SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA anno A

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SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA anno A
SECONDA DOMENICA DI QUARESIMA anno A
SCOPRIRE CRISTO
La Quaresima è un cammino incontro a Cristo morto e risorto, una progressiva introduzione al mistero della nostra
salvezza. La via per andare a Dio è Gesù Cristo e, come insegna il Concilio Vat. II: «Cristo è morto per tutti e la vocazione
ultima dell’uomo è effettivamente una sola, quella divina, perciò dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a tutti la
possibilità di venire a contatto, nel modo che Dio conosce, col mistero pasquale» (Gaudium et spes, 22). Gesù è dunque
la rivelazione piena del Padre, ma anche la manifestazione del mistero e della vocazione ultima di ogni uomo. Non
finiremo mai di «scoprire» le ricchezze insondabili nascoste dateci con il nostro Signore Gesù.
La Liturgia della Parola ci presenta una serie di grandi testimoni della nostra fede; ognuno di loro è come un
gradino della salita verso la cima del santo monte dove ci attende Gesù, il Figlio di Dio, l’amato. Essi sono:
Abramo, Mosè, Elia, Paolo, Timoteo, Pietro, Giacomo e Giovanni:
Gn 12,1-4: “Abramo partì, come gli aveva ordinato il Signore”.
Salmo 32: “Dell’amore del Signore è piena la terra”.
2Tm 1,8b-10: “Gesù Cristo nostro Salvatore ha vinto la morte per mezzo del Vangelo”.
Mt 17,1-9: “Questi è il Figlio mio, l’amato, ascoltatelo”.
ASCOLTIAMO LA PAROLA DEL SIGNORE (pausa di silenzio)
RIFLETTIAMO
Il contesto in cui Matteo colloca il racconto della trasfigurazione di Gesù è quello della sua passione e della sequela
crocifissa del discepolo: vuole mostrare il destino del Messia, che ha incontrato l’opposizione di Pietro e che costituisce
il culmine cui tendeva l’Antico Testamento.
L’episodio accadde «su un alto monte», luogo della presenza e della comunicazione divina. Il brillare, la bianchezza
e la luce, sono simboli biblici per indicare la vita divina. Trasfigurarsi, per Gesù significa manifestare la sua intima e
segreta fisionomia di Messia e di Figlio di Dio. Mosè ed Elia, rappresentanti tutto l’A. T. parlano con Gesù, rimandano
a lui, non si rivolgono ai discepoli, i quali non hanno altra voce da ascoltare che quella di Gesù. Attraverso Gesù i
discepoli cristiani rileggono l’A. T.
La nube luminosa copre i discepoli con la sua ombra: essa manifesta e occulta Dio, che invece si fa
inequivocabilmente presente nella sua parola. Questa esperienza momentanea della gloria di Gesù doveva aiutare i
discepoli a camminare con Gesù verso la sua morte e risurrezione. Questo “sprazzo” di gloria doveva far capire agli
apostoli che la passione e morte di Gesù non erano soltanto negatività, fallimento, sconfitta, e perdita, ma che in essa
brillava e si attuava l’amore splendido e infinito di Dio per noi. La trasfigurazione è un lampo di luce che mostra in
anticipo per un attimo il traguardo di gloria di Gesù.
Preghiamo
Ti contemplo, Signore Gesù,
trasfigurato sul monte, riflesso eterno del Padre;
tutto il creato ti adora
e cielo e terra s’inarcano di fronte alla tua maestà.
Neppure l’universo può farti da tenda
e la terra è solo sgabello ai tuoi piedi.
Sei troppo bello per ogni creatura …
Vederti è lasciar gli affetti più veri,
tutto scompare o perde valore,
rimanere con te è sola beatitudine.
All’ombra di una quercia Abramo ti fermò
e i greggi e gli armenti difesi lottando valsero nulla
guardando le stelle e la sua discendenza,
riflesso di luce, riflesso di Te.
Noi non sappiamo più guardare le stelle
né vogliam più rimanere sul monte,
ci bastano veloci liturgie
e chi vuol contemplarti ci pare un illuso.
Che almeno nel cuore della Chiesa,
tua sposa e mia madre,
abbiano onore i contemplativi.
Amen.