Tracce di Astronomia a Bologna

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Tracce di Astronomia a Bologna
Comune di Bologna
Scuola, Formazione e Politica delle Differenze
Settore Istruzione
Tracce di Astronomia
a Bologna
Mille passi ed oltre
Enrichetta Monari, Angela Turricchia
Un grazie sincero a tutti gli alunni delle scuole che hanno frequentato il
Planetario e che hanno collaborato, con i loro disegni, a questa
pubblicazione.
Si ringraziano inoltre:
Grazia Russo per l’ idea originaria che ha dato avvio a questo lavoro.
Franco Ferri per il sostanziale contributo sulla toponomastica cittadina.
Giancarlo Mattioli per la gentile concessione di materiali dal suo archivio
personale.
Roberto Martorelli per le prime indicazioni sulla Certosa di Bologna.
Enrichetta Monari e Angela Turricchia docenti del Planetario- Settore
Istruzione- Comune di Bologna.
Foto di Enrichetta Monari
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Sommario
Presentazione
pag 5
Introduzione
pag 7
Una lunga storia
Bologna nel tempo
pag 9
pag 11
Mille passi…e oltre
pag 15
Percorsi astronomici
Pianta di Bologna
pag 19
pag 20
Zone e percorsi
astronomici in città
Percorso 1
Percorso 2
Percorso 3
Percorso 4
Percorso 5
Percorso 6
pag
pag
pag
pag
pag
pag
pag
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23
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45
Astronomi per le strade
(schede biografiche)
pag 49
Indice Bibliografico
pag 79
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Tracce di Astronomia a Bologna
Presentazione
Il riconoscere le proprie radici all’interno della città in cui
si vive è sempre più difficile, come è sempre più difficile
ritrovarvi la propria identità come patrimonio individuale
e collettivo.
Bologna come sede di una prestigiosa università ha per
le strade, nei quartieri, nella sua monumentale Certosa
spunti storici attraverso cui tracciare e ripercorrere la
propria storia di cittadini.
Il programma politico dell’Amministrazione Comunale di
Bologna ha come elemento fondante l’idea di una città
educativa in senso lato , che offra opportunità e proposte
educative e formative rivolte alla cittadinanza nel suo
complesso in un quadro di “life long learning” che veda il
cittadino al centro di un processo di apprendimento
globale.
Il lavoro che qui si presenta ha lo scopo di collegare
antichi nomi e conoscenze astronomiche, attraverso
percorsi che permettono di vedere tracce dell’antico
passato e di metterle in relazione con le nuove
conoscenze astrofisiche.
Un volumetto da portarsi in tasca per affrontare la
conoscenza di luoghi “nascosti” della nostra città e per
ricevere spunti di riflessione sulla posizione dell’uomo nel
nostro Sistema Solare.
Dirigente
Settore Istruzione
Isa Speroni
Assessora
Scuola, Formazione e Politica delle Differenze
Maria Virgilio
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Tracce di Astronomia a Bologna
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Tracce di Astronomia a Bologna
Introduzione
Quante strade, piazze, giardini sono intitolati ad
astronomi nella nostra città?
Quali tracce di questa scienza si possono scoprire
sulle facciate di palazzi, nelle chiese o nei cortili?
Per rispondere a questi interrogativi non dobbiamo
far altro che passeggiare in tutta tranquillità per le
strade di Bologna seguendo le indicazioni sui percorsi
contenuti in questa pubblicazione, osservando più da
vicino particolari che altrimenti ci potrebbero sfuggire
o riscoprendo cose che forse avevamo solo dimenticato.
Mentre visitiamo monumenti rappresentativi come la
Torre della Specola o la Basilica di San Petronio, in cui è
contenuta la famosa meridiana realizzata dall’astronomo
Giovanni Domenico Cassini, leggendo il nome di uno
scienziato-astronomo impresso su di una targa stradale,
o rinvenendo strumenti solari costruiti da uno
gnomonista contemporaneo per calcolare il trascorrere
del tempo nella corte Cielo del Quartiere Savena,
stiamo seguendo il filo conduttore della scienza più
antica che si conosca.
Ricercare la presenza dell’Astronomia a Bologna si può
rivelare così un ottimo pretesto per conoscere ancora
meglio la città osservandola da un punto di vista del
tutto particolare.
Enrichetta Monari & Angela Turricchia
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Tracce di Astronomia a Bologna
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Tracce di Astronomia a Bologna
Una lunga storia
Numerosi scienziati-astronomi sia del passato che
contemporanei, hanno intrapreso i loro studi nella nostra
città, vi hanno insegnato, hanno lasciato una
testimonianza incancellabile della loro presenza
costruendo meridiane, orologi solari, gnomoni.
Attorno all’anno 1000 sappiamo che le conoscenze
astronomiche presenti nella Bologna di allora facevano
parte del bagaglio culturale soprattutto dei religiosi che
avevano il compito di fissare le date mobili delle festività
e di redigere il calendario, ragion per cui ad essi erano
necessarie conoscenze relative ai moti dei corpi celesti in
particolare del Sole e della Luna.
A Bologna fin dal 1120 si tenevano letture di Astrologia
presso l’Università. Gli studi astronomici, quelli legati ai
fenomeni celesti, erano strettamente collegati a quelli
astrologici che si occupavano delle influenze degli astri
sulla vita dell’uomo. Da ciò si desume che astronomia e
astrologia furono correlate tra loro insieme a studi di
filosofia e medicina; i limiti delle varie scienze infatti non
erano ancora ben delineati e dunque lo studioso si
occupava anche di fisica e di metafisica, di matematica,
di cartografia e di meccanica celeste.
Il primo lettore di astronomia presso lo Studio
Bolognese del quale si hanno notizie certe è stato
Bartolomeo da Parma. Le sue lezioni tenute agli studenti
risultano documentate in un manoscritto del 1297.
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Tracce di Astronomia a Bologna
Fino al Quattrocento l’astronomia visse momenti di
grande splendore anche per via dei tanti Lettori stranieri
di indubbia fama che giungevano nel nostro paese.
Ricordiamo che nel 1496 venne a Bologna Niccolò
Copernico∗, e che ebbe come maestro di astronomia
Domenico Maria Novara*.
Come s’è detto, in tale periodo, la
materia astrologica era ancora
strettamente legata a quella
astronomica. All’inizio del
Cinquecento, con il progredire degli
studi medici aumenta il disinteresse
per l’astrologia, ma anche
l’insegnamento universitario di
astronomia perse d’importanza e non
Un calendario
fu più considerato al servizio della
costruito
da una classe
medicina. In tale periodo gli astronomi
bolognesi come quelli di tutta Europa,
si dedicavano maggiormente alla riforma del calendario
ed alla cartografia. A Bologna la tradizione calendariale e
cartografica venne consolidata dalle opere di Giovanni
Antonio Magini*, Lettore di Matematica e Astronomia.
Nell’astronomia bolognese della prima metà del Seicento
primeggiò la Scuola dei Gesuiti alla quale apparteneva
Padre Francesco Maria Grimaldi*.
In seguito, nella seconda metà del secolo gli studi di
Giovanni Domenico Cassini* portarono l’astronomia ad
alto livello fino a diventare una grande scienza che si
espanderà nei primi anni del XVIII secolo con la nascita
dell’Istituto dell’Accademia delle Scienze e con la
costruzione della Specola astronomica.
∗
L’asterisco indica la presenza di schede biografiche all’interno
della pubblicazione.
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Tracce di Astronomia a Bologna
Bologna nel tempo
Nell’anno 187 a.C. viene tracciata la Via Emilia per
volontà del console Marco Emilio Lepido. Questa
importante via di comunicazione, orientata da Est a
Ovest, attraversa l’abitato di Bononia già definito dal
189 a.C. e destinato a diventare il principale centro della
provincia.
Momento fondamentale nel rito di fondazione delle
città romane era quello del tracciamento dei limiti,
momento in cui veniva specificata la direzione degli assi
fondamentali, vale a dire il cardo che va da Nord a Sud e
che doveva essere parallelo all’asse o cardine del
mondo, e il decumano che essendo perpendicolare al
cardo doveva “seguire” il percorso del Sole da Oriente
ad Occidente. Il cittadino quindi, secondo queste regole,
quando passeggiava lungo le strade della città si
muoveva in armonia con le sfere celesti.
Il primo assetto urbano di Bononia a noi noto è quello
localizzabile, secondo le vie attuali, ad ovest lungo
Piazza Malpighi-Via Marconi, a nord lungo Via BertieraVia dell’Orso, ad Est lungo il corso del torrente Aposa
all’incirca lungo le vie Oberdan- Drapperie-CalzolerieMarchesana ed infine a sud lungo le vie FariniCarbonesi, Barberia.
La Via Emilia si innesta nel Decumano Romano con un
orientamento leggermente diverso rispetto al reticolato
urbano di Bologna tanto che la strada Maggiore e la via
San Felice divergono un poco dall’asse via Rizzoli–via
Ugo Bassi.
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Tracce di Astronomia a Bologna
(PER LE VIE E LE PIAZZE DI BOLOGNA – P.GIGLI, Editrice
Minerva,1971)
Legenda:
A - Bologna romana (Bononia-189 a.C.)
B - Bologna dalle 4 croci (metà del V secolo)
C - Bologna dalle 18 porte (anno 1000)
D - Bologna dalle 12 porte (XIV secolo)
E - Bologna degli anni settanta
Osservando l’immagine vediamo che Bononia
occupava una zona di forma all’incirca rettangolare
(indicata con la lettera A) con due strade principali che si
incrociavano, una passava nei pressi delle attuali Vie
Indipendenza e D’Azeglio, l’altra percorreva le Vie Rizzoli
e Ugo Bassi sul tracciato della Via Emilia. Quando i
Barbari invasero l’Italia, Bononia venne distrutta.
Alla metà del V secolo il Vescovo Petronio ne ricostruì
una piccola parte e ai suoi confini collocò quattro
colonne sormontate da croci di pietra (lettera B). Queste
antichissime colonne sono ora conservate all’interno
della Basilica di San Petronio.
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Tracce di Astronomia a Bologna
Con il trascorrere del tempo la città si allargò. Per
difenderla vennero costruite delle grosse mura dette
“Mura del Mille”. Si poteva entrare e uscire dalla città
solamente attraverso 18 porte chiamate “Torresotti” o
“Serragli” (lettera C). Di queste porte antiche ne restano
solo quattro: San Vitale, Castiglione, Porta Nova o San
Francesco, Piella.
In seguito al continuo sviluppo della città, nel XIV
secolo venne costruita una più vasta cerchia di mura,
protetta all’esterno da un fossato (lettera D). Si entrava
nella città attraverso 12 porte massicce munite di ponte
levatoio. Delle 12 Porte ne restano solo 9 e qualche
tratto di mura.
Ai giorni nostri Bologna è ulteriormente ingrandita,
nella periferia sono stati costruiti palazzi, stabilimenti,
nuove strade e nuovi viali che travalicano i confini
indicati dalla lettera E.
Tornando alla pianta di Bologna del Trecento (indicata
con la lettera D) vediamo dipartirsi dal centro
dell’abitato dodici strade che portano alle 12Š porte della
terza ed ultima cerchia di mura; mura che segneranno il
perimetro della città per oltre cinque secoli.
L’impianto urbanistico del centro storico ancora oggi è
intatto nel suo assetto medievale con le strade principali
che partono a raggiera dall’asse centrale. La cerchia
Apriamo qua una piccola parentesi riguardo la particolare valenza del
fatidico numero 12 che può assumere diversi significati se letto in chiave
storica, mitica, astrologica o astronomica. Nella storia 12 furono le
colonne del tempietto di Iside su cui venne edificata la Basilica di S.
Stefano in Bologna, così come dello stesso numero furono costruite le
celle del Monastero Cartusiano da cui ebbe origine la nostra Certosa. Nel
mito, per fare un solo esempio, furono 12 le fatiche di Ercole e in chiave
astrologica è possibile dedicare ogni porta della città ad un segno dello
Zodiaco; lo stesso impianto urbano può ricordare il cerchio zodiacale
anche se non perfettamente centrato. Infine dal punto di vista
astronomico il numero 12 rappresenta le ore di luce e quelle del buio
nelle giornate degli equinozi.
Š
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Tracce di Astronomia a Bologna
muraria del 1300, lunga 7.600 metri, coincide con
l’odierno anello dei viali di circonvallazione in
sostituzione dei fossati che circondavano un tempo la
città.
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Tracce di Astronomia a Bologna
Mille passi ….. e oltre
nel Sistema Solare
Come accennato nell’introduzione, è possibile compiere
diversi percorsi attraverso la città seguendo le
indicazioni contenute nelle pagine seguenti.
Mentre camminiamo per vie e piazze di Bologna
possiamo anche immaginare di trasformare le nostre
passeggiate in brevi itinerari astronomici
sperimentando una riproduzione “a passi” del Sistema
Solare per le strade dell’abitato.
Ma prima vogliamo chiederci: a che cosa ci riferiamo
con il termine di “Sistema Solare”?
Questa domanda rivolta a bambini e ragazzi in età
scolare che frequentano il Planetario, ha avuto spesso
una risposta un po’ approssimativa: essi facevano
riferimento infatti ad un Sistema Solare composto
unicamente dal Sole e dai pianeti attirati dalla sua forza
gravitazionale, definizione incompleta presentata di
frequente dai libri di testo rivolti alla Scuola Primaria.
In realtà è più giusto formulare una definizione che
tenga conto del significato dei termini:
Sistema: insieme di corpi in relazione fra loro
attraverso interazioni di masse…
Sistema Solare: sistema del Sole cioè tutti i corpi
che sono soggetti all’attrazione gravitazionale del
Sole.
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Tracce di Astronomia a Bologna
Come lo possiamo immaginare?
La forza gravitazionale del Sole viene esercitata in ogni
direzione, quindi la nostra stella attira verso di sé tutti i
corpi che risentono della sua influenza: comete,
meteore, polveri, asteroidi, i pianeti conosciuti (si stanno
scoprendo sempre nuovi corpi che entrano a far parte
del Sistema Solare !) con i loro satelliti.
Pensandolo di forma sferica osserveremo che la zona
esterna, la più grande e definita come Nube di Oort, è
composta da tantissimi nuclei di comete. All’interno,
inserita orizzontalmente e a forma di disco spesso,
troviamo la fascia di Kuiper composta da asteroidi, nella
quale sono stati rinvenuti i nuovi pianeti. Di queste zone
si è scoperta l’esistenza attorno al 1950; entrambe
risentono dell’attrazione gravitazionale del Sole e quindi
vanno considerate anch’esse facenti parte del Sistema
Solare.
Più ancora all’interno è collocato il Sistema Planetario
(Sole e pianeti con i loro satelliti) che rappresenta la
parte più interna del Sistema Solare.
Per piccoli e grandi qui di seguito una esperienza pratica
per rendersi conto delle distanze tra gli oggetti celesti del
Sistema Solare facendo nel frattempo un utile
“allenamento” prima di partire per i “Percorsi da Mille
passi…e oltre”.
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Tracce di Astronomia a Bologna
ESPERIENZA DA ESEGUIRE ALL’APERTO O IN UN
LUNGO CORRIDOIO, MA DEVE ESSERE VERAMENTE
LUNGO!!!
Fai finta che la Terra disti 1 passo dal Sole.
Metti quindi due segnali uno per il Sole e uno per la
Terra (la nostra unità di misura è dunque il passo, cioè
la distanza media Terra-Sole).
Parti dal Sole: trovi subito Mercurio, il pianeta che
dista” mezzo passo” dal Sole, poi Venere, la Terra a “un
passo” e Marte a circa un passo e mezzo.Questi vengono
chiamati pianeti “terrestri”.
Procedi ancora nella stessa direzione: trovi i cosiddetti
pianeti giganti, a causa delle loro dimensioni, Giove,
Saturno, Urano, Nettuno. Questi pianeti non sono solidi
ma formati di gas, hanno molti satelliti che girano loro
intorno, così come i pianeti girano attorno al Sole. A 30
passi circa dal Sole c’è Nettuno, il più lontano dei pianeti
(n.b:dall’attuale 2006 Plutone viene considerato pianeta
nano e quindi non è citato in questa rappresentazione)
Da qui continua a camminare e a contare passi, arrivi
fino a 1000 (se il nostro cortile o corridoio, è abbastanza
lungo). In questa zona detta “fascia di Kuiper” sono
contenuti gli asteroidi: corpi solidi, rocciosi, di
dimensioni e forme abbastanza diverse le une dalle
altre. Gli asteroidi infatti possono avere forme sferiche,
a sigaro o anche più irregolari, e dimensioni che vanno
dalle decine alle diverse centinaia di chilometri.
Questa zona però ha la forma di un disco piuttosto
spesso.
Oltre i 1000 passi e fino a 100.000 passi (ma quanti
sono!!!, non riesci più a contarli) troviamo la “nube di
Oort”, che contiene miliardi di nuclei di comete, “sassi”
delle dimensioni di qualche chilometro ricoperti da uno
strato di gas ghiacciato.
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Tracce di Astronomia a Bologna
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Tracce di Astronomia a Bologna
“Percorsi astronomici”?
Quali?
Dove?
Se ci troviamo in piazza Maggiore, e immaginiamo il
Sole posizionato ai piedi della porta d’ingresso di San
Petronio, contando 30 passi in direzione di via Orefici
(verso EST) al limite del “crescentone” (termine con cui
viene indicata la grande zona di pavimentazione
sopraelevata di Piazza Maggiore) raggiungeremo il
pianeta Nettuno da ora considerato il più lontano dal
Sole, ed avremo così percorso il solo Sistema Planetario
(Sole e pianeti).
Scendendo dal
“crescentone” e
allontanandoci fino a
mille passi,
giungeremo alla
fascia di Kuiper o
degli asteroidi.
Dove arriveremo
in realtà
nell’abitato di Bologna coprendo distanze da mille
passi pur raggiungendo obiettivi “astronomici”?…
Quali astronomi e quali delle loro opere
incontreremo?
Per prima cosa conviene osservare la pianta di
Bologna e le tre zone particolari con nomi e luoghi di
interesse astronomico…fatto questo, si decide con quale
percorso iniziare l’avventura.
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Tracce di Astronomia a Bologna
oriente
occidente
La mappa è una rielaborazione da TuttoCittà-Pagine
Gialle Bologna
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Tracce di Astronomia a Bologna
Zone e percorsi “astronomici” in città
ZONA 1 (Centro)
Š
Š
Š
Š
Š
Š
Basilica di San Petronio (Meridiana di
Cassini);
Piazza Galileo Galilei;
La Specola dell’Università (Osservatorio,
Meridiana, Torre);
Via Grimaldi padre Francesco Maria;
Planetario (Settore Istruzione-Comune di
Bologna);
Viale Filopanti Quirico.
Percorso 1: dalla Basilica di San
Petronio alla Specola dell’Università (più
eventuale prolungamento fino alla Chiesa
Parrocchiale di S.Maria Maddalena).
Percorso 2: dalla Torre dell’Orologio di
Piazza Maggiore all’orologio solare di Via
del Cestello.
Percorso 3: dalla Torre degli Asinelli alla
Chiesa di S.Maria dei Servi.
Percorso 4: dal Palazzo del Podestà a via
Galliera.
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Tracce di Astronomia a Bologna
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Tracce di Astronomia a Bologna
Percorso 1
Dalla Basilica di San Petronio alla
Specola dell’Università.
Questo primo percorso prende avvio dalla Basilica di
San Petronio situata nella piazza più grande di Bologna,
la Piazza Maggiore nata agli inizi del 1200 quando il
Comune decise di costruire il proprio Palazzo con un
grande spazio antistante. Naturalmente, per prima cosa è
d’obbligo entrare nella Basilica dedicata al Patrono della
città che fu progettata nel 1390 e che richiese 250 anni
per i lavori di costruzione. Malgrado ciò la sua facciata
rimase incompleta ma, entrati nella chiesa si resta
ammirati per la sua ampiezza, la maestosità, e l’eleganza
delle volte. Al suo
interno, non può
sfuggire la
presenza di una
Linea Meridiana
che corre
trasversalmente
lungo il pavimento
della navata di
sinistra. Questo
strumento solare
poté essere
costruito grazie
alle grandi
dimensioni della
Basilica e quindi alla possibilità di tracciare al suolo una
lunga retta con andamento Nord-Sud. Il primo a ideare
un simile tipo di strumento fu Egnazio Danti nel 1575. Ma
la realizzazione della Meridiana così come la vediamo
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Tracce di Astronomia a Bologna
oggi fu opera di Gian Domenico Cassini∗ allora insegnante
di Astronomia all’Università. Il foro da cui entra la luce
solare fu praticato al centro della quarta volta della
navata sinistra dove lo si può vedere, circondato da una
raggera dipinta sul soffitto. Si potrebbe dire che la
Basilica di San Petronio con il suo foro nel tetto, funzioni
come una camera oscura: la macchia di luce che si
proietta sul pavimento non è altro che l’immagine del
Sole anche se risulta deformata dall’inclinazione dei fasci
luminosi.
L’operazione di tracciatura della Linea Meridiana fu
fissata per il 22 giugno 1655, data del Solstizio d’Estate.
Partenza: dalla base della scala di
accesso alla Basilica di San Petronio
Arrivo: all’ingresso del Museo della
Specola – Via Zamboni n°33
Immaginiamo il Sole collocato alla base della scalinata.
Contando 30 passi verso Est si arriva al limite del
“crescentone” (pavimentazione sopraelevata) e cioè nella
posizione in cui troveremmo Nettuno lasciando il Sistema
Planetario. Seguitando nella stessa direzione ci portiamo
all’imbocco di Via degli Orefici così chiamata per le molte
botteghe di orefici che una volta riempivano la strada e
che in parte esistono tuttora. Al termine di questa via si
giunge in Piazza della Mercanzia, antica sede del
Tribunale dei mercanti bolognesi. Il largo antistante il
Palazzo della Mercanzia in cui confluiscono le tre vie,
S.Stefano, Castiglione, Caprarie, era chiamato “Trebbo
dei Banchi” perché qui, in questo “Trivio” stavano
appunto i banchi dei cambiatori di moneta. Piegando sulla
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Tracce di Astronomia a Bologna
sinistra si giunge in Piazza di Porta Ravegnana o Porta
Ravennate secondo un’antichissima denominazione che
indicava la Porta da cui si usciva dalla città per dirigersi
verso Ravenna. La Piazza circonda le basi delle Torri degli
Asinelli e Garisenda.
Dopo aver attraversato Piazza di Porta Ravegnana,
imbocchiamo la Via San Vitale e la percorriamo fino
all’incrocio con Via Benedetto XIV.
A questo punto, circa 600 passi ci hanno portato a più
di metà del percorso del centro.
Proseguiamo per questa breve strada fino a sfociare
nella Piazza Rossini. Qui, sulla destra, oltrepasseremo
l’ingresso al Conservatorio di Musica
G.B.Martini e alla Chiesa di San
Giacomo Maggiore.
Siamo in piena zona universitaria.
Svoltiamo sulla destra e prendiamo il
portico di Via Zamboni fino a
scendere una breve scalinata che
introduce in Piazza Verdi. In questa
piazza, sulla sinistra si apre l’ingresso
al Teatro Comunale e, sulla destra
quello alle antiche Scuderie.
Da questo punto e già visibile
svettare verso l’alto la famosa Torre
della Specola, Osservatorio astronomico della città per
200 anni, fino ai primi del ‘900.
Pochi passi ancora, seguendo il portico, e siamo arrivati
all’ingresso dei Musei Universitari di Palazzo Poggi in via
Zamboni, n°33, da qui è possibile la visita (su richiesta)
alla Torre e alle sale in cui sono conservati gli antichi
strumenti astronomici.
Questo primo percorso della Zona Centro ci ha
portato, con poco più di mille passi, al limite
estremo della Fascia di Kuiper composta da miliardi
di asteroidi di forme e dimensioni diversissime, fino
quasi ad entrare nella Nube di Oort. Se vogliamo
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Tracce di Astronomia a Bologna
proseguire all’interno della Nube di Oort possiamo
arrivare alla Chiesa
Parrocchiale di S.Maria
Maddalena sempre in via
Zamboni ma al n°49 per
osservare, sulla facciata
della Chiesa l’iscrizione
sepolcrale dedicata ad Eustachio Zanotti.
Questo astronomo nacque a Bologna nel 1709, fu allievo
di Eustachio Manfredi* e ottenne la cattedra di Astronomia
alla morte del suo maestro nel 1739. Nel 1776 restaurò la
Meridiana dalla Basilica di San Petronio costruita dal
Cassini* nel 1655. Eustachio Zanotti morì a Bologna nel
1782 e fu sepolto con esequie solenni nella Chiesa di
S.Maria Maddalena.
All’interno della Chiesa, tra la seconda e la terza cappella
sulla destra, affissa al muro davanti al confessionale, in
posizione un po’ nascosta e oscura sta una lapide intitolata
ad Eustachio Manfredi. Usciti dalla Chiesa, guardando
verso l’alto sul palazzo di fronte (angolo via Zamboni – via
Dè Rolandis) scorgiamo un orologio solare costruito in
tempi moderni (1935) che porta iscritto il motto: “NIL
NOVI SUB SOLE” che sappiamo significare “niente di
nuovo sotto il sole”.
In zona centro, in via Dante 5, si trova il Planetario. Esso
è contemporaneamente un luogo fisico e uno strumento.
Come luogo fisico è un’aula attrezzata, presso le scuole
Carducci, in grado di accogliere classi, adulti… per la
progettazione e lo svolgimento di percorsi di Astronomia.
Al momento del buio entra in funzione lo strumento, un
Galileo Sargenti S1, delle Officine Galileo, del 1960, che
proietta il cielo stellato sulla cupola.
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Tracce di Astronomia a Bologna
Percorso 2
Dalla Torre dell’Orologio di Palazzo
d’Accursio all’orologio solare di via del
Cestello.
Questo secondo percorso ha inizio dalla parte del
Palazzo Comunale in cui sorge la Torre dell’Orologio.
Questo tratto dell’edificio era l’abitazione del giurista
Accursio, vissuto nel XIII secolo, e che fu acquistata nel
1287 dal Comune.L’orologio meccanico della Torre fu
costruito nel 1774 da Rinaldo Gandolfi. Al centro del
quadrante vi è una specie di astro fiammeggiante in rame
sbalzato. Sul davanzale della finestra di Sud, nella stanza
che accoglie la macchina dell’orologio (purtroppo non
visibile al pubblico), è tracciato un orologio solare. Si
ritiene sia stato realizzato da uno dei tanti orologiai che si
sono avvicendati nel tempo per controllare il
funzionamento dei meccanismi dell’”orologio di piazza” e
ciò conferma l’importante mansione dell’orologio solare
nel regolare quello meccanico.
Partenza: dalla base della Torre
dell’Orologio di Palazzo d’Accursio
Arrivo: via del Cestello n°21
Con 150 passi circa si attraversa Piazza Maggiore,
lasciando sulla destra la Basilica di San Petronio, per
arrivare al portico di via dell’Archiginnasio. Il palazzo ha
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Tracce di Astronomia a Bologna
un solo piano e sorge sul bel portico del Pavaglione così
chiamato perché una volta una specie di tenda
(padiglione) copriva parte di Piazza Galvani dove si
teneva il mercato dei bozzoli da seta. Il portico del
Pavaglione, lungo 139 metri, è sempre stato uno dei
luoghi più frequentati ed eleganti di Bologna.
Svoltando sulla destra, con circa 200 passi si giunge
all’ingresso dell’Archiginnasio (o “Primo Ginnasio”), sede
dello Studio bolognese dal 1562 al 1803. Appena si entra
nel cortile si
possono vedere
sulle pareti e
sulle volte,
parte delle
migliaia di
stemmi dipinti
anche nelle
stanze
dell’edificio,
simboli delle
famiglie più
rappresentative
degli studenti
universitari, ma anche di papi e cardinali.
Poco oltre si apre l’ingresso del Museo Civico
Archeologico, proseguendo il cammino lungo il portico per
una novantina di passi, si arriva all’attraversamento con
via Farini. Svoltando sulla sinistra si percorrono pochi
metri per arrivare a Piazza Cavour, 80 passi saranno
necessari per superare i giardinetti, attraversare la strada
e piegare sulla sinistra per imboccare via dè Poeti dal
nome della famiglia di Giangaleazzo Poeti che aveva lì il
proprio palazzo. Anticamente la strada fu denominata Via
dell’Acqua buona per la presenza di un pozzo pubblico ad
uso dei cittadini e forse per le vigne e per gli orti che
esistevano lì attorno.
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Tracce di Astronomia a Bologna
Saranno necessari circa 250 passi per percorrere la via
e trovarsi di fronte l’incrocio con via Castiglione, o meglio
Strada Castiglione – o Stra Castiòn. Qui si svolta sulla
destra e con circa 200 passi si arriva in vista (sulla
sinistra) della Chiesa di S.Lucia, ora di proprietà
dell’Università, e subito di seguito, del Palazzo ex
Convento dei Barnabiti e Collegio di S.Lucia, che ora
accoglie il Liceo Galvani.
Si oltrepassa poi via Cartoleria, antica sede dei
“cartolari” che non erano fabbricanti di carta ma
conciatori di pelli per ricavarne pergamene e, superato il
Torresotto di Strada Castiglione, appartenente alla terza
cerchia di mura, dopo solo 60 passi si svolta a destra ed
ecco raggiunta via del Cestello. La denominazione di
questa via anticamente era Via del Cistello e pare non
derivi dai costruttori di cesti ma dall’Ordine Cistercense
delle Monache che nel 1354 si trasferirono in questo
luogo. La chiesa che sorgeva proprio al termine di questa
via fu chiamata S.Maria delle Stelle. Ora possiamo
vedere il Santuario del S.S.Crocifisso del Cestello,
edificato nel 1516 da una Confraternita per onorare un
crocifisso miracoloso dipinto sul muro.
Prima di arrivare al Santuario però, noi avremo già
raggiunto (dopo 200 passi) l’obiettivo del nostro
percorso: l’orologio solare affrescato sulla facciata Sud
dell’edificio posto al n° civico 21. Ai quattro angoli sono
disegnate le figure zodiacali dei Solstizi e degli Equinozi
che purtroppo si stanno scolorando col tempo.
Probabilmente l’orologio fu realizzato alla fine del ‘700
dato che Carlo Girolamo Ranuzzi della Porretta, allora
proprietario, fece restaurare il palazzo dal 1796 al ’98.
Il funzionamento di un orologio solare è originato
naturalmente dal movimento apparente del Sole. Le ore
di luce vengono segnate sul tracciato delle linee orarie
dall’ombra dello stilo metallico infisso sul quadrante
dell’orologio.
29
Tracce di Astronomia a Bologna
L’osservatore posto dinanzi ad un orologio solare
(impropriamente
definito
“meridiana”),
intuisce lo
scorrere del
tempo dall’ombra
dello stilo che si
sposta sulle linee
segnate.
Nemmeno
l’arrivo degli
orologi meccanici
ne diminuì
l’importanza in
quanto la scarsa
precisione di
questi ultimi
rendeva
obbligatorio il
ricorso agli orologi solari per “rimetterli all’ora”.
Collocato il nostro Sole virtuale alla base della
Torre dell’Orologio, abbiamo seguito il secondo
percorso della Zona Centro che ci ha portato, con
più di 1200 passi, ad addentrarci nella Nube di
Oort.
30
Tracce di Astronomia a Bologna
Percorso 3
Dalla Torre degli Asinelli alla Chiesa di
S.Maria dei Servi.
Immaginiamo ora il Sole situato alla base della Torre
degli Asinelli e, prima di iniziare il nostro percorso
guardiamo dal basso i 98 metri di questa costruzione
sottile ed elegante che prende il nome dal nobile
cavaliere Gherardo degli Asinelli. Entrambe le torri,
Asinelli e Garisenda vennero costruite verso la fine dell’XI
secolo ed erano alte circa 60 metri ma poi la Garisenda
ebbe un cedimento da un lato
delle fondamenta e venne
abbassata di circa 12 metri
mentre l’Asinelli venne
sopraelevata all’altezza che ha
ora divenendo la più alta torre
in muratura costruita in epoca
medievale. Chi vorrà arrivare
sulla cima dovrà salire i 498
gradini di legno per godere di
lassù un magnifico panorama.
La Torre degli Asinelli servì, nel
1791 all’astronomo Giovan
Battista Guglielmini per provare
la sua teoria sulla caduta dei
gravi, così come aveva fatto dalla Torre della Specola
Universitaria. L’esperimento del Guglielmini consisteva
nel far cadere delle sfere di piombo dall’alto, all’interno
della torre e nel misurarne le deviazioni rispetto al piede
della perpendicolare per dimostrare l’ipotesi della sfericità
della Terra. Le prove vennero effettuate di notte per
evitare che le vibrazioni causate dal passaggio dei carri
31
Tracce di Astronomia a Bologna
nella strada facessero tremare le sfere di piombo, e per
evitare il problema del vento, fu posto un uomo con una
torcia accesa davanti ad ogni fenditura della torre. In
questo modo Guglielmini misurò uno spostamento della
verticale di 19 millimetri verso Est della caduta del grave
dall’alto della Torre e ciò venne a confermare la sua
ipotesi sulla rotazione terrestre.
Partenza: dalla Torre degli Asinelli
Arrivo: Chiesa di S.Maria dei Servi
Muoviamo i primi passi del nostro percorso dall’edificio
d’angolo di Strada Maggiore-Piazza della Mercanzia; sul
muro al n°1/A si legge una targa che ricorda come, da
questa strada, la antica Via Emilia, siano passati Papi e
Imperatori.
Camminiamo sotto il portico, con 240 passi circa si
arriva a Casa Isolani, con il suo ingresso sulla corte che
porta in Piazza S.Stefano. La caratteristica principale di
questo palazzo è il portico formato di travi di quercia di
foggia “a stampella” alte 9 metri che sostengono il terzo
piano dell’edificio.
Proseguendo la Strada Maggiore per altri 180 passi
circa, dall’altro lato della strada appare, sul Palazzo
Sanguinetti (ora sede del Museo della Musica) la antica
Torre degli Oseletti la cui base, rivestita di blocchi di
selenite è stata rimessa in vista al n°36. Poco più avanti,
al n°42, sulla facciata del Palazzo Bianchetti-Poggi si
dovrebbe scorgere, guardando con attenzione, fra due
finestre del terzo piano, un piccolo incavo rettangolare.
32
Tracce di Astronomia a Bologna
Attraverso quest’apertura la luce del Sole entra e si
proietta su di una linea meridiana costruita in marmo e
situata in una stanza di un appartamento privato.
Questo strumento solare fu realizzato probabilmente
verso la fine del 700 e, come scrive Giovanni Paltrinieri
nel suo “Meridiane e Orologi Solari di Bologna e Provincia
“con un po’ di fantasia ci possiamo immaginare il vecchio
astronomo (o astrofilo) salire ogni giorno sino al terzo
piano e, con occhio attento seguire la “specie” solare
proiettarsi sulla Linea”.
Proseguendo, basterà percorrere un altro centinaio di
passi per attraversare il vicolo Posterla. La via percorreva
il lato interno delle penultime mura della città e il nome
“Pusterla” indicava una
porta minore della
cerchia muraria. Gli
ultimi 50 passi ci
porteranno in vista del
porticato della Chiesa
di S.Maria dei Servi. La
Chiesa fu iniziata nel
1346 e ampliata in
anni seguenti.
Bellissimo il portico del
1393 che fiancheggia
la Chiesa, continuato
poi nel 1492 su Strada
Maggiore ed infine
davanti alla facciata
del Tempio.
Entriamo quindi in
una delle chiese tra le
più belle della città, ci dirigiamo verso la navata sinistra
e, addossata alla parete, a fianco della porta secondaria
scorgeremo l’acquasantiera meta del nostro percorso.
Realizzata in marmo, l’acquasantiera è formata da un
pilastro che sorregge un catino di forma quadrangolare
33
Tracce di Astronomia a Bologna
che porta incisa sui quattro lati la frase:
Aula/Solis/Lucisq./Mundi”. L’iscrizione particolare e
l’originale fattura fanno
supporre che questo oggetto
sia stato, in origine, uno
strumento legato all’astronomia
e che, in seguito, sia stato
destinato alle pratiche
devozionali come
acquasantiera.
Con meno di 600 passi abbiamo raggiunto
l’obiettivo del 3° percorso della Zona Centro e ci
siamo addentrati nella Fascia di Kuiper tra milioni
di asteroidi.
34
Tracce di Astronomia a Bologna
Percorso 4
Dall’arco centrale del Palazzo del
Podestà di Piazza Maggiore al luogo
dell’abitazione di Domenico Maria
Novara∗ in via Galliera
Questo percorso potrebbe avere un titolo diverso come,
ad esempio, “dall’Acustica all’Astronomia”. La partenza
infatti ha luogo dall’arco centrale del portico del Palazzo
del Podestà; attraversandolo si arriva sotto il voltone su
cui poggia la Torre detta dell’Arengo (dalla campana che
suonava per chiamare a raccolta il popolo) e qui, in
questo punto si verifica un inatteso fenomeno acustico. Ai
quattro angoli del
voltone sono poste le
statue dei santi
protettori di Bologna:
San Petronio, San
Procolo, San Domenico
e San Francesco.
Potremo sperimentare
l’acustica particolare di
questo voltone se
saremo almeno in due
persone. Ponendoci
rispettivamente sotto a
due delle statue in
angolo opposto,
proviamo a pronunciare parole a bassa voce ma con il
viso molto vicino alla parete. Il compagno che ascolta
udirà la nostra voce come se fossimo vicinissimi.
35
Tracce di Astronomia a Bologna
Partenza: dal voltone del Palazzo del
Podestà
Arrivo:in via Galliera
Con una cinquantina di passi ci avviciniamo alla
Fontana del Nettuno. Piegando sulla destra supereremo
l’ingresso di Palazzo Re Enzo e, in diagonale attraverso
la Piazza ci porteremo (con circa 80 passi)
all’attraversamento con via Ugo Bassi. Imbocchiamo
quindi il portico di sinistra di via dell’Indipendenza. Con
poco più di 200 passi si giunge all’incrocio con via
Manzoni dove si trova il Museo Medievale. Proseguendo,
dopo aver superato gli incroci con via Volturno e via dè
Falegnami, circa 500 passi ci fanno raggiungere l’Arena
del Sole, luogo un tempo destinato agli spettacoli diurni
dei bolognesi, ora modernissimo teatro. Altri 250 passi ci
fanno raggiungere l’incrocio con via dei Mille. Svoltiamo
ora a sinistra e una novantina di passi ci portano
all’incrocio con via Galliera. Ancora a sinistra per 30
passi ed è subito visibile la targa affissa sul muro del
primo arco di portico dell’edificio al n°65. Qui nei pressi
sorgeva l’antica abitazione, poi distrutta, dell’astronomo
Domenico Maria Novara∗. La targa ci ricorda che in
questo luogo Niccolò Copernico∗, provenendo da
Cracovia, venne ospitato dall’amico e maestro negli anni
dal 1456 al 1500.
Avendo posto il Sole esattamente al centro del
Voltone del Palazzo del Podestà e camminando
lungo il percorso indicato per più di 1200 passi,
avremo raggiunto il nostro obiettivo all’interno
della Nube di Oort.
36
Tracce di Astronomia a Bologna
ZONA 2 (Quartiere Reno)
Š Certosa
Š Via Leonardo da Vinci
Š Via Einstein Albert
Š Via Newton Isacco
Š Via Copernico Niccolò
Š Via Cassini Giovanni Domenico
Percorso 5
o della Certosa
Nata nel 1801 come cimitero cittadino, la Certosa di
Bologna si presenta oggi al visitatore come un bellissimo
complesso di chiostri, portici e gallerie che muovono
dall’epoca medievale fino alle aggiunte degli anni ’70.
Essa deriva infatti dalla trasformazione dell’antico
monastero certosino dedicato a San Girolamo fondato nel
1334 fuori dal perimetro della città. Del monastero
facevano parte una chiesa di stile gotico ad una sola
navata, alla quale vennero poi aggiunte cappelle laterali,
le celle per i monaci, una foresteria, il refettorio, le
cantine, i depositi, gli orti, le stalle, le vigne e i frutteti.
Ma uno degli aspetti più straordinari della nostra
Certosa fu determinato dalla scoperta casuale di un
reperto etrusco nel sottosuolo del cimitero. Tale
ritrovamento fece avviare una serie di scavi archeologici,
tra il 1869 e il 1871, che portarono alla luce 421 tombe
etrusche e tracce dell’abitato. Ora ci si può chiedere se al
tempo della costruzione del monastero, i monaci
avessero cognizione della presenza di quelle sepolture. La
37
Tracce di Astronomia a Bologna
risposta può essere affermativa, infatti è stata accertata
una precisa coincidenza tra la Chiesa di San Girolamo e le
tre grandi sepolture esistenti sotto di essa, ben allineate
al centro del coro, fatto che testimonia il rispetto ad
un’antichissima credenza e cioè che la presenza di tombe
sotto gli altari di una chiesa ne accrescesse la sacralità.
Nella Certosa quindi, come in una città dentro la città,
andremo alla ricerca di tracce dell’ astronomia, obiettivo
dei nostri percorsi.
PIANTA PERCORSO CERTOSA
38
Tracce di Astronomia a Bologna
Legenda:
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.
9.
10.
Ingresso principale Certosa
Chiostro V o Maggiore
Francesco Bertelli
Iacopo Michez
Chiostro III o della Cappella
SALA ELITTICA – Petro Caturegli
Chiostro I o d’Ingresso - Tomba Violi
Sala degli Uomini Illustri (ex Pantheon)
Sotterraneo –G.B. Guglielmini e S. Canterzani
Cortile della Chiesa di San Girolamo
Partenza: ingresso principale della
Certosa
Arrivo: cortile della Chiesa di San
Girolamo
Partendo dalla freccia colorata della Pianta (1) si
contano circa cento passi per percorrere il viale di
cipressi, poi si volta a sinistra nel portico del cortile della
Chiesa, poi ancora a sinistra per entrare nel Chiostro V
detto Maggiore(2) su cui un tempo insisteva l’Orto più
grande del Monastero certosino.
Circa 350 passi occorreranno per percorrere il braccio di
Ponente del Chiostro, superare la cancellata dell’Ingresso
Monumentale Ottocentesco e raggiungere nell’arcata
n°123 del porticato a Nord, il monumento sepolcrale per
Francesco Bertelli (3) nato a Panzano in provincia di
Modena nel 1793, morto a Bologna nel 1844, professore
incaricato di Astronomia e Ottica.
39
Tracce di Astronomia a Bologna
Nel 1835 Bertelli fu nominato Astronomo aggiunto alla
Specola e si occupò delle lezioni di Astronomia e Ottica
solo per gli anni dal 1838 al 1843. Gli unici scritti del
Bertelli sono raccolti in due volumi del trattato dal titolo
Meccanica celeste.
La scultura in marmo posta su di un alto piedistallo è
una bella statua raffigurante un angelo in piedi che tiene
nella mano destra un medaglione con due effigi (forse i
volti di Francesco stesso e della moglie) e nell’altra mano
tiene un cartiglio con iscrizione in latino.
Proseguendo per 120 passi lungo il medesimo porticato
si potrà incontrare sulla colonna al numero 101/1 la stele
marmorea eretta per Iacopo Michez matematico ed
astronomo nato a
Padova il 13 ottobre
1838 e morto a
Bologna il 10 marzo
1873 (4).
Egli diresse la
Specola bolognese
per soli tre anni dal
1870 fino alla sua
morte prematura e
in questo periodo fu
professore incaricato
di Astronomia. Tra le
sue ricerche di
meccanica celeste si
ricordano gli studi
sul magnetismo
terrestre e i calcoli di orbite di comete.
Sulla stele di semplice fattura, nella parte superiore a
forma di lunetta terminante con una croce, sono incisi i
simboli della sua attività di matematico e astronomo.
40
Tracce di Astronomia a Bologna
Da qui si torna indietro sullo stesso percorso fino a
svoltare a sinistra nel viale centrale del V Chiostro, si
prosegue diritto per circa 240 passi, attraversando il
Chiostro III o della Cappella(5) fino ad incontrare la
Galleria degli Angeli. Svoltando ancora a sinistra si
percorre tutto il
porticato (circa 60
passi) e si salgono i
9 gradini che
introducono alla
SALA ELITTICA(6).
In fondo ad essa,
sulla destra ci
appare il busto in
stucco di Pietro
Caturegli,
bolognese, morto il
28 aprile del 1883
all’età di 47 anni.
Caturegli fu
impiegato nella
Specola come alunno
nel 1804, poi come
Astronomo
soprannumerario
fino a divenire
Direttore
dell’Osservatorio
bolognese. Compilò
le notissime
Effemeridi♦ riscuotendo consenso generale.
A questo punto si riparte dalla SALA ELITTICA rifacendo
il percorso all’inverso lungo il medesimo porticato. Dopo
circa 130 passi si arriva al Chiostro I o d’Ingresso (7)
in cui si trova sulla destra l’ex Pantheon o Sala degli
Uomini Illustri (8 - aperta solo su richiesta). All’altezza
della prima colonnina del portichetto, a pavimento si nota
41
Tracce di Astronomia a Bologna
la lastra tombale intitolata alla Famiglia Violi che reca
incisa la costellazione del Carro Maggiore.
Prima di lasciare il Chiostro I si può attraversare il cortile
dell’antico Refettorio del Monastero preesistente ed
entrare nella Sala della Pietà. Qui al centro si apre
l’accesso alla bella scala a rampe incrociate che porta al
sotterraneo (9).Scendendola ed inoltrandosi nella cripta
(in fondo sulla destra) si giunge all’incirca sotto la Sala
degli Uomini Illustri. Sul soffitto si apre un lucernaio che
illumina debolmente le semplici lapidi in pietra infisse nella
parete intitolate rispettivamente a due nomi famosi
dell’Astronomia bolognese: Sebastiano Canterzani e
Giovan Battista Guglielmini.
Sebastiano Canterzani nacque a Bologna il 25 agosto
1734.
Si laureò in Filosofia e in seguito si dedicò alle scienze
esatte. Nel 1760 ebbe la cattedra di Astronomia
all’Università di Bologna e, insieme a Eustachio Zanotti
compì osservazioni astronomiche e compilò le EffemeridiŠ.
In seguito assunse l’insegnamento della Fisica, poi passò a
Matematica Universale. Nel 1802 Napoleone Bonaparte
trasformò l’Istituto delle Scienze di Bologna in Istituto
Nazionale Italiano e ne nominò presidente Canterzani.
Sebastiano Canterzani morì a Bologna il 19 marzo 1819.
Giovan Battista Guglielmini nato a Bologna il 19
novembre 1760 diede un importantissimo contributo
all’Astronomia bolognese del ‘700.
Nel 1790 Guglielmini mise in pratica l’esperimento per
verificare il moto diurno della Terra eseguendo una lunga
serie di prove di caduta libera di un “grave” (sfere di
piombo) sia dalla Torre degli Asinelli che dalla Torre della
Specola misurando le deviazioni orientale e meridionale
Pubblicazioni astronomiche contenenti tabelle e grafici che indicano la
posizione degli astri sulla sfera celeste per ogni anno solare
Š
42
Tracce di Astronomia a Bologna
rispetto al piede della perpendicolare rilevata con un filo
a piombo.
Nel 1801 divenne professore di Astronomia e
riorganizzò l’attività dell’Osservatorio. In seguito fu
trasferito alla cattedra di Introduzione al Calcolo che
conservò fino alla morte avvenuta a Bologna nel 1817.
Risalita la scala
il percorso è
quasi al termine.
Lasciato il
Chiostro I o
d’Ingresso,
svoltando sulla
destra ci si
troverà nel
portico del cortile
della Chiesa (10).
Pochi passi
conducono
all’ingresso di
San Girolamo e
quindi all’uscita dalla Certosa.
Il cammino fatto ha sommato ben più di mille passi.
Ci siamo allontanati dalla Fascia di Kuiper per
inoltrarci nella Nube di Oort, tra
miliardi di nuclei di comete…. e ne vale veramente
la pena!
43
Tracce di Astronomia a Bologna
44
Tracce di Astronomia a Bologna
ZONA 3 (Quartiere Savena)
Š
Š
La “Corte Cielo” del complesso edilizio
Cavedone di Via Ferrara
Via Magini Giovanni Antonio
Percorso 6
o della Corte Cielo
La “Corte Cielo” fa parte di una originale realizzazione
di arredo urbano posta all’interno di un complesso di
edifici residenziali del Quartiere Savena, alla periferia Est
della città.
La Corte Cielo, caratterizzata dalla presenza di
strumenti solari progettati dallo gnomonista
contemporaneo Giovanni Paltrinieri, è affiancata da altre
due Corti, l’una dedicata alla Terra, l’altra all’Acqua e
l’insieme compone i “Giardini del Cavedone”. I lati
maggiori delle tre Corti, tutte di forma rettangolare, sono
paralleli alla Via Emilia Levante (in questo tratto intitolata
a Giuseppe Dozza) e un camminamento centrale le
attraversa longitudinalmente.
Partenza: capolinea del bus 27 di Via
Genova
Arrivo: fermata del bus 19 di via G.Dozza
45
Tracce di Astronomia a Bologna
Il percorso di avvicinamento alla Corte Cielo può
iniziare dalla fermata del bus 27 di Via Rizzoli, presso le
due Torri. L’autobus ci porterà fino al capolinea di Via
Genova. Qui scenderemo per ritornare indietro di pochi
passi, fino al n°civico 102; attraverso il passaggio
pedonale entreremo nei Giardini del Cavedone.
Con 100 passi circa si giunge all’interno della prima
Corte, dedicata alla Terra, ricca di alberi e cespugli.
Subito di fronte a noi si erge una collinetta erbosa con 6
alberi alla sommità. Essa vuole ricordare i primi tumuli
posti sulle sepolture antiche. Seguendo l’andamento
circolare verso destra, dopo appena 40 passi, vedremo
un recinto quadrato in muratura, un piccolo giardino
chiuso su tre lati popolato da figure allegoriche.
Proseguendo per altri 100 passi, dopo aver attraversato
il primo parcheggio interno, si entra nella Corte Cielo.
Con 50 passi ancora se ne ha la visuale completa: sulla
sinistra, nel semicerchio maggiore della Corte, si alza
l’orologio solare, uno gnomone di cemento con spessore
di 40 centimetri, a
forma trapezoidale e
con altezza di 4 metri
e mezzo. Sulla sua
sommità è fissata in
orizzontale una piastra
forata che proietta
sulla apposita linea
tracciata al suolo, il
fascio solare
funzionando in modo
simile alla Meridiana
della Basilica di San
Petronio. La linea
meridiana è costituita da piastre di marmo allineate in
modo da tracciare una retta che, partendo dallo
gnomone, termina sulla circonferenza delle altre linee
orarie. Esse sono tracciate a formare due semiquadranti,
46
Tracce di Astronomia a Bologna
a causa dello spessore dello gnomone, il primo va dalle
ore 6 alle 12, il secondo dalle 12 alle 18 coprendo tutto lo
spazio orario dall’alba al tramonto. Alle ore 12 anche nel
periodo invernale, il Sole garantisce sempre, allo
strumento la possibilità di segnare il mezzodì.
Tornando al centro della Corte rivolgiamo lo sguardo
verso destra. Lungo la diagonale
Est-Ovest, in un semicerchio più
piccolo del precedente, simile ad
un obelisco egizio si alza uno
gnomone con la rosa dei venti e
i punti cardinali segnati sul
marmo a fargli da base. Esso è
sormontato da una sfera che
proietta la sua ombra sulla
lastra di marmo bianco fissata
sul terreno ad indicare il
mezzodì e le varie ore del
giorno e consentendo di vedere
come l’ombra del Sole agli
equinozi del 21 marzo e del 23 settembre descriva una
linea retta.
Nella parte Nord della Corte Cielo sono concentrati
numerosi alberi da frutto di diverse specie scelti in base
ai vari periodi di fioritura e fruttificazione in modo da
creare colori e diffondere profumi in tempi diversi col
procedere delle stagioni.
Se si vuole concludere il percorso uscendo dai Giardini
dalla parte opposta si deve solo proseguire lungo il
camminamento centrale per altri 100 passi, attraversare
il secondo parcheggio interno ed entrare nella Corte
Acqua. Qui filari di salici e aceri creano effetti di cerchi
concentrici attorno alla collinetta centrale su cui una
fontana a forma di portale lascia cadere getti continui di
acqua da entrambi i lati.
47
Tracce di Astronomia a Bologna
A questo punto, gli ultimi 100 passi ci portano sul tratto
della Via Emilia Levante intitolata a Giuseppe Dozza
(primo Sindaco di Bologna soprannominato il “sindaco
della ricostruzione”). Svoltando alla nostra destra
raggiungiamo il semaforo, attraversiamo la strada e ci
disponiamo ad attendere il bus 19 che ci riporterà su Via
Rizzoli, vicinissimi a Piazza Maggiore.
Il percorso, limitato all’interno dei Giardini del
Cavedone richiede solamente 500 passi (senza
contare gli spostamenti per osservare da vicino gli
strumenti solari) ma a questi è necessario
sommare la distanza dal centro città e quindi
possiamo affermare di aver raggiunto l’interno
della Nube di Oort e di esserci trovati nel mezzo di
milioni di nuclei di comete.
48
Tracce di Astronomia a Bologna
Astronomi per le strade
(schede biografiche in ordine
cronologico)
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
-
LEONARDO DA VINCI (Via)
NOVARA Domenico Maria (Giardino)
COPERNICO Niccolò (Via)
MAGINI Giovanni Antonio (Via)
GALILEO GALILEI (Piazza)
GRIMALDI Padre Francesco Maria (Via)
CASSINI Giovanni Domenico (Via)
NEWTON Isacco (Via)
MANFREDI Eustachio (Via)
FILOPANTI Quirico (Viale)
EINSTEIN Albert (Via)
HORN D’ARTURO Guido (Giardino)
49
Tracce di Astronomia a Bologna
Scheda n. 1
Leonardo da Vinci (Via)
Quartiere Reno: da Via G.Verga oltrepassa la Via
A.Einstein e non ha sfogo.
“Nacque un mio nipote, figliolo di Ser Piero mio figlio, al
dì 15 di aprile, in sabato, a tre ore di notte. Ebbe nome
Lionardo…”.
Così scrisse nel 1452 Antonio, padre di Piero Vinci
notaio e dunque nonno di Leonardo, probabilmente a
Firenze. Malgrado questo, Leonardo non fu riconosciuto
ufficialmente dal padre Ser Piero, tanto che, alla di lui
morte nel 1504, fu escluso dall’eredità che venne divisa
fra gli altri figli.
Leonardo divenne
pittore, scultore,
architetto, ingegnere,
anatomista, fisiologo,
musicista, letterato ed
inventore.
Indiscutibilmente, in tutta
la storia dell’umanità a
Leonardo può essere
attribuita la qualifica di
“genio”; per lui non vi era
differenza fra arte e
scienza.
Nel 1462 all’età di dieci anni Leonardo era a Firenze con
il padre Piero. All’epoca aveva già eseguito alcuni disegni
che pare fossero stati considerati di ottima fattura
addirittura da Andrea del Verrocchio che, più tardi, dal
’69 al ’70 lo prese nella sua bottega.
Nel 1478, ormai pittore indipendente, ricevette il primo
incarico pubblico, l’esecuzione pittorica di una pala per la
Cappella di San Bernardo nel Palazzo della Signoria.
50
Tracce di Astronomia a Bologna
Dopo Firenze Leonardo si trasferì a Milano dove rimase
fino al 1500. Le potenti Signorie avevano sempre più
bisogno di nuove armi per le guerre interne e i suoi
progetti di apparati militari, di opere idrauliche e di
architettura si rivelarono fondamentali. Nel frattempo
Leonardo realizzava il famoso dipinto “La Vergine delle
rocce” e più tardi, nel 1495 iniziò l’“Ultima Cena”.
Nel marzo del 1503, dopo altri spostamenti Leonardo è
di nuovo a Firenze e probabilmente in quel periodo
dipinse “La Gioconda” che poi portò con sé nel Castello di
Cloux, sua residenza francese.
Nel 1514 partì per Roma dove si occupò del
prosciugamento delle paludi pontine e riprese un suo
vecchio progetto, quello degli specchi concavi (definiti
specchi ustori) che dovevano servire a convogliare i raggi
solari in modo da riscaldare una cisterna d’acqua utile al
funzionamento delle macchine.
Anche in astronomia Leonardo ebbe delle fondamentali
intuizioni: sul calore del Sole, sullo scintillio delle stelle,
sulla Terra, sulla Luna, sulla centralità del Sole che per
tanti altri anni avrebbe suscitato contrasti e opposizioni.
Ai tempi di Leonardo si era ancora molto lontani
dall’aver compreso le leggi della gravitazione, ma egli
paragonava i pianeti a calamite che si attraggono a
vicenda, tentando così una spiegazione del concetto di
attrazione gravitazionale.
I manoscritti di Leonardo, realizzati nella caratteristica
scrittura speculare, svolta da destra a sinistra e leggibili
ponendo i fogli davanti ad uno specchio, furono raccolti
nel XVII secolo, prima donati alla Biblioteca Ambrosiana
di Milano e poi trasferiti nel 1976 a Parigi. Oggi esistono
più di 16.000 pagine di appunti, con molte decine di
migliaia di disegni, ma si ritiene che siano solo una
piccola parte di tutto ciò che Leonardo scrisse e disegnò.
Il 29 aprile del 1519 Leonardo dettò il suo testamento
ad un notaio e morì il 2 maggio nel Castello di Close-Lucè
in Francia.
51
Tracce di Astronomia a Bologna
Scheda n.2
Novara Domenico Maria (Giardino)
Quartiere S.Vitale
Domenico Maria Novara nacque a Ferrara il 29 luglio o il
1 agosto del 1454 e morì a Bologna il 15 o il 18 agosto
del 1504.
La famiglia di Domenico Maria era originaria della città
piemontese, come indica l’appellativo Novara o da Novara
e rispondeva al cognome di Ploti. Domenico nacque dopo
il trasferimento della famiglia a Ferrara. Si laureò sia in
Arti che in Medicina. Non si hanno molte notizie sulla sua
vita privata se non che non si sposò né ebbe figli.
Fu docente a Ferrara prima di ottenere l’insegnamento
di Astronomia e Matematica presso l’Università di
Bologna, dal 1483 al 1504, con l’incarico annuale della
compilazione del Pronostico astrologico. Pare che egli
stesso abbia previsto con precisione la data della sua
stessa morte per il mese di agosto del 1504.
Gli scritti che sono pervenuti fino a noi sono appunto i
Pronostici dei quali le parti più interessanti sono costituite
dai prologhi iniziali in cui Novara espone le sue teorie
scientifiche e filosofiche.
Nella struttura dei Pronostici vi è un’introduzione
iniziale seguita dai capitoli riguardanti i fenomeni
astronomici più importanti e soprattutto le previsioni sulle
condizioni dei regnanti e dei cittadini, sulle malattie e
sulle guerre.
Di altre opere del Novara sono giunti a noi solo i titoli
per cui risulta impossibile sapere se si trattasse di lavori
a carattere astrologico o astronomico.
Ciò che d’altro canto lo ha reso più famoso è l’essere
stato maestro di Nicolò Copernico. Nel 1496 Copernico
giunse a Bologna sia per studiare diritto canonico sia
52
Tracce di Astronomia a Bologna
perché interessato agli studi astronomici di Novara che
praticava assiduamente le osservazioni dei fenomeni
celesti perfezionandosi nell’uso degli strumenti e perchè
noto per aver contestato l’infallibilità di Tolomeo
avanzando la sua nuova ipotesi della Terra in movimento.
Si sa che Domenico Maria Novara ospitò l’allievo Nicolò
Copernico dal 1496 al 1500 nella sua casa posta
all’incirca a metà dell’odierna via Galliera e che venne in
seguito distrutta. In prossimità del luogo dell’antica
abitazione, al numero civico 65 è stata posta una targa
commemorativa dell’evento.
53
Tracce di Astronomia a Bologna
Scheda n. 3
Copernico Nicolò (Via)
Quartiere Reno: da Via E.Torricelli a Via A.Einstein
Nicolò Copernico è il nome
italianizzato dell’astronomo
polacco Nikolaj Kopernik noto
per la sua teoria astronomica
detta “teoria eliocentrica” in
base alla quale la Terra,
ruotando quotidianamente sul
suo asse gira nell’arco
dell’anno intorno al Sole.
Questo grande scienziato la
cui opera fu fondamentale per
l’evoluzione della scienza e
per la storia dell’umanità
nacque nel febbraio del 1473
a Torun in Pomerania, studiò
all’Università di Cracovia poi si trasferì in Italia.
Visse a Bologna dal 1456 al 1500 e qui iniziò gli studi
di diritto canonico e medicina. In quel periodo fu allievo
ed ospite di Domenico Maria Novara* professore di
matematica e astronomia dell’Ateneo bolognese, che lo
accolse nella propria abitazione situata all’incirca a metà
dell’attuale via Galliera (sull’arco di inizio portico
all’altezza del civico 65 è visibile una targa
commemorativa posta nel 1973 in occasione del V
centenario della nascita del grande scienziato polacco).
L’ambiente culturale astronomico italiano e bolognese
ebbe una grande influenza su Copernico anche se già a
Cracovia avrebbe potuto venire a contatto con un
qualche tipo di eliocentrismo. Egli tentava quindi di
trovare soluzione a problemi quali l’ordine effettivo dei
54
Tracce di Astronomia a Bologna
pianeti, l’esistenza della “trepidazione”(serie di piccoli
movimenti vibratori di un corpo rotante), la variazione
della luminosità della luce dei pianeti e soprattutto della
Luna.
Una volta laureatosi, nel 1500, Copernico insegna
astronomia a Roma e l’anno seguente ottiene il permesso
di studiare medicina a Padova. Non ancora soddisfatto si
laurea anche in diritto canonico a Ferrara nel 1503 per poi
fare ritorno in Polonia.
Qui inizia la stesura della sua opera principale: il De
revolutionibus orbium celestium-la rivoluzione delle sfere
celesti- che verrà pubblicato solo nel 1543, poco prima
della sua morte avvenuta il 24 maggio dello stesso anno.
Nel suo trattato Copernico riprende l’antica ipotesi
eliocentrica, inoltre, in base al principio della relatività ogni movimento nello spazio può essere spiegato o per il
movimento della cosa osservata o per quello di colui che
osserva- arriva ad ipotizzare il triplice moto della Terra
attorno al proprio asse, intorno al Sole e rispetto al piano
dell’eclittica.
La rivoluzione copernicana non consistette in un
perfezionamento dei metodi dell’astronomia, né in una
scoperta di nuovi dati ma piuttosto nella costruzione di
una cosmologia nuova fondata sui dati stessi forniti
dall’astronomia tolemaica riprendendo l’antica teoria di
Aristarco (il primo ad enunciare la teoria eliocentrica).
55
Tracce di Astronomia a Bologna
Scheda n. 4
Magini Giovanni Antonio (Via)
Quartiere Savena: da Via Pontevecchio a Via Vermena
Giovanni Antonio Magini, noto anche con il nome latino
di Maginus, nacque a Padova il 13 giugno 1555 e fu
matematico, astronomo, astrologo e cartografo. Iniziò gli
studi nella sua città natale poi si trasferì a Bologna dove
frequentò l’Università portando a termine i suoi studi in
filosofia nel 1579 anche se il suo grande interesse fin
dalla giovane età erano le matematiche.
In seguito si dedicò all’astronomia e, pur sostenendo il
sistema geocentrico (che poneva la Terra al centro
dell’Universo) ammetteva come ipotesi di lavoro la teoria
copernicana riconoscendone la maggiore semplicità di
calcoli. E’ del 1582 il suo
trattato Ephemerides
Coelestium motuum che
fu tradotto in italiano
l’anno seguente.
In quanto sostenitore
dell’idea di immobilità
della Terra, Magini ideò
un suo originale modello
planetario che si aggiunse
a quelli già esistenti e che riuniva in sé le idee di
Copernico e Tolomeo. La sua nuova teoria consisteva
nella rotazione di stelle e pianeti che, senza possedere un
loro moto autonomo, fossero mossi dalle loro orbite o
sfere. Magini espose dettagliatamente la sua teoria in un
trattato pubblicato a Venezia nel 1589.
Abilissimo nel calcolo di Effemeridi e Tavole
astronomiche, ebbe anche grande talento per
l’esecuzione materiale degli strumenti nonché nella
56
Tracce di Astronomia a Bologna
costruzione di specchi sferici metallici e di quadranti.
Grazie alle sue capacità raggiunse grande fama ed
esperienza tanto da essere preferito al giovane Galilei
nell’occupare (nel 1589) la cattedra di Matematica presso
l’Università bolognese.
La grande considerazione ottenuta da Magini tra i
contemporanei fu dovuta anche all’intensa
corrispondenza con tutti gli uomini illustri del suo tempo,
studiosi di scienze matematiche e geografiche, da Galilei
stesso, a Tycho Brahe e Keplero che, nel 1610 gli chiese
di recarsi a Praga per intraprendere con lui la
compilazione di nuove effemeridi celesti. Magini però non
accettò l’invito per non lasciare la cattedra bolognese che
mantenne fino al 1617. Indiscutibile è pure il valore di
Magini come geografo e cartografo. La sua edizione con
commentario descrittivo della Geografia di Tolomeo,
apparsa la prima volta a Venezia nel 1596, ha grande
importanza perché alle 27 carte tolemaiche ne furono
aggiunte altre 37 nuove che formarono un vero atlante
moderno.
Nell’ultimo periodo della vita Magini si dedica ad un
atlante d’Italia per il quale volle eseguire egli stesso in
gran parte carte originali ricavate dai rilievi ufficiali fatti
eseguire dai vari governi italiani. Il suo Atlante geografico
d’Italia composto da 61 tavole, fu dedicato a Ferdinando
Gonzaga Duca di Mantova che lo sostenne in questo
grande progetto. Nel frattempo Magini si occupava della
preparazione dei figli del Duca negli studi matematici e
ricopriva il ruolo di astrologo di corte. Un ulteriore campo
della sua attività fu pure l’astrologia medica in quanto
convinto assertore dell’influenza delle stelle sul mondo
della natura. L’Atlante geografico d’Italia fu pubblicato tre
anni dopo la sua morte, nel 1620, dal figlio Fabio.
Giovanni Antonio Magini morì l’11 febbraio 1617 a
Bologna e fu sepolto nella Chiesa dei Domenicani.
57
Tracce di Astronomia a Bologna
Il suo nome latino, Maginus, fu assegnato in suo onore
ad un cratere della Luna (vedi scheda biografica di
Francesco Maria Grimaldi).
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Tracce di Astronomia a Bologna
Scheda n. 5
Galileo Galilei (Piazza)
Quartiere Saragozza: comunica con le vie Battibecco,
Marescalchi, dei Gargiolari, degli Agresti e
Sant’Arcangelo
Nacque a Pisa il 15 febbraio 1564 da Vincenzo Galilei,
noto per i suoi studi di musica, e da Giulia Ammannati.
Compiuti i suoi studi a Pisa, nel 1581, anziché
approfondire la Medicina nella Facoltà a cui si era iscritto
preferì dedicarsi ad osservazioni di fisica ed alla
matematica. E’ di quegli anni la prima scoperta di
Galileo: la legge dell’isocronismo (ovvero la costanza del
periodo di oscillazione) del moto pendolare compiuta
osservando oscillare una lampada nel Duomo di Pisa. In
seguito iniziò a studiare opere di Archimede che erano
state tradotte da poco in latino.
Uno dei primi scritti di Galilei “La bilancetta” del 1586 in
certo modo costituisce il suo debutto nella vita scientifica
del tempo. Del 1587 è un altro lavoro di Galilei ispirato da
Archimede: si tratta di alcuni teoremi sul centro di gravità
dei corpi.
Iniziò ad insegnare matematica a Pisa senza aver
concluso l’università ed entrò in contatto con i maggiori
esponenti dell’epoca in questa materia, occupandosi nel
contempo particolarmente di meccanica. I suoi studi sul
movimento dei corpi sono raccolti nell’opera De motu che
aprirà la strada alla dinamica moderna.
Nel 1592 ottenne la cattedra di matematica presso
l’Università di Padova, città in cui trascorse i 18 anni più
produttivi della propria vita grazie anche alla grande
libertà di pensiero di cui si godeva nell’ateneo padovano.
Frattanto, dalla convivenza di Galileo con la veneziana
Marina Gamba nascono tre figli, due femmine, entrambe
destinate al convento, e un maschio.
59
Tracce di Astronomia a Bologna
Galileo si occupò, come già detto, oltre che di
matematica e di fisica, anche di astronomia. Fu in quel
periodo (1604) che scoprì la legge della caduta dei gravi.
Poco più tardi, nel 1609, costruì il suo celebre
cannocchiale dopo aver avuto notizia che in Olanda era in
uso uno strumento ottico (definito “occhiale”) per far
vedere “le cose lontane così perfettamente come se
fossero state molto vicine” ed iniziò le sue osservazioni
celesti. Rivolgendo lo strumento al cielo compì le sue
maggiori scoperte: l’individuazione di stelle sconosciute,
dei quattro satelliti di Giove che definì Astri Medicei in
onore di Cosimo II dei Medici, e della natura montuosa
della Luna. Riguardo quest’ultima scoperta, con le sue
accuratissime osservazioni Galilei contraddice una delle
assolute certezze dell’epoca e cioè che il nostro satellite
fosse una sfera perfetta e con la
superficie uniforme. Nel suo
disegno sui Crateri della Luna le
sovrabbondanti dimensioni dei
crateri stessi hanno l’ evidente
scopo didattico di far meglio
comprendere all’osservatore
come giochi di luce e di ombra
causati dall’illuminazione del Sole
mettano in risalto rilievi e
depressioni della superficie lunare. E per togliere ogni
dubbio sulla montuosità della superficie lunare Galilei pone
questa domanda a chi osserva: “E sulla Terra, prima che
si levi il Sole, mentre ancora l’ombra occupa le pianure, le
cime dei monti più alti non sono forse illuminate dai raggi
solari?”
In breve tempo Galileo scopre gli anelli di Saturno, le
macchie solari, le fasi di Venere e giunge alla
pubblicazione del fondamentale Sidereus Nuncius, studio
astronomico del 1610.
60
Tracce di Astronomia a Bologna
Era tutto un mondo nuovo che veniva a conoscenza
degli uomini. La fama di Galileo cresce notevolmente ed
egli fece ritorno a Firenze. Le sue scoperte ottennero il
riconoscimento di autorevoli scienziati come Keplero e dei
potenti astronomi gesuiti del Collegio Romano,
probabilmente ancora inconsapevoli delle implicazioni del
programma galileiano.
Presto però si scatenarono le polemiche e si destarono i
primi sospetti di eresia da parte dell’Inquisizione. Galileo
vuole rivendicare l’indipendenza della scienza dalla
religione e il diritto alla libera ricerca scientifica ed espone
il proprio pensiero nelle quattro famose Lettere
copernicane. Malgrado le numerose e potenti amicizie, il
24 febbraio del 1616, da un decreto del cardinale
Bellarmino, Galileo viene ammonito ad astenersi dal
professare e insegnare la teoria copernicana in quanto
inconciliabile con la fede cattolica.
Galileo, seppure amareggiato, rimane fermo nelle
proprie convinzioni e intraprende, nel 1624, la
composizione del Dialogo dei Massimi Sistemi.
Dopo diversi anni di aggiustamenti e vari negoziati per
ottenere il permesso di stampa, finalmente, nel 1632 esce
il capolavoro della letteratura scientifica di ogni tempo.
L’Inquisizione però sequestra il libro e ordina all’autore di
recarsi a Roma dove viene processato e condannato per
aver disobbedito al decreto di Bellarmino del 1616. Dopo
cinque mesi il processo si conclude con la sentenza del
Santo Uffizio che proibisce il Dialogo, costringe Galilei
all’abiura e lo condanna al carcere formale. Grazie alla sua
fama e al suo atto di sottomissione Galilei non viene
incarcerato ma relegato prima a Siena poi, nel 1633 nella
sua villa di Arcetri, presso Firenze.
L’8 gennaio del 1642, cieco e debilitato Galileo muore
nel suo “continuato carcere ed esilio”. Soltanto nel 1736 le
sue spoglie vennero trasportate nella basilica di Santa
Croce a Firenze.
61
Tracce di Astronomia a Bologna
Scheda n.6
Grimaldi Francesco Maria (Via)
Quartiere Porto: da via delle Lame a Piazza Azzarita
Targa affissa nel Palazzo Grimaldi in via San Felice 26 a Bologna
Francesco Maria Grimaldi, nacque Bologna nel 1618, fu
professore di matematica e fisica al Collegio dei Gesuiti
per molti anni. Fu uno dei maggiori fisici del suo tempo,
attento e puntuale osservatore scoprì la diffrazione della
luce (il termine diffrazione risale a lui) documentata nella
sua opera “Physico-mathesis de lumine” pubblicata a
Bologna nel 1665, due anni dopo la sua morte, e che
influenzò moltissimo Newton per lo studio dell’ottica.
Osservò con attenzione la Luna e le sue macchie
realizzando una accurata compilazione di una carta della
Luna caratterizzata da una nomenclatura contenente circa
300 nomi, 200 dei quali tuttora in uso. La mappa era
inserita nell’opera di Riccioli, intitolata Almagestum
Novum, perciò di solito, e ingiustamente, si fa riferimento
62
Tracce di Astronomia a Bologna
a costui come all’unico autore di entrambi i lavori Riccioli e
Grimaldi distinsero sulla superficie lunare tre generi di
oggetti: i crateri, i “mari” e le “terre”. Ai crateri assegnò i
nomi di grandi uomini, antichi o moderni, reali o mitici.
Per i personaggi più antichi scelse l’emisfero nord, ed è
perciò che qui troviamo Aristoteles, Archimedes,
Aristarcus, Herodotus, Pythagoras, Plato e Thales. In
questa zona collocò anche i pochi nomi provenienti dalla
mitologia greca, come Hendymion, Cepheus, Atlas,
Hercules. A studiosi più recenti, quelli del Rinascimento,
riservò invece l’emisfero sud, dove troviamo Tycho,
Regiomontanus, Clavius, Petavius, Langrenus, Vendelinus,
Maginus*, ecc. Per i “mari” usò nomi di fantasia, in lingua
latina logicamente. Mare Imbrium (delle Piogge), Mare
Crisium (delle Crisi), Mare Nectaris (del Nettare), Mare
Nubium (delle Nubi), Mare Vaporum (dei Vapori), Mare
Tranquillitatis (della Tranquillità) - quest’ultimo diventato
famoso per l’atterraggio dell’Apollo 11 nel 1969 - tutti
questi nomi apparvero per la prima volta sulla sua mappa.
Nomi di fantasia simili a quelli citati adoperò per le “terre”
ma l’idea delle “terre” fu presto respinta perché creava
equivoci e perplessità: con “terra” si indicava infatti, allora
come oggi, anche il nostro pianeta, e generava per lo
meno confusione l’uso di tale termine proprio sulla luna.
Francesco Maria Grimaldi si spense a Bologna nel
dicembre del 1663 a soli 45 anni di età.
63
Tracce di Astronomia a Bologna
Scheda n.7
Cassini Giovanni Domenico (Via)
Quartiere Reno: dalla Rotonda O.Malaguti a via R.Sanzio
Nacque a Perinaldo (Imperia) nel 1625, studiò a
Genova presso i gesuiti filosofia, teologia e matematica
mostrando interesse particolare per l’astronomia.
Raggiunse infatti ben presto fama di valente astronomo,
tanto che il marchese Cornelio Malvasia, senatore della
città di Bologna e cultore di astronomia, lo invitò ad
occuparsi del suo osservatorio privato a Panzano, nel
modenese, ora purtroppo distrutto. Cassini accettò la
proposta ed iniziò così la prima parte della sua carriera.
Nel 1650, gli venne affidato l’insegnamento nello Studio
bolognese, dove incontrò matematici ed astronomi
importanti quali i gesuiti Riccioli e Grimaldi*, che lo
convinsero dell’importanza di osservazioni celesti
accurate e sistematiche e della necessità dello sviluppo e
della costruzione di nuove strumentazioni per
l’osservazione dei corpi celesti.
Nel 1652 Cassini
osservò e studiò la
cometa apparsa nel
cielo di Bologna
pubblicando la sua
prima opera
astronomica, De
cometa anni 1652 et
1653. Per affrontare il
problema della scelta
tra sistema eliocentrico e geocentrico erano necessarie
misure più precise del moto apparente del Sole e proprio
per questo scopo, Cassini suggerì la costruzione,
all’interno della basilica di San Petronio, di una meridiana
che sostituisse quella tracciata da Egnazio Danti un
64
Tracce di Astronomia a Bologna
secolo prima e destinata ad essere distrutta dai lavori di
ampliamento della chiesa. Lo strumento accuratamente
costruito (67,84 m di lunghezza della linea meridiana e
27,10 m di altezza del foro visibile sulla volta) gli permise
di confrontare le variazioni del diametro solare proiettato
sul pavimento della chiesa.
Nel 1664, grazie ad un telescopio di circa sei metri,
fabbricato a Roma da uno dei migliori costruttori di lenti
del XVII secolo, Cassini ricominciò le osservazioni di
Giove. Notate varie macchie stabili sul pianeta, tra le
quali anche la famosa “macchia rossa”, seguì Giove per
ventinove rotazioni. All’inizio del 1666 osservò le macchie
su Marte, studiò la rotazione del pianeta e ne calcolò il
periodo in 24 ore e 40 minuti (tre minuti in meno del
valore attualmente accettato). Realizzò tavole dei moti
dei satelliti di Giove e pubblicò, nel 1668, le Ephemerides
Bononienses mediceorum siderum, che furono usate per
diversi decenni rendendo così l’astronomia bolognese ai
primi posti in Europa.
Colbert, ministro di Luigi XIV, offrì a Cassini di entrare a
far parte dell’Académie come corrispondente e
successivamente lo invitò a Parigi per collaborare alla
realizzazione del nuovo osservatorio, la cui costruzione
era appena iniziata. Nel 1673, sebbene richiamato in
patria diverse volte, sia dal Senato bolognese che dal
Papa, Cassini rese definitivo il suo trasferimento a Parigi,
assumendo la cittadinanza francese. Durante un viaggio
in Italia, passò per Bologna e nel 1695 restaurò la
meridiana e ne corresse gli errori, con l’aiuto di Domenico
Guglielmini, con il quale, nello stesso anno, pubblicò i
dettagli di questo lavoro ne La Meridiana del Tempio di
San Petronio.
A Parigi scoprì quattro satelliti di Saturno e che il suo
anello era suddiviso in due parti, separate da una stretta
banda oscura, ora chiamata appunto “divisione di
Cassini”.
65
Tracce di Astronomia a Bologna
Morì a Parigi nel 1712 completamente cieco
condividendo il destino di altri grandi scrutatori celesti
come Eratostene e Galileo*.
A Cassini è stata intitolata la navicella spaziale inviata
verso Saturno nel 2004 per penetrare nell’atmosfera del
satellite Titano, scendere sulla sua superficie e
analizzarne le caratteristiche. A tutt’oggi la sonda
Cassini ha evidenziato due estese chiazze scure sulla
superficie di Titano, prive di rilievi o pendii e dalla forma
che ricorda quella dei grandi laghi terrestri tanto da far
ipotizzare si tratti di due “mari” di metano liquido.
66
Tracce di Astronomia a Bologna
Scheda n.8
Newton Isacco (Via)
Quartiere Reno: da Via E.Torricelli a Via M.Buonarroti
Isacco Newton nacque nel 1642 in Inghilterra, nel
Lincolnshire, da una famiglia di allevatori. Il padre morì
tre mesi prima della sua nascita. La madre, qualche anno
dopo si risposò ed Isaac venne affidato alle cure della
nonna. In quegli anni si dice fosse molto infelice e non
avesse buoni rapporti col patrigno che anzi detestava a
tal punto da voler incendiare la sua casa. Adolescente,
costruiva meridiane, orologi ad acqua e modelli
funzionanti di mulini.
Proseguendo gli studi a Cambridge preferiva i filosofi
più moderni dell’epoca come Cartesio, Galileo∗,
Copernico∗, Keplero.
Dal 1670 si occupò di ottica studiando la rifrazione della
luce e fu il primo a chiarire che
la luce bianca è composta da
tutti gli altri colori. Dimostrò
che un prisma può scomporre
la luce bianca in uno spettro di
colori, e che quindi una lente
ed un secondo prisma possono
ricomporre uno spettro di molti
colori in luce bianca
concludendo da questo lavoro
che ogni telescopio rifrattore
avrebbe sofferto della
dispersione della luce in colori.
Newton inventò quindi il
telescopio riflettore che
risolveva il problema della dispersione.
67
Tracce di Astronomia a Bologna
Si racconta, ma è una leggenda, che Newton fosse
seduto sotto un melo quando uno dei frutti gli cadde sulla
testa e questo fatto lo facesse ragionare sulla
gravitazione e sul perché la Luna non cadesse sulla Terra
come la mela. Iniziò a pensare dunque ad una forza che
diminuisse con l’inverso del quadrato della distanza,
come l’intensità della luce. Ma Newton non tenne conto di
alcune variabili sulle perturbazioni planetarie e i suoi
calcoli sul moto della Luna non tornavano. Deluso,
interruppe i suoi studi sulla gravitazione. Nel 1679
riprese le proprie teorie sulla gravitazione, sulla
meccanica classica e sugli effetti di queste sulla
determinazione delle orbite dei pianeti e sulle leggi di
Keplero. Su questo argomento scrisse (nel 1684) De
Motu Corporum che conteneva le leggi sul moto dei corpi
e avrebbe dato inizio alla sua pubblicazione più
importante “Principi matematici della filosofia naturale”
comunemente chiamata “Principia”.
Quest’opera, pubblicata in tre volumi nel 1687 e
considerata un capolavoro della storia della scienza definì
la legge della gravitazione universale ossia che la stessa
forza che provoca la caduta dei gravi fosse quella che
costringe la Luna a percorrere un’orbita chiusa intorno
alla Terra e i pianeti a percorrere orbite ellittiche intorno
al Sole.
Newton divenne molto noto e riconosciuto
internazionalmente, ebbe intense relazioni con altri
studiosi ma ne riportò anche cocenti delusioni tanto da
cadere in preda a gravi esaurimenti nervosi. Alcuni
ritengono che Newton si sia addirittura avvicinato alla
pazzia e che causa di ciò fossero anche i vapori di
mercurio respirati durante i suoi numerosi esperimenti di
alchimia.
Durante la sua vita non ebbe molte relazioni
sentimentali, anzi si racconta che la sua decisione di
astenersene fosse adottata da lui stesso come mezzo per
esaltare la nevrosi creativa che si produceva, a vantaggio
68
Tracce di Astronomia a Bologna
della scienza. Pare che le più importanti scoperte di
Newton, la gravità ed il principio di azione-reazione,
abbiano coinciso con i momenti più forti di esaurimento
nervoso.
Newton fu anche membro del Parlamento dal 1689 al
’90, e nel 1701, anno in cui pubblicò anonimamente una
legge della termodinamica ora conosciuta come “legge di
Newton del raffreddamento”. Nel 1703 divenne
presidente della Royal Society e associato della
Académie des Sciences. Nel 1705 fu nominato Cavaliere
dalla regina Anna.
Newton non si sposò mai, né ebbe figli riconosciuti.
Morì a Londra il 20 marzo 1727 e fu sepolto nell’Abbazia
di Westminster. Dopo la morte il corpo è stato riesumato
ed è stata trovata un’alta quantità di mercurio nei suoi
capelli, probabilmente a causa dei numerosi esperimenti
di alchimia che svolgeva regolarmente il mese di
settembre di ogni anno. Fu definito, per il fascino che
questa antica disciplina esercitava su di lui “non il primo
dell’età della ragione ma l’ultimo dei maghi”.
69
Tracce di Astronomia a Bologna
Scheda n. 9
Manfredi Eustachio (Via)
Quartiere S.Vitale: da Via G.Massarenti a Via A.Venturoli
Eustachio Manfredi nacque a Bologna nel 1674 e vi morì
nel 1739. Dopo aver frequentato le scuole presso il
Convento dei Gesuiti si laureò in Diritto civile e canonico.
Nella sua casa si tenevano riunioni periodiche alle quali
partecipavano i fratelli Emilio, Eraclito e Gabriele, le
sorelle Maddalena e Teresa e gli amici con i quali
discuteva di filosofia, di problemi matematici, di
letteratura, di storia e di poesia. Da queste riunioni
nacque un’Accademia che fu detta “degli Inquieti”. Nel
frattempo Eustachio approfondiva con eccellenti risultati
gli studi di matematica, di idraulica (in cui ebbe come
maestro Domenico Guglielmini) e geografia affrontando il
problema della determinazione astronomica delle
coordinate geografiche. A
questo proposito, nella
metà del secolo, Gian
Domenico Cassini∗ aveva
sviluppato un metodo
pratico per la
determinazione della
longitudine geografica
osservando le eclissi dei
satelliti di Giove e senza
dubbio i suoi lavori avevano
dato l’impronta agli studi e
alle ricerche del giovane
Manfredi. L’astronomia ebbe
poi l’impegno maggiore da parte di Eustachio soprattutto
in seguito all’incontro con un uomo di scienza del livello
di Luigi Ferdinando Marsili. Manfredi eseguiva
70
Tracce di Astronomia a Bologna
osservazioni dalla Specola di casa Marsili che era stata
attrezzata con i più moderni strumenti importati da
Londra, Parigi e dalla Germania. Nel 1711 fu fondato
l’”Istituto Marsiliano delle Scienze” e a Manfredi venne
assegnato l’incarico di astronomo. Il suo programma era
più di geografia astronomica che di astronomia vera e
propria, come detto più sopra, e si trova conferma di ciò
in un suo scritto indirizzato a Marsili mentre si trovava in
Roma:”il frutto principale che si ricava dalle osservazioni
astronomiche è la riforma della geografia. Quella
dell’Italia ne ha gran bisogno…”.
Una delle più importanti fra le sue opere, iniziata nel
1712, fu la compilazione delle “Ephemerides
Bononienses” che riportava tabelle e grafici indicanti le
posizioni degli astri per ogni anno solare realizzata con il
sostanziale aiuto delle sorelle Maddalena e Teresa.
Sempre nel 1712, su progetto di Manfredi, si iniziò la
costruzione della Torre della Specola che avrebbe
ospitato l’osservatorio astronomico della città di Bologna.
Nella torre infatti egli potè effettuare osservazioni assidue
di tutti i fenomeni celesti quali eclissi, occultazioni,
transiti di pianeti sul disco solare e passaggi di comete.
Per la profondità e l’accuratezza delle sue opere che
avevano contribuito a rendere Bologna un centro
astronomico di importanza europea, nel 1726 Manfredi fu
nominato membro della Reale Accademia delle Scienze di
Parigi e, in seguito (1729) della Royal Society of Sciences
di Londra.
Le sue lezioni universitarie furono raccolte e pubblicate
dieci anni dopo la sua morte, avvenuta tra il 14 e il 15
febbraio del 1739 a Bologna.
71
Tracce di Astronomia a Bologna
Scheda n. 10
Filopanti Quirico (Viale)
Quartiere S.Vitale: da Piazza di Porta S.Donato a Piazza
di Porta S.Vitale.
Quirico Filopanti nacque a Budrio, in provincia di
Bologna, nel 1812 con il nome di Giuseppe Barilli figlio di
un falegname del luogo. Lo pseudonimo di Quirico
Filopanti fu scelto da lui stesso per la grande
ammirazione nutrita per la Roma antica.
Si laureò in Matematica e Filosofia presso lo Studio
bolognese nel 1834 divenendo in seguito professore di
Meccanica e Idraulica.
Quirico Filopanti appartenne senza dubbio ai
personaggi protagonisti dell’Ottocento italiano, colui che
portò nuove forze all’Astronomia bolognese trascurata
da tempo. A conferma dello scarso interesse per questa
disciplina in tale periodo vi è l’affermazione di un
astronomo viennese che definì la Specola bolognese:“un
antico edifizio, il quale offre più soggetto di studio
all’archeologo che all’astronomo…”
Filopanti fece parte della Costituente della Repubblica
Romana, fu eroe risorgimentale, combattè nel Trentino
insieme a Garibaldi che lo definiva suo “maestro e
professore dell’infinito”. Fu sempre impegnato nella
conquista di migliori condizioni sociali per i lavoratori, la
classe meno favorita di cui si sentiva parte, e nella
divulgazione in particolare dell’Astronomia su cui teneva
spesso affascinanti conferenze all’aperto perché il suo
pubblico potesse vedere direttamente il cielo e i corpi
celesti di cui parlava. Il suo cielo era popolato da un
infinito numero di pianeti che egli affermava “forniti di
tutte le condizioni necessarie per essere abitati” e da
72
Tracce di Astronomia a Bologna
stelle e nebulose componenti il Cosmo in cui la Via
Lattea era parte principale.
Dopo la caduta della Repubblica Romana si rifugiò
negli Stati Uniti e in seguito a Londra dove per vivere
impartiva lezioni di italiano e matematica, lavorando nel
contempo al suo libro
“Miranda”. In questa
pubblicazione Filopanti
espose la sua idea
originale e innovativa
sui fusi orari, cioè un
“ripensamento” della
misura del tempo in
modo da raggiungere
un sistema coordinato
a livello mondiale.
Nel 1860 fece ritorno
in patria dove rifiutò la
cattedra vinta nel ’48
non intendendo
giurare fedeltà alla
monarchia. Nel 1864
venne riammesso alla docenza universitaria grazie ad
una petizione degli studenti per cui egli riprese le sue
mansioni in veste di “libero insegnante” di meccanica
applicata.
Abbandonato l’insegnamento universitario nel 1868, fu
eletto deputato al Parlamento nel partito repubblicano.
Nelle elezioni politiche del 1876 venne eletto a pieni voti
per il collegio di Budrio e Medicina.
Il 18 dicembre 1894 Giuseppe Barilli, detto Quirico
Filopanti, chiude la propria esistenza nell’Ospedale
Maggiore di Bologna. Gli furono rese esequie solenni e fu
sepolto nel cimitero di Budrio, suo paese natale.
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Tracce di Astronomia a Bologna
Scheda n. 11
Einstein Albert (Via)
Quartiere Reno: da Via L.da Vinci a Via R.Sanzio
Albert Einstein visse 76 anni densi di avvenimenti molto
rilevanti sia per la scienza che per la storia dell’umanità.
Albert ebbe un’infanzia ed un’adolescenza un po’
particolari. Soffrì di disturbi del linguaggio che gli
impedirono di parlare speditamente fino all’età di 9 anni e
fu uno studente svogliato e indisciplinato tanto che non ci
si sarebbe aspettati da lui che divenisse il più grande
fisico del ‘900. Nacque a Ulm, in Germania, nel 1879 e
l’essere ebreo deve aver
condizionato il suo
percorso scolastico
trovandosi, per difficoltà
finanziarie della famiglia,
a frequentare un istituto
elementare cattolico alla
cui disciplina si ribellava.
In seguito, nel 1894 finì
per abbandonare il
Ginnasio di Monaco di
Baviera e raggiungere a
Pavia la famiglia che vi
si era trasferita per
motivi di lavoro.
Nell’autunno del 1895 Albert fu bocciato all’esame di
ammissione al Politecnico di Zurigo, tuttavia un
professore di fisica si accorse che la preparazione
dell’allievo in matematica e fisica era nettamente
superiore alla media. Venne trovata quindi una soluzione
per il proseguimento degli studi del giovane Einstein che
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Tracce di Astronomia a Bologna
avrebbe frequentato per un anno la scuola cantonale di
Aaran per essere ammesso al Politecnico l’anno seguente.
Durante i corsi di fisica, la materia che preferiva, conobbe
l’unica donna che frequentasse il Politecnico, Mileva
Maric, che sarebbe diventata sua moglie nel 1903. Per gli
studi questa volta le cose andarono per il meglio e Albert,
dopo il diploma nell’ottobre del 1896 si trasferì a Zurigo
per iniziare i corsi di abilitazione all’insegnamento di
matematica e fisica. Cercare poi un’occupazione non fu
impresa facile, varie domande per ottenere un posto di
assistente non ebbero esito positivo fino a che riuscì ad
entrare nel 1902 come esperto tecnico all’Ufficio Brevetti
di Berna, dopo aver ottenuto la cittadinanza svizzera.
All’Ufficio Brevetti incontrò due colleghi di lavoro coi quali
iniziò a discutere sulla sua teoria della relatività che
avrebbe rivoluzionato la fisica, e con cui fondò
l’Accademia Olimpia in cui i tre amici e unici membri,
ragionavano anche di filosofia e letteratura. In quel
periodo Einstein pubblicò diversi lavori: sulla teoria della
relatività che ha rappresentato il primo grande progresso
dopo Newton nell’interpretazione della forza di gravità,
sulla esistenza degli atomi, e sulla legge dell’effetto
fotoelettrico che gli valse il conferimento del Premio
Nobel nel 1921. Nel 1917 pubblicò Considerazioni
cosmologiche sulla teoria della relatività generale in cui
immaginò un Universo omogeneo, eterno ed immobile,
costituito da infinite stelle e con densità uniforme, un
modello cosmologico che venne accettato fino al 1929
quando Hubble annunciò di possedere le prove
dell’espansione dell’Universo. Poi la vita di Einstein si
snodò tra viaggi e conferenze in ogni parte del mondo,
riconoscimenti e onorificenze, la docenza in molte
università e, nel privato, la nascita di due figli – Hans
Albert nel 1904 e Eduard nel 1910. Dopo il divorzio dalla
prima moglie passò a seconde nozze con la cugina Elsa.
Nonostante la sua popolarità crescesse di continuo
Einstein rimase sempre una persona semplice e riservata
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Tracce di Astronomia a Bologna
che utilizzò la propria notorietà solo per iniziative da lui
ritenute giuste, come schierarsi tra i pacifisti e mettere al
servizio delle cause in cui credeva anche la sua grande
passione per il violino, trasmessagli dalla madre, che lo
portò più volte a suonare in pubblico per raccogliere
fondi. Ancora perseguitato perché ebreo finì per rimanere
stabilmente negli Stati Uniti, a Princeton. Nel 1939, alla
vigilia della seconda guerra mondiale, scrisse due lettere
al Presidente Roosvelt perché l’America si impegnasse
negli studi sulla bomba atomica e sulla sua produzione.
Dopo gli orrori di Hiroshima e Nagasaki nell’agosto del
1945, Einstein affermò di aver commesso il più grande
errore della propria vita firmando quelle lettere. Da quel
momento divenne il più acerrimo nemico delle armi
atomiche e, quasi si sentisse responsabile per il
contributo scientifico che aveva fornito con la sua
scoperta del rapporto tra massa ed energia (il famoso
E=mc2) trascorse gli ultimi anni della vita a mettere in
guardia l’umanità contro il pericolo di autodistruzione a
cui andava incontro. In dicembre del 1498 durante un
ricovero ospedaliero ad Einstein venne diagnosticato un
aneurisma, intatto, all’aorta addominale; all’uscita
dall’ospedale fu immortalato mentre mostra la lingua ai
fotografi che lo aspettavano. Nell’aprile del 1955 entrò in
ospedale a Princeton dove sarebbe morto a causa della
rottura dell’aneurisma pochi giorni dopo. Il corpo venne
cremato a Trenton e le ceneri disperse in un luogo
segreto.
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Tracce di Astronomia a Bologna
Scheda n.12
Horn d’Arturo Guido (Giardino)
Quartiere Reno (nei pressi dell’Istituto Tecnico
Industriale O.Belluzzi di Via G.B.Cassini)
Il Giardino dedicato a Guido Horn d’Arturo è tra le
intitolazioni più recenti di Bologna. L’astronomo, nato a
Trieste nel 1879, morì nella nostra città nel 1967.
Al tempo della sua nascita, Trieste era governata
dall’impero austro-ungarico e Guido Horn, dopo la laurea
in Astronomia a Vienna, durante la prima guerra
mondiale volle arruolarsi volontario nell’esercito italiano e
nello stesso tempo sostituì il proprio cognome Horn che
tradiva le sue origini ebraiche, in d’Arturo in onore del
padre e della stella più brillante della costellazione di
Bootes. Con quel nome raggiunse il grado di capitano.
In seguito, dopo aver lavorato negli Osservatori di
Trieste, Catania, Torino e Roma, nel 1920 giunse a
Bologna dove fu docente di Astronomia e Direttore
dell’Osservatorio astronomico. Nella nostra città rimase
fino al pensionamento, tranne il periodo di
allontanamento a causa delle leggi razziali dal 1938 al
1945.
A Horn d’Arturo si deve il merito di aver dato nuovo
vigore all’astronomia del Novecento a Bologna. Tre
furono i grandi filoni della sua attività: una nuova sede
per l’Osservatorio di Bologna, a Loiano sul Monte Orzale
lontano dalle luci della città, la realizzazione del suo
“specchio a tasselli” del diametro di 1,80 m composto da
61 elementi orientabili singolarmente e capace di dar
luogo ad un ottimo strumento osservativo e la fondazione
della Rivista Coelum nel 1931 destinata a divenire uno
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Tracce di Astronomia a Bologna
dei principali periodici per astrofili, diretta e diffusa da
Horn stesso instancabilmente fino alla morte.
L’originale strumento di Horn nacque dalla scelta di
sostituire ad un’unica superficie riflettente un mosaico di
specchi concavi, aggiustati in modo da concentrare la
luce di una stella in un unico punto. Lo specchio a tasselli
è visibile nell’edificio
dell’antica Specola di
Bologna, al quarto piano
della Torre di Palazzo
Poggi.
Alla sua attività di
scienziato Guido Horn
univa la grande passione
per i libri che andava
accrescendo di numero e
riorganizzando nella
biblioteca
dell’Osservatorio nata al tempo della fondazione della
Specola bolognese da parte di Eustachio Manfredi*, e
dotata di un considerevole fondo antico. Horn si
preoccupò di garantire costante aggiornamento ed
evoluzione sia del materiale contemporaneo che
d’antiquariato cogliendo l’importanza di entrambi gli
aspetti, facendone quindi una biblioteca di ricerca, viva e
in continuo contatto con altri istituti astronomici sia
dell’Italia che dell’estero. Guido Horn anche dopo il
pensionamento continuò a seguire comunque, dal suo
studio all’interno della Torre astronomica, sia la Biblioteca
che la Rivista Coelum.
Il Dipartimento di Astronomia dell’Università di Bologna
ha dedicato a Guido Horn d’Arturo la Biblioteca che egli
stesso curò per quasi cinquant’anni, nella sua nuova sede
di Via Ranzani. Essa dispone attualmente di circa 8000
libri, circa 900 riviste specializzate e di 2500 preziosi
volumi del fondo antico.
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Tracce di Astronomia a Bologna
Indice Bibliografico
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Toponomastica storica, 2° edizione riveduta e aggiornata,
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Š
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nella Certosa di Bologna, Bologna 1998
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www.oltremagazine.com/articolo-607, Il Cimitero
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1978
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AA.VV., a cura di R. Renzi – G. Roversi, Piccolo
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Š
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presso lo Studio di Bologna dal XII al XX secolo, CLUEB
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Savena a Bologna, Trimestrale di informazione, politica,
cultura e società del Quartiere SAVENA, Bologna 1988
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G. Paltrinieri – I. Frizzoni, Meridiane e Orologi
Solari di Bologna e Provincia, Edizioni Artiere, 1995
Š
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Certosa di Bologna, Bologna 1991-99
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L. Benacchio – A.Turricchia, Progetto
Educazionale “Alla scoperta del cielo”
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AA.VV.- Cielo! un percorso di Astronomia fino alla
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Tracce di Astronomia a Bologna
Š
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Š
E.Baiada – D.Maccaferri, Come fu che,
mediante una storia controversa…..Cassini fece la
meridiana (o meglio: l’eliometro) di S.Petronio, anno
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Š
AA.VV., Alchimia e Astrologia nell’Arte….da
Bologna verso il mondo, Hermatena edizioni, Bologna
2004
80