuali) rispetto allo
stesso periodo dell’anno precedente; inoltre il tasso
tendenziale di crescita dell’occupazione è risultato
negativo per tutto il 2012 ed anche nei primi tre trimestri del 2013.
La perdita occupazionale presenta due elementi di
asimmetria: è stata più forte per l’occupazione indipendente (rispetto a quella dipendente) e per
l’occupazione maschile (rispetto a quella femminile). Se è noto che il tasso di disoccupazione giovanile è drammaticamente elevato (superando il 30%
69
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nel 2012), va sottolineato che, negli ultimi anni, la
quota di forza lavoro disoccupata ha registrato un
aumento praticamente in tutte le classi di età.
Il capitolo sette è dedicato al commercio internazionale
Dall’osservazione dei dati risulta che, nel lungo periodo (1992-2012), la performance dell’export ligure è stata anche superiore a quella nazionale, in
termini di tasso di crescita medio annuo.
Inoltre, se la bilancia commerciale ligure complessiva è strutturalmente negativa (poiché la regione
è il varco di ingresso di rilevanti importazioni di materie prime legate all’energia), vi sono, tuttavia, settori industriali avanzati strategici, come metalmeccanica ed elettronica, in cui il saldo commerciale è
positivo e ampio (valga ad esempio l’avanzo di oltre 800 milioni di euro registrato nel 2012 nei settori di metalmeccanica ed elettronica).
Il capitolo presenta anche un approfondimento particolare sugli scambi con i paesi del Nord-Africa,
che rappresentano un mercato di destinazione dei
prodotti di quasi 200 imprese liguri.
Capitolo ottavo: la dinamica del sistema imprenditoriale
Come prevedibile, visto il protrarsi della crisi economica, il numero delle imprese attive nella regione,
a fine 2013, era inferiore (di quasi il 2%) al livello
dell’anno precedente e sotto la soglia delle
140.000 unità, che invece era stata superata in tutti
gli anni successivi al 2007.
Un’interessante analisi dei tassi di sopravvivenza
delle imprese (a uno, due e tre anni), nel periodo
2009-2012, rivela la maggiore resistenza delle imprese individuali e la maggiore mortalità delle società di capitali; da un punto di vista settoriale, tassi
di sopravvivenza più elevati risultano per le imprese
agricole e per quelle dei trasporti, mentre le difficoltà maggiori vengono registrate nel turismo.
Risulta in espansione il peso delle imprese straniere; gli anni fra il 2007 ed il 2012 hanno anche visto
una riduzione della quota di imprese femminili (tale
70
quota rimane superiore a quanto osservato a livello
nazionale).
Ovviamente, la demografia delle imprese è influenzata in modo critico dalle capacità di accesso al
credito; le crescenti difficoltà del sistema imprenditoriale (ma anche delle famiglie) sotto questo
aspetto sono evidenziate nell’analisi temporale del
capitolo 9.
I tassi di crescita degli impieghi hanno continuato
a diminuire tendenzialmente dall’insorgere della
crisi, fino a diventare negativi nell’autunno del
2009 e – per le imprese – anche nella parte iniziale
del 2010.
Se i primi mesi del 2011 facevano sperare in un’inversione di tendenza, la nuova fase di turbolenza
sui mercati finanziari, sopravvenuta nella seconda
metà del 2011, ha nuovamente influito negativamente sugli impieghi creditizi, il cui tasso di variazione è diminuito fino ad assumere valori negativi;
tale fase non può ancora dirsi conclusa, visto che
gli impieghi creditizi, a metà 2013, erano inferiori a
quelli dei due anni precedenti.
A corredo dell’analisi statistica, il capitolo contiene
anche un’ampia rassegna degli interventi di policy
messi in atto dal sistema camerale ligure per favorire il finanziamento del sistema produttivo.
Il decimo capitolo: innovazione e della ricerca
nell’economia ligure
Nel 2010, il rapporto fra la spesa intramuros in ricerca e sviluppo (R&S) ed il prodotto interno lordo
era circa pari all’1,5%, un valore basso, se rapportato ai principali paesi europei, ma comunque superiore a quello nazionale; anche la quota degli occupati nel settore R&S era lievemente superiore a
quella nazionale.
Parte del capitolo è dedicata alle azioni intraprese
dal sistema camerale, nel quadro della legislazione
vigente, per promuovere la crescita di imprese innovative. Si tratta di un ruolo importante, poiché – come sottolineato nel capitolo stesso - il nostro Paese
sembra disporre di uno stock di capitale umano
elevato e di innovatori ma è carente di un sistema
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 71
imprenditoriale capace di valorizzare questi fattori
di successo.
Il capitolo 11: agricoltura e settore agroalimentare
Si analizza, in dettaglio, le peculiarità regionali in
termini di specializzazione produttiva, generazione
del valore aggiunto e dinamica della produzione,
nonché gli elementi di eterogeneità provinciale.
Negli anni fra il 2005 ed il 2012, la Liguria ha, purtroppo, scontato una progressiva caduta dei livelli
di produzione delle coltivazioni agricole (tale caduta, che si è acuita particolarmente dopo il 2008, è
in larga parte attribuibile alla dinamica del comparto più importante per la regione, quello floricolo).
Il capitolo fornisce informazioni sulla struttura dell’impresa alimentare ligure, confrontando i dati
dell’ultimo Censimento dell’Industria e dei Servizi,
tenutosi nel 2011, con quello di dieci anni prima.
Nel periodo intercensuario la regione ha subito una
riduzione del numero di imprese alimentari rilevante (ma di poco superiore a quella osservata a livello
nazionale), cui si è inevitabilmente associata anche
una riduzione nel numero degli addetti.
Dal punto di vista della specializzazione produttiva,
la tipologia aziendale più rappresentativa è quella
attiva nei prodotti da forno e farinacei. Quando si
scende, tuttavia, nel dettaglio provinciale, chiari elementi di differenziazione emergono (spiccano, ad
es, la maggiore importanza della produzione di oli
e grassi vegetali nella provincia di Imperia, così come il maggior peso relativo delle imprese di lavorazione e conservazione di carne e pesce nella provincia di Genova).
Inoltre, si evidenzia che l’impresa alimentare ligure
è molto spesso individuale (nel 43% dei casi) e di
dimensioni piccole (un terzo delle imprese è privo
di dipendenti e quasi il 90% delle aziende ha meno
di 10 addetti).
Il dodicesimo e ultimo capitolo: il turismo
Il capitolo non si limita a una completa analisi statistica della dinamica della domanda e dell’offerta
(che, come mostrano i dati, sono state inevitabilmente influenzate dai venti di crisi), ma offre anche
uno studio approfondito delle strategie di mercato,
mese in atto dalle imprese del settore per fronteggiare la crisi, con particolare attenzione alle strategie di prezzo e a quelle di intermediazione commerciale.
Un paragrafo di specifico interesse è quello dedicato alla valutazione del valore aggiunto, generato dal
settore e al suo impatto sul valore aggiunto aggregato regionale, nonché sul valore aggiunto delle altre regioni.
;
Per approfondimenti
Il volume è scaricabile da:
https://statistica.regione.liguria.it/File/Pubblicaz
ioni/RapportoStatisticoLiguria_2013.pdf
71
Cine-FORUM
A cura di Mariangela Grilli – giornalista, esperta di cinematografia
Il mondo della finanza visto dal cinema
Negli ultimi anni, il mondo della finanza è entrato
prepotentemente nella vita quotidiana, anche di coloro che non se ne occupano per professione, principalmente tramite il mondo dell’informazione e,
ormai, tutti i giorni, sentiamo parlare di spread, di risparmio, di crisi economica.
Il cinema, ancora una volta, riflette il mondo in cui
viviamo, talvolta lo ha anticipato: nel 1987, Oliver
Stone, in Wall Street - Il denaro non dorme mai, fa
dire al personaggio di Carl Fox una frase che, più o
meno, suona così: “Costruisci qualcosa nella tua
vita, invece di vivere sulla compravendita degli altri”
La frase è rivolta a Bud Fox, figlio di Carl e nel consiglio di costruire qualcosa di veramente solido nella
vita sta il succo del film che è stato il capofila di una
serie di lungometraggi sul mondo della finanza.
72
R U B R I C A
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 72
Negli anni Ottanta, il cinema ne dà ancora una visione in cui, alla fin fine, prevale il buon sentimento,
quello della vecchia America, quello dell’America
onesta. In quel decennio, infatti, escono film come
Una poltrona per due di John Landis, una pellicola
molto vista negli anni scorsi, in cui i fratelli Duke, uomini di Wall Street, scommettono con grande cinismo sulla vita dei due protagonisti interpretati da
Dan Aykroyd e Eddie Murphy. Ma, a vincere, è, infine,
un riequilibrio economico tra chi è molto ricco e chi
è molto povero. Non a caso è un film che, a lungo, è
stato trasmesso nel periodo di Natale.
Sempre negli stessi anni, esce Una donna in carriera
di Mike Nichols, con Melanie Griffith, Sigourney Weaver ed Harrison Ford, ma anche qui trionfa il senso
di giustizia.
Eppure, in qualche modo, in questi film, compare
quel mondo di yuppies che porterà, appunto, a
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 73
opere come Wall Street e, già negli anni Novanta, a
La formula di David Mamet, un drammaturgo che,
spess o ha fatto del gioco - in cui ognuno pensa ad
imbrogliare l’altro, come viene detto proprio in questo film - la sua cifra stilistica.
Ma è dagli anni Duemila che il cinema si occupa,
sempre più spesso, di un mondo in cui si insegue il
denaro in quanto tale e non finalizzato a scopi socialmente costruttivi; è così che tanti registi iniziano
a porre il problema della scelta tra un’economia in
grado di rovinare chiunque o capace di seguire una
via etica positiva.
È ciò che propone Ben Younger con 1 km da Wall
Street, titolo emblematico della distanza, fisica e
morale, da un mondo spietato e il cui principio etico
si può riassumere nella battuta del protagonista
Seth Davis “Ci sono azioni e azioni”.
Così, mentre negli Stati Uniti iniziano ad uscire importanti documentari sull’argomento, come, per
esempio, nel 2009, Capitalism: a love story di Michael Moore (autore del documentario premio
Oscar “Farenheit 9/11”, sull’uso delle armi negli
Stati Uniti), anche la fiction è sempre meno tale e
sempre più aderente a casi veri.
Tra questi, basti citare il bel film di Jeffrey C. Chandor
Margin call: siamo a Wall Street e Eric Dale, uno dei
capi di una grossa banca, viene licenziato in tronco;
prima di andarsene, Eric consegna ad un collega
una chiavetta in cui sono racchiuse importantissime
informazioni. Il giovane analista scopre così che la
banca ha le ore contate e che tutto quello su cui
poggia è solo una bolla di sapone. Il film, girato
come un thriller, riesce a mettere in evidenza quello
che è successo realmente nel mondo finanziario di
quegli anni, con la conseguente crisi economica del
2008, che ha provocato migliaia di posti di lavoro
perduti e risparmi andati in fumo in brevissimo
tempo. Margin call, è interpretato da un cast d‘eccezione, in cui compaiono Kevin Spacey, Jeremy
Irons, Stanley Tucci.
In questa breve carrellata non possiamo che concludere con The Wolf of Wall Street di Martin Scorsese, con Leonardo di Caprio. Una pellicola del
grande cineasta italo-americano, il quale si concentra soprattutto sulla storia vera di Jordan Belfort, un
giovane che, dopo un inizio come broker presso una
banca, fonda una propria attività di brokeraggio, la
Stratton Oakmont, attraverso la quale opera delle
truffe che gli fruttano guadagni miliardari e lo portano ad una vita di totale irresponsabilità.
73
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 74
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APPROFONDIMENTO
Servizi sociali, socio-sanitari
ed educativi: un’indagine
sull’evoluzione del settore in Liguria
L’approfondimento di questo numero di ‘Forum’ è dedicato alla presentazione sintetica degli esiti di una ricerca,
tesa a sondare un settore, strategico per il nostro territorio - come è ormai noto - viste le caratteristiche di quel
segmento del mercato del lavoro che gli operatori conoscono e che l’analisi ripercorre: quello dei servizi sociali,
socio-sanitari ed educativi.
Il lavoro risulta importante, anche in vista della revisione dell’area ‘21’ del ‘Repertorio delle figure professionali’
della Regione Liguria, nell’ambito del progetto ‘Laboratorio delle professioni di domani’.
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Una ricerca fa luce su un bacino
occupazionale importante
per il territorio
Dall’indagine, si avvierà una riflessione
per rivedere area ‘21’ del Repertorio ligure
delle figure professionali
A cura di Elisabetta Garbarino, Responsabile del Servizio Monitoraggio e analisi – Arsel Liguria
Il settore dei servizi sociali e sociosanitari, nonostante la pesante riduzione di risorse, continua a costituire un importante bacino occupazionale ed un interessante laboratorio di
innovazione sul piano delle competenze, delle modalità di lavoro e delle professionalità
in campo, anche a seguito dei nuovi percorsi formativi avviati nel corso degli ultimi anni.
Il rapporto di ricerca è scaricabile da: http://labprofessioni.regione.liguria.it/documentazione/
Il perché di una ricerca
Le competenze e le professionalità che operano nel
settore dei servizi sociali e sociosanitari sono, da
sempre, associate a connotati di marginalità e di
precarietà, anche a fronte dell’estrema instabilità
dei percorsi di impiego e di crescita professionale
che connotano l’azione degli operatori. Nell’assenza di un coordinamento nazionale, infatti, l’estremo
dinamismo e la tensione all’innovazione che caratterizzano questo settore si sono tradotti nella proliferazione di moltissime figure professionali, assai
spesso eterogenee da regione a regione in quanto
a denominazioni e profili formativi.
A distanza di oltre dieci anni dall’emanazione della
L. 328/2000, che pure dedicava uno specifico articolo (cfr. art. 12) alle figure professionali del sociale
e mirava alla definizione a livello nazionale di tutti i
principali profili afferenti a quest’area, il panorama
76
SCUOLA DI
SCIENZE SOCIALI
delle professioni sociali contempla solo pochissime
figure professionali di rilievo nazionale: quella
dell’operatore socio-sanitario (OSS), una figura di
base per la cura e l’assistenza alla persona che si
forma nel canale della formazione professionale regionale, con mille ore dopo l’espletamento dell’obbligo scolastico; assistente sociale ed educatore
professionale, che richiedono una laurea triennale
(anche se i relativi percorsi biennali di formazione
magistrale sono attivati in molte università); psicologo, che necessita di una laurea magistrale e sociologo. Accanto a questi profili di livello nazionale
operano, quindi, molte figure con qualifica di livello
regionale, nate in risposta ad esigenze di qualificazione degli operatori, ritenute significative sul piano
locale ma che pongono, evidentemente, problemi
di spendibilità del titolo formativo acquisito in contesti territoriali diversi da quello di formazione.
L’interesse specifico per i fabbisogni occupazionali
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 77
e formativi di questo settore, in Liguria, è stato inoltre attestato dalla avvenuta costituzione del Polo
formativo delle professioni del sociale1, L’intesa, in
particolare, è stata finalizzata alla messa a sistema
dell’offerta territoriale dei percorsi di istruzione e
formazione, indirizzati alle figure professionali operanti nel sistema integrato di interventi e servizi sociali, così come definito dalla L. 328/2000.
A partire dagli elementi di contesto appena richiamati, dagli obiettivi generali del progetto ‘Il Laboratorio delle professioni di domani’ e nell’ambito
delle attività previste per l’anno 2013, è stata
quindi avviata un’indagine – coordinata da Agenzia Liguria Lavoro2 e realizzata dal Dipartimento di
Economia della Scuola di Scienze Sociali dell’Università di Genova – con l’obiettivo di mettere a disposizione della Regione Liguria specifici elementi di conoscenza sulle dinamiche evolutive delle
professioni nel settore sociale e sociosanitario, a
livello regionale, e di fornire dati attendibili ed aggiornati, rispetto alle dinamiche evolutive che caratterizzano questo settore, in merito ai fabbisogni
occupazionali e formativi.
La focalizzazione sul tema dei fabbisogni occupazionali e delle figure professionali, in ogni caso, ha
fatto emergere alcune specificità con riferimento a
due sub-aree, nelle quali i processi operativi e i servizi assumono una connotazione più marcata della
componente: socio-sanitaria e riabilitativa; socioassistenziale ed educativa.
In questo primo ambito, le figure professionali impiegate richiamano più esplicitamente competenze
e background, nelle quali la componente sanitaria
è rilevante, pur in un quadro di riferimento che è
quello sociosanitario. Si tratta, spesso, di organizzazioni private che gestiscono strutture di tipo riabilitativo, nei diversi comparti dei servizi agli anziani ed
alle persone disabili. Nel secondo caso, invece, è la
componente sociale che assume un riferimento
prioritario, sia con riferimento a servizi di tipo assi-
stenziale sia in strutture e servizi di tipo educativo
e si tratta più frequentemente di organizzazioni che
appartengono al Terzo settore.
;
Il percorso di indagine
La ricerca è stata realizzata utilizzando tre modalità di acquisizione delle informazioni, autonome ma fortemente integrate:
> una ricostruzione quantitativa del contesto attraverso la raccolta, l’analisi e la sistematizzazione dei dati statistici disponibili, dei rapporti di ricerca e delle indagini mirate (in connessione con quanto avviene a livello nazionale, in particolare con ISFOL);
> il confronto e la raccolta di informazioni tramite interviste con una pluralità di testimoni
privilegiati, tra cui i membri del Polo formativo delle professioni del sociale (Regione Liguria; Provincia di Genova; Provincia di Imperia; Provincia della Spezia; Provincia di Savona; Università degli Studi di Genova; Ufficio scolastico regionale per la Liguria; Cgil;
Cisl; Uil; Lega delle Cooperative; Confcooperative; Agci; Anaste; Uneba; Aris; Agidae; Anfass; Fenascop) e i responsabili delle aree
funzionali interessate della Regione Liguria.
Tali soggetti hanno anche partecipato ad
una pluralità di incontri per la definizione
delle fasi del percorso di indagine e la sua
validazione;
> la conduzione di interviste semistrutturate
con responsabili di enti, imprese, cooperative
sociali e consorzi operativi nel settore sociale
e sociosanitario a livello regionale, indicate,
di volta in volta, dai vari testimoni qualificati
come significative, rispetto alla loro rappresentatività del settore e alla varietà di attività
svolte.
1. Come esito di una collaborazione tra gli Assessorati alla Formazione, al Welfare ed alla Salute di Regione Liguria, le quattro Province liguri, l’Università degli Studi di Genova,
l’Ufficio Scolastico Regionale, Cgil, Cisl, Uil, Lega delle Cooperative, Confcooperative, Agci, Anaste, Uneba, Aris, Agidae, Anffas e Fenascop.
2. Oggi Arsel Liguria.
77
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 78
Le figure professionali nei processi d’azione a
più marcata connotazione socio-sanitaria e riabilitativa
Rossetti privilegia i laureati di Scienze Pedagogiche”
(Direttore struttura privata convenzionata)
Nelle strutture di tipo riabilitativo, in particolare, a
parte gli psicologi e le professioni legate alla sfera
specificamente medica (psichiatri, geriatri, internisti, terapisti della riabilitazione, fisioterapisti, logopedisti, infermieri professionali, considerando i
casi più comuni), sono presenti infatti: educatori,
inseriti in aree connotate da problematiche differenti
(psichiatrica, disabilità, anziani); animatori; OSS.
Accanto a queste figure professionali è stata raccolta la segnalazione di una ulteriore figura professionale, quella del coordinatore, sulla quale si proporranno alcune riflessioni tese a sottolineare la valenza di competenza più che di figura professionale
associabile a questa indicazione.
Con riferimento alla figura dell’educatore, le riflessioni proposte hanno riguardato prima di tutto il livello di preparazione, diffusamente reputato valido;
in secondo luogo l’oggetto delle analisi degli intervistati su questo tema si è concentrato sui percorsi
pregressi di preparazione degli educatori professionali e sulla forte esigenza di prevederne anche di
integrativi, in modo da equipararli tutti, soprattutto
quelli svolti in periodi differenti e con durate molto
varie, il tutto con qualche difficoltà.
“Mi ricordo il percorso di 6 mesi per formare gli
educatori, voluto anni fa dalla Regione: a mio avviso la stessa Regione dovrebbe a questo punto fare
un percorso integrativo per questi professionisti, visto che ce ne sono ancora e che il loro titolo non
ha molto valore. Al limite, anche il riconoscimento
di crediti per fare un percorso che colmi le lacune
del titolo, tenendo anche conto di tutta la formazione integrativa che queste persone, nelle strutture
dove hanno lavorato e lavorano, hanno fatto. (…).
So del corso IFTS che partirà a breve, ma ho la sensazione che la figura finale sarà sotto quella dell’educatore, come livello finale contrattuale”.
(Amministratore Delegato di struttura privata convenzionata)
“Per noi la figura professionale dell’educatore è
fondamentale, la base è buona, compresa quella
data ai vari laureati in SDF, vecchio ordinamento. La
loro base è comunque buona per fare agevolmente
alcune integrazioni. Sono stati meno efficaci forse
con quelli che hanno fatto la riqualificazione di un
anno, meglio quelli che l’hanno fatta per tre anni”.
(Referente formazione e tirocini in struttura privata
convenzionata)
“Abbiamo 4 educatori che hanno fatto il percorso
regionale di educatori (vecchio corso di 3 anni che
ha creato problemi per il riconoscimento); gli altri
sono laureati. Oggi sappiamo bene che l’Assessore
78
“Invece l’educatore professionale per noi è stato
un problema. Per anni non abbiamo trovato educatori: ne abbiamo ma senza la qualifica di professionale”.
(Amministratore Delegato di struttura privata convenzionata)
In merito agli animatori, il concetto, spesso sottolineato, è la poca spendibilità di questa figura professionale nelle strutture, nel caso in cui questi operatori non possano mostrare altre competenze professionali, più tipiche delle professioni sociosanitarie
come, ad esempio, saper individuare l’insorgenza
di un problema di salute nell’utenza con cui si devono rapportare quotidianamente.
“Noi tendenzialmente abbiamo la seguente politica: se abbiamo bisogno di un animatore, prendiamo un OSS e lo formiamo come animatore. Non ci
serve un puro animatore, anzi è più utile un OSS
che in base ad una sua personale vocazione fa anche l’animatore.
(…) Noi abbiamo bisogno di persone che sappia-
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 79
no riconoscere anche qualche segnale medico, visto che l’animatore è a contatto con il paziente ed
è quello che deve passare le prime informazioni
eventuali sulla salute del paziente al medico”.
(Direttore struttura privata convenzionata)
“Noi abbiamo soprattutto bisogno che le persone
non dicano che una parte del lavoro richiesto non
compete: se un paziente ha bisogno di essere accompagnato in bagno, un animatore non deve dire
che non lo fa perché non gli compete. In generale
non esiste proprio che una persona si connoti rigidamente con un ruolo non derogabile, in ambito di
comunità”.
(Referente formazione e tirocini in struttura privata
convenzionata)
Il mondo degli operatori socio sanitari (OSS) è
quello su cui maggiormente gli intervistati hanno
espresso idee ed opinioni. Per prima cosa è importante distinguere tra gli infermieri e OSS.
“Il profilo OSS è stato molto difficile da gestire. (…)
Noi ci troviamo fra i NAS che richiedono infermieri
professionali e l’OSS che soltanto se è insieme all’infermiere può somministrare farmaci per legge (ma i
NAS in casi così possono comunque sanzionare, perché non riconoscono l’OSS come somministratore
qualificato). Per risolvere questo problema bastava
che la norma prevedesse la somministrazione semplice dei farmaci: per questo si parla della terza ‘esse’, ossia di un operatore socio-sanitario con specializzazione integrativa su argomenti quali terapie, intramuscolo, nozioni base di farmacologia”.
(Responsabile del personale in struttura privata
convenzionata)
“(…) Gli infermieri sono riconosciuti, in particolare
dalle strutture psichiatriche, come figure riabilitative, a differenza dell’OSS che sono invece considerate assistenziali”.
(Amministratore Delegato di struttura privata convenzionata)
Ma soprattutto gli OSS, a differenza degli infermieri,
potrebbero essere (o forse sarebbe più corretto dire
che dovrebbero essere) specializzati anche in altre
funzioni integrative, utili alle strutture.
“Noi integriamo le sue competenze magari facendo leva su sue abilità pregresse (esempio un OSS
che ne sa di musica). La nostra visione è questa:
per stare a contatto con il paziente, nel caso dell’animazione che ha tante sfaccettature, io non
posso pensare ad un OSS puro. Se ad una figura
così importante come è l’OSS noi non abbiniamo
altri percorsi formativi, la figura è monca. Non è detto che sia solo la parte istrionica che deve emergere. Magari quella persona è timida ma è un ottimo
organizzatore o gestore delle procedure. Se per
contro la persona è estroversa, forse vale la pena
sviluppare questa vocazione, perché così facendo
miglioro anche la tua percezione del lavoro”.
(Direttore struttura privata convenzionata)
Sulla base di quanto emerso in precedenza, gli
stessi intervistati hanno poi proposto ulteriori considerazioni sulla facilità/difficoltà a trovare queste figure professionali (o anche altre, più di base, come
emerge proprio dal primo estratto di intervista proposto), sull’impatto che la riqualificazione degli
OSS ha provocato, in generale, nelle strutture e
sull’utilità di ulteriori percorsi formativi per potenziarne le competenze.
“A seconda dei periodi ci sono carenze di alcune figure: in alcuni anni mancavano gli infermieri, in altri gli educatori. Oggi mancano gli ASA OSS (figura
di base). Consiglierei l’Assessore di puntare su questa figura, anche se so che con l’IFTS qualcosa sta
facendo. Le carenze sono nella figura base ASA
OSS, mentre infermieri e simili sono sufficienti. In
questi ultimi due anni la Regione ha interrotto la
formazione di base degli ASA OSS e ha puntato di
più sulla qualifica.
Noi siamo facilitati anche dal fatto che le selezioni
a volte le facciamo dalla regione della nostra casa
79
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 80
madre contigua alla Liguria, perché ci sono persone che sono disposte a trasferirsi. A volte anche dal
meridione abbiamo avuto trasferimenti di personale adatto alle nostre esigenze.
Fra l’altro i nostri pazienti richiedono al personale
attitudine all’ascolto, molta pazienza: io sto molto
attento a selezionare infermieri che abbiano anche
altre capacità di relazione. Questo perché nella nostra struttura i pazienti entrano e magari ci passano
la vita intera, perché recuperano ma non guariscono. Come istituto noi cerchiamo anche di fornire degli strumenti per acquisire queste esigenze”.
(Direttore struttura privata convenzionata)
“Il pubblico ha scaricato il costo degli OSS sui privati, facendo riqualificare le persone con la formazione pubblica che poi ha migliorato la qualifica di
questi professionisti, che così costano di più per i
privati, che sono peraltro obbligati ad assumerli.
Noi avremmo bisogno anche di figure tipo gli assistenti familiari, cioè più basse degli OSS”.
(Responsabile del personale in struttura privata
convenzionata)
“È necessario definire il ruolo del soggetto che vive
accanto al paziente in una pluralità di dinamiche,
quindi non solo l’OSS. Serve una figura polifunzionale. Se ci deve essere, come è, la parte di animazione, l’animatore deve essere già OSS. Diversamente la persona non riesce a cogliere tutte le
sfaccettature del paziente”.
(Direttore struttura privata convenzionata)
“Mentre è molto semplice trovare un OSS che abbia lavorato con anziani, è difficilissimo trovare persone che sappiano lavorare o abbiano lavorato con
i disabili. Per le nostre necessità noi partiamo da
persone che ora hanno un titolo (una volta non era
così) e che comunque dobbiamo formare noi per
la parte sulle disabilità; spesso proprio le persone
(gli stessi OSS) non hanno mai avuto a che fare
con i disabili.
È poi vero che statisticamente è più facile lavorare
80
con anziani che con disabili (ci sono 200 strutture
per anziani, a fronte di 10 per disabili). Noi chiediamo ad esempio che le persone che lavorano con
disabili facciano una prova di due settimane, per
capire se riescono a lavorare con i casi complessi
che abbiamo (pazienti violenti, autolesionisti,
ecc.)”.
(…)
“Ho bisogno di un educatore professionale che
sappia fare l’animatore: la riabilitazione dei nostri
ragazzi passa attraverso il gioco e quindi chi li assiste dovrebbe essere formato a questo. Anche
l’OSS dovrebbe avere l’integrazione dell’animatore:
è utile che un animatore sappia cogliere eventuali
segnali di malessere delle persone con cui interagisce.
(…) Per gli anziani manca la figura dell’animatore:
noi abbiamo oggi un gruppo stabile con tre animatori, che abbiamo faticato molto a mettere insieme.
(…)
Questi percorsi integrati sono quelli di cui abbiamo
forse più bisogno.
La formazione integrata per queste figure in Italia
esiste, solo che a mia conoscenza la fanno soltanto
in Basilicata e non nelle altre regioni. La fanno a distanza, ma ogni tanto bisogna andare nel posto per
fare prove ed esami”.
(Amministratore Delegato di struttura privata convenzionata)
Infine, una ‘figura’ (definita così in sede di intervista
anche se sarebbe più corretto inquadrarla come
una competenza) segnalata come decisamente
utile e da potenziare, in prospettiva, è quella del coordinatore che potrebbe provenire o dall’area infermieristica o dal percorso della ex Facoltà di Scienze
della Formazione.
“Se è di un reparto di disabili, magari complessi e
avanti con gli anni, generalmente la struttura mette – dopo il personale religioso – dei coordinatori
infermieri perché prevale la parte sanitaria. In altri
casi abbiamo visto che la competenza necessaria
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 81
è anche quella dei laureati in SDF e in pedagogia.
Questo perché la parte sanitaria veniva delegata
agli infermieri professionali che sono in reparto, la
parte di organizzazione viene ‘imparata’, ma la parte più significativa è quella educativa. Per la parte
anziani invece è vitale il coordinamento fatto da infermieri.
Per gli infermieri diventare coordinatori è più semplice, perché basta dopo la laurea triennale la specialistica e arriva così a poter prendere il coordinamento (erano le vecchie caposala).
Questa figura sul mercato non esiste e se anche
esistesse sarebbe comunque necessario integrare
con alcuni aspetti, quali ad esempio il carisma. Ad
oggi non è una figura molto definita, per fortuna
perché così possiamo formarle come desideriamo.
Serve anche che abbia competenze in dinamiche
di gruppo e di organizzazione”.
(Responsabile della formazione e dei tirocini in
struttura privata convenzionata)
Le figure professionali nei processi d’azione a più
marcata connotazione socio-assistenziale e socio-educativa
In molte realtà analizzate, è la componente sociale
che assume un rilievo prioritario, sia con riferimento
a processi lavorativi nell’ambito assistenziale, sia riguardo a strutture e servizi di tipo educativo. Si tratta, più frequentemente di organizzazioni, che appartengono al Terzo settore, tipicamente cooperative sociali di tipo A e consorzi.
Le figure citate più di frequente dagli intervistati, in
questo caso, sono state: Educatori professionali;
Educatori non professionali; Assistenti sociali;
Operatori sociosanitari; Animatori; Responsabile
dell’inserimento lavorativo; Tutor dell’inserimento
lavorativo; Assistenti all’infanzia (in nidi e in
scuole dell’infanzia); Psicologi.
La figura dell’educatore professionale, come spesso è emerso nel corso delle interviste e come già è
stato anticipato, è risultata derivare da vari percorsi,
di tipo sia formativo (attivati negli anni ’90 e con
durate variabili, in un caso di 6 mesi, in un altro
triennale) sia universitario (percorsi di lauree, quadriennali prima e triennali poi, attivati dalle ex facoltà di Scienze della Formazione e di Medicina, in forma di corsi interuniversitario e, attualmente, ad
esclusiva regia curata da Medicina).
“Noi pensiamo che l’educatore utile per strutture
come la nostra sia quello che proviene da Scienze
della Formazione, non dal percorso di sola Medicina. Se le persone vengono da Scienze della Formazione hanno maggiore competenza. La 502 dice
che l’educatore professionale è quello che proviene da medicina: per noi questa è un’assurdità”.
(Direttore di comunità di recupero)
Un aspetto sottolineato da un’intervistata è che
spesso i giovani che si affacciano sul mondo del lavoro per fare il mestiere di educatore non hanno
completamente in chiaro in cosa potranno consistere le attività che dovranno concretamente svolgere.
I giovani assunti di recente hanno tutti la laurea e
quindi sono a posto. In realtà hanno bisogno di
qualche chiarimento su cosa fa l’educatore. Quel
che devono avere più in chiaro è che l’educatore fa
il suo mestiere anche quando prepara da mangiare
ad un bambino e ad un padre, di cui si deve occupare, e non dire mai che far da mangiare non è parte delle loro competenze.
(Presidente di Consorzio di cooperative)
Un elemento di criticità del sistema, emerso più volte nel corso delle interviste, riguarda l’adeguatezza
formale dei titoli in possesso degli educatori per poter svolgere le proprie funzioni.
Per anni, infatti, l’accesso di risorse professionali
nel settore è stato determinato o dell’esperienza,
acquisita attraverso il volontariato, o dall’appartenenza a gruppi come gli scout, o altro. Non mancano, inoltre, percorsi personali che hanno portato alcune persone a svolgere il ruolo di educatore, dopo
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essere stati essi stessi utenti dei servizi, come nel
caso di ex-tossicodipendenti che, dopo avere concluso positivamente il percorso di disintossicazione,
hanno proseguito il rapporto con la propria cooperativa nella veste di volontari o soci o dipendenti o
presidenti.
La potenziale precarietà di queste figure, inserite
nelle cooperative, motivata dall’essere educatori
senza avere il corrispondente titolo, in ogni caso, è
un problema che si prevede di risolvere (come già
accaduto in passato per altre figure come ad esempio gli OSS) con un percorso formativo IFTS sull’
“Animatore Socio-Educativo”. È stato peraltro notato
come il processo, che riguarderà tutte queste persone, sarà tutt’altro che semplice, essendo tutte inserite in percorsi lavorativi, quindi con scarsa disponibilità di tempo per stare in aula in modo continuativo, quanto meno come richiesto dai canoni
tradizionali della formazione professionale.
“Quello dell’educatore è un profilo che ha avuto varie vicissitudini e che non è mai stato definito in
modo compiuto.
Negli ultimi anni ci siamo orientati per scelta e disponibilità ai laureati in Scienze dell’educazione,
Scienze della Formazione, mentre non abbiamo
nessuno che arrivi dal percorso interuniversitario
(educatore professionale).
Importante anche l’IFTS di prossima partenza; è un
percorso che dà comunque preoccupazione, perché si tratta di fare formazione a persone che lavorano e che non sempre possono lasciare il posto
di lavoro per andare in aula. Però è anche l’occasione per regolarizzare i vecchi casi tipo ex tossicodipendenti che sono entrati nelle coop dopo
aver fatto il proprio percorso, ma senza avere titoli.
Noi ne abbiamo pochi, ma qualcuno potrebbe ancora esserci.
Noi comunque siamo orientati ad assumere laureati: abbiamo anche laureati in pedagogia e psicologia, anche datati (Padova, Roma). Abbiamo poi alcuni educatori che non hanno titoli congruenti con
il lavoro che stanno facendo, ma che sono arrivati
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a questo settore per percorsi personali e che magari poi hanno fatto formazione e aggiornamento
di vario tipo”.
(Responsabile di Consorzio di cooperative sociali)
Anche l’educatore (in questo caso definito dagli intervistati come ‘educatore non professionale’) è comunque una figura piuttosto significativa per le
cooperative sociali di tipo A. Spesso, si tratta di professionisti che hanno maturato anche un’esperienza specifica con determinate tipologie di utenza,
imparando quindi, più di altri, a gestirli.
“La figura di educatore non professionale ne ricomprende tante: c’è quello per i disabili, per il sostegno scolastico, per il supporto allo studio, per l’assistenza fisica nel caso di disabili fisici, e così via. È
una figura trasversale, quella dell’educatore non
professionale. C’è anche l’assistente scolastico, che
è un caso di educatore non professionale.
Sono figure queste che vengono anche richieste
dai bandi, anche se poi noi sappiamo che è opportuno prevederne con specifiche professionalità. Ad
esempio gli accompagnatori sui bus devono avere
competenze molto specialistiche: devono saper
gestire dei minori, cogliere segnali di disagio, sono
potenziali interfaccia con le strutture e con le famiglie. Stessa cosa se il servizio viene offerto per soggetti disabili: anche in questo caso gli accompagnatori devono avere competenze specifiche, per
poter gestire situazioni complesse (es un disabile
che dà in escandescenze o che attua comportamenti scorretti)”.
(Presidente di un Consorzio di cooperative sociali)
“A noi servono educatori, professionali o no. Poi
ognuno deve essere preparato per il tipo di utenza
specifica cui si dovrà rivolgere. (…)”..
(Direttore di comunità di recupero)
Un caso particolare, emerso nel corso della rilevazione, è stato quello dell’assistente sociale con
specifiche competenze di relazione verso i lavora-
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 83
tori delle cooperative sociali di tipo B che, in base a
quanto è derivato dall’osservazione nel tempo delle
proprie realtà di riferimento, risultano talvolta trovarsi in difficoltà di vario tipo.
In questo periodo, ad esempio, abbiamo spesso richieste di anticipi da parte di nostri lavoratori e,
anche se lo chiedono per bisogni primari, cerchiamo di dire di no. Oggi noi facciamo fronte a queste
situazioni con figure classiche del settore, tipo il
presidente della coop, il responsabile delle risorse
umane, il responsabile degli inserimenti. Facciamo anche ricorso allo psicologo, ma quando i temi sono i soldi o la casa che rischiano di perdere,
ci chiediamo quali sarebbero le figure da mettere
in campo.
Una figura importante potrebbe quindi essere l’assistente sociale di riferimento per i lavoratori delle
coop sociali, che sono sempre più fragili (in quanto
certificati come tali per loro percorsi pregressi).
Uno dei nostri progetti è avere questa figura al nostro interno. Una delle figure che io vedo come necessaria (i vecchi assistenti sociali di fabbrica) perché fa funzioni di aggregatore. Potrebbe avere uno
sviluppo sia nel nostro settore, sia in quello privato.
L’assistente sociale che sia in grado di farsi carico
della persona e/o del nucleo familiare sarebbe certamente un buon investimento per una struttura come la nostra”.
(Presidente di un Consorzio di cooperative sociali)
Nelle cooperative attive anche nell’ambito sociosanitario, in ogni caso, è stata confermata come
fondamentale la figura dell’operatore socio sanitario, che viene considerata ‘chiave’, specie nei casi in cui l’area di specializzazione della cooperativa
riguardi l’utenza disabile o anziana. Quel che è stato soprattutto sottolineato è la poca utilità all’interno delle cooperative di tipo A degli infermieri tout
court, se non nei soli momenti della somministrazione delle terapie. Viene riproposto quindi un
aspetto già emerso in altre interviste, ossia la necessità di poter disporre di figure polifunzionali.
“Noi abbiamo bisogno di OSS/infermieri/educatori
in senso ampio, con figure di contorno tipo medici,
psicologi, terapisti, animatori nelle strutture per anziani. Per quanto riguarda le competenze attivabili,
però entriamo in un terreno difficile da percorrere,
nelle strutture che si occupano di riabilitazione (in
particolare quella psichiatrica) sarebbe utile che gli
OSS e gli infermieri avessero anche competenze di
tipo riabilitativo-educative, non solo sanitarie. Figure
così sono molto difficili da trovare, perché manca
un formazione mista su argomenti come questi.
A mio avviso, per scelta della Regione Liguria gli
OSS sono più simili a infermieri da clinica, non persone che siano capaci di intervenire anche sulla
parte extra somministrazione di farmaci o su altre
di questo tipo. All’estero gli infermieri non erogano
solo prestazioni relative alle patologie organiche,
ma interagisce anche con il contesto educativo e
psicoterapico, partecipando al processo rieducativo
insieme allo psicologo o allo psichiatra.
Gli infermieri tout court sono utili solo in 3-4 momenti della giornata. In alcuni casi addirittura la
struttura non somministra farmaci quotidianamente, delegando i pazienti laddove possibile o limitandola a pochi altri casi. Sarebbe utile che l’infermiere potesse acquisire ulteriori competenze, oltre a
quelle già possedute. Gli infermieri tout court cominciano a non essere più molto utili. Sarebbero
utili figure multifunzionali e sono spesso gli operatori che lo richiedono per primi”.
(Consigliere all’interno di un Consorzio di cooperative)
Ci serve una figura polifunzionale, con forti competenze in campo socio-sanitario ma pure in accoglienza, motivazione e terapia e che sia anche capace di gestire gli utenti, ma mi viene da dire anche
di agganciarli per portarli in struttura. Il problema è
che per poter essere assunta questa figura deve
avere la laurea, ma spesso quelli che sono più capaci di mediare con la futura utenza potenziale non
hanno mai titoli di studio significativi, anzi!”.
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Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 84
(Direttore di comunità di recupero)
Nel campo assistenziale quello dell’OSS rappresenta un tema davvero complesso.
Ad esempio noi abbiamo i nostri assistenti domiciliari che hanno frequentato i corsi per OSS ma che
lavorano all’interno dei nostri servizi di assistenza
domiciliare per cui il livello di OSS non è economicamente riconosciuto (perché l’OSS è utile nei casi
di interventi socio-sanitari, dove questa seconda
parte è presente).
Gli enti pubblici fanno uscire bandi di gara dove
chiedono tutte le figure vari precedenti, poi chiedono anche OSS oppure persone con 3 anni di esperienza. Questi Enti dovrebbero però fare chiarezza:
non possono chiedere generici per avere specialisti, solo perché non possono pagare gli specialisti.
Di OSS hanno bisogno i soggetti che gestiscono
servizi o strutture di tipo sociosanitario. Fra l’altro la
recente riqualificazione degli OSS ha creato problemi di budget a molte strutture: chi aveva professionisti a libro paga che si sono riqualificati hanno generalmente avuto uno sballo nel budget stesso, perché gli OSS qualificati costano di più degli altri”.
(Presidente di un Consorzio di cooperative sociali)
Gli OSS vanno bene così come sono come competenze, anche se devono integrarle con le nostre
aspettative e filosofia di comunità. In questo momento stiamo qualificando come OSS gli educatori.
Gli infermieri tout court non ci servono per tutto il
giorno, ma solo per quando devono dare le terapie
due-tre volte al giorno o per altri casi più spot”.
(Direttore di comunità di recupero)
La figura dell’animatore è stata segnalata, in modo
quasi trasversale alla gran parte dei soggetti della
cooperazione, in particolare, per l’area dei servizi
alla prima infanzia e per quella degli anziani.
Figure considerate come molto utili nelle cooperative di tipo B sono il responsabile dell’inserimento
lavorativo e il tutor dell’inserimento lavorativo, figure queste delicate nella complessità generale, se
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riferita all’ingresso nel mercato del lavoro di risorse
umane particolari.
“Il rischio è che le cooperative di tipo B siano una
sorta di ghetto. (…) Se le persone sono brave e finiscono il loro percorso con successo, possono anche trovare lavoro in esterno. Ma i numeri più consistenti sono relativi a coloro che, alla fine, lavorano
solo grazie al fatto che sono inseriti in una cooperativa”.
(Referente di un Consorzio di cooperative sociali)
Una riflessione ha riguardato la figura dell’operatrice di asili nido, rilevante e piuttosto ricercata, specie se in grado di superare alcune rigidità, frutto forse di alcune carenze teorico-pratiche nei programmi universitari di provenienza.
Altre figure importanti sono le operatrici che lavorano negli asili nido e negli asili bambini-bambine.
Sono figure a metà tra assistenziale ed educativo.
Per poter lavorare in un asilo nido ci vuole o il diploma magistrale (o altro titolo equivalente) o la
laurea in Scienze della Formazione Primaria.
Spesso poi ci sono casi di ragazze che non sono disponibili a lavorare con 0-3 anni o con disabili o
che comunque si dimostrano rigide nei confronti di
alcune situazioni specifiche.
Nuove figure professionali e nuovi bisogni
Dalle interviste sono emerse anche alcune figure
professionali, ad oggi non ancora diffuse, ma non
per questo meno significative; alcune sono state
inoltre segnalate da più di un referente e comunque indicate come opportune in generale, specie
se riferite a specifiche tipologie di realtà locali.
Un primo caso è stato segnalato da un consorzio di
cooperative con riferimento ai minori stranieri. I
flussi che di recente hanno interessato l’Italia, e che
si presume non siano destinati a diminuire nei
prossimi anni, motivano infatti la richiesta di educatori di comunità e di mediatori culturali, in par-
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 85
ticolare per questa specifica tipologia di utenti.
“Professionisti capaci di gestire minori e di lavorare
in équipe nelle comunità di accoglienza di questa
specifica tipologia di utenti. Per questo tipo di servizi è davvero difficile trovare persone formate e non
mi pare che gli educatori di per sé abbiano competenze specifiche con riferimento ai minori problematici. La mediazione culturale è pure un servizio
da integrare con il precedente, la cui formazione è
al momento curata da strutture tipo la Caritas”.
(Referente Consorzio di cooperative sociali)
Un’altra segnalazione riguarda il bisogno di figure professionali della mediazione e della facilitazione.
“Potrebbero essere previste o in affiancamento agli
educatori o come una specializzazione degli educatori professionali stessi; c’è un elevato bisogno di
professionisti che sappiano includere e sostenere
gli adolescenti nel percorso personale di strutturazione dell’autonomia”.
(Direttore di area in fondazione di tipo religioso)
Sono stati poi ricordati come decisamente rilevanti
i mediatori e gli orientatori al lavoro, considerati
dagli intervistati i primi come operatori di sportello,
i secondi come soggetti che intervengono nelle relazioni con le aziende.
“Queste figure dovrebbero essere un poco più trasversali.
Ad esempio in un nostro progetto abbiamo da fare
interventi su una trentina di disoccupati cinquantenni area grigia; sono persone che da sole non riescono a trovare lavoro. Il grosso del lavoro è di
orientamento, bilancio di competenze, mediazione
al lavoro. Anche in questo caso abbiamo costruito
una figura multifunzionale.
Io faccio fatica a distinguere tra orientatore e mediatore: ci vorrebbe anche qui una figura trasversale, dotata di molta dinamicità. Se no si rischia che i
servizi non servano a nulla e non producano effetti
concreti. E poi nei giornali si legge che l’orientamento non serve a nulla perché le persone non trovano lavoro tramite i servizi pubblici!!
L’orientatore deve saper leggere una busta paga,
deve sapere cose che vanno oltre il suo ruolo
stretto. Ma non è davvero pensabile che queste figure non siano flessibili e con competenze multiple, correlate ovviamente alle competenze del
proprio ruolo”.
(Presidente di un Consorzio di cooperative sociali)
“Con riferimento ai mediatori al lavoro, (generalmente psicologi o educatori), è necessario che abbiano un approccio non assistenziale ma manageriali: questo perché il loro compito è quello di inserire persone nel mondo del lavoro, non di fare assistenzialismo. Spesso poi si trovano mediatori al lavoro che sanno poco sia della sfera aziendale, sia
del settore sociale: sono super partes, quando invece dovrebbero essere esperti di entrambi questi
ambiti”.
(Presidente di una cooperativa sociale di tipo B)
Inoltre, è stato rilevato come sia piuttosto raro trovare educatori di genere maschile, che invece sarebbero utili per svolgere mansioni in cui è utile sia
farsi ‘valere’ con determinate categorie di utenti (es.
minori a rischio maschi), sia avere forza fisica (per
gestire specifiche tipologie di utenza).
Da più parti è stato inoltre auspicato lo sviluppo
della figura dei professionisti con competenze
manageriali e gestionali (da qualcuno definiti manager di impresa sociale).
“In alcune strutture (cooperative) piccolo-medie
servono manager di impresa, anche proprio per la
pianificazione e gestione di risorse umane e finanziarie”. (…)
“Manager turistici sono richiesti per poter gestire
strutture turistiche, in cui potrebbero comunque lavorare soci di cooperative sociali. Questo richiede
ai manager stessi competenze correlate al tipo di
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Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 86
lavoratori da gestire”
(Consigliere all’interno di un Consorzio di cooperative)
“Con riferimento agli aspetti manageriali e gestionali, servirebbero persone capaci di gestire strutture
di qualsiasi tipo, dall’albergo all’aeroporto: so che
sono esempi estremi, ma il fatto è che se venisse
proposta la gestione di parte di servizi collegati a
settori come questo - cosa non impossibile - ad oggi non sarebbe realistico accettare. In sintesi estrema servono risorse che ne sappiano di sviluppo
strategico”.
(Presidente di una cooperativa sociale di tipo B)
Collegati a questi, sono anche i tecnici di specifiche tipologie di produzione che potrebbero essere
utili nelle cooperative, per implementare le competenze ed ampliare così le opportunità di sbocchi nel
mercato.
“Al di fuori del settore sociosanitario servirebbero
specializzazioni anche tipo tecnico di produzione,
se si porteranno le coop a lavorare in settori quali
quello dei pannelli solari (green economy), considerando che pure in questo campo ci saranno
aperture future.
Anche i nuovi standard per lo smaltimento rifiuti potrebbero diventare interessanti per il futuro”.
(Consigliere all’interno di un Consorzio di cooperative)
“Alle imprese sociali manca anche la cultura alla
comunicazione istituzionale e al marketing, che dovrebbero essere integrate. La dice lunga il fatto che
all’interno della nostra organizzazione di tre consorzi uno abbia un proprio sito ormai superato, un
altro lo stia facendo solo ora, mentre il terzo non lo
abbia ancora previsto”.
“Sarebbero da preventivare investimenti sulle figure
accennate in precedenza. Alcune potrebbero essere anche acquisite come liberi professionisti, anche
in co-working. Nei settori della green economy ci
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sono poi anche persone che con il mondo sociale
potrebbero interagire senza particolari problemi,
proprio per la mentalità che hanno. Sono quindi
settori da esplorare anche per la comunanza di filosofia che hanno entrambi alla base.”
Sempre nel campo dello sviluppo, un altro referente
ha segnalato, oltre all’opportunità di monitorare le
varie attività che nei prossimi anni verranno esternalizzate dai comuni, anche l’importanza di poter
disporre di una segreteria tecnica.
“Una segreteria tecnica che sappia tenere sotto
controllo i bandi e fare progetti, con un’organizzazione adeguata che permetta sia un’efficace comunicazione interna, sia soprattutto il coinvolgimento
dei diversi settori interni per la definizione e composizione della proposta finale”.
(Direttore di area in fondazione di tipo religioso)
Un aspetto, sottolineato da un rispondente, è correlato alla necessità di risorse formate sui DSA (Disturbi Specifici di Apprendimento), per cui, peraltro,
un consorzio di cooperative ha espressamente previsto e realizzato un percorso formativo mirato per
24 interni, e sui BES (Bisogni Educativi Speciali). In
particolare, con riferimento a questi ultimi, che sono previsti da due norme (una del dicembre del
2012 e la seconda del marzo 2013), è attualmente
in corso di definizione la figura del tecnico dell’apprendimento per alunni con BES, un esperto nell’ambito didattico-pedagogico, risorsa che incrementa ed arricchisce la rete dei sostegni all’integrazione ed inclusione scolastica.
“un esperto nell’ambito didattico-pedagogico, una
risorsa che incrementa ed arricchisce la rete dei sostegni all’integrazione ed inclusione scolastica. Agisce da intermediario tra il bambino, la famiglia e la
scuola, lavorando in sinergia con le varie figure
specialistiche, si inserisce in una più ampia visione
del contesto d’apprendimento, entro il quale assume importanza non solo l’apprendimento in sé, ma
l’autostima, la motivazione ad apprendere, l’auto-
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 87
nomia, le relazioni interpersonali. Progetta e realizza in sinergia con la scuola, un lavoro mirato a ridurre e/o annullare il deficit di autonomia, utilizzando a tal fine i vari strumenti compensativi.
Dialoga con le varie figure specialistiche per relazionare sull’andamento scolastico, sulle strategie di
studio adottate, sul vissuto psicologico del bambino, per avere indicazioni sulle strategie di intervento
idonee nelle varie fasi della vita scolastica dello
studente con DSA. Per fare ciò mantiene contatti
periodici con lo specialista che ha effettuato la diagnosi, con la scuola e la famiglia.
Presenta alla famiglia i software esistenti, illustrandone le caratteristiche in termini di differenti funzioni offerte”.
Ancora, l’indicazione del terapista occupazionale.
Si tratta di una figura nuova, piuttosto complessa e
caratterizzata da interventi che mettano i diretti interessati nella condizione di partecipare, in modo
consapevole e attivo, alle attività della vita quotidiana, con specifica attenzione a quelle relative alla
sfera professionale.
“La terapia occupazionale utilizza il termine occupazione per catturare l’ampiezza ed il significato
delle “attività” in cui l’uomo è impegnato, che strutturano la vita di tutti i giorni e contribuiscono alla
salute e al benessere. L’impegno in occupazioni,
come centro dell’intervento di terapia occupazionale, coinvolge sia gli aspetti soggettivi (emozionali e
psicologici) che quelli oggettivi (fisicamente osservabili) della performance.
(…)
I terapisti occupazionali usano spesso i termini occupazione e attività in modo intercambiabile per
descrivere la partecipazione nelle attività della vita
quotidiana, Una persona può essere considerata indipendente quando svolge o dirige le azioni necessarie per partecipare, a prescindere dal grado e dal
tipo di assistenza richiesta o desiderata. In contra-
sto con le definizioni riduttive di indipendenza, i terapisti occupazionali considerano una persona indipendente se svolge da solo le attività, le svolge in
ambienti adattati o modificati, fa uso di vari ausili o
strategie alternative o supervisiona lo svolgimento
dell’attività da parte di altri (AOTA, 2002a). Le occupazioni sono spesso condivise e quando coinvolgono due o più individui possono essere definite cooccupazioni; Ad esempio prestare cura ad una persona è una co-occupazione che coinvolge la partecipazione attiva da parte del caregiver e di chi riceve le cure.
(…)
I terapisti occupazionali sono quindi interessati non
solo alle occupazioni ma anche alla complessità
dei fattori che favoriscono e rendono possibile l’impegno e la partecipazione delle persone in occupazioni positive per la promozione della salute. Da qui
deriva il concetto di giustizia occupazionale (Townsend) che rappresenta il diritto delle persone di
avere pari opportunità di partecipare nelle occupazioni in cui esse decidono di impegnarsi. Per garantire la giustizia occupazionale, la terapia occupazionale pone attenzione ai fattori etici, morali e civici
che possono favorire od ostacolare l’impegno salutare in occupazioni e la partecipazione alla vita
dentro e fuori casa, impegnandosi per migliorare le
politiche sociali, gli atti e le leggi che permettano
alle persone di impegnarsi nelle occupazioni che
danno scopo e significato alla propria vita”.3
Qualche breve riflessione sui fabbisogni formativi
In merito alle questioni legate alle attività formative,
la traccia di intervista ha permesso di evidenziare
tre sintetiche considerazioni.
> La prima è quella che riguarda la parte di percorsi formativi obbligatori per legge, ad esempio, per le cooperative sociali: si tratta essenzialmente di corsi centrati sulla sicurezza nei luoghi
di lavoro, sulla sicurezza alimentare, sulla priva-
3. Estratto da http://www.terapiaoccupazionale.it/riv1a000066.htm.
87
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 88
cy, sulle norme antincendio ed è standard per le
differenti strutture. Questa tipologia di formazione viene organizzata direttamente dalla Cooperativa per tutto il personale, in base alle diverse
mansioni svolte.
Accanto alla formazione obbligatoria ne esiste però
una quota ulteriore, che varia in base alle attività
specifiche relative alle attività svolte dalle strutture
stesse; tale quota è concretamente curata non solo
dalle cooperative, ma anche da eventuali altri soggetti cui queste ultime offrono servizi, per cui possono essere necessarie integrazioni di contenuto.
> La seconda è riconducibile al percorso sulla figura dell’animatore Socio-Educativo. Alcune
affermazioni che sono state rilevate in sede di
intervista fanno pensare che ancora non sia stata fatta chiarezza su contenuto ed obiettivi del
percorso; ciò in quanto:
>> c’è chi ravvisa nel percorso l’opportunità tout
court di “mettere a posto” il proprio personale
interno che, pur trovandosi in posizioni anche
elevate nella struttura di appartenenza, non
possiede un titolo di studio adeguato al ruolo
professionale, con le conseguenti ripercussioni sull’accreditamento delle strutture;
>> c’è chi invece, oltre a quanto sopra, si pone il
problema di quale sarà, alla fine, la figura che
ne deriverà concretamente: come già detto,
se da molti è già considerata equipollente a
quella dell’educatore, per altri è invece percepita come di livello inferiore;
>> c’è chi si domanda infine, come già accennato in precedenza, come contemperare
l’esigenza di mandare in formazione le persone che devono adeguare il proprio titolo
di studio con i carichi di lavoro quotidiano,
tenendo conto che le diverse strutture, a seconda dell’area in cui sono inserite, possono avere quote anche elevate di personale
da riqualificare.
> La terza infine va nella direzione degli oneri connessi alle attività formative ed è, in un certo senso, correlata alla precedente.
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È stato infatti osservato come i percorsi formativi
che vengono attivati in chiave di sanatoria non
sempre permettono di mettere a posto tutte le situazioni, specie se le edizioni dei corsi non vengono previste tenendo conto degli aspetti quantitativi
reali, ossia del numero di utenti da formare. Risultato di quanto sopra è che l’adeguamento del personale a determinati profili richiesti dal mercato, se
non può essere completato in occasione degli stessi percorsi-sanatoria, rischia di rimanere un onere a
carico esclusivo della struttura. Dovrebbe quindi essere preventivata una riflessione sulle quote effettivamente necessarie, con loro identificazione certa
a priori, in modo da non avere poi cambiamenti imprevisti a posteriori.
Le previsioni per il futuro
Aspetti correlati ai costi e agli appalti
> Aumento del costo del personale
> Correlata riduzione del margine
> Riduzione degli appalti
Fabbisogni professionali
Fabbisogni professionali dichiarati essenzialmente
per:
> la copertura del turn over fisiologico (qualche
pensionamento e qualche maternità) comunque basso non per un vero e proprio ricambio
‘generazionale’ della forza lavoro
Contratti a tempo indeterminato
> minor ricorso a contratti a tempo indeterminato
> ricorso a contratti a tempo determinato o altre
forme di rapporto di lavoro a termine (es. a progetto, co.co.co., ecc.)
Stabilità versus precarietà
> La conferma degli organici definiti nel 2013 per
il 2014, quindi la stabilità; è già un successo
proporre l’inserimento di alcune nuove figure
professionali
> La tendenza generale in atto è quella di difendere le posizioni ad oggi raggiunte, cercando di
contrastare così la crisi.
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 89
Sono, in questo senso, sembrate molto significative
alcune riflessioni proposte dagli intervistati rispetto
alle previsioni per il futuro. Volutamente sono stati
riportati i brani tratti da alcune interviste, senza alcun commento.
“Negli ultimi anni ci sono stati piccoli aumenti. Dovremo fare i conti con gli scatti dei nuovi OSS; avremo magari assunzioni nuove per far fronte al fisiologico turn over (specie per le maternità, che mediamente riguarda una dozzina di persone all’anno). Pensionamenti in vista non ce ne sono: i più
vecchi di noi hanno mediamente 15 anni di lavoro.
Uno solo andrà in pensione fra due anni e forse
qualcuno che si occupa di anziani. Per il resto il
personale è giovane, comunque lontano da pensionamenti.
In realtà però servirebbe una forza giovane nuova
da inserire nelle coop per evitare che domini una
mentalità solo dei cinquantenni che al momento
rappresentano la parte ai vertici”.
(Presidente consorzio di cooperative sociali)
“Noi nel 2012 abbiamo chiuso il bilancio in attivo.
Apparentemente non abbiamo risentito della crisi.
Contemporaneamente è però cresciuto il costo del
personale, con l’applicazione del contratto. Gli importi degli appalti non sono però cresciuti, anzi si
sono ridotti. Ad esempio per i servizi educativi, se
un comune aveva da spendere X, l’anno dopo nella
migliore delle ipotesi aveva la stessa cifra. Avendo
però noi aumentato il costo del personale, per noi
tutto questo significa riduzione del margine.
Noi nel 2008 eravamo 330-350 persone. In questi
anni però tutto il personale che non era socio e che
era a tempo determinato è stato lasciato a casa.
Quindi abbiamo perso unità lavorative e chi è rimasto si è visto ridurre le ore. L’anno per noi peggiore
è stato il 2009, con grosse perdite e tagli sia del
personale, sia dei costi in generale.
Per il 2014 prevediamo o di rimanere stabili o di
ridurre forse ancora un poco. Non è grave come è
successo in altri anni la contrazione da parte dei
comuni o delle ASL del proprio budget: in realtà
però a volte gli enti stanziano la stessa cifra per
un numero di servizi che magari comunque vengono ridotti. La cosa strana è che in certi settori
(tipo l’assistenza domiciliare) questo significherebbe che o la gente è guarita o piuttosto le famiglie hanno trovato più vantaggioso assumere una
badante in nero.
La spending review porta i comuni sempre più a impedire il proprio turn over: quindi dovranno sempre
più esternalizzare i servizi. Questo porta da un lato
ad avere più occasioni, dall’altro i servizi vengono
appaltati con gare dove vincono soggetti a cui forse
non interessano molto alcuni aspetti. Aggiungo poi
che ci sono comuni che chiudono i bilanci ad aprile e altri che li stanno chiudendo ora che siamo in
novembre”.
(Amministratore Delegato di un consorzio di cooperative sociali)
“Come previsioni in questo momento non di sviluppo, ma di difesa delle posizioni raggiunte. Il nostro
modo di lavorare è comunque quello giusto, se
continuano ad esserci donazioni da parte di pazienti che sono stati assistiti. Ci sono per contro anche i cosiddetti oneri di beneficienza, che consistono in quote che la nostra struttura mette di cassa
propria per integrare eventuali necessità di una persona (ossia paga la retta di persone). In genere
queste uscite sono colmate da donazioni, che superano questi oneri”.
(Responsabile della formazione e tirocini in struttura privata convenzionata)
“Per il 2014 sono previsti due nuovi dipendenti. Aumenteranno invece i liberi professionisti, perché
stanno aumentando i pazienti. Abbiamo introdotto
da poco 4 medici. Abbiamo bisogno di uno (forse
anche due) infermieri che si affianchino ai due già
esistenti che supervisionano tutte le terapie. Queste
sono persone che lavorano anche sabato e domenica, quindi non sarà facile trovarlo.”
(Vice Presidente di associazione di volontariato in
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Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 90
ambito sanitario)
“Ogni anno riusciamo a far fronte al turn over e ad
aggiungere una o due risorse all’anno. Tutti a tempo indeterminato e a tempo pieno. Abbiamo anche
qualcuno a tempo parziale o in co.co.co. e simili:
magari sono utili per fare i turni di notte”.
(Direttore di comunità di recupero)
“Come numeri di assunzione noi non abbiamo nel
2014 nuove aperture. Sicuramente non retrocediamo dai numeri attuali. Non ho personale prossimo
alla pensione. Quindi tendenzialmente devo essere
lineare: assicureremo sempre alle attuali persone
che ho la remunerazione. Qualche cambiamento ci
può essere (qualche maternità o qualche dimissione da rimpiazzare), ma tutto dovrebbe rimanere per
il 2014 come è ad oggi”.
(Direttore struttura privata convenzionata)
“Oggi non è davvero possibile fare previsioni di assunzioni. Si può pensare al turn over, che però sono
molto bassi di per sé. Un po’ perché abbiamo la fortuna di avere diversificato molto: se una persona è
logorata riusciamo a riqualificarlo e spostarlo senza
problemi facendo tutto al nostro interno”.
(Responsabile dello sviluppo di un consorzio di
cooperative sociali)
“Riusciremo a coprire il turn over normale (malattie,
pensionamenti e maternità); ora come ora non so
nemmeno se riuscirò a mantenere i posti di lavoro
del 2013. Potrebbe essere semplicemente un accompagnamento alla pensione per qualcuno, però
non rimpiazzato”.
(Amministratore Delegato struttura privata convenzionata)
“Non ci sono previsioni di nuove assunzioni. Contiamo di mantenere i posti del 2013. Avremo da coprire il turn over, anche se da noi è molto basso
(2% del totale degli addetti) ed è dovuto o a trasferimenti in altri territori o a maternità.
90
Nelle coop che fanno inserimento lavorativo auspichiamo invece una discreta crescita (+ 20-30 addetti, che non saranno tutte nuove posizioni, ma
qualcuna recuperata da aziende in crisi)”
(Consigliere di un consorzio di cooperative sociali)
Alcune riflessioni conclusive
I dati e le informazioni che sono stati presentati nelle parti precedenti renderebbero plausibile, a questo punto del rapporto, la stesura delle tradizionali
conclusioni, in modo che il processo avviato, sia
con l’individuazione del quadro di riferimento, sia
con la raccolta effettuata su campo, abbia un momento di sintesi e di riflessione complessiva.
In realtà parlare di conclusioni, in questa sede, è
forse poco opportuno e, per certi versi, non del tutto
corretto. Il campo delle professioni sociali è infatti
caratterizzato, come si può intuire facilmente:
> da contorni non ben definiti, se si esclude solo
la macro-classificazione che crea la separazione tra le professioni sanitarie e quelle sociali e
socio-sanitarie,
> da figure simili (es. gli educatori professionali o
gli operatori socio sanitari) che, a seconda del
campo in cui svolgono le proprie attività, possono dover avere caratteristiche diverse o dover
assolvere a ruoli differenti, anche plurimi.
Alla luce delle risultanze della ricerca pare più opportuno, piuttosto, proporre alcune considerazioni
aperte all’avvio di una riflessione con la finalità di:
> ridenominare in modo più opportuno l’Area 21
del Repertorio
> riclassificare le figure professionali inserite in tale area
> Proporre l’inserimento di alcune nuove figure
professionali.
Forum113b 26/02/15 09:40 Pagina 91
Prospetto - Proposta di un nuovo repertorio che includa anche le nuove figure professionali indicate4.
Area della mediazione
e della facilitazione
Area dell’assistenza
Area dell’educazione
e dell’animazione
Area sociosanitaria
Area
organizzativo-gestionale
Facilitatore sociale
Assistente all’infanzia
Animatore socio-educativo
Operatore Socio Sanitario
(OSS)
Responsabile di strutture
socio-assistenziali residenziali e semiresidenziali
Mediatore familiare
Assistente familiare
Arteterapeuta in strutture
socio-sanitarie ed educative
Operatore Socio Sanitario
con formazione complementare in assistenza sanitaria (OSS-S)
Coordinatore (per strutture socio-sanitarie e sanitarie) (1)
Mediatore interculturale
Assistente sociale
Musicoterapista
Educatore professionale
Manager di impresa sociale
Mediatore penale minorile
Custode sociale
Educatore
Tecnico qualificato di
clownerie in strutture socio-sanitarie
Esperti di comunicazione
e marketing di impresa
sociale
Operatore dell’assistenza
per soggetti senza fissa
dimora
Animatore
Tecnici di specifiche tipologie di produzione
(es. Green Economy)
Operatore di Pet Therapy
Esperti di gestione di bandi/progetti e di fund raising
Ippoterapeuta
Tutor/Responsabile dell’inserimento lavorativo
(generico)
Educatore di comunità
per stranieri
Mediatore culturale per
minori stranieri
Tecnico dell’apprendimento per alunni con BES (2)
Mediatore e-o facilitatore
per l’inclusione sociale di
adolescenti problematici
Operatore esperto in attività acquatico-psicomotorie
Mediatore al lavoro (equiparabile agli operatori di
sportello)
Orientatore al lavoro (con
specifiche attività di relazione con le aziende)
Terapista occupazionale
(1) Questa, pur se indicata da almeno due intervistati come una figura professionale, è forse più corretto considerarla come una specializzazione di altra
figura base, nello specifico o infermiere professionale o OSS (anche OSS-S).
(2) Questa figura potrebbe forse anche stare nel gruppo dei mediatori e facilitatori, visto l’ambito della sua attività.
4. È possibile che la percezione della più o meno ampia diffusione delle figure, così come espressa dai rispondenti, non corrisponda alla situazione effettiva.
figure già contenute nel Repertorio
figure non inserite nel Repertorio ma comunque citati dagli intervistati come significativi
figure poco diffuse o anche solo auspicate.
91
copForum_113 26/02/15 09:47 Pagina 1
FORUM
 Dalla Regione Liguria
Pubblicazione bimestrale a cura
di Arsel
Agenzia Regionale per i Servizi Educativi e per il Lavoro
Direzione, Redazione, Amministrazione
via San Vincenzo 4 – 16121 Genova
tel. 00 39 010 2491 394 - 393
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 Notizie
bimestrale della regione liguria
per il lavoro, l’orientamento
e il sistema educativo
 Il terzo trimestre mostra, in Liguria, un contesto
con qualche luce e ancora buio
 La Giusta via, un progetto di orientamento sperimentale
113
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
 Italia e Africa, volontariato e lavoro
Redazione
Laura Barbasio
Paola Castellazzo
Silvia Dorigati
Federica Gallamini
Paola Mainini
Stefania Spallanzani
gennaio 2014 | febbraio 2015
A cura di Francesca Sanguineti
 Il Programma ‘Garanzia Giovani’, le riflessioni
e il dibattito dal ‘Forum Internazionale sull’Orientamento’
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
 Garanzia Giovani in Liguria, ecco come funziona
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
 Gli standard minimi dei servizi e delle competenze
Hanno collaborato
Laura Barbasio
Milva Carbonaro
Silvia Dorigati
Elisabetta Garbarino
Mariangela Grilli
Paola Mainini
Isabella Puma
Francesca Sanguineti
degli operatori di orientamento
Un ringraziamento particolare
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Accademia Aeronautica
Servizio Orientamento – Arsel Liguria
Servizio Relazioni esterne e comunicazione – Arsel Liguria
FORUM
A cura della Redazione
 Lo stress lavoro correlato nella Campagna europea per la sicurezza
e la salute dei lavoratori
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
 In libreria
E inoltre
Servizio Osservatorio mercato del lavoro
– Arsel Liguria
dicembre
2014
gennaio
2015
Anno XIII
A cura del Servizio Osservatorio mercato del lavoro – Arsel Liguria
Direttore responsabile
Stefania Spallanzani
113
La sperimentazione
 I risultati del progetto ‘La Giusta via’, a supporto della transizione dei giovani
verso il lavoro
L’appuntamento
 La Campagna europea per la sicurezza e salute dei lavoratori,
gli eventi di Inail Liguria
Orientamento
 Il Programma ‘Garanzia Giovani’ al centro del Forum Internazionale
Approfondimento
Servizi sociali, socio-sanitari ed educativi:
un’indagine sull’evoluzione del settore in Liguria
 Disturbi di apprendimento, di attenzione e bisogni educativi speciali
A cura di Laura Barbasio
 ‘Artigiani in Liguria’, un marchio di qualità per cinque nuove filiere
A cura di Silvia Dorigati e Paola Mainini – Arsel Liguria
 ‘Praxis’, un progetto europeo per l’incontro tra domanda e offerta di tirocini
A cura di Milva Carbonaro - GISIG
 Una fotografia dell’immigrazione in Liguria dai dati
del Dossier statistico 2014
 L’Accademia Aeronautica ecco il percorso per gli aspiranti pilotii
A cura di Isabella Puma
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 Il sistema dell’apprendistato e la formazione duale:
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