Diapositiva 1 - Regione Toscana
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Diapositiva 1 - Regione Toscana
Prodotto realizzato con il contributo della Regione Toscana nell'ambito dell'azione regionale di sistema Laboratori del Sapere Scientifico a) Titolo del percorso didattico: Forme tra arte e geometria b) Anno Scolastico nel quale è stato prodotto il percorso didattico:2013-2014 c) Area disciplinare: matematica Scuola dell’infanzia: 4 anni - 5 anni Scuola primaria: 1° - 2° - 3° classe 2 • Collocazione del percorso: nel curricolo verticale d’Istituto • ARGOMENTO: spazio, forme, solidi • AMBITI DISCIPLINARI: matematico-geometrico, linguistico, manipolativo, grafico-pittorico. • CLASSI COINVOLTE: infanzia e primaria • AMBITI COIVOLTI: linguaggi espressivi, italiano, matematica • PUNTI DI FORZA: interdisciplinarietà, carattere ludico, situazioni adidattica. DESCRIZIONE DEL PERCORSO DIDATTICO PAROLE CHIAVE (arte, forme, solidi) Di cosa si tratta in sintesi? Questo lavoro si focalizza su uno dei campi più̀ affascinanti della matematica: la geometria. Parte dall'idea di forma che si...trasforma fino ad incontrare le forme geometriche, giocare con esse come fanno i pittori. Giocare tra 2D e i 3D per cogliere le caratteristiche delle figure piane e solide Perché la geometria? La geometria è una parte della matematica che si interessa dello spazio, è qualcosa di esterno a noi, quindi presenta interazione tra la nostra mente e la relatà esterna. Lo spazio geometrico è qualcosa di puramente ideale al quale ci si può̀ accostare inizialmente attraverso lo spazio fisico, dall'esperienza astraiamo delle immagini, che chiamiamo figure geometriche e alle quali possiamo attribuire caratteri di esattezza che negli oggetti materiali non possiamo riscontrare. Oltre a ciò̀ , la riflessione sull’insegnamento della geometria si colloca all’interno del dibattito che attualmente investe, in diverse forme, la questione dei saperi, della loro scelta e della loro organizzazione all’interno dei percorsi formativi scolastici in un'ottica anche verticale. Avere la possibilità di sperimentare in verticale un segmento del curricolo di matematica ci sembrava molto interessante sia per confrontarci tra di noi, sia per le ricadute sugli alunni. 4 Finalità̀ 1. Miglioramento dell’insegnamento della geometria 2. Ricerca di una trasposizione didattica consapevole e ragionata 3. Utilizzo di oggetti concreti per avviare i bambini a concetti astratti. Obiettivi per gli insegnanti • Costruire segmenti curricolari • Individuare nodi concettuali • Elaborare strategie per il recupero delle difficoltà Obiettivi per gli alunni • Sviluppare la capacità di attenzione e di concentrazione • Sviluppare la capacità di comunicare su argomenti scientifici • Sviluppare la capacità di collegamento tra conoscenze e di trasferimento in altri contesti Obiettivi specifici per l’area matematica entro la scuola primaria • Riconoscere aspetti topologici • Riconoscere forme geometriche • Descrivere forme geometriche • Riprodurre/costruire forme geometriche • Avvio al concetto di superficie 5 • • • • • Elementi salienti dell’approccio metodologico Un percorso alla scoperta delle forme geometriche per bambini con gli artisti che le hanno utilizzate nelle loro opere d’arte, per farle conoscere a scuola e per giocare insieme. Un percorso attraverso le opere. L’analisi delle opere come punto di partenza per lavorare e introdurre nella scuola dell’infanzia, l’approccio con la geometria ma anche l’attitudine dei bambini a replicare un modulo, a trovare le composizioni geometriche. Le forme geometriche sono introdotte, attraverso la presentazione di un percorso fatto di tante immagini di opere d’arte dalle opere famosissime di Mondrian di Paul Klee, Kandinskij … METODOLOGIA valorizzare le competenze geometriche, l’approccio alle forme basato sull’osservazione degli alunni. Il lavoro procede per ‘soluzione di problemi’, rendendo i bambini (singolarmente e in gruppo) protagonisti dell’apprendimento. Si cerca, quando possibile, di utilizzare situazioni e contesti reali, privilegiando materiali meno strutturati ma più ricchi di significato per il bambino. Problem solving: far nascere problemi da momenti di gioco perché, se è vero che nei giochi è presente molta matematica è pur vero che la matematica ha bisogno del gioco per essere insegnata, da storie, da vissuti quotidiani stimolando ogni volta la discussione, passando ad analizzare i problemi emersi per cercarne la soluzione e infine confrontando le strategie risolutive trovate. La parola chiave è esperienza: esperienze motorie che si intrecciano costantemente con le percezioni, la manipolazione, il gioco. La scuola dell’infanzia come luogo di cura e di apprendimento attraverso una pedagogia attiva. “L’apprendimento avviene attraverso l’esperienza”, e la scuola si pone come luogo in cui “le sollecitazioni che i bambini sperimentano possano essere analizzate, discusse ed elaborate”, il “fare” nelle diverse situazioni, è sempre correlato con il porsi domande, con lo scoprire connessioni, con il provare strategie, con il darsi spiegazioni. • • • Materiali, apparecchi e strumenti utilizzati Materiali: carta, cartoncino, plastilina e tempere. Apparecchi e strumenti: Computer, macchina fotografica, lim • • • • Ambiente/i in cui è stato sviluppato il percorso: a) Aula b) Palestra e salone della scuola c) Laboratorio • Tempo impiegato: • a ) Riunioni tra incontri con il formatore esterno e riunioni con gli insegnanti del gruppo LSS per la messa a punto del percorso e la revisione in itinere • b) 5-6mesi (da gennaio a giugno) per lo svolgimento del percorso IL RAGIONAMENTO E IL LINGUAGGIO SONO PARTE INTEGRANTE DELLA CONOSCENZA Tutto il percorso è stato supportato da un continuo rapporto dialettico con i bambini. Abbiamo confrontato idee, mettendo in gioco creatività e ingegno, abbiamo descritto cercando le parole più giuste per definire oggetti, rapporti spaziali, posizioni, punti di vista. Abbiamo confrontato forme, cercando di coglierne le caratteristiche Storia e collaboratori dell’esperienza L’esperienza è durata da novembre a maggio. La presenza dell'esterno ha supportato l'intero gruppo nella ricerca didattica relativa all'attività̀ di descrizione in geometria, intesa come strumento di sviluppo di competenze specifiche (conoscenza della figure geometriche, loro proprietà, trasformazioni cui possono essere sottoposte) e trasversali (capacità di attenzione e di concentrazione, capacità di comunicare su argomenti scientifici, capacità di collegamento tra conoscenze e di trasferimento in altri contesti). 8 Il bambino e lo sviluppo del pensiero geometrico Nello sviluppo del pensiero geometrico è essenziale favorire l’esperienza e, per garantire una presa di coscienza, favorire la verbalizzazione di quanto scoperto. Ricordando sempre di suscitare curiosità per mantenere alta la motivazione all’apprendimento e di considerare le conoscenze pregresse dei bambini. “Se consideriamo la geometria dal punto di vista didattico, collegata al processo di insegnamento-apprendimento, il rapporto tra intuizioni connesse all’esperienza e il ragionamento geometrico resta fondamentale” (Sbaragli & Mammarella, 2010, p. 108-109). Obiettivi 1. Osservazione e visione di forme in opere d’arte 2. Riflessione sulle differenze tra figure piane e solide 3. Riconoscere e raccogliere forme solide presenti nella realtà. 4. Ricercare criteri per classificare le forme solide in base alle loro caratteristiche 5. Riconoscere nelle figure solide gli elementi caratteristici (spigoli, vertici e facce). 6. Riconoscere nelle facce di un solido le figure piane e saperle nominare. 7. Saper cogliere le differenze tra poliedri e non poliedri. Ob. 1 Abbiamo iniziato il nostro percorso fornendo ai bambini uno stimolo: la visione dei quadri di Mirò “Il gallo” e “Gli aquiloni”. Ne è scaturita una conversazione libera in cui ciascun alunno ha espresso la propria interpretazione. A seguire, i bambini hanno individuato, all’interno dell’immagine proposta, le figure geometriche presenti, le hanno colorate o le hanno riutilizzate in una propria rielaborazione grafica. Il Gallo di Mirò Ob. 2 Tutto è solido! Osservando la realtà ci siamo accorti che ogni oggetto è una figura solida cioè ha uno spessore. Ob. 3 – 4 – 7 Adesso guardandoci intorno, a scuola e a casa, raccogliamo tutte le scatole che troviamo … di quante forme sono! Proviamo ad ordinarle … ma come? Guarda questa è tonda… è simile a queste altre..possiamo metterle insieme Facciamo la raccolta differenziata dei nostri oggetti in base alla loro forma: hanno forme diverse: sono cuboidi, sferoidi, cilindroidi, parallelepipoidi…. Ob. 5 – 7 Conosciamo i vertici e gli spigoli: mettiamo degli spilloni nei vertici e coloriamo di verde gli spigoli … quanti spigoli e quanti vertici hanno le nostre scatole!! Alcuni oggetti però non hanno spigoli e vertici…le palline per esempio! Ob. 5 – 6 Riconosciamo le facce e le rivestiamo con pezzettini di carta oppure le foderiamo e le trasformiamo in personaggi fantastici Adesso facciamo le impronte in tanti modi: con le tempere, sul quaderno sui fogli e scopriamo le figure piane Smontiamo le scatole …adesso diventano tutte piatte…!!! Concludiamo il nostro lavoro con la visione del video della storia di Piccola Macchia Obiettivi 1. Distinguere i concetti geometrici dai concetti topologici. 2. Riconoscere nella realtà forme solide e saperle nominare. 3. Conoscere le caratteristiche dei poliedri e compilare per ognuno una carta d’identità (n ° di facce, di spigoli e di vertici). 4. Costruire le figure solide con materiale vario (cannucce, pongo, cartoncino). 5. Riconoscere nelle facce di un solido le figure piane e saperle nominare. 6. Saper cogliere le differenze tra poliedri e non poliedri. 7. Risolvere situazioni problematiche legate ai solidi e al loro sviluppo sul piano e viceversa, immaginando con “gli occhi della mente”. 8. Riconoscere figure nei quadri di Mirò, scomporle e ricomporle in modo creativo. Ob.1 Abbiamo iniziato con questa attività per definire il campo d’azione della geometria e distinguerlo da quello della geografia che prende in considerazione i concetti topologici. Attività sul guanto di gomma Cosa succederà se allunghiamo o allarghiamo il guanto? “Il lago e la papera si allargano”, “Il lago cambia forma”, “la papera esce, perché il lago si stringe”,… Proviamo! “Usiamo il righello per misurare la tartaruga. Se tiriamo il guanto sarà più lunga?” Se tiriamo il guanto cambia la forma, la lunghezza e la larghezza degli oggetti. La loro posizione non cambia. La geometria si occupa di tutto ciò che cambia. Ob.2-3-4-5-7 I Parallelepipedi Lavoriamo in piccoli gruppi. Osserviamo, descriviamo e disegniamo la forma di una delle seguenti scatole. (Gli alunni non hanno ancora sentito parlare di vertici, spigoli, facce. …) Dalle descrizioni … Le scatole “ … sono formate da tanti rettangoli lunghi e corti:” “ … hanno la forma di un rettangolo.” “ Ci sono dei rettangoli che sono uguali” “Oltre ai rettangoli ci possono essere anche i quadrati.” “Misuriamo in cm e in mm la lunghezza e la larghezza della scatola?” “Per noi la scatola è un parallelepipedo, è un solido perché ha lo spessore!” Dai disegni … le scatole sono state disegnate da diversi punti di vista (dall’alto, di lato, davanti); in genere si vede lo spessore. Con la conversazione introduciamo i termini nuovi e tocchiamo facce, spigoli e vertici in oggetti di uso comune. Cerchiamo le caratteristiche comuni a tutte le scatole. Alcune scatole sono alte, altre schiacciate, ma tutte sono parallelepipedi! Ipotesi sul numero di vertici, di spigoli e di facce di un parallelepipedo. Raccogliamo i dati con le nostre ipotesi e costruiamo un grafico secondo questa legenda: = 4 alunni Quanti foglietti occorreranno per rappresentare 17 alunni? Raggruppiamo per 4. Ci occorreranno 5 foglietti: 4 interi e una parte su quattro del quinto foglietto. Verifichiamo la quantità di vertici e spigoli presenti in un parallelepipedo Prendendo come modello una scatola, costruiamo i solidi scheletrati con il pongo (vertici) e le cannucce (spigoli) di tre dimensioni diverse: usiamo le cannucce lunghe per gli spigoli lunghi e quelle corte per gli spigoli corti … non occorre che gli scheletrati abbiano la stessa grandezza della scatola, basta che abbiano la stessa forma. È difficile contare gli spigoli, specialmente se la scatola è schiacciata! (Anche dopo aver costruito lo scheletrato, pensavano che fossero 8, come i vertici.) Verifichiamo il numero di facce di un parallelepipedo 1. 2. 3. 4. 5. Disegniamo tutte le facce, facendo rotolare la scatola su un foglio A3. Ritagliamo il “vestito” della scatola (deve essere formato da un unico pezzo). Coloriamo le facce uguali con lo stesso colore. Incolliamo il “vestito” sulla scatola. Guardiamo dove sono posizionate le facce uguali. A volte ci dimentichiamo di disegnare le basi o rappresentiamo due volte la stessa faccia. È facile sbagliarsi anche con i colori: bisogna prestare attenzione alle misure delle facce. Per le scatole con le basi quadrate bastano 2 colori, mentre per le altre ne servono 3! Le facce opposte sono uguali. Il cubo 1) 2) Disegniamo il cubo, costruiamo lo scheletrato tenendo presente che le cannucce devono essere tutte uguali e lo disegniamo facendo vedere bene i vertici e gli spigoli. Quanti sono? Contiamoli! Disegniamo il “vestito” facendo rotolare il cubo sul foglio. Questa volta è stato facile e abbiamo preparato 2 modelli! Proviamo il “vestito”. Se va bene, lo coloriamo con il risparmio dei colori e in modo che le facce dello stesso colore non siano vicine. Non è mica facile: prima i colori sono distanti, ma quando proviamo il vestito, si toccano! Bisogna immaginare con “gli occhi della mente”! La piramide a base quadrata 1)Osservazione e disegno della piramide. 2) Costruzione e disegno dello scheletrato. 3)Disegno del “vestito” e colorazione con il risparmio dei colori. Siamo esperti nel disegnare i solidi: facciamo vedere anche gli spigoli che non vediamo! Proviamo più volte, prima di sistemare bene i colori! Il prisma triangolare Non conosciamo il prisma e lo confondiamo con il parallelepipedo o con la piramide. Li confrontiamo per notare le differenze: il prisma ha la base diversa dal parallelepipedo e le sue facce laterali sono dei rettangoli perciò sono diverse da quelle delle piramide (triangolari). Abbiamo svolto bene il lavoro (disegno, scheletrato e vestito) ma, nel colorare il vestito, abbiamo alternato i colori come nel parallelepipedo e quando siamo arrivati a provarlo, ci siamo accorti che le facce più esterne, colorate con colori uguali, erano vicine! Il prisma esagonale Si procede nello stesso modo, ma … quanti vertici e quanti spigoli! È un problema farli vedere e contarli tutti! Non abbiamo risparmiato sui colori: abbiamo colorato nello stesso modo le facce opposte ed abbiamo usato 4 colori. Ne bastavano 3! Abbiamo disegnato due vestiti diversi per ogni solido. Ob. 2-5-6-7 I solidi senza scheletrati – Il cono Seguiamo la stessa procedura, ma questa volta … è un’impresa impossibile! Abbiamo cercato di costruire lo scheletrato usando più cannucce sulla base, in modo da dare rotondità al cono, ma abbiamo ottenuto una piramide esagonale! Abbiamo provato anche a piegare le cannucce, ma non è stato possibile. Il cono non ha né vertici né spigoli: non possiamo costruire lo scheletrato! Anche disegnare il vestito è un problema!! Come si fa? Si incarta il solido nel foglio? No! Possiamo schiacciare il cono di cartoncino e disegnarlo due volte; poi facciamo il cerchio (1°“vestito”). Il 2° “vestito” è un po’ strano, ma riveste il cono: è accettabile! E … i colori? Se apro il cappellino di cartoncino la faccia laterale è un’unica parte, uso due colori diversi? Posso considerarlo un triangolo? “No!! Ha un lato curvo!!” Il cilindro Come facciamo a disegnare il “vestito” del cilindro? C’è chi disegna solo un rettangolo e così lungo che avvolge due volte il cilindro. C’è chi disegna un rettangolo e due cerchi separati, ma … il vestito deve essere intero! Un gruppo ha fatto il vestito completo, ma ha suddiviso il rettangolo in tre parti (ha schiacciato il cilindro di cartone) e intende usare colori diversi. Allora decidiamo di tagliare il cilindro di cartone: è un’unica parte! Come facciamo a farlo della giusta misura? 1° modo: facciamo un segno sul rotolo, poi lo facciamo rotolare fino a tornare al segno. Disegniamo il rettangolo di quella misura e poi i due cerchi ai lati opposti del rettangolo. 2° modo: Misuro la linea curva con il metro da sarta. Disegniamo il rettangolo della stessa misura. Proviamo e tagliamo il vestito. A conclusione del lavoro abbiamo accompagnato i bambini nel mondo magico dell’arte di Mirò ricercando e giocando con le forme. Le opere considerate sono: “il giardino” e il gallo. Procedimento: • visione dell’opera in bianco e nero • conversazione per individuare le figure geometriche presenti nei quadri • lavoro individuale; ciascun bambino colora sulla fotocopia dell’opera ciò che lo colpisce e che riesce ad individuare come elemento particolare ( giraffa, stella …) • visione dell’opera a colori e conversazione su ciò che il pittore voleva rappresentare • lavoro a coppie : viene data una fotocopia dell’opera scomposta in tanti pezzi. Ogni coppia ritaglia e compone altre figure con le forme utilizzate nel quadro preso in esame •scelta di un titolo adatto per il lavoro creato e spiegazione tramite una didascalia. Ob. 8 Cosa vedete nell’ opera di Mirò? Nel giardino vedo una giraffa, un uccello, una foglia, un serpente, una stella, un picchio, un fiore e li coloro come voglio. Quali colori avrà usato Mirò? Scopriamoli! Io invece vedo una stella con le nuvole, un gabbiano, un fenicottero, un formichiere, un fiore, un serpente, un picchio e una lumaca. Lavoriamo a coppie: coloriamo, ritagliamo e componiamo la nostra opera con le forme usate da Mirò nell’opera “Il giardino”. Terra dei mostri carnivori Uno strano giardino incantato In cielo c’è un serpente volante e un uccello con due teste: una davanti e una dietro. Nel prato troviamo un’oca con la testa da serpente, un bambino ” salterino” con un’antenna sulla testa, al quale sono sparite le gambe, una giraffa con un pancione enorme, un collo lunghissimo e tre antenne, un riccio e un altro serpente. (Pietro, Mattia e Bruno) Noi abbiamo utilizzato tutte le figure e abbiamo disegnato: una stella con le nuvole intorno, una coccinella che vola, una farfalla molto strana, un gabbiano che porta un aquilone lunghissimo, un albero fatto di liquirizia, il fuoco che riscalda un elefante sorridente, una rosa, una papera e una rana dentro uno stagno con un fiumiciattolo. (Bianca e Giulia M.) Il giardino geometrico Noi abbiamo costruito delle figure molto strane: due lenti sull’erba, una gallina che sta covando e poi un razzo che vola. Il parco giochi di matematica! Abbiamo fatto un bimbo che “arregge” un aquilone. In cielo c’è una stella, un uccello e una nuvola. Sull’erba c’è una carrozza, una panchina, dei girasole, una collina, un uccello posato su un ponte. La terra aliena degli animali C’era un razzo che voleva conquistare un pianeta con le gambe. È arrivato un alieno con la pistola spaziale e un gabbiano alieno che voleva mangiare l’astronave perché non voleva che arrivasse al pianeta. Una chiocciola, un serpente e tre piante volevano scampare da quella lotta. Il mondo dei mostri C’è un serpente, un uccello braccio verde, un re mostruoso, una stella a pallini e un razzo. (Alberto e Giulio) Il giardino geometrico C’è un’anatra e una pianta da lago nello stagno. L’acqua del laghetto è blu e celeste. In cielo c’è un sole splendente che illumina ogni cosa, un uccello strano, un gabbiano che porta una rosa e una farfalla che vola preoccupata. Nel prato c’è un albero strano che come base ha una stella. La foresta di Mirò Abbiamo disegnato una stella che brilla nel cielo, una luna, un gabbiano che vola, un uccello che canta, dei fiori che spuntano, un elefante e un bruco che sorride. Il mondo dei giocattoli Il mondo delle favole L’uccello è salvo Lo zoo strano La foresta in fiamme I mostri immaginari dello spazio Gli amici … e con le parti restanti … ecco il camaleonte! L’uccello è salvo Prima abbiamo fatto il sole, poi l’uccellino che si mette in salvo dalle fiamme. In cielo c’è una mongolfiera e nel prato un cespuglio. Cosa abbiamo rappresentato Lo zoo strano In questo zoo ci sono tanti pappagalli e mostri che stanno facendo delle cose strane. Il mondo dei giocattoli In questo prato fiorito ci sono tante cose, tipo un robot, una farfalla, un albero, due gattini con una carota, una mongolfiera, un ponte, una goccia d’acqua e la cresta di un gallo. I mostri immaginari dello spazio Fred, Marquez, Michael, Raddy e Puxalghé stanno giocando: Michael e Raddy giocano ad acchiapparsi; Marquez e Puxalghé stanno giocando a calcio e Fred sta chiedendo a Michael di giocare al suo gioco. Gli amici Abbiamo creato due amici che giocano a calcio. Il mondo delle favole Nel disegno ci sono tanti personaggi: Fuocuso, Fata, Crestutos, Uccellos, Coniglios volante, Beccutos, Scarputos, imbutos, Naspontes, fratellis Babuis, Raggiutos, Dragos, Pallutos, Cats, Gemellis gattis, Mollutos, Topos, Pappagallos, Polpos, Rinoceruntos, Unicornas, gemelli Rennix, Talpas, Barbutos, Pesces volantes, e Coniglios. La foresta in fiamme In basso a destra c’è un elefante, in alto una foresta in fiamme, mentre a sinistra c’è una volpina e un pappagallo. Obiettivi 1. Ripassare la differenza tra figure piane e figure solide 2. Riconoscere nella realtà forme solide e saperle classificare. 3. Conoscere le caratteristiche dei poliedri e compilare per ognuno una carta d’identità (n ° di facce, di spigoli e di vertici). 4. Costruire le figure solide con materiale vario (stuzzicadenti, pongo, cartoncino). 5. Riconoscere nelle facce di un solido le figure piane e saperle nominare. 6. Saper cogliere le differenze tra poliedri e non poliedri. 7. Avvicinarsi al concetto di area come misura della superficie e di perimetro . Ob. 1 L’anno scorso abbiamo lavorato sui solidi: cosa vi ricordate? I solidi sono tutte le cose intorno a noi e si possono toccare, prendere (Chiara) Anche il foglio di carta è un solido perché lo posso prendere (Klea) Però se fai il disegno del foglio alla lavagna quello è un disegno e non lo puoi prendere, lo tocchi ma non lo puoi staccare dalla lavagna (Susanna) Perché le cose solide hanno lo spessore ; vedi anche il foglio di carta, è piccolo ma ha lo spessore (Tommaso) Nel disegno lo spessore non c’è; dovresti tagliare la lavagna e così il disegno diventerebbe un solido con lo spessore (Alessandro) Vedi se io faccio un disegno del triangolo su un foglio non lo posso prendere il triangolo, perché non ha lo spessore ma se ritaglio il disegno…Vedi ora lo posso prendere è diventato un solido…è sottile …ha poco spessore ma è un solido(Chiara dice e mostra quello che fa) L’anno scorso ci avevi fatto fare le impronte delle scatole e degli oggetti e le impronte erano figure piane. Vedi posso fare l’impronta dell’astuccio, da questa parte e poi da questa e poi da questa…insomma tutte . E’ come se aprissi l’astuccio (Ludovica dice e mostra quello che fa) Ma per esempio non ci riusciva fare l’impronta della palla, però abbiamo fatto l’impronta del rotolo di carta igienica che era un cerchio da due parti ma da una parte non ci riusciva (Asia) Sì e c’erano i poligoni perché alcune impronte erano diritte e altre curve e quelle diritte erano i poligoni(Alessandro) Cioè i poligoni avevano le linee spezzate e gli altri le linee curve(Ludovica) Ob. 6 RICORDATE IL LAVORO DELLO SCORSO ANNO? COME AVEVAMO CLASSIFICATO I SOLIDI INTORNO A NOI? Si mettono sulla cattedra diversi oggetti (Colla a stick pennarello scatole di forme diverse scotch barattolo quaderno libro cimosa pallina contenitore dei dvd ) e si chiamano 3 bambini alla cattedra a classificarli: Lapo prima mette le scatole a forma di parallelepipedo tutte da una parte, le scatole di forme diverse dall’altra (scatola dei gessi, scatola del toblerone, ) la cimosa, lo scotch , il barattolo e la pallina insieme il pennarello la colla e la matita e la colla insieme ; fa 4 gruppi …Interviene Alessandro che si ricorda il lavoro fatto lo scorso anno e divide i solidi con le facce curve dai poliedri. “L’anno scorso avevamo detto che questi hanno le facce tonde, curve..la palla poi è tutta curva…. e questi invece no. Questi rotolano bene e questi no” Ob. 2 – 3 – 4 - 5 Decidiamo di lavorare con i Poliedri. Lavoriamo a gruppi. Ogni gruppo lavora con un solido diverso Abbiamo a disposizione stuzzicadenti di varie dimensioni e pongo. Innanzitutto dobbiamo decidere di quanti stuzzicadenti abbiamo bisogno e di quale lunghezza. Poi iniziamo. I bambini ricordavano le parole spigoli facce e vertici Utilizzando gli stuzzicadenti ed il pongo si costruiscono gli scheletrati (uno o più di uno) del solido. Ovviamente le palline di pongo saranno i vertici e gli stuzzicadenti saranno gli spigoli. Ogni gruppo fa le previsioni e prende gli stuzzicadenti senza avere in mano il solido: successivamente si prende in mano il solido e si verifica se abbiamo preso il numero di stuzzicadenti giusto. Si registra in tabella il numero di facce di vertici e di spigoli. Quando vengono presi gli stuzzicadenti senza il solido in visione Tommaso prende 24 stuzzicadenti di un tipo 24 di un altro tipo e 24 di un terzo tipo, gli altri bambini si lamentano perché mancano gli stuzzicadenti lunghi (tutti volevano molti di quelli lunghi) lui dice “ noi possiamo costruire 3 cubi diversi : uno piccolo, uno medio e uno grande però mi servono tanti stuzzicadenti perché il cubo ha 6 facce ; ogni faccia ha 4 e quindi 6 per 4 fa 24 Klea gli risponde “ma che dici? Non ce ne vogliono così tanti perché gli stuzzicadenti stanno su due facce una di qua e una di là Carta d’identità del solido NOME: NUMERO DI FACCE NUMERO DI VERTICI NUMERO DI SPIGOLI Colora le facce del solido usando il minor numero di colori e facendo in modo che le facce confinanti siano di colore diverso. I bambini non si sono sbagliati e hanno notato che ci volevano 3 o 4 colori Tagliamo il minor numero di spigoli in modo da distendere il solido sul piano. Osserviamo le figure piane che formano lo sviluppo del solido Osserviamo: secondo voi si può avere solo questo sviluppo, cioè le figure piane che formano il solido stanno sempre in quella posizione quando facciamo lo sviluppo? Secondo me no. Si può tagliare in tanti modi e viene diverso. ( Chiara) Ho visto che i bimbi della B non hanno tagliato come noi ei loro sviluppi sono diversi. Decidiamo di prendere tante scatoline di medicinali dalla forma di parallelepidedo e di provare a fare sviluppi diversi. I bambini notano che le figure piane restano però sempre le stesse ; vengono solo messe in modo diverso Mettendo lo scheletrato davanti ,ognuno di noi a provato a disegnarlo cercando di fare in modo che si vedessero tutti gli elementi. Non è stato facile!! Abbiamo osservato i disegni dei nostri scheletrati cercando di vedere se avevamo messo tutti gli spigoli e tutti i vertici… per alcuni è stato proprio complicato! Ecco il nostro cartellone conclusivo!! Osservazioni fatte dai bambini •Il parallelepipedo e il cubo hanno lo stesso numero di facce , di spigoli e di vertici e anche lo sviluppo è fatto dello stesso numero di parti….. però il parallelepipedo ha i rettangoli ed il cubo ha 6 quadrati uguali. Il parallelepipedo ha dei rettangoli uguali: quelli che stanno dalle parti opposte. •Di cubi ne abbiamo potuti fare 3 ; il primo è piccolo e abbiamo usato gli stecchini piccoli, un altro è più grande ed è stato fatto con gli stecchini un po’ più grandi e il terzo è grandissimo e lì abbiamo usato gli stuzzicadenti lunghi. •Anche della piramide triangolare , a base triangolare, ne abbiamo fatte 3 con gli stuzzicadenti dei tre tipi. •Abbiamo usato sempre 3 o 4 colori : se sotto c’erano 3 o 5 spigoli abbiamo usato 4 colori, se sotto c’erano 4 o 6 spigoli abbiamo usato 3 colori… 3 e 5 sono dispari 4 e 6 sono pari. •Le piramidi hanno tanti triangoli e dalla punta in cima partono tanti stuzzicadenti cioè tanti spigoli , gli altri solidi hanno tanti rettangoli . •I pallini di pongo tengono sempre 3 stuzzicadenti…. Nelle piramidi anche di più. •Le piramidi si tengono bene per la punta e non si muovono…sono ferme. Gli altri solidi stando sull’armadietto si sono un po’ storti ma le piramidi no. •Le piramidi hanno uguali il numero dei vertici e delle facce Dall’osservazione delle Piramidi è nata poi una riflessione sul fatto che nelle costruzioni si usano strutture triangolari perché queste sono indeformabili: ad es.dall’interno del cartone ai grandi ponti… Ob. 8 Per parlare di perimetro ed area dei poligoni e di figure isoperimetriche ma con diversa area, raccontiamo la leggenda di Didone e della fondazione di Cartagine, narrata da Virgilio. DIDONE E LA FONDAZIONE DI CARTAGINE Cartagine, sulle coste dell’Africa, fu una città ricca e famosa e fu soprattutto una terribile nemica di Roma. Secondo la leggenda, Cartagine fu fondata nell’anno 814 avanti Cristo da Didone, una principessa molto bella ed intelligente che proveniva da Tiro, città dei Fenici. Pigmalione, cognato di Didone, le aveva ucciso il marito e il padre e voleva prenderla in sposa. Didone fuggì con una nave ed alcuni amici fidati. La nave navigò, navigò e navigò e giunse finalmente sulle coste dell’Africa del Nord. Lì Didone raccontò la sua storia ad Iarba, re di quelle terre e lui, commosso dal racconto e sconvolto dall’enorme bellezza di Didone, decise di regalarle un pezzo di terra sulla riva del Mediterraneo, per fondarvi un villaggio. Didone chiese: “Iarba, non voglio approfittare della tua generosa ospitalità, solo ti chiedo tanta terra quanta può cingerne una pelle di bue”. Iarba rispose: “Ma certo mia cara Didone, prendi pure la terra che può cingere una pelle di bue”. Secondo Iarba, Didone avrebbe preso una pelle di bue, avrebbe ricoperto un pezzo di terra e quella sarebbe diventata la sua proprietà…Beh! Iarba giudicò Didone forse un pò stupida: come poteva costruire un villaggio in un pezzo di terra così piccolo? Ma Didone era tutt’altro che stupida: lei era molto intelligente, furba ed aveva una grande mente matematica. Fece tagliare la pelle in strisce sottilissime e ne fece una lunga corda. Quella corda sarebbe stata il perimetro della sua nuova città. Il povero Iarba, per non far la figura dell’ingenuo, se ne stette zitto e fu costretto a dare a Didone quanto promesso. E Didone quale forma dette alla sua città, in modo che con quel perimetro potesse avere una superficie molto grande? AIUTIAMOLA A SCOPRIRLO! Iarba , posso avere un pezzo di terra per fondare la mia nuova città? Lui pensa di essere furbo ma io sono più furba di lui… Taglierò la striscia in listarelle sottili sottili Certo, mia cara Didone! Prendi pure tanta terra quanta può cingerne una pelle di bue!! Sono proprio furbo… Misuriamo la striscia di pelle di bue! La nostra striscia , naturalmente, non avrà la lunghezza reale…sarà in scala!! Registro sul quaderno Io faccio la seconda città… voglio fare un triangolo Però con i quadrati non riesco a riempirlo Prendo la misura e taglio e poi utilizzo tutti i pezzi dei quadrati …mi ci sono voluti 6 quadrati… 4 interi e 2 spezzati E se la forma è un triangolo come facciamo a misurare l’area con il quadratone? …tagliamo il quadratone in pezzetti e vediamo quanti quadratoni ci vogliono… La maestra ha guardato il triangolo ed ha scommesso che ce ne vorranno 6!!! Io parto dall’area .. Scommetto che posso fare un rettangolo di area 10. Ecco perché lo sapeva… era la metà di un rettangolo!! La striscia di pelle di bue è troppo corta… non ce la fa a cingere! Susanna costruisce un’altra città rettangolare Alessandro fa una città a forma di triangolo equilatero Chiara fa la città quadrata… Questa ha l’area maggiore! A Lapo la lunghezza del perimetro non basta per circondare tutta la superficie che vorrebbe! E adesso tagliamo strisce di perimetri diversi ( cm 40 – cm 80 – cm 60 )e costruiamo altre città con l’ area maggiore che possiamo… quindi a forma di quadrato! Misuriamo l’area con il quadratino di lato 1 cm. Dopo vari tentativi abbiamo scoperto che se il perimetro era lo stesso il poligono con l’area maggiore che potevamo costruire era il QUADRATO!!! La leggenda racconta che Didone fece un semicerchio,che ha area maggiore ..ma noi stavamo considerando i poligoni … nessuno ha pensato a non poligoni!!! Troviamo altre forme per la città di Didone! Il perimetro è sempre uguale ma l’area cambia… ma nessuno di questi poligoni ha l’area grande come il quadrato! VALUTAZIONE DEL LAVORO SVOLTO Per valutare l’efficacia del percorso svolto con la classe, occorre precisare che i vari contenuti erano già̀ tutti stati introdotti negli anni precedenti, così come previsto dalle indicazioni nazionali per il curricolo della scuola primaria. Gli obiettivi specifici del nostro progetto didattico erano sia di tipo matematico, sia di tipo relazionale. • Per quanto concerne gli obiettivi di tipo relazionale, se si considera che tutti gli alunni della classe hanno partecipato alle attività di tutoraggio con i bambini delle classi «inferiori» e hanno spiegato in una sorta di «compito autentico» il loro percorso ai genitori in occasione di un «Work shop» possiamo valutare in modo positivo la competenza emotiva e relazionale • Gli obiettivi matematici consistevano in approfondimenti, riflessioni e rielaborazioni relativi ad argomenti già̀ affrontati in precedenza. Si mirava soprattutto a favorire l’uso consapevole del linguaggio specifico e a stimolare lo sviluppo della capacità di effettuare collegamenti tra contenuti diversi. La verifica svolta alla fine dell’anno scolastico, che includeva anche quesiti su conoscenze dichiarative e procedurali riguardanti argomenti trattati in questo percorso, ha avuto risultati soddisfacenti. Diverso invece è il discorso sulla valutazione del percorso laboratoriale compiuto con il gruppo classe; questa appare infatti come un elemento di grande importanza e va affrontato, approntando strumenti che consentano di misurare l’efficacia di tale percorso. Senza entrare nel merito di come si possiamo costruire tali strumenti di valutazione, ci limitiamo qui a evidenziare alcune delle questioni che abbiamo tenuto presenti nella predisposizione della valutazione. Innanzitutto, una qualunque valutazione deve necessariamente prevedere una “misura” di efficacia sul medio-lungo periodo; appare infatti del tutto priva di senso la valutazione di un elemento troppo limitato, sia perché́ l’apprendimento su un segmento breve resta giocoforza un apprendimento fragile, sia perché́ tutto ciò̀ che abbiamo messo in evidenza nella situazione laboratoriale punta a una visione complessiva del percorso. Un altro elemento che va messo in evidenza è l’opportunità (la necessità?) di un lavoro collettivo di discussione fra gli insegnanti per mettersi al corrente a vicenda di un’attività̀ laboratoriale e per valutare l’efficacia del lavoro svolto. Nella nostra esperienza è accaduto in maniera abbastanza frequente che una discussione di questo genere ha portato alcune insegnanti a cambiare il proprio punto di vista, perché́ li portate a tener conto di alcuni aspetti più̀ difficilmente quantificabili che avevano ignorato. Tanto per fare un esempio, si può̀ citare il livello di responsabilizzazione in prima persona degli studenti, che è un elemento cruciale perché́ l’apprendimento possa fissarsi e accrescersi nel tempo e che è sicuramente un aspetto privilegiato nelle attività̀ laboratoriali.