Trattamento topico delle ipermelanosi
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Trattamento topico delle ipermelanosi
Vol. 5, n. 1, January-March 2009 Clinical and instrumental evaluation of the efficacy of a nanosilicon containing formulation Enzo Berardesca, Manuela Carrera Clinical and instrumental evaluation of the activity of a combined cosmetic treatment applied to stretchmarks Adele Sparavigna, Beatrice Tenconi, Ileana De Ponti Study on efficacy and safety of Rucinol and Sophora alpha in the topical treatment of cutaneous hypermelanoses Marina Romagnoli, Martina Burlando, Rossella Boccardo, Alessandra Pavesi, Antonino Di Pietro The remodelling of buttocks area with non ablative radiofrequency Fiorella Bini A Reflex Thechnology to improve sun filter by SPF booster effect Stefano Manfredini, Paola Ziosi, Silvia Vertuani, Silvia Bustacchini Acneiform eruptions. Kelp acne Francesco Bruno The role of microinflammation and apoptosis in androgenic alopecia: new therapeutical strategies Paola Bezzola, Elisabetta Sorbellini UPDATE IN NUTRIDERMATOLOGY Plastic Dermatology: the future is NutriDermatology Mariuccia Bucci UPDATE IN COSMETOLOGY To deepen the cosmetic’s knowledge Piera Fileccia Long-term efficacy and safety of calcipotriol/betamethasone dipropionate in the treatment of psoriasis vulgaris Giampiero Girolomoni, Silvia Pugliarello The light in history: historical, scientific, human journey Ivano Luppino, Antonino Di Pietro 1th International Meeting “High Technology in Dermatology” Rome, March 27-29, 2009 Horny layer molecular structure: a new theory for hydrophilic molecules free diffusion through the skin Andrea Fratter Program & Abstracts Indexed in: EMBASE, EMNursing, Compendex, GEOBASE Cell membrane lipidomics: a tool for the nutritional/ nutriceutical strategy in dermatology Carla Ferreri Evaluating acne cosmetica Zoe Diana Draelos Cari soci e amici, inizia per l'ISPLAD un nuovo anno denso di impegni, iniziative e ambiziosi traguardi a cominciare dal 1th International Meeting “Hight Technology in Dermatology” che si svolgerà a Roma dal 27 al 29 Marzo. È singolare che in un momento dove tutti si lamentano e vengono spaventati da questa crisi, l’ISPLAD proceda più forte che mai. Questo si spiega con la professionalità, l’impegno e la correttezza con cui ogni nostro socio svolge il proprio lavoro e con l'alto valore scientifico dell’ISPLAD, che in questi anni si è sempre impegnata a favorire la crescita professionale dei Dermatologi. La dimostrazione sta anche nel fatto che le aziende del settore cavalcano sempre con grande entusiasmo le nostre iniziative: a loro è indirizzato il Dear Members and Friends, mio più sincero rinA new year full of undertakings, initiatives, and ambitious goals is starting for graziamento. C’è grande fermento intorISPLAD. We commence with the 1th International Meeting [High Technology in no a noi per il prossimo importante evenDermatology”, which will take place in Rome from the 27th-29th of March. to ISPLAD-ADOI dal titolo “Cute e annesIt is striking that at a time in which everyone is complaining about and is frightened by si cutanei” che si terrà a Castellaneta the economic crisis, ISPLAD is moving forward with more strength than ever before. Marina (TA) dal 28 al 30 maggio 2009 This is a direct result of the maximum professionalism, effort, and correctness that presso la struttura Nova Yardinia. every one of our members has put into his work. It is also a consequence of the high Sono state già registrate molte iscrizioni e scientific value of ISPLAD, which has tenaciously encouraged the professional growth ogni giorno se ne aggiungono di nuove. of dermatologists throughout the last years. Further testament to this is the great enthuIn quell’occasione spero di festeggiare, siasm that companies in the dermatology sector continuously show for our initiatives. numerosi, i primi 10 anni dell’ISPLAD. I would like to take this opportunity to personally thank them for their support. Insomma, altro che crisi! Infatti ci rivolThere is mounting anticipation and enthusiasm for the next important ISPLADgiamo a testa alta verso nuovi obiettivi, ADOI event, a meeting entitled “Skin and Skin Adnexa” that will take place at the supportati dal nostro organo ufficiale, il Nova Yardinia in Castellaneta Marina (TA) from the 28th-30th of May, 2009. Many Journal of Plastic Dermatology, di cui people have already signed up for this event and the number of registered particisegnalo la speciale versione grafica e la pants increases with each passing day. I hope to see as many of you there as possible recente indicizzazione in Scopus. so we can celebrate the first ten years of ISPLAD together. La serietà paga sempre! Despite the crisis, we march towards new objectives. Our official publication, the Da ultimo, permettetemi un ricord o Journal of Plastic Dermatology, even has a new special graphic version and Scopus dello stimato collega Innocenzi: una Index. It always pays to work hard! grave perdita come uomo e come DerLet us take a moment to remember our highly respected colleague, Professor matologo. Tutta l'ISPLAD è vicina alla Innocenzi. As an esteemed man and dermatologist, his passing is a great loss to us sua famiglia e ai suoi collaboratori che con lui condividevano l’attività. all. ISPLAD shares this pain with his family and the colleagues who have stood by Di seguito il ricordo dell'amico Francehim in all his endeavours. The following lines are written by Francesco Bruno in sco Bruno. memory of our dear friend. Antonino Di Pietro Un ricordo di Daniele Innocenzi Il giorno 18 febbraio 2009 è mancato un amico di noi tutti, non soltanto di noi dermatologi, ma di tutti coloro che l’hanno conosciuto. Non voglio pensare neppure per un attimo al crudele destino che quel giorno, in quell’ora, in quel punto preciso, l’attendeva. Nessuno di noi, credenti e non, lo può accettare. Voglio ricordare soltanto quel ragazzone, semplice, simpatico, coltissimo che mi ha abbracciato qualche mese fa all’“Acne day”, facendomi i complimenti per la mia misera relazione, consegnandomi il libro sulla “Dermatite seborroica”, al quale avevamo collaborato insieme, ringraziandomi per essere stato presente alla riunione. Facendomi sentire, per un attimo, importante. Sì! Perché Daniele, che aveva una produzione scientifica di livello straordinario, faceva sentire importante chiunque lavorasse con lui: i colleghi, i giovani, le hostess, i tecnici. Poi... ti ringraziava sempre, ma spesso eri tu che dovevi essergli grato. Quando mi ha dato l’onore di far parte dell’“Italian Acne Board”, me lo chiese come se il privilegio fosse il suo. Il vuoto che lascerà sarà incolmabile, sia per le sue doti scientifiche, sia per le sue grandi doti umane. Quel tragico giorno, apprendo la notizia da Elisabetta Perosino, dopo un minuto mi chiama Giuseppe Micali, poi Antonino Di Pietro. Ci siamo sentiti in un attimo membri di una stessa famiglia. E come una vera famiglia, siamo stretti e vicini alla moglie e alle tre figlie che, anche in questo momento così doloroso, possono solo essere fiere di avere avuto un papà come lui! Ciao Daniele! Francesco Bruno Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 1 Daniele Innocenzi: un mio grande amico Rispondo con profonda commozione all’invito di scrivere alcune righe per condividere con Voi il ricord o del mio grande amico Daniele Innocenzi che ci ha lasciato tragicamente la mattina del 18 febbraio 2009. Mi risulta molto difficile per la drammaticità dell’evento, che stordisce me, i suoi amici ed i colleghi che lo hanno stimato, che inevitabilmente rischia di deviare il contenuto di questi pensieri verso una esternazione del mio dolore piuttosto che ricordare il valore umano e professionale della persona. Conosco Daniele da circa 30 anni, abbiamo condiviso lunghi anni della nostra crescita umana, personale e professionale. Subito si è instaurata una forte amicizia. La sua amicizia è stata un bene prezioso per me e per tutti coloro che hanno avuto il privilegio di condividerla, e sarà un ricordo indelebile, non per la sua simpatia brillante, per la sua convivialità, per la sua risata contagiosa, bensì per il valore profondo che dava a questo termine, per l’attenzione sincera e prodiga che ha sempre riservato e concesso ai suoi amici. Ha sinceramente creduto nell’alto valore morale, civile e sociale del medico. Professionalmente, si è formato presso la Clinica Dermatologica dell’Università di Roma, ed attualmente ricopriva la carica di Direttore della Clinica Dermatologica, Polo Pontino, dell’Università di Roma La Sapienza. Daniele Innocenzi aveva in animo, profondamente e chiaramente, le finalità professionali del dermatologo e del dermatologo che ha scelto di dedicarsi all’insegnamento, con il costante intento di elevare il valore scientifico della Dermatologia. Lo hanno testimoniato i riconoscimenti personali ottenuti, la sua capacità organizzativa, il seguito di studenti che sapeva appassionare per il suo amore e dedizione per la materia, la sincera stima dei suoi colleghi. Credeva nei suoi Maestri e conosceva il significato e l’impegno che tale ruolo comporta. Aveva iniziato, con dedizione e grande promessa, a costru i re una sua scuola e divenire anche lui un Maestro, ma il destino, la tragica fatalità, hanno voluto che questo non si potesse arr i c c h i re. Ne sentirò, ne sentiremo tutti la mancanza. Sono certo che il tempo non sopirà il suo ricordo, ma eleverà il riconoscimento del suo valore. Luca Bianchi Professore Associato di Dermatologia Università di Roma Tor Vergata Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 3 Sommario pag. 7 Clinical and instrumental evaluation of the efficacy of a nanosilicon containing formulation Enzo Berardesca, Manuela Carrera pag. 13 Clinical and instrumental evaluation of the activity of a combined cosmetic treatment applied to stretchmarks Adele Sparavigna, Beatrice Tenconi, Ileana De Ponti Journal of Plastic Dermatology pag. 21 Editor Efficacia e tollerabilità di Rucinol e Sophora alpha nel trattamento topico delle ipermelanosi in monoterapia e combinato a peeling chimico, laserterapia e IPL Marina Romagnoli, Martina Burlando, Rossella Boccardo, Alessandra Pavesi, Antonino Di Pietro Antonino Di Pietro (Italy) Editor in Chief Francesco Bruno (Italy) pag. 31 Co-Editors Bernd Rüdiger Balda (Austria) Salvador Gonzalez (USA) Pedro Jaen (Spain) pag. 37 Il rimodellamento dei glutei con radiofrequenza non ablativa Fiorella Bini A Reflex Thechnology to improve sun filter by SPF booster effect Stefano Manfredini, Paola Ziosi, Silvia Vertuani, Silvia Bustacchini pag. 43 Associate Editors Francesco Antonaccio (Italy) Mariuccia Bucci (Italy) Franco Buttafarro (Italy) Ornella De Pità (Italy) Giulio Ferranti (Italy) Andrea Giacomelli (Italy) Alda Malasoma (Italy) Steven Nisticò (Italy) Elisabetta Perosino (Italy) Andrea Romani (Italy) Nerys Roberts (UK) pag. 47 Le eruzioni acneiformi. Kelp acne (acne da alghe) Francesco Bruno Il ruolo della microinfiammazione e dell’apoptosi nella alopecia androgenetica: nuove strategie terapeutiche Paola Bezzola, Elisabetta Sorbellini pag. 59 Struttura fisico-molecolare dello strato corneo: nuova teoria per descrivere il flusso transcutaneo di molecole idrofile Andrea Fratter pag. 69 Editorial Board Lucio Andreassi (Italy) Kenneth Arndt (USA) H.S. Black (USA) Lucia Brambilla (Italy) Günter Burg (Switzerland) Michele Carruba (Italy) Vincenzo De Sanctis (Italy) Aldo Di Carlo (Italy) Robin Eady AJ (UK) Paolo Fabbri (Italy) Ferdinando Ippolito (Italy) Giuseppe Micali (Italy) Martin Charles Jr Mihm (USA) Joe Pace (Malta) Lucio Pastore (Italy) Gerd Plewig (Germany) Riccarda Serri (Italy) Adele Sparavigna (Italy) Abel Torres (USA) Stefano Veraldi (Italy) Umberto Veronesi (Italy) Efficacia e tollerabilità a lungo termine dell’associazione calcipotriolo/betametasone dipropionato nel trattamento della psoriasi volgare Giampiero Girolomoni, Silvia Pugliarello pag. 77 UPDATE IN NUTRIDERMATOLOGY pag. 83 pag. 85 Dermatologia Plastica: il futuro è la NutriDermatologia Mariuccia Bucci Cell membrane lipidomics: a tool for the nutritional/nutriceutical strategy in dermatology Carla Ferreri UPDATE IN COSMETOLOGY pag. 93 To deepen the cosmetic’s knowledge Piera Fileccia pag. 95 Evaluating acne cosmetica Zoe Diana Draelos pag. 99 1th International Meeting “High Technology in Dermatology” Managing Editor Antonio Di Maio Rome, March 27-29, 2009 English editing Rewadee Anujapad Direttore Responsabile Direttore Generale Direttore Marketing Consulenza grafica Impaginazione La luce nella storia Ivano Luppino, Antonino Di Pietro Registr. Tribunale di Milano n. 102 del 14/02/2005 Scripta Manent s.n.c. Via Bassini, 41 - 20133 Milano Tel. 0270608091/0270608060 - Fax 0270606917 E-mail: [email protected] Pietro Cazzola Armando Mazzù Antonio Di Maio Piero Merlini Stefania Cacciaglia Abbonamento annuale (3 numeri) Euro 39,00 Pagamento: conto corrente postale n. 20350682 intestato a: Edizioni Scripta Manent s.n.c., via Bassini 41- 20133 Milano Stampa: Arti Grafiche Bazzi, Milano Program & Abstracts È vietata la riproduzione totale o parziale, con qualsiasi mezzo, di articoli, illustrazioni e fotografie senza l’autorizzazione scritta dell’Editore. L’Editore non risponde dell’opinione espressa dagli Autori degli articoli. Ai sensi della legge 675/96 è possibile in qualsiasi momento opporsi all’invio della rivista comunicando per iscritto la propria decisione a: Edizioni Scripta Manent s.n.c. Via Bassini, 41 - 20133 Milano Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 5 Clinical and instrumental evaluation of the efficacy of a nanosilicon containing formulation Enzo Berardesca Manuela Carrera SU M M A R Y Clinical and instrumental evaluation of the efficacy of a nanosilicon containing formulation Silicon is a component of elastin and collagen and increasing evidence suggests that silicon is a nutrient of concern for both bone and skin. It has been proven that silicon deprivation affects collagen formation and collagen deposition in many tissues. The main source of silicon is the diet, but the bioavailability of this nutrient fro m solid foods is not assessed. The transformation of silicon contained in zeolite by means of nanotechnology has led to the production of nanosilicon. The particles of nanosilicon raise dimensions of 10-20 nm with an increased active surface and a higher bioavailability which facilitate the cellular absorption. Nanosilicon is very important in skin hydration because of its capacity to bind a large amount of water and to normalize the contents of glycosaminoglycan. This study has been undertaken in order to evaluate the efficacy of a nanosilicon containing formulation to improve skin hydration and elasticity. Thirty healthy female subjects entered the study. Fifteen patients were randomized to receive the placebo and fifteen patients received the active compound; all the patients were instructed to take the food supplement twice a day for the first twenty days and then once a day for the next twenty days. All the patients enrolled were instructed to apply the nanosilicon containing solution on the right forearm four times a day. The patients were evaluated with non invasive methods at baseline, after 20 days and at the end of the study, after 40 days. Statistical analysis was performed using t-test and Anova and values of p < 0.05 were considered statistically significant. After twenty days in both groups there was a statistically significant improvement of skin hydration on the right forearm as well as a significant improvement of the barrier function as shown by the decrease of the TEWL. The elasticity was increased only in the group who take the active compound and the results were statistically significant. The evaluation performed at the end of the study confirmed this trend. The consumption of the food supplement and the topical use of the solution both containing nanosilicon has proven to be effective for the improvement of skin hydration, barrier function and elasticity. KEY WORDS: Skin hydration and elasticity, Nanosilicon Introduction Silicon is a component of proteoglycan complexes that interlace with collagen and contribute to structural integrity. Specifically, some suggest that silicon-oxygen bridges (-O-Si-O-) make up structural elements in the muco-polysaccharides found in connective tissues. Furthermore, silicon promotes the synthesis of proline and hydroxyproline; principal amino acids in collagen and central elements in defining its primary and secondary structure. Increasing evidence suggests that silicon is a nutrient of c o n c e rn for both bone and skin. It has been proven that silicon deprivation affects collagen formation and collagen deposition in many tissues and that levels of this mineral in the skin decrease with aging 1. Dermatological Institute San Gallicano, Rome. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 7 E. Berardesca, M. Carrera Diet is the main source of silicon but the bioavailability of this nutrient from solid foods is poor 2. The transformation of silicon contained in zeolite by means of nanotechnology has led to the production of nanosilicon. “Nano” concerns a world of molecules with specific properties and behaviour very different from the “Macro” ones. The particles of nanosilicon raise dimensions of 10-20 nm with an increased active surface and a higher bioavailibility which facilitates the cellular absorption. study Aim ofThisthestudy has been undertaken in order to evaluate the efficacy of a topical and/or oral formulation containing nanosilicon for the improvement of skin hydration and elasticity. and methods Materials Thirty healthy female subjects entered the study. Inclusion and exclusion criteria were as follows: Inclusion criteria: • Female; • Subjects willing to refrain from using other topical products on test area during the study; • Subjects willing to not ingest drugs and/or alimentary integrator that could interfere with the results of the study; • Subjects who have signed the written informed consent; • Subjects willing to avoid sun exposure on test area during the study. Exclusion criteria: • All the conditions that are not included in the inclusion criteria; • Pregnant or nursing subjects; • Immunocompromising diseases; • Allergies; • Subjects with significant history or current evidence of any psychological disorder that in the investigator's opinion would preclude enrolment into the study. Fifteen patients were randomized to receive the placebo and fifteen patients received the active compound; all the patients were instructed to take the food supplement twice a day for the 8 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 first twenty days and then once a day for the next twenty days. All the patients enrolled were instructed to apply the nanosilicon containing solution on the right forearm four times a day. The patients were evaluated with non invasive methods at baseline, after 20 days and at the end of the study, after 40 days. Several parameters have been monitored as follows: Hydration. Skin surface hydration was determined with the Corneometer! CM 825 (Courage & Khazaka, Germany). The measuring principle of this instrument is based on capacitance measurement of a dieletric medium. Any change in the dielectric constant due to skin surface hydration variation alters the capacitance of a precision measuring capacitor. Barrier function. The measurement of the transepidermal water loss (TEWL) is the most important parameter for evaluating the eff iciency of the skin water barrier. The state of the barrier function is assessed by the Tewameter TM 200 (Courage & Khazaka, Germany). When the barrier function is re d uced, the values of TEWL are high. The measurement of the water evaporation is based on the diffusion principle in an open chamber. The density gradient is measured indirectly by the two pairs of sensors (temperature and relative humidity) inside the hollow cylinder and is analysed by a microprocessor. Elasticity. The elasticity of the skin is evaluated by the Cutometer! MPA 580 (Courage & Khazaka, Germany). The measuring principle is based on the suction method. Negative pressure is created in the device and the skin is drawn into the aperture of the probe. The resistance of the skin to be sucked up by the negative pressure (firmness) and its ability to return in its original position (elasticity) are displayed as curves at the end of each measurement. Skin smoothness, skin roughness, scaliness, wrinkles. These four clinical parameters describe quantitatively and qualitatively the skin surface; they are measured by a special UV-light video camera (Visioscan! VC, Courage & Khazaka, Germ a n y). The images of the skin surface are elaborated by a particular software that permits the calculation of the parameters. Thus, before and after treatment comparisons of the same skin site enable a comparison of trends in skin condition. Until now, profilometry has been the only Clinical and instrumental evaluation of the efficacy of a nanosilicon containing formulation method to determine the condition of skin surface, other than subjective evaluation. By means of Visioscan! VC skin can be monitored optically, using a new method called Surface Evaluation of the Living Skin (SELS). The parameters evaluated have been developed in various clinical studies in order to be perfectly suitable to characterize the skin surface. Skin smoothness (Sesm) is the calculation from the average width and depth of the wrinkles. Skin roughness (SEr) is the opposite parameter. The scaliness (SEsc) measures the level of dryness of the stratum corneum. The wrinkles (SEw) derives from the proportion of horizontal and vertical wrinkles. Measurements have been performed at 20 ± °C of environmental temperature with a relative humidity of 45 ± 5% according to guidelines published for these techniques. Statistical analysis was performed using t-test and Anova and values of p < 0.05 were considered statistically significant. A clinical evaluation has been performed using a numerical scale (0-10) to assess the patients’ perception of skin condition concerning two parameters: hydration and elasticity. ResultsConcerning hydration, after twenty days in both groups there was a statistically significant improvement of skin hydration on the treated forearm (p < 0.05) and the evaluation performed at the end of the study confirmed this trend. Concerning the barrier function, after 20 days and at the end of the study, there was a statistically significant reduction of TEWL (p < 0.05), which indicates an improvement of barrier function, on both treated and untreated forearms of patients taking the active compound as well as on the treated forearm of patients taking placebo. After 20 days there was no improvement of skin elasticity, whereas it was increased after 40 days, at the end of the study but only on the t reated forearm of the patients taking the active compound as shown by the results of the Cutometer! MPA 580 (enhancement of R2 and R5). The enhancement of skin elasticity was statistically significant (p < 0.05). There was no i m p rovement of skin elasticity neither in the group taking the placebo nor on the u n t reated forearm of patients taking the active compound. In the group taking the active product, the evaluation performed by means of Visioscan! VC has shown a statistically significant (p < 0.05) improvement of skin roughness (variance) and texture contrast on both forearms (treated and untreated) and a statistically significant reduction of scaliness (SEsc) but only on the treated forearm. Texture parameter “contrast” indicates a general overview over the state of skin, a good skin condition shows low contrast values. Te x t u re parameter “v a r i a n c e” indicates skin roughness and the parameter Sesc evaluates the hydration level of stratum corneum, the smaller Sesc, the more is the hydration level. All the patients reported improvement of skin hydration on the treated forearm, whereas patients taking the active product also reported improvement in skin elasticity. Figures 1 and 2. Improvement of skin hydration on the treated forearm in subjects taking food supplement containing nanosilicon. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 9 E. Berardesca, M. Carrera Figure 3. Improvement of skin hydration on the treated forearm in subjects taking placebo. Figure 4. Improvement of barrier function on the treated forearm in subjects taking food supplement containing nanosilicon. Figure 5. Improvement of barrier function on the untreated forearm in subjects taking food supplement containing nanosilicon. Figure 6. Improvement of barrier function on the treated forearm in subjects taking placebo. Figures 7 and 8. Improvement of skin elasticity on the treated forearm in subjects taking food supplement containing nanosilicon. Figure 9. Improvement of skin condition on the treated forearm in subjects taking food supplement containing nanosilicon. 10 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Figure 10. Improvement of skin condition on the untreated forearm in subjects taking food supplement containing nanosilicon. Clinical and instrumental evaluation of the efficacy of a nanosilicon containing formulation Figure 11.. Improvement of skin roughness on the treated forearm in subjects taking food supplement containing nanosilicon. Figure 12. Improvement of skin roughness on the untreated forearm in subjects taking food supplement containing nanosilicon. Figures 13 and 14. Self-assessment of skin hydration in patients taking food supplement containing nanosilicon (Fig. 13) and in patients taking placebo (Fig. 14). Figure 15. Self-assessment of skin elasticity in patients taking food supplement containing nanosilicon. Conclusion Topical nanosilicon used alone significantly enhances skin hydration and improves barrier function. Barrier function is also improved by the food supplement containing nanosilicon used alone. Topical nanosilicon and food supplement containing nanosilicon act synergically for the improvement of skin elasticity. The intake of food supplement containing nanosilicon is effective for the improvement of general skin condition and the improvement of skin roughness. References 1. Carlisle EM. Silicon. In: O'Dell, B.L. & Sunde, R.A., Ed. Handbook of nutrionally essential elements. New York: Marcel Dekker, 1997; 603-618. 2. Seaborn CD and Nielsen FH. Silicon deprivation decreases collagen formation in wounds and bone, and ornithine transaminase enzyme activity in liver. Biol Trace Element Res 2002; 89:251-261. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 11 Clinical and instrumental evaluation of the activity of a combined cosmetic treatment applied to stretchmarks Adele Sparavigna Beatrice Tenconi Ileana De Ponti SU M M A R Y Clinical and instrumental evaluation of the activity of a combined cosmetic treatment applied to stretchmarks Aim of this study is to evaluate by clinical and non invasive instrumental evaluations the activity of a cosmetic treatment combining 2 different products (Pari and Dispari cream) on healthy female volunteers presenting striae cutis (stretchmarks) of recent and/or old appearance. The two products were applied on alternative days, once a day, for a period of 16 weeks. At the end of the treatment period, very significant results were observed in terms of clinical evaluation and instrumental data, regarding the deepness of the lesions, skin elasticity and smoothness of skin surface. The activity of the tre a tment was also well perceived by the subjects. KEY WORDS: Stretchmarks, Topical treatment, Skin elasticity, Skin smoothness Introduction Topical treatment of stre t c h m a r k s (striae cutis atrophicae et distensae) is hardly successful especially for old lesions, which can be considered as scars following distension and rupture of dermal fibres. The ideal treatment for s t retchmarks should provide a stimulus to fibroblasts in the dermis as well as an improved epidermal turnover. A new treatment based on the alternate use of two creams was applied to s t retchmarks: the first formulation (Dispari cream) was conceived to exert an exfoliating effect while the second one (Pari cream) to regenerate the skin with its growth factors and protecting agents. of “Dispari” cream Composition The formulation of Dispari cream c o ntains actives which carry out an exfoliant and lightening activity, accelerating skin cell turnover and improving microcirculation. Fruit AHA (alpha hydroxy acids) (30%): a mixture of acids obtained from fruit, which have a purifying action on the skin and make it bright. It is a mixture based on a standardized extraction from five different plants: blueberry, sugarcane, maple sugar, orange tree and lemon tree. Five alpha hydroxy acids are extracted from these plants: glycolic acid, lactic acid, citric acid, malic acid and tartaric acid. Glycolic acid, indeed the most known AHA, is a scrub that makes the skin smooth and bright and stimulates the synthesis of collagen and glycosaminoglycans (GAG). Lactic acid is a very good hydrating agent. Citric acid is a very good “booster” of collagen. Malic acid and tartaric acid increase the skin elasticity. Hyaluronic acid: essential structural constituent of deep skin layers. Hyaluronic acid enters the composition of the most esteemed cosmetic p reparations, because of its hydrating effect due to the molecule’s ability to keep water and therefore increase skin turgor. At the same time, through mechanisms of interaction with dermal fibroblasts, it stimulates the production of new collagen and eliminates free radicals. Kojic acid: substance with a depigmentating action. It is widely used in cosmetic field to fight aging. DermIng, Clinical Research and Bioengineering Institute, Monza. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 13 A. Sparavigna, B. Tenconi, I. De Ponti Retinol: synonym of vitamin A. Liposoluble vitamin which protects and stimulates the growth of skin. Hydrolyzed soya pro t e i n s: rich in amino acids, they have an anti-inflammatory action. Centella extract (Centella asiatica): it helps the microcirculation and improves the permeability of vessels. It has an anti-cellulite action. Biovin: a natural antioxidant element extracted from vine (Vitis vinifera) composed of oligomeric proanthocyanidins and resveratrol. Through an activity that can be defined as “phytokinetic synergy”, it protects cell membrane phospholipids from oxidation and blocks the chain reaction of free radicals. It is essential, in synergy with vitamin C, for the synthesis of collagen and for the protective effect on microcirculation vessels. Its capability of metallic ions chelating makes it an effective “radical scavenger” having an antipollution action. Phytic acid complex: it is a mixture made of phytic acid, aloe vera and ascorbic acid bound to silicone in a biologically active way. It has an antioxidant and anti-inflammatory action. It stimulates the cell turnover and has an exfoliating action. Sweet almond oil (P runus amygdalus dulcis oil) : emollient, soothing, nutritious and lenitive. It is rich in proteins, glucides, mineral salts, vitamin A and vitamins of group B. It is suitable for all types of skin, prevents skin aging and it is used for dry and reddened skin such as children’s sensitive skin. It is very effective against stretchmarks, especially during the pregnancy period or while being on a slimming diet. It is advised to apply it on “critical areas” such as bosom, hips and thighs, anyway on clear skin, with a soft massage in order to facilitate the oil absorption, which penetrates in deep layers and releases active principles. Sericin: silk is a natural product and researches in this field have demonstrated that this protein is able to inhibit the effects of some enzymes responsible for skin aging and can reduce wrinkles and dark spots. The sericin put on the skin forms a film that makes it extremely soft and silken. It has a remarkable long-lasting hydrating effect that benefits the integrity of the skin hydrolipidic barrier. 14 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Sericin is used in its integral form (400 kDa); its action is not due to the non-structured pool of amino acids, but to the molecule’s spatial structure and its bonds of coordination and bioadhesion to the skin surface. Safety, sensory agreeableness and efficacy have been scientifically demonstrated. of “Pari” cream Composition The formulation of Pari cream contains actives which carry out a re-epithelising anti-oxidant and anti-age activity. Argan oil (Argania spinosa): it has been used for centuries in cosmetic field because it contains strong doses of unsaturated fatty acid and of vitamin E. It has a hydrating and nourishing action. It regenerates tissues and make the skin elastic and bright. Rose hip oil (extracted from Rosa mosqueta seeds): it has a hydrating and cicatrizing effect. It has the capability to reduce scars, stretch marks and acne marks. Rosa mosqueta is a wild rose coming from Asia, than spread all over Europe and finally introduced in South America by Spaniards during their conquering period. Today it is thriving in Chile. The oil got from the cold pressing of its seeds has a very high concentration of polyunsaturated fatty acids (linoleic 41%, linolenic 39%) which are essential for the synthesis of prostaglandins, substances responsible for cell regeneration processes and the renewal of skin tissues. Besides essential fatty acids, there is also trans-retinoic acid, an isomer of vitamin A, whose rejuvenation action on the skin has been demonstrated: its application makes the skin fresher, smoother and more elastic. Rose hip oil is therefore effective on scars caused by stretchmarks, sunburns and skin spots due to aging. It minimizes facial expression wrinkles and prevents premature aging of skin tissues. Phytodermine C: of vegetable origin, it has a high hydrating power and increases the skin elasticity. Spirulina extract: it is an extract of a small blue alga very rich in proteins and essential amino acids. It contains also vitamin A and E. It has a strong antioxidant action. Clinical and instrumental evaluation of the activity of a combined cosmetic treatment applied to stretchmarks Ascorbic acid: vitamin C essential for the organism: it stimulates the synthesis of interferon, the carnitine biosynthesis and makes iron absorption easier. It can play an important role in stretchmark and wound healing. Colostrum H1™: bovine colostrum coming from breedings rigorously selected and certified, which is collected within the first hour from delivery (H1) in order to get the maximum concentration of growth factors and cell regeneration, as Fibroblast Growth Factor (FGF) and Epithelial Growth Factor (EGF), lysozyme, biotin (vitamin H) and cytokines. Naturally rich in immunoglobulin (antibody Ig G1) and telomerase (cellular repair enzyme), colostrum is not subject to chemical-physical processes that can damage or inactivate its essential and useful principles. Colostrum H1™ has a much higher concentration of active factors than commercial colostrum, which is generally collected within 24 hours after delivery. This produces an immediate cosmetic effect, which is visible right from the first hours and long-lasting. It also has a regenerating, re v italizing and anti-age action on the skin. Pari cream also contains Biovin and Sericin, as well as Dispari cream. D escription of the study Aim of this study was to evaluate clinically and by non invasive instrumental evaluations the activity of the combined cosmetic tre a tment, Pari cream and Dispari cream, on stretchmarks. Clinical and instrumental evaluations were performed in basal condition and after 8 and 16 weeks of treatment. It was also aim of the study to evaluate cosmetic acceptability by the volunteers and products efficacy and tolerance both by investigator and volunteers. The study was planned as an open trial conducted by 1 centre and one investigator. The two different products were to be applied on alternative days. Each included subject had to apply alternatively the study products on skin areas affected by stretchmarks once a day for a period of 16 weeks with a light massage. The study foresaw 3 visits: a basal visit (T0), an intermediate visit after eight weeks (T8) and a final visit at the end of the treatment, after sixteen weeks (T16). The study was started out on 24 informed, adult, healthy, female volunteers (age range: 18-57 years, mean = 40) affected by stretchmarks of recent or old appearance. During the course of the study one subject dropped for reasons not related to the study. The volunteers signed a written informed consent and accepted not to deviate from their normal alimentary and life habits for the month preceding the test and for the entire duration of the study. Moreover unprotected sun and UV light exposure were avoided. At basal conditions (T0) during the clinical examination the investigator assigned to each subject a skin area, affected by stretchmarks, to be treated and to be submitted to clinical and instrumental evaluations. Selected skin area was kept the same for the entire study duration. Clinical and instrumental evaluations and standardised photographic re c o v e ry were performed at all visits (T0, T8 and 16 weeks). In order to avoid possible bias to the evaluations, during 3 hours before the instrumental measurements the volunteers could not smoke, drink coffee or alcohol. No cosmetic product could be used on the skin test area for 2 hours before the visit. All evaluations w e re performed under standard environmental conditions (Temperature = 22+\-2°C; Relative Humidity ≤ 60%). Before each visit the volunteers were acclimatised under relax conditions for at least 10-15 min. Clinical evaluations were performed according to the following visual scores: Striae clinical score – Grade 1: < 10 striae, length < 3 cm and thickness < 5 mm – Grade 2: > 10 striae, length < 3 cm and thickness > 5 mm – Grade 3: > 10 striae, length > 3 cm and thickness < 5 mm – Grade 4: > 10 striae, length > 3 cm and thickness > 5 mm Erythema, oedema, atrophy – Absent 1 – Light 2 – Moderate 3 – Severe 4 Non invasive instrumental evaluations were the following: Electrical capacitance of skin (Hydration) was measured by the instrument Corneometer CM820 (Courage - Khazaka, Köln, Germany). To reduce the variability of measurements, three repeated measures on the same skin area were performed and their adjusted mean was considered as the real measure value. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 15 A. Sparavigna, B. Tenconi, I. De Ponti Skin elasticity was measured through the instrument D e rmal Torque Meter (Dia-Stron Ltd., U K). This instrument is based on the principle of the torsion given to the skin surface by a probe made of two circles that adhere to the skin thro ugh shaped adhesive tapes and provides the parameters listed below: – Ue: immediate extensibility; – Uf: final extensibility; – Uv: viscoelasticity; – Ur: immediate elastic recovery. treatment it was observed an improvement of average clinical scores in treated areas, as reported in the following table: Entity of stretchmarks was evaluated by computerised image analysis performed on skin replicas, obtained using silicone rubber, according to a standardized method. Images of the replicas were then acquired by a stereomicroscope connected to an analogical video-camera. The evaluation was conducted through a computerised image elaboration. Waviness of stretchmark surface was expressed by the parameter Wt, representing the deepness of striae aspect (Norm DIN 4774). M o rfometrical analysis of skin surf a c e, detected on skin replicas as well, allowed the evaluation of the irregularity of the microrelief (superficial cutaneous network). This evaluation was done by means of Fast Fourier Tr a n s f o rm. Finally, at the end of the treatment (T16), the investigator submitted each volunteer to an interview in order to fill in the form dedicated to cosmetic acceptability and self perception of the activity of the treatment on stretchmarks. In particular, at the end of the treatment (16 weeks) it was found an important and clinically relevant reduction of the striae clinical score versus basal conditions (Dunnett test p < 0.05) corresponding to a reduction of the visual score of at least 1 grade in 59% of treated subjects; this result underlines in particular the reduction of striae length and thickness. Very relevant and significant results were obtained also on erythema (59% of improved subjects) and on atrophy (68%). Evident clinical results are shown in Figures 1 and 2. EthicsThe test started after the evaluation of the documentation provided by the Sponsor, including the composition of the products, a declaration that the products are submitted to the E.E.C. legislation, the normal conditions of use of the products and eventual caution. Each volunteer was precisely informed about the study, its risks and benefits, a consent form being completed and signed. Results Clinical evaluation The treatment was well tolerated, no adverse event occurred during the study. As far as efficacy is concerned, already after 8 weeks of 16 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Global evaluation Erythema Oedema Atrophy T0 3 1,8 1,6 2,8 T8 2,5 1,4 1,3 2,2 T16 2,2 1,1 1,0 1,9 Instrumental evaluation Striae mean deepness (profilometry) Image analysis of skin replicas (prof i l o m e t ry), showed a statistically significant average improvement of Wt parameter (Wt mean value: -31% at T8 and -44% at T16, Dunnet test p < 0.05 vs. T0, Figure 3). As confirmed by the clinical evaluations, this result highlighted the reducing activity of the products under study on the appearance of striae. Moreover, the analysis of this instrumental data was also based on the onset of striae, as follows: Striae onset <2 years 2-10 years >10 years Wt reduction (mm) % -26% -46% -45% N. of subjects 3 9 10 This analysis, based on the period of onset of stretchmarks, highlighted the significant activity exerted by the combined treatment on old striae. Torsiometry (skin plastoelasticity) The improvements of the considered torsiometric parameters, Ue (immediate extensibility) Uf (final extensibility), Uv (viscoelasticity) Clinical and instrumental evaluation of the activity of a combined cosmetic treatment applied to stretchmarks Figure 1. Comparison of a treated site at T0, T8 and T16 (Vol. n. 19). Figure 2. Comparison of a treated site at T0, T8 and T16 (Vol. n. 24). following percentages of increase underline the activity of the treatment in improving skin elasticity and softness. Ue Uf Uv Ur Figure 3. Profilometry: average deepness of stretchmarks (Wt) (mm). Percentage of improvement vs baseline T8 T16 14.2% 24,4% 18.8% 24,9% 27,4% 25,9% 3,8% 13,7% Skin electrical capacitance (hydration) and Ur (immediate elastic recovery) were all statistically significant at the end of the study. The Short term evaluation of electrical capacitance of treated skin, after 2 hours from the first application of each of the two pro d- Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 17 A. Sparavigna, B. Tenconi, I. De Ponti ucts gave an increment of hydration corresponding to 18% for D i s p a r i cream and to 22% for Pari c ream. Microrelief surface evaluation Although this evaluation, performed at T8, did not show a statistical significant variation of cutaneous surface microrelief regularity, a tendencial regularizing activity of the treatment on skin microrelief (+5%) was found. Self-evaluation questionnaire The overall activity of the treatment on striae was self perceived by the participating subjects in 72% of cases. Conclusions It is common clinical experience that topical treatment of stretchmarks is hardly successful especially for old lesions, which can be considered as scars caused by distension and rupture of dermal fibres. On the contrary, striae of recent onset may undergo spontaneous resolution. The combined treatment under study was able to provide a stimulus to fibroblasts in the dermis as well as an improved epidermal turnover. Instrumental measurements of striae deepness and skin elasticity, clinical evaluations and self evaluation questionnaire provided statistically significant results, especially for striae dating more than two years. L ectures Khanna S, Venojarvi M, Roy S, Sharma N, Trikha P, Bagchi D, Bagchi M, Sen CK. Dermal wound healing properties of redox-active grape seed proanthocyanidins. Free Radic Biol Med 2002; 33:1089-96. Baliga MS, Katiyar SK. Chemoprevention of photocarcinogenesis by selected dietary botanicals. Photochem Photobiol Sci 2006; 5:243-53. Lee AR. Enhancing dermal matrix regeneration and biomechanical properties of 2nd degree-burn wounds by EGFimpregnated collagen sponge dressing. Arch Pharm Res 2005; 28:1311-6. 18 Thapa BR. Health factors in colostrum. 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Boca Raton: CRC Press 1997. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Efficacia e tollerabilità di Rucinol e Sophora alfa nel trattamento topico delle ipermelanosi in monoterapia e combinato a peeling chimico, laserterapia e IPL Marina Romagnoli1 Martina Burlando2 Rossella Boccardo3 Alessandra Pavesi4 Antonino Di Pietro5 SU M M A R Y Study on efficacy and safety of Rucinol and Sophora alpha in the topical treatment of cutaneous hypermelanoses Cutaneous hypermelanoses are usually the result of an increased epidermal or dermal melanin pigmentation. Inflammatory processes and sun light exposure are the most frequent causes of the acquired skin hyperpigmentations. In this article we review the results of four years clinical experience of a new bleaching agent containing rucinol serum 0.3% and sophora alpha 1%. This compound was applied as monotherapy or combined with chemical peel or laser therapy in more than 300 patients with acquired skin hyperpigmentations. The results show that rucinol serum 0.3% plus sophora alpha 1% is effective and safe in improving acquired skin hyperpigmentations both in monotherapy and combined with chemical peel or laser therapy. KEY WORDS: Cutaneous hypermelanoses, Rucinol, Sophora alpha Melanogenesi Il normale colore cutaneo è il risulta- 1 Direttore Unità Operativa di Dermatologia e Laser - Istituto Biomedical, Genova. 2 Dermatologo - Istituto Biomedical, Genova. 3 Tecnico Cosmetologo - Università di Genova. 4 Medico Specializzando in Dermatologia Clinica Dermatologica, Genova. 5 Direttore Servizio di Dermatologia Ospedale di Inzago, Milano. to della combinazione di quattro pigmenti che sono localizzati sia nell’epidermide, che nel derma. Nell’epidermide si trovano la melanina prodotta per via endogena (bruno-marrone) ed i carotenoidi derivanti dall’apporto esogeno (giallo); mentre nel derma sono presenti l’emoglobina ossigenata (rosso) nei capillari e l’emoglobina ridotta (blu) nelle venule. Tra questi pigmenti la melanina, sintetizzata dai melanociti, è il principale determinante delle differenze di colore cutaneo. I melanociti, localizzati nello strato basale dell’epidermide, sono cellule provviste di particolari arborizzazioni (dendriti) che vengono proiettate sia superiormente, verso i cheratinociti dello strato spinoso del Malpighi, sia lateralmente, verso il derma. Nel citoplasma dei melanociti sono dispersi particolari organuli, chiamati melanosomi, che si presentano come particelle sferiche od ellissoidali circondate da una membrana, con una struttura interna altamente organizzata in lamelle concentriche, simili a sfoglie; i melanosomi sono la sede di formazione della melanina. Quando la melanina si è formata, viene trasferita dai melanociti ai cheratinociti con un meccanismo particolare: i cheratinociti inglobano le estremità dendritiche dei melanociti ripiene di melanina per fusione delle membrane cellulari, avviene così lo scarico della melanina nei cheratinociti. Ciascun melanocita epidermico trasferisce in questo modo i melanosomi in circa 36 cheratinociti vicini, costituendo un’entità biologica chiamata unità epidermo-melanica 1. Durante la maturazione e l’ascesa dei cheratino- Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 21 M. Romagnoli, M. Burlando, R. Boccardo, A. Pavesi, A. Di Pietro citi verso la superficie dell’epidermide la melanina viene degradata dall’azione di enzimi idrolitici. Con la perdita dello strato corneo (desquamazione), vengono rimossi anche i pigmenti residui di melanina; ciò rende la melanizzazione dell’epidermide un processo dinamico, in continuo rinnovamento. La principale funzione della melanina è quella di proteggere gli strati più bassi della cute dalle radiazioni ultraviolette, disponendosi a cappello sul nucleo dei cheratinociti basali. L’esposizione ai raggi ultravioletti accelera sia la sintesi di melanina che il passaggio dei melanosomi ai cheratinociti, dando luogo all’abbronzatura. I due principali induttori di melanogenesi sono lo stimolo attinico (sia UVA che UVB) e lo stimolo infiammatorio, fenomeni responsabili dell’abbronzatura, ma anche del fotoinvecchiamento e delle iperpigmentazioni postinfiammatorie 2. Ipermelanosi La mancanza di un linguaggio standardizzato per l’inquadramento dei disordini della pigmentazione rende spesso difficile la comunicazione; proporremo di seguito quella pubblicata da G. Nordlund et al. nel 2006, che definisce le ipermelanosi come un gruppo di patologie cutanee caratterizzate da un aumento, localizzato o diffuso, di melanina nella cute con normale densità di melanociti, le ipermelanocitosi come alterazioni del pigmento dovute ad aumento sia dei melanociti che della melanina e le iperpigmentazioni più genericamente come ipercromie di tipo melanotico 3. La melanina in eccesso può essere depositata a livello epidermico e/o dermico; nel primo caso si avrà in superficie una pigmentazione bruno nerastra, nel secondo una tonalità grigio-bluastra. Importante ausilio per la diagnosi delle pigmentazioni a livello epidermico nei fototipi da 1 a 3 è la luce di Wood (raggi UV lunghi, 352 nm) che accentua il contrasto tra area iperpigmentata e cute sana. Le alterazioni della pigmentazione possono essere dovute a difetti di diversi processi biologici: La formazione del melanosoma nel melanocita; La melanizzazione dei melanosomi; Il trasferimento dei melanosomi dai melanociti ai cheratinociti; Il trasporto dei melanosomi nei cheratinociti verso la superficie cutanea. 22 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Esistono numerose classificazioni delle iperpigmentazioni: si distinguono forme congenite e forme acquisite, localizzate e diffuse, epidermiche e dermiche. L’ iperpigmentazione post-infiammatoria è prevalentemente dermica e si manifesta dopo un fenomeno flogistico che interessa i cheratinociti dello strato basale. Può rappresentare l’esito di patologie cutanee, più frequentemente quelle con interessamento della membrana basale (acne, lichen, lupus, morfea, herpes), di esiti chirurgici, di traumi fisici (ustioni, abrasioni) e di trattamenti medici (peeling, crioterapia, laser, ipl, farmaci). All’istologia si riscontra un danno dei cheratinociti basali, un aumento dei melanociti ed incontinenza del pigmento con melanofagi nel derma. Le lentigo solari sono lesioni maculari iperpigmentate di diametro variabile da pochi millimetri a qualche centimetro; tendono ad essere multiple, ad aumentare di dimensioni nel tempo, non si scuriscono dopo esposizione al sole, né scompaiono al cessare delo stimolo attinico. Sono localizzate tipicamente in sedi fotoesposte, soprattutto al volto, al collo, al décolleté, al dorso delle mani ed alla superficie estensoria degli avambracci. Non deve essere sottovalutato il potenziale impatto sociale negativo di questa patologia che appare in aree altamente visibili del corpo e che è considerata uno dei principali segni di fotoaging tanto da essere presente in più del 90% dei pazienti caucasici con più di 50 anni. In queste lesioni l’accumulo melanico è per lo più nello strato basale dell’epidermide e sono sempre associati segni microscopici di danno attinico 4. Il melasma è un’iperpigmentazione cutanea che colpisce, nel 90% dei casi, il sesso femminile ed i fototipi scuri nei quali rappresenta la principale manifestazione di fotoaging cutaneo. Spesso consiste in macule pigmentate larghe e diffuse con bordi policiclici o arciformi; la pigmentazione può essere lineare (come una banda che scorre giù per le guance) o guttata (macchie pigmentate a confetti). Si identificano tre tipi clinici di melasma a seconda della sede di comparsa: centrofacciale; malare; mandibolare. Efficacia e tollerabilità di Rucinol e Sophora alfa nel trattamento topico delle ipermelanosi Il colore delle macchie è generalmente uniforme da marrone chiaro a marrone scuro, ma può anche avere un colore marrone variegato. Le sedi su cui si manifesta il melasma sono quelle fotoesposte: la fronte (in forma di archi al di sopra delle sopracciglia), la glabella, il dorso del naso, le guance con un aspetto a farfalla, il labbro superiore con aspetto a baffo, il mento e talvolta il décolleté, o la superficie estensoria degli avambracci. Può manifestarsi con una singola lesione, ma di solito le lesioni sono multiple e disposte simmetricamente sul volto. I fattori sicuramente più importanti nella patogenesi del melasma sono la predisposizione genetica e l’esposizione solare 3. Gli UVB possono stimolare i cheratinociti a produrre citochine ad azione sia mitogena che melanogenetica nei confronti dei melanociti. Fra le citochine, quelle che rivestono un ruolo importante sono: l’endotelina 1 (ET1), il stem cell factor (SCF), il fattore di crescita dei fibroblasti e l’ormone stimolante gli !-melanociti (MSH). È stato inoltre dimostrato che i vecchi cheratinociti (danneggiati da sole) rispetto ai nuovi cheratinociti hanno una maggiore capacità di stimolare la melanogenesi. I fibroblasti dermici, stimolati dal fotoinvecchiamento, producono anche loro citochine come il SCF ed il fattore di crescita epatocitario in grado di stimolare i melanociti degli strati epidermici sovrastanti. Un ruolo chiave nella patogenesi del melasma è svolto dalle mast cellule. Queste presentano sulla loro superficie un recettore per la cKit tirosinasi. Le mast cellule stimolate a loro volta dal SCF inducono una cascata infiammatoria che è alla base della genesi del melasma. Non solo fattori estrinseci, come il danno solare, regolano la iperespressione delle mast cellule, ma anche fattori intrinseci, legati all’espressione del cKit. Questo potrebbe spiegare come mai, a parità di danno solare subito, un soggetto può svillupare melasma con più facilità di un altro ed il perché della disomogeneità della pigmentazione in zone egualmente fotoesposte 5. È stato inoltre dimostrato che il grado di danno solare e quindi di infiammazione, non correla col MASI (Melasma Area and Severity Index) 6, un’ulteriore riprova che esistono fattori intrinseci, a tutt’oggi non ancora del tutto chiari, che svolgono un ruolo chiave nella patogenesi del melasma. Colpendo in prevalenza il volto, il melasma ha un importante impatto psicologico sulla qualità di vita; inoltre è caratteristicamente resistente alle comuni terapie 7. Terapiadelle iperpigmentazioni Si basa su tre tipologie di intervento: Correzione dei fattori di rischio (per esempio, sospensione dei farmaci favorenti) fotoprotezione (filtri UVA, UVB e norme comportamentali) e prevenzione dell’infiammazione. Modulazione dell’attività melanocitaria attraverso l’uso di molecole che interferiscano su vari livelli del processo melanogenetico: 1. molecole che agiscono prima della sintesi di melanina inibendo la trascrizione o la glicosilazione della tirosinasi (tretinoina, s o p h o r a -!); 2. molecole che agiscono durante la sintesi di melanina riducendo l’attività tirosinasica e perossidasica ed agendo come scavengers dei radicali liberi (idrochinone, resveratrolo, acido cogico, acido azelaico, arbutina, acido ascorbico, rucinolo); 3. molecole che agiscono dopo la sintesi di melanina aumentando la degradazione della tirosinasi ed inibendo il trasferimento dei melanosomi (acido tioctico, estratti della soia, alfa tocoferolo, rucinolo, acido linoleico, niacinamide). Rimozione del pigmento in eccesso attraverso l’azione di esfolianti corneo-cheratolitici (!, ", cheto-idrossiacidi, retinoidi) 8. Nel caso in cui questi tre approcci terapeutici non siano sufficienti o richiedano tempi troppo lunghi, è possibile integrare l’azione delle terapie topiche domiciliari con trattamenti strumentali (Laser-IPL- peeling- dermoabrasione, etc.). A tutt’oggi lo schiarente dimostratosi più efficace per il trattamento delle ipermelanosi è l’idrochinone in concentrazione superiore o uguale al 4%, soprattutto se coadiuvato dall’azione della tretinoina e del flucinolone acetonide. Il limite di questa formulazione, all’interno della Comunità Economica Europea, è dato dalla sua reperibilità in sola forma galenica e dai rischi e dalle difficoltà che ne conseguono, so- Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 23 M. Romagnoli, M. Burlando, R. Boccardo, A. Pavesi, A. Di Pietro prattutto per le patologie che richiedono lunghi periodi di applicazione. È per questo motivo che continua la ricerca di molecole schiarenti efficaci ma gravate da minor rischio di effetti collaterali 9. Rucinolo Il resorcinolo è una molecola con attività cheratolitica, antisettica e melanoregolatrice in grado di inibire la tirosinasi, enzima chiave nella sintesi della melanina, ma il suo impiego è limitato dall’instabilità OH e dal potenziale irritante. Il rucinolo (4n - b u t i l re s o rcinolo) è un OH suo derivato dotato di CH2CH2CH2CH3 maggiore stabilità; allo 0,3% è molto eff i c a c e nella regolazione della melanosintesi ed è ben tollerato. Il rucinolo ha un duplice meccanismo d’azione che si svolge all’interno dei melanociti (Figura 1): 1. inibisce in maniera competitiva l’attività dell’enzima tirosinasi, che catalizza la tappa iniziale della sintesi di melanina, per la sua maggiore affinità rispetto al substrato naturale; 2. inibisce l’attività della TRP1 (tyrosinaserelated protein 1), che controlla la tappa finale del processo, quella che porta alla formazione di eumelanina. In questo modo il rucinolo controlla la melanogenesi inibendo sia la produzione di melanina in toto che, selettivamente, quella di eumelanina, maggior responsabile della pigmentazione bruna 10. La sophora ! modula l’attività melanocitaria dall’esterno, entrando in competizione a livello recettoriale con l’!-MSH, ormone ipofisario attivante i melanociti (Figura 2). La sinergia di queste due sostanze è stata studiata al fine di ottenere una maggior efficacia terapeutica ed una maggiore velocità d’azione del trattamento, il tutto senza penalizzare la già elevata tollerabilità del prodotto a base di rucinolo. dello studio Scopo Valutazione retrospettiva di 4 anni di utilizzo di un cosmetico schiarente a base di Rucinol® allo 0,3% e Sophora !® all’1% utilizzato in pazienti con melasma, iperpigmentazioni postinfiammatorie e lentigo solari: 1. Inibizione della Tirosinasi 2. Inibizione della TRP-1 24 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Figura 1. Meccanismo d’azione del rucinolo. Efficacia e tollerabilità di Rucinol e Sophora alfa nel trattamento topico delle ipermelanosi Figura 2. Meccanismo d’azione di sophora !. 1. Efficacia schiarente, tollerabilità e compliance in melasma ed iperpigmentazioni postinfiammatorie. 2. Riduzione dell’insorgenza di iperpigmentazioni postinfiammatorie dopo trattamento delle lentigo solari con mezzi fisici. 3. Tollerabilità e compliance dei principi attivi nella formulazione in siero per terapie prolungate nel tempo fino a 2 anni. 4. Tollerabilità e compliance del siero utilizzato come terapia domiciliare in pazienti trattati con laser, IPL, e peeling chimico. e metodi Materiali Sono stati studiati retrospettivamente 488 pazienti con melasma, iperpigmentazioni postinfiammatorie e lentigo solari, visitati dal 2004 al 2008. Al momento della prima visita (T0) erano stati raccolti in una cartella clinica i dati anagrafici, anamnestici e l’esame obiettivo; a tutti era stata effettuata fotografia ed ai pazienti con melasma era stato calcolato il MASI (6). Di questi: 222 hanno iniziato terapia con sola fotoprotezione spf 30-50 e cosmetico idratante abituale (casi controllo). 266 hanno abbinato ai topici suddetti Rucinol® 0,3% + Sophora !®1% in siero applicato mattina e sera su tutta la superficie del volto. Di questi pazienti 150 (56%) presentavano lentigo, 80 (30%) melasma e 36 (13%) iperpigmentazioni postinfiammatorie. Dopo 30 giorni (T1) venivano ripetuti l’esame obiettivo, la fotografia ed il calcolo del MASI per un primo giudizio di efficacia e venivano valutate la compliance e la tollerabilità del prodotto schiarente attraverso la valutazione anamnestica ed obiettiva della presenza di: 1. prurito e/o bruciore; 2. eritema, edema, desquamazione, eruzioni acneiche; 3. untuosità e/o xerosi cutanea; 4. difficoltà dell’utilizzo dell’abituale make-up; 5. richiesta da parte del paziente di un prodotto alternativo. In 172 dei 266 pazienti trattati con Rucinol® 0,3% + Sophora !® 1% sono state successivamente abbinate altre scelte terapeutiche così rapp resentate: 49 (28%) peeling chimico (soluzione di Jessner), 10 (6%) laser CO2 frazionato, 25 (14%) IPL, 10 (6%) laser frazionale non ablativo a 1540 nm, 70 (41%) laser QS a 532 nm, 8 (5%) peeling chimico associato a laser frazionale (Figura 3). La terapia topica con Rucinol® 0,3% + Sophora !®1% è stata interrotta per i 2 giorni successivi nei pazienti che hanno eseguito IPL, laser frazionale 1540 e laser QS e fino al termine della desquamazione (circa 5 gg) nei pazienti che hanno eseguito peeling e laser CO2 frazionato. La seconda valutazione (T2) veniva eseguita a distanza di 30 giorni dal termine del ciclo di trattamenti ambulatoriali, intervallo variabile in base alla patologia ed ai singoli trattamenti, quindi complessivamente dopo: 2 mesi di utilizzo del siero per lentigo trattate con laser frazionale (Active Fx Encore Lumenis 90-100 mJ 80-100Hz D2) o con laser QS 532 nm (Versa Pulse Aesthetic Lumenis 0.9/1.2 mJ); 3 mesi di utilizzo del siero per lentigo trattate con laser frazionale 1540 nm (Star Lux 300 Palomar manipolo 15 mm 15 msec 6/12 mJ); SCELTE TERAPEUTICHE Figura 3. Terapie ambulatoriali abbinate. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 25 M. Romagnoli, M. Burlando, R. Boccardo, A. Pavesi, A. Di Pietro 5 mesi di utilizzo del siero per lentigo trattate con IPL (Star Lux 300 Palomar Green 10-20 msec 36-40 mJ); 7 mesi di utilizzo del siero per melasma ed iperpigmentazioni postinfiammatorie trattate con peeling chimico a base di soluzione di Jessner (2-3 passaggi); 8 mesi di utilizzo del siero per melasma trattato con peeling chimico e laser frazionale 1540 nm (Star Lux 300 Palomar manipolo 15 mm 15 msec 6/12 mJ). A T2 sono state valutate l’efficacia schiarente del cosmetico nel melasma e nelle iperpigmentazioni postinfiammatorie, l’incidenza di iperpigmentazioni postinfiammatorie secondarie a terapia ambulatoriale in 150 pazienti trattati per lentigo rispetto a 132 pazienti che non avevano utilizzato il siero. Sono stati inoltre rivalutate la tollerabilità e la compliance riferite agli stessi parametri utilizzati al tempo T1 dopo un minimo di 2 mesi ed un massimo di 8 mesi di utilizzo. Degli iniziali 266 pazienti che hanno applicato terapia topica con Rucinol® 0,3% + Sophora !® 1%, 32 affetti da melasma hanno continuato tale terapia per 2 anni (T3); al tempo T3 sono stati rivalutati tutti i parametri considerati nello studio. Risultati Al tempo T1 i pazienti che effettuavano terapia topica con Rucinol® 0,3% + Sophora !® 1% risultavano (Figura 4): Migliorati: 22/80 (27%) pazienti con melasma, 5/150 (3%) pazienti con lentigo e 10/36 (27%) pazienti con iperpigmentazioni postinfiammatorie. Stazionari: 54/80 (67%) pazienti con melasma, 145/150 (96%) pazienti con lentigo e 26/36 (72%) pazienti con iperpigmentazioni postinfiammatorie. Peggiorati: 4/80 (5%) pazienti con melasma e nessuno con lentigo o iperpigmentazioni postinfiammatorie. A T1, i casi controllo risultavano (Figura 5): Migliorati: 3/69 (4%) pazienti con melasma, 3/30 (10%) pazienti con iperpigmentazioni 26 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Figura 4. Pazienti in terapia con Rucinol® 0,3% + Sophora !® 1%, risultati a T1. Figura 5. Casi controllo, risultati a T1. postinfiammatorie e 0/130 (0%) pazienti con lentigo. Stazionari: 56/69 (82%) pazienti con melasma, tutti i pazienti con lentigo e 23/30 (76%) pazienti con iperpigmentazioni postinfiammatorie. Peggiorati: 10/69 (14%) pazienti con melasma, nessun paziente con lentigo e 4/30 (13%) pazienti con iperpigmentazioni postinfiammatorie. Al tempo T1 263 (98%) dei 266 pazienti trattati con Rucinol® 0,3% + Sophora !® 1% non ha riferito l’insorgenza di alcun effetto avverso, indipendentemente dal fototipo e dal biotipo; 3/266 (1%) pazienti hanno dovuto interrompere la terapia per insorgenza di dermatite da contatto. Nessun paziente ha riportato effetti indesiderati quali untuosità o secchezza cutanea e difficoltà nell’applicazione dell’abituale make-up. Efficacia e tollerabilità di Rucinol e Sophora alfa nel trattamento topico delle ipermelanosi MASI=1.8 MASI=0.9 Prima e dopo 1 mese di sola terapia domiciliare con Rucinol® 0,3% + Sophora !® A T2 l’efficacia è risultata soddisfacente nell’80% dei casi di melasma ed iperpigmentazioni postinfiammatorie in terapia combinata con trattamen- MASI=3.6 ti ambulatoriali, così come verificato dalla documentazione fotografica, dal MASI index e da un giudizio clinico di medico e paziente. MASI=2.7 MASI=2 MASI=6.1 MASI=1.9 ® ® Prima e dopo terapia domiciliare con Rucinol 0,3% + Sophora ! e peeling chimico. Figura 6. Efficacia T2. Controlli Rucinol e Sophora ! Per quanto riguarda le lentigo trattate con laser o IPL, si è verificato un 2% di iperpigmentazioni postinfiammatorie secondarie nei pazienti in terapia con Rucinol® 0,3% + Sophora !® 1%, rispetto ad un 3,8% nei casi controllo (Figura 6). Al tempo T2, su 172 pazienti che hanno eff e ttuato terapia combinata, 169 (98,5%) hanno tollerato ottimamente l’uso del cosmetico schiare nte, 2 (1%) hanno riferito la comparsa di eritema e di bruciore, 1 (0,5%) di desquamazione ed in Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 27 M. Romagnoli, M. Burlando, R. Boccardo, A. Pavesi, A. Di Pietro nessun paziente è stato riscontrato prurito (Figura 7). Al tempo T3 tutti e 32 (100%) i pazienti con melasma che hanno prolungato a 2 anni la terapia topica con Rucinol® 0,3% + Sophora !® 1% hanno tollerato ottimamente il cosmetico: nessuno ha dovuto interromperne l’utilizzo per intolleranza. Alla sospensione della terapia è stata notata una tendenza al peggioramento del melasma. Conclusioni Lo studio ha dimostrato che la formuFigura 7. Tollerabilità T2. S e m p re in questo sottogruppo di pazienti, 159 (92,5%) hanno avuto un’ottima compliance, 1 (0,5%) paziente ha manifestato secchezza cutanea e 12 (7%) hanno richiesto la sostituzione del cosmetico per motivi economici (Figura 8). Figura 8. Compliance T2. lazione in siero a base di Rucinol® 0,3% e Sophora !® 1% è efficace come schiarente su melasma ed iperpigmentazioni postinfiammatorie per lunghi periodi di utilizzo in monoterapia ed ha ridotto l’incidenza di iperpigmentazioni postinfiammatorie nei casi di lentigo in cui è stata associata terapia strumentale. Il cosmetico è risultato ottimamente tollerato sia in abbinamento alle terapie ambulatoriali che per periodi di utilizzo prolungati. La formulazione in siero si è dimostrata adatta, per tollerabilità e compliance, a varie tipologie di pazienti, indipendentemente dal sesso, fototipo e biotipo; è inoltre di facile applicazione e permette l’utilizzo contemporaneo di altri cosmetici quali idratanti, fotoprotettori e make-up. Nonostante l’utilizzo a lungo termine (2 anni) della molecola nei nostri 32 pazienti non abbia dato adito ad eventi avversi di alcun tipo, riteniamo indispensabili ulteriori studi su una casistica più ampia a conferma di questo dato. Alla luce dei risultati ottenuti, riteniamo che l’utilizzo di questa molecola nelle lentigo solari possa avere un’importanza soprattutto nella prevenzione delle iperpigmentazioni postinfiammatorie da terapia strumentale che costituisce a tutt’oggi la prima scelta terapeutica. 2006 2009 Prima e dopo 1 anno dalla fine delle terapie. 28 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Efficacia e tollerabilità di Rucinol e Sophora alfa nel trattamento topico delle ipermelanosi Bibliografia 1. Rebora A, Cainelli T, Gianetti A. Manuale di Dermatologia Medica e Chirurgica. McGraw-Hill Companies. Cap. 1-2:1-23. 2. Grimes P, Nordlund JJ, Pandya AG, Taylor S, Rendon M, Ortonne JP. Increasing our understanding of pigmentary disorders. J Am Acad Dermatol 2006; 54 (5 suppl 2): S255-61. 3. Nordlund JJ, Ortonne JP, Cestari T, Grimes P, Chan H. Confusions about color: formulating a more precise lexicon for pigmentation, pigmentary disorders, and abnormalities of “chromatics”. J Am Acad Dermatol 2006; 54 (5 suppl 2):S291-7. 4. Ortonne JP, Pandya AG, Lui H, Hexsel D. Treatment of solar lentigines. J Am Acad Dermatol. 2006; 54 (5 suppl 2):S262-71. 5. Grimes PE. Melasma: etiologic and therapeutic considerations. Arch Dermatol 1995; 131:1453-7. 6. Balkrishnan R, Mc Michael AJ, Camacho FT, Saltzberg F, Housman TS, Grummer S, Feldman SR, Chren M. Development and validation of a health-related quality of life instrument for women with melasma. Br J Dermatol 2003; 149:572-577. 7. Hernandez-Barrera R, Torres-Alvarez B, CostanedoCazares JP, Oras-Ovallet C, Moncada B. Solar elastosis and presence of mast cells key features in the pathogenesis of melasma. Clin Exp Dermatol 2008; 33:305-8. 8. Balkrishnon R, McMichael AJ, Camacho FT, Saltzberg F, Houman TS, Grummer S, Feldman SR, Mchren M. Development and validation of a health-related quality of life instrument for women with melasma. Br J Dermatol 2003; 149:572-7. 9. Rendon M, Berneburg M, Arellano I, Picardo M. Treatment of melasma. J Am Acad Dermatol 2006; 54 (5 suppl 2):S272-81. 10. Gupta AK, Gover MD, Nouri K, Taylor S. The treatment of melasma: a review of clinicals trials. J Am Acad Dermatol 2006; 55:1048-65. 11. Khemis A, Kaiafa A, Queille-Roussel C, Duteil L, Ortonne JP. Evaluation of efficacy and safety of rucinol serum in patients with melasma: a randomized controlled trial. Br J Dermatol 2007; 156:997-1004. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 29 Il rimodellamento dei glutei con radiofrequenza non ablativa SU M M A R Y Fiorella Bini The remodelling of buttocks area with non ablative radiofrequency Sagging of buttocks area is a common result of chronoaging: improvement of skin laxity can be difficult to achieve. The object of this study was to evaluate the safety and efficacy of a nonablative radiofrequency device in tightening tissue. The results were positive in 80% of cases, without postoperative morbidity, including down time and complications. KEY WORDS: Skin laxity, Non ablative radiofrequency, Buttocks Introduzione Negli ultimi anni la ricerca della bellezza e della giovinezza della pelle ha portato allo sviluppo di nuove metodiche mediche e chirurgiche capaci di conferire levigatezza e turgore alla cute, ma soprattutto di contrastare la lassità cutanea, che rappresenta l’inestetismo più difficilmente trattabile. Ancor più pressante è stata la richiesta di tecniche non invasive, che consentissero di curare la pelle senza alcun rischio né effetti collaterali, senza dolore e particolarmente senza il fastidio di lunghi tempi di recupero post-trattamento. Recentemente è stata introdotta una metodica non chirurgica, la Radiofrequenza Non Ablativa (RFNA), che si è dimostrata capace di rispondere a queste aspettative: rimodellare la cute efficacemente ed in modo non invasivo. Ricordiamo che le radiofrequenze sono onde elettromagnetiche capaci di provocare nei tessuti trattati una modificazione delle cariche molecolari e un movimento di ioni: la naturale resistenza che la cute vi oppone (impedenza) determina calore, come è espresso nella Legge di Ohm. E = I2 x R x t E = calore (Joule); I = corrente (Amps) R = impedenza del tessuto (Ohm); t = tempo La profondità di penetrazione nei tessuti e il grado dell’effetto termico variano in base a: Frequenza della corrente emessa: più bassa è la frequenza, maggiore è la profondità di penetrazione. Ad esempio con una frequenza di 1 MHz si raggiunge una profondità di circa 8 mm, invece con una frequenza superiore, pari a 6 MHz si raggiunge una profondità inferiore, pari a 4 mm. In conclusione la profondità di penetrazione è inversamente proporzionale alla frequenza emessa. Caratteristiche di conduttività del tessuto trattato. Tanto maggiore è l’impedenza del tessuto, cioè la resistenza al movimento degli elettroni, tanto maggiore è il calore prodotto. Quindi il calore dipende oltre che dalla quantità di corrente e dal tipo di emissione, anche dal tipo di tessuto trattato. Il tessuto adiposo è quello con maggiore impedenza e quindi nei distretti corporei dove questo è più abbondante si sviluppa il maggiore effetto termico. In questi distretti il trattamento risulta quindi più efficace. Con la RFNA si sviluppa un calore endogeno, controllato ed omogeneo, a carico del derma superficiale e profondo, del tessuto adiposo fino alla fascia muscolare esclusa, ad una profondità in genere compresa fra 3 e 8 mm 1-3. Il calore prodotto determina un danno termico Specialista in Dermatologia e Venereologia, Firenze. GIRTeF- Gruppo Italiano Radiofrequenze e Terapia Fotodinamica. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 31 F. Bini a carico delle fibre collagene con rottura dei legami intramolecolari e riarrangiamento delle fibre superficiali e profonde in modo stereoscopico, cioè a 360°, con riorganizzazione delle linee di tensione cutanea in modo fisiologico 4, 5. Oltre ad una contrazione delle fibre collagene, immediata e con effetto progressivo nelle settimane successive al trattamento, si assiste anche ad una stimolazione dei fibroblasti ad opera di numerose sostanze (Heat Shock Proteins HSP 60 e 70, interleuchine e altre citochine) prodotte ad opera del calore 6, 7. L’aumentata attività dei fibroblasti si traduce nella sintesi di nuovo collagene con aumento della densità dermica nelle settimane successive al trattamento, ampiamente descritte in letteratura 8-13. Il calore determina inoltre l’attivazione del microcircolo: l’aumentato scambio di sostanze fra i tessuti ed i vasi sanguigni provoca un migliorato drenaggio ed un maggior apporto di nutrienti ed ossigeno. Il trattamento provoca anche una alterazione della carica elettrica adipocitaria con conseguente attività lipolitica. La lassità della regione glutea è un inestetismo particolarmente fastidioso per le pazienti in quanto evidente target di invecchiamento cutaneo, difficile da trattare con metodiche sia chirurgiche che, a maggior ragione, non invasive. Dato il meccanismo di azione della RFNA e i risultati nettamente positivi ottenuti al volto e collo, abbiamo utilizzato questa metodica per il trattamento della lassità dei glutei correlata al cronoinvecchiamento. Inoltre, ricordando che il tessuto adiposo possiede la maggior impedenza provocando una maggior quantità di calore, la regione glutea, così ricca di adipe, rappresenta una sede particolarmente indicata per questo trattamento. e metodi Materiali Abbiamo trattato 20 donne di età compresa fra 45 e 70 anni, in buona salute, che presentavano una lassità cutanea nella zona glutea correlata alla fisiologica perdita di tono per cronoinvecchiamento. Sono stati rispettati i seguenti criteri di esclusione: Gravidanza; Collagenopatie; Presenza di pacemaker; 32 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Protesi metalliche nella zona da trattare; Patologie a carico di organi interni; Altri trattamenti dermoplastici concomitanti; Assunzione di farmaci; Attività fisica particolarmente intensa; Diete. È stato richiesto il consenso informato preliminare. La valutazione del grado di lassità basale e degli eventuali cambiamenti, in assenza di specifiche metodiche di misurazione, è stata fatta per mezzo di: 1. Valutazione fotografica con fotocamera digitale e parametri standardizzati. Le pazienti venivano fotografate con camera digitale ad alta risoluzione in stazione eretta (la posizione supina elimina gli effetti della forza gravitazionale sulla lassità cutanea), a distanza e posizione standardizzate. La valutazione delle immagini è stata affidata ad operatori diversi da quelli che avevano eseguito il trattamento; i risultati sono stati valutati in base al livello di miglioramento raggiunto e quantizzati in ottimi, buoni, scarsi, nulli. 2. Questionario di autovalutazione compilato dalle pazienti, in cui venivano richieste informazioni circa il trattamento, come la eventuale presenza e l’intensità del dolore durante l’intervento, i disturbi insorti successivamente, le modificazioni oggettive e soggettive a carico del distretto trattato ed infine la propria valutazione del risultato conseguito e il grado di soddisfazione. Il questionario veniva proposto alle pazienti al termine del ciclo terapeutico; la valutazione ed il grado di soddisfazione venivano richiesti anche dopo 1 e 3 mesi dalla conclusione. È stato utilizzato un apparecchio a radiofrequenza monopolare a trasferimento elettrico capacitivo con potenza 40 Watt, con frequenza 1,3 MHz (Plasma RF, EPEM s.r.l.). Il trasferimento elettrico di tipo capacitivo permette alla corrente in radiofrequenza di trasferirsi sul corpo del paziente attraverso l’applicazione superficiale di un elettrodo movibile isolato da un sottile spessore di Nylon. Le pazienti sono state sottoposte a 7 sedute a cadenza settimanale per un totale mediamente di 8 settimane. Il rimodellamento dei glutei con radiofrequenza non ablativa Dopo aver adattato la frequenza applicata al tessuto della paziente in modo da consentire il miglior trasferimento di energia, il manipolo veniva fatto scorrere ripetutamente sulla zona da trattare con movimenti lineari e circolari in base alle linee di trazione cutanea, previa applicazione di un gel. Ogni seduta si protraeva per un tempo totale di 30 minuti (15 per ciascun lato). Non sono state necessarie né procedure di raffreddamento della cute né l’impiego di anestetici o analgesici prima o durante il trattamento. Terminata la seduta, la paziente riprendeva immediatamente le proprie attività, senza bisogno di medicazioni o di alcun tempo di recupero post trattamento. Risultati In base alla valutazione dei risultati fotografici, si sono avute modificazioni giudicate ottime in 6 soggetti, buone in 12, scarse in 2 e nulle in nessun caso (Tabella 1). I risultati sono stati minori nel caso di due pazienti di 58 e di 65 anni, magre, con lassità importante e sottocute scarsamente rappresentato, con glutei quasi “svuotati”. L’osservazione dei reperti fotografici ha evidenziato in tutti i casi un miglioramento del tono della cute: si è verificato un “ricompattamento” Tabella 1. Risultati in base alla valutazione fotografica. Ottimi 6 soggetti Buoni 12 soggetti Scarsi 2 soggetti Nulli 0 soggetti Tabella 2. Questionario di autovalutazione. Dolore (0-3) 0 Disturbi post-trattamento (0-3) 0 Texture cutanea (0-3) 2 (60%), 3 (40%) Sensazione di aumentata tensione (0-3) 1 (20%), 2 (40%), 3 (40%) Risultato (nullo, buono, ottimo) buono (70%), ottimo (30%) Grado di soddisfazione (0-10) 7 -10 dell’epidermide, che ha recuperato elasticità e turgore. Questo dato è stato evidente sin dal primo trattamento. Il miglioramento dell’aspetto della cute è stato ottenuto, seppure in maniera meno eclatante, anche nei casi in cui la lassità cutanea di partenza era meno grave. Il ricompattamento dell’epidermide si è manifestato anche attraverso l’attenuazione delle strie distensae; pur essendo ormai stabilizzate, le strie albae si sono ridotte di ampiezza ed hanno attenuato il colorito perlaceo. Il profilo corporeo è cambiato: si è osservato un risollevamento dei glutei con riduzione dei macronoduli e delle depressioni cutanee e conseguentemente un rimodellamento di questo distretto. Il recupero della silhouette in alcune pazienti è stato particolarmente evidente e si è tradotto in una migliorata vestibilità dei capi di abbigliamento. In tutti i casi c’è stato un netto miglioramento della texture cutanea: grazie all’attivazione del microcircolo il trofismo è migliorato e la pelle si presenta più idratata e vascolarizzata, di colorito meno pallido. I cambiamenti sono stati evidenti sin dalla prima seduta, incrementandosi pro g ressivamente col ripetersi delle applicazioni (Figura 1). Il questionario di autovalutazione compilato dalle pazienti ha dato i risultati riportati in Tabella 2. Anzitutto va sottolineato la non invasività del trattamento: nessuna paziente ha lamentato fastidio o dolore durante la seduta né successivamente, ritornando immediatamente alle proprie attività senza bisogno di medicazioni o di un periodo di convalescenza. Da rilevare la sensazione soggettiva di una maggiore compattezza della cute riferita dalle pazienti. Il livello di soddisfazione si è mantenuto costante dopo 1 e 3 mesi dal termine del trattamento. Discussione Fino ad oggi il trattamento della lassità della regione glutea era piuttosto problematico: la chirurgia non costituiva il trattamento di elezione e le metodiche non invasive a disposizione non davano risultati soddisfacenti e duraturi nel tempo. La RFNA rappresenta una valida alternativa in quanto questa metodica è: Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 33 F. Bini PRIMA DOPO PRIMA DOPO Figura 1. Radiofrequenza non ablativa: alcuni casi prima e dopo il trattamento. 34 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Il rimodellamento dei glutei con radiofrequenza non ablativa Efficace: ne abbiamo visto i risultati favorevoli nella totalità dei casi. Anche quando l’incremento del tono cutaneo è stato meno eclatante si è registrato comunque un miglioramento del trofismo e della texture della cute. Non invasiva:si esegue in ambulatorio, non necessita di anestesia né di medicazioni preliminari o post-intervento. Innocua, come dimostrato dal suo impiego in medicina sin dagli anni 40. Priva di effetti collaterali: non si sono verificate ustioni, ecchimosi o altri eventi negativi e in nessun caso è stato necessario sospendere il trattamento. Abbinabile ad altre metodiche classicamente utilizzate nel distretto cosce-glutei (meso o microterapia, elettrolipolisi, laserterapia, cavitazione, liposuzione ecc). Non presenta limitazioni legate al fototipo: possono essere trattati tutti i tipi di cute e in ogni periodo dell’anno. È stato scelto un intervallo fra sedute di circa 7 giorni perché sia in letteratura che secondo la nostra esperienza con trattamenti di RF in altre zone, questo intervallo determina una ottimizzazione dei risultati rispetto a cadenze più lunghe: la modificazione del collagene sembra più marcata rispetto a quanto si osserva con intervalli maggiori. Per ottenere risultati migliori è fondamentale la presenza di un sottocute ben rappresentato, come testimoniato dai due casi che presentavano glutei particolarmente magri, quasi svuotati e che hanno raggiunto risultati inferiori. La presenza di un sottocute valido sembrerebbe più importante anche rispetto al fattore età; la paziente più anziana (settantenne) ma con tessuto sottocutaneo abbondante ha risposto bene al trattamento. I risultati sono rimasti stabili nel tempo a conferma di quanto riportato in letteratura: la contrazione del collagene esistente e la formazione di nuovo avvengono progressivamente nell’arco di 2-3 mesi e fino a 6 mesi dopo il trattamento. Il giudizio delle pazienti e del dermatologo è senz’altro positivo: è comunque indispensabile mantenere le aspettative entro i limiti di un risultato scientificamente attuabile, illustrando chiaramente le possibilità ed i limiti di questa metodica e escludendo dal trattamento chi vi si affacci con aspettative eccessive e quindi irrealizzabili. Bibliografia 1. Kim KH, Geronemus RG. Nonablative laser and light therapies for skin rejuvenation. Arch Facial Plast Surg 2004; 6:398. 2. Rinaldi F et al. Radiofrequenza non ablativa nel ringiovanimento cutaneo. Milano: Poletto Ed., 2005. 3. Zelickson BD et al. Histological and ultrastructural evaluation of effects of a RF based nonablative dermal remodelling device. Lasers in Surgery and Medicine supplement 2003; 15:9-13. 4. Ruiz- Esparza J, Gomez JB. The medical face lift: a non invasive, non surgical approach to tissue tightening in facial skin using non ablative radiofrequency. Dermatol Surg 2003; 29:325-32. 5. Guttman C. 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KEY WORDS: Reflex Technology, Sun filter, Sun protection factor ateriali e metodi Introduzione M Un approccio moderno alla fotoproteStyrene/Acrylates Copolymer, il polimezione deve garantire una protezione ad ampio spettro dalla radiazione ultravioletta, ma deve anche porre attenzione alle problematiche di sicurezza d’uso derivanti dall’applicazione topica di filtri solari. Un buon filtro solare dovrebbe possedere numerosi requisiti, tra cui l’efficacia, la stabilità e la tollerabilità. In realtà alcuni filtri possono presentare problemi di fotoinstabilità e intolleranze. La forte energia di attivazione prodotta dalla radiazione ultravioletta sul filtro solare può indurre modificazioni nella struttura del filtro di tipo reversibile o irreversibile. In quet’ultimo si osserva riduzione o perdita del potere filtrante e protettivo e formazione di specie potenzialmente dannose. Una riduzione della capacità filtrante UVB porta ad una riduzione del Sun Protection Factor (SPF) e quindi ad un maggior rischio di eritema, mentre una riduzione della capacità filtrante UVA porta a danni di tipo cronico e può passare inosservata essendo riscontrabili a lungo termine. A seguito dell’aumento delle osservazioni di effetti collaterali legati all’uso di filtri organici e non ad elevate concentrazioni di uso, l’attenzione al problema della tossicologia dei filtri si è notevolmente acutizzata in questi ultimi anni. In questo ambito, l’utilizzo di materie prime inerti ad effetto boosting (potenziamento) rappresenta un approccio interessante nello sviluppo di prodotti solari innovativi negli aspetti di sicurezza ed efficacia. ro acrilico utilizzato, agisce incrementando il fattore di protezione di un prodotto solare, grazie ad un’azione di scattering delle radiazioni ultraviolette. Le particelle di forma sferica, vuote internamente, hanno un diametro esterno di appena 400 nm. L’aria contenuta all’interno della struttura sferica, che ha un indice di rifrazione diverso rispetto a quello del guscio polimerico, agisce come un centro di scattering per le radiazioni ultraviolette. Il polimero non assorbe le radiazioni ultraviolette, ma le sfere agiscono come efficienti centri di dispersione, che ottimizzano l’assorbimento da parte dei filtri solari organici e inorganici, aumentando la probabilità che la radiazione UV incidente incontri gli ingredienti UV filtranti presenti. Formulazioni – CV1: emulsione O/A caratterizzata dalla presenza di pochi ingredienti e una coppia di filtri chimici, che assorbono prevalentemente le radiazioni UVB (ethylhexylmethoxycinnamate, oxybenzone, 9%); – CV3: differisce dalla CV1 per la maggior concentrazione di filtri (ethylhexylmethoxycinnamate, oxybenzone, 15%); – CV5: è un’emulsione complessa dal punto di vista qualitativo, rispetto alle precedenti, e contiene una miscela costituita da due filtri (disodium phenyl dibenzimidazole tetrasulfonate, 1 Dipartimento Scienze Farmaceutiche, Università di Ferrara. 2 Ambrosialab Srl, Ferrara. 3 Direzione Medica, R & S Affari Regolatori IDI Farmaceutici Srl, Pomezia, Roma. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 37 S.Manfredini, P. Ziosi, S. Vertuani, S. Bustacchini diethylamino hydroxybenzoyl hexyl benzoate) e 2 UVB (ethylhexylmethoxycinnamate, oxybenzone); – CV7: ha una composizione qualitativa analoga a CV1, ma con doppia concentrazione di polimero (10%). Come confronto, sono state utilizzate emulsioni che differiscono dalle precedenti per la sola assenza di SPF booster, denominate rispettivamente CV2, CV4, CV6, CV8. Al fine di evidenziare l’efficacia dell’SPF Booster nel ridurre la quantità di filtri necessari all’ottenimento di un determinato SPF sono state formulate CV9, CV10 e CV11, con un contenuto di filtri crescente (rispettivamente 5, 6 e 8%). Valutazione del fattore di protezione solare in vitro La valutazione sperimentale del valore di SPF in vitro di ciascuna emulsione e dei re l a t ivi controlli, è stata calcolata secondo il metodo di D i ffey e Robson utilizzando uno spettrofotometro a doppio raggio UV-VIS (Jasco, mod V-530pc, Sennin-cho 2-chome, Hachoiji, Tokyo, Japan). Il preparato solare è stato applicato in modo uniforme su di un supporto costituito da un cerotto particolarmente poroso e permeabile ai raggi ultravioletti (Transpore TM 3M, ST Paul, Minn, USA) alla dose di 2 mg/cm2. È stata misurata la curva di assorbimento spettrale relativa alla regione UVA e UVB (da 400 a 290 nm). Il risultato rappresenta la media di 6 misurazioni. Infine, sono stati registrati i dati di assorbenza del valore medio, da 400 a 290 nm, utilizzando i valori presi ad intervalli di 5 nm ed elaborati utilizzando l’equazione di Diff e y e Robson, ottenendo conseguentemente i valori di protezione solare. È stato calcolato anche il valore di lambda critica (-c). schiena dei volontari partecipanti al test. La dose di un prodotto applicata era di 2,00+/-0,04 mg/cm2. La misurazione della MED è stata eff e ttuata dopo 10-15 minuti dall’applicazione del prodotto solare. Nelle medesime quantità dei prodotti solari è stato applicato anche uno standard di riferimento con un SPF noto. Trascorse 24 ore dall’irraggiamento con la lampada è stata osservata la formazione o meno dell’eritema cutaneo fotoindotto. L’SPF del prodotto è stato calcolato come media aritmetica di tutti i valori di SPF individuale ottenuti dal panel di soggetti selezionati ed è espresso con un decimale dopo la virgola. Sono stati calcolati la media dei valori SPF ottenuti dai volontari, la deviazione standard e il limite di confidenza al 95%. Risultati I dati relativi alla valutazione del valore di SPF in vitro delle emulsioni cosmetiche testate sono riportati in Figura 1. Figura 1. 1 - CV3: si osserva un aumento del 54% di protezione rispetto a CV4. 2 - CV5: l’aumento del fattore di protezione è del 42% rispetto al controllo (CV6). 3 - CV7: l’aumento del fattore di protezione è dell’86% rispetto al controllo (CV2). Valutazione del fattore di protezione in vivo Delle formulazioni CV1 e CV2 è stato valutato il valore di SPF in vivo. Il test è stato condotto su 6 volontari adulti di ambo i sessi. Per l’irraggiamento è stato utilizzato un simulatore di luce solare (Multiport UV Solar Simulator Model 601, 150 W, Glenside, P, USA) che emana radiazioni ultraviolette nella regione compresa tra 290 e 400 nm, eliminando le componenti visibili e dell’infrarosso. È costituito da sei uscite indipendenti che possono essere usate contemporaneamente durante il test. I prodotti da testare sono stati distribuiti su un’area di 35 cm2 sulla 38 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Il grafico evidenzia che tutte le formulazioni contenenti il polimero ad effetto booster presentano un fattore di protezione solare superiore rispetto al controllo. La formulazione CV1 contenente un 5% di polimero SPF booster, possiede un valore di SPF in vitro pari a 24, ovvero un valore del 37% superiore a quello della stessa formulazione priva del booster (CV2). Il dato è confermato dal test in vivo, nel quale si è riscontrato un aumento del 45%. A Reflex Technology to improve sun filter by SPF booster effect La formulazione CV1 ha una composizione molto semplice ed è caratterizzata dalla presenza di una miscela binaria di filtri chimici, che assorbono prevalentemente le radiazioni UVB. Il calcolo della lambda critica (Figura 2) effettuato dallo strumento ha evidenziato che, nonostante l’esigua concentrazione di filtri che assorbono nella parte UVA dello spettro, l’aggiunta delle sfere polimeriche ne innalza il valore (da 355 a 365,5). Figura 2. In tutte le formulazioni testate l’inserimento del booster di SPF porta ad un aumento della lambda critica. Analogamente, anche nel caso dell’emulsione CV3 si osservava un aumento del 54% di protezione rispetto a quello della formulazione CV4, priva del booster SPF. Questi dati hanno evidenziato che all’aumentare della concentrazione di filtri presenti all’in- Figura 3. Il valore di SPF di CV10 è 24, analogo a quello di CV1. È necessario aggiungere il 6% di filtri chimici per avere lo stesso SPF dell’analoga emulsione contenente il 5% di SPF booster. terno del prodotto solare, aumentava l’effetto boosting di SPF. Questa evidenza trova giustificazione nel fatto che, da un punto di vista statistico, quanto più la matrice cosmetica è affollata di filtri solari, maggiore è la probabilità che le radiazioni ultraviolette “deviate” dalla sferetta polimerica li incontrino e da essi vengano riflesse (se fisici), o assorbite (se chimici). Il valore di SPF in vitro della formulazione CV5, costituita da una miscela complessa di eccipienti e filtri, era circa 31. L’aumento del fattore di protezione è del 42% rispetto al controllo (CV6); nel caso delle emulsioni precedenti è emerso che l’efficacia del polimero è proporzionale alla concentrazione dei filtri presenti; questo ultimo dato sembra indicare che la complessità della formulazione non ne inficia l’effetto boosting. Inoltre, è stato valutato il valore di SPF di una formulazione, CV7, che differisce da CV1 unicamente per la concentrazione di polimero (10 anziché 5%). Il risultato ottenuto ha dimostrato che all’aumentare del contenuto del booster, e a parità di concentrazione di filtri, il fattore di protezione incrementa in modo proporzionale. Infatti, l’aumento di SPF di CV1 è del 37%, quello di CV7 è dell’86% rispetto al comune c o n t rollo (CV2). È importante inoltre sottolineare che l’inserimento del 10% di polimero nella formulazione consente anche di raggiungere un v a l o re di lambda critica > 370 nm (MORE), indice di una buona protezione su tutta la banda solare ultravioletta. Infine, è stato calcolato il valore di SPF in vitro di altre formulazioni (CV9, CV10, CV11), che d i fferiscono dall’emulsione CV2 per la maggiore concentrazione di filtri (ne contengono rispettivamente 5, 6, 8% in più), per verificare la quantità di ingredienti attivi necessaria per raggiungere il fattore di protezione solare della formulazione CV1 (analoga alla CV2 ma con 5% di copolimero). Il valore di protezione solare dell’emulsione CV10 calcolato spettrofotometricamente era 24, analogo a quello della formulazione CV1. È quindi lecito aff e r m a re che è necessario aggiungere il 6% di filtri chimici per avere lo stesso SPF dell’analoga emulsione contenente il 5% di polimero. In altre parole, relativamente alle formulazioni testate, l’inserimento di un 5% di booster di SPF, oggetto dello studio, consente di ridurre drasticamente la concentrazione di filtri mantenendo le stesse performance protettive (Figura 3). Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 39 S.Manfredini, P. Ziosi, S. Vertuani, S. Bustacchini Conclusioni In questo lavoro è stata valutata l’efficacia di un copolimero acrilico ad effetto SPF booster, in grado di potenziare la capacità di assorbimento e riflessione dei filtri, permettendo di raggiungere la protezione desiderata (SPF) con una minore quantità di attivi. Le sfere polimeriche che non possiedono proprietà UV filtranti, agiscono come efficienti centri di dispersione, ottimizzando l’assorbimento da parte dei filtri solari organici e inorganici, grazie ad un’azione di scattering che aumenta la probabilità di incidenza della radiazione UV incidente Letture consigliate Ziosi P, Manfredini S, Brazzo F, et al. SPF Booster. Nuovo approccio nello sviluppo di Prodotti Solari. Valutazione di efficacia in vitro ed in vivo. Cosmetic Technology 2006; 9:11-15. gitudinal population based study on the regular use of s u n s c reens in Australia. Br J Dermatol 1993; 128:512518. Maier T, Korting HC. Sunscreens – which and what for? Skin Pharmacol Physiol 2005; 18: 253-262. Loprieno N, Loprieno G. La valutazione della fotossicità degli ingredienti nelle analisi della sicurezza dei cosmetici nell’Unione Europea. Cosm Dermatol 1999; 64:67-103. Tuchinda C, Lim HM, Osterwalder U, Rougier A. Novel emerging sunscreen. Technologies Dermatol Clin 2006; 24:105-117. Hayden CGJ, Roberts MS, Benson HA. Systemic absortion of sunscreens after topical application. Lancet 1997; 350:863-864. Pattison Dl, Davies MJ. Actions of ultraviolet light on cellular structures. EXS 2006; 96:131-157. Schlumpt M, Cotton B, Conscience M, Haller V, et al. In vitro and in vivo estrogenicity of UV screens Env Health Persp 2001; 109:239-244. Moan J, Dahlback A, Setlow RB. Epidemiological support for an hypothesis for melanoma induction indicating a role for UVA radiation. Phototochem Photobiol 1999; 70: 243-247. Foley P, Nixon R, Marks R, Frowen K, Thompson S. The frequency of reactions to sunscreens: the result of a lon- 40 verso i filtri solari presenti nella formula. Inoltre, il tipo di formulazione è in grado di influenzare il risultato in maniera significativa (dati non riportati) e pertanto non è possibile estrapolare direttamente i risultati ottenuti in formulazioni diverse da quelle presentate. L’approccio è stato confermato mediante valutazioni in vitro e in vivo del valore di SPF delle formulazioni. Tali caratteristiche rendono queste formulazioni di particolare interesse nello sviluppo di prodotti destinati a pelli sensibili, e all’infanzia, laddove la sicurezza e l’efficacia devono essere requisiti primari del prodotto. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Koda T, Umezu T, Kamata R, Morohoshi K et al. Uterotrophic effects of benzophenone derivates and a phydroxybenzoate used in ultraviolet screens. Environ Res 2005; 98:40-45. Le eruzioni acneiformi. Kelp acne (acne da alghe) Francesco Bruno SU M M A R Y Acneiform eruptions. Kelp acne In the past, all dermatoses resembling true acne were considered acneiform eruptions. Nowadays, this diagnosis has been proved completely wrong, because acneiform dermatoses have a pathognomonic clinical feature, onset, and prognosis. The initial lesions are follicular and inflammatory: papules and pustules, often monomorphic, occur at the same stage of development. Initially, there aren’t any comedones. They must be considered later secondary lesions. The onset is fast, within days or weeks, and it involves unusual areas such as the arms and buttocks. Acneiform eruptions are often drug-induced. Aside from the “usual” drugs, there are “health products” like kelp tablets which induce acne eruptions because of high iodide concentrations. This new phenomenon is called kelp acne. KEY WORDS: Acneiform eruptions, Follicular lesions, Kelp acne Introduzione Il termine “acneiforme”, negli anni, è stato un po’ troppo abusato. È infatti un errore assimilare come acneiformi tutti i quadri clinici che somigliano all’acne volgare (true acne) 1, 2. Questo termine è usato sovente in modo assai semplicistico ed improprio, generando confusione e mortificando la dignità nosologica delle eruzioni acneiformi. Per un corretto inquadramento dei numerosi quadri clinici, in cui si può imbattere il dermatologo quotidianamente, è necessaria innanzitutto una corretta diagnosi. È dunque indispensabile conoscere le caratteristiche patognomoniche delle eruzioni acneiformi. Il primo fattore da valutare è il tempo d’insorgenza delle lesioni. In genere, la comparsa delle lesioni è improvvisa, avviene in poche settimane e, in alcuni casi, in pochi giorni. Anche la diffusione è rapida, tipica degli eventi acuti. La lesione iniziale non è rappresentata dal comedone, come nell’acne volgare, bensì da lesioni infiammatorie: papule e/o pustole. Il comedone può essere presente, ma come lesione secondaria, tardiva, conseguente all’ ”incapsulazione” e alla guarigione dell’ascesso primario. È infatti molto raro vedere la presenza di comedoni, in quadri recenti di eruzioni acneiformi, mentre è possibile vederne la comparsa a guarigione avvenuta, o dopo la sospensione del farmaco. Le papule e le pustole hanno sede follicolare e possiedono un caratteristico monomorfismo, allo stesso stadio evolutivo, e non lasciano esiti cicatriziali. Le sedi colpite non sono quelle tipiche dell’acne volgare, prediligendo più comunemente le braccia, le cosce e le natiche. L’età del paziente è più avanzata, dopo i trent’anni. Nelle forme iatrogene, si possono accompagnare sintomi sistemici: febbre, astenia, malessere generalizzato. La prognosi è buona ed il decorso è breve. L’istogenesi delle eruzioni acneiformi è caratterizzata, all’inizio, da una spongiosi, alla quale segue una rottura dell’epitelio follicolare, un’ostruzione del canale e un coinvolgimento del derma. È spesso presente un infiltrato neutrofilo aspecifico. Le eruzioni acneiformi sono sovente conseguenti all’assunzione di farmaci. Una volta so- Dermatologo, Palermo. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 43 F. Bruno spettata la diagnosi, il dermatologo deve accertarsi del tipo di farmaci utilizzati. L’elenco che segue, indica i farmaci che più comunemente causano le eruzioni acneiformi: steroidi; anti-epilettici: antidepressivi (carbonato di litio) 3 (amineptina*) 4, 5; tetracicline; acido isonicotinico; PUVA; fenobarbiturici; estratti tiroidei; vitamine B1, B6, B12, D 6; disulfiram; clorochina; azatioprina; alogeni (iodio-bromo-cloro); inibitori del recettore dell’EGF (Tarceva) 7-10. * l’amineptina non è più in commercio. AlogeniComee acne si evidenzia dall’elenco precedente, gli alogeni (dal greco alos- -genos, generatore di sali), possono provocare l’acne. Sono gli elementi del gruppo 7 della tavola periodica (VII in base al numero di elettroni esterni) e sono, in ordine di numero atomico: fluoro (F), cloro (Cl), bromo (Br), iodio (I), astato (At). L'etimologia del nome deriva dalla capacità di formare sali con i metalli. Hanno una configurazione elettronica di tipo [X] s2 p5, dove X è il gas nobile del periodo precedente, tendono quindi ad acquistare un elettrone, nei sali ionici o ionizzati in acqua, hanno infatti una carica negativa unitaria. Il cloro, il bromo e lo iodio sono gli alogeni più frequentemente coinvolti nell’etiopatogenesi delle eruzioni acneiformi. In questa ricerca ci soffermiamo soprattutto sullo iodio e su farmaci, alimenti e prodotti nei quali può essere contenuto. I odio e kelp acne Farmaci/integratori contenenti iodio: spray nasali irrigazioni; supposte di origine esotica; 44 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 soluzione di Lugol; vitamine; minerali (integratori); antiasmatici; antinfluenzali; ipnotici; sedativi; estratti tiroidei; materiali radiopachi; prodotti dietetici alle alghe (kelp acne). Esistono dei prodotti a base di alghe liofilizzate, commercializzati come rimedio della caduta dei capelli. La quantità di iodio presente nelle alghe è elevatissima (1020 ppm). Questo è confermato da un accurato studio di James E. Fulton, Jr. (Acne Research Institute in Newport Beach, California), sulla presenza di iodio negli alimenti (Tabella 1). Pazienti che assumevano questo prodotto a base di alghe, che non avevano mai sofferto di acne, dopo circa due settimane notavano l’insorgenza di un’eruzione acneiforme sul viso. Tabella 1. Quantità di iodio presente negli alimenti. Iodio (ppm) Patatine 40 Pane 8 Coca-Cola 3 Zucchero 2 Prodotti della pesca Alga 1020 !!!! Calamaro 39 Granchio 33 Sogliola 24 Vongola 20 Gamberi 17 Aragosta 9 Ostriche 8 Verdure Asparagi 169 Cavolfiori 90 Cipolle 82 Le eruzioni acneiformi. Kelp acne (acne da alghe) I primi casi di kelp acne furono descritti da Harrell e Rudolph nel 1976 11. L’acne regredisce sospendendo l’assunzione del prodotto a base di alghe. Conclusioni Le eruzioni acneiFigura 1. Acne da clorochina. Figura 2. Lo stesso soggetto alla sospensione della clorochina. Scomparsa delle lesioni senza esiti cicatriziali. Figura 3. La paziente assumeva carbonato di litio. Figura 4. La stessa paziente con interessamento toracico. Caratteristico il monomorfismo delle lesioni. formi rappresentano una patologia abbastanza comune, causata spesso dall’assunzione di farmaci. L’individuazione del farmaco è di fondamentale importanza ai fini terapeutici. La patologia, frequentemente, regre d isce drammaticamente alla sospensione della medicina responsabile. Non vanno sottovalutati alcuni integratori “naturali” a base di alghe, i quali presentano un’elevata quantità di iodio: kelp acne. La prognosi delle eruzioni acneiformi è buona e gli elementi, in prevalenza papule e pustole, guariscono senza lasciare esiti cicatriziali. Bibliografia 1. Plewig G, Kligman A. Acne and Rosacea. Springer-Verlag 1993; 406-409. 2. Plewig G, Jansen T. Acneiform dermatoses. Dermatology 1998; 196:102-7. 3. Heng MCY. Lithium carbonate toxicity. Acneiform eruptions and other manifestations. Arch Dermatol 1982; 118:246-248. 4. Thioly-Benoussan D et al. Acné monstrueuse iatrogène provoquée par le Survector: pre m i è re observation mondiale à propos de deux cas. Nouveau Dermatol 1978; 6:535-537. Figura 5. Body building acne. Il paziente assumeva testosterone, per aumentare la massa muscolare. 5. Vexiau P et al. Severe acne due to chronic amineptine overdose. Arch Dermatol Res 1990; 282:103-107. 6. Braun-Falco O, Lince H Zur Frage der Vitamin B6/B12Akne. Münch Med Wochenschr 1976; 118:155-160 7. Di Pietro A, Micali G, Innocenzi D, Bettoli V, Drago F, Baldari M, Bruno F. Sterile follicular-pustular (acneiform) Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 45 F. Bruno rash during therapy with inhibitors of epidermal grow factor receptor (EGFR) a new clinical feature. J Plast Dermatol 2007; 3-1:51-54. 46 and investigation outcomes from the HER1/EGFR inhibitor rash management forum. Oncologist 2005; 10:345-56. 8. Gerdes S, Mrowietz U. Follicular rash during therapy with erlotinib (Tarceva). J Dtsch Dermatol Ges 2006; 4:855-857. 10. Agero AL, Dusza SW, Benvenuto-Andrade C, Busam KJ, Myskowski P, Halpern AC. Dermatologic side effects associated with the epidermal growth factor receptor inhibitors. J Am Acad Dermatol 2006; 55:657-707. 9. Pérez-Soler R, Delord JP, Halpern A et al. HER1/EGFR inhibitor-associated rash: future directions for management 11. Harrell BL, Rudolph AH. Kelp diet: a cause of acneiform eruption. Arch Dermatol 1976; 112:560. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Il ruolo della microinfiammazione e dell’apoptosi nella alopecia androgenetica: nuove strategie terapeutiche Paola Bezzola Elisabetta Sorbellini SU M M A R Y The role of microinflammation and apoptosis in androgenic alopecia: new therapeutical strategies The therapy with anti-5-!-reductase substances is definitely effective to treat androgenetic alopecia. Several studies have shown that the conversion of testosterone to dihydrotestosterone by hair follicle cells can be reduced by inhibiting the enzyme II – but also I – receptors. This process generates a reduction in the gene expression of the factors leading hair bulbs to miniaturize and die. Two studies have demonstrated that finasteride can also reduce the gene expression of the caspase cascade activation and especially of caspase 3, which induce the apoptosis of follicle keratinocytes and fibroblasts. As already advanced by several Authors, we believe that the oxidative stress induced by inflammatory factors and the oxidative stress-induced apoptosis of hair follicles can participate in altering the physiological hair cycle clock of hair bulbs. Any noxa underlying this alteration brings some damage to hair follicles, thus inducing androgenetic alopecia and some other trichological diseases, such as telogenic defluvium. As already advanced by Mahè, Paus and Philpott, we believe the therapy of androgenetic alopecia requires a new and more complete approach, with the use of specific substances to inhibit androgenic receptors and active principles to reduce the inflammation process with the subsequent apoptosis of hair follicle cells. We have therefore tested two natural active principles whose use is known to be effective and safe, betaglucan and superoxide dismutase, administered systemically in a complete pool in conjunction with a specific polyunsaturated acid mixture with an anti-5-!- reductase action. The results of this blinded randomized study have demonstrated that the anti-inflammatory and anti-apoptotic action has a greater effect on the clinical symptoms of AGA in comparison with the anti AR principle alone and, obviously, the placebo. Moreover, after the suspension of the therapy, this complete pool has resulted to bring a significant reduction in the progression of AGA (miniaturization, phlogosis) for a longer period than the AR inhibitor alone and, obviously, the placebo. KEY WORDS: Androgenic alopecia, Microinflammation, Apoptosis, Therapy Introduzione Il follicolo pilifero è una struttura biologica estremamente complessa, formata da un sistema di interazioni tra la componente cellulare epiteliale, neuro-ectodermica-mesenchimale, regolato da un complesso ricco di cellule staminali. Il bulbo del capello e del pelo è anche l’unico organo del corpo umano che è sottoposto alle continue e cicliche fasi di vita, dallo stadio di rapida crescita (anagen), a quello di regressione indotta dal meccanismo di apoptosi (catagen), al periodo di relativa quiescenza (telogen). Tutto il ciclo di attività, che Paus chiama l’orologio biologico del ciclo del capello (Hair Cycle Clock, HCC) 1, è regolato nelle strutture intrinseche del follicolo, e al momento non è ancora stato evidenziato con certezza quali meccanismi siano coinvolti. Una cosa sembra evidente dai vari studi condot- International Hair Research Foundation, Milan, Italy. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 47 P. Bezzola, E. Sorbellini ti nell’ultimo decennio: le fasi del ciclo sono soggette a numerosi agenti modulatori extrafollicolari e addirittura extracutanei (le sostanze che arrivano dal sistema circolatorio come l’ossigeno, le sostanze nutritive, gli ormoni, le citochine, vari co-fattori che regolano l’attività enzimatica), ma gli studi di coltivazione dei follicoli di Philpott hanno dimostrato che i bulbi sono in grado di m a n t e n e re la capacità ciclica della fase anagen e dell’induzione dell’apoptosi per attivare il catagen anche in vitro, indipendentemente dalle sollecitazioni extrafollicolari, dalla vascolarizzazione e dalla innervazione. Tutto ciò dimostra che il meccanismo di regolazione del HCC è localizzato proprio all’interno del bulbo, o delle strutture cutanee perifollicolari. Queste conoscenze hanno una rilevanza clinica fondamentale, dal momento che è stato dimostrato che ogni soggetto che presenti una patologia tricologica è affetto da un’alterazione del ciclo di attività del follicolo. È evidente infatti che chi soffre di un accorciamento della fase anagen presenterà una forma di caduta dei capelli (telogen eff l uv i u m, alopecia areata) o di trasformazione di capelli terminali in peli vellus nel quadro andro g enetico maschile e femminile regolato dalla modificazione dei recettori ormonali. Viceversa, l’allungamento della fase anagen è alla base di patologie come l’irsutismo e l’ipertricosi indotte da diversi fattori etiologici. Queste evidenze diventano di grande importanza nel momento in cui fosse possibile manipolare il HCC con qualche farmaco o sostanza attiva, che possa regolare il ciclo di attività per prolungare l’anagen nelle forme di caduta o di miniaturizzazione dei capelli, o ridurla per trattare alterazioni cosmetiche come l’ipertricosi e l’irsutismo (Figura 1). Quando il follicolo pilifero subisce un danno di qualsiasi origine in grado di alterare il controllo della fase ciclica, determina inevitabilmente un processo di induzione dell’apoptosi che provo- 48 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ca il passaggio precoce del bulbo alla fase di catagen (“dystrophic catagen pathway”). Le varie noxae patologiche provocano alterazioni più o meno veloci e talvolta sono farmacologicamente controllabili, soprattutto fino a quando il danno non coinvolge in modo irreparabile i diversi stipiti di cellule staminali delle varie strutture del bulbo del capello. I meccanismi di regolazione del HCC contro llano certamente la funzione della papilla dermica (DP) della matrice, e dei cheratinociti della matrice e della guaina epiteliale esterna. Questo sistema partecipa in toto al funzionamento di quella che è ormai definita l’unità follicolo-melanocitica. Nella forma più comune di patologia tricologi- Il ruolo della microinfiammazione e dell’apoptosi nella alopecia androgenetica ca, l’alopecia androgenetica (AGA) sia maschile che femminile, i recettori androgenici (AR) all’interno dei fibroblasti della papilla dermica determinano la trasformazione del pelo terminale in vello per colpa della trasformazione del testosterone nell’androgeno più forte (diidrotestosterone, DHT), via l’azione dell’enzima 5-!reduttasi sia di tipo I che di tipo II, e della ridotta trasformazione del testosterone in estrogeni via l’attività dell’enzima aromatasi. Il legame degli androgeni a AR determinano i cambiamenti della trascrizione dell’espre s s i o n e genica nella DP, con conseguente riduzione della crescita dei capelli e alterazione della loro regolazione ciclica. Recenti studi di M. Philpott hanno dimostrato, tra l’altro, che le DP delle aree affette da alopecia androgenetica sono sottoposte ad una senescenza precoce, e che esprimono un numero elevato di marker di s t ress ossidativo e di danno del DNA (p16, HSP-27, super-ossido-dismutasi 1, catalasi, p53, eccetera) 2. Vari stimoli fisiologici e patologici possono indurre l’apoptosi delle cellule del bulbo: stress ambientali 3, 4, inquinamento 5, 6, farmaci 7, raggi ultravioletti, reazioni infiammatorie perifollicolari 8, 9. In particolare, l’implicazione degli attivatori dell’infiammazione nell’etiologia dell’AGA è stata messa in evidenza di recente da numerosi studi. La fibroplasia del derma perifollicolare sembra essere una delle cause del processo di apoptosi del bulbo e di miniaturizzazione, e vari studi istologici hanno evidenziato la presenza di un infiltrato di linfociti T attivati e di macrofagi nel terzo superiore dei follicoli affetti da AGA, con caratteristiche di infiltrazione moderata decisamente diverse da quelle delle forme di alopecia cicatriziale. Altri studi hanno dimostrato le caratteristiche cliniche tipiche di queste forme di microinfiammazione, con sintomi evidenti di eritema e desquamazione dello scalpo (recentemente definiti da Misery 10 e da Rinaldi 11 con il termine di “scalpo sensibile”) dimostrabili anche con tecniche di videodermatoscopia e di microscopia confocale. Scopo di questo studio è stato quello di dimostrare che la senescenza precoce dei fibroblasti della DP e la microinfiammazione perifollicolare giocano un ruolo importante nell’AGA (scatenamento?, peggioramento?), e in accordo con P a u s, Philpott e Rinaldi, la terapia dell’alopecia andro g enetica (come peraltro di qualsiasi altra patologia tricologica) non può prescindere dal controllo della microinfiammazione perifollicolare e della apoptosi precoce del bulbo. Per questo abbiamo valutato gli effetti di una sostanza ad azione anti 5-!- riduttasi (miscela di acidi polinsaturi) e di due sostanze ad azione anti-apoptotica (supero ssido-dismutasi) e antiinfiammatoria (beta-glucano) per os in soggetti affetti da AGA in un trial clinico in cieco verso placebo. e metodi Materiali È stato condotto uno studio randomizzato in doppio cieco su 90 soggetti volontari, sani, di sesso maschile e femminile (45 uomini e 45 donne) di età compresa tra i 18 e i 55 anni affetti da alopecia androgenetica (di grado I-III secondo la scala di Hamilton negli uomini e I-II secondo la scala di Ludwig nelle donne). I pazienti sono stati divisi in tre gruppi di 30 soggetti: – al primo gruppo (15 uomini e 15 donne) è stato somministrato per via orale un integratore a base di acidi grassi poliinsaturi (omega 3, 6, 7 e 9) sotto forma di 2 cps da 400 mg ciascuna da assumere una volta al giorno per un periodo di un anno; – al secondo gruppo (15 uomini e 15 donne) è stato somministrato per via orale un integratore a base di acidi grassi poliinsaturi (omega 3, 6, 7, 9) associati a betaglucano, naringenina, e superossido-dismutasi; – al terzo gruppo (15 uomini e 15 donne) è stato somministrato un placebo (400 mg in due compresse al giorno di calcio fosfato di basico, cellulosa microcristallina, magnesio stearato, biossido di silicio). I criteri di esclusione dallo studio sono stati: – concomitanti terapie ormonali e/o farmacologiche; – gravidanza e allattamento; – patologie sistemiche ormonali, metaboliche ed autoimmuni; – terapie tricologiche specifiche eseguite negli ultimi 3 mesi; – concomitanti patologie infiammatorie del cuoio capelluto quali dermatite seborroica, dermatiti irritative o allergiche; – indisponibilità a firmare un consenso informato. Dopo la valutazione basale (T0) prima dell’inizio del trattamento, sono stati eseguiti altri 4 controlli T1 dopo 3 mesi, T2 dopo 6 mesi T3 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 49 P. Bezzola, E. Sorbellini dopo 12 mesi e T4 dopo 15 mesi (a distanza di 3 mesi dalla fine della terapia). Ad ogni controllo è stata eseguita una valutazione clinica con un esame in epiluminescenza per la valutazione del diametro del fusto in un’are a p redefinita e premarcata ed i parametri sono stati valutati con metodo fotografico (Mole Max II, Dermal Instruments Italia). È stata inoltre eseguita una valutazione con microscopia confocale (Lucid) per valutare il diametro del capello, la f i b rosi del derma con le modifiche di densità del tessuto, le variazioni di vascolarizzazione, la presenza di infiltrati perifollicolari. È stata richiesta anche un’autovalutazione del paziente che era invitato a valutare il grado di efficacia del prodotto sul miglioramento dell’alopecia androgenetica (miglioramento generale della struttura dei capelli e della massa) e sui sintomi eventualmente correlati (tricodinia, prurito) L’analisi statistica è stata eseguita sui cambiamenti a T1, T2, T3, T4 rispetto ai dati basali. I dati sono stati analizzati utilizzando il t-test di Student, tranne i dati di efficacia che sono stati analizzati con l’analisi di covarianza. Risultati 88 pazienti su 90 hanno portato a termine lo studio, 2 pazienti (entrambi di sesso maschile ed appartenenti al gruppo placebo) hanno interrotto la terapia per problemi personali e quindi sono considerati dropped-out. Lo studio è stato condotto da dicembre 2006 (arruolamento) ad aprile 2008 e la durata dello studio per ogni paziente è stata di 15 mesi, in modo che si potessero escludere eventuali influenze di fenomeni stagionali sulla caduta dei capelli. Alla valutazione dermatoscopica si sono individuati parametri oggettivi di riferimento: diametro del fusto, presenza di alone perifollicolare, segni di infiammazione quali eritema diffuso e dilatazione dei capillari. Analoghi parametri sono stati considerati nella valutazione con microscopia confocale: variazioni del diametro del fusto, presenza di infiltrato infiammatorio perifollicolare, fibrosi del derma, grado di vascolarizzazione con valutazione del diametro del fusto dei capelli come indici dello stato infiammatorio e della fibrosi dermica. Diametro dei fusti L’aumento del diametro dei fusti è stato molto significativo nel gruppo II che assumeva l’integratore a base di acidi grassi insaturi, betaglucano, naringenina e SOD (80% di miglioramento), quasi altrettanto netto nel gruppo I che assumeva integratore con soli acidi grassi polin- Valutazione dell’incremento del diametro del fusto a T1,T2,T3,T4: si noti il significativo incremento nei gruppi 1 e 2 con persistenza del miglioramento più marcata nel gruppo 2 al follow-up a tre mesi. 50 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Il ruolo della microinfiammazione e dell’apoptosi nella alopecia androgenetica saturi (72%) e non significativo nel gruppo placebo (6%). La percentuale di miglioramento è stata progressivamente crescente a partire da T1 fino a T3 e si è mantenuta stabile nel gruppo II anche a 3 mesi dalla sospensione (da 0,4 a 0,89 mm) con una riduzione invece nel gruppo I. Le valutazioni ai tempi intermedi T1 e T2 hanno seguito coerenza di andamento con la valutazione finale e pertanto si è potuto definire un trend di miglioramento progressivo. Infiammazione, fibrosi, vascolarizzazione La percentuale di miglioramento dell’infiammazione tra T0 e T3 è stata molto significativa nel gruppo II (85%), poco rilevante nel gruppo I (28%), non significativa nel gruppo placebo (2%). Il grado di infiammazione è stato valutato secondo il seguente score: 0 (assente), 1 (moderata), 2 (marcata), 3 (grave). Lo score è stato realizzato considerando i parametri di dermatoscopia e quelli di microscopia confocale, dando un valore numerico alla quantità di fibrosi, presenza di cellule dell’inflitrato e delle modificazioni vascolari. La standardizzazione della tecnica di microscopia confocale, utilizzata ormai da anni, permette di riconoscere e differenziare le varie strutture cutanee, misurare e valutare le modificazioni del diametro dei vasi e, soprattutto, identificare le diverse cellule dell’infiltrato infiammatorio. Analogamente il miglioramento della fibrosi e la normalizzazione della vascolarizzazione sono stati evidenti nel gruppo II e sostanzialmente irrilevanti negli altri due gruppi. I miglioramenti riscontrati si sono mantenuti costanti anche a T4 cioè tre mesi dopo la sospensione nel gruppo II mentre si è notato un peggioramento nel gruppo I. Autovalutazione dei pazienti La valutazione di efficacia sul miglioramento dell’alopecia androgenetica (aumento del diametro dei fusti) e sul miglioramento dei sintomi associati (tricodinia, prurito) è stata valutata secondo il seguente score: 0 (insufficiente), 1 (sufficiente), 2 (medio), 3 (ottimo). I risultati nel gruppo II dimostrano un miglioramento dei sintomi associati in una perc e ntuale alta di pazienti ed un significativo incremento del diametro dei capelli in accordo con quanto emerso dalle valutazioni strumentali. Nel gruppo I il miglioramento dei sintomi era modesto, mentre il miglioramento del diametro dei fusti era significativo. Nel gruppo placebo le variazioni sono state statisticamente non significative. Nessuno dei soggetti trattati ha segnalato effetti collaterali sistemici o cutanei in seguito all’assunzione delle sostanze per via orale. I principi attivi testati erano tutti di origine natu- Valutazione della riduzione dell’infiammazione a T1,T2,T3,T4: si noti il significativo miglioramento nel gruppo 2 con marcata persistenza del miglioramento al follow-up a tre mesi. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 51 P. Bezzola, E. Sorbellini rale, formulati in una composizione specifica, in capsule da 400 mg totali di sostanze attive. Discussione Il principale meccanismo patogenetico dell’alopecia androgenetica sembra essere quello indotto dai recettori androgeni, via l’attività enzi- 52 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 matica dell’enzima 5-!- reduttasi di tipo I e di tipo II sulle cellule della papilla dermica. Innumerevoli studi hanno dimostrato l’efficacia di sostanze con azione inibitrice dell’enzima sia di tipo farmacologico (finasteride, dutasteride) che di tipo naturale (Serenoa repens 12, Bohemeria nipononivea 13, 14, miscele di acidi polinsaturi con affinità ai recettori dell’enzima), per ridurre la miniaturizzazione dei bulbi affetti da AGA e la Il ruolo della microinfiammazione e dell’apoptosi nella alopecia androgenetica pro g ressione della calvizie. Due studi di Sawaya 15, 16 hanno evidenziato anche che il DHT aumenta l’espressione delle caspasi (che funzionano da attivatore dell’apoptosi a livello delle cellule della papilla dermica), e in particolare velocizza la cascata delle caspasi con la formazione della caspasi 3 che determinano l’alterazione del ciclo cellulare del follicolo nell’AGA. Gli Autori hanno anche dimostrato che la finasteride, riducendo la conversione del T in DHT, modifica l’espressione genica delle caspasi e riduce l’attivazione dell’apoptosi nell’AGA 17. L’azione quindi di una sostanza ad attività anti 5 -!- reduttasi, bloccando la conversione del testosterone intracellulare, contribuisce in parte a limitare l’apoptosi. Le alterazioni del ciclo di attività del capello, però, come dimostrato da P a u s, riconoscono innumerevoli e ancora in parte sconosciuti meccanismi che sono la causa del danno cellulare. Certamente la microinfiammazione perifollicolare è una delle cause di morte cellulare, e del conseguente aumento dell’incidenza della caduta dei capelli dovuta ad una modificazione del ciclo di attività del bulbo pilifero. La micro i nfiammazione del derma follicolare, con segni di infiltrato infiammatorio di linfociti T e di macrofagi a livello del terzo superiore del follicolo, associato ad una fibrosi con ispessimento di f i b re collagene perifollicolari nelle aree affette da AGA. Studi di biopsie orizzontali dello scalpo affetto da AGA hanno dimostrato che si tratta di una fibrosi moderata con ampi strati concentrici di fibre collagene, ben distinta dalle caratteristiche istologiche delle forme di alopecia cicatriziale. La Figura 1 mostra l’aspetto della cute in p rossimità del follicolo, con presenza di aumento di fasci collagene, e presenza di macrofagi sparsi, come appare al microscopio confocale. Per questo è stato coniato il termine di microinfiammazione per distinguere il processo lento e subdolo di questa forma con quello aggressivo e distruttivo delle forme cicatriziali 18. Un altro dato a favore del ruolo della microinfiammazione come importante agente etiologico dell’AGA viene dallo studio di Whiting 19, che ha dimostrato che la terapia topica con minoxidil ha determinato il miglioramento della sinto- F ig u ra 1. Microscopia confocale di scalpo di soggetto affetto da AGA, 120 µm di profondità: si evidenzia aumento di fibre collagene in sottili fasci intorno al dotto pilosebaceo, presenza di vasodilatazione e infiltrato macrofagico. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 53 P. Bezzola, E. Sorbellini matologia nel 55% dei pazienti studiati affetti da microinfiammazione contro il 77% di risultati positivi nei soggetti affetti da AGA senza segni istologici di microinfiammazione. Il meccanismo patologico della microinfiammazione sarebbe determinato dal rilascio di ROS da parte dei fagociti e dei macrofagi: è razionale, dunque, che la “free radical theory” proposta da Arck 20 possa essere uno dei fattori scatenanti di questa condizione a livello dello scalpo e, di conseguenza, dell’induzione dell’apoptosi delle cellule del follicolo. Questo meccanismo sembra essere quello dimostrato recentemente da Philpott nella papilla dermica di soggetti affetti da alopecia androgenetica (balding dermo papilla cells, B-DPC): la diminuzione della capacità proliferativa della B-DPC determina la senescenza prematura delle cellule della DP. In particolare, secondo Philpott, la up-regulation della p16INK4a/pRB e l’espressione genica di marker specifici del danno del DNA e dello stress ossidativo suggeriscono che le B-DPC sono particolarmente sensibili all’induzione della infiammazione. L’osservazione che l’infiltrato infiamma- torio si sviluppi nel terzo superiore del follicolo, in prossimità dell’infundibolo, suggerisce che l’evento causale dello scatenamento dell’infiammazione avvenga in questa zona. Per primo Mahè ha ipotizzato che il trigger del processo infiammatorio possa essere la colonizzazione di specifici microrganismi saprofiti a livello dell’infundibolo: antigeni o tossine di questi microrganismi potrebbe essere la causa dell’induzione dell’infiammazione. Già numerosi lavori hanno dimostrato la capacità pro-infiammatoria delle specie Malassetia, Staphilococcus e Propionibacterium: proprio la produzione di sostanze ad azione infiammatorie, come le porfirine prodotte dalla specie Propionibacterium, determina la formazione di fattori chemiotattici pro-infiammatori, la produzione dell’infiltrato di T linfociti e di macrofagi in risposta agli antigeni dei vari micro rg anismi. La Figura 2 mostra la presenza di tracce di porfirine all’imbocco del dotto pilo-sebaceo dello scalpo di un paziente affetto da AGA, al microscopio confocale (RCM). F i gu ra 2. Al microscopio confocale (RMC)si evidenzia un’area di riflettenza all’interno dell’ostio follicolare sopra alla ghiandola sebacea: la lunghezza d’onda di assorbimento del laser del RCM è compatibile con l’assorbimento della porfirina emessa dalla specie Propionibacterium. 54 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Il ruolo della microinfiammazione e dell’apoptosi nella alopecia androgenetica Un lavoro di Rinaldi et al. 21 ha evidenziato anche la presenza del Demodex Brevis a livello dell’infundibolo (Figure 3 e 4), che determina un danno infiammatorio alla ghiandola sebacea. L’infiammazione provocata da questo demodex può essere un ulteriore fattore di infiammazione dello scalpo. Un’altra via patologica d’induzione della microinfiammazione può venire anche dalla risposta dei cheratinociti della componente epiteliale del bulbo a vari stress ossidativi provocati da sostanze irritanti, inquinanti, radiazioni UV che producono ROS e ossido nitrico, rilasciando IL-1! cellulare. Del resto già Philpott 22 ha dimostrato che l’aggiunta di citochine proinfiammatorie al terreno di coltura inibisce la crescita dei follicoli in vitro. La reazione proinfiammatoria innesca a questo punto la casca- Fi gu ra 3 . Presenza di un esemplare di Demodex Brevis all’ingresso dell’infundibolo dello scalpo di un soggetto affetto da AGA, al microscopio confocale. Fi gu ra 4. Particolare ingrandito della parte apicale del Demodex Brevis. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 55 P. Bezzola, E. Sorbellini ta infiammatoria con l’espressione genica da parte dei cheratinociti circostanti e dei fibroblasti della trascrizione di geni per la formazione di chemochine e interleuchine, di fattori chemiotattici monocitici, di neutrofili e macrofagi, linfociti T. La up-regulation della permeabilità capillare determina la vasodilatazione infiammatoria e la formazione dell’infiltrato. A livello del derma perifollicolare l’azione delle collagenasi determina la formazione della fibrosi. Diversi lavori 23, 24 dimostrano come l’applicazione topica di madecassoside (un estratto della centella asiatica) sia in grado di ridurre la microinfiammazione cutanea, e una segnalazione di Segond del 2003 evidenzia l’effetto della madecassoside nella microinfiammazione dello scalpo riducendo il legame di citochine proinfiammatorie (citochine, chemochine, PGL, i n t e r f e rone ") e modulando l’attività delle metalloproteinasi, e possa essere utilizzato nella terapia dell’alopecia androgenetica. In conseguenza a queste premesse, abbiamo effettuato uno studio clinico randomizzato, in cieco, verso placebo (gruppo 3) per verificare l’efficacia terapeutica della somministrazione per via orale di un pool di sostanze di origine naturali nel trattamento dell’AGA, che avessero un effetto sui recettori AR abbinato ad una spiccata azione anti-infiammatoria e anti-apoptotica. Lo studio è stato effettuato in cieco, con tre bracci di valutazione, valutando l’eff i c a c i a sull’AGA di una miscela specifica di acidi polinsaturi con azione anti 5-!-reduttasi (gruppo 1), confrontata con l’efficacia di un pool contenente gli stessi acidi polinsaturi abbinati a beta-glucano, SOD e naringenina (gruppo 2). Il betaglucano è un principio attivo con nota efficacia antinfiammatoria 25, che agisce in particolare con un’azione protettiva sulle cellule inibendo la trascrizione genica delle interleuchine, riducendo la cascata infiammatoria, e addirittura modulando l’azione delle collagenasi e metalloproteinasi, con un’efficace attività di riduzione della fibrosi 26. L’azione e l’efficacia anti-ossidante e anti-apoptotica della superossido-dismutasi è nota da tempo. La naringenina è un flavonoide in grado di ridurre l’apoptosi cellulare mediante diverse vie, ma soprattutto inibendo l’attivazione della cascata delle caspasi e favorendo la rimozione di dimeri pirimidinici all’interno del nucleo delle cellule 27. L’incidenza della microinfiammazione come cof a t t o re causale dell’alopecia androgenetica è ormai accertata. Tuttavia non esistono dati uni- 56 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 voci di letteratura che indichino l’incidenza di questo fenomeno nell’AGA. In pratica: la micro-infiammazione perifollicolare è elemento indispensabile e presente nella totalità dei soggetti affetti da calvizie? Secondo il lavoro di Whiting del 1993 no, ma secondo le conoscenze più recenti l’evidenza di processi infiammatori è riscontrabile in quasi tutti i casi di AGA almeno dal II grado della classificazione di Hamilton e dal I di quella di Ludwig. Nella nostra esperienza abbiamo evidenziato i caratteristici aspetti dermatoscopici in tutti i soggetti esaminati, e la conferma è venuta dai dati della presenza di caratteristiche infiammatorie evidenziabili al microscopio confocale a livello dello scalpo, in area perifollicolare: nessuno di questi soggetti mostrava segni clinici di infiammazione, come da criteri di esclusione dello studio. I risultati dello studio hanno dimostrato che i segni clinici dell’AGA (diametro del fusto dei capelli) sono migliorati in modo evidente nel gruppo 1, ma ancora più significativo nel gruppo completo con sostanza antiossidante e antinfiammatoria (gruppo 2). Il gruppo placebo (gruppo 3) non ha mostrato nessun miglioramento statisticamente significativo. Lo studio è stato condotto per dodici mesi, a partire da dicembre 2006 ad aprile 2008, per evitare influenze stagionali positive o negative sull’andamento della patologia tricologica. Dopo tale periodo abbiamo prolungato il follow-up per un periodo di 6 mesi dopo la fine del trattamento, per verificare su un tempo significativamente lungo l’eventuale ripresa del processo di alopecia androgenetica. Questi dati indicano che l’azione anti 5-!-riduttasi della specifica miscela di acidi polinsaturi ha, come era razionale aspettarsi, migliorato il diametro del fusto, ma non ha modificato i segni dermatoscopici e di microscopia confocale della microinfiammazione. Il fusto dei capelli dei soggetti del gruppo 1 ha manifestato un netto aumento di diametro rispetto al basale (vedi Risultati), che si è protratto per i dodici mesi di trattamento, ma che ha evidenziato un inizio di regressione dopo tre mesi dalla sospensione. Anche la valutazione degli indici infiammatori, secondo lo score messo a punto dagli sperimentatori, ha mostrato un miglioramento dei livelli di microinfiammazione rispetto al basale, miglioramento che però ha subito una significativa regressione al controllo dell’ultimo follow-up. Il ruolo della microinfiammazione e dell’apoptosi nella alopecia androgenetica Il diametro dei capelli dei soggetti del gruppo 2 (pool completo di acidi polinsaturi, betaglucano, SOD, naringenina) ha mostrato un livello di miglioramento ancora più significativo rispetto al basale persino dei soggetti del gruppo 1, che si è protratto anche nei 3 mesi successivi alla sospensione det trattamento. Ancora più significativo il netto miglioramento degli indici infiammatori perifollicolari nel derma di questi soggetti rispetto al basale: la diminuzione delle cellule dell’infiltrato infiammatorio e della fibrosi sono stati decisamente più marcati a livello di microscopia confocale, così come la riduzione degli indici dermatoscopici. Dopo tre mesi di sospensione del trattamento, gli indici infiammatori risultavano nettamente e significativamente inferiori rispetto a quelli dei soggetti del gruppo 1. I soggetti del gruppo 3 non hanno mostrato miglioramenti significativi in nessuno dei parametri testati. I risultati di questo studio dimostrano, in modo netto, che la micro-infiammazione e i processi di senescenza e di apoptosi del bulbo dei capelli rappresentano una noxa estre m a m e n t e importante nella alopecia androgenetica, in accordo con le numerose segnalazione citate e riportate in bibliografia. Lo scopo dello studio era quello di identificare l’importanza di questi fattori e cerc a re di “quantificare” il loro ruolo sulla pro g ressione dell’AGA. Per questo motivo è stato organizzato un trial clinico che valutasse uno dei parametri fondamentali dell’AGA (la miniaturizzazione del fusto dei capelli) come marker principale dell’azione di un principio terapeutico, ma che soprattutto dimostrasse che l’azione combinata della stessa sostanza attiva (in questo caso la miscela specifica di acidi polinsaturi con efficacia già nota) unita a principi attivi in grado di ridurre le diverse pathways della risposta infiammatoria (citochine, chemochine, prostaglandine, interferone ", metalloproteinasi e collagenasi) e dell’induzione dell’apoptosi (inibizione dei ROS, inibizione della formazione di p16, p53, cascata delle caspasi, eccetera) potesse risultare ancora più efficace nel controllo dell’AGA. I risultati ottenuti dimostrano questa ipotesi e confermano il fatto che la terapia dell’alopecia androgenetica non può limitarsi al controllo di un solo target etiologico (classicamente i recettori AR), ma deve tener conto di tutti i fattori che influenzano il HCC, come ben dimostrato da Paus e da Philpott. Il prodotto contenente l’u- nione completa di tutti i principi attivi si è dimostrato significativamente più efficace di quello contenente la sola sostanza nota ad azione sugli AR, dal momento che il ruolo della microinfiammazione è determinante nella patogenesi dell’AGA. Il braccio di controllo dei soggetti che hanno assunto il placebo ha confermato che la differenza di efficacia tra i prodotti contenenti principi attivi è stata significativa. La nostra ipotesi, in accordo con altri Autori, è quindi che sia indispensabile un nuovo approccio più completo nella terapia dell’alopecia androgenetica, che utilizzi sostanze in grado di bloccare i recettori androgeni, ma anche principi attivi efficaci per contrastare il processo infiammatorio e apoptotico delle cellule del follicolo. La ricerca di nuove sostanze in grado di controllare o regolare l’orologio del ciclo del capello potranno portare a risultati terapeutici ancora più importanti, come per esempio gli studi in corso sul ruolo di alcuni specifici fattori di crescita utilizzati sia per stimolare la crescita dei capelli (prolungamento dell’anagen, rallentamento del catagen e del telogen), come per contrastare l’irsutismo e l’ipertricosi (rallentamento dell’anagen, prolungamento del telogen). Bibliografia 1. Paus R et al. In search of the “hair cycle clock”: a guided tour. Differentiation, 2004; 72:489-511. 2. Bahta AW, Farjo N, Farjo B, Philpott MP. 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Struttura fisico-molecolare dello strato corneo: nuova teoria per descrivere il flusso transcutaneo di molecole idrofile Andrea Fratter SU M M A R Y Horny layer molecular structure: a new theory for hydrophilic molecules free diffusion through the skin Author shows a novel molecular theory capable to describe the passage of hydrophilic molecules and solutes through the horny layer (HL). According to the theory of the “gear wheels” the hydrophilic groups of the interc o rneal lipids and especially ceramydes and free fatty acids, components of the lipidic domains, are oriented toward the hydrophilic head of the horny cells, represented by the aminoacidic appendages and humectants substances derived from the epidermal cells proteins catabolism (NMF). This mutual orientation would create aqueous zone placed between the surface of lipids domains surface and the surface of corneocytes so creating aqueous channels in which hydrophilic molecules can be solved in and flow toward the deepest skin layer moved by a mechanism similar to a “gear wheel” device. The molecules and solutes, so, could move for free diffusion or attracted by the aqueous gradient taking place through the adjacent different water content zones. This molecular theory could explain the penetration of high molecular weight hydrophilic molecules such as hyaluronic acid (HA) through the skin, thanks to the capability to hydrate in the water fulfilled channels placed in the space between lipids bi-lamellar domains and horny cells surface. It has been demonstrated that HA can penetrate deeply and quickly through the skin reaching dermal layer. Previous scientific investigations on the HL structure clarified that skin surface exposure to a prolonged contact with moisture or water solutions produces a dramatic alteration of the HL inducing formation of “aqueous cisternae” and a geometric-structural alteration of the bi-layers inter- c o rneal lipids. This evidence supports the hypothesis according to which water can penetrate through the skin by mean of hydrophilic paths and then “enlarge” horny cells. Furthermore, this theory would open the path of investigation of new promising and performing new class of skin absorption enhancers even for hydrophilic drugs and cosmetics. KEY WORDS: Skin absorption, Horny layer, Skin lipids. Introduzione È noto che la principale barriera che la cute oppone al passaggio di sostanze esogene è lo strato corneo (SC). Sono stati condotti numerosi studi ed investigazioni scientifiche per elucidare i meccanismi bio-meccanici e biochimici alla base di tale efficace barriera e negli ultimi anni è stato chiarito, a tal uopo, il ruolo del polimorfismo chimicofisico della struttura proteico-lipidica dello SC nel determinare l’efficienza della barriera cutanea e di conseguenza la relativa impenetrabilità della stessa alla diffusione di molecole esogene 1, 2. Lo SC rappresenta l’istotipo più distale dell’epidermide (ED) ed è costituito di cellule anucleate e perciò prive di attività mitotica, che sono giunte al loro massimo grado di migrazione: esse originano dalla replicazione delle cellule epidermiche dello strato basale poste a diretto contatto con la membrana dermo-epidermica. Docente di Cosmetologia presso il Master di Medicina Estetica dell’Università di Pavia. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 59 M. Romagnoli, M. Burlando, R. Boccardo, A. Pavesi, A. Di Pietro Tali cellule, in parte di origine staminale, danno luogo a cellule figlie che vengono spinte in superficie e tendono quindi a migrare verso gli strati epidermici superiori andando incontro ad un progressivo appiattimento lungo l’asse longitudinale e ad una modificazione del citoscheletro intracellulare. Il corneocita anucleato rappresenta quindi il punto terminale di questo processo di differenziazione cellulare che esita con la definitiva perdita del materiale genico nucleare e con il progressivo infarcimento del citoplasma cellulare con proteine fibrose chiamate cheratine che ne rendono rigida la struttura e i cui prolungamenti e appendici extracellulari rappresentano un importante elemento del mosaico strutturale proteico-lipidico dello SC e chiave di volta per comprendere il funzionamento della barriera cutanea 1, 2. Solo negli ultimi anni (anni 90) è stato scientificamente chiarito un ruolo biochimico attivo dello SC: la teoria attualmente accettata per sintetizzare il ruolo biologico dello SC è quella del “mattone e della calce”, dove i mattoni sono rappresentati dai corneociti e la calce dalla matrice lipidica che tiene unite e solidali tra loro le cellule cornee. La composizione di tale miscela lipidica prevede la presenza di steroli (colesterolo libero COL e solfato CS), acidi grassi liberi, AGL (acido palmitico, miristico e stearico) e soprattutto ceramidi (CER), queste ultime particolarmente importanti per l’elevata concentrazione in cui si trovano e per il ruolo biochimico attivo che svolgono nel mantenere costante la struttura chimico-fisica dei domini lipidici cornei che esita nella sigillatura bio-meccanica della cute 1, 2 (Figura 1). Figura 1. Struttura chimica di un Ceramide. di. In altre parole, all’interno della struttura bilamellare lipidica intercornea sono presenti delle “isole cristalline” dette domini che variano la propria rigidità strutturale (stato di aggregazione) in funzione della propria composizione lipidica (Figura 2). A seconda della composizione, quindi, tali domini risulteranno aggregarsi in “cristalli liquidi” anisotropi, “liquidi isotro p i” e “solidi cristallini” . Sembra che la relativa impenetrabilità della barriera cornea sia rappresentata in buona parte da questo mosaicismo cristallino proprio del bilayer lamellare lipidico dello SC 4-6. I cheratinociti, rappresentati efficacemente dal modello del “mattone” sono effettivamente poli- sopra-molecolare del bilayer lipidico corneo Organizzazione I domini lipidici extracellulari dello SC sono stati attentamente valutati e grazie alle più sofisticate tecnologie analitiche di diffrazione dei raggi X, spettroscopia Raman, IR e NMR è stato finalmente chiarito il modello di struttura e di aggregazione di tali domini all’interno dello SC: tale evidenza scientifica è di fondamentale importanza ai fini della comprensione del flusso molecolare esogeno attraverso lo SC 3-5. È stato chiarito che CER, COL, AGL e lipidi diversi (LD) tra cui i trigliceridi, formano strati bilamellari (bilayer) che circondano i corneociti e si organizzano in domini cristallini solidi e liqui- 60 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Figura 2. Schematizzazione della struttura cheratino-lipidica dello SC. Struttura fisico-molecolare dello strato corneo a “ruote dentate” sul flusso di molecole Teoriatrans-corneo idrofile Figura 3. Principali percorsi di diffusione molecolare di molecole esogene attraverso lo SC. goni proteici intercalati nel sopra descritto bilayer lamellare lipidico, che interagiscono grazie alla componente idrofilo-polare dei terminali cheratinici di superficie con le porzioni polari delle CER e dei AGL a formare una struttura complessa, tridimensionale in cui si individuano e si alternano fasi lipidiche apolari e canali idrofili 5, 6. Tale doppia via permette virtualmente il passaggio attraverso la cute integra di molecole polari e lipofile con ben precise caratteristiche chimiche: sono privilegiate infatti molecole lipofile, ma con un coefficiente di partizione ottanolo/acqua non troppo elevato e con basso peso molecolare (PM < 500) (Figura 3) 5. L’ a l t e rnanza più o meno regolare di domini lipidici con strutture di aggregazione liquida, liquido-cristallina e solida crea un ambiente multifasico in cui una molecola deve, per penetrare, diff o n d e re da un’“isola cristallina” ad un’altra limitrofa in cui cambierà la sua solubilità ed il suo coefficiente di ripartizione in accordo con la legge di Fick 7, 8: tale modello potrebbe essere rappresentato più chiaramente, anche se in maniera stilizzata, da una biglia metallica che venga fatta scendere all’interno di un vaso in cui sono stratificati diverse fasi di olio, acqua, un gel polimerico viscoso e un’emulsione: la biglia diffonderà con velocità diverse a seconda del mezzo in cui viene a contatto e addirittura vi potrebbe essere trattenuta. Così le molecole esogene attraverso le fasi lamellari lipidiche dello SC. È stato chiarito che lo stato di aggregazione di tali domini cristallini lipidici è funzione, oltre che della composizione percentuale dei lipidi che li compongono, anche della temperatura a cui si trovano (T di transizione di fase). Oltre o al di sotto di tale T critica lo stato di aggregazione cambia 8. Abbiamo più sopra descritto le teorie chimico-fisiche, le evidenze istologiche, ultrastrutturali e biochimiche che sono state acquisite dalla comunità scientifica negli ultimi anni e che paiono rappresentare, con effettivo rigore scientifico e argomentativo, le basi concettuali e fenomenologiche della struttura dello SC. Da qui è necessario ipotizzare una teoria chimico-fisica che descriva il flusso delle sostanze idrofile applicate sulla superficie epidermica attraverso la cute integra e quindi segnatamente il loro percorso e il loro tragitto attraverso le differenti “insule chimiche” dello SC. Per “insule chimiche” intendiamo le differenti matrici polari rappresentate in seno allo SC e specificamente i domini lipidici bi lamellari intercornei, i domini idrofili legati ai residui idrofili cheratinici e le sostanze idrofile di origine corneo-catabolica originate dalla proteolisi della filaggrina e involucrina (NMF). Se una nano-sonda potesse esplorare un’intorno dello strato corneo umano integro, quale paesaggio descriverebbe? Immaginiamo che tale sonda, che chiameremo “S o n d o s o m a”, entri dalla superficie cutanea e si insinui nell’intercapedine originatasi dalla sovrapposizione di due corneociti. Dopo la penetrazione e un primo contatto con una regione acquosa a contatto con la superficie cutanea, si troverebbe immersa in una matrice grassa di spessore bi-lamellare e consistenza semisolida costituita da COL-CER-AGI e LD in rapporto 25-50-15-10 e scorrendo al’interno di tale matrice lamellare lipidica fino a raggiung e rne i confini, osserv e rebbe diverse zone proteiche rappresentate dai corneociti adiacenti sulla cui superficie è stratificato un film acquoso trattenuto sulla superficie cheratinica dalle sostanze idrofile componenti l’NMF (urea, lattati, polioli, aminoacidi) e dai residui aminoacidici idrofili delle cheratine stesse. Lo stesso sondosoma, avvicinandosi alla zona terminale della vescicola lamellare in cui è immersa, si sposterebbe via via verso una zona acquosa costituita dai gruppi idrofili dei lipidi come il gruppo glicosidico delle ceramidi e quello carbossilico degli acidi grassi, orientati verso i re s idui idrofilo-cheratinici della superficie cornea. In altre parole, la componente idrofila dei lipidi componenti i domini lamellari grassi della Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 61 M. Romagnoli, M. Burlando, R. Boccardo, A. Pavesi, A. Di Pietro matrice intercornea, si orientano per induzione p o l a re verso la zona idrofila costituita dalla superficie dei corneociti, dando luogo quindi ad una corona acquosa che circonda ogni corneocita, ma anche ogni dominio lamellare lipidico. L’acqua quindi, seguendo la distribuzione delle zone idrofile, cre e rebbe delle “i d ro z o n e” che potrebbero rappre s e n t a re i veri canali di scorrimento delle molecole idrofile applicate sulla superficie cutanea e per tale ragione vi s a rebbe una specie di forza idro-motrice in grado di indurre la penetrazione di molecole idrofile. Se tale assunto fosse dimostrato, cadrebbe la teoria che solo molecole lipofile a basso peso molecolare possono essere assorbite attraverso la cute integra, per dissoluzione nei lipidi transcornei e suffragherebbe la comparsa di fenomeni di sensibilizzazione cutanea causati da sostanze idrofile che incontrano la superficie cutanea anche per semplice contatto. Tali molecole, captate dall’acqua superficiale dello SC, v e r re b b e ro successivamente incanalate nel cuscinetto acquoso determinato dall’accostamento delle porzioni idrofile dei domini lipidici intercornei e della superficie cornoecitaria. Il meccanismo che sottenderebbe tale assunto chimico-fisico sulla distribuzione delle zone i d rofile dello SC potrebbe essere rappresentato da una biglia che scorre lungo gli ingranaggi di una serie di ruote dentate in contatto l’una con l’altra. La biglia si muoverebbe lungo un percorso curvilineo delineato dal mutuo movimento delle ruote e “salterebbe” da una ruota A ad un’altra fino a perc o r re re un certo tragitto dal punto iniziale in cui era iniziato il movimento della prima ruota a quello finale in cui si interrompe il movimento dell’ultima. Se sostituiamo al modello delle ruote dentate quello dello SC la biglia sarà rappresentata dalla molecola idrofila posta sulla superficie cutanea e le ruote dentate sono rappresentate dal sistema binario corneocita-dominio lipidico lamellare : la dentatura sarà il cuscinetto acquoso trattenuto dalla superficie idrofila del corneocita e del dominio lamellare lipidico come sopra esposto (Figura 4). Ad ulteriore conferma della razionalità di tale teoria vi è l’evidenza sperimentale che esponendo la superficie cutanea umana integra all’acqua per lunghi periodi, si assiste ad una drammatica alterazione istologica e ultra-strutturale dello SC che si manifesta con la comparsa di “cistern e” ripiene di acqua, soluti e re mnants dei lipidi componenti il bilayer bi lamellare. Tali cisterne originano dallo spazio virtuale idrofilo sotteso nella parte mediana del bilayer lipidico bi lamellare che si riempie di acqua come una si trattasse di una vasca di raccolta dell’acqua in eccesso che sta permeando a l l ’ i n t e rno dello SC. Tale evidenza ultra-strutturale introduce la necessità logica che l’acqua in eccesso con cui la superficie cutanea viene in contatto debba fluire attraverso dei canali idrofili dalla superficie cutanea stessa fino alla profondità dello SC dove viene drenata dalle c i s t e rne e in parte dalla superficie idrofila dei corneociti 9. B Figura 4. Modello delle “ruote dentate” per il movimento di molecole idrofile attraverso lo SC. A. In verde la stilizzazione del corneocita e in giallo quella dei domini lipidici intercornei. Le zone in azzurro indicano i cana li acquosi sottesi tra le superfici idrofile del cornoecita e dei domini lipidici. Dal disegno si può intuire l’ipotetico movi mento dei soluti all’interno dei canali acquosi a simulare il movimento di una biglia all’interno di un meccanismo di ruote dentate. Indicato dalla freccia il sondosoma; B. La similitudine con il meccanismo delle ruote dentate. 62 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Struttura fisico-molecolare dello strato corneo strategie di drug-delivery alla luce della teoria delle Principali ruote-dentate Gelificazione dell’acqua intercornea ed “emulsionamento in situ” Alla luce di tali elementi, uno dei sistemi più efficaci e promettenti per aumentare la diffusione di molecole idrofile esogene attraverso la cute consisterebbe nell’aumentare il volume dei canali idrofili attraverso cui le molecole possono scorrere, così da aumentarne il flusso intercorneo fino al raggiungimento dell’epidermide. Tale assunto viene altresì suffragato dal fatto che dopo l’applicazione di un flusso di calore umido, la cute appare più permeabile alle sostanze successivamente applicate, specie quelle idrofile come vitamine idrosolubili, piccoli peptidi, aminoacidi idrofili e altre molecole. L’ulteriore interessante deduzione che conseguirebbe da questa teoria delle “ruote dentate” è che anche molecole di peso molecolare relativamente alto potrebbero “scorrere” lungo i canali acquosi portandosi a ridosso dell’epidermide e quindi dei tessuti vivi della cute. È stato visto che l’applicazione di acido jaluronico (AJ) sulla superficie cutanea dà luogo ad assorbimento del medesimo polimero che viene rinvenuto nell’epidermide profonda già dopo alcune ore 10: tale fenomeno, da sempre considerato incompatibile con le cognizioni anatomo-ultrastrutturali della cute, potrebbe essere un ulteriore elemento di verifica sperimentale della supposta teoria. L’AJ, infatti, essendo un polimero idrofilo ad alto peso molecolare, potrebbe insinuarsi nei canali acquosi intercornei, vista l’elevatissima idrofilia della molecola e portarsi quindi a diretto contatto con l’epidermide. Studiando adeguatamente le caratteristiche chimico-fisiche dell’eventuale polimero idrofilo, sarebbe possibile creare matrici idrofile in grado di indurre la permeazione di sostanze idrofile attraverso lo strato corneo con un meccanismo di “deposito” sfruttando il volume virtuale dei canali acquosi presenti. L’altra promettente strategia di penetrazione trans-cutanea coinvolge la medesima struttura idro-lipidica dello strato corneo. Allestendo infatti miscele surfattanti in grado di svolgere un’elevato potere solvente sui lipidi lamellari intercornei e al contempo di mescolarsi liberamente con l’acqua coordinata alle molecole idrofile della superficie corneocitica, si potrebbe dare luogo ad un “sistema liquido-cristallino emulsionato in situ” capace di indurre un vasto passaggio di sostanze di natura idrofila e lipofila anche a peso molecolare relativamente elevato (1000 < PM < 5000). Tale processo consisterebbe in un emulsionamento in vivo in cui l’acqua è in parte contenuta nella forma tecnica applicata sulla cute, costituita dalla miscela di tensidi e in parte nello SC e i lipidi sono rappresentati dai domini lipidici lamellari. Ottimo esempio di tale comportamento solvente sui lipidi che si traduce poi nell’aumento della penetrazione trans-cutanea sono l’etossidiglicole (Transcutol, Tattefossè) e altri tensioattivi idrofili in grado di comportarsi da emulsionanti O/A e da solubilizzanti dei lipidi in sistemi acquosi 11. Le medesime considerazioni si possono fare per i lipidi in grado di cambiare lo stato di aggregazione dei domini lamellari intercornei come l’acido oleico, ben noto come potente “s k i n absorption enhancer” 12-14. Tali considerazioni, messe a sistema, anche se in corso di definitiva convalida scientifico-sperimentale, aprirebbero la strada alla progettazione di una nuova classe di veicoli “skin absorption enhancers” per migliorare le performance di innumerevoli sostanze di impiego farmaceutico e dermo-cosmetico. Bibliografia 1. Elias PM. Epidermal lipids, barrier function, and desquamation. J Invest Dermatol 1983; 80:44-49. 2. Lampe MA, Williams ML, Elias PM. Human stratum corneum lipids: Characterization and regional differences. J Lipid Res 1983; 24:120-130. 3. Transdermal drug delivery: developmental issues and research iniatives. Hadgraft J, Guy RH (Eds). New York: Marcel Dekker Inc, 1989; pp. 1-22. 4. Bouwstra JA, Gooris GS, van der Spek JA, Bras W. Structural investigations of human stratum corneum by small-angle X-ray scattering. J Invest Dermatol 1991, 97:1005-12. 5. Heather AE Benson. Transdermal Drug Delivery: Penetration Enhancement Techniques. Western Australian Biomedical Research Institute, School of Pharmacy, Curtin University of Technology, GPO Box U1987, Perth, Western Australia 6845. 6. Fenske DB, Thewalt JL, Bloom M, Kitson N. Models of stratum corneum intercellular membranes: 2H NMR of m a c roscopically oriented multilayers. Biophys J 1994; 67:1562-1573. 7. Mouritsen OG, Jørgensen K, Hønger T. Permeability of lipid bilayers near the phase transition. In: Disalvo EA, Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 63 M. Romagnoli, M. Burlando, R. Boccardo, A. Pavesi, A. Di Pietro Simon SA (Eds). Permeability and Stability of Lipid Bilayers. Boca Raton: CRC Press, 1995; pp 137-160. enhancer from hydrophilic gel formulations. Eur J Pharm Sci 2000; 9:365-72. 8. Golden, G.M., McKie, J.E., Potts, R.O. Role of stratum corneum lipid fluidity in transdermal drug flux. J Pharm Sci 1987; 76:25-28. 12. Klausner RD, Kleinfeld AM, Hoover RL, Karnovsky MJ. Lipid domains in membranes. 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Efficacia e tollerabilità a lungo termine dell’associazione calcipotriolo/betametasone dipropionato nel trattamento della psoriasi volgare Giampiero Girolomoni Silvia Pugliarello SU M M A R Y Long-term efficacy and safety of calcipotriol/betamethasone dipropionate in the treatment of psoriasis vulgaris Psoriasis is one of the most common skin diseases. The mainstay of treatment for the vast majority of patients is topical therapy. The two-compound product calcipotriol/betamethasone dipropionate is arising as a first-line treatment for mild-to-moderate plaque psoriasis. This ointment used once daily is well tolerated and more effective than either active constituent used alone. Its beneficial action is attributed to the synergistic effect of its components on keratinocyte proliferation and differentiation, and on inflammation. Evidence from large short-term and long-term controlled clinical trials has shown a good safety profile. KEY WORDS: Psoriasis, Calcipotriol, Betamethasone dipropionate, Topical treatment Introduzione La psoriasi è una malattia infiammatoria immuno-mediata della cute che colpisce il 2-3% della popolazione. La forma più comune si manifesta con placche eritemato-squamose ed esordisce tipicamente in età giovanile (20-40 anni), assumendo poi un decorso cronico-recidivante. La psoriasi cronica in placche si localizza più comunemente ai gomiti, ginocchia, mani, regione sacrale e cuoio capelluto (1). Nel 10-30% dei casi coesiste l’artrite psoriasica, causa di infiammazioni ai tendini ed alle articolazioni, con dolori e deficit funzionali (2). I pazienti psoriasici sono frequentemente soprappeso od obesi, diabetici, ipertesi e dislipidemici, e quindi sono a maggior rischio di eventi cardiovascolari. È stato dimostrato tuttavia che la psoriasi rappresenta anche un fattore indipendente di rischio cardiovascolare soprattutto quando è diffusa e dura da lungo tempo (3-5). Esistono diverse concause che determinano la patologia in soggetti geneticamente predisposti: le lesioni cutanee ed articolari sono il risultato di una risposta immunitaria persisten- te, che coinvolge cellule dendritiche, monociti, cellule natural killer e linfociti T, che in un complesso network interattivo producono varie citochine (IFN-!, TNF-!, IFN-", IL-17, IL-22) che a loro volta sono responsabili dei cambiamenti tessutali quali infiammazione, eccessiva proliferazione epidermica e/o entesite (1, 6). La psoriasi può avere un importante impatto sul benessere e sulla qualità di vita del paziente, poiché è spesso pruriginosa, quasi sempre visibile ed è associata ad una abbondante desquamazione che rende il paziente facilmente stigmatizzato per la sua malattia; inoltre alcune sedi sono difficilmente trattabili (cuoio capelluto, mani, unghie e pieghe). È facilmente comprensibile, quindi, come la psoriasi possa essere causa di grave sofferenza psicologica, perdita di autostima, difficoltà nelle relazioni interpersonali e nell’attività lavorativa. Le terapie a disposizione per la psoriasi sono diverse e comprendono farmaci topici e sistemici. Il trattamento locale si articola in genere in due fasi: la prima fase rimuove lo spesso strato corneo che sor- Clinica Dermatologica, Università di Verona. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 69 G. Girolomoni, S. Pugliarello monta la lesione, la seconda spegne l’infiammazione sottostante. Si utilizzano lozioni o mousse per il cuoio capelluto e per le sedi ricche di peli, ed unguenti o creme per le altre. La terapia topica rappresenta il pilastro del trattamento delle forme lievi e moderate di psoriasi e spesso anche la fase iniziale del trattamento delle forme severe: circa l’80% dei pazienti psoriasici viene trattato topicamente (7). Per quanto riguarda invece le terapie sistemiche, queste comprendono la ciclosporina, il methotrexate e l’acitretina; tuttavia esse presentano frequenti controindicazioni, possono peggiorare le comorbilità metaboliche e non sono adatte ad una terapia a lungo termine. Da alcuni anni il panorama si è ampliato grazie alla disponibilità dei farmaci biologici che, rispetto alle terapie tradizionali, non causano tossicità d’organo o di accumulo e possono quindi essere usati per periodi prolungati, garantendo di solito una remissione persistente (8, 9). Anche i pazienti trattati con fototerapia o farmaci sistemici in genere impiegano preparati topici sia nelle fasi iniziali che nel decorso della malattia per controllare recidive limitate. La disponibilità di tutte queste terapie consente una cura personalizzata in base alle caratteristiche del paziente. Tabella 1. Principali studi con calcipotriolo/betametasone dipropionato unguento (CB) (Dovobet®) nella terapia della psoriasi cronica in placche. Obiettivo Num. di pazienti CB applicato due volte al dì, a confronto con ciascuno dei due componenti nel nuovo Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 14 Maggior efficacia e rapidità 1106 esistente in commercio, applicati due volte al dì. d’azione di CB e maggior 15 sicurezza rispetto a calcipotriolo. CB applicato una volta al dì per 4 settimane, seguito da calcipotriolo una volta al dì per 4 settimane, a confronto con tacalcitolo, applicato 501 Maggior efficacia e sicurezza di CB. 16 una volta al dì per 8 settimane. CB applicato una volta al dì, a confronto con ciascuno dei due componenti nel nuovo veicolo, Maggior efficacia e rapidità 1603 applicati una volta al dì, e il veicolo. CB applicato una o due volte al dì, a confronto con calcipotriolo applicato due volte al dì e il veicolo. d’azione di CB e maggior 17 sicurezza rispetto a calcipotriolo. 828 Maggior efficacia e sicurezza di CB. 18 Tre regimi di trattamento a confronto: a. CB applicato una volta al dì per 8 settimane, seguito da calcipotriolo applicato una volta al dì per 4 settimane. Efficacia, rapidità d’azione e b. CB applicato una volta al dì per 4 settimane, seguito da 8 settimane di trattamento con 972 sicurezza dei 2 regimi di CB. 19 calcipotriolo una volta al dì durante la settimana e CB nel weekend. c. Calcipotriolo applicato due volte al dì per 12 settimane. Tre regimi di trattamento a confronto: a. 52 settimane con CB. b. 52 settimane alternando CB e calcipotriolo. c. 4 settimane con CB seguite da 48 settimane CB è sicuro e ben tollerato, 634 quando usato al bisogno nel lungo periodo. I trattamenti nei 3 gruppi sono stati utilizzati 1 volta al dì al bisogno. I corticosteroidi topici e i derivati della vitamina D3 rappresentano i trattamenti topici attualmente più impiegati. Questi due prodotti vengono comunemente utilizzati in associazione, poiché molto più efficaci che in monoterapia. In particolare, l’unguento con la doppia componente calcipotriolo/betemetasone dipropionato ha dimostrato ottima efficacia e sicure zza nel trattamento della psoriasi volgare (7). Il calcipotriolo, un analogo sintetico della 1,25diidrossi vitamina D3, si lega al recettore della vitamina D e agisce come un etero dimero con il “retinoid X receptor” (RXR). L’iperproliferazione epidermica, l’anomala cheratinizzazione e l’angiogenesi che caratterizzano la 70 d’azione di CB e maggior sicurezza rispetto a calcipotriolo. CB applicato due volte al dì, a confronto con con calcipotriolo. del calcipotriolo/betametasone Proprietà dipropionato Maggior efficacia e rapidità 1028 veicolo, applicati due volte al dì, e il veicolo. ciascuno dei due componenti nella formulazione Ref psoriasi vengono regolate dagli analoghi della vitamina D; questi farmaci sono pure immunoregolatori, in quanto favoriscono le risposte linfocitarie T regolatrici e riducono quelle patogenetiche di tipo 1. Inoltre, il calcipotriolo può modulare il processo infiammatorio nella psoriasi mediante il decremento dei livelli di IL-1 e IL-6 e l’aumento dei livelli di TGF#1 e #2, i quali inibiscono la crescita delle cellule epiteliali. Somministrato due volte al giorno, il calcipotriolo ha un eccellente profilo di sicurezza e nonostante possa provocare irritazione locale, non induce l’atrofia cutanea tipica dei corticosteroidi (7, 10). Il betametasone dipropionato è uno steroide topico fluorinato, sintetico, in classe III (potente). I corticosteroidi agiscono su diversi aspetti della 23 Efficacia e tollerabilità a lungo termine dell’associazione calcipotriolo/betametasone dipropionato nel trattamento della psoriasi volgare psoriasi volgare, con riduzione dell’infiltrato infiammatorio, eritema, edema e dell’iperproliferazione dei cheratinociti (11). I corticosterodi inibiscono inoltre la produzione di citochine, diminuiscono la sintesi dei mediatori di infiammazione, e riducono il numero e l’attività delle cellule dendritiche. Combinare in una singola formulazione topica calcipotriolo e corticosteroidi è stato complesso poiché i due prodotti tendono ad inattivarsi re c iprocamente. Tuttavia, un’attenta selezione dei veicoli ha permesso di raggiungere questo obiettivo con la formulazione di un unguento che associa calcipotriolo 50 µg/g e betametasone dipropionato 0.5 mg/g (Dovobet®). Il prodotto finale consente un’ottima penetrazione nella cute, senza che i due principi si influenzino a vicenda nell’assorbimento; inoltre, rimane stabile e attivo per più di due anni a temperatura ambiente (12, 13). La combinazione di calcipotriolo e corticosteroide migliora l’efficacia globale e riduce drasticamente il rischio di irritazione cutanea. Inoltre questo unguento permette un risparmio di cortisone nei trattamenti a lungo termine, e di conseguenza riduce il rischio di atrofia cutanea e teleangectasie. Inoltre, grazie alla monosomministrazione giornaliera, si migliora sensibilmente la compliance. Infine l’assorbimento sistemico del calcipotriolo e del betametasone dipropionato in Figura 1. PASI 50 e 75 nella psoriasi severa (PASI ≥ 17). Calcipotriolo 50 µg/g betametasone diprop. 0,5 mg/g (Dovobet$) Betametasone diproprionato Calcipotriolo PASI 50 PASI 75 combinazione attraverso la cute sana è inferiore all’1% (7). clinica EfficaciaAd oggi esistono sei studi clinici internazionali prospettici, multicentrici, randomizzati, controllati in cieco, di fase III, sull’impiego dell’associazione calcipotriolo e betametasone dipropionato nella psoriasi volgare, che hanno incluso globalmente circa 6000 pazienti (14-19) (Tabella I). Questi studi hanno dimostrato che dopo un trattamento di quattro settimane con l’unguento a duplice componente applicato una o due volte al giorno si ottiene una riduzione del PASI variabile dal 65% al 74.4%, mentre calcipotriolo, tacalcitolo o betamentasone dipro p i onato da soli inducono una riduzione inferiore del PASI, variabile rispettivamente dal 46% al 59%, del 33.3%, e dal 57% al 63% (20, 21). Quindi, l’unguento calcipotriolo/betametasone applicato una volta al giorno è più efficace dei due componenti utilizzati singolarmente o del tacalcitolo; inoltre, ha un’azione più rapida e un effetto più prolungato nel tempo. Queste caratteristiche non sono influenzate dall’età, dal sesso o dalla gravità di partenza della malattia (22-24). I risultati dei sei studi sono stati accorpati e sono stati calcolati i tassi di risposta PASI 50 e PASI 75 per i pazienti con psoriasi severa (PASI ≥ 17) o meno severa (PASI < 17). I risultati sono stati messi a confronto con quelli ottenuti dall’utilizzo di alcuni farmaci biologici (efalizumab, etanercept, alefacept). Nei pazienti con psoriasi severa si è ottenuto un miglioramento PASI 50 e PASI 75 rispettivamente nell’88,8% e 54.1% dei pazienti trattati per quattro settimane con l’unguento a doppia componente, nel 69.2% e 32.7% di quelli trattati con betametasone dipropionato e nel 53.8% e 20% di quelli trattati con calcipotriolo (Figura 1). Hanno invece ottenuto un PASI 50 e un PASI 75 dopo 12 settimane di trattamento con alefacept rispettivamente il 56% e il 28%, con efalizumab il 59% e il 27%, con etanercept il 74% e il 49% (7). Questi dati vanno ovviamente interpretati con cautela in quanto la compliance gioca un ruolo chiave nell’ottenere i risultati nella pratica clinica. Tuttavia è importante sottolineare l’efficacia e la rapidità di azione di questa terapia topica anche nei pazienti con psoriasi grave (23). Un altro studio ha valutato l’impatto del trattamento sulla qualità di vita dei pazienti, e ha Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 71 G. Girolomoni, S. Pugliarello dimostrato un effetto positivo statisticamente significativo, che riflette la superiore efficacia dell’unguento calcipotriolo/betamentasone dip ropionato e il vantaggio dell’unica applicazione g i o rnaliera (25). I dati di una recente esperienza italiana sono in accordo con i dati intern a z i o n ali. Lo studio clinico multicentrico, condotto su 150 pazienti affetti da psoriasi lieve o moderata, ha dimostrato maggior efficacia e rapidità d’azione dell’unguento rispetto al solo calcipotriolo, con un significativo impatto sulla qualità di vita del paziente, stimato da una più marcata e statisticamente significativa riduzione del punteggio del questionario Skindex-29 (26). e tollerabilità Sicurezza L’unguento con calcipotriolo/betametasone dipropionato è sicuro e ben tollerato, come è stato ampiamente dimostrato dagli studi clinici p recedentemente menzionati (14-19). L’effetto collaterale più comune è l’irritazione cutanea (lesionale/perilesionale, prurito, eritema, bruciore) che si riscontra nel 2.6% dei pazienti che lo applicano una volta al dì e nel 4.9%-5.1% di quelli che lo applicano due volte al dì (14-17). Atrofia cutanea è stata osservata assai raramente. L’unico effetto avverso grave riportato, verosimilmente correlato al farmaco, è stato l’edema facciale in un singolo paziente con psoriasi severa diffusa dopo due settimane di terapia con l’unguento applicato due volte al dì, risoltosi subito con la sospensione del trattamento (15). Per valutare la sicurezza a lungo termine dell’unguento, è stato effettuato uno studio randomizzato, in doppio cieco, di 52 settimane (23) (Tabella 1). In questo studio, 634 pazienti sono stati randomizzati come segue: il primo gruppo (212 pz: gruppo A) trattato con l’unguento per 52 settimane, il secondo (213 pz: gruppo B) trattato con l’unguento ed il calcipotriolo alternati ogni 4 settimane, ed il terzo (209 pz: gruppo C), trattato con l’unguento per le prime 4 settimane e col calcipotriolo per le 48 successive. In tutti i gruppi il trattamento veniva applicato una volta al dì, al bisogno. La malattia si presentava, all’inizio dello studio, moderata nel 69.1% dei casi, severa nel 27.9% e molto severa nel 3%. Nei vari gruppi, la quota di risposte soddisfacenti dopo il periodo di trattamento con calcipotriolo/betametasone dipropionato è stata sempre più alta rispetto a quella ottenuta dopo il periodo di trattamento con calcipotrio- 72 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 lo. Questi risultati forniscono l’evidenza che l’unguento a doppia componente, usato ad intermittenza, non mostra segni di tachifilassi e controlla efficacemente la psoriasi (23). Dal punto di vista della tollerabilità, reazioni avverse sono state riportate con minor frequenza nel gruppo trattato con l’unguento calcipotriolo/betametasone dipropionato: 21.7% (gruppo A), 29.6% (gruppo B) e 37.9% (gruppo C), con un Odds Ratio tra gruppo unguento e gruppo calcipotriolo di 0.46 (95% intervallo di confidenza 0.30-0.70; p < 0.001; Figura 2) (23). Analizzando in particolare le reazioni giudicate correlate all’utilizzo prolungato di corticosteroidi, ci sono stati 10 pazienti (4.8%) con 11 effetti avversi ai corticosteroidi nel gruppo A, 6 pazienti (2.8%) con 7 effetti collaterali nel gruppo B e 6 (2.9%) pazienti con 6 effetti collaterali nel gruppo C. Il tempo medio di inizio degli effetti collaterali è stato rispettivamente di 13, 25, e 20 settimane. In tal caso non ci sono state differenze statisticamente significative fra i tre gruppi (7). Uno dei maggiori problemi relativi all’utilizzo dei corticosteroidi topici a lungo termine, l’atrofia cutanea, è stata osservata assai raramente (< 0.02%) in tutti i gruppi. Nei diversi studi clinici non sono state riportate significative alterazioni del calcio sierico, l’assorbimento sistemico è risultato minimo ed il numero delle reazioni avverse lesionali/perilesionali per i pazienti con età ≥ 60 anni e per quelli con età < 60 anni è stato simile (5% vs Figura 2. Percentuale di pazienti con reazioni avverse durante le studio. OR tra gruppo unguento e gruppo calcipotriolo pari a 0.46 (95% CI 0.30-0.70; p < 0.001). * p < 0.001 vs gruppo calcipotriolo Gruppo calcipotriolo/betametasone dipropionato (Dovobet$) Gruppo in terapia alternata Dovobet$/calcipotriolo Gruppo calcipotriolo G. Girolomoni, S. Pugliarello a large population of Italian patients hospitalized for psoriasis. Eur J Dermatol 2005; 15:279-83. tol for the treatment of psoriasis vulgaris: a randomised, double-blind trial. Dermatology 2004; 209:308-13. 3. Gelfand JM, Neimann AL, Shin DB, Wang X, Margolis DJ, Troxel AB. Risk of myocardial infarction in patients with psoriasis. JAMA 2006; 296:1735-41. 17. Kaufmann R, Bibby AJ, Bissonnette R, Cambazard F, Chu AC, Decroix J, Douglas WS, Lowson D, Mascaro JM, Murphy GM, Stymne B. A new calcipotriol/betamethasone dipropionate formulation (Daivobet) is an effective once-daily treatment for psoriasis vulgaris. Dermatology 2002; 205:389-93. 4. 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We can increase the capabilities of lighting, intervene surgically, to carry data. This source of particles with specific physical characteristics does not exist in nature and its many applications are in the initial phase also in dermatology, in which it is certainly a significant part of therapeutic arsenal. We wanted to indicate how, during the course of centuries, people of different cultural and social backgrounds have helped to draw the significant achievements of this race for the understanding of the mysterious structure of light. KEY WORDS: Light, Laser, Optical physics Introduzione Fin dalla nascita delle civiltà, la luce ha influenzato le conoscenze e le scelte degli uomini. I fulmini, l’arcobaleno, il fuoco, il sole hanno sempre avvolto l’esistenza dell’uomo dando origine a miti, religioni e schemi di comportamento. Nel corso dei secoli, la straordinaria indagine conoscitiva ha cercato di togliere il velo misticistico di cui si avvolgeva il quotidiano e con lo sviluppo continuo di speculazioni, esperimenti e strumenti sempre più affidabili, si ebbe maggiore comprensione dei fenomeni naturali. Scorrendo l’antichità, dall’epoca oscura medioevale, passando per il Rinascimento, il periodo più fertile per la scoperta fisica fu senz’altro il Sei-Settecento, epoca di vera Rivoluzione culturale e scientifica basata sul supporto elaborato di esperimenti pratici. I fenomeni comprensivi dell’origine e del trasporto della luce hanno sempre rappresentato un’arduo scoglio sin dai tempi di Leonardo, passando per il telescopio di Galileo fino alle speculazioni di Hooke, Huygens o Newton. E se nel Settecento, Autori del calibro di Fresnel o Young discutevano ancora sull’origine della Luce, si dovette attendere fino all’Ottocento perché si sentisse parlare, con Maxwell di teoria elettromagnetica della Luce, confermata poi dagli esperimenti di Hertz. Si giunge, così, in epoca moderna con le enun- ciazioni di Einstein (Teoria quantistica), sequela della scoperta dei quanti, per opera di Planck e confermata, poi, da Compton. iniziale L’attività Tolomeo di Alessandria fu il primo genio ad occuparsi di ottica. Egli osservò che un raggio incidente giace sullo stesso piano del raggio riflesso e della perpendicolare alla superficie riflettente nel punto di incidenza. Pubblicò, inoltre, tavole sulla rifrazione della luce attraverso aria, acqua e vetro. Ma lo studio dell’entità luce come elemento ben definito prende sicuramente origine dall’attività speculativa di Leonardo da Vinci. Lo scienziato ne sfruttò le proprietà per dipingere opere famose e le sue indagini si riferivano a l l ’ o s s e rvazione dei fenomeni luminosi in natura. Con lo scienziato italiano, infatti, la concezione della luce prende direttive scientifiche serie, anche se il culto del sole veniva già attuato dagli antichi Egizi, con il faraone Akenaton. Fu Leonardo a dare una parvenza scientifica alla natura ondulatoria con la classica osservazione del campo di grano le cui spighe ondeggiano sotto la spinta del vento. 1 Dermatologo, Catania. Servizio di Dermatologia Ospedale L. Marchesi di Inzago (MI). 2 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 77 I. Luppino, A. Di Pietro Egli interpretò dati diversi per studiare le onde sulla superficie di un liquido e fornì interessanti giudizi di pertinenza per lo studio della rifrazione della luce indicando come il colore blu del cielo fosse dovuto alla diffusione della luce solare nell’atmosfera, intesa come etere stazionario, anziché dal colore del cielo stesso. Un impulso particolare ebbero gli studi di Leonardo in seguito allo sviluppo di sistemi ottici, con la possibilità di ottenere, dietro sue specifiche indicazioni progettuali, ottiche finissime che, in definitiva, aprirono la strada alla conoscenza più approfondita della diffusione della luce. Il vetro è, infatti, l’unico materiale in grado di curvare i raggi luminosi. Scoperto casualmente dai Fenici intorno all’anno 5000 a.C., si dovette attendere fino al XIV secolo per una sua applicazione ottica. Successivamente un contemporaneo di Leonardo, Tycho Brahe, sfruttò la produzione delle lenti per la costruzione dei primi cannocchiali astronomici, tentando di ord i n a re le conoscenze di allora in una visione meno empirica. In questa palude di dogmi e teologia apparve la figura di Galileo Galilei, che nel 1609 sviluppò il vero primo cannocchiale a 30 ingrandimenti. Si ritiene che, non avendo mai sostenuto studi di geometria ottica, Galileo ebbe Keplero come maestro per la rifrazione e per mettere a punto le lenti telescopiche. I fatti storici legati allo sviluppo della teoria eliocentrica e gli scontri violenti con l’Inquisizione lo portarono all’abiura nel 1633. Nel secolo XVII, epoca di tecnologie d’illuminazione rudimentali e di osservazioni astronomiche, comparve il genio di Isaac Newton. Le fondamentali scoperte del suo intelletto hanno ragione di esistere nelle enormi capacità di concentrazione e riflessione, già presenti da bambino. Nel 1665 scoprì che i colori non erano alterazioni della luce bianca, ma componenti della stessa. Questa scoperta fu possibile facendo passare un raggio di luce attraverso due prismi forati. Egli diede una particolare definizione della luce intesa come “numero elevato di particelle di dimensioni ridotte emesse in tutte le direzioni da un corpo luminoso” (Teoria corpuscolare). Il telescopio da lui costruito era a 40 ingrandimenti e senza aberrazioni cromatiche, cosa che gli consentì di osservare le lune di Giove. Contemporaneo di Newton, e suo acerrimo rivale per la priorità scientifica nella scoperta della legge della gravitazione universale, fu Robert Hooke. Furono i suoi 100 disegni della Micrographia a far conoscere l’invenzione del microscopio attribuita all’olandese Van Leuwenhoek. Tra le scoperte di Hooke vanno ricordate la prima osservazione della rotazione di Giove e un lume ad olio ad alimentazione autonoma. Sul finire del XVII secolo si ebbe una prima valutazione della velocità della luce ad opera di un inglese, Dane Ole Roemer il quale stimò il valore in circa 220.000 km/sec, che per l’epoca è sempre un pensiero di tutto rispetto! scientifico Il grandeUnafervore figura che spicca, nel XVIII seco- Isaac Newton 78 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 lo, è certamente Benjamin Franklin, reso famoso dalle sue lenti bifocali e dalla passione per il gentil sesso. La fama di Franklin per la fisica ebbe origine dalla scoperta delle bottiglie di Leida capaci di far distinguere tra elettricità negativa e positiva. Quando, nel 1752, aiutato dal figlio William, che teneva l’aquilone, rese pubbliche le risultanze del famoso esperimento del parafulmine, i membri della Royal Society ne votarono la Fellowship. Questo impegno scientifico lo portò a risolvere i La luce nella storia danni degli edifici pubblici di Londra installando parafulmini a punta su campanili e torri, ad inventare una armonica di vetro, ammirata anche da Mozart, a scoprire la corrente del Golfo. Anche se Franklin ammetteva che “quando parlo di luce spesso brancolo nel buio” ebbe delle o s s e rvazioni particolarmente pertinenti soprattutto nell’assimilazione della teoria corpuscolare di N e w t o n di cui lui non era mai venuto a conoscenza. Ma tra tutti gli scienziati di questa epoca, certamente grandi meriti vanno a William Herschel. Con la sorella Caroline, provetta ballerina ma re s asi sua aiutante di campo, sviluppò raffinate intuizioni sulle lunghezze d’onda della luce solare. Utilizzando un grande telescopio, a 40 pollici di lunghezza focale, notò la differenza dei vari colori dello spettro in relazione al diverso grado di calore prodotto, con l’intensità massima in corrispondenza dell’invisibile oltre il rosso. Un importante traguardo nello studio dell’ottica fu la possibilità, nel XVIII secolo, di rischiarare le strade delle città con i lampioni il cui combustibile era rappresentato dall’olio di balena. Lo sviluppo della pesca per i cetacei ne fu conseguenza anche se il ricordo del grande incendio di Londra era una lezione di prudenza che nessuno dimenticava. Agli inizi del XIX secolo una figura appare nel panorama scientifico. È quella di Benjamin Thompson, conosciuto forse per la sua scarsa reputazione morale nei confronti degli Stati Uniti, in quanto accusato di spionaggio. Egli ebbe la peggiore fama tra gli scienziati dell’epoca, ma lasciò comunque tratti scientifici indelebili nello studio dell’ottica e del calore, tra i quali si ricordano gli studi sulla propagazione del calore per conduzione, convezione e irraggiamento, anche se si ritiene che non avesse messo in relazione quest’ultimo con gli infrarossi. premoderna L’epocaSebbene Napoleone avesse promosso riconoscenze per stimolare la ricerca scientifica in Francia, grande merito negli studi di ottica va riconosciuta all’inglese Young, nato nel 1773. Imparò a leggere a due anni riuscendo poi a parlare 14 lingue. La possibilità di studiare con l’aiuto della famiglia Barclay gli permise di appro f o n d i re l’anatomia umana ed infatti i studiò a fondo la fisio- logia e le proprietà di focalizzazione dell’occhio umano. Conquistata, con un lascito dello zio Brocklesby, l’indipendenza economica, Young si impegnò nella ricerca scientifica producendo l’Eriometro, dispositivo capace di misurare le dimensioni di piccole particelle sulla base della diffrazione della luce passante attraverso piccoli fori. Con esso si potè misurare la dimensione dei globuli rossi e delle fibre di lana. Fu Young a coniare il termine di astigmatismo scoperto durante gli esperimenti per determinare l’intervallo di messa a fuoco dell’occhio. Egli, infatti, evidenziò, che i punti di focalizzzione remoto e prossimo fossero variabili a seconda della loro posizione verticale o orizzontale. I suoi studi si rivolsero pure alla diversa percezione dei colori che caratterizza il daltonismo, intuendo che la visione dei colori era determinata non dalla luce stessa ma dall’attività di recettori specifici oculari. Ma il più importante contributo di Young allo studio dell’ottica rimane la spiegazione del fenomeno della diffrazione della luce da ostacoli lunghi e stretti. Young calcolò la distanza fra le frange nelle figure di diffrazione generate da tali ostacoli. Spiegato il fenomeno, abbandonò la teoria corpuscolare di Newton. Il suo nome resterà per sempre legato al Modulo di Young, che indica la percentuale di estensione di un materiale sottoposto ad una sollecitazione, e alla scoperta del codice per decifrare la Stele di Rosetta. Tra il 1820 e il 1830 uno scienziato francese, Fre s n e l, ebbe importanza nel dotare la Francia di numerosi fari capaci di elevato potere illuminante, cosa resa possibile per l’adozione di lenti con segmenti ad anelli con diverse lunghezze focali. Una legge enunciata da Fresnel, indicante la riflessione della luce sulla prima porzione di tessuto irraggiato, sarà sfruttata più tardi dalla tecnologia laser. Uno dei padri dell’ottica moderna fu il polacco ebreo Albert Michelson, il quale dette un valore certo alla velocità della luce. Usando uno specchio rotante, misurò il tempo impiegato dalla luce per percorrere il viaggio di andata e ritorno dal monte Wilson al monte San Antonio in California. La misura precisa portò a una velocità di 299.796 km/s. Nell'uso comune, questo valore viene arrotondato a 300.000 km/s. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 79 I. Luppino, A. Di Pietro Si interessò dell’etere, un concetto ancora poco esplorato in quel tempo. Nel 1919 finì sulle prime pagine del New York Times per aver misurato una stella, Betelgeuse, il cui diametro indicò essere di 250 volte il diametro del Sole. Non ottenne mai la laurea ma solo un dottorato di ricerca a Cambridge. Il Nobel gli fu conferito nel 1907 per la precisione delle sue misurazioni, che egli continuò fino alla sua morte avvenuta nel 1931. Anche se non potè mai addentrarsi nei delicati e sofisticati meccanismi della scienza matematica, Thomas Alva Edison rappresentò una pietra miliare nel cammino della conoscenza scientifica ottica. Nato nel 1847, a tredici anni, avendo causato un incendio nel treno su cui viaggiava, a causa delle grandi quantità di sostanze chimiche condotte con sé, restò sordo per i ceffoni ricevuti dal capotreno. La scoperta della luce elettrica fu, probabilmente, una delle invezioni più importanti nella storia dell’umanità. Non ebbe mai il riconoscimento del Nobel, ma sarebbe stato giusto conferirlo con modalità postume. Non si seppe mai come e perché Edison abbia scelto filamenti di platino o carbone per produrre luce in contenitori di vetro nei quali, in modo ancora rudimentale, si produceva il vuoto: il primo filamento, comunque, durò circa 45 ore. Era il 21 ottobre 1879. Stranamente, la lampadina a fluorescenza, inventata da Compton, non ricevette mai la popolarità del lavoro di Edison. Egli incarnò lo spirito di intraprendenza americano sfruttando al massimo tutte le sue capacità di sperimentatore anche se il deficit di udito lo limitò nei rapporti con gli altri. Sul finire del XIX secolo comparve e si affermò l’opera di un grande scienziato: James Maxwell. Ormai assunto nell’olimpo della Fisica, restò per molto tempo nascosto al pubblico. Fu un grande studioso dell’origine della luce, tra i più grandi, contribuendo a riunire in un unico concetto elettricità e magnetismo. Ciò contribuì a spiegare la natura della luce, la sua polarizzazione ed energia. Nato nel 1831 ad Edimburgo, ebbe pochi amici, mentre preferiva visitare le biblioteche. A soli 19 anni scoprì la fotoelacisticità, in virtù della quale sottoponendo a sollecitazione un materiale trasparente si causa una rotazione del piano di polarizzazione della luce tale da creare effetti ottici diversi. Durante il suo soggiorno a Londra, la sua attenzione fu rivolta allo studio assiduo dell’elettromagnetismo asserendo che “la luce è costituita da ondulazioni trasversali dello stesso mezzo che è la causa dei fenomeni elettrici e magnetici”. Il mezzo era naturalmente l’etere. La teoria di Maxwell sostiene che le onde luminose sono elettromagnetiche e non necessitano di un mezzo per la trasmissione, mostra che la luce visibile è una parte dello spettro elettromagnetico. Con la formulazione delle equazioni di Maxwell vennero completamente unificati i fenomeni elettrici, magneti ed ottici. Per la grandissima maggioranza delle applicazioni questa teoria è ancora utilizzata al giorno d'oggi. Morto per cancro gastrico, Maxwell non ebbe mai un riconoscimento dalla sua nazione, tanto da essere dimenticato per circa cento anni. Oggi, a ragion veduta, può essere considerato uno dei padri della fisica moderna. L’epocaQualimoderna erano le conoscenze sulla natu- James Maxwell 80 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ra della luce agli inizi della nostra epoca? Le due teorie, ondulatoria e corpuscolare, dividevano la comunità scientifica in due fazioni contrapposte. Maxwell aveva riunito le componenti diverse della luce e si era compreso che il blu del cielo era dovuto alla diffusione maggiore della luce blu da parte delle molecole di gas presenti nell’atmosfera. Oggi si sa che la realtà è sempre più complessa di quanto noi immaginiamo: solo uno sciocco La luce nella storia può comprendere tutti gli intimi meccanismi della natura. Nessuno del 1900 avrebbe mai previsto l’invenzione del televisore o del laser… Alzando il velo sul XX secolo, l’uomo che introdusse il mondo ai reconditi misteri della fisica quantistica fu Max Plank. La quantizzazione energetica indica che gli elettroni sono distribuiti negli atomi in base a specifiche posizioni e possono avere solo determinate quantità di moto. Se si passa ad un livello diverso, gli elettroni emettono o assorbono fotoni con valori discreti di energia. Questa enorme innovazione scientifica, simile, per ingegno, alla teoria relativistica di Einstein, ebbe come padre un fisico autodidatta. Planck nasce in Germania, nel 1858 e in quell’epoca gli scienziati potevano discutere e rappresentare in sperimentazione sull’energia spettrale ma non avevano modo di riferirsi a schemi teorici riproducibili. Planck colmò il vuoto scoprendo che era necessario ricorrere ad una descrizione quantizzata dell’energia scambiata e basata su una costante di proporzione detta h. Egli comprese che la radiazione emessa da un corpo nero e gli oscillatori all’interno della cavità erano in uno stato di equilibrio, ma che al tempo stesso l’energia emessa dagli oscillatori era quantizzata secondo multipli interi pari a h volte la frequenza. Ciò gli valse il Nobel. Una tale idea sembra avulsa dal nostro vivere quotidiano. All’epoca, infatti, tale teoria era accettata poiché “funzionava”. La sua compren- Albert Einstein sione avrebbe richiesto tempo, ma servì ad Einstein per stabilire che la luce, in specifiche circostanze, si comporta come i quanti (oggi intesi come fotoni). Certo, discutere dell’impatto scientifico di Einstein sarebbe arduo per queste righe, ma riteniamo utile richiamare l’attenzione sul fatto che la teoria tanto famosa scardinò convinzioni radicate nel contesto fisico dell’epoca. Einstein negò l’esistenza dell’etere e affermò che la velocità della luce rappresentava il limite massimo della velocità. All’improvviso, quindi, il fotone era una particella indipendente dall’etere. Partendo dal valore fisso e costante della velocità della luce e dal principio della conservazione dell’energia, Einstein elaborò la famosa equazione, E = mc2 e le altre equazioni che indicano l’aumento della massa dei corpi e la contrazione delle loro dimensioni man mano che la loro velocità su avvicina a quella della luce. La luce era capace di propagarsi nel vuoto, senza alcun mezzo di supporto. tempi InostriSebbene altre geniali menti, come Born, Compton, Curie e il gruppo degli Atomisti, abbiano solcato le scene della fisica moderna, desideriamo concludere restando in compagnia di Albert Einstein. La sua proverbiale distrazione stava tra realtà e leggenda; gli bastava una pipa, un violino, una barca a vela e le donne: tutto il resto era superfluo. Certo gli anni di attività al Centro Brevetti furono essenziali per stimolare la sua sete di fisica e per tutta la vita fu corteggiato dal mondo scientifico. Circa dieci anni dopo la teoria della relatività, Egli ipotizzò il fenomeno dell’emissione stimolata che restò inutilizzata fino al 1960, quando, ad opera di Maiman servì per l’invenzione più importante degli ultimi cinquant’anni: il laser. La sorgente laser è artificiale e oggi ha raggiunto indicazioni altamente specifiche che, oltre ai campi industriali, hanno permeato la medicina. Da quando Leon Goldman utilizzò il primo laser a rubino, di strada ne è stata fatta tanta, consentendo oltre a migliorare i risultati di ridurre gli effetti collaterali. Secondo questa teoria, quando un atomo si trova in uno stato eccitato, è possibile che un fotone della stessa energia stimoli l’atomo a tor- Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 81 I. Luppino, A. Di Pietro n a re allo stato fondamentale, causando l’emissione di un fotone identico per fase, direzione e f requenza al fotone che ha innescato la reazione. Stranamente né la teoria della relatività, né la teorizzazione del laser ricevettero il Nobel. I posteri ricordano Albert Einstein con i pantaloni sempre larghi, le tasche piene di oggetti, i capelli indomabili; in bici o in barca a vela ma sempre mai patentato. Ci piace immaginare che insieme a Newton e Maxwell cercò un contatto con il divino. Alla sua morte, i giornali dell’epoca pubblicarono un disegno della Terra con su scritto: “Einstein è vissuto qui”. Conclusioni Dal 1500 ad oggi, si è avuto un importante sviluppo della fisica sperimentale e dell’ingegneria ottica. Lo studio della natura della luce rappresenta uno dei più imponenti traguardi dell’intelletto umano. Ma questo indica anche un continuo studio, che, forse, durerà per molto. Si sa, la curiosità scientifica permea le società e gli uomini di ogni tempo. Né si deve dimenticare l’umanità e il talento di ogni singolo personaggio, con il proprio coraggio e le proprie paure. 82 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Cosa ci riserva il futuro? Nuove scoperte caratterizzeranno i tempi futuri, il genoma non avrà più segreti e si potrà forse spedire verso altri mondi alla velocità della luce. Si scopriranno nuove particelle infinitamente piccole che regolano le astruse vie dell’invisibile. Attraverso lo sviluppo e l’integrazione industriale dell’ottica potremo archiviare innumerevoli dati, inviarli senza alterarli, riceverli in tempo reale. Per quanto la scienza può sembrare difficile, dobbiamo, pur sempre, ringraziare il piccolo, il recondito aspetto della materia, gli elettroni, i neutrini e i fotoni che ci possono introdurre all’invisibile anche se non avremo la possibilità di capire il nostro ruolo nel progetto divino. Un giorno senza la luce è un giorno senza Dio. Letture consigliate Weiss RJ. Breve storia della luce. Dedalo Edizioni 1996. Clark Ronald W. Einstein: La vita pubblica e privata del più grande scienziato del nostro tempo. Rizzoli, 1976. Crissey JT, Parish LC, Holubar C. Atlante storico di Dermatologia e dei Dermatologi. The Partenon Publishing Group, US, 2002. by Mariuccia Bucci Dermatologia Plastica: il futuro è la NutriDermatologia La NutriDermatologia, nuova branca della Dermatologia Plastica, si occupa di nutrigenomica, lipidomica, nutraceutica. La nutrigenomica è un ramo abbastanza nuovo della medicina molecolare che si basa sullo studio dei principi e delle applicazioni delle biotecnologie del DNA nell’invecchiamento. Grazie all’analisi del DNA e all’identificazione degli SNPs (polimorfismi) coinvolti nei processi dell’invecchiamento, è possibile consigliare in modo personalizzato l’integrazione orale di principi attivi specifici, contrastanti la metilazione, la glicazione, l’ossidazione, l’infiammazione cellulare, reazioni fortemente coinvolte nell’invecchiamento fisiologico dell’organismo. La lipidomica permette, attraverso un semplice prelievo di sangue, di valutare la condizione delle membrane cellulari, in particolare il livello di lipidi presenti nelle membrane. Questo consente di valutare la fluidità delle membrane cellulari; individuare eventuali squilibri lipidici, generalmente connessi a stress ossidativi, invecchiamento cellulare, malattie cutanee o squilibri alimentari; è possibile conoscere esattamente il proprio fabbisogno di acidi grassi (omega 3 e omega 6) ed eventualmente instaurare un regime dietetico specifico o, ancora, assumere integratori mirati. Nell’ambito di corretti comportamenti alimentari e stili di vita, la nutriceutica è utile nell’integrazione mirata e bilanciata di particolari nutrienti/sostanze ad effetto fisiologico. Questa concorre a mantenere uno stato di benessere, colmando deficit di principi nutritivi importanti, ed anche prevenendo degradazioni cellulari, come ad esempio lo stress radicalico. Da questa importante e nuova sinergia si è sviluppata, quindi, la NutriDermatologia, che studia e ricerca le possibili carenze dei principi nutritivi a livello cutaneo per poterli, poi, integrare dall’interno in modo mirato, cercando di garantire uno stato di benessere dell’organismo. L’ ISPLAD, sempre proiettata verso il futuro, verso il vero benessere, verso la scienza e la giusta informazione non poteva non essere attenta a questo importante argomento. Da oggi, all’interno del Journal of Plastic Dermatology, sarà contenuto un lavoro scientifico inerente alla NutriDermatologia. Inauguriamo questa rubrica: NutriDermatology con l’interessante articolo scientifico della Dr.ssa Ferreri, alla quale va il nostro ringraziamento per aver aderito con entusiasmo alla nostra iniziativa. Di seguito ne riportiamo un riassunto in italiano. La lipidomica della membrana cellulare: uno strumento per la strategia nutraceutica/nutrizionale in dermatologia Il campo della dermatologia è strettamente correlato alla funzionalità della membrana cellulare ovvero, a livello molecolare, alla composizione dei fosfolipidi che influenzano la permeabilità e la fluidità delle membrane, includendo diversi aspetti fra i quali l’idratazione, la resistenza e l’invecchiamento del derma. La lipidomica ha portato una profonda innovazione allo studio del metabolismo dei lipidi, che è stato collegato alle trasformazioni che avvengono durante gli eventi fisiologici e patologici di un organismo. In particolare, la lipidomica della membrana cellulare, applicata alla membrana eritrocitaria, può rappresentare un valido strumento per il campo della salute umana in dermatologia. Analizzando gli acidi grassi presenti nei fosfolipidi della membrana ed il bilanciamento tra le componenti sature ed insature mediante l’approccio della lipidomica è possible fotografare lo stato di un soggetto nel contesto di diversi fattori influenti (metabolismo, familiarità, stress, dieta, ecc.). Dalla lipidomica si può ottenere un protocollo innovativo per la salute umana, fondato sulla compensazione dello sbilanciamento delle membrane. Utilizzando la lipidomica, l’intervento nutraceutico non è soltanto basato sulla scelta degli ingredienti per il loro meccanismo di azione noto, ma anche alla loro specifica capacità di soddisfare e sanare lo sbilanciamento del profilo di membrana. L’applicazione di questo approccio va dal supporto alla strategia terapeutica nei problemi dermatologici alla realizzazione di protocolli per la salute pre/post-operatoria in dermatologia plastica. ISPLAD Chief of NutriDermatology Department Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 83 Cell membrane lipidomics: a tool for the nutritional/nutraceutical strategy in dermatology Carla Ferreri SU M M A R Y Cell membrane lipidomics: a tool for the nutritional/nutraceutical strategy in dermatology Lipidomics deals with the metabolism and fate of lipids in living organisms, considering their biophysical and biological contributions. In particular, lipidomics of cell membrane applied to the ery t h rocyte membrane can re p resent a valid tool for a health care approach in dermatology. By the analysis of the fatty acid residues of membrane phospholipids and the examination of the balance among saturated ad unsaturated components using the approach of lipidomics, the status of a subject can be placed in the context of diff e rent factors (metabolism, familiarity, diet, stress, etc.). An innovative health care protocol can result from lipidomics, to compensate the unbalance of the membranes. Using lipidomics, the nutraceutical intervention is based not only on choosing the ingredients on the basis of their known general mode of action, but also on their specific capability to satisfy and cover the unbalance of the membrane profile. The application of this appro a c h spans from the support of a therapeutic strategy in skin problems to the re a l i z ation of innovative pre / p o s t - s u rgery health protocols in plastic dermatology. KEY WORDS: Lipidomics, Nutraceuticals, Membrane phospholipids, Lipid balance Introduction The field of dermatology is strictly related to the cell membrane functionality, more exactly, at molecular level, to the phospholipid composition, which influences membrane permeability and fluidity, including several aspects such as hydration, resistance and skin aging. Phospholipids are composed by a polar part, which is in contact with the aqueous phase inside and outside cells, and by a hydrophobic part which remains in the membrane interior and is composed by long hydrocarbon fatty acid chains, having saturated and unsaturated structures. A visual representation is shown in Figure 1. In this figure the main structural diff e rence between saturated and unsaturated lipids can be appreciated; in fact, saturated fatty acids are characterized by a linear hydrocarbon chain, whereas the unsaturation (also known as double bond, with its specific “cis” geometry) creates a bent in the chain. The double layer organization of membranes is obtained by the spontaneous disposition of the fatty acid chains of phospholipids, and within Figure 1. Graphical representation of the cell membrane and phospholipids with saturated and cis-unsaturated chains. ISOF Consiglio Nazionale delle Ricerche Bologna (Italy). Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 85 C. Ferreri the double layer proteins, ionic channels, receptors are positioned. The membrane fatty acid composition and the balance between saturated and unsaturated structures are essential to ensure the physiological status of the organization and its functioning. Moreover this balance can affect skin status and functionality. Several factors influence the presence of saturated fatty acids (SFA), monounsaturated fatty acids (MUFA) and polyunsaturated fatty acids (PUFA), and in particular: a) the dietary regime adopted by the subject, especially considering that the PUFA omega6 and omega-3 precursors (linoleic and alfalinolenic acids, see Figure 2) are “essential”, which means that they are only obtained from nutrition, and afterw a rds they are transformed (by desaturase and elongase enzymes) into the other components of the two families; b) the oxidative and free radical events, which occur under several metabolic conditions, either physiological and pathological ones, and can induce MUFA and PUFA transformations 1. It is worth underlining that the oxidative and free radical events are part of natural mechanisms of defense, as well as cell signaling, therefore they are physiological and have not to be totally suppressed. Under pathological situations or exposition to specific agents (radiations, smoke, UV light) an uncontro l l e d increase of these events can occur, which brings to transformations and loss of normal levels, as well as to the formation of toxic metabolites. The body has a control of the oxidative and free radical status, through enzymatic and molecular systems, which intervene to protect the natural components and neutralize toxicity. However, when degradation factors increase indiscriminately, the endogenous systems do not succeed to control all damages and keep them within the “good” limits. As in other cell structures, the membrane faces several metabolic conditions which can influence the lipid composition and change its characteristics. Nowadays all these changes can be followed-up and interpreted also through the approach of lipidomics. Some years ago the multidisciplinary field of lipid research has been profoundly innovated thanks to the birth of lipidomics 2-4. This discipline has introduced a new dynamic interpretation of the lipid structures existing in living organisms, evidencing the importance of monitoring their transformations, either quantitatively and qualitatively, connected to the metabolic and biochemical changes occurring in cells, through the comparison between physiological and pathological situations. Also in cell aging, transformations are followedup in function of time and can be understood by the lipidomic approach. Lipids have to be considered not only as single structures but also Figure 2. Enzymatic competition between the omega-6 (left) and omega-3 (right) families of essential fatty acids. 86 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Cell membrane lipidomics: a tool for the nutritional/nutraceutical strategy in dermatology as an interacting system, since a continuous cooperation occurs in membranes among lipids of diff e rent types, either of endogenous (obtained by enzymatic transformation) and exogenous (nutrition) origins. In order to get a complete view of their role in cell functioning, it is necessary to examine the status and balance reached in a specific compartment. As we will see, cell membrane is a particularly good observation point. Moreover, transformations occurring under stress are included in the overall metabolic status, and by having a comprehensive view, more efficient strategies can be envisaged to recover physiological conditions. in the dermatological and nutraceutical Lipids context supplementation The aim of this presentation is not to give a complete picture of the state-of-art on lipids in the dermatological context, which can be found elsewhere 5-7. We only mention that dermatological problems, such as psoriasis and atopic dermatitis, have been firmly linked to nutrition and stress 8-12. As far as nutrition is concerned, a determining role for the increase of atopic dermatitis, as well as allergy and asthma, has been attributed to the increase of omega-6 PUFA in the dietary habits, compared to the intake of omega-3 PUFA. Since the two families are substrates for the same enzymes (see Figure 2), in the presence of an excess PUFA omega-6, the omega-3 serie with its antiinflammatory metabolites is disfavored as substrate for the competition 8, 9. For example, it has been observed that a vegan diet and with low calories intake, as well as a gluten-free diet or an elevated omega-3 presence, can positively influence the psoriasis outcome 8-10. Such diets influence PUFA metabolism and the profile of eicosanoids, reducing inflammatory processes. Oxidative stress and the increase of free radical production have been associated to the inflammatory response of psoriasis and atopy 11, 12. Moreover, in skin aging, either chronological or induced by external agents, lipids and other cell components are involved in oxidative and free radical processes, together with the depletion of natural antioxidants 13-15. Recently, another free radical transformation has been identified for unsaturated lipid structures, which is focused on the unsaturation geometry and consists of the conversion from the natural cis geometry into an unnatural isomer, called trans 16. This conversion determines the loss of the characteristic bent of the unsaturated lipids (see Figure 1), influencing the lipid assembly, cell membrane asset and its interactions. The molecular library of the trans fatty acids formed under radical stress has allowed the cell membranes isolated from biological samples to be examined under the aspect of this structural change. For example, in the case of children affected by atopic dermatitis, a higher proportion of trans geometrical isomers has been observed, either in erythrocyte or lymphocyte membranes, compared to controls, and the increase of such isomers mainly occurred in the IgE negative subjects 17. These isomers are receiving increasing attention in biology and medicine 18-20, underlining the importance of analytical methodologies, such as gas chromatography, as well as the presence of specific molecular libraries, able to detect and recognize all fatty acid structures with high sensitivity and precision. Despite the evidence that lipid unbalance is involved in several pathological situations, the efficacy of therapies using omega-6 and omega3 is controversial 21, 22. The subject of supplementation of natural sources of fatty acids must be evaluated under several points of view: 1. Metabolism and the individual situation influence enormously the bioavailability and the fate of supplemented polyunsaturated compounds. In the case of oxidative stress and in the presence of a high production of f ree radicals in the individual, highly sensitive compounds such as unsaturated lipids a re decomposed with formation of toxic or unnatural products (for example, aldehydes and trans lipids). Free radical reactions are m o re probable and uncontrolled by the endogenous defenses when the subject developed a pathological condition related to them (inflammation). In dermatological diseases, as well as in aging, stress and other pathologies, defense systems and essential elements decrease. Under this condition, the sole supplementation is not enough, it must be associated with adequate and synergic antiradical and antioxidant protections in order to avoid degradation of supplemented compounds which would result to be inefficient, if not deleterious. In several cases of supplementation in dermatology reported in Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 87 C. Ferreri the literature, none antioxidant or antiradical association was used 22-25. Only PUFA supplementation is seldom described in association with only one type of antioxidant (tocopherol) which is not able to act sinergically 21, 26 . Moreover, if the supplementation of fatty acids consists of natural oils, i . e ., triglycerides, it is not straightforw a rd that the individual metabolism is perfectly efficient in the transformation and insertion of fatty acid components from triglycerides into membrane phospholipids. In fact, several factors are necessary in order to enzymatically convert triglycerides into phospholipids, together with a good hepatic functionality. 2. In the presence of a diet rich in fruit and vegetables, and adequately mixed in order to obtain all essential compounds, a specific supplementation is not always required. However, if reasons of dietary or metabolic unbalance exist, supplementation becomes important and must be as targeted as possible; it must be carried out on the basis of the individual needs. This holds true for fatty acids, for which the natural sources of oils and lecithins are well known, as well as for the antioxidant and antiradical compounds. In the former case, the source of fatty acids should provide only the components which are necessary, taking into account that most of the seed oils have a prevalence in the omega-6 series. In the case of antioxidants, an excess can suppress endogenous defense processes, which occur through the basal level of radical or oxidative processes. In this case the so-called “antioxidant paradox” takes place, thus suggesting to utilize these compounds with the same approach used for drugs, that means, only after the verification of a real and specific need 27. 3. The kind of delivery chosen for the supplementation influences the biodistribution of the active compounds, as it happens for drugs. Soft-gel capsules are valid for their characteristics of absorption and bioavailability of active ingredients by oral ingestion 28. The preparation of a supplement must have the same care that is used for a pharmaceutical product, where the best result is guaranteed by the study of the active principles, doses and synergies with other components in order to ameliorate the bioavailability and efficacy, in shelter from the in vivo degradations. 88 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 analysis in dermatology The lipidomic The lipidomic analysis starts from the examination of the lipid status of a cell district. It is important to focus the lipid type and the district that could be more meaningful to evaluate the lipid levels related to the individual, in order to connect efficiently the molecular examination to the global metabolic situation. What is the examined district? In this re g a rd, focusing the attention to the fatty acids contained in cell membrane phospholipids, the composition of erythrocyte membranes is the best choice. The choice of this membrane is essentially based on its central role in the overall metabolism, since the red blood cells effect their exchange of nutrients and oxygen through this membrane, with cells all over the body including skin. Moreover, the red blood cell membrane is the result of several factors: dietary uptake, the individual status with intrinsic and extrinsic factors and the metabolism, including the endocrinous one, and all these effects are stabilized over time because the mean lifetime of these cells is quite long (120 days). The connection between stabilized diet and fatty acid composition of erythrocyte membranes is well-known 29, 30. Based on the stabilized diet of industrialized countries, the mean percent composition of each type and family of fatty acids of erythrocyte membrane in healthy subjects is comprised in well established intervals, as described by numerous literatures. It is worth recalling that each tissue can be re c o gnized by its fatty acid composition 31, that is constant in the characteristic intervals for human subjects. Only in some cases, due to intrinsic (genetic) and extrinsic factors, such as the geographic affiliation and specific life conditions, these intervals can be influenced. For example, recently it has been evidenced that the offspring of centenarians in a specific Italian region show some fatty acid levels (among whom, the level of a monounsaturated fatty acid, palmitoleic acid) different from the normal intervals, compared to the healthy controls of the same region and of other Italian regions 19. In most cases, it has recently been confirmed that the intervals of some fatty acid classes (such as, essential fatty acids, omega-6 and omega-3) can also indicate if d i e t a ry intake is adequate, whereas other fatty acid classes can be more influenced by endogenous factors (enzyme functioning) 32. Cell membrane lipidomics: a tool for the nutritional/nutraceutical strategy in dermatology The connection between erythrocyte membrane composition and composition of other tissues is still debated, but there are indications that this holds true in several cases 33, 34. On the other hand, it should be underlined that, in the case of epidermis, this tissue does not have the activity of desaturase enzymes (delta-5 e delta-6 desaturases) 35, therefore the amount of essential polyunsaturated fatty acids which form the skin cells depends from hepatic metabolism and transport and exchange through the blood circulation. All considered, the parameter of the fatty acid composition of erythrocyte membranes seems to be the most appropriate to represent the bioavailability, and lipidomics can use this district to build-up the scenario of metabolic functionality, including familiarity, life style and health conditions. What is the lipidomics analysis? After isolation of erythrocyte membranes, extraction and separation of the phospholipid fraction, there are a few chemical steps to get to the analysis of membrane fatty acids by gas chromatography. The values found are compared with the i n t e rval of normal values, thus individuating defects or excess of each fatty acid (Table 1). Table 1. Some intervals of erythrocyte membrane fatty acids referred to healthy controls fatty acids. All the families of saturated (palmitic and stearic), monounsaturated (palmitoleic, oleic and vaccenic), omega-6 polyunsaturated (linoleic, dihomogammalinolenic and arachidonic) and omega-3 polyunsaturated (EPA e DHA) fatty acids are well represented, and beside each fatty acid values, the total of each family is evaluated (Total SFA, Total MUFA, Total PUFA) together with some ratios (SFA/MUFA, omega-6/omega3). The table represents the lipid analysis and the overall data are used to proceed with the lipidomic analysis, which examines and correlates the levels and ratios of the fatty acids, getting information on the biosynthetic pathways of the individual. It consists of a functional assay, which combines analytical data with the information of the subject in terms of familiarity, health condition, dietary habits, therapies, etc., gathered in a specific questionnaire. In particular, the reason of defects or excess can be evidenced quite precisely, because the whole metabolic pathways is examined, and enzymatic deficit can be individuated. At the same time, the uptake of essential fatty acids can be monitored with precision. The overall functioning of the membranes can be monitored, since an unbalance can be highlighted from the levels and ratios of the fatty acids, which can bring the membrane to be in an uncomfortable condition affecting its normal behaviour. An interesting fact is the evaluation of the inflammatory status, and also the “s i l e n t” ones, caused by high levels of inflammatory mediators, although there are not clear symptoms of any disease. The lipidomic analysis referred as to the erythrocyte membrane is a personalized exam, which bring to the attention of the physician the description of the metabolism of the patient, focusing on one of the most important compartment needed for life, the cell membrane. Its value is implicit also to prematurely individuate unbalance conditions, therefore the lipidomic analysis can be used as prevention tool, as well as monitoring tool for the improvement of the quality of life. This becomes of importance when a surgery intervention is going to occur, starting from those of light extent in plastic dermatology, in order to deepen the knowledge of the metabolic condition of the subject. The efficiency of the membrane status and endogenous defences, connected to the nutritional status, can also be useful to overcome nimbly the post-surgery Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 89 C. Ferreri period 36-38. The pre/post- surgery health protocols based on nutritional status are now entering in the programs of important international surgery teams. Beside being a tool for personalized therapies, the lipidomic analysis can be grouped according to the pathological or physiological conditions of subjects (sport activity, pregnancy, dermatological diseases, cardiovascular diseases, obesity, etc.), thus allowing for a scenario to be obtained, accounting the most frequent metabolic transformations observed in each group. To this purpose, data bases can be built-up containing analyses and information on the groups of subjects, which allow for the statistic evaluation and for evidencing the unbalance parameters that are connected to the metabolic status of the patients. These data bases, interfaced with the discoveries of the scientific research which clarify the biological processes at the molecular level, can be useful to indicate possible applications in health care, in diagnostic and therapeutic fields. In the case of dermatological diseases, lipidomics evidences, among others, the omega-6/omega-3 unbalance, as previously underlined, which favors the production of inflammatory mediators (PGE2, series 2 prostaglandins) derived from arachidonic acid, compared to the formation of eicosapentaenoic acid (EPA) and its corresponding anti-inflammatory prostaglandins (series 3, PGE3). This unbalance is seen in a more complete manner within the lipidomic scenario: in fact, considering the biosynthetic pathways of the omega-6 series (see Figure 2), gamma-linolenic acid (GLA) and its metabolite, dihomogammalinolenic acid (DGLA, eicosatrienoic acid, 20:3 omega-6), are not only precursors of arachidonic acid, but from DGLA the anti-inflammatory p rostaglandins (series 1, PGE1) can be prepared. Therefore, lipidomics can evidence either an inflammatory pathway, consisting of the formation of arachidonic acid, and an antiinflammatory omega-6 pathway, consisting of the levels of GLA and DGLA (see Figure 2). This differe n t i ation is important to establish the level of therapeutical and nutritional intervention, with appropriated sources of various fatty acids. In the lipidomics of dermatological diseases and in the general condition of the skin, the clarification of biosynthetic pathways allows a personalized strategy to be individuated to cover individual needs. 90 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 in dermatology Nutraceuticals So far the lipidomics of ery t h rocyte membranes and the profile individuation connected to the various diseases re p resent the basic tools to examine the metabolic conditions and focus intervention strategies. Lipidomics has individuated typical unbalances in different conditions, which indicate the intervention to apply in order to recover the normal conditions. It is worth underlining that the intervention must include the dietary regime which, as pre v iously explained, must allow a constant uptake of essential and antioxidant-antiradical factors. Together with nutrition, the functioning of organs devoted to absorption (gastro-intestinal apparatus) and to nutrient transformation (liver, pancreas) must be taken in due consideration. Lipidomics can indicate strategies for the recovery of normal values of fatty acids in a specific cell compartment, which includes a period of use of specific fatty acid supplementation from natural sources, choosing the most appropriate to cover the deficit found. Lipidomics results to be very useful for the individuation of a synergic and specific formulation, which can also be used to create a nutraceutical product. By nutraceuticals it is not only intended the capability of intervening on the deficit, but also the real therapeutic or preventive effect for the specific condition 39. An innovative protocol can result from lipidomics, to compensate the unbalance of the membranes. Using the lipidomic approach the nutraceutical formulation is based not only on choosing the ingredients on the basis of their known general mode of action, but also on their specific capability to satisfy and cover the unbalance of the membrane profile. The lipidomic protocol can additionally become a tool to test the efficacy of the therapy. In fact, by controlling the erythrocyte membrane condition at start and after 4-5 months of nutraceutical supplementation, the absorption, metabolism and incorporation of the supplemented fatty acids can be controlled, thus combining the clinical observation with the analytical data. Several examples are reported in the literature on the success of nutraceutical interventions in pathological conditions 40, including dermatology. An example is given by photoprotection, which is epidemiologically related to a nutrition rich in antioxidants, therefore suggesting the antioxidant cocktail as nutraceuticals in this Cell membrane lipidomics: a tool for the nutritional/nutraceutical strategy in dermatology field, to prevent the effects of radiations and environmental toxicity on several biological processes involved in the skin aging and cancer 41. The use of compounds which prevent damages from UV radiations or other types of pollutants is intended also for the anti-aging effects. In the latter case, the supplementation with natural substances assumes a cosmetic significance, that means to ameliorate the skin aspect, and for these formulations is used the term cosmeceuticals 42. This has contributed to diffuse the concept of cosmetic effect obtained by an inside-out approach, therefore combining the application or topical treatment with the cosmeceutical supplementation. These directions have been rapidly transferred to the market, also to answer to a growing demand in the cosmetic sector and alternative medicine on the whole. This development has been so strong to induce also scepticism and criticism that there is not a solid scientific base behind the overwhelming number of formulations on the market. The scientific answer must satisfy at least two issues: i) to have objective assays to figure out the efficacy of a treatment and monitor the occurrence of changes, ii) to individuate scientifically validated protocols in order to design new formulations. Based on these issues researchers of life science disciplines can provide a strong collaboration with the related companies, to bring innovation and give the necessary validations 43. In particular, the molecular approach given by the “- o m i c” disciplines can become the driving force of a productive system based on the science knowledge and devoted to the product development in health care. The pathway indicated by the lipidomic approach can be inserted in the productive system of the nutraceutical companies, a market which is overcrowded by products among whom the consumers and the medical doctors have serious difficulties to orient themselves. As a matter of fact, using the lipidomic data, the nutraceutical strategy can be chosen to target the needs and have controlled results, therefore nutraceuticals can become a tool for personalization of the therapy, graduated according to the individual condition. Conclusions Through the example of lipidomics it has been confirmed that the multidisciplinary overview must permeate in life sciences. The basis of chemical reactivity are combined with biology and medicine in order to afford a tool for understanding a complex phenomenon, which is at the ground of health conditions, in particular as far as dermatological affections are concerned. Using the innovative dimension of lipidomics, the Physician, as well as other health care operators, will find a tool which allows to bring together molecular basis with clinical observation of the patients, for a personalized and efficient strategy of metabolic balance through nutrition and nutraceuticals. Acknowledgement Carla Ferreri wishes to thank Dr. Chryssostomos Chatgilialoglu for his continuous encouragement and longstanding collaboration. References 1. Halliwell B, Gutteridge JMC. Free Radicals in Biology and Medicine, 4th Ed.: Oxford University Press, 2007. 2. Watson AD, Lipidomics: a global approach to lipid analysis in biological systems, J Lipid Res 2006; 47:2101-2111. 3. Wenk MR, The emerging field of lipidomics. 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È possibile tuttavia ripetere il trattamento più volte senza rischi di effetti collaterali significativi. Va applicato una volta al giorno su una superficie corporea ≤ 30%: non bisognerebbe superare i 15 g/dì ed i 100 g/settimana (7). Non dovrebbe essere applicato su viso, ascelle, inguine o aree con cute sottile ed è controindicato nei pazienti con alterazioni del metabolismo del calcio (iperparatirodismo, ipoparatiroidismo, tumori paratiro idei, osteoporosi, osteomalacia ed altre malattie metaboliche dell'osso) e in pazienti con psoriasi pustolosa o eritrodermica (21). Conclusioni L’unguento con calcipotriolo/betametasone dipropionato rappresenta un notevole passo avanti nella terapia della psoriasi, in quanto è un’opzione efficace, sicura e ben tollerata, come dimostrato da ampi studi clinici controllati. La percentuale di pazienti con risposta soddisfacente è maggiore rispetto a quella ottenuta con gli altri trattamenti topici utilizzati. I pazienti sono soddisfatti, la loro condizione migliora rapidamente, con risultati significativi visibili già dopo una settimana. Tutto questo favorisce la compliance. Questo unguento, con la sua rapida azione e la sua prolungata efficacia, può eliminare rapidamente anche le lesioni piùre s i s t e n t i , come quelle localizzate a gomiti, ginocchia e gambe, motivando così i pazienti a proseguire regolarmente la terapia. Un altro fattore che aiuta l’aderenza al trattamento è la monosomministrazione giornaliera. L’ e fficacia del trattamento, dovuta all’effetto sinergico dei due composti, permette di ottenere un importante miglioramento del PASI, indipendentemente dal grado di severità della psoriasi. Negli studi clinici, i pazienti con un PASI medio di partenza di 9.5- 10.9 hanno ottenuto un miglioramento medio del PASI del 65%-74.4% in quattro settimane. Inoltre, nel 6-20% dei pazienti le lesioni si sono completamente risolte. Ad oggi l’unguento a doppia componente è il trattamento topico più efficace disponibile per la terapia della psoriasi volgare. Studi recenti forniscono un’ottima evidenza che l’unguento è sicuro e ben tollerato nell’uso ripetitivo, necessario nei periodi di trattamento prolungato. Accorpando i dati di sette studi clinici, è stata documentata la sicurezza dell’unguento, con effetti collaterali rappresentati principalmente da reazioni cutanee di bassa intensità. La proporzione di pazienti con reazioni avverse al farmaco è molto modesta e non sono stati evidenziati gli effetti collaterali tipici dei corticosteroidi. L’unguento calcipotriolo/betametasone dipropionato dovrebbe quindi essere scelto come trattamento di prima linea per la psoriasi volgare, e dovrebbe essere utilizzato, nelle fasi acute della patologia, per 4-8 settimane, così da indurre remissione completa delle lesioni. Dopo questa fase, per il controllo della malattia, la letteratura supporta due differenti schemi terapeutici: calcipotriolo in monoterapia durante la settimana e l’unguento a doppia componente nel week end (o tre volte a settimana: es. lunedìmercoledì-venerdì) oppure il solo unguento applicato una volta al dì al bisogno. Questa seconda proposta terapeutica a nostro parere presenta un vantaggio. Le più recenti raccomandazioni sottolineano infatti la possibilità di aumentare la compliance del paziente al trattamento evitando l’utilizzo di due prodotti differenti e fornendo un regime terapeutico opportunamente individualizzato. La psoriasi è una malattia cronica e generalmente richiede un trattamento a lungo termine. Il 70%-80% dei pazienti con psoriasi può essere trattato adeguatamente solo con farmaci topici, e l’unguento calcipotriolo/betametasone dipropionato può essere considerato come l’approccio terapeutico di scelta sia per indurre la remissione che nella terapia di mantenimento. Bibliografia 1. Griffiths CE, Barker JN. Pathogenesis and clinical features of psoriasis. Lancet 2007; 370:263-71. 2. Gisondi P, Girolomoni G, Sampogna F, Tabolli S, Abeni D. Prevalence of psoriatic arthritis and joint complaints in Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 73 C. Ferreri 13. Trautinger F. Mechanisms of photodamage of the skin and its functional consequences for skin ageing. Clin Exp Dermatol 2001; 26:573-577. 14. Ma W, Wlaschek M, Tantcheva-Poor I, Schneider LA, Naderi L, Razi-Wolf Z, Schüller J, Scharffetter-Kochanek K. Chronological ageing and photoageing of the fibroblasts and the dermal connective tissue. Clin Exp Dermatol 2001; 26:592-599. 28. Bohm V, Bitsch R. Intestinal Absorption of Lycopene from Different Matrices and Interactions to Other Carotenoids, the Lipid Status, and the Antioxidant Capacity of Human Plasma. Eur J Nutr 1999; 38: 118-125. 15. Podda M, Grundmann-Kollmann M. Low molecular weight antioxidants and their role in skin ageing. 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Morganti P. The photoprotective activity of nutraceuticals. Clin Dermatol 2008; 27:166-174. by Piera Fileccia To deepen the cosmetic’s knowledge For a cultural instrument, as the “Journal of Plastic Dermatology”, witness of the extent of plastic dermatology’s domain, it’s of paramount importance to deepen the cosmetic’s knowledge, that has involved dermatologists since dozens of years, initially by customers, that were looking for a special advisor on skin daily care . For this reason we began to survey, to compare, and… finally dermocosmetics became irreplaceable in dermatologic prescription. Dermatologist-cosmetologist has evolved creating a basic competence, highly estimated by cosmetic companies, that have been promoting worldwide trade with useful, well tolerated and fair quality/price ratio products. Strangely, inside the cosmetic world, one can find science and fantasy into the formula that is both pleasant and specific for physiologic mechanisms, like hydratation, aging and photo aging, skin sensitivity. Let’s open a hole in the cosmetic complexity for the ISPLAD 10th anniversary in order to learn new concepts. Keeping skin in good health is the first step to prevent cutaneous illness. The first world authority to honour us with her paper is Zoe Diana Draelos, from North Carolina, Editor in Chief of “The Journal of Cosmetic Dermatology”. She has the gift of coupling a very experienced practice with a vast amount of scientific publications in an excellent journalistic style. Since we pay special attention to skin disease and its outcome, her opinion on “cosmetic acne” is important to us, plastic dermatologists. Thank you, Zoe! Approfondire la conoscenza del dermocosmetico In uno strumento culturale, come il “ J o u rnal of Plastic Dermatology”, che vuole testimoniare la vastità ed importanza del dominio della dermatologia plastica, è importante approfondire la conoscenza del dermocosmetico, “notato” dai dermatologi qualche decennio fa, coinvolti dalle consumatrici, che volevano confrontarsi con “l’esperto della pelle” per consigli e indicazioni su “the daily care” della pelle. È per questo che abbiamo cominciato ad esaminare, paragonare, studiare, rilevare dati e di colpo... abbiamo scoperto quanto possa essere interessante il dermocosmetico, al punto da essere diventato complemento indispensabile alla prescrizione dermatologica. Il dermatologo-cosmetologo è andato oltre, creando una competenza di base, che viene sempre più considerata dalle aziende produttrici, che si stanno pro g ressivamente educando a incre m e n t a re un business mondiale con prodotti utili ed affidabili, con un corretto rapporto qualità/prezzo. Il mondo cosmetico dà spazio, paradossalmente, alla costruzione dottrinale e alla fantasia, formulando pro g ressivamente prodotti che uniscono alla gradevolezza d’uso l’interferenza con meccanismi fisiologici di base che sottendono l’idratazione, l’invecchiamento, il foto danneggiamento, la sensibilità cutanea. Apriamo, quindi, a partire dal 10° anniversario dell’ISPLAD, una finestra culturale sull’universo cosmetico, che ci istruisca su qualche concetto utile anche per l’interpretazione della malattia cutanea, forti della convinzione che mantenere la pelle sana è il primo passo per la prevenzione delle malattie. La prima opinion leader mondiale, che ci onora del suo scritto, è Zoe Diana Draelos, dermatologa americana re d a t t o re capo di “The Journal of Cosmetic Dermatology”, che ha il dono di accoppiare ad una pluridecennale esperienza una grande mole di pubblicazioni, sempre in stile asciutto, giornalistico, memorabile. Il suo pensiero su “acne cosmetica” è illuminante per noi, dermatologi plastici, sempre attenti alla cura della malattia dermatologica e al trattamento del suo esito. Grazie, Zoe! ISPLAD Cosmetology Department Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 93 Evaluating acne cosmetica Zoe Diana Draelos SU M M A R Y Evaluating acne cosmetica For all purposes, acne cosmetica is a concept of the past, which the industry has done its best to remedy. Skin care manufacturers are keenly aware of the need to test and formulate products without skin side effects. Acne cosmetica, perhaps, is a term that is no longer applicable. KEY WORDS: Acne cosmetica, comedogenic, resonance delocalization IWhatntroduction exactly does a patient mean when she states that a certain cosmetic causes her face to “breakout”? Does this mean that she experiences formation of a comedone, papule, pustule, nodule, cyst, or red rash? Sometimes it is difficult to understand exactly what is meant. Also, it is hard for the patient to establish a cause and effect relationship. From a dermatologic standpoint, the term that is still used to refer to cosmetic-related acne is “acne cosmetica”. Acne cosmetica is a concept that was developed many years ago when there was concern that cosmetics could indeed cause comedone formation. The issue of comedogenicity in relation to cosmetics arose in 1972 when Kligman and Mills described a low-grade acne characterized by closed comedones on the cheeks of women ages 20 to 25.1 Many of these women had not experienced adolescent acne. The authors proposed that substances present in cosmetic products induced the formation of closed comedones and, in some cases, a papulopustular eruption. Presently, personal conversations with Dr. Kligman indicate that he no longer believes currently marketed cosmetics cause comedone formation, yet acne related to cosmetics remains a problem. There remain lists in the literature of ingredients that supposedly cause acne, yet it is practically impossible to find formulations that possess none of these substances. The list contains some of the most effective emollients (octyl stearate, isocetyl stearate), detergents (sodium lauryl sulfate), occlusive moisturizers (mineral oil, petrolatum, sesame oil, cocoa butter) and emulsifiers found in the cosmetic industry.2 A product line that avoided all of these substances would not perform well on the skin and would possess low cosmetic acceptability. There are many myths regarding cosmetics and cosmeceuticals and the acne that they may or may not cause. It is worthwhile examining these myths to determine where the medical truth lies. do not produce acne if labeled noncomedongenic Cosmeceuticals and nonacnegenic Similar to hypoallergenic, noncomedogenic and nonacnegenic are marketing claims carrying no implied regulation. They were developed to create a new consumer image for cosmetic lines designed to minimize acne. In order to make the claim noncomedogenic, rabbit ear or human comedogenicity testing should be undertaken. Both the animal and the human model are based on the presence of new comedone formation after the exposure of skin to the finished cosmetic. Human testing is considered to be more accurate, but the results are highly dependent on the skill of the contract testing laboratory. Acnegenic claims are based Clinical Dermatology Center High Point, North Carolina, USA. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 95 Z. D. Draelos on human use testing and the evaluation of volunteer subjects following product use for an increase in the presence of acne. Many manufacturers, however, make noncomedogenic and nonacnegenic claims based on the safety profiles of the individual ingredients in the formulation. This is inaccurate. Noncomedogenic and nonacnegenic claims should be made based on clinical testing of the finished formulation. The dermatologist should still consider all products labeled noncomedogenic or nonacnegenic as problematic. oil is comedogenic Mineral Mineral oil is one of the most common ingredients in skin care products and colored cosmetics. It is a light weight inexpensive oil that is odorless and tasteless. One of the common concerns regarding the use of mineral oil is its presence on several lists of comedogenic substances. These comedogenic lists were developed many years ago, yet remain frequently quoted in the dermatologic literature. There are several important points to consider. First, there are different grades of mineral oil. There is industrial grade mineral oil, which is used as a machine lubricant that is not of the purity required for skin application. Cosmetic grade mineral oil is the purist form without contaminants. Industrial grade mineral oil may be comedogenic, but cosmetic grade mineral oil is not. Quality manufacturers only purchase quality products from quality suppliers who guarantee the quality of the materials they provide. I personally believe that cosmetic grade mineral oil is noncomedogenic and I have never found it to be comedogenic in any of the testing I have performed for the skin care industry. produce acne Sunscreens Many patients note the occurrence of "break outs" following the use of sunscreens. These patients typically present with perifollicular papules and pustules in a random distribution over the face. This eruption appears within 24 to 48 hours after wearing a facial suns c reen. I have not performed biopsies on patients who develop this problem, but I would like to put forth a hypothesis based on my knowledge of how sunscreens function. 96 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Most of the sunscreens on the market today are based primarily on UVB absorbing ingredients, such as octylmethoxycinnamate, oxybenzone, homosalate, etc. Many also have UVA absorbing ingredients, such as avobenzone, titanium dioxide, or zinc oxide, as secondary sunscreens. All of the UVB sunscreens and avobenzone function by transforming ultraviolet radiation to heat energy through a process known as resonance delocalization. This heat energy is appreciated by many patients who will state that they do not like wearing sunscreens, since the gels or lotions make them feel hot. In some patients, I believe that the increased sweating induced by the sunscreens accompanied by the warm sunny weather cause increased activity by the eccrine glands. This may cause miliaria rubra that may be magnified by the occlusive nature of the water resistant, rub proof product. Thus, I believe that much of the problem with sunscreen induced break out is the formation of papules or pustules around the eccrine duct ostia without the sebaceous gland involvement that characterizes true acne. can be reduced with glycolic acid peels Pore size Glycolic acid is a water-soluble chemical exfoliant. It cannot enter the oily mileu of the pore and thus does not exfoliate within the pore. Glycolic acid may improve the smoothness of the skin surface creating the illusion of reduced pore size, but it cannot measurably reduce pore size. As a matter of fact, there is no cosmeceutical ingredient that can measurably reduce pore size. Salicylic acid is an oil-soluble chemical exfoliant that can remove debris from the pore creating the appearance of skin smoothness, but it too cannot measurably reduce pore size. It is important to distinguish between real pore size reduction and an improved cosmetic appearance. skin care regimen of multiple cleansers, A complex moisturizers, and ancillary skin care products is necessary for clear skin There are many different approaches to skin care. There is the no nonsense bar of soap and water twice daily approach and the Evaluating acne cosmetica 20-step skin care routine approach. Which is better? I am not sure I know the answer. In Japan, skin care is a complex ritual of multiple cleansers, toners, and moisturizers. The Japanese also feel that they have the most sensitive skin of all races and the incidence of atopic dermatitis is dramatically rising in their country. Is this due to the use of extensive skin care products? I also do not know the answer to this question. But, there is no doubt that the more the skin is manipulated, the more opportunity for problems to arise. Perhaps the old adage of everything is moderation is the best advice, even when it comes to skin care. after the age of 30 in women are rare and will Acne breakouts benefit from special skin care Acne after age 30 is actually becoming more and more common in women. The cause of this trend is not totally known, but appears to be related to fluctuating hormones and the onset of premenopause and perimenopause. This supposition is based on the observation that the acne is not characterized by open and closed comedones, but rather inflammatory papules and pustules. Since these lesions are deep seated within the lower epidermis and dermis, it is not possible for special skin care routines to have a dramatic effect. Thus, the use of oral antibiotics and hormonal therapies, such as birth control pills or estrogen replacement therapy, are the best options for acne control. Cosmetics and skin care products have little effect on this type of acne. Probably many mature patients mistake this cyclical hormonal acne for acne related to cosmetic product use. References 1. Kligman AM, Mills OH. Acne cosmetica. Arch Dermatol 1972; 106:843 2 Fulton JE, Pay SR, Fulton JE: Comedogenicity of current therapeutic products, cosmetics, and ingredients in the rabbit ear. J Am Acad Dermatol 1984; 10:96-105 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 97 Bled, Slovenija 27-28 March 2009 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology” Rome, March 27-29, 2009 Program & Abstracts Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 1st International Meeting “High Technology in Dermatology” Roma, 27-28-29 Marzo 2009 Il termine “alta tecnologia” compare per la prima volta, citato nel New York Times negli anni ’50, in riferimento allo sviluppo delle ricerche sull’energia atomica in Europa. Con “high tech” o “high technology” si indica la tecnologia più avanzata in un certo momento. Il termine non appartiene agli oggetti, ma indica la continua evoluzione delle conoscenze di base nel tempo. Ecco perché ISPLAD ha deciso di organizzare il 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”. È necessario confrontare e aggiornare le proprie conoscenze su come la tecnologia, sia nel corpo teorico che nello sviluppo e produzione strumentale, abbia fatto progredire le conoscenze della nostra disciplina, nella scienza, ma anche e soprattutto, nella diagnostica e terapia. Oltre ad essere una vetrina delle novità cosmetiche e strumentali, operative e diagnostiche, l’incontro si propone di fornire al medico approfondimenti con leader nazionali ed internazionali, nel confronto e nella condivisione dei differenti know-how, da cui possano scaturire nuove indicazioni e protocolli d’uso, per arricchire le conoscenze di coloro che utilizzano le tecnologie nella pratica quotidiana. Tutto questo, nello spirito dell’ISPLAD, che ha sempre creduto e si è sempre impegnata a fornire con i suoi corsi un aggiornamento attivo, che permetta un’applicazione quotidiana di miglior livello. Ci auguriamo che questo incontro possa diventare negli anni un appuntamento costante, tutto dedicato all’innovazione teorica e pratica. The term “high technology” first appeared in the New York Times in the 1950’s in reference to developments in atomic energy research in Europe. The terms “high tech” or “high technology” refer to a more advanced state of technological development at a certain point in time. The terms do not limit themselves to any objects in particular, but rather, refer to the continuous evolution of basic knowledge throughout time. And that’s precisely why ISPLAD has decided to organize the 1st International Meeting on “High Technology in Dermatology” in March 2009. It is necessary to confront and acknowledge the mannerisms in which technology, both theoretically and instrumentally, has contributed to the scientific, diagnostic and therapeutic advancement of our discipline. In addition to being an exhibition of the latest cosmetic, instrumental, operative, and diagnostic developments, this meeting will provide participants with an opportunity to deepen their existing knowledge thanks to precious input from international opinion leaders. It is expected that the comparison and sharing of different knowhow will give rise to novel information and protocols of use. In this way, we will enrich those who utilize technology in their daily practices. All this, in the spirit of ISPLAD, whose belief and commitment has always been to provide, through inter-active update sessions, a tool for a daily performance of a better level. I do hope that our next meeting will evolve into a regular event that is dedicated to theoretical and practical innovation. . President of ISPLAD Antonino Di Pietro ISPLAD National Laser Department Ivano Luppino, Elisabetta Perosino, Marina Romagnoli, Giuseppe Scarcella 1st International Meeting “High Technology in Dermatology” Roma, 27-28-29 Marzo 2009 Venerdì 27 Marzo 2009 ore 10.00-13.00 • Iscrizione ai simposi per le due giornate • Registrazione al 1st International Meeting “High Technology in Dermatology” Sala Modulo II (Sala Plenaria) ore 14.00 Apertura del Meeting e Saluto delle Autorità ai Partecipanti Presidente del Meeting: Elisabetta Perosino (Italia) Presidente ISPLAD: Antonino Di Pietro (Italia) Segreteria scientifica dell'evento: Ornella De Pità (Italia), Ivano Luppino (Italia), Marina Romagnoli (Italia), Giuseppe Scarcella (Italia) Sessione 1 Moderatori: Pietro Cappugi (Italia), Aurora Parodi (Italia), Corinna Rigoni (Italia), Alfredo Rossi (Italia) ore 14.30 La dermoscopia tra mito e realtà Giuseppe Argenziano Medico Chirurgo Dermatologo. Ricercatore confermato Dipartimento Dermatologia Seconda Università di Napoli, Italia La relazione sarà incentrata sull'utilizzo della demoscopia come ausilio per la diagnosi clinica dei tumori cutanei benigni e maligni. Dopo circa 20 anni da quando questa tecnica è stata inserita nell'attività dei clinici di tutto il mondo, oggi possiamo meglio valutare i suoi pregi ma anche i suoi difetti; le indicazioni per le quali la dermoscopia migliora la diagnosi e i miti che, invece, devono essere sfatati. The dermoscopia between myth and reality The report will focus on using demoscopic survey as an aid to clinical diagnosis of benign and malignant skin tumors. After about 20 years since this technique was included in clinical trials worldwide, today we can better evaluate its merits but also its shortcomings, the indications for which the dermoscopic improves the diagnosis and myths which, must be dispelled. ore 14.50 Ricostruzione in vitro di tessuti umani da utilizzare nella pratica clinica: le basi biologiche Giovanni Abatangelo Medico Chirurgo Patologia Clinica (Laboratorio di analisi chimico-cliniche e microbiologia). Dipartimento di Istologia, Facoltà di Medicina Università di Padova, Italia I grandi progressi ottenuti nel campo della biologia cellulare e molecolare permettono di isolare, espandere e manipolare in laboratorio la quasi totalità delle cellule umane. Tuttavia, l’utilizzo di queste colture cellulari a scopo terapeutico è limitato da vari fattori di ordine sia clinico sia biologico. In particolare, lo specialista deve essere in grado di manipolare ed applicare in modo adeguato il trapianto cellulare sul paziente, mentre la struttura ricostruita in vitro deve possedere caratteristiche simili al tessuto/organo di partenza per sostituire in maniera fisiologicamente efficiente il distretto lesionato. Journal of Plastic Dermatology 2008; 4, 1 103 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 L’ingegneria tissutale è una nuova branca della scienza biomedica che si prefigge, con il concorso e le competenze di varie discipline, come Fisica, Chimica, Biologia ed Ingegneria, di ricostruire in vitro tessuti o parti di organo. Uno dei principi fondamentali di questa nuova frontiera biomedica è basato sulla constatazione che le cellule coltivate in vitro, per potersi sviluppare in senso tridimensionale, necessitano di particolari supporti con spiccate caratteristiche di biocompatibilità. Difatti, se coltivate su normali piastre di coltura, le cellule riescono a crescere soltanto in senso bidimensionale, arrestandosi alla confluenza. Per favorire lo sviluppo delle cellule, spesso isolate da piccoli prelievi bioptici, sono stati messi a punto vari tipi di supporti biocompatibili in grado di permettere l’adesione, la crescita ed il differenziamento delle cellule. Attualmente è possibile raggruppare i vari tipi di biomateriali in tre ampie categorie: i biomateriali naturali (collagene, fibrina, GAGs, ecc.), i biomateriali sintetici (PLA; PGA; P T F E, ecc…) ed i biomateriali semisintetici (esteri dell’acido ialuronico). In particolare alcuni derivati dell’acido ialuronico, come gli esteri benzilici, hanno dimostrato di possedere quelle caratteristiche fondamentali adatte in ambito clinico, come la tollerabilità, la biocompatibilità e la degradabilità associate anche ad un effetto biologico intrinseco allo stesso polimero. L’aggiunta delle cellule ad alcune particolari configurazioni chimico-fisiche di questi polimeri ha permesso di ottenere la ricostruzione in laboratorio di vari tessuti, come l’epidermide, il derma, la cartilagine. Una volta trapiantati, questi tessuti si integrano nell’organismo ricevente e, mentre l’attecchimento si consolida nel tempo, il biomateriale viene riassorbito senza dar luogo a fenomeni di reattività. Le incoraggianti scoperte di questi ultimi decenni nel campo della biologia e dei materiali fanno ben sperare nella graduale possibilità di ricostruire sempre più tessuti e interi organi da utilizzare nella chirurgia dei trapianti. In vitro reconstruction of human tissues for use in clinical practice: the biological basis The great progresses obtained in the field of cellular and molecular biology allow to isolate, expand and manipulate in the laboratory almost all human cells. However, the use of these cell cultures for therapeutic purposes is limited by several factors, both clinical and biological. In particular, the specialist must be able to manipulate and apply adequately cell transplant on the patient, while the in vitro rebuilt structure must possess characteristics similar to the starting tissue/organ in order to physiologically efficiently replace the damaged area. Tissue engineering is a new branch of biomedical science that seeks, with the assistance and expertise from various other disciplines such as physics, chemistry, biology and engineering, to reconstruct in vitro tissue or body parts. One of the fundamental principles of this new biomedical frontier is based on the finding that cells grown in vitro, in order to develop into a three-dimensional effect, requires special scaffolds with strong biocompatibility characteristics. As a matter of facts, when grown on standard culture plates, the cells can grow only in a two-dimensional sense, stopping at the confluence. To promote the development of cells, often isolated from small biopsy samples, various types of bio-media have been developed allowing the adhesion, growth and differentiation of cells. Currently, you can group the different kinds of biomaterials into three broad categories: natural biomaterials (collagen, fibrin, GAGs, etc...), synthetic biomaterials (PLA, PGA, PTFE, etc...) and the semi synthetic biomaterials (esters of hyaluronic acid). In particular, some derivatives of hyaluronic acid, such as benzyl esters, have proved to have those basic characteristics suitable in clinical studies such as tolerability, biocompatibility and degradation also associated to the intrinsic biological effect of the same polymer. The addition of cells to specific physico-chemical configurations of these polymers made it possible to obtain the reconstruction in laboratory of various tissues, such as epidermis, dermis, cartilage. Once transplanted, these tissues are integrated into the host organism and, while rooting is consolidated over the time, the biomaterial is absorbed without giving rise to reactivity phenomena. The encouraging findings in recent decades in the field of biology and materials let us hope in the gradual possibility to reconstruct tissues and whole organs to be used in transplant surgery. ore 15.10 Applicazioni della terapia fotodinamica nel trattamento di infezioni da batteri antibioticoresistenti Giulio Jori Biologo. Professore Associato di Biofisica e Biologia Molecolare, Dipartimento di Biologia, Università di Padova, Italia La sintesi di derivati porfirinici, caratterizzati da proprietà anfifiliche conseguenti all’inserimento nel loro macrociclo tetrapirrolico di gruppi funzionali cationici opportunamente selezionati, ha consentito di estendere il campo di utilizzazione della terapia fotodinamica (PDT) al trattamento di infezioni di origine microbica. In particolare, alcune tetra-N-alchil-piridin-porfirine sono risultate in grado di indurre una estesa (> 5 log) diminuzione nella sopravvivenza di un ampio spettro di agenti patogeni, tra cui batteri Gram-positivi, batteri Gram-negativi, funghi, micoplasmi e protozoi parassitici allo stato sia di cisti che di trofozoiti. 104 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 L’azione fotosensibilizzatrice di queste porfirine si esplica in condizioni sperimentali particolarmente blande, come brevi tempi di incubazione e di irradiamento, basse velocità di fluenza ed uso di lunghezze d’onda nella regione rossa dello spettro visibile (600-700 nm), che sono dotate di buon potere di penetrazione nella maggior parte dei tessuti biologici. La PDT antimicrobica presenta una serie di caratteristiche particolarmente favorevoli: 1. un’elevata selettività d’azione nei confronti dei patogeni rispetto ai principali costituenti dei tessuti ospiti; 2. un ampio spettro d’azione, che consente un’efficace azione terapeutica anche nei confronti di infezioni originate da una flora microbica mista; 3. la capacità di indurre la mortalità di ceppi batterici e fungini sia selvaggi che caratterizzati da antibiotico-resistenza (per esempio, Staphylococcus aureus, MRSA); 4. l’induzione della morte cellulare attraverso un processo multi-bersaglio, coinvolgente un ampio numero di proteine e lipidi insaturi, con conseguente impossibilità per la cellula microbica di sviluppare processi di riparo e quindi non selezione di ceppi fotoresistenti; 5. l’azione fotosensibilizzatrice focalizzata a livello della membrana citoplasmatica senza coinvolgimento del materiale genetico, con conseguente minima probabilità di stimolare processi di mutagenicità. L’efficacia e la potenzialità della PDT antimicrobica è stata studiata in dettaglio su modelli animali, come pure su cani affetti da infezioni spontanee da batteri Gram-positivi e Gram-negativi, in collaborazione con il Dipartimento di Patologia Veterinaria dell’Università di Padova. Tutte le lesioni infette erano state trattate con antibiotici secondo protocolli tradizionali ed erano cronicizzate. I risultati ottenuti sono stati altamente significativi, in quanto in ogni caso si è ottenuta un’elevata diminuzione della popolazione batterica e rimarginazione della ferita. Questa tecnica è attualmente in fase di sperimentazione clinica per il trattamento di ulcere croniche attraverso la sterilizzazione della lesione e la stimolazione della crescita di cheratinociti e fibroblasti nei distretti cutanei perilesionali. Applications of photodynamic therapy in the treatment of infections by antibiotic-resistant bacteria The synthesis of porphyrin derivatives, characterized by amphyfilic property resulting from the inclusion in their tetrapyrrolic macrocycles of cationic functional groups selected, allowed to extend the use of photodynamic therapy (PDT) to treat infections of microbial origin. In particular, some tetra-N-alkyl-pyridine-porphyrins were able to induce a large (> 5 log) reduction in the survival of a broad spectrum of pathogens, including Gram-positive bacteria, Gram-negative bacteria, fungi, parasitic protozoa and mycoplasma at the status of both cysts and trophozoites. The photosensitization activity of these porphyrins is expressed in very mild experimental conditions, such as shorter incubation and irradiation times, low fluence rates and use of wavelengths in the red area of the visible spectrum (600-700 nm), which have a good power of penetration in most biological tissues. The antimicrobial PDT presents a number of favorable characteristics: a) a high selectivity of action against pathogenic agents compared to the main constituents of host tissues; b) a broad spectrum of action, which allows an effective therapeutic action even against infections caused by a mixed microbial flora; c) ability on inducing mortality of bacterial and fungal strains both wild or characterized by antibiotic resistance (eg, Staphylococcus aureus, MRSA); d) induced cell death through a multi-target process, involving a large number of protein and unsaturated lipids, with consequent inability of the cell to develop microbial repair processes and therefore a no selection of photoresistant strains; e) the photosensitizing action focused at the level of the cytoplasmic membrane without involvement of the genetic material, resulting in minimum probability of stimulating mutagenicity processes. The efficacy and potential of antimicrobial PDT has been studied in detail in animal models, as well as on dogs suffering from spontaneous infections by Gram-positive and Gram-negative bacteria, in collaboration with the Department of Veterinary Pathology, of University of Padua. All infected lesions were treated with antibiotics according to traditional protocols and were persistent. The results obtained were highly significant, because in every case a high reduction of bacterial population and wound healing was obtained. This technique is currently undergoing clinical trials for the treatment of chronic ulcers through sterilization of the lesion and the stimulation of growth of keratinocytes and skin fibroblasts in the perilesional cutaneous area. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 105 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 ore 15.30 Terapia fotodinamica Miguel Sanchez Viera Medico Chirurgo Dermatologo. Direttore del Centro di Dermatologia, Cosmetologia e Laser Centroderm – Madrid, Spagna La terapia fotodinamica è considerata una terapia innovativa in campo dermatologico. Molte le indicazioni: dalle precancerosi ai tumori cutanei non melanoma e non solo, interessante gli studi come adiuvante su cute perilesionale pre o post trattamento, nel controllo dei margini come supporto nella chirurgia dermatologica, ed inoltre il suo uso nel trattamento dell’aging ed in particolar modo del photoaging. Viene attualmente studiata la sua efficacia in altre condizioni patologiche dermatologiche come la malattia di Paget, il Pemphigo Familiare Benigno ed il Lichen Scleroso Vulvare. Photodynamic Therapy Photo Dynamic Therapy (PDT) has become one of the most universally recognized new treatments in the field of Dermatology. Non melanoma skin cancer and precancer are now main indications but not the only ones. Treatment of perilesional skin before and/or after skin cancer, as a neo or coadjuvant therapy, is a new and promising indication. Antiaging treatment in cases of sun damaged skin is another well known application of PDT. In addition, PDT has shown to be useful to define tumor margins as a Photodynamic Diagnose as a help for surgery. Other conditions that has shown benefit of PDT, as Paget Disease, Benign Familiar Pemphigus or Vulvar Lichen Sclerosus will be reviewed. ore 15.50 Cosmetovigilanza e sorveglianza sui prodotti cosmetici Marcella Marletta Dirigente di II fascia del Ministero della Salute e delle Politiche Sociali – Roma, Italia 1. Sicurezza dei cosmetici Il Ministero ha istituito, a tutela della salute dei consumatori, un sistema di sorveglianza e vigilanza dei cosmetici che consente di monitorare gli effetti indesiderati legati all’uso dei prodotti. Il sistema permette a tutti di utilizzare prodotti cosmetici più sicuri. I prodotti cosmetici dovrebbero, infatti, essere fabbricati, manipolati, confezionati e venduti in modo tale da non causare danni alla salute umana se applicati nelle normali o ragionevolmente prevedibili condizioni d’uso, tenuto conto in particolare della presentazione del prodotto, dell’etichettatura, delle eventuali istruzioni per l’uso e per l’eliminazione (Legge 11 ottobre 1986, n. 713 art. 7). Al Ministero compete preliminarmente la valutazione della conformità dei prodotti cosmetici alle direttive comunitarie e un’eventuale analisi dei rischi correlati ai prodotti cosmetici, mediante la valutazione delle etichette dei prodotti, degli ingredienti, delle eventuali istruzioni per l’uso e delle avvertenze e mediante la verifica del rispetto delle indicazioni della recente normativa comunitaria (direttiva 2003/15/CEE). Il Ministero interviene anche nel caso in cui, durante il corretto utilizzo di un prodotto cosmetico, si verifichino eventi dannosi per la salute umana. La valutazione del rischio è determinata dalla diversa incidenza e frequenza di tali eventi. La normativa comunitaria non contempla l’obbligo di segnalazione all’autorità nazionale competente degli eventi avversi verificatisi in condizioni di corretto utilizzo dei prodotti cosmetici ma la segnalazione di effetti indesiderati può avvenire da parte di chiunque ne sia venuto a conoscenza, sia il medico che direttamente il consumatore. La comunicazione può essere inviata a: Ministero del Lavoro, della Salute e delle politiche sociali, Direzione generale dei farmaci e dei dispositivi medici Ufficio VII. L’incidenza delle segnalazioni inviate al Ministero, relative a prodotti cosmetici, è in costante aumento. L'Unione europea (UE) ha invece istituito un sistema di allarme rapido per i prodotti non alimentari, tra cui rientrano anche i cosmetici, che presentino un rischio grave per la salute pubblica (RAPEX). Il sistema prevede la segnalazione del rischio da parte degli Stati membri alla Commissione e contempla disposizioni che consentono di ritirare dal mercato i prodotti che possono minacciare la salute e la sicurezza dei consumatori. Attualmente non risultano registrati dati sufficienti per valutare la frequenza di eventi avversi correlati con l’utilizzo dei cosmetici. Sebbene l’utilizzo di cosmetici sia in costante aumento ed il numero di prodotti e di sostanze utilizzate sia veramente elevato, non risulta una corrispondente incidenza di reazioni avverse. Il nuovo Regolamento Europeo sui prodotti cosmetici prevederà l’obbligo di segnalazione di eventi avversi gravi e i dermatologi che, nell’esercizio della propria attività, verranno a conoscenza di eventi avversi gravi causati da prodotti cosmetici potranno comunicare e segnalare alle autorità tali eventi. Cosmetovigilance and surveillance on Cosmetics 1. Safety of Cosmetics The Italian Ministry of Health has, for the consumer health protection, set up a system for the surveillance and vigilance 106 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 of cosmetic products to monitor side effects linked to their use. The system aims to let everyone use safer cosmetic products. Cosmetic products should, in fact, be manufactured, handled, packaged and sold in a manner that will not cause harm to human health when applied under normal or reasonably foreseeable conditions of use, particularly in regard to the presentation of the product, labeling, instructions for its correct use and for its disposal (Law 11 October 1986, n. 713 art. 7). The Ministry is held responsible for the preliminary assessment of the conformity of cosmetic products to EU directives and likely an analysis of risks related to cosmetic products, through the evaluation of product labels, ingredients, any instruction of use cautions or warnings, and the compliance with directions issued by of recent EC legislation (Directive 2003/15/EC). The Department also intervenes in cases where, during the proper use of a cosmetic product, adverse events for human health occur. The risk assessment is determined by the different incidence and frequency of such events. The legislation does not include a compulsory report to the competent national authority for the adverse reaction occurred in conditions of correct use of cosmetics, the reporting of side effects can be filed by who came to know about it either the doctor or directly the consumer. The notice must be submitted to: Ministry of Labour, Health and Social Policies, General Manager of Medicines and Medical Devices Office VII. The incidence of reports sent to the Ministry, relating to cosmetic products is steadily increasing. The European Union (EU) has established a rapid alert system for non-food products, which amongst other include cosmetics, which present a serious risk for the public health (RAPEX). The system foresees the reporting of risk by the Member States to the Commission and includes provisions for the withdrawal from the market of the products that may threaten the health and safety. Currently there are no sufficient recorded data to assess the frequency of adverse reactions associated with the use of cosmetics. Although the use of cosmetics is steadily increasing and the number of products and substances used is really high, it does not appear a corresponding incidence of adverse reactions. The new European Regulation on cosmetic products will include the mandatory reporting of serious adverse events and dermatologists that, in the daily practice, will hear of serious adverse events caused by cosmetic products may report to the authorities such events. ore 16.10 Discussione ore 16.30 Pausa ore 17.00-17.30 Registrazione ai SIMPOSI Sessione 2 – Sala Tarragona ore 17.30-18.30 IN PARALLELO SIMPOSIO – Glytone: ricerca, etica …. innovazione. Una nuova proposta nei trattamenti dermoplastici antiaging Moderatore: Antonino Di Pietro, Italia Delia Colombo Medico Chirurgo Dermatologo. Milano, Italia Elisabetta Perosino Medico Chirurgo Dermatologo. Roma, Italia La dermatologia plastica negli ultimi anni ha raggiunto un’evoluzione molto significativa. Alla base di questa crescita sono identificabili due fattori “chiave”: 1. maggiore attenzione dei pazienti al proprio aspetto fisico; 2. maggiore interesse da parte della classe dermatologica all’utilizzo di metodologie innovative nel trattamento di inestetismi cutanei. In questo contesto verranno presentate nuove formulazioni clinicamente testate e documentate che si avvalgono di una galenica innovativa. I peeling a base di acido glicolico sono stati formulati per rispondere, mediante uno schema terapeutico a concentrazioni crescenti di acido glicolico, agli inestetismi cutanei del viso, di cui l’eliodermia rappresenta un modello sperimentale ideale. Lo studio ha confermato l’elevata tollerabilità del trattamento, che beneficia anche di prodotti complementari appositamente studiati. I filler, a base di acido ialuronico, sono il risultato di un approccio etico al problema delle rughe superficiali e profonde, basato sul rigore farmaceutico e sulla ricerca sperimentale. Tutti i filler Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 107 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 sono coperti da un brevetto che garantisce un’elevata permanenza della correzione grazie all’azione meccanica del gel ed alla stimolazione del metabolismo epidermico e dermico; oltre ad un significativo effetto anti-ossidante. Glytone: research, ethics …. innovation. A new proposal in dermoplastic antiaging treatments Plastic Dermatology has in recent years reached a very significant evolution. Underlying this growth two “key” factors can be identified: 1. patient’s greater attention to their physical appearance; 2. increasing interest from the dermatological class in the use of innovative methods in treating skin blemishes. In this context new formulations clinically tested and documented using innovative galenic will be presented. Peelings based on glycolic acid have been formulated to cover, through a therapeutic scheme at increasing concentrations of glycolic acid, facial skin imperfections, of which helioderm represents the ideal experimental model. The study confirms the high tolerability of the treatment, which also benefits from complementary products designed. The filler, based on hyaluronic acid, are the result of an ethical approach to the problem of surface wrinkles and deep, based on strict pharmaceutical and experimental research. All fillers are covered by a patent that provides for high permanence of the correction due to the mechanics of the gel and the stimulation of epidermal and dermal metabolism, as well as a significant anti-oxidant. Sessione 3 – Sala Cesarea ore 17.30-18.30 IN PARALLELO SIMPOSIO – Le nuove frontiere della nutriceutica in dermatologia plastica Moderatore: Maria Bucci, Italia Pier Antonio Bacci Medico Chirurgo. Docente di Chirurgia Estetica, Dipartimento Scuola di Chirurgia, Università di Siena, Italia Andrea Fratter Docente in Cosmetologia, Master di Medicina Estetica – Pavia, Italia Temi trattati: – ruolo delle proteine ad alto valore biologico “high absorption”; – sinergie antiossidanti e trofismo connettivo dermico, vascolare ed oculare; – ripristino del corredo lipidico epicutaneo e modulazione della reologia del sangue; Gli autori illustreranno le più recenti acquisizioni scientifiche sulle sostanze in grado di favorire i processi fisiologici ed il ripristino dell’integrità dei tessuti connettivi con particolare riferimento ai distretti dermo-epidermico, muscolare e vascolare. Verranno illustrati i razionali farmacologici e biochimici delle sostanze ad attività enzimatica, secretagoga e scavenger delle forme radicaliche, verranno individuate le sinergie in grado di promuovere il trofismo dermo-epidermico ed il ripristino del tessuto vascolare. Verrà enfatizzato il ruolo dell’integrazione proteica ad alto valore biologico con una nuova tecnologia ad “elevato assorbimento enterico” nella prevenzione dell’aging cutaneo associato al “sagging” del tessuto connettivo dermico e muscolare e la loro associazione con acidi grassi polinsaturi e sostanze di supporto al trofismo vascolare; tali preparati saranno inquadrati in un protocollo propedeutico per migliorare i risultati clinici raggiungibili con le pratiche di Medicina e Chirurgia Estetica quali i peeling chimici, i filler dermici e gli interventi di chirurgia plastica. Gli interventi saranno illustrati osservando una scrupolosa adesione alla più recente letteratura scientifica internazionale indicizzata. New frontiers of nutriceutical in plastic dermatology Topics discussed: – the role of protein with high biological value “high absorption”; – antioxidants synergies and dermal connective, vascular and ocular trophism; – restoration of epicutaneous lipid film and modulation of blood rheology; The authors explain the latest scientific findings on substances that facilitate the physiological processes and restore the integrity of connective tissue with reference to dermo-epidermal, muscular and vascular areas. They will discuss the pharmacological and biochemical rationales of substances with enzymatic activity, secretagogue and scavenger of radical forms, identified will also be those synergies able to promote the dermo-epidermal trophism and the restoration of vascular tissue. Emphasized will also be the role of proteic integration at high bio- 108 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 logical value with a new technology at “high enteric absorption” in preventing skin aging associated with “sagging” of the dermal connective tissue and muscles and their association with polyunsaturated fatty acids and substances of support to vascular trophism, these preparations will be included in a preliminary protocol to improve the clinical results achievable with the practice of Medicine and Aesthetic Surgery, such as chemical peeling, skin fillers and plastic surgery. The interventions will be presented in full respect and following the most recent indexed international literature. Sessione 4 – Sala Modulo I ore 17.30-18.30 IN PARALLELO SIMPOSIO – Radiofrequenza iperpulsata: nuove prospettive in dermatologia plastica Moderatore: Francesco Mazzarella, Italia Giuseppe Scarcella Medico Chirurgo Dermatologo. Specialista Ambulatoriale ASL 20 di Verona, Ospedale S. Bonifacio – Verona, Italia Negli ultimi anni si è parlato molto della Radiofrequenza impiegata per i trattamenti di ringiovanimento cutaneo, e questo argomento ha riscosso molto interesse nei Dermatologi Plastici, nei Pazienti e nelle Industrie del settore. In questo workshop si parlerà di un’apparecchiatura iperpulsata a Radiofrequenza di 2,0 MHz impiegata per il trattamento di ringiovanimento del volto e di altri distretti cutanei ed in particolare verrà esposta la mia esperienza nell’utilizzo della metodica, e più specificatamente di questo strumento, in modalità bipolare e monopolare per il trattamento dell’aging e rilassamento del volto-collo e per il trattamento della PEFS. Hyper-Pulsed Radio-Frequency: new chances in Plastic Dermatology In the last years the Radio-Frequency was widely utilized for the rejuvenation and the skin-tightening, so this kind of application became very interesting for many Plastic Dermatologist, Patients and Industries. In this Workshop I’ll expose my experience on utilizing an Hyper- Pulsed Radio-Frequency device of 2.0 MHz, in “non ablative” mono-polar and bi-polar modality, for the treatment of rejuvenation and skin-tightening of the face, neck and other body areas. ore 18.30-19.00 Registrazione ai SIMPOSI Sessione 5 – Sala Tarragona ore 19.00-20.00 IN PARALLELO SIMPOSIO – Le nuove frontiere dei trattamenti frazionati di ringiovanimento cutaneo: d a l minimamente ablativo con laser CO2 al non ablativo con tecnologia Multilayer e Multiplex Giovanni Cannarozzo Medico Chirurgo Dermatologo. Professore dalla Scuola di Specializzazione, Dipartimento Università Clinica Dermatologia di Firenze. Segretario SILD – Firenze, Italia Grazia Primavera Medico Chirurgo Dermatologo. Dirigente Medico I Livello Dipartimento di Dermocosmetologia e Fisiopatologa Cutanea IDI – IRCSS – Roma, Italia Andreas Roumbas Medico Chirurgo Dermatologo. Professore della Minsk Bielorussia Medical University. Membro esecutivo della Walt (Associazione Mondiale di laser terapia) e Membro esecutivo della Wala (Il Mondo Accademia delle applicazioni laser) – Limassol, Cipro Il resurfacing ablativo con sorgenti a CO2 rappresenta il gold-standard nel trattamento del photoaging del volto. A questa metodica sono comunque associati tempi di guarigione prolungati, eritema persistente, pigmentazioni post-infiammatorie e complicanze infettive. D’altra parte il miglioramento clinico ottenuto, dovuto all’ablazione, alla contrazione ed al ritensionamento delle fibre collagene del derma ed al rimodellamento che si verifica durante la guarigione (neocollagenogenesi), ha indirizzato la ricerca verso metodiche e tecnologie in grado di ottenere risultati simili riducendo al tempo stesso Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 109 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 il down-time e gli effetti collaterali. Il laser CO2 frazionale trova quindi la sua collocazione nel trattamento di pazienti che presentano fotodanneggiamento di vario grado, che possono essere migliorati con ridotti tempi di guarigione a fronte di una parziale ristrutturazione dell'epidermide e del derma con effetti collaterali ridotti rispetto al resurfacing tradizionale. L'applicazione di una nuova tecnologia allo scanner consente di ottenere delle microzone di danneggiamento termico circondate da tessuto sano. Alla potenza espressa in watt e alla durata dell'impulso espressa in ms si aggiunge in tal modo un terzo parametro operativo che è la distanza fra una microzona di danneggiamento e l'altra. Variabile è il diametro dello spot utilizzato. La profondità raggiunta in corrispondenza di ogni singolo punto può arrivare a 150-250 micron. Si forma in tal modo una colonna termica che diffonde calore alle zone circostanti provocando shrinkage immediato e denaturazione del collagene con successiva neocollagenogenesi. Appare evidente che le numerose combinazioni possibili fra i parametri operativi sopra citati consentono di ottenere effetti diversi e di trattare quindi vari aspetti del fotoinvecchiamento. La versatilità del sistema ci spinge a ricercare risultati anche nel trattamento delle cicatrici post-acneiche. Recenti studi istologici documentano la velocità di riparazione epidermica con chiusura dei punti di penetrazione nel giro di 24-48 ore con normalizzazione in 7 giorni. Studi immunoistochimici documentano come il danno termico mirato possa influenzare i fattori che regolano i processi fibrogenetici e quindi la formazione di nuovo collagene. La riepitelizzazione in seconda giornata con ripristino della barriera epidermica consente ai pazienti un rapido ritorno alle normali attività. Il nuovo resurfacing frazionale affiancato al resurfacing tradizionale amplia le possibili strategie di lavoro per il trattamento del photoaging. Alla luce di queste considerazioni è infatti oggi possibile offrire ai pazienti soluzioni personalizzate per i vari gradi del fotoinvecchiamento correlando sempre i risultati che si possono ottenere con i relativi tempi di guarigione. New frontiers in fractioned processing of skin rejuvenation: from minimally ablative CO2 laser to non-ablative Multilayer Multiplex technology The ablative resurfacing with a CO2 source is the gold-standard in the treatment of facial photoaging. However, still associated to this methodology are long healing times, persistent erythema, post-inflammatory pigmentation and infective complications. From the other side, the clinical improvement due to ablation, contraction and retensioning of collagen fibers of the dermis and the remodeling that occurs during healing (neocollagenegenesi s), has directed research towards different methods and technologies in order to achieve similar results but with reduced down-time and side effects. Fractional CO 2 laser is therefore indicated in the treatment of patients with photo-damagings of various degrees, which can be improved with reduced healing times compared to a partial restructuring of the skin and dermis and with less side effects compared to traditional resurfacing. The application of new technology allows the scanner to obtain microzones of the thermal damage surrounded by healthy tissue. At the power expressed in watts and at the pulse duration recorded in ms, a third parameter is added, i.e. the distance between a damaged microzone to the nextone. Variable is the diameter of the spot used. The dept h reached in correspondence of each single point can reach 150-250 microns. In such a way a thermal column is formed spreading the heat to surrounding areas, causing immediate shrinkage and denaturation of collagen with subsequent neocollagenegenesi s. It appears clear that the several possible combinations of operating parameters above mentioned allow to obtain different effects and therefore to treat the various aspects of photoageing. The versatility of the system leads us to look for results in the treatment of post-acne scars. Recent histological studies document the speed of epidermal repair with blocking of penetration depth within 24-48 hours and with normalization in 7 days. Immunohistochemical studies document how the targeted thermal damage could influence the factors that regulate fibrogenetics processes and thus the formation of new collagen. Re-epithelization on the second day with consequent restoration of epidermal barrier allows patients to quickly return to their daily activities. The new fractional resurfacing side by side to traditional resurfacing add new working strategies in the treatment of photoaging. At the state of art of said considerations it is now possible to offer to patients customized solutions covering different degrees of photoaging always correlating the results achievable with the relating healing times. 110 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 Sessione 6 – Sala Cesarea ore 19.00-20.00 IN PARALLELO SIMPOSIO – Bioristrutturazione con fosfato tricalcico: “natural look” in dermatologia plastica Moderatori: Francesco Antonaccio (Italia), Alda Malasoma (Italia) Riccardo Forte Medico Chirurgo. Milano, Italia Andrea Romani Medico Chirurgo Dermatologo. Montecatini Terme (PT), Italia Giuseppe Scarcella Medico Chirurgo Dermatologo. Specialista Ambulatoriale ASL 20 di Verona ,Ospedale S. Bonifacio – Verona, Italia La cute è soggetta ad un inevitabile processo di invecchiamento. L’invecchiamento cutaneo è il risultato di due ordini di elementi causali: fattori intrinseci, naturali connessi ai processi di invecchiamento naturale (chronoaging) e fattori estrinseci o ambientali che coinvolgono specificatamente la cute. La responsabilità principale è attribuita alle alterazioni cumulative prodotte dai raggi solari, il cosiddetto “photoaging”. I segni clinici del fotoinvecchiamento cutaneo comprendono le rughe, le lentiggini, le cheratosi attiniche, le teleangectasie, la perdita di lucentezza e di elasticità, il colorito grigio-verdastro e la secchezza. Da un punto di vista istologico le alterazioni si localizzano prevalentemente a livello dermico dove si verificano una serie di processi degenerativi che prendono il nome di “elastosi solare”. Nella presentazione verranno prese in esame le cause che determinano, in varia misura, la formazione delle rughe, quali: l’invecchiamento, i movimenti muscolari ed articolari, la forza di gravità e le posture notturne. Verrà analizzata una classificazione morfo-evolutiva delle rughe, distinte per sedi e cause patogenetiche, correlata all’età e al tipo di vita e le possibili correzioni e metodiche d’intervento. Cresce in Dermatologia Plastica l'offerta di nuovi materiali iniettabili per la correzione delle rughe. Il Dermatologo si trova a dover scegliere l’utilizzo di innumerevoli prodotti ed è indispensabile una corretta conoscenza dei materiali che utilizza e dei possibili effetti collaterali. Il panorama dei filler si è evoluto nel senso di utilizzare materiali completamente riassorbibili che presentassero oltre ad un transitorio effetto riempitivo anche un effetto cosiddetto “rigenerante” sulle fibre collagene e sulle strutture di sostegno. Nel workshop verrà analizzato e approfondito l’utilizzo di un nuovo materiale riassorbibile ad effetto rigenerante a base di Acido ialuronico non cross linkato e fosfato tricalcico. In particolare verrà illustrato il tipo di materiale, il razionale di impiego, sedi di impianto, la tipologia di paziente a cui è indicato, tempi di utilizzo e metodica di iniezione coadiuvati da filmati. Verranno inoltre mostrati i risultati nel breve e nel lungo periodo. Biorestructurization with tricalcium phosphate, “natural look” in plastic dermatology The cutis is subject to an inevitable process of aging. Aging skin is the result of two casual factors: intrinsic factors related to processes of natural aging (chronoaging) and extrinsic or environmental factors that specifically affect the skin. The primary responsibility is attributed to cumulative changes caused by sunlight, the so-called “photoaging”. The clinical signs of photoaging include skin wrinkles, freckles, actinic keratosis, teleangectasie, loss of luster and elasticity, the gray-green color and dryness. From a histological point of view the changes are predominantly located at the derm level where a host of degenerative processes called “solar elastosis” take place. The lecture will take into consideration the causes, that lead to varying degrees, the formation of wrinkles, such as aging, muscular movements and joints, the force of gravity and the night posture. Analyzed will be a morpho-evolutive classification of wrinkles, split for sites and for pathogenic causes in relation to age and style of life and likely adjustments and methods of intervention. Increasing in Plastic Dermatology is the offer of new injectable materials for the correction of wrinkles. The Dermatologist is faced with several products to choose from and it is therefore of paramount relevance to know the type of material used and their possible side effect. The filler world has evolved and nowdays available are totally absorbable materials which offer as well as a transient filler effect also a so-called “regenerating” activity on the collagen fibers and supporting structures. The use of a new absorbable material with a regenerating effect based on a non-cross linked hyaluronic acid and tricalcium phosphate will be in-depth analyzed in the workshop. In particular, it will be illustrated the type of material, its rationale of use, locations, type of patient for which it is suitable, injection’s time and method of use, all supported by the projection of short videos together with the results obtained at a short and long term. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 111 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 Sessione 7 – Sala Modulo I ore 19.00-20.00 IN PARALLELO SIMPOSIO – Face contouring e ringiovanimento cutaneo: tecniche avanzate con acido ialuronico NASHA e peeling chimici di nuova concezione Moderatore: Marina Romagnoli, Italia Fernanda Distante Medico Chirurgo Dermatologo. Milano, Italia Marina Romagnoli Medico Chirurgo Dermatologo. Direttore Tecnico Reparto di Dermatologia Istituto Biomedic – Genova, Italia Giovanni Salti Medico Chirurgo. Milano, Italia L’ampia disponibilità di materiali da impiantare dotati di elevata biocompatibilità, sicurezza ed efficacia, oltre che di estrema maneggevolezza, come l’acido ialuronico, ha consentito una sempre maggiore diffusione e affermazione di tecniche minimamente invasive per la correzione di rughe e segni di espressione, per il riempimento volumetrico delle labbra, per il rimodellamento del volto e per il ringiovanimento cutaneo. Tra questi, l’impiego dell’acido ialuronico NASHA (Non Animal Stabilized Hyaluronic Acid) si è largamente affermato nell’ultimo decennio, grazie all’ampia versatilità di applicazioni offerte da un range di formulazioni, ciascuna con diverso numero e dimensione di particelle di gel, appositamente studiate per adattarsi alle caratteristiche del tessuto dove il gel dovrà essere impiantato (tissue tailored concept). Nella presentazione verrà messo in evidenza come attraverso la scelta dell’idonea formulazione di gel NASHA e l’impiego di tecniche specifiche (di base e avanzate) sia possibile un approccio globale al trattamento di rimodellamento del volto e di ringiovanimento cutaneo, con effetti naturali e di lunga durata. Verranno inoltre presi in esame gli studi più significativi presenti in letteratura che documentano l’elevata efficacia e il profilo di sicurezza del gel NASHA. Nell’approccio al trattamento di face contouring, l’aumento del supporto sottocutaneo in corrispondenza delle aree del volto dove questo appare deficitario risulta indispensabile per ripristinare i volumi e l’armonia del volto giovanile, in particolare a livello delle regioni zigomatico-malari, delle commissure labiali, della regione periorale e nella ridefinizione del profilo mandibolare. Nella sessione video-pratica verranno illustrate le tecniche iniettive del gel NASHA in macroparticelle (1000 particelle di gel/ml) per la ridefinizione dei profili del volto (distretto medio e inferiore), le tecniche di correzione delle labbra con la specifica formulazione di gel NASHA per ottenere un effetto naturale. L’approccio al trattamento di ringiovanimento cutaneo non può prescindere dall’obiettivo di migliorare il turgore, l’elasticità, la levigatezza e l’uniformità del colore, particolarmente sulle sedi corporee dove risulta maggiormente visibile il danno fotoindotto (volto, collo, décolleté, dorso mani). Questi obiettivi possono essere raggiunti attraverso l’impiego, anche in protocolli combinati, di tecniche iniettive intradermiche associate a tecniche di superficie, come la chemioesfoliazione. I Relatori descriveranno in dettaglio due innovative opzioni di trattamento, da utilizzare anche in protocolli combinati: 1) la tecnica Hydroreserve, eseguita con microiniezioni di gel NASHA che permette un significativo recupero delle proprietà di supporto cutaneo, di compattezza, turgore ed elasticità, con effetti sia a breve che a lungo termine. 2) peeling chimici in formulazioni differenziate e sede-specifici (per esempio, volto, collo, mani), basati su una tecnologia formulativa di nuova concezione, volta a modulare l’impatto dell’insulto acido sulla cute, ma ottimizzandone al contempo l’efficacia. Nel corso delle singole trattazioni verrà enfatizzato il principio comune a tutte le opzioni di trattamento e tecniche di utilizzo, ovvero che il risultato estetico è largamente influenzato da una appropriata selezione del paziente e dall’acquisizione di una corretta tecnica di utilizzo. Face contouring and skin rejuvenation: advanced techniques with NASHA hyaluronic acid and chemical peeling of new concepts The large availaibility of materials to be implanted characterized by high biocompatibility, safety and efficacy as well as extreme dexterity, such as hyaluronic acid, led to a rapid spread and success of minimally invasive techniques for the correction of wrinkles and signs of expression, for the volumetric filling of the lips, for the remodelling of the face and for skin rejuvenation. Among these, the use of hyaluronic NASH (non-animal stabilized hyaluronic acid) has been widely spred in the last decade, thanks to the versatility of applications offered by a range of formulations, each with a different number and size of gel particles, specially designed to suit the characteristics of the tissue where the gel is to be implanted (tissue tailored concept). In the lecture it will be highlighted how through the choice of the appropriate NASHA in the gel formulation and the use of specific techniques (basic and advanced) a global approach to the 112 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 treatment of remodeling of the face and skin rejuvenation is feasible, with natural and long lasting effects. The most significant studies available in literature documenting the high efficacy and safety profile of the NASHA gel will also be taken into consideration. In the approach of face contouring treatment, the increased support at the subcutaneous areas of the face where the apparent deficit it is essential to restore the volumes and harmony of the youth face, particularly at the level of the zygomatic-malar areas of the commensurate labial, the perioral area and the redefinition of the mandibular profile. In the video-practice session it will be shown the different techniques for injecting gel NASHA in macro particles (1,000 gel particles/ml) for the redefinition of the face profiles (average and below areas), the technical correction of the lips with the specific formulation of gel NASHA to obtain a natural effect. The approach to the treatment of skin rejuvenation can not be divorced from the objective of improving turgor, elasticity, smoothness and uniformity of color, particularly on the body’s parts where more visible is the photoinduced damage (face, neck, décolleté, back of the hands). These objectives can be achieved through the use, also in combined protocols, of techniques associated with intradermal injection and surface techniques, such as chemioexfoliating. The speakers will describe into detail two innovative treatment options to be used in combined protocols: 1) the Hydroreserve technique performed with microinjection of NASHA gel that allows a significant recovery of the properties of the skin, compactness, turgor and elasticity, with effects at both short and long term; 2) chemical peeling in different formulations and specific location (eg face, neck, hands), based on a formulative technology of bright new concepts, designed to modulate the impact of acid attack on the skin, but at the same time optimizing its effectiveness. In the course of the treatises of this subject emphasized will be the common principle to all treatment options and its techniques, i.e the aesthetic outcome is largely influenced by a proper selection of the patient and the acquisition of a correct technique to use. ore 20.00 Termine dei lavori della prima giornata ore 20.30 Cocktail di apertura del Meeting presso la Sala Espositiva Sabato 28 Marzo 2009 ore 8.00-9.00 • Registrazione al 1st International Meeting “High Technology in Dermatology” Sala Modulo II (Sala Plenaria) Sessione 1 Moderatori: Rodolfo Capizzi (Italia), Antonio Luci (Italia), Maurizio Priori (Italia), Giuseppe Scielzo (Italia) ore 09.00 Indicazioni vascolari per I2PL e Nd:YAG laser Michael Drosner Medico Chirurgo Dermatologo. Consulente Dermatologico in Laserterapia – Monaco, Germania Trattare le lesioni vascolari con (I2PL) e laser Nd:YAG è una utile combinazione ora disponibile sulla nuova piattaforma (I2PL) della compagnia danese ELLIPSE A/S. I due differenti spettri di emissione dei rispettivi applicatori dell’(I 2PL) permettono di eliminare o schiarire significativamente una vasta varietà di lesioni vascolari. L’applicatore VL-2 ha uno spettro di emissione che va da 555 nm a 950 nm ed emette il suo picco di energia tra i 600/800 nm fino a 900 nm, che corrisponde ai 2 picchi di assorbimento dell’emoglobina; l’applicatore PR va da 530 a 750 nm e corrisponde al secondo picco di emoglobina ed è ideale per trattare piccole teleangiectasie superficiali. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 113 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 La possibilità di modulare la fluenza e la durata dell’impulso rispetto al cromoforo fa sì che l’(I 2PL) possa cancellare anche lesioni vascolari profonde (reticoli rosso bluastri) e fini teleangiectasie rossastre, anche su cute fragile (dopo terapia radiante o residui teleangectasici post interventi di stripping venoso). La nuova apparecchiatura fa sì che il rettangolo di potenza si mantenga costante e su misura per l’assorbimento da parte dell’emoglobina. I parametri dell’impulso si visualizzano su di un touch screen, e risulta così facile tarare la potenza in relazione al vaso da trattare. Otto anni di esperienza con (I2PL) hanno dimostrato la sua sicurezza ed efficacia, evidenziabile nel trattamento di reticoli di teleangiectasie, emangiomi del bambino, rosacea di tipo I/III eritromelanosi interfollicolare del collo, acne (tutti i tipi), rossori e teleangiectasie in generale. Se parliamo di lesioni vascolari delle gambe, il trattamento di prima scelta è il laser long pulsed Nd:yag. Quasi tutte le lesioni vascolari degli arti inferiori possono essere trattate con questo laser a 1064 nm: reticoli bluastri profondi (con diametro maggiore di 3 mm) e così allo stesso modo piccoli vasi superficiali di colorito rossastro (con diametro < 3 mm) comprese le misure intermedie. Il nuovo tipo di raffreddamento aiuta ad evitare gli effetti termici collaterali sulla superficie cutanea e gli effetti negativi da iperraffreddamento. L’efficienza è il prodotto della corretta scelta tra grandezza dello spot, durata dell’impulso e fluenza: i vasi più grandi e bluastri necessitano di un impulso più lungo e di una minore fluenza, quelli di piccolo calibro e di colorito rossastro rispondono meglio con uno spot piccolo, l’impulso più corto e la fluenza più alta. Nel primo studio, confrontando i parametri preimpostati con una fluenza moderata rispetto al settaggio manuale determinato dall’osservazione della contrazione e del cambiamento di colore del vaso verso il blu, non si è evidenziata nessuna differenza in termini di efficacia in 16 pazienti con lesioni vascolari degl’arti inferiori di uguale diametro (0,2/1,0 mm). Il dolore durante il trattamento si è dimostrato uguale nei due gruppi di studio ed è stato definito moderato: 3.16 nel settaggio preimpostato e 3.36 in quello manuale utilizzando una scala da 0 a 10. Nel tempo si potrà valutare se una impostazione moderata del setup potrà prevenire effetti collaterali a lungo termine come lo sbiancamento o le recidive. In molti casi la scomparsa dei vasi trattati necessita due sedute e la guarigione completa si ha a circa 3 mesi dal trattamento. Vascular indications for I2PL and Nd: YAG laser To treat vascular indications a long pulse Nd:YAG laser and an intense pulsed light source (I2PL) is a useful combination, both now available on an new I2PL platform of the Danish company Ellipse A/S. Taking advantage of the two different emission spectra of the vascular applicators of the I2PL source a whole variety of distinct and diffuse vascular disorders can be cleared or improved significantly. The VL-2 applicator’s spectrum ranging from 555 to 950 nm is emitting most of its light between 600 and 800 nm and additionally around 900 nm, thus meeting two of haemoglobin absorption peaks, whereas the PR applicators spectrum is ranging from 530 to 750 nm absorbed mainly by the second peak of haemoglobin and therefore ideal to treat superficial small vessel disorders. Adopting additionally pulse duration and fluence to the size and location of the vascular chromophores I2PL can clear deep homogeneous disorders (like red-blue port-wine stains) as well as fine red teleangiectasia in fragile skin conditions (e.g. teleangiectasia after tumor radiation or matting after incomplete leg vein removal). Technically improved by a new power supply the rectangular pulse shape maintains the emission spectrum specifically tailored to match the absorption spectrum of haemoglobin. Showing the selected pulse form on a touch screen the physician can easily adopt the pulse width to the vessel diameter expected in the vascular abnormality. Eight years of experience with this specific I2PL system revealed safe, effective and reproducible treatment results in indications like port-wine stains, haemangioma of childhood, rosacea I-III, erythromelanosis interfollicularis colli, acne (all types) as well as rubeosis and teleangiectasia. Focussing on leg veins the first choice of treatment is the long pulsed Nd:YAG laser. Almost all types of leg veins could be treated with this 1.064 nm laser: deep blue reticular veins (diameter bigger than 3 mm) as well as small bright red superficial capillaries (diameter smaller than 0.3 mm) and all sizes and colours in between. A new type of air flow cooling helps to avoid thermal side effects at the surface and prevents adverse effects by over-cooling. The efficacy comes with the right selection of spot size, pulse duration and fluence: the larger and the more blue the vessels the longer the pulse duration and the lower the fluence should be, whereas small red capillaries are best treated with a small spot seize, short pulse duration and high fluence. In first study results comparing default parameter of moderate fluence with manual settings selected by clinical endpoints like shrinkage or colour change to blue showed no difference in terms of efficacy followed up in 16 pairs of leg veins with equal diameter (0.2-1.0 mm). Pain during treatment had been reported in both groups as moderate: 3.16 at the default side and 3.36 at the manual side using a visual 114 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 analogue score from 0 to 10. Further evaluation might reveal whether moderate default settings will additionally prevent long term side effects like matting or recurrence of more visible leg veins. In most cases the clearing of leg veins needs two treatments and complete clearing could last up to 3 months following the laser treatment. ore 09.20 L’utilizzo dei laser nella patologia del pigmento Davide Brunelli Medico Chirurgo Dermatologo. Dirigente Medico I Livello Dipartimento Dermatologia, Ospedale Bufalini – Cesena, Italia Le iperpigmentazioni cutanee sono condizioni molto frequenti sia per motivi costituzionali, ad esempio le macchie caffelatte od i nevi di Becker, che secondari ad invecchiamento cutaneo (lentigo senili) o a traumatismi (iperpigmentazioni post flogistiche e post traumatiche). La colorazione bruna delle lesioni pigmentate benigne è secondaria a strutture di dimensioni molto piccole: i melanosomi. La possibilità di ridurre la componente cromatica agendo su strutture di dimensioni così ridotte è uno dei motivi legati alla difficoltà nell’ottenere risultati cosmetologicamente accettabili con le metodiche tradizionali, particolarmente quando dobbiamo affrontare lesioni molto estese o diffuse. Anche i primi approcci con laser non selettivi, quali il CO2, sono stati caratterizzati da risultati deludenti ed esiti spesso più sfavorevoli rispetto alla situazione di partenza. L’avvento di sorgenti laser in grado di emettere impulsi della durata di nanosecondi, con alte potenze di picco, ha drasticamente migliorato il panorama del trattamento delle iperpigmentazioni cutanee: questi apparecchi, denominati Q-Switched, permettono di disgregare il pigmento melanico con meccanismi di tipo sostanzialmente foto acustico, e consentono di trattare lesioni cutanee sia superficiali che profonde, grazie alla possibilità di poter cambiare la lunghezza d’onda di emissione (switched). Permangono numerosi problemi legati alla possibile recidiva, alla incostanza delle risposte ed alla eventuale comparsa di esiti cicatriziali: la metodica appare tuttavia incoraggiante e rappresenta, in talune circostanze, l’unico mezzo disponibile per l’ottenimento di un miglioramento estetico apprezzabile. Durante la presentazione vengono esposte le indicazioni e controindicazioni, le tecniche di applicazione, e discussa un’ampia casistica clinica riguardante le principali patologie del pigmento di interesse dermatologico. The use of lasers in the pathology of the pigment Hyperpigmentation of the skin is a very frequent condition and it is due to either constitutional reasons, for example coffee and milk hallmarks or Becker’s nevus, or secondary to skin aging (senile lentigo) or trauma (hyperpigmentation post flogistic or post traumatic). The brownish color of benign pigmented lesions is a secondary to structures of smaller dimensions: melanosomes. The possibility of reducing the chromatic component by acting on structures of such reduced size is one of the reasons for the difficulties encountered in obtaining acceptable cosmetic results with traditional methods, particularly when we face very extensive or diffuse lesions. The first approaches with non-selective laser such as CO2, were characterized by disappointing results and very often worse than the starting situation. The advent of laser sources able of emitting pulses lasting nanoseconds, with high peak power, has considerably increased the knowledge on the treatment of cutaneous hyperpigmentation: These devices, known as QSwitched, can disrupt melanin pigment through mechanisms fundamentally photoacustic, allowing to treat superficial or deep skin lesions thanks to the possibility to vary the wavelength of emission (switched). Persisting are several problems associated with recidivism, inconstancy of the responses and the eventual appearance of scarring results: the method, however, is encouraging and, in certain circumstances, the only means available for obtaining an appreciable aesthetic improvement. During the lecture illustrated are indications and contraindications, techniques of application, and it will be discussed a wide survey on the major clinical disorders of the skin pigment of dermatological interest. ore 09.40 Ablazione frazionale: la sintesi del “resurfacing” ed i laser frazionali Inigo De Felipe Medico Chirurgo Dermatologo. Consulente presso la Clinica Dermatologia di Barcellona, Spagna Introduzione: Sistemi frazionali come il 1440 nm, 1540 nm, 1320 nm, l’Er:YSGG, l’Er:YAG ed il Laser CO2 sono stati messi a punto per migliorare i risultati e le “performance” dei laser ablativi, in particolar modo per ridurre il disagio post-trattamento e gli eventuali effetti collaterali. Obiettivo: Rassegna sugli effetti collaterali ed i risultati dei Sistemi Laser frazionali ed Ablativi. Metodo: Una meta-analisi ed uno studio caso per caso dei trattamenti eseguiti utilizzando i Laser Frazionali, Ablativi ed Ablativi Frazionati nel trattamento delle cicatrici, rughe, invecchiamento cutaneo ed altre indicazioni. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 115 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 Risultati: Maggior rischio di effetti collaterali e maggior disagio post-trattamento sono solitamente associati a migliori risultati clinici e sono altresì collegati alla capacità di penetrazione tipica dei singoli sistemi Laser utilizzati come il CO2 frazionale ed altri Sistemi Laser ablativi frazionali come il Laser Er:YSGG ed il Laser Er:YAG. Gli effetti collaterali più comuni sono: cicatrici, eritema, iper ed ipocromie, escare, sanguinamenti, infezioni e riattivazioni erpetiche. Conclusioni: Al fine di ottenere buoni risultati nel trattamento delle rughe e delle cicatrici, senza essere troppo aggressivi, un sistema Laser ablativo frazionato sembra essere più indicato rispetto ad un Sistema frazionale “classico” o ad un Sistema ablativo “tradizionale”. Si dovrebbe tenere a mente che riassumendo: I laser per il “Resurfacing” Tradizionale come il Laser CO2 ed il Laser Erbium:YAG si sono dimostrati molto efficaci nella rimozione delle cicatrici, rughe e tumori cutanei benigni. Tuttavia il troppo lungo disagio post-trattamento e la frequente persistenza di effetti collaterali come ipocromie di lunga durata hanno fatto sì che questa tecnologia venisse relegata ad un numero molto ridotto di indicazioni. Attualmente sempre meno Operatori propongono metodiche come quelle appena citate, e, pertanto, le industrie laseristiche si sono impegnate per sviluppare sistemi laser capaci di trattare rughe e cicatrici producendo un minor disagio post-trattamento ed esponendo il paziente ad un minor rischio di eventuali effetti collaterali Alcuni anni fa Laser frazionali con lunghezze d’onda di 1540 nm e 1440 nm, ben assorbite dal cromoforo acqua, sono entrate a far parte dell’armamentario laseristico dermatologico. Queste lunghezze d’onda hanno in comune che il loro più importante cromoforo è l’acqua. Trattando solo piccole aree di tessuto e risparmiandone delle altre, creando così una specie di reticolo, il disagio post trattamento è minore e la guarigione più veloce. Un’altra peculiarità di questi Sistemi laser è che essi non abladono il tessuto ma creano una specie di coagulazione subepidermica minimizzando così il danno indotto sulla pelle. Negli anni successivi, molte industrie hanno messo in commercio diversi sistemi laser frazionali utilizzabili nel fotoringiovanimento cutaneo e nel trattamento di rughe, cicatrici ecc. I sistemi Laser messi a disposizione per questo tipo di applicazioni sono: luce pulsata, 1320 nm, 1440 nm, 1540 nm, 2100 nm (Er:YAG), 2940 (Er:YSGG) e 10640 nm (CO2). Tra tutti questi Sistemi Laser quello assorbito più specificatamente dal cromoforo acqua è il Er:YSGG, quindi l’Er:YAG, il CO2, il 1440nm, il 1320, il 1540 e per ultima la luce pulsata. Si potrebbe ipotizzare che il Sistema in grado di raggiungere gli strati più profondi del derma sia la Luce Pulsata, ma a causa della sua grande incoerenza questa si disperde molto facilmente negli strati superficiali lasciando gli strati cutanei più profondi intatti. Un’altra importante variabile che modifica gli effetti di questi Sistemi Laser è la durata dell’impulso. Allungando la durata dell’impulso, la possibilità di irradiare anche le strutture circostanti aumenta; per esempio: nonostante la lunghezza d’onda del Laser Er:YAG sia assorbita dal cromoforo acqua 10 volte meglio rispetto alla lunghezza d’onda del laser CO2, un impulso dell’Er:YAG 10 volte più lungo raggiunge la stessa profondità nella cute di un impulso del laser CO2 però 10 volte più corto nella sua durata. Qusto significa che, almeno in teoria, qualsiasi laser può essere in grado di raggiungere qualsiasi struttura. Ma questo solo in teoria perché nella realtà le industrie laseristiche non sono in grado di produrre degli impulsi laser così flessibili. Nella realtà, infatti, gli impulsi del Laser Er:Yag sono solitamente più corti del Laser CO2, perciò sono più ablativi, meno coagulanti e non raggiungono le strutture più profonde. Molti studi hanno dimostrato l’efficacia dei Sistemi laser frazionali di cui si è accennato sopra. In un inquadramento più generale, questi Sistemi, quindi, possono essere suddivisi in due categorie: frazionali coagulativi e frazionali ablativi. Se aggiungiamo i Sistemi di Resurfacing tradizionale questo significa che abbiamo anche una terza categoria: ablativi. Infine, includendo anche I Sistemi Laser sviluppati agli inizi degli anni 2000 in grado di evitare l’ablazione ma non ancora frazionali, abbiamo la quarta categoria dei non-ablativi. Oggigiorno, quindi, noi possiamo disporre nella nostra pratica ambulatoriale di 4 tipi di tecnologie in grado di trattare lesioni come le rughe e le cicatrici: a) ablativi, b) non-ablativi, c) frazionali coagulativi, e d) frazionali ablativi. Gli studi pubblicati hanno mostrato che la tecnologia meno aggressiva è la non-ablativa, seguita dalla frazionale-coagulativa e quindi la frazionale-ablativa, rimanendo, perciò, la tecnologia ablativa la più aggressiva. Pertanto sarà l’operatore a decidere se usare un tipo od un altro di tecnologia e tutto ciò in base alle richieste dei suoi pazienti, al tipo di pelle e di lesioni da trattare ed in base al suo stesso strumentario a disposizione. Una buona soluzione per soddisfare tutte le necessità potrebbe essere l’utilizzo del CO2 in grado di realizzare un Resurfacing ablativo tradizionale e frazionale, sebbene ci siano Sistemi laser come l’Er:YAG in grado anch’essi di fornire le due metodiche di cui sopra e ci sono pazienti che preferiscono ritornare per un successivo trattamento più leggero per esempio eseguito con un 1540 nm frazionale che produce un disagio post-trattamento molto contenuto. Nella mia presentazione entrerò nei dettagli di queste singole procedure eseguite con I vari Sistemi Laser ed analizzerò i dati forniti dalla recente letteratura. La conclusione alla quale oggi si può arrivare è che i Sistemi frazionali ablativi sono a metà strada tra l’efficacia dei Sistemi ablativi ed il ridotto disagio post-trattamento e basso 116 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 rischio di effetti collaterali dei Sistemi frazionali coagulativi, rappresentando quindi una delle migliori tecnologie con cui lavorare. Fractional ablation: the synthesis of resurfacing and fractional lasers Introduction: Fractional systems such as 1440 nm, 1540 nm 1320 nm, Er:YSGG, Er:YAG and CO2 lasers have been developed to improve results and outcome of ablative lasers, specially reducing downtime and sideeffects. Objective: To review the side-effects and efficacy of fractional and ablative systems. Methods: A Meta-analysis and case by case study of treatments performed with fractional, ablative and fractional ablative systems in indications of Scarring, Wrinkles, Ageing and Other indications. Results: Side effects and longer downtime are associated with better clinical result and are related to the capacity of penetration, being CO2 fractional laser and the other ablative fractional systems such as Er:YSGG and Er:YAG. Common side effects are: scarring, erythema, hiper-pigmentation, hipo-pigmentation, crust, bleeding, infection and herpes simplex reactivation. Conclusions: In order to get good results in removing wrinkles or scars, without being too aggressive, a fractional ablative laser seems more indicates that a regular fractional system or a traditional ablative laser. One should bear in mind that: Resume: Traditional Resurfacing lasers such as CO2 and Er:YAG have been very effective in removing scars, wrinkles and benign cutaneous tumours. Nevertheless, the long downtime and persistent side effects such as longlasting hipo-pigmentation have relegated these technologies to a reduced number of indications. Today, less and less doctors indicate full face resurfacing and industry is looking for other systems of reducing wrinkes and scars with no downtime and less adverse events. Some years ago, fractional lasers came to the doctor’s armamentarium with well water absorption wavelengths of the kind of 1540 nm and 1440 nm. These wavelengths have in common that their main absorption cromophore is water. By treating only small fractions of the skin in a lattice manner, recovery was fast. Another peculiarity of these systems is that they didn’t appear to ablate but to coagulate, minimizing thus the harm induced to the skin. In the following years, many manufacturers have come with new fractional systems that can be applied to rejuvenating the skin, treat wrinkles, scars, etc. The systems that have been made for this are: pulsed light, 1320 nm, 1440 nm, 1540 nm, 2100 nm (Er:YAG), 2940 (Er:YSGG) and 10640 nm (CO2). Among these, the most specific for water, which means the best well absorbed, is Er:YSGG, then Er:YAG, CO2, 1440nm, 1320, 1540 and last is pulsed light. One would therefore imagine that the system that reaches the deepest layers in the dermis is pulsed light, but as a matter of its great incoherence, it spreads very easily in superficial layers leaving deeper layers intact. Another important variable that modifies the effect of these systems is the pulse duration. Being it longer, the possibility of irradiating to neighbouring structures is bigger that by making the pulse be shorter, e.g: whereas Er:YAG is absorbed 10 times better than CO 2 by water, a 10 times longer Er:YAG pulse reaches the same depth in the skin as a 10 times shorter CO2 pulse. This can make any laser capable of reaching any structure at least in theory, because in real life, manufacturers aren’t capable of making pulses be so flexible. In real life, Er:YAG pulses are usually much shorter that CO2, therefore are more ablative, less coagulative and do not reach deep structures. Many studies have showed the efficacy of fractional systems mentioned above. In the most general terms, these systems can therefore be subdivided into two categories: fractional coagulative, fractional ablative. If we add the old resurfacing systems that would mean a third category: ablative. And finally, if we add the systems that were developed in the early 2000 for avoiding ablation but that were not fractional, that category would be non-ablative. Today we can bear in our office 4 kinds of technology for superficial or textural lesions such as scars or wrinkles: a) ablative, b) non-ablative, c) fractional coagulative, and d) fractional ablative. The studies that have been published show that the least aggressive technology is non-ablative followed by fractional coagulative, fractional ablative, leaving ablative as the most aggressive. Therefore it is the doctor that should decide whether to use one or another kind of these systems depending on their patient’s demands, their equipment and the skin to be treated. A good option that could unite all our needs is to use a CO 2 system that could do ablation, resurfacing and fractional, though there are systems such as the Er:YSGG that can also perform the two last functions and there are patients that prefer returning for a next softer treatment with a 1540 nm fractional system that is very cosmetic after its use. In my presentation I will go into detail of procedures done with one or another system and go through the literature that has been published. The conclusion that one might arrive to today is that ablative fractional systems are in between the effectiveness of the ablative systems and the shortdowntime and low side-effects of the coagulative fractional systems, therefore being one of the best options to work with. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 117 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 ore 10.00 Medicina e chirurgia rigenerativa Valerio Cervelli Medico Chirurgo Plastico. Direttore della Scuola di Specializzazione di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva Dipartimento di Chirurgia, Università di Tor Vergata – Roma, Italia Premessa: Tra le diverse metodiche impiegate nella riparazione dei tessuti, una nuova tendenza è rappresentata dall’utilizzo di gel piastrinico e fattori di crescita. Il gel piastrinico è una metodica che consente l’utilizzo di fattori di crescita nella forma di Plasma ricco di piastrine (PRP - Platelet rich plasma) per accelerare i processi di guarigione iniziali (attraverso bFGF, PDGF e IGF) e tardivi (attraverso EGF, VEGF, TGF-b, IGF) nell’osso e nei tessuti molli. Metodi: Vengono trattati nell’Unità Operativa di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” presso il Policlinico Casilino dall’aprile 2007, 52 pazienti con la metodica di Lipostructure (innesto di tessuto adiposo sec. Coleman dopo centrifugazione) utilizzata in associazione con il PRP. Le applicazioni hanno riguardato in chirurgia plastica il trattamento di 2 casi di Romberg Syndrome, 20 casi di ulcere degli arti inferiori, 6 casi di esiti di ustione, 24 casi di esiti cicatriziali. Inoltre vengono trattati con applicazione di solo Gel Piastrinico nella chirurgia maxillo-facciale 2 casi di edentulia, 3 casi di rialzo di seno mascellare e 6 casi di cisti del mascellare. Risultati: Nell’ambito della metodica di Lipostructure utilizzata in combinazione con il Gel piastrinico in chirurgia plastica, 45 pazienti hanno mostrato una riparazione dei tessuti più rapida, 7 pazienti hanno mostrato un tempo di riparazione sovrapponibile al gruppo di controllo. Nella chirurgia maxillo-facciale i controlli effettuati con indagini radiologiche hanno mostrato in tutti i casi una rigenerazione ossea più rapida. Il follow-up è stato condotto a 1, 3, settimane, 2°, 4°, 8° mese e poi annualmente. Conclusioni: I risultati ottenuti e la soddisfazione espressa dai pazienti hanno motivato l’impiego di queste nuove metodiche. Regenerative medicine and surgery Introduction: Among the various methods employed in the repair of tissues, a new trend is the use of platelet gel and growth factors. The platelet gel is a technique that allows the use of growth factors in the form of platelet rich plasma (PRP - Platelet-rich plasma) to accelerate the healing process start (by bFGF, PDGF and IGF) and late (through EGF, VEGF, TGF-b, IGF) into the bone and soft tissue. Methods: We treated in Operative Plastic and Reconstructive Surgery of the University of Rome “Tor Vergata” at the Policlinico Casilino, from April 2007, 52 patients with the method of Lipostructure (adipose tissue grafting according to Coleman after centrifugation) used in combination with PRP. The applications covered in plastic surgery treatment of 2 cases of Romberg Syndrome, 20 cases of ulcers of the lower limbs, the outcome of 6 cases of burn, 24 cases of scarring results. Also are treated only with the application of platelet gel in surgery, maxillo-facial 2 edentulous cases, 3 cases of upward of sinus and 6 cases of cysts of the jaw. Results: Within the Lipostructure method used in combination with platelet gel in plastic surgery, 45 patients showed a faster tissue repair, 7 patients showed a similar time to repair the control group. In maxillo-facial surgical controls performed with radiological investigations showed in all cases a more rapid bone regeneration. The follow-up was conducted at 1, 3, 6 weeks, 2nd, 4th, 8th month and then annually. Conclusions: The results achieved and the satisfaction expressed by patients led to the use of these new methods. ore 10.20 Innovazione tecnologica e gestione della vitiligine in Italia: il programma Vitiligocare Luigi Naldi Medico Chirurgo Dermatologo. Presidente del Consiglio Direttivo Centro Studi GIDES c/o Ospedali Riuniti – Bergamo, Italia La vitiligine è una malattia ancora poco conosciuta. Stante le limitate conoscenze, non meraviglia che l’offerta di trattamento oscilli tra l’astensione terapeutica e la proposta dei più svariati approcci. I tempi di trattamento proposti sono pure largamente variabili e spesso la conclusione dei cicli terapeutici avviene per sfinimento ed abbandono dei pazienti piuttosto che sulla base di un giudizio di risposta basato su modelli predittivi. Vitiligocare è un articolato programma orientato a conoscere l’offerta terapeutica per la vitiligine, a definire standard minimi di terapia e criteri condivisi di gestione clinica ed a promuovere una sinergia tra centri con l’utilizzo delle più avanzate innovazioni terapeutiche. Si prevede, in particolare, l’identificazione di pochi centri di riferimento per il trapianto di melanociti e la presenza di centri più fittamente distribuiti sul territorio che garantiscano la possibilità di condurre fototerapia ed altri trattamenti da valutare sperimentalmente. Technological Innovation and Management of vitiligo in Italy: the Vitiligocare program Vitiligo is a still little known disease. Given to the limited knowledge, no wonder that the offer of treatment range between therapeutic abstention and the proposal of various approaches. Also the timing of treatment are varying and often the end of treatment cycles is for exhaustion and abandonment of patients rather than on an assessment 118 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 of response based on predictive models. Vitiligocare is a program oriented to know therapeutic offers for vitiligo, to define therapy minimum standards and shared criteria for clinical management and to promote synergy between centers using the most advanced therapeutic innovation. In particular it is expected the identification of a few reference centers for the transplantation of melanocytes and the presence of denser centers distributed over the territory to guarantee the possibility of light therapy and other treatments to be evaluated experimentally. ore 10.40 Effetti biofisici della cavitazione ad ultrasuoni nel tessuto adiposo Riccardo Di Liberto Fisico Sanitario. Direttore FF Struttura Complessa di Fisica Sanitaria, Fondazione IRCCS Policlinico S. Matteo – Pavia, Italia La cavitazione ad ultrasuoni viene da alcuni anni impiegata nei trattamenti finalizzati al rimodellamento dei tessuti adiposi in ambito estetico. L'interazione ultrasuoni-tessuto è complessa e meritevole di approfondimenti scientifici basati su metodiche di analisi in vivo ed in vitro. Nel corso della presentazione verranno illustrati i risultati di alcuni recenti studi che mostrano anche gli aspetti inerenti l'utilizzo in sicurezza di tale metodica. Biophysical effects of ultrasonic cavitation in adipose tissue Ultrasonic cavitation has been employed from a number of years to remodel adipose tissue in aesthetic practice. The interaction ultrasound-tissue is rather complex and worthy of further scientific investigation based on in vivo and in vitro methods of analysis. During the presentation the outcome of some recent studies covering also the aspects of safety in the use of this method will be discussed. ore 11.00 Discussione Sessione 2: Sessione interattiva Moderatori: Santa Daniela Massimino (Italia), Gennaro Spera (Italia), Fabio Zagni (Italia) ore 11.20 Tessuti innovativi e cute Lucia Brambilla Medico Chirurgo Dermatologo. Dirigente I Livello II Clinica Dermatologica Università di Milano, IRCCS Ospedale Maggiore – Milano, Italia I tessuti, e in particolare gli indumenti, possono proteggere da traumi, ostacolare la dispersione di calore, fotoproteggere, assorbire il sudore e ridurre la concentrazione di microrganismi patogeni, tutte funzioni che possono risultare particolarmente utili in campo medico, occupazionale e sportivo. Per quanto riguarda il settore medico, l’industria tessile negli ultimi anni ha proposto tessuti con provata efficacia antimicrobica nella terapia di patologie come la dermatite atopica e le ulcere cutanee. Inoltre, si aprono nuovi orizzonti per diverse altre applicazioni mediche come ad esempio il trattamento della xerosi cutanea, l’uso di tessuti tecnologici in pazienti affetti da patologie debilitanti, l’uso di tessuti con sostanze antimicrobiche microincapsulate per la prevenzione e il trattamento di patologie cutanee infettive. L’impiego dell’alta tecnologia ha portato alla produzione di tessuti innovativi per uso professionale, come ad esempio gli indumenti con capacità termoisolanti ad altissime temperature e gli indumenti con capacità refrigeranti. Per uso sportivo, vengono fabbricati tessuti leggeri con fibre sintetiche che garantiscono protezione UV, termoregolazione, traspirabilità, protezione meccanica e batteriostaticità. Dall’altro lato, questi tessuti possono essere anche responsabili o aggravanti di diverse patologie cutanee, per cui la conoscenza delle nuove frontiere dell’industria tessile diventa necessaria per la corretta diagnosi e terapia di dermatosi correlate. Innovative textiles and cutis Textiles and garments in particular, can protect from traumas, hinder the dispersion of heat, photoprotect, absorb sweat and reduce the concentration of pathogenic micro-organisms, all functions that can be particularly useful in medical, occupational and sports fields. As far as the medical sector is concerned, the textile industry in recent years has designed textiles with a proven antimicrobial efficacy in the treatment of diseases such as atopic dermatitis and skin ulcers. Furthermore, opened up are new horizons for several other medical applications such as the treatment of skin xerosi, the use of technical textiles in patients suffering from debilitating diseases, the use of fabrics with microencapsulated antimicrobial substances for the prevention and treatment of skin Infectious diseases. High technology has led to the production of innovative fabrics for professional use, such as clothes with thermal insulated properties at very high temperatures and those with refrigerant properties. For recreational use, Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 119 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 lightweight fabrics are manufactured with synthetic fibers that provide UV protection, thermoregulation, perspiration, mechanical protection and bacterial staticity. On the other hand, these fabrics may also be responsible for, of even aggravating or other skin diseases, thus a proper knowledge of new frontiers in the textile industry becomes necessary for a correct diagnosis and treatment of related dermatoses. ore 11.30 Test in vitro nella valutazione dei prodotti cosmetici Antonio Cristaudo Medico Chirurgo Dermatologo. Responsabile Servizio di Allergologia Istituto Dermatologico San Gallicano IRCCS – Roma, Italia La cosmesi, negli ultimi anni, ha conosciuto una serie di radicali trasformazioni ed evoluzioni, legate sia al continuo progredire delle conoscenze in campo tecnico scientifico, sia al crescente impatto economico da essa esercitata. Di conseguenza è profondamente cambiato il ruolo attribuito e attribuibile al prodotto cosmetico: da semplice strumento finalizzato alla decorazione, detersione e al mascheramento degli odori corporei, si è arricchita di nuove e più mirate caratteristiche e specificità d’impiego. La direttiva europea 93/35/CEE e le sue successive modifiche, introduce e stabilisce criteri e regole generali, finalizzate a garantire la sicurezza e l’efficacia dei prodotti cosmetici immessi sul mercato: è compito delle aziende produttrici dimostrare gli effetti vantati e le funzioni riportate in etichetta, nonché, quello di verificare la reale innocuità del prodotto nelle normali condizioni d’impiego previste. Attualmente la norma non prevede vincoli particolari nella scelta del numero e del tipo di metodiche utilizzate per valutarne efficacia e sicurezza, stabilendo comunque il divieto, entro dei tempi stabiliti, di sperimentare su animali gli ingredienti e le combinazioni di ingredienti impiegati nei prodotti cosmetici. Nella moderna scienza dermotossicologica i test in vitro rappresentano, pertanto un punto di riferimento importante e attualmente in continuo divenire: sono infatti disponibili o in fase di definizione nuove metodiche sempre più specifiche, mirate e caratterizzate da un elevato grado di attendibilità. I modelli in vitro offrono notevoli vantaggi rispetto ai test effettuati nell’animale: consentono un’elevata numerosità del campione e quindi una maggiore rappresentatività dei dati; consentono una maggiore riproducibilità grazie alla standardizzazione delle condizioni sperimentali; i dati ricavati sono oggettivi e quantificabili; sono test eticamente corretti. In vitro tests in the evaluation of cosmetic products Cosmetics, in recent years have undergone several radical changes and developments related to both the continuous progress and knowledge in technical and scientific fields, and the growing economic impact exerted. Therefore changed is the attributed concept of the cosmetic product: i.e. from the simple role to decorate, clean and conceal body odor, it was enriched with new and more targeted and specific characteristics of use. The European Directive 93/35/EEC and its subsequent amendments, introduces and establishes criteria and general rules, to ensure the safety and effectiveness of cosmetic products placed on the market: it is the manufacturer task to prove the claimed effects and the functions listed on the label, and to verify the safety of the product under normal conditions of use. Currently the standard does not provide constraints in the choice of number and type of methods used to evaluate the efficacy and safety, however banning within a specified time, the experiment on animals of ingredients or combinations of the same employed in cosmetic products. In modern dermo-toxicology in vitro tests do represent a relevant reference point in continuous expansion: already available or under definition are new more specific methods, targeted and characterized with a high degree of reliability. In vitro models offer significant advantages compared to tests in animals: they allow the analysis of a high number of samples with a consequent greater representation of data, thus allowing a greater reproducibility through standardization of experimental conditions, the data obtained are objective and quantifiable, and they are ethically correct tests. ore 11.40 Aspetti di sicurezza nell'impiego di radiofrequenze in campo medico Riccardo Di Liberto Fisico Sanitario. Direttore FF Struttura Complessa di Fisica Sanitaria, Fondazione IRCCS Policlinico S. Matteo – Pavia, Italia La recente applicazione del D. Lgs. 81/2008 - Testo Unico sulla sicurezza nei luoghi di lavoro, pone l'attenzione alla esposizione degli operatori ai campi elettromagnetici da 0 Hz a 300 GHz. In tale banda di frequenze si collocano numerose apparecchiature medicali che utilizzano radiofrequenze. Nel corso della presentazione verranno illustrate le problematiche di sicurezza per gli operatori derivanti dall'utilizzo di elettrobisturi e ablatori a radiforequenza di largo impiego in campo medico. Safety aspects in the use of radio frequencies in the medical field The recent application in Italy of the Legislative decree 81/08 “Health and Safety at Work”, places the emphasis 120 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 on operators exposure to electromagnetic fields from 0 Hz to 300 GHz. Included in this frequency band range there are several medical devices that use radio frequencies. During this lecture the safety issues for operators using electrosurgical and radiofrequency ablators, devices widely used in medicine will be highlighted. ore 12.50 Nuovi sistemi di rilascio farmacologico per il trattamento delle lesioni orali Giovanni Maria Gaeta Medico Odontoiatria e Protesi Dentaria. Professore a contratto Dipartimento Discipline Odontostomatologiche, Università di Napoli – Napoli, Italia L’applicazione di farmaci per uso topico nelle lesioni immunologiche e ipercheratosiche del cavo orale è un approccio valido come descritto in letteratura. Molte lesioni erosive severe possono essere trattate in maniera sicura ed efficace con formulazioni topiche di steroidi. Tuttavia, spesso il loro utilizzo non risulta semplice per il paziente, in particolar modo per le lesioni estese o più profonde. Questo soprattutto per i movimenti della lingua che tende a dislocare la preparazione dalla sua sede di applicazione riducendone il tempo di contatto, per la presenza del film salivare che ne riduce l’assorbimento, per la deglutizione e per l’alterazione del gusto. Molte ipotesi sono state proposte, dall’utilizzo di paste adesive, a quello di trays in silicone per applicazione locale. Tuttavia nessuna di queste metodiche soddisfa appieno le esigenze terapeutiche di prolungato contatto con la superficie da trattare, né migliora la compliance del paziente. Questa presentazione ha lo scopo di descrivere nuovi sistemi di rilascio farmacologico per il trattamento controllato delle lesioni del cavo orale di semplice utilizzo e di validata efficacia. New systems of drug release for treating oral lesions The application of medications for topical use in immunologic and hyper keratosic lesions of the oral cavity is a valid approach as described in the literature. Many severe erosive lesions can be treated safely and effectively with topical steroid formulations. However, their use is very often not so easy for the patient, especially when facing extensive or deeper lesions. In particular for the movement of the tongue that tends to shift the preparation, thus reducing the time of contact, for the presence of the salivary film that reduces the absorption, for the swallowing and alteration in taste. Many hypotheses have been suggested, from the use of adhesive paste, to silicone trays for local application. However, none of these methods fully meet the therapeutic needs of prolonged contact with the surface to be treated, or improve patient compliance. This presentation aims to describe new systems for drug release for the treatment of oral injuries controlled easy to use and of validated efficacy. ore 12.00 Innesto adiposo autologo come nuovo trattamento del tessuto cicatriziale: una realtà ormai consolidata Marco Klinger Medico Chirurgo Plastico. Direttore deIIa Scuola di Specializzazione in Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, Università degli Studi di Milano – Milano, Italia Negli ultimi 10 anni il progresso nella ricerca sulla cicatrizzazione è stato significativo. Nonostante ciò, il progresso della terapia delle cicatrici non è stato allo stesso livello per quanto riguarda gli esiti a lungo termine. L'iniezione di tessuto adiposo si è rivelata un metodo interessante per ottenere il rimodellamento cicatriziale: è stato riportato in letteratura che la lipostruttura a scopo estetico migliora la qualità della cute senescente; la lipostruttura di tessuti danneggiati da radioterapia induce processi di riparazione mediati da cellule staminali adipose adulte; infine, le nostre ricerche sull'innesto adiposo nelle cicatrici da ustione hanno evidenziato miglioramenti di cicatrici mature in termini di trama, colore, morbidezza, qualità della cute, dolore e parestesie. Dal 2004 ad oggi abbiamo praticato questa tecnica in oltre 250 pazienti con cicatrici mature, fra cui esiti di trauma, radiodermite ed ulcere croniche con risultati incoraggianti e riproducibili. Ciò nondimeno, questa procedura sembra semplice, sicura e confortevole per il paziente. Le caratteristiche istologiche di frammenti prelevati dalle aree trattate hanno evidenziato vari gradi di differenziazione e rigenerazione tissutale. Pertanto, riteniamo che l'innesto adiposo autologo debba essere considerato un importante strumento terapeutico nel rimodellamento cicatriziale. Autologous fat graft as a new treatment of scars Significant advances in research about wound healing have been reported in the past 10 years. Despite this evolution, scar therapies have not similarly progressed with regard to long term outcomes. Fat injection has been reported to be an interesting method to obtain scar remodelling: lipostructure for aesthetical purposes has been shown to improve aging skin quality; lipostructure of radiotherapy tissue damage leads healing processes mediated by adipose adult stem cells; and finally our studies on fat grafting in burn scars have shown the improvement of mature scars in terms of texture, colour, softness, quality of skin patterns, pain and paresthesias. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 121 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 From 2004 to now we performed this technique in more than 250 patients with mature scars, including outcomes of burns, traumas, radiation damage and chronic ulceration with encouraging and reproducible results. Nevertheless this procedure seems to be easy, safe and comfortable to the patients. Histological features of specimens harvested from treated areas showed various degrees of tissue differentiation and regeneration. We believe that autologous fat graft should be considered as an important therapeutic tool in scar remodelling. ore 12.10 Le reazioni cutanee da cosmetici. Aspetti clinici Maria Concetta Romano Medico Chirurgo Dermatologo. Docente alla scuola di specializzazione Università degli Studi di Tor Vergata – Roma, Italia I cosmetici possono provocare svariati problemi di natura dermatologica, intesi come Danni Clinici. La nuova realtà interpretativa dello strato corneo, da un punto di vista biochimico e funzionale, ha contribuito a fare luce sulla patogenesi di molte patologie cutanee, compresi tali eventi. È diventata una necessità logistica formulare una classificazione dei Danni Clinici da Cosmetici, in modo da: – Poterli includere tutti. – Stabilirne la provenienza e il nesso causa-effetto. – Impostare delle linee guida per la terapia. – Segnalare agli organi di competenza i risultati e le evidenze acquisite (Cosmetovigilanza). Skin reactions to cosmetics. Clinical aspects Cosmetic products may cause various dermatological problems, referred to as Clinical damages. The new interpretative reality of the stratum corneum, from the biochemical and functional points of view, has contributed to make clear the pathogenesis of many skin diseases, including above events. Jt has become a logistic must to write down and classify the Clinical Damages caused by Cosmetics, in order to: – Include all of them .– Stablish their origin and cause-effect. – Set therapy guidelines. – Report to the competent organs the results and evidence acquired (Cosmetovigilance). ore 12.20 Lipolaser in anestesia locale Angelo Serraglio Medico Chirurgo – Bergamo, Italia Si collega al laser una fibra di 600 micron e l’estremità della fibra la si inserisce dentro un’ago cannula del diametro di 2 mm. Si fa fuoruscire dalla punta della cannula la fibra per 1 cm. A questo punto si accende il laser, lo si programma con modalità in continuo della emissione dell’energia laser e con una potenza che può variare dai 12 ai 15 w. Dopo aver effettuato l’anestesia locale tumescente di Klein, si introduce l’ago cannula con la fibra laser e con dei movimenti lenti ma continui si attiva l’emissione del raggio laser in uscita, per 3-5 secondi per zona spostandosi a raggiera sui diversi piani. L’operatore avverte all’inizio un po’ di resistenza, ma poi man mano che emette il raggio laser la zona diventa sempre più soffice con netta diminuzione della resistenza iniziale. A questo punto il grasso è completamente emulsionato per cui si può iniziare ad aspirarlo. Vengono utilizzate cannule di 1,2-2 mm di diametro. Vantaggi: È una nuovissima tecnica che ti permette di emulsionare anche il grasso più resistente. Si possono utilizzare cannule da 1,2-2 mm, e si può fare anche una microliposcultura superficiale. È una tecnica veloce con un ottimo effetto joule dovuto al calore che la punta del laser emana a livello sottocutaneo con successiva retrazione ed effetto lifting. È una tecnica che se usata da mani esperte permette di trattare qualsiasi lipodistrofia, anche la più resistente, ed in tempi relativamente rapidi. Seguirà un bendaggio compressivo con guaina elastica. Riposo di un giorno e inizio di un ciclo linfodrenaggio con cadenza bisettimanale dopo otto giorni. Visione di casi trattati e breve filmato. Lipolaser under local anesthesia A fiber of 600 micron is connected to a laser while the edge of the fiber is inserted into a cannula needle having a diameter of 2 mm. Release then the cannula tip of the fiber to 1 cm. At this point the laser is turned on, programming it on a continuous mode with the emission of laser energy and of power, which can vary from 12 to 15 w. After making the Klein’s local tumescent anesthesia, the cannula needle is introduced into the laser fiber with a slow but continuous movement to activate the emission of the laser beam output, for 3-5 seconds for zone, moving radially on different levels. At the beginning the operator feels a sort of resistance, but then as the laser beam is emitted, the area becomes increasingly soft with a sharp decline of the initial resistance. At this point the fat is completely emulsified and suction may begin. Cannulas of 1.2-2 mm, in diameter are used. Advantages: This is a brand new technique that allows to emulsify even the more resistant fat. 1.2 -2 mm cannu- 122 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 las can be used, and also make a superficial micro liposculpture. It is a fast technique with a good joule effect given to the heat radiating from the tip of the laser at underneath cutaneous layer with subsequent retraction and lifting effect. When used by expert hands this a technique that allows you to treat any lipodystrophy, even the most resistant one, relatively quickly. Follows a compressive dressing with elastic sheath. One day of rest and a biweekly lymphodrainage cycle after eight days. CASES REPORT AND SHORT FILM. ore 12.30-13.00 Registrazione ai SIMPOSI Sessione 3 – Sala Tarragona ore 13.00-14.00 IN PARALLELO SIMPOSIO – Elos: la tecnologia per la bellezza viso e corpo Moderatore: Marina Romagnoli, Italia Marina Romagnoli Medico Chirurgo Dermatologo. Direttore Day Hospital Istituto Biomedical – Genova, Italia Franco Buttafarro Medico Chirurgo Dermatologo. Torino, Italia Trattare l’aging, ossia l’invecchiamento rappresentato da rughe, pieghe, lassità cutanea, alterazioni della pigmentazione, vuol dire cercare di attenuare al meglio i segni dell’invecchiamento evitando possibili effetti collaterali indesiderabili ricercando tecnologie idonee e mirate che permettano un tempo di recupero molto breve. Da tempo vengono proposti trattamenti molteplici con peeling, filler, tossina botulinica, laser selettivi, terapia fotodinamica, lipofilling, lipoplastica, per non parlare dei più svariati interventi di dermochirurgia e di chirurgia estetica. Negli ultimi tempi è stata proposta una nuova tecnologia, unica nel suo genere, che ci permette di ottenere risultati soddisfacenti in pochissime sedute o addirittura la possibilità di ottenere un ringiovanimento globale del volto in un’unica seduta con tre trattamenti consecutivi ed inoltre di poter promettere un ritorno praticamente immediato alla vita sociale e lavorativa. Intendiamo riferirci ad una tecnologia che abbina l’energia ottica (laser o luce pulsata) alla radiofrequenza bipolare. Queste due forme di energia, finora usate separatamente, determinano, se usate insieme, un notevole aumento di efficacia, con il minimo rischio di effetti collaterali. Stiamo parlando di una piattaforma che gestisce la possibilità di effettuare diversi trattamenti anche combinati. Era impensabile fino a poco tempo fa che si potesse creare una tecnologia di questo genere che gestisce in sequenza, attraverso vari applicatori, un ventaglio di possibilità terapeutiche finora gestibile solo attraverso l’utilizzo di molteplici tecniche e di svariate apparecchiature. Con questa piattaforma siamo in grado di trattare, con un buon grado di soddisfazione il rilassamento cutaneo, le rughe, le lesioni vascolari, le alterazioni della pigmentazione, fare un ringiovanimento anche con tecnica frazionale e persino trattare l’acne e l’ipertricosi. È l’unica tecnologia che ha unito le due energie in un unico impulso sincronizzato, differenziandosi così da tutte le altre tecnologie presenti sul mercato. Per aumentare ulteriormente la sicurezza le apparecchiature sono fornite di un sistema automatico di controllo che permette di monitorizzare continuamente le variazioni di temperatura e nel caso di intervenire prontamente, prevenendo così possibili complicanze. Anche per quanto riguarda il trattamento del corpo, la tecnologia Elos si caratterizza per la combinazione di energia e luci nello stesso manipolo. Vi sono infatti evidenze in letteratura sull'utilità dell'uso combinato nel body sculpturing di un massaggio operatore dipendente eseguito con un manipolo che eroga simultaneamente radiofrequenza bipolare a 20 e 50 Watt, vacum con aspirazione a 200 mmbar ed infrarossi 700-1500 nm. L'utilizzo 1 o 2 volte alla settimana per cicli di trattamenti di 10 sedute circa, consente l'ottenimento di una riduzione centimetrica delle aree trattate ed un rimodellamento corporeo dai risultati soddisfacenti sia nella pannicolopatia cellulitica che nell'adiposità localizzata. La personalizzazione dei parametri e del programma terapeutico, che prevede adeguate norme di igiene di vita, rende i risultati più evidenti e duraturi, pur essendo comunque utili cicli di mantenimento, distanziati di 2 settimane e poi 1 mese, soprattutto per le panniculopatie. Elos: the technology for face and body beauty To treat aging, i.e. aging represented by wrinkles, folding lines, skin laxity, abnormal pigmentation, means to attempt to mitigate the aging signs avoiding possible undesirable side effects by looking for appropriate and targeted technologies granting shorter recovery time. For some time, multiple treatments are suggested such as peeling, filler, botulinum toxin, selective laser, photodynamic therapy, lipofilling, lipoplastic, not to forget the wide variety of possible interventions dermo and cosmetic surgeries. A new technology is now available, unique in its Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 123 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 kind, allowing to achieve satisfactory results in very few sessions or even the possibility of obtaining an overall rejuvenation of the face in a single sitting with three consecutive treatments and with the promise of an almost immediate return to social and working life. We refer to a technology that combines optical energy (laser or pulsed light) to bipolar radiofrequency. These two types of energy, so far used separately, determine, when used together, a significant increase in efficiency, with a minimal risk of side effects. We are talking about a platform combining different treatments. Until recently it was unimaginable a technology of this kind managing in sequence, via various applicators, a range of therapeutic options to date only manageable through the use of multiple techniques and different equipment. With this platform we are able to deal with a high degree of satisfaction skin relaxation, wrinkles, vascular lesions, pigmentation alterations, perform a rejuvenation also with a fractional technology, and more to treat acne hyper trichoses. It is the only technology that has unified the two energies in a single synchronized pulse, thus differentiating from other technologies available on the market. To further make the equipment safer, the devices are provided with an automatic control for a constant monitoring of temperature variations and in case of a prompt intervention, thus preventing possible complications. As regard to body treatments, Elos technology is characterized by the combination of energy and beam in the same handpiece. There are in fact evidences in literature of the utility of a combined use in body sculpturing massage, operator dependent with a small knob that simultaneously delivers bipolar radiofrequency at 20 and 50 Watt, vacuum aspirated 200 mmbar and infrared 7001500 nm. Its use 1 o 2 times a week for treatment cycles of 10 sessions or so, allows to obtain a centimetric reduction of treated areas and a satisfactory remodelling of the body in both cellulitic panniculalgia and localized adiposity. The customization of the parameters and the treatment program, which provides adequate standards of hygiene of life, makes the results more evident and durable, while still very useful are maintainance cycles, spaced by a 2 weeks interval and then 1 month, especially for panniculalgias. Sessione 4 – Sala Cesarea ore 13.00-14.00 IN PARALLELO SIMPOSIO – Eliminazione dei tatuaggi policromi e delle lesioni pigmentate cutanee con l’utilizzo di un nuovo Laser Q-Switched Multi-Lunghezza d’onda. Ablazione superficiale con un nuovo Soft-Erbium:YAG Laser Moderatore: Elisabetta Perosino, Italia Giuseppe Scarcella Medico Chirurgo Dermatologo. Specialista Ambulatoriale ASL 20 di Verona Ospedale S. Bonifacio – Verona, Italia La richiesta di eliminazione dei tatuaggi è in continua crescita e, negli ultimi anni, le industrie laseristiche si sono impegnate per mettere a punto dei Sistemi laser che potessero essere utilizzati per l’eliminazione della maggior parte dei colori presenti nei tatuaggi. Si parlerà pertanto di questo nuovo Sistema Laser Q-Switched che con la possibilità di erogare le lunghezze d’onda di 755 nm, 532 nm e 1064 nm risulta essere efficace, oltre che per il trattamento di diversi tipi di lesioni pigmentate cutanee, anche e soprattutto per l’eliminazione dei tatuaggi policromi. Nella costante ricerca di ottenere dei risultati di fotoringiovanimento cutaneo cercando però di ridurre al minimo il disagio post-trattamento, è stato messo a punto il Sistema Laser di cui si parlerà nella seconda parte del Work-Shop. Si tratta di un Laser Erbium:YAG e più precisamente di un Soft-Erbium:YAG con i parametri preimpostati e molto facile da usare dedicato esclusivamente al trattamento di ablazione superficiale e quindi di “Refreshing” del volto, collo, decolleté, mani ed altri distretti cutanei con un conseguente disagio post trattamento molto contenuto e tempi di recupero molto brevi. Treatment of multicoloured tattoos and cutaneous pigmented lesions with a new Q-Switched Multi-Wavelengths Laser. Light Ablation with a Soft-Erbium:YAG Laser In the last years the demand of elimination of tattoos was growing up and the Laser Industries worked very hard to be able to produce Lasers effective on most of colours utilized in the modern tattoos. I’ll talk of this new QSwitched Laser System that with his ability to deliver 755 nm, 532 nm and 1064 nm wavelengths is very helpful in treating a great variety of pigmented cutaneous lesions and, more than anything else, in treating the multicoloured tattoos. The procedure of Photo-Rejuvenation is very appreciated by the patients but the consequent down time is a frequent side effect that they should prefer to eliminate or to reduce at minimum. In the second part of the 124 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 Work-Shop I’ll talk about a new Erbium:YAG laser and more exactly a Soft-Erbium:YAG Laser. This device has preset parameters and offers an easy and safe way to make a light-ablation having a treatment of “Refreshing” of the face, neck, chest, hands and other body areas with minimal down time. Sessione 5 – Sala Modulo I ore 13.00-14.00 IN PARALLELO SIMPOSIO – La Cam (Complementary and alternative medicine) espressione della tradizione e dell’innovazione Moderatore: Maria Bucci, Italia Giovanni Battista Colombo Direttore R&B Dipartimento di Formazione Istituzione Winch – Milano, Italia Gaetano Zannini Medico Chirurgo. Direttore Generale Ricerca e Sviluppo Dipartimento Medico IRBZ – Saint Raphael, Francia Prima parte: 30 minuti - CAM: definizione, limiti, opportunità e novità. GBC • In questa relazione si definisce cos’è la medicina complementare, che requisiti deve avere una terapia basata sulla CAM (evidenza scientifica documentata), quali sono le principali CAM (fitoterapia, omeopatia, omotossicologia, aiurvedica, kiropratica, osteopatia, agopuntura e, tra le nuove, orodietologia e MAP nutrizione). Spiegazione e approfondimenti sull’orodietologia Seconda parte: 30 minuti - Applicazioni pratiche delle nuove terapie CAM GZ • In questa relazione si porteranno in evidenza le prove scientifiche, gli studi clinici e le evidenze pratiche dell’utilizzo delle nuove discipline CAM, soprattutto l’orodietologia che nel campo delle innovazioni è la più evidente e più recente. Cam (complementary and alternative medicines) expression of tradition and innovation First Part: 30 minutes - CAM: definition, limitations, opportunities and news. GBC • In this lecture it will be defined what is complementary medicine, which requirements should be met for a CAM based therapy (documented scientific evidence), what are the major CAM (herbal medicine, homeopathy, homotoxicology, ayuverdic, chiropractice, osteopathy, acupuncture, and, among the most recent, oral dietary supplement and MAP nutrition). Explanation and background of oral dietary supplement Second Part 30 minutes - Practical applications of new CAM GZ therapies • In this lecture we shall bring evidence in the scientific findings, clinical trials and practical evidence of new CAM disciplines, above all on oral dietary supplement that in the area of innovation is the most obvious and most recent. ore 14.00-14.30 Registrazione ai SIMPOSI Sessione 6 – Sala Tarragona ore 14.30-15.30 IN PARALLELO SIMPOSIO – Obiettivi, modalità e tecniche per comunicare con efficacia nella professione del dermatologo Moderatori: Ivano Luppino (Italia), Elisabetta Perosino (Italia) Elena D’Alosio Consulente Shackleton Consulting – Asti, Italia Nicola Posa Consulente Shackleton Consulting – Asti, Italia Quali sono i pilastri della comunicazione nell’attività medica specialistica? Che cosa e come comunicarsi all’esterno dello studio? Come all’interno? Che importanza ricoprono l’organizzazione e i comportamenti di colleghi e collaboratori nella gestione dell’attività? Che cosa si aspetta da noi il nostro paziente alla prima visita e successiva- Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 125 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 mente? Come costruisce la sua patient experience? Da questi e altri interrogativi prende spunto la struttura di questo intervento che intende offrire ai partecipanti una visione coordinata e coerente sugli obiettivi, sulle metodologie e sugli strumenti che consentono di sviluppare in ottica imprenditoriale la propria attività professionale, con uno sguardo privilegiato ad un importante indicatore di “performance”: la soddisfazione delle aspettative del paziente. Il corso offre una panoramica sulle principali tematiche manageriali e di comunicazione qui riportate: – I fondamenti: la visione e la pianificazione strategica della propria attività; – Il flusso della comunicazione al paziente prima, durante e dopo la visita: obiettivi, mezzi, persone; – Comunicarsi sui media: regole e opportunità; – La gestione della visita: il mirroring come strumento di comunicazione efficace per essere guida; – Come si costruisce la soddisfazione del paziente; – La squadra come supporto dell’organizzazione e di una comunicazione efficace. Objectives, methods and techniques to communicate effectively in the dermatology practice What are the pillars of communication in the medical specialist activity? What and how to communicate outside the office? How inside? What importance does cover the organization and behaviour of colleagues and collaborators in the management of the activity? What does expect from us our patient at his first visit and subsequently? How to build up the patient's experience? These and other questions is the starting point for this lecture which is meant to provide participants with a coordinated and coherent vision on aims, methods and tools to develop vision business in his profession, with an insight to an important indicator of performance: the patient satisfaction expectations. The course offers an overview on key management issues and communication skills herebelow summarized: – The foundations: the vision and strategic planning of activities; – The communication flow to the patient before, during and after the visit: objectives, resources, people; – Press Media: Rules and opportunities; – Management of the visit: mirroring as a tool of communication for effective leadership; – How to build the patient satisfaction; – The team as support of the organization and of effective communication. Sessione 7 – Sala Cesarea ore 14.30-15.30 IN PARALLELO SIMPOSIO – Le molteplici applicazioni dei laser ablativi Moderatore: Stefano Verardi, Italia Ivano Luppino Medico Chirurgo Dermatologo. Catania, Italia I laser nel fotoringiovanimento: dall’ablativo al frazionato Gli ultimi anni hanno visto accrescere sempre più la richiesta di nuove tecniche utili nella gestione del fotoringiovanimento. Sono state messe a disposizione degli Operatori nuove apparecchiature laser che riducono al minimo i danni termici dei tessuti ed effettuano precise ablazioni tissutali, condizioni essenziali per l’esecuzione di ottimali skin resurfacing. Questi sistemi, diventati componenti importanti della terapia del ringiovanimento, ottengono, con gradi e modalità diverse, i risultati richiesti, rimuovendo la porzione più superficiale della cute fotodanneggiata e ripristinando questo strato con una normale guarigione tissutale. I Laser ablativi, CO2 ed Erbium, si sono dimostrati un ottimo ausilio nella gestione del fotoringiovanimento. Essi e, in special modo l’Er:YAG, permettono un miglior controllo della profondità ed una migliore possibilità di stima anticipata dell’eventuale danno. L’Er:YAG può essere considerato quindi uno strumento di pura ablazione e vaporizzazione e questo lo rende particolarmente vantaggioso nello skin resurfacing. Ma ultimamente anche nuovi sistemi ablativi e non, quali i laser frazionati, che si caratterizzano per la possibilità di gestire al meglio la ricostruzione epidermico/dermica post resurfacing, legando l’operatività ad un impatto laser del tutto particolare, hanno acquisito sempre più importanza nel panorama. Vengono presi in considerazione i vantaggi e i limiti dell’utilizzo di questa emissione laser anche in rapporto ai rischi/benefici. Lasers in photorejuvenation: from ablative to fractioned The last years have seen the increasing application of new useful techniques in the management of the photoageing. Doctors have now new laser equipments that reduce to the least one the thermal damages they effect precise ablations of the tissue, essential conditions for the execution of optimal skin resurfacing. These systems, 126 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 become important component of the therapy of the rejuvenation, it allows a good control of the depth and better means to estimate in advance possible damage. The Er: YAG can be considered therefore a tool of pure ablation and vaporization and this it makes it particularly advantageous in the skin resurfacing. But lately also new systems ablatives and not, like the divided lasers, that are characterized for the possibility to manage the reconstruction to the best. Alberto Balzani, Valerio Cervelli, Fabio Nicoli, Diana Spallone, Stefano Verardi Medico Chirurgo. Specializzando Chirurgia Plastica e Ricostruttiva, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” – Roma, Italia Trattamento delle cicatrici post-traumatiche con il laser CO2 frazionato ultrapulsato Introduzione: Il trattamento delle cicatrici è un processo che richiede molto tempo. A seconda del tipo di cicatrice i trattamenti possono essere di tipo conservativo o invasivo. Diversi trattamenti possono ridurre il grado di severità della cicatrice ma nessuno ne provoca una reale scomparsa. Alcune delle modalità impiegate sono l’escissione mediante punch, la dermoabrasione, i peeling chimici e i laser ablativi e non ablativi, ognuno con un vario grado di miglioramento e di effetti collaterali. Il nostro obiettivo è stato valutare il nuovo laser CO2 frazionato ultra pulsato (Ultrapulse Encore, Lumenis Ltd, Santa Clara, CA) per il trattamento delle cicatrici post-traumatiche. Questo laser è dotato di due tipi di scanner: uno non sequenziale CPG (Computer pattern generator) e uno sequenziale che produce microfori denominato Deep. Materiali e Metodi: Da Settembre 2008 a Novembre 2008 20 pazienti con cicatrici severe del volto si sono sottoposte a questo trattamento. Tutti i pazienti erano di razza Caucasica e con un fototipo tra II al III. Ogni cicatrice è stata fotografata e valutata utilizzando la Scala di Manchester (MSS). Il Follow-up è stato in media di 3 mesi. Risultati: È stato documentato un miglioramento significativo della texture e del trofismo cutaneo in tutti i pazienti. L’equipe chirurgica e i soggetti sottoposti a trattamento hanno riferito in maniera concorde un miglioramento dell’atrofia e dell’aspetto globale della cicatrice. Non sono state riportate complicanze o effetti avversi. Un transitorio eritema, accompagnato da un modesto edema, si è presentato durante i primi 5 giorni. Tutti i pazienti hanno potuto riprendere la loro vita sociale e lavorativa dopo una settimana. Conclusione: Il Laser CO2 frazionato ultra pulsato si è dimostrato sicuro ed efficace nel trattamento delle cicatrici. Sono stati riscontrati miglioramenti oggettivi della cicatrice e allo stesso tempo un grado minimo di discomfort per il paziente. Principal applications of the ablative lasers Introduction: Scar management is a long term process. Depending on scar type, treatment may be invasive and/or conservative. While treatments may reduce physical severity, they never cause the scar to disappear completely. A variety of modalities have been employed to this end, including punch excision, dermabrasion, chemical peels and traditional ablative and non ablative laser treatments, each with varying degrees of success and side effects. The purpose of this study was to evaluate CO2 laser resurfacing for posttraumatic scars. This new fractionated ultrapulsed CO2 laser (Ultrapulse Encore, Lumenis Ltd, Santa Clara, CA) is equipped with two types of scanners: one is non sequential CPG (Computer pattern generator) and another, Deep, is sequential and produces microspot. Material and Methods: From September 2008 to November 2008, 20 patients (mean age 47.3 years) with severely scarred skin were enrolled in this study. All patients were Caucasian with skin type II or III. Each scar was photographed and scored independently by two authors using the Manchester Scar Scale (MSS). Follow-up ranged from 5 to 2 months. Results: Significant improvement in skin tone, texture, and appearance of skin was noted in all patients. Subjects and investigators both noted similar (26-50%) improvement in texture, atrophy, and overall improvement of scarring. No major complications were found and minor complications included transient erithema and edema. Patients returned to work in 1.5 weeks and social activities in 1 week. Conclusion: Fractional ultrapulsed CO2 laser resurfacing has proven to be both safe and effective. The efficacy and favorable side effects profile for this technology, with low incidence of pigmentary changes, make it a viable alternative for the treatment of moderate to severe scars. Alberto Balzani, Valerio Cervelli, Fabio Nicoli, Diana Spallone, Stefano Verardi Medico Chirurgo Plastico. Professore Aggregato di Chirurgia Plastica, Ricostruttiva ed Estetica, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” – Roma, Italia Trattamento delle cicatrici da acne con il laser CO2 frazionato ultrapulsato Introduzione: Gli esiti cicatriziali nell’acne sono la conseguenza di alterazioni nel processo di riepitelizzazione della cute. A seconda dell’aspetto clinico delle cicatrici vengono proposti diversi tipi di trattamento. Le cicatrici cosiddette a scodella, con margini ampi e degradanti, possono essere trattate agevolmente con i laser ablativi ma spesso con tempi di recupero molto lunghi a causa dell’intenso eritema; le cicatrici a piccozza o puntiformi richiedono spesso un intervento chirurgico di asportazione mediante punch. L’utilizzo di un nuovo laser CO2 frazionato ultra pulsa- Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 127 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 to (Ultrapulse Encore, Lumenis Ltd, Santa Clara, CA) dotato di due tipi di scanner: uno non sequenziale CPG (Computer pattern generator) e uno sequenziale che produce microfori denominato Deep consente il trattamento di tutti i tipi di cicatrici. Materiali e metodi: sono stati trattati presso il reparto di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata” n° 30 soggetti affetti da cicatrici da acne sia di tipo atrofico che di tipo “ice pick” diffuse su tutto il volto nel periodo tra ottobre 2008 e dicembre 2008. La presenza di cicatrici, la loro estensione e profondità sono state valutate mediante documentazione fotografica ed applicazione della scala di Manchester. Inoltre è stato valutato il grado di soddisfazione del paziente. Risultati: Per ognuno dei pazienti inseriti nello studio è stato necessario un singolo trattamento. Con questo tipo di laser non è stato necessario effettuare un‘anestesia generale e i tempi di recupero sono stati in media di 6 giorni. Il grado di soddisfazione è stato in tutti i casi molto elevato. Conclusioni: L’utilizzo del laser CO2 frazionato ultrapulsato permette in un unico trattamento di correggere tutte le tipologie di cicatrici di acne con una buona compliance dei pazienti. Treatment of acne scars with new fractioned ultrapulsed CO2 laser Introduction: Acneiform scars are the result of compromised collagen production during the natural wound healing process, resulting in topographical depressions. Depending on the clinical appearance of the scar various types of treatment can be used: atrophic scars can be easily treated with ablative laser but often require a long downtime, and ice-pick scars often require punch tecniques for removal. The new fractionated ultrapulsed CO2 laser (Ultrapulse Encore, Lumenis Ltd, Santa Clara, CA) allows the treatment of all types of acne scars. This laser is equipped with two types of scanners: one is non sequential CPG (Computer pattern generator) and another, Deep, is sequential and produces microspots. Materials and methods: From September 2008 to November 2008 we treated at the Department of Plastic and Reconstructive Surgery , University of Rome “Tor Vergata”, 30 patients, skin types from III to IV, with moderate to severe acne scars (atrophic and ice pick). The presence of scars, their scope and depth were documented with clinical photography and were scored using the Goodman grading scale. We also evaluated the patients satisfaction. The follow-up was at last two months. Results: Only a single session of laser resurfacing was necessary for each patient. With this type of laser patients didn’t underwent to general anesthesia and the downtime was on average 6 days. Patients’self-assessed degrees of improvement were in all cases very high. Adverse events were limited to transient erythema and edema. Conclusions: The use of fractionated ultrapulsed CO2 laser is associated with significant patient-reported improvement in the appearance of acne scar and with minimal downtime. Sessione 8 – Sala Modulo I ore 14.30-15.30 IN PARALLELO SIMPOSIO – Sistemi a luce pulsata intensa di seconda generazione: nuove evidenze e prospettive future Moderatore: Pasquale Frascione, Italia Angela Capponi Medico Chirurgo Dermatologo. Roma, Italia Michael Drosner Medico Chirurgo Dermatologo. Consulente Dermatologico in Laserterapia – Germania Agnese Ginebri Medico Chirurgo Dermatologo. Borsista Regina Elena – Roma, Italia Daniela Marciani Medico Chirurgo Dermatologo. Roma, Italia Al momento è difficile stabilire un ruolo preciso della terapia fotodinamica topica in dermatologia: oltre ai campi d’applicazione finora esplorati e largamente documentati, quali le lesioni precancerose e neoplastiche superficiali, stanno emergendo nuove possibilità di applicazione a scopo terapeutico ed estetico. È questo il caso del trattamento delle rughe come pure dell’acne in fase attiva e delle lesioni cicatriziali postacneiche, sulle quali, utilizzando l’acido 5-aminolevulinico veicolato nei liposomi e sfruttando l’attivazione della Protoporfirina IX ottenuta mediante l’irradiazione con la piattaforma a 420-720 nm, si sono ottenuti significativi risultati fin dal primo trattamento. Verranno presentate le varie esperienze nel trattamento di acne e lesioni postacneiche, discheratosi e carcinomi basocellulari superficiali. 128 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 Second generation of intense pulsed light systems: New evidence and future prospects At the moment it is difficult to establish a clear role of topical photodynamic therapy in dermatology: beyond the scope so far explored and widely documented, such as pre-and neoplastic surface lesions, new opportunities are emerging for the application for therapeutic and aesthetic purposes. This is the case of the treatment of wrinkles and of acne in active phase and the post-injury acneic scars, on which, using 5-aminolevulinic acid carried in liposomes and exploiting the activation of protoporphyrin IX produced by irradiation with a platform at 420-720 nm, have obtained significant results from the very first treatment. Several experiences in the treatment of acne and post acneic lesions, dyskeratosis and superficial basal cell carcinomas will be shown. ore 15.30 Pausa Sala Modulo II (sala Plenaria) Sessione 9 Moderatori: Stefano Astorino (Italia), Luca Bianchi (Italia), Ugo Bottoni (Italia), Ketty Peris (Italia) ore 16.00 Nutricosmetici e strategie anti-aging Zoe Diana Draelos Medico Chirurgo Dermatologo. Consulente Dermatologico High Point – NC (USA) I nutricosmetici combinano l’assunzione orale all’applicazione topica di principi attivi per raggiungere evidenti benefici anti-aging. I carotenoidi, sotto forma di licopene e mangostano, sono entrati nella composizione di bevande e di integratori antiossidanti. L’applicazione topica di queste sostanze richiede la rimozione di un doppio legame, in quanto il prodotto originale colora la pelle. Il the verde viene usato sia localmente che per la via orale come fonte di catechine antinfiammatorie. Il resveratrolo, infine, come modulatore delle sirtuine controlla il turnover cellulare. La combinazione di agenti topici ed orali per trattare I segni evidenti dell’invecchiamento rappresenta la nuova frontiera in dermatologia. Nutricosmetics and anti-aging strategies Nutricosmetics combine both oral and topical application to achieve anti-aging skin benefits. Carotenoids, in the form of lycopene and mangosteen, have become popular drinks as an oral antioxidant supplement. Topical carotenoids, however, stain the skin unless one key double bond is removed to make them colorless allowing their use as a topical cosmeceutical retinoid. Green tea has been used both orally and topically as a source of catechins for anti-inflammatory effects. Finally, resveratrol has been studied as a modulator of sirtuins, controlling cellular turnover. The combination of topical and oral agents to deal with common visual cues of aging represents the newest horizon in dermatology. ore 16.20 Microscopia Confocale a riflettanza in vivo in campo Dermatologico e Cosmetologico Salvador Gonzalez Medico Chirurgo Dermatologo. Docente del Servizio di Dermatologia del Memorial Sloan-Kettering Cancer Center di New York, USA La microscopia Laser Confocale a Riflettanza in vivo (RCM) è una metodica di indagine, non invasiva, che permette la visione di cellule e strutture della cute in vivo, con una risoluzione quasi istologica. La RCM è stata utilizzata per la valutazione delle lesioni benigne e maligne evidenziando grandi potenzialità nella ricerca di base riguardante la cute e la dermatologia clinica. La RCM è in grado di rilevare i cambiamenti dinamici a cui va incontro la cute nel tempo ed in risposta a stimoli specifici quali l’esposizione ai raggi ultravioletti. Queste caratteristiche ne fanno un mezzo promettente in cosmetologia, poiché permette di ottenere campioni multipli senza che sia necessaria una biopsia e quindi senza arrecare ulteriori traumi all’area in esame. In questa comunicazione verranno discussi gli aggiornamenti riguardanti l’applicazione di questa metodica su cute sia sana che patologica. In vivo Reflectance-mode Confocal Microscopy in Dermatology and Cosmetology In vivo Reflectance Confocal Microscopy (RCM) is a non-invasive imaging tool that allows real-time visualization Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 129 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 of cells and structures in living skin with near histological resolution. RCM has been used for the assessment of benign and malignant lesions, showing great potential for applications in basic skin research and clinical dermatology. RCM also reveals dynamic changes in the skin over time and in response to specific stimuli, like ultraviolet exposure, which makes it a promising tool in cosmetology, as it allows repetitive sampling without biopsy collection, causing no further damage to the areas under investigation. In this communication, the latest advances in RCM, and its applications in the characterization of both normal and pathological skin will be discussed. ore 16.40 La teletermografia con tecnica di termostimolo in dermatologia estetica Aldo Di Carlo Medico Chirurgo Dermatologo. Direttore Scientifico Istituto Dermatologico San Gallicano IRCCS – Roma, Italia L'avanzamento degli studi in campo cosmetologico comporta l’impiego di metodiche diagnostico-strumentali aggiornate per la valutazione clinico-sperimentale di nuove sostanze o preparazioni farmaceutiche innovative per consentirne l’immissione in commercio. Qualsiasi sostanza applicata sulla cute, anche a scopo semplicemente eudermico, comporta una modifica della condizione di equilibrio termico dello strato superficiale cutaneo e quindi del flusso papillare dermico. Tra le metodiche strumentali non invasive in grado di valutare le variazioni del flusso papillare la teletermografia è elettiva, in quanto i gradienti termici cutanei sono la espressione diretta del flusso capillare superficiale, e ad ogni loro variazione corrisponde una variazione di flusso. La tecnica di termostimolazione messa a punto nell’Istituto San Gallicano-IRCCS consente di superare poi i limiti di sensibilità anche dei più moderni teletermografi (Lt = ≥ 0,1°C). Consiste nell’applicare un termostimolo (+ 5°C x 20”) sulla cute e nel valutare cronologicamente la ripresa termica dell’area termostimolata fino al ricupero finale dei gradienti iniziali. Oltre ad applicazioni cliniche (studio del crono e foto-aging, effetti del fumo di sigaretta sul microcircolo), la metodica si presta anche a studi nel campo della cosmetologia. Riportiamo uno studio termografico riguardante gli effetti dell’assorbimento percutaneo di semplici preparazioni. Materiale: Abbiamo utilizzato due gruppi di 10 soggetti ciascuno tra uomini e donne e dai 18 ai 72 anni di età. In un primo gruppo è stato applicato su aree contrapposte della cute del dorso, previamente deterse con blando detergente, quantità standard di una comune crema idratante del commercio e rispettivamente di una sostanza vasoattiva (buflomedil cloridrato in soluzione di liposomi complessi) (Curri), fatta assorbire con lieve massaggio digitale per 4 min. Nell'altro gruppo di soggetti, con identica metodologia, sono stati confrontati la stessa crema idratante ed un foglio di polietilene 10x10 cm fissato sulla cute con Blenderm®. Sono stati impiegati un teletermografo AGEMA 880 e un termostimolatore Surgicon (stress termico di + 5°C x 20" ogni 30 min). Risultati: È stato evidenziato un significativo effetto ipertermico, persistente fino a 120 min per la crema cosmetica, 90 min per la soluzione di liposomi, e valori analoghi alla crema cosmetica nel caso del foglio di polietilene. Da questi dati si evince che l’ipertermia parimenti provocata dalla crema cosmetica e dal foglio di polietilene debba essere considerata la risultante di una azione fisica di blocco della perspiratio con conseguente aumento della temperatura del tessuto sottostante per effetto di una vasodilatazione (cd effetto serra). Ciò porta a considerare sotto nuovi aspetti le creme cosmetiche che oltre a svolgere un'azione sintomatica integrativa sullo stato di lesa eudermia ne concreterebbero una puramente fisico-meccanica con conseguente attivazione del microcircolo cutaneo come lo dimostra l'ipertermia posta in evidenza. L'effetto ipertermico appare correlato per intensità e tempi di durata alla composizione della crema cosmetica, per cui una crema di tipo evanescente potrà avere un effetto di minore durata rispetto ad una crema di tipo nutriente per il maggiore contenuto in questa di sostanze grasse. In definitiva i risultati del nostro studio propongono un aggiornamento della formulazione e delle modalità di impiego delle creme cosmetiche con la possibilità di valutare mediante la teletermografia gli aspetti poco studiati finora della persistenza sulla cute e non molto noti della loro azione sul microcircolo cutaneo. The telethermography with thermal stimulation technique in aesthetic dermatology Advanced studies in the cosmetological field implies the use of updated diagnostic and instrumental methods for clinical trial evaluation of new substances or innovative pharmaceutical preparations before launching them on the market. Any substance applied to the skin, also for simply eudermic purposes, calls for a change in the condition of thermal balance of the superficial stratum corneum and therefore of the dermal papillary flow. Among the instrumental non-invasive methods capable of assessing changes in the papillary telethermography flow is elected, because the skin thermal gradients are the direct expression of superficial capillary flow, and any variation is a variation of the flow. The thermal stimulation technique developped at the San Gallicano-IRCCS allows to overcome the sensitivity range of even the most modern telethermographs (Lt = ≥ 0,1°C). It consists in the application of thermal stimuli (+ 5 ° C x 20") on the skin and chronologically assessing the recovery of thermal stimulated area 130 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 until final recovery of the initial gradients. In addition to clinical applications (study of chrono and photo-aging, effects of cigarette smoking on the microcirculation), the technique lends itself well to studies in the field of cosmetology. We report a study on the thermographic effects of percutaneous absorption of simple preparations. Material: two groups, each one formed by 10 men and women aged from 18 to 72 years. To the first group was applied on opposed areas of the dorsum skin, previously cleaned with a mild detergent, standard quantity of a moisturizing cream commonly available plus a vasoactive substance (buflomedil hydrochloride in a solution of liposome complexes) (Curri) rubbed into through digital massage for 4 min. On the other group, with the same methodology, were compared with the same moisturizing cream and a polyethylene sheet 10x10 cm fixed to the skin with Blenderm. The following instruments were used: a telethermograph Agema 880 and a thermostimulator Surgicon (thermal stress of + 5 ° C x 20" every 30 min). Results: a significant hyperthermic effect, persisting up to 120 min for cosmetics cream, 90 min for the liposomes solution, with values similar to the cosmetic cream in the case of polyethylene sheet has been observed. From these data we deduct that hyperthermia caused by the cosmetic cream and polyethylene sheet should be considered the result of a physical action of perspiratio blocking with resulting increase in temperature of the underlying tissue for effect of a vasodilatation (known as greenhouse effect). This brings us to consider differently cosmetic creams which besides developing a symptomatic integrative action on the state of injured eudermias concretize a purely physicalmechanical one with consequent activation of the cutaneous microcirculation as evidenced by the highlighted hyperthermia. The hyper thermal effect appears related to for intensity and duration of the cosmetic cream composition, therefore an evanescent cream-type could have a shorter duration effect in comparison to a nutrient cream-type content for its higher fats content. In conclusion the results of our study suggest an update of formulation and methods of use of cosmetic creams with the possibility to assess through telethermography those aspects not yet investigated of the persistence on the skin and on the unknown action on the cutaneous microcirculation. ore 17.00 La lipidomica della membrana cellulare: uno strumento per la strategia nutraceutica/nutrizionale in dermatologia Carla Ferreri Primo Ricercatore ISOF. Bologna, Italia Negli ultimi anni l’approccio terapeutico in dermatologia è stato rivisitato introducendo gli aspetti dell’alimentazione e dello stress cellulare ad opera dei radicali liberi. I lipidi poliinsaturi (PUFA), necessari per la funzionalità della pelle, sono elementi “essenziali” ovvero devono provenire dall’alimentazione, e sempre più forti sono le evidenze che i PUFA rivestano un importante ruolo nell’invecchiamento, come anche nell’eziopatogenesi di problemi dermatologici. I PUFA soffrono di degradazione ad opera dei radicali liberi e di processi ossidativi, ed il ruolo di sostanze antiossidanti e di intrappolatori di radicali è cruciale al fine di preservare la composizione lipidica ottimale. Lo sbilanciamento dell’apporto dietetico di acidi grassi (per esempio, la serie di acidi grassi poliinsaturi omega-6 rispetto alla serie omega-3) ha anch’esso un ruolo nel metabolismo e nell’instaurarsi di processi infiammatori. L’utilità ed efficacia della supplementazione di acidi grassi è controversa, ed i risultati contrastanti possono essere spiegati anche sulla base di biodisponibilità e metabolismo dei composti poliinsaturi somministrati, che sono a loro volta dipendenti dalla situazione e necessità individuale. Ancor di più, la degradazione ossidativa e la produzione di radicali sono molto più probabili quanto più l’individuo abbia sviluppato uno stato di stress ed infiammazione. In tali casi la supplementazione può risultare inefficace, se non addirittura deleteria. La lipidomica della membrana cellulare è un moderno strumento a disposizione del medico e viene incontro all’esigenza di inquadrare la situazione metabolica individuale per personalizzare l’intervento terapeutico. Tramite l’analisi lipidomica della membrana eritrocitaria si effettua il controllo del tipo e delle quantità dei lipidi presenti, che comprende anche alcuni tipi di lipidi non naturali, derivanti da stress radicalico, denominati lipidi trans. Sulla base dei principi della lipidomica, che verranno illustrati nella presentazione, il risultato dell’analisi viene interpretato individuando lo stato di equilibrio funzionale della membrana cellulare, e collegandolo alla situazione del soggetto, sia dal punto di vista dell’anamnesi e familiarità, che dal punto di vista del regime alimentare stabile. Dall’analisi lipidomica emerge l’indicazione per una strategia nutrizionale/nutraceutica personalizzata, mirata a riportare la membrana cellulare nella situazione ottimale di composizione e funzionalità, premessa indispensabile per il successo dell’intervento terapeutico in dermatologia. Lipidomics of the cellular membrane: a tool for nutraceutical/nutritional strategy in dermatology In recent years the therapeutic approach in dermatology has been revisited by introducing aspects of food and cel- Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 131 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 lular stress caused by free radicals. The polyunsaturated lipids (PUFA), necessary for the function of the skin, are “essential” that must come from food, and always and strongest is the evidence that PUFAs play an important role in ageing, as well as of in etiopathogenesis of dermatological problems. PUFA are suffering from degradation by free radical and oxidative processes, and the role of antioxidants and radical traps is crucial in order to preserve the optimal lipid composition. Unbalanced contribution of dietary fatty acids (for example, the intake of polyunsaturated fatty acids omega-6 compared to the omega-3 series) also plays a role in metabolism and in the establishment of inflammatory processes. The usefulness and efficacy of fatty acid supplementation is controversial, and the results can be explained on the basis of bioavailability and metabolism of polyunsaturated administered compounds, which are in turn dependent on the situation and individual needs. Even more, the oxidative degradation and the production of radicals are much more likely the more the individual has developed a state of stress and inflammation. In such events, supplementation may be ineffective or even detrimental. Lipidomics of the cell membrane is a modern tool available to the physician and meets the need to place the individual metabolic situation to customize the treatment. Through the lipidomic analysis of the erythrocyte membrane, the type and quantities of lipids present are controlled, including some types of non natural lipids, derived from radical stress, known as trans fats. Based on lipidomic principles, which will be better illustrated in the presentation, the result of the analysis is interpreted by identifying the state of functional equilibrium of the cell membrane, and connecting it to the situation of the subject, both from the point of view of the anamnesis and familiarity, and from the usual diet. From the lpidomic analysis indication a customised nutrition/nutraceuticals emerges, targeted to bring back the cell membrane in the optimal composition and function situation, essential for the success of therapy in dermatology. References Briganti S, Picardo M. Antioxidant activity, lipid peroxidation and skin diseases. What’s new. JEADV, 2003, 17, 663-669. Brown AC et al. Medical Nutrition Therapy as a Potential Complementary Treatment for Psoriasis – Five Case Report. Alternative Medicine Review, 2004, 9, 297-307. Wolters M. Diet and psoriasis: experimental data and clinical evidence. Br. J. Dermatol. 2005, 153, 706-714. Devereux G. Diet as a risk factor for atopy and asthma, JACI, 2005, 115, 1109-1117. Ferreri C et al. Trans Fatty Acids and Atopic Eczema/Dermatitis Sindrome: The Relationship with a Free Radical cis-trans Isomerization of Membrane Lipids. Lipids, 2005, 40, 661-667.C. Ferreri, et al. Trans fatty acids in membranes: the free radical path Mol.Biotechnol. 2007, 37, 19-25. Puca AA, Ferreri C et al. Lipid profile of erythrocyte membranes as possible biomarker of longevity, Rejuven. Res. 2008, 11, 63-72. ore 17.20 Nuovi approcci alla fotoprotezione Barbara Gilchrest Medico Chirurgo Dermatologo. Professore Dipartimento Dermatologico Boston University – Boston, USA La fotoprotezione tradizionale consiste nell’evitare l’esposizione alla luce del sole, indossare indumenti adatti e, specialmente, applicare prodotti fotoprotettivi. Negli ultimi 50 anni si è assistito all’evoluzione formulativa di questi prodotti, tanto che oggi si hanno a disposizione preparati molto validi sia chimicamente che cosmeticamente. I migliori tra questi permettono un eccellente assorbimento/riflessione dei fotoni UV nella porzione UVB e UVA dello spettro solare, fotostabilità, sostantività, e riduzione del rischio di sensibilizzazione e di altri eventi avversi. Tuttavia molte persone ancora non sanno utilizzare i fotoprotettori nella quantità e nel modo corretti e molte si rifiutano perché vogliono abbronzarsi. La gran parte dei prodotti attualmente in sviluppo è rivolta al superamento di questi limiti. Una delle conseguenze più importanti dell’esposizione al sole è la formazione di derivati fotoindotti del DNA, come i dimeri pirimidina-ciclobutano. La mancanza o l’alterazione dei processi di riparazione porta a mutazioni del DNA e contribuisce alla fotocarcinogenesi. L’alto contenuto di melanina nell’epidermide, sia costituzionale che indotto dall’esposizione agli UV, protegge dalla formazione di etero-prodotti, assorbendo i fotoni che possono danneggiare il DNA. I tentativi che permettono di aumentare la capacità ripartiva del DNA, o di aumentare la produzione di melanina o entrambe sono molto interessanti. La fotoliasi e la T4 endonucleasi V, in sigla T4N5, sono enzimi batterici, assenti nei mammiferi, che riparano i fotoindotti del DNA. L’applicazione topica di questi enzimi aumenta la riparazione del DNA dopo esposizione UV in vivo e in vitro (1, 2); e, dopo 1 anno di uso regolare, T4N5 in veicolo liposomale riduce la formazione di carcinomi basocellulari e cheratosi attiniche (precancerosi cutanee) in pazienti con xeroderma pigmentosum che fanno uso regolare di fotoprotettori (2). Attualmente sono in corso studi clinici che potrebbero essere approvati dall’FDA. L’"-Melanocyte stimulating hormone (MSH), il primo regolatore endogeno noto della melanogenesi, deriva dai 132 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 cheratinociti epidermici e dalla ghiandola pituitaria. L’irradiazione UV aumenta la produzione cheratinocitaria di MSH, meccanismo che determina l’abbronzatura (3). Il ruolo dell’MSH è stato messo a fuoco da studi che identificano le varianti funzionali del suo recettore melacortina-1 (MC1R), capacità di ridurre gli effetti dell’MSH sui melanociti. Soggetti con varianti degli alleli per MC1R spesso hanno capelli rossi o biondi, pelle chiara e una predisposizione al melanoma ben oltre l’aspettativa in base alla carnagione (4). È affascinante l’ipotesi che l’attività dell’MSH attraverso il recettore funzionale MC1R aumenti la capacità riparativa del DNA come pure la melanogenesi (5), spiegando così anche l’aumentato rischio cancerogenico dei soggetti con varianti non funzionali del recettore. Negli studi clinici una forma chimicamente stabile, ‘super potente’ dell’MSH, quando iniettata nel sottocute, aumenta il contenuto epidermico di melanina e riduce il danno UV indotto al DNA (6). Un secondo agente che si inserisce nella via MSH-MC1R è il forskolin, un estere del forbolo che penetra nei melanociti e attiva la cascata melanogenica post-recettoriale. Poiché il forskolin non necessita dell’attivazione di MC1R da parte dell’MSH, stimola la comparsa di un’abbronzatura protettiva in mancanza di irradiazione UV, teoricamente anche nei fototipi chiari con varianti non funzionali MC1R, come recentemente dimostrato nei topi (7). Nella cute ricostruita a partire da prepuzio di neonati asiatici, l’aggiunta di forskolin al medium 30 minuti prima dell’irradiazione UV ha aumentato la percentuale di riparazione del DNA, come visualizzato dalle immunocolorazioni con anticorpi antifotoindotti del DNA a 6, 24 e 48 ore, troppo precoce per essere attribuita ad un incremento della melanogenesi (8). Il forskolin o, meglio, una variante non classificata come promoter di tumori è in sviluppo preclinico come fotoprotettore. L’osservazione fortuita che l’interluchina IL-12 riduce l’immunodepressione UV indotta e stimola le capacità riparative del DNA ha portato a studi preclinici di questa molecola come un nuovo fotoprotettore (9). Un approccio nuovo deriva dalla recente considerazione che sulla pelle esiste un meccanismo protettivo del genoma simile a quello batterico. Nei batteri, i frammenti di DNA che si generano durante la riparazione del DNA (per esempio dopo l’esposizione UV) si combinano con la proteina RecA e il complesso così generato sblocca la sovra regolazione di circa 20 geni, i cui prodotti proteici accelerano la riparazione del DNA (10). Come risultato di questa risposta d’emergenza i batteri sono capaci di sopravvivere ad un secondo episodio di danneggiamento del DNA. Evidenze suggeriscono un’analoga possibilità nelle cellule dei mammiferi, presente nei telomeri con l’implicazione della proteina Werner (WRN), la cui mutazione predispone al cancro (11). La risposta può essere iniziata fornendo alla cellula oligonucleotidi omologhi ai telomeri (T-oligos). A livello molecolare i T-oligos creano dei punti di danneggiamento sul DNA senza coinvolgere i telomeri 11, attivano ATM ATR Kinasi e attivano e/o sovraregolano proteine a valle del danno, compresi p53 ed enzimi di riparazione del DNA 12. Effetti dell’attivazione del p53 sono i livelli aumentati di tirosinasi, l’enzima chiave della melanogenesi, così come di A tyrosinase related protein 1 (TRP1) e protein kinase C-, l’enzima richiesto per la fosforilazione (attivazione) della tirosinasi. Aumenta contemporaneamente il legame MSH- melanocita e la produzione dell’MSH nei cheratinociti. La combinazione di questi eventi porta ad un’abbronzatura molto protettiva, praticamente indistinguibile dall’abbronzatura UV indotta se non per l’assenza del danno al DNA (12). A seguito dell’irradiazione UV, la riparazione del DNA nella pelle trattata con T oligonucleotidi è più rapida e accurata (13, 14). Limitatamente al modello murino, l’applicazione intermittente dei T oligonucleotidi riduce e ritarda lo sviluppo di carcinomi squamocellulari (13), basocellulari (14), e di melanoma (15). Gli studi clinici con i T-oligos attendono lo sviluppo di un adeguato sistema di veicolazione topica per la cute umana. Da notare che, a differenza dei fotoprotettori convenzionali, che permangano sulla pelle e vengono allontanati dal lavaggio, spesso inavvertitamente, i nuovi agenti penetrano e modificano la cute. La durata degli effetti è variabile e scarsamente studiata ma persiste per ore e, ad eccezione degli enzimi di riparazione biodegradabili, per settimane e mesi, riducendo fortemente i problemi di gradevolezza associati ai ‘vecchi’ fotoprotettori. Inoltre, per quegli agenti che aumentano la melanogenesi, viene eliminato il maggiore svantaggio dei fotoprotettori classici, ossia la mancanza di pigmentazione. In conclusione, i lavori degli ultimi 20 anni hanno profondamente accresciuto la nostra conoscenza dei meccanismi fotoprotettivi innati della cute. È ipotizzabile che i prodotti che utilizzino molecole e vie metaboliche per aumentare il contenuto di melanina e la capacità di riparazione del DNA possano essere aggiunti ai fotoprotettori convenzionali in grado di assorbire o riflettere i fotoni UV-nocivi sulla superficie cutanea. Innovative approaches to photoprotection Classic photoprotection consists of sun avoidance, appropriate clothing, and especially sunscreen use. Over the past 50 years, sunscreens have evolved remarkably and at present numerous chemically and cosmetically elegant products are available. The best of these provide excellent absorption and/or reflection of UV photons in both the Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 133 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 UVB and UVA portions of the solar spectrum, photostability, substantivity, and extremely low risk of allergic sensitization or other safety concerns. Still, many people fail to use sunscreens consistently or in sufficient amounts; and others refuse to use them because they wish to tan. Several products now under development address these shortcomings. A major consequence of sun exposure is UV-induced DNA photoproducts such as cyclobutane pyrimidine dimers. Unrepaired or incorrectly repaired damage may lead to DNA mutations and strongly contributes to photocarcinogenesis. High epidermal melanin content, whether constitutive or UV-induced, protects against photoproducts by absorbing UV photons that might otherwise damage DNA. Approaches that enhance DNA repair capacity, increase epidermal melanin content, or both are therefore very appealing. Photolyase and T4 endonuclease V, abbreviated T4N5, are enzymes present in bacteria but not mammalian cells that repair DNA photoproducts. Topical application of these enzymes enhances DNA repair after UV exposure both in vitro and in vivo (1, 2); and within 1 year of regular use, T4N5 in a liposome delivery system can reduce formation of basal cell carcinomas and actinic keratoses (cancer precursor lesions) in highly susceptible patients with xeroderma pigmentosum who are already using conventional sunscreens (2). Clinical trials that will hopefully result in FDA approval are underway. "−Melanocyte stimulating hormone (MSH), the first recognized endogenous regulator of melanogenesis, is derived from epidermal keratinocytes as well as from the pituitary gland. UV irradiation increases keratinocyte production of MSH, one mechanism of tanning (3). The role of MSH in photoprotection as been bought into sharper focus by studies that identified minimally functional variants of its cognate melanocortin-1 receptor (MC1R) that decrease MSH effects on melanocytes. Individuals with variant MC1R alleles often have red or blond hair, fair skin, and a predisposition to melanoma even beyond that expected on the basis of complexion alone (4). Intriguingly, MSH signaling through a functional MC1R increases DNA repair capacity as well as melanogenesis (5), likely explaining the enhanced skin cancer risk of those with non-functional variant receptors. In clinical trials, a chemically stabilized “super potent” form of MSH, when injected subcutaneously, led to increased epidermal melanin content and a lower burden of DNA damage following UV exposure (6). A second agent targeting the MSH-MC1R pathway is forskolin, a phorbol ester that enters melanocytes and activates the post-receptor melanogenic signaling pathway. Because forskolin obviates the requirement for MSH to activate the MC1R, it stimulates protective tanning in the absence of UV irradiation, in theory even in genetically poor tanners those with nonfunctional MC1R variants, as recently demonstrated in mice (7). In reconstituted skin constructs prepared from neonatal foreskins of Asian donors, addition of forskolin to the medium 30 minutes before UV irradiation also increased DNA repair rate as measured by immunostaining with antibodies directed against both major photoproducts at 6, 24, and 48 hours, too early to attribute the reduced level of photoproducts to increased melanogenesis (8). Forskolin or possibly a functional analog not classified as a tumor promoter is now in preclinical development as a photoprotectant. A serendipitous observation that the interleukin IL-12 decreases UV-induced immunosuppression and stimulates DNA repair has led to preclinical studies of this molecule as a novel photoprotectant (9). A final novel approach derives from a recent appreciation that there is an evolutionarily conserved genome-protective mechanism in skin, analogous to the bacterial SOS response. In bacteria, DNA fragments generated during DNA repair (eg, after UV exposure) combine with a RecA protein and the DNA-protein complex then acts as a derepressor to upregulate transcription of approximately 20 genes whose protein products accelerate DNA repair (10). As a result of this SOS response, bacteria are better able to survive a second episode of DNA damage. Considerable evidence now suggests a similar process exists in mammalian cells, based in the telomere and involving the Werner protein (WRN), known to cause a progeroid cancer-prone phenotype when mutated (11). The response can be initiated by providing cells with telomere homolog oligonucleotides (T-oligos). At a molecular level, T-oligos cause formation of DNA damage-like foci at telomeres without causing telomere damage or disruption 11, activate ATM and ATR kinases and then activate and/or upregulate multiple downstream DNA damage response proteins including p53 and multiple DNA repair enzymes (12). Among the many consequences of p53 activation are increased levels of tyrosinase, the rate limiting enzyme in melanogenesis, as well as tyrosinase related protein 1 (TRP1) and protein kinase C-‚, the enzyme required for phosphorylation (activation) of tyrosinase. MSH binding to melanocytes and likely MSH production in surrounding keratinocytes is also increased. In combination, these events lead to tanning that is highly photoprotective and indistinguishable from a UV-induced tan except that no detectable DNA damage is incurred (12). Following UV irradiation, DNA repair in T-oligo-treated skin is more rapid and more accurate (13, 14). At least in mouse models, intermittent topical application of T-oligos greatly reduces and delays the development of UV-induced squamous cell carcinoma (13), basal cell carcinoma (14), and melanoma (15). Clinical trials of a T-oligo photoprotectant await development of an adequate topical delivery system for human skin. 134 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 Of note, unlike conventional sunscreens that sit on the skin surface and readily wash off, often unintentionally during sun exposure while they are still needed, the above agents penetrate and modify viable skin. Duration of effect varies and to date is poorly studied, but persists at least for hours and, with the likely exception of biodegradable DNA repair enzymes, apparently for days to weeks, greatly reducing the compliance problems associated with conventional sunscreens. As well, for those agents that enhance melanogenesis, the major perceived disadvantage of conventional sun protection (lack of tanning) is eliminated. In summary, work over the past two decades has greatly increased our understanding of innate photoprotective mechanisms in skin. It seems likely that products employing these molecules and pathways to increase epidermal melanin content and/or DNA repair capacity can eventually be added to conventional sunscreens that rely solely on absorption or reflection of damaging UV photons at the skin surface. References 1. Stege H, et al. Enzyme plus light therapy to repair DNA damage in ultraviolet-B-irradiated human skin. Proc Natl Acad Sci USA 2000; 97:1790-1795. 2. Yarosh D et al. Effect of topically applied T4 endonuclease V in liposomes on skin cancer in xeroderma pigmentosum: a randomised study. Xeroderma Pigmentosum Study Group. Lancet 2001; 357:926-929. 3. Cui R et al. Central role of p53 in the suntan response and pathologic hyperpigmentation. Cell 2007; 128:853864. 4. Valverde P et al. The Asp84Glu variant of the melanocortin 1 receptor (MC1R) is associated with melanoma. Hum Mol Genet 1996; 5:1663-1666. 5. Kadekaro AL et al. alpha-Melanocortin and endothelin-1 activate antiapoptotic pathways and reduce DNA damage in human melanocytes. Cancer Res 2005; 65:4292-4299. 6. Barnetson RS et al. [Nle4-D-Phe7]-alpha-melanocyte-stimulating hormone significantly increased pigmentation and decreased UV damage in fair-skinned Caucasian volunteers. J Invest Dermatol 2006; 126:1869-1878. 7. D'Orazio JA et al. Topical drug rescue strategy and skin protection based on the role of Mc1r in UV-induced tanning. Nature 2006; 443:340-344. 8. Passeron T, Namiki T, Passeron HJ, Le Pape E & Hearing VJ. Forskolin protects keratinocytes from UVB-induced apoptosis and increases DNA repair independent of its effects on melanogenesis. J Invest Dermatol 2009; 129:162-166. 9. Schwarz A et al. Prevention of UV radiation-induced immunosuppression by IL-12 is dependent on DNA repair. J Exp Med 2005; 201:173-179. 10. Gilchrest BA.& Eller MS. The tale of the telomere: implications for prevention and treatment of skin cancers. J Investig Dermatol Symp Proc 2005; 10:124-130. 11. Eller MS et al. A role for WRN in telomere-based DNA damage responses. Proc Natl Acad Sci USA 2006; 103:15073-15078. 12. Eller MS, Asarch A. & Gilchrest BA. Photoprotection in human skin--a multifaceted SOS response. Photochem Photobiol 2008; 84:339-349. 13. Goukassian DA et al. Topical DNA oligonucleotide therapy reduces UV-induced mutations and photocarcinogenesis in hairless mice. Proc Natl Acad Sci USA 2004; 101:3933-3938. 14. Arad S et al. Topical thymidine dinucleotide treatment reduces development of ultraviolet-induced basal cell carcinoma in Ptch-1+/- mice. Am J Pathol 2008; 172:1248-1255. 15. Gilchrest BA, Rhodes J, Coleman C, Helms E & Goukassian DA. Topical pTT pretreatment decreases and delays development of melanomas in UV-irradiated mice. J Invest Dermatol 2008; 128 (Suppl. 1), S224. C:\ My Documents\2009\Presentations\Innovative Approaches to Photoprotection.doc ore 17.40 La genetica dei capelli e disturbi della pelle: una scoperta scientifica di utilità medica Andy Goren Medico Chirurgo. President & CEO HairDX Irvine – California (USA) Molte condizioni dermatologiche hanno alla base una correlazione con l'eridtarietà; solamente recentemente comunque la genetica e la tecnologia hanno individuato geni e correlazioni genetiche responsabili di malattie cutanee e del capello. Questa comunicazione esplorerà le novità in dermatologia molecolare e la loro utilità clinica. The genetics of hair and skin disorders: scientific discovery to medical utility Many dermatological conditions are known to be inherited; however, only recently significant advances in genetic science and technology have enabled the discovery of many of the genes responsible for common hair and skin disorders. This session will explore the advances in molecular dermatology and their clinical utility. ore 18.00 Discussione Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 135 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 Sessione 10 ore 18.20 Questionario ECM ore 18.30 Termine dei lavori e chiusura del Meeting 29 Marzo 2009 ore 08.00-8.45 Registrazione al “Corso per Assistente di uno studio dermoplastico” ore 08.45 Apertura del Corso e Saluto delle Autorità ai Partecipanti Presidenti del Corso: Leonardo Celleno (Italia), Piera Fileccia (Italia) Presidente ISPLAD: Antonino Di Pietro (Italia) Segreteria Scientifica: Elisabetta Perosino (Italia) Sessione 1 Moderatore: Gigliola Ferla, Italia ore 09.00 Lezione Magistrale: La centralità del cliente/paziente nell’offerta dei servizi salutistici Walter Vidulli Sociologo. Amministratore della Tergeste – Milano, Italia – – Introduzione di 10 minuti per creare attenzione e curiosità nei presenti attraverso i dati forniti dalle ricerche sul comportamento del cliente/paziente: L’evoluzione dei bisogni estetici: “La cura del sé” Due figure a confronto, il custumer satisfaction e l’human sactisfaction: attese ed aspettative nell’area della salute, del benessere, della prevenzione e della bellezza. La parte centrale dell’intervento di 30 minuti, per sensibilizzare gli Assistenti sull’importanza della comunicazione finalizzata alle attese/aspettative del cliente/paziente. La comunicazione finalizzata al risultato del trattamento: – da client awaiting a client acolyte, – da client acolyte a client process, – da client process a client satisfactory. The centrality of the client/patient in health services Introduction: 10 minutes to create attention and curiosity in these topics through data provided by research on the behaviour of the client/patient: The evolution of aesthetic needs: “The self-care” Two figures in comparison, customer satisfaction and human satisfaction: attended and expected in the areas of health, wellness, prevention and beauty. The central part of the intervention lasting 30 minutes, focuses on increasing the awareness of the importance of communication, aimed expectations of the client/patient. The communication finalized to the outcome of the treatment: – From client awaiting to client acolyte, – From client acolyte to client process, – From client process to client satisfaction. 136 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 ore 09.40 Principi di pronto soccorso e di anestesia Ruggero Zucchi Medico Chirurgo. Dirigente struttura semplice Anestesia e Rianimazione IDI IRCCS – Roma, Italia L’obiettivo cui deve tendere l’attenzione del dermatologo chirurgo nell’ambito della pratica anestesiologica e rianimatoria è la sicurezza. Tutto deve essere predisposto affinché l’intervento avvenga senza complicazioni sistemiche. A tal fine è opportuno che: – Il medico abbia una adeguata conoscenza preoperatoria del paziente. – L’anestesia locale venga eseguita sempre a paziente disteso e con l’accortezza di una tecnica che minimizzi il dolore dell’iniezione. – Si attenda il tempo di comparsa dell’analgesia che, in caso di blocco tronculare, può essere superiore ai 15 minuti. – Si faccia estrema attenzione al dosaggio di anestetico, ragionando sempre in termini di milligrammi e mai di millilitri. Occorre ricordare che i gravi incidenti in corso di interventi in A.L. sono quasi sempre causati da iperdosaggio di anestetico locale. – Si usi con moderazione e prudenza l’adrenalina, evitandola nei pazienti aritmici e in quelli con cardiopatia ischemica, tenendo presente che il dosaggio massimo è di 0.25 mg (un quarto di fiala). Il paziente va fatto alzare dal letto lentamente e mai di colpo. Dal punto di vista rianimatorio: – La stragrande maggioranza dei malesseri e della perdite di coscienza intraoperatori sono causati da sindrome vagale, facilmente risolvibile con la somministrazione e.v. di atropina. – L’allergia all’anestetico locale è di una rarità estrema per cui, in caso di evento avverso, è l’ultima possibilità a cui pensare. – Le reazioni ipertensive sono relativamente frequenti, per cui è opportuno predisporre la misurazione della P.A. perioperatoria. – Per interventi di piccola entità, non è necessario monitorare il paziente, ma la semplice applicazione della saturimetria fornisce informazioni anche sulla frequenza e ritmo cardiaco estremamente utili, perché permettono una pronta modifica farmacologica della situazione, evitando che questa si aggravi. Visto anche il costo molto basso di questa apparecchiatura, se ne consiglia l’uso routinario in tutti gli interventi. – È necessario che l’ambulatorio sia fornito di ossigeno, monitor ECG con defibrillatore, pallone di Ambu e relative maschere, aghi cannula, soluzioni idro-elettrolitiche ed espansori del plasma, farmaci. Il medico deve saper incannulare una vena periferica, assistere un paziente in maschera, praticare un massaggio cardiaco. – In caso di interventi di una certa entità eseguiti in ambiente extraospedaliero, è consigliabile la presenza di uno specialista in anestesia e rianimazione in ambulatorio. Principles of emergency care and anaesthesia The main focus of a surgeon dermatologist in intensive care and anaesthesia practice is safety. Everything must be arranged so that the intervention takes place without systemic complications. This implies that: – The physician has an adequate pre-surgery knowledge of the patient. – Local anaesthesia should be always performed with the patient laying down and adopting a technique that minimizes the pain caused by the injection. – Await the time necessary for the analgesic effect, that for tronculare block, may be more than 15 minutes. – Please carefully to the dose of anaesthetic, always thinking in terms of milligrams and never of milli liters. It should be recalled that serious incidents in the course of interventions in A.L. are almost always caused by acute over-dosage of local anaesthetic. – Use adrenaline with caution and moderation, avoiding its use in patients with arrhythmia and those with ischemic heart disease, where the maximum dose is 0.25 mg (one quarter of the vial). The patient should come out of the bed very slowly and never suddenly. From the reanimation point of view: – The vast majority of discomforts and loss of consciousness is caused by vagal syndrome, easily solved by administering iv of atropine. – Allergy to local anaesthetic is extremely rare therefore, in case of adverse event, this is the last possibility to think of. – Hypertensive reactions are indeed relatively frequent that it is appropriate to provide the measurement of peri surgery blood pressure. – For small-scale interventions, it is not necessary to constantly monitor the patient, but the simple application of Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 137 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 a saturation monitor provides information on the frequency and rhythm, very useful because it allows a ready pharmacological alteration of the situation, thus avoiding getting worser. Given to the low cost for this equipment, its routine use is recommend for all interventions. – Is it of paramount relevance that the practice is equipped with oxygen, ECG monitor with defibrillator, Ambu flask and relating masks, needles cannula, hydro electrolytic solutions and hydrogen plasma expanders, drugs. The doctor should know how to incannulate a peripheral vein, to assist a patient in masks, and to practice a cardiac massage. – In the case of assistance of a certain extent made outside the hospital, the presence of a specialist in anaesthesia and resuscitation is recommended. ore 10.00 Principi di igiene, detersione e sterilizzazione Piera Fileccia Medico Chirurgo Dermatologo. Roma, Italia La detersione è la pratica che permette di allontanare lo sporco dalla cute: Nello studio dermoplastico è fondamentale la pulizia adeguata e approfondita della pelle, per allontanare i residui di sporco ambientale e di trucco, preliminare a tutti i trattamenti e indispensabile per una corretta esecuzione. Ad esempio, è importante uniformare il pH del viso, al fine di fare migliorare la risposta ai peeling. Se la cute del paziente presenta lesioni settiche (acne pustolosa, impetigine, micosi...) è indispensabile l’uso di disinfettanti. La sterilizzazione è la procedura preliminare per effettuare atti chirurgici, finalizzati alla creazione di soluzioni di continuo sulla pelle, per evitare che possano diventare porta di entrata di germi pericolosi per la cute e l’intero organismo. Principles of hygiene, cleansing and sterilization Cleansing is the practice that allows to remove dirt from the skin. In the dermo-plastic office it is of paramount relevance that a proper and thorough cleaning of the skin is performed in order to completely remove any environmental residue of dirt and make-up, a preliminary gesture to all treatments and essential for the proper execution. For example, it is important to standardize the pH of the face, in order to improve the response to the peeling. If the skin of the patient presents septic lesions (pustular acne, impetigo, mycosis...) the use of disinfectants is essential. Sterilization is the preliminary procedure prior to surgical acts, finalized to the creation of solutions on the skin, in order to avoid that they become entry-door for germs harmful to the skin and the entire organism. ore 10.20 Filler e tossina botulinica Daniela Marciani Medico Chirurgo Dermatologo. Roma, Italia Invecchiare è ancora il solo mezzo che si sia trovato per vivere a lungo. Charles Saint-Beuve (1804-1869), critico letterario francese Nel bene e nel male questa è una legge alla quale non possiamo sottrarci. A quarant'anni il corpo cambia: inizia la seconda età adulta. E se questo vale per tutti, sicuramente per motivi fisiologici, psicologici e culturali per la donna, tale periodo, che coincide con la manifestazione evidente dei fenomeni macroscopici dell’ageing cutaneo, può essere penalizzante. Le modificazioni cui la pelle va incontro sono dovute all’azione di fattori intrinseci ed estrinseci che, interagendo con le strutture cutanee, ne alterano la funzione. Pertanto, al fine di comprendere i fenomeni dell’ageing, è necessario fare una breve introduzione anaotmo-fisiologica sulla pelle e successivamente analizzare i fenomeni intrinseci ed estrinseci che determinano tipi diversi di invecchiamento. Il passare del tempo si manifesta con alterazioni strutturali che variano da soggetto a soggetto in funzione dello stato di salute, della predisposizione ereditaria e delle condizioni ambientali. Il processo di invecchiamento cutaneo comincia già verso i 30 anni ed è il risultato dell’interazione tra i processi dell’invecchiamento cronologico, che colpisce tutti gli organi del corpo umano, e l’invecchiamento fotoindotto provocato dall’esposizione solare e dagli effetti dei raggi ultravioletti. La ruga è il segno inequivocabile dell’avanzare dell’età. La definizione dermatologica di ruga è “solco lineare permanente della pelle, di profondità variabile”; per questo motivo tra i trattamenti dermoplastici hanno rilevanza fondamentale una corretta detersione accompagnata dal giusto trattamento idratante ed antirughe in base alla propria tipologia di ruga e di pelle. Filler and botulinum toxin Aging is the only way that we have found to live longer. Charles Saint-Beuve (1804-1869), French literary critic For better or for worse, this is a law to which we can not shirk. At forty years the body changes, the second adult- 138 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 hood begins. And if this is true for everyone, certainly for physiological, psychological and cultural reasons for the woman, such period that coincides with the clear manifestation of macroscopic phenomena of skin ageing, can be detrimental. The modification the skin encounters are due to the intrinsic and extrinsic factors that interacting with the skin structure, alter the function. Therefore, in order to understand the ageing phenomena, it is necessary to make a brief introduction anatomicophysiological of the skin and then analyze the phenomena intrinsic and extrinsic that determine different types of aging. The passage of time is expressed by structural changes that vary from person to person depending on the state of health, genetic predisposition and environmental conditions. The process of aging skin begins at 30 years and is the result of interaction between the processes of chronological aging, which affects all organs of the human body, and aging caused by photo induced sun exposure and the effects of ultraviolet rays. The wrinkle is the unmistakable sign of the getting older. The dermatological definition of wrinkle is “permanent linear furrow of the skin, of variable depth”; for this reason among the dermoplastic treatments have fundamental relevance a correct detersion followed by the correct moisturizing treatment and application of an appropriate anti-wrinkle according to the type of wrinkle and skin. ore 10.40 Peeling Emanuela Di Lella Medico Chirurgo Dermatologo. Roma, Italia L’efficacia dei peeling nella terapia del photo e crono-aging è documentata ampiamente in letteratura da studi a breve e lungo termine. Acido glicolico, mandelico, piruvico, salicilico, retinoico e tricloroacetico vantano il più ampio numero di studi documentati in letteratura tra tutte le sostanze utilizzate nella terapia del photoaging. I peeling (to peel = sbucciare) determinano un aumento del turnover epidermico, aumento delle cellule dello strato basale, riduzione del volume e della secrezione delle ghiandole sebacee (solo alcuni), proliferazione dei fibroblasti e aumento della loro attività, riduzione della melanina epidermica e del trasferimento dei melanosomi ai cheratinociti. Entreremo nel mondo dei peeling e ci soffermeremo su formule di struttura, farmacocinetica, modificazioni istologiche e sulle più recenti formulazioni topiche in grado di determinarne il miglior assorbimento e la maggior efficacia. Peeling The effectiveness of peeling in the therapy of photo and chrono-aging is broadly documented in literature with short and long term studies. Glycolic acid, mandelic, Pyruvic, Salicylic retinoic trichloracetic boast the largest number of documented studies in literature of all substances used in the therapy of photoaging. Peelings determine an increase of the epidermal turnover, increased basal cell layer, reduction of the volume and secretion of the sebaceous glands (only some), proliferation of fibroblasts and increase of their activities, reduction of epidermic melanin and the transfer of melanosomes to keratinocytes. We will enter into the world of peeling, and focus on formulaes for the structure, pharmacokinetics, histological modifications and on the latest topical formulations which allow a better absorption and a greatest effectiveness. ore 11.00 Laser ablativi, non ablativi e IPL Elisabetta Perosino Medico Chirurgo Dermatologo. Roma, Italia Se non avete bisogno di un laser: non usatelo!! Questa affermazione venne fatta qualche anno fa da uno dei maggiori esperti in alta tecnologia: il dottor Leon Gold e, contrariamente a quanto possa sembrare, non è affatto banale. Vuole infatti sottolineare che l’utilizzo di qualsivoglia tecnologia complessa richiede una buona conoscenza delle leggi elementari ed avanzate della fisica che la governano. Questo perché ogni lunghezza d’onda utilizzata avrà, almeno teoricamente, un suo target specifico e quindi un effetto biologico preciso e prevedibile. Lo studio della fisica ci aiuterà quindi a capire l’indicazione di ogni singolo strumento, a prevederne le possibilità terapeutiche ed infine gli effetti collaterali, prima quindi di utilizzare un qualsiasi strumento il medico dovrà effettuare un training teorico accurato che per alcuni risulterà complesso. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 139 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 Chi utilizza alta tecnologia sa anche però che alcuni effetti collaterali sono a volte difficilmente prevedibili e che la gestione di quest’ultimi deve essere eseguita dallo stesso medico che ha eseguito il trattamento, anche per questioni medico legali. Ablative lasers, non-ablative and -IPL If you do not need a laser: do not use it!! This statement was made some years ago by one of the leading experts in high technology: Dr. Leon Gold, and, contrary to what may seem, is not trivial. It wants to emphasize that the use of any complex technology requires a good knowledge of basic and advanced laws of physics that govern it. This because each wavelength will be used, at least theoretically, towards a specific target, therefore with a precise biological and predictable effect. The study of physics will help us to understand the indication of each single tool, to foresee the therapeutic possibilities and finally the side effects, therefore before using any tool, doctors need to undergo an accurate theoretical training which for some may turn out to be complex. Those who use high technology also know that some collateral effects are rather often hardly predictable and that the management of these must be executed by the same doctor who performed the treatment, this also for medical legal issues. ore 11.20 Radiofrequenza Francesco Mazzarella Medico Chirurgo Dermatologo. Bari, Italia I generatori di radiofrequenza si stanno sempre più imponendo in ambito dermatologico in virtù non solo delle loro ben note applicazioni chirurgiche, ma anche della possibilità di utilizzo nel trattamento di numerose patologie ad impronta prevalentemente estetica. Il viaggio all'interno di questo argomento alquanto nuovo parte da alcuni fondamentali concetti di fisica della corrente elettrica e, attraverso le interazioni tra questa ed il tessuto cutaneo, si conclude in una disamina, certamente ampliabile, delle reali applicazioni nell'ambito della dermatologia plastica. Radiofrequency Radiofrequency generators are more and more imposing in dermatology in virtue not only of their well-known surgical applications, but also the possibility of use in the treatment of many pathologies primarily aesthetical. The journey within this relatively new subject, starts from some fundamental concepts of physics of electricity and, through the interaction between these and skin tissues,culminating in a discussion, certainly widening the knowledge, of the real applications in plastic dermatology. ore 11.40 Nuove funzionalità e sostanze attive in cosmetologia Leonardo Celleno Medico Chirurgo Dermatologo. Ricercatore/Dermatologo Dipartimento Clinica Dermosifilopatica Complesso Integrato Columbus – Roma, Italia Tramontata l’era del cosmetico di puro abbellimento, oggi il consumatore richiede al prodotto cosmetico di prendersi cura del mantenimento del buono stato fisiologico della sua pelle senza per questo rinunciare a quelle caratteristiche di piacevolezza proprie del cosmetico tradizionale. Inoltre emergono nuove richieste e fra tutte la più pressante è quella di cosmetici la cui azione sia subito visibile come ad esempio per i prodotti ad “effetto lifting”. Ma altre e diverse azioni sono oggi ricercate da un consumatore sempre più informato e che ricerca nei prodotti una concreta e visibile efficacia. Per questo è necessario ricorrere a nuove formulazioni che possano soddisfare tali richieste. Questo è possibile quando accanto a nuovi o perfezionati principi funzionali, ad esempio alcuni frazioni di acido ialuronico, si utilizzino sistemi veicolanti innovativi in grado di determinare una distribuzione ed un assorbimento ottimale del prodotto e dei suoi attivi. Anche le nanotecnologie vengono in aiuto alla cosmetologia e sebbene per ora non siano ancora impiegate vere nanoparticelle, la micronizzazione di alcune sostanze ha permesso di ottenere un notevole miglioramento nell’efficacia di prodotti quali i solari o alcuni antirughe. L’assorbimento percutaneo e quindi la possibilità di utilizzazione delle sostanze veicolate da parte delle cellule è la chiave che permette di aprire la porta all’interazione con la fisiologia dei tessuti cutanei. 140 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 Nuovi antiossidanti, più utili ai processi ossidativi che nella pelle si svolgono, sono individuati in nuove fonti soprattutto vegetali e da queste derivano anche quelle sostanze la cui attività nella biologia animale è stata già dimostrata quali i fitormoni. Inoltre dalle cellule staminali vegetali sembra che si possano ottenere nuovi attivi utili in cosmetica che dovrebbero permettere di raggiungere risultati sin qui solo ipotizzati. New functionalities and active substances in cosmetology Gone the era of pure cosmetic embellishment, today's consumer demands for a cosmetic product to take care of the maintenance of good physiological state of his/her skin without giving up those characteristics of pleasantness of traditional cosmetics. Besides new applications emerge and among the most pressing one is of cosmetics whose action is immediately visible, such as for products “face-lift effect”. But other and different actions, are today more and more sought by an increasingly number of informed consumers searching for products with a concrete and visible effect. Therefore it is necessary to switch to new formulations that can satisfy those requests. This is possible when close to new or improved functional principles, for instance, some parts of hyaluronic acid, innovative carrier systems able to determine a distribution and an optimal absorption of the product and its actives are used. Also nanotechnologies come in help to cosmetology and although so far nano particles have not been really employed, the micronization of some substances has resulted in a significant improvement in the effectiveness of products such as solars or some anti-wrinkles. The percutaneous absorption and thus the possibility of use of substances carried by the cells is the key that can open the door to interaction with the physiology of the skin. New antioxidants, more useful in the oxidative processes that take place in the skin, are identified in new sources especially vegetables, and from these, those substances whose activity in animal biology has already been proven, such as phytohormones. Besides from vegetal staminal cells it seems that new useful actives can be obtained for use in cosmetics thus make it possible to achieve results up to now only hypothesized. ore 12.00 Camouflage Rosanna Barbati Medico Chirurgo Dermatologo. Dirigente medico Dipartimento Dermatologia ASL RMC Ospedale S. Eugenio – Roma, Italia L'estetica assume oggi un valore sempre più condizionante nei rapporti sociali ed i media contribuiscono a creare confusione tra essere ed apparire proponendo modelli di bellezza senza imperfezioni a qualunque età. La Dermatologia deve, pertanto, dare una valida risposta a chi porta la sua patologia come un marchio, che lo identifica e lo differenzia dal resto del mondo, provocando un disagio psicologico fortemente condizionante per l'accettazione di sé e la vita di relazione. Nasce così la dermocosmetologia correttiva, rivolta a mascherare le imperfezioni cutanee permanenti o transitorie come complemento alla terapia farmacologica. Presso l'Ospedale S. Eugenio di Roma e la Clinica Dermatologica dell'Università Federico 2° di Napoli dal 2002 sono attivi due ambulatori, dove si insegna ai pazienti la copertura degli inestetismi mediante un camouflage semplice e facilmente riproducibile. Viene riportata la casistica clinica e la documentazione fotografica che dimostra in modo particolarmente suggestivo i brillanti risultati che si possono ottenere con questa metodica. Camouflage Aesthetics assumes today a value more and more influencing social relations, and the mass media help to create confusion between being and appearing proposing beauty models without imperfections at any age. Dermatology must therefore give a valid answer to those living their pathology as a black mark, that identify and differentiate them from the rest of the world, provoking a psychological distress that strongly influence their self-acceptance and their life of relationship. This gave birth to the corrective Dermocosmetology addressed to disguise skin imperfections permanent or transitory as a complement to pharmacological therapy. At St. Eugene Hospital in Rome and the Dermatological clinic of the University Federico 2nd of Naples since 2002 two casualty clinics, where patients are taught to cover their blemishes with a simple and easily reproducible camouflage. Clinical cases and photographic documentation showing particularly striking and brilliant results obtainable with this method follow. Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 141 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 ore 12.20 Il tecnico cosmetologo nello studio dermatologico Isabella D'Ettore Cosmetologa. Roma, Italia La figura del tecnico cosmetologo all’interno di uno studio dermatologico è una figura che si colloca come quella di un valido assistente-collaboratore con una considerevole conoscenza scientifica relativa alla chimica, alla farmacologia e alla cosmetologia che gli permette di completare ed esaltare le sue mansioni di tipo pratico. Nel momento in cui il paziente effettua trattamenti o terapie, è compito del tecnico cosmetologo spiegare ed approfondire meccanismi, funzioni ed effetti, al fine di renderlo più partecipe e consapevole. Per la tipologia di alcuni trattamenti il paziente instaura un rapporto più confidenziale con il tecnico cosmetologo il quale deve essere un fondamentale “punto di contatto” tra il dermatologo e il paziente al fine di soddisfare ogni esigenza di quest’ultimo. Negli studi dermatologici, in cui sia richiesto, il tecnico cosmetologo oltre ad effettuare trattamenti in piena autonomia deve anche collaborare a stretto contatto con il dermatologo aiutandolo a svolgere tutte le mansioni pre e post trattamento sia dal punto di vista pratico che dal punto di vista teorico. Il tecnico cosmetologo in uno studio dermatologico deve avere una personalità di supporto, complementare, mai invasiva, ma sempre pronta ad arricchire con le sue competenze specifiche il dermatologo. Il tecnico cosmetologo deve: – acquisire adeguate conoscenze di chimica dei prodotti cosmetici e analisi chimica dei prodotti cosmetici per svolgere la professione di esperto in prodotti cosmetici con conoscenza della completa filiera produttiva dal reperimento alla commercializzazione del prodotto cosmetico finito; – acquisire approfondite nozioni di chimica farmaceutica e farmacologia (generale ed applicata) al fine di una conoscenza dei farmaci, dei cosmetici e dei prodotti della salute per svolgere la professione di esperto dei settori in cui la cosmetica rientra nella sfera della tutela del benessere; – conoscere le forme farmaceutiche, cosmetologiche e nutrizionali, le materie impiegate nelle formulazioni dei preparati terapeutici e le norme legislative e deontologiche utili all’esercizio dei vari aspetti delle relative attività professionali; – acquisire conoscenze teorico-pratiche per l’utilizzo dei diversi xenobiotici e prodotti della salute, in particolare nel settore della cosmetologia e della fisiologia metabolica; – acquisire adeguate conoscenze di chimica e di analisi chimica dei prodotti dietetici per svolgere la professione di esperto in prodotti della salute; – essere in grado di utilizzare efficacemente, in forma scritta ed orale, l'inglese scientifico nell'ambito di competenza e per lo scambio di informazioni generali; – essere in grado di utilizzare i principali strumenti informatici negli ambiti specifici di competenza. The cosmetic technician in a dermatological office The figure of cosmetic technician in a dermatological study, is a figure similar to a good assistant-collaborator with a considerable scientific knowledge of chemistry, pharmacology and cosmetology, to complement and enhance its practical tasks. When a patient undergoes treatments or therapies, it is the task of the cosmetic technician to explain in-depth the various mechanisms, functions and effects, with the purpose to make him more aware of the on-going processes. For the typology of some treatments the patient has a more confidential relationship with the cosmetic technician who becomes the “point of contact” between the dermatologist and the patient in order to satisfy all of his requirements. In dermatologic practices, when required, the cosmetic technician, beside performing treatments in full autonomy, should also closely co-operate with the dermatologist helping to carry out all those pre and post treatment tasks both from the practical and theoretical point of view. The cosmetologist technician in a dermatological practice must be a supporting and complementary figure, never intrusive, but always ready to offer to the dermatologist his expertise. A cosmetic technician: – should have an adequate knowledge of chemistry, of cosmetics and of chemical analysis on cosmetic products in order to perform his job of expert in cosmetic products with a full knowledge of the production chain from retrieval of the material to marketing of the finished cosmetic product; – acquire a thorough knowledge of pharmaceutical chemistry and pharmacology (general and applied) in order to know drugs, cosmetics and health – products in order to act as an expert in the fields of cosmetics which fall under the care and well-being; – know the pharmaceutical forms, cosmetic and nutritional, raw materials used in formulations of therapeutic preparations, legislation and ethical codes in force for the different aspects of the profession; 142 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 – a theoretical/practical knowledge for the use of different xenobiotic and products in the health, in particular in the field of cosmetology and metabolic physiology; – to acquire adequate knowledge of chemistry and chemical analysis of dietary products in order to perform the profession of expert in health products; – effective skills in written and oral scientific English in the field for the exchange of information; – being able to use the main information tools available within the competence fiel. ore 12.40 Discussione ore 13.00 Chiusura del Corso Poster Verardi S., Tati E., Palla L., Curcio B., Cervelli V. 1 Università degli Studi, “Tor Vergata” – Roma, Italia U.O.C. di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva 1 Direttore della U.O.C. di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva Utilizzo della cavitazione stabile nel trattamento dei lipomi superficiali localizzati La cavitazione stabile ottenuta mediante un Generatore di Ultrasuoni a 33 ± 3 kHz produce rotture parziali o totali della membrana cellulare degli adipociti seguite da un incremento di permeabilità delle membrane stesse. Il contenuto degli adipociti (acidi grassi, trigliceridi e colesterolo) va a localizzarsi nello spazio intercellulare. La rimozione di queste sostanze dal liquido interstiziale è ottenuta poi attraverso il sistema linfatico e venoso. Nel nostro studio abbiamo scelto di trattare alcuni lipomi come modello per dimostrare l’efficacia degli ultrasuoni sugli adipociti. Il lipoma è costituito da un’aggregazione capsulata di adipociti e la sua diminuzione volumetrica prova l’efficacia dell’utilizzo degli ultrasuoni sugli adipociti stessi. Abbiamo trattato un numero complessivo di 20 pazienti affetti da lipomi localizzati e superficiali in differenti aree anatomiche con un generatore d’ultrasuoni provvisto di due trasduttori di disegno diverso. La conformazione dei trasduttori influenza infatti in maniera incisiva la profondità d’azione degli ultrasuoni, mentre l’oscillazione dell’onda ultrasonica rimane costante generando un effetto di cavitazione stabile. Abbiamo utilizzato un trasduttore piatto per un tempo pari a 5 minuti e in seguito un trasduttore concavo con un tempo d’applicazione pari a 3 minuti per ogni seduta. La valutazione dei lipomi è stata eseguita tramite uno studio ecografico eseguito prima del trattamento e dopo un controllo eseguito a 30 giorni. Abbiamo sottoposto 2 pazienti a biopsia tramite punch, prima e dopo il trattamento, mentre in 1 paziente è stata presa la decisione di asportare chirurgicamente il lipoma a 30 giorni dal trattamento ultrasonico al fine di verificare istologicamente i cambiamenti avvenuti. Nella totalità dei nostri pazienti abbiamo riscontrato, dopo il trattamento, una riduzione volumetrica di circa il 25%. Dall’insieme dei nostri 20 pazienti ne abbiamo poi selezionati 10 da sottoporre ad un secondo trattamento ultrasonico, utilizzando lo stesso protocollo terapeutico ad eccezione del tempo di applicazione del trasduttore concavo che è stato prolungato fino a 5 minuti. Dopo il trattamento abbiamo valutato le dimensioni dei lipomi con un secondo controllo ecografico. The use of stable cavitation in superficial localized lipomas The stable cavitation obtained through a U.S. Resonance Generator at 33 ± 3 kHz produces partial or total cellular membrane ruptures, with a permeability increase of adipocytes membranes. The adipocytes contents (fatty acids, triglycerids and cholesterol) move to the intercellular space. The clearance of these substances from the interstitial liquid is provided by the lymphatic and venular system. As model to prove the effect of ultrasounds on adipocytes we chose to treat several lipomas. A lipoma consists of a capsulated aggregation of adipocytes and its volumetric reduction can definitely prove the ultrasound effect on adipocytes. We chose twenty patients affected by localized and superficial lipomas and treated them with an ultrasound generator device working at 33 ± 3 kHz provided with two probes of different designs. The probe design greatly influences the depth of ultrasound activity. Meanwhile the sweeping of the ultrasound wave was mainly constant generating in few seconds a stable cavitation. We started the treatment using the flat probe for 5 minutes followed by a 3 minutes treatment with a concave probe. The evaluation of lipomas was done through a sonography before the treatment, followed by a post-treatment sonographic control done thirty days later. Two patients underwent a small punch biopsy before Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 143 ISPLAD 1st International Meeting “High Technology in Dermatology”, Rome, 27-28-29 March 2009 and after ultrasounds treatment and one of the patients had the lipoma removed surgically 30 days after the U.S. treatment. In all patients, after the first treatment, we found approximately a reduction of one quarter in the volume. After the first treatment we chose ten patients from the same group and we applied a second treatment. We followed the same therapeutic protocol of the first group except in the application time of the concave probe that was prolonged up to 5 minutes. A second control sonography was done 30 days after the second U.S. treatment. Rimozione laser dei tatuaggi Tammaro A.1, Fatuzzo G., Verga E.1, Caperchi C.1, Persechino S.1 1 Ospedale Sant’Andrea, II Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Roma “La Sapienza” – Roma, Italia Milioni di persone nel mondo occidentale hanno almeno un tatuaggio sul proprio corpo. Negli ultimi anni questo fenomeno è in forte espansione, costituendo una “moda”, maggiormente diffusa tra i giovani. Gli Autori ripercorrono brevemente la storia del tatuaggio e la sua esecuzione, soffermandosi sull’analisi dei pigmenti utilizzati, e le reazioni avverse legate alla inoculazione intradermica di queste sostanze. Prima dell’avvento della tecnologia Q-switched, i tatuaggi venivano rimossi con tecniche come l’escissione chirurgica, la dermoabrasione, la crioterapia, la salabrasione, la diatermocoagulazione ed i peeling chimici; tutti questi metodi di rimozione però distruggevano l’area cutanea provocando come esito cicatrici o forti discromie. Vengono descritti gli effetti biologici del laser, ed esposti i principi su cui si basa l’efficacia e l’utilizzo dei laser di tipo Q-switched nella rimozione dei tatuaggi. Gli autori passano in rassegna la letteratura internazionale circa le complicanze causate dalla rimozione laser dei tatuaggi e riportano la loro esperienza nel trattamento dei tatuaggi con laser di tipo Q-switched. Laser removal of tattoos Millions of people in the western world have at least one tattoo on their body. In the last years this phenomenon is in strong expansion, becoming a “fashion” widespread among young people. The Authors briefly trace the history of tattooing and its execution, focussing on analysis of pigments used, and adverse reactions related to the intradermal injection of these substances. Before the advent of Q-switched tecnology the tattoos were removed by techniques such as surgical excision, dermabrasion, cryotherapy, saltabrasion, the diatermocoagulation and chemical peelings; all these methods of removal, however, destroyed the skin surface, causing as outcome scars or pigmentary alterations. The biological effects of the laser are described, and are exposed the principles on which is based the efficacy and the use of laser type Q-switched on the removal of tattoos. The authors review the international literature about the complications caused by laser removal of tattoos and they bring their experience in the treatment of the tattoos with laser type Q-switched. 144 Journal of Plastic Dermatology 2009; 5, 1 Obiettivo della rivista Articoli in supplementi al fascicolo Il Journal of Plastic Dermatology, organo u fficiale dell’International-Italian Society of PlasticAesthetic Dermatology, si rivolge a tutti i dermatologi (e cultori della materia) che vogliono mantenersi aggiornati sia sugli aspetti patogenetici degli inestetismi e dell’invecchiamento della cute, sia sull’uso delle nuove tecnologie (laser, radiofrequenza, luce pulsata, ecc), delle sostanze esfolianti, dei materiali iniettivi per la supplementazione dermica, dei dermocosmetici, degli integratori, ecc. Il Journal of Plastic Dermatology pubblica, articoli originali, casi clinici, rassegne, report congressuali e monografie. Payne DK, Sullivan MD, Massie MJ. Women’s psychological reactions to breast cancer. Semin Oncol 1996; 23 (Suppl 2):89 Preparazione degli articoli Gli articoli devono essere dattiloscritti con doppio spazio su fogli A4 (210 x 297 mm), lasciando 20 mm per i margini superiore, inferiore e laterali. La prima pagina deve contenere: titolo, nome e cognome degli autori, istituzione di appartenenza e relativo indirizzo. La seconda pagina deve contenere un riassunto in italiano ed in inglese e 2-5 parole chiave in italiano ed in inglese. Per la bibliografia, che deve essere essenziale, attenersi agli “Uniform Requirements for Manuscript submitted to Biomedical Journals” (New Eng J Med 1997; 336:309). Più precisamente, le referenze bibliografiche devono essere numerate progressivamente nell’ordine in cui sono citate nel testo (in numeri arabi tra parentesi). I titoli delle riviste devono essere abbreviate secondo lo stile utilizzato da PubMed (la lista può essere eventualmente ottenuta al seguente sito web: h t t p : / / w w w.nlm.nih.gov). Articoli standard di riviste Parkin MD, Clayton D, Black RJ, Masuyer E, Friedl HP, Ivanov E, et al. Childhood leukaemia in Europe after Chernobil: 5 year follow-up. Br J Cancer 1996; 73:1006 Articoli con organizzazioni come autore The Cardiac Society of Australia and New Zealand. Clinical exercise stress testing. Safety and performance guidelines. Med J Aust 1996; 164:282 Libri Ringsven MK, Bond D. Gerontology and leadership skill for nurses. 2nd ed. Albany (NY): Delmar Publisher; 1996 Capitolo di un libro Phillips SJ, Whisnant JP. Hypertension and stroke. In: Laragh JH, Brenner BM, editors. Hypertension: pathophysiology, diagnosis, and management. 2nd ed. New York: Raven Press; 1995, p.465 Figure e Tabelle Per favorire la comprensione e la memorizzazione del testo è raccomandato l’impiego di figure e tabelle. Per illustrazioni tratte da altre pubblicazioni è necessario che l’Autore fornisca il permesso scritto di riproduzione. Le figure (disegni, grafici, schemi, fotografie) devono essere numerate con numeri arabi secondo l’ordine con cui vengono citate nel testo ed accompagnate da didascalie redatte su un foglio separato. Le fotografie possono essere inviate come stampe, come diapositive, o come immagini elettroniche (formato JPEG, EPS, o TIFF). Ciascuna tabella deve essere redatta su un singolo foglio, recare una didascalia ed essere numerata con numeri arabi secondo l’ordine con cui viene citata nel testo Come e dove inviare gli articoli Oltre al dattiloscritto in duplice copia, è necessario inviare anche il dischetto magnetico (formato PC o Mac) contenente il file con il testo e le tabelle. Gli articoli vanno spediti al seguente indirizzo: Antonio Di Maio Edizioni Scripta Manent Via Bassini 41 20133 Milano E-mail: [email protected] [email protected]