Un po` di storia
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Un po` di storia
%,/,$5',12 %,/,$5',12 Un po’ di storia Il calcio balilla è un gioco inventato dallo spagnolo AlejardroFinisterre, che sembra abbia avuto l’idea mentre si trovava ricoverato in ospedale per le ferite riportate in un bombardamento durante la guerra civile spagnola. Finisterre era rimasto molto colpito dai numerosi bambini ricoverati che, a causa delle ferite di guerra, non potevano più giocare a calcio, e per questo, ispirandosi al tennis da tavolo, aveva realizzato con l’aiuto di un amico carpentiere, Francisco Javier Altuna, una versione del calcio che poteva essere giocata all’interno e in condizioni fisiche non ottimali. I primi tavoli da gioco erano realizzati con piani da gioco con sponde alte, stecche di legno e, al posto degli attuali omini, dei pezzi grezzi di legno: modelli certo molto diversi rispetto a quelli iper-tecnologici realizzati oggi, ma con lo stesso obiettivo. In Italia, la diffusione vera e propria del calcio da tavolo è iniziata al termine della Seconda guerra mondiale, quando dei rudimentali biliardini sono stati utilizzati, con buoni risultati, per la riabilitazione dei reduci di guerra. Da questo uso, probabilmente, è derivato il nome di calcio-balilla. La produzione industriale è invece iniziata in Francia nel 1947 quando il marsigliese Marcel Zosso ha creato i primi biliardini in serie simili a quelli che conosciamo oggi. Il successo è stato immediato, soprattutto nel sud del Paese, tanto che Zosso ha iniziato a esportare all’estero la propria attività. Nel 1949 Zosso è arrivato in Italia dove, curiosamente, ha trovato dei fornitori tra i produttori di casse da morto. La famiglia Garlando è stata tra le prime a produrre calcetti: nel 1950 è stato realizzato il primo di una lunghissima serie, visto che oggi Garlando è diventato leader mondiale del settore. Negli anni ’50 il calcetto si è diffuso anche negli Stati Uniti d'America, anche se per il boom vero e proprio si è dovuto attendere qualche anno, quando i soldati americani che avevano combattuto in guerra in Europa sono ritornati a casa e l’hanno fatto conoscere a parenti e amici. Oggi il biliardino è diffuso in tutto il mondo ed è considerato un vero e proprio sport, con tanto di federazioni, associazioni e campionati. Dagli anni ’50 la disciplina ha iniziato ad assumere le caratteristiche di sport, grazie all’organizzazione di tornei. A Parigi si è svolta la prima Coppa del Mondo nel 1998, giocato su tavoli Bonzini. Come si gioca Il gioco del bigliardino si pratica a coppia o a singolo. Nella coppia, anche mista (uomo e donna) si distinguono il difensore e l’attaccante. In alcuni casi, il gioco di coppia si pratica con una variante, detta "americana" in cui la coppia gioca con una mano in attacco e una mano in difesa. Ad esempio, il difensore utilizza il portiere e la mediana, mentre l'attaccante utilizza i giocatori di difesa e gli attaccanti. In genere, però il gioco più usato è quello di coppia classica o il singolo, ma si gioca anche portiere contro portiere con bigliardini senza le stecche dell'attacco o legando le stecche di un normale bigliardino. Le partite si possono effettuare ai 6 o 7 o 8 goal a discrezione dell’organizzazione digara. In caso di parità (5 a 5, 6 a 6, 7 a 7) vince il primo che realizza 2 goal di scarto sull'avversario (Doppio Vantaggio). Luogo: Piazza Erbe &,&/27$332 &,&/27$332 Un po’ di storia Il gioco dei tappi nacque, in Italia, nel secondo dopoguerra, in seguito alla grande diffusione dei tappi a corona, precedentemente quasi sconosciuti. Ogni regione, provincia, quartiere e scuola ha i propri regolamenti e schemi, ma la sostanziale abilità consiste nel lanciare il tappo poggiato sul piano di gara con la corona verso l'alto, mediante un colpo a scatto delle dita (l'indice viene "caricato" prima di essere rilasciato dal pollice o viceversa), facendo in modo che il tappo percorra la distanza voluta senza che si capovolga. In alcune località il gioco dei tappi veniva chiamato gioco dei sinalcoli, dal nome dei tappi della Sinalco. In emulazione delle corse ciclistiche, era anche diffusa l'usanza di ritagliare dai giornali i volti dei corridori preferiti e incollarli sulla parte in sughero, versando cera di candela fusa; in questo modo il giocatore otteneva la personalizzazione del proprio tappo, anche aumentandone il peso e rendendolo più stabile e veloce. Come si gioca ¾ Tiro a distanza: consiste nel tirare con un dito a molla, un colpo al tappo messo di schiena e vedere chi raggiunge la distanza maggiore partendo da una linea segnata sul terreno. Chi vince prende i tappi degli avversari per la propria collezione. ¾ Carambola con i tappi: consiste nel cercare di colpire il tappo dell'avversario. Partendo da due punti distanti tra loro, i due contendenti a turno colpiscono il proprio tappo e cercano di mirare e di colpire quello del rivale; allo stesso tempo cercano di schivare i colpi dell'antagonista posizionandosi distanti. ¾ Guerra dei tappi: (è una variante della carambola); consiste in una sfida tra vari giocatori ognuno dei quali schiera una formazione di 15 tappi tra i quali si distinguono un tappo generale, che necessita di tre colpi per essere eliminato, e due tappi vice generale che necessitano di due colpi per venire eliminati. I restanti 12 tappi sono chiamati soldati semplici. Lo scopo del gioco è quello di eliminare tutti i tappi degli avversari. ¾ Partite con i tappi: due giocatori si fronteggiano con due squadre di tappi diversi su un minicampo con le porte e una pallina. (Versione economica del subbuteo). ¾ Circuiti o piste con i tappi: viene creato un percorso a curve (generalmente con salite, discese e ostacoli vari). A turno i giocatori (come nel gioco delle biglie) danno un colpo al tappo per tentare di arrivare al traguardo prima degli altri. Il percorso può essere simile ad un tracciato aperto con un inizio ed una fine (come una classica tappa ciclistica) ed allora, generalmente, viene chiamato circuito, oppure può essere simile ad un tracciato chiuso (come un velodromo) ed allora viene chiamato pista. Ciclotappo è il nome con il quale è stato ufficializzato quest'ultima variante del gioco. Su una pista disegnata con il gessetto in spiazzi all'aperto, i giocatori fanno avanzare i tappi, personalizzati all'interno con figurine di ciclisti, mediante lo scatto di un dito per dar vita a una competizione che ha le stesse caratteristiche di una corsa ciclistica. Esistono numerose varianti regionali del popolare gioco, sia per quanto riguarda i materiali usati, sia per quanto riguarda le regole e le denominazioni. Nel 1993 ad opera di Gualtiero Schiaffino, è nata la Federazione Italiana Gioco Ciclo-Tappo che ha codificato il regolamento e i campi di competizione, tanto da poter disputare delle gare ufficiali. Ogni anno organizza il Campionato Italiano di Ciclo-Tappo che si struttura in varie tappe come un vero e proprio Giro d'Italia. Luogo: Piazza Erbe '20,12 '20,12 Un po’ di storia Il domino era conosciuto dai cinesi già dal X secolo. Anticamente era utilizzato per predire il futuro mentre oggi è solo un passatempo. Le pedine più antiche erano fatte di legno nero, di avorio o di osso.͒Il domino fu portato in Europa direttamente dalla Cina, attraverso l'Italia, verso la metà del XVIII secolo. La semplicità delle regole e degli elementi che lo compongono lo rendono un gioco molto popolare che, ancora oggi, si pratica nei Caffè dell'Europa, dell'Africa del Nord e dell'America Latina. Come si gioca Il domino è composto di 28 pedine rettangolari e può essere giocato da 2 a 4 giocatori. Ogni pedina è divisa in due quadrati, ognuno dei quali rappresenta un simbolo diverso. Lo scopo del gioco è quello di riuscire a mettere sul tavolo prima degli altri tutte le pedine che ogni giocatore possiede. Quello che rimane per primo senza pedine, vince. Prima di iniziare il gioco, si mettono le pedine al centro del tavolo con le figure girate verso il basso per nascondere i punti. Ciascun giocatore sceglie a caso 7 pedine mettendole davanti a sé in modo che gli altri giocatori non possano vedere le figure. Il primo giocatore mette al centro del tavolo una pedina scoperta, a sua scelta. Il secondo ne mette un'altra che abbia, in uno dei due quadrati, lo stesso disegno rappresentato sulla faccia di quella che è già sul tavolo (esempio mamozio con mamozio, nota musicale con nota musicale ecc.). Si procede così fino a quando uno dei giocatori non ha nessuna pedina che può accostare a una delle estremità di quelle in gioco. In questo caso prova a pescare una pedina tra quelle rimaste coperte sul piano di gioco. Se è fortunato la accosta a quelle già sul tavolo, altrimenti aspetta nuovamente il suo turno. Luogo: Piazza Virgiliana 6&+,'$ 6&+,'$ Un po’ di storia Già le milizie di Giulio Cesare diretto in Gallia, dopo ore di marcia forzata, trovavano ancora la voglia e la forza per sfidarsi in piacevoli incontri nello squadrato campo militare dei Taurini. Nel "De bello gallico" Cesare precisa poi che trovò in Gallia (nei pressi dell'attale Lione) campi dove le partite erano seguite con enorme passione "...progredimur trahit sua quemque voluptas" (abbandoniamo questi posti dove ognuno è impegnato nei propri giochi). In età medioevale, quando Torino entrò nelle mire dei Savoia, decisi a farne capitale del loro ducato, nella piazza antistante al Duomo c’era un'ampia area dedicata a questo divertimento. Veniva chiamato “ campo della Prevostura” essendo accanto alla casa del “prevosto”. L’episodio è ricordato con simpatia dallo storico Luigi Cibrario, ministro presso i Savoia nel 1800, statista ed economista. Racconta nella sua Storia di Torino (1846): “Gli incontri erano appassionanti, e seguiti da folto pubblico, pur se a volte turbati da improvvisi acquazzoni. Li seguiva con vivo interesse il Conte Rosso (Amedeo VII) accompagnato dal suo bel cugino Amedeo, principe d’Acaja. Per evitare le inclemenze del tempo nell’ottobre del 1385 venne costruita una tettoia, buona per la pioggia e per il sole.” È assai probabile che questo fu il primo campo con tutti i crismi delle regole sportive. La palla allora era di cuoio. Non si sa bene se tutta di cuoio, o solo rivestita, alla moda dei fiorentini che ne riempivano la cavità con capelli di donna, considerati “più adatti al rimbalzo”. All’origine l'arnese che colpiva la palla era interamente di legno, come la nostra Schida,quindi nel Cinquecento comparve per la prima volta la palla a scanno, che evolvendosi diventerà Il gioco del tamburello. Come si gioca Più che uno sport agonistico è un gioco pertanto le regole fisse variano per ogni località dove viene svolta.Il campo di gioco abitualmente è ricavato sfruttando gli apazi nei cortili o nelle piazze di paese. In base allo spazio disponibile si stabilisce il numero dei partecipanti, si avranno gare di uno contro uno fino ad un massimo di 5 giocatori per squadra. Nelle nostre zone dell’alto mantovano si connubiano le regole del tamburello e del tennis senza la battuta nei campi destinati, la linea di meta campo in molti casi è composta da una rete alta circa 40/50 cm chiamata cordino visto che una volta se non avendo la possibilità di reperire la rete si ovviava con una corda posta alla stessa altezza . La funzione della rete o cordino è di facilitare la difesa sulle palle basse La battuta si effettua dall' esterno del campo, è tollerato effetualrla sulla riga di fondo, la palla deve arrivare oltre la meta campo avversaria . La schida e' un asse di legno leggero dallo spessore di 2/3 cm, sagomata come una racchetta gigante da ping pong e simile per dimensioni ad una racchetta da tennis, mentre la palla che si utilizza può variare le sue dimensioni minime come una pallina da tennis fino ad essere un palloncino di circa 12 cm di diametro, l’importante è che le abbia la particolarità di un rimbalzo controllato (basso) . PIAZZA VIRGILIANA 6&,$)(7$· &,$)(7$· Un po’ di storia Scia’feta è il nome che utilizzano nell’alto mantovano, dove ancora si pratica questo sport, per indicare il gioco meglio conosciuto : pallapugno, questo sport storicamente è radicato nel basso Piemonte e nella Liguria dove specialmente nella Riviera di Ponente, ancora oggi viene praticato a livello profesionistico. Il pallone elasticoè da sempre un emblema della cultura contadina e del folclore piemontese e ligure,è stato narrato da scrittori come Edmondo de Amicis, Cesare Pavese, Beppe Fenoglio e Giovanni Arpino. Sul territorio mantovano rimane viva questa tradizione fra la gente delle colline Moreniche con grandi sfide con i dirimpettai veronesi. Come si gioca Il regolamento è uguale a quello della schida con la variante di non utilizzare la schida ma le mani. Più che uno sport agonistico è un gioco pertanto le regole fisse variano per ogni località dove viene svolta.Il campo di gioco abitualmente è ricavato sfruttando gli apazi nei cortili o nelle piazze di paese. In base allo spazio disponibile si stabilisce il numero dei partecipanti, si avranno gare di uno contro uno fino ad un massimo di 5 giocatori per squadra. Nelle nostre zone dell’alto mantovano si connubiano le regole del tamburello e del tennis senza la battuta nei campi destinati, la linea di meta campo in molti casi è composta da una rete alta circa 40/50 cm chiamata cordino visto che una volta se non avendo la possibilità di reperire la rete si ovviava con una corda posta alla stessa altezza . La funzione della rete o cordino è di facilitare la difesa sulle palle basse. La battuta si effettua dall' esterno del campo, è tollerato effetualrla sulla riga di fondo, la palla deve arrivare oltre la meta campo avversaria. Si usa un palloncino di circa 12 cm di diametro, l’importante è che le abbia la particolarità di un rimbalzo controllato (basso) . Luogo: Piazza Virgiliana 0,.$'2 0,.$'2 Un po’ di storia Si pensa che questo gioco, al quale possono partecipare quanti giocatori si voglia, sia nato in Cina. I pezzi più preziosi sono bastoncini d’avorio minuziosamente lavorati a forma di teste intagliate con sagome facilmente riconoscibili: forcelle, seghe, tridenti, uccelli sui rami, teste di un cavallo… Più la rappresentazione è ricercata e più cresce il suo valore per la particolare abilità che occorre per togliere dal mucchio il bastoncino. Il Mikado usato in Europa è fatto di semplici bastoncini, a punta doppia, di legno o di plastica. E’ il colore a determinare il valore. Le regole per giocare al mikado non sono mutate, sia nel tempo che nello spazio. Come si gioca I giocatori fanno testa e croce per stabilire chi inizia. Il prescelto mischia bene i bastoncini, ne fa un mazzo e, appoggiando le punte inferiori delle bacchettine sul piano d’appoggio, schiude la mano per farle cadere in un mucchio disordinato e casuale. Quindi cerca di toglierne una per volta con la punta delle dita senza spostare minimamente gli altri. Scelto e toccato un bastoncino, il giocatore non potrà più cambiare idea e cercare di prenderne un altro nel caso un bastoncino scelto precedentemente si sia rivelato troppo difficile da rimuovere. Non appena fa oscillare anche solo uno delle asticciole, il giocatore perde il turno, che passa al suo vicino di sinistra, e così via. Chi riesce a prelevare una bacchetta può utilizzarla come leva per aiutarsi nella cattura di altri bastoncini difficili da sollevare con le dita. La partita finisce quando i bastoncini sono stati presi tutti. Si contano i punti di ogni giocatore e, naturalmente, vince quello che ha totalizzato il numero più alto. Luogo: Piazza Virgiliana Un gruppo di amici che da anni si frequentano si incontrano per le stesse cose di sempre, insieme per le vacanze, insieme per una cena, insieme per uno spettacolo, poi ci siamo ritrovati tutti insieme per Aiutare, ed è successo tutto così spontaneamente come andare a bere un bicchiere di vino. Alcuni di noi hanno sentito il bisogno di sperimentarsi nel mondo del volontariato portando il proprio aiuto direttamente alle missioni. Il gruppo è senza scopo di lucro e volutamente apolitico, si prefigge lo scopo di promuovere forme di sostegno per lo sviluppo a favore di paesi Emergenti Finalmente dopo dieci anni di attività, decidiamo di concretizzare al meglio tutto il lavoro fatto in passato e nell’aprile 2006 il gruppo di volontariato Insieme Per diventa “Associazione Onlus” .Le finalità della nostra associazione sono: zOperare esclusivamente a fini di solidarietà sociale nei settori dell’assistenza sociale e socio sanitaria, della beneficenza e della tutela dei diritti civili; zContribuire al miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti di paesi in via di sviluppo, promuovendo iniziative volte a diminuire la malnutrizione, innalzare il livello di istruzione e scolarizzazione, rafforzare la tutela dei diritti dei componenti delle comunità assistite; zInviare i propri soci o volontari nelle comunità, per collaborare alla realizzazione dei programmi di assistenza e sviluppo; zPromuovere progetti e iniziative di "adozioni a distanza" a favore di minori, giovani, e comunità nei paesi in via di sviluppo. In tutti questi anni, parecchi sono stati i progetti da noi appoggiati in diverse realtà come: zAfrica – Ghana: appoggiando diversi progetti realizzati dal Padre comboniano G.Rabbiosi dell’associazione IMFH, realizzazione di asili, strutture sanitarie, microprogetti, pozzi per l’acqua zBosnia: abbiamo appoggiato per diversi anni un progetto didattico/educativo "Terre e Libertà" zKenia: abbiamo appoggiato un microprogetto a favore delle donne zCameroun: abbiamo realizzato il tetto nuovo di una struttura per progetto agricoltura con i Padri Cappuccini zSenegal: abbiamo realizzato un progetto di ristrutturazione alloggi e arredi a favore di un villaggio di lebbrosi I nostri obbiettivi, continuare attraverso manifestazioni varie, sagre, bancarelle e laboratori raccogliendo fondi per realizzare progetti piccoli ma concreti verificandone di persona il completo realizzo degli stessi appoggiando di anno in anno nuove realtà conosciute anche attraverso le genti che continuamente incontriamo durante tutte le nostre manifestazioni. Anche la nostra associazione è iscritta nelle liste del 5 x mille, con il quale riusciamo a concretizzare parte dei progetti Per fare tutto ciò abbiamo sempre bisogno estremo di volontari che possano darci suggerimenti e l’apporto necessario a superare le difficoltà quotidiane. Web: www.insieme-per.org mail: [email protected] tel: 331.6037885 ACQUILONI Un po’ di storia Ebbene non ci siano prove storiche inconfutabili, è oramai accettato da tutti gli esperti che gli aquiloni furono inventati 2800 anni fa in Cina, paese dove erano disponibili i materiali più adatti alla loro costruzione: il tessuto di seta per la velatura, i fili di seta intrecciata per i fili di ritenuta, il legno di bambù elastico e resistente per il telaio. Dapprima si riteneva che l’aquilone fosse stato inventato nel V secolo a.C. dai filosofi cinesi Mozi e Lu Ban. Ma già nel 549 a.C. è dimostrato da un documento che si facevano volare aquiloni di carta come segnali in una missione di salvataggio. Fonti medievali cinesi riportano l’uso degli aquiloni per la misura delle distanze, per la verifica della velocità del vento, per il sollevamento umano, per le segnalazioni e le comunicazioni durante le operazioni militari. L’aquilone cinese più antico conosciuto era piatto (non curvato) e rettangolare. Le fonti storiche descrivono in seguito aquiloni senza coda ma con tensori per arcuare la superficie e renderli più stabili. Gli aquiloni erano dipinti con scene mitologiche e a volte erano dotati di arpe eoliche o fischietti per produrre suoni una volta in volo.Dopo la sua introduzione in India, l’aquilone si trasformò in aquiline combattente e prese li il nome di patang, una tradizione che si perpetua tuttora ogni anno in India al festival di Makar Sankrantidove ne vengono fatti volare migliaia[6] L’aquilone era conosciuto sia in Polinesia sia nella lontana Nuova Zelanda, e si presume che la sua conoscenza sia stata diffusa a partire dalla Cina. Aquiloni di forma antropomorfa costruiti con stoffa e legno venivano usati in polinesia nelle cerimonie religiose, per diffondere le preghiere agli dei.Le antiche usanze polinesiane lasciano intravedere quali possano essere state le antiche tradizioni dell’aquilone nell’asia antica. L’uso dell’aquilone si propagò in Europa in tempi relativamente recenti, sebbene stendardi gonfiati dal vento erano usati dai romani. Come si costruisce 1. Dopo avere visto i materiali che ci servono, iniziamo ora la costruzione del nostro aquilone. 2. Prendiamo il nostro foglio di velina e lo disegniamo a nostro piacere. 3. Successivamente fissiamo sopra le due stecche con del nastro trasparente agli estremi che andranno a formare una croce. 4. Si passa ora a fissare le code laterali e sul lato posteriore, infine fissiamo bene il cavo per farlo volare facendo bene attenzione a passarlo nel buco centrale che dovrà tenere entrambe le stecche. 5. Ora il nostro aquilone è pronto per volare. Luogo: Piazza Marconi