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Citazione
Si racconta che, reso espansivo dal nèttare, per caso Giove
bandisse i suoi assilli, mettendosi piacevolmente a scherzare
con la sorridente Giunone. "Il piacere che provate voi donne",
le disse, "è certamente maggiore di quello che provano i maschi."
Lei contesta. Decisero di sentire allora il parere
di Tiresia, che per pratica conosceva l'uno e l'altro amore.
Con un colpo di bastone aveva infatti interrotto
in una selva verdeggiante il connubio di due grossi serpenti,
e divenuto per miracolo da uomo femmina, rimase
tale per sette autunni. [...]
E costui, scelto come arbitro in quella divertente contesa,
conferma la tesi di Giove. Più del giusto e del dovuto al caso,
a quanto si dice, s'impermalì la figlia di Saturno e gli occhi
di chi le aveva dato torto condannò a eterna tenebra.
Ma il padre onnipotente (giacché nessun dio può annullare
ciò che un altro dio ha fatto), in cambio della vista perduta,
gli diede scienza del futuro, alleviando la pena con l'onore.
Metamorfosi III, Ovidio, 316-336
Altro, anno 4, numero 28
Supplemento numero 15 a “Il Tambor per non perdere la Trebisonda”
Registrazione n° 25 del 12/12/2013, Tribunale di Bergamo
Direttore responsabile: Paolo Aresi
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INDICE
3. Citazione
6. Editoriale
SESSO
28. Altro che musica
PEPERONCINI ROSSI
PICCANTI
Francesco Marinoni
Arianna Gelfi
8. MAMMA, PAPÀ, SONO ETERO
Camilla Facchinetti
30. Cinetealtro
COMIZI D'AMORE
Andrea Calini
12. Sesso
LOW HANGING FRUIT
Alfredo Marchetti
15. Intervista
POCHE PAROLE TANTI FATTI
Ludovica Sanseverino
17. Prospettive
32. Altro dall'altro
COME PENSARE DI
PIÙ AL SESSO
Domnita Prisacari
34. Inchiesta
LA VOSTRA VOCE IN NUMERI
Alfredo Marchetti, Lorenzo Caldirola, Arianna Gelfi
Francesco Marinoni, Lorenzo Caldirola, Beatrice Marconi
20. Tutta un'altra storia
'OL BREVÌ
38. Indovinelli
matematici
Riccardo Orlando
Giulio Bonandrini
41. Le immagini di dicembre
22. Sguardi e parole
24. Ghost
MASTURBAZIONE
26. LA TORTURA PIÙ VECCHIA
DEL MONDO
Matteo Rizzi
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Editoriale
SESSO
Arianna Gelfi
Già a fine estate la redazione di Altro stava
pensando a voi, a come allietarvi un inverno
freddo, bagnato e monotono. Questo “numero
28” infatti è in gestazione da parecchi mesi ed
era ormai abbastanza maturo per venire alla
luce. Oggi parliamo di sesso. Il tema scotta,
scioglie la neve, accende rossori d'imbarazzo:
per questo ci piaceva tanto. Al punto che si è
pure ripensato l'ordine del giornale per entrare
subito nel vivo di uno dei dibattiti più vivaci,
quello sull'omosessualità (pagina 8). Come
sempre cercando di scendere dal rassicurante
orizzonte delle massime generali e parlare invece
delle nostre storie straordinariamente personali.
Certo vuol dire scoprirsi, e in questo ambiente
così freddo potete immaginare quanto sia
scomodo farlo.
Lo sapeva bene Pasolini quando si è messo in
testa di girare per l'Italia e chiedere alla gente
cosa ne pesava del sesso (pagina 30): il suo
coraggio ci ha divertito tanto che abbiamo
voluto anche noi giocare ai giornalisti.
Siamo entrati nelle vostre scuole e vi abbiamo
chiesto se fate sesso, se vi piace, se ne
parlate. Questioni di corpo, pensiero e parola.
I 438 questionari raccolti parlano a voce chiara:
rispecchiamoci allora a pagina 34 negli esiti di
questa piccola inchiesta.
Dalla prostituzione alla masturbazione, dai sexy
shop ai porno: l'intento è quello di dichiarare
come centrale la sessualità nella crescita dei
giovani. Tocca a tutti perché è diritto di tutti
desiderare una vita sessuale che ci faccia stare
bene, che faccia al caso nostro. E qui gli adulti
c'entrano poco.
Possiamo serenamente garantirvi che la mappa
per questo tesoro non è tra queste pagine.
Perché non è una sola. Per questo stesso
motivo non troverete raccontata nemmeno la
tenerezza che solo la sessualità può svelare:
quella la potete leggere su un altro Altro, quello
solo vostro, sfogliando qua e là tra i ricordi più
cari. Noi non disturberemo.
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MAMMA, PAPÀ,
SONO ETERO
Camilla Facchinetti
Froci. Finocchi. Checche. Culattoni. Sono contro
natura. Poveretti, hanno una malattia. Chi di
voi è l'uomo e chi la donna? Cammina contro
il muro che c'è quel bar per i froci di là. Finché
sono a casa loro mi sta bene, ma che non si
facciano vedere in giro. Non facciamoli vedere
ai bambini. Io voglio bene a mio figlio, ma se
fosse gay lo sbatterei fuori di casa. I gay sono
delle donne represse. Le lesbiche sono tutte
camioniste. Le lesbiche sono degli uomini
mancati. Sei lesbica perché un uomo non ti
vorrebbe mai. Essere gay è peccato. Io non
sono omofobo ma... Essere gay va di moda.
Non fare il frocio. Il gay pride è una carnevalata.
I froci sono tutti delle puttane. Non affiderei mai
un bambino ad un gay. I gay fanno schifo.
Frocio di merda.
La lista in realtà sarebbe molto più lunga.
Le unioni civili sono state da poco approvate,
ma al contrario di quello che dice la legge
italiana, l'approvazione della brava gente mia
connazionale tarda a farsi sentire.
"Mamma, papà, sono gay". Chi è omosessuale
si sente in dovere di comunicarlo alla famiglia,
ed è sempre un salto nel vuoto.
Cosa penseranno di me? E se non fossero
felici? Mi vorranno bene comunque? È proprio
quest'ultima domanda che dovrebbe farci paura.
Quanta crudeltà riversiamo contro la comunità
LGBT (lesbica, gay, bisex, trans) per far sì che i
figli dubitino dell'affetto dei loro stessi genitori?
Essere gay fa paura; certo, non per tutti per
fortuna e non a tutti nello stesso modo, ma
vorrei chiarire un punto fondamentale. Essere
gay non è una scelta. Davvero credete che,
potendo scegliere, una persona deciderebbe di
intraprendere la via più difficile? Una vita fatta
di difficoltà, incomprensioni e, nel peggiore
dei casi, di violenza fisica, sapendo che si
potrebbe evitare tutto questo semplicemente
amando qualcuno del sesso opposto? Non
penso proprio. O per meglio dire, certo, si può
sempre mentire a se stessi. Si può sposare
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una persona che non si ama e avere anche una
famiglia, dei figli ed una casa priva d'affetto e
colma di risentimento. L'Italia ha approvato le
unioni civili, ma gli italiani no.
Per molto tempo mi sono chiesta cosa potesse
servire per abbattere il muro che separa etero e
gay, per fare capire a tutti quanti che la persona
che chiamate "frocio" potrebbe essere il
dottore che vi salverà la vita, o l'avvocatessa
che vi rappresenterà in tribunale.
L'unica risposta che ho trovato è quella di
abbattere questo alone di mistero, un ghetto,
in cui rinchiudiamo gli omosessuali, e potere
dipanare ogni qualsiasi dubbio.
Quando mi è stato proposto di scrivere questo
articolo mi è stato chiesto sottovoce perché
"Scusa ma in casa c'è mia nonna e di questo
non posso farmi sentire parlare"; con quelle
mezze parole che odio così tanto "sai, ehm,
dato che tu, ecco, insomma, lo sai, dato che tu
sei così, potresti scriverlo tu quel pezzo di cui ti
parlavo".
Ora basta. Sono stufa. Siamo nel 2017 e c'è
ancora chi cita la Bibbia per nascondersi.
Mi chiamo Camilla, ho ventuno anni, frequento
l'università di Bergamo e sono lesbica.
Ve lo dico con il cuore in mano, ho le pulsazioni
a mille sapendo quello che ho appena scritto.
Avevo paura? Si.
Ne avrò ancora? Mai più.
Nel film "In & Out" (1997, diretto da Frank
Oz) un professore di letteratura inglese in una
piccola cittadina dell'Indiana, appassionato di
poesia e di Barbara Streisand, ormai prossimo
al matrimonio con la sua storica fidanzata si
scopre essere gay. Dopo questa dichiarazione
la vita del professor Howard viene sconvolta, e
viene di colpo assediato dai giornalisti e dalle
domande di studenti, genitori e soprattutto
della fidanzata. Ma grazie a Peter, un famoso
giornalista omosessuale arrivato in città per
raccontare questa vicenda, Howard troverà il
coraggio di ammettere la propria omosessualità
e di dichiararla a tutti. Nella scena finale tutti
gli studenti del protagonista per sostenerlo, si
alzano e dichiarano di essere gay, in questo
modo la nobiltà d'animo del professore verrà
riabilitata, eccetera, eccetera.
Non viviamo in un film americano buonista
degli anni novanta e quindi no, nessuno si
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alzerà in piedi quando vi dichiarerete.
Io ero sola. Probabilmente voi sarete soli.
Per molti anni ancora saremo soli.
Certo, esistono un sacco di associazioni come
l'Arcigay ma la verità è che la nostra vita
privata è, per l'appunto, privata. Anche solo
uno schiaffo dopo avere "confessato" o un
silenzio troppo prolungato potrebbero troncare
i rapporti familiari per sempre.
Ora vi confesserò una cosa: sono una codarda.
Solo metà della mia famiglia sa "ufficialmente"
che sono gay, l'altra metà fa finta di ignorarlo
perché non ho esattamente appeso manifesti
in giro per la città. Però sono stanca della zia
che mi chiede dove sia il mio fidanzato o del
fatto che non posso presentare la mia ragazza
alla mia famiglia. Sono stanca di sentire mio
zio che bestemmia davanti ai suoi figli però
"ah no! Copritevi gli occhi che non voglio che
diventiate finocchi pure voi".
Io ho voluto bene alla mia famiglia, tanto e
per tanto tempo, ho provato a convincermi
del fatto che avrei potuto continuare così, a
nascondermi, ma la verità è che in fondo noi
siamo essere umani condizionati da tutto e da
tutti ed esiste solamente una piccola,
minuscola e probabilmente per gli altri
insignificante parte di noi in cui siamo
veramente liberi. È come un soffio flebile che si
fa sentire di tanto in tanto, è debole e cerchiamo
continuamente di soffocarlo ma solo in quel
nostro piccolo spazio di noi stessi non abbiamo
bisogno di mentire, di essere noi, di essere
leggeri. Ho un macigno che mi preme sul petto
da troppo tempo e non sono un'ipocrita, quindi
glielo dirò, e se dovesse andare male, pazienza;
saprò che finalmente quella vocina flebile che
chiamiamo coscienza sarà più vera.
Nutro la vana speranza che queste poche
parole siano di aiuto per qualcuno, e lo so che
solo qualche riga prima ho scritto che siamo
soli, ma non abbiamo sostegno solo nel
frangente in cui le parole "sono gay"
riecheggeranno nella stanza in cui vi trovate;
dopodiché uscite, ditelo ai vostri amici, agli
sconosciuti o al gatto della vicina, insomma,
lasciatevi pervadere dalla sincerità.
Molti se ne andranno, vi tratteranno male o
addirittura cercheranno di farvi del male, ma se
avete bisogno di aiuto troverete ancora lì,
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al vostro fianco le associazioni che vi
proteggeranno o l'amico di sempre, che lo
sapeva già, e vi vuole bene, come al solito
perché "cosa vuoi che cambi tra di noi".
Per me è stato così, e spero davvero che
lo sia anche per altri.
Concludo con le parole di uno dei miei
cantautori preferiti che penso calzino a pennello:
“Dev' esserci lo sento,
in terra o in cielo un posto,
dove non soffriremo
e tutto sarà giusto.”
(F. Guccini, Cirano)
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Ghost
MASTURBAZIONE
Se dovessi scrivere un articolo sulla
masturbazione comincerei con le parole di
qualcun altro, qualcuno di più intelligente,
qualcuno che diceva: “È come uno schifoso
guazzabuglio di pensieri che si scioglie, è una
cascata di sintomi di delirio che gocciolano da
tutte le parti”.
Era certamente una persona coraggiosa quel
qualcuno: fare un monologo di quasi dieci
minuti sull’autoerotismo davanti a un intero
teatro (nel 1981 tra l’altro), è ben diverso dal
chiudersi nella propria stanza e praticarlo,
semplicemente.
Questo coraggio non ha voluto nascondere
nulla di questa pratica (per alcuni) quotidiana:
nemmeno il fatto che spesso porta a galla
i nostri pensieri più turpi, squallidi; quelli che
alla luce del sole ci farebbero sprofondare dalla
vergogna e che condanniamo come immorali;
quelli che fanno emergere il nostro essere,
in fondo, bestie. E quando si risale dall’oscurità
si ripudiano quelle immagini così eccitanti fino a
pochi secondi prima, come se tutta la vita fosse,
al di fuori di quegli istanti, un eterno periodo
refrattario del pensiero.
Stai tranquillo, lettore, questo pezzo non sarà
costituito solo dalle mie elucubrazioni sul
senso di colpa. Sappiamo tutti infatti quale
sia la domanda fondamentale riguardante
l’autoerotismo, il secondo grande mistero
dell’universo (dopo la ricetta della CocaCola), l’interrogativo supremo: “Ma le donne si
masturbano? E se sì perché non lo ammettono
(quasi) mai?”.
Non nascondo che queste domande mi
mettano in difficoltà, anche perché, al contrario
di poche righe fa, non ho una fonte attendibile
a cui appellarmi (eccezion fatta per certi motti
femministi che mi riservo di non riportare).
Certamente alcune donne (so che è una
quantità molto imprecisa) si masturbano, ma
la maggior parte di loro non lo ammetterebbe
nemmeno sotto tortura e dei motivi, razionali o
irrazionali che siano, devono pur esserci.
Il primo è che la scoperta dell’esistenza di un
orgasmo femminile è relativamente recente o,
comunque, la sua utilità rimane ancora un
mistero oggetto di studio.
Per molto tempo è stato inoltre considerato un
momento trascurabile del sesso a due poiché
non è fondamentale per il concepimento.
C’è però un altro fatto che sento di dover
citare ed è il fatto che le donne hanno
appena imparato, dopo millenni, a lamentarsi
liberamente delle proprie mestruazioni, del
parto, del doversi depilare, truccare, pettinare,
mettere a dieta per rispettare un certo canone.
Tutti questi aspetti le rendono più “deboli”
fisicamente, ma assai più forti dal punto di vista
retorico contro il genere maschile: così forti
da rendersi conto che se il segreto venisse
svelato i maschi ne soffrirebbero enormemente.
Come puoi dire ad un uomo, o peggio ancora
ad un ragazzo, così pieno delle sue insicurezze
e così bisognoso di tutte le attenzioni che sai
dare, anche solo per avere un’erezione, che tu,
da sola, puoi permetterti di raggiungere ben
due tipi di orgasmo? Non puoi, ne uscirebbe
distrutto. E così non resta che un falso: “bravo
amore, anche stavolta mi hai fatto venire”.
A riprova di ciò la mitologia greca insegna che,
per aver svelato tale segreto, un certo Tiresia
venne reso cieco.
Siamo dunque giunti a una risposta: sì, tante
donne si masturbano, ma non ve lo diranno
mai, visto che sarebbero poi obbligate a
strapparvi gli occhi.
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Sguardi e parole
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CITTÀ BLU, TESTE MATTE
Vieni con me,
mi hai detto.
Ti ho seguito nuda
divertendomi.
Nel contemplarti
si è scucita da me
me stessa.
Città blu e teste matte
popolano un universo che respira
a ritmo dalle onde del piacere.
Da lontano una lucina:
forse un faro?
Dice la tua voce: è la luce
di una lucciola.
Su questa scialuppa
si torna a casa.
Col mare alle spalle ti guardo
per la millesima e prima volta.
Chi sei?
Un attimo fa avrei giurato
noi fossimo una cosa sola.
Lo avrei giurato su Dio.
A.P.