NY/Valencia, cambio scrivania

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novembre 2010
NY/Valencia, cambio scrivania
a cura di Anna Lagorio
Il meccanismo è simile a un sito di incontri online, solo che, al posto di trovare l'anima gemella, qui si cerca
qualcuno con cui scambiare il posto di lavoro. Nato da pochi mesi a Austin, Texas, il sito swapyourshop.com
si propone di far crescere una comunità di professionisti globali, pronti a cedere casa e ufficio per qualche
mese in cambio di nuove esperienze professionali e culturali.
Per prima cosa bisogna iscriversi, compilando la propria carta d'identità di swapper: qui si mettono le
informazioni relative alla vita professionale, la durata dello scambio, la città ideale, gli interessi. Poi inizia la
ricerca del partner disposto a scambiare la propria vita a tempo determinato. Gli swapper mantengono la
propria occupazione, lavorando in remoto dalla scrivania del proprio alter ego. Il primo swap, appena concluso,
si è svolto fra Andrew Zarick, 25 anni, New York e José Luis Poyatos, 35 anni, Valencia. Per sette settimane,
Andrew e José si sono scambiati colleghi, amici e appartamento. Ecco le loro storie.
1/José Luis Poyatos, Valencia, Spagna.
Da tempo, avrei voluto fare un'esperienza di lavoro all'estero, ma non sapevo come allontanarmi dall'agenzia
senza creare disagi. Swap Your Shop mi ha offerto la soluzione perfetta.
Innanzitutto ho parlato con i miei collaboratori, spiegando che avrei continuato a occuparmi dei nostri progetti e
sarei sempre stato raggiungibile via web. A loro l'idea è piaciuta, così ho cominciato a consultare il database,
concentrandomi sulle aree che mi interessavano di più, Messico e California. Ho contattato un paio di persone,
ma ho rinunciato quasi subito: quando si avviano dei rapporti virtuali è importante ascoltare il proprio istinto ed
essere pronti a fare marcia indietro se qualcosa non ci convince. Altrimenti è facile commettere degli errori.
Con Andrew, invece, l'intesa è scattata al volo.
I preparativi hanno richiesto parecchio tempo, perché volevamo essere sicuri di poterci fidare completamente
l'uno dell'altro prima di partire. Ci siamo sentiti tutti i giorni per più di un mese via Skype e abbiamo organizzato
una serie di tour virtuali delle nostre vite. Ho mostrato ad Andrew il mio appartamento e gli ho presentato i miei
assistenti. Lui ha fatto la stessa cosa: mi ha fatto conoscere il suo capo e mi ha spiegato cose essenziali di
casa sua, tipo come si accende l'acqua calda o come funziona la lavatrice. Questi momenti sono stati
fondamentali per creare un legame solido fra noi.
Di comune accordo abbiamo deciso di stipulare un contratto con cui ci siamo impegnati a rispettare i doveri e
le responsabilità dell'altro. Io ho spedito delle referenze alla sua padrona di casa, assicurandole che avrei
saldato l'affitto, mentre lui avrebbe pagato la rata del mio mutuo.
A New York le cose sono andate molto bene: in fondo, quando sono arrivato, conoscevo già sia
l'appartamento che i nuovi compagni di lavoro, dovevo solo incontrarli di persona.
In ufficio hanno fatto di tutto per farmi sentire a mio agio. Il primo giorno di lavoro abbiamo festeggiato il mio
arrivo e abbiamo spostato l'orologio sul fuso orario di Valencia, mentre A. J. Lawrence, ceo della società, mi
ha offerto la scrivania accanto alla sua. Da allora siamo diventati buoni amici: siamo usciti spesso insieme e,
in più, mi ha dato una mano a creare nuovi contatti per la mia agenzia, presentandomi amici e colleghi del giro.
L'agenzia di Andrew è specializzata in marketing digitale e si occupa dell'organizzazione di Digital Dumbo, una
fiera di tecnologia dedicata ai social media. Grazie a loro ho scoperto la scena più innovativa in ambito di
social network, blog, applicazioni per smart phone e iPad. A Valencia non avrei potuto farlo.
La consapevolezza di avere a disposizione solo sette settimane di tempo ha funzionato come una molla. Mi ha
spinto a spremere ogni giorno fino in fondo. Così ho viaggiato, ho visitato musei e club musicali, ho cenato in
decine di ristoranti diversi, soprattutto ho conosciuto molti pubblicitari ottenendo appuntamenti con alcune
aziende prestigiose. Essere invitati a un pranzo di lavoro sulla Quinta Strada è un ottimo esercizio per
potenziare la fiducia in se stessi!
Quando sono rientrato a Valencia mi sentivo come un fiume in piena. Guardare il mio lavoro da una prospettiva
diversa è stato rigenerante: mi è servito per trovare nuove idee e soprattutto per sottoporre il mio cervello a un
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elettroshock creativo.
2/Andrew Zarick, 25 anni, New York, Stati Uniti.
Per me è stato facile: non ho dovuto convincere il mio capo a lasciarmi partire, perché è stato proprio lui a
farmi conoscere il sito. Mi ha mandato una mail, dicendomi: «Ehi, Andrew, dai un'occhiata qui e poi dimmi
cosa ne pensi». Era la prima volta che sentivo parlare di job swapping e mi è sembrata subito un'ottima
opportunità. Fra l'altro stavo vivendo un periodo piuttosto inquieto. Ero stanco di New York e avrei voluto
staccare per un periodo.
Perciò mi sono iscritto e ho letto centinaia di profili. Il sito ospita persone di tutto il mondo, dagli Emirati Arabi
all'Australia e José mi ha dato subito l'impressione di essere una persona affidabile e motivata.
Quando è arrivato il momento di formalizzare il nostro accordo ho parlato con il mio datore di lavoro per
chiedergli l'autorizzazione definitiva. Ho preparato un documento in cui ho riassunto gli obiettivi che mi sarei
impegnato a raggiungere a Valencia, sottolineando in particolare le ricadute positive per l'azienda. Anche la
Spagna sta vivendo un momento di debolezza economica e sarebbe stato utile capire quali strumenti si
utilizzano in Europa per far fronte alla crisi.
Prima di andarmene ho organizzato una videoconferenza per presentare José a tutto lo staff, ho sistemato
l'appartamento e gli ho preparato una guida del quartiere, senza tralasciare niente. Ho pensato che fosse
importante predisporre una mappa che lo aiutasse a sentirsi a casa, così ho evidenziato tutte le cose
indispensabili a un newyorkese: la lavanderia di fiducia, il supermercato notturno, la miglior rosticceria cinese
della zona.
José, invece, mi ha aspettato a Valencia per farmi conoscere la città di persona. All'inizio avevo molta paura di
soffrire di solitudine. Ma nei tre giorni in cui abbiamo vissuto insieme ho frequentato i suoi amici e la sua
famiglia e, alla fine, mi sono sentito completamente inserito nello stile di vita spagnolo.
La mia giornata lavorativa iniziava il pomeriggio alle tre e si concludeva verso le dieci di sera, in linea con il
fuso orario di New York, ma anche con gli orari della movida spagnola. Comunicavo con l'ufficio via chat e,
una volta a settimana, mi collegavo in videoconferenza per la riunione operativa con tutto lo staff.
Fare uno swap non è facile come sembra. Bisogna essere flessibili e trovare il giusto equilibrio fra desiderio di
fuga, senso del dovere e rispetto per la vita altrui. Per questo José e io abbiamo deciso di tenere un blog (su
swapyourshop.com, ndr): abbiamo postato i consigli per i preparativi, i dubbi, le aspettative e i momenti di
svago. Volevamo realizzare un diario di viaggio, ma anche un manuale di istruzioni per altre persone in procinto
di intraprendere quest'esperienza.
A chiusura delle sette settimane, José e io ci siamo incontrati di nuovo: questa volta sembrava di conoscersi
da sempre, ma la cosa strana è che ho passato molto più tempo con i suoi amici che con lui.
Per quanto mi riguarda, misurarmi con un contesto nuovo è stato fondamentale per testare le mie capacità di
adattamento. All'inizio pensavo che, non essendo soggetto ad alcun controllo, mi sarei sentito libero di
trasgredire. In realtà lavorare in autonomia mi ha insegnato a focalizzare le mie responsabilità e ad
amministrarle al meglio. Ripeterei subito quest'esperienza. Comprese le vacanze a Ibiza e Formentera.
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