Sistema scheletrico - Il Liceo “G. Cesare
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Sistema scheletrico - Il Liceo “G. Cesare
1. Il sistema scheletrico. In assenza di un dispositivo rigido sul quale applicarsi, un muscolo può solamente contrarsi o rilasciarsi, cioè cambiare forma, ma non può eseguire alcun lavoro. Tra gli animali si descrivono sistemi scheletrici di vario tipo, in grado di tradurre in lavoro la contrazione muscolare e di rendere possibili movimenti coordinati e opportunamente diretti. Oltre a concorrere a tali funzioni cinetiche, le strutture scheletriche degli animali svolgono anche un ruolo di protezione nei confronti dei danni di tipo meccanico che l'ambiente esterno può arrecare. In alcuni gruppi, non necessariamente primitivi, questa protezione esterna coinvolge l'intero corpo: è noto che molti vertebrati, persino alcuni mammiferi, dispongono di una vistosa corazzatura esterna. Nei vertebrati, tuttavia, la funzione protettiva delle strutture scheletriche è riservata prevalentemente agli organi di senso e al sistema nervoso centrale. Le fondamentali varietà dei dispositivi scheletrici degli animali si riducono a tre: lo scheletro idrostatico, l'esoscheletro e l'endoscheletro. La prima parte di questo capitolo riguarda lo scheletro dal punto di vista generale e comparativo mentre la seconda parte tratta in particolare lo scheletro dell'uomo. Lo scheletro idrostatico. Lo scheletro idrostatico rappresenta l'apparato di sostegno più semplice descritto negli animali: lo si ritrova negli Cnidari (anemoni di mare e meduse), negli Anellidi (lombrichi) e in altri invertebrati. Il suo nome deriva dal fatto che consiste in una cavità corporea colma di un liquido incomprimibile (l'acqua), circondata da muscoli. Quando un gruppo di muscoli opportunamente orientati si contrae, viene generata una compressione sulla cavità contenente il liquido. Una porzione della parete della cavità dello scheletro idrostatico si estroflette dal versante opposto rispetto al sito di compressione. Un esempio di tale meccanismo si può osservare in un anemone di mare, il quale dispone di un idroscheletro contenente acqua marina. Per estendere il proprio corpo e le estroflessioni tentacolari, l'animale chiude l'apertura orale e quindi contrae la guaina muscolare circolare che circonda la propria cavità corporea, provocando, con la pressione del liquido, l'effetto di estensione. In condizioni di pericolo l'anemone può ottenere l'effetto contrario, utilizzando muscoli disposti Figura 1. II ruolo dello scheletro idrostatico nella locomozione (A) Lo scheletro idrostatico di un lombrico è costituito da cavità contenenti liquido, isolate l'una dall'altra mediante setti, (B) La contrazione dei muscoli disposti circolarmente (alla periferia) determina l'allungamento dei comparti contenenti il liquido e dei segmenti rispettivi, mentre quella dei muscoli disposti longitudinalmente (più internamente) ne riduce la lunghezza. Il movimento dell'animale su un dato substrato risulta dall'alternanza dei processi di allungamento e di quelli di accorciamento: il lombrico avanza con un estremo che prima si assottiglia e quindi incrementa il diametro. Le «setole» (o chete) consentono l'ancoraggio al substrato e impediscono il movimento retrogrado dei segmenti corporei, quando questi sono interessati dalle onde di contrazione. longitudinalmente intorno allo scheletro idrostatico e parallelamente rispetto all'asse maggiore dei tentacoli. In certi gruppi animali questo tipo di scheletro risulta adattato a svolgere una funzione motoria rispetto al substrato, come accade nel caso dei lombrichi. In tali animali la cavità corporea è ripartita in diversi segmenti modulari, mentre la sua parete possiede un duplice strato muscolare: uno, interno, presenta fibre ad andamento longitudinale; l'altro, esterno, ad andamento circolare (▶figura 1). Ogni segmento corporeo dispone di un comparto chiuso ripieno di liquido sul quale si esercita la compressione dei muscoli: quando si contraggono quelli circolari il singolo segmento tende a farsi più lungo e più sottile; se invece si contraggono quelli ad andamento longitudinale si verifica un accorciamento del segmento, che tende a rigonfiarsi. Il funzionamento alternato dei due rivestimenti muscolari determina onde di compressione e di dilatazione,che interessano il corpo dell'animale. I segmenti brevi ed espansi funzionano come dispositivi di presa sul substrato grazie anche all'ancoraggio garantito da specializzazioni tegumentali (chete) simili in aspetto a setole. In questo modo l'animale si muove abbastanza celermente tanto negli spostamenti in superficie quanto in quelli sotterranei. Un interessante adattamento dello scheletro idrostatico consente ad alcuni molluschi cefalopodi (polpi e calamari) di muoversi mediante un dispositivo a reazione. I muscoli disposti intorno alla cavità contenente il liquido si contraggono e ne provocano l'espulsione, determinando il movimento dell'animale in senso opposto. L’esoscheletro. Si definisce in tal modo una complessa struttura sclerotizzata (cioè notevolmente indurita), disposta sulla superficie corporea e in grado di dare attacco ai muscoli localizzati internamente. Tale rivestimento è costituito da segmenti reciprocamente articolati e dunque in grado di muoversi l'uno rispetto all'altro, per opera dei muscoli su essi applicati. L'esempio più semplice di esoscheletro è rappresentato dalla conchiglia di un Mollusco, la quale può essere costituita da due parti speculari e simmetriche definite valve (ad esempio quelle delle vongole) oppure da una struttura unica (ad esempio il guscio delle chiocciole). Alcune forme marine (a conchiglia bivalve o unica) hanno un esoscheletro costituito da proteine rinforzate da cristalli di carbonato di calcio; il prodotto complessivo risulta simile a un materiale calcareo per consistenza. La conchiglia può raggiungere spessori e dimensioni considerevoli, conferendo dunque una protezione integrale nei confronti dei predatori. Diversamente, l'esoscheletro delle chiocciole terrestri è privo di sali minerali e risulta estremamente fragile. Le dimensioni delle conchiglie dei molluschi aumentano nel dell'animale, tempo, e tale assecondando evoluzione lo sviluppo dimensionale è documentata dalla presenza di caratteristici anelli di accrescimento. Occorre tener presente che il corpo dei molluschi dispone anche di uno scheletro Figura 2. L'esoscheletro degli insetti Come nei vertebrati, ma partendo da una posizione inversa, i muscoli si applicano ai segmenti scheletrici e ne consentono i movimenti reciproci in corrispondenza delle articolazioni. interno (idrostatico), il quale viene utilizzato per la locomozione, mentre quello esterno svolge un ruolo protettivo. Alcuni Il ruolo preminente dell'esoscheletro, quello che ne ha decretato il successo evolutivo, corrisponde alla protezione che garantisce alle porzioni molli del corpo; esso è tuttavia esposto ai rischi di abrasione o di rotture. pettinidi (i noti bivalvi dotati di una conchiglia ondulata Il maggior limite dell'esoscheletro degli artropodi è dovuto alla secondo linee radiali) riescono a spostarsi, sia pure in modo sua incapacità di accrescersi, e per tale motivo lo sviluppo non direzionale, impiegando un peculiare meccanismo a dimensionale dell'animale comporta la necessità di una muta, reazione, espellendo cioè rapidamente l'acqua mediante la perdita cioè del vecchio esoscheletro e la formazione di rapidi e ripetuti movimenti di apertura e di chiusura delle uno nuovo e più ampio. La muta espone l'animale a una valve. L'esoscheletro più complesso si rinviene negli Artropodi (nei crostacei e negli insetti per esempio) dove si descrive un rivestimento completo e articolato, appendici comprese. Ogni elemento dell'esoscheletro viene prodotto da una definita area di epitelio tegumentale; il suo materiale costitutivo viene definito cuticola e di regola è a sua volta rivestito da uno strato ceroso. Il piano cuticolare subisce un processo di sclerotizzazione che lo rende molto rigido ma serie di rischi, poiché il nuovo esoscheletro richiede un certo tempo prima di sclerotizzarsi. In questo periodo il corpo rimane scarsamente protetto, ed è inoltre incapace di muoversi celermente, poiché i muscoli, non potendo disporre di stabili punti di attacco, non sono in grado di sviluppare un'adeguata tensione. I granchi che hanno da poco compiuto la muta e hanno un carapace tenero vengono considerati un piatto molto appetibile. Molti vertebrati possedevano e altri possiedono un efficiente che non coinvolge le zone di articolazione tra le diverse scheletro superficiale: i pesci ossei attuali dispongono di placche dell'esoscheletro, in modo tale che la flessibilità sia scaglie ossee che derivano dagli estesi tavolati cutanei comunque garantita. Il rivestimento comprende uno strato interno, l'endocuticola, che è relativamente spesso e rappresenta il principale costituente dell'esoscheletro, e un piano esterno, l'epicuticola, sul quale viene deposta la cera per proteggere disidratazione. l'animale L'endocuticola dai rischi rappresenta la della parte dell'endoscheletro più caratteristica, composta da proteine e da un polisaccaride contenente azoto; nei crostacei marini presenti nei loro progenitori arcaici. Tra i rettili ricordiamo i cheloni (le tartarughe e le forme affini) e i loricati (i coccodrilli e gli alligatori), che presentano uno spesso piano osseo al di sotto dello strato corneo della pelle. Anche l'armadillo, tra i mammiferi, dispone di una corazzatura ossea cutanea, per molti versi simile a quella sono inoltre presenti sali di calcio insolubili. Lo spessore dei cheloni. dell'esoscheletro cuticolare risulta variabile a seconda dei In tutti questi casi parliamo di scheletro superficiale, diversi gruppi di artropodi e, nel singolo animale, a seconda delle diverse porzioni del corpo; in questo modo il rivestimento risulta adeguato a molteplici esigenze. I muscoli si inseriscono sulla superficie interna degli elementi cuticolari e ne consentono il movimento in corrispondenza delle articolazioni (▶figura 2). evitando l'attributo esterno; occorre infatti precisare che l'esoscheletro dei vertebrati è contenuto nello spessore del derma (lo specifico connettivo cutaneo) e quindi è localizzato al di sotto dell'epidermide e non al di sopra dì questa. Da un punto di vista strutturale, la corda appare L’endoscheletro dei vertebrati. Si ritiene di solito che l'endoscheletro o più come un organo cilindrico costituito da una polpa di voluminose cellule poliedriche con ampie superfici a correntemente l'apparato scheletrico dei vertebrati mutuo consista in una serie di strutture ossee. In realtà mediante un piano di elementi più piccoli, da una esistono altri due tipi di tessuto di sostegno che sono guaina di complemento o addirittura alternativi all'osso: il prestazioni meccaniche della corda sono strettamente tessuto cordale e la cartilagine, i quali formano correlate alle caratteristiche funzionali e strutturali rispettivamente la corda dorsale e segmenti scheletrici delle cellule della polpa, che presentano un notevole più o meno complessi. Dal punto di vista dello stato di imbibizione, mantenuto contro gradiente, e sviluppo, sia il tessuto cordale che quello cartilagineo quindi con spesa di energia. Questo turgore, al quale danno origine a strutture per lo più effimere, che nei si vertebrati superiori possono essere soppiantate in contemporanee misura variabile da formazioni ossee. Tuttavia, almeno flessibilità; tali qualità meccaniche fanno della corda in una fase della vita dell'organismo, la corda e la una struttura scheletrica adeguata per l'attacco dei cartilagine Residui deboli muscoli di organismi acquatici in grado di cordali più o meno consistenti sì rinvengono tra le nuotare solo con mediocre velocità. La sostituzione vertebre della corda da parte di segmenti scheletrici (le sono presenti degli adulti, e e funzionanti. porzioni scheletriche contatto; di tali elementi rivestimento, oppone la fibrosa guaina sono ed periferica, caratteristiche separati, elastica. Le determina le rigidità e di cartilaginee permangono ancora nello scheletro dei vertebre), vertebrati, là dove la robustezza deve coniugarsi con la fenomeno generale; tuttavia flessibilità e con l'elasticità. Esiste inoltre un'intera gruppi di pesci ossei arcaici con estesi residui classe di vertebrati acquatici, i condroitti o pesci cordali, e persino nell'uomo rudimenti di tale organo cartilaginei (comprendenti squali e razze), il cui si ritrovano tra vertebra e vertebra. Nell'anfiosso (un endoscheletro cordato affine ai vertebrati) la corda dorsale presenta è totalmente probabile riduzione dettaglio alcune formazioni che cartilagineo, secondaria. caratteristiche costituiscono per Vediamo una ora strutturali l'endoscheletro in una rappresenta struttura nei peculiare, vertebrati adulti un permangono ancora essendo costituita da delle particolari cellule muscolari. Queste subiscono una dei stimolazione nervosa continua e sono costantemente vertebrati. in contrazione (o in tono), una condizione che conferisce rigidità a tale corda muscolare. La corda dorsale. La corda dorsale rappresenta una struttura assile di sostegno posta ventralmente rispetto al sistema Lo scheletro cartilagineo. nervoso centrale e dorsalmente al canale alimentare, II secondo una posizione che viene acquisita nel corso connettivo delle gastrulazione. cartilagine si compone di cellule peculiari, i condrociti, Nei vertebrati è di regola presente solo in fasi immerse in una sostanza extra cellulare proteica e precoci polisaccaridica da loro stessi prodotta (▶figura 4). fasi dello avanzate sviluppo, della negli embrioni e, tessuto cartilagineo specializzato. rappresenta Come un tessuto connettivo, la eventualmente, nelle larve; inoltre la sua estensione è limitata in questo gruppo al tronco. Nei vertebrati primitivi la corda dorsale rappresenta ancora la fondamentale struttura di sostegno del tronco, e su essa prendono attacco i muscoli segmentali che promuovono il nuoto (▶figura 3). . Figura 3. Lo scheletro assile della lampreda. La corda dorsale di questo primitivo vertebrato è costituita da cellule notevolmente idratate e da robuste guaine connettivali esterne. Si tratta di un organo assile sufficientemente rigido da fornire un efficace attacco ai muscoli segmentali. Figura 4. Il tessuto cartilagineo. La cartilagine rappresenta un tessuto connettivo specializzato: si osservino le cellule (condrociti) di forma globulare, incluse nella matrice. I condrociti si differenziano a partire dalle cellule del rivestimento della cartilagine (pericondrio), a sinistra nella foto. La molecola proteica più rappresentata nella matrice è il collagene , che costituisce fibre dotate di un preciso orientamento, nel contesto di una matrice con prerogative strutturali sono di gel. alla Queste base caratteristiche osteoclasti, che rappresentano le cellule coinvolte nel prestazioni riassorbimento del tessuto osseo, appartengono pro- meccaniche della cartilagine, che consistono in una babilmente alla stessa linea cellulare dei macrofagi. Si buona resistenza alle sollecitazioni meccaniche e, in tratta di elementi plurinucleati in grado di creare, nel particolare, nella flessibilità e nella notevole resilienza; contesto della matrice ossea, spazi di erosione e quest'ultimo tunnel, termine delle definisce la capacità di all'interno dei quali penetrano, al loro sopportare urti improvvisi senza subire fratture. seguito, gli osteoblasti, per deporre nuovo materiale Nello scheletro dei vertebrati adulti la cartilagine è osseo (▶figura 5). dunque presente in particolari distretti corporei che sono soggetti a notevoli sollecitazioni meccaniche, fondamentalmente articolazioni in interossee, corrispondenza dove tuttavia delle non si descrivono veri elementi scheletrici cartilaginei, ma semplici strutture di rivestimento. Altrove, come nella laringe e nella trachea, il tessuto cartilagineo forma invece strutture a morfologia definita, interpretabili come segmenti scheletrici autonomi. Come abbiamo già detto, la cartilagine costituisce lo scheletro dell'embrione sino a quando essa non viene sostituita dal tessuto osseo; come vedremo tra poco, esiste un'intera categoria di elementi ossei dello scheletro caratterizzati proprio da questa derivazione. Lo scheletro osseo. II tessuto osseo corrisponde fondamentalmente a un connettivo dotato di una sostanza extracellulare ancora più specializzata di quella che caratterizza la cartilagine. Tale sostanza contiene non solo fibre di collagene, ma anche cristalli costituiti prevalentemente da fosfato di calcio, i quali sono insolubili e conferiscono all'osso la caratteristica rigidità e la notevole robustezza. Per la sua componente salina, l'osso rappresenta la banca del calcio dell'intero organismo, poiché la quantità degli ioni di tale elemento fissata nella sua matrice intercellulare risulta in equilibrio con quella presente in soluzione nel liquido interstiziale e nel sangue. Tale equilibrio è garantito dall'azione antagonista di due ormoni; la calcitonina e il paratormone. In condizioni normali il prelievo del calcio non è mai comunque tale da Figura 5. Il turnover del tessuto osseo. Sopra: L’osso viene continuamente rimodellato per azione degli osteoclasti, che hanno il compito di demolirlo, e degli osteoblasti, che invece depongono nuova matrice ossea; questi ultimi rimangono intrappolati nella sostanza prodotta dalla propria attività, trasformandosi in osteociti. Non è ancora ben noto come questa cooperazione sia coordinata ma si ritiene che un ruolo notevole spetti alle sollecitazioni meccaniche che agiscono sui diversi distretti dello scheletro. Gli astronauti che permangono lungamente in assenza di gravita soffrono di processi di decalcificazione, mentre gli atleti presentano un notevole irrobustimento delle ossa degli arti sollecitati. Questi fenomeni si verificano anche nel corso dei processi riparativi, nel caso di fratture degli arti inferiori. Le ossa dell'arto ingessato si assottigliano, mentre quelle della gamba sana, che sopportano un maggior peso, si irrobustiscono. La mandibola degli anziani che hanno perso i denti subisce sollecitazioni diverse rispetto alle condizioni normali e dunque viene notevolmente rimodellata (▶figura 6). compromettere la consistenza e l'integrità dell'osso. Il ruolo regolativo svolto dall'osso nei confronti del contenuto del calcio ematico introduce il concetto della natura dinamica delle strutture scheletriche, le quali sono soggette a un continuo rimo del lamento. Due linee cellulari specifiche partecipano al turnover dell'osso: gli osteoblasti e gli osteoclasti . I primi depositano la matrice extracellulare sul segmento scheletrico (prevalentemente sulla sua superficie) restando imprigionati nel loro stesso prodotto. In questa situazione cessa la deposizione della matrice ossea, mentre gli osteoblasti sopravvivono accolti in lacune e assumono il nome di osteociti. Nonostante la notevole quantità di matrice interposta tra queste cellule, che di norma appaiono ben distanziate, esse rimangono in connessione reciproca tramite sottili prolungamenti citoplasmatici contenuti in canalicoli ossei. Sembra che questi rapporti tra gli osteociti svolgano un ruolo determinante ai fini della regolazione del turnover metabolico dell'osso. Gli Figura 6. Gli effetti della perdita dei denti sulla mandibola. Sotto: In seguito alla caduta dei denti vengono a mancare le forze di compressione che agiscono sulla mandibola; ne consegue un processo di riassorbimento del tessuto osseo che modifica la forma di questo elemento scheletrico, L'immagine mostra due mandibole umane di individui di diversa età. Le diverse varietà di tessuto osseo. nell'organismo e al ruolo che svolge, ma in ogni caso Le ossa vengono divise in due categorie, sulla base coesistono. delle diverse modalità di formazione. Le ossa di rivestimento spessore si di direttamente sviluppano un tessuto connettivo nello membranoso localizzato al di sotto dell'apparato cutaneo, mentre le ossa di sostituzione derivano secondariamente da componenti compatte e componenti spugnose Per esempio, la diafisi di un osso lungo di un arto appare conformata come un cilindro cavo contenente il midollo, ma le estremità presentano una struttura spugnosa (▶figura 8). modelli cartilaginei. Esempi di ossa derivate da materiale membranoso sono gli elementi scheletrici della volta del cranio dei vertebrati e dell'uomo, mentre le ossa degli arti si sviluppano da modelli preformati in cartilagine, di aspetto simile ai segmenti scheletrici definitivi. Anche la base del cranio è comunque costituita da parti ossee derivate da cartilagine. L'ossificazione dei modelli cartilaginei può essere un processo complicato; nelle ossa lunghe del braccio e della gamba, per esempio, si descrivono tre centri di ossificazione: uno centrale, nel fusto del segmento scheletrico (la diafisi) e due localizzate in corrispondenza dell'una e dell'altra estremità o epifisi del segmento stesso (▶figura 7). Il processo di ossificazione si accompagna a quello di allungamento per tutto il tempo in cui permane un anello di cartilagine interposto tra la diafisi e ciascuna epifisi (metafisi). Tale struttura anulare, contenente elementi cellulari in proliferazione, viene definita cartilagine di coniugazione (o di accrescimento). Figura 8. Architettura interna dell’osso. Le ossa sottoposte a intense sollecitazioni meccaniche dispongono di norma di regioni a struttura compatta e di altre a struttura spugnosa. L'osso compatto si ritrova nella diafisi delle ossa lunghe, che appaiono conformate come un cilindro cavo, mentre la componente spugnosa è presente nelle epifisi. Nonostante la sua leggerezza, l'osso spugnoso risulta molto solido, poiché la rete tridimensionale interna costituisce una travatura disposta secondo le linee di forza che vi agiscono e può sopportare compressioni Figura 7. L’ossificazione e la crescita di un osso lungo. Le ossa lunghe compaiono nell'embrione come modelli cartilaginei miniaturizzati , simili per morfologia ai corrispondenti segmenti scheletrici definitivi. L'ossificazione inizia a partire dalla dialisi e secondariamente compare anche in corrispondenza delle due epifisi. Il tessuto cartilagineo che permane ai contini tra i tre centri di ossificazione (cartilagini di accrescimento) garantisce l'allungamento dell'osso, sino a che non sarà coinvolto esso stesso dal processo di trasformazione. elevate. La diafisi, conformata come un tubo dalla spessa parete costituita da osso compatto, può opporsi efficacemente sollecitazioni che alle compressioni comportino una e alle curvatura. La tecnologia umana e la natura utilizzano ampiamente strutture tubulari cave come elementi costruttivi, leggeri ma solidi. In un cilindro pieno che si curva, un Anche nelle ossa di rivestimento del cranio i processi di accrescimento all'ossificazione; continuano parallelamente l'arresto della crescita ossea in questo caso avviene al momento in cui i margini delle aree di ossificazione limitrofe si incontrano. Le fontanelle, riconoscibili al tatto sulla calotta cranica versante è sottoposto a uno stiramento mentre l'altro risulta compresso. Ambedue gli effetti determinano una risposta in opposizione alla forza che causa la curvatura. Un cilindro cavo di pari diametro presenta la medesima risposta alla curvatura, nonostante sia meno pesante (▶figura 9). dei bambini, rappresentano zone in corrispondenza delle quali non è ancora giunta l'ossificazione. Dal punto di vista strutturale l'osso può essere compatto o spugnoso: nel primo caso, come dice l'attributo stesso, l'architettura interna risulta molto robusta; nel secondo caso la struttura si presenta complessamente trabecolata e caratterizzata dalla presenza di numerose cavità, le quali tuttavia non compromettono la robustezza di tale varietà ossea. La struttura complessiva correlata di alla un segmento scheletrico osseo è posizione che esso occupa Figura 9. Caratteristiche meccaniche dell’osso. Un cilindro pieno (in alto) e un tubo cavo di pari diametro (in basso) presentano lo stesso comportamento in risposta alle forze di tensione e a quelle di compressione; la struttura cava risulta ovviamente più leggera. Dunque la porzione interna di un cilindro pieno non per la deambulazione sul terreno, e quelli anteriori concorre in alcun modo alla resistenza nei confronti per il volo, la prensione e/o la manipolazione. Lo delle sollecitazioni che tendano a piegarlo. L'osso scheletro appendicolare risulta connesso più o meno compatto direttamente dei mammiferi è formato da unità con quello assile. Nei pesci tale strutturali chiamate sistemi di Havers od osteoni. connessione coinvolge esclusivamente la coppia delle Ogni osteone consiste di un insieme di sottili cilindri pinne ossei concentrici e di diametro variabile, tra i quali semplicemente sono scavate le lacune ossee contenenti gli osteociti. tetrapodi, in cui ambedue le coppie dì arti sono AI centro del complesso dei cilindri ossei c'è un collegate in qualche modo alla colonna vertebrale, canale contenente vasi sanguigni. Gli osteociti di un quella posteriore mantiene un rapporto più stabile con osteone si mantengono in reciproca connessione, ma lo tali rapporti non coinvolgono le cellule di osteoni connessioni sono garantite da particolari complessi diversi, a causa della presenza di linee cementanti. scheletrici definiti cinture o cingoli. Parlando dei Queste delimitano ogni sistema di Havers e di tatto vertebrati terrestri, il cingolo anteriore è noto come arrestano il percorso dei processi citoplasmatici degli cintura toracica o scapolare, quello posteriore viene osteociti definito alla cementanti periferia svolgono dell'osteone. un ruolo Le linee fondamentale dì anteriori, scheletro mentre assile. cintura quelle applicate In tutti pelvica. posteriori alla i Una sono muscolatura. vertebrati, caratteristica Nei queste dello scheletro dei tetrapodi consiste nel fatto che la protezione nel caso di traumi, poiché interrompono porzione le linee di frattura. connette sui lati del corpo con una o più vertebre dorsolaterale della cintura pelvica si definite sacrali. Questo processo di sacralizzazione garantisce una connessione efficiente tra gli arti L’organizzazione dell’endoscheletro dei posteriori, che sono quelli più impegnati nella vertebrati. deambulazione, e la colonna vertebrale. La cintura Nella maggior parte dei vertebrati lo scheletro interno vertebrale ma si appoggia semplicemente sulla gabbia presenta un piano organizzativo comune illustrato toracica e può prendere eventualmente rapporto con dalla (▶figura 10), riferita a un pesce osseo e a un lo sterno. scapolare non si connette direttamente con la colonna mammifero. Secondo uno schema generalizzato, nei vertebrati troviamo uno scheletro assile e uno scheletro appendicolare. La prima porzione si compone di un cranio e di una colonna vertebrale, ambedue coinvolti in funzioni protettive e motorie. Il cranio protegge organi di senso ed encefalo ed è implicato tanto nei movimenti della mascella e della mandibola (quando presenti), quanto nei movimenti respiratori dell'apparato branchiale o dei suoi derivati. La colonna vertebrale offre una protezione al midollo spinale e da attacco ai muscoli del tronco, i quali possono partecipare in modo più o meno determinante ai movimenti dell'organismo. Nella maggioranza dei vertebrati lo scheletro assile è completato da una gabbia toracica costituita dalle coste, articolate con la colonna vertebrale; nei vertebrati terrestri o tetrapodi la gabbia toracica è completata dallo sterno sul quale converge un certo numero di coste. La porzione appendicolare comprende le pinne pari, nei pesci ossei e in quelli cartilaginei, o gli arti nei tetrapodi. Le prime svolgono un ruolo prevalentemente direzionale o stabilizzante rispetto al nuoto, caudale promosso del tronco. dai I muscoli secondi di della porzione regola sono responsabili dei movimenti sul terreno, tranne i casi di riduzione o di scomparsa secondarie degli arti, come avviene nei serpenti. Molti tetrapodi hanno conseguito una postura bipede, specializzando gli arti posteriori ( in tal caso definibili come inferiori) Figura 10. L'endoscheletro dei vertebrati. L’endoscheletro dei vertebrati è riconducibile a un comune piano organizzativo Sono posti a confronto lo scheletro di un pesce osseo evoluto (la perca) di un mammifero (il ratto). Si osservi come nella colonna vertebrale del ratto sia riconoscibile una ripartizione topografica più complessa. Nel pesce sono presenti componenti scheletriche esclusive dei vertebrati acquatici: le pinne impari (dorsali, caudali e anale) mentre, tra le pinne pari, le posteriori (pelviche) si sono portate secondariamente a livello delle anteriori (pettorali). Nel ratto, infine, la gabbia costale si chiude ventralmente in corrispondenza dello sterno. 2. Il sistema scheletrico dell’uomo. In termini generali, l'architettura dello scheletro umano (▶figura 11) corrisponde pienamente a quella di un vertebrato terrestre, con le uniche specializzazioni correlate alla posizione bipede e alla presenza di mani prensili. Ambedue queste caratteristiche rappresentano comunque specializzazioni non eccezionali e sono presenti anche negli altri primati più evoluti, in particolare nelle grandi scimmie (quali il gorilla, lo scimpanzé e l'orango). In questa breve trattazione dell'osteologia umana saranno pertanto utilizzati i criteri di suddivisione dello scheletro già enunciati a proposito dei vertebrati, individuando una sezione assile e una appendicolare. Saranno inoltre descritte le cinture, che svolgono una funzione di raccordo tra asse scheletrico e ossa degli arti; tale connessione non deve essere intesa in senso puramente statico, poiché le cinture forniscono un adeguato supporto per l'attacco di muscoli coinvolti direttamente nei movimenti degli arti. Il criterio del confronto con lo schema fondamentale dei vertebrati, sarà sempre presente, poiché esso rappresenta, come paradigma generale, uno strumento adeguato per comprendere la grande varietà degli adattamenti presenti nello scheletro umano. Figura 11. Lo scheletro dell’uomo nei suoi principali componenti. Lo scheletro assile. dello sfenoide, dalle squame dei due temporali e da Lo scheletro assile. L'asse scheletrico dell'uomo presenta la tradizionale quella unica dell'occipitale. Tranne le grandi ali dello sfenoide, si tratta sempre di ossa (o di porzioni di suddivisione in colonna vertebrale e cranio, ai quali ossa) di rivestimento, cioè derivate da connettivo si aggiunge tradizionalmente lo scheletro del torace, membranoso. La base del cranio, che accoglie la faccia cioè il complesso dello sterno e delle coste. La ventrale funzione ancestrale dello scheletro assile primitivo anteriore di rivestimento, corrispondente al frontale, (sostanzialmente la corda e/o la colonna vertebrale) è e poi una serie di ossa preformate in cartilagine. stata verosimilmente quella di dare attacco ai muscoli del tronco che nell'ambiente consentivano acquatico dei il movimento primitivi vertebrati pisciformi, e contemporaneamente di offrire una protezione al sistema nervoso centrale. I rapporti tra le strutture scheletriche e quelle nervose hanno guidato anche le tappe successive dell'evoluzione dello scheletro assile. portando a lla comparsa di una porzione cefalica specializzata, il cranio. Nella regione della testa compaiono infatti precocemente organi di senso essenziali per l'animale e, secondariamente, l'encefalo. Nel corso della filogenesi sì presentano dunque ben presto le esigenze di garantire la protezione a strutture così "nobili” e si organizza un dell'encefalo, comprende è inoltre impegnata nei dei due temporali (ognuna contenente l'orecchio interno del proprio lato) e e comprende i nasali, i lacrimali i mascellari, gli zigomatici, il vomere, i palatini, la conca nasale inferiore, e la mandibola, che è l’unico osso articolato al resto del cranio tramite un’articolazione mobile. Tutte le altre ossa del cranio sono articolate tramite articolazioni fisse dette suture. processi splancnocranio. La stessa colonna vertebrale, che svolge un essenziale ruolo di supporto meccanico, specializzate dorsali il midollo spinale. Seguendo un criterio topografico cefalo-caudale prenderemo ora in considerazione il cranio, la colonna vertebrale e la gabbia toracica. Il cranio. Nel cranio dei mammiferi e dell'uomo sia la consueta ripartizione in ossa di sostituzione e in ossa di rivestimento che quella in porzioni neurali (e sensoriali) e in porzioni viscerali (o splancniche) si dimostrano troppo rigide per dare una descrizione esauriente della scheletrica, poiché verificano complessità fenomeni notevolmente questo nel di corso di fusione schema tale dello struttura sviluppo che generale. si Figura 12. Visione frontale del cranio. alterano Per una visione complessiva del cranio umano possiamo riferirci alle (▶figura 12, 13, 14, 15) che mostrano rispettivamente: la visione frontale, la visione laterale, la visione superiore e la visione basale (vista internamente ed esternamente). Comunque, per comodità di studio, il cranio può essere può essere suddiviso in due porzioni: il neurocranio che protegge l’encefalo lo splancnocranio che costituisce lo scheletro della faccia. NEUROCRANIO. La porzione del cranio che riveste dorsalmente e lateralmente l'encefalo è costituita in senso anteroposteriore dal frontale, dai due parietali, dalle grandi ali basilare E’ la porzione che costituisce lo scheletro della faccia nel loro insieme costituiscono il cranio viscerale o porzioni parte SPLANCNOCRANIO richiedono strutture mobili e sostegni scheletrici, che con la dell'occipitale. dell'alimentazione e della respirazione; tali funzioni protegge porzione Tali ossa sono: l'etmoide, lo sfenoide, le parti petrose cranio neurale o neurocranio. La regione cefalica dell'animale una Figura 13. Visione laterale del cranio. contributi del primitivo scheletro branchiale. I residui degli altri archi branchiali costituiscono gli elementi cartilaginei dello scheletro della laringe, la quale rappresenta il primo tratto retrorale delle vie aeree e pertanto deve essere sempre pervia. La colonna vertebrale. Le vertebre umane sono tutte olospondile, cioè dotate di un corpo completo e robusto (di forma cilindrica), dal quale si dipartono alcune formazioni accessorie; queste sono localizzate dorsalmente e lateralmente, e consistono in un arco neurale (dorsale) e in due processi trasversi (laterali). L'arco si prolunga in un processo spinoso e delimita con il Figura 14. Visione superiore del cranio. corpo vertebrale il foro omonimo, occupato dal midollo spinale. 1 processi trasversi si proiettano sui due lati a partire dalla zona di raccordo tra arco e corpo, dove sono presenti evidenti incisure. Nella giustapposizione tra vertebra e vertebra, le incisure determinano la formazione di una duplice serie di fori vertebrali, nei quali passano i nervi spinali. Altre formazioni caratteristiche delle vertebre corrispondono ai processi articolari che regolano i loro rapporti e che concorrono a determinarne l'entità dei vertebrale movimenti dell'uomo si reciproci. Nella riconosce la colonna ripartizione topografica tipica dei mammiferi, correlata a una precisa suddivisione del tronco (▶figura 16). Figura 15. Base del cranio. A sinistra la visione interna, a destra la visione esterna. Tutte le ossa della faccia derivano da connettivo membranoso e sono dunque di rivestimento. Compreso tra i due mascellari troviamo il palato osseo, costituito dagli stessi mascellari e dai palatini. Tra il palato e la base del cranio è presente il vomere, che assieme all'etmoide sovrastante, separa la cavità nasale destra dalla sinistra. Al di sotto del palato osseo, lo scheletro viscerale è completato dalla mandibola. Esistono altre strutture scheletriche derivate dal primitivo scheletro cartilagineo viscerale dell'embrione: il martello, l'incudine, la staffa (ossa pari), l'osso ioide e gran parte delle cartilagini laringee. 1 primi tre elementi costituiscono la catena degli ossicini dell'orecchio medio; essi rappresentano residui dell'ancestrale arco orale cartilagineo degli antichi vertebrati (il martello e l'incudine) e della Figura 16. La colonna vertebrale. A sinistra la visione anteriore, al centro la visione laterale e a destra quella posteriore. porzione dorsale dell'arco ioideo (la staffa), il quale Si descrivono quindi 5 regioni: nei pesci ossei e in quelli cartilaginei è intercalato tra 7 vertebre cervicali per la regione del collo; lo scheletro orale e lo scheletro branchiale. L'osso ioide è situato al confine tra il pavimento della bocca 12 vertebre toraciche per l'omonima regione; e la faccia ventrale del collo e da attacco a muscoli 5 vertebre lombari per la regione addominale; della lingua, del pavimento della cavità orale e del collo stesso; si compone di materiale derivato dalla porzione ventrale dell'arco ioideo insieme a 5 vertebre sacrali 3-5 vertebre coccigee, REGIONE CERVICALE: Poiché, come abbiamo detto, il diametro dei corpi La prima e la seconda vertebra cervicale sono molto specializzate e vengono definite rispettivamente atlante ed epistrofeo. La prima ha il corpo ridotto a una semiluna, che con l'arco neurale costituisce una sorta di anello. L'atlante si articola con l'osso occipitale del cranio consentendo alla testa di oscillare in senso antero-posteriore rispetto alla colonna vertebrale. Esso si articola inoltre con un voluminoso processo (dente) dell'epistrofeo; potendo ruotare intorno a questo da lato a lato, coinvolge nel suo movimento lo stesso cranio. In tutte le vertebre cervicali i processi trasversi sono fusi con rudimenti costali, delimitando su ambo ì lati un foro trasversario, attraverso il quale passano strutture nervose simpatiche e vasi. vertebrali tende ad aumentare in senso cefalocaudale, la colonna umana appare conformata come un tronco di cono. Le possibilità di rotazione, o comunque dì spostamento, di una vertebra rispetto alle due adiacenti sono limitate (per evitare danni al midollo spinale), e tuttavia questo asse scheletrico risulta adeguatamente flessibile. La colonna vertebrale umana presenta alcune curvature di natura fisiologica e altre che rappresentano malformazioni. Tra le prime, che sono antero-posteriori, se ne descrivono a concavità anteriore (cifosi) o posteriore (lordosi). Dall'alto in basso si susseguono: una lordosi cervicale, una cifosi toracica, una lordosi lombare e una cifosi sacrococcigea. Le curvature non fisiologiche si definiscono scoliosi e sono curvature perlaterali (si sviluppano a destra o a sinistra rispetto all'asse della REGIONE TORACICA: colonna vertebrale). Le vertebre del tratto toracico sono connesse con le coste e dunque concorrono alla chiusura dorsale della gabbia toracica. Esse sono relativamente voluminose e tendono a incrementare le proprie dimensioni aumento procedendo dimensionale verso riguarda il basso; l'intera questo colonna (▶figura 16) e deve essere messo in relazione con l'aumento progressivo del carico che si verifica scendendo trasversi lungo delle l'asse vertebrale. vertebre Sui processi si applica toraciche un'estremità della costa definita tubercolo, mentre un Lo scheletro del torace. La gabbia toracica costituisce una protezione per organi interni di vitale importanza come cuore, polmoni, esofago, trachea, bronchi, grossi vasi, ecc. Essa è formata posteriormente dai corpi vertebrali delle vertebre toraciche, anteriormente da un osso piatto impari e mediano: lo sterno e lateralmente da dodici paia di ossa lunghe e appiattite: le costole. altro estremo costale (il capitello) prende connessione con una piccola faccia articolare scavata tra due corpi vertebrali consecutivi. In corrispondenza dell'articolazione tra coste e vertebre si individua un foro trasversario mediocremente definito. REGIONE LOMBARE: Nelle vertebre lombari i processi trasversi hanno incorporato, come avviene nella regione cervicale, i rudimenti delle coste corrispondenti, e si presentano come formazioni ampiamente espanse sui due lati. REGIONE SACRALE: L'osso sacro rappresenta il risultato di una fusione che ha coinvolto cinque vertebre, ma due di queste sono state cooptate secondariamente, nel processo di sacralizzazione. Ricordiamo che con questo termine si intende il rapporto che si stabilisce nei vertebrati terrestri tra la cintura pelvica e la colonna vertebrale. L'origine segmentale di questa ampia struttura ossea è ben evidente sia sulla faccia ventrale che su quella dorsale. Figura 17. La gabbia toracica. In evidenza lo sterno costituito da tre parti e le coste (7 vere, 3 false e 2 fluttuanti); nell'immagine vengono inoltre messi in risalto il livello dell'articolazione del manubrio sternale con la clavicola sinistra e l'angolo diedro formato dal manubrio stesso e dal corpo. Come nelle figure successive, le linee in colore indicano le inserzioni di specifici muscoli. REGIONE COCCIGEA O CAUDALE: Nell'uomo anche le poche vertebre caudali subiscono un processo di fusione reciproca, formando una struttura rudimentale definita coccige. Una formazione omologa (il pigostilo) si ritrova anche negli uccelli, mentre negli anfibi degli anuri (che sono privi di coda) le vertebre caudali si fondono reciproca mente a dare uno stiletto osseo (l'urostilo). Le coste. Nell'uomo alle dodici vertebre toraciche sono annesse altrettante coppie di coste, segmenti arcuati derivati da abbozzi cartilaginei, che si estendono dorsalmente, lateralmente e, in misura variabile, ventralmente (▶figura 17). Sono composte da un segmento dorsale (vertebrale), che è ossificato, e da un segmento ventrale che è invece cartilagineo. Le prime sette paia di coste sono dette coste vere o ogni lato del corpo: la scapola e la clavicola (▶figura sternali perché raggiungono lo sterno tramite la 18). porzione costituita da cartilagine. Le seguenti tre paia sono dette coste false o asternali perché contraggono un rapporto indiretto con lo sterno, in quanto si connettono tramite il proprio segmento cartilagineo a quello delle precedenti. Le ultime due sono dette coste libere o fluttuanti perché non si connettono in nessun modo allo sterno. Esse sono provviste di una modestissima porzione cartilaginea, hanno uno sviluppo laterale e ventrale ridotto (soprattutto la dodicesima). Lo sterno. Tutti i vertebrati terrestri presentano una struttura scheletrica impari ventrale, lo sterno, più o meno ossificato, che risulta spesso connessa con la cintura scapolare e, a partire dai rettili, anche con numerose coste. Secondo un piano strutturale che si rinviene anche nei rettili, lo sterno umano si compone di tre parti: un manubrio superiore, un corpo intermedio e un processo xifoideo inferiore (▶figura 17). Gli uccelli dispongono di uno sterno molto specializzato, di forma carenata, sul quale si applicano i muscoli pettorali propulsori del volo. Manubrio, corpo e processo xifoideo permangono nettamente distinti da piani di separazione; tale discontinuità è resa ancor più evidente dal fatto che la seconda e la settima costa raggiungono rispettivamente lo sterno proprio al limite tra manubrio e corpo e tra corpo e processo xifoideo. Nei giovani anche il corpo presenta una struttura segmentale, poiché i moduli componenti (gli sternebri) si saldano non prima del venticinquesimo anno. Le cinture. Figura 18. La cintura scapolare. L'immagine mostra la scapola destra dalla faccia dorsale (a) e la clavicola dello stesso lato vista superiormente (b). Oltre alle inserzioni muscolari, la figura (a) mostra i tratti caratterizzanti della scapola: il solco che accoglie un vaso arterioso, la faccetta articolari per la clavicola e l'impronta dovuta a una parte (conoide) del legamento teso Ira il processo coracoideo e la clavicola. Secondo lo schema che si ritrova in tutti i vertebrati terrestri, tranne secondariamente le gli forme arti, che hanno l'uomo presenta perso due strutture, definite cinture, che servono da raccordo tra l'osso prossimale di ogni arto (cioè quello più vicino al corpo) e lo scheletro assile. Delle due cinture quella superiore, scapolare, non ha rapporti diretti con la colonna vertebrale, ma può connettersi ventralmente con lo sterno (come avviene nella nostra specie), e in tal caso risulta solidale rispetto a lla gabbia costale. In molti mammiferi, in assenza di clavicole, viene a mancare ogni connessione, anche indiretta, tra il cingolo scapolare e lo scheletro assile. La cintura pelvica si connette direttamente con la regione sacrale della colonna vertebrale, e dunque conferisce stabilità agli arti inferiori soggetti alle sollecitazioni meccaniche della deambulazione bipede. La scapola è derivata da materiale cartilagineo e risulta adagiata dorso-lateralmente sullo scheletro toracico. Si tratta dì un osso piuttosto appiattito, con un'ampia superficie di forma triangolare. Essa è dotata di un'estesa porzione articolare in del vertice laterale, la cavità glenoidea, la quale accoglie la testa dell'omero, l'osso corrispondenza del braccio. La superficie dorsale della scapola è percorsa superiormente da un rilievo (la spina) che la interessa dal margine laterale a quello mediale. L'estremo laterale della spina viene definito acromion ed è in rapporto articolare con un estremo della clavicola. La scapola presenta inoltre un processo coracoideo, omologo a un elemento scheletrico indipendente, definito coracoide, assente in tutti i mammiferi evoluti e piuttosto diffuso negli altri vertebrati, compresi i mammiferi monotremi. Il La cintura scapolare secondo elemento della cintura scapolare umana è Nell'uomo il raccordo tra l'arto superiori e lo scheletro che deriva da una matrice membranosa ed è spesso assile è garantito da una coppia di ossa presenti su rappresentato dalla clavicola, un osso sagomato a S assente nei vertebrati terrestri, inclusi molti mammiferi. Le due clavicole sono caratterizzate da un connettono ventralmente sul piano di simmetria, orientamento quasi trasversale rispetto all'asse della realizzando una connessione fibrosa e cartilaginea colonna definita sinfisi pubica. L'insieme delle vertebrale e da una posizione due ossa sottocutanea. Raggiungono l'acromion della scapola dell'anca e del sacro delimita una cavità rota come omolaterale (cioè dello stesso lato) con il proprio pelvi o bacino, le cui dimensioni (diametri e assi) estremo acromiale e, sul lato opposto, si connettono, presentano un notevole interesse per l'ostetricia, per tramite l'estremo sternale, con il manubrio dello la medicina legale e per l'antropologia (▶figura 20). sterno. La cintura pelvica In tutti i vertebrati terrestri tre elementi ossei preformati in cartilagine si uniscono su ogni lato delle vertebre sacrali e formano, unendosi con i processi trasversi di queste, un cingolo scheletrico definito cintura pelvica. Là dove si uniscono reciprocamente, le tre ossa delimitano un'ampia cavità che accoglie il femore, definita acetabolo in quanto ricorda per forma la tazza in cui i Romani raccoglievano l'aceto. Se si individuano tre raggi sulla superficie circolare dell'acetabolo, in modo da ricavare una sorta di Y rovesciata, si rileva che ognuno dei tre raggi corrisponde all'asse di un elemento scheletrico di questa cintura: l'ileo, il pube e l'ischio. Nell'uomo le tre ossa presentano una posizione peculiare: l'ileo, che si connette con l'osso sacro, è localizzato superiormente, il pube inferiormente e ventralmente e l'ischio inferiormente e dorsalmente. Nella nostra Figura 20. La pelvi femminile. La figura mostra i fondamentali diametri di questa struttura: quello antero-posteriore E-F, quello trasverso C-D e quelli obliqui A-B e A'-B'. specie i tre elementi ossei sono in realtà fusi in un'unica formazione scheletrica per lato, definita osso dell'anca (▶figura 19). Lo scheletro appendicolare. Figura 19. L’osso dell’anca. I tre segmenti scheletrici che costituiscono l'anca umana sinistra sono evidenti in questa immagine: l'ileo, l'ischio e il pube. La faccia esterna (o glutea) dell'ileo è divisa in quattro aree da tre linee glutee. Si osservi che il bordo della cavità articolare dell'acetabolo è interrotto in basso in corrispondenza dell'incisura acetabolare. La sua porzione dorsale iliaca è piuttosto ampia, mentre al di sotto dell'acetabolo, pube e ischio sono relativamente sottili e delimitano un'ampia finestra definita foro otturato; in più, i due elementi pubici si Figura 21. Lo schema generale dell’arto generalizzato di un tetrapode primitivo. Si confronti con la figura 11 e si rilevino le omologie con gli arti umani (tra parentesi i nomi delle ossa dell'arto posteriore). Lo scheletro degli arti umani può essere descritto Nella regione prossimale del carpo, il pisiforme secondo lo schema generalizzato di tutti i vertebrati rappresenta un elemento sesamoide, cioè un osso che terrestri. misura si forma nello spessore di un tendine o comunque di sorprendente che le ossa del nostro braccio, quelle una struttura articolare, e che quindi non segue i dell'avambraccio e quelle della mano ricordino molto tradizionali da vicino l'arto anteriore di un tritone. Questa è scheletrici. Nonostante la scarsa specializzazione del tuttavia la realtà, e, se mai, la somiglianza dimostra suo piano strutturale, e forse proprio per questo, ulteriormente l'arto Può sembrare come la in qualche nostra evoluzione abbia schemi superiore di sviluppo umano ha dei segmenti rappresentato il premiato altre caratteristiche anatomo-funzionali (le presupposto per lo sviluppo di attività manuali capacità integrative del sistema nervoso centrale per complesse, sulla base di un controllo nervoso molto esempio) piuttosto che quelle legate al movimento fine da parte dei centri encefalici. nell'ambiente. La (▶figura 21) illustra lo schema dell'arto generalizzato di un primitivo vertebrato terrestre e riporta le corrispondenze rispetto all'arto superiore e a quello inferiore dell'uomo. Lo scheletro dell’arto inferiore Come nel caso precedente, l'arto inferiore si compone di tre segmenti: la coscia, la gamba e il piede; i corrispondenti Lo scheletro dell’arto superiore elementi scheletrici sono rappresentati dal femore, dalla tibia (mediale) e dalla L'arto superiore (▶figura 11) si compone di tre fibula (o perone) (laterale) e, per il piede, dal tarso, dal segmenti che, procedendo in senso prossimale- metatarso e dalle falangi (▶figura 11). Similmente al distale, corrispondono al braccio, all'avambraccio e carpo, il tarso risulta composto da due serie di alla ritroviamo elementi scheletrici una prossimale e una distale, con rispettivamente l'omero, l'ulna (mediale) e il radio l'aggiunta di un elemento interposto. Osservando il (laterale) e, per la mano, il carpo, il metacarpo e le piede sinistro dalla faccia dorsale e partendo dal lato falangi. Il carpo rappresenta una regione ossea dell'alluce, nella serie prossimale troviamo due ossa complessa, suddivisibile a sua volta in un distretto non affiancate ma sovrapposte: l'astragalo superiore e prossimale e in uno distale, ognuno di quattro il dementi. Questi rispettivamente sono: lo scafoide, il l'astragalo dalla serie dei tarsali distali che sono semilunare, il piramidale e il pisiforme; il trapezio, il rappresentati dal 1', dal 2° e dal 3' cuneiforme oltre trapezoide, che mano. In il questi grande osso segmenti e l'uncinato. Tale calcagno dal inferiore; cuboide; l'osso questo navicolare è separa localizzato in successione corrisponde a una visione ventrale (o corrispondenza del margine esterno del piede e palmare) della mano destra e parte dal lato del pollice risulta comunque arretrato rispetto ai cuneiformi (▶figura 22). (▶figura 23). Figura 22. Le ossa della mano destra di un giovane esemplare umano vista dal lato palmare. Figura 23. Le ossa della piede sinistro umano viste dal dorso. Le caratteristiche più notevoli dell'arto inferiore consistono nella posizione del suo asse, che risulta parasagittale, cioè parallela al piano di simmetria del corpo, e nella plantigradia. L'assetto parasagittale degli arti si realizza compiutamente nel corso della transizione dai rettili ai mammiferi e coinvolge, sia pure in misura minore, anche la coppia degli arti anteriori. Si tratta di un adattamento che consente una maggiore celerità negli spostamenti, rispetto a quanto si verifica con arti disposti su un piano ortogonale rispetto a quello di simmetria. La posizione parasagittale, riferita al femore umano, prevede la presenza di una testa, accolta nell'acetabolo e raccordata al corpo dell'osso (diafisi) tramite un collo, che forma un angolo ottuso con asse diafisario. L'assetto plantigrado, cioè il sostegno del corpo garantito dall'intera serie delle ossa podali dal tarso alle falangi rappresenta un carattere di primitività. Tra i mammiferi più evoluti dal punto di vista della deambulazione, i carnivori poggiano sulle dita (sono cioè digitigradi), mentre gli unguligradì (i bovini, gli ovini e i cavalli, per esempio) utilizzano a tal scopo unghie specializzate definite zoccoli, e da ciò deriva il loro nome sistematico. Si può pensare che l'assetto plantigrado sia correlato alla posizione eretta, poiché offre la più ampia superficie di appoggio possibile agli arti impegnati a sorreggere il corpo. Tuttavia si conoscono vertebrati evoluti, quali gli uccelli e alcuni rettili giganteschi, oggi estinti, i quali hanno conseguito il bipedalismo poggiando sulle sole dita. Occorre ancora una volta accettare l'idea che, almeno dal punto di vista degli adattamenti al movimento sul terreno, la nostra specie occupa una posizione mediocre nella serie evolutiva.