Celiachia News 9
Transcript
Celiachia News 9
Celiachia News 9 La prevalenza della malattia celiaca nella popolazione generale e nei soggetti a rischio negli Stati Uniti. Un ampio studio multicentrico. Alessio Fasano 1,2, Irene Berti2,3, Tania Gerarduzzi2,3, Tarcisio Not2,3, Richard B. Colletti4, Sandro Drago1,2, Yoram Elitsur5, Peter HR Green6, Stefano Guandalini7, Ivor D. Hill8, Michelle Pietzak9, Alessandro Ventura3, Mary Thorpe1,2, Debbie Kryszak1,2, Fabiola Fornaroli1, Steven S. Wasserman10, Joseph A. Murray11, Karoly Horvath1,2 1Centro di Ricerca per la Malattia Celiaca e 2Divisione di Gastroenterologia e Nutrizione Pediatrica, Facoltà di Medicina, Università del Maryland, Baltimora, MD, Stati Uniti; 3Istituto per l'Infanzia Burlo Garofalo, Trieste, Italia; 4Divisione di Gastroenterologia e Nutrizione Pediatrica, Università del Vermont, Stati Uniti; 5Divisione di Gastroenterologia e Nutrizione Pediatrica, Università Marshall, Huntington, WV, Stati Uniti; 6Divisione di Gastroenterologia, Dipartimento di Medicina, College Universitario di Medicina e Chirurgia Columbia, New York, NY, Stati Uniti; 7Sezione di Gastroenterologia, Epatologia e Nutrizione Pediatrica e Programma per la Malattia Celiaca dell'Università di Chicago, Chicago, IL, Stati Uniti; 8Divisione di Gastroenterologia e Nutrizione Pediatrica, Università Wake Forest, NC, Stati Uniti; 9Divisione di Gastroenterologia e Nutrizione Pediatrica, Ospedale dei Bambini di Los Angeles, Università della California Meridionale, Facoltà di Medicina Keck, Los Angeles, CA, Stati Uniti; 10Centro di Sviluppo dei Vaccini, Dipartimento di Medicina, Università del Maryland, Facoltà di Medicina, Baltimora, MD, Stati Uniti; 11Mayo Clinic, Rochester, MI, Stati Uniti. Indirizzo per la corrispondenza: Prof. Alessio Fasano Center for Celiac Research University of Maryland 22 South Greene Street, N5W70, P.O. Box 140 Baltimore MD 21201 USA Tel.: 001 - 410 328 0812 Fax: 001 410 328 1072 E-mail: [email protected] La malattia celiaca (MC) è una enteropatia immuno-mediata “scatenata” dalla assunzione di cereali contenenti glutine (frumento, orzo e segale) in individui geneticamente predisposti. La malattia è associata agli aplotipi HLA DQ2 e DQ8. La MC si automantiene in caso di persistente presenza di glutine nella dieta1. Dato il ruolo indiscusso del glutine nella determinazione della infiammazione e della autoimmunità, la MC rappresenta un esempio unico di una malattia immunomediata per la quale la diagnosi sierologica ed il trattamento precoci sono in grado di prevenire le complicanze, talora severe ed a lungo termine. L'avvento di nuovi test sierologici, quali gli anticorpi antigliadina (AGA) ed antiendomisio (EMA), ha consentito l'attuazione di studi di screening su vasta scala in Europa che hanno rivelato che la MC è una delle malattie genetiche più comuni della specie umana, che interessa 1 caso ogni 130 - 300 individui nella popolazione generale europea2-5. Recentemente, numerosi Autori hanno riportato dati sulla prevalenza della MC in aree dell'Africa6, dell'America meridionale7 ed in Asia8-11, dimostrando ancora una volta che la MC è più comune di quanto precedentemente pensato. Studi sierologici hanno messo in evidenza che le manifestazioni cliniche di MC sono più eterogenee di quanto precedentemente stimato12. Numerose forme cliniche, comprese le tipiche con sintomi gastrointestinali come pure le atipiche e quelle asintomatiche, sono state descritte13. Nell'ambito della comunità scientifica americana la MC è generalmente considerata una affezione rara negli Stati Uniti14, 15. Tuttavia, questa percezione non è stata a tutt'oggi comprovata da alcuno studio epidemiologico, per cui rimane un problema controverso16, 17. Data la comune origine etnica europea di un'ampia proporzione della popolazione americana, è probabile che la MC negli Stati Uniti sia molto più frequente di quanto correntemente riconosciuto. Inoltre, le nostre precedenti osservazioni tra i donatori di sangue americani18 ed i bambini sintomatici19 hanno evidenziato una prevalenza di soggetti EMA positivi simile a quella descritta in Europa. Lo scopo principale del presente studio è stato quello di effettuare una ampia indagine multicentrica di screening per determinare la prevalenza di MC negli Stati Uniti, sia nei gruppi a rischio (familiari di primo e di secondo grado di pazienti con MC comprovata da biopsia, e bambini e adulti con sintomi frequentemente associati a MC) che in quelli non a rischio (donatori di sangue, studenti e soggetti giunti alla osservazione medica in regime ambulatoriale per controlli di routine). Metodi Gruppi studiati Sono stati inseriti nello studio tutti i soggetti i cui campioni di sangue sono stati testati ad opera del Center for Celiac Research (CFCR) nel periodo di tempo compreso tra il Febbraio 1996 ed il Maggio 2001. Sono stati arruolati 13.145 soggetti, residenti in 32 stati americani, che erano o a rischio (n = 9019) o non a rischio (n = 4126) per la MC3, 16. Il 57% di questo campione era costituito da individui di sesso femminile. La distribuzione dell'età dei soggetti screenati era la seguente: 0 - 19 anni, 27.3%; 20 - 44 anni, 38%; 45 - 59 anni, 20.1%; > 60 anni (14.6%). Questa distribuzione corrisponde strettamente alla distribuzione di età della popolazione nel censimento del 200020. Per quanto riguarda l'origine etnica dei soggetti screenati, il 94% erano caucasici, il 3% afro-americani, l'1.5% latino-americani, l'1% asiatici e lo 0.5% di altre razze. I soggetti a rischio erano o familiari di pazienti celiaci oppure pazienti con sintomi (diarrea, dolore addominale e stipsi) o con patologie associate a MC (diabete mellito insulinodipendente, sindrome di Down, anemia, artrite, osteoporosi, infertilità, bassa statura). Per quanto riguarda i parenti dei pazienti con MC comprovata da biopsia intestinale, essi erano rappresentati da 4508 e da 1275 familiari, rispettivamente di primo e di secondo grado, arruolati durante incontri di gruppi di supporto per la MC. In aggiunta, sono stati indagati 1326 bambini e 1910 adulti che presentavano sintomi o patologie associate a MC. Per quanto riguarda i soggetti appartenenti ai gruppi non a rischio, questi sono stati arruolati utilizzando le tre principali strategie descritte nella letteratura: donatori di sangue, studenti e pazienti giunti all'osservazione medica in regime ambulatoriale per controlli di routine 16, 21, 22. Duemila campioni di siero (da soggetti di età media di 39 anni, range: 19 - 65 anni) furono ottenuti da donatori di sangue appartenenti alla Banca del Sangue della Croce Rossa18. Abbiamo ottenuto 1119 campioni da bambini in età scolare (età media 12.3 anni; range: 6 - 18 anni) provenienti da quattro contee della Virginia occidentale. Infine, abbiamo screenato 1007 adulti (età media 39 anni, range: 19 - 71 anni) e bambini (età media 13.7 anni; range: 2 - 18 anni), arruolati o durante visite cliniche di routine oppure durante incontri di gruppo di supporto per la MC. Questo studio è stato approvato dal Comitato Etico della Facoltà di Medicina dell'Università del Maryland. Prima di essere testati, i soggetti hanno completato un questionario e firmato una scheda di consenso. Determinazione degli anticorpi È stato ottenuto un campione di sangue pari a 7 ml da ciascun soggetto. Gli AGA di classe IgA e di classe IgG sono stati determinati mediante tecnica ELISA (Eurospital, Trieste, Italia) utilizzando come cut-off quelli raccomandati dall'Azienda produttrice. Gli EMA di classe IgA sono stati ricercati mediante tecnica di immunfluorescenza utilizzando vena di cordone ombelicale umano o esofago di scimmia come substrati antigenici18; una fluorescenza positiva a diluizioni uguali o superiori a 1:10 è stata considerata positiva. I campioni di siero risultati positivi per gli AGA-IgG ma non per gli AGA-IgA sono stati testati per le immunoglobuline sieriche totali di classe A, al fine di valutare la presenza di un deficit selettivo delle IgA sieriche. Tutti i campioni che mostravano positività per gli EMA sono stati inoltre screenati con il recente test ELISA per la determinazione degli anticorpi anti-transglutaminasi umana (htTG) di classe IgA22. I risultati degli anticorpi anti-htTG sono stati espressi come percentuale del siero di controllo positivo. I sieri sono stati considerati positivi quando il valore era superiore al 13%, un cut-off rappresentante le 2 deviazioni standard sopra la media di 100 soggetti sani (60 M, 40 F, di età compresa tra gli 1 ed i 56 anni) per la tTG umana22. Aplotipi HLA Il sangue dei soggetti EMA positivi e di individui EMA negativi sovrapponibili per origine etnica è stato testato per gli aplotipi HLA DQ2 e DQ8. Il DNA genomico è stato estratto da campioni di sangue intero utilizzando QIAamp® DNA Mini Kit (QIAGEN® INC. Valencia, CA, Stati Uniti). La tipizzazione HLA è stata effettuata come precedentemente descritto23, utilizzando il kit Eu-DQ® (Eurospital, Trieste, Italia). Il kit conteneva reazioni PCR multiplex per i primers DQa1*0501-DQß1*0302 e DQa1*02, con il primer della beta-globina come controllo interno. Il DNA amplificato e stato evidenziato su gel di agarosio al 2% e colorato utilizzando bromuro di etidio. Criteri diagnostici I criteri per la diagnosi di MC sono stati: 1) sierologia positiva per gli EMA con una biopsia intestinale compatibile con MC, oppure 2) EMA positività con gli aplotipi HLA compatibili con MC nei casi in cui la biopsia non è stata eseguita. La biopsia endoscopica dell'intestino è stata suggerita a tutti gli individui risultati EMA positivi o AGA-IgG positivi ed affetti da deficit selettivo delle IgA sieriche. Due esperti indipendenti del CFCR hanno valutato in cieco le biopsie. Nel caso di discordanze, è stato consultato anche il patologo responsabile dell'Università del Maryland. Abbiamo usato la classificazione di Marsh modificata per graduare la severità delle lesioni del piccolo intestino24. Analisi statistica La relazione dei numerosi fattori di rischio per la diagnosi di MC è stata valutata utilizzando la regressione logistica. Modelli separati sono stati eseguiti per l'effetto della predisposizione genetica, età, adulto, sesso femminile e presenza di sintomi o malattie. Per esaminare i modelli geografici di prevalenza della MC, sono stati individuate 5 regioni geografiche: Ovest, MedioOvest, Sud, Medio-Atlantico e Nord-Est. La prevalenza di MC tra le 5 regioni è stata comparata utilizzando il test esatto di Fisher. È stato utilizzato anche un modello multivariato, che includeva tutte le 4 variabili indipendenti e le regioni geografiche (eccetto il Sud, che era la regione di riferimento). L'origine etnica non è stata inclusa, dato il modesto numero di noncaucasici nel nostro campione. La relazione tra presenza di sintomi e diagnosi di MC è stata analizzata all'interno dei sottogruppi di familiari e non di MC, mediante regressione logistica. Il metodo di Hosmer e di Lemeshow è stato usato per validare la regressione logistica. Collinearità ed over fitting sono stati stabiliti mediante l'esame di errori standard di parametri di regressione, secondo Hosmer e Lemeshow25. I test sono stati eseguiti a “due code” e sono stati misurati gli intervalli di confidenza (IC) al 95%. Le frequenze di HLA nei gruppi clinici sono state paragonate utilizzando i test esatti di Fisher a due code. Le frequenze di HLA (HLA DQ2 da solo, DQ8 da solo, eterozigoti DQ2/DQ8, ed altri genotipi HLA) sono state paragonate tra i tre gruppi clinici (EMA positivi/biopsia effettuata, EMA positivi/biopsia non effettuata ed EMA negativi) e valutata a alfa = 0.05. I tre confronti dei gruppi clinici sono stati valutati ciascuno con un Bonferroni-corretto (alfa= 0.0167). Risultati Le caratteristiche demografiche generali dei soggetti screenati ed il numero di pazienti celiaci identificati in questo studio sono riportati nella tab. 1. Su 13.145 soggetti screenati, 350 (2.7%) erano EMA positivi. Tutti i soggetti EMA positivi erano anche tTG umana positivi e, quando testati, avevano anche un HLA compatibile con la MC (tab. 2). Tab. 1. La prevalenza di EMA positività nei gruppi a rischio e non a rischio Maschi Femmine Bambini Adulti 4508 1853 2655 1294 3214 205 89 116 54 151 4.55 4.80 4.37 4.17 4.70 3.90 3.86 3.60 3.10 3.98 5.20 5.90 5.20 5.40 5.50 Maschi Femmine Bambini Adulti 1275 524 751 613 662 33 12 21 19 14 2.59 2.29 2.80 3.10 2.11 1.80 1.20 1.70 1.90 1.20 3.60 4.00 4.30 4.80 3.50 Maschi Femmine 1910 418 1492 28 5 23 1.47 1.20 1.54 0.97 0.40 0.98 2.10 2.80 2.30 Maschi Femmine 1326 757 569 53 27 26 4.00 3.57 4.57 2.99 2.40 3.00 5.20 5.20 6.70 4126 31 0.75 0.50 1.10 Maschi Femmine Bambini Adulti 2057 2069 2845 1281 16 15 27 4 0.78 0.72 0.95 0.31 0.40 0.40 0.60 0.09 1.30 1.20 1.40 0.80 Maschi Femmine Bambini Adulti 5609 7536 4514 8631 149 201 130 220 2.66 2.67 2.88 2.55 2.20 2.30 2.40 2.20 3.10 3.10 3.40 2.90 Tab. 2. Distribuzione degli aplotipi HLA nei pazienti celiaci diagnosticati mediante questo studio. Confronto di un campione random ottenuto da soggetti rispettivamente EMA positivi con biopsia intestinale, EMA positivi senza biopsia intestinale ed EMA negativi. Soggetti EMA negativi n. (%)* Aplotipi HLA HLA DQ2 76 (78) HLA DQ8 16 (16) HLA DQ2/DQ8 6 (6) HLA non DQ2/DQ8 0 (0) 82 (72) 23 (20) 9 (8) 0 (0) 36 (39) 16 (17) 3 (3) 37 (41) Gli AGA-IgA ed IgG erano positivi nell'89.2% dei casi EMA positivi. Quando la popolazione pediatrica era suddivisa in diversi gruppi di età (1 - 5, 6 - 10, 11- 15, 16 - 18), la prevalenza della MC risultava relativamente simile in tutti i gruppi, con limiti di confidenza che si sovrapponevano (dati non mostrati). Questi risultati suggeriscono che negli adolescenti la MC sia frequente come nei bambini più piccoli. Tab. 3. Prospetto riassuntivo dei risultati inerenti lo studio sierologico e la valutazione istologica. Famil. 1° grado Famil. 2°grado Adulti sintomatici Bambini “ Totale 4508 205 1:22 (4.55) 1275 33 1:39 (2.59) 1910 28 1:68 (1.47) 1326 53 1:25 (4.00) 9019 319 1:28 (3.54) 0 0 0 0 0 Adulti Bambini Totale 2845 27 1:105 (0.95) 0 1281 4 1:320 (0.31) 0 4126 31 1:133 (0.75) 0 14 4 4 6 28 20 5 7 11 43 16 10 145 1 1 22 2 2 13 4 2 30 23 15 210 2 0 2 2 1 3 1 0 1 normale, 71 hanno avuto negata la richiesta per una biopsia da parte del loro medico oppure della compagnia di assicurazione sanitaria, e 52 erano in corso. Quando i soggetti EMA positivi che avevano una biopsia intestinale sono stati paragonati ai soggetti EMA positivi che non disponevano di biopsia, non 0 1 1 22 2 24 Dei 350 casi EMA positivi, 143 (40.8%) erano asintomatici. Le biopsie intestinali sono state effettuate in 116 (33%) dei 350 casi EMA positivi ed in tutti i casi è stata osservata una lesione compatibile con la diagnosi di malattia celiaca (tab. 3). Soltanto 40 soggetti (34%) mostravano una atrofia dei villi subtotale (Marsh 3b) o totale (Marsh 3c). Per quanto riguarda i rimanenti 234 casi EMA positivi, 56 hanno scelto di avviare una dieta priva di glutine senza la conferma della diagnosi mediante biopsia, 55 sono rimasti a dieta Casi sintomatici Famil. 1° gr. 3214 Adulti Famil. 1° gr. 1294 Bambini Famil 2°gr. 662 Adulti Famil 2°gr. 613 Bambini Totale 5783 c'erano differenze in termini di presenza di sintomi o del pattern HLA (p = 0.70). Al contrario, i soggetti EMA negativi erano significativamente diversi da quelli EMA positivi sia per quanto riguarda la presenza dei sintomi che del pattern HLA (p < 0.0001). Soggetti a rischio: familiari dei pazienti celiaci Tra i familiari dei pazienti celiaci, 205 familiari di primo grado (1:22) e 33 di secondo grado (1:39) sono risultati positivi (tabelle 1 e 3). Dei 238 familiari con sierologia positiva, 71 (37 asintomatici, 34 sintomatici) hanno avuto la diagnosi confermata dalla biopsia intestinale (tab. 3). I sintomi e le caratteristiche demografiche dei casi di MC nuovamente diagnosticati tra i familiari sono mostrati nella tab. 4. La prevalenza di MC tra i familiari dei celiaci era statisticamente omogenea nei casi sintomatici ed asintomatici(OR 1.2, IC 0.9 1.7). Dei casi pediatrici diagnosticati soltanto il 40% erano sintomatici, mentre il 59% dei casi adulti erano sintomatici. Soggetti a rischio: pazienti sintomatici 28 dei 1910 adulti sintomatici (1:68) e 53 di 1326 bambini sintomatici (1:25) erano EMA positivi (tabella 3). Dolore addominale, diarrea e stipsi erano tra i sintomi più frequenti nei sintomatici (tab. 5). Casi asintomatici 1679 89 1:20 (5.3) 1535 62 1:24 (4.04) 592 20 1:30 (3.38) 702 34 1:21 (4.84) 386 8 1:48 (2.07) 276 6 1:46 (2.17) 259 9 1:29 (3.47) 354 10 1:35 (2.82) 126 1:23 (4.32) 2867 112 1:25 (3.91) 2916 Tab. 5. Prevalenza di MC in specifiche condizioni cliniche (A) e prevalenza di sintomi o di patologie specifiche nei casi di MC (B). A Prevalenza di MC (%) Condizioni cliniche Gastrointestinali Diarrea cronica Dolore addominale Stipsi Extra-intestinali Sindrome di Down Infertilità (idiopatica) Diabete insulino-dipend. Anemia Bassa statura Dolore articolare Artrite Astenia Asma Osteoporosi Sindrome di Sjogren 1848 1695 1530 1:26 (3.85) 1:31 (3.23) 1:38 (2.63) 35.3 27.8 20.2 66 48 295 73 140 1779 99 1787 487 435 98 1:11 (9.09) 1:16 (6.25) 1:23 (4.35) 1:24 (4.17) 1:25 (4.00) 1:31 (3.23) 1:33 (3.00) 1:34 (2.94) 1:35 (2.63) 1:39 (2.56) 1:49 (2.00) 3.0 1.5 6.5 1.5 1.0 29.3 1.5 26.3 7.1 5.5 1.0 Tab. 6. Regressione logistica della EMA positività (analisi semplice ed analisi multivariata). Gli odds ratio ed i loro intervalli di confidenza al 95 % sono riportati nelle colonne 2 e 3 Analisi Variabili indipendenti semplice Relazione genetica* 1.8 (1.2 - 2.6) Adulto (vs bambino </= 18 anni) 1.2 (0.9 - 1.5) Sesso femminile 1.1 (0.9 - 1.4) Presenza di sintomi/patologie 2.1 (1.6 - 2.7) Analisi multivariata 1.7 (1.2 - 2.5) 1.2 (0.8 - 1.6) 1.0 (0.7 - 1.3) 1.2 (0.9 - 1.6) Tuttavia, soltanto il 35.3% dei casi di MC presentavano diarrea cronica, mentre una larga percentuale aveva sintomi extra-intestinali. Quando popolazioni di minoranze etniche sono state considerate separatamente, la prevalenza di MC era simile (1:48 tra gli afro-americani, 1:44 tra gli asiatici ed 1:66 tra i latino-americani). Soggetti non a rischio I criteri sierologici per la diagnosi di celiachia sono stati soddisfatti in 27 su 2845 adulti non a rischio (1:105) ed in 4 su 1281 bambini (1:320) (Fisher's Exact Test, p = 0.03; tab. 3). Di questi 31 soggetti EMA positivi, 7 (30%) hanno eseguito la biopsia intestinale. Tutte le biopsie mostravano una lesione consistente con la MC (tab. 3). La prevalenza globale di MC tra gruppi di minoranza era 1:236. Analisi di regressione logistica I risultati delle regressioni logistiche univariata e multivariata sono presentati nella tab. 6. Nei modelli non aggiustati, sia i soggetti con familiarità di primo grado (OR 1.8, IC 1.2 - 2.6) che la presenza di sintomi o malattia (OR 2.1, IC 1.6-2.7) presentavano un rischio superiore di MC. Nel modello globale aggiustato (che includeva grado di familiarità, sesso, adulti vs bambini), la familiarità di primo grado comportava un rischio superiore di MC rispetto a quella di secondo grado (OR 1.7, IC 1.2-2.5). Al contrario, il sesso femminile (OR 1.0, IC 0.71.3), la presenza di sintomi (OR 1.2, IC 0.9-1.6) e lo stato adulto (OR 1.2, IC 0.8-1.6) non raggiungevano la significatività statistica (p = 0.25). La rimozione degli ultimi 3 fattori non influenzava significativamente il modello (likelyhood ratio statistic, p = 0.5). Una sotto-analisi che includeva soltanto i non-familiari di pazienti celiaci rivelava che la presenza di sintomi era significativamente predittiva di positività per la MC (OR = 2.1, IC 1.6-2.7, p < 0.0001); né il sesso (OR 1.0) né l'età (OR 1.0) raggiungeva la significatività. Rispetto al Sud, due regioni geografiche avevano una prevalenza di MC superiore: l'Occidente (OR 1.7, IC 1.03-2.7) ed il Nordest (OR 1.6, IC 1.1-2.4). Discussione Questo lavoro è lo studio epidemiologico multicentrico più ampio mai effettuato per stabilire la prevalenza di MC negli Stati Uniti, sia nei gruppi a rischio che non a rischio. I nostri dati rappresentano correntemente la migliore approssimazione della prevalenza di MC negli Stati Uniti. I due studi epidemiologici precedentemente eseguiti negli Stati Uniti mostravano una prevalenza estremamente bassa di MC14-15. Tuttavia, entrambi gli studi non avevano considerato le eterogenee manifestazioni cliniche della malattia, comprendenti le forme atipiche e silenti, trovate di frequente nel nostro studio. Inoltre, i due studi precedenti erano indagini locali, mentre il nostro screening epidemiologico comprendeva 32 stati. La presente indagine suggerisce che la MC sia un problema assai maggiore negli Stati Uniti di quanto precedentemente stimato. La prevalenza della malattia è simile a quella riportata in Europa3, 5, 26, 27, andando da 4.54% tra i familiari di primo grado dei pazienti celiaci allo 0.75% nei soggetti non a rischio. La prevalenza di MC è elevata nei familiari di primo e di secondo grado asintomatici, così come nei familiari con sintomi, sottolineando l'importanza della predisposizione genetica come fattore di rischio per la MC. Nei non familiari la presenza di sintomi aumentava significativamente il rischio di MC. Di particolare interesse è la elevata prevalenza di MC osservata tra i soggetti affetti da numerose affezioni comuni, comprendenti il diabete mellito insulino-dipendente, l'anemia, l'artrite, l'osteoporosi, l'in-fertilità e la sindrome di Down, anche in assenza di sintomi gastrointestinali. Tra i soggetti non a rischio, la prevalenza di MC era significativamente superiore negli adulti (1:105) rispetto ai bambini (1:320), suggerendo una correlazione tra la durata della esposizione al glutine e lo sviluppo di una risposta immune al glutine nei soggetti geneticamente predisposti. Quando considerati come gruppo globale, i bambini avevano una prevalenza di MC leggermente superiore rispetto agli adulti (vedi tab. 1). Questa aumentata prevalenza nei bambini può riflettere disomogeneità di campionamento, poiché meno di un terzo dei soggetti appartenevano ai gruppi non a rischio. Un limite del nostro studio è la mancanza di campionamento randomizzato della popolazione. L'inclusione di familiari che seguivano gli incontri dei gruppi di supporto per la MC potrebbe aver determinato un bias, per aver “attirato” pazienti sintomatici. Tuttavia, il numero di familiari sintomatici ed asintomatici screenati era simile e la prevalenza di MC nei familiari era indipendente dalla presenza dei sintomi (tab. 4). La mancanza di conferma della diagnosi mediante biopsia intestinale in tutti i soggetti EMA positivi rappresenta un altro potenziale limite di questo studio. Abbiamo stimato la prevalenza di MC assumendo che tutti i soggetti EMA positivi, che erano anche tTG-positivi ed erano HLA compatibili, abbiano la MC. Questa assunzione è supportata da studi precedenti28, 29 e dalla nostra osservazione che tutti i soggetti EMA positivi che hanno eseguito la biopsia intestinale avevano una lesione compatibile con la MC. Non abbiamo altresì trovato alcuna differenza significativa in termini di sintomi e di aplotipi HLA tra i soggetti EMA positivi che avevano la diagnosi confermata con una biopsia intestinale e coloro i quali non avevano fatto questo esame. Questo studio potrebbe aver sottostimato la prevalenza di MC a causa della sensibilità degli EMA, inferiore al 100%. Un altro potenziale limite del nostro studio è la minore proporzione di soggetti appartenenti a minoranze etniche o razziali. Tuttavia, i nostri dati suggeriscono che in questi gruppi la prevalenza di MC sia simile a quella dei caucasici. Studi aggiuntivi su ampia scala, che utilizzino campionamento randomizzato e rappresentazione proporzionale dei gruppi di minoranze negli Stati Uniti, sono necessari per confermare le nostre osservazioni. Se la MC è così comune negli Stati Uniti come suggerisce il nostro studio, ci si dovrebbe chiedere perché tale affezione non sia stata diagnosticata più frequentemente. Se i medici credono che la MC sia rara è meno probabile che la ricerchino. Una scarsa consapevolezza, da parte dei medici, del polimorfismo clinico della MC costituisce un'altra ragione per la quale il test per la MC può non essere effettuato. L'uso esclusivo degli AGA, più ampiamente conosciuto ma meno sensibile e meno specifico di EMA e tTG umana16, 21, potrebbe anche non consentire sempre la diagnosi. Anche quando i sintomi gastrointestinali sono presenti e venga eseguita una endoscopia gastrointestinale, gli endoscopisti spesso non sempre eseguono biopsie intestinali che potrebbero dimostrare la presenza di MC. Infine, l'incapacità da parte dei patologi di riconoscere le caratteristiche precoci di MC (stadio 1 di Marsh) potrebbe essere un problema significativo negli Stati Uniti. Il nostro studio suggerisce che una minoranza di pazienti (34%) hanno la classica mucosa piatta, mentre la maggior parte presentano una atrofia dei villi di grado variabile che potrebbe essere equivocata come normale o aspecificamente alterata. Nel nostro studio, un medico o una compagnia assicurativa ha negato il pagamento della biopsia intestinale nel 21% degli pazienti EMA positivi, sostenendo che i costi di questa procedura non erano giustificati dei sintomi. Questo atteggiamento riflette probabilmente la mancanza di consapevolezza della entità del problema negli Stati Uniti e delle potenziali conseguenze di una diagnosi tardiva30, 31. Inoltre, una ricerca recentemente pubblicata su 1612 pazienti celiaci negli Stati Uniti ha rivelato che l'intervallo di tempo medio tra l'esordio dei sintomi ed il momento in cui è stata confermata la diagnosi di MC era pari a 11 anni32. In conclusione, abbiamo svolto il primo ampio studio epidemiologico multicentrico di screening per la MC negli Stati Uniti. I nostri risultati suggeriscono che la MC si osserva frequentemente non soltanto nei pazienti con sintomi gastrointestinali, ma anche nei familiari di primo e di secondo grado dei celiaci e nei pazienti con sintomi comuni anche in assenza di turbe gastrointestinali. La prevalenza di MC nei pazienti sintomatici e nei soggetti non a rischio è risultata simile a quella riportata in Europa. A causa dell'elevata morbilità e mortalità correlate alla MC non trattata30, 33-35 e del prolungato ritardo della diagnosi negli Stati Uniti, è importante l'uso dei test sierologici nei soggetti a rischio (case finding) per alleviare sofferenze inutili, per prevenire le complicanze e per migliorare la qualità della vita di una moltitudine di individui con MC. Ringraziamenti Si ringraziano i gruppi americani di supporto per la MC e l'intera comunità celiaca americana per il supporto personale ed economico, che ha reso possibile questo studio. Questo lavoro è stato in parte finanziato dal grant RC 48/98, dell'IR CCS Burlo Garofolo, Trieste, Italia. Vorremmo altresì ringraziare il Dr. Kenneth Fine per il contributo al disegno iniziale dello studio. Bibliografia 1. Sollid LM, McAdam SN, Molberg O, Quarsten H, Arentz-Hansen H, Louka AS, et al. Genes and environment in celiac disease. Acta Odontologica Scandinavica 2001;59(3):183-6. 2. Ascher H, Krantz I, Kristiansson B. Increasing incidence of coeliac disease in Sweden. Arch Dis Child 1991;66(5):608-11. 3. Catassi C, Ratsch IM, Fabiani E, Rossini M, Bordicchia F, Candela F, et al. Coeliac disease in the year 2000: exploring th e iceberg. Lancet 1994;343(8891):200-3. 4. Maki M, Kallonen K, Lahdeaho ML, Visakorpi JK. Changing pattern of childhood coeliac disease in Finland. Acta Paediatr Sca nd 1988;77(3):408-12. 5. Kolho KL, Farkkila MA, Savilahti E. Undiagnosed coeliac disease is common in Finnish adults. Scand J Gastroenterol 1998;33 (12):1280-3. 6. Catassi C, Ratsch IM, Gandolfi L, Pratesi R, Fabiani E, El Asmar R, et al. Why is coeliac disease endemic in the people of the Sahara? [letter]. Lancet 1999;354(9179):647-8. 7. Gandolfi L, Pratesi R, Cordoba JC, Tauil PL, Gasparin M, Catassi C. Prevalence of celiac disease among blood donors in Bra zil. Am J Gastroenterol 2000;95(3):689-92. 8. Sood A, Midha V, Sood N, Kaushal V, Puri H. Increasing incidence of celiac disease in India. American Journal of Gastroent erology 2001;96(9):2804-5. 9. Yachha S, Mohindra S, Srivastava A, Krishnani N, Saxena A. Effects of gluten -free diet on growth and small bowel histology in children with celiac disease in India. J Pediat Gastroenterol Nutr 2000;31(S23). 10. Shahbazkhani B, Maghari M, Moghaddam SN. Prevalence of celiac disease among Iranian patients with chronic diarrhea. J Ped iat Gastroenterol Nutr 2000;31:S4. 11. Rawashdeh MO, Khalil B, Raweily E. Celiac disease in Arabs. J Pediatr Gastroenterol Nutr 1996;23(4):415-8. 12. Logan R. Problems and pitfalls in epidemiological studies of coeliac disease. In: Auricchio S, Visakorpi JK, editors. Com mon food intolerances 1: epidemiology of celiac disease. Basel: Karger. 1992:14-24. 13. Ferguson A, Arranz E, O'Mahony S. Clinical and pathological spectrum of coeliac disease--active, silent, latent, potential. Gut 1993;34(2):150-1. 14. Rossi TM, Albini CH, Kumar V. Incidence of celiac disease identified by the presence of serum endomysial antibodies in ch ildren with chronic diarrhea, short stature, or insulin-dependent diabetes mellitus. J Pediatr 1993;123(2):262-4. 15. Talley NJ, Valdovinos M, Petterson TM, Carpenter HA, Melton LJ, 3rd. Epidemiology of celiac sprue: a community -based study. Am J Gastroenterol 1994;89(6):843-6. 16. Fasano A, Catassi C. Current approaches to diagnosis and treatment of celiac disease: an evolving spectrum. Gastroenterology 2001;120(3):636-51. 17. American Gastroenterological Association medical position statement: Celiac Sprue. Gastroenterology 2001;120(6):1522 -5. 18. Not T, Horvath K, Hill ID, Partanen J, Hammed A, Magazzu G, et al. Celiac disease risk in the USA: high prevalence of antiendomysium antibodies in healthy blood donors. Scand J Gastroenterol 1998;33(5):494-8. 19. Hill I, Fasano A, Schwartz R, Counts D, Glock M, Horvath K. The prevalence of celiac disease in at-risk groups of children in the United States. J Pediatr 2000;136(1):86-90. 20. Evans D, Price J, Barron W. Profiles of General Demographic Characteristic. 2000 Census of Population and Housing. http:/ / www.census.gov/prod/cen2000/dp1/2kh00.pdf; 2000:page 1. 21. Ciclitira PJ. AGA technical review on Celiac Sprue. American Gastroenterological Association. Gastroenterology 2001;120(6 ):1526 -40. 22. Sblattero D, Berti I, Trevisiol C, Marzari R, Tommasini A, Bradbury A, et al. Human recombinant tissue transglutaminase E LISA: an innovative diagnostic assay for celiac disease. Am J Gastroenterol 2000;95(5):1253-7. 23. Drago S, Alaimo C, Di Pierro Mea. Comparison of HLA distribution between American and Italian celiac disease (CD) patient s and their first degree relatives. Gastroenterology 2001;120:A391. 24. Oberhuber G, Granditsch G, Vogelsang H. The histopathology of coeliac disease: time for a standardized report scheme for pathologists. Eur J Gastroenterol Hepatol 1999;11(10):1185-94. 25. Hosmer D, Lemeshow S, 1989. Applied Logistic Regression. John Wiley & Sons, New York, xii. 1989:307. 26. Catassi C, Fabiani E, Ratsch IM, Coppa GV, Giorgi PL, Pierdomenico R, et al. The coeliac iceberg in Italy. A multicentre antigliadin antibodies screening for coeliac disease in school-age subjects. Acta Paediatr Suppl 1996;412:29-35. 27. Hovdenak N, Hovlid E, Aksnes L, Fluge G, Erichsen MM, Eide J. High prevalence of asymptomatic coeliac disease in Norway: a study of blood donors. Eur J Gastroenterol Hepatol 1999;11(2):185-7. 28. Valdimarsson T, Franzen L, Grodzinsky E, Skogh T, Strom M. Is small bowel biopsy necessary in adults with suspected celia c disease and IgA anti-endomysium antibodies? 100% positive predictive value for celiac disease in adults. Dig Dis Sci 1996;41(1):83-7. 29. Rostami K, Kerckhaert J, Tiemessen R, von BB, Meijer J, Mulder C. Sensitivity of antiendomysium and antigliadin antibodie s in untreated celiac disease: disappointing in clinical practice. Am J Gastroenterol 1999;94(4):888-94. 30. Ventura A, Magazzu G, Greco L. Duration of exposure to gluten and risk for autoimmune disorders in patients with celiac d isease. SIGEP Study Group for Autoimmune Disorders in Celiac Disease. Gastroenterology 1999;117(2):297-303. 31. Cellier C, Flobert C, Cormier C, Roux C, Schmitz J. Severe osteopenia in symptom-free adults with a childhood diagnosis of coeliac disease. Lancet 2000;355:806. 32. Green P, Stavropoulos S, Panagi S, Goldstein S, Mcmahon D, Absan H, et al. Characteristics of adult celiac disease in the USA: results of a national survey. Am J Gastroenterol 2001;96(1):126-31. 33. Holmes GK, Prior P, Lane MR, Pope D, Allan RN. Malignancy in coeliac disease--effect of a gluten free diet. Gut 1989;30(3):333-8. 34. Corrao G, Corazza GR, Bagnardi V, Brusco G, Ciacci C, Cottone M, et al. Mortality in patients with coeliac disease and th eir relatives: a cohort study. Lancet 2001;358(9279):356-61. 35. Logan RF, Rifkind EA, Turner ID, Ferguson A. Mortality in celiac disease. Gastroenterology 1989;97(2):265-71. 36. Dorman J, Bunker C. HLA-DQ locus on the humal leukocyte antigen complex and type 1 diabetes mellitus: A HuGe review. Epidemiol Rev 2000;22:218-27.