Il Fatto Quotidiano - 19 Ottobre 2016 - 23-10-2016
Transcript
Il Fatto Quotidiano - 19 Ottobre 2016 - 23-10-2016
Berlusconi torna in tv (il suo Tg5) e mette pace nel rissoso centrodestra: “No al referendum, poi riforma condivisa”. Ora però è meglio che torni in letargo y(7HC0D7*KSTKKQ( +]!#!"!#!} Mercoledì 19 ottobre 2016 – Anno 8 – n° 289 e 1,50 – Arretrati: e 3,00 Redazione: via Valadier n° 42 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 L’ULTIMA CENA Casa Bianca, Renzi da Obama con tutti gli onori Buon appetito Più licenziati, più poveri e più evasori C’è da ridere? p Il Presidente invita al Sì e esalta le “riforme” italiane, mentre l’Inps certifica i disastri del Jobs Act: assunzioni -33%, licenziamenti +31% » MARCO TRAVAGLIO “L’ Mannelli q A PAG. 2 - 3 - 4 - 8 - 9 Manovra: niente testo, tanti buchi q PALOMBI A PAG. 4 Ultima cena Renzi e Obama ieri alla Casa Bianca LaPresse RICICLA I SOLDI SPORCHI E VUOLE PURE IL PIZZO DOPO LA BREXIT, E BARACK DISSE SÌ AGLI USA SERVE (MATTEO AVEVA UN AMICO FIDATO CHIESTO IL SALE) q BRUNO TINTI A PAG. 13 q GIAMPIERO GRAMAGLIA A PAG. 10 INEDITO Lucca, la nuova storia Zerocalcare: “Ora sono una star, ma i miei sono soltanto fumetti” q ALESSANDRO ROBECCHI A PAG. 13 L’INCHIESTA “Le prestazioni con giovani bisognosi nello studio del vescovo Oliveri” “Monsignore pagava in cambio di sesso: il cardinale sapeva” p Il testimone dello scandalo di Albenga e la rete di abusi. Nelle carte una lettera che il porporato Calcagno scrisse a Ratzinger parlando dei “contatti con bambini e adolescenti” di un altro prete della stessa diocesi L’ON. MICAELA CAMPANA Mafia Capitale, guai dem per falsa testimonianza q SANSA A PAG. 14 q FIERRO A PAG. 5 CRICCA Tutti gli affari sporchi: cade il mito del fascismo “onesto” FATTO ECONOMICO La Mazzetta Nera di Benito & C. » FABRIZIO D’ESPOSITO Lucca Comics 2016 Ecco le tavole in mostra q BIONDI A PAG. 20 La cattiveria Obama: “Il Sì al referendum aiuterà l’Italia”, “Renzi è giovane e bello”, “Amo il vino italiano”. La terza spiega le altre due VERONICA GENTILI I l regime di Benito Mussolini fu criminale non solo perché fascista. Fu criminale anche nel senso di corruzione, ruberie, mazzette, predazione totale di banche, enti vari e ministeri. In sessant’anni, le mollezze dei cleptomani in camicia nera sono sovente affiorate, senza però mai riuscire a scalfire il mito di una presunta dittatura dalle mani pulite, invocata tante volte dai revanscisti di casa nostra. Ma il fascismo onesto non è mai esistito e adesso a dimostrarlo, carte alla mano, c’è un libro di Mario José Cereghino e Giovanni Fasanella basato su documenti inediti provenienti da alcuni archivi inglesi: dossier, rapporti della polizia, lettere anonime che formano il vero racconto del regime. SEGUE A PAGINA 19 L’uscita dall’euro: i dati smentiscono i soliti catastrofisti q BAGNAI E NORDVIG A PAG. 18 effetto principale della riforma del lavoro di Renzi è tutto nei dati forniti nell’Osservatorio Ipns sul precariato per i primi 8 mesi dell’anno... Eliminato di fatto l’articolo 18 e finiti gli incentivi, il trend è tutto tranne che positivo: -8,5% di assunzioni e +31% di licenziamenti rispetto ai primi otto mesi del 2015. Arrivano al 28% in più i licenziamenti disciplinari, che il Jobs Act ha reso più facili... Dopo avere speso oltre 14 miliardi per gli sgravi, il governo ha preso atto del flop: nella prossima legge di Bilancio non saranno rinnovati, se non per i giovani assunti dopo uno stage o tirocinio. Infine i voucher, nuova frontiera del precariato: nel gennaio-agosto 2016 ne sono stati venduti 96,6 milioni (+35,9%)” (ilfattoquotidiano.it, ieri). “Raddoppiano i poveri. E i giovani colpiti dalla crisi superano gli anziani. Nel Sud gli italiani si rivolgono alla Caritas più degli immigrati. In grandi difficoltà le famiglie monoreddito e i lavoratori precari... I poveri sono passati dagli 1,8 milioni del 2007 ai 4,6 milioni del 2015... Il Rapporto 2016 della Caritas rivela che la povertà assoluta colpisce il 7,6% della popolazione, contro il 3,1% del 2007. Compresi i giovani (oltre il 10% di chi ha meno di 34 anni è un povero assoluto), le famiglie con pochi bimbi, i lavoratori precari o con stipendio troppo basso... Eurostat afferma che l’Italia è tra i Paesi con i maggiori aumenti del rischio di povertà ed esclusione sociale. Con una crescita di 3,2 punti percentuali siamo quarti, battuti solo da Grecia (+7,6), Cipro (+5,6) e Spagna (+ 4,8). Il 28,7% degli italiani è a rischio di povertà o esclusione sociale. In stato di ‘grave deprivazione materiale’ è ben l’11,5%: vuol dire non potersi riscaldare bene in casa, non poter mangiare proteine almeno una volta in due giorni, non poter fare una settimana di vacanza” (La Stampa, ieri). “Crescita e lavoro, la Casa Bianca sostiene il premier” (La Stampa, ieri). “Obama: ‘Renzi non dimetterti se vince il No’” (La Stampa, ieri). “Obama con Renzi: ‘Avanti sulle riforme, gli Usa puntano su un’Italia stabile. Roma non è più il fanalino di coda dell’Ue” (Il Messaggero, ieri). “Obama: ‘Bene le riforme di Renzi’... ‘Lui riconosce che le economie hanno bisogno di spazio per gli investimenti necessari a sostenere la crescita e l’occupazione e ampliare opportunità. L’economia italiana ha ricominciato a crescere... Occorrono politiche economiche inclusive... per aumentare gli stipendi e ridurre le disuguaglianze’” (Repubblica, ieri). SEGUE A PAGINA 24 2 » ECONOMIA | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016 Lo sberleffo , È ARRIVATA SUBITO la risposta di Luca Cordero di Montezemolo, dopo l’articolo di Alberto Statera su Affari&Finanza di Repubblica dal titolo “Montezemolo, gli emiri e i cammelli che non bevono”. L’articolo ricordava al manager la sua “impopolarità”tra gli arabi che investono in Italia. A partire da Alitalia (di cui è presidente), che ogni giorno ha una perdita di 500 mila euro, almeno in attesa del MONTEZEMOLO, IL PASSANTE » FQ piano industriale che dovrebbe rilanciarla: : dopo l’accordo con Etihad nel 2014 la società continua a perdere. Non è migliore la situazione finanziaria di Unicredit, di cui è vicepresidente. E James Hogan, ad del socio Etihad, ha attaccato il governo, quando in un’intervista al Corriere ha messo in fila tutte le inadempienze italiane.Nella lettera ad Affari&Finanza Montezemolo ha indicato “dati e circostanze che smentisco- no la tesi, forzata, di investimenti sfortunati legati al rapporto tra gli arabi e lo stesso Montezemolo”. Unicredit? “Il fondo Aabar comunica nel giugno del 2010 di possedere il 4,991% del capitale, e a quell'epoca Montezemolo non aveva alcun ruolo nella banca”. Su Alitalia spiega invece che a parte una fase di passaggio, “ha sempre ricoperto l'incarico di presidente non esecutivo”. Praticamente un passante. IL CONDONO Premiati i furbi Sono già crollate le richieste di rateizzare i pagamenti: ora tutti aspettano il colpo di spugna promesso. Padoan: “Odiose la mora e le sanzioni” » LUCIANO CERASA P er pagare c’è sempre tempo. L’antico adagio è divenuto la regola d’oro dei contribuenti italiani, o meglio dei furbi che tra condoni, sanatorie, ravvedimenti operosi, e “r o t ta m a z i o n i ” va r i e , compresa l’ultima arrivata, la voluntary disclosure, solo per elencare quelli che si sono succeduti regolarmente negli ultimi 20 anni, preferiscono evadere senza troppi rischi. IL FISCO TI HA BECCATO il “nero” con uno di quei controlli che si fanno sempre più rari? La iella si compensa con la pazienza, specie se il fisco non ha niente da prenderti. Più l’imposta è alta e più conviene ricorrere, dilazionare, rateizzare prima o poi uno sconto arriva sempre. Perfino se ti becchi una condanna in primo grado per danno erariale. Grazie a un codicillo inserito nella legge sull’abolizione del’Imu, infatti, basta pagare il 25 per cento del dovuto e ne esci pulito. La rottamazione, in tutto o in parte, delle cartelle esattoriali che sta per arrivare con la legge di Bilancio 2016, non è una novità. Senza andare troppo lontano nel tempo la legge di Stabilità 2013 aveva già introdotto una sanatoria per le cartelle esattoriali di importo fino a 2 mila euro (comprensivo di quota capitale e interessi), con riferimento ai ruoli resi esecutivi fino al 31 dicembre 1999, prevedendone l’a nnullamento automatico decorsi 6 mesi dall’entrata in vigore della norma. Pare che la costante preoccupazione dell ’Erario sia quella di creare costanti via di fuga da imposte, sanzioni e interessi a chi ha la possibilità di dichiarare il reddito da solo: il vasto elettorato delle imprese e dei lavoratori autonomi. L’abolizione di Equitalia con un tweet, in contemporanea all’annuncio della rottamazione di 400 mila cartelle esattoriali e la conseguente paralisi del sistema di riscossione delle imposte, sembra il coronamento di un disegno tenacemente perseguito, con il bilancio dello Stato che poggia ormai sostanzialmente sulle tasse pagate da dipendenti e pensionati. Ma per cogliere il momento favorevole non Vecchi tempi Proteste da Napoli contro Equitalia nel 2012; sotto, il ministro Pier Carlo Padoan Ansa Equitalia, così gli evasori approfittano della sanatoria basta essere iscritto nelle categorie, anche loro molto vessate, delle imprese e dei professionisti, ci vuole prontezza e abilità. D E L L A ROT TA M A Z I O N E delle cartelle esattoriali annunciato dal governo Renzi si conoscono per ora poche slide. Dovrebbero essere cassate dai ruoli dell’Agenzia delle entrate sanzioni, interessi e aggio di riscossione mentre non si sa ancora se la sanatoria comprenderà anche i contributi non versati e l’Iva. Sugli sconti d’imposta sul valore aggiunto pende l’anatema lanciato dalla Corte di giustizia euro- IL DOSSIER » DAVIDE MILOSA L’ obiettivo è incassare 2 miliardi. Per farlo il governo ha in programma di riaprire le porte agli evasori fiscali. Nella nuova legge di Bilancio sarà prevista una voluntary disclos ur e (Vd), la seconda dopo quella del 2014. E lo farà allargando la possibilità di sanare la propria posizione tributaria anche a coloro che detengono in Italia denaro contante. Un particolare che non ha mancato di sollevare polemiche politiche anche nel Pd. L’allarme è comune: esiste un rischio riciclaggio. DA IERI molti magistrati, an- che di Procure importanti, si stanno interrogando sulla possibilità che con questa 4 Le stime La metà dell’evasione da riscossione è usata come forma di finanziamento miliardi Incasso atteso dall’intervento sulle cartelle pea, che ha giudicato il condono Iva, tra i tanti varati dal governo Berlusconi fino al 2004, illegittimo e non potrà essere più riproposto. Ma allora a chi conviene aderire? Negli studi dei commercialisti, subissati in queste ore di telefonate, si cominciano a fare un po’ di conti sulla platea dei destinatari di quei 51 miliardi di cartelle in sospeso. La metà dell’evasione da riscossione è fatta da chi si è finanziato con imposte dichiarate e non versate. Gli evasori solvibili, quelli finiti sotto accertamento dall’Agenzia delle Entrate o dalla guardia di Finanza e che hanno redditi e beni seque- strabili, hanno pagato subito. Poi ci sono le cartelle delle società che prima di fallire si sono appropriate di imposte, ritenute fiscali e contributi. Secondo la Corte dei conti spariscono in questo modo dall’orizzonte del fisco 17 miliardi l’anno. Infine nei ruoli affidati a Equitalia ci sono gli evasori che non hanno beni “a ggredibili”, conti correnti, immobili, redditi, dall’agente della riscossione. Hanno ricevuto la cartella da Equitalia anche dopo quattro anni dalla dichiarazione dei redditi e non hanno fatto nulla, ne pagare ne ricorrere. SECONDO la magistratura contabile gli insolvibili e i prestanome che popolano la lista che in queste ore il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan ha sulla scrivania, sono ben il 40% del totale dei destinatari dei ruoli emessi dal fisco. Rimangono i contribuenti finiti sotto accertamento che possiedono Voluntary disclosure Misure analoghe in 39 Paesi. L’esito dipende dai “paletti” Emersione contanti e riciclaggio, ecco le regole per ridurre i rischi nuova voluntary possano essere ripuliti anche capitali mafiosi. C’è però un primo punto. Il provvedimento che adotterà il governo Renzi è uno strumento di incentivazione alla collaborazione da parte dei contribuenti che riceve, in generale, il supporto del Fmi e dell’Ocse. Già 39 Paesi in tutto il mondo lo hanno adottato. Tra questi gli Stati Uniti il cui programma di Vd è stato attivato nel 2009, nel 2011 e nel 2012. Ma ci sono anche Francia, Germania e addirittura l’Islanda. In Spagna nel 2012 la Vd è stata chiamata Tax Amnesty. Negli Usa, poi, la policy è quella di ridurre prevede che chi aderisce pagherà un’aliquota ridotta (circa il 35%). Il punto che infiamma la politica e non solo, resta però il rischio riciclaggio. Nel 2014 sono state fatte 130 mila voluntary. Di queste non una, però, ha portato a individuare reati che non andassero oltre l’evasione fiscale. CERTO CON IL VIA libera anche fortemente il rischio di perseguibilità penale con sanzioni amministrative ridotte. In Italia anche la voluntary del 2014 prevedeva denaro contante ma detenuto all’estero. Oggi, la nuova ipotesi di testo al contante, quantomeno si profila il rischio di un condono sul reato di autoriciclaggio. In attesa di comprendere i paletti e le regole del nuovo testo è utile scorrere l’ultimo report dell’Unità d’informazione finanziaria della Banca d’Italia. Rispetto al 2014, la Uif ha già nei suoi codici per le segnalazioni di operazioni sospette uno ad hoc per quelle derivanti dalla voluntary disclosure. Di più: per tutto ciò che riguarda il rischio riciclaggio, la Uif fa espressamente riferimento al decreto legislativo 231 del 2007 che regola tutte le attività anti-riciclaggio. Nel 2015 le segnalazioni sospette legate alla Vd sono state 6.782, l’8,2% del totale. Numeri minimi che certo però non eliminano la possibilità che le mafie possano utilizzare questo strumento internazionale per ripulire parte dei propri capitali. © RIPRODUZIONE RISERVATA ECONOMIA Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | I FATTORINI IN BICI Foodora, la protesta arriva a Milano: “Tre euro a consegna” PER OGNI PASTO consegnato in bicicletta, guadagnano 3 euro. E quando il cibo arriva in ritardo paga il fattorino. Dopo Torino arriva a Milano la protesta dei driver di Foodora, l’azienda che si occupa di far recapitare le pietanza dei ristoranti nelle nostre case. Chi lavora per loro, guadagna davvero poco: in precedenza Foodora li pagava “6,5 euro l’ora”, ora invece “dà 3 euro per ogni q servizio prestato”, dice il direttore generale dell’Ispettorato nazionale del lavoro, Paolo Pennesi, in audizione in commissione Lavoro al Senato. A Repubblica.it un lavoratore racconta: “Si lavora più ore di quante ne segna un orologio, ma almeno si guadagna più di mille euro al mese. Poi ci sono quelli pagati a consegna. Gli orari di lavoro sono di otto ore e capita spesso che chi è pagato a cottimo »3 non riceva mai un ordine e invece chi è a contratto ne abbia troppi. Quando si fa il colloquio viene assicurato che le consegne verranno fatte nel raggio di 2 km al massimo da dove si è in quel momento. Non è vero nemmeno questo: sa quante volte ho fatto tragitti da Romolo o Lambrate oppure fino a Linate? Chilometri su chilometri. Con pioggia, sole, grandine”. Tutto in bicicletta. I DATI INPS Senza l’articolo 18, le cessazioni per “motivi disciplinari” crescono del 31%. Tempo indeterminato a picco: solo precari e voucher Jobs act e contratti: crollano gli stabili, boom di licenziati » CARLO DI FOGGIA E MARTA FANA N o articolo 18, no contributi per chi assume a tempo indeterminato. Tolti gli ostacoli per assumere. Imprenditori, basta scuse”. Era l’ottobre 2014 e Matteo Renzi salutava così il Jobs act. Cinque mesi dopo, arrivarono il contratto “a tutele crescenti” e la fine delle ultime tutele sul licenziamento, anticipati a gennaio dai generosi sgravi contributivi: 8 mila euro l’anno per tre anni a chi assumeva a tempo indeterminato nel 2015, 20 miliardi trasferiti dalla fiscalità alle imprese che hanno innescato una corsa all'oro a fine anno. Nel 2016, tagliati gli incentivi, è iniziato un pauroso declino. L’E NN E S I M A conferma arriva redditi e patrimoni e che non possono scappare. Molti aderiranno con entusiasmo. Avrebbero pagato lo stesso, per loro la nuova rottamazione del governo Renzi è solo un grazioso regalo, chissà fino a che punto inaspettato. Ma forse sono troppo pochi per ottenere da loro i 4 miliardi inevitabilmente una tantum, messi in bilancio per coprire le nuove spese per gli stipendi ai dipendenti pubblici o le riduzioni d’imposte alle imprese, quelle sì permanenti. Intanto l’annuncio de l ministero ha avuto già i primi effetti sul comportamen- dall’Inps, che ieri ha diffuso i dati sui contratti attivati e cessati nel settore privato nei primi 8 mesi del 2016. Scenario pessimo: calano quelli “stabili” – se così si possono definire senza l’articolo 18 – e decollano quelli a termine, così come i licenziamenti “disciplinari” per cui il Jobs act – elogiato ieri dal premier con Barack Obama (“gli ho copiato il nome”) – ha ridotto al minimo i casi di reintegro lasciando solo un indennizzo. In due anni sono passati da 35 a 46 mila, il 31,2% in più. Il boom si è registrato proprio nel 2016: le norme del Jobs act si applicano infatti solo a chi è stato assunto dopo la riforma. E parliamo di una tipologia che rappresenta una quota piccola (4,6%) delle cause di “cessazione del contratto”: nel 2016 ne sono stati chiusi oltre un milione a tempo indeterminato, di cui il 30% (301 mila, il 15% in più del 2015) at- scono invece quelli a termine (sotraverso il licenziamento per altre prattutto tra gli over 50): a gencause, in gran parte economiche. Se- naio-agosto 2016, quelli netti sono gnale della crisi di diversi settori. 425 mila; 262 mila in più del 2015 e Le date Il resto dei nu172 mila più del La riforma meri è perfino peg2014. E infatti l'incidel lavoro giore. I contratti I “buoni lavoro” denza dei “rapporti attivati calano del- Nel 2016 venduto a tempo indetermi1° l'8,5% sul 2015, nato sul totale di gennaio ’15 quelli a tempo in- il 35% in più del 2016 quelli attivati o vaSgravi per determinato del Renzi elogia la riforma riati” cala: su 100 chi assume 32,9% (-7% sul contratti siglati nel a tempo 2016, solo il 29,5% è indeterminato 2014). Al netto del- davanti a Obama le cessazioni, il da“stabile”, contro il 38,9% del 2015 e il to di questi ultimi è 7 positivo di 53 mila unità; nel 2015 pe- 32,2% del 2014. Si è passati dal 35,4% Marzo ’15 rò erano 465 mila, 104 mila nel 2014, di gennaio al 24,9% di agosto. ParContratto quando l'economia s’è fermata e non liamo della tipologia che, nelle ina tutele c'erano gli sgravi. Se si escludono i tenzioni del governo, la fine dell'arcrescenti precari stabilizzati, l’andamento è ticolo 18 e gli sgravi (“basta scuse”) © RIPRODUZIONE RISERVATA negativo per 201 mila contratti. Cre- dovevano incentivare, riducendo il precariato: via le tutele dal licenziamento e soldi alle imprese e il tempo indeterminato sarebbe decollato. Capriole dem Dall’opposizione davano battaglia contro i “capitali illeciti” NEL 2009 Questo non sta avvenendo, anzi i dati Inps mostrano la scarsa qualità dell’occupazione stabile: il 58% dei nuovi contratti a tutele crescenti è “part-time”, spesso imposto al lavoratore, e si concentra in settori a bas» GIOVANNA GIANNONE no adoperati con tutte le forze noltre favorisce il rientro dei sa innovazione tecnologica, come per approvare un provvedicapitali illeciti. Ancora una ristorazione, turismo, logistica e utti contro lo Scudo fiscale, mento criminogeno quale lo volta una grande opportunità commercio al dettaglio. Calano i voluto nel 2009 dal gover- scudo fiscale. L’immo ralità, di riciclaggio per la criminalità precari stabilizzati (-35%), mentre no Berlusconi. Tutti a favore l’infrazione delle norme, trova organizzata e non solo”. crescono i contratti in apprendistadella Voluntary disclosure, in- addirittura copertura morale e Marina Sereni: “Quel che to (+20,7%), che senza gli incentivi trodotta da Matteo Renzi e politica”. inquieta, comunque, è che le sono tornati una valvola di sfogo per Piero Fassino: “Chi paga le Pier Carlo Padoan nel 2014. possibili ulteriori risorse, dice risparmiare sul costo del lavoro. tasse è irriso da Ecco cosa dicevaTremonti, potrebbero venire chi non è stato no gli esponenti dagli introiti dello scudo fisca- L'ALTRA è l'esplosione dei voucher: leale né con lo Stale che il Wall Street Journal, ha 96 milioni venduti nel 2016, 25 midel Partito demoto né con la comudefinito qualche giorno fa il più lioni più del 2015 (+35%). Per l’Inps cratico quando eche vedono chi ha truffato la grande condono fiscale della non sono serviti a far emergere il nenità, costui, anzi, Renziani rano all’o pp os i- Parole di fuoco Lo spin doclegge e chi ha esportato capitali storia”. viene premiato”. zione. ro ma a puntellare il reddito di un Il Pd si scagliava venire premiato facendo rienDario France- tor Filippo Sull’abolizione di Equitalia, esercito di precari e lavoratori partPina Picierno: trare quelle risorse senza con- invece si era espresso con un t- time, o alle imprese per pagare gli schini: “Lo scudo Sensi e la de“Evasori fiscali, contro le misure seguenze penali. Una vergo- weet (23 marzo 2013), lo stra- straordinari, violando la legge. Ieri il fiscale è un condo- putata Pina mafiosi e tangenti- berlusconiane e gna”. no, uno schiaffo in Picierno Ansa tega di Matteo Renzi, Filippo premier ha ribadito che secondo i sti possono brinGiuseppe Lumia: “L'onestà Sen si: “Basta dire Equitalia dati Istat (che inglobano anche il ladare felici, grazie Sensi, nel 2013, faccia a tutti gli ifiscale dei cittadini e degli im- per avere un ululato, tipo bene, voro nero) con lui ci sono “580 mila taliani che rispetad un governo che twittava in difesa prenditori è ancora una volta bravo, grazie di Petrolini occupati in più”. In gran parte over tano la legge, che approva lo scudo mortificata. Lo scudo fiscale #piazzistidelpopolo” p a g a n o o n e s t afiscale. Governo e di Equitalia 50 bloccati dalla riforma Fornero. tocca l’apice dell'Italietta. Imente le tasse e © RIPRODUZIONE RISERVATA maggioranza si so© RIPRODUZIONE RISERVATA to dei contribuenti con cartelle pendenti: in Equitalia e all’Agenzia delle Entrate le adesioni, i versamenti e le richieste di rateizzazione sono crollati in poche ore. “Debiti di mora e sanzioni vengono tolte di mezzo: sono quelle che rendono pesante e angosciosa per tanti cittadini l’idea di dover ripagare i debiti pregressi”, ha detto quasi commosso il ministro Padoan intervistato da Giovanni Floris a DiMartedì su La7. Un’affermazione che suona come uno schiaffo ulteriore per tutti coloro che invece hanno fatto sacrifici per pagare regolarmente. Quando attaccavano lo scudo di B. T 4 » ECONOMIA DISCRIMINAZIONI Il dramma di Martina: “Non può lavorare perché troppo grassa” NON BASTA UN SÌ » MARCO PALOMBI N oi, come gli altri media, parliamo in questi giorni della manovra d’autunno. Primo problema: non esiste, la stanno ancora scrivendo tra mille difficoltà al Tesoro. Di ieri è invece il cosiddetto Draft budgetary plan (Dpb), che il governo deve spedire a Bruxelles. Prima notazione: riporta numeri diversi dalla Nota di aggiornamento al Def appena approvata dal Parlamento, tanto è vero che l’Ufficio parlamentare di bilancio - una sorta di Autorità sui conti pubblici - aveva bocciato il Def e invece ha approvato il Dpb. In sostanza, l’esecutivo dice che a fine 2017 il deficit sarà al 2,3% e la crescita all’1%. Questo, ammesso che l’Ue approvi Piano e manovra, consente comunque di farsi una prima idea di cosa vuol fare Renzi. | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016 "SEI TROPPO grassa, niente lavoro per te": è quanto si è sentita ripetere più volte, secondo quanto lei stessa racconta sull'edizione fiorentina di Repubblica, Martina, una ragazza pratese di 26 anni. Ha cominciato a soffrire di obesità a 10 anni e ore pesa 140 chili. Per protesta, dopo aver appreso la sua storia, la parlamentare di Sel Marisa Nicchi ha lanciato l’hashtag #unlavoropermartina. "Di- q sumano quanto accaduto, aziende si facciano avanti", afferma Nicchi. Secondo la deputata, "le aziende devono essere chiamate a un senso di responsabilità che, invece, talvolta dimostrano di non avere. Le risposte inumane fornite a Martina pesano fortemente sulla sua vita. Come ha spiegato la ragazza, l’obesità è una malattia e questo non può discriminare la Bonus, condoni e buchi: la manovra è recessiva Deficit giù (non spinge il Pil), boom di mance scoordinate e coperte con sanatorie re qualche sconticino sulle spese per migranti o terremoto (peraltro solo quanto al deficit strutturale, cioè quello al netto del ciclo economico). RECESSIVA. La prossima ma- novra lo sarà, ma giusto un po’, secondo la particolare interpretazione dell’austerità di Renzi&C.: il deficit infatti dovrebbe scendere anche l’anno prossimo, dello 0,1% per la precisione, ammesso che quest’anno si fermi al 2,4%, cosa tutta da verificare. Come faccia una manovra che restringe il bilancio dello Stato ad avere un impatto positivo sul Pil dello 0,4% (più ricchezza per quasi 7 miliardi) è un mistero. Se si tiene conto, poi, che Renzi promette austerità per quasi 35 miliardi nei due anni successivi è difficile immaginare una crescita dell’1,2% tanto nel 2018 che nel 2019: tutti dovrebbero almeno ricordare quale fu “l’effetto Monti”. INSULTANTE/1. Pur di farsi au- torizzare qualche decimale di deficit in più da Bruxelles (rispetto al piano lacrime e sangue verso il pareggio di bilan- PORTFOLIO » A CURA DI FD’E FOTO DI UMBERTO PIZZI vita lavorativa di una persona". "Dopo i colloqui - dice Martina a Repubblica torno sempre a casa in lacrime, mio padre talvolta è andato a parlare con i responsabili per chiedere spiegazioni e per difendermi; ma gli è stato risposto: 'Non la prenda a male, ma sua figlia è troppo grassa". Le discriminazioni, dice ancora Martina, non si limitano ai colloqui di lavoro, ma anche per strada. Trattativa Padoan e il commissario Ue all’Economia Moscovici Ansa 2,1% I numeri del “Dpb” Pur di elemosinare uno sconto all’Ue si scrive di tutto: se si sfora, però, nel 2017 sono guai del Pil, circa 35 miliardi: l’austerità che Padoan promette nel 2018-2019 cio concordato solo a maggio scorso), Renzi e Padoan hanno messo assieme un accrocchio da televenditori, proprio quella “finanza creativa” che l’opinione pubblica cosiddetta democratica rimproverava a Tremonti e Berlusconi. Un paio di condoni - anche se insistono a chiamarli in altri modi - che dovrebbero portare entrate una tantum non si capisce se per 4 o 6 miliardi: da un lato pur di raccattare soldi l’anno prossimo si potrà ripulire dietro modesto obolo (30-35%) persino le somme detenute illegalmente in contanti, cioè quella cosa per cui il povero Fabrizio Corona sta in galera; dall’altro si procede a ll ’ennesima rottamazione delle cartelle di Equitalia e il punto - visto che per la stragrande maggioranza si tratta di contribuenti che hanno già rateizzato il dovuto - è offrire uno sconto talmente enorme da spingere più gente possibile ad aderire (si parla del 50%). Entrate incerte, come mostrano i condoni del passato, e che comportano un calo delle entrate nel medio periodo: semplicemente molte persone preferiscono non pagare più e vedere che succede. Pure gli 1,8 miliardi di incassi nel 2017 dalla “gara per le frequenze” dei gestori di telefonia sembrano leggermente ottimisti, soprattutto quanto a tempistica. Questo modo di procedere, in ogni caso, non è dignitoso: se il governo italiano ritiene di dover aumentare il deficit e non rispettare il Patto di Stabilità europeo dovrebbe dirlo chiaramente, non elemosina- I NSU LTAN TE/2. Il modello con cui si programma la spesa pubblica non è quello dei piani articolati, ma quello del bonus: quello ai pensionati (la 14esima), quello per l’asilo o i figli o le forze dell’ordine e persino il voucher per la baby sitter. Interventi scoordinati che si sommano ad altri strumenti di sostegno al reddito: nel caso della povertà, per dire, ne esistono già sei che spesso si sovrappongono finendo per depotenziarsi l’un l’altro. Parecchio più consistenti, come al solito, i bonus per le imprese: super ammortamenti; sgravi sulle assunzioni, meno Ires, etc. Quel che disegnano Renzi e Padoan non è un progetto di Paese, ma “favori”concentrati su singole categorie di elettori o corpi intermedi utili alla vittoria referendaria: il problema è che i soldi sono pochi. INUTILE. Questo modello di bi- lancio dello Stato, del tutto simile - tolti gli aspetti grotteschi - a quello degli anni precedenti non funziona: tenta di curare sul lato dell’offerta una crisi di domanda in un momento in cui viene meno anche quella estera. Il super ammortamento, per dire, c’era già quest’anno e gli investimenti sono rimasti fermi. Brutta notizia: dal 2017, se si sfora, i conti vanno corretti in corsa. © RIPRODUZIONE RISERVATA Presentato a Roma, in pompa magna, un prezioso libro sul papà del famoso banchiere Re Giorgio celebra messa per i Bazoli Osservatori romani Il mondanissimo cardinale Battista Re, l’ex ministro Riccardi e l’ex direttore del Corsera, De Bortoli, pronti a danzare in onore di Giovanni Bazoli Castagnetti è in salute Da anni non si avevano notizie di Pierluigi Castagnetti: felici di vederlo in salute Sovrano con cerotto Per fare presto e arrivare con due ore d’anticipo, l’emerito Napolitano si è tagliato con il rasoio. La barba poi è venuta al paziente uditorio Il cardinale dei potenti Il cardinale Battista Re, assiduo frequentatore dei salotti romani, mentre confessa Bazoli Uditorio sceltissimo Una platea selezionatissima di raffinati padiglioni auricolari per un libro preziosissimo IL CERCASOLDI Ancora sconti sul canone: il governo munge la Rai V iale Mazzini è per Matteo Renzi un mero strumento elettorale. Non si accontenta, però, dell’ospitalità che gli offrono negli studi: utilizza la televisione pubblica e il relativo canone anche per la p ro pa ga nda di governo. Nel l’immaginario collettivo, la Rai significa inefficienze, lottizzazioni, risorse sprecate. Allora già due anni fa – per finanziare l’o pe ra zi on e “80 euro in busta paga” – le sfilò 170 milioni di euro. E per arrotondare la cifra, con l’obiettivo di sostenere la manovra negli anni, Palazzo Chigi ha aggiunto un secondo prelievo del 5 per cento, cioè dagli 80 ai 90 milioni di euro annui, la somma dipende dal gettito. Con la riforma del canone, il governo ha ridotto la tassa più detestata dagli italiana, da 113 a 100 euro, ma l’ha infilata nella bolletta elettrica per sconfiggere l’evasione fiscale, che in passato si attestava oltre il 25 per cento. Così la raccolta del canone, complice la varietà di strategie delle aziende elettriche e gli inghippi burocratici, resta un’incognita che preoccupa la Rai. Anche se dal governano professano ottimismo e confermano le aspettative fissate non lontano dai 2 miliardi di euro. A Viale Mazzini saranno destinati circa 1,7 miliardi, tra l’altro è l’importo – al netto dei prelievi sopraccitati – che hanno trascritto in bilancio. Spiazzando ancora una volta la Rai e gli stessi collaboratori, Renzi ha promesso un altro taglio del canone, stavolta da 100 a 90 euro. Certo, al pubblico pagante non dispiace sborsare di meno per un’offerta televisiva non sempre all’altezza, ma in questo modo, sempre in posizione supina rispetto alle campagne elettorali del governo, la Rai diventa ingovernabile e, peggio ancora, debole. Con immensa gioia dei rivali di Mediaset, che frenano la crisi perché il concorrente statale è messo peggio. Tant’è che oggi in cda, manna dal cielo, si parte con 120 prepensionamenti dei giornalisti. POLITICA Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | INSIDER RAGGI-SALA (QUASI) PARI SULLE DELIBERE » INSIDER.ILFATTOQUOTIDIANO.IT , MA QUALE supremazia di Milano, ma quale divario: quanto a delibere fatte, la giunta di Roma è quasi pari con i colleghi lombardi. Solo che il calcolo va effettuato secondo parametri diversi, e concreti. Così fonti del Campidoglio ribattono alle cifre che sembrano ritrarre una differenza abissale tra la capacità di lavoro della giunta di Giuseppe Sala, il sindaco dem di Mi- lano, e quella della giunta della 5Stelle Virginia Raggi: al 30 settembre, 447 delibere sfornate a Milano, solo 46 in riva al Tevere. Ma dal Comune di Roma rispondono: nel conto delle delibere della giunta milanese sono stati inseriti anche concessioni di patrocini e atti dell’avvocatura, rispettivamente 223 e 142. Più altri 30 provvedimenti come l’accettazione di doni, atti di sfratto o di nomina. “Noi invece questi atti non li conteggiamo mai come delibere” precisano dal Campidoglio, dove fanno notare che, solamente inserendo patrocini e atti dell’avvocatura, il conteggio schizzerebbe a 804 delibere. Depurato di questi provvedimenti, il raffronto finale è allora ben altro: 52 delibere a Milano, 46 a Roma. Quasi un pareggio, per il Campidoglio che ha bisogno di fare punti... Par condicio: Cencelli nei tg, i canali Rai in ordine sparso IL RITORNO Berlusconi riappare in tv: “No deciso alla riforma” S Referendum, i dati dell’Osservatorio di Pavia sull’informazione del servizio pubblico. A Rai2 non si parla del voto. Presto (forse) anche l’Agcom darà i numeri 45,1 al Sì, 47,3 al No. I telegiornali regionali pendono verso il No (44,1). Il cronometro impazzisce se applicato ai programmi d’informazione che non appartengono ai telegiornali. Rai1 ha riservato al referendum circa 148 minuti, così ripartiti: 49,6 per cento per il Sì; 38,2 per il No. Per adesso, Rai2 ignora l’argomento referendario, soltanto 231 secondi: 51,5 per cento per il Sì; 45,9 neutro. Il No? In pratica, un sospiro. » CARLO TECCE I l referendum dipende pure dal cronometro, strumento necessario per non violare la famigerata par condicio. In Viale Mazzini contano i secondi con estrema cautela e il monitoraggio sulla campagna elettorale – riferito al periodo 28 settembre/16 ottobre e commissionato all’Osservatorio di Pavia – descrive un sostanziale equilibrio nei telegiornali fra il No e il Sì e una bizzarra sproporzione nei canali. PER I TELEGIORNALI va considerato il tempo totale (notizia e parola) dedicato agli opposti schieramenti: il Sì prevale e s’aggiudica il 47,4 per cento dello spazio rispetto al No (44,3); la differenza è di una manciata di minuti. Il restante 8,2 è valutato “neu- IN AULA » ENRICO FIERRO T roppi non ricordo. Tanti da mutarsi in reticenza. La deposizione come testimone della deputata Pd Micaela Campana alla 128esima udienza di Mafia Capitale è un disastro. Certamente politico. Sicuramente giudiziario. C’è il rischio che l’onorevole, membro della segreteria nazionale del Pd e fedelissima di Matteo Renzi, potrebbe essere indagata per falsa testimonianza dalla Procura di Roma. Secondo i pm la sua deposizione è stata scandita “da una serie di bugie e reticenze smentite dal contenuto degli atti”. I MAGISTRATI p o tr eb b er o chiedere ai giudici del tribunale, in sede di requisitoria, la restituzione del verbale di deposizione della parlamentare al fine di procedere per falsa testimonianza. Era stata la difesa di Salvatore Buzzi a inserire la giovane deputata, ne ll’elenco dei testimoni. Punti cruciali dell’interrogatorio i rapporti con Buzzi, le intercessioni per stabilire un incontro col sottosegretario all’Interno Bubbico e la presentazione di una interrogazione parlamentare. Elementi che ruotano intorno al grande tema dei rapporti tra la politica e la Coop 29 giugno, le protezioni e gli scambi di favori. Soldi e assunzioni. Finanche, ed è questa la parte più miserabile, un trasloco, roba da qualche centi- 231 secondi Il tempo dedicato finora da Rai2 all’appuntamento del 4 dicembre tro”, e qui sarà interessante confrontare i criteri di ricerca dell’Osservatorio di Pavia con quelli dell’Autorità di garanzia che s’affida a Geca. Il referto. Tg1: 48,2 per cento al Sì; 42,8 al No. Tg2: 47,8 al Sì; 44,7 al No. Tg3: SCENARIO ROVESCIATO a Rai3, il No è in vantaggio con il 53,3 per cento del tempo e il Sì non va oltre il 34. Anche se la lettura dei numeri incentiva l’emicrania, la par condicio sarà terreno di polemica, esposti, accuse. Viale Mazzini, per legge, mica per passione, è obbligata a un aggiornamento quotidiano dei dati di Pavia. Oggi all’Agcom, invece, è previsto l’ennesimo consiglio per autorizzare la pubblicazione delle analisi di Geca, l’ultimo studio è del 9 settembre. Con il silenzio hanno tentato di nascondere i sospetti. Come si può giustificare, anzi come si può interpretare il ritardo? Diversi approcci fra i commissari, timori per le proteste che da settimane circondano l’Autorità, di fatto immobile più che inerme sul referendum. E poi c’è una domanda che inquieta gli addetti ai lavori: se Geca smentisce Pavia o viceversa? Non sarà tecnicamente divertente, ma di certo la par condicio – e le potenziali infrazioni – possono rendere ancora più briosa la campagna elettorale. Fino al giorno del voto, un secondo in televisione dura di più. © RIPRODUZIONE RISERVATA Mafia Capitale Micaela Campana nei guai per la testimonianza sui rapporti con Buzzi Troppi “non ricordo” Ora la deputata Pd rischia l’incriminazione dalla Campana a Buzzi: “Bacio grande capo”. Perché, chiede il magistrato, lei che è un parlamentare si esprime con soggezione e rispetto verso un imprenditore? Risposta: “Quel grande capo è un segno di rispetto perché Buzzi lo conosco da tempo, è un modo di rivolgersi nei confronti di una persona più grande di me”. RISPETTO a parte, rimangono Lei è una persona giovane, sono fatti che risalgono a pochi anni fa, come è possibile che lei non ricorda? naio di euro. Bisognava esserci lunedì scorso nell’aula bunker di Rebibbia per assistere alla testimonianza della deputata, moglie separata dell’ex assessore Pd Daniele Ozzimo, già condannato per corruzione in un filone della maxi inchiesta a due anni e due mesi di reclusione, in abbreviato. Lei, inizialmente sicura, nega l’autorizzazione alla ripresa televisiva. Uno degli avvocati di Salvatore Buzzi, Piergerardo Santoro, incalzante ed impietoso nelle domande. La Presidente Rosanna Ianniello spazientita per i troppi non ricordo. “Lei è una persona giovane, sono fatti che risalgono a pochi anni fa, le vicende legate a Buzzi hanno suscitato un grande clamore, come è pos- sibile che lei non ricorda? Come spiega questo non ricordo continuo”. Silenzio. E ancora: “Non faccia ipotesi, lei ha assunto impegni con Buzzi?”. Risposte imbarazzate e imbarazzanti. Di nuovo: “Le ricordo che l’obbligo del testimone è dire la verità. Lei sa che la deposizione di un teste viene valutata da un tribunale per capire se è veritiera oppure no e adotta i provvedimenti di competenza…”. L’onorevole nel panico: “Certo”. La Presidente spazientita: “Lei è anche nella Commissione giustizia della Camera e dovrebbe sapere che il testimone risponde dei fatti di cui è a conoscenza… quindi”. Altri silenzi. Imbarazzo quando il pm Luca Tescaroli legge un sms inviato »5 ancora senza una risposta convincente i rapporti tra la deputata Campana e l’impero di Buzzi. Perché si attivò per fissare un appuntamento tra Buzzi e il sottosegretario Bubbico? “Fu lui a chiedermelo ma non so di cosa dovessero parlare”. Perché promise a Buzzi di presentare una interrogazione parlamentare sulla vicenda del centro di Castelnuovo di Porto? “Ma io non la presentai”. Memoria corta anche sulle “segnalazioni” da persone da assumere alla 29 giugno. Cortissima sul trasloco di mobili e masserizie del cognato fatto dalla coop. Troppi vuoti di memoria che spazientiscono la Iannello: “Le ricordo per la quarta volta che mentire sotto giuramento è un reato”. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ex moglie Quarant’anni, eletta alla Camera nel 2013, è stata sposata con Daniele Ozzimo, ex assessore della giunta Marino, condannato in Mafia Capitale Ansa tesso volto indorato dal cerone, stesso doppiopetto, stessa scenografia casalinga con foto incorniciate di trionfi e libri intonsi. Riecco Silvio Berlusconi, in u n’in te rvista al Tg5 delle 20, per scandire il suo “no deciso a una riforma costituzionale scritta male e pericolosa, perché consegna l’Italia a un solo uomo, a un padrone”. ERA dalla delicata opera- zione al cuore del giugno scorso che il capo di Forza Italia mancava dalle tv. E per il suo ritorno sceglie un’intervista solo sul referendum e sul suo No, così per ribadire innanzitutto ai suoi che è nettamente contrario, e la smettessero di dire che è morbido sul tema e non ha voglia di occuparsene. Lui è pronto alla battaglia, ostenta il Berlusconi di ieri sera, che sostiene: “Questa riforma consegnerebbe tutto il potere a un solo partito e un solo uomo, a cui basterebbero i voti del 15 per cento degli aventi diritto per diventare il padrone dell’Italia e degli italiani”. Poi però precisa: “Non diciamo di no per lasciare le cose come stanno, dopo il referendum si deve lavorare su una riforma condivisa”. E di seguito il patron di Mediaset elenca la sua ricetta: “Il presidente della Repubblica va votato direttamente dai cittadini, i parlamentari vanno ridotti della metà, e bisogna introdurre il vincolo di mandato, per evitare i cambi di casacca in Parlamento. In più va fissato in Costituzione un limite alle imposte, che nessun governo potrà superare, e serve una vera riforma delle Regioni, ormai diventate una costosa burocrazia”. E sul governo? Berlusconi abbonda in critiche: “La povertà aumenta, l’immigrazione è più che raddoppiata rispetto a quando c’eravamo noi, ci sono due furti al minuto. E in Europa non contiamo nulla”. Insomma, niente sconti a Matteo Renzi, in cui pure si è sempre rispecchiato. Ma si sa, la campagna elettorale è campagna elettorale. © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016 FRANCIA CALAIS, INTERPRETE VIOLENTATA Una interprete della tv francese France 5, che accompagnava un giornalista in un reportage nella “jungla” di Calais, il campo migranti nel nord della Francia, è stata violentata la notte scorsa. La troupe è stata circondata da tre migranti che hanno rapinato i giornalisti, poi uno di loro ha aggredito la donna, di origini afghane. Ieri il governo francese ha approvato lo sgombero del campo profughi. Reuters UNESCO RISOLUZIONE SU GERUSALEMME Dopo il voto di giovedì in commissione, il Consiglio esecutivo dell’organismo Onu per Scienza, Educazione e Cultura ha formalizzato l’adozione della controversa risoluzione su Gerusalemme Est e il Monte del Tempio osteggiata da Israele. Contro la risoluzione si era espressa la stessa direttrice generale Irina Bokova, condannando le divisioni religiose e culturali all’interno dell’organismo Onu. Libia, quel golpe è un bluff il vero problema è Haftar Esponenti politici di Misurata vogliono evitare che Serraj si avvicini troppo al generale, così hanno appoggiato il ritorno dell’ex premier nità nazionale. Anche il ruolo di Haftar era stato affrontato da Swehli in occasione dell’incontro di settembre. Il Consiglio di Stato aveva sollecitato Tobruq a concordare le nomine dei capi del nuovo esercito libico. Su questo i due organismi si sono scontrati. » NANCY PORSIA S Tunisi i fanno chiamare guardia presidenziale ma non si è ancora ben capito chi sono gli uomini che da qualche giorno occupano la sede del Congresso Generale a Tripoli. “Sono barricati all’interno e si sono portati dietro il primo ministro del defunto governo nazionale di base a Tripoli - dice un giornalista di Tripoli - non lo definirei un colpo di Stato, anzi possiamo chiamarlo un colpo di stato militare soft. Se vai lì davanti al Rixos ti puoi fare anche un selfie con loro”. Il complesso del Rixos, l’albergo a cinque stelle a sud ovest della capitale è ormai da un anno in stato di abbandono. Quando lo scorso marzo Serraj Fayez Serraj, nominato capo del Consiglio Presidenziale e designato primo ministro del futuro governo di unità nazionale, in base all’accordo politico nazionale mediato dalle Nazioni Unite, fece il suo ingresso nella capitale via mare, l’allora primo ministro del governo auto-nominato a Tripoli, Ghwail si diede alla macchia. PER MESI un paio di guardie sono rimaste a piantonare il cancello dell’ingresso, ma dei deputati del Congresso Nazionale Generale (GNC) si intravedevano solo le ombre, una tantum a settimana. Venerdì scorso Ghwail si è presentato al Rixos scortato da uomini ar- PER TOBRUQ Khalifa Haftar Intrighi L’ex premier Ghwail, il generale Haftar e miliziani governativi Ansa/Reuters Lo scontro Il Consiglio di Stato e Tobruk ai ferri corti sulle nomine dei nuovi capi dell’esercito mati e si è re-insediato, facendo scattare l’allerta per un presunto colpo di Stato contro Serraj. Tuttavia una fonte militare dell’Est di Tripoli dice: “Non è un colpo di stato, ma solo il gioco del poliziotto buono e di quello cattivo che sta giocando Swehli”. Abdul-Rahman Al-Swehli è il presidente del Consiglio di Stato, organo nato dall’accordo politico firmato circa un anno fa sotto la supervisione delle Nazioni Unite. Avvocato di Misurata, la città forte dell’Ovest del paese i cui capi politico-militari hanno prima guidato la coalizione Fajr Libya contro il Parlamento eletto nel 2014 e poi il processo di mediazione tra il Parlamento rifugiato a Tobruq e il GNC, il presidente Swehli oggi ha il compito di indirizzare le istituzioni libiche verso la nascita del Parlamento di unità nazionale. Già a fine di settembre, Swehli aveva dichiarato il parlamento di Tobruq non più legittimato ad esprimere il voto di fiducia sul Gabinetto di u- rimane il comandante designato dell’Esercito Nazionale libico, mentre per Swehli, uomo di Misurata, l’ex generale dell’esercito di Gheddafi resta la linea rossa del processo di dialogo nazionale. “Haftar si sta avvicinando troppo a Tripoli” dice la fonte militare nella capitale, riferendosi alle posizioni guadagnate dalle forze del vecchio generale a poco più di trecento chilometri a sud-est di Tripoli. “E Serraj sta concedendo troppo spazio a Haftar”. D’altronde è notizia di un paio di settimane fa che il rappresentante delle Nazioni Unite in Libia, Martin Kobler abbia espressamente detto che Haftar ha diritto a un ruolo chiave all’interno del futuro esercito libico. Laddove il dialogo fallisce, gli uomini armati entrano in campo. Così Swehli avrebbe deciso di giocare la carta dell’ex primo ministro Ghwail scortandolo fin dentro il Rixos. A Ghweil il compito di giocare la parte del poliziotto cattivo. “È un bluff - continua la fonte militare - Kobler e Serraj hanno bisogno di pace per procedere e quindi rivedranno le loro posizioni” © RIPRODUZIONE RISERVATA Altro che Mosul: la sfida all’Isis ha messo sul piede di guerra turchi e iracheni Erdogan teme gli sciiti filo-iraniani; Baghdad parla di invasione del Sultano » ROBERTA ZUNINI A ndatevene invasori”. Per la prima volta da quando, un anno e mezzo fa, la Turchia ha inviato addestratori e forze speciali a Bashiqa - 20 chilometri a nord di Mosul in territorio iracheno - circa 10 mila iracheni seguaci del teologo sciita Moqtada Al Sadr hanno manifestato davanti all’ambasciata turca di Baghdad. I manifestanti di confessione islamico-sciita, come il premier iracheno Al Abadi e come la maggior parte degli iracheni, sono stati dispersi. Mentre le operazioni per la ripresa di Mosul sono state fermate su richiesta dei peshmerga curdi per stabilizzare il fronte orientale, a 30 chilometri circa dalla città conquistata dall’Isis nel 2014, la tensione tra Ankara e il governo centrale iracheno continua a crescere. Una delegazione turca si è recata due giorni fa a Baghdad per discutere della presenza militare turca che Abadi ritiene pericolosa e vogliono rientri nei confini della vicina Turchia. IL PRESIDENTE turco Er- dogan ritiene invece pericoloso per le sorti del milione di civili sunniti intrappolati a Mosul il fatto che la componente più popolosa dell’esercito iracheno, che entrerà prima o poi nella seconda città del paese, sia sciita. Il Sultano ha ripetuto che la Turchia vuole aver parte attiva nella internazionale a guida Usa. Ankara ufficialmente è parte della coalizione ma ancora non le è stato chiesto di operare in Iraq, anche se il premier turco ha detto che i suoi jet hanno già partecipato due giorni fa ai raid su Mosul. Yildirim qualche ora prima aveva però sottolineato che la Turchia ha soltanto il ruolo Spartizione Soldato iracheno sul fronte di Mosul Reuters di formare le truppe irachene impegnate nella riconquista. Baghdad però continua a negare di aver mai concesso l’autorizzazione ad Ankara e dichiara: “Condanniamo l'interferenza turca negli affari interni iracheni, nessuno dovrebbe varcare le frontiere e occupare il suolo iracheno”. Erdogan nel frattempo fa sapere che i suoi soldati rimarranno in Siria per combattere a fianco dei ribelli moderati siriani contro l’Isis e i curdi delle Unità di protezione popolari (Ypg), estensione siriana del Pkk. © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 » POLITICA | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016 IL PRESIDENTE DELL’ANPI Smuraglia in tour per difendere la Costituzione REGGIO EMILIA (25 ottobre), Catanzaro, (28 ottobre), poi Padova (30 ottobre) e Bolzano (10 novembre). E ancora, Milano (11 novembre), Torino (12 novembre) , Bologna (14 novembre), Genova (19 novembre) e Cagliari (20 novembre): sono i luoghi che ospiteranno gli incontri, nel prossimo mese, con il presidente dell’Anpi, l’Associazione Nazionale Partigiani d'Italia, Carlo Smuraglia per il q No al referendum. Un tour in tutta Italia che includerà anche un incontro con gli studenti dell’Università Statale di Milano (8 novembre) e diverse iniziative con la Cgil e l’Arci. Come il 26 ottobre, quando Smuraglia sarà a Firenze assieme a Susanna Camusso, Ugo De Siervo, Tomaso Montanari e Massimo Giannini. Il 4 e il 5 novembre, poi, è stata fissata un’altra iniziativa dal titolo “Staffetta di 24 ore –La so- vranità appartiene al popolo”. Un evento in streaming - col contributo di Radio Articolo 1 con costituzionalisti, dirigenti Anpi, giornalisti, registi, musicisti, attori. Da Alessandro Pace a Moni Ovadia, da Monica Guerritore a Maurizio Landini, da Sandra Bonsanti a Silvia Truzzi. Prevista per il 25 novembre, invece, l’iniziativa conclusiva della campagna referendaria, a Roma, al Teatro Brancaccio. CASA BIANCA Dall’altra parte L’accoglienza con tutti gli onori, lo spot per le riforme e la cena d’eccezione. Licenziamenti e condoni restano a casa nostra » WANDA MARRA G li Stati Uniti sostengono con forza il Sì al referendum”. L’e ndorsement di Barack Obama che più netto non si può, durante la conferenza stampa alla Casa Bianca con Matteo Renzi. Il Presidente uscente americano si spinge oltre: “Io faccio il tifo. Matteo, anche se perdi, credo che dovresti rimanere”. Parole precedute da un decisamente poco credibile: “Non voglio influenzare”. Il premier italiano, accanto, non sta nella pelle. Cerca di mantenere una postura istituzionale, ma non riesce a smettere di sorridere. In Italia, il Jobs Act fa registrare l’aumento dei licenziamenti e imperversano le polemiche sulla manovra per i condoni fiscali. Ma lui è felice. L’amico americano l’ha accolto con tutti gli onori, dedicandogli l’intera giornata. Il picchetto d’onore, il bilaterale, la conferenza stampa. L’ospitalità nella Blair House, segno di grande considerazione. E poi, la cena di Stato, l’ultima della sua amministrazione: “Ci siamo lasciati il meglio alla fine”, come dice mentre la giornata ha il via. “Sono deliziato”, “è un’accoglienza incredibile”, “sono onorato”, “Obama ha organizzato tutto, anche il sole”. È u n’e s ca l a ti o n di aggettivi quella di Renzi, che si sforza di parlare in inglese. Obama lo ripaga: “Buongiorno”, dice in I NUMERI » GIOVANNI DIAMANTI E LORENZO PREGLIASCO D iffidate di chi sventola i dati di un sondaggio nazionale sulle presidenziali Usa come se bastasse per capire chi vincerà: sono utili per capire che aria tira, ma il modo migliore per leggerli è guardare le medie fra i diversi istituti. Trump, per dire, aveva raggiunto Hillary a fine luglio, dopo la Convention repubblicana (40,8% a 40,6% secondo la media di F ive Th irt yEi ght ), poi a inizio agosto c’era stata la Convention democratica con le polemiche sui genitori del soldato caduto in Iraq e la Clinton era tornata in grande vantaggio (45,6% a 38,1), quindi un nuovo riavvicinamento a settembre, dopo le notizie sul- Il saluto Il presidente Barack Obama con il premier Matteo Renzi, ieri a Washington con Michelle e Agnese Ansa Barack tifa Matteo: un Sì in cambio della fedeltà italiano. Lo definisce “giovane e bello” e che “sa anche twittare”. Un tributo continuo a “uno dei nostri alleati più importanti”. Che sotto l’ombrello americano ci sta senza veli. Mentre i due stringono le mani alla folla davanti alla Casa Bianca, uno accanto all’altro, le mogli, Michelle e Obama chiacchierano. LO SPOTTONE è smaccato, esa- gerato. A Palazzo Chigi sono settimane che ci lavorano. Ora è chiaro che l’endorsementper il Sì, anticipato da John Phillips, l’ambasciatore Usa in Italia era stato solo improvvido nei tempi. L’ingerenza è esibita. Il castingper la cena di Stato Il premier gongola “Obama ha previsto tutto, anche il sole” Lui: “Se vince il No, non te ne devi andare” è iniziato da tempo. Renzi ha scelto di farsi accompagnare dai premi Oscar Paolo Sorrentino e Roberto Benigni, da Giorgio Armani, dalla direttrice del Cern, Fabiola Gianotti, dal presidente dell’Anac Raffaele Cantone, dalla direttrice della sezione architettura e design del Moma Paola Antonelli, dalla sindaca di Lampe- dusa Giusi Nicolini e dalla campionessa paralimpica Bebe Vio. Eccellenze scelte con cura, col criterio dell’album di figurine. Il vertice tra i due dura quasi 2 ore. “Patti chiari, amicizia lunga”, dice Obama, in italiano. Dopo la Brexit, il presidente pensa che gli Usa possano dialogare dentro la Ue meglio con l’Italia che con Francia e Germania. Sul tavolo del vertice ci sono la Russia, la Libia, ma anche l’Europa. Nella conferenza stampa finale Renzi assicura: “L’agenda internazionale italiana coincide totalmente con quella americana”. Se l’amico americano chiede, l’Italia risponde, ovunque serva. In Iraq, in Afghanistan, in Kosovo, in Libia. E OBAMA pressa: “La Russia viola i principi di democrazia, libertà, integrità territoriale”. Renzi sul punto non si sbilancia, visto il rapporto stretto con Putin. Lodi a stelle e strisce per le riforme. E promessa di aiutare il premier in Europa sui migranti e sulla crescita. Musica per le orecchie di Renzi, che deve andare a trattare a Bruxelles sulla manovra. Endorsement per endorsement, lui si è schierato dall’inizio con Hillary (che incontra oggi a pranzo), senza dubbi e senza cautele. “Matteo rappresenta una nuova generazione di leadership”. Parola di Barack. Lo sforzo obamiano per il No alla Brexit, va detto, non ha portato bene a David Cameron in Inghilterra. Per Palazzo Chigi è andata meglio delle più rosee previsioni. Ma si sforzano di contenere gli entusiasmi: “Obama porta voti al Sì? Chissà. Di certo, non al No”. © RIPRODUZIONE RISERVATA YouTrend La corsa per le presidenziali e i due candidati meno amati della storia americana Hillary-Trump, l’imprevedibile tycoon è in crisi Ma l’ex first lady deve affidarsi alle “controfigure” la salute dell’ex First Lady (42,4% a 41%). rò, che è un sistema federale, quello che conta non è ottenere un voto in più a livello nazionale, ma vincere Stato per Stato. Ciascuno dei 50 Stati, più il District of Columbia, mette in palio un numero variabile di “grandi elettori”, in base alla popolazione – dai 3 del Montana ai 55 della California –, e il candidato presidente che vince in uno Stato si porta a casa tutti i grandi elettori di quello Stato (solo Maine e Nebraska li assegnano in modo proporzionale). Questi 0,2 +6% NEL SISTEMA politico Usa, pe- La distanza a luglio Dopo la Convention repubblicana: pareggio Il vantaggio di Clinton Oggi il distacco tra i due avversari è netto “grandi elettori”, che altro non sono se non funzionari di partito che formalmente, dopo le presidenziali, eleggono il presidente, sono 538: per vincere ne servono 270. Ecco che allora, più che i rapporti di forza a livello nazionale, per Hillary Clinton e Donald Trump conta prevalere nei cosiddetti swing states, gli Stati ballerini, quelli in cui pochi voti possono far pendere la bilancia a favore di un candidato o dell’altro. Tornando alla media dei sondaggi nazionali: oggi, dopo due dibattiti e settimane difficili per Trump, si registra un largo vantaggio per la Clinton, 45,3% contro il 39,3 del repub- blicano. Anche nei singoli Stati decisivi l’ex First Lady è avanti di circa 4 punti in Florida e Nevada, 2 in Ohio, 7 in Pennsylvania e Colorado, 3 in North Carolina e 2 in Iowa, uno Stato con molti elettori bianchi e poco istruiti, il segmento più difficile per la Clinton. Le stime attuali, come quella di Larry Sabato, assegnano alla candidata democratica circa 340 grandi elettori, ben più dei 270 necessari per arrivare alla Casa Bianca. Un sistema elettorale come quello americano incide molto sulle strategie comunicative dei candidati, che concentrano iniziative e spot proprio negli swing states. Hillary, memore dei trionfi obamiani, ha creato una macchina imponente. La presenza capillare dei comitati nei quartieri, lo sforzo nel canvassing, il porta a porta potenziato dalle nuove tecnologie saranno un’arma fondamentale il giorno del voto, che i sondaggi oggi non possono intercettare o quantificare. Il suo è un messaggio semplice, tutto giocato su esperienza e affidabilità. E in un momento di difficoltà di consenso nell'elettorato democratico il suo staff ha avuto l'umiltà di spostare l'attenzione da Hillary, candidata comunque poco popolare, ai suoi sup- POLITICA Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | Lo sberleffo ROSA&VINCENZO: NEMICO COMUNE » VIN.IUR. , A DIMOSTRAZIONE che il nemico del mio nemico è mio amico, ieri la sindaca di Quarto (libera da Beppe Grillo) Rosa Capuozzo ha esternato la sua gioia nell’aver incontrato “un uomo libero come Vincenzo De Luca”, il governatore Pd della Campania. Quasi un’ora di colloquio a porte chiuse in municipio in presenza della giunta ex M5s, per discutere di proble- matiche idrogeologiche del territorio flegreo e di come attingere ai fondi della Regione per risolverle, al termine dell’inaugurazione del pronto soccorso dell’ospedale di Pozzuoli. E cosa hanno in comune Rosa Capuozzo e Vincenzo De Luca, a parte la reciproca “libertà” di vedersi per questioni istituzionali? La risposta è facile: la profonda antipatia nei confronti del Di- »9 rettorio grillino. Il nemico condiviso. La Capuozzo non ha perdonato i cinque “leader” del Movimento di averla abbandonata a se stessa, fino all’espulsione, durante la crisi delle indagini su ricatti e camorra (dove in fondo è parte lesa). De Luca li odia e fa poco per celarlo, fino a definirli “Luigino (Di Maio, ndr) il chierichetto, Fico il moscio, e l'emergente Dibba (Di Battista, ndr), il gallo cedrone: tre mezze pippe”. Agnolotti e braciole: Sky e il dolce menu da servire al premier R L’INTERVISTA Della Porta Raffo: “È da De Gasperi che ci sentiamo inferiori agli Usa” » GIANLUCA ROSELLI I media italiani festeggiano il ricevimento americano di Matteo. Travolgente entusiasmo della rete di Murdoch » TOMMASO RODANO A gnolotti e braciole, grazie alle mani fatate dello chef Mario Batali. In un momento di sublime giornalismo, ecco il menù della State dinner di Barack Obama e Matteo Renzi. Un evento che ha fatto impazzire giornali e tv, contagiati dallo stesso virus. L’occasione era irripetibile: l’endorsement del presidente degli Stati Uniti al premier italiano, con la parola “riforme” in grande evidenza. La copertura, allora, è stata incessante, con dirette unificate sui maggiori siti e sui telegiornali all news. Il “caloroso benvenuto”e“l’appoggio incondizionato” di Obama, raccontati in ogni sfumatura. Viene naturale chiedersi se sia un riflesso provinciale, o se anche i media tedeschi e francesi – per fare due esempi – mettano in moto la stessa furibonda macchina celebrativa per le visite oltreoceano di Merkel o Hollande. Fatto a mano LA VISITA americana di Renzi è stata la notizia d’apertura in tutti i telegiornali della Rai, da mattina fino a sera. Ma anche stavolta, pure Sky si è fatta rispettare: tra notiziari e approfondimenti, il viaggio di Renzi ha ricevuto un’attenzione quasi monografica sulla rete all news di Murdoch. La copertura è iniziata il 16 ottobre, con il primo servizio sugli ospiti della cena: la campionessa paralimpica Bebe Vio, il sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, Raffaele Cantone, Benigni, Sorrentino e tutti gli altri. “Per parlare La cena da Obama è diventato un evento mediatico. Che ne pensa? Ai fornelli Mario Batali, il cuoco che ieri sera ha preparato l’ultima cena di Stato alla Casa Bianca Ansa po, una chiamata a reagire per tanti elettori scontenti. MA LA CAMPAGNA minimale L’8 novembre Si vota tra tre settimane: gli Stati Uniti sono chiamati a scegliere tra la candidata democratica Hillary Clinton, moglie dell’ex presidente Bill, e il repubblicano Donald Trump Ansa porter (dagli Obama a Sanders, da Elizabeth Warren a Biden). Per alcuni analisti, un segno di debolezza. Per molti elettori dem, invece, un richiamo alla responsabilità. La campagna di Trump, per contro, ha rotto ogni schema, pur senza innovare nulla. Dallo staff ridotto all'osso dove gli strateghi si contano sulle dita di una mano, fino agli investimenti minimi e concentrati in pochi Stati. Il messaggio, reiterato fino all'esasperazione come vuole la tradizione repubblicana, è semplice: “Make America Great Again!”. Un richiamo alla grandezza e all'orgoglio americano. Al contem- enzi è andato a incassare un bello spot sul referendum. Ma del resto Obama che poteva dire: ‘Caro Matteo, le tue riforme fanno schifo’? Poi, magari, dei contenuti della riforma Barack non sa assolutamente nulla…”. Mauro della Porta Raffo è uno scrittore, grande esperto di politica americana. – dice Sky – dei grandi temi al centro dell’incontro ufficiale tra Renzi e Obama: Europa, clima, rifugiati, crescita economica”. Lunedì 17 ottobre Sky Tg24 ha raccontato gli “ultimi preparativi”: “Molti quotidiani, come il Washington Post e il Financial Times, parlano di ricevimento da star di Renzi, considerato uno degli alleati più affidabili in Europa per gli americani”. Ieri, nel grande giorno della visita, la mattina è stata allietata dall’intervista di Obama a Repubblica, con l’appoggio esplicito alle riforme renziane. Sky Tg24 non ha mancato di lodare la lucidità del presidente degli Stati Uniti: “Dettagliato, accurato, preciso: Obama parla a Repubblica sfoderando un concetto di Italia attraversato da riflessioni economiche, politiche, sociali”. Bravo, Barack! L’approfondimento pomeridiano è altrettanto entusiastico (il titolo sul grande schermo in studio è “Metti una sera a cena”). Dopo la conferenza congiunta dei due leader, si sottolinea il “fronte comune”: “Sintonia e sorrisi, Renzi trova una sponda per il referendum”. MA IL MOMENTO più intenso rimane guidata dal tycoon, ancora più impopolare di Hillary, è funzionale a una strategia che punta tutto su di lui e sulla sua personalità estrosa ed eccessiva. La campagna coincide con Trump, con i suoi pregi e difetti. La sua imprevedibilità, il suo istinto, come abbiamo visto in occasione dei dibattiti, sono il suo tallone d'Achille, ma anche ciò che più spaventa la Clinton. Per lei non riuscire a prevedere le mosse dell'avversario è un problema non da poco, che lascia ancora molte pagine da scrivere su questa sfida. * YouTrend quello del menu. Sky ha anticipato tutti. Agnolotti e braciole, come si diceva all’inizio. Giornalismo che lambisce la poesia; un’ode al convivio: “Black tie per gli uomini, abito da sera per le donne. Un menu pensato dallo chef star americano Mario Batali (...)per una serie di portate all’insegna dei punti di contatto tra i due Paesi. Agnolotti con il ripieno di patate dolci; insalata di zucca con pecorino di New York; braciole di manzo con cremolata di rafano e cime di rapa”. Per gli antipasti, apprendiamo, saranno servite le materie dell’orto di Michelle Obama. E poi: “La tavola sontuosa, con fiori, candele, posate dorate e bicchieri lavorati a mano è il simbolo istituzionale di una cena che vuole immortalare un legame forte tra Italia e America”. Che appetito. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Come tutti i nostri leader quando vanno alla Casa Bianca, anche Renzi è affetto da provincialismo. E l’attenzione spasmodica delle nostre tv lo dimostra. Abbiamo un complesso di sudditanza, ci sentiamo inferiori. Iniziò De Gasperi nel 1947, gli unici a non avere complessi di inferiorità furono Craxi e Cossiga. Renzi ha ricevuto un bell’assist per il Sì. Quando manca un mese alle urne, tutto quello che fai diventa campagna elettorale. Questo viaggio per Renzi era una ghiotta occasione, con tutti i riflettori puntati addosso. Quanto è vera la tesi dell’ingerenza Usa nella politica italiana? Sono la più grande potenza occidentale, è normale che cerchino di influenzare le politiche degli altri Stati. Obama, poi, pur con enormi differenze, è della stessa famiglia politica di Renzi. Anche se il rapporto tra i due non è paragonabile a quello di Berlusconi e Bush junior. Chi vincerà le elezioni Usa e come cambierà il rapporto con l’Italia? I sondaggi danno la Clinton in vantaggio, ma il dato nazionale non conta nulla: con i grandi elettori negli Stati decisivi, Trump potrebbe ancora farcela. Se vince lei, mi aspetto un’America più interventista in politica estera; Trump fa dichiarazioni isolazioniste. Ma tutto è relativo: anche Bush jr prima dell’11 settembre era isolazionista. Sa qual è il problema? Quale? È tutto troppo dominato dalla tv. Chi ha detto che chi vince un dibattito tv sarà un buon presidente? Abramo Lincoln in questa campagna elettorale non avrebbe toccato palla. 10 » ESTERI | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016 MILANO CINA PROTESTA PER DALAI LAMA Inizia domani la 3 giorni del XIV Dalai Lama Tenzin Gyatso a Milano. L’icona del pacifismo riceverà le chiavi della città come deciso da una delibera approvata dal precedente Consiglio comunale durante il mandato di Giuliano Pisapia che nel 2012 gli consegnò il Sigillo di Milano. E il sindaco Giuseppe Sala lo incontrerà, forse all’aeroporto di Malpensa. Proteste della comunità cinese e di Pechino. Ansa REGNO UNITO STUPRO A WESTMINSTER Il capo della segreteria di un deputato Tory è stato arrestato con l’accusa di aver stuprato una donna all’interno del Parlamento di Westminster: Sam Armstrong, 23 anni, lavorava per il conservatore Craig Mackinlay. Lo stupro sarebbe avvenuto nelle prime ore di venerdì scorso. Scotland Yard ha confermato che l’uomo è stato rilasciato su cauzione, fino alla metà di gennaio: in corso le indagini. ONORI All’alleato “rompiscatole” in Europa pensando alla Clinton » GIAMPIERO GRAMAGLIA I l ‘tappeto rosso’ metaforico – e non solo - della diplomazia americana per gli amici che contano, o almeno che servono, è stato srotolato per intero: una visita tutta ‘latte e miele’ per Matteo Renzi, che non è la solita visita ‘tarallucci e vino’ spesso toccata ai leader italiani, pacca sulle spalle (che c’è stata) e “vai, che siamo amici, ma io ho da fare”. Qui, invece, Obama sostiene di avere tenuto “il meglio” per la fine del suo mandato, cioè l’ultima cena di Stato con l’amico Matteo e l’italica cucina. Il programma non potrebbe essere più carico: l’incon- Addio al latte e miele Il leader afroamericano sottolinea il peso delle intese con l’utile amico tro nello Studio Ovale, una colazione al Dipartimento di Stato con il vice-presidente Biden e il segretario di Stato Kerry e molti ospiti italiani, la cena di Stato alla Casa Bianca, che diventa il clou della giornata. Perché, nel colloquio di lavoro, non ci sono contenziosi, ma solo affinità. E, poi, in Europa, dopo la Brexit, che è stata uno schiaffo anche per lui, Obama ha bisogno di lasciare in eredità al suo “clone” Hillary Clinton un amico fidato, se non proprio solido e trasparente a tutto tondo (leggi Russia, dove Roma è assai meno rigida di Washington). E l’Italia oggi è meglio IL CASO Obama in love Serenata interessata nello Studio Ovale della Germania, che frena la spinta alla crescita di cui gli Usa hanno bisogno, e della Francia, con il cui presidente Hollande non c’è mai stata una buona sintonia. Sul piano personale, Angela Merkel s’è pure legata al dito il fatto che l’intelligence americana spionasse il suo cellulare. Il trattamento per Renzi è quello speciale, che i presidenti statunitensi riservano agli ospiti alleati con cui sono particolarmente in sintonia – per Ronald Reagan, era Margaret Thatcher – o di cui hanno particolarmente bisogno; oppure agli ospiti che alleati non sono, ma con cui c’è bisogno di stabilire una relazione speciale – George W. Bush ci provò con Vladimir Putin, senza però riuscirci. Capita, anche, se la diplomazia Usa prenda topiche colossali, come quando celebrò l’alleanza in funzione anti-terrorismo con il presidente Salah, destinato a diventare di lì a poco – e a restarlo fino a oggi - un ‘guastafeste’ nella regione. CON RENZI E CON L’ITALIA, Obama, e gli Usa, rischiano di meno: la stretta di mano calorosa, le parole dolci sull’amicizia e il referendum – “il sì può aiutare l’Italia”, il passaggio su cui Palazzo Chigi aveva più lavorato –e quelle di prammatica sul “grande contribu- to” in Libia e altrove, il ‘darsi del tu’ che in americano significa chiamarsi per nome. Dal linguaggio del corpo alle affinità familiari, con la presenza di Michelle e di Agnese: “Abbiamo avuto la fortuna di avere sposato donne fantastiche, che hanno dedicato gran parte della vita a educare i nostri figli”: una cosa del genere, quando l’ospite era Berlusconi, che al G20 di Pittsburgh s’incantò a scrutare la scollatura di Michelle, Obama non poteva certo dirla. IL PRESIDENTE non ha lesinato omaggi politici, storici, convenzionali: il ruolo della Resistenza e quello degli immigrati nel ‘fare grande’ l’America, Pompa magna La cerimonia d’arrivo in omaggio a Renzi sul South Lawn della Casa Bianca Ansa WIKILEAKS E la paura di rivelazioni nel giorno del dibattito tv Benvenuti, amici italiani. Patti chiari amicizia lunga. Ecco una nuova generazione di leader nel mondo BARACK OBAMA La versione di Assange: “Gli Usa hanno chiesto all’Ecuador di togliermi Internet” IL VERO NEMICO di Hillary lombiane. La denuncia di Wikileaks è arClinton nella corsa alla Casa rivata dopo che la stessa organzzazione Bianca non sembra tanto l'avversario aveva avvertito due giorni fa che ad Asrepubblicano Donald Trump, quanto sange era stata “interrotta deliberataJulian Assange, fondatore di Wikileaks. mente la connessione internet”. La sede diplomatica del Paese sudamericano Mentre Trump inciampa da solo nelle smentisce ogni forma di complotto: sue gaffe, Assange ha sistematicamente messo in rete migliaia di email per im"Continueremo a proteggere Julian Asbarazzare l'ex segretario di Stato. A tal sange e a mantenere l'asilo politico che punto che l'attuale segretario, John gli abbiamo garantito nel 2012. Assange Kerry, avrebbe chiesto al si trova nell'ambasciata egoverno dell’Ecuador di ecuadoregna a Londra per sfuggire ad un mandato di vitare che Assange, rifugiato da tempo nell’ambasciaarresto della Svezia, per violenza sessuale. Il leader ta ecuadoregna di Londra, continui a divulgare infordi Wikileaks sostiene che mazioni su Hillary. Questa, sia una manovra degli Usa almeno, è la versione di Wiche non hanno mai gradito kileaks su Twitter: le presle sue divulgazioni, ad inisioni di Kerry sarebbero avziare dai file sulla guerra in venute a margine dei nego- Julian Assange Iraq forniti dal soldato ziati di pace con le Farc co- (Wikileaks) Ansa Manning nel 2010. q la cultura e la moda, il cibo e il vino, fino a Sophia Loren e al rammarico di non avere avi italiani, ma con il sentimento di sentirsi “italiano onorario”. E l’omaggio è anche personale e politico, per Renzi, “una nuova generazione di leader nel Mondo”, e per le “riforme coraggiose” che servono a sfidare lo ‘statu quo’. Il premier gioca di sponda, ricambia sullo stesso tono. Lui chiude “Viva gli Stati Uniti, via l’Italia, viva la libertà”, e sembra la replica di un berlusconi a Camp David nel 2004. Obama sfoggia un italiano di cortesia: apre con ‘buongiorno’, fa strada con un ‘benvenuti, amici italiani’, dopo essere passato per il proverbio ‘patti chiari amicizia lunga’. In realtà, l’amicizia, per lui, è questione di mesi: fra meno di cento giorni, il presidente passerà la mano al successore e Renzi, se toccherà ancora a lui, dovrà aprire un altro capitolo ‘americano’. Ma con Hillary, ripetere una sceneggiata simile gli sarà difficile. Verrebbe meglio caratterialmente con Trump, ma lui fa il tifo per la Clinton e non perde occasione per ricordarlo. A Barack, Matteo dà appuntamento in Italia, per “mangiare l’amatriciana” da ex: da L’Aquila nel 2009 al 2016, c’è sempre un terremoto nell’Italia di Obama. © RIPRODUZIONE RISERVATA Touchdown Oggi pomeriggio la sonda europea dovrebbe iniziare la missione sul pianeta rosso Anche l’Italia cerca vita su Marte » GIOVANNA GIANNONE S ono passati sette mesi da quando la ExoMars, la missione dell’Agenzia spaziale europea (Esa), di cui l’Italia è il primo finanziatore, ha lasciato la Terra. Oggi, intorno alle 16.48 (ora italiana), l’Europa toccherà per la prima volta il suolo di Marte. I protagonisti della spedizione, partita lo scorso 14 marzo da Baikonur (Kazakistan), sono la sonda Trace Gas Orbiter (TGO) e il modulo di atterraggio Schiaparelli. Domenica scorsa i due componenti si sono separati. TGO ha proseguito il suo viaggio verso l’orbita marziana, mentre il lander Schiaparelli ha cominciato le sue manovre per l’at- terraggio. Fin qui il viaggio. Ma cosa è andata a fare l’Europa su Marte? Lo spiega Amedeo Balbi, astrofisico e ricercatore all’università di Tor Vergata: “ExoMars è pensata specificamente per cercare la vita su Marte, una cosa che non si fa dagli anni ‘70. Saranno condotti esperimenti di esobiologia”. LA SONDA orbitante TGO cer- cherà di rilevare la presenza di metano nell’atmosfera marziana. “Si cerca il metano spiega Balbi - perché è una molecola che può essere associata all ’attività biologica. Sulla Terra il metano è prodotto anche da alcuni tipi di batteri. ExoMars dovrà chiarire se effettivamente su Marte ci sono sorgenti di questo gas. Anche se non è un segnale univoco, è un campanello d’allarme per la presenza di vita”. Prima di mettersi a caccia di metano, però, TGO dovrà entrare nell’orbita di Marte. Per farlo, effettuerà una manovra di aer ob ra k in g: sfrutterà la resistenza dell’atmosfera del pianeta per diminuire la velocità e perdere quota. Schiaparelli, che invece sta viaggiando a circa 21 mila chilometri orari, dovrà rallentare, aprire il suo paracadute e toccare il suolo in meno di sei minuti. I dati raccolti durante l’atterraggio saranno usati per la seconda parte di Exomars, programmata per il 2020. Per quella data, l’Esa dovrebbe inviare su Marte il suo primo ro- sono scettico - commenta Balbi - quella di Musk è soprattutto propaganda. ExoMars 2016 Il modulo di atterraggio Schiaparelli e la sonda TGO mentre si avvicinano a Marte Ansa ver, un modulo robotico capace di muoversi sulla superficie marziana, perforare e analizzare il suolo. Il condizionale è d’obbligo: a giugno gli Stati partecipanti hanno dovuto rifinanziare la missione. Il budget è passato da 1,2 a 1,56 miliardi di euro. Nel 2012, invece, ExoMars aveva già subito l’abbandono dell’agenzia spaziale americana Nasa, rimpiazzata dalla russa Roscomos. A fine settembre il miliardario Elon Musk, a capo di Space-X, ha presentato il suo piano per “colonizzare” Marte. Primo viaggio umano nel 2023. “Io IL QUADRO che ha tracciato non è del tutto irreale, ma i tempi sono troppo stretti. Musk progetta addirittura di rendere Marte uguale alla Terra: ci vorrebbero centinaia di anni”. Qualche giorno dopo l’annuncio del miliardario il presidente Obama ha dichiarato che la Nasa sarà su Marte nel 2030. “Anche Obama è molto ottimista. L’iniziativa privata ha innescato una specie di gara con i privati”. Allora, scommettiamo: chi arriva per primo su Marte e quando? “Nel 2050, una bambina europea che oggi ha pochi anni”. © RIPRODUZIONE RISERVATA CRONACA Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | SENTENZA OLIVETTI Amianto, “Passera e De Benedetti: omesso controllo” “LA TEMPESTIVA valutazione del rischio amianto, e la conseguente adozione di idonee misure prevenzionistiche, avrebbe eliminato o, per lo meno ridotto, l’esposizione delle persone offese alle fibre tossiche e conseguentemente impedito, o quanto meno ritardato, l’insorgenza delle patologie asbesto correlate”. Lo scrive il giudice E- q lena Stoppini nelle motivazioni della sentenza di primo grado che lo scorso 18 luglio ha condannato i vertici della Olivetti di Ivrea per le morti da amianto. “Risulta ampiamente provata l’effettiva titolarità in capo all’ingegner Carlo De Benedetti, a Franco Debenedetti e a Corrado Passera – si legge in un passaggio delle oltre 170 pagine delle motivazioni – » 11 della figura di datori di lavoro”. Così come “è ampiamente provato l’omesso e/o negligente esercizio di tali poteri che, se correttamente dispiegati, avrebbero avuto effetto impeditivo degli eventi lesivi verificatisi”. Le difese di De Benedetti, Debenedetti e Passera hanno già annunciato ricorso in appello contro le condanne inflitte dal giudice monocratico. STAMPA Prima in Regione Lazio, adesso all’agenzia di Pippo Marra » ANDREA MANAGÒ R oma, settembre del 2012, a due passi da piazza del Popolo. Nei saloni dell’elegante Residenza di Ripetta da pochi minuti l’ormai ex presidente della Regione Lazio Renata Polverini ha annunciato le sue dimissioni, travolta dallo scandalo dell’uso improprio dei fondi ai gruppi in consiglio regionale. Il centrodestra romano va in frantumi e nei corridoi dell’hotel la tensione è palpabile. Dalla Polverini all’AdnKronos: ecco Zoroddu, l’anti-giornalisti tratto integrativo. E l’arrivo di Zoroddu non sembra aver migliorato il clima, anzi. TRA I PIÙ AGITATI c’è Giovanni Zoroddu, allora capo di gabinetto della Regione Lazio, dopo essere stato per oltre un decennio l’uomo ombra dell’ex segretaria dell’Ugl. “Va bene, sei nervoso, hai perso un posto di potere”, dice un giornalista rivolto all’ex assessore al Bilancio Stefano Cetica, anche lui su di giri. Zoroddu non ci sta e replica: “Non esagerate”. Così interviene Francesco Storace, nell’insolita veste di paciere: “Cercate di capire”. Poi Zoroddu sbotta, prima prende a schiaffi la telecamera dell’agenzia Vista,“ancora co’ ’sta cazzo...”. Poi aggiunge, rivolto all’operatore: “Ma che pensi ho paura di spaccarti la faccia? Testa di cazzo”. Quindi insegue un secondo videomaker mentre Raffaele Marra, allora in Regione con la Polverini, oggi tra i dirigenti più ascoltati in Campidoglio da Virginia Raggi, cerca di trattenerlo. GIÙ AL NORD Giovanni Zoroddu nel video dell’agenzia Vista, da “Repubblica Tv” Proprio Zoroddu, da circa un anno, fa il direttore generale all’Adn Kronos, una delle agenzie di stampa più importanti in Italia con circa ducento dipendenti. Ma anche lì i rapporti con i giornalisti non sono idilliaci. Le relazioni tra azienda e dipendenti non sono le migliori: dopo che due anni fa un tentativo di ridimensionamento del personale (23 tra giornalisti e poligrafici) è andato a vuoto, oggi si vivono tensioni sul futuro dell’agenzia e il rinnovo del con- contratto di lavoro incassando però il rifiuto dei lavoratori. Le riunioni – a quanto trapela – si fanno sempre più agitate, così come i L’EX BRACCIO DESTRO della Pol- rapporti con il personale. A inizio verini ora riveste un ruolo di coor- ottobre arriva il licenziamento di dinamento tra Angela Antonini, tre impiegati amministrativi, semoglie del patron di Adn Kronos guito dalle proteste dei sindacati, Pippo Marra, e l’organizzazione con il Comitato di redazione che del gruppo, nel quale recente- stigmatizza: “La formula della mente ha trovato posto anche il riorganizzazione aziendale e d e l l’economia dei renzianissimo ex costi di produzione generale della Finon trova riscontro nanza Michele Adinei conti del Grupnolfi. Secondo rupo”. Giorni fa una nomors tra gli sponsor Occupazione ta interna del Cdr atdi Zoroddu ci sareb- Tra i cronisti tribuiva al direttore be stato un altro fedelissimo dell’ex go- cresce il timore generale una “re avernatrice del Lazio, che sia stato zione scomposta, nei Leonardo Catarci, toni, nelle parole e sposato con la sorel- preso proprio perfino nell’atteggiamento fisico”. Ora i la della Antonini, per tagliare cronisti temono che che in Regione era a Zoroddu sia stato capo della comuni- il personale cazione istituzionachiamato proprio per “snellire” il perle. Da una crisi politica, quella del- sonale in vista di una possibile la Regione Lazio, a un mondo in cessione dell’azienda o di una fucrisi come l’editoria. Zoroddu fa il sione con un’altra agenzia, indisuo ingresso in Adn quasi in sor- rizzo auspicato dal governo. Condina, passa i primi mesi a studiare tattato dal Fatto, Zoroddu prefecarte e contratti, poi propone un risce non parlare. © RIPRODUZIONE RISERVATA accordo aziendale per riscrivere il La scheda È STATO capo di gabinetto della Regione Lazio con Renata Polverini, dopo una lunga carriera in Ugl. Adesso, da un anno, Giovanni Zoroddu lavora invece all’agenzia di stampa AdnKronos: si occupa di personale n Asti La Procura accusa un imprenditore di aver sfruttato 130 lavoratori bengalesi La truffa del caporalato metalmeccanico negli anni Cinquanta e Sessanta, mentre questi sono avTorino venuti nel 2013. Nell’aprile di tre anni fa, instato definito come un caso di “caporalato metal- fatti, tra la comunità bengalemeccanico”. La procura di A- se gira un annuncio molto insti, invece, l’ha qualificato co- teressante: due loro conname una truffa aggravata. Sarà zionali – Jamal Miah e Mapoi il tribunale cittadino a sta- sum Hussein, titolari della bilire se questo sia il reato coop “Rubina” – offrono un commesso da lavoro da operaio Daniele Olivero, a tempo indeterun imprenditore minato con uno 42enne, titolare stipendio di della “Stampaggi Imbrogliati 1.055 euro al meindustriali Oli- L’offerta se a fronte di una vero” a Narzole “c auz io ne” da (Cn), finito al di impiego duemila euro. Da tutta Italia decibanco degli im- a tempo putati ieri. L’imne di uomini parprenditore è l’u- indeterminato tono per arrivare nica persona sot- per 1.055 euro alla stazione di to accusa per lo Torino Porta sfruttamento di è solo un inganno N u o v a , d o v e i 130 lavoratori due soci raccolbengalesi avvegono la quota e nuto nella primavera di tre an- distribuiscono i nuovi arrivati ni fa tra Torino e Cuneo, con tra le case dei loro conoscenti storie umane che – per certi a- dietro il pagamento di dieci spetti –ricordano le condizio- euro a notte. A maggio i nuovi ni di vita e di lavoro dei me- arrivati vengono trasferiti a ridionali arrivati in treno nella Carmagnola e poi, a bordo di città della Fiat con il sogno di un camion a Osasio, paese delun buon impiego. La differen- la fabbrica. Vengono stipati in za è che quei fatti accadevano case affittate dalla coop, case dovranno fare attenzione a non farsi male, avrebbe aggiunto l’imprenditore Olivero. Il lavoro comincia subito, senza aver mai utilizzato uno dei macchinari, senza un corso rapido e senza protezioni anti-infortunistiche, e a giugno arriva il contratto: sorpresi, i bengalesi scoprono che non sono assunti a tempo indeterminato, ma sono soci-lavoratori della Rubina Coop che fornisce manodopera a basso costo alla ditta. » ANDREA GIAMBARTOLOMEI Il mio cliente è stato raggirato da una cooperativa che voleva rilevare la sua azienda, i soldi non sono finiti a lui che è estraneo al reclutamento R. PONZIO, AVVOCATO È POI SCOPRONO ANCHE che lo in condizioni spesso inaccettabili: sovraffollate, senza bagni, acqua calda, fognature o luce. Una domenica di fine maggio Miah e Hussein portano i bengalesi nello stabilimento e vengono istruiti: dovranno stampare componenti in lamiera per automezzi e Vertenza Lavoratori bengalesi protestano contro il trattamento subito Ansa stipendio previsto da 1.055 euro (983 euro netti), a luglio e ad agosto è sceso a cento euro, giusto quello che avrebbero dovuto versare ai loro “intermediari” per l’alloggio. Il segretario provinciale della Fiom Torino Federico Bellono e Michele Curto di Sel raccolgono le testimonianze e fanno un esposto e lo fanno anche i fondatori della cooperativa. Dagli atti della procura si apprende che Olivero, “con un meccanismo capzioso”, avrebbe proposto a Miah e Masum “di costituire una cooperativa di lavoratori che avreb- bero prestato la loro opera per la Sio sostituendo i precedenti dipendenti”. Ma non solo: con i soldi ottenuti i “soci-lavoratori” avrebbero rilevato una quota della società di Olivero. Per questa ragione l’imprenditore è accusato di truffa aggravata. Ieri ad Asti contro di lui si sono schierati due ex lavoratori della Sio, la Fiom e anche i due “intermediari”. Il difensore dell’imprenditore, Roberto Ponzio, afferma che il suo cliente “è stato raggirato dai titolari della cooperativa che volevano rilevare la Sio, i soldi non sono finiti a lui. Olivero è estraneo al reclutamento e non ha avuto ruoli nella cooperativa”. © RIPRODUZIONE RISERVATA P G 12 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016 iazza rande Caro Tosco, te lo dico in versi: parla meno e guarda negli occhi O Tosco che per la città dei video/vivo ten vai così parlando lesto/disbosca te ne prego e che sia presto/ il foco che ti agita/la smania di parlare a macchinetta/senza che mano umana/(tanto meno divina, Dio bonino/credimi)/caricato ti abbia/con la chiavetta/Riponi nella màdia/la tua sete di sì/Vincitore o vinto/sarà il Fato a decidere/non certo le parole/che mitragli nell’aria/come coriandoli/dispersi al vento/E se gli occhi sono il segno del core/guarda, t’imploro, una buona volta in faccia/nella tenzone/il tuo interlocutore. GIOVIANO PONTANO Riforma Boschi, si risparmia solo un euro per il caffè In mancanza di argomenti a favore della deforma costituzionale la servile Rai ricorre al trucco di presentare il Sì su fondo bianco e il No su fondo nero. Mi ricorda l’espediente dei colonialisti francesi di scegliere il colore viola, colore iettatorio per gli algerini, per la scheda sfavorevole alla loro proposta referendaria. Quando nel quesito si afferma che il Sì ridurrebbe i costi della politica, si omette di precisare che il risparmio di 49 milioni all’anno diviso per il numero degli elettori corrisponde circa a un euro, un caffè. FRANCO BUCCELLA Benigni, perché dici che la Carta è invecchiata? Sono una novantenne lettrice di questo quotidiano sin dal primo numero. Ho vissuto una vita con il cambiamento dei partiti e vorrei una risposta alla domanda che vi porgo. Benigni diceva che la Costituzione italiana, oltre a essere la più bella, era anche la migliore del mondo. Ora, per una cena alla Casa Bianca, o meglio per andare al seguito di Matteo Renzi, dice che bisogna cambiarla perché è invecchiata. Quando quella americana scritta alcuni secoli fa è sempre attuale. Mi date l’articolo più appropriato per questo voltafaccia? MARIA SANTORO Cara Maria, condivido il suo sconcerto e giro la sua domanda a Benigni, nella speranza che ci legga e, soprattutto, che le risponda. (m.trav.) Non è una buona notizia la soppressione del Cnel Nell’editoriale di ieri il Direttore de Il Fatto Quotidiano ha espresso il suo assenso per l’abolizione del C- A DOMANDA RISPONDO Inviate le vostre lettere (massimo 1.200 caratteri) a: il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n° 42 - [email protected] forma probabilmente è motivata dalla speranza di ottenere ottimi contratti con la Rai e posizioni di prestigio nello staff di Renzi, al quale non sono più sufficienti i viaggi da piazzisti della riforma suoi e della signora Boschi, che girano per l’Italia e addirittura in Sudamerica, naturalmente a nostre spese. FURIO COLOMBO Che Museo del fascismo vogliono fare a Predappio? CARO FURIO COLOMBO, sono rimasto amareggiato dalle sue considerazioni (negative) sulla proposta di creare un Museo del fascismo. Come può un museo non insegnare cultura, non far riflettere su un periodo storico così travagliato? Io penso che censurare le vestigia del fascismo perché regime, sarebbe come censurare i monumenti romani perché figli della politica schiavistica di quella società. Convinzioni personali e analisi storica andrebbero separate per poter offrire una analisi lucida e veritiera. EMANUELE IL FASCISMO DIVIDE ANCORA L’ITALIA in modo profondo, come dimostra questa lettera (non è la sola), come ha dimostrato il dibattito sull'annunciato museo del fascismo a Predappio, nel programma giornalistico “Tutta la città ne parla” (Radio3, 18 ottobre) condotta da Mario Del Soldà, con molta cautela verso gli “opposti pareri”. Il dibattito era chiaramente orientato sugli argomenti della mia precedente lettera apparsa in questa pagina (nessun altro ha parlato del progettando Museo del fascismo di Predappio) ma senza dirlo. E quando uno degli invitati al dibattito ha citato con sprezzo i miei argomenti e il mio nome, chi conduceva non ha avuto niente da dire né per chiarire (come mai c’entrava il mio nome?) né per coinvolgere l’interessato, almeno accennando ai suoi argomenti. Vale la pena di ricordare che il rispetto per il fascismo, regime carico di delitti, risale ai venti anni di egemonia (sia al governo, sia all'opposizione) di Berlusconi che, da presidente del Consiglio, si è sempre rifiutato di partecipare anche una sola volta alla celebrazione del 25 aprile, cioè alla data e al simbolo della liberazione dal fascismo. E ha sempre tentato di assimilare la Shoah hitleriana-mussoliniana ai gulag di Stalin, ovvero il male del mondo, non del fascismo. Berlusconi non è un fascista ma è un opportunista. Voleva, e ha avuto, i voti NEL, ritenendolo superato. Io, invece, credo che l’istituzione del CNEL rappresenta un esempio della saggezza e della lungimiranza dei nostri Padri Fondatori. Era il 1948 e l’Europa era in piena trasformazione: si doveva ricostruire la pace dopo una devastante guerra intestina, a Est prendevano il potere regimi comunisti, gli imperi stavano per scomparire, erano emerse nuove grandi potenze mondiali che domineranno la politica internazionale per decenni. Istituire un organismo con l’incarico di cercare di capire il mondo e orientare le politiche economiche integrandole con quelle lavorative è stato un altissimo esempio di lungimiranza. Certo sarebbe dovuto diventare un luogo di incontri ai massimi livelli di tutta l’area fascista e parafascista italiana. È toccato a lui e ai suoi (molto più che ad Alleanza nazionale, finché è stata guidata da Fini) definire la Costituzione “comunista” e spiegare dai tanti microfoni per lui disponibili che la Resistenza in realtà era stato un complotto comunista per agganciare l’Italia liberata alla Russia sovietica, e che per fortuna, ci hanno liberato gli americani. Tutti sembravano non sapere che la cancellazione della memoria antifascista, non rende “neutrale” la memoria del fascismo, ma la esalta. Infatti tutto il periodo berlusconiano, e una folla di addetti all’informazione (non fascisti ma sempre orientati a dire ciò che dice il potere) ha svilito la memoria e la rinascita democratica dell'Italia (dalla Resistenza alla Costituzione al tentativo di attribuire la responsabilità dei gulag ai comunisti italiani) e frantumato ogni possibilità di memoria condivisa, che vuol dire che non è una colpa essere stati fascisti, ma lo è esserlo ancora, dopo decine di milioni di morti e dopo la Shoah (che è stato anche un delitto italiano). Ripeto ciò che ho già scritto. Un Museo del fascismo non si può fare perché in quel museo dovrebbero esserci le vittime, da Gramsci, Gobetti, Matteotti e i fratelli Rosselli ai cittadini ebrei italiani, discriminati, perseguitati, privati di tutti i diritti, al grido di viva il duce, per poi arrestarli e consegnarli agli “alleati” nazisti e ai campi della morte. In mezzo, fra la presa del potere violenta e le leggi razziali, nel Museo del fascismo si dovrebbe collocare la guerra d’Africa, completa dell’uso di armi chimiche di sterminio e di stragi di civili. Il solo possibile Museo del fascismo lo hanno fatto Ettore Scola con il suo indimenticabile film “Una giornata particolare” e Bernardo Bertolucci con il suo capolavoro, “Il conformista”. GIORGIO FALLETTI Caravaggio rubato, restituitelo ai siciliani Era la notte tra il 17 e 18 dell’ottobre 1969, dal furto e dallo sfregio della tela della Natività del Caravaggio (dipinta in Sicilia nel 1609) conservata presso l’Oratorio di San Lorenzo a Palermo, ma non protetta adeguatamente dalle istituzioni pubbliche di Palermo. Da allora solo depistaggi e dichiarazioni inattendibili. A ciò si aggiunge l’ultimo sfregio contro il Caravaggio, autorizzato da rassegnate istituzioni palermitane: l’indecente inserimento al posto dell’originale rubato di una stampa dello stesso. Più volte è stato detto da uomini delle Forze dell’ordine che il reato di furto dell’opera sarebbe caduto in prescrizione. Faccio appello a chi detiene l’opera: Fatela ritornare al suo posto, restituitela ai siciliani e al mondo intero. ALFIO LISI DIRITTO DI REPLICA Furio Colombo - il Fatto Quotidiano 00193 Roma, via Valadier n° 42 [email protected] (un po’ come il Bilderberg) fra persone oneste e competenti, non un organismo burocratico utile solo per erogare stipendi. I risultati di questa miopia sono evidenti: sono state perse quasi completamente le industrie metallurgiche, chimiche, meccaniche, elettro-meccaniche e gran parte di quelle alimentari e della moda. Come farà adesso l’Italia a risollevarsi? BRUNO FIRMANI Miracoli da Oscar: i russi diventano americani Ho rivisto il bel film di Roberto Benigni La vita è bella e ho notato alla fine un particolare che mi ha molto stupito e soprattutto infastidito. Nelle ultime immagini del film, che descrivono l’arrivo dei liberatori al campo di concentramento di Auschwitz il 27 gennaio 1945, compare un carro armato con la bandiera americana. Invece la liberazione del campo di concentramento di Auschwitz fu fatta dall’Armata Rossa, precisamente dal generale Kuroskin, comandante della LX armata del 1° fronte ucraino. In quel giorno gli americani erano ancora nelle Ardenne, a circa 1.700 chilometri da Auschwitz! Io credo che la bandiera americana sul fantomatico carro armato sia stata pensata da Benigni come captatio benevolentiae per influire sull’assegnazione del premio Oscar, come di fatto avvenne. La stessa propensione del signor Benigni si sta ripetendo sul referendum. La sua dichiarazione pro ri- In merito al testo che parla del Senato nel sussidiario Cetem “Imparo facile” è accaduto che per spiegare ai bambini della scuola primaria che il Senato è eletto su base regionale si sia utilizzata una formulazione che doveva risultare “semplice” ma che invece è risultata impropria e che quindi dovrà essere rivista. Non c’era però qualsivoglia relazione con il referendum costituzionale né alcun collegamento con le vicende politiche contingenti. Il sussidiario è stato scritto nel 2014 ed è stato pubblicato a marzo del 2015 e ristampato nel marzo 2016. Non neghiamo che l’espressione “i suoi componenti sono indicati dalle diverse Regioni” risulti impropria e che debba essere corretta con un’errata corrige alle scuole che hanno in adozione il testo e apportando le opportune correzioni nella prossima ristampa. STEFANO POTESTÀ, CONSIGLIERE DELEGATO Prendiamo atto della buona fede della casa editrice, augurandoci che possa essere da esempio per eventuali casi analoghi. Vds PROGRAMMITV 10:00 11:05 11:50 13:30 14:00 15:15 16:30 16:40 16:50 18:45 20:00 20:30 21:15 23:30 01:05 01:40 02:10 04:30 Storie Vere Tempo & Denaro La prova del cuoco Tg1 La vita in diretta Torto o ragione? Il verdetto finale Tg1 Tg1 Economia La vita in diretta L'Eredità Tg1 Affari tuoi FILM Saving Mr. Banks Porta a Porta Tg1 NOTTE Cinematografo Speciale Festival Internazionale del Film di Roma RaiGold Movie Mag DA DA DA 09:10 10:00 11:00 13:00 14:00 16:30 17:15 18:15 18:30 18:50 19:40 20:30 21:10 23:10 01:20 01:50 03:35 04:20 TELEFILM Homicide Hills Tg2 Lavori in corso I Fatti Vostri Tg2 GIORNO Detto Fatto TELEFILM The Good Wife TELEFILM Madam Secretary Tg2 Tg Sport TELEFILM Blue Bloods TELEFILM N.C.I.S. Tg2 20.30 NEMO Nessuno escluso TELEFILM Le regole del delitto perfetto Sulla Via di Damasco FILM Zoran il mio nipote scemo TELEFILM Hawaii Five-0 Videocomic. Passerella di comici in tv 08:00 10:00 11:00 11:10 12:00 12:25 12:45 13:15 14:20 15:30 16:15 16:40 19:00 20:00 20:05 20:30 Agorà Mi manda Raitre Elisir Tutta Salute Tg3 Chi l'ha visto? Quante storie Il tempo e la Storia Tg3 Il Commissario Rex Aspettando Geo Geo Tg3 Blob Gazebo Social News Prova pulsante... Quasi Quasi Rischiatutto 20:40 Un posto al sole 21:15 Chi l'ha visto? 00:00 Tg3 Linea notte 01:15 Diario Civile con Franco Roberti 06:35 The Practice - Professione Avvocati 08:30 Bandolera 09:30 I Cesaroni 10:40 Ricette all'italiana 11:30 Tg4 12:00 Detective in Corsia 13:00 La Signora in Giallo 14:00 Lo Sportello di Forum 15:30 Flikken - Coppia in Giallo 16:45 Detective Extralarge 18:55 Tg4 19:36 Dentro La Notizia 19:55 Tempesta d'amore 11 20:30 Dalla Vostra Parte 21:15 FILM Rambo 2 - La vendetta 23:10 I Bellissimi di R4 - Danko 01:20 Tg4 - Night News 01:42 Media Shopping 01:57 Music Line - Speciale 03:41 Help 07:59 08:45 11:00 13:00 13:41 14:10 14:45 16:10 16:20 17:10 18:45 20:00 20:40 21:12 23:30 01:20 01:35 02:19 02:45 04:45 Tg5 Mattino Cinque Forum Tg5 Beautiful Una Vita Uomini e Donne Grande Fratello Vip Il Segreto Pomeriggio Cinque Caduta Libera Tg5 Striscia La Notizia Rimbocchiamoci le maniche Matrix Champions League Tg5 Striscia La Notizia Speciale Tg5 Uomini e Donne 06:40 08:30 10:30 12:25 13:00 13:20 13:55 14:50 15:25 15:50 16:20 16:50 17:40 18:05 18:30 19:25 19:30 21:10 00:00 Cartoni animati Super Car Person of Interest Studio Aperto Grande Fratello Vip Sport Mediaset I Simpson Big Bang Theory 2 Broke Girls Due Uomini e 1/2 Baby Daddy E alla fine arriva mamma! Friends Grande Fratello Vip Studio Aperto Camera Café C.s.i. New York Bring The Noise FILM Come ammazzare il capo... e vivere felici 02:20 Studio Aperto 02:35 Premium Sport News 06:55 07:00 07:30 07:55 09:40 11:00 13:30 14:00 14:20 16:30 18:10 20:00 20:35 21:10 00:00 00:10 00:55 03:45 05:30 Oroscopo Omnibus News Tg La7 Omnibus La7 Coffee Break L'aria che tira Tg La7 Tg La7 Cronache Tagadà L'ispettore Tibbs Josephine, ange gardien Tg La7 Otto e mezzo La gabbia Open Tg La7 Otto e mezzo Frost/Nixon - Il duello Elezioni americane Special Guest 19:25 We Are Your Friends 21:00 Sky Cine News 21:15 Appuntamento con l’@more 22:50 Matrimonio al sud 00:35 Il Segreto dei suoi occhi 02:30 Duets: Argentero & Felberbaum - Speciale 02:50 L'A.S.S.O. nella manica 17:45 Veep 18:15 House of Cards - Gli intrighi del potere 19:15 Boss 20:10 The Affair - Una relazione pericolosa 23:25 Californication 00:25 The Affair - Una relazione pericolosa PIAZZA GRANDE Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | IL BADANTE RICICLAGGIO DI STATO DOPO IL PIZZO, PERÒ N egli Usa la corruzion e s i c h i a m a l o bbying; nel nostro Paese si chiama corruzione ma si fa in modo che i processi si prescrivano e, al peggio, che nessuno vada in prigione. Sempre in Italia, l’ex ministro Pietro Lunardi ha spiegato che “con mafia e camorra bisogna imparare a convivere” e Beppe Grillo ha raccontato agli italiani che “la mafia non ha mai strangolato nessuno, al massimo chiede il pizzo”. Adesso Matteo Renzi, dopo aver regalato a evasori e delinquenti vari la Voluntary Disclosure 1, si appresta a rinnovare la manovra con la VD2. Della serie: “Impunità garantita, ma pagatemi il pizzo”. DUE PROFILI: le VD sono un regalo, una vendita “saldo”appena superiore a quello dei “rientri di capitale” Berlusconi/Tremonti; e sono un crimine perché sono riciclaggio. Il “saldo” di Stato. Oltre i 75.000 euro di reddito annuo, l’a l iquota fiscale è del 43%. Pare che Renzi&C. garantiscano, con VD2, l’impunità (fiscale, dicono loro: una palla) previo pagamento di un pizzo pari al 35%. Regalano dunque ai criminali (non solo fiscali) l’8 %. Per convincersene basta ricordare che VD1 ha riportato in Italia 60 miliardi di euro di cui solo 4 sono finiti allo Stato. Ma VD1 riguardava i redditi prodotti dal ca- PIOVONO PIETRE » ALESSANDRO ROBECCHI A lla fine c’è riuscito. Matteo Renzi, a tarda sera, provato dalla giornata ma indomito e sovreccitato per tutta la cena è riuscito a far dire sì a Obama. A tradimento, fingendosi sovrappensiero gli ha chiesto, “Scusa Barack, mi passi il sale?”. E quello: “Sì”. Missione compiuta. LO SBARCO a Washington della pattuglia italiana – meno numerosa di quella dei nostri soldati in Lettonia, o in Libia, o di quelli che combattono a Mosul –è stato assai seguito e celebrato. Una specie di apoteosi, con Matteo che sostiene Hillary, Barack che sostiene Matteo, e Matteo che sostiene Benigni, appesantito dal piatto di lenticchie. Le eccellenze italiane sono state esibite, due registi premi Oscar, il grande stilista e la giovane campionessa disabile, la scienziata, la sindaca eroe (non è un modo di dire) di Lampedusa, la direttrice del dipartimento del design (vanto italiano ma museo americano, il Moma, roba buonissima), più il capo dell’anticorruzione Cantone. Insomma una specie di Bignami dell’Italia come la vede Matteo: fantasiosa e divertente, ma anche con capacità scientifiche, tenace e fresca come la giovane schermitrice Bebe Vio, ma anche manageriale » BRUNO TINTI pitale clandestino e imboscato all’estero; il pizzo pagato allo Stato solo a questi si riferiva, non all’intero capitale. VD2, invece, riguarda proprio il capitale in contanti detenuto clandestinamente; che, per espressa previsione di questi “legislatori”(Solone e Licurgo si rivolterebbero nella tomba se sapessero di essere accomunati a questa gente), è considerato reddito non sottoposto a tassazione, “nero” insomma. Ne consegue che l’intero capitale avrebbe dovuto essere sottoposto a tassazione con aliquota del 43%; invece 35 % secco. Il riciclaggio. I trafficanti di coca trasportano i narcodollari su piccoli aerei fino a Miami; e pagano ai riciclatori il 55 per cento. “Invece noi che semo 'na famija/de ‘na razza de gente più civile…” (Pascarella, La scoperta de l’America) glieli ricicliamo al 35 per cento. “Ma è solo evasione di imposta!”, dirà in coro il popolo del “nero”. Non ho abbastanza spazio per spiegare ancora una volta perché l’evasione di imposta è un crimine gravissimo. Il punto è che questo riciclaggio di Stato riguarda i proventi di qualsiasi reato: traffico di armi, di droga, di esseri umani, corruzione, giù giù fino alle rapine, alle estorsioni, ai “pizzi”, non dissimili da VD 1 e 2. MA RENZI&C. dicono che VD2 riguarda solo il “nero” proveniente dell’evasione fiscale! E questo è veramente irritante: non tanto la facilità alla menzogna ma la considerazione che hanno dei cittadini, persone ottuse che possono bersi la qualunque. I contanti hanno forse un’etichetta? C’è scritto: “nero”? Ma dai! Ah, ma faremo accertamenti, manderemo la Guardia di finanza. Altra insopportabile improntitudine. Nessuno si avvarrà di VD2 con la prospettiva di dover spiegare alla Finanza che quei 200.000 euro sono l’imposta evasa per l’anno X; anche perché, Renzi&C. dixerunt, VD2 non coprirà le conseguenze penali dell’evasione, solo quelle tributarie. Dunque, processi per dichiarazione infedele a gogò. Sicché mentono sapendo di mentire: nessun con- Indovina chi viene a cena: non certo l’autorevolezza trollo perché, altrimenti, di VD2 non se ne parla. E, se nessun controllo, VD2 per il provento di ogni reato: sono contanti, che ti frega da dove vengono, prenditi il tuo “pizzo” e “conviviamo”. Quanto alla pretesa che VD2 riguarderà solo i contanti detenuti in Italia, è ridicola. Voglio proprio vedere cosa dirà il Fisco al cittadino che gli racconta di avere un sacco di soldi nel caveau di HSBC a Ginevra e di voler usufruire di VD2. Spiacenti, la legge non lo prevede. Però, visto che sei stato così gentile da avvisarci, adesso ti sistemiamo noi. A parte tutto, una legge così violerebbe patentemente l’art. 3 della Costituzione. Sapete, quella quisquilia di “tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge …” Lo so che ci sono gli articoli 414 (istigazione a delinquere) e 415 (istigazione a disobbedire alle leggi) del codice penale. Però lo scoramento è tanto. Ma come si può sopportare una classe dirigente che opprime il 90 per cento dei cittadini con tasse inique, adempimenti burocratici insulsi e pesantemente sanzionati, inefficienza e arroganza amministrativa, giustizia resa volontariamente impotente; e che – nello stesso tempo –si appatta con il restante 10 per cento, sfruttandone la disonestà e tollerandone la criminalità? Non capiscono che la “convivenza” con il crimine è un morbo che si diffonderà, che i cittadini si renderanno conto che l’onestà non paga e che –presto –la distinzione tra bene e male perderà di significato? © RIPRODUZIONE RISERVATA Casa Bianca, missione compiuta: Obama dice Sì (Renzi chiedeva il sale) to lustro, pulito e levigato come in un’inquadratura di Sorrentino. Naturalmente non si pretende che un Presidente del Consiglio in visita ufficiale faccia della sociologia e si porti appresso una reale rappresentanza del suo paese. Pensa che imbarazzo le presentazioni con Michelle: “Questo è Fabrizio Corona, italian bad boy, occhio all’argenteria, eh!”. Oppure: “Questo è il fratello del ministro E I MEDIA FANNO “OH” dell’Interno… Lo spot americano avrà tranquilla, non chiederà dov’è il forse i suoi effetti: Renzi bagno, si porta il suo”. O ancora: andrà a parlare di soldi “E questo è il bambino più forin Ue con la spalla ancora tunato del moncalda della pacca di Barack do: ha schivato il controsoffitto della scuola per ad accreditarsi come buon allea- ben tre volte!”. to e, qui da noi, a mostrarci il maE non staremo qui a dire delle gico mondo dell’Italia che dice altre rappresentazioni dell’ItaSì, un Mulino Bianco delle farine lia reale, magari pescando dalle migliori, un po’ di retorica del cifre della Caritas diffuse proBelpaese, il “ce la faremo” e tutta prio mentre l’Air Matteo One la prosopopea del nuovo contro prendeva il volo: i poveri tripliil vecchio, del futuro contro il cati in sette anni (ora sono 4,6 mipassato, del veloce contro il len- lioni), o il fatto che moltissimi to, del bonus contro i diritti. Tut- siano giovani. O ancora che si ime colta, creativa e, ovvio, elegante. Insomma, l’orgoglio. Ma anche il grande problema geopolitico delle migrazioni umane (Giusi Nicolini e la sua frontiera di mare) e sì, sì, va bene, lo sappiamo che c’è un po’ di corruzione, ma ci stiamo lavorando (ed ecco Cantone, oplà! Magari è uscito dalla torta). Il manuale Cencelli delle eccellenze serve essenzialmente » 13 pennano voucher e neo-finte partite Iva. Insomma, va bene l’orgoglio e va bene pure la propaganda. Lo spot americano avrà forse i suoi effetti, Renzi andrà a parlare di soldi in Europa con ancora calda la pacca sulla spalla di Obama, e tutti i media italiani faranno oh! di ammirazione. IL PAESE reale si ostinerà a resta- re reale, e anzi, trovandosi in gran parte a fare i conti del pranzo con la cena, guarderà al galà americano come a una cosa assai distante, una fiction a sorpresa, che può virare verso Hollywood come verso la commedia, una recita quasi ostile nella sua siderale lontananza. A raccogliere onori esibire la sua idea di Italia – una specie di Fantabosco delle eccellenze – lo stesso premier che qualche giorno prima, alla Camera (a Roma, non a Washington) difendeva i bassi salari italiani come elemento di competitività, come attrattiva per capitali esteri: venite qui che costiamo poco. Insomma, scintillante Italia là, alla Casa Bianca; Italia in saldo per chi cerca manodopera a basso costo qui. Il sogno e la realtà. © RIPRODUZIONE RISERVATA » OLIVIERO BEHA M entre ascoltavo i discorsi di Obama e Renzi alla Casa Bianca (che in tv o nei film sembra monumentale ed è invece piccolina) sono rimasto colpito da un reato, da un crimine simbolico: l’uccisione dell’autorevolezza. Niente, a mio modestissimo avviso, riassume meglio i tempi grami che attraversiamo dell’a u to r ev olezza sparita anche se travestita da autorità, a beneficio dei vari livelli di cazzeggio oppure di seriosità involontariamente ilare: sembra impossibile prendere sul serio qualcuno, anche investito di grandi, planetarie responsabilità. Nel caso di Obama intendo, non di Renzi… Un discorso degno di un boy scout mentre ricordava lo scoutismo della coppia ospite, nell’ex Impero del Bene che oggi si divide sul futuro presidenziale tra un Berlusconi mal riuscito e un po’più barbaro e la moglie di Clinton, in un’eredità famigliare che dovrebbe preoccupare e invece fa sorridere compiacenti (“sempre meglio lei di Trump”), che è perfino vero ma suona grottesco se riferito agli Stati Uniti e non a uno staterello africano o asiatico. Poi è toccato al Nostro, che si è complimentato con Obama perché nell’organizzazione perfetta non mancava neppure il sole: quanti di noi hanno fatto battute del genere a un matrimonio o a una comunione… Quindi una serie di citazioni liceali fino a evocare alla moviola il padre Dante in un set da serie televisiva neppure troppo curata. Non ne faccio una colpa al premier, davvero, lui è così e forse è piaciuto per questo, ma mi fa effetto che il contesto gli calzi a pennello: chi siamo diventati? E POI IERI SERA la cena di gala: il premio Oscar Benigni che ne La vita è bella ha fatto liberare i campi di concentramento dagli americani e non dai sovietici per una licenza poetica, forse sarà saltato in braccio al premio Nobel (preventivo) per la pace, Obama, come qualche secolo fa era abituato a fare con Enrico Berlinguer… Va tutto bene, per carità, ormai ingoiamo tutto, e forse non sentiamo neppure più la nostalgia dell’autorevolezza ma sguazziamo nel suo opposto, il dire o il pensare che tutti possono far tutto e quindi nella scampagnata di Renzi dal Barack uscente ci saremmo potuti stare con comodo anche noi. Devo essere sincero, avrei preferito che Renzi profittasse della mondovisione per invitare a votare “yes” al prossimo referendum, certo dell’endorsement casereccio di Obama cui a questo punto non gliene può fregare di meno, malgrado il suo ambasciatore e illustri politologi ci facciano credere il contrario. Ma se non importa a Obama il referendum sulla riforma costituzionale, è anche vero che le “gride” manzoniane da cui siamo assordati da mesi hanno ridotto in patria il tema del voto a un derby tifoso pro o contro Renzi, anche qui polverizzando l’autorevolezza della questione referendaria: più semplice, più attuale, più “contemporaneo” battersi in una lizza medievale con Renzi travestito da Cavaliere Bianco contro il Cavaliere Nero, in una foto di gruppo che contrappone l’ex boy scout con Verdini e Violante a D’Alema, Berlusconi e Brunetta, in quello che doveva essere il tripudio della rottamazione. La percezione della politica prossimamente ridotta in quelle mani negli Usa fa il paio con il vuoto di politica nostrano, in cui persino una Carta fondante, già violentata e applicata solo parzialmente, svanisce oltre il fondale degli armigeri momentanei. Per carità, se vogliamo assistere al torneo come (tele)spettatori magari ci divertiamo anche: a condizione però di ignorare i numeri devastanti della nostra situazione economica e lavorativa. Ne avrà accennato a cena Renzi a Obama? Oppure non sarebbe stato di buon gusto? E Benigni? E Cantone? Tutti zitti? A parte naturalmente la Bio, non solo un’italiana ma una persona fantastica che parlava fisicamente, al solo esserci… © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 » CRONACA LA LEGGE DEI RADICALI Cannabis legale, firmano Appendino e Chiamparino | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016 LA SINDACA di Torino Chiara Appendino ha firmato la legge di iniziativa popolare “Legalizziamo!” per la cannabis legale, promossa da Radicali italiani e Associazione Luca Coscioni con il sostegno delle più importanti organizzazioni antiproibizioniste italiane. Hanno inoltre annunciato la propria firma anche i presidenti della Regione e del Consiglio regionale del q Piemonte, Sergio Chiamparino e Mauro Laus. A dare la notizia, i coordinatori dell’associazione radicale “Adelaide Aglietta” Igor Boni, Laura Botti e Silvja Manzi. “Torino –spiegano –è sempre stata all’avanguardia sulla proposta di legalizzazione delle droghe leggere e la sindaca e la maggioranza del Consiglio comunale non fanno che ribadire questa capacità di guardare avanti, con ra- Pedofilia e sesso di scambio: le nuove accuse al Vaticano Dalla Liguria a Roma. Un sacerdote denuncia l’ex monsignore di Albenga: “Pagava i bisognosi per avere rapporti e il cardinale Calcagno sapeva” » FERRUCCIO SANSA inviato ad Albenga (Savona) D evo riferirle che il vescovo Mario Oliveri paga sistematicamente per avere prestazioni sessuali nel suo studio. Che io sappia si tratta di maggiorenni, i quali in cambio della prestazione sessuale ottengono soldi. Sono soggetti che vanno per un aiuto, e poi subiscono le pesanti richieste del vescovo”. È il 15 gennaio 2015 quando la Procura di Savona ascolta come testimone don Filippo Bardini, all’epoca direttore della Caritas di Albenga. Oggi il contenuto di quelle carte è pubblico con gli atti dell’inchiesta sul sacerdote Nello Giraudo (che patteggiò un anno, mentre tante altre accuse sono finite in prescrizione). Francesco Zanardi, attivista anti-pedofilia della Rete l’Abuso, commenta: “Le parole di don Bardini sono il primo atto d’accusa proveniente da un sacerdote – poi sostituito alla guida della Caritas – nei confronti delle diocesi di Albenga e Savona”. Quelle diocesi al centro di scandali di pedofilia e non solo. UN ATTO D’ACCUSA nei con- fronti del vescovo Oliveri che all’epoca guidava Albenga e che poi è stato sostituito da papa Francesco. Sulle affermazioni di Bardini è stato aperto un fascicolo senza indagati. Oliveri non è stato indagato: i fatti sarebbero comunque prescritti e non è detto che siano da considerare reati. Ma I monsignori Mario Oliveri e Domenico Calcagno Ansa Ex direttore Caritas Quella di don Bardini è la prima testimonianza di un prete Bardini parla anche di Domenico Calcagno, all’epoca dei fatti vescovo di Savona e oggi potentissimo cardinale in Vaticano. È presidente dell’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica: “Posso dichiarare che il fatto che don Giraudo avesse rapporti sessuali con minori era di dominio pubblico e i vertici della chiesa locale tacquero; sia l’allora vescovo Dante Lafranconi che Calcagno, che si avvaleva di Giraudo come cuoco, erano a conoscenza del fatto che abusava dei minori affidatigli”. E TRA LE CARTE ecco una let- tera che Calcagno scrisse nel 2003 all’allora cardinale Joseph Ratzinger: “Presento con animo colmo di sofferenza il caso di don Nello Giraudo... per quanto possibile intendo evitare che abbia comunque responsabilità che lo mettano a contatto di bambini e adolescenti”. Calcagno insomma scrisse in Vaticano. Ma nell’estate 2005 Giraudo, durante gionevolezza e senza ipocrisie”. “Dopo Federico Pizzarotti e Luigi De Magistris, la sindaca di un’altra importante città firma la nostra proposta di legge per la cannabis legale. Non è un caso, perché il fallimento della lotta alla droga seppur avvenuto a livello transnazionale, ha una ricaduta è enorme anche sulle amministrazioni locali, in termini di sicurezza e disagio sociale”, esulta il segretario di Radicali italiani Riccardo Magi. Indagato il vescovo-simbolo dell’accoglienza ai migranti: associazione per delinquere Caos Ventimiglia, don Suetta e i 2 milioni dei Beni culturali per il palazzo dei poveri dall’inviato a Sanremo (Imperia) È un campo scout a Vara, molestò un ragazzo e fu per questo condannato. I vertici ecclesiastici sapevano? Un’accusa che non abbandona i vescovi di Albenga e Savona. Calcagno ha sempre negato. Non è stato indagato. E Benedetto XVI lo ha promosso in Vaticano. Nel maggio scorso eccolo indagato in un’inchiesta per malversazioni amministrative relativa al periodo in cui era stato vescovo di Savona. “Ho fiducia nella magistratura, chiarirò tutto”, aveva detto. Poi le polemiche per la collezione di armi, la grande passione di Calcagno. il vescovo simbolo dell’accoglienza agli immigrati di Ventimiglia. Tonino Suetta è indagato per associazione per delinquere, appropriazione indebita e malversazione ai danni dello Stato. Tutto nasce quando società del consorzio il Cammino (fondata da Suetta) ottengono due milioni dal ministero per i Beni culturali per ristrutturare Palazzo Spinola di Taggia. I fondi vengono assegnati per acquistare l’edificio storico, ristrutturarlo e accogliervi persone disagiate. Ma l’immobile, secondo gli investigatori guidati dal pm Chiara Venturi, non sarebbe stato restaurato. DON FILIPPO BARDINI, il sa- SI STA INDAGANDO per capi- cerdote scomodo autore della testimonianza, non è più ai vertici della Caritas di Albenga. E qui un altro scandalo, ma avvenuto quando già in Riviera era arrivato Guglielmo Borghetti, vescovo mandato da Bergoglio per rivoluzionare la Curia: alla Caritas, infatti, dopo Bardini era stato nominato don Francesco Zappella. Ma nel settembre 2015 ecco che viene toccato da un’inchiesta per reati sessuali. Borghetti sembrò difenderlo: “Per quanto lo conosco io don Francesco è una persona buona e generosa”, disse. L’inchiesta si risolse con un’a rc h iv i az i on e (tra l’altro i fatti sarebbero stati prescritti), ma emerse – come riportarono Il Secolo XIX e il Corriere della Sera – che lo stesso sacerdote anni prima era già stato condannato per atti di libidine su minorenni. © RIPRODUZIONE RISERVATA re se sia servito per altri scopi, come fornire garanzie per ulteriori finanziamenti di banche. C’è poi da ricostruire se i soldi pubblici siano serviti per ripianare i debiti del consorzio (tesi smentita dalla difesa). “Non so niente di quel prestito”, replica Suetta. Il suo nome, appunto, entra nell’inchiesta insieme con quello del consorzio Il Cammino. Noto a Sanremo, per le sue tante attività e gli amici eccellenti. Tanto per cominciare Marco Simeon che proprio dal Cammino muove i primi passi della sua straordinaria carriera: dalla pompa di benzina di famiglia eccolo approdare a Genova dove finisce nei cda di ospedali della Curia e della Fondazione Carige; dove viene nominato priore del Magistrato di Misericordia che gestisce immobili della diocesi allora in mano a Tarcisio Bertone. Simeon - prima di sbarcare a Roma dove ottiene incarichi in Vaticano per conto di Mediobanca e Rai - coordina il progetto Rosa Mystica, ovvero la vendita di una particolare rosa di Sanremo, per celebrare l’Immacolata Concezione. L’iniziativa, madrina Claudia Koll, viene affidata a una società legata al Cammino. Già, quel consorzio Monsignor Tonino Suetta cattolico che alle feste per il suo compleanno riceveva gli auguri dei potenti: prima di tutti Claudio Scajola e la Fondazione Carige (dove sedevano tanti parenti dell’ex ministro), ma anche Claudio Burlando (“Da tempo collaboriamo con voi”, disse l’allora governatore della Liguria). Suetta viene dalla diocesi di Albenga dove è stato economo e rettore del Seminario in seguito praticamente azzerato. Quando fu nominato vescovo disse: “Ringrazio con immenso affetto Mario Oliveri con cui ho collaborato per tanto tempo”. F.SA. © RIPRODUZIONE RISERVATA | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016 | » 15 ALL’INTERNO Strade abbandonate per creare l’affare (a spese nostre) • Monte Paschi, cosa vuole Passera • Euro-exit, la questione debito • PARADISI FISCALI La stessa banca che oggi dovrebbe salvare Mps ha costruito nel 2015 una strana operazione per aiutare 1500 soci fortunati a evitare di perdere tutto nel crollo di valore delle azioni N I numeri 1500 I soci che sono riusciti a vendere le loro azioni grazie all’intervento di JP Morgan nel 2015 55,5 Quanto ha pagato la banca americana per farsi carico delle azioni a un prezzo di 39,50 euro (pochi mesi dopo il valore è crollato a zero) 4,5 milioni di crediti a rischio sui 205 di prestiti ipotecari vitalizi che Veneto Banca ha comprato da Jp Morgan CAPITANI DI SVENTURA » STEFANO FELTRI A che numero rispondono i voucher? on solo Monte dei Paschi: dove c’è una banca in difficoltà in Italia, trovi di sicuro Jp Morgan. Disponibile, efficace e discreta, al giusto prezzo. Come nell’operazione con Veneto Banca che nel 2015, con la crisi già conclamata dell’istituto, ha permesso a 1500 fortunati azionisti di liberarsi delle proprie azioni prima che il loro valore venisse azzerato. Un’operazione ardita condotta dall’allora direttore generale Vincenzo Consoli, poi arrestato, che il Fatto può ricostruire sulla base delle osservazioni di un rapporto della Bce su Veneto Banca del 6 agosto 2015, firmato da un team di ispettori guidati da Vincenzo Nardone della Banca d’Italia. Dal 2014, la vigilanza bancaria sui 14 principali gruppi italiani è passata alla Bce che la esercita con i Joint Supervisory Team (Jst), composti da personale di Francoforte e di via Nazionale. Anche la Consob indaga sul contratto con JP Morgan. IL 13 GENNAIO 2015, il consi- glio di amministrazione di Montebelluna approva un’operazione in cui è difficile vedere una razionalità economica: Veneto Banca compra da Jp Morgan un portafoglio di circa 1200 Prestiti Ipotecari Vitalizi (Piv) erogati a partire dal 2005 per un valore di circa 205,55 milioni. I Piv sono prestiti strani, che infatti vengono guardati con sospetto dal collegio dei sindaci: è un finanziamento per chi ha almeno 60 anni e chiede un anticipo di liquidità alla banca, dando in garanzia un immobile di proprietà. Alla morte del debitore, gli eredi possono scegliere se estinguere il debito o vendere la casa, rimborsare la banca e tenersi la differenza. Sono contratti poco diffusi, difficili quindi da valutare. Un investimento bizzarro per un istituto in crisi come Veneto Banca. Infatti il vero scopo dell’operazione con Jp Morgan è un altro: la banca americana si impegna ad acquistare 900.000 azioni di Veneto Banca appartenenti a soci, al valore di 39,50 euro, l’esborso complessivo è di 35,55 milioni. Pochi mesi dopo, a dicembre, il valore delle azioni Veneto Banca (che non è quotata) veniva di fatto rivisto al ribasso dal cda a 7,30 euro, per poi praticamente azzerarsi al momento della ten- All’inizio del 2015 Gli americani si sono fatti carico di 35,55 milioni di titoli, in cambio l’istituto ha comprato mutui per 205 milioni (su cui sta già perdendo) LA SAGA dei voucher è utile per capire come la politica guarda al mondo del lavoro. Ecco gli ultimi episodi. Il direttore dell’Ispettorato nazionale del lavoro, Paolo Pennesi, ha spiegato in Senato che i voucher, cioè i buoni lavoro da 10 euro (7,5 di retribuzione, il resto contributi e Inail, nessun contratto), non sono compatibili con le prestazioni richieste da aziende-app come Foodora, Moovenda e Deliveroo, cioè i nuovi servizi di consegna a chiamata dal cellulare. La motivazione: “La prestazione non è idonea alla comunicazione preventiva”. Traduciamo. Secondo il capo dell’Ispettorato, quei lavori non sono pagabili a voucher perché il datore di lavoro (l’azienda dietro all’app) non può sapere quando avrà bisogno di remunerare il lavoratore, visto che questo “lavora” solo se si rende disponibile in un certo momento e viene sollecitato dal cliente che reclama il cous cous di un certo ristorante vegetariano o una tagliata al sangue. Ci sono due assurdità. Primo: quei lavori non sono pagati a voucher perché spesso i pony express che cercano di “trasformare il tempo libero in guadagno” (slogan di Moovenda) non arrivano neppure a 10 euro in una serata. Foodora, la consegna di cibo in bici, paga 2,70 euro a consegna. E non ci sono voucher di taglio sotto i 10 euro. Seconda assurdità: anche volendole fare, le comunicazioni preventive che dovrebbero garantire che i voucher paghino le ore lavorate invece di schermare molte ore di nero, sono quasi impossibili. A oltre un mese dal Consiglio dei ministri che ha annunciato l’obbligo, soltanto ora l’Ispettorato ha pubblicato un voucher con gli indirizzi email a cui mandare le informazioni sull’utilizzo dei buoni lavoro. Per la comunicazione via sms bisogna ancora aspettare un apposito decreto del ministero del Lavoro. Ci vorrà sicuramente una commissione di esperti per scegliere il numero di telefono. Intanto Foodora e gli altri fissano i nuovi standard del mercato del lavoro. Di cui, con questi ritmi, la politica si occuperà nel 2026. STE. FEL. q Jp Morgan, l’affare con Veneto Banca criticato dalla Bce tata, e fallita, quotazione in Borsa. Nel suo rapporto sulla governance di Veneto Banca, la Bce osserva che le azioni da Jp Morgan erano “vendute da azionisti risparmiatori che avevano già dato un ordine di vendita ma non era ancora stato eseguito per mancanza di ordini d’acquisto”. In pratica, a 1500 soci viene trovata una via di fuga anche se, comprensibilmente, nessuno sul mercato vuole farsi carico delle loro azioni con la perdita quasi certa che incorporano. Per anni Veneto Banca ha evitato che il problema esplodesse, ricomprando le azioni dei soci che volevano vendere o incentivandoli a non farlo dando piuttosto finanziamenti agevolati. Poi, a crisi conclamata, la vigilanza ha bloccato queste operazioni. L’AFFARE CON JP MORGAN, si legge nel report Bce, “è stato approvato senza una reale valutazione dei rischi e delle sue reali motivazioni (far fronte alle richieste di vendita degli azionisti risparmiatori)”. Inoltre, è mancata “ogni valutazione sui costi che derivano da questa operazione”, come l’impatto negativo di 5 punti base sul Cet1, cioè il Il regista L’ex direttore generale di Veneto Banca, Vincenzo Consoli, fu il regista dell’operazione con Jp Morgan Ansa l 170 milioni Quanto ha incassato Jp Morgan dall’operazione con Veneto banca: a fronte dell’acquisto di titoli per 35,5 milioni, ha rifilato 205,55 milioni di Piv coefficiente che misura la solidità della banca. Ci sono anche commissioni da pagare a consulenti esterni che vengono rivelate al consiglio di amministrazione soltanto molti mesi più tardi, il 28 aprile 2015: una percentuale dell’1 per cento alla Centrale Attività Finanziarie, una società specializzata in recupero crediti, e 450.000 euro più Iva a Eidos Partners, altra specialista dei crediti difficili, guidata dall’ex Lehman Brothers Riccardo Banchetti. Tutta l’operazione viene condotta da Consoli in Veneto Banca, sottolinea la Bce, “senza il coinvolgimento della funzione di compliance”, cioè di quella struttura che serve proprio a verificare le procedure per prevenire irregolarità e rischi legali per gli amministratori. Soltanto in giugno, cioè quasi sei mesi dopo la decisione, viene coinvolto il risk management per valutare l’accordo con Jp Morgan. Com’è finita? Male per Veneto Banca, ovviamente. Nell’ultimo bilancio, quello relativo al 2015, si legge che il collegio sindacale “considerate le debolezze e le criticità dell’operazione nel suo com- plesso, ha raccomandato al consiglio di amministrazione la necessità di attenersi, in sede di valutazione e contabilizzazione dell’operazione, a criteri e a valori il più possibile prudenziali”. Perché il valore di quei prestiti vitalizi ipotecari agli ultrasessantenni che Jp Morgan ha rifilato a Montebelluna è assai dubbio. Dopo soltanto pochi mesi da quell’operazione conclusa a febbraio, già a dicembre 2015 Veneto Banca ha dovuto accantonare un “onere del credito”, a fronte cioè del rischio di perdita dal mancato recupero delle somme, di circa 4,5 milioni, di cui 3,8 sono crediti deteriorati. L’AFFARE È STATO tutto per Jp Morgan: ha speso 35,5 milioni per aiutare Veneto Banca (o meglio, il suo capo Consoli) a salvare qualche azionista amico e in cambio si è fatta pagare 205,55 milioni. Un incasso netto di 170 milioni a fronte della cessione di quel pacchetto di crediti assai dubbi che, a giudicare dalle sofferenze che accumula, per Veneto Banca sembra destinato a confermarsi un pessimo investimento. © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 » Il Fatto Economico | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016 LA STRATEGIA DI CIUCCI L’Aurelia e la Orte-Cesena sono state deliberatamente abbandonate per anni: incidenti mortali e code per creare la necessità di costruire due nuove autostrade D PIETRO CIUCCI Il vecchio ad di Anas ha abbandonato Aurelia ed E45 GIANNI VITTORIO ARMANI Il nuovo Ad Anas ha ammesso in un’intervista che la precedente gestione ha deliberatamente abbandonato l’Aurelia e la E45 (OrteCesena) l 2.800 chilometri Le tratte autostradali gestite dall’Aspi (Autostrade per l’Italia), il colosso di proprietà dei Benetton. Nel 2015 ha inglobato anche la Sat a Civitavecchia a Rosignano, l’Aurelia per anni è stata maltrattata. Tenuta male per scelta deliberata, senza darsi pena per le conseguenze, i disagi per gli automobilisti, i pericoli per la circolazione, le code, le ripercussioni sui trasporti via camion. E anche gli incidenti, i morti e i feriti. L’Aurelia è stata scientificamente trascurata per dimostrare che era inevitabile, anzi, urgente costruire un’autostrada a pagamento al posto della vecchia statale. Per anni è stato solo un sospetto forte che alla strada nazionale numero 1 fosse freddamente applicata la politica del tanto peggio tanto meglio. USCITO di scena nella prima- vera del 2015 il ras dell’Anas, Pietro Ciucci, che quella strada avrebbe dovuto mantenere in perfette condizioni come il salotto di casa, i sospetti trovano conferma. Fonti autorevoli dell’azienda delle strade ammettono: l’Aurelia è stata abbandonata per scelta. Lo stesso maltrattamento programmato è stato riservato a un’al tra grande via, la Orte-Cesena (E 45), la superstrada più lunga d’italia, 250 chilometri dal Lazio alla costa adriatica. In questo caso la conferma del misfatto è fornita addirittura da Gianni Vittorio Armani, il successore di Ciucci che in un’intervista ha confessato che quella strada è indecente perché è stata a lungo deliberatamente trascurata. Anche nel caso della E 45, l’obiettivo dell’Anas di Ciucci era creare le condizioni perché non si potesse fare a meno di costruire un’autostrada, con caselli e pedaggi naturalmente. Per l’Aurelia il machiavello è riuscito in parte perché per ora solo un pezzo di statale, i 19 chilometri tra Civitavecchia Nord e Tarquinia, sono stati trasformati davvero in autostrada dalla Sat società presieduta da Antonio Bargone, un ex politico del Pci, sottosegretario ai Lavori pubblici quando al governo era Romano Prodi e due volte con Massimo D’Alema. Sugli altri 200 chilometri è ancora in corso un braccio di ferro logorante che contrappone due compagini: i favorevoli e i contrari. Del primo schieramento fanno parte i rappresentanti dei partiti a livello nazionale e regionale: tutti i politici, riuniti in una specie di patto che si potrebbe chiamare la “Toscana Unione Sacra Autostradale”, che vanno dal cecinese ex missino ed ex An e poi Forza italia, Altero Matteoli – dal 2008 al 2011 ministro dei Trasporti nel governo di Silvio Berlusconi e per 5 anni dal 2006 al 2011 anche sindaco di Orbetello, uno dei comuni del litorale Il libro “Scippo di Stato” IL LATO OSCURO delle privatizzazioni, la cricca che si arricchisce sulle spalle del cittadino, i ponti che crollano a una settimana dall’inaugurazione. Pezzi diversi dello stesso “Scippo di Stato”. Nel suo libro Daniele Martini racconta l’era dei supermanager. Quelli arrivati per rilanciare Poste e l Scippo di Ferrovie Stato dello Stato Daniele e quelli che Martini guidano Pagine: 160 l’Anas. TutPrezzo: 12e ti hanno Editore: puntato ad Paper First allargarsi, anzi a “modernizzarsi”. Ma è sempre un bene? E qual è il prezzo da pagare? Per scoprirlo basta andare all’ufficio postale, che ormai somiglia sempre di più alla filiale di una banca. Lettere e pacchi, però si perdono per strada. » DANIELE MARTINI I PROTAGONISTI Il LIBRO Strade, la strategia del sabotaggio per fare affari a spese nostre tirrenico attraversato dall’Aurelia – fino al presidente Pd della Regione Toscana, Enrico Rossi, e a Riccardo Nencini, socialista fiorentino del Mugello, viceministro delle Infrastrutture e trasporti del governo Renzi. I contrari sono, con poche eccezioni, i cittadini e i sindaci dei comuni costieri, spesso anch’essi Pd, i quali giudicano la costruzione dell’autostrada un rimedio così sproporzionato per la soluzione del problema stradale di quelle zone, da trasformarsi in un danno. Soprattutto per il turismo, che per la Maremma e il Grossetano è una delle poche industrie che gira. Contrari sono anche gli ambientalisti, a cominciare da Legambiente che pur non opponendosi affatto al miglioramento della Asfalto Un incidente sulla via Aurelia e i costi delle nuove tratte Ansa/Infografica Pierpaolo Balani strada, ora davvero insufficiente, propongono una soluzione meno devastante e costosa dell’autostrada, ma altrettanto efficace rispetto ai non elevatissimi livelli di traffico. L’alternativa prospettata consiste nell’allargamento della via e nell’eliminazione dei pericolosissimi incroci a raso che ora sono centinaia (l’ufficio tecnico del comune di Orbetello, per esempio, ne ha contati circa DORSALE TIRRENICA I sindaci e Legambiente sono contrari all’opera, ma l’Anas ha affidato a un pool di ingegneri lo studio del tracciato 400 solo nel proprio territorio). In una posizione terza, cioè né favorevole a spada tratta all’autostrada, ma neanche contraria, c’è Aspi (Autostrade per l’italia) dei Benetton, di cui è amministratore Giovanni Castellucci che nel 2015 ha inglobato anche la Sat-Società dell’Autostrada Tirrenica rilevando con 84 milioni di euro le quote del Monte dei Paschi e del costruttore ed editore romano Francesco Gaetano Caltagirone. Aspi in italia significa autostrade per antonomasia, una potenza con 2.800 chilometri in gestione, circa la metà di tutte le autostrade nazionali e una forza di lobby che poche altre aziende possiedono. Aspi per la Tirrenica si è messa alla finestra: dopo aver finito i 19 chilometri tra Civitavecchia e Tarquinia, già partiti e che non poteva rifiutarsi di costruire, ora l’amministratore Castellucci aspetta gli eventi. Sa benissimo che costruire gli altri 200 chilometri di nuova autostrada ha poco senso perché costerebbero un occhio della testa e i ritorni in termini di pedaggio sarebbero incerti. Dai tecnici dei suoi uffici, Castellucci ha fatto studiare la faccenda ed è venuto fuori che in base ai flussi di traffico rilevati, per rendere profittevole l’investimento dovrebbero essere imposti pedaggi così elevati che alla fine gli automobilisti e i camionisti farebbero di tutto per scap- pare. Ma Castellucci oltre che un ingegnere e un amministratore attento è anche un uomo di mondo e sa che in italia quando si parla di grandi opere, come di fatto è la Tirrenica, bisogna andarci con i piedi di piombo sia per dire sì sia per dire no. L’esperienza insegna che in questi casi valgono logiche sghembe che poco hanno da spartire con le esigenze dei trasporti e dello sviluppo economico. E perfino la potente lobby del casello, di cui Castellucci è il regista, di fronte alla formidabile “Toscana Unione Sacra Autostradale”, si fa prudente, dando un colpo al cerchio e uno alla botte. E mettendo in conto che la politica alla fine possa imporre il ‘sì’, si porta avanti con il lavoro affidando a un pool di ingegneri il progetto del tracciato. Anche perché con la Tirrenica, per Aspi non ci sarebbero solo aspetti incerti e negativi, ma anche qualche bell’affare sotto forma di lavori per la sua Spea, società di ingegneria e costruzioni. FINITA L’ERA Ciucci, l’a p- proccio dell’Anas all’Aurelia ha cambiato verso e alla trascuratezza programmata di prima, il nuovo presidente amministratore Gianni Vittorio Armani contrappone il ripensamento con un massiccio contro-programma di recupero e manutenzione e una spesa di 116 milioni di euro fino al 2020. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il Fatto Economico » 17 Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | GRANDE RIALZO Il cda della banca discute per otto ore la possibilità di valutare il piano dell’ex ministro come alternativa a quello sostenuto dal governo Renzi INTERNET E DINTORNI Monte Paschi, la Borsa crede a Passera, americani in bilico Vincitori e vinti: boom di utenti per Netflix. Twitter perde anche Disney LA STRATEGIA è stata vincente: rimpolpare il catalogo con serie tv già popolari, rispolverare i grandi classici di film e serie tv e, in molti casi, acquisirne i diritti per produrre nuovi episodi (è il caso di Black Mirror o dei quattro nuovi episodi di Una mamma per amica, che hanno avuto il merito di far conoscere Netflix al grandissimo pubblico). E poi, la produzione in house, dalle serie tv (Narcos) ai documentari (Amanda Knox). E i dati di ieri lo confermano, con il terzo trimestre di crescita per il servizio di film e serie tv in streaming. Per la prima volta ha superato i 2 miliardi di dollari di ricavi (il 36 per cento in più rispetto all’anno scorso anno) e ha chiuso il periodo con un utile netto di 52 milioni (29 in più rispetto allo stesso trimestre del 2015. I conti, secondo Netflix, hanno beneficiato soprattutto del nuovo catalogo che contiene titoli come Stranger Things e la seconda stagione di Narcos. E gli utenti? Sopra le aspettative: 3,2 milioni in più a livello internazionale (contro la previsione di 2 milioni) e 400 mila nuovi iscritti solo negli Stati Uniti, 100 mila in più del previsto. Totale globale nei primi nove mesi del 2016: + 12 milioni. "Esattamente come nei primi nove mesi del 2015", comunica l’azienda. In questo trimestre, insomma, Netflix ha raggiunto quota 86,74 milioni di abbonati e le attese per il quarto trimestre parlano di 5,2 milioni di nuovi iscritti a livello globale. Le quotazioni, ovviamente sono salite del 19,2 per cento. Per chi fa faville (va però ricordato che gli abbonamenti di Netflix sono comunque periodici e a breve scadenza) c’è però anche chi soffre. Ieri, la conferma di una voce che circolava da tempo: anche Walt Disney si è ritirata dalla corsa per acquisire Twitter, dopo Salesforce e Google tra gli altri. “Problemi di immagine”, la spiegazione. Tradotto: Twitter ha una modalità di comunicazione che danneggerebbe l’immagine di un marchio rivolto alle famiglie. Ma ha influito anche il costo: è vero, il social dell’uccellino è in crisi di utenti, ma ha una valutazione di mercato di 12 miliardi di dollari. Che non è poco, soprattutto quando gli investitori non sono convinti. VDS q do Atlante, per 32 miliardi invece che 27,7. Ma la cartolarizzazione, cioè l’impacchettamento dei crediti a rischio di mancato rimborso, avverrebbe dopo l’aumento di capitale. Così le quote che devono rimanere in capo ai soci di Mps, quelle junior a più alto rischio vengono distribuite anche tra i nuovi azionisti (post-aumento) invece che soltanto tra quelli attuali. Ma resta poco tempo per arrivare a una scelta alternativa al piano di Jp Morgan, visto che l’assemblea degli azionisti dovrebbe esserci entro fine ottobre. » STEFANO FELTRI I l risultato della giornata di Borsa è chiaro: il mercato è pronto a dare fiducia al piano di Corrado Passera per Monte dei Paschi di Siena, cioè all’alternativa a quello confezionato da Jp Morgan con l’avallo del governo Renzi. Ieri, infatti, il titolo di Mps è salito del 12,8 sulla base delle notizie che indicavano il consiglio di amministrazione della banca senese come pronto a valutare la proposta dell’ex ministro dello Sviluppo, ora tornato banchiere. LA RIUNIONE DEL BOARD è dura- ta otto ore, ma ha potuto discutere solo delle linee generali del piano. Perché Passera ha deciso di tenere alcune carte coperte: prima di rivelare tutti i dettagli, a cominciare dall’identità dei fondi che dovrebbero fornire 2,5 dei 5 miliardi di capitale che servono alla banca (ci dovrebbe essere Atlas di Bob Diamond), vuole una convocazione formale. Questa estate, dopo lunghe trattative preliminari con l’ormai ex presidente Massimo Tononi, non aveva avuto neppure la possibilità di farsi ascoltare. Ha fornito informazioni alla Consob, l’autorità che vigila sulla Borsa e che, vista l’altalena sul titolo Mps, doveva avere chiarimenti. Ma per Siena serve un passaggio formale. A luglio la situazione era più complicata: Passera, di fatto, si candidava a salvare la banca prendendo anche il posto dell’allora amministratore delegato Fabrizio Viola e forte soltanto del L’OPERAZIONE PASSERA potreb- Politica addio Dopo le Amministrative, Passera è tornato alla finanza Ansa sostegno provvisorio di Ubs, in attesa di chiudere l’accordo con i fondi. Oggi Viola non c’è più, licenziato con una telefonata dal ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, su indicazione del premier Matteo Renzi. Al suo posto c’è Marco Morelli che è l’uomo individuato da Renzi per trattare con Jp Morgan. Ma è anche l’ex capo della “banca dei territori” (il comparto retail) di Intesa Sanpaolo, scelto nel 2010 proprio da Corrado Passera. I due sono oggi espressione di cordate alternative, ma si stimano e potrebbero lavorare insieme senza problemi, dice chi li conosce: lo schema sarebbe quello di Morelli ad e Passera presidente con deleghe sufficienti a rassicurare i fondi che investono i 2,5 miliardi e lo considerano garante dell’operazione. “Con il piano parleremo”, è l’unico che commento che Morelli rilascia ai giornalisti dopo la fine della riunione del consiglio di amministrazione. +12,8% COME ANTICIPATO ieri dalSole 24 in rialzo Il titolo ha perso l’88% in un anno, ma ieri è salito a 0,19 euro ad azione Ore, tra le ragioni che spingono i membri del cda a recuperare il piano Passera c’è il modo di trattare le sofferenze della banca, diverso rispetto allo schema Jp Morgan. Con Passera ci sarebbe comunque una cartolarizzazione dei crediti organizzata con il fon- be partire soltanto dopo un audit sui conti, per verificare i numeri nei bilanci prima di investire. Al governo ormai interessa soltanto il risultato: il piano di Jp Morgan ha mille incertezze, a cominciare dalla riuscita dell’aumento di capitale da 5 miliardi. E nessuno conosce i termini degli accordi tra Mps e la banca americana: sulla base delle informazioni disponibili, il senatore Pd Massimo Mucchetti ha però calcolato che Jp Morgan potrebbe incassare 1,7 miliardi di commissioni nei prossimi anni. Come ha dichiarato una fonte anonima al Financial Times, il problema è che se fallisce l’aumento di capitale del Monte dei Paschi ci potrebbe essere un effetto a catena con “conseguenze sistemiche” sulla ricapitalizzazione di Unicreedit, la più grande banca italiana che a inizio 2017 dovrà chiedere al mercato tra i 10 e i 13 miliardi di euro. I numeri 5 miliardi di capitale, quelli che servono a Mps per rispettare le richieste della Bce 1,7 miliardi, le commissioni complessive a cui punta JP Morgan in cambio del suo lavoro su sofferenze e aumento di capitale 2,5 miliardi, l’investimento a cui sono disposti i fondi esteri (in parte ancora misteriosi) che sostengono il piano Passera © RIPRODUZIONE RISERVATA Via libera alle cosche La denuncia del legale dei Comuni contrari. Lo disse anche Cantone nel 2014 “Le norme antimafia non si applicano al Tav” » ANDREA GIAMBARTOLOMEI Torino I l regolamento antimafia per la Tav Torino-Lione non sarebbe valido. Per la seconda volta ci sarebbe un vuoto di norme per il cantiere tanto contestato. Un vuoto già segnalato da Raffaele Cantone alla fine del 2014, per l’impossibilità di estendere i controlli contro le infiltrazioni della criminalità nei cantieri italiani del Tav. A denunciare questa situazione è l’avvocato Massimo Bongiovanni, legale di molte amministrazioni locali contrarie alla grande opera. LO SCORSO 15 settembre il Con- siglio dei ministri ha approvato il disegno di legge per la ratifica dell’accordo tra Francia e Italia sui lavori della parte transfrontaliera della Torino-Lione, quella del tunnel alpino. Secondo il comunicato diffuso dal governo “le norme antimafia italiane si applicheranno sia ai contratti pubblici conclusi dal promotore pubblico (la Telt, società pubblica italo-francese, ndr) sia ai subappalti e ai subaffidamenti, che devono comunque essere approvati dal promotore pubblico”. Ciò avverrà sia in Italia, sia in Francia: “Le verifiche antimafia verranno coordinate da una struttura bi-nazionale”. Per Bongiovanni non potrà essere così: “Ciò che verrà ratificato (e che diventerà legge nei due Stati) sono solo le disposizioni contenute nel trattato, null’altro, escluso il regolamento e ciò a meno di voler violare la Convenzione di Vienna”. Questo perché il regolamento è stato fatto dopo le firme del trattato, quando secondo il diritto pubblico internazionale il negoziato era già concluso. Non solo. Bongiovanni sostiene che i ministri firmatari non potessero affidare a un ente terzo, la commissione intergovernativa, la delega per fare delle norme in materia antimafia. Secondo lui il Parlamento italiano potrebbe quindi ratificare un accordo tronco, con un regolamento che può essere annullato dai tribunali amministrativi vanificando gli sforzi fatti per evitare le infiltrazioni criminali. Si tornerebbe così al pasticcio normativo sorto per colpa zione della normativa antimafia, oggi potrebbe fare ricorso a qualunque tribunale francese e vedersi cancellata l'eventuale esclusione”, diceva Virano al Sole 24 Ore. C’era bisogno di sanare questo problema e per questa ragione Francia e Italia hanno pensato di adottare un regolamento. Da Roma, però, arrivano segnali diversi. Il governo sembra sicuro di aver intrapreso la giusta via. DA FONTI interne al ministero dell’accordo del 2012 tra Italia e Francia: secondo quel testo per i lavori della sezione transnazionale della Torino-Lione si deve applicare il diritto francese, che però non ha norme antimafia. Quindi anche le zone italiane sarebbero state vulnerabili. Il problema era stato ammesso nel 2014 Mario Virano, allora commissario del governo alla Torino-Lione e ora presidente della Telt, e rilanciato dal presidente de ll ’Autorità anticorruzione Raffaele Cantone alla fine dello stesso anno. “Una qualunque impresa che venisse esclusa dagli appalti a seguito dell'applica- Lavori in corso Il cantiere del cunicolo esplorativo del Tav a Chiomonte LaPresse degli Esteri si apprende che basterà il voto di ratifica del parlamento per renderlo valido. Uguale l’opinione di Paolo Foietta, commissario straordinario del governo per la Torino-Lione: “L’accordo di Venezia incaricava la commissione intergovernativa di realizzare entro i tre mesi successivi il regolamento antimafia - spiega -. Nel testo firmato dai ministri era indicato palesemente il compito di approfondire e approvare le norme nell’ambito della conferenza intergovernativa”. Secondo Foietta, sostenitore dell’opera, “sarà il voto parlamentare che farà fede”. © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 » Il Fatto Economico N Il dibattito Sul “Fatto” del 5 ottobre, Bagnai è intervenuto nel dibattito sull’uscita dall’euro, nato fra economisti di sinistra, dopo un articolo di Giorgio Lunghini sul “Manifesto”. Lunghini cita i costi catastrofici dell’euro-exit. Bagnai spiega che quelle cifre sono mutuate da un documento dell’Ubs, la “bibbia” dell’ex capo di Confindustria, Squinzi Chi è Jens Nordvig, è Chief Strategist di Exante Advisors, collabora col Financial Times e il Wall Street Journal ed è stato finalista del Wolfson Economist Prize. Nel 2013 ha pubblicato “The fall of the euro” | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016 NEL MERITO Solo il 6% dei titoli pubblici è regolato da norme di diritto estero: svalutare del 20% la moneta costerebbe allo Stato soltanto 9 miliardi » ALBERTO BAGNAI E JENS NORDVIG el suo libro Ripensare l’unione dell’Europa Giandomenico Majone sorride all’idea che si sia potuto credere di esorcizzare il demone del nazionalismo creando una supernazione europea. Ora che il progetto mostra la corda, l’illogica europea fa un ulteriore passo avanti: “Non possiamo rimediare all’errore compiuto”, ci viene detto, “anzi, dobbiamo perseverare, restando nell’euro, perché se uscissimo nessuno sa cosa succederebbe, ma sarebbe un disastro”. Ora, i casi sono due: o non sai cosa succederà, e allora studi; o sai che sarà un disastro, ma allora devi spiegarci bene il perché. Euro-exit e catastrofisti Qualche dato sul debito L’ONERE della prova infatti cade sui catastrofisti, poiché l’evidenza storica è contro di loro. Lo studio più autorevole sulla dissoluzione di unioni monetarie, condotto da Andrew Rose all’Università della California, chiarisce che nei 69 casi verificatisi nel dopoguerra “non si registrano movimenti macroeconomici violenti prima, durante o dopo un’uscita”. Ripetere “non sappiamo cosa succederà ma sarà un disastro”appare un espediente per sottrarsi alla sfida dei dati. Chi scrive ha deciso di accettare questa sfida, iniziando un percorso di studio insieme agli altri economisti firmatari del Manifesto di solidarietà europea, col quale proponevamo nel 2013 quanto oggi consiglia Joseph Stiglitz: lo smantellamento controllato dell’Eurozona. Sono stati tre anni di studio faticoso, ma che ci consente di mettere a fuoco le effettive criticità di un’uscita. Prendiamo ad esempio il tema del debito pubblico. Quello italiano è pari a 2.171 miliardi (dati di fine 2015), di cui circa un terzo (740 miliardi) in mano estera. Se adottassimo una nuova valuta nazionale, svalutandola ad esempio del 20%, rimborsare quei 740 miliardi, si dice, costerebbe il 20% in più. Il governo dovrebbe cioè reperire, oltre al resto, l’equivalente di 148 miliardi di euro: più di cinque manovre finanziarie! Questo ragionamen- to ignora il principio della Lex monetae, sancito negli articoli 1277 e seguenti del Codice civile: uno stato sovrano può stabilire in quale moneta debbano essere estinte le obbligazioni regolate da legge nazionale. L’elemento determinante non è la nazionalità dei contraenti, ma quale diritto (nazionale o 46% del Pil: il debito privato italiano “under foreign law” (media Ue 102%) estero) regoli il contratto. Quindi se un tedesco detiene un Btp emesso sotto legislazione italiana, dovrà rassegnarsi a essere rimborsato in valuta nazionale svalutata. Succede ogni giorno sui mercati: pensate agli investitori che avevano titoli denominati in sterline prima della Brexit (in seguito alla quale la sterlina si è svalutata del 15%). Viceversa, se il titolo è emesso sotto legislazione estera dovrà essere rimborsato nella valuta prevista dal contratto (verosimilmente euro), perché il governo italiano non può ri-denominare nel nuovo conio un contratto che non cade sotto la sua giurisdizione. In Costs and benefits of Eurozone breakup uno degli autori di questo articolo ha calcolato la percentuale di debito pubblico sotto legislazione estera: solo il 6% di quello in mano estera, ovvero 44 miliardi di euro. Una svalutazione del 20% aggraverebbe quindi di soli 9 miliardi il rimborso del debito pubblico: un impegno sostenibile. Il vero problema è altrove, nel grande assente dal dibattito: il debito privato. Qui le cose vanno diversamente: dai dati Bloombergrisulta che circa la metà delle obbligazioni private siano under foreign law, cioè governate da diritto estero. Il centro studi a/simmetrie valuta che alla fine del 2014 il ILLIBRO La divisione del lavoro ci salva o ci condanna? l La “NON SENZA RAGIONE divisione il sentimento pubblico prodel lavoro va una antipatia sempre più acsociale centuata per il dilettante e anche Èmile per gli uomini che - troppo invaDurkheim ghiti di una cultura esclusivamenPagine: 420 te generale - rifiutano di lasciarsi Prezzo: 35e irretire nelle maglie dell’organizEditore: zazione professionale”, anche Il Saggiatore perché chi è specializzato e ha un ruolo definito ma limitato “è in ogni istante richiamato al sentimento della solidarietà comune dai mille doveri della morale professionale”. Nel 1893 il padre della moderna sociologia Èmile Durkheim si interroga se la divisione del lavoro, quella che verrà rappresentata da Charlie Chaplin in “Tempi moderni”, sia fronte di alienazione o di cooperazione, se distrugga l’individuo o lo rigeneri. Domande che sembrano lontanissime. Eppure, ora che il Saggiatore ripubblica “La divisione del lavoro sociale” in una bella edizione, Durkheim offre uno stimolo prezioso a interrogarci sulle nostre vite multitasking e sul nostro ruolo di consumatori-produttori in servizio permanente attivo. q totale di debiti non ridenominabili (cioè da rimborsare in valuta forte) fosse pari al 46% del Pil. Un valore non trascurabile ma nemmeno catastrofico. Intanto, in questa classifica l’Italia è seconda solo alla Germania: tutti gli altri paesi dell’Eurozona hanno esposizioni verso l’estero maggiori, con una media del 102% del Pil. In questo senso l’I t a li a conferma di essere un paese relativamente solido, nonostante l’avviso dei media italiani. Le esperienze storiche mostrano che quando il debito non ridenominabile supera il 30% del Pil, una svalutazione può compromettere la situazione finanziaria delle imprese, causando recessione. Questi studi rischiano però di essere pessimistici, perché riferiti per lo più a paesi emergenti, i cui mercati finanziari poco sviluppati non offrivano strumenti di copertura dal rischio di cambio (i derivati nascono a questo scopo), e il cui settore privato non aveva rilevanti attività in valuta pregiata. LA SITUAZIONE italiana è diversa: lo dimostra il fatto che nel 1992 una svalutazione del 20% non provocò alcuna ondata di fallimenti (mentre in Thailandia nel 1997 l’impatto fu più duro): ora come allora gli italiani, oltre ai debiti, hanno anche crediti “under foreign law”, e anche questi ultimi si rivaluterebbero in caso di svalutazione. In ogni caso, il vantaggio principale dell’uscita dall’euro è proprio quello di passare da una situazione dove per ricapitalizzare le banche occorrerà rivolgersi alla Troika, a una situazione in cui la banca centrale nazionale può disporre linee di credito di emergenza in valuta nazionale per rifinanziare imprese in temporanea situazione di stress. Insomma: cosa succederà, certo, non lo sa nessuno, ma parlare di catastrofi epocali per rifiutarsi di analizzare la realtà non aiuta a minimizzare i costi di una eventuale uscita (voluta o subita), individuando e gestendo razionalmente le vere priorità. @AlbertoBagnai @jnordvig © RIPRODUZIONE RISERVATA LA CLASSE NON È ACQUA Nel 90% dei casi la formazione è scarsa. E solo 400 imprese si sono iscritte nel registro » SALVATORE CANNAVÒ R icordate cosa diceva il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, a proposito dell’alternanza “scuola-lavoro” stabilita nella “Buona Scuola”?: “I miei figli d'estate sono sempre andati al magazzino della frutta a spostare le casse e sono venuti su normali. Un mese di vacanza va bene. Ma non c'è un obbligo di farne tre”. Meglio andare a lavorare. Sul progetto di garantire ai ragazzi in età di superiori una alternanza tra la scuola e il lavoro, ieri la Cgil ha presentato una ricerca, l’unica al momento esistente, che offre una conferma di quella dichiarazione. L’80% delle esperienze sono state realizzate almeno in parte nel periodo estivo, quando le at- Alternanza tra scuola e lavoro, la Cgil boccia gli stage di Poletti tività didattiche sono sospese. Un dato, osserva il sindacato di Susanna Camusso, che indica “la difficoltà a far quadrare i conti del monte ore minimo obbligatorio”. Durante l’anno scolastico, l’esperienza qualificante non trova tempo o spazio e si ripiega sul periodo estivo. Secondo la ricerca, condotta dalla Fondazione Di Vittorio, emerge che un consistente numero di esperienze “sono da considerare a rischio. “Un ragazzo su 4 è fuori da percorsi di qualità”, si legge e il 10% dei ragazzi “ha partecipato solo ad attività propedeutiche”, mentre il 14% ha parteci- pato solo a esperienze di lavoro”. L'indagine ha poi evidenziato che l’80% delle scuole ha progettato i percorsi di alternativa scuola-lavoro “a partire da offerte di soggetti privati, nate in modo occasionale”. Poca programmazione e scarso piano complessivo dimostrato dalla quota ridotta di progetti “basati su un consolidato rapporto tra scuola, territorio e mondo del lavoro”. Il giudizio del sindacato è quello di una insufficiente “qualità delle esperienze cui gli studenti stanno partecipando, sia pur in presenza di progetti formalmente corretti”. La stragrande maggioranza delle esperienze, il 90%, sono state realizzate in piccole o micro imprese, “un tessuto che non aiuta al controllo della capacità formativa delle imprese”. In questo periodo, inoltre, non è stato attivato in tempi utili il registro nazionale delle imprese dal quale le scuole sono obbligate a individuare il soggetto ospitante. Al registro risultano iscritte, a oggi, solo 400 imprese. Non esistono così criteri di accreditamento della capacità formativa delle imprese ospitanti e l’accertamento dei requisiti da parte delle scuole “non può che limitarsi a un criterio di tipo burocratico”. Qualche elemento positivo è stato individuato, ma sostanzialmente quello che viene fuori dalla ricerca è una sonora bocciatura di Poletti. Aspettando l’estate. © RIPRODUZIONE RISERVATA ITALIA Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | IL RACCONTO I Il libro Tangentopoli Nera l Cereghino e Fasanella Pagine: 222 Prezzo: 18 e Editore: Sperling &Kupfer I PROTAGONISTI ARNALDO MUSSOLINI Fratello del Duce, morto nel 1931 ITALO BALBO Si arricchì nell’esilio africano ROBERTO FARINACCI Il falso Robespierre del fascismo AMERIGO DUMINI La borsa di Matteotti fu il suo tesoro ARTURO OSIO Banchiere e faccendiere di Farinacci » 19 Regime corrotto Le ruberie del Duce, ricattato da Farinacci per la maxi-tangente petrolifera scoperta da Giacomo Matteotti SEGUE DALLA PRIMA » FABRIZIO D’ESPOSITO l volume è intitolato: Tangentopoli Nera (Sperling & Kupfer, 222 pagine, 18 euro). Nel suo Ventennio, il Duce rimase imprigionato da questa guerra delle mazzette tra i clan rivali dei vari gerarchi. Imprigionato e ricattato. Informato in tempo reale da poliziotti e spie, Mussolini non fece nulla o quasi per raddrizzare la moralità fascista. Anzi. Il libro ripercorre il mistero, ancora irrisolto, della borsa di Giacomo Matteotti, il deputato socialista fatto ammazzare dal regime nel giugno del 1924. Matteotti stava preparando un clamoroso discorso alla Camera per denunciare lo scandalo della Sinclair Oil, impresa petrolifera americana riconducibile alla famiglia Rockefeller. Per rompere il monopolio inglese sul petrolio italiano, la Sinclair Oil pagò 30 milioni di lire di tangenti, corrispondenti a circa 28 milioni di euro di oggi, anche alla famiglia Mussolini, in particolare ad Arnaldo, il fratello del Duce. Il federale di Milano, tra bische e bordelli Arnaldo Mussolini fu il grande protettore della cricca che mise le mani sulla operosa Milano, ritenuta la capitale morale del Paese. Il primo personaggio è il federale Mario Giampaoli. Praticamente povero prima della marcia su Roma del 1922, i rapporti polizieschi al Duce segnalano un’i mp r o v vi s a impennata con le fortune politiche, a partire da un milione di lire ricevuto come regalo di nozze da “autorità ed enti pubblici”. Il regime ha anche provveduto a cancellare una sua passata condanna per furto. Tra i suoi affari, Giampaoli rileva una testata giornalistica, 1919, da uno degli assassini di Matteotti, Albino Volpi. Il federale non si fa mancare nulla. La sua cricca si compone di “ladri, bari di professione, cocainomani, ricattatori, tenutari di bordello”. Il rapinatore e la cresta sulle tessere del Pnf Il braccio destro e addetto stampa di Giampaoli si chiama Roberto Rossi e proviene dalla mala cittadina. È stato un rapinatore esperto, finanche arrestato per 150 mila lire rubate a un gioielliere. I suoi genitori sono ricettatori professionisti. Una famiglia criminale di spessore notevole. Rossi e Giampaoli si conoscono e si “prendono” in una bisca d’alto bordo. Organizzano un trust delle case di tolleranza. L’ad d e tt o stampa, ex rapinatore, fa una vita da sogno: villa lussuosa, 2 milioni di lire in banca, un parco macchine strepitoso. La cricca fa la cresta su tutto, anche sulle tessere del Pnf: 500 lire ciascuna. Gli affari senza scrupoli del podestà Belloni A completare la banda c’è infine il podestà Ernesto Belloni. Modesto impiegato, promette persino un seggio da senatore al suo ex datore di lavoro che vuole denun- Fascismo ladrone: la guerra dei gerarchi per le mazzette ciarlo per gli ammanchi in casa. Belloni esige mazzette per ogni lavoro pubblico a Milano. Tra i documenti riportati nel libro si legge: “Belloni fa affari senza scrupoli, ed è largamente biasimato per il suo sistema di servirsi della posizione politica per fare affari in ogni campo”. IL BLITZ DI DONGO Addio al partigiano “Arturo” L’ultimo testimone Giacomo Bruni, 94 anni IL SUO NOME DI BATTAGLIA era “Arturo”. Fu lui condurre il camion che da Dongo trasportò a Milano (in piazzale Loreto) i cadaveri di Mussolini e della Petacci. Giacomo Bruni è morto lunedì all’età di 94 anni. Era l’ultimo componente del gruppo di partigiani dell’Oltrepò Pavese che alla fine della Seconda guerra mondiale si recò nel luogo in cui vennero uccisi il Duce, la sua amante Claretta Petacci e altri gerarchi fascisti. Il partigiano pavese fece parte prima della divisione alpina Cuneense e poi della brigata garibaldina Crespi. “Fu il mio comandante Ciro (Carlo Barbieri) a scegliermi per la missione”, raccontò qualche anno fa “Arturo” alla Provincia Pavese. “Il colonnello Valerio e Landini (capo del servizio di controspionaggio delle formazioni garibaldine dell’Oltrepò) viaggiavano in auto, io ero al volante di un Fiat 634”. Quando il gruppo di partigiani arrivò dal duce e dalla Petacci “stavano ancora dormendo - aveva aggiunto Bruni -. Li svegliarono, dissero a Mussolini che erano venuti a liberarlo e lui esclamò: ‘Se mi liberate vi regalo l’impero’. Ma ormai l’impero non esisteva più”. Il ras di Cremona e la borsa sparita A fomentare la campagna contro “la banda Giampaoli” di Milano, in una violenta e sotterranea faida di regime, è il ras di Cremona: Roberto Farinacci, il Robespierre del fascismo, l’antiduce amico dei nazisti. Farinacci perseguita Mussolini su due fronti: i report dettagliati sulle malversazioni della cricca meneghina e il misterioso contenuto della borsa di Matteotti, che costituisce la terza e ultima parte di Tangentopoli Nera. Gli autori ricostruiscono le peripezie di Amerigo Dumini, l’assassino che trafugò le carte del deputato socialista, e il suo legame con Farinacci, che lo difese nel processo farsa messo in scena dal regime. Le carte giacciono ancora, insabbiate, negli archivi inglesi e americani. Il grande banchiere riciclato due volte La guerra interna di Farinacci, già segretario del Pnf, non è motivata da un’ansia moralizzatrice. Anche il ras di Cremona ha la sua rete di faccendieri, banchieri e industriali. L’ar ricc hime nto personale è la vocazione di ogni fascista di rango. Emblematico è il caso di Arturo Osio, il fondatore della Bnl. In marcia verso i soldi Mussolini e le camicie nere il giorno dell’incarico di governo. Sotto, a sinistra, Giacomo Matteotti LaPresse Già leader dei popolari di sinistra, Osio si ricicla col regime e ottiene una falsa iscrizione al Pnf retrodatata al 1922, l’anno della marcia su Roma. Descritto come “ignorante e prepotente” fa affari ovunque e accumula potere e denaro. A Milano s’impadronisce della Centrale del Latte, a Roma fa la dolce vita in una magnifica villa sulla Flaminia, dove agli ospiti più importanti fa visitare un segreto tempietto erotico. Caduto il regime, Osio si riciclerà per l’ultima volta nell’Italia repubblicana ospitando, tra gli altri, Carlo Pesenti, Renato Angiolillo, Luigi Sturzo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Direttore responsabile Marco Travaglio Direttore de ilfattoquotidiano.it Peter Gomez Vicedirettori Ettore Boffano, Stefano Feltri Caporedattore centrale Edoardo Novella Vicecaporedattore vicario Eduardo Di Blasi Vicecaporedattore Stefano Citati Art director Fabio Corsi mail: [email protected] Editoriale il Fatto S.p.A. sede legale: 00193 Roma , Via Valadier n° 42 Presidente: Antonio Padellaro Amministratore delegato: Cinzia Monteverdi Consiglio di Amministrazione: Luca D’Aprile, Layla Pavone, Lucia Calvosa Comitato dei garanti: Peter Gomez, Marco Lillo, Antonio Padellaro, Michele Santoro, Marco Travaglio Centri stampa: Litosud, 00156 Roma, via Carlo Pesenti n°130; Litosud, 20060 Milano, Pessano con Bornago, via Aldo Moro n° 4; Centro Stampa Unione Sarda S. p. A., 09034 Elmas (Ca), via Omodeo; Società Tipografica Siciliana S. p. A., 95030 Catania, strada 5ª n° 35 Concessionaria per la pubblicità per l’Italia e per l’estero: Publishare Italia S.r.l., Via Alessandro Tadino 24 - 20124 Milano, Tel 02/49528450 - Fax 02/49528478 mail: [email protected], sito: www.publishare.it Distribuzione: m-dis Distribuzione Media S.p.A. - Via Cazzaniga, 19 20132 Milano - Tel. 02.25821 - Fax 02.25825306 Resp.le del trattamento dei dati (d. Les. 196/2003): Antonio Padellaro Chiusura in redazione: ore 22.00 Certificato ADS n° 8137 del 06/04/2016 Iscr. al Registro degli Operatori di Comunicazione al numero 18599 COME ABBONARSI È possibile sottoscrivere l’abbonamento su: https://shop.ilfattoquotidiano.it/abbonamenti/ • Servizio clienti [email protected] Telefono 0521 1 687 687 • [email protected] 20 » | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016 Cultura | Spettacoli | Società | Sport Secondo Tempo ZEROCALCARE Il disegnatore romano e la nuova supereroina Lu I » GUIDO BIONDI o continuo a fare le stesse cose: la mia comunità di appartenenza, quella nella quale mi riconosco, non mi pone nessun problema”. Sono le parole di Michele Reich aka Zerocalcare, per esorcizzare il ruolo di protagonista indiscusso del prossimo Lucca Comics & Games 2016, dal 28 ottobre al 1 novembre. L’autore di Profezia dell’Armadillo,Un polpo alla golaeKobane Continuo a fare le stesse cose: la comunità nella quale mi riconosco, non mi pone nessun problema Calling, ha scelto la supereroina Lu quale simbolo della locandina ufficiale oltre a esporre alcune tavole chiamate Zero x 50, cui il Festival dedica una mostra. Di cosa parlano le nuove tavole disegnate per il Festival? Tavole e locandina hanno come soggetto una supereroina; racconto le sue origini e la sua crescita avvenuta di pari passo con l’imporsi del Lucca Comics. Un Festival che non riusciva più a contenere tutte le persone e si è ingrandito tra polemiche e controversie. Una mostra a Lucca Comics la eleva definitivamente dalla categoria di giovane promessa a quella di venerato maestro. Bisogna capire cosa vuol dire mainstream. Da quando ho cominciato a pubblicare albi in libreria, tutto sommato, potrebbe già essere definito mainstream. Non è che attraverso Lucca percepisco un Le nuove tavole In esclusiva per il “Fatto Quotidiano” le tavole di Zerocalcare per il Lucca Comics 2016 VENERATO MAESTRO OUTSIDER Michele Rech al Lucca Comics grande salto; ok, sono in compagnia di molti artisti ma contemporaneamente sono presente anche al Borda!Fest, lo spazio più alternativo e politico. Il mondo del fumetto è così di nicchia che non mi pare abbia senso la polemica. A Roma, nel suo quartiere, ha disegnato un murales con una contraddizione: “Manca tutto, non ci serve niente”. Rebibbia è una classica borgata romana e quindi manca di tutti i servizi per i cittadini, spazi di aggregazione e luoghi di cura. Ecco il perché di “manca tutto”. Al netto di queste mancanze a nessuno viene in mente di chiedere l’elemosina alle istituzioni, ognuno è capace di costruire in autonomia degli spazi, anche con i centri sociali occupati. Recentemente è stato invitato a Ny Comicon, ma non le è stato concesso il visto per i suoi recenti viaggi in Siria e al popolo curdo. In realtà mi hanno negato la procedura accelerata: non avevo presentato domanda con largo anticipo e non avevo fissato l’appu nta men to con l’ambasciata. Giusto per disinnescare la retorica: non credo abbia valore politico o simbolico. Facebook le ha rimosso un post dedicato alla memoria di Carlo Giuliani a causa dei commenti di alcuni utenti. Lei ha scritto che il G8 è stato il motore della sua scelta di disegnare: pensa di dedicare un albo intero a quel periodo storico? Quello che avrei voluto fare nel corso degli anni è un albo collettivo che potesse contenere tutto il “sentire” delle persone presenti, in modo da ricomporre un mosaico. Mancano le microstorie piuttosto che una versione oggettiva. Non so se si farà mai, mi pare che l’attenzione di chi c’era oggi sia molto calata… Si rischia di ferire nuovamente chi ha ancora delle cicatrici aperte? Tutte le cicatrici delle persone presenti a Genova andrebbero ricordate sempre, soprattutto per il messaggio che è passato alle giovani generazioni. Su Facebook mi sono arrivati dei commenti di ragazzini che all’epoca avevano 2-3 anni e tutto ciò che sanno è quello che hanno letto o che qualcuno ha raccontato: una versione dei fatti completamente distorta. Alla fine l’unico che chiamano assassino è il solo che è morto. © RIPRODUZIONE RISERVATA SECONDO TEMPO Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | Addio a Mimmola Girosi Hayden al posto di Pedrosa Galaxy Note7, cambio al volo Aveva 85 anni la storica aiuto-regista dei fratelli Taviani, di Olmi e tanti altri: ha contribuito alla creazione di tanto cinema italiano, dal 1955 a oggi Il pilota statunitense sostituirà lo spagnolo (operato alla clavicola) nel Moto Gp d’Australia di domenica prossima sul circuito di Phillip Island Diverse compagnie aeree (Alitalia compresa) non ammettono il dispositivo – incendiabile – in aereo Così Samsung lo ritira in aeroporto » 21 A TEATRO Simone Cristicchi alle prese con Davide Lazzaretti, il mistico vissuto durante l’Unità d’Italia: “Un momento simile al nostro, speriamo non per le aspettative deluse” “Canto il Cristo dell’Amiata, la sua storia ci serve ancora” » ALESSIA GROSSI Un musical civile Il cantautore fa da testimone, con musica dal vivo, alla storia dimenticata di “Santo Davide” S iamo in un momento che somiglia un po’a una traversata nel deserto, senza più punti di riferimento: ciò che sta dietro ormai è scomparso e il futuro è una dimensione sconosciuta. Per me è anche un momento di grande slancio, in cui fare comunità e far valere il proprio talento con grande coraggio”. Forse anche per questo Simone Cristicchi ha deciso di raccontare nel suo nuovo spettacolo Il secondo figlio di Dio la storia di Davide Lazzaretti, il mistico vissuto durante l’Unità di Italia. “Un momento molto simile al nostro – speriamo non per le aspettative disattese”. IL DEBUTTO è a Brescia perché Il fumettista di Rebibbia Zerocalcare, pseudonimo di Michele Rech, è nato ad Arezzo il 12 dicembre 1983 Contrasto il CTB Centro Teatrale ha coprodotto questa sua quinta opera teatrale il cui protagonista, “non catalogabile – secondo l’autore – perché un visionario, un pazzo, un eretico vissuto nella seconda metà dell’Ottocento tra il Monte Amiata, in Toscana, e la Francia”. La vicenda che il cantautore porta in scena con musica e video è di quelle “sepolte nei magazzini della Storia perché riguarda un personaggio scomodo. Uno che si è autoproclamato il secondo figlio di Dio, appunto, scomunicato per questo dalla Chiesa, ritenuto un sovversivo dallo Stato, ma che vari indizi –venuti fuo- RESISTENZA vide”è del tutto sovrapponibile a quella di Gesù di Nazareth”, non quello raccontato dalla Chiesa. L’autore, infatti, si dice credente, sì: “ma non del Dio che predicano. Credo nelle potenzialità divina dell’uomo di poter cambiare le cose, di trarre la luce dalle tenebre. Non nel Dio supereroe che non può esistere”. LA RICERCA di Cristicchi sulla ri dopo tre anni di studio dei documenti che i suoi seguaci hanno conservato a Arcidosso (Gr) – raccontano come un grande riformatore, o meglio, davvero un visionario”. Cristicchi si fa così aedo della vita di “Santo Davide”, come lo chiama la sua gente, anche se ammette che “sarebbe molto semplice scambiarlo per un matto, se non fosse per la sua morte eroica avvenuta per mano di un carabiniere, nell’atto di salvare il suo popolo: primo omicidio di Stato, e per la sua amicizia sia con alte gerarchie ecclesiastiche –suo protettore fu Pio IX – che in ambito intellettuale, soprattutto in Sovversivo, eretico secondo la Chiesa, morì per salvare il popolo È stato il primo omicidio di Stato Francia, dove come un cervello in fuga di oggi vede pubblicati i suoi libri”. Una comunità Lazzaretti l’aveva fondata, quella delle famiglie cristiane, basata su tre principi: istruzione, solidarietà – “una vera e propria società di mutuo soccorso, una cooperativa sociale – e il voto alle donne. Per non parlare delle sue idee politiche: uno dei suoi progetti erano gli Stati Uniti d’Europa”. Anche in questo spettacolo come già in Magazzino 18 Cristicchi usa la “memoria storica come gancio per l’attualità”, per parlare di un popolo, quello italiano, che adesso come allora vive “lo scollamento tra i propri bisogni e l’azione della politica. Mentre la Chiesa attraversa una grande crisi, e anche i preti sembrano preoccupati di arginare la crisi vocazionale”. Ma non per questo ci vorrebbe un Messia, secondo l’autore. “I messia in politica sono spesso pericolosi e personaggi come Lazzaretti sono facilmente strumentalizzabili proprio perché non catalogabili: a lui si ispirò Mussolini nei suoi discorsi sul Monte Amiata”. A proposito di politica, alla domanda su cosa voterà al referendum costituzionale non risponde. Dal punto di vista spirituale invece, la figura di “Santo Da- vita di Davide Lazzaretti presto sarà anche un libro. “Un romanzo triller”. Il quarto libro, il primo romanzo, venuto fuori dalla lettura di ogni singolo documento riguardante il “Cristo dell’Amiata”, di qualsiasi interpretazione, e insieme ennesimo “cambio di carriera” del musicista arrivato al grande pubblico da Sanremo e che da allora si è cimentato in ogni arte: “Ho avuto tante occasioni e penso di averle sapute sfruttare. Il primo libro Centro di igiene mentale ad esempio è nato quasi per caso: al Festival Gaber mi notò un editore della Mondadori e mi propose di scriverlo. Penso di aver fatto un percorso, con il coraggio di sfidarmi. Oggi al centro della mia professione c’è il teatro, ma non è stato facile farsi accettare, acquisire credibilità. Va così: mi innamoro perdutamente delle idee, le spolpo fino all’osso e poi le abbandono. Diciamo che finora mi sono fidato dell’istinto, che di solito fa a botte col marketing”. © RIPRODUZIONE RISERVATA LANGHE L’epopea di un aeroporto alleato e del suo “stuck” di ragazzi che contribuì a liberare Alba Jack, il Partigiano Johnny dello Yorkshire » MASSIMO NOVELLI N on eravamo tanti, una trentina, – come si dice in gergo – uno stick, in pratica tutti quanti potevano portare l’aereo. Ricordo Paddy Volkes, ‘Lofty’ Grey, un commilitone dai capelli rossi, ‘Red’ Sylvester, ‘Jock’ Matthew McKinnon-Pattison, ‘Robbo’ Robinson, il tenente Fell e il capitano Macdonald”. E c’era naturalmente chi sta raccontando: Jack Paley, classe 1921, inglese del West Yorkshire, prima volontario nella Seconda guerra mondiale nei corpi aviotrasportati, poi paracadutista, quindi reclutato dal SAS, lo Special Air Service, per missioni ad alto rischio dietro le linee tedesche in Europa, in appoggio ai partigiani. Agli inizi dell’aprile del ’45 Jack e gli altri (inglesi, irlandesi, scozzesi e canadesi) raggiunsero a bordo di un Dakota l’aeroporto partigiano di Vesime, nell’Alta Langa, e quindi Castino, dove operavano le divisioni autonome di Enrico Martini “Mauri” e Piero Balbo “P ol i”, comandanti dei “fazzoletti azzurri” tra i quali militava Beppe Fenoglio. E in effetti la storia di Jack sembra davvero tratta dalle pagine del Partigano Johnny. A narrarla è lo stesso Paley, che oggi vive in Canada. Qualche anno fa ha affidato i suoi ricordi al figlio del capitano Robert “Buck”Macdonald, uno dei fegatacci del SAS; la te- Sulle colline di Vesine L’aeroporto alleato nell’Alta Langa astigiana in uno scatto del 1945 Archivio ISRCNP stimonianza, tradotta in italiano, è stata pubblicata nell'ultimo numero de Il Presente e la Storia, la rivista dell'Istituto Storico della Resistenza in provincia di Cuneo. Jack e gli altri britannici, rammenta Paley, si acquartierarono a Castino, dando inizio all’“operazione Canuck”, che in slangsignifica “canade- se”, forse in omaggio a “Buck” che la guidava. Dice Jack che “era entusiasmante, ci piaceva il posto, la gente era amichevole e offriva spesso da mangiare”. La cooperazione con i partigiani autonomi e con le missioni inglesi già in zona portò il gruppo di Jack, il 25 aprile, alla battaglia di Alba, liberata il 26. “Rimanemmo tranquilli”, ricorda Paley, “e nascosti sino a prima mattina quando arrivò il capitano Macdonald, soffiò nel fischietto e allora aprimmo il fuoco sugli obiettivi prefissati con le Browning e i mortai”. I nazifascisti respinsero l'attacco, così “caricammo tutte le armi sull’automezzo e tornammo a Castino”. I ragazzi dello stick furo- no di nuovo ad Alba il 26 aprile. Il maggiore Ballard, sudafricano, “scende in città per negoziare la resa e durante le trattative, i mortai di Macdonald sparano alcuni colpi sulla caserma e a metà pomeriggio compare un’ampia bandiera bianca a garantire la cessazione delle ostilità”. Di lì a poco, Jack e il resto dello stick lasciarono il Piemonte. “I partigiani”, rievoca ancora, “erano bravi combattenti, molti si battevano come noi del SAS, gente in gamba, c or ag gi os a”. Come aveva scritto Joseph Conrad del suo Lord Jim, Jack Paley, insomma, “era uno di noi”: un fenogliano Johnny arrivato dal lontano West Yorkshire. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dietro le linee Il britannico Paley, 95 anni, era dello Special Air Service, missioni ad alto rischio in zone contese 22 » SECONDO TEMPO | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016 Libri IL ROMANZO La giornalista francese Florence Noiville analizza il confine tra il desiderio di sentirsi apprezzati e il rischio di diventare stalker U L’autrice Florence Noiville, giornalista francese Il libro L’illusione delirante di essere amati l Florence Noiville Pagine: 152 Prezzo: 15,90e Editore: Garzanti Può succedere Basta un episodio minore a scatenare le reazioni dei “senza speranza” » CATERINA BONVICINI n thriller psicologico, un noir perturbante e raffinato, un libro che, come i precedenti di Florence Noiville, scrittrice francese e giornalista di Le Monde, scava nei rapporti fra neuroscienze e letteratura: L’illusione delirante di essere amati (traduzione di Doriana Comerlati, Garzanti) è un romanzo dalle molte anime. È la storia di un’ossessione al femminile portata all’estremo che, come ha scritto Milan Kundera, ci fa vedere “quanto possa essere forte l’amore anche nell’odio”. Da un punto di vista clinico, questo amore delirante ha un nome preciso: è la sindrome di Clérambault, cioè l’erotomania. All’improvviso, senza ragione, qualcuno acquista “la certezza di essere am at o” da qualcun altro. Peccato che non sia affatto così e che sia solo un’illusione, appunto. Un caso tipico: una fan durante un concerto si convince di essere stata guardata in modo speciale dal cantante e da quel momento in avanti lo perseguita. Ma non capita solo ai personaggi pop. PER LAURA, la protagonista, l’incubo comincia quando dopo tanti anni incontra una vecchia amica, con cui studiava durante il corso preparatorio alle grandes écoles. Uno spartiacque che segna il loro destino. Laura riesce a entrare, diventerà una scrittrice famosa e una giornalista televisiva. C. no. Mossa da un sotterraneo senso di colpa per il suo successo, Laura offre un lavoro a C. nella sua redazione. Ma la vicinanza scatena l’inferno. Un giorno C. si presenta in ufficio vestita esattamente come Laura. Un altro cerca di impossessarsi del suo programma. Comincia a seguirla ovunque, a en- D. C. (DOPO CHRISTIE) Giallo capolavoro di Allingham, l’anti-Agatha C. » FABRIZIO D’ESPOSITO P Amore, la linea sottile che separa l’illusione dall’ossessione trare in rapporto con tutti i suoi familiari e amici, a ossessionarla con lettere e telefonate notturne. Crea persino una falsa pagina Facebook per parlare a nome suo. Qui il romanzo si fa sempre più claustrofobico, ci si sente accerchiati. Monta l’ansia, insieme alla consapevolezza che non può esserci via d’uscita. Perché dall’erotomania non si guarisce, procede per “crisi di speranza”. C’è sempre qualcosa che risveglia l’illusione, anche se l’oggetto d’amore si sforza di spiegare che quell’am o r e non esiste. L’aspetto più inquietante è PAESAGGI Passaggio a Nord Est la totale asimmetria del rapporto. Ma è anche la trappola peggiore, perché il perseguitato si sente pazzo a sua volta. Laura ha una sola arma in mano: la sua scrittura (“È così che nascono i miei romanzi. Li scrivo per spiegare a me stessa quello che non capisco”). NON PUÒ FARE altro che cer- care di entrare nella testa di C., per rompere il maleficio. Comincia a cercare altri perseguitati, e scopre che sono molti, vite rovinate da incontri insignificanti. L’illusione di essere amati è così delirante che può nascere da un fir- ma copie, da un gesto gentile di routine. È così insidiosa che si nasconde dietro a persone apparentemente normali. E quando si palesa, è troppo tardi. L’intensità del romanzo sta in questo: Florence Noiville ci fa sentire tutti vittime di stalking. Un modo infallibile – il potere della letteratura – per non riempirsi la bocca di questo argomento senza sapere davvero cos’è. In queste pagine l’incubo diventa nostro. Pur di liberarci, ci rendiamo conto che saremmo disposti a uccidere o a farci uccidere. er gli appassionati, Il premio del traditore è un giallo ormai leggendario. Uno tra i migliori di sempre. Anche perché basato su un complotto che poi si rivelerà vero, alla fine della seconda guerra mondiale. Per chi non l’avesse capito stiamo parlando di Margery Allingham e del suo personaggio prediletto, il detective Albert Campion. Notevole pure la scrittura: “La nebbia al suolo si era fatta più fitta, così che il commissario, marciando in testa, sembrava un ridicolo busto di se stesso, con la testa e le spalle uniche parti chiaramente l Il premio definite nella luce fred- del traditore da”. Contemporanea di Margery Agatha Christie, Allin- Allingham gham ambientò Il premio Pagine: 264 del traditore nel 1940, in Prezzo: 16,5e pieno conflitto mondia- Editore: le. L’enigma è complesso B. Boringhieri sin dall’inizio. CAMPION si risveglia senza memoria in ospedale. Ascolta una conversazione e crede di essere sorvegliato dalla polizia. Ha ammazzato, forse, un agente. Ma lui, appunto, non ricorda nulla. Nella fuga ritrova la cara Amanda, sua futura moglie, che lo conduce in una cittadella della campagna inglese, governata da una società segreta di gentiluomini conservatori e classisti, fedeli insomma alla tradizione. Il tarlo peggiore, per Campion, è che tutti si rivolgono a lui per via di una misteriosa e cruciale ora X, destinata a dare il via a un complotto con il Regno Unito. Il detective però continua a non avere “mezzo cervello” e la sua appare come una corsa disperata contro l’ignoto. Ogni tanto un pezzo di memoria affiora ma poi tutto s’ingarbuglia come prima. Quale piano nemico deve sventare Campion? E perché hanno ammazzato il povero Anscombe, segretario della già citata società segreta? Alla base del rompicapo un’idea genialmente criminale. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA TERZA PROVA Un’autrice “normalizzata”? SAGA Il nuovo thriller di Stephen King Viaggio nei confini mobili Personaggi complessi, del Friuli-Venezia Giulia ma un finale troppo rosa La paura cambia nome: si chiama fragilità umana » ELISABETTA REGUITTI » ELISABETTA AMBROSI » GIOVANNA GIANNONE FRIULI VENEZIA GIULIA. Viaggio nella terra dell’oro”, Op Art Editore racconta con fotografie e testi una terra di confine, punto di incontro fra mondo latino, tedesco e slavo, incrocio di culture, terra dai contorni mobili. Il regista e fotografo Luigi Vitale coglie e fissa con immagini a colori di grande formato e video-ritratti, paesaggi, artisti e artigiani che rendono unica la regione più a nord-est d'Italia. Una mappa di saperi dimenticati, di tradizioni culturali vive in una narrazione dell’uomo attraverso i secoli fino al presente, nell’industria, agricoltura, artigianato e nell'arte. Realtà e bellezze sconosciute ai più, connotate da originalità e unicità come nel caso della fiber artist Attiliana Argentieri Zanini che realizza arazzi polimaterici, tessuti su antichi telai a liccio, sculture tubolari con fibre vegetali e pizzi o anche del maestro vetraio Toni Zuccheri che plasma la materia composta di silicio, acqua e fuoco forgiandone uno stupendo bestiario. Dalla longobarda Cividale del Friuli ad Aquileia, da Trieste a Udine e Gorizia, la regione è protagonista di un viaggio, seguendo itinerari fra mare, montagne e colline dove si producono grandi vini famosi in tutto il mondo. Il volume, con saggi di Moreno Gentili, è uscito in occasione della mostra allestita a Villa Manin di Passariano (Ud). DA VALENTINA D’URBANO, giovane autrice Longanesi, ti aspetti un romanzo di contrasti violenti, con trame che prendono pieghe inattese e personaggi segnati dal dolore, dalla rabbia o dalla mancanza di speranza. Così era per Il rumore dei tuoi passi, storia drammatica di due ragazzi cresciuti sullo sfondo di una devastata periferia metropolitana. Così era, pure, per Acquanera, dove la capacità delle protagoniste di visualizzare il corpo di persone morte lasciava il lettore sospeso nello spazio tra il visibile e l’invisibile. Non fanno eccezione i protagonisti del nuovo romanzo, Non aspettare la notte: Angelica, ventenne deturpata da un incidente stradale con la madre che ha cercato di suicidarsi con lei ragazzina e Tommaso, un ragazzo che sta diventando cieco. Che i due siano destinati ad amarsi appare chiaro, ma il percorso è, realisticamente, lento e accidentato. Peccato che progressivamente il romanzo svolti verso una trama prevedibile e un finale da commedia rosa, dove ogni dolore è troppo facilmente cancellato. Un intervento dell’editore, per andare incontro al grande pubblico (e, magari, al cinema)?. La D’Urbano giura di no: ma così “normalizzata” (da se stessa o da altri), perde forza narrativa. E i suoi personaggi smarriscono lo spessore tragico, quello che ti fa ricordare certe figure letterarie per sempre. LA PAURA HA MOLTE FORME. Stephen King torna con un nuovo romanzo per aggiungerne una alla lista. Niente clown assassini, hotel infestati o lettrici psicopatiche, l’ultimo capitolo della trilogia di “Mr Mercedes” punta sul più ancestrale dei terrori: la fragilità umana. In “Fine turno” tornano i protagonisti dei due libri precedenti: il detective in pensione Bill Hodges e la sua collega Holly Gibney. Soprattutto torna Brady Hartsfield, l’antieroe che ha dato il via alla saga. Per chiudere il cerchio, King riparte dalla notte del 2009 in cui tutto è iniziato. Migliaia di lavoratori si affollano all’esterno di un centro commerciale, in attesa dell’apertura di una fiera che promette lavoro ai disoccupati. Una Mercedes grigia solca la folla, uccide otto persone e ne ferisce gravemente molte altre. Hartsfield viene arrestato l'anno successivo mentre tenta di far saltare in aria un auditorium con dentro duemila persone. Cinque anni dopo lo ritroviamo bloccato in un letto di ospedale. I medici lo danno per spacciato, ma Hodges non è d’accordo. Una serie di misteriosi suicidi convince il detective che Hartsfield non ha bisogno di camminare per uccidere. La mente di Mister Mercedes sconfina in quella delle sue vittime, ridotte a vere e proprie marionette. Riuscirà Hodges a fermare il suo arcinemico prima che porti a termine il più grande suicidio di massa mai visto? Friuli Venezia Giulia. Viaggio nella terra dell’oro l Luigi Vitale Pagine: 100 Prezzo: 75e Editore: Op Art Non aspettare la notte l Valentina D’Urbano Pagine: 377 Prezzo: 16,9e Editore: Longanesi Fine turno l Stephen King Pagine: 496 Prezzo: 19,9e Editore: Sperling & Kupfer SECONDO TEMPO Mercoledì 19 Ottobre 2016 | IL FATTO QUOTIDIANO | » 23 Arte & Fumetti PALERMO Allo Zac Zisa 31 artisti cubani tra i più noti e influenti sulla scena internazionale attivi dalla fine degli Anni Settanta, più della metà dei quali vive e lavora a L’Avana F Ricarica IL MADRE VOLA CON JODICE Domani alle 10, presso l’Aeroporto Internazionale di Napoli, il taglio del nastro delle ‘città’, in collaborazione con il Museo Madre, di Mimmo Jodice. I viaggiatori in attesa dell’imbarco potranno ammirare le “città” di Jodice (Napoli, 1934), uno dei maestri della fotografia contemporanea, interprete assoluto della civiltà mediterranea e dello spirito di un territorio e di una città unici al mondo come Napoli n » LAURA CHERUBINI ino a poco tempo fa in Italia non si avevano molte notizie sulla situazione artistica di Cuba. A rompere il ghiaccio ci avevano pensato Christian e Miria Maretti con il padiglione di Cuba portato per 3 edizioni alla Biennale di Venezia, suscitando grande attenzione, e con il Premio Maretti, una sorta di bilaterale per giovani artisti cubani e italiani. Ora in Italia è arrivata una mostra con 31 artisti cubani, molti dei quali noti a livello internazionale, attivi dalla metà degli Anni Settanta, che dopo la tappa al PAC di Milano sbarca ora a Palermo negli spazi di Zisa Arti Contemporanee. Tatuate sul corpo e nella storia: tutte le arti di Cuba mance in cui si lascia stirare dalla madre con un ferro rovente i capelli alla maniera occidentale, secondo il metodo casalingo e pericoloso delle donne afrocubane, ma alla fine si ribella gettandosi all’improvviso acqua fredda in testa. Ricardo Miguel Hernandez per un anno ha spiato una spia del governo che abitava nel suo palazzo. Los Carpinteros è il nome di un collettivo artistico fondato nel ’92 a L’Avana: sottraggono agli oggetti che fabbricano la funzionalità dell’uso. L’ESPOSIZIONE è curata da Diego Sileo e Giacomo Zaza e il catalogo è edito da Silvana Editoriale. La mostra conferma la grandissima vivacità del panorama artistico e culturale (poesia, cinema, architettura) cubano e l’alta qualità della ricerca variegata, vitale e fatta di forti e differenziate individualità. Il titolo, Cuba. Tatuare la storia, allude in modo forte sia all’idea di lasciare un segno nella storia, sia al tema del corpo, profondamente radicato nella tradizione storico artistica cubana attraverso la pratica della performance. La mostra comprende tanto artisti celebrati e riconosciuti a Cuba come Kcho, il cui motivo principale è quello del mare a cui è collegata la barca, perché “la nostra storia è fatta di sangue e acqua del mare”, quanto artisti “irregolari” come Tania Bruguera che presenta un’opera inedita sul tema della censura a Cuba. In mostra anche le foto di una performance che fece scandalo: il 4 maggio 1990 Angel Delgado defecava su una copia del • Sandro Chia Opere recenti CIAC, Foligno Fino al 29 gennaio 2017 MOSTRA personale dedicata ad un grande artista toscano, tra i più noti protagonisti della Transavanguardia italiana. Curata da Italo Tomassoni, raccoglie circa 50 opere, molte realizzate appositamente per gli spazi del CIAC. Accanto a 11 grandi tele realizzate tra il 1998 e il 2003, con le grandi figure umane di Chia che emergono da sfondi coloratissimi di forme geometriche o di pennellate ricche e dense, un gruppo di dieci tele più recenti, con al centro uomini e donne, su sfondi dove dominano gli azzurri, i verdi e i blu, e paesaggi delicati e poetici. UNA SERIE di chiodi (simbo- L’esposizione Maria Magdalena Campos Pons . “Finding Balance” giornale ufficiale del Partito Comunista cubano buscandosi 6 mesi di prigione. Humberto Diaz ci imprigiona nella parola IDEAS come in un labirinto e presenta anche un frigorifero di fabbricazione americana, oggetto alieno a Cuba e perciò trasformato in una sorta di capsula del tempo. Carlos Garaicoa ricostruisce lo Sloppy Joe’s Bar frequentato a L’Avana da Hemingway e chiuso dopo la vittoria della rivo- luzione (1959). Sono esposte anche opere dei 2 artisti cubani più noti del XX secolo, non più viventi, Felix Gonzalez Torres e Ana Mendieta (di cui è esposta la serie fotografica Rape Scene dove si presenta come vittima di stupro). Maria Magdalena Campos-Pons rielabora nella sua opera performativa le tradizioni popolari della cultura afrocubana. Susana Pilar Delahante Matienzo realizza una perfor- Realtà da scoprire Opere di artisti celebrati ma anche “irregolari” invisi al castrismo lo del lavoro manuale dei carpentieri) giganti si contorce in forme zoomorfe. Carlos Martiel affronta nelle sue crude ed estreme performance temi sociali e politici. Reinier Nande fa scorrere come stille di sangue le parole del discorso agli intellettuali di Fidel Castro sotto un piccone conficcato nel muro. In La ultima cena Làzaro Saavedra sostituisce ai 12 apostoli altrettanti televisori mentre Cristo è rappresentato da un generatore di corrente. Grethell Rasùa è autrice di poetiche performance come quella in cui scrive parole di speranza con un impasto di terra e acqua piovana portate da Cuba. Un fantastico mondo da scoprire. © RIPRODUZIONE RISERVATA IL FUMETTO Un volume ambizioso ma riuscito per il fumettista ventiduenne 400 pagine di incubi ricorrenti nello spazio per l’esordio surreale di Adam Tempesta » STEFANO FELTRI I tero Perpetuo si può raccontare in un solo modo, con la sequenza di esperienze di lettura che si affrontano, molto diverse tra loro. Lo prendi in mano e pensi: ardito per un 22enne come Adam Tempesta esordire così, un volume di 400 pagine, nessuna prudenza nel tratto spericolato, un ottimo progetto grafico del volume fatto dalla casa editrice Eris. Sovracoperta minimalista bianca con vezzosi rilievi (che brillano al buio), sotto una copertina coloratissima, centinaia, forse migliaia di personaggi, oggetti, forme geometriche, intrecci. Poi cominci a leggerlo. Le pagine scorrono via rapide, il montaggio è sorprendente, c’è un bianco e nero nettissimo, disegni molto dettaglia- AROUND ti, quasi barocchi (sempre netti nel tratto, però) si alternano a personaggi schematici, implausibili. Qualcosa nel tratto ricorda Matt Kindt, fumettista americano molto apprez- zato. Tavola dopo tavola, il lettore sente crescere la curiosità per una trama che sembra sfuggire, comincia a nascere il sospetto che questo Adam Tempesta magari è un disegnatore notevole, ma come sceneggiatore un po’ sconclusionato. Quando questo dubbio inizia a diventare certezza, avendo davanti ancora circa 300 pagine da leggere, il lettore si rilassa e si arrende: amen, lasciamo perdere la trama e godiamoci questa sequenza di mostri planetari, di polli magici con un terzo occhio in fronte, pianeti antropomorfi e teste esplodenti. Il tratto di Tempesta è comunque un piacere. Poi, proprio quando il lettore si è riconciliato con questa riduzione di l Itero perpetuo Adam Tempesta Pagine: 408 Prezzo: 18 e Editore: Eris aspettative e si sente comunque quasi soddisfatto lo stesso, ecco che dal groviglio di follia in cui Adam Tempesta avvolge il suo povero astronauta disperso nel cosmo tra donne pericolose e astronavi surreali, emerge un filo. Nell’apparente (?) cacofonia, all’improvviso si distingue una melodia, anzi un ritornello, che si ripete con minuscole variazioni. E la musica diventa orecchiabile, il lettore passa le ultime decine di pagine a divertirsi, quasi ridendo perché ha capito la grammatica sottostante e vuole vedere fin dove Adam Tempesta riuscirà a spingersi. La trama, in fondo, non è così importante, quello che conta è il viaggio narrativo sul nastro di Moebius (stavolta il fumettista non c’entra) che finisce soltanto con la consapevolezza dell’eterno ritorno. Visto che salvarsi è impossibile, almeno cerchiamo di affrontare con un sorriso il nostro destino. © RIPRODUZIONE RISERVATA • A view Of One's Own Tre fotografe a Roma American Academy, Roma Fino al 27 novembre 2016 LE TRE fotografe sono Esther Van Deman, Georgina Masson, e Jeannette Montgomery Barron. La mostra racconta lo sguardo su Roma di tre generazioni di donne, pioniere e protagoniste della fotografia dal XIX secolo a oggi. Il lavoro confronta aspetti della Città Eterna e le sue trasformazioni urbane dalla Belle Epoque ai nostri giorni. Allo stesso modo, traccia l’emergere della fotografia come mezzo indipendente esercitato da donne con un punto di vista che passa dall’approccio documentaristico ad una “espressione di genere”. • Halida Boughriet Officine dell’Immagine, Milano. Dal 20 ottobre all’11 dicembre 2016 PRIMA personale italiana dell’artista franco-algerina Halida Boughriet (Lens, 1980). In mostra 15 opere che partono dal corpo: l’artista predilige linguaggi che fanno della performance il punto focale. Riprodotte con serie fotografiche o su supporto video, le azioni catturano un potere sulle emozioni. A CURA DI CL. COL. 24 » ULTIMA PAGINA Dalla Prima » MARCO TRAVAGLIO “P er Renzi accoglienza da star... Il premier definito dalla stampa Usa ‘il Trudeau europeo’: insieme per un asse contro i populismi” (Il Messaggero, ieri). “Rapporto Istat sul 2014: oltre 3 milioni e mezzo di lavoratori in nero, 180 mila in più rispetto al 2013; e 17 miliardi di Pil (l’1% del totale) frutto di traffico di droga, prostituzione e contrabbando di tabacco. Sommando alle attività illecite anche il nero, nel 2014 l’‘economia non osservata’ è arrivata a 211 miliardi, il 13% del Pil: di questi, il 46,9% è frutto di evasione fiscale, il 36,5% di lavoro irregolare (era il 34,7% nel 2013), l’8,6% di altre componenti (affitti in nero, mance e paghe fuori busta) e l’8% di attività illegali. I nuovi dati superano di quasi 5 miliardi i valori del 2013 e di 8 quelli del 2011... Il valore aggiunto generato dalla sola economia sommersa, cioè tutto ciò che sfugge al fisco, ammonta a 194,4 miliardi (12% del Pil)” (ilfattoquotidiano.it, sabato). “L’apposita commissione del Tesoro denuncia che in un anno mancano all’appello delle Entrate 109 miliardi di imposte, 2 miliardi e passa in più dell’anno prima. Renzi rivendica nel 2015 il ‘record di tutti i tempi’ di lotta all’evasione con 15 miliardi recuperati. Peccato che secondo la Corte dei conti i miliardi realmente riscossi siano stati solo 7,7, in netto calo rispetto al 2014 e a 10 anni fa” (il Fatto Quotidiano, ieri). “Aveva assicurato al Parlamento che la prima voluntary disclosure sarebbe stata anche l’ultima e che la lunga stagione dei condoni all’italiana... era conclusa. Invece... ecco la seconda sulla liquidità sottratta al fisco e ai magistrati in cassette di sicurezza o in casa sotto il materasso e nei muri, come ha fatto Fabrizio Corona... L’obiettivo del Tesoro è tassarli al 30-35%, meno dell’aliquota Irpef più alta (43%)...Ma non tutti i capitali nascosti provengono dall’evasione fiscale. Dietro questa copertura sono stati riciclati anche proventi da attività criminali... Ma controlli troppo stringenti non fanno avvicinare i possibili beneficiari più facoltosi e addio ai 2 miliardi di incassi. Maglie larghe rischiano di dare il via alla più grande operazione di riciclaggio di denaro sporco della storia della Repubblica”(il Fatto Quotidiano, ieri). “Il governo prepara la sanatoria sui contanti”, “Tasse non pagate: buco da 795 miliardi... Per la Corte dei conti si può recuperare solo il 4,8% (La Stampa, ieri). “Fisco, allarme per le sanatorie. ‘Sconti a Maradona e Corona e uno scivolo per i più ricchi’. Le agenzie di riscossione temono un crollo per le entrate a partire dal 2018” (Repubblica, ieri). “Il ritorno delle ‘false’partite Iva” ( Repubblica, ieri). “La cena di Stato Renzi-Obama. Agnolotti e patate dolci. Il melting pot del gusto unisce a tavola due mondi” (La Stampa, ieri). “Cena di Stato, evento con le eccellenze tricolori. Oltre 400 invitati alla Casa Bianca: il dinner allestito nel giardino sotto a un tendone. Menu ispirato al Belpaese dello chef Batali” (La Stampa, ieri). Questo e altro con la “sinistra” al governo. Poi c’è pure la destra. M ario Monti ha molti talenti. Ha fatto una super carriera, ad esempio, ed è stato quasi di continuo su qualche poltrona: consigliere di questo, consulente di quest’altro, presidente di quell’altro. Alla fine è diventato pure senatore a vita e, in un attimo, presidente del Consiglio. Certo, come si sa non tutto è andato benissimo: il suo effetto depressivo sull’economia italiana ci fa ancora compagnia. Però va apprezzata almeno la coerenza del nostro, un altro dei suoi talenti evidentemente: nonostante la realtà si | IL FATTO QUOTIDIANO | Mercoledì 19 Ottobre 2016 RIMASUGLI La coerenza del sen. Monti, cui rivolgiamo un cortese invito » MARCO PALOMBI preoccupi di smentirlo da anni, continua a considerare la spesa pubblica - e forse l’esistenza stessa dello Stato - come la fonte d’ogni male. Ieri, per dire, sul Corriere ha annunciato il suo No al referendum così: “Il vero costo della politica è nel combinato disposto fra la Costituzione, attuale o futura, e metodo di governo con il quale si è lubrificata da tre anni l’opinione pubblica con bonus fiscali, elargizioni mirate o altra spesa pubblica ”. Insomma, “non avrebbe senso darsi una Costituzione nuova se essa deve segnare il trionfo di tecniche di generazione del consenso che più vecchie non si può”. Ora che neanche più Giavazzi e Alesina dicono che tagliare la spesa pubblica spinga la crescita, Monti, più che rabbia, ci fa tenerezza: è un privilegio degli oppositori della prima ora poter essere generosi nella caduta. Però, ecco, senatore, se proprio ci tiene alla vittoria del No, non potrebbe chiudere la bocca per due mesi? Tanto più che Renzi l’ha già capito da solo che a Berlino vogliono farlo cadere appena si può...