CFP Unindustria TV [modalità compatibilità]
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CFP Unindustria TV [modalità compatibilità]
CARBON MANAGEMENT: LA CARBON FOOTPRINT DI ORGANIZZAZIONE (ISO 14064) E LA CARBON FOOTPRINT DI PRODOTTO (PAS 2050, ISO/TS 14067) Treviso, 8 Novembre 2013 Andrea Moretto Responsabile area certificazione di prodotto CHI E’ AMBIENTE ITALIA Ambiente Italia è un gruppo leader in Italia e in Europa nella ricerca e nella consulenza. Opera nell'analisi, nella pianificazione e nella progettazione ambientale; si occupa anche di formazione e gestisce campagne di comunicazione. In 20 anni di attività, più di 1100 progetti in Italia e in Europa per conto di: Amministrazioni locali; Operatori privati; Istituzioni dell’Unione Europea; Ministeri; Ambiente Italia è certificata UNI EN ISO 9001:2008 e UNI EN ISO 14001:2004 per attività di progettazione ed erogazione di servizi di ricerca, analisi, pianificazione e consulenza nel campo dell’ambiente e del territorio. Da maggio 2013 Ambiente Italia è registrata EMAS (Reg. Europeo 1221/09). COSA FA AMBIENTE ITALIA Politiche di Prodotto (LCA, Marchi di qualità ambientale); MILANO - Sede Centrale, Amministrativa e Legale Sede di TREVISO Sede di ROMA Sede di PISA Sistemi di gestione integrati per imprese industriali, servizi e Pubblica Amministrazione; Rapporti di sostenibilità per le imprese; DIREZIONE TERRITORIO ENERGIA RISORSE NATURALI Tecnologie ambientali, IPPC e Autorizzazione Ambientale Integrata. RIFIUTI ECOGESTIONE VALUTAZIONE AMBIENTALE CAMBIAMENTI CLIMATICI Riferimento risultati Emissioni in atmosfera di gas serra inventario Modello di caratterizzazione Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC, 2007) Fattore di caratterizzazione Kg di GWP 100 (Global Potential su un orizzonte temporale di 100 anni) Indicatore Kg di CO2 equivalente Note Computata solo CO2 fossile, esclusa quella biologica Emissione Biossido carbonio Triclorofluorometano CFC-11 Formula CO2 CFCl3 GWP 100 (kg CO2 eq. / kg sostanza) 1 4000 Metano CH4 25 Protossido d’azoto N2O 298 Esafluoruro di zolfo SF6 22.800 CARBON MANAGEMENT E CARBON LABEL Gestire un sistema VOLONTARIO di rendicontazione delle emissioni di gas serra (GHG): - Riferito alle attività del proprio processo produttivo - Riferito al prodotto Carbon Management CARBON MANAGEMENT La gestione efficiente dell’energia e delle relative emissioni GHG all’interno di varie tipologie di organizzazioni (pubbliche e private) può essere ottenuta utilizzando una serie di sistemi di gestione diversamente codificati in standard internazionali Carbon Management SISTEMI DI GESTIONE AMBIENTALI ISO14001:04 Sistema di gestione Ambientale - Requisiti e guida per l’uso 1 2 3 4 Scopo e campo di applicazione Riferimenti normativi Termini e definizioni Requisiti del SGA 4.1 4.2 4.3 4.4 4.5 4.6 Requisiti generali Politica ambientale Pianificazione Attuazione e funzionamento Controlli e azioni correttive Riesame della direzione Carbon Management SISTEMI DI GESTIONE DELL’ENERGIA ISO 50001:11 Energy Management System – Requirements with guidance for use Norma preparata da Project Committee ISO/PC 242, Energy Management La presente norma internazionale si basa sugli elementi comuni delle norme sui sistemi di gestione ISO, assicurando un elevato livello di compatibilità in particolare con la norma ISO 9001 e specialmente ISO 14001. Carbon Management SPECIFICI STANDARD CARBON MANAGEMENT ISO14064:06 standard internazionale per la quantificazione, rendicontazione e validazione delle emissioni GHG e della loro rimozione, per organizzazioni e progetti GHG Protocol è uno strumento di contabilità dei gas serra realizzato dalla GHG Initiative del WRI (World Resource Institute) e dal WBCSD (World Business Council for Sustainable Development, un gruppo di 200 aziende internazionali, uniti da un comune impegno per lo sviluppo sostenibile attraverso crescita economica, equilibrio ecologico e progresso sociale); prima versione del 2001; versione attuale del Ottobre 2011 Carbon Management ISO14064 / GHG PROTOCOL GHG Pr. ISO14064-1 Descrizione emissioni Scope 1 Emissioni dirette di GHG Emissioni rilasciate da impianti di proprietà o sotto DIRETTO controllo dell’org. (entro confini stabilimento) Scope 2 Emiss. indirette di GHG da consumo energetico Emissioni di energia elettrica e termica, utilizzati nello stabilimento, ma collocati fuori dai suoi confini: responsabilità INDIRETTA Scope 3 Altre emissioni indirette di GHG Emissioni non comprese nei precedenti punti: trasporto dipendenti, emissioni terzisti, trasportatori … ciclo di vita prodotto Carbon Management ISO 14064:06 La norma è suddivisa in 3 parti: ISO14064-1: specifiche e guida, a livello di organizzazione, per la quantificazione e rendicontazione delle emissioni GHG e della loro rimozione ISO14064-2 specifiche e guida, a livello di progetto, per quantificazione, monitoraggio e rendicontazione della riduzione delle emissioni GHG o dell’aumento della loro rimozione ISO14064-3 specifiche e guida per la validazione e verifica delle asserzioni relative ai gas ad effetto serra Carbon Management ISO/TR 14069:13 Greenhouse gases -- Quantification and reporting of greenhouse gas emissions for organizations -Guidance for the application of ISO 14064-1 Rapporto tecnico che rappresenta una sorta di linea guida per l’applicazione della ISO 14064-1 e soprattutto delle fonti più significative di Scope 3 Scope 1 Scope 2 Scope 3 Carbon Management DIRETTIVA 2003/87/CE (DIR EU ETS) In attuazione protocollo di Kyoto la Dir ETS istituisce un sistema di scambio di quote di emissione di GHG all’interno dell’Unione Europea dal 1.1.05 Obbligatoria per alcune categorie di aziende (imp.prod EE, cartiere, … imp. con potenza installata >10MW) Prevede: Autorizzazione alle emissioni GHG (solo CO2 per ora) Assegnazione quote per un periodo di riferimento (2005-08; 2008-12) tramite Piano Nazionale Assegnazione (PNA) da parte ministeri competenti (DM 18.12.06) Rilascio quote entro 28.02 di ogni anno da parte Xomitato Registro nazionale delle emissioni e delle quote di emissione presso Min.Ambiente Trasferimento (con Dichiarazione del gestore impianto convalidata da ente terzo entro 31.03 di ogni anno) , restituzione (entro 30.04 di ogni anno) e cancellazione dal registro delle quote residue Ai fini del rispetto dell’obbligo di restituzione i gestori possono utilizzare le CER (unità di riduzione delle emissioni certificata) e le ERU (unità di riduzione delle emissioni) fino a una percentuale delle quote di emissione assegnata per ogni impianto specificata nel PNA; scambio alla pari: 1 CER (o ERU) = 1 quota emissione Volontaria per le rimanenti Carbon Management RIEPILOGO Strumenti volontari per le organizzazioni finalizzati alla gestione delle emissioni GHG: ISO 14001:04 / Reg.EMAS 1221/09 ISO 50001:11 ISO 14064:06 / GHG Protocol Direttiva ETS (per organizzazioni non obbligate) OEF – Organization Environmental Footprint Comunicazione Ambientale LA COMUNICAZIONE AMBIENTALE Pericolo greenwashing (green + whitewash) Termine anglosassone coniato per indicare le situazioni in cui un’azienda impiega più risorse ad affermare la propria sensibilità ambientale e/o i benefici ambientali dei propri prodotti, attraverso la pubblicità ed il marketing, piuttosto che nel mettere in atto misure realmente in grado di ridurne l’impatto ambientale (Oxford English Dictionary, 1999) Soluzione strumenti codificati riproducibilità e qualità del dato Comunicazione Ambientale SCOPI E METODI DELLE ETICHETTE ECOLOGICHE L’obiettivo comune di ogni marchio o etichetta ecologica è quello di incoraggiare la domanda per la fornitura di prodotti che causano minore impatto ambientale, attraverso la comunicazione di accurate e verificabili informazioni sugli aspetti ambientali di beni e servizi Punti fermi di un Sistema o Programma di assegnazione di un’etichetta ecologica: Criteri di assegnazione per tipo di prodotto definito Regolamento tecnico-amministrativo per l’assegnazione del marchio Comitato tecnico di garanzia e valutazione (figura terza indipendente) Segreteria organizzativa di assegnazione marchio Comunicazione Ambientale ASSERZIONI AMBIENTALI: CLASSIFICAZIONE Norme volontarie ISO della serie 14020 Asserzioni/ affermazioni ambientali Tipo I ISO 14024:01 Etichetta ambientale (Es.: Ecolabel europeo) Tipo II ISO 14021:02 Asserzione/affermazione ambientale autodichiarata Tipo III ISO 14025:06 Dichiarazione ambientale (Es.: EPD) Comunicazione Ambientale STRUMENTI DI COMUNICAZIONE Comunicazione di informazioni verificabili, accurate e non fraintendibili (ISO 14020) Comunicazione finalizzata al destinatario Business to Consumer B2C Informazione sintetica e facile Business to Business B2B Informazione dettagliata e confrontabile etichette ambientali (Tipo I, ISO 14024) affermazioni ambientali autodichiarate (Tipo II, ISO 14021) dichiarazioni ambientali di prodotto (Tipo III, ISO TR 14025) Comunicazione Ambientale GLI ASPETTI TECNICI ETICHETTE TIPO I Etichetta del tipo B2C (Business to Consumer) in quanto indirizzata all'utilizzatore finale Etichetta basata su un sistema che considera diversi criteri in modo da poter valutare l'intero ciclo di vita di un prodotto. Per ottenere questo tipo di etichetta è necessaria la certificazione di un ente terzo e indipendente che certifica l'applicazione dei criteri previsti dalla norma, diversi a seconda della categoria a cui appartiene il prodotto, i quali fissano valori soglia da rispettare. Tali etichette hanno lo scopo di dare indicazione ai consumatori finali delle migliori prestazioni ambientali di un prodotto facente parte di una particolare categoria. Un esempio molto diffuso di Etichetta di Tipo I, in quanto adottato dall'Unione Europea dal 1992, è l'European Ecolabel il cui marchio è rappresentato da una margherita Comunicazione Ambientale ESEMPI DI ETICHETTE ECOLOGICHE I TIPO EC ecolabel Angelo azzurro tedesco Cigno Bianco scandinavo Green Label Singapore Green Seal Stati Uniti Environmental Choise Canada Eco mark giapponese Energy Star Stati Uniti Comunicazione Ambientale GLI ASPETTI TECNICI ETICHETTE TIPO II Assenza di un “programma ambientale” di terza parte (gestore del marchio) Nessuna indicazione sul prodotto di valori di performance ambientale che lo contraddistinguono o quelli da soddisfare per aderire allo schema Assente il controllo di terza parte in grado di fornire garanzie in merito al corretto utilizzo degli stessi Richiesta esplicita di tenere a disposizione (degli stakeholders) tutte le “prove” delle affermazioni contenute nell’etichetta ambientale Comunicazione Ambientale ESEMPI DI ETICHETTE TIPO II Circolo di Mobius con due diverse e corrette modalità di utilizzo sul prodotto Prodotto riciclabile Prodotto composto da un % di materiale riciclato Comunicazione Ambientale GLI ASPETTI TECNICI ETICHETTE TIPO III La dichiarazione ambientale di prodotto è uno strumento di informazione ambientale volontario e non valutativo. La dichiarazione contiene i dati relativi ai potenziali impatti ambientali generati da prodotti e servizi nell’arco del loro intero ciclo di vita (norme ISO14040 su LCA). La dichiarazione può essere sviluppata per tutti i prodotti indipendentemente dal loro uso o posizionamento nella catena produttiva. I prodotti devono essere classificati in gruppi ben definiti al fine di consentire il confronto tra dichiarazioni ambientali di prodotti funzionalmente equivalenti. La dichiarazione può essere verificata e convalidata al fine di garantire la completezza, esaustività e veridicità delle informazioni in essa contenute. Comunicazione Ambientale I SISTEMI DI EPD NEL MONDO Paese Iniziativa Canada EPDS Denmark Pilot Project EPD France Experimental Standard on Type III environ. declarations Germany AUB, UBA Project Japan JEMAI Type III Declaration Programme Norway NHO Type III Project South Korea Type III Labelling Programme Sweden EPD Programme United Kingdom BRE Environmental Profiles for construction materials Comunicazione Ambientale LA DEFINIZIONE DI EPD La EPD è un documento che accompagna prodotti e servizi e permette di comunicare informazioni dettagliate, credibili e verificabili relative alla prestazione ambientale del loro ciclo di vita. L’acronimo inglese EPD (Environmental Product Declaration) è tradotto in italiano in DAP (Dichiarazione Ambientale di Prodotto). Comunicazione Ambientale REQUISITI SPECIFICI DI PRODOTTO Requisiti specifici di prodotto (Product Category Rules): un documento che costituisce la “carta d’identità” di un certo gruppo di prodotti e fissa i parametri che assicurano la confrontabilità tra le EPD di più prodotti funzionalmente equivalenti inseriti nello stesso gruppo Durante il processo di consultazione, le parti interessate sono coinvolte nel determinare i requisiti e le unità di riferimento da utilizzare Ad esempio: per quello che riguarda i risultati dell’analisi di inventario LCA, possono essere evidenziati: unità funzionale, limiti del sistema, regole per le allocazioni. per i risultati dell’analisi di impatto LCA si posso includere informazioni sulle assunzioni fatte e le metodologie utilizzate. Comunicazione Ambientale THE INTERNATIONAL EPD SYSTEM Il primo paese ad avere introdotto il sistema EPD è stato la Svezia (1997), spinto dalle associazioni industriali nazionali Le PCR approvate sono 167 comprensive di 49 moduli Le EPD registrate sono 296 da parte di circa 200 organizzazioni di 19 paesi diversi Le categorie d’impatto considerate sono circa una decina, fra cui il Global Warming Potential, cioè le GHG che contribuiscono al riscaldamento globale e quindi ai cosiddetti Cambiamenti Climatici Comunicazione Ambientale RIEPILOGO Strumenti volontari per comunicare il valore ambientale di un prodotto: Tipo I - ISO 14024:01 Etichetta ambientale (Es.: Ecolabel europeo) Tipo II - ISO 14021:02 Asserzione / affermazione ambientale auto-dichiarata (Es.: Circolo Mobius) Tipo III - ISO 14025:06 Dichiarazione ambientale (Es.: EPD del International EPD System) Lo strumento “ideale” dovrebbe … Essere: SINTETICO cioè trovare un indicatore unico che riassuma in sé le varie problematiche ambientali FLESSIBILE, cioè la possibilità di essere utilizzato in contesti progettuali (ricerca, sperimentazione, scenari, …) e commerciali (PMI, grande distribuzione, business to business, business to consumer, …) diversi Garantire inoltre: La rigorosità e verificabilità … di una metodologia di analisi (LCA) La capacità comunicativa … di una Etichetta Oggettività, credibilità e confrontabilità … di una Dichiarazione Carbon Label CARBON LABEL: la forza della semplicità Le etichette basate sul calcolo dei GHG: Comunicano un singolo valore (CO2 eq) L’indicatore d’impatto comunicato (effetto serra) è conosciuto Si basano su una metodologia riconosciuta: LCA LCA in pillole DEFINIZIONE VALUTAZIONE DEL CICLO DI VITA (LIFE CYCLE ASSESSMENT, LCA) compilazione e valutazione attraverso tutto il ciclo di vita dei flussi in entrata ed in uscita, nonché i potenziali impatti ambientali, di un sistema di prodotto … approccio dalla culla cradle alla tomba grave LCA in pillole LCA: LA METODOLOGIA Definizione degli scopi e degli obiettivi Analisi di inventario Valutazione degli impatti Interpretazione e miglioramento Definizione dell’obiettivo e del campo di applicazione Analisi dell’inventario SISTEMA AMBIENTE INPUT SISTEMA INDUSTRIALE OUTPUT Valutazione dell’impatto Interpretazione LCA in pillole LO STANDARD La metodologia LCA è ora standardizzata in 2 norme ISO: ISO 14040:06 Life cycle assessment –Principi e quadro di riferimento ISO 14044:06 Life cycle assessment – Requisiti e Linee Guida LCA in pillole RAPPORTI METODOLOGICI ReCiPe 2008: metodo LCIA (Life Cycle Impact Assessment) che tenta di armonizzare i principi e le scelte delle modelizzazione a livello di midpoint (impact category indicators come acidificazione, climate change ed ecotossicità) e di endpoint (impact category indicators orientati al danno: salute umana, qualità dell’ecosistema, depauperamento risorse naturali) ILCD Handbook 2011: guida generale per lo sviluppo di dettagliati studi di LCI ed LCA come da standards ISO 14040 and 14044:06. La metodologia LCA Carbon Label CARBON LABEL Uno studio (luglio 2010) della CE dal titolo Product Carbon Footprinting – a study on methodologies and initiatives ha identificato: 44 metodologie 18 iniziative di Carbon Footprint (CF) di prodotto nel mondo Carbon Label STANDARD PER LA CARBON FOOTPRINT I principali riferimenti normativi (standard internazionali) per elaborare una Carbon Footprint attualmente sono: GHG Protocol vers. 2011 PAS 2050:11 ISO/TS 14067 vers. novembre 2013 Carbon Management METODOLOGIE DI CFP: GHG PROTOCOL Il GHG Protocol è prodotto dalla GHG Initiative del WRI (World Resource Institute) e del WBCSD (World Business Council for Sustainable Development) L’ultima versione del Product Life Cycle Accounting & Reporting Standard (Product Standard) è del 4.10.11 La prima pubblicazione di WRI e WBCSD è del 2001 con la prima versione del The Greenhouse Gas Protocol, strumento indirizzato alla contabilizzazione e al reporting delle emissioni GHG di un’organizzazione Italcementi è l’unica azienda italiana che ha partecipato al progetto di sviluppo del Product Standard dall’inizio fino alla fase finale di road test Carbon Label METODOLOGIE DI CFP: PAS 2050 PAS (specifica disponibile al pubblico) promossa da Carbon Trust (org. privata, senza fini di lucro, istituita per volontà del governo inglese), DEFRA (agenzia per l’ambiente inglese) e BSI (ente di normazione inglese) Primo standard (prima versione 2008) sulla CFP a livello mondiale e più diffuso (3000 prodotti verificati da Carbon Trust Footprint Company, oltre a quelli di altri enti) Nel 2010 esce la PAS 2060 sulla Carbon Neutrality Nel 2011 la PAS2050 viene revisionata da DEFRA, DECC (Dipartimento per l’ambiente ed i cambiamenti climatici) e BIS (Dip. per gli affari e l’innovazione); non c’è Carbon Trust Carbon Label METODOLOGIE DI CFP: PAS 2050 0. Introduzione 1. Campo di applicazione 2. Riferimenti normativi 3. Termini e definizioni 4. Principi e attuazione 5. Fonti di emissione, compensazione e unità di analisi 6. Confini del sistema 7. Dati 8. Allocazione delle emissioni 9. Calcolo delle emissioni di gas serra dei prodotti 10. Richieste di conformità 5 Allegati Carbon Label METODOLOGIE DI CFP: ISO/TS 14067:13 La ISO 14067:13 è un documento tecnico (Technical Specification ) elaborato dal sottocomitato ISO SC7 – Gestione Gas Serra, appartenente al Comitato TC207 (Gestione Ambientale) La norma è stata elaborata dal novembre 2008 con l’apporto tecnico di 110 esperti di 30 paesi ed è stata approvata il 15.05.2013 Carbon Label METODOLOGIE DI CFP: ISO/TS 14067:13 1. Scopo 2. Normative di riferimento 3. Termini, definizioni e abbreviazioni 4. Applicazione 5. Principi 6. Metodologia per la quantificazione della CFP 7. Rapporto dello studio di CFP 8. Preparazione per la comunicazione pubblica della CFP 9. Comunicazione della CFP 4 allegati Carbon Label RIEPILOGO Strumenti volontari finalizzati alla etichettatura di prodotto delle emissioni GHG: GHG Protocol vers. 2011 PAS 2050:11 ISO/TS 14067 vers. novembre 2013 PEF – Product Environmental Footprint LE POSSIBILITA’ PER LE AZIENDE QUALE CFP PER UN’AZIENDA ITALIANA …? Carbon Label SISTEMI CFP Carbon Footprint Program (Japan PCF) The "Grenelle 2" Act (France) Carbon Label of Carbon Trust (UK) Korea PCF (Korea) CFP Carbon Label for California (US) Climatop (Switzerland) Etichetta per il Clima (già Kyoto DAP) di Legambiente (Italia) con collaborazione tecnica di AI Sistemi Carbon Label PROSPETTIVE CARBON TRUST ETICHETTA PER IL CLIMA INIZIATIVA DEL MINISTERO DELL’AMBIENTE QUAM Sistemi Carbon Label CFP INGLESE: CARBON TRUST Le caratteristiche tecniche: Utilizzo della metodologia LCA Standard di riferimento PAS 2050 Procedura: LCA completa con dati specifici ricavati da intero ciclo di vita e utilizzo di banche dati accreditate a livello europeo per alcuni dati del ciclo di vita Costi e tempi per l’ottenimento del marchio importanti, ideale per aziende che esportano all’estero Possibilità di certificazione: non previsto un riconoscimento di una parte terza indipendente Sistemi Carbon Label SISTEMI CFP: CARBON TRUST Sistemi Carbon Label CFP ITALIANA: ETICHETTA PER IL CLIMA Le caratteristiche tecniche: Utilizzo della metodologia LCA e della logica dell’EPD Procedura snella: LCA semplificata con dati specifici ricavati da audit presso l’azienda proponente e utilizzo di banche dati accreditate a livello europeo per i rimanenti dati del ciclo di vita Costi e tempi per l’ottenimento della ExC contenuti, quindi alla portata di PMI Possibilità di certificazione, quindi di un riconoscimento di una parte terza indipendente Sistemi Carbon Label ExC: peculiarità comunicative E’ allo stesso tempo Etichetta (da applicare al P/S) e Dichiarazione Ambientale (da fornire alle proprie parti interessate: clienti, enti PA, fornitori) Comunica un solo indicatore di impatto ambientale (l’Effetto Serra o impronta di carbonio Carbon FootPrint) ormai noto al grande pubblico Condensa le informazioni ambientali di un P/S in una pagina fronte/retro: informazione sintetica Trasmette l’impegno ambientale (es.: certificazioni di sistema) dell’organizzazione che propone la ExC Sistemi Carbon Label La struttura della ExC - fronte Curatore della DA Descrizione tecnica del prodotto Imballaggio del prodotto Scadenza DA Foto del prodotto Riferimenti del produttore Unità funzionale Composizione del prodotto Il marchio con la quantificazione della CO2 eq Sistemi Carbon Label La struttura della ExC - retro Fasi del ciclo di vita del prodotto considerate Approfondimento sulle fasi del ciclo di vita Informazioni di dettaglio sull’azienda che propone la DA del prodotto (es.: certificazioni di sistema) Approfondimenti sul prodotto (es: altre certificazioni legate al prodotto) Bibliografia utilizzata Sistemi Carbon Label CFP MINISTERIALE Bando del Ministero Ambiente del 2012 (22 aziende finaziate) e del 2013 (92 aziende finanziate; 4 ML €) Oggetto: calcolo, certificazione, riduzione /compensazione e comunicazione della CF di prodotto Standard di calcolo: non obbligatorio Procedura: in fieri Sistema/programma di certificazione: non definito Costi: 70% a fondo perduto per un max di 100.000 euro ad azienda Tempi: 10 mesi per il calcolo; 2-4 mesi per riduzionecompensazione; 8 mesi per comunicazione Sistemi Carbon Label CFP TERRITORIALE: QUAM Lo schema di qualificazione ambientale “Made Green in Italy” ora QUAM prevede che il riconoscimento venga assegnato ai prodotti tipici e caratterizzanti di un distretto o filiera e sia applicabile sia al livello di cluster, sia a livello di singola azienda con un procedimento “a cascata”, che aiuterà a diminuire i costi di applicazione dello schema alle singole aziende ed a sviluppare al meglio strategie territoriali e di cluster. Al fine di poterne garantire l’assegnazione, la qualificazione “Made Green in Italy” prevede: la definizione di un Regolamento a livello nazionale con l’obiettivo di sancire ed omogeneizzare le modalità di assegnazione della qualificazione “Made Green in Italy”; lo sviluppo di un Disciplinare Locale della qualificazione ambientale “Made Green in Italy” basato su tecniche di LCA del prodotto caratterizzante il cluster; la qualificazione ambientale dei prodotti delle aziende, in base a requisiti e alle soglie di riferimento del Disciplinare Locale (sviluppati da un Comitato di cluster), che originerà un marchio spendibile dall’azienda sul mercato. Sistemi Carbon Label CFP TERRITORIALE: QUAM DI IMPRONTA IN IMPRONTA Il concetto di “impronta ecologica” è stato sviluppato dal dottorando Mathis Wackernagel tra il 1990 e il 1994 insieme con il suo professore William Rees presso l’Università della British Columbia a Vancouver Il concetto si è sviluppato per analogia in “impronta climatica” legata all’effetto serra prendendo il nome di Carbon Footprint (CFP) Il concetto si sta estendendo a Water Footprint (si sta sviluppando la ISO 14046) e ad Environmental Footprint (standard sviluppato da parte della CE) Grazie per l’attenzione [email protected]