Editoriale di Bruno Ragni a

Transcript

Editoriale di Bruno Ragni a
TRIMESTRALE DELLA COMUNITA’ PSICHIATRICA “ELIO ZINO”
E GRUPPI APPARTAMENTO DI OLEGGIO
Sommario
Editoriale
pagg. 1/2
Il nostro carnevale: la
visita del Pirin
pag. 3
La teoria del tutto
pag. 4
Tanti auguri
pag. 4
Oggi cucino io...le
ricette di Rosaria:
coniglio alla cacciatora
pag. 5
Alla scoperta di Oleggio
pag. 5
Oleggio e la sua storia
pagg.6/7
Esplorando il territorio: passeggiata alla
Chiesa di Loreto
pag. 7
La visita al museo di
Oleggio
pag. 8
Gita a Oropa
pag. 9
Intervista ad Alessio
Griselli: l’esperienza
di borsa lavoro
pag. 10
Giovanni De Bei…
cronista sportivo
pag. 10
La vena artistica
pag. 11
Figli dello
fango
pag. 12
stesso
Editoriale di Bruno Ragni
a
Tratto da: “Psicoterapia di comunità” (Barone, Bellia, Bruschetta), Franco Angeli Editore, estratto dalla prefazione di Marco D’Alema
La disciplina della salute mentale italiana versa
in una grave situazione di crisi, che è manifesta
nelle forti differenze e disparità con cui si sono
storicamente sviluppati i servizi territoriali. La
loro diffusione sul territorio italiano non è stata
affatto omogenea; in molte esperienze non si è
sviluppata alcuna cultura o pratica di salute
mentale di comunità.
Nell’ultimo decennio le difficoltà dei Servizi di
salute mentale italiani sono aumentate: si è
drammaticamente dimostrata la loro incapacità di rivolgersi alle comunità locali, si è diffusa
la tendenza a rifugiarsi in modelli operativi ambulatoriali, separando il lavoro clinico da quello sociale; le équipe, lungi dal funzionare come gruppi di lavoro effettivamente integrati, rappresentano per lo più il pretesto per una spartizione di competenze. Attualmente la prassi è
sostanzialmente questa: lo Psichiatra fa la farmacoterapia, poi se il paziente non si riprende lo
passa ai servizi della riabilitazione, oppure se vuole un lavoro lo manda dall’assistente sociale.
Il depauperamento culturale e numerico del personale in carico ai Servizi di salute mentale
italiani ha di fatto creato un grave malessere, anche in rapporto a una richiesta di servizi territoriali da parte delle comunità locali che aumenta, si amplia e si diversifica costantemente.
Tutto ciò ha enormemente accresciuto le difficoltà soggettive degli operatori della salute
mentale e la percezione della rilevanza del fenomeno burn-out.
Come un cane che si morde la coda, il servizio ha perso la capacità di lavorare come un gruppo e la pratica di lavoro di equipe. E’ diffusa una percezione dell’équipe come luogo e pratica
da evitare, pericolosa, dove si accendono conflitti e non si riesce a integrare le visioni sui pazienti.
Naturalmente, in uno sguardo d’insieme non dobbiamo dimenticare le esperienze positive sviluppatesi in
quelle comunità locali dove il privato sociale è riuscito a stimolare i servizi pubblici a svolgere una funzione di sostegno e di interconnessione a reti professionali più ampie.
Le Linee di indirizzo nazionali sulla salute mentale in
1
I
RACCONTI DEGLI “ALTRI”
Italia, formulate nel 2008 dal ministero della Salute, analizzano in modo molto approfondito questa situazione, cercando di superare le posizioni ideologiche o i “potentati”, raccogliendo tutto ciò che è stato prodotto anche di positivo in Italia a partire dal precedente Progetto obiettivo, sviluppando una discussione scientifico- critica su tutti i recenti
documenti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e delle Istituzioni
europee sulla salute mentale. Dalle linee di indirizzo emerge tutta una
serie di nuovi problemi che la salute mentale si trova adesso ad affrontare, a causa sia dell’evoluzione della situazione sociale italiana, che
dell’involuzione delle sue pratiche di intervento sul territorio.
La grave patologia mentale rappresenta ancor oggi una sfida clinica
importante, collegate alle problematiche poste dai disturbi di personalità e dai nuovi fenomeni delle dipendenze patologiche. Sta venendo fuori con forza anche il tema della depressione che, secondo le previsioni
dell’OMS, nel 2020 dovrebbe diventare la prima patologia invalidante, soprattutto per quanto riguarda il numero
di anni vissuti in condizioni di disabilità.
Le linee di indirizzo nazionali sulla salute mentale in Italia, a fronte delle suddette analisi, collocano sul piano
delle comunità locali il campo di intervento delle pratiche di salute mentale. La prassi che propongono è perciò
centrata sui percorsi di ripresa (recovery) dei pazienti dalla sofferenza mentale: impostare la cura puntando sulle loro parti sane (capacità e positività), piuttosto che sulle parti malate (deficit e patologia).
Per sostenere queste pratiche di salute mentale di comunità le Linee di indirizzo propongono strumenti in grado
di reggere l’impatto delle dinamiche istituzionali nella programmazione degli interventi sanitari e di realizzare
una serie di azioni sul campo.
Strumento principale è il cosiddetto Piano di Azione Locale per la Salute Mentale , da costruire secondo una
metodologia partecipativa, gruppale e comunitaria, grazie agli apporti non solo
dell’Azienda Sanitaria Locale, ma anche di tutti i soggetti e le agenzie sociali, primi fra
tutti gli enti locali ed il privato sociale, ma anche le associazioni degli utenti e dei famigliari.
Il piano di azione locale per la salute mentale si articola programmaticamente con lo strumento sociale per eccellenza, introdotto dalla L.328 del 2000: il Piano di Zona. Il distretto socio-sanitario locale viene così a ridefinirsi come campo d’azione fondamentale di una
pratica di salute mentale realmente partecipata e partecipativa. Si propone in sintesi un modello di “Società della
Salute” dove la società civile e la comunità locale entrano sempre più nel merito delle scelte di politica sanitaria.
Periodico di informazione della Comunità Protetta Psichiatrica “Elio Zino” e
Gruppi Appartamento di Oleggio
Direttore Editoriale:
Daniela Forti—AiutaPsiche onlus
Responsabile Editoriale:
Bruno Ragni
Direttore Responsabile:
Elena Vallana
Comitato di Redazione:
Gabriella Belfiore
Laura Cutrona
Laura Di Chio
Nina Dutkevjch
Patrizia Mancini
Silvana Passarella
Debora Stramba
Elisa Zaino
Elvira Gianesella
Alessio Griselli
Rosaria Prandi
Manuel Russo
Mauro Margaroli
Stefano Ventura
Hanno collaborato a questo numero:
Gisella Aiello
Filomena Brunacci
Giancarlo Cerutti
Giovanni De Bei
Giuseppe Cirillo
Maruo Forti
Lonate Pozzolo
0331669034 cell. 3355691767.
2
N. 1/2015
Pagina 3
Il nostro carnevale: la visita del Pirin
A cura di Alessio Griselli e Mauro Margaroli
Il Pirin è venuto a farci visita in comunità ad
aprire ufficialmente i festeggiamenti del
Carnevale…
…ci ha donato dolci e simpatia allietando il
nostro pomeriggio…
Il 15 Febbraio abbiamo partecipato
all’ultima sfilata del Carnevale Oleggese.
Tra i vari carri, quello che ci ha colpito di più è stato il carro
“futuristico”, a qualcuno è piaciuto molto anche quello degli indiani.
I carri di Oleggio sono davvero molto belli, frutto della passione dei
volontari dell’Emo che durante l’anno creano con la carta pesta tutti
i fantocci che allestiscono e fanno muovere sui carri…
E’ bello vedere grandi e piccini mascherati…ballare e scherzare per
le vie di Oleggio completamente coperte da coriandoli e stelle filanti…passeggiare inebriati da questa allegria contagiosa tra musica e
profumo di frittelle…
Tornati in Comunità abbiamo pensato di preparare le frittelle di carnevale per festeggiare tutti assieme.
3
I
RACCONTI DEGLI “ALTRI”
“La teoria del tutto”
A cura di Manuel Russo
Il film racconta la storia di un giovane scienziato che studia cosmologia a Cambridge.
Ad una festa incontra una ragazza della quale si innamora, i due iniziano a frequentarsi.
Un giorno mentre sta camminando, cade e picchia la testa; viene portato in ospedale
dove gli fanno gli accertamenti. Gli diagnosticano la malattia del motoneurone che nel
tempo gli atrofizzerà tutti i muscoli e gli vengono prospettati due anni di vita.
Nonostante tutto si sposa con la ragazza della quale si è innamorato e mette al mondo
tre figli, due maschi e una femmina. Con il passare degli anni la malattia peggiora e lui
è costretto a stare su una carrozzina, prima con spazi di autonomia e progressivamente arriverà allo stato vegetativo.
Durante il film emerge il forte rapporto tra la coppia che assieme affronta molti stadi della malattia, sfiorando
a volte la morte:si affronta,infatti anche il tema dell’eutanasia e della lotta per la vita.
Un altro tema che affiora è quello della fede che risulta un sostegno per la moglie e non coinvolge la razionalità dello scienziato.
Dopo ventotto anni di matrimonio la coppia si divide.
Lui decide di andare in America a presentare la tesi sulla teoria che ha scoperto e quattro anni dopo si risposa
con la sua infermiera personale (dalla quale si separerà dopo undici anni).
L’ex moglie si rifà una vita con un uomo incontrato in chiesa del quale si era innamorata ancora prima che si
separasse il marito.
I due ex coniugi mantengono buoni rapporti.
Lui scriverà un libro sulla sua teoria che venderà milioni di copie.
Stephen, lo scienziato, è attualmente vivo e ha compiuto da poco 73 anni.
Ho scelto questo film perché mi è stato consigliato, inoltre riguarda una storia vera e questo ha aumentato la
mia curiosità.
Lo consiglio a chi sta affrontando una lotta, che possa ritrovare in quest’uomo un esempio di forza e coraggio.
APPROFONDIMENTO:
Con il termine della malattia del motoneurone si indicano un gruppo di patologie neurologiche che affliggono
selettivamente i soli motoneuroni, le cellule celebrali che controllano l’attività della muscolatura volontaria.
Buon compleanno a
Apriamo il 2015 con i nostri più cari auguri ad Elvira che il 6 gennaio
ha compiuto 58 anni.
Giuseppe ha soffiato 51 candeline il 3 febbraio e Tiziano e Salvatore
hanno festeggiato il 19 ed il 20 febbraio il loro compleanno insieme a
tutti noi. Il 5 Marzo Domenico ne ha fatti 62 e il nostro Mauro il 18
marzo soffierà 66 candeline aggiudicandosi il titolo di più saggio della
comunità!!!!
4
N. 1/2015
Oggi cucino io… le ricette di Rosaria: coniglio alla cacciatora
A cura di Rosaria Prandi
INGREDIENTI:
PER MARINATURA:
un coniglio in pezzi;
un litro di vino bianco;
una cipolla;
olio q.b.;
un gambo di sedano;
rosmarino q.b.;
una carota;
salvia q.b.;
una zucchina;
pepe q.b.;
una melanzana;
sale q.b.;
olio q.b.;
uno spicchio d’aglio;
farina q.b.;
una cipolla.
sale q.b.;
un bicchiere di vino bianco;
due scatole di pomodorini datterini.
Fare marinare i pezzi di coniglio per tutta la notte nel vino bianco, olio,
rosmarino, salvia, aglio, cipolla, sale, pepe. La mattina togliere il coniglio
dalla marinatura.
Fare soffriggere una cipolla, un pezzetto di sedano, una carota, una zucchina, una melanzana tagliati a cubetti. Aggiungere i pezzi di coniglio dopo averli infarinati e farli rosolare
per bene.
Sfumare con un bicchiere di vino bianco, quando il vino è evaporato aggiungere due scatole di pomodorini datterini. Fare cuocere con il coperchio,
a fuoco lento per circa un’ora.
Alla scoperta di Oleggio: avviata l’attività
Questa attività che svolgeremo tra marzo e aprile prevede due momenti distinti.
Il primo introduttivo di studio e letture riguardanti le origini delle genti e della Città di Oleggio e si svolge tra noi
in Comunità. Questo momento è seguito da un’uscita alla scoperta delle mura della città e di ciò che è rimasto del
momento più rigoglioso vissuto da questo comune.
Il secondo prevede uscite alla scoperta di come erano alcune zone del paese che suscitano la nostra curiosità. Ma la
cosa interessante è che a guidarci in questa avventura sarà il Pirin nota “maschera” del carnevale di Oleggio. Nonché conoscitore della sua storia.
Con lui visiteremo la zona dove oggi è il teatro e la sede di una banca, il Pirin cercherà di portarci con la fantasia ai
tempi in cui era occupata dalla Guandra e dal mercato degli animali.
Poi andremo a visitare la zona dove adesso sono le scuole medie, la villa sede dell’Enaip un tempo istituto termale
voluto dal generoso… Paganini, medico oleggese nonché zona sede del vecchio teatro.
Con il Pirin faremo un altro incontro all’interno di una sala del museo di Oleggio dove ci illustrerà, mostrando attrezzi utilizzati e plastici descrittivi, le attività di queste popolazioni legate alla presenza del fiume Ticino.
5
I
RACCONTI DEGLI “ALTRI”
Oleggio e la sua storia...
A cura dei Collaboratori della rivista
Oleggio è un paese di medie dimensioni di circa 14.000
abitanti situato in Piemonte ai confini con la Lombardia
vicino alle sponde del Ticino.
Preistoria
Delle sue origini risalenti a tempi lontanissimi abbiamo,
purtroppo, assai poche e rare notizie scarsamente documentate. La regione era occupata, durante preistoria, dai
due grandi ghiacciai del Gottardo e del Sempione che,
disciolti, crearono il letto del Ticino allora vastissimo
tanto da ricoprire la zona dove oggi si trova il paese.
Il nome
Il nome deriva dal prefisso “Ol” che significa “sopra” e dalla parola etrusca “esin” che significa appunto
“Ticino” . Dunque Olesin=altura sul Ticino. Ritiratosi progressivamente, il Ticino, aveva per sponde le nostre
colline che, a forma di 3 grandi terrazze, degradavano verso valle.
Prime popolazioni
Una volta asciugatasi la zona, iniziarono a insidiarsi le prime popolazioni.
Si trattava dei Levi-Liguri, un popolo di guerrieri. A questi si susseguono, in diverse ondate, altre popolazioni
come: Insubri, Galli, Cartaginesi, Etruschi, attratti dalla fertilità della zona.
Famosa la discesa di un condottiero di nome Belloveso che avanza con Celti, Galli da cui deriverà il nome del
paese di Galliate e Mediomerici da cui il nome del paese di Mezzomerico.
Primo nucleo abitativo
Il primo nucleo della città di Oleggio si trova, presumibilmente, più a valle di adesso, nella zona della chiesetta
di San Donato.
Gli Ittimoli
Con questo nome si indicano gli abitanti di questa zona che vi erano confluiti attratti dalla presenza dell’oro.
Gli Ittimoli sono quindi cercatori d’oro e minatori. La parola deriva da “iet” ossia spezzatori e “mol” ossia monte: spezzatori di monti.
OLEGGIO E LA DOMINAZIONE ROMANA E BARBARICA
Dominazione romana
Nel180 a.c. Oleggio subisce la dominazione romana.
Oleggio veniva considerata “pagus” cioè “cantone” o distretto formato da un certo numero di famiglie che si regolavano inizialmente da sé, con poche e semplici leggi o usi antichi e consolidati.
Sotto la dominazione romana adotteranno il diritto romano, quindi le leggi di quel popolo.
Dominazione barbarica
Della successiva dominazione barbarica si hanno poche notizie.
Possiamo essere certi, comunque, che Oleggio fosse un centro importante poiché possedeva la basilica di S. Michele Arcangelo di notevoli dimensioni, oggi situata nel cimitero. Di Oleggio si hanno notizie durante la dominazione del Barbarossa in Italia. Si sa che faceva parte della contea di Pombia e fu ceduta dall’imperatore Barba-
6
N. 1/2015
rossa al vescovo Guglielmo di Novara.
I Visconti
Intorno al 1200 Oleggio sin trovò sotto il dominio dei Visconti signori di Milano.
A questo periodo risale la costruzione del Castello che faceva parte dei tanti che costellavano le sponde del Ticino,
alcuni dei quali tutt’oggi ben conservate. Il nostro purtroppo, invece, è stato distrutto non dalle vicende del tempo ma
da un atto della volontà umana. Nel 1361 Galeazzo Visconti, piuttosto che cederlo al nemico Marchese di Monferrato, con cui era in lotta, e vederlo distrutto dalle sue feroci milizie mercenarie, lo diede alle fiamme.
Bernabò Visconti
Del casato dei Visconti bisogna ricordare il dominio del feroce Bernabò. Bernabò si era particolarmente
“affezionato” a queste terre e ad Oleggio aveva trasferito la sua residenza di caccia. Si dice che nella zona del Castello detta Motto tenesse ben 5000 cani e perciò detta appunto “Motto dei cani”. Si racconta inoltre che li affidasse ai
suoi sudditi i quali dovevano mantenerli in buona salute e piena forma. Se qualche esemplare fosse troppo ingrassato
o dimagrito o, peggio, si fosse ammalato o morto,
il feroce Bernabò la faceva pagare cara ai disgraziati sudditi con supplizi, prigione o confische.
Dominazioni successive
Le successive dominazioni cui fu soggetta Oleggio
furono quella degli Sforza succedutisi ai Visconti,
quella spagnola che ci ha lasciato il triste ricordo
del “prato della forca”, infine quella Sabauda sotto
al quale passò definitivamente nel 1748.
Esplorando il territorio: passeggiata alla Chiesa di Loreto
A cura di , Filomena Brunacci, Giuseppe Cirillo, Elvira Gianesella, e Manuel Russo
“I ragazzi descrivono un aspetto positivo ed uno negativo di questa passeggiata”
Brunacci: la cosa che mi è piaciuto di più esplorare è stata la villa antica che attualmente ospita l’Enaip, dietro la quale si
trova l’edificio moderno delle scuole medie di Oleggio.
In questa villa fu ospite Bellini. A Oleggio c’è anche un palazzo intitolato a lui…così abbiamo scoperto che questo artista fu
molto attivo qui.
Mi ha turbato vedere i grandi finestroni dei sotterranei della villa con oggetti antichi abbandonati.
Russo: mi ha fatto molto piacere vedere la Chiesa di Loreto dove si è sposato un mio zio che purtroppo non c’è più e del quale conservo una foto.
E’ stato negativo non riuscire a riconoscere i personaggi delle statue apposte in nicchie in facciata, così una volta tornati in
comunità l’operatore mi ha fatto cercare su internet le informazioni che volevo.
Cirillo: la cosa che più mi è piaciuta è tutto il verde della campagna che si incontra lungo la strada per andare alla Chiesa di
Loreto…il campo da calcio ed il vialone alberato.
Gianesella: mi è piaciuto molto il tragitto per arrivare alla Chiesa però mi è spiaciuto davvero tanto trovare la Chiesa chiusa…ho detto comunque una preghiera davanti al portale.
7
I
RACCONTI DEGLI “ALTRI”
La visita al museo di Oleggio
A cura di Stefano Ventura
Domenica 22 Febbraio 2015, abbiamo avuto in programma la visita al Museo di OLEGGIO (NO). In questo Museo lavora la nostra compagna Virginia.
Il Signore che ci ha fatto da guida ha un espressione contenta e rilassata. Pian piano ci ha mostrato tutte le bellezze del Museo. Il
Museo è dedicato agli utensili che si usavano a Oleggio dal 1700 al 1900.
Una volta entrati, ci siamo sistemati nella prima stanza: un bar di tanti
anni fa. C’è il bancone con i bicchieri dove si versava vino, birra, ecc.
C’è una specie di flipper molto rudimentale. Ci sono tavolini per il gioco
delle carte. È tutto molto rustico, ma accogliente.
Dopo il bar, la nostra guida ha illustrato il significato di alcune stanze :
perché sono state costruite e che significano gli oggetti che vi troviamo
dentro.
Dopo questo, c’è una discesa verso i sotterranei del Museo.
Mi ha colpito la somiglianza dei sotterranei con le cantine dello Champagne MUMM a REIMS, che avevo visitato in una gita in Francia, anni
fa.
Nel sotterraneo ci sono macchine varie, carri, trattori. C’è anche il pavimento in vetro per passare sopra ad un pavimento di sassi
e rocce spigolose. C’è anche un cavallo di cartapesta. Per macchine varie intendo non automobili, ma macchine per costruire,
rifinire, portare fieno, arare : insomma macchine utensili.
Dopo aver visto il piano sotterraneo, abbiamo dato un’occhiata a torni,
presse, frantoi per l’olio, recipienti per la vendemmia, macchinari stipati
in alcune stanze al piano terra.
L’ultima parte della visita riguarda il piano superiore. C’è un miniimpianto stereo che diffonde musica classica. Ci sono stanze che testimoniano le attività di un tempo passato. Per esempio, alcune stanze
sono le camere da letto, altre la cucina, altre le camere dove si suona
o si ascolta musica (c’è anche un juke-box), alcune camere servono
da officina per lavori manuali (fabbro, falegname, ecc).
In fondo al corridoio, dove ci sono padiglioni, molto più larghi e lunghi
delle camere, abbiamo notato suppellettili varie, gioielli con oro e diamanti, parrucche formate da capelli veri, abiti del tempo, ombrelli d’epoca, tutto ciò che serviva ai nobili del tempo per vestirsi, ecc.
Anche questi padiglioni sono molto interessanti, come del resto tutto il
Museo. Ovviamente non c’era la televisione in camera da letto o in
cucina. Dentro la stanza della musica ci sono: pianoforte, arpa, jukebox, giradischi a 33 e a 78 giri, casse acustiche, ecc.
Dopo aver visto il piano superiore, abbiamo finito la nostra visita.
La guida è stata comunque molto brava a spiegare il significato di
macchine, suppellettili, oggetti. Non siamo esperti del 1700 o del 1800,
ma forse, dopo la visita al Museo di Oleggio, abbiamo capito qualcosa
di più della vita che facevano i nostri predecessori e antenati.
Prima di abbandonare il Museo, abbiamo messo la nostra firma su un registro dei visitatori. Per chi vuole saperlo, noi siamo passati di qui. All’uscita del Museo, abbiamo fumato una sigaretta e poi siamo andati a consumare qualcosa in un Bar nel centro di
Oleggio. Ci siamo scambiati le nostre opinioni sulla mostra e sulla giornata. Dopo il Bar ci siamo mossi verso i 2 Gruppi Appartamento.
La mostra è finita. È tempo di tirare le conclusioni : Innanzitutto, sappiate che avevo già visitato il Museo qualche anno fa, quando ero ancora in Comunità OLEGGIO (via Gaggiolo). È quindi la seconda volta che partecipo alla Mostra.
Spesso la signora Bianca della Banca del Tempo, ci sprona a partecipare a Mostre, Esposizioni, delle quali Lei ci informa prima.
Mi sembra che ai pazienti dei due Gruppi appartamento la Mostra sia piaciuta, è stata divertente e interessante. È stato un momento di aggregazione. Una domenica alternativa.
Con questo pensiero, vi invito a partecipare a queste Mostre e a vedere il Museo di Oleggio. Ne vale la pena.
8
N. 1/2015
Gita a Oropa
A cura di Filomena Brunacci,, Giuseppe Cirillo e Manuel Russo
Un giorno di Ottobre siamo partiti in
direzione Oropa per visitare il Santuario
della Madonna Nera.
Questa uscita era in previsione da tempo
ed è stata richiesta particolarmente da
Manuel e Elvira.
Partiamo per la comunità verso le 10:30
del mattino con l’intenzione di fare
pranzo al sacco. Dopo un’ora e un quarto circa di viaggio arriviamo sul posto.
La strada che saliva la montagna ci ha
colpito per i magnifici boschi che la attorniavano e per la loro pulizia. Gli alberi erano maestosi. I colori autunnali
incantevoli.
Di tanto in tanto tra le fronde apparivano delle bianche cappellette: era la Via Crucis del Santuario di Oropa.
Il tempo non sembrava essere dalla nostra parte. Appariva nuvoloso e umido. Ma ecco che, quasi all’improvviso,
mentre salivamo di quota, appare il sole ad illuminare le grandi montagne disposte a corona intorno al Santuario.
Una volta arrivati, ci fermiamo al parcheggio sottostante il Santuario e, dopo avere pranzato, ci addentriamo in esso.
Ci accorgiamo che il Santuario è immenso e si dispiega davanti a noi su 3 diversi livelli ai quali si può accedere attraverso imponenti scalinate. All’inizio troviamo il piazzale inferiore, dedicato al ristoro, dove ci sono bar e ristoranti
spaziosi ed eleganti, realizzati per accogliere i pellegrini. Inoltre si trovano diversi negozi di souvenir.
Sul piazzale superiore, troviamo la Basilica Antica, ospitante la statua della Madonna Nera, cuore del Santuario, il
cui primo nucleo risale al 600. Proseguiamo sempre risalendo una grande scalinata e, ci troviamo alla Basilica Superiore edificata in epoca molto più recente (1885).
In questo piazzale ci siamo fermati a osservare e ammirare le montagne che sembravano vicinissime.
Abbiamo fatto le foto e chiaccherato un
po’.
Poi ci siamo apprestati a rientrare.
Dopo avere preso un altro caffè si riparte
contenti, stupiti e ammirati dalla maestosità del luogo naturale e dagli spazi immensi del Santuario.
Vorremmo tornare!!!!!
9
I
RACCONTI DEGLI “ALTRI”
Intevista ad Alessio Griselli: l’esperienza di borsa lavoro
A cura di Alessio Griselli e Manuel Russo
L’ 8 gennaio è iniziata per Alessio una nuova esperienza.
Infatti si è presentata per lui la possibilità di svolgere una borsa
lavoro presso la Conad di Momo.
L’impegno prevede otto ore a settimana suddivise in due giorni.
Questa possibilità gli è stata offerta per la durata di tre mesi.
Com’è stato l’approccio con il nuovo lavoro?
Il primo giorno ero molto felice di iniziare a lavorare e a fine
giornata mi sono sentito soddisfatto di me stesso.
Che mansioni svolgi?
La mia mansione principale del giovedì consiste nel verificare le scadenze dei prodotti già in scaffale. Oltre che
eliminare eventuali prodotti scaduti, metto le date di scadenza imminente davanti in modo che questi prodotti siano i primi presi dal cliente.
Devo prestare molta attenzione agli ultimi tre numeri dei codici a barre, perché mi forniscono importanti informazioni su come sistemarli.
Il martedì prestiamo più attenzione a sistemare i prodotti sullo scaffale cercando di sfruttare bene gli spazi.
Avresti preferito fare altro?
Mi piacerebbe tornare ad usare il muletto ad avanzamento laterale.
Quali difficoltà hai incontrato?
La difficoltà maggiore è stata quella di individuare la collocazione fissa di ogni prodotto.
Mi ha aiutato il non avere gli occhi del datore di lavoro puntati su di me.
Che rapporto hai con i colleghi?
Ho trovato da subito delle brave persone, che mi hanno spiegato e aiutato nello svolgere le mie prime mansioni.
Anche davanti ai miei errori si sono dimostrati comprensivi e collaborativi.
Ora c’è più complicità. Se vengo meno in qualche cosa loro sono pronti a sostenermi.
Qual è la cosa più piacevole?
La cosa più piacevole è caricare gli scaffali.
Spero che fra tre mesi ci sia l’occasione di rinnovare la borsa lavoro perché mi piace ed è una tappa fondamentale
del mio percorso di cura.
Giovanni De Bei… cronista sportivo
Dopo la sosta di Dicembre il campionato è ripreso con l’ultima giornata del girone
d’andata. La Juventus ha ospitato il Chievo battendolo 2- 0 con il goal di Pogba e Lichsteiner nel secondo tempo, andando a più sette dalla Roma seconda in classifica. In
Coppa Italia la Juventus gioca mercoledì sul campo del Parma, la partita è noiosa e solo
all’ultimo minuto la squadra di Torino segna un goal con Morata andando così in semifinale. Allo Juventus Stadium si affrontano Juventus e Fiorentina per l’andata della semifinale di Coppa Italia. Il primo tempo si conclude 1-1 con i goal di Salah e L’Orente. Nel
secondo tempo segna la Fiorentina ancora con Salah. La partita finisce 2-1 per la Fiorentina.
10
N. 1/2015
La vena artistica...
Preghiera
Vai, prega Dio
nel nome di suo figlio
e apri il tuo cuore
Dicendo apertamente cosa provi:
le tue emozioni, le tue paure…
e pregali di ascoltarti. Amen.
Filomena Brunacci
Sensazioni
Sta arrivando la primavera e l’inverno è
quasi passato…
….un anno in più che se ne va…
…un giorno in più che se ne va,
un orologio fermo da un eternità,
per tutti quelli così come noi,
senza ritorno, senza metà.
Un giorno in più che passa ormai
Per un amore che non è grande come vorrei.
Ricordando il passato con Riccardo Fogli.
Mauro Margaroli
Massime “Forti”
Dicono che la fortuna è cieca, ma allora dico io, sarebbe meglio che ci vedesse almeno un po’! Così
saprebbe meglio dove andare a colpire!
Dicono che è forse meglio un cattivo intelligente che un buon ignorante, il sottoscritto invece ritiene e considera (visto che un ignorante può benissimo essere anche intelligente) che è meglio un
buon ignorante (intelligente) che piuttosto un cattivo intelligente!
Mi ricordo che qualche tempo fa, forse da bambino, se si voleva tacere un fatto ad una persona indiscreta, gli si diceva “discutiamo di politica”. Ai giorni d’oggi forse è meglio evitare tale risposta, si
potrebbe correre dei pericoli!
11
I RACCONTI DEGLI “ALTRI”
Figli dello stesso fango
E’ la prima volta che l’autore di un romanzo si avvicina alla nostra Associazione, e lo fa in
punta di piedi con molta discrezione e sensibilità caratteristiche che connotano questo autore.
Daniele Amitrano [nella foto], nato a Formia (LT) il 14 febbraio 1982, sposato e padre di
due bambini. Nella vita di tutti i giorni è maresciallo ordinario dell’esercito e presta servizio
in piena pianura padana, Bellinzago Novarese (NO). Il romanzo si apre nel presente, ma
dopo poche pagine parte un lungo flashback e da quel momento fino alla quasi conclusione
del romanzo vengono rivissute le vicende di Andrea dalla sua adolescenza sino all’età adulta. E’ un romanzo di formazione con delle tinte di “giallo” che affronta temi diversi:
dall’uso ed abuso di droghe, dal sesso alle difficoltà
che una famiglia e un giovane adolescente devono affrontare con un famigliare con problemi psichiatrici. Il protagonista, Andrea, è un trentenne che
di mestiere fa il giornalista, si ritrova ad avere a che fare con una morte che
lo tocca molto da vicino e che lo porta a compiere un viaggio anche nel tempo nella sua città natale, Formia, tra i vecchi amici d’infanzia, i mai dimenticati amori, il fratello affetto da una malattia psichica e la consapevolezza di
come il tempo abbia trasformato e corrotto tutto. Il romanzo è scorrevole, la
storia interessante ed il finale imprevedibile. Colpo di scena, il finale. Daniele ha scritto e pubblicato due libri di poesie: “Brezza di seta pregiata” e “Oasi in deserti di migrazioni” Ed. Il Filo. “Figli dello stesso fango” è stato invece il primo romanzo, pubblicato dalla Watson edizioni nel novembre 2014. Figli dello stesso fango – dichiara Daniele - è un titolo scelto con l’editore. L’intenzione è quella di accostare il fango (droga, corruzione e problemi sociali) ai due personaggi chiave Andrea e Jack. Qualcosa di quel fango li accomuna nel viaggio che Andrea compie dal
presente al passato e viceversa, fino all’epilogo.
Nel romanzo viene affrontato il tema della malattia mentale… La malattia mentale è un tema che ancora a molti
è sconosciuto e che non si vuole trattare – prosegue - ho deciso di farlo, anche per esperienze che hanno coinvolto la
mia vita anche se non in prima persona. Un’altra caratteristica del romanzo è il riferimento alle canzoni e alla musica
in genere, quasi fosse un denominatore comune della vita, attraverso le parole della canzone viene rivissuta
un’emozione, una situazione reale.
Daniele Amitrano ti conquista per la gentilezza nei modi, nei gesti e negli sguardi – afferma Daniela Forti Ha conosciuto la nostra Associazione e i ragazzi del gruppo appartamento, passando con noi alcune ore. Colpisce
per la consapevolezza che ha nei confronti delle problematiche di chi vive una vita in una dimensione “parallela” a
quella dei cosiddetti normali e dei familiari che devono far fronte alla malattia e al pregiudizio che la circonda. La
decisione di Daniele è stata quella di destinare il 20% derivante dalla vendita del .libro per i progetti
dell’Associazione.. Posso solo consigliare di leggere il libro, per una piacevole lettura e per riflettere sui temi affrontati. Figli dello stesso fango è in vendita nelle librerie, on line (ibs, libreria universitaria, ecc.) e anche sul sito
dell’editore www.watsonedizioni.it . Il 10 giugno p.v. alle 18.00 incontro con l’autore e presentazione del
libro alla libreria Feltrinelli Point di Arona. Partecipate numerosi!
Chi volesse effettuare una donazione a favore dell’Associazione “AiutaPsiche” può fare un
versamento intestato a AIUTA PSICHE ONLUS ARONA- IBAN IT 22 E033 5901 6001 0000
0102 199—BANCA PROSSIMA—Fil. Milano, indicando sempre il nome del donatore (per
poter ricevere la lettera di ringraziamento) e la causale “DONAZIONE PRO AIUTA PSICHE”
12