Viva l`Italia - Comune di Buccinasco
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Viva l`Italia - Comune di Buccinasco
COMUNE DI BUCCINASCO Servizio Cultura e Comunicazione Associazione Culturale Teatrale GLI ADULTI in collaborazione con l’Associazione Culturale “Gli Adulti” CINEMA, MON AMOUR 22 aprile 2016 ore 21.00 - Auditorium Fagnana via Tiziano, 7 “Viva l’Italia” di Massimiliano Bruno Interpreti: Ambra Angiolini, Raul Bova, Sarah Felberbaum, Camilla Filippi, Alessandro Gassman, Maurizio Mattioli, Michele Placido, Edoardo Leo, Rocco Papaleo, Rolando Ravello La storia: In seguito a un grave malore, il politico Michele Spagnolo perde i freni inibitori e dice tutto ciò che gli passa per la testa, diventando una mina vagante per se stesso e per il suo partito nonché per la sua famiglia. Corrono a salvarlo i suoi tre figli che poco si sopportano tra di loro: Riccardo, medico integerrimo e socialmente impegnato, Susanna, attrice di fiction senza alcun talento, e Valerio, buono a nulla che deve tutto al padre. Massimiliano Bruno, dopo aver esordito con il divertente “Nessuno mi può giudicare” (ritratto irridente della moglie di un borghese corrotto, la quale, incapace di accettare la povertà conseguente alle malefatte del marito non si fa scrupolo di prostituirsi per recuperare il denaro sufficiente a conservare una falsa immagine di decoro) qui rincara la dose, mirando a un obbiettivo oggettivamente più ambizioso. “Viva l’Italia”, fin dal titolo, non si limita a un bozzetto per quanto riuscito delle esigenze e delle miserie del popolo, ma si pone come meta ultima quella di dissertare su vizi e virtù dell’intera classe politica. Per far ciò Bruno parte da una situazione perfettamente calzante nella sua semplicità: mentre sta assistendo allo spogliarello di una disgraziata che spera di poter ambire a qualche raccomandazione, il politico di destra Michele Spagnolo (leader e portavoce di un partito che sembra ricalcato su Forza Italia e il Popolo della Libertà) avverte un malore che lo porta al pronto soccorso, dove gli viene diagnosticata la totale perdita dei freni inibitori. Spagnolo, oramai tecnicamente incapace di mascherare la realtà sia in privato che in pubblico, sperimenterà una nuova fase della propria vita, trascinando con sé i tre figli, ognuno dei quali alle prese con i vantaggi e gli oneri di una parentela così compromettente. Nella prima parte del film il regista sembra voler seguire un percorso a tappe, organizzando la sceneggiatura su una sequela di situazioni più o meno riuscite (la maggior parte comunque in grado di smuovere con grande facilità al riso lo spettatore), e lasciando in secondo piano il reale approfondimento psicologico e sociale della situazione: Spagnolo viene così descritto mentre rompe le uova nel paniere al partito, lanciandosi in un’invettiva contro la famiglia durante un meeting che dovrebbe al contrario esaltarne le peculiarità. La satira politica serpeggia azzannando qua e là la pellicola e l’impressione è che Bruno punti sulla battuta di grana grossa per portare dalla propria parte anche lo spettatore più riottoso o in ogni caso meno incline a lasciarsi sedurre dalla presa di posizione del cineasta. La satira viene anche sostenuta da esplicite “volgarità”. Bruno, memore della commedia all’italiana, non risparmia cattiverie deflagranti, arrivando a svilire anche i quadretti idilliaci tra i fratelli (l’abbraccio commosso tra i tre con il movimento di macchina a svelare il padre sorridente e sornione pronto a tirare la catena dello sciacquone è una scheggia impazzita che riporta alla mente Dino Risi, Ettore Scola e Mario Monicelli) e permette a cavalli di razza come Remo Remotti e Sergio Fiorentini di galoppare a briglia sciolta. Consapevole della naturale potenza di ciò, Bruno cerca però di donare la sana popolare rozzezza romana anche a personaggi che non possono rispondere con lo stesso tono (il caso più evidente è senza dubbio quello di una pur volitiva Sarah Felberbaum), finendo per forzare la mano in alcune situazioni. Questi pur relativi difetti non riescono fortunatamente a scalfire la cattiveria crudele che si respira a pieni polmoni e che si ritrova spesso nei migliori registi della commedia italiana (Monicelli, per citarne uno per tutti). La seconda parte del film, con i nodi che devono necessariamente venire al pettine, si trasforma in un crescendo continuo, divertente e amaro allo stesso tempo e in grado di riuscire a evitare l’happy ending a tutti i costi. Peccato che il monologo in cui si impegna il pentito Spagnolo si sfilacci quando lascia trapelare pericolose tracce di qualunquismo, figlio di un “tanto sono tutti uguali” che non può essere la risposta naturale in un film che ha il coraggio di parlare apertamente di tradimento della Costituzione. (“Tutti sono uguali, tutti rubano alla stessa maniera”. Questa è una delle più diffuse menzogne del nostro tempo, il modo per convincerti a rinchiuderti in un’acrimoniosa indifferenza affinché quelli che te lo dicono siano più uguali e possano continuare i loro traffici.) Senza voler sottacere difetti e mancanze, “Viva l’Italia” si impone sullo schermo con una luce propria e contribuisce ad arricchire il patrimonio della migliore commedia italiana. In attesa che il regista Bruno trovi la sua definitiva completezza autoriale, non si può che sorridere speranzosi. A cura di Pino Nuccio IL REGISTA: MASSIMILIANO BRUNO Nato a Roma da genitori di origine calabrese, padre avvocato e madre insegnante delle scuole Medie, dopo la maturità inizia a frequentare un laboratorio teatrale. Al cinema fa il suo esordio alla regia nel 2011 con il film “Nessuno mi può giudicare”, interpretato da Paola Cortellesi, Raul Bova e Rocco Papaleo con il quale ottiene 5 candidature al David di Donatello e vince il Nastro d'Argento per la miglior commedia. Nel 2012 scrive, dirige e interpreta il film “Viva l’italia” tratto dal libro “La vergogna di essere italiani” di Luca Mazzeo, con protagonisti Michele Placido, Ambra Angiolini, Raul Bova, Alessandro Gassman e Rocco Papaleo. È autore di molte sceneggiature di successo, tra cui “Notte prima degli esami” per il quale è candidato ai David di Donatello come miglior sceneggiatura, “Ex”, candidato ai David di Donatello come miglior sceneggiatura e “Maschi contro femmine” per la regia di Fausto Brizzi, “Questa notte è ancora nostra” per la regia di Paolo Genovese e Luca Miniero e “Tutti contro tutti” con la regia di Rolando Ravello e “Buongiorno papà” con la regia di Edoardo Leo. Il suo secondo film da regista “Viva l’Italia” ottiene due candidature al David di Donatello. Per il teatro stabilisce una prolifica collaborazione con Paola Cortellesi per la quale scrive tre commedie teatrali: "Cose che capitano" e "Ancora un attimo" che interpreta al suo fianco e “Gli ultimi saranno ultimi “ vincitore di numerosi riconoscimenti come il “Premio ETI - Gli olimpici del teatro”, il prestigioso “Premio della critica 2006” e il premio “Anima”, per l'attualità del testo che affronta importanti tematiche sociali legate al mondo del lavoro. Ottimi successi di pubblico e di critica li ottiene anche con il monologo "Zero" da lui scritto e interpretato e diretto da Furio Andreotti, con "Agostino" interpretato da Rolando Ravello e Alessandro Mannarino e diretto da Lorenzo Gioielli e con "Ti ricordi di me?" interpretato da Ambra Angiolini ed Edoardo Leo per la regia di Sergio Zecca. Per la televisione scrive per “I Cesaroni”, “Quelli che il calcio”, “Non ho l'età”. Conduce varie trasmissioni televisive tra le quali “Saturday Night Live” per La7 e “80º minuto” per FX. È attore nella serie televisiva “Boris” vincitrice del Roma Fiction Festival dove interpreta il ruolo di Nando Martellone, e nella serie “L'ispettore Coliandro” dove interpreta il ruolo di Borromini. (Fonte Wikipedia)