Ape ISISS N. 4 - Gobetti De Gasperi

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Ape ISISS N. 4 - Gobetti De Gasperi
MAGGIO 2011 - ANNO 2 – N. 4
Morciano, Largo Centro Studi 12/14
Magazine degli studenti dell’Istituto Gobetti - De Gasperi
INTERVISTE E
ATTUALITÀ
Da pagina 2
VOCI DAL
GOBETTI - DE GASPERI
Da pagina 12
IL LIBRO – IL FILM
Da pagina 16
www.isissmorciano.it
[email protected]
PLAYLIST
Da pagina 19
SPORT
Pagina 21
SALAGIOCHI
Pagina 22
2
Interviste e attualità
Intervista al Preside Prof. Franco Raschi
Voci per l’Africa 2011
collaborazione di Prezzemolo e a quella della moglie del capo villaggio,
che li hanno consegnati alle famiglie più bisognose . Quello che ci ha
colpito è la grande dignità di queste persone, in particolare dei bambini
che si dividevano spontaneamente le caramelle che regalavamo.
1. Innanzitutto di cosa tratta questo progetto?
Il progetto voci per l africa è nato 2 anni fa in seguito ad un’esperienza di
Anna Sanchi, che insegna alla formazione professionale di volontariato
in Madagascar e in Kenya. Attraverso questo progetto, la scuola si
propone di sensibilizzare gli allievi all’idea della solidarietà verso i paesi
piu poveri e all’idea dell’integrazione culturale per la lotta a ogni forma
di xenofobia.
Quali sono state le sue impressioni?
Innanzitutto l’importanza di aiutare in modo diretto i paesi africani che si
trovano nel continente più povero del mondo e che loro malgrado sono
ancora in grado di testimoniarci l’esistenza di comunità e di ambienti
naturali ancora incontaminati dal villaggio globale (a parte la villa di
Briatore nel bel mezzo della spiaggia di Malindi).
La Redazione Giulia Tasini, Giulia Costa, Elia Pari 4A
2. Dove si è svolto il viaggio?Com’era il luogo dove ha soggiornato?
Quest’anno siamo andati in Kenya, dove abbiamo finanziato attraverso il
CISP la costruzione di due scuole nel distretto di Magherini (provincia)
che è a circa un’ora e mezzo da Malindi. Le due scuole si trovano
precisamente una a Bora Bora e l’altra a Saba Saba. Abbiamo
soggiornato a Watamu, che si trova a 5 km da Malindi, presso un
villaggio della Eden Viaggi dove abbiamo trovato ben 30 morcianesi con
noi.
Durante il vostro soggiorno cosa avete fatto oltre alla visita delle
scuole?
Oltre alla visita delle scuole abbiamo incontrato a Malindi il responsabile
nazionale del CISP, che si chiama Sandro De Luca e la cantante Paola
Turci, che non è nuova a queste iniziative di solidarietà e che ci ha
accompagnato durante tutto il tour. Abbiamo inoltre partecipato al Music
Malindi Festival for children, organizzato dal CISP, per diffondere il
concetto di diritto all’istruzione per tutti i bambini, al quale hanno
partecipato i piu importanti rapper keynoti e Paola Turci . Abbiamo
inoltre visitato il centro di igiene mentale costruito dal CISP, per aiutare i
bambini e le madri vittime di violenze in famiglia, mettendo a loro
disposizione anche la tutela legale.
Chi vi ha fatto da guida durante il vostro soggiorno?
Durante il nostro soggiorno abbiamo conosciuto fra i tanti beach boys
uno di nome “Prezzemolo” (nome che, come lui ci ha spiegato, deriva
dal fatto che è dappertutto), che è stata la nostra fidata guida durante le
escursioni, in particolare quella al “villaggio dei pescatori” nel quale è
nato. Si tratta di una piccola comunità tribale costituita da emigranti
zanzibarini che si regge prevalentemente sulla pesca. Abbiamo comprato
e distribuito due sacchi di farina per un totale di 24 kg, grazie alla
Magazine degli studenti dell’Isiss Gobetti – De Gasperi, scaricabile dal sito
www.isissmorciano.it
Gli studenti che vogliono partecipare possono inviare i loro articoli in
formato Word all’indirizzo email
[email protected]
La Redazione:
Elia Pari 4°A, Matteo Serafini 4°A, Luca Pronti 4°A, Linda Pangrazi 4°A,
Giulia Costa 4°A, Giulia Tasini 4°A, Erika Santochirico 3°A, Debora Sabba
3°A
Coordinatore:
Prof. Giuseppe Vanni
3
Interviste e attualità
Intervista al Prof. Marchetti sul progetto Cuore
“Impariamo a salvare una vita”
Che cos’è il progetto Cuore?
È un progetto fatto in accordo con l’IRC di Rimini (Italian Resuscitation
Council) che si occupa di prevenire le morti improvvise causate da
patologie cardiache. E’ svolto sotto il patrocinio dell’IRC di Rimini che
dà la possibilità agli studenti di ottenere un tesserino e un attestato di
operatore di B.L.S.D.a (rianimazione cardiopolmonare con
defibrillatore). La realizzazione del progetto è possibile grazie al
supporto del team sanitario di “Rimini-Cuore” e alla presenza,
all’interno del nostro Istituto, di tre docenti con competenze di “istruttori
di comunità”, i proff. Brancaleoni, Quattrocchi e Marchetti.
Quali sono gli obiettivi?
Abituare i ragazzi ad affrontare emergenze sanitarie. Gli obbiettivi sono
di far apprendere le tecniche del B.L.S.D.a (Basic Life Support
Defibrillation), cioè saper riconoscere cos’ha una persona che ha bisogno
di aiuto, oppure se ha bisogno di un aiuto immediato deve essere in
grado di saper fare la defibrillazione polmonare. All’arrivo del
defibrillatore deve essere in grado di utilizzarlo.
Tutto questo perché tante persone muoiono in Italia per morte cardiaca
improvvisa.
Come si svolge?
Nella scuola il progetto è stato così pianificato: il corso si svolge con le
classi quarte e quando i ragazzi poi arrivano in quinta faranno un
Retraining se negli anni successivi vorranno mantenere questo tesserino
valido (ha validità un anno). Il Retraining si fa per ricordare ciò che si è
imparato negli anni precedenti ma soprattutto perché ci potrebbero essere
delle novità, dato che ogni anno una commissione di medici della ERC
(a livello Europeo) si riunisce per cercare i modi migliori per fare
rianimazione. Questi modi si trovano dalla medicina basata
sull’evidenza, cioè si studiano diversi casi e si guarda qual è il sistema
migliore da utilizzare in base a vari studi e statistiche.
L’iter didattico del corso prevede un incontro pomeridiano di cinque ore
e trenta minuti:
• 30 minuti per istruire gli studenti circa le modalità e l’iter del
corso, le competenze che dovranno essere raggiunte e la
presentazione del personale sanitario che dirigerà il corso.
• Un’ora di lezione in aula multimediale per la presentazione, le
motivazioni, gli obiettivi del progetto e la teoria de “La catena
della sopravvivenza”.
• Quattro ore di training con manichino e defibrillatore, circa
mezz’ora per allievo.
Quanti sono i giovani coinvolti?
Nonostante possa sembrare molto pesante passare cinque ore, in realtà il
tempo scorre molto veloce.
Nell’anno scolastico 2010-2011 hanno partecipato al corso ed hanno
ottenuto la qualifica di B.L.S.D.a 143 studenti e 4 docenti. Nei mesi di
aprile e maggio parteciperanno al Retraining 96 studenti, 17 docenti e 8
ATA.
Dall’anno scolastico 2006-2007 ad oggi, hanno ottenuto il patentino di
operatore B.L.S.D.a 573 studenti, 27 docenti e 13 ATA.
Quindi il 75% dei nostri studenti termina il ciclo di studi anche con
competenze certificate di rianimazione cardiopolmonare con l’utilizzo di
defibrillatore; competenze considerevoli visto che in ogni ambiente di
lavoro, in ogni comunità, in qualunque circostanza ed in qualsiasi
momento, la presenza di persone che sappiano “cosa fare” e “cosa non
fare” in situazioni di drammatica emergenza, si rivela indispensabile.
Antonio Destro, uno dei fondatori e dirigenti e a lungo vice-presidente e
cardiologo dell’ USL di Rimini ci ha rilasciato un’intervista per ulteriori
chiarimenti su questa attività.
Quindi che cos’è in sintesi l’IRC?
E’ un’ associazione di medici infermieri che vuole fare conoscere le
tecniche elementari a chiunque per tentare di salvare una vita.
In cosa consiste il suo lavoro? E perché lo fa?
Dunque io svolgo parte del lavoro in ospedale e in parte fuori. La mia
intenzione è anche rivolta a istruire le guardie carcerarie a saper
utilizzare il defibrillatore semi-automatico in qualunque circostanza. Non
vivo il mio lavoro come un dovere, ma come un impegno sociale.
Frequentai un corso come quello che proponiamo oggi ai ragazzi, e da
qui nacque la passione di curare il prossimo.
Perché ha scelto di operare anche all’ esterno?
Perché secondo i dati raccolti il 60% delle persone non riesce ad arrivare
in ospedale in tempo durante un attacco cardiaco, perciò occorre istruire
i cittadini al primo soccorso.
La Redazione Erika Santochirico e Debora Sabba 3A
150 anni dell’unità d’Italia
L’Isiss il 7 Marzo al Palafiera per festeggiare l’evento
Per la ricorrenza dei centocinquant’anni dell’unità d’Italia è stato
proposto a tutte le classi quarte e quinte degli istituti de Gasperi e
Gobetti di partecipare a una manifestazione organizzata proprio di questo
evento. Il giorno 7 Marzo le classi, i professori e il dirigente scolastico
hanno partecipato a questo evento il quale è stato presentato da alcuni
studenti della stessa scuola. Questa manifestazione è stata aperta con la
visione di una parte dello spettacolo che Benigni ha fatto al festival di
Sanremo parlando sempre della storia d’Italia. Dopo questo breve inizio
hanno presentato l’evento prima il sindaco di Morciano Claudio Battazza
e poi il preside Franco Raschi; durante la loro presentazione sono stati
fatti vari ringraziamenti e varie anticipazioni sul contenuto della
giornata. In seguito c’è stato un ospite, Umberto Piersanti, un docente
universitario che ha fatto un lungo commento partendo dall’inizio della
storia d’Italia per arrivare poi ai giorni nostri. Il finale di questa lezione è
stato accompagnato da un grande applauso seguito dall’arrivo sul palco
dei due presentatori, gli alunni Mariotti e Spadoni, i quali, dopo aver
congedato il docente hanno accolto sul palco i gruppi musicali che poi
hanno suonato. In particolare l’attenzione è stata posta su un gruppo
formato dai professori che insegnano agli istituti de Gasperi e Gobetti,
dai quali prende spunto il nome del gruppo “DeGas.Go”; questi
professori sono: Francesco Tafuro alla tastiera, Demetrio Bastianelli alla
chitarra, Francesco De Nunzio alla chitarra, Riccardo Ronchi alla
chitarra, e due esterni che suonavano l’organo e la batteria, mentre alla
voce c’era una studentessa di 2E, Lisa Bretani.
L’evento del 7 marzo è stato molto apprezzato sia dagli studenti che dai
professori, tanto per il suo contenuto quanto per l’ottima organizzazione
con cui è stato svolto.
Luca Pronti 4A
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Interviste e attualità
Intervista alla prof Di Pumpo
referente del progetto “Scuole libere dal fumo”
Intervista alla prof. Bulzoni
sul progetto Bella Coopia
L’I.S.I.S.S “ Gobetti De Gasperi” di Morciano di Romagna
da diversi anni partecipa al progetto
Ideare un’attività imprenditoriale
sotto forma di cooperativa
Molte le attività realizzate nell’ambito di tale progetto, inserito nel
P.O.F.
a) “Se non fumi hai già tagliato il traguardo” con Mostra di lavori
su cartelloni realizzati dal ragazzi del biennio nella Giornata
Mondiale Senza Tabacco
b) Questionari di rilevazione “scuole libere dal fumo”
c) Formazione del gruppo dei Pari
d) Attività da parte dei Pari nelle classi del biennio su tematiche
inerenti al fumo e all’alcol.
e) Visite a luoghi di prevenzione a Reggio Emilia
f) Test carbossimetro e test di Fagestrom
Quest’anno la 3A ha partecipato al progetto Bella Coopia che viene
svolto con l’assistenza della lega cooperativa. Consiste nell’ideare
un’attività imprenditoriale sotto forma di cooperativa. La cooperativa
ideata dovrà essere ecosostenibile. Ideare un progetto di impresa
significa costruire un business plan, cioè si parte dall’idea per poi
analizzare la possibilità concreta di inserirsi nel mercato. Si parte con
l’indagare sulla fattibilità dal punto di vista finanziario ed economico,
ovvero bisogna fare il piano degli investimenti, quindi determinare in
modo molto accurato quali sono i beni di cui abbiamo bisogno per
iniziare la nostra attività. Da qui in poi si determina il fabbisogno
finanziario totale. Per determinare se è conveniente o no si va ad
analizzare i possibili ricavi riferibili ad un periodo amministrativo e i
correlati costi di esercizio. Il business plan è un documento fondamentale
da presentare ai finanziatori dell’impresa. (descrizione idea, prodotto che
intendiamo offrire, analisi del mercato, della concorrenza, punti di forza
e debolezza).
In che cosa consiste?
La lega delle cooperative dell’Emilia Romagna indice un concorso a cui
possono partecipare le classi terze delle scuole medie superiori della
regione. Ci sarà una prima selezione a livello delle province dell’Emilia
Romagna. Per ogni provincia verrà selezionata una classe che poi
parteciperà alla gara a livello regionale. All’inizio del prossimo anno
scolastico ci sarà la premiazione della classe vincitrice all’Ecomondo a
Rimini. La classe vincitrice sarà premiata con due viaggi in Argentina e
un premio in denaro. Il progetto si realizza con l’intervento di una
collaboratrice della lega cooperativa. Ha una durata di 11 incontri per un
totale di 24 ore da lunedì 10/01/11 al 24/03/11.
Quali sono gli obbiettivi?
Apprendere come soggetti attivi e non passivi. Riguarda le discipline di
economia aziendale e politica. Conoscenze che riguardano il nostro anno
scolastico. Il risultato fondamentale a cui mira l’insegnante è che a tutta
la classe rimangano delle nozioni acquisite sperimentando e andando a
cercare, invece di avere la lezione frontale. L’obbiettivo viene raggiunto
imparando le cose in modo più consapevole. Il limite di questo progetto
è che è difficile la circolazione delle informazioni, quindi ogni gruppo ha
curato un determinato aspetto senza conoscere quelli seguiti dagli altri.
Che cosa ne pensano gli studenti di questo progetto?
La maggior parte degli studenti della classe 3°A si è mostrata
volenterosa di partecipare, anche perché potrebbero vincere due viaggi in
Argentina
Pensate di riproporre questo tipo di progetto alle prossime terze?
Il progetto dell’ideare un’impresa è stato scelto e riproposto per diversi
anni. Ma quello di quest’ anno non verrà più scelto, o almeno non con
questo procedimento.
Si pensa di farlo con molte più ore a disposizione e con delle modifiche.
Per esempio suddividendo la classe in gruppi, ciascuno con la propria
idea. Si è constatato infatti che risulta piuttosto complesso trovare un’
idea di impresa capace di coinvolgere tutti.
Cari ragazzi, molti di voi avranno già sentito parlare di questo progetto
che coinvolge numerosi studenti di prima e di seconda superiore. Alcuni
di voi ci avranno incontrato nelle classi, nelle quali siamo venute a
discutere insieme a voi e altri nostri compagni delle tematiche
riguardanti il fumo e i suoi effetti nocivi. Il progetto prevede tre incontri
nel corso dell’anno scolastico con degli esperti che ci educano attraverso
varie attività come brainstorming, quiz e slogan pubblicitari che
riproporremo nelle classi. Ci prepariamo poi simulando gli incontri che
andremo a fare nelle classi agli studenti e ci dividiamo in gruppi di
quattro persone circa e ad ognuno vengono assegnate tre classi.
Ricordatevi che il progetto prevede per il prossimo anno la trattazione
della tematica dell’alcol.
Vi riportiamo ora l’intervista alla coordinatrice del progetto, la
professoressa Amalia Di Pumpo.
Gentile professoressa, perché pensa che i giovani dovrebbero essere
a conoscenza delle informazioni che il progetto propone?
Il progetto dà la possibilità di riflettere sui danni reali del fumo e
dell’alcol ma soprattutto promuove uno stile di vita sano. Rafforza il
processo di attuazione della normativa antifumo sia all’interno che
all’esterno dell’edificio scolastico. Si può senz’altro asserire che nel
nostro istituto il progetto suscita sempre interesse e coinvolge alunni,
genitori, docenti, e tutto il personale della scuola.
Quali gli obbiettivi?
Gli obbiettivi principali sono:
• Sensibilizzare gli studenti fumatori sui rischi del fumo di
sigaretta e sui vantaggi dello smettere di fumare.
• Rinforzare negli studenti non fumatori la scelta di rimanere tali.
• Sostenere e supportare una regolamentazione interna che
disincentivi l’abitudine al fumo e renda quindi la scuola un luogo
libero dal fumo.
Come si realizza?
Il progetto si realizza utilizzando la Peer Education (Educazione tra
Pari), una strategia educativa volta ad attivare un processo spontaneo di
passaggio di conoscenza, emozioni ed esperienze da parte di alcuni
membri di un gruppo ad altri membri di pari status. Questa pratica
educativa diviene una vera e propria occasione per il singolo ragazzo, la
classe e il gruppo dei pari per discutere liberamente senza la presenza di
un docente che potrebbe creare un effetto ansiogeno.
..E ricordatevi, alunni e soprattutto professori, non si fuma davanti
all’atrio!
Perché??? Il fumo passivo è più dannoso di quello attivo…
La Redazione Erika Santochirico e Debora Sabba 3A
La Redazione Erika Santochirico e Debora Sabba 3A
Ultimissime
Il progetto Bella Coopia della classe 3A seguito dalla Prof. Bulzoni si
è classificato secondo tra quelli partecipanti al concorso promosso
dalla Lega delle Cooperative dell’Emilia Romagna; la premiazione si
è svolta il giorno 5 maggio a Santarcangelo di Romagna.
La Redazione
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Interviste e attualità
L’uomo e la sua vita
Il punto di vista del filosofo Blaise Pascal
Pascal è un filosofo francese nato nel 1623 e morto all’età di 39 anni.
Poco prima di morire aveva iniziato una colossale opera chiamata
“Apologia del Cristianesimo”. Di questa opera Pascal ci ha lasciato solo
i “Pensieri”, una sorta di appunti che avrebbero dovuto costituire la base
di questa apologia.
Dai pensieri di Pascal
intuiamo che la sua
trattazione inizia dalla
figura dell’uomo, visto
come un essere duale,
perché al suo interno
convivono
pensieri
e
ideologie molto spesso
contrastanti: la ragione e il
sentimento, l’infinito e il
finito, la razionalità e
l’intuizione.
L’oggetto della trattazione
di Pascal è un essere
affascinante, perché l’uomo
è tutto e il contrario di tutto.
L’uomo, secondo Pascal,
oscilla tra la grandezza e la
miseria.
Quest’ultima
derivante dalla sua fragilità;
infatti l’uomo può cadere
facilmente nel peccato. La
grandezza invece gli permette di elevarsi verso l’infinito, e quindi verso
Dio.
Secondo Pascal quindi, questo essere incomprensibile come è l’uomo, si
trova a vagare nella sua vastità, disperso in un angolo remoto tra
l’infinitamente grande dell’universo e l’infinitamente piccolo della vita
microscopica.
Alla base del pensiero pascaliano troviamo il senso dell’esistenza; tutti
gli uomini infatti dovrebbero porsi questa domanda. Questo pensiero
pone l’uomo e il suo comportamento al centro dell’indagine di Pascal. Il
filoso paragona l’uomo ad una “canna al vento”, ma non una canna come
tutte le altre: è una “canna che pensa”.
È proprio il pensiero, che secondo Pascal, può salvare l’uomo, perche è
proprio il pensiero che ci fa capire quello che siamo. È grazie al pensiero
che l’uomo può distinguersi dalle altre bestie, perché, pur essendo molto
fragile, anche se viene ucciso, sa di morire, e questo lo rende superiore
rispetto a moltissimi altri elementi dell’universo.
L’apologia di Pascal si sarebbe dovuta dividere in due parti: miseria
dell’uomo senza Dio (in cui il tema principale è l’uomo) e felicità
dell’uomo con Dio (in cui il tema principale è Dio).
Partendo dall’analisi dell’uomo senza Dio, Pascal tocca diversi concetti,
primo fra tutti il divertissement (dal francese volgere altrove,
distogliere), considerato come antidoto fallace all’infelicità. Pascal
sostiene che gli uomini, in particolare quelli “senza Dio”, tendono a
riempire la loro giornata di impegni, compiti, progetti, giochi e
quant’altro; l’importante è non fermarsi mai.
Come sostiene Pascal nel pensiero 352 l’uomo “senza faccende, senza
svaghi, senza preoccupazioni… sente allora la sua nullità, il suo
abbandono la sua insufficienza…”.
Appena l’uomo ha del tempo libero, lo investe subito in qualcosa di
divertente da fare, pur di non fermarsi a pensare, perché inevitabilmente
l’uomo, pensando, affronta il dilemma della sua reale condizione
esistenziale, dilemma al quale, siccome molto spesso non riesce a darsi
una risposta, preferisce non pensare.
È terribilmente angosciante vedere che le situazioni predette da Pascal
qualche secolo fa si stanno avverando tutte. Oggi, con l’arrivo delle
nuove tecnologie, la capacità di pensare sta diminuendo sempre più.
Questa situazione la riscontriamo principalmente tra i giovani, io
compreso, che non sono più abituati a pensare. Noto che molto spesso ce
la prendiamo ad esempio con il professore di religione che durante le sue
lezioni vuole farci “pensare”, ma questa capacità è ormai andata perduta
dai ragazzi. Le giornate
sono sempre più corte, e
le cose da fare sono
sempre di più; tendiamo a
riempire il nostro tempo
libero con la musica,i
cinema, i ristoranti, le
discoteche e il pensiero
finisce sempre per essere
accantonato.
Più lo accantoniamo, più
esso inizierà a invadere la
nostra
vita
quando
invecchiamo.
Quando
inizieremo a pensare sarà
troppo tardi. Tenderemo a
ricercare quella gioventù
che non c’è più, e vivremo
con profonda nostalgia il
passato. Un obbiettivo
quindi del divertissement
è quello di riempire gli
spazi vuoti con i propri
impegni; l’uomo riesce così a sfuggire all’”horror vacui” (paura del
vuoto).
Una molla del divertissement è la vanità, che è un altro concetto toccato
da Pascal. L’uomo è vanitoso; la vanità lo porta inevitabilmente alla
vanagloria: l’unica cosa importante è lui. L’uomo vanitoso è l’uomo
egoista, che non vede nulla al di fuori di sé stesso; il cui amore è pervaso
da egoismo e dall’”amor proprio”. L’uomo vanitoso, amando solo sé
stesso, non vede i suoi difetti e i suoi limiti. Come dice Pascal, l’uomo
vanitoso è disposto a gettare anche la vita “purché la gente ne parli”. Il
mondo odierno è pervaso da gente egoista e vanitosa: basta osservare
qualche programma televisivo, dove c’è gente disposta a mettersi in
ridicolo davanti a milioni di persone purché si parli di loro. Gli stessi
personaggi famosi, per far aumentare la loro popolarità, periodicamente
se ne escono con qualcosa di strano pur di riaccendere i riflettori sopra la
loro testa. Ci sono anche tantissime persone che si sentono importanti
perché sono dei tronisti o perché stanno cento giorni sotto le telecamere
davanti a milioni di italiani.
A queste persone la vanità ha talmente tanto offuscato il cervello che non
capiscono che fuori da quell’ambiente o da quel contesto in cui si
sentono importanti, non sono niente.
Strettamente collegato all’egoismo e alla vanità c’è l’odio. Odio che è
alla base dei rapporti tra gli uomini e molto spesso questo odio si
trasforma in competizione. L’uomo tenderà quindi sempre a primeggiare
sugli altri uomini, sia per vanità che per gelosia.
Pascal sostiene inoltre che dietro la maschera splendente del
divertissement c’è sempre l’infelicità, alla quale l’uomo è predestinato.
Quella dell’uomo secondo Pascal è un’infelicità ben radicata all’interno
dell’animo umano. Essa deriva dal ricordo della situazione di felicità che
ha vissuto prima della caduta, prima del peccato originale.
Secondo Pascal, quindi, l’uomo per ritrovare questo stato di felicità che
ricorda a malapena deve abbandonare tutte le illusioni di autosufficienza
e tutti i propri egoismi, che fanno sì che egli si metta al centro
dell’universo, per lasciare invece spazio a Dio.
Secondo Pascal questo passaggio è possibile solo abbandonando la
ragione (spirito di geometria); per iniziare a farsi trasportare dal cuore
6
Interviste e attualità
(spirito di finezza); questo perché secondo Pascal la ragione è
insufficiente all’uomo per concepire un essere infinito come è Dio.
Questo concetto è espresso in maniera limpidissima dal pensiero 267,
dove Pascal sostiene che se la ragione è debole perché non riesce a
conoscere molte cose naturali, come può concepire un essere
soprannaturale come Dio?
Quindi, secondo Pascal, l’unico metodo per incontrare Dio è attraverso il
cuore, ma se il cuore dell’uomo e troppo chiuso e non è pronto ad
accoglierlo? Allora il filosofo sostiene che l’uomo dovrebbe
scommettere sull’esistenza di Dio.
L’uomo è obbligato a scommettere, perché nella propria vita deve
decidere se credere o no in Dio. A questo punto Pascal crede che per
l’uomo sia più conveniente scommettere sull’esistenza di Dio, perché in
caso di vittoria l’uomo ottiene in premio la vita eterna, mentre invece in
caso di sconfitta, otterrà una vita con i suoi piaceri finiti che terminano
una volta finita la vita.
Ma la scommessa viene considerata da Pascal come il primo passo per
affacciarsi in un mondo fatto di regole e comportamenti religiosi che
l’uomo dovrebbe seguire. La fede infatti è una cosa completamente
differente rispetto alla scommessa, ma se l’uomo si comporta “come se”
avesse fede, verrà pervaso dalla grazia divina.
Arrivato a questo punto del suo ragionamento, Pascal chiede come Dio
scelga le persone su cui far ricadere la grazia divina.
Nel periodo in cui viveva Pascal c’erano principalmente due correnti di
pensiero, quella dei Gesuiti e quella dei Giansenisti. I primi erano
sostenitori del libero arbitrio, cioè che gli uomini erano liberi di decidere
se abbracciare il bene o il male, mentre i secondi erano convinti che era
Dio che decideva tra pochi prescelti.
Diciamo che Pascal ha elaborato una sua teoria. Egli sosteneva che è
importante che tutti gli uomini si spingano verso Dio, ma alla fine è
quest’ultimo che decide di illuminare gli uni e accecare gli altri. Inoltre
Pascal sostiene che Dio è nascosto, ma dissemina nel mondo prove della
sua esistenza, visibili e riconoscibili, però solo a chi “cerca” Dio.
La teoria di Pascal può essere considerata come un mix tra la teoria
giansenista e gesuita, anche se tende di più alla prima .
Quindi secondo Pascal tutti gli ostacoli e le infelicità dell’uomo possono
essere colmate dalla presenza di Dio. E’ infatti Dio che permetterebbe
all’uomo di non aver più paura del “horror vacui”, perché un uomo
credente non ha paura di porsi domande sulla propria esistenza, in
quanto c’è Dio che può dargli delle risposte.
Matteo Serafini 4A
ALTERNANZA “SCUOLA-VITA”
La difficile scelta da affrontare dopo la fine della maturità:
continuare a studiare o no?
Come succede tutti gli anni, i ragazzi delle quinte superiori devono porsi
domande importantissime le cui risposte risultano abbastanza difficili:
cosa farò l’anno prossimo? Andrò a lavorare? Continuerò a studiare? E
se continuerò a studiare, quale università frequenterò? Occorre tenere
conto di tante cose per rispondere a queste domande: il carattere, gli
interessi, la predisposizione per una determinata materia, ma incide
soprattutto la voglia o meno di continuare a studiare. I lunghi anni delle
superiori mettono a dura prova gli studenti, anche i più volenterosi… Le
giornate scolastiche sono lunghe e faticose, le materie da studiare sono
tante ed a volte si ha persino qualche problema con un prof il quale
“sembra che ce l’abbia con me”. Nonostante questo, però, molti studenti
sono convinti di voler continuare e proseguire i loro studi frequentando
anche l’Università… Ma questo, a cosa è dovuto?
Innanzitutto occorre pensare a quanto sia importante attualmente avere il
più alto titolo di studio possibile: la disoccupazione sta dilagando, ed è
importante, quindi, riuscire a battere la concorrenza di altri disoccupati
in cerca di lavoro. Come seconda cosa, mi viene da pensare al fatto che
sono organizzati dalle scuole degli “open-day” per la presentazione delle
università ai maturandi: in queste giornate, gli studenti si recano
all’università alla quale sono interessati e gli viene spiegato il
funzionamento di essa, le materie, come saranno strutturati i vari anni di
studio, quanti esami si dovranno sostenere, ecc..
Come terza cosa, secondo me, quando giunge l’ora di “abbandonare” la
propria carriera scolastica (un momento tanto atteso da parte di tutti gli
studenti), si capisce non solo l’importanza dello studio, ma anche quanto
possa essere triste abbandonare il mondo della scuola; la scuola è
composta da momenti in cui viene raggiunto l’apice del nervosismo,
della noia, ma poi si capisce che è proprio nella scuola che noi ragazzi
viviamo i momenti più belli. Conosciamo, infatti, compagni di classe e
non che potremo portarci a fianco per tutta la vita; conosciamo i
professori, che a volte possono arrivare ad essere tanto odiati ma che,
alla fine del quinto anno, ringrazieremo perché grazie ai loro
insegnamenti, ai loro compiti in classe devastanti e, perché no, grazie
anche alle loro ripetute riprese, ai loro “4” tanto difficili da recuperare,
possiamo uscire dalla scuola con in testa qualcosa in più di quando
siamo arrivati; ma alla fine penseremo anche che ci hanno insegnato ad
affrontare la vita. È importante, infatti, uscire dalla scuola ed essere
pronti per il mondo che ci aspetta, dove ci sono problemi da affrontare:
ingiustizie, relazioni con gli altri, crolli emotivi, la ricerca del lavoro,
ecc...
Il quarto punto favorevole alla continuazione degli studi è la vicinanza
dell’Università: proprio quest’anno ricorre il decimo anniversario
dell’Università di Rimini, una delle tante sedi dell’ateneo di Bologna.
Oltretutto, si trova una vasta gamma di scelta per quanto riguarda le
facoltà: economia, chimica industriale, farmacia, lettere e filosofia,
medicina e chirurgia, scienze della formazione, scienze motorie e scienze
statistiche.
Altri addirittura utilizzano l’Università come espediente per acquisire la
propria indipendenza andando a vivere vicino alla propria Facoltà…
Alcuni ampliano maggiormente i loro orizzonti andando a frequentare
università all’estero, per imparare un’altra lingua, per cambiare stile di
vita o, perché no, per cambiare addirittura se stessi.
Quale sarà la scelta migliore? La scelta migliore cambia di persona in
persona ma, dal momento che stiamo parlando del nostro futuro,
dobbiamo stare attenti, dobbiamo “usare la testa” per riuscire a
pianificare nel miglior modo la nostra vita.
Valentina Cavalli 5B
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Interviste e attualità
Astrologia e altro
Il Prof. Guido Morri ci guida tra i misteri dello Zodiaco
Quando lo scienziato nell'eseguire un certo esperimento e con attenzione
applica le leggi che governano il fenomeno con il rispetto delle
tolleranze di misurazione, verifica la validità delle leggi fisiche e nel
contempo esegue una predizione sull'evoluzione del fenomeno.
Quando l'astrologo nell'eseguire un certo calcolo e con attenzione
applica le leggi che governano il fenomeno con il rispetto delle
tolleranze verifica la validità delle leggi e delle corrispondenze
analogiche ed esegue una predizione dell'evoluzione del fenomeno.
Come potete vedere ho fatto quasi un copia/incolla.
In questo contesto (e credo mai sarà fatto) non si criticherà l'associazione
simbolica/semantica (ad esempio Marte = combattività, Luna =
emotività) come non si criticano i 5 postulati di Euclide ma si
riporteranno i postulati base necessari ad una interpretazione astrologica.
Strada facendo si amplierà il discorso e si parlerà del simboli presenti nei
Tarocchi, nella Kabala e chissà di cosa altro.
I sette Spiriti davanti al Trono
Farò delle affermazioni che ad una mente materialistica potranno
apparire un po strane, così mi sono state insegnate e umilmente cerco di
ripeterle. Ogni pianeta visibile è l'incarnazione di una grande Intelligenza
Spirituale, che è il ministro di Dio, in quella zona del Suo regno ove
detta intelligenza si trova. Essa si impegna di eseguire la Sua volontà in
vista del Bene ultimo più elevato, senza tenere conto del male
temporaneo.
Questi Spiriti Planetari esercitano un'influenza particolare sugli esseri
evolventi sul pianeta che li personifica, ma hanno influenze sugli esseri
viventi in altri pianeti in rapporto allo sviluppo da essi raggiunto. Più un
essere si trova in basso sulla scala evolutiva, più sono potenti gli effetti
delle influenze planetarie, mentre al contrario, più un essere sarà evoluto,
intelligente e individualizzato, più sarà in grado di scegliere la propria
strada e sempre meno sarà influenzato dalle vibrazioni planetarie e
stellari.
rappresentano approssimativamente le distanze dei pianeti dal Sole, ad
eccezione di Nettuno e Plutone, se si guarda con attenzione la tabella
risulterà tutto più chiaro
Il risultato dell'ultima riga fornisce la distanza dal Sole rispetto alla
distanza Terra-Sole -> cioè la distanza Terra-Sole sarà uguale a 1.
L'ultimo risultato è da confrontare con le distanze misurate dagli
astronomi.
Vediamo perciò che i numeri della legge di Bode di Nettuno e Plutone si
discostano sensibilmente dal rapporto astronomico e questo porta
l'Occultista ad affermare che Nettuno e Plutone non fanno parte del
nostro sistema solare anche se materialmente girano attorno al nostro
Sole.
Sistema solare è una affermazione ambigua, manca un attributo, cioè
bisognerebbe dire “sistema solare spirituale” (intendendo i pianeti che
seguono la legge di Bode) e “sistema solare materiale” (intendendo i tutti
pianeti che girano intorno al Sole).
L'Astrologia applicata alla vita quotidiana ci può aiutare in questo senso:
3. ci indica le debolezze e le cattive tendenze della nostra natura
4. ci mostra la nostra forza e suggerisce le azioni più appropriate per
lo sviluppo di una più grande potenza per il bene.
Tutte le religioni parlano dei Sette Geni Planetari:
L'Induismo dei “Sette Rishi”
La Parsi dei “Sette Amoshaspentas”
La Maomettana dei “Sette Arcangeli”
La Cristiana dei “Sette Spiriti davanti al Trono”
L'astronomo moderno separa l'aspetto spirituale della scienza celeste, l'
Astrologia, dall'aspetto materiale, l' Astronomia e conta 9 pianeti nel
nostro sistema solare: Plutone, Nettuno, Urano, Saturno, Giove, Marte,
Terra, Venere e Mercurio. Grazie ai potenti telescopi ci mostra la loro
esistenza e pensa di avere provato che la religione non sia quello che si
dice quando asserisce che vi sono sette pianeti nel sistema solare.
L'occultista si riferisce alla legge di Bode la quale afferma che Nettuno,
Plutone e il prossimo pianeta che rimarrà da scoprire non appartengono
al nostro sistema solare.
Vediamo ora di spiegare la legge di Bode:
Se scriviamo una serie di 4 e se aggiungiamo 3 al secondo, 6 al terzo, 12
al quarto e così via, avremo come risultato una serie di numeri che
Le scuole di esoterismo affermano che Nettuno è l'incarnazione dello
spirito di una delle Grandi Gerarchie Creatrici che ci influenzano
normalmente per mezzo dello Zodiaco. Questo Genio Planetario lavora
8
Interviste e attualità
soprattutto per coloro che si preparano per l'iniziazione e particolarmente
per coloro che studiano l'Astrologia e la mettono in pratica nella vita
quotidiana, in quanto stanno essi preparandosi per il sentiero della
conoscenza. Per quanto riguarda Plutone ancora non mi è stato insegnato
nulla. Riporto i simboli astrologici dei pianeti e dei segni, dovranno
essere memorizzati, sarà più semplice leggere un tema astrologico, basta
solo un po' di pratica, il copia incolla non va bene, la conoscenza passa
dalla penna alla mano, poi al braccio e infine al cervello. L'esercizio di
interpretazione porta infatti ad avere una elasticità mentale totale, c'è chi
si accontenta di avere una visione a 360° gradi, l'Astrologia vi aiuterà ad
avere una visione delle cose ancora più elevata cioè una visione a 4pigreco steradianti che vuol dire una visione pari all'intero angolo solido.
Prof. Guido Morri
Il primo amore non si scorda mai!
Abbiamo aggiunto un nuovo capitolo
al racconto di H.Hesse Sul ghiaccio
Ed eccomi qui, a scrivere di me. Sono passati ormai due anni, ma
sembrano una vita. E’ cambiato praticamente tutto: il mio amico Marc,
che pensava sempre ai video games, ora sta con Giulia, l’amica di mia
sorella, ormai da nove mesi; il “bifolco del nord”, che ha avuto modo di
baciare per primo la favolosa Emma Meier, ora non ne vuole più sapere
di ragazze… e il che a volte mi incute timore. Ed io: quel ragazzo
rimasto sbalordito da Emma, con cui ho avuto la mia prima esperienza
amorosa… Beh, pattino tutti i giorni su quella stessa pista con la mia
nuova ragazza, Cloe. Cloe fisicamente è quasi più bella di Emma: ha i
capelli biondi, gli occhi chiari e la sua carnagione assomiglia alla
porcellana. Sembra quasi una modella e mi chiedo spesso come mai
avesse scelto me, il ragazzo considerato a volte il più “sfigatello”..
Come quella volta che andai a sbattere ad Emma.. davvero una bella
figura!!! Da quella volta con Emma ho avuto modo di parlarci per via di
mia sorella, che le è molto amica, e così la ritrovai spesso in casa. Anche
se all’inizio quasi scappavo nel vederla, incominciai poi ad avere veri e
propri dialoghi.. Beh devo ammettere che all’inizio erano solo
“permesso” o “mi passeresti il ketch-up?”, ma mi giustifico dicendo che
ero alle prime armi. Adesso siamo in buoni rapporti, la definirei quasi
un’amica. Con lei mi confido, le dico persino di me e Cloe, fino a
quando non arrivò quel giorno…Eravamo usciti prima da scuola, perché
il mitico “BIG”, professore definito così per la sua robustezza, si era
ammalato a causa di un tacchino di troppo sullo stomaco. Senza pensieri
ci dirigemmo alla pista di ghiaccio, il nostro solito punto di ritrovo da
anni e anni. C’eravamo tutti: Emma, Marc, Giulia, il “bifolco del nord”,
ed io. Cloe non era venuta a scuola quel giorno, forse sarei dovuto
andare a trovarla… di certo non avrei causato il pasticcio in cui mi trovo
ora! Dato che non c’era Cloe, mi sentivo esonerato dai “doveri di
fidanzato” e quindi sfrecciai con Marc, che ai suoi doveri non fa mai
caso, su quel ghiaccio bianco, candido, liscio e perfetto; pronto per
renderlo esattamente il contrario. Mia sorella era in un angolo che
parlava con Giulia. Da come si agitava e da come sbraitava Giulia
pensavo che Marc sarebbe dovuto andare da lei, e così fece; lasciandomi
da solo. Non ero però proprio da solo, poco più indietro di me c’era
Emma, con quel berrettino bianco che le metteva in risalto quei occhi
nocciola, in cui vedevo quel non so che di speciale. L’aspettai
rallentando e una volta affiancatola con molta naturalezza e scioltezza le
chiesi
se
potevo
pattinare con lei. Mi
rispose con quella sua
solita
semplicità
e
facendomi un cenno con
quel suo dolce visino.
Parlammo di scuola, del
professore
BIG
e
persino di Cloe, fino a
quando con il mio
pattino intralciai il suo e
cadde. Anche se era
caduta lei, mi sentivo io
il
solito
imbecille.
Automaticamente
le
presi la mano e le dissi,
per farmi perdonare, di
concedermi un ballo.
Lei ribadì che avevamo
già pattinato, ma che un
ballo in modo più
“formale” le avrebbe fatto piacere, così la tirai su e incominciammo a
pattinare. Non aprimmo bocca per un quarto d’ora esatto. Proprio in quel
momento lei si fermò e mi si piantò davanti, mi fece vedere l’orologio,
dicendomi che era passato un quarto d’ora esatto e chiedendomi se mi
ricordasse qualcosa. Io non le risposi.. Ero troppo perso tra i miei
pensieri, mi chiedevo come fosse possibile che si ricordasse di quel
momento, che fino al giorno prima credevo fosse insignificante per lei!
Poi tornai alla realtà e mi accorsi che lei, imbarazzata alla mia “non
risposta”, ansimava e farfugliava qualcosa. Ho sempre amato quel dolce
ansimare. Quasi d’istinto presi tra le mie mani il suo viso, fissandola in
quei fantastici occhi nocciola, e la baciai. Sebbene avessi dato il mio
primo bacio a Cloe, quello che ebbi con Emma mi fece rabbrividire,
forse perché lo aspettavo da una vita intera. Feci presente, solo quando ci
staccammo, che Marco, Giulia e mia sorella ci fissavano sbalorditi; andai
io personalmente a chiudere la bocca a Marc!!! Già sapevo come sarebbe
andata a finire, e così avvenne: Giulia, la ragazza spettegolona di Marc,
lo disse alle sue amiche che lo dissero a Emily, la migliore amica di
Cloe.. ero spacciato! Il mio vecchio io si sarebbe nascosto sotto al letto;
anche se non la ritenevo affatto una pessima idea, andai sotto casa di
Cloe e le chiesi di uscire. Si affacciò al balcone dicendomi che non
voleva parlare e che tra noi era finita. Adesso con Cloe sono tornato a
parlare: anche se discutiamo solo dei troppi compiti che ci assegnano a
scuola, mi sembra un buon inizio. Mi sono rivisto e mi rivedo tutt’ora
con Emma e ogni volta ho il batticuore, come se la vedessi per la prima
volta. Penso proprio che nascerà qualcosa tra di noi, anche se in realtà
c’era sempre stato, e di lei non mi ero mai scordato… Del resto il primo
amore non si scorda mai!
Martina Tordi 1A
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Interviste e attualità
Il nostro manuale d’amore
Ispirandoci alla trilogia di Veronesi
abbiamo provato a redigere il nostro manuale
L’amore ricopre un ruolo importante nella nostra vita, forse il più
importante. È il sentimento più grande che si può provare, quel
sentimento che ci fa fare tante scelte, che a volte possono sembrare
assurde, ma quando una persona è veramente innamorata è disposta a
tutto per seguire il proprio cuore. L’amore inoltre ci dà ispirazione;
infatti, come possiamo facilmente notare, la maggior parte delle poesie,
delle canzoni e dei film hanno come tema principale proprio l’amore. Ma
perché siamo sempre alla ricerca dell’amore? Forse
abbiamo bisogno di sentirci il punto di riferimento di
qualcuno, forse vogliamo sentire quelle forti
emozioni che solo l’amore può dare, perché quando
veniamo travolti dalla passione si ha come l’idea che
tutto sia perfetto e che niente possa renderci tristi.
Quando siamo insieme alla persona che amiamo, è
come se il tempo si fermasse e cominciasse una
nuova vita, un nuovo mondo, dove non ci si
preoccupa dei problemi della vita quotidiana, perché
quando si é innamorati il nostro modo di percepire le
cose e le situazioni sono completamente diversi e
tendono a farci fare delle cose che di solito non
avremmo mai avuto il coraggio di fare. In
conclusione vorrei esprimere il mio pensiero
sull’amore: l’amore è come l’ombra della nostra vita,
perché che si voglia o no, ci accompagna sempre.
Tommaso Longhi 3A
Che cos’è l’amore?
Gli scienziati sostengono che sia una trovata fatta
dalle aziende di cioccolatini per poter venderne una
quantità enorme nel giorno di S. Valentino. I poeti
invece scrivono che l’amore è l’essenza vitale dell’essere umano stesso e
che senza non potremmo mai sopravvivere. Gli occhi sono lo specchio
che riflette la nostra anima e il nostro cuore, se veramente vuoi
conquistare il cuore di qualcuno, prima dovrai accertarti di conoscere la
purezza dell’anima stessa della persona amata per poi raggiungere i suoi
più profondi sentimenti. Per me l’amore è come una batteria, ha un lato
positivo e un lato negativo. Il lato positivo è che l’amore ci rende felici e
appagati, tutto ci sembra perfetto e colorato e il tempo trascorso con la
propria anima gemella vola via come una rondine in primavera. Al
contrario invece il lato negativo è una grossa cicatrice sul cuore quando
la persona amata ci tradisce oppure il legame formato con essa si
dissolve come neve al sole. Il vuoto dentro di noi è insopportabile,
colmarlo è quasi impossibile per alcuni, altri invece lo riempiono con
facilità, ma chi si brucia con l’amore restandone ustionato percepisce il
tempo molto più lentamente, le giornate non passano e si ha sempre la
voglia di piangere anche se i ragazzi non lo ammetteranno mai. Finisco
dicendo che chi non ama non sa cosa vuol dire vivere pienamente la
propria vita, e chi ama sa che è un ciclo continuo, nel senso che se si
smette di amare una persona si può sempre cominciare una storia nuova
con un'altra, finché non si trova la vera e propria anima gemella. Ma ne
vale veramente la pena cercare il vero amore per tutta la vita? Per me sì.
Antonio Claudio Cappucci 3A
Ogni giorno la vita ci schiera davanti due strade e sta a noi quale
scegliere. Spesso ci sentiamo insicuri, abbiamo paura di sbagliare, di
pentirci, di soffrire. Ci sono persone che hanno il coraggio di buttarsi,
altre che rimangono ferme ad aspettare che il tempo risolva tutto. Il
tempo certo aiuta, ma se non siamo noi a prendere in mano la nostra vita
rimarremo sempre fermi.
Poi c’è l’amore, che aiuta a prendere le decisioni e a crescere. Quando si
è in due è tutto più facile, ci si fa forza l’uno con l’altro, ed è per questo
che nella nostra vita questo sentimento è così importante e ci
accompagna sempre. Amore corrisposto o no, lui il più delle volte c’è;
magari è nascosto in qualche angolino, perché per paura di soffrire
vogliamo convincerci che soli è meglio, ma non è così.
Alcune persone credono che l'amore sia
fondamentale, altre danno la battutina dicendo che
è più importante l'ossigeno.Io credo che l'amore e
l'ossigeno si assomiglino più di quanto non si
pensi. Entrambi non si vedono, entrambi non si
toccano… Li accomuna il fatto che entrambi però
si sentono, e ci accompagnano sempre. Ognuno di
noi, in fondo, è innamorato.
L'amore non si prova necessariamente per una
persona "estranea", ma anche per i figli o per i
genitori, solo che non ce ne accorgiamo quasi mai,
perché diamo i parenti per scontati, perché tanto
sappiamo già di averli e nessuno ce li porterà mai
via.
Con l'amore non potrai mai sentirti solo perché,
anche se non è corrisposto, il pensiero ci sarà
sempre e sempre ti accompagnerà nelle azioni di
tutti i giorni.
Alessia Masini 1A
A chi non è mai capitato di chiedersi cosa sia
l'amore? Spesso le persone sono troppo
superficiali da trasformare una cosa così grande e
misteriosa in qualcosa di troppo ovvio e banale... L'amore è un'emozione
che ogni uomo prova diversamente da ogni suo simile, perciò non
esistono parole per descriverlo. Tanta è la gente che ha la presunzione di
aver provato, almeno una volta nella propria vita, l'incredibile sensazione
dell'amare. Ma non sempre è così. A volte siamo convinti di aver amato
una persona, la quale inconsciamente abbiamo solo cercato di amare, con
la quale abbiamo cercato di provare quelle sensazioni che non con tutti si
riescono a testare. Alla fine c'è solo una, una piccolissima ma per noi
fondamentale persona con cui si riesce a "Vivere" veramente. Tutti
esistono, però non tutti vivono. Vivere significa Amare. Amare non solo
la propria anima gemella, ma riuscire assieme a lei a scoprire cosa
significa amare il mondo e qualsiasi sua piccola parte: amare la vita.
Solo allora si può dire di aver amato e di aver vissuto intensamente, ma
nonostante tutto non si riesce ugualmente a descrivere il proprio stato
d'animo, che quasi sfiora l'incredibile. E solo allora si può anche
affermare di aver trovato l'anima gemella. Colui che quando lo vedi ti fa
provare emozioni uniche, che ti capisce semplicemente con lo sguardo,
con cui vorresti stare per sempre, che ti protegge e ti sostiene, che ti
ascolta, colui con il quale solo alla vista tutto diventa magico e tutto si
trasforma in luce... Sarebbe fantastico riuscire ad incontrare la propria
dolce metà, ma non per tutti è possibile e non tutti riescono a capire che
esistono ma non vivono. L'anima gemella...chissà dove si troverà in
questo momento la mia...potrebbe trovarsi in qualsiasi angolo della
Terra, magari è molto vicina, o magari è lontanissima da me...comunque
sia io sono determinata...io voglio VIVERE...
Valbona Jonuzi 1A
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Interviste e attualità
Intervista a Thomas Calegari (5D)
Il campione di basket del Gobetti
Cos’è per te il basket?
Potrei rispondere solo con una parola, tutto, il basket per me è la cosa più
importante, un amore, iniziato quasi per gioco, e diventato una necessità,
perché ne sento proprio il bisogno come se fosse una parte di me stesso.
Il basket è un vero e proprio mix di emozioni che vanno dalla felicità alla
tristezza, dall’amore al dolore. Uno dei pochi sport che ti fanno vivere
un’infinità di emozioni, un vero e proprio stile di vita. Col basket ho
imparato a conoscere cos’è lo sforzo e la sofferenza che ci vuole per
raggiungere certi obbiettivi, ho imparato ad apprezzare ogni mio
compagno di squadra, perché bisogna essere sempre uniti sennò non si
va avanti, ho imparato che lavorare duro porta a grandi soddisfazioni, ma
restando sempre con i piedi per terra. Il basket mi ha aiutato a maturare,
mi ha cresciuto e mi sta accompagnando tutt’ora. E’ un vero e proprio
amore che spero durerà tutta la vita.
Quando hai iniziato la tua carriera?
Tutto è partito nell’anno 2006: avevo smesso di giocare a calcio da un
anno perché mi ero stufato, un giorno per pura casualità passai davanti
ad un campetto da basket e c’erano due miei amici che giocavano, così
mi sono unito a loro e a fine partitella mi chiesero se volevo provare a
giocare dato che ero alto e andavo bene per questo sport. Così iniziai a
provare a Misano ma ancora non avevo questa grande passione, ero solo
spinto dalla voglia di stare con gli amici. Ma pian piano mi prese sempre
di più mi sentii catturato e visto che, oltre a piacermi come sport mi
riusciva bene, iniziai ad appassionarmi molto. Così feci il mio primo
campionato U16 nel Misano.
Quando è avvenuta la svolta per te in questo sport?
Finito il primo anno a Misano ero certo di voler continuare nella stessa
squadra perché mi trovavo davvero bene, Ci divertivamo molto al di là
delle partite vinte o perse, e così è stato, almeno fino a quando non
ricevetti una telefonata da parte di un allenatore della Scavolini che
voleva propormi una specie di provino. Io emozionatissimo risposi
immediatamente di sì, così andai all’allenamento: appena sceso in campo
mi ero sentito un pesce fuor d’acqua, vedevo ragazzi che facevano
esercizi mai visti di una difficoltà mai vista, e tutto con estrema facilità,
degli “alieni”. Non mi sentivo proprio all’altezza ma alla fine andò bene,
l’allenatore mi disse che gli piacevo, che potevo crescere ma che ero
ancora indietro tecnicamente per affrontare un campionato nazionale.
Così feci un anno dove mi allenavo tre giorni alla settimana con la
squadra di Pesaro e due volte con quella di Misano, mentre le partite le
giocavo sono con il Misano. Fu un gran bel trampolino di
lancio, iniziai a prenderci gusto ad allenarmi, a faticare perché vedevo
che venivo ripagato con netti miglioramenti. Andò avanti così fino quasi
a fine stagione, quando ricevetti una chiamata imprevista da parte del
basket Rimini Crabs, anche loro avevano piacere che andassi ad
allenarmi con loro per un periodo ma, a differenza di Pesaro, avevano
intenzione di farmi partecipare ad un torneo. Così accettai e feci quindi
un secondo periodo di prova a Rimini e partecipai al torneo, anche se
ottenni scarsi risultati, visto che non ero ancora all’altezza per un livello
così alto. Ma la mia testa ancora da ragazzino ormai aveva deciso, avevo
apprezzato la scelta di Rimini di farmi provare a giocare in un torneo di
alto livello, cosa che Pesaro non volle fare. Così scelsi di continuare ad
allenarmi a Rimini, squadra dove poi mi trasferii nel campionato
successivo.
L'anno scorso hai esordito in serie A: quali sono state le tue
emozioni? I tuoi pensieri?
Ero già da inizio anno nel giro della serie A, mi allenavo sempre con loro
oltre che con la mia squadra, e devo ammettere che ho avuto molta
fortuna, anche se a discapito di un’altra persona: un giocatore della
prima squadra poco dopo inizio stagione subì un infortunio grave, e
quindi si era liberato un posto per un medio-lungo periodo che colmai
allenandomi con loro, e andando anche in panchina. Era bellissimo,
giravi l’Italia, andavi in palazzetti grandissimi stracolmi di gente. Le
prime volte furono davvero dure, essendo abituato a giocare sotto gli
occhi al massimo di un centinaio di persone, qui invece mi ritrovavo a
fare riscaldamento in mezzo al campo contornato da migliaia di
spettatori. Le prime volte fu durissima, ero agitato, avevo il fiatone, ero
teso, mi sentivo piccolo piccolo in mezzo a tutto quel caos, ma poi ci feci
l'abitudine. Poi arrivò quel giorno, quel giorno che non scorderò mai,
indimenticabile, era il 10-01- 2010, giocavamo contro il Ferrara in casa,
come
mio
solito
mi
recai
al
palazzetto
ormai
tranquillo
sapendo che
dovevo fare
il
mio
riscaldament
o
e
poi
restare
in
panchina a
incoraggiare
e tifare i miei
compagni.
Ma non fu
così:
era
l’ultimo
quarto,
mancavano
tre minuti alla fine, vincevamo di una ventina di punti, io ero tranquillo
ancora seduto in panchina a godermi la partita fino a quando il medico,
che mi era seduto affianco, mi disse: “occhio, preparati che entri
probabilmente”, fu un fulmine a ciel sereno, mi girai con occhi impauriti,
incredulo, all’inizio la presi come battuta ma dopo si girarono gli altri
due giocatori della mia squadra e mi guardavano ridendo, io non capivo
cosa stava succedendo, non sapendo se mi prendevano in giro o facevano
sul serio, il tempo scorreva, mancavano due minuti, ad un tratto
l’americano della squadra che era in panchina si alzò in piedi, richiamò
l’attenzione del pubblico e incitò tutto il palazzetto a urlare il mio nome
accompagnato da tutta la panchina. Era una cosa incredibile, poi mi
chiamò l’allenatore e mi disse: “è il tuo momento, vai al cambio”, furono
tre secondi infiniti rimasi immobile non
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Interviste e attualità
ci credevo. 1.30 minuti al termine, palla fuori, l’arbitro fischia il cambio,
mi alzo, stringo la mano al mio compagno che esce, entro in campo
accompagnato da un caos tremendo, sentivo urlare il mio nome. Giocai
1.30 minuti, mi muovevo in mezzo al campo ancora incredulo, non
poteva essere vero, io in mezzo al campo a giocare. Tempo un paio di
cambi ed ebbi la mia prima occasione di fare canestro, mi son detto se
non ci provo ora non ci provo più, ma la palla non entrò, ci fu una
delusione generale accompagnata da un applauso di incoraggiamento.
Alla fine l’arbitro fischiò, la partita finì con la nostra vittoria e venni
abbracciato da tutti i miei compagni di squadra, un’esperienza unica, tre
minuti intensi di emozioni, tre minuti infiniti, tre minuti incancellabili
che non scorderò mai.
Attualmente in quale squadra giochi?
Attualmente gioco a San Patrignano, squadra che milita in C2 e
contemporaneamente mi alleno ancora con la serie A del basket Rimini.
Una scelta quasi forzata, visto che devo terminare la scuola e non potevo
andare in cerca di squadre di livello più alto, perché sarei dovuto andare
fuori città, trasferirmi. Ma adesso come adesso non rimpiango questa
scelta, perché sto facendo esperienza giocando il mio primo campionato
fuori dalle giovanili e poi, come tutti sapranno, San Patrignano è una
comunità, un centro di recupero per la disintossicazione dalle droghe,
quindi sono sempre a contatto con ragazzi della comunità e sono persone
splendide, piene di storie da raccontare, storie della loro vita, che ti fanno
riflettere, perché a volte non ce ne accorgiamo, ma siamo fortunati ad
avere tutto quello che ci circonda, una famiglia, degli amici, ma loro,
non avendo nulla di tutto questo, avevano trovato rifugio in un altro
posto, un tunnel dal quale è difficile uscire: la droga.
Luca Pronti 4A
Viaggio in Terra Santa
Un reportage dal nostro inviato speciale
il tempo per visitare la città odierna di Nazaret, ancora piccola e
tranquilla, piena di negozi e prodotti tipici.
Il quarto giorno siamo partiti per Betlemme passando per una sosta al
Mar Morto, dove abbiamo fatto il bagno, quasi galleggiando sull’acqua!
Abbiamo visitato Qumran e il monte delle Tentazioni fino a ripartire e ad
arrivare in
serata
a
Betlemme.
Per
passare da
Gerusalem
me
e
Betlemme,
quindi da
Israele a
Palestina,
bisogna
passare i
controlli
del Muro
di confine. Ci vengono controllati i passaporti tutte le mattine, quando
siamo costretti a passere lì per entrare a Gerusalemme. Visitiamo qua la
città antica e nuova, divisa tra le tre religioni monoteiste, andiamo sul
monte degli Ulivi, al Getsemani, nella Basilica dell’Agonia dove vi è la
pietra sulla quale Gesù sudò sangue prima della sua morte. Dentro la
città vecchia abbiamo fatto la via Crucis fino ad entrare nella Basilica del
Santo Sepolcro, sul monte Calvario sorto sul luogo dove Gesù fu
crocifisso. Dentro questa si respira un’aria di pace e di preghiera dove,
nonostante le persone alla fine abbiano un diverso credo, vengono poiché
alla fine non si sentono così diversi. Il mattino del giorno dopo
rimaniamo a Betlemme per visitare la Basilica della Natività, la grotta
dove nacque Gesù e passare in un orfanotrofio di suore cattoliche che
accolgono i figli illegittimi delle ragazze mussulmane che altrimenti
rischierebbero di essere uccisi. Il settimo giorno, invece, lo abbiamo
passato liberi a Gerusalemme dentro le vecchie mura, dentro la città
antica fra i sapori e le tradizioni di una volta e all'interno della Basilica
del Santo Sepolcro in fila per entrare al Santo Sepolcro e alla Natività,
poi al Santo Muro del Pianto . L'ultimo giorno, invece, prima di ripartire
per Roma, abbiamo visitato il Cenacolo e detto l'ultima Messa per poi
prendere il pullman in direzione Tel Aviv.
Un viaggio unico, indimenticabile e che soprattutto mi ha aperto gli
occhi su un mondo, su un conflitto, su una storia che spesso facciamo
finta di dimenticare per non doverci sentire in colpa per quanto loro ogni
giorno vivono e soffrono. Le persone, laggiù, sono come noi qua, forse
non crederanno tutte nel nostro Dio, ma non a causa loro, non riescono
ad esprimere a pieno la loro umanità, perché qualcun altro per loro ha
deciso che cosa dovevano essere. I colori, i profumi e le storie di quelle
città che ho visto e vissuto per quella settimana mi hanno segnato e
arricchito il cuore e questo ho raccontato a tutti perché nessuno debba
mai scordare dove sono le sue origini e che, nonostante il credo, il colore
della pelle, l'origine e il sesso nessuno è meno importante di te e
sopratutto meno meritevole di rivendicare il proprio diritto alla vita.
Elisabetta Mascherucci 3A
Nella prima settimana del 2011, precisamente dal 2 all’11 di gennaio, noi
ragazzi del triennio dell’ Azione Cattolica delle parrocchie di Cattolica e
Sant’Arcangelo abbiamo vissuto un pellegrinaggio tra Palestina e Israele,
alla scoperta dei luoghi più significativi e pieni di Mistero del nostro
Credo.
Il soggiorno si è diviso in 3 pernottamenti a Nazaret (Israele) e 4 a
Betlemme (Palestina). Nei primi giorni siamo saliti sul monte Tabor
(della Trasfigurazione di Cristo), sostato in Galilea, sostato e celebrato
Messa nella basilica della Annunciazione situata a Nazaret, dove visse la
Sacra Famiglia. Abbiamo poi passato una giornata sul lago di Tiberiade,
a Cafarnao e sul Monte delle Beatitudini. Naturalmente non ci è mancato
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Voci dal Gobetti – De Gasperi
La 4A in convivenza!
Ecco la testimonianza di una ragazza che ha vissuto
insieme alla sua classe una fantastica esperienza di
convivenza organizzata dal prof Cucchi
Quest’anno il prof di religione e sacerdote della parrocchia di San Pio a
Cattolica, Don Massimiliano Cucchi, ha offerto alla 4A la meravigliosa
opportunità di partecipare per cinque giorni alla convivenza in una casa a
Cattolica. A nome della classe, porto i nostri più sentiti “grazie”al Prof,
che ha sicuramente messo tutto il suo impegno: ha provveduto da solo a
organizzare ogni cosa (e non sarà stato sicuramente semplice); nel corso
del periodo di soggiorno è stato assistito da un ragazzo di 22 anni,
Daniele, un educatore dei ragazzi dell’ A.C.R. di Cattolica.
Avviso ai naviganti: non cadere nella rete
Un incontro tra la polizia postale di Rimini e alcuni
studenti del Gobetti per informare dei pericoli che
comporta la navigazione in Internet.
Venerdì 18 marzo si è tenuta nell’aula magna dell’ITC Gobetti di
Morciano di Romagna una conferenza che riguarda le varie
problematiche che possono accadere navigando sul Web.
Inizialmente, ore 10 circa, due funzionari della polizia postale di Rimini
hanno iniziato ad illustrare i casi che potrebbero riguardarci se non
usiamo con attenzione i nuovi mezzi di comunicazione: i computer. A
causa di questa nuova era dell’informatica, si sono verificati numerosi
problemi di tipo economico e sociale; sempre più malintenzionati infatti
usano questo nuovo strumento per truffare persone connesse nella rete.
Nella prima parte dell’incontro l’ufficiale Marchini ha dato alcune
spiegazioni di tipo tecnico: attraverso una serie di diapositive ha spiegato
in cosa consiste il loro lavoro, le varie fasi di percorso, e infine come
vengono scoperti ed arrestati i truffaldini. Numerosi i casi successi nella
regione; da citare è il caso di un ragazzo diciannovenne bolognese che,
entrando nei computer di alcune persone, riusciva a prelevare il codice
della carta di credito e successivamente si faceva spedire da varie città
europee ogni tipo di merce.
Subito dopo si è passati ad analizzare uno dei problemi più rilevanti che
affliggono i naviganti, soprattutto il genere femminile: la pedofilia e lo
stupro. Gli ufficiali si sono avvalsi di un video creato appositamente dal
Ministero per informare gli utenti di questo pericolo, il quale mostrava
una ragazza che, attraverso il programma “Windows Live Messenger”,
veniva ingannata da un adulto che si fingeva coetaneo; il finale mostrava
quello che facilmente potrebbe accadere a qualsiasi adolescente che
“cade nella trappola” rendendosene conto solamente dopo l’accaduto,
quando ormai è troppo tardi. Purtroppo si sentono spesso notizie di
questo tipo nei telegiornali, ma credo sia inutile “piangere sul latte
La novità di quest’anno, rispetto all’anno precedente, quando parte della
3A ha trascorso quattro giorni nella casa della Convivenza del Punto
Giovane di Riccione, è stata che ha partecipato a tale esperienza la
maggior parte della classe (22 su 26).
Per questo, l’intera classe si è fortificata, unita molto. Ogni momento
della giornata, infatti, si è vissuto insieme, condividendo ogni cosa: la
mattina, quando ci svegliavamo alle 6 e 30, ci preparavamo e dopo
colazione ci recavamo alla fermata per prendere il 134 che ci portava a
scuola, il pomeriggio, dopo pranzo e il momento preghiera studiavamo o
ci divertivamo insieme, e infine la sera, dopo la cena ridevamo e
scherzavamo insieme grazie alle meravigliose attività organizzate da
“Massi” e Daniele.
Durante la convivenza sono venuti a trovarci anche dei nostri prof: il
professor Vanni, la professoressa Galluzzi e la professoressa Portico.
Sicuramente tale esperienza lascerà impresso in ognuno di noi un
bellissimo ricordo, in quanto è sempre piacevole trascorrere tempo con
persone che, nel corso di 4 anni, si è imparato a conoscere e a volere
bene, e soprattutto ha insegnato a tutti noi a condividere e a rispettarci l’
un l’altro.
Spero vivamente, e probabilmente non solo io, che sarà possibile ripetere
nuovamente un’esperienza simile.
Martina Cesaretti 4A
versato”, piuttosto credo sia giusto incrementare l’informazione a
riguardo di tutto ciò, prevenendo ogni tipo di pericolo.
Nella seconda parte della mattinata, dopo aver risposto ad alcune
domande poste dagli studenti, i due relatori sono passati a parlare di un
altro tema che ci riguarda ancor di più da vicino: i social network,
principalmente Facebook. Attraverso questo programma di condivisione
di foto, immagini e dati personali, diventa facilissimo perdersi e non
riconoscere più la dimensione del reale.
Di gradimento generale è stata anche la scelta, da parte dei due ufficiali,
di fare vedere uno spezzone di South Park, un famoso cartone animato in
onda principalmente su Mtv. Questo “cartone ironico” ci ha mostrato,
(naturalmente esagerando) come si possa diventare schiavi di un
13
’0
Voci dal Gobetti – De Gasperi
programma come Facebook, con le sue caratteristiche: numero di amici,
stato sentimentale, foto, ecc. Finito il cartone, della durata di circa 15
minuti, dopo le ultime domande e i ringraziamenti, si è concluso
l’incontro.
Vedendo l’attenzione prestata da tutti i presenti, si può ben capire che è
stato molto interessante, soprattutto secondo me per il fatto che si è
parlato di un qualcosa che ci riguarda tutti i giorni, tutti i minuti. Vi è
infatti una tendenza quasi ossessiva (nei ragazzi in particolare) ad usare
queste tecnologie che ci stanno discostando dalla realtà avvicinandoci
sempre più al mondo virtuale. Certo, vedendolo da alcuni punti di vista
(risparmio di tempo e denaro) può essere un bene, ma dall’altra
possiamo ben capire dopo questa conferenza che, a causa di
malintenzionati, tutta questa bellezza può dissolversi con un click, una
parola scritta o un’immagine caricata in rete.
Secondo me questi incontri andrebbero fatti più spesso, per informare
tutti i naviganti; la metà dei quali infatti è incosciente dei pericoli che
potrebbe correre mettendo anche solo la propria data di nascita. Spero
quindi che la nostra scuola organizzerà anche per le altri classi incontri
simili, in modo che anche altri sappiano come avvicinarsi con più cautela
a questo nuovo mondo.
il saggio e si è complimentato con tutti i partecipanti per la serietà
dimostrata,
ha
visto
l’assegnazi
one di tre
coppe: una
a
Sota
Grent 4F
risultato
vincitore
assoluto,
una a
Palmerini
Alessandro
2A per la
categoria
allievi ed
infine una terza premiazione per Humenyuk Olha 3C vincitrice della
categoria femminile.
Questa la classifica completa :
Simone Rossetti e Andrea Grassi 4A
Laboratorio scacchistico – Torneo finale
Con il contributo della Provincia di Rimini
Assessorato Politiche giovanili - Scambi internazionali
Campionato di Istituto Open di scacchi
Il gioco
degli
scacchi
può essere
considerato
un valido
ausilio per
il
potenziame
nto delle
abilità
cognitive
quali : il
pensiero
logico, la
visione di
gioco, l’attenzione, la memoria, l’autocontrollo e l’autostima.
Rappresenta anche un valido esempio di interdisciplinarietà perché
introduce o amplia concetti ed elementi che fanno riferimento a
discipline come quelle tecniche e ad altre come la letteratura e la storia.
Sabato 5 febbraio 2011 si è disputato, presso l’aula magna del “Gobetti”,
l’annuale campionato Open di scacchi realizzato dal Maestro Fide
Maurizio Brancaleoni con la collaborazione di Sara Serafini e Martina
Lapi della 5^A. Si sono dati battaglia a colpi di “scacco matto” 40
studenti, in rappresentanza dei vari indirizzi scolastici dell’ISISS, in un
torneo che prevedeva la disputa di 5 partite della durata di 15 minuti per
giocatore. Ognuna, secondo il regolamento, assegnava 1 punto in caso di
vittoria, 0 punti in caso di sconfitta e 0.5 in caso di pareggio o patta. Il
saggio che si è svolto durante la mattinata, dove gli studenti hanno
potuto esprimere il meglio di sé stessi, si è concluso con il vincitore
assoluto Sota Grent 4F che ha fatto suoi i 5 incontri disputati, seguito da
Mancini Sujit 4A con 4.5 punti ed infine con 4 punti il vincitore della
categoria allievi Palmerini Alessandro 2A. La premiazione, svolta dal
dirigente scolastico Franco Raschi che ha seguito
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
5.0
4.5
4.0
4.0
4.0
4.0
3.5
3.5
3.0
3.0
3.0
3.0
3.0
3.0
3.0
3.0
3.0
3.0
3.0
2.5
2.5
2.0
2.0
2.0
2.0
2.0
2.0
2.0
2.0
2.0
2.0
2.0
2.0
1.0
1.0
1.0
1.0
1.0
0.5
0.0
37 SOTA GRENT 4F
22 MANCINI SUJIT 4A
17 BARBACHYNSKYY MIKOLA 3C
6 MONTANARI MATTEO 4B
36 ROSELLI DANIELE
5C
32 PESARESI MARCO
4A
29 PALMERINI ALESSANDRO 2A
28 PACIFERO ANDREA
3A
39 VOCALE DAVID
2C
38 VANZOLINI MICHELE 2B
35 GRANA ENRICO
3J
10 RICCIOTTI FABIO 1A
27 NARDI MATTIA
1A
2 NICOSIA NICOLO'
4B
7 HUMENYUK OLHA 3C
5 ORCIANI LUCA
5A
24 ANDRUCCIOLI MICHELE 5A
40 GRASSI ANDREA
4A
18 LLESHI PASHK
Zavatta
11 DOMINICI NICOLA
4B
9 SANCHI FILIPPO
1J
16 ALBANI LUCA
4B
20 FABBRI FRANCESCO 4B
26 LORENZI PIETRO
1C
8 SENYK IVAN
2B
4 ROSSI ENRICO
5D
14 MUCCIOLI MATTEO 1C
3 DOMINICI THOMAS
1M
21 ZAVALA ANTONY
1C
15 GRANA SOPHIA
1C
23 BARTOLOMEI LUCA 4A
12 SAVIOLI PAMELA
1C
33 MARANGI ANDREA
1M
30 PESARESI MARCO
1C
13 PUZIO YURI
4L
1 ACCIAIOLI MATTEO
1C
31 GIORGI ERIK
1B
19 CIOCCIA OTTAVIO
1B
34 RIGHETTI GIACOMO 1C
25 FARINA MICHELE
1C
Sujit Mancini 4A
14
’0
Voci dal Gobetti – De Gasperi
Quick Delay
Una giovane band a tutto rock!
L' alternanza scuola lavoro
nella sua faccia più sconosciuta:
Il project work e l' Informatica
In tempi in cui l’umanità si vede costretta a fronteggiare minacce
nucleari, cataclismi naturali, sommosse popolari e scandali politici, chi
avrebbe mai pensato che qualcuno fosse così a corto di argomenti da
voler raccontare di questa band?
Sotto il nome di “Quick Delay ” si celano tre ragazzi uniti da una
passione comune, la musica. Il gruppo nasce nel 2009 da un’idea di
Francesco Gariboldi e Gianluca Corbelli, conosciuti meglio come Gary e
Gian, rispettivamente bassista e cantante-chitarrista.
Dopo qualche settimana di ricerche si aggiunse alla formazione Corrado
Cerni, batterista che conferirà al gruppo la giusta dose di rullate che
cercavano.
Tuttavia tra le file dei Quick mancava ancora qualcuno che si
destreggiasse in assoli di chitarra deliranti, si presentò all’appello Gaga
(all’anagrafe Gabriele Leardini), amico di vecchia data che si scopri
chitarrista.
Ora i quattro Quick erano pronti per provare e salire su un palco,
l’opportunità si presentò in un sabato d’Ottobre dello stesso anno, a
questa esibizione ne seguirono diverse altre che portarono il gruppo a
suonare a diverse manifestazioni sia pubbliche che private.
La scelta del nome non fu immediata, si dovette aspettare una serata
post-prove, dove i quattro annegarono in fiumi di chinotto e pompelmo
rosa (frizzante!!!), i quali permisero di estrapolare da un intricato
groviglio di frasi sconnesse e nomi improbabili stampate su una
maglietta, le due parole che compongono l’ossimoro Quick Delay.
Dopo qualche periodo di difficoltà, che portò al ritiro a vita privata del
chitarrista, i tre Quick ripresero a suonare cambiando leggermente
genere, e cercando qualcuno che potesse essere un valido sostituto del
componente recentemente venuto a mancare.
Tornando ai giorni nostri i Quick continuano ad esibirsi in locali della
zona o a manifestazioni pubbliche, talvolta facendo anche qualche
trasferta, portando il loro rock 90’ alle orecchie di chi si volesse fermare
ad ascoltare, il loro sogno nel cassetto è quello di cominciare a scrivere
pezzi originali senza rimanere incatenati alle cover del passato.
Li potete trovare su facebook semplicemente digitando Quick Delay,
così da poter scoprire le date dei concerti e interagire direttamente con
loro.
STAY ROCK!! BYE GUYS.
Gianluca Corbelli 3A
Una delle attività più interessanti che si sono svolte nel corso degli anni
all' interno del nostro plesso scolastico è senza dubbio l' esperienza che
ha coinvolto, dal mese di Maggio all' Ottobre dello scorso anno, gli
allievi delle classi terze frequentanti gli indirizzi informatico ed
elettrotecnico dell' ITI
nel progetto formativo “Alternanza scuolalavoro”. L' alternanza scuola-lavoro è una modalità didattica realizzata
fra scuole e imprese per offrire ai giovani (che imparano, in contesti
diversi, sia a scuola che in azienda) competenze spendibili nel mercato
del lavoro e favorire l' orientamento. Il corso, gestito dal CESCOT
SCARL, nonché promotore dello sviluppo e dell' innovazione delle
piccole e medie imprese nel settore del commercio, turismo e servizi che
si occupa di formare le persone per farle crescere professionalmente, ha
suscitato interesse non solo perché al termine è stata rilasciata la
Dichiarazione delle Competenze Acquisite riconosciute come crediti per
il conseguimento del diploma, ma anche per il fatto che esso abbia
coinvolto in modo attivo molti soggetti, legati fra loro e regolati
contrattualmente in un documento chiamato “Patto formativo”
sottoscritto da tutte le persone coinvolte tra cui, oltre all' ente formativo,
il tutor aziendale (che si occupava della gestione operativa dell' attività
corsuale e del controllo delle operazioni), il tutor scolastico (che
facilitava l' integrazione dei contenuti del percorso formativo con quelli
del percorso scolastico), gli esperti/docenti (che fornivano materiale
didattico e informazioni tecnico-professionali) e infine gli studenti. Il
percorso di formazione attivato si è svolto in modo disgiunto tra gli
allievi del settore informatico e quelli del settore elettrotecnico, o
meglio, si è presentato in due forme differenti di alternanza. La prima,
quella riguardante gli elettrotecnici, si è sv iluppata con l'inserimento di
questi ultimi all' interno del processo produttivo aziendale (ciò che viene
comunemente chiamato con il termine francese “stage”) finalizzato alla
formazione, in affiancamento ad una figura professionale corrispondente
alla propria, che porta a maturare il lavoro da svolgere con margini di
autonomia crescente. Sebbene questa modalità sia particolarmente
entusiasmante, in quanto ha permesso un contatto più diretto e
approfondito con l' organizzazione del lavoro e l' acquisizione di
specifiche competenze tecniche, mi soffermerò (non essendo stato
coinvolto nella tipologia appena discussa) a riportare l' esperienza
condivisa assieme ai miei compagni di classe, nella seconda forma di
alternanza scuola-lavoro (forse meno conosciuta) destinata agli allievi
dell' indirizzo Informatico: il project work. Il project work è la modalità
didattica in cui uno o più studenti sviluppano con l' aiuto dei docenti e
del tutor aziendale un progetto specifico come ad esempio una brochure
promozionale, il disegno di massima di un sito Web, ecc... presentando
alla fine il prodotto/risultato del proprio lavoro. Come ho già detto all'
inizio di questo articolo, lo scopo dell' “Alternanza scuola-lavoro” è
quello di diffondere la cultura d' impresa avviando gli studenti in un
15
’0
Voci dal Gobetti – De Gasperi
sistema aziendale simulato. Il corso (di 120 ore), è dedicato in parte all'
acquisizione delle competenze (quali il sistema e l' organizzazione di un'
azienda, la qualità, la comunicazione, gli strumenti di pensiero...) con
attività di preparazione e orientamento, e abbondantemente alle attività
laboratoriali, ovvero alla ricerca e allo sviluppo di lavoro reale
commissionato da aziende del territorio, si è svolto secondo il calendario
fornito
dal
tutor aziendale
(nonché nostro
datore
di
lavoro)
contenente,
per
ogni
lezione,
le
indicazioni
relative
all'
orario, la sede
del corso e l'
argomento da
trattare. Oltre
ad esso ci
hanno
rilasciato una
serie
di
documentazio
ni
professionali
relative
alle
attività svolte
che lo studente
(garantendo la
propria
presenza,
salvo alcune motivate eccezioni, per tutto il periodo del corso) doveva
archiviare e conservare. Al di là di questa prassi burocratica, ma senza
dubbio di non poco conto, in quanto esorta i giovani ad un maggior
senso di responsabilità, il project work potenzia competenze trasversali
come la capacità di lavorare in autonomia e l' orientamento al risultato. Il
primo compito commissionatoci è stato quello di modificare e migliorare
un sito aziendale scritto in sole pagine statiche Html (un linguaggio usato
per creare delle pagine Web, unite fra loro da un' insieme di collegamenti
ipertestuali) dandogli un aspetto più “friendly” e rendendo più facile la
navigazione, sia da un punto di vista grafico che contenutistico,
incanalando questa creatività in un contesto di marketing dei prodotti
venduti. Guidati parzialmente dal professor Maracci, ossia nostro
docente di informatica e tutor scolastico, l' esperienza ci ha permesso, da
un punto di vista software, di approfondire l'uso e il linguaggio di nuovi
linguaggi di programmazione, visuali e di sviluppo, come javascript,
classi CSS, Html..., il tutto condito dalla passione individuale di ognuno
in mezzo ad un gruppo: ciò quale ha favorito sia una possibilità di
recupero per chi possedeva alcune lacune informatiche (e non solo), sia l'
ampliamento delle conoscenze per altri, tenendo conto, inoltre, di quanto
sia importante il confronto e lo scambio delle idee o delle opinioni
perché, come diceva Kant, “comunicare significa pensare assieme agli
altri”.
Per quanto riguarda la parte hardware ci siamo cimentati nello
scomporre vari “case” di computer provenienti da un' azienda locale che
ha contribuito alla realizzazione del progetto: di ogni computer abbiamo
costruito una scheda tecnica analizzando in dettaglio e confrontando le
parti molto efficienti rispetto a quelle non, riassettando infine nuove
macchine con i migliori componenti disponibili e scartando, ovviamente,
quelli che erano potenzialmente inutili o quasi. Il lavoro ha richiesto
parecchie giornate e ci ha permesso di produrre come risultato un
manuale discretamente dettagliato sull' assemblaggio di PC e sull'
installazione del sistema operativo, quest' ultimo da noi installato alla
fine del montaggio di ogni PC.
Un' azienda venditrice e costruttrice di componenti hardware e software
ci ha permesso di collaudare un loro prodotto in grado di comunicare e
modificare anche a distanza lo stato dei più usati elettrodomestici di un'
abitazione. Oltre, ovviamente, alla verifica, ci siamo interessati alla
circuitazione interna dell' apparecchio e all' approfondimento di nuova
logica elettronica.
Diciamo, insomma, che le materie non sono mai state così interessanti,
così come l' esperienza e l' applicazione dei concetti base di tali materie
non sono mai sembrati utili e sensati nei confronti di tutte le lezioni
diverse da quelle che il progetto ci ha offerto. In particolare in molti di
noi è aumentata la motivazione nel fare ciò che stiamo facendo;
considerazione incrementata anche dalle visite guidate in aziende
informatiche-sistemistiche o dalla presenza di esperti già attivi nel
settore da più o meno anni. Io penso che sia bello per uno studente poter
pensare che ciò che sta studiando e il modo in cui lo studia sia indice di
progresso del proprio futuro e, allargando gli orizzonti, dell' intera
società della globalizzazione.
Questa esperienza è stata veramente importante, ci ha aiutato a capire
molte cose e a smascherare molte realtà emerse dall' opinione di studenti
e docenti “anti-informatici” riguardo il nostro futuro e la nostra
professionalità. L' informatica è la scienza dell' informazione
(letteralmente “informazione automatica”) che studia tutti i possibili
sistemi di elaborazione e trasmissione delle informazioni. Essendo l'
Informatica una scienza, essa si integra o si pone come supporto a tutte
le altre discipline scientifiche e non solo: infatti, come tale, si è infiltrata
in qualunque tecnologia di utilizzo consueto e quotidiano, tanto è vero
che possiamo considerarci tutti veri e propri utenti di servizi informatici.
La storia dell' Informatica, il cui maggior progresso lo si fa risalire alla
seconda metà del Novecento (la cosiddetta “terza rivoluzione
industriale”), è piuttosto interessante e la si può meglio apprezzare se la
si esamina assieme alle circostanze storiche e alle motivazioni che hanno
portato alla sua evoluzione in tale contesto, tra le quali la risoluzione
dell' Entntscheidungsproblem (il problema della decisione per la logica
proposto da Hilbert ed Ackermann nel 1928). Aggiungo inoltre che i
sistemi logico-matematici e i programmi informatici sono due aspetti di
una stessa realtà algoritmica , che si manifesta in un caso mediante le
dimostrazioni e nell' altro attraverso i calcoli; dunque l' informatica serve
ad analizzare i processi coinvolti nelle tipiche operazioni del calcolo
umano. E, ricordando gli ultimi passi dell' articolo Una logica
universale: lo studio del pensiero e del linguaggio attraverso l' algebra
(di Boole) da me pubblicato l' anno scorso sul giornalino scolastico, le
teorie sviluppate nel 1938 da Shannon e nel 1943 da McCulloch e Pitts
aiutarono in modo consistente lo sviluppo del calcolatore, o meglio, del
“computer”: ovvero, le istruzioni di un programma, che stabiliscono che
in una certa condizione un computer deve eseguire una certa operazione,
sono facilmente esprimibili mediante formule proposizionali, e dunque
sintetizzabili mediante circuiti elettronici. E l' analogia con i circuiti
neuronali permette di pensare al computer come a un “cervello
elettronico”, come infatti viene a volte chiamato. Tutto questo per
sottolineare l' importanza sociale, storica, tecnologica, logica e, per chi
sa leggere tra le righe, filosofica dell' Informatica. Vorrei concludere con
una frase di Einstein riguardo al rapporto tra l' uomo e il computer :“I
computer sono incredibilmente veloci, accurati e stupidi. Gli uomini
sono incredibilmente lenti, inaccurati e intelligenti. L’insieme dei due
costituisce una forza incalcolabile” e io aggiungo che tutto è possibile
all' uomo... dipende solamente dalla determinazione che ci mette nel
portare avanti un progetto, qualsiasi esso sia.
Sanya Casadei 4J-K
16
’0
Il libro – Il film
Fabio Volo - Il giorno in più
Alberto Pucci - Un Angelo per il diavolo
Una storia d’amore sbocciata sul tram
La storia di Ricardo Izecson Dos Santos Leite: Kakà
“Muore solo un amore che smette di
essere sognato”, è così che l’autore di
questo libro dà inizio alla storia
magica e intrigante dei due
protagonisti.. Giacomo, il classico
single in cerca della sua anima
gemella fino ad ora mai trovata, visti
tra l’altro i tanti rapporti avuti in
passato ma nei quali, come dice lui,
non sarebbe mai valsa la pena
credere in qualcosa di concreto.
Giacomo è particolarmente legato
alla nonna, che lo ha cresciuto
insieme alla madre fin da piccolo,
poiché il padre lo ha abbandonato da
bambino, senza dirgli nulla. Un’altra
persona di particolare importanza per
lui è Silvia, la sua migliore amica,
una persona che per Giacomo c’è
sempre stata, che gli ha sempre saputo dare i consigli giusti e lo ha
sempre capito in qualsiasi momento, malgrado la sua situazione
familiare, con una bambina e un marito alle spalle che la trattava male:
per questo lei era costretta ad avere una vita piuttosto infelice. Ma anche
in questo caso, nonostante tutto, Silvia è sempre con Giacomo, anche nel
momento esatto in cui la vita di lui si capovolse completamente. Infatti
una sconosciuta entrò a farne parte; era lei, la sconosciuta, che pareva
essere la ragazza per lui.. si incontravano ogni fatidico giorno su quel
tram; i loro sguardi si incrociavano per attimi interminabili e ogni giorno
pensieri diversi tormentavano la testa di Giacomo, fino ad un punto tale
da non riuscire più a togliersela dalla mente! E, un giorno che per
Giacomo sembrava essere come gli altri, la “sconosciuta”lo fermò e gli
chiese di bere un caffè; Giacomo non sapeva cosa dire, era troppo
contento e stupito allo stesso tempo, ma alla fine accettò, e quando
all’appuntamento Giacomo la vide un brivido gli percorse la schiena,
iniziò a sudare, sentiva le famose “farfalle nello stomaco”. Quel caffè si
rivelò per Giacomo, e la non più in quel momento sconosciuta Michela,
una forma addio: infatti Michela dovette partire per New York. Giacomo
fece una pazzia della quale però era certo che non si sarebbe mai pentito
in futuro: partì anche lui alla “ricerca” di Michela per le strade di New
York, dove trovò il suo indirizzo e tutto ciò che la riguardava; dopo
essersi trovati si diedero appuntamento in un bar e.. dopo lunghe
chiacchierate e giornate trascorse insieme arrivarono ad una conclusione:
ERANO FATTI PER STARE INSIEME!
Fabio Volo descrive il personaggio di Giacomo come uno spietato ed
ironico trentenne in cerca di una persona che lo faccio veramente
innamorare! Volo fa incontrare i protagonisti in un modo piuttosto
comune: il classico primo incontro nell’autobus, i primi sguardi
magnetici, i pensieri strani, tutta una serie di cose che l’autore racchiude
in alcune frasi, una di queste è: “Tutto ciò che ho di lei è nella mia testa e
nella mia anima, per sempre. Lei è un respiro, un pensiero, un’
emozione, è confusione, è chiarezza”. E’ con questa frase che Giacomo
descrive liberamente i sentimenti che prova per Michela; ed è appunto
attraverso frasi o semplici parole che Volo riesce a trasmettere emozioni;
questa è una cosa che nei suoi libri ho notato molto, e forse è proprio
questa cosa che rende un libro come il suo così piacevole, talvolta
esilarante, ma allo stesso tempo molto riflessivo. L’autore usa un
linguaggio semplice e diretto ed anche questo è sicuramente un punto a
favore per Volo che, utilizzando questo tipo di linguaggio, fa riferimento
alla realtà immaginando scene fantastiche, e tutto ciò rende sicuramente
il libro più divertente. Questo libro è certamente uno dei migliori che io
abbia letto; e poi mi piace particolarmente Fabio Volo, per il modo che
usa nel rapportarsi al pubblico che legge i suoi libri.
Martina Mancini 1A
Questa è la storia di un ragazzo che, come tanti altri, sogna di diventare
calciatore. A lui, però, succede quello che a un bambino comune
sembrerebbe solo un sogno. Questo
ragazzo è Ricardo Izecson Dos Santos
Leite, detto Kakà. Fin da piccolo si
appassionò a quel grande sport che è il
calcio. Oltre alla passione, però, lui
aveva quello che tutti gli altri ragazzi
brasiliani non avevano: la qualità. La sua
carriera ha inizio nel San Paolo, fucina di
molti talenti passati alla storia. Qui Kakà
raggiunge la prima squadra e, grazie alle
sue doti, la squadra Paulista vince il
campionato brasiliano. Dopo il successo
con il club, viene convocato nella
Seleçao, la nazionale brasiliana.
Qui vince la coppa del mondo, anche se in realtà è sempre stato riserva.
Il ragazzo, allora diciottenne, prometteva bene, e molti club, tra cui il
Brescia e la Lazio, iniziarono a fare le prime offerte. Nulla da fare, però,
la neo-stella brasiliana non cedette al corteggiamento dei club italiani.
Nell’agosto 2003, il Milan, sfruttando il momento di crisi della squadra
Paulista, strappa il giovane Ricky per portarlo in Italia. Qui Kakà
diventerà uno dei pilastri del calcio mondiale. In questo club trascorre un
primo anno fantastico (ecco il tema principale su cui si basa il libro, il
suo primo anno). Tra delusioni e rimpianti (Coppa Intercontinentale,
Uefa Champions League, Olimpiadi di Atene), tra gioie e festeggiamenti
(Campionato, vittorie nel derby e contro Juventus e Roma), Kakà
conclude finalmente il suo primo anno in rossonero da campione d’Italia.
Lui che nasce in una famiglia benestante e molto religiosa, lui che da
piccolo sognava di giocare a fianco dei vari Socrates e Rivaldo, lui che
affascinava tutti con il suo volto da “angioletto”. Sì, proprio così, da
“angioletto”. Kakà, infatti, non era il prototipo del brasiliano tutto samba
e saudade. No, lui era diverso. Era il tipico ragazzo che tutte le mamme
avrebbero voluto come figlio, il fidanzato che tutte le ragazze avrebbero
voluto conquistare e il giocatore che tutte le squadre avrebbero voluto
acquistare.
Alto, bello, magro, educato, sempre disponibile;insomma, il ragazzo
perfetto. Oltre che essere il protagonista indiscusso di questo libro, Kakà
è stato il beniamino di
molti esperti in campo
calcistico, come Tiziano
Crudeli (giornalista Tele
Lombardia e grande tifoso
milanista), Fabio Caressa
(giornalista e telecronista
di Sky), e molti ancora.
Tutte opinioni positive,
ovviamente,
sul
rendimento del primo anno
di Ricardo. Proprio come
un angelo caduto dal cielo,
infatti, Kakà penetra nei cuori dei tifosi milanisti, incombendo su San
Siro; “Un angelo per il diavolo”, appunto! Oltre che a rappresentare un
fenomeno per il Milan, Kakà rappresenta un idolo per i più giovani. Lui
ha dimostrato che, nel ventunesimo secolo, si può essere bravi sia col
pallone che educati e rispettosi in partita. Pochi sono come lui, e questo
lo rende ancora più speciale. Durante il suo primo anno, non è mai stato
espulso, ed è riuscito a farsi ammonire pochissime volte. Rispettoso,
umile, queste sono le sue vere
17
’0
Il libro – Il film
caratteristiche che lo hanno portato a diventare quel che è oggi, … un
campione! Per me è stato entusiasmante leggere i suoi primi passi verso
il pallone. Io credo, però, che la sua disciplina in campo sia data da una
forte serenità al di fuori di quest’ultimo. Sto parlando della famiglia.
Secondo me, lui non ha mai avuto grandi problemi famigliari, e per
questo deve ringraziare il padre Bosco e la madre Simone. Lui è
diventato un idolo nel campo e fuori. Questo libro mi è stato molto utile
per capire che tipo di uomo è Kakà, e per apprezzarne di più la persona.
Ottimo libro, per la profondità con cui viene espresso il cammino di
Ricky, e per l’idea di raccontare la storia di una vera leggenda calcistica.
Ottima, anche, è stata l’abilità con cui Alberto Pucci (autore del libro) è
riuscito a coinvolgere il lettore. Mentre leggevo il libro ho notato che
sono riuscito a intravedere mentalmente ciò che c’era scritto. Come in un
film! Veramente un bel libro. Vorrei evidenziare, però, una parte di
questo libro che mi è piaciuta particolarmente. Si trattava della
descrizione del derby della Madonnina dell’anno 2003-2004. Sotto la
pioggia, un ululato di tifosi accaniti aspettava l’ingresso in campo dei
giocatori, non sapendo di essere testimoni di una delle partite più belle
nella storia del calcio italiano. Finito il primo tempo, il Milan era sotto di
due goal. Devo ammettere che mentre seguivo questa parte, sono riuscito
a sentire la delusione dei tifosi rossoneri. Mi sembrava quasi di essere
nel primo anello rosso di San Siro, sotto la pioggia, con tanta amarezza
in gola. Ecco che però, nel buio, appare una luce. La rimonta
straordinaria che tutti i tifosi aspettavano era avvenuta: tre a due il
risultato finale. Qui Pucci è stato fantastico. Per come è riuscito a
descrivere l’atmosfera, per tutto! E per aver illuminato quel grande
giocatore che è Kakà. Lui per me è un mago del calcio, e fin da piccolo,
mentre ammiravo le sue prodezze, ho sempre sperato di diventare una
persona come lui. Ottimo giocatore ed ottimo libro. Ricardo Izecson Dos
Santos Leite… un vero campione!
Quando venne lanciato in rete, il sito diventò molto popolare, ma una
volta scoperto, i fratelli Winklevoss decisero subito di fargli causa per
aver copiato ed essersi appropriato della loro idea. Grazie a qualche
contatto, Zuckerberg e Saverin riuscirono ad incontrare Sean Parker,
cofondatore di Napster, che si dimostrò fin da subito molto interessato al
progetto e gli suggerì di eliminare “The” e lasciare solamente
“Facebook”.
Arrivata l’estate, Saverin si trasferì a New York per cercare della
pubblicità per il loro nuovo programma, e nel frattempo Zuckerberg si
dedicò totalmente alla sua creazione assieme a Parker, che lo aiutò
trovando i mezzi finanziari necessari.
Tornato da New York, Eduardo trovò la situazione completamente
diversa, in quanto Parker era diventato socio del sito e vivevano tutti
insieme: Mark era totalmente cambiato a causa dell’influenza di Sean e
della sua totale dedizione a Facebook.
Andrew Pierpaolini 1A
“The Social Network”
La storia di Facebook e del suo fondatore.
Il film “The Social Network” è uscito
nelle sale italiane il 12 Novembre del
2010, diretto da David Fincher.
Questa è la storia di Facebook e del
suo
giovane
fondatore
Mark
Zuckerberg,
un
genio
dell’informatica, che in una sera,
subito dopo essere stato lasciato dalla
sua fidanzata, creò un sito dove poter
votare la foto di alcune ragazze che
erano state messe a confronto.
Divenne subito popolare all’interno
di Harvard e mandò in tilt il completo
sistema operativo. Zuckerberg, grazie
a questa mossa, venne subito notato e
avvicinato dai fratelli Winklevoss e
dal loro socio Narendra, per creare
l”HarvardConnection”, un sito dove
tutti i ragazzi dell’università avrebbero potuto iscriversi, incontrarsi e
scambiarsi informazioni di ogni genere online.
Il ragazzo accettò il progetto, ma nel frattempo si rese conto che poteva
creare un nuovo programma in cui connettere tutte le persone del mondo:
“TheFacebook”.
Disse, così, ai Winklevoss di essere molto occupato e di non aver tempo
materiale per dedicarsi alla creazione di questo nuovo sito. Decise di
chiamare, così, l’amico Eduardo Saverin chiedendogli 1000 dollari per
finanziare “TheFacebook”, diventando anche lui cofondatore del
programma.
Parker decise, allora, di congelare il prestito e scoppiarono numerosi
contrasti tra i due amici, che però inizialmente si placarono, così
Zuckerberg riuscì a far firmare un contratto a Eduardo che lo vedeva
proprietario di un terzo di Facebook. A causa di nuovi investimenti, la
sua quota venne ridotta allo 0,03% e sentendosi così ingannato e tradito
dall’amico decise anche lui di far causa a Mark.
Le scene del film sono continuamente interrotte dalle cause mosse contro
il ragazzo; il film infatti si conclude con un’avvocatessa del suo collegio
difensivo che gli consiglia di raggiungere un compromesso con le due
parti. Subito dopo, però, che la ragazza lascia la stanza, Mark invia una
richiesta di amicizia su facebook alla sua ex ragazza.
Il film ha registrato notevoli incassi ed ha ottenuto ben tre Premi Oscar
per la miglior sceneggiatura, la miglior colonna sonora e il miglior
montaggio.
Penso che questo film debba essere visto, in quanto viene raccontata
tutta la vera storia di Facebook, il grande social network che oggi è
presente nella quotidianità della maggior parte dei giovani e che si è
sviluppato sempre di più fino a raggiungere un numero stratosferico di
utenti. I temi trattati riguardano molto da vicino noi giovani, perché ci
spiega com’è possibile rovinare un rapporto di amicizia, apparentemente
indistruttibile, facendosi trascinare dai soldi e dalla popolarità. Oltre ad
essere molto interessante, questo film può veramente insegnare qualcosa
di importante.
Giulia Costa 4A
18
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Il libro – Il film
“Niente Paura”
Il film-documentario che racconta l’ evoluzione dell’Italia
negli ultimi 30 anni. Luciano Ligabue, protagonista e
autore delle colonne sonore del film, parla dei
cambiamenti avvenuti nella nostra società
Il 17 settembre 2010 è uscito nelle
sale cinematografiche di tutta Italia
il film che è stato presentato con
gran successo alla 67° Mostra del
Cinema di Venezia: “Niente
Paura”, il documentario realizzato
dal regista Piergiorgio Gay con la
collaborazione
del
grande
cantautore Luciano Ligabue, voce
narrante del film. Un progetto che
nasce per far riflettere le persone
sulla situazione della sociètà
italiana, su come eravamo 30 anni
fa e sui problemi costanti che affliggono la nostra nazione: tutto questo
raccontato da Ligabue, attraverso le sue canzoni e con la partecipazione
straordinaria di personaggi famosi e gente comune che, davanti a una
telecamera, esprimono i propri valori e le proprie esperienze di vita.
Il filmato tratta i temi che oggigiorno costituiscono le questioni più
importanti da affrontare nel nostro Paese: la mafia, il razzismo, la
politica, l’immigrazione, la religione, la libertà, la crisi del paese, la
giustizia e le speranze di una popolazione che vede la società
profondamente cambiata.
“Niente Paura” mostra un’Italia diversa, nella quale i cittadini hanno
voglia di riscattarsi e di far emergere i propri principi per risolvere
questa situazione di crisi che opprime la quotidianità di ognuno di loro.
Il documentario prende in considerazione tutti questi problemi e li
analizza uno ad uno grazie anche alle testimonianze di personaggi
conosciuti come Fabio Volo, Carlo Verdone, Paolo Rosi e tanti altri, che
espongono i loro pensieri con brevi interventi che frammentano il video
in tanti spezzoni.
Ligabue, narratore e protagonista, commenta le immagini del film ed
esprime il suo giudizio sui cambiamenti radicali della società dagli anni
Ottanta ad oggi; le fotografie e i filmati che raccontano la storia
dell’Italia sono accompagnati dalle canzoni del cantautore, che
incorporano un forte senso nazionale e fanno emergere le emozioni più
profonde. La decisione di porre Ligabue come protagonista è stata presa
dal regista, poiché il cantante viene definito un personaggio nazionalpopolare, poichè anche nei suoi concerti enuncia i primi dodici articoli
della Costituzione Italiana facendoli scorrere su uno schermo durante le
sue canzoni, affinché tutti i suoi fans e spettatori possano leggerli per
ricordare il vissuto del proprio paese e collegare ad essi i significati delle
sue parole.
Piergiorgio Gay, con la collaborazione di Luciano Ligabue, ha voluto
realizzare, appunto, questo documentario per ricordare alle persone
com’era la vecchia Italia e come si è trasformata oggi, evitando di far
apparire il filmato come un riassunto della storia della nostra nazione con
i vari avvenimenti più o meno importanti.
“Niente Paura” è un film interessante, in quanto parla di temi di attualità
e problemi con i quali combattiamo tutti ogni giorno; è rivolto all’intera
popolazione affinché questa possa pensare alla situazione che stiamo
attraversando e ragionare su quali siano i comportamenti da tenere o su
quali siano le cause che hanno portato a queste condizioni. Penso che sia
utile far vedere questo film ai ragazzi all’interno delle scuole per far sì
che anche coloro che non hanno vissuto o conosciuto gli eventi più
rilevanti della storia italiana, possano comprendere il vero significato del
“nazionalismo”.
Linda Pangrazi 4A
Gli immaturi
L’incubo peggiore: ripetere la maturità
La Medusa, dopo aver
riscosso un enorme successo
con l’uscita nelle sale
cinematografiche de “La
banda dei babbi natale”,
decide di continuare su questa
strada e sforna un’altra
commedia girata dal regista
italiano Paolo Genovese
grazie al quale già sono stati
apprezzati
film
quali:
”Incantesimo
napoletano”
(2002) e “Nessun messaggio
in segreteria” (2005). Per
questo film il regista prende
ispirazione da un sondaggio
fatto secondo il quale un
incubo ricorrente di molti
italiani è quello di trovarsi a
ripetere l’esame di maturità.
Infatti troviamo Giorgio,
Lorenzo, Piero, Luisa, Virgilio e Francesca che sono ex compagni di
classe del liceo; è dalla fine della scuola che per vari motivi non si sono
più ritrovati, ma il ministero della pubblica istruzione ha annullato il loro
esame di maturità e lo dovranno ripetere, pena l’annullamento di tutti i
successivi titoli di studio conseguiti. Quindi come ai vecchi tempi si
rincontreranno per studiare assieme in vista dell’esame ma soprattutto
per incontrarsi e divertirsi di nuovo come da ragazzi. Raoul Bova è nei
panni dello psichiatra Giorgio, il quale ha una relazione sentimentale con
Marta ,ovvero Luisa Ranieri, Barbora Bobulova invece interpreta Luisa,
sola e con una figlia piccola, Paolo Kessisoglu recita nei panni di
Virgilio, Ambra Angiolini e Anita Caprioli rispettivamente Francesca ed
Eleonora, Luca Bizzarri nel ruolo di uno speaker radiofonico che si
chiama Piero ed infine Ricky Memphis, il quale impersona Lorenzo,
agente immobiliare che vive all’età di trentotto anni ancora a casa con i
genitori, Giovanna Ralli e Maurizio Mattioli. Questa commedia
conferma nuovamente come la Medusa abbia ben investito su Paolo
Genovese: infatti oltre a riuscire a strappare numerose risate grazie alla
presenza di comici italiani molto affermati, riesce a regalarci anche
grandi emozioni con momenti, se così si può dire, “poetici”. Questo
quindi è un film adatto sia ai giovani che alle famiglie perché non annoia
e riesce a divertire.
Luca Pronti 4A
19
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Playlist
Mc Hip Hop contest 2011
Riccione culla di un evento unico nel suo genere
L'hip hop, movimento culturale nato verso gli anni 1970 in prevalenza
nelle comunità Afro-Americane e Latino-Americane del Bronx, quartiere
di New York, sbarca a Riccione!
Dal 5 al 9 gennaio 2011, il Palazzo dei Congressi di Riccione ha ospitato
l’evento Mc Hip Hop Contest 2011. Manifestazione organizzata e
sponsorizzata da Cruisin’; società nata nel 1983, specializzata
nell’organizzazione di eventi inerenti a musica, spettacolo, sport e
cultura.
Lo staff della Cruisin’ si è rimboccato le maniche e ha messo in scena
una nuova edizione dell’evento che da qualche anno a questa parte ha
come punto di riferimento Riccione.
È inutile sottolineare come la manifestazione ha ottenuto il record di
presenza sbaragliando le precedenti edizioni.
L’evento è stato strutturato con una organizzazione impeccabile,
suddividendo i 5 giorni a disposizione tra workshop e sfide tra crew.
Nei primi giorni, l’Mc Hip-Hop Contest ha dato la possibilità ai
moltissimi appassionati accorsi al pala-congressi di partecipare ad una
serie di stage ed approfondimenti dedicati a questa danza metropolitana.
Moltissimi coreografi professionisti, provenienti da ogni parte del
mondo, hanno proposto dimostrazioni, approfondimenti, corsi ed
esibizioni meravigliose. Tra i tanti professionisti ricordiamo Rhapsody,
Omid Ighani, Byron, Aziz, Leslie Feliciano, Kris, Miss Prissy,
Boogaloo, Terry Brooklyn, Camron, Javier Ninja, Archie Burnett, Laure
Courtellemont, Marco Cavalloro, Fritz, Alessia Gatta, Stefano Pastorelli,
Marisa Ragazzo e Swan.
Le restanti giornate sono state invece dedicate interamente alla sana e
pura competizione. Si sono susseguite sul palco moltissime crew
(italiane e non solo), che si sono date competizione per raggiungere il
titolo di “migliore”. Le categorie nelle quali i giovani ballerini avevano
la possibilità di confrontarsi erano tantissime: “Street dance battle”,
“Kidzcontest”, “Videodance yuong”, “Videodance”, “Hip-Hop young”,
“Hip-Hop A”, “Hip-Hop B” e “Special one”. La competizione così
articolata ha permesso ai ballerini di qualsiasi età di partecipare a questo
contest, dai più giovani ai più anziani ed esperti. Una importantissima e
bellissima novità introdotta in questa ultima edizione dell’Mc è stata che
le giornate del contest non terminavano al calare della luce del sole: ogni
serata è stata pensata nel migliore dei modi per intrattenere le
numerosissime persone accorse all’evento (ragazzi, genitori,
accompagnatori o semplici appassionati). Sul palco del Palace di
Riccione, oltre ai dj set che hanno animato i dopo serata, si sono esibiti
artisti di calibro internazionale, quali Javier Ninja, Archie Burnett, i
Ringmasters, crew di ballerini provenienti direttamente da Brooklyn,
Miss Prissy, ballerina americana che recentemente si è affacciata nel
mondo della musica e, a chiudere un evento quasi unico nel suo genere,
Marracash, principe del rap italiano, che ha proposto tracce proveniente
dal suo nuovo Cd.
Riccione è stata quindi la culla di un evento che ha portato nel riminese
una ventata di Hip-Hop, cultura che ha piantato solo recentemente le sue
radici nella mentalità italiana. Al Mc Hip-Hop Contest si respira “aria
buona”, aria di un ambiente semplice ma che riesce a coinvolgere
chiunque, dove oltre alla competizione c’è grande fratellanza tra le
migliaia di ragazzi che seguono un mondo che agli occhi di molte
persone può apparire come nuovo.
Chi si fosse perso l’evento, non deve assolutamente mancare
all’appuntamento dell’anno prossimo, che si preannuncia sempre più
bello e divertente.
Serafini Matteo 4A
I migliori del decennio 2001-2010
I risultati del poll condotto su Rockol.it
Dalla newsletter di http://www.killerinthesun.com prendiamo i risultati
del poll del sito Rockol.it, il più importante dedicato al rock in Italia, che
ha salutato il decennio 2001-2010 chiedendo ai suoi lettori e ai
frequentatori dei punti vendita della catena Fnac di fare il punto sul
meglio (e il peggio) della musica dei due lustri appena trascorsi. I voti
validi ricevuti sono stati 100.070.
20
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Playlist
“Il più grande spettacolo dopo il Big Bang”
16 Aprile 2011 – Rimini: prima data dell’ “Ora Tour” di
Jovanotti: il resoconto del nostro inviato speciale
Lorenzo “Jovanotti” Cherubini, artista che non ha certo bisogno di
presentazioni, ha pubblicato qualche mese fa (25 gennaio 2011) il suo
nuovo e diciottesimo album, intitolato “Ora”. Questa sua nuova
creazione ha lasciato molti sorpresi, infatti esso sembra un ritorno alle
origini, con molte tracce in chiave dance accompagnate da basi
elettroniche (Jovanotti ha infatti iniziato la sua carriera come DJ).
Lorenzo ha dichiarato al riguardo che ha il desiderio di raccontare la
musica del nostro tempo, e più che mai adesso sente il bisogno di
comunicare energia al pubblico sotto questa nuova forma. In una recente
intervista ha affermato che “Non è più una questione di “bello o brutto”
ma di energia. Lady Gaga ha oggi più energia dei Radiohead o dei Red
Hot Chili Peppers, con tutto il rispetto per queste band che hanno scritto
la storia del rock.”. Così, a tre mesi dalla pubblicazione di questo nuovo
album, Jovanotti ha inaugurato il suo tour per l’Italia (con qualche tappa
persino per l’Europa) chiamandolo con lo stesso nome dell’album,
“Ora”. Prima data del concerto è stata il 16 aprile e, come per “Safari”
nel 2008, Lorenzo ha scelto Rimini per il debutto di “Ora” al 105
Stadium. Struttura imponente che contiene circa 7 mila spettatori, i quali
nelle prime settimane dall’annuncio del concerto hanno acquistato oltre 5
mila biglietti, toccando il culmine, registrando il sold out, a distanza di
un mese dall’evento.
Definire semplicemente con la parola “concerto” l’evento del 16 aprile,
risulterebbe un termine inappropriato. Jovanotti infatti si è impegnato
tantissimo (anche grazie al supporto di uno staff di oltre 100 persone) e
quello che insieme sono riusciti a creare va ben oltre ad un semplice
“live”. E’ stato un vero e proprio spettacolo, dove la combinazione di
luci sempre in movimento, effetti grafici riportati su uno schermo ad alta
definizione di 17 metri per 7, proiezioni laser, filmati 3D, la presenza di
un numero vastissimo di strumenti musicali (chitarra elettrica, acustica,
basso, tastiere, percussioni, batteria, fisarmonica, mixer..) hanno dato
vita ad una esibizione unica nel suo genere. Lorenzo con la sua carica ed
energia è riuscito a coinvolgere i partecipanti come non mai, saltando,
correndo, cambiando vestiti a seconda delle canzoni, creando medley
(ossia una serie di canzoni suonate consecutivamente, anche mischiando
tra loro i testi) ed esibendosi persino con la batteria, introducendo lui
stesso la famosa canzone “L’ombelico del mondo”.
Inoltre, prima del concerto è stato allestito l’ “Orabox”. Una grande idea
nata sempre dal grande artista che permette a chiunque di fare sentire la
propria “voce”, i propri pensieri. In questo stand infatti le persone
vengono intervistate e successivamente le loro testimonianze saranno
inserite sul sito www.orabox.com, continuamente aggiornato con i fan
dell’ultima tappa del tour. Le domande riguardano svariate tematiche:
come reputi il mondo in cui vivi ora, che cos’è l’amore, cosa possiamo
fare per aiutare i giovani, qual è la canzone di Jovanotti che più ti
rappresenta e infine tutti hanno la possibilità di lasciare un messaggio al
grande mito che non finisce mai di stupirci.
E’ stata perciò una serata incredibile, è per questo che non a caso oserei
definire la prima data dell’ “Ora Tour” con otto parole: “Il più grande
spettacolo dopo il Big Bang“, proprio come la traccia dell’ultimo album
di Lorenzo.
Elia Pari 4A
Scaletta 16 aprile Rimini 105 Stadium
1. Megamix (medley con “Falla girare”)
2. Spingo il tempo al massimo (medley con “Safari”)
3. La porta è aperta
4. Amami
5. Elemento umano nella macchina
6. Notte dei desideri
7. Mezzogiorno
8. Le tasche piene di sassi
9. Come musica
10. A te
11. Ora
12. Tutto l’amore che ho
13. Io danzo (medley con “Non m’annoio”)
14. Tanto
15. Penso positivo
16. Battiti di ali di farfalla
17. Una tribù che balla
18. Ombelico del mondo
19. Mi fido di te
20. Piove
21. Punto
22. Bella
23. Ciao mamma
24. Il capo della banda
25. Dabadabadance
26. Una storia d’amore
27. Fango
28. Quando sarò vecchio
29. Ragazzo fortunato
30. Il più grande spettacolo dopo il big bang
31. Baciami ancora
32. La bella vita
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Sport
Quello sconosciuto del ciclismo
Breve racconto sullo sport più bello del mondo
Il ciclismo è
per molti lo
sport
degli
invasori
di
corsia e dei
dopati.
Ci
terrei subito a
mettere
in
chiaro
due
cose:
punto
primo, si è
vero,
molti
ciclisti,
e
sottolineo
molti,
si
comportano in
modo errato e nella piena inosservanza del codice stradale, ma non
bisogna generalizzare troppo. Punto secondo, vorrei sfatare un luogo
comune, i ciclisti non sono tutti dopati come cavalli, almeno non quelli
che si vedono in giro alla domenica, anzi, le uniche sostanze di cui
probabilmente abusano sono i medicinali per curare la prostata. Mi
premeva dire ciò visto che quando si parla di ciclismo si parla solo ed
esclusivamente di questo, ma non si parla mai di cosa sia il ciclismo
nella sua essenza. La prima cosa che salta in mente è che è uno sport di
fatica, visto le lunghe distanze che si vanno a coprire, la seconda è la
velocità. Ecco, qui il discorso si dirama ulteriormente, come qualsiasi
sport c’è chi lo pratica a livello agonistico e chi, come me, a livello
amatoriale. Vi posso assicurare, visto che ho avuto l’occasione di fare
qualche pedalata con un professionista, che per loro il ciclismo è
velocità, è una lotta contro se stessi, contro il tempo e contro gli altri, ma
soprattutto è una ragione di vita, esattamente come il calcio per un
calciatore.
A livello amatoriale cambia tutto, non c’è bisogno di fare gli “eroi “, il
ciclismo a questo livello può al massimo sfociare nella sbruffoneria tra
compagni di tragitto e nella sana competizione che si instaura con chi
incontri per strada. C’è chi, comunque, cerca di imitare quasi fedelmente
i professionisti con bici nuove ogni inizio di stagione, beveroni che
spacciano per super segreti, che
alla fin fine non sono altro che
integratori
alimentari,
e
racconti
di
fantomatiche
pedalate di 200 e passa km che
lasciano molto a riflettere sulla
loro veridicità . Il ciclismo però
non è solamente velocità e
vittorie, infatti, io mi sono fatto
una concezione di ciclismo
tutta mia, a mio modesto parere
è lo specchio di noi stessi che
può essere sintetizzato in due
parole : pacco pignoni . Il
pacco pignoni è per intenderci
l’insieme
delle
corone
posteriori su cui scorre la
catena. Detto così non ha alcun
senso con quello che ho appena
affermato, ma se uno ci pensa
su qualche istante è facile
intuire quello che voglio dire.
Non serve essere ciclisti per capire tutto ciò, basta pensare a quando
eravamo piccoli, se si era arrabbiati si pedalava usando le marce “dure”
mentre se si era felici e rilassati si faceva la passeggiata con le marce “
morbide “, ecco perché poco fa ho detto che per chi non fa le corse il
ciclismo è lo specchio di noi stessi, di quello che sentiamo. Tutto ciò è
anche rispetto ed interazione con la natura, visto che capita spesso di
vedere posti che, anche se a 10 chilometri di distanza da casa , ne si
ignora totalmente l’esistenza. Questo sport, può racchiudere anche
stravaganza, e taluni osano definirla follia, visto che spesso e volentieri
instauri un rapporto d’amicizia vero e proprio con la tua bicicletta,
credendola capace di provare emozioni, esattamente come te … Tutto
questo viene sintetizzato con una manciata di parole: sacrificio, passione
e forza di volontà. Di quest’ultima ne serve a badilate (palate non rende
tanto bene l’idea), specialmente in salita, quando le gambe cedono e tu
incominci ad autoconvincerti di non riuscire nell’impresa. Ed è proprio
in salita che si manifesta il delirio di onnipotenza che c’è in ogni ciclista
che ne affronti una, quando si arriva in cima e ti volti e vedi il vuoto
perché magari sei andato forte con una media dei 25 km/h ( è molto
fidatevi..) bhè li ti esalti in una maniera che solo provandola s i può
comprendere, ci si sente invincibili. Se vai forte in salita diventi
“leggenda” tra chi non vi riesce e acquisti fama tra gli altri ciclisti che
magari hanno sentito parlare di te da amici di amici e non vedono l’ora
di incontrarti per testare effettivamente la tua forza.
Alessio Della Chiara 3A
Ultimissime
L’Ape dell’Isiss, il Magazine del Gobetti-De Gasperi, è nella terna
dei vincitori del concorso nazionale per il miglior giornalino
scolastico, sezione scuole medie superiori, indetto anche quest’anno
dall’Istituto Comprensivo di Manocalzati in provincia di Avellino in
ricordo del Dirigente Didattico Carmine Scianguetta.
Il concorso,
che si svolge
sotto l’Alto
Patronato
del
Presidente
della
Repubblica,
ha
il
patrocinio
del
Ministero
della
Pubblica
Istruzione,
dell’Ordine
Nazionale dei Giornalisti, della Regione Campania, del quotidiano Il
Mattino ecc.
La valutazione dei giornali è stata effettuata, inizialmente, da una
commissione preposta ad un primo livello di selezione;
successivamente da una giuria composta da giornalisti della stampa
locale e nazionale e da alcuni alunni tra i più meritevoli dell’Istituto
Comprensivo che ha organizzato il concorso.
All’ultima edizione hanno partecipato circa seicento scuole da tutta
Italia: quindi, vista la concorrenza agguerrita, quello conseguito dal
nostro Magazine è senz’altro un risultato di prestigio.
Vogliamo quindi ringraziare tutti coloro che in questi due anni
hanno collaborato con noi per il successo – al di là del premio
ricevuto – ottenuto dall’Ape dell’Isiss.
Il Coordinatore – Prof. Giuseppe Vanni
La Redazione
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Sala giochi