Ape ISISS N. 4 - Gobetti De Gasperi
Transcript
Ape ISISS N. 4 - Gobetti De Gasperi
MAGGIO 2011 - ANNO 2 – N. 4 Morciano, Largo Centro Studi 12/14 Magazine degli studenti dell’Istituto Gobetti - De Gasperi INTERVISTE E ATTUALITÀ Da pagina 2 VOCI DAL GOBETTI - DE GASPERI Da pagina 12 IL LIBRO – IL FILM Da pagina 16 www.isissmorciano.it [email protected] PLAYLIST Da pagina 19 SPORT Pagina 21 SALAGIOCHI Pagina 22 2 Interviste e attualità Intervista al Preside Prof. Franco Raschi Voci per l’Africa 2011 collaborazione di Prezzemolo e a quella della moglie del capo villaggio, che li hanno consegnati alle famiglie più bisognose . Quello che ci ha colpito è la grande dignità di queste persone, in particolare dei bambini che si dividevano spontaneamente le caramelle che regalavamo. 1. Innanzitutto di cosa tratta questo progetto? Il progetto voci per l africa è nato 2 anni fa in seguito ad un’esperienza di Anna Sanchi, che insegna alla formazione professionale di volontariato in Madagascar e in Kenya. Attraverso questo progetto, la scuola si propone di sensibilizzare gli allievi all’idea della solidarietà verso i paesi piu poveri e all’idea dell’integrazione culturale per la lotta a ogni forma di xenofobia. Quali sono state le sue impressioni? Innanzitutto l’importanza di aiutare in modo diretto i paesi africani che si trovano nel continente più povero del mondo e che loro malgrado sono ancora in grado di testimoniarci l’esistenza di comunità e di ambienti naturali ancora incontaminati dal villaggio globale (a parte la villa di Briatore nel bel mezzo della spiaggia di Malindi). La Redazione Giulia Tasini, Giulia Costa, Elia Pari 4A 2. Dove si è svolto il viaggio?Com’era il luogo dove ha soggiornato? Quest’anno siamo andati in Kenya, dove abbiamo finanziato attraverso il CISP la costruzione di due scuole nel distretto di Magherini (provincia) che è a circa un’ora e mezzo da Malindi. Le due scuole si trovano precisamente una a Bora Bora e l’altra a Saba Saba. Abbiamo soggiornato a Watamu, che si trova a 5 km da Malindi, presso un villaggio della Eden Viaggi dove abbiamo trovato ben 30 morcianesi con noi. Durante il vostro soggiorno cosa avete fatto oltre alla visita delle scuole? Oltre alla visita delle scuole abbiamo incontrato a Malindi il responsabile nazionale del CISP, che si chiama Sandro De Luca e la cantante Paola Turci, che non è nuova a queste iniziative di solidarietà e che ci ha accompagnato durante tutto il tour. Abbiamo inoltre partecipato al Music Malindi Festival for children, organizzato dal CISP, per diffondere il concetto di diritto all’istruzione per tutti i bambini, al quale hanno partecipato i piu importanti rapper keynoti e Paola Turci . Abbiamo inoltre visitato il centro di igiene mentale costruito dal CISP, per aiutare i bambini e le madri vittime di violenze in famiglia, mettendo a loro disposizione anche la tutela legale. Chi vi ha fatto da guida durante il vostro soggiorno? Durante il nostro soggiorno abbiamo conosciuto fra i tanti beach boys uno di nome “Prezzemolo” (nome che, come lui ci ha spiegato, deriva dal fatto che è dappertutto), che è stata la nostra fidata guida durante le escursioni, in particolare quella al “villaggio dei pescatori” nel quale è nato. Si tratta di una piccola comunità tribale costituita da emigranti zanzibarini che si regge prevalentemente sulla pesca. Abbiamo comprato e distribuito due sacchi di farina per un totale di 24 kg, grazie alla Magazine degli studenti dell’Isiss Gobetti – De Gasperi, scaricabile dal sito www.isissmorciano.it Gli studenti che vogliono partecipare possono inviare i loro articoli in formato Word all’indirizzo email [email protected] La Redazione: Elia Pari 4°A, Matteo Serafini 4°A, Luca Pronti 4°A, Linda Pangrazi 4°A, Giulia Costa 4°A, Giulia Tasini 4°A, Erika Santochirico 3°A, Debora Sabba 3°A Coordinatore: Prof. Giuseppe Vanni 3 Interviste e attualità Intervista al Prof. Marchetti sul progetto Cuore “Impariamo a salvare una vita” Che cos’è il progetto Cuore? È un progetto fatto in accordo con l’IRC di Rimini (Italian Resuscitation Council) che si occupa di prevenire le morti improvvise causate da patologie cardiache. E’ svolto sotto il patrocinio dell’IRC di Rimini che dà la possibilità agli studenti di ottenere un tesserino e un attestato di operatore di B.L.S.D.a (rianimazione cardiopolmonare con defibrillatore). La realizzazione del progetto è possibile grazie al supporto del team sanitario di “Rimini-Cuore” e alla presenza, all’interno del nostro Istituto, di tre docenti con competenze di “istruttori di comunità”, i proff. Brancaleoni, Quattrocchi e Marchetti. Quali sono gli obiettivi? Abituare i ragazzi ad affrontare emergenze sanitarie. Gli obbiettivi sono di far apprendere le tecniche del B.L.S.D.a (Basic Life Support Defibrillation), cioè saper riconoscere cos’ha una persona che ha bisogno di aiuto, oppure se ha bisogno di un aiuto immediato deve essere in grado di saper fare la defibrillazione polmonare. All’arrivo del defibrillatore deve essere in grado di utilizzarlo. Tutto questo perché tante persone muoiono in Italia per morte cardiaca improvvisa. Come si svolge? Nella scuola il progetto è stato così pianificato: il corso si svolge con le classi quarte e quando i ragazzi poi arrivano in quinta faranno un Retraining se negli anni successivi vorranno mantenere questo tesserino valido (ha validità un anno). Il Retraining si fa per ricordare ciò che si è imparato negli anni precedenti ma soprattutto perché ci potrebbero essere delle novità, dato che ogni anno una commissione di medici della ERC (a livello Europeo) si riunisce per cercare i modi migliori per fare rianimazione. Questi modi si trovano dalla medicina basata sull’evidenza, cioè si studiano diversi casi e si guarda qual è il sistema migliore da utilizzare in base a vari studi e statistiche. L’iter didattico del corso prevede un incontro pomeridiano di cinque ore e trenta minuti: • 30 minuti per istruire gli studenti circa le modalità e l’iter del corso, le competenze che dovranno essere raggiunte e la presentazione del personale sanitario che dirigerà il corso. • Un’ora di lezione in aula multimediale per la presentazione, le motivazioni, gli obiettivi del progetto e la teoria de “La catena della sopravvivenza”. • Quattro ore di training con manichino e defibrillatore, circa mezz’ora per allievo. Quanti sono i giovani coinvolti? Nonostante possa sembrare molto pesante passare cinque ore, in realtà il tempo scorre molto veloce. Nell’anno scolastico 2010-2011 hanno partecipato al corso ed hanno ottenuto la qualifica di B.L.S.D.a 143 studenti e 4 docenti. Nei mesi di aprile e maggio parteciperanno al Retraining 96 studenti, 17 docenti e 8 ATA. Dall’anno scolastico 2006-2007 ad oggi, hanno ottenuto il patentino di operatore B.L.S.D.a 573 studenti, 27 docenti e 13 ATA. Quindi il 75% dei nostri studenti termina il ciclo di studi anche con competenze certificate di rianimazione cardiopolmonare con l’utilizzo di defibrillatore; competenze considerevoli visto che in ogni ambiente di lavoro, in ogni comunità, in qualunque circostanza ed in qualsiasi momento, la presenza di persone che sappiano “cosa fare” e “cosa non fare” in situazioni di drammatica emergenza, si rivela indispensabile. Antonio Destro, uno dei fondatori e dirigenti e a lungo vice-presidente e cardiologo dell’ USL di Rimini ci ha rilasciato un’intervista per ulteriori chiarimenti su questa attività. Quindi che cos’è in sintesi l’IRC? E’ un’ associazione di medici infermieri che vuole fare conoscere le tecniche elementari a chiunque per tentare di salvare una vita. In cosa consiste il suo lavoro? E perché lo fa? Dunque io svolgo parte del lavoro in ospedale e in parte fuori. La mia intenzione è anche rivolta a istruire le guardie carcerarie a saper utilizzare il defibrillatore semi-automatico in qualunque circostanza. Non vivo il mio lavoro come un dovere, ma come un impegno sociale. Frequentai un corso come quello che proponiamo oggi ai ragazzi, e da qui nacque la passione di curare il prossimo. Perché ha scelto di operare anche all’ esterno? Perché secondo i dati raccolti il 60% delle persone non riesce ad arrivare in ospedale in tempo durante un attacco cardiaco, perciò occorre istruire i cittadini al primo soccorso. La Redazione Erika Santochirico e Debora Sabba 3A 150 anni dell’unità d’Italia L’Isiss il 7 Marzo al Palafiera per festeggiare l’evento Per la ricorrenza dei centocinquant’anni dell’unità d’Italia è stato proposto a tutte le classi quarte e quinte degli istituti de Gasperi e Gobetti di partecipare a una manifestazione organizzata proprio di questo evento. Il giorno 7 Marzo le classi, i professori e il dirigente scolastico hanno partecipato a questo evento il quale è stato presentato da alcuni studenti della stessa scuola. Questa manifestazione è stata aperta con la visione di una parte dello spettacolo che Benigni ha fatto al festival di Sanremo parlando sempre della storia d’Italia. Dopo questo breve inizio hanno presentato l’evento prima il sindaco di Morciano Claudio Battazza e poi il preside Franco Raschi; durante la loro presentazione sono stati fatti vari ringraziamenti e varie anticipazioni sul contenuto della giornata. In seguito c’è stato un ospite, Umberto Piersanti, un docente universitario che ha fatto un lungo commento partendo dall’inizio della storia d’Italia per arrivare poi ai giorni nostri. Il finale di questa lezione è stato accompagnato da un grande applauso seguito dall’arrivo sul palco dei due presentatori, gli alunni Mariotti e Spadoni, i quali, dopo aver congedato il docente hanno accolto sul palco i gruppi musicali che poi hanno suonato. In particolare l’attenzione è stata posta su un gruppo formato dai professori che insegnano agli istituti de Gasperi e Gobetti, dai quali prende spunto il nome del gruppo “DeGas.Go”; questi professori sono: Francesco Tafuro alla tastiera, Demetrio Bastianelli alla chitarra, Francesco De Nunzio alla chitarra, Riccardo Ronchi alla chitarra, e due esterni che suonavano l’organo e la batteria, mentre alla voce c’era una studentessa di 2E, Lisa Bretani. L’evento del 7 marzo è stato molto apprezzato sia dagli studenti che dai professori, tanto per il suo contenuto quanto per l’ottima organizzazione con cui è stato svolto. Luca Pronti 4A 4 Interviste e attualità Intervista alla prof Di Pumpo referente del progetto “Scuole libere dal fumo” Intervista alla prof. Bulzoni sul progetto Bella Coopia L’I.S.I.S.S “ Gobetti De Gasperi” di Morciano di Romagna da diversi anni partecipa al progetto Ideare un’attività imprenditoriale sotto forma di cooperativa Molte le attività realizzate nell’ambito di tale progetto, inserito nel P.O.F. a) “Se non fumi hai già tagliato il traguardo” con Mostra di lavori su cartelloni realizzati dal ragazzi del biennio nella Giornata Mondiale Senza Tabacco b) Questionari di rilevazione “scuole libere dal fumo” c) Formazione del gruppo dei Pari d) Attività da parte dei Pari nelle classi del biennio su tematiche inerenti al fumo e all’alcol. e) Visite a luoghi di prevenzione a Reggio Emilia f) Test carbossimetro e test di Fagestrom Quest’anno la 3A ha partecipato al progetto Bella Coopia che viene svolto con l’assistenza della lega cooperativa. Consiste nell’ideare un’attività imprenditoriale sotto forma di cooperativa. La cooperativa ideata dovrà essere ecosostenibile. Ideare un progetto di impresa significa costruire un business plan, cioè si parte dall’idea per poi analizzare la possibilità concreta di inserirsi nel mercato. Si parte con l’indagare sulla fattibilità dal punto di vista finanziario ed economico, ovvero bisogna fare il piano degli investimenti, quindi determinare in modo molto accurato quali sono i beni di cui abbiamo bisogno per iniziare la nostra attività. Da qui in poi si determina il fabbisogno finanziario totale. Per determinare se è conveniente o no si va ad analizzare i possibili ricavi riferibili ad un periodo amministrativo e i correlati costi di esercizio. Il business plan è un documento fondamentale da presentare ai finanziatori dell’impresa. (descrizione idea, prodotto che intendiamo offrire, analisi del mercato, della concorrenza, punti di forza e debolezza). In che cosa consiste? La lega delle cooperative dell’Emilia Romagna indice un concorso a cui possono partecipare le classi terze delle scuole medie superiori della regione. Ci sarà una prima selezione a livello delle province dell’Emilia Romagna. Per ogni provincia verrà selezionata una classe che poi parteciperà alla gara a livello regionale. All’inizio del prossimo anno scolastico ci sarà la premiazione della classe vincitrice all’Ecomondo a Rimini. La classe vincitrice sarà premiata con due viaggi in Argentina e un premio in denaro. Il progetto si realizza con l’intervento di una collaboratrice della lega cooperativa. Ha una durata di 11 incontri per un totale di 24 ore da lunedì 10/01/11 al 24/03/11. Quali sono gli obbiettivi? Apprendere come soggetti attivi e non passivi. Riguarda le discipline di economia aziendale e politica. Conoscenze che riguardano il nostro anno scolastico. Il risultato fondamentale a cui mira l’insegnante è che a tutta la classe rimangano delle nozioni acquisite sperimentando e andando a cercare, invece di avere la lezione frontale. L’obbiettivo viene raggiunto imparando le cose in modo più consapevole. Il limite di questo progetto è che è difficile la circolazione delle informazioni, quindi ogni gruppo ha curato un determinato aspetto senza conoscere quelli seguiti dagli altri. Che cosa ne pensano gli studenti di questo progetto? La maggior parte degli studenti della classe 3°A si è mostrata volenterosa di partecipare, anche perché potrebbero vincere due viaggi in Argentina Pensate di riproporre questo tipo di progetto alle prossime terze? Il progetto dell’ideare un’impresa è stato scelto e riproposto per diversi anni. Ma quello di quest’ anno non verrà più scelto, o almeno non con questo procedimento. Si pensa di farlo con molte più ore a disposizione e con delle modifiche. Per esempio suddividendo la classe in gruppi, ciascuno con la propria idea. Si è constatato infatti che risulta piuttosto complesso trovare un’ idea di impresa capace di coinvolgere tutti. Cari ragazzi, molti di voi avranno già sentito parlare di questo progetto che coinvolge numerosi studenti di prima e di seconda superiore. Alcuni di voi ci avranno incontrato nelle classi, nelle quali siamo venute a discutere insieme a voi e altri nostri compagni delle tematiche riguardanti il fumo e i suoi effetti nocivi. Il progetto prevede tre incontri nel corso dell’anno scolastico con degli esperti che ci educano attraverso varie attività come brainstorming, quiz e slogan pubblicitari che riproporremo nelle classi. Ci prepariamo poi simulando gli incontri che andremo a fare nelle classi agli studenti e ci dividiamo in gruppi di quattro persone circa e ad ognuno vengono assegnate tre classi. Ricordatevi che il progetto prevede per il prossimo anno la trattazione della tematica dell’alcol. Vi riportiamo ora l’intervista alla coordinatrice del progetto, la professoressa Amalia Di Pumpo. Gentile professoressa, perché pensa che i giovani dovrebbero essere a conoscenza delle informazioni che il progetto propone? Il progetto dà la possibilità di riflettere sui danni reali del fumo e dell’alcol ma soprattutto promuove uno stile di vita sano. Rafforza il processo di attuazione della normativa antifumo sia all’interno che all’esterno dell’edificio scolastico. Si può senz’altro asserire che nel nostro istituto il progetto suscita sempre interesse e coinvolge alunni, genitori, docenti, e tutto il personale della scuola. Quali gli obbiettivi? Gli obbiettivi principali sono: • Sensibilizzare gli studenti fumatori sui rischi del fumo di sigaretta e sui vantaggi dello smettere di fumare. • Rinforzare negli studenti non fumatori la scelta di rimanere tali. • Sostenere e supportare una regolamentazione interna che disincentivi l’abitudine al fumo e renda quindi la scuola un luogo libero dal fumo. Come si realizza? Il progetto si realizza utilizzando la Peer Education (Educazione tra Pari), una strategia educativa volta ad attivare un processo spontaneo di passaggio di conoscenza, emozioni ed esperienze da parte di alcuni membri di un gruppo ad altri membri di pari status. Questa pratica educativa diviene una vera e propria occasione per il singolo ragazzo, la classe e il gruppo dei pari per discutere liberamente senza la presenza di un docente che potrebbe creare un effetto ansiogeno. ..E ricordatevi, alunni e soprattutto professori, non si fuma davanti all’atrio! Perché??? Il fumo passivo è più dannoso di quello attivo… La Redazione Erika Santochirico e Debora Sabba 3A La Redazione Erika Santochirico e Debora Sabba 3A Ultimissime Il progetto Bella Coopia della classe 3A seguito dalla Prof. Bulzoni si è classificato secondo tra quelli partecipanti al concorso promosso dalla Lega delle Cooperative dell’Emilia Romagna; la premiazione si è svolta il giorno 5 maggio a Santarcangelo di Romagna. La Redazione 5 Interviste e attualità L’uomo e la sua vita Il punto di vista del filosofo Blaise Pascal Pascal è un filosofo francese nato nel 1623 e morto all’età di 39 anni. Poco prima di morire aveva iniziato una colossale opera chiamata “Apologia del Cristianesimo”. Di questa opera Pascal ci ha lasciato solo i “Pensieri”, una sorta di appunti che avrebbero dovuto costituire la base di questa apologia. Dai pensieri di Pascal intuiamo che la sua trattazione inizia dalla figura dell’uomo, visto come un essere duale, perché al suo interno convivono pensieri e ideologie molto spesso contrastanti: la ragione e il sentimento, l’infinito e il finito, la razionalità e l’intuizione. L’oggetto della trattazione di Pascal è un essere affascinante, perché l’uomo è tutto e il contrario di tutto. L’uomo, secondo Pascal, oscilla tra la grandezza e la miseria. Quest’ultima derivante dalla sua fragilità; infatti l’uomo può cadere facilmente nel peccato. La grandezza invece gli permette di elevarsi verso l’infinito, e quindi verso Dio. Secondo Pascal quindi, questo essere incomprensibile come è l’uomo, si trova a vagare nella sua vastità, disperso in un angolo remoto tra l’infinitamente grande dell’universo e l’infinitamente piccolo della vita microscopica. Alla base del pensiero pascaliano troviamo il senso dell’esistenza; tutti gli uomini infatti dovrebbero porsi questa domanda. Questo pensiero pone l’uomo e il suo comportamento al centro dell’indagine di Pascal. Il filoso paragona l’uomo ad una “canna al vento”, ma non una canna come tutte le altre: è una “canna che pensa”. È proprio il pensiero, che secondo Pascal, può salvare l’uomo, perche è proprio il pensiero che ci fa capire quello che siamo. È grazie al pensiero che l’uomo può distinguersi dalle altre bestie, perché, pur essendo molto fragile, anche se viene ucciso, sa di morire, e questo lo rende superiore rispetto a moltissimi altri elementi dell’universo. L’apologia di Pascal si sarebbe dovuta dividere in due parti: miseria dell’uomo senza Dio (in cui il tema principale è l’uomo) e felicità dell’uomo con Dio (in cui il tema principale è Dio). Partendo dall’analisi dell’uomo senza Dio, Pascal tocca diversi concetti, primo fra tutti il divertissement (dal francese volgere altrove, distogliere), considerato come antidoto fallace all’infelicità. Pascal sostiene che gli uomini, in particolare quelli “senza Dio”, tendono a riempire la loro giornata di impegni, compiti, progetti, giochi e quant’altro; l’importante è non fermarsi mai. Come sostiene Pascal nel pensiero 352 l’uomo “senza faccende, senza svaghi, senza preoccupazioni… sente allora la sua nullità, il suo abbandono la sua insufficienza…”. Appena l’uomo ha del tempo libero, lo investe subito in qualcosa di divertente da fare, pur di non fermarsi a pensare, perché inevitabilmente l’uomo, pensando, affronta il dilemma della sua reale condizione esistenziale, dilemma al quale, siccome molto spesso non riesce a darsi una risposta, preferisce non pensare. È terribilmente angosciante vedere che le situazioni predette da Pascal qualche secolo fa si stanno avverando tutte. Oggi, con l’arrivo delle nuove tecnologie, la capacità di pensare sta diminuendo sempre più. Questa situazione la riscontriamo principalmente tra i giovani, io compreso, che non sono più abituati a pensare. Noto che molto spesso ce la prendiamo ad esempio con il professore di religione che durante le sue lezioni vuole farci “pensare”, ma questa capacità è ormai andata perduta dai ragazzi. Le giornate sono sempre più corte, e le cose da fare sono sempre di più; tendiamo a riempire il nostro tempo libero con la musica,i cinema, i ristoranti, le discoteche e il pensiero finisce sempre per essere accantonato. Più lo accantoniamo, più esso inizierà a invadere la nostra vita quando invecchiamo. Quando inizieremo a pensare sarà troppo tardi. Tenderemo a ricercare quella gioventù che non c’è più, e vivremo con profonda nostalgia il passato. Un obbiettivo quindi del divertissement è quello di riempire gli spazi vuoti con i propri impegni; l’uomo riesce così a sfuggire all’”horror vacui” (paura del vuoto). Una molla del divertissement è la vanità, che è un altro concetto toccato da Pascal. L’uomo è vanitoso; la vanità lo porta inevitabilmente alla vanagloria: l’unica cosa importante è lui. L’uomo vanitoso è l’uomo egoista, che non vede nulla al di fuori di sé stesso; il cui amore è pervaso da egoismo e dall’”amor proprio”. L’uomo vanitoso, amando solo sé stesso, non vede i suoi difetti e i suoi limiti. Come dice Pascal, l’uomo vanitoso è disposto a gettare anche la vita “purché la gente ne parli”. Il mondo odierno è pervaso da gente egoista e vanitosa: basta osservare qualche programma televisivo, dove c’è gente disposta a mettersi in ridicolo davanti a milioni di persone purché si parli di loro. Gli stessi personaggi famosi, per far aumentare la loro popolarità, periodicamente se ne escono con qualcosa di strano pur di riaccendere i riflettori sopra la loro testa. Ci sono anche tantissime persone che si sentono importanti perché sono dei tronisti o perché stanno cento giorni sotto le telecamere davanti a milioni di italiani. A queste persone la vanità ha talmente tanto offuscato il cervello che non capiscono che fuori da quell’ambiente o da quel contesto in cui si sentono importanti, non sono niente. Strettamente collegato all’egoismo e alla vanità c’è l’odio. Odio che è alla base dei rapporti tra gli uomini e molto spesso questo odio si trasforma in competizione. L’uomo tenderà quindi sempre a primeggiare sugli altri uomini, sia per vanità che per gelosia. Pascal sostiene inoltre che dietro la maschera splendente del divertissement c’è sempre l’infelicità, alla quale l’uomo è predestinato. Quella dell’uomo secondo Pascal è un’infelicità ben radicata all’interno dell’animo umano. Essa deriva dal ricordo della situazione di felicità che ha vissuto prima della caduta, prima del peccato originale. Secondo Pascal, quindi, l’uomo per ritrovare questo stato di felicità che ricorda a malapena deve abbandonare tutte le illusioni di autosufficienza e tutti i propri egoismi, che fanno sì che egli si metta al centro dell’universo, per lasciare invece spazio a Dio. Secondo Pascal questo passaggio è possibile solo abbandonando la ragione (spirito di geometria); per iniziare a farsi trasportare dal cuore 6 Interviste e attualità (spirito di finezza); questo perché secondo Pascal la ragione è insufficiente all’uomo per concepire un essere infinito come è Dio. Questo concetto è espresso in maniera limpidissima dal pensiero 267, dove Pascal sostiene che se la ragione è debole perché non riesce a conoscere molte cose naturali, come può concepire un essere soprannaturale come Dio? Quindi, secondo Pascal, l’unico metodo per incontrare Dio è attraverso il cuore, ma se il cuore dell’uomo e troppo chiuso e non è pronto ad accoglierlo? Allora il filosofo sostiene che l’uomo dovrebbe scommettere sull’esistenza di Dio. L’uomo è obbligato a scommettere, perché nella propria vita deve decidere se credere o no in Dio. A questo punto Pascal crede che per l’uomo sia più conveniente scommettere sull’esistenza di Dio, perché in caso di vittoria l’uomo ottiene in premio la vita eterna, mentre invece in caso di sconfitta, otterrà una vita con i suoi piaceri finiti che terminano una volta finita la vita. Ma la scommessa viene considerata da Pascal come il primo passo per affacciarsi in un mondo fatto di regole e comportamenti religiosi che l’uomo dovrebbe seguire. La fede infatti è una cosa completamente differente rispetto alla scommessa, ma se l’uomo si comporta “come se” avesse fede, verrà pervaso dalla grazia divina. Arrivato a questo punto del suo ragionamento, Pascal chiede come Dio scelga le persone su cui far ricadere la grazia divina. Nel periodo in cui viveva Pascal c’erano principalmente due correnti di pensiero, quella dei Gesuiti e quella dei Giansenisti. I primi erano sostenitori del libero arbitrio, cioè che gli uomini erano liberi di decidere se abbracciare il bene o il male, mentre i secondi erano convinti che era Dio che decideva tra pochi prescelti. Diciamo che Pascal ha elaborato una sua teoria. Egli sosteneva che è importante che tutti gli uomini si spingano verso Dio, ma alla fine è quest’ultimo che decide di illuminare gli uni e accecare gli altri. Inoltre Pascal sostiene che Dio è nascosto, ma dissemina nel mondo prove della sua esistenza, visibili e riconoscibili, però solo a chi “cerca” Dio. La teoria di Pascal può essere considerata come un mix tra la teoria giansenista e gesuita, anche se tende di più alla prima . Quindi secondo Pascal tutti gli ostacoli e le infelicità dell’uomo possono essere colmate dalla presenza di Dio. E’ infatti Dio che permetterebbe all’uomo di non aver più paura del “horror vacui”, perché un uomo credente non ha paura di porsi domande sulla propria esistenza, in quanto c’è Dio che può dargli delle risposte. Matteo Serafini 4A ALTERNANZA “SCUOLA-VITA” La difficile scelta da affrontare dopo la fine della maturità: continuare a studiare o no? Come succede tutti gli anni, i ragazzi delle quinte superiori devono porsi domande importantissime le cui risposte risultano abbastanza difficili: cosa farò l’anno prossimo? Andrò a lavorare? Continuerò a studiare? E se continuerò a studiare, quale università frequenterò? Occorre tenere conto di tante cose per rispondere a queste domande: il carattere, gli interessi, la predisposizione per una determinata materia, ma incide soprattutto la voglia o meno di continuare a studiare. I lunghi anni delle superiori mettono a dura prova gli studenti, anche i più volenterosi… Le giornate scolastiche sono lunghe e faticose, le materie da studiare sono tante ed a volte si ha persino qualche problema con un prof il quale “sembra che ce l’abbia con me”. Nonostante questo, però, molti studenti sono convinti di voler continuare e proseguire i loro studi frequentando anche l’Università… Ma questo, a cosa è dovuto? Innanzitutto occorre pensare a quanto sia importante attualmente avere il più alto titolo di studio possibile: la disoccupazione sta dilagando, ed è importante, quindi, riuscire a battere la concorrenza di altri disoccupati in cerca di lavoro. Come seconda cosa, mi viene da pensare al fatto che sono organizzati dalle scuole degli “open-day” per la presentazione delle università ai maturandi: in queste giornate, gli studenti si recano all’università alla quale sono interessati e gli viene spiegato il funzionamento di essa, le materie, come saranno strutturati i vari anni di studio, quanti esami si dovranno sostenere, ecc.. Come terza cosa, secondo me, quando giunge l’ora di “abbandonare” la propria carriera scolastica (un momento tanto atteso da parte di tutti gli studenti), si capisce non solo l’importanza dello studio, ma anche quanto possa essere triste abbandonare il mondo della scuola; la scuola è composta da momenti in cui viene raggiunto l’apice del nervosismo, della noia, ma poi si capisce che è proprio nella scuola che noi ragazzi viviamo i momenti più belli. Conosciamo, infatti, compagni di classe e non che potremo portarci a fianco per tutta la vita; conosciamo i professori, che a volte possono arrivare ad essere tanto odiati ma che, alla fine del quinto anno, ringrazieremo perché grazie ai loro insegnamenti, ai loro compiti in classe devastanti e, perché no, grazie anche alle loro ripetute riprese, ai loro “4” tanto difficili da recuperare, possiamo uscire dalla scuola con in testa qualcosa in più di quando siamo arrivati; ma alla fine penseremo anche che ci hanno insegnato ad affrontare la vita. È importante, infatti, uscire dalla scuola ed essere pronti per il mondo che ci aspetta, dove ci sono problemi da affrontare: ingiustizie, relazioni con gli altri, crolli emotivi, la ricerca del lavoro, ecc... Il quarto punto favorevole alla continuazione degli studi è la vicinanza dell’Università: proprio quest’anno ricorre il decimo anniversario dell’Università di Rimini, una delle tante sedi dell’ateneo di Bologna. Oltretutto, si trova una vasta gamma di scelta per quanto riguarda le facoltà: economia, chimica industriale, farmacia, lettere e filosofia, medicina e chirurgia, scienze della formazione, scienze motorie e scienze statistiche. Altri addirittura utilizzano l’Università come espediente per acquisire la propria indipendenza andando a vivere vicino alla propria Facoltà… Alcuni ampliano maggiormente i loro orizzonti andando a frequentare università all’estero, per imparare un’altra lingua, per cambiare stile di vita o, perché no, per cambiare addirittura se stessi. Quale sarà la scelta migliore? La scelta migliore cambia di persona in persona ma, dal momento che stiamo parlando del nostro futuro, dobbiamo stare attenti, dobbiamo “usare la testa” per riuscire a pianificare nel miglior modo la nostra vita. Valentina Cavalli 5B 7 Interviste e attualità Astrologia e altro Il Prof. Guido Morri ci guida tra i misteri dello Zodiaco Quando lo scienziato nell'eseguire un certo esperimento e con attenzione applica le leggi che governano il fenomeno con il rispetto delle tolleranze di misurazione, verifica la validità delle leggi fisiche e nel contempo esegue una predizione sull'evoluzione del fenomeno. Quando l'astrologo nell'eseguire un certo calcolo e con attenzione applica le leggi che governano il fenomeno con il rispetto delle tolleranze verifica la validità delle leggi e delle corrispondenze analogiche ed esegue una predizione dell'evoluzione del fenomeno. Come potete vedere ho fatto quasi un copia/incolla. In questo contesto (e credo mai sarà fatto) non si criticherà l'associazione simbolica/semantica (ad esempio Marte = combattività, Luna = emotività) come non si criticano i 5 postulati di Euclide ma si riporteranno i postulati base necessari ad una interpretazione astrologica. Strada facendo si amplierà il discorso e si parlerà del simboli presenti nei Tarocchi, nella Kabala e chissà di cosa altro. I sette Spiriti davanti al Trono Farò delle affermazioni che ad una mente materialistica potranno apparire un po strane, così mi sono state insegnate e umilmente cerco di ripeterle. Ogni pianeta visibile è l'incarnazione di una grande Intelligenza Spirituale, che è il ministro di Dio, in quella zona del Suo regno ove detta intelligenza si trova. Essa si impegna di eseguire la Sua volontà in vista del Bene ultimo più elevato, senza tenere conto del male temporaneo. Questi Spiriti Planetari esercitano un'influenza particolare sugli esseri evolventi sul pianeta che li personifica, ma hanno influenze sugli esseri viventi in altri pianeti in rapporto allo sviluppo da essi raggiunto. Più un essere si trova in basso sulla scala evolutiva, più sono potenti gli effetti delle influenze planetarie, mentre al contrario, più un essere sarà evoluto, intelligente e individualizzato, più sarà in grado di scegliere la propria strada e sempre meno sarà influenzato dalle vibrazioni planetarie e stellari. rappresentano approssimativamente le distanze dei pianeti dal Sole, ad eccezione di Nettuno e Plutone, se si guarda con attenzione la tabella risulterà tutto più chiaro Il risultato dell'ultima riga fornisce la distanza dal Sole rispetto alla distanza Terra-Sole -> cioè la distanza Terra-Sole sarà uguale a 1. L'ultimo risultato è da confrontare con le distanze misurate dagli astronomi. Vediamo perciò che i numeri della legge di Bode di Nettuno e Plutone si discostano sensibilmente dal rapporto astronomico e questo porta l'Occultista ad affermare che Nettuno e Plutone non fanno parte del nostro sistema solare anche se materialmente girano attorno al nostro Sole. Sistema solare è una affermazione ambigua, manca un attributo, cioè bisognerebbe dire “sistema solare spirituale” (intendendo i pianeti che seguono la legge di Bode) e “sistema solare materiale” (intendendo i tutti pianeti che girano intorno al Sole). L'Astrologia applicata alla vita quotidiana ci può aiutare in questo senso: 3. ci indica le debolezze e le cattive tendenze della nostra natura 4. ci mostra la nostra forza e suggerisce le azioni più appropriate per lo sviluppo di una più grande potenza per il bene. Tutte le religioni parlano dei Sette Geni Planetari: L'Induismo dei “Sette Rishi” La Parsi dei “Sette Amoshaspentas” La Maomettana dei “Sette Arcangeli” La Cristiana dei “Sette Spiriti davanti al Trono” L'astronomo moderno separa l'aspetto spirituale della scienza celeste, l' Astrologia, dall'aspetto materiale, l' Astronomia e conta 9 pianeti nel nostro sistema solare: Plutone, Nettuno, Urano, Saturno, Giove, Marte, Terra, Venere e Mercurio. Grazie ai potenti telescopi ci mostra la loro esistenza e pensa di avere provato che la religione non sia quello che si dice quando asserisce che vi sono sette pianeti nel sistema solare. L'occultista si riferisce alla legge di Bode la quale afferma che Nettuno, Plutone e il prossimo pianeta che rimarrà da scoprire non appartengono al nostro sistema solare. Vediamo ora di spiegare la legge di Bode: Se scriviamo una serie di 4 e se aggiungiamo 3 al secondo, 6 al terzo, 12 al quarto e così via, avremo come risultato una serie di numeri che Le scuole di esoterismo affermano che Nettuno è l'incarnazione dello spirito di una delle Grandi Gerarchie Creatrici che ci influenzano normalmente per mezzo dello Zodiaco. Questo Genio Planetario lavora 8 Interviste e attualità soprattutto per coloro che si preparano per l'iniziazione e particolarmente per coloro che studiano l'Astrologia e la mettono in pratica nella vita quotidiana, in quanto stanno essi preparandosi per il sentiero della conoscenza. Per quanto riguarda Plutone ancora non mi è stato insegnato nulla. Riporto i simboli astrologici dei pianeti e dei segni, dovranno essere memorizzati, sarà più semplice leggere un tema astrologico, basta solo un po' di pratica, il copia incolla non va bene, la conoscenza passa dalla penna alla mano, poi al braccio e infine al cervello. L'esercizio di interpretazione porta infatti ad avere una elasticità mentale totale, c'è chi si accontenta di avere una visione a 360° gradi, l'Astrologia vi aiuterà ad avere una visione delle cose ancora più elevata cioè una visione a 4pigreco steradianti che vuol dire una visione pari all'intero angolo solido. Prof. Guido Morri Il primo amore non si scorda mai! Abbiamo aggiunto un nuovo capitolo al racconto di H.Hesse Sul ghiaccio Ed eccomi qui, a scrivere di me. Sono passati ormai due anni, ma sembrano una vita. E’ cambiato praticamente tutto: il mio amico Marc, che pensava sempre ai video games, ora sta con Giulia, l’amica di mia sorella, ormai da nove mesi; il “bifolco del nord”, che ha avuto modo di baciare per primo la favolosa Emma Meier, ora non ne vuole più sapere di ragazze… e il che a volte mi incute timore. Ed io: quel ragazzo rimasto sbalordito da Emma, con cui ho avuto la mia prima esperienza amorosa… Beh, pattino tutti i giorni su quella stessa pista con la mia nuova ragazza, Cloe. Cloe fisicamente è quasi più bella di Emma: ha i capelli biondi, gli occhi chiari e la sua carnagione assomiglia alla porcellana. Sembra quasi una modella e mi chiedo spesso come mai avesse scelto me, il ragazzo considerato a volte il più “sfigatello”.. Come quella volta che andai a sbattere ad Emma.. davvero una bella figura!!! Da quella volta con Emma ho avuto modo di parlarci per via di mia sorella, che le è molto amica, e così la ritrovai spesso in casa. Anche se all’inizio quasi scappavo nel vederla, incominciai poi ad avere veri e propri dialoghi.. Beh devo ammettere che all’inizio erano solo “permesso” o “mi passeresti il ketch-up?”, ma mi giustifico dicendo che ero alle prime armi. Adesso siamo in buoni rapporti, la definirei quasi un’amica. Con lei mi confido, le dico persino di me e Cloe, fino a quando non arrivò quel giorno…Eravamo usciti prima da scuola, perché il mitico “BIG”, professore definito così per la sua robustezza, si era ammalato a causa di un tacchino di troppo sullo stomaco. Senza pensieri ci dirigemmo alla pista di ghiaccio, il nostro solito punto di ritrovo da anni e anni. C’eravamo tutti: Emma, Marc, Giulia, il “bifolco del nord”, ed io. Cloe non era venuta a scuola quel giorno, forse sarei dovuto andare a trovarla… di certo non avrei causato il pasticcio in cui mi trovo ora! Dato che non c’era Cloe, mi sentivo esonerato dai “doveri di fidanzato” e quindi sfrecciai con Marc, che ai suoi doveri non fa mai caso, su quel ghiaccio bianco, candido, liscio e perfetto; pronto per renderlo esattamente il contrario. Mia sorella era in un angolo che parlava con Giulia. Da come si agitava e da come sbraitava Giulia pensavo che Marc sarebbe dovuto andare da lei, e così fece; lasciandomi da solo. Non ero però proprio da solo, poco più indietro di me c’era Emma, con quel berrettino bianco che le metteva in risalto quei occhi nocciola, in cui vedevo quel non so che di speciale. L’aspettai rallentando e una volta affiancatola con molta naturalezza e scioltezza le chiesi se potevo pattinare con lei. Mi rispose con quella sua solita semplicità e facendomi un cenno con quel suo dolce visino. Parlammo di scuola, del professore BIG e persino di Cloe, fino a quando con il mio pattino intralciai il suo e cadde. Anche se era caduta lei, mi sentivo io il solito imbecille. Automaticamente le presi la mano e le dissi, per farmi perdonare, di concedermi un ballo. Lei ribadì che avevamo già pattinato, ma che un ballo in modo più “formale” le avrebbe fatto piacere, così la tirai su e incominciammo a pattinare. Non aprimmo bocca per un quarto d’ora esatto. Proprio in quel momento lei si fermò e mi si piantò davanti, mi fece vedere l’orologio, dicendomi che era passato un quarto d’ora esatto e chiedendomi se mi ricordasse qualcosa. Io non le risposi.. Ero troppo perso tra i miei pensieri, mi chiedevo come fosse possibile che si ricordasse di quel momento, che fino al giorno prima credevo fosse insignificante per lei! Poi tornai alla realtà e mi accorsi che lei, imbarazzata alla mia “non risposta”, ansimava e farfugliava qualcosa. Ho sempre amato quel dolce ansimare. Quasi d’istinto presi tra le mie mani il suo viso, fissandola in quei fantastici occhi nocciola, e la baciai. Sebbene avessi dato il mio primo bacio a Cloe, quello che ebbi con Emma mi fece rabbrividire, forse perché lo aspettavo da una vita intera. Feci presente, solo quando ci staccammo, che Marco, Giulia e mia sorella ci fissavano sbalorditi; andai io personalmente a chiudere la bocca a Marc!!! Già sapevo come sarebbe andata a finire, e così avvenne: Giulia, la ragazza spettegolona di Marc, lo disse alle sue amiche che lo dissero a Emily, la migliore amica di Cloe.. ero spacciato! Il mio vecchio io si sarebbe nascosto sotto al letto; anche se non la ritenevo affatto una pessima idea, andai sotto casa di Cloe e le chiesi di uscire. Si affacciò al balcone dicendomi che non voleva parlare e che tra noi era finita. Adesso con Cloe sono tornato a parlare: anche se discutiamo solo dei troppi compiti che ci assegnano a scuola, mi sembra un buon inizio. Mi sono rivisto e mi rivedo tutt’ora con Emma e ogni volta ho il batticuore, come se la vedessi per la prima volta. Penso proprio che nascerà qualcosa tra di noi, anche se in realtà c’era sempre stato, e di lei non mi ero mai scordato… Del resto il primo amore non si scorda mai! Martina Tordi 1A 9 Interviste e attualità Il nostro manuale d’amore Ispirandoci alla trilogia di Veronesi abbiamo provato a redigere il nostro manuale L’amore ricopre un ruolo importante nella nostra vita, forse il più importante. È il sentimento più grande che si può provare, quel sentimento che ci fa fare tante scelte, che a volte possono sembrare assurde, ma quando una persona è veramente innamorata è disposta a tutto per seguire il proprio cuore. L’amore inoltre ci dà ispirazione; infatti, come possiamo facilmente notare, la maggior parte delle poesie, delle canzoni e dei film hanno come tema principale proprio l’amore. Ma perché siamo sempre alla ricerca dell’amore? Forse abbiamo bisogno di sentirci il punto di riferimento di qualcuno, forse vogliamo sentire quelle forti emozioni che solo l’amore può dare, perché quando veniamo travolti dalla passione si ha come l’idea che tutto sia perfetto e che niente possa renderci tristi. Quando siamo insieme alla persona che amiamo, è come se il tempo si fermasse e cominciasse una nuova vita, un nuovo mondo, dove non ci si preoccupa dei problemi della vita quotidiana, perché quando si é innamorati il nostro modo di percepire le cose e le situazioni sono completamente diversi e tendono a farci fare delle cose che di solito non avremmo mai avuto il coraggio di fare. In conclusione vorrei esprimere il mio pensiero sull’amore: l’amore è come l’ombra della nostra vita, perché che si voglia o no, ci accompagna sempre. Tommaso Longhi 3A Che cos’è l’amore? Gli scienziati sostengono che sia una trovata fatta dalle aziende di cioccolatini per poter venderne una quantità enorme nel giorno di S. Valentino. I poeti invece scrivono che l’amore è l’essenza vitale dell’essere umano stesso e che senza non potremmo mai sopravvivere. Gli occhi sono lo specchio che riflette la nostra anima e il nostro cuore, se veramente vuoi conquistare il cuore di qualcuno, prima dovrai accertarti di conoscere la purezza dell’anima stessa della persona amata per poi raggiungere i suoi più profondi sentimenti. Per me l’amore è come una batteria, ha un lato positivo e un lato negativo. Il lato positivo è che l’amore ci rende felici e appagati, tutto ci sembra perfetto e colorato e il tempo trascorso con la propria anima gemella vola via come una rondine in primavera. Al contrario invece il lato negativo è una grossa cicatrice sul cuore quando la persona amata ci tradisce oppure il legame formato con essa si dissolve come neve al sole. Il vuoto dentro di noi è insopportabile, colmarlo è quasi impossibile per alcuni, altri invece lo riempiono con facilità, ma chi si brucia con l’amore restandone ustionato percepisce il tempo molto più lentamente, le giornate non passano e si ha sempre la voglia di piangere anche se i ragazzi non lo ammetteranno mai. Finisco dicendo che chi non ama non sa cosa vuol dire vivere pienamente la propria vita, e chi ama sa che è un ciclo continuo, nel senso che se si smette di amare una persona si può sempre cominciare una storia nuova con un'altra, finché non si trova la vera e propria anima gemella. Ma ne vale veramente la pena cercare il vero amore per tutta la vita? Per me sì. Antonio Claudio Cappucci 3A Ogni giorno la vita ci schiera davanti due strade e sta a noi quale scegliere. Spesso ci sentiamo insicuri, abbiamo paura di sbagliare, di pentirci, di soffrire. Ci sono persone che hanno il coraggio di buttarsi, altre che rimangono ferme ad aspettare che il tempo risolva tutto. Il tempo certo aiuta, ma se non siamo noi a prendere in mano la nostra vita rimarremo sempre fermi. Poi c’è l’amore, che aiuta a prendere le decisioni e a crescere. Quando si è in due è tutto più facile, ci si fa forza l’uno con l’altro, ed è per questo che nella nostra vita questo sentimento è così importante e ci accompagna sempre. Amore corrisposto o no, lui il più delle volte c’è; magari è nascosto in qualche angolino, perché per paura di soffrire vogliamo convincerci che soli è meglio, ma non è così. Alcune persone credono che l'amore sia fondamentale, altre danno la battutina dicendo che è più importante l'ossigeno.Io credo che l'amore e l'ossigeno si assomiglino più di quanto non si pensi. Entrambi non si vedono, entrambi non si toccano… Li accomuna il fatto che entrambi però si sentono, e ci accompagnano sempre. Ognuno di noi, in fondo, è innamorato. L'amore non si prova necessariamente per una persona "estranea", ma anche per i figli o per i genitori, solo che non ce ne accorgiamo quasi mai, perché diamo i parenti per scontati, perché tanto sappiamo già di averli e nessuno ce li porterà mai via. Con l'amore non potrai mai sentirti solo perché, anche se non è corrisposto, il pensiero ci sarà sempre e sempre ti accompagnerà nelle azioni di tutti i giorni. Alessia Masini 1A A chi non è mai capitato di chiedersi cosa sia l'amore? Spesso le persone sono troppo superficiali da trasformare una cosa così grande e misteriosa in qualcosa di troppo ovvio e banale... L'amore è un'emozione che ogni uomo prova diversamente da ogni suo simile, perciò non esistono parole per descriverlo. Tanta è la gente che ha la presunzione di aver provato, almeno una volta nella propria vita, l'incredibile sensazione dell'amare. Ma non sempre è così. A volte siamo convinti di aver amato una persona, la quale inconsciamente abbiamo solo cercato di amare, con la quale abbiamo cercato di provare quelle sensazioni che non con tutti si riescono a testare. Alla fine c'è solo una, una piccolissima ma per noi fondamentale persona con cui si riesce a "Vivere" veramente. Tutti esistono, però non tutti vivono. Vivere significa Amare. Amare non solo la propria anima gemella, ma riuscire assieme a lei a scoprire cosa significa amare il mondo e qualsiasi sua piccola parte: amare la vita. Solo allora si può dire di aver amato e di aver vissuto intensamente, ma nonostante tutto non si riesce ugualmente a descrivere il proprio stato d'animo, che quasi sfiora l'incredibile. E solo allora si può anche affermare di aver trovato l'anima gemella. Colui che quando lo vedi ti fa provare emozioni uniche, che ti capisce semplicemente con lo sguardo, con cui vorresti stare per sempre, che ti protegge e ti sostiene, che ti ascolta, colui con il quale solo alla vista tutto diventa magico e tutto si trasforma in luce... Sarebbe fantastico riuscire ad incontrare la propria dolce metà, ma non per tutti è possibile e non tutti riescono a capire che esistono ma non vivono. L'anima gemella...chissà dove si troverà in questo momento la mia...potrebbe trovarsi in qualsiasi angolo della Terra, magari è molto vicina, o magari è lontanissima da me...comunque sia io sono determinata...io voglio VIVERE... Valbona Jonuzi 1A 10 ’0 Interviste e attualità Intervista a Thomas Calegari (5D) Il campione di basket del Gobetti Cos’è per te il basket? Potrei rispondere solo con una parola, tutto, il basket per me è la cosa più importante, un amore, iniziato quasi per gioco, e diventato una necessità, perché ne sento proprio il bisogno come se fosse una parte di me stesso. Il basket è un vero e proprio mix di emozioni che vanno dalla felicità alla tristezza, dall’amore al dolore. Uno dei pochi sport che ti fanno vivere un’infinità di emozioni, un vero e proprio stile di vita. Col basket ho imparato a conoscere cos’è lo sforzo e la sofferenza che ci vuole per raggiungere certi obbiettivi, ho imparato ad apprezzare ogni mio compagno di squadra, perché bisogna essere sempre uniti sennò non si va avanti, ho imparato che lavorare duro porta a grandi soddisfazioni, ma restando sempre con i piedi per terra. Il basket mi ha aiutato a maturare, mi ha cresciuto e mi sta accompagnando tutt’ora. E’ un vero e proprio amore che spero durerà tutta la vita. Quando hai iniziato la tua carriera? Tutto è partito nell’anno 2006: avevo smesso di giocare a calcio da un anno perché mi ero stufato, un giorno per pura casualità passai davanti ad un campetto da basket e c’erano due miei amici che giocavano, così mi sono unito a loro e a fine partitella mi chiesero se volevo provare a giocare dato che ero alto e andavo bene per questo sport. Così iniziai a provare a Misano ma ancora non avevo questa grande passione, ero solo spinto dalla voglia di stare con gli amici. Ma pian piano mi prese sempre di più mi sentii catturato e visto che, oltre a piacermi come sport mi riusciva bene, iniziai ad appassionarmi molto. Così feci il mio primo campionato U16 nel Misano. Quando è avvenuta la svolta per te in questo sport? Finito il primo anno a Misano ero certo di voler continuare nella stessa squadra perché mi trovavo davvero bene, Ci divertivamo molto al di là delle partite vinte o perse, e così è stato, almeno fino a quando non ricevetti una telefonata da parte di un allenatore della Scavolini che voleva propormi una specie di provino. Io emozionatissimo risposi immediatamente di sì, così andai all’allenamento: appena sceso in campo mi ero sentito un pesce fuor d’acqua, vedevo ragazzi che facevano esercizi mai visti di una difficoltà mai vista, e tutto con estrema facilità, degli “alieni”. Non mi sentivo proprio all’altezza ma alla fine andò bene, l’allenatore mi disse che gli piacevo, che potevo crescere ma che ero ancora indietro tecnicamente per affrontare un campionato nazionale. Così feci un anno dove mi allenavo tre giorni alla settimana con la squadra di Pesaro e due volte con quella di Misano, mentre le partite le giocavo sono con il Misano. Fu un gran bel trampolino di lancio, iniziai a prenderci gusto ad allenarmi, a faticare perché vedevo che venivo ripagato con netti miglioramenti. Andò avanti così fino quasi a fine stagione, quando ricevetti una chiamata imprevista da parte del basket Rimini Crabs, anche loro avevano piacere che andassi ad allenarmi con loro per un periodo ma, a differenza di Pesaro, avevano intenzione di farmi partecipare ad un torneo. Così accettai e feci quindi un secondo periodo di prova a Rimini e partecipai al torneo, anche se ottenni scarsi risultati, visto che non ero ancora all’altezza per un livello così alto. Ma la mia testa ancora da ragazzino ormai aveva deciso, avevo apprezzato la scelta di Rimini di farmi provare a giocare in un torneo di alto livello, cosa che Pesaro non volle fare. Così scelsi di continuare ad allenarmi a Rimini, squadra dove poi mi trasferii nel campionato successivo. L'anno scorso hai esordito in serie A: quali sono state le tue emozioni? I tuoi pensieri? Ero già da inizio anno nel giro della serie A, mi allenavo sempre con loro oltre che con la mia squadra, e devo ammettere che ho avuto molta fortuna, anche se a discapito di un’altra persona: un giocatore della prima squadra poco dopo inizio stagione subì un infortunio grave, e quindi si era liberato un posto per un medio-lungo periodo che colmai allenandomi con loro, e andando anche in panchina. Era bellissimo, giravi l’Italia, andavi in palazzetti grandissimi stracolmi di gente. Le prime volte furono davvero dure, essendo abituato a giocare sotto gli occhi al massimo di un centinaio di persone, qui invece mi ritrovavo a fare riscaldamento in mezzo al campo contornato da migliaia di spettatori. Le prime volte fu durissima, ero agitato, avevo il fiatone, ero teso, mi sentivo piccolo piccolo in mezzo a tutto quel caos, ma poi ci feci l'abitudine. Poi arrivò quel giorno, quel giorno che non scorderò mai, indimenticabile, era il 10-01- 2010, giocavamo contro il Ferrara in casa, come mio solito mi recai al palazzetto ormai tranquillo sapendo che dovevo fare il mio riscaldament o e poi restare in panchina a incoraggiare e tifare i miei compagni. Ma non fu così: era l’ultimo quarto, mancavano tre minuti alla fine, vincevamo di una ventina di punti, io ero tranquillo ancora seduto in panchina a godermi la partita fino a quando il medico, che mi era seduto affianco, mi disse: “occhio, preparati che entri probabilmente”, fu un fulmine a ciel sereno, mi girai con occhi impauriti, incredulo, all’inizio la presi come battuta ma dopo si girarono gli altri due giocatori della mia squadra e mi guardavano ridendo, io non capivo cosa stava succedendo, non sapendo se mi prendevano in giro o facevano sul serio, il tempo scorreva, mancavano due minuti, ad un tratto l’americano della squadra che era in panchina si alzò in piedi, richiamò l’attenzione del pubblico e incitò tutto il palazzetto a urlare il mio nome accompagnato da tutta la panchina. Era una cosa incredibile, poi mi chiamò l’allenatore e mi disse: “è il tuo momento, vai al cambio”, furono tre secondi infiniti rimasi immobile non 11 ’0 Interviste e attualità ci credevo. 1.30 minuti al termine, palla fuori, l’arbitro fischia il cambio, mi alzo, stringo la mano al mio compagno che esce, entro in campo accompagnato da un caos tremendo, sentivo urlare il mio nome. Giocai 1.30 minuti, mi muovevo in mezzo al campo ancora incredulo, non poteva essere vero, io in mezzo al campo a giocare. Tempo un paio di cambi ed ebbi la mia prima occasione di fare canestro, mi son detto se non ci provo ora non ci provo più, ma la palla non entrò, ci fu una delusione generale accompagnata da un applauso di incoraggiamento. Alla fine l’arbitro fischiò, la partita finì con la nostra vittoria e venni abbracciato da tutti i miei compagni di squadra, un’esperienza unica, tre minuti intensi di emozioni, tre minuti infiniti, tre minuti incancellabili che non scorderò mai. Attualmente in quale squadra giochi? Attualmente gioco a San Patrignano, squadra che milita in C2 e contemporaneamente mi alleno ancora con la serie A del basket Rimini. Una scelta quasi forzata, visto che devo terminare la scuola e non potevo andare in cerca di squadre di livello più alto, perché sarei dovuto andare fuori città, trasferirmi. Ma adesso come adesso non rimpiango questa scelta, perché sto facendo esperienza giocando il mio primo campionato fuori dalle giovanili e poi, come tutti sapranno, San Patrignano è una comunità, un centro di recupero per la disintossicazione dalle droghe, quindi sono sempre a contatto con ragazzi della comunità e sono persone splendide, piene di storie da raccontare, storie della loro vita, che ti fanno riflettere, perché a volte non ce ne accorgiamo, ma siamo fortunati ad avere tutto quello che ci circonda, una famiglia, degli amici, ma loro, non avendo nulla di tutto questo, avevano trovato rifugio in un altro posto, un tunnel dal quale è difficile uscire: la droga. Luca Pronti 4A Viaggio in Terra Santa Un reportage dal nostro inviato speciale il tempo per visitare la città odierna di Nazaret, ancora piccola e tranquilla, piena di negozi e prodotti tipici. Il quarto giorno siamo partiti per Betlemme passando per una sosta al Mar Morto, dove abbiamo fatto il bagno, quasi galleggiando sull’acqua! Abbiamo visitato Qumran e il monte delle Tentazioni fino a ripartire e ad arrivare in serata a Betlemme. Per passare da Gerusalem me e Betlemme, quindi da Israele a Palestina, bisogna passare i controlli del Muro di confine. Ci vengono controllati i passaporti tutte le mattine, quando siamo costretti a passere lì per entrare a Gerusalemme. Visitiamo qua la città antica e nuova, divisa tra le tre religioni monoteiste, andiamo sul monte degli Ulivi, al Getsemani, nella Basilica dell’Agonia dove vi è la pietra sulla quale Gesù sudò sangue prima della sua morte. Dentro la città vecchia abbiamo fatto la via Crucis fino ad entrare nella Basilica del Santo Sepolcro, sul monte Calvario sorto sul luogo dove Gesù fu crocifisso. Dentro questa si respira un’aria di pace e di preghiera dove, nonostante le persone alla fine abbiano un diverso credo, vengono poiché alla fine non si sentono così diversi. Il mattino del giorno dopo rimaniamo a Betlemme per visitare la Basilica della Natività, la grotta dove nacque Gesù e passare in un orfanotrofio di suore cattoliche che accolgono i figli illegittimi delle ragazze mussulmane che altrimenti rischierebbero di essere uccisi. Il settimo giorno, invece, lo abbiamo passato liberi a Gerusalemme dentro le vecchie mura, dentro la città antica fra i sapori e le tradizioni di una volta e all'interno della Basilica del Santo Sepolcro in fila per entrare al Santo Sepolcro e alla Natività, poi al Santo Muro del Pianto . L'ultimo giorno, invece, prima di ripartire per Roma, abbiamo visitato il Cenacolo e detto l'ultima Messa per poi prendere il pullman in direzione Tel Aviv. Un viaggio unico, indimenticabile e che soprattutto mi ha aperto gli occhi su un mondo, su un conflitto, su una storia che spesso facciamo finta di dimenticare per non doverci sentire in colpa per quanto loro ogni giorno vivono e soffrono. Le persone, laggiù, sono come noi qua, forse non crederanno tutte nel nostro Dio, ma non a causa loro, non riescono ad esprimere a pieno la loro umanità, perché qualcun altro per loro ha deciso che cosa dovevano essere. I colori, i profumi e le storie di quelle città che ho visto e vissuto per quella settimana mi hanno segnato e arricchito il cuore e questo ho raccontato a tutti perché nessuno debba mai scordare dove sono le sue origini e che, nonostante il credo, il colore della pelle, l'origine e il sesso nessuno è meno importante di te e sopratutto meno meritevole di rivendicare il proprio diritto alla vita. Elisabetta Mascherucci 3A Nella prima settimana del 2011, precisamente dal 2 all’11 di gennaio, noi ragazzi del triennio dell’ Azione Cattolica delle parrocchie di Cattolica e Sant’Arcangelo abbiamo vissuto un pellegrinaggio tra Palestina e Israele, alla scoperta dei luoghi più significativi e pieni di Mistero del nostro Credo. Il soggiorno si è diviso in 3 pernottamenti a Nazaret (Israele) e 4 a Betlemme (Palestina). Nei primi giorni siamo saliti sul monte Tabor (della Trasfigurazione di Cristo), sostato in Galilea, sostato e celebrato Messa nella basilica della Annunciazione situata a Nazaret, dove visse la Sacra Famiglia. Abbiamo poi passato una giornata sul lago di Tiberiade, a Cafarnao e sul Monte delle Beatitudini. Naturalmente non ci è mancato 12 ’0 Voci dal Gobetti – De Gasperi La 4A in convivenza! Ecco la testimonianza di una ragazza che ha vissuto insieme alla sua classe una fantastica esperienza di convivenza organizzata dal prof Cucchi Quest’anno il prof di religione e sacerdote della parrocchia di San Pio a Cattolica, Don Massimiliano Cucchi, ha offerto alla 4A la meravigliosa opportunità di partecipare per cinque giorni alla convivenza in una casa a Cattolica. A nome della classe, porto i nostri più sentiti “grazie”al Prof, che ha sicuramente messo tutto il suo impegno: ha provveduto da solo a organizzare ogni cosa (e non sarà stato sicuramente semplice); nel corso del periodo di soggiorno è stato assistito da un ragazzo di 22 anni, Daniele, un educatore dei ragazzi dell’ A.C.R. di Cattolica. Avviso ai naviganti: non cadere nella rete Un incontro tra la polizia postale di Rimini e alcuni studenti del Gobetti per informare dei pericoli che comporta la navigazione in Internet. Venerdì 18 marzo si è tenuta nell’aula magna dell’ITC Gobetti di Morciano di Romagna una conferenza che riguarda le varie problematiche che possono accadere navigando sul Web. Inizialmente, ore 10 circa, due funzionari della polizia postale di Rimini hanno iniziato ad illustrare i casi che potrebbero riguardarci se non usiamo con attenzione i nuovi mezzi di comunicazione: i computer. A causa di questa nuova era dell’informatica, si sono verificati numerosi problemi di tipo economico e sociale; sempre più malintenzionati infatti usano questo nuovo strumento per truffare persone connesse nella rete. Nella prima parte dell’incontro l’ufficiale Marchini ha dato alcune spiegazioni di tipo tecnico: attraverso una serie di diapositive ha spiegato in cosa consiste il loro lavoro, le varie fasi di percorso, e infine come vengono scoperti ed arrestati i truffaldini. Numerosi i casi successi nella regione; da citare è il caso di un ragazzo diciannovenne bolognese che, entrando nei computer di alcune persone, riusciva a prelevare il codice della carta di credito e successivamente si faceva spedire da varie città europee ogni tipo di merce. Subito dopo si è passati ad analizzare uno dei problemi più rilevanti che affliggono i naviganti, soprattutto il genere femminile: la pedofilia e lo stupro. Gli ufficiali si sono avvalsi di un video creato appositamente dal Ministero per informare gli utenti di questo pericolo, il quale mostrava una ragazza che, attraverso il programma “Windows Live Messenger”, veniva ingannata da un adulto che si fingeva coetaneo; il finale mostrava quello che facilmente potrebbe accadere a qualsiasi adolescente che “cade nella trappola” rendendosene conto solamente dopo l’accaduto, quando ormai è troppo tardi. Purtroppo si sentono spesso notizie di questo tipo nei telegiornali, ma credo sia inutile “piangere sul latte La novità di quest’anno, rispetto all’anno precedente, quando parte della 3A ha trascorso quattro giorni nella casa della Convivenza del Punto Giovane di Riccione, è stata che ha partecipato a tale esperienza la maggior parte della classe (22 su 26). Per questo, l’intera classe si è fortificata, unita molto. Ogni momento della giornata, infatti, si è vissuto insieme, condividendo ogni cosa: la mattina, quando ci svegliavamo alle 6 e 30, ci preparavamo e dopo colazione ci recavamo alla fermata per prendere il 134 che ci portava a scuola, il pomeriggio, dopo pranzo e il momento preghiera studiavamo o ci divertivamo insieme, e infine la sera, dopo la cena ridevamo e scherzavamo insieme grazie alle meravigliose attività organizzate da “Massi” e Daniele. Durante la convivenza sono venuti a trovarci anche dei nostri prof: il professor Vanni, la professoressa Galluzzi e la professoressa Portico. Sicuramente tale esperienza lascerà impresso in ognuno di noi un bellissimo ricordo, in quanto è sempre piacevole trascorrere tempo con persone che, nel corso di 4 anni, si è imparato a conoscere e a volere bene, e soprattutto ha insegnato a tutti noi a condividere e a rispettarci l’ un l’altro. Spero vivamente, e probabilmente non solo io, che sarà possibile ripetere nuovamente un’esperienza simile. Martina Cesaretti 4A versato”, piuttosto credo sia giusto incrementare l’informazione a riguardo di tutto ciò, prevenendo ogni tipo di pericolo. Nella seconda parte della mattinata, dopo aver risposto ad alcune domande poste dagli studenti, i due relatori sono passati a parlare di un altro tema che ci riguarda ancor di più da vicino: i social network, principalmente Facebook. Attraverso questo programma di condivisione di foto, immagini e dati personali, diventa facilissimo perdersi e non riconoscere più la dimensione del reale. Di gradimento generale è stata anche la scelta, da parte dei due ufficiali, di fare vedere uno spezzone di South Park, un famoso cartone animato in onda principalmente su Mtv. Questo “cartone ironico” ci ha mostrato, (naturalmente esagerando) come si possa diventare schiavi di un 13 ’0 Voci dal Gobetti – De Gasperi programma come Facebook, con le sue caratteristiche: numero di amici, stato sentimentale, foto, ecc. Finito il cartone, della durata di circa 15 minuti, dopo le ultime domande e i ringraziamenti, si è concluso l’incontro. Vedendo l’attenzione prestata da tutti i presenti, si può ben capire che è stato molto interessante, soprattutto secondo me per il fatto che si è parlato di un qualcosa che ci riguarda tutti i giorni, tutti i minuti. Vi è infatti una tendenza quasi ossessiva (nei ragazzi in particolare) ad usare queste tecnologie che ci stanno discostando dalla realtà avvicinandoci sempre più al mondo virtuale. Certo, vedendolo da alcuni punti di vista (risparmio di tempo e denaro) può essere un bene, ma dall’altra possiamo ben capire dopo questa conferenza che, a causa di malintenzionati, tutta questa bellezza può dissolversi con un click, una parola scritta o un’immagine caricata in rete. Secondo me questi incontri andrebbero fatti più spesso, per informare tutti i naviganti; la metà dei quali infatti è incosciente dei pericoli che potrebbe correre mettendo anche solo la propria data di nascita. Spero quindi che la nostra scuola organizzerà anche per le altri classi incontri simili, in modo che anche altri sappiano come avvicinarsi con più cautela a questo nuovo mondo. il saggio e si è complimentato con tutti i partecipanti per la serietà dimostrata, ha visto l’assegnazi one di tre coppe: una a Sota Grent 4F risultato vincitore assoluto, una a Palmerini Alessandro 2A per la categoria allievi ed infine una terza premiazione per Humenyuk Olha 3C vincitrice della categoria femminile. Questa la classifica completa : Simone Rossetti e Andrea Grassi 4A Laboratorio scacchistico – Torneo finale Con il contributo della Provincia di Rimini Assessorato Politiche giovanili - Scambi internazionali Campionato di Istituto Open di scacchi Il gioco degli scacchi può essere considerato un valido ausilio per il potenziame nto delle abilità cognitive quali : il pensiero logico, la visione di gioco, l’attenzione, la memoria, l’autocontrollo e l’autostima. Rappresenta anche un valido esempio di interdisciplinarietà perché introduce o amplia concetti ed elementi che fanno riferimento a discipline come quelle tecniche e ad altre come la letteratura e la storia. Sabato 5 febbraio 2011 si è disputato, presso l’aula magna del “Gobetti”, l’annuale campionato Open di scacchi realizzato dal Maestro Fide Maurizio Brancaleoni con la collaborazione di Sara Serafini e Martina Lapi della 5^A. Si sono dati battaglia a colpi di “scacco matto” 40 studenti, in rappresentanza dei vari indirizzi scolastici dell’ISISS, in un torneo che prevedeva la disputa di 5 partite della durata di 15 minuti per giocatore. Ognuna, secondo il regolamento, assegnava 1 punto in caso di vittoria, 0 punti in caso di sconfitta e 0.5 in caso di pareggio o patta. Il saggio che si è svolto durante la mattinata, dove gli studenti hanno potuto esprimere il meglio di sé stessi, si è concluso con il vincitore assoluto Sota Grent 4F che ha fatto suoi i 5 incontri disputati, seguito da Mancini Sujit 4A con 4.5 punti ed infine con 4 punti il vincitore della categoria allievi Palmerini Alessandro 2A. La premiazione, svolta dal dirigente scolastico Franco Raschi che ha seguito 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 35 36 37 38 39 40 5.0 4.5 4.0 4.0 4.0 4.0 3.5 3.5 3.0 3.0 3.0 3.0 3.0 3.0 3.0 3.0 3.0 3.0 3.0 2.5 2.5 2.0 2.0 2.0 2.0 2.0 2.0 2.0 2.0 2.0 2.0 2.0 2.0 1.0 1.0 1.0 1.0 1.0 0.5 0.0 37 SOTA GRENT 4F 22 MANCINI SUJIT 4A 17 BARBACHYNSKYY MIKOLA 3C 6 MONTANARI MATTEO 4B 36 ROSELLI DANIELE 5C 32 PESARESI MARCO 4A 29 PALMERINI ALESSANDRO 2A 28 PACIFERO ANDREA 3A 39 VOCALE DAVID 2C 38 VANZOLINI MICHELE 2B 35 GRANA ENRICO 3J 10 RICCIOTTI FABIO 1A 27 NARDI MATTIA 1A 2 NICOSIA NICOLO' 4B 7 HUMENYUK OLHA 3C 5 ORCIANI LUCA 5A 24 ANDRUCCIOLI MICHELE 5A 40 GRASSI ANDREA 4A 18 LLESHI PASHK Zavatta 11 DOMINICI NICOLA 4B 9 SANCHI FILIPPO 1J 16 ALBANI LUCA 4B 20 FABBRI FRANCESCO 4B 26 LORENZI PIETRO 1C 8 SENYK IVAN 2B 4 ROSSI ENRICO 5D 14 MUCCIOLI MATTEO 1C 3 DOMINICI THOMAS 1M 21 ZAVALA ANTONY 1C 15 GRANA SOPHIA 1C 23 BARTOLOMEI LUCA 4A 12 SAVIOLI PAMELA 1C 33 MARANGI ANDREA 1M 30 PESARESI MARCO 1C 13 PUZIO YURI 4L 1 ACCIAIOLI MATTEO 1C 31 GIORGI ERIK 1B 19 CIOCCIA OTTAVIO 1B 34 RIGHETTI GIACOMO 1C 25 FARINA MICHELE 1C Sujit Mancini 4A 14 ’0 Voci dal Gobetti – De Gasperi Quick Delay Una giovane band a tutto rock! L' alternanza scuola lavoro nella sua faccia più sconosciuta: Il project work e l' Informatica In tempi in cui l’umanità si vede costretta a fronteggiare minacce nucleari, cataclismi naturali, sommosse popolari e scandali politici, chi avrebbe mai pensato che qualcuno fosse così a corto di argomenti da voler raccontare di questa band? Sotto il nome di “Quick Delay ” si celano tre ragazzi uniti da una passione comune, la musica. Il gruppo nasce nel 2009 da un’idea di Francesco Gariboldi e Gianluca Corbelli, conosciuti meglio come Gary e Gian, rispettivamente bassista e cantante-chitarrista. Dopo qualche settimana di ricerche si aggiunse alla formazione Corrado Cerni, batterista che conferirà al gruppo la giusta dose di rullate che cercavano. Tuttavia tra le file dei Quick mancava ancora qualcuno che si destreggiasse in assoli di chitarra deliranti, si presentò all’appello Gaga (all’anagrafe Gabriele Leardini), amico di vecchia data che si scopri chitarrista. Ora i quattro Quick erano pronti per provare e salire su un palco, l’opportunità si presentò in un sabato d’Ottobre dello stesso anno, a questa esibizione ne seguirono diverse altre che portarono il gruppo a suonare a diverse manifestazioni sia pubbliche che private. La scelta del nome non fu immediata, si dovette aspettare una serata post-prove, dove i quattro annegarono in fiumi di chinotto e pompelmo rosa (frizzante!!!), i quali permisero di estrapolare da un intricato groviglio di frasi sconnesse e nomi improbabili stampate su una maglietta, le due parole che compongono l’ossimoro Quick Delay. Dopo qualche periodo di difficoltà, che portò al ritiro a vita privata del chitarrista, i tre Quick ripresero a suonare cambiando leggermente genere, e cercando qualcuno che potesse essere un valido sostituto del componente recentemente venuto a mancare. Tornando ai giorni nostri i Quick continuano ad esibirsi in locali della zona o a manifestazioni pubbliche, talvolta facendo anche qualche trasferta, portando il loro rock 90’ alle orecchie di chi si volesse fermare ad ascoltare, il loro sogno nel cassetto è quello di cominciare a scrivere pezzi originali senza rimanere incatenati alle cover del passato. Li potete trovare su facebook semplicemente digitando Quick Delay, così da poter scoprire le date dei concerti e interagire direttamente con loro. STAY ROCK!! BYE GUYS. Gianluca Corbelli 3A Una delle attività più interessanti che si sono svolte nel corso degli anni all' interno del nostro plesso scolastico è senza dubbio l' esperienza che ha coinvolto, dal mese di Maggio all' Ottobre dello scorso anno, gli allievi delle classi terze frequentanti gli indirizzi informatico ed elettrotecnico dell' ITI nel progetto formativo “Alternanza scuolalavoro”. L' alternanza scuola-lavoro è una modalità didattica realizzata fra scuole e imprese per offrire ai giovani (che imparano, in contesti diversi, sia a scuola che in azienda) competenze spendibili nel mercato del lavoro e favorire l' orientamento. Il corso, gestito dal CESCOT SCARL, nonché promotore dello sviluppo e dell' innovazione delle piccole e medie imprese nel settore del commercio, turismo e servizi che si occupa di formare le persone per farle crescere professionalmente, ha suscitato interesse non solo perché al termine è stata rilasciata la Dichiarazione delle Competenze Acquisite riconosciute come crediti per il conseguimento del diploma, ma anche per il fatto che esso abbia coinvolto in modo attivo molti soggetti, legati fra loro e regolati contrattualmente in un documento chiamato “Patto formativo” sottoscritto da tutte le persone coinvolte tra cui, oltre all' ente formativo, il tutor aziendale (che si occupava della gestione operativa dell' attività corsuale e del controllo delle operazioni), il tutor scolastico (che facilitava l' integrazione dei contenuti del percorso formativo con quelli del percorso scolastico), gli esperti/docenti (che fornivano materiale didattico e informazioni tecnico-professionali) e infine gli studenti. Il percorso di formazione attivato si è svolto in modo disgiunto tra gli allievi del settore informatico e quelli del settore elettrotecnico, o meglio, si è presentato in due forme differenti di alternanza. La prima, quella riguardante gli elettrotecnici, si è sv iluppata con l'inserimento di questi ultimi all' interno del processo produttivo aziendale (ciò che viene comunemente chiamato con il termine francese “stage”) finalizzato alla formazione, in affiancamento ad una figura professionale corrispondente alla propria, che porta a maturare il lavoro da svolgere con margini di autonomia crescente. Sebbene questa modalità sia particolarmente entusiasmante, in quanto ha permesso un contatto più diretto e approfondito con l' organizzazione del lavoro e l' acquisizione di specifiche competenze tecniche, mi soffermerò (non essendo stato coinvolto nella tipologia appena discussa) a riportare l' esperienza condivisa assieme ai miei compagni di classe, nella seconda forma di alternanza scuola-lavoro (forse meno conosciuta) destinata agli allievi dell' indirizzo Informatico: il project work. Il project work è la modalità didattica in cui uno o più studenti sviluppano con l' aiuto dei docenti e del tutor aziendale un progetto specifico come ad esempio una brochure promozionale, il disegno di massima di un sito Web, ecc... presentando alla fine il prodotto/risultato del proprio lavoro. Come ho già detto all' inizio di questo articolo, lo scopo dell' “Alternanza scuola-lavoro” è quello di diffondere la cultura d' impresa avviando gli studenti in un 15 ’0 Voci dal Gobetti – De Gasperi sistema aziendale simulato. Il corso (di 120 ore), è dedicato in parte all' acquisizione delle competenze (quali il sistema e l' organizzazione di un' azienda, la qualità, la comunicazione, gli strumenti di pensiero...) con attività di preparazione e orientamento, e abbondantemente alle attività laboratoriali, ovvero alla ricerca e allo sviluppo di lavoro reale commissionato da aziende del territorio, si è svolto secondo il calendario fornito dal tutor aziendale (nonché nostro datore di lavoro) contenente, per ogni lezione, le indicazioni relative all' orario, la sede del corso e l' argomento da trattare. Oltre ad esso ci hanno rilasciato una serie di documentazio ni professionali relative alle attività svolte che lo studente (garantendo la propria presenza, salvo alcune motivate eccezioni, per tutto il periodo del corso) doveva archiviare e conservare. Al di là di questa prassi burocratica, ma senza dubbio di non poco conto, in quanto esorta i giovani ad un maggior senso di responsabilità, il project work potenzia competenze trasversali come la capacità di lavorare in autonomia e l' orientamento al risultato. Il primo compito commissionatoci è stato quello di modificare e migliorare un sito aziendale scritto in sole pagine statiche Html (un linguaggio usato per creare delle pagine Web, unite fra loro da un' insieme di collegamenti ipertestuali) dandogli un aspetto più “friendly” e rendendo più facile la navigazione, sia da un punto di vista grafico che contenutistico, incanalando questa creatività in un contesto di marketing dei prodotti venduti. Guidati parzialmente dal professor Maracci, ossia nostro docente di informatica e tutor scolastico, l' esperienza ci ha permesso, da un punto di vista software, di approfondire l'uso e il linguaggio di nuovi linguaggi di programmazione, visuali e di sviluppo, come javascript, classi CSS, Html..., il tutto condito dalla passione individuale di ognuno in mezzo ad un gruppo: ciò quale ha favorito sia una possibilità di recupero per chi possedeva alcune lacune informatiche (e non solo), sia l' ampliamento delle conoscenze per altri, tenendo conto, inoltre, di quanto sia importante il confronto e lo scambio delle idee o delle opinioni perché, come diceva Kant, “comunicare significa pensare assieme agli altri”. Per quanto riguarda la parte hardware ci siamo cimentati nello scomporre vari “case” di computer provenienti da un' azienda locale che ha contribuito alla realizzazione del progetto: di ogni computer abbiamo costruito una scheda tecnica analizzando in dettaglio e confrontando le parti molto efficienti rispetto a quelle non, riassettando infine nuove macchine con i migliori componenti disponibili e scartando, ovviamente, quelli che erano potenzialmente inutili o quasi. Il lavoro ha richiesto parecchie giornate e ci ha permesso di produrre come risultato un manuale discretamente dettagliato sull' assemblaggio di PC e sull' installazione del sistema operativo, quest' ultimo da noi installato alla fine del montaggio di ogni PC. Un' azienda venditrice e costruttrice di componenti hardware e software ci ha permesso di collaudare un loro prodotto in grado di comunicare e modificare anche a distanza lo stato dei più usati elettrodomestici di un' abitazione. Oltre, ovviamente, alla verifica, ci siamo interessati alla circuitazione interna dell' apparecchio e all' approfondimento di nuova logica elettronica. Diciamo, insomma, che le materie non sono mai state così interessanti, così come l' esperienza e l' applicazione dei concetti base di tali materie non sono mai sembrati utili e sensati nei confronti di tutte le lezioni diverse da quelle che il progetto ci ha offerto. In particolare in molti di noi è aumentata la motivazione nel fare ciò che stiamo facendo; considerazione incrementata anche dalle visite guidate in aziende informatiche-sistemistiche o dalla presenza di esperti già attivi nel settore da più o meno anni. Io penso che sia bello per uno studente poter pensare che ciò che sta studiando e il modo in cui lo studia sia indice di progresso del proprio futuro e, allargando gli orizzonti, dell' intera società della globalizzazione. Questa esperienza è stata veramente importante, ci ha aiutato a capire molte cose e a smascherare molte realtà emerse dall' opinione di studenti e docenti “anti-informatici” riguardo il nostro futuro e la nostra professionalità. L' informatica è la scienza dell' informazione (letteralmente “informazione automatica”) che studia tutti i possibili sistemi di elaborazione e trasmissione delle informazioni. Essendo l' Informatica una scienza, essa si integra o si pone come supporto a tutte le altre discipline scientifiche e non solo: infatti, come tale, si è infiltrata in qualunque tecnologia di utilizzo consueto e quotidiano, tanto è vero che possiamo considerarci tutti veri e propri utenti di servizi informatici. La storia dell' Informatica, il cui maggior progresso lo si fa risalire alla seconda metà del Novecento (la cosiddetta “terza rivoluzione industriale”), è piuttosto interessante e la si può meglio apprezzare se la si esamina assieme alle circostanze storiche e alle motivazioni che hanno portato alla sua evoluzione in tale contesto, tra le quali la risoluzione dell' Entntscheidungsproblem (il problema della decisione per la logica proposto da Hilbert ed Ackermann nel 1928). Aggiungo inoltre che i sistemi logico-matematici e i programmi informatici sono due aspetti di una stessa realtà algoritmica , che si manifesta in un caso mediante le dimostrazioni e nell' altro attraverso i calcoli; dunque l' informatica serve ad analizzare i processi coinvolti nelle tipiche operazioni del calcolo umano. E, ricordando gli ultimi passi dell' articolo Una logica universale: lo studio del pensiero e del linguaggio attraverso l' algebra (di Boole) da me pubblicato l' anno scorso sul giornalino scolastico, le teorie sviluppate nel 1938 da Shannon e nel 1943 da McCulloch e Pitts aiutarono in modo consistente lo sviluppo del calcolatore, o meglio, del “computer”: ovvero, le istruzioni di un programma, che stabiliscono che in una certa condizione un computer deve eseguire una certa operazione, sono facilmente esprimibili mediante formule proposizionali, e dunque sintetizzabili mediante circuiti elettronici. E l' analogia con i circuiti neuronali permette di pensare al computer come a un “cervello elettronico”, come infatti viene a volte chiamato. Tutto questo per sottolineare l' importanza sociale, storica, tecnologica, logica e, per chi sa leggere tra le righe, filosofica dell' Informatica. Vorrei concludere con una frase di Einstein riguardo al rapporto tra l' uomo e il computer :“I computer sono incredibilmente veloci, accurati e stupidi. Gli uomini sono incredibilmente lenti, inaccurati e intelligenti. L’insieme dei due costituisce una forza incalcolabile” e io aggiungo che tutto è possibile all' uomo... dipende solamente dalla determinazione che ci mette nel portare avanti un progetto, qualsiasi esso sia. Sanya Casadei 4J-K 16 ’0 Il libro – Il film Fabio Volo - Il giorno in più Alberto Pucci - Un Angelo per il diavolo Una storia d’amore sbocciata sul tram La storia di Ricardo Izecson Dos Santos Leite: Kakà “Muore solo un amore che smette di essere sognato”, è così che l’autore di questo libro dà inizio alla storia magica e intrigante dei due protagonisti.. Giacomo, il classico single in cerca della sua anima gemella fino ad ora mai trovata, visti tra l’altro i tanti rapporti avuti in passato ma nei quali, come dice lui, non sarebbe mai valsa la pena credere in qualcosa di concreto. Giacomo è particolarmente legato alla nonna, che lo ha cresciuto insieme alla madre fin da piccolo, poiché il padre lo ha abbandonato da bambino, senza dirgli nulla. Un’altra persona di particolare importanza per lui è Silvia, la sua migliore amica, una persona che per Giacomo c’è sempre stata, che gli ha sempre saputo dare i consigli giusti e lo ha sempre capito in qualsiasi momento, malgrado la sua situazione familiare, con una bambina e un marito alle spalle che la trattava male: per questo lei era costretta ad avere una vita piuttosto infelice. Ma anche in questo caso, nonostante tutto, Silvia è sempre con Giacomo, anche nel momento esatto in cui la vita di lui si capovolse completamente. Infatti una sconosciuta entrò a farne parte; era lei, la sconosciuta, che pareva essere la ragazza per lui.. si incontravano ogni fatidico giorno su quel tram; i loro sguardi si incrociavano per attimi interminabili e ogni giorno pensieri diversi tormentavano la testa di Giacomo, fino ad un punto tale da non riuscire più a togliersela dalla mente! E, un giorno che per Giacomo sembrava essere come gli altri, la “sconosciuta”lo fermò e gli chiese di bere un caffè; Giacomo non sapeva cosa dire, era troppo contento e stupito allo stesso tempo, ma alla fine accettò, e quando all’appuntamento Giacomo la vide un brivido gli percorse la schiena, iniziò a sudare, sentiva le famose “farfalle nello stomaco”. Quel caffè si rivelò per Giacomo, e la non più in quel momento sconosciuta Michela, una forma addio: infatti Michela dovette partire per New York. Giacomo fece una pazzia della quale però era certo che non si sarebbe mai pentito in futuro: partì anche lui alla “ricerca” di Michela per le strade di New York, dove trovò il suo indirizzo e tutto ciò che la riguardava; dopo essersi trovati si diedero appuntamento in un bar e.. dopo lunghe chiacchierate e giornate trascorse insieme arrivarono ad una conclusione: ERANO FATTI PER STARE INSIEME! Fabio Volo descrive il personaggio di Giacomo come uno spietato ed ironico trentenne in cerca di una persona che lo faccio veramente innamorare! Volo fa incontrare i protagonisti in un modo piuttosto comune: il classico primo incontro nell’autobus, i primi sguardi magnetici, i pensieri strani, tutta una serie di cose che l’autore racchiude in alcune frasi, una di queste è: “Tutto ciò che ho di lei è nella mia testa e nella mia anima, per sempre. Lei è un respiro, un pensiero, un’ emozione, è confusione, è chiarezza”. E’ con questa frase che Giacomo descrive liberamente i sentimenti che prova per Michela; ed è appunto attraverso frasi o semplici parole che Volo riesce a trasmettere emozioni; questa è una cosa che nei suoi libri ho notato molto, e forse è proprio questa cosa che rende un libro come il suo così piacevole, talvolta esilarante, ma allo stesso tempo molto riflessivo. L’autore usa un linguaggio semplice e diretto ed anche questo è sicuramente un punto a favore per Volo che, utilizzando questo tipo di linguaggio, fa riferimento alla realtà immaginando scene fantastiche, e tutto ciò rende sicuramente il libro più divertente. Questo libro è certamente uno dei migliori che io abbia letto; e poi mi piace particolarmente Fabio Volo, per il modo che usa nel rapportarsi al pubblico che legge i suoi libri. Martina Mancini 1A Questa è la storia di un ragazzo che, come tanti altri, sogna di diventare calciatore. A lui, però, succede quello che a un bambino comune sembrerebbe solo un sogno. Questo ragazzo è Ricardo Izecson Dos Santos Leite, detto Kakà. Fin da piccolo si appassionò a quel grande sport che è il calcio. Oltre alla passione, però, lui aveva quello che tutti gli altri ragazzi brasiliani non avevano: la qualità. La sua carriera ha inizio nel San Paolo, fucina di molti talenti passati alla storia. Qui Kakà raggiunge la prima squadra e, grazie alle sue doti, la squadra Paulista vince il campionato brasiliano. Dopo il successo con il club, viene convocato nella Seleçao, la nazionale brasiliana. Qui vince la coppa del mondo, anche se in realtà è sempre stato riserva. Il ragazzo, allora diciottenne, prometteva bene, e molti club, tra cui il Brescia e la Lazio, iniziarono a fare le prime offerte. Nulla da fare, però, la neo-stella brasiliana non cedette al corteggiamento dei club italiani. Nell’agosto 2003, il Milan, sfruttando il momento di crisi della squadra Paulista, strappa il giovane Ricky per portarlo in Italia. Qui Kakà diventerà uno dei pilastri del calcio mondiale. In questo club trascorre un primo anno fantastico (ecco il tema principale su cui si basa il libro, il suo primo anno). Tra delusioni e rimpianti (Coppa Intercontinentale, Uefa Champions League, Olimpiadi di Atene), tra gioie e festeggiamenti (Campionato, vittorie nel derby e contro Juventus e Roma), Kakà conclude finalmente il suo primo anno in rossonero da campione d’Italia. Lui che nasce in una famiglia benestante e molto religiosa, lui che da piccolo sognava di giocare a fianco dei vari Socrates e Rivaldo, lui che affascinava tutti con il suo volto da “angioletto”. Sì, proprio così, da “angioletto”. Kakà, infatti, non era il prototipo del brasiliano tutto samba e saudade. No, lui era diverso. Era il tipico ragazzo che tutte le mamme avrebbero voluto come figlio, il fidanzato che tutte le ragazze avrebbero voluto conquistare e il giocatore che tutte le squadre avrebbero voluto acquistare. Alto, bello, magro, educato, sempre disponibile;insomma, il ragazzo perfetto. Oltre che essere il protagonista indiscusso di questo libro, Kakà è stato il beniamino di molti esperti in campo calcistico, come Tiziano Crudeli (giornalista Tele Lombardia e grande tifoso milanista), Fabio Caressa (giornalista e telecronista di Sky), e molti ancora. Tutte opinioni positive, ovviamente, sul rendimento del primo anno di Ricardo. Proprio come un angelo caduto dal cielo, infatti, Kakà penetra nei cuori dei tifosi milanisti, incombendo su San Siro; “Un angelo per il diavolo”, appunto! Oltre che a rappresentare un fenomeno per il Milan, Kakà rappresenta un idolo per i più giovani. Lui ha dimostrato che, nel ventunesimo secolo, si può essere bravi sia col pallone che educati e rispettosi in partita. Pochi sono come lui, e questo lo rende ancora più speciale. Durante il suo primo anno, non è mai stato espulso, ed è riuscito a farsi ammonire pochissime volte. Rispettoso, umile, queste sono le sue vere 17 ’0 Il libro – Il film caratteristiche che lo hanno portato a diventare quel che è oggi, … un campione! Per me è stato entusiasmante leggere i suoi primi passi verso il pallone. Io credo, però, che la sua disciplina in campo sia data da una forte serenità al di fuori di quest’ultimo. Sto parlando della famiglia. Secondo me, lui non ha mai avuto grandi problemi famigliari, e per questo deve ringraziare il padre Bosco e la madre Simone. Lui è diventato un idolo nel campo e fuori. Questo libro mi è stato molto utile per capire che tipo di uomo è Kakà, e per apprezzarne di più la persona. Ottimo libro, per la profondità con cui viene espresso il cammino di Ricky, e per l’idea di raccontare la storia di una vera leggenda calcistica. Ottima, anche, è stata l’abilità con cui Alberto Pucci (autore del libro) è riuscito a coinvolgere il lettore. Mentre leggevo il libro ho notato che sono riuscito a intravedere mentalmente ciò che c’era scritto. Come in un film! Veramente un bel libro. Vorrei evidenziare, però, una parte di questo libro che mi è piaciuta particolarmente. Si trattava della descrizione del derby della Madonnina dell’anno 2003-2004. Sotto la pioggia, un ululato di tifosi accaniti aspettava l’ingresso in campo dei giocatori, non sapendo di essere testimoni di una delle partite più belle nella storia del calcio italiano. Finito il primo tempo, il Milan era sotto di due goal. Devo ammettere che mentre seguivo questa parte, sono riuscito a sentire la delusione dei tifosi rossoneri. Mi sembrava quasi di essere nel primo anello rosso di San Siro, sotto la pioggia, con tanta amarezza in gola. Ecco che però, nel buio, appare una luce. La rimonta straordinaria che tutti i tifosi aspettavano era avvenuta: tre a due il risultato finale. Qui Pucci è stato fantastico. Per come è riuscito a descrivere l’atmosfera, per tutto! E per aver illuminato quel grande giocatore che è Kakà. Lui per me è un mago del calcio, e fin da piccolo, mentre ammiravo le sue prodezze, ho sempre sperato di diventare una persona come lui. Ottimo giocatore ed ottimo libro. Ricardo Izecson Dos Santos Leite… un vero campione! Quando venne lanciato in rete, il sito diventò molto popolare, ma una volta scoperto, i fratelli Winklevoss decisero subito di fargli causa per aver copiato ed essersi appropriato della loro idea. Grazie a qualche contatto, Zuckerberg e Saverin riuscirono ad incontrare Sean Parker, cofondatore di Napster, che si dimostrò fin da subito molto interessato al progetto e gli suggerì di eliminare “The” e lasciare solamente “Facebook”. Arrivata l’estate, Saverin si trasferì a New York per cercare della pubblicità per il loro nuovo programma, e nel frattempo Zuckerberg si dedicò totalmente alla sua creazione assieme a Parker, che lo aiutò trovando i mezzi finanziari necessari. Tornato da New York, Eduardo trovò la situazione completamente diversa, in quanto Parker era diventato socio del sito e vivevano tutti insieme: Mark era totalmente cambiato a causa dell’influenza di Sean e della sua totale dedizione a Facebook. Andrew Pierpaolini 1A “The Social Network” La storia di Facebook e del suo fondatore. Il film “The Social Network” è uscito nelle sale italiane il 12 Novembre del 2010, diretto da David Fincher. Questa è la storia di Facebook e del suo giovane fondatore Mark Zuckerberg, un genio dell’informatica, che in una sera, subito dopo essere stato lasciato dalla sua fidanzata, creò un sito dove poter votare la foto di alcune ragazze che erano state messe a confronto. Divenne subito popolare all’interno di Harvard e mandò in tilt il completo sistema operativo. Zuckerberg, grazie a questa mossa, venne subito notato e avvicinato dai fratelli Winklevoss e dal loro socio Narendra, per creare l”HarvardConnection”, un sito dove tutti i ragazzi dell’università avrebbero potuto iscriversi, incontrarsi e scambiarsi informazioni di ogni genere online. Il ragazzo accettò il progetto, ma nel frattempo si rese conto che poteva creare un nuovo programma in cui connettere tutte le persone del mondo: “TheFacebook”. Disse, così, ai Winklevoss di essere molto occupato e di non aver tempo materiale per dedicarsi alla creazione di questo nuovo sito. Decise di chiamare, così, l’amico Eduardo Saverin chiedendogli 1000 dollari per finanziare “TheFacebook”, diventando anche lui cofondatore del programma. Parker decise, allora, di congelare il prestito e scoppiarono numerosi contrasti tra i due amici, che però inizialmente si placarono, così Zuckerberg riuscì a far firmare un contratto a Eduardo che lo vedeva proprietario di un terzo di Facebook. A causa di nuovi investimenti, la sua quota venne ridotta allo 0,03% e sentendosi così ingannato e tradito dall’amico decise anche lui di far causa a Mark. Le scene del film sono continuamente interrotte dalle cause mosse contro il ragazzo; il film infatti si conclude con un’avvocatessa del suo collegio difensivo che gli consiglia di raggiungere un compromesso con le due parti. Subito dopo, però, che la ragazza lascia la stanza, Mark invia una richiesta di amicizia su facebook alla sua ex ragazza. Il film ha registrato notevoli incassi ed ha ottenuto ben tre Premi Oscar per la miglior sceneggiatura, la miglior colonna sonora e il miglior montaggio. Penso che questo film debba essere visto, in quanto viene raccontata tutta la vera storia di Facebook, il grande social network che oggi è presente nella quotidianità della maggior parte dei giovani e che si è sviluppato sempre di più fino a raggiungere un numero stratosferico di utenti. I temi trattati riguardano molto da vicino noi giovani, perché ci spiega com’è possibile rovinare un rapporto di amicizia, apparentemente indistruttibile, facendosi trascinare dai soldi e dalla popolarità. Oltre ad essere molto interessante, questo film può veramente insegnare qualcosa di importante. Giulia Costa 4A 18 ’0 Il libro – Il film “Niente Paura” Il film-documentario che racconta l’ evoluzione dell’Italia negli ultimi 30 anni. Luciano Ligabue, protagonista e autore delle colonne sonore del film, parla dei cambiamenti avvenuti nella nostra società Il 17 settembre 2010 è uscito nelle sale cinematografiche di tutta Italia il film che è stato presentato con gran successo alla 67° Mostra del Cinema di Venezia: “Niente Paura”, il documentario realizzato dal regista Piergiorgio Gay con la collaborazione del grande cantautore Luciano Ligabue, voce narrante del film. Un progetto che nasce per far riflettere le persone sulla situazione della sociètà italiana, su come eravamo 30 anni fa e sui problemi costanti che affliggono la nostra nazione: tutto questo raccontato da Ligabue, attraverso le sue canzoni e con la partecipazione straordinaria di personaggi famosi e gente comune che, davanti a una telecamera, esprimono i propri valori e le proprie esperienze di vita. Il filmato tratta i temi che oggigiorno costituiscono le questioni più importanti da affrontare nel nostro Paese: la mafia, il razzismo, la politica, l’immigrazione, la religione, la libertà, la crisi del paese, la giustizia e le speranze di una popolazione che vede la società profondamente cambiata. “Niente Paura” mostra un’Italia diversa, nella quale i cittadini hanno voglia di riscattarsi e di far emergere i propri principi per risolvere questa situazione di crisi che opprime la quotidianità di ognuno di loro. Il documentario prende in considerazione tutti questi problemi e li analizza uno ad uno grazie anche alle testimonianze di personaggi conosciuti come Fabio Volo, Carlo Verdone, Paolo Rosi e tanti altri, che espongono i loro pensieri con brevi interventi che frammentano il video in tanti spezzoni. Ligabue, narratore e protagonista, commenta le immagini del film ed esprime il suo giudizio sui cambiamenti radicali della società dagli anni Ottanta ad oggi; le fotografie e i filmati che raccontano la storia dell’Italia sono accompagnati dalle canzoni del cantautore, che incorporano un forte senso nazionale e fanno emergere le emozioni più profonde. La decisione di porre Ligabue come protagonista è stata presa dal regista, poiché il cantante viene definito un personaggio nazionalpopolare, poichè anche nei suoi concerti enuncia i primi dodici articoli della Costituzione Italiana facendoli scorrere su uno schermo durante le sue canzoni, affinché tutti i suoi fans e spettatori possano leggerli per ricordare il vissuto del proprio paese e collegare ad essi i significati delle sue parole. Piergiorgio Gay, con la collaborazione di Luciano Ligabue, ha voluto realizzare, appunto, questo documentario per ricordare alle persone com’era la vecchia Italia e come si è trasformata oggi, evitando di far apparire il filmato come un riassunto della storia della nostra nazione con i vari avvenimenti più o meno importanti. “Niente Paura” è un film interessante, in quanto parla di temi di attualità e problemi con i quali combattiamo tutti ogni giorno; è rivolto all’intera popolazione affinché questa possa pensare alla situazione che stiamo attraversando e ragionare su quali siano i comportamenti da tenere o su quali siano le cause che hanno portato a queste condizioni. Penso che sia utile far vedere questo film ai ragazzi all’interno delle scuole per far sì che anche coloro che non hanno vissuto o conosciuto gli eventi più rilevanti della storia italiana, possano comprendere il vero significato del “nazionalismo”. Linda Pangrazi 4A Gli immaturi L’incubo peggiore: ripetere la maturità La Medusa, dopo aver riscosso un enorme successo con l’uscita nelle sale cinematografiche de “La banda dei babbi natale”, decide di continuare su questa strada e sforna un’altra commedia girata dal regista italiano Paolo Genovese grazie al quale già sono stati apprezzati film quali: ”Incantesimo napoletano” (2002) e “Nessun messaggio in segreteria” (2005). Per questo film il regista prende ispirazione da un sondaggio fatto secondo il quale un incubo ricorrente di molti italiani è quello di trovarsi a ripetere l’esame di maturità. Infatti troviamo Giorgio, Lorenzo, Piero, Luisa, Virgilio e Francesca che sono ex compagni di classe del liceo; è dalla fine della scuola che per vari motivi non si sono più ritrovati, ma il ministero della pubblica istruzione ha annullato il loro esame di maturità e lo dovranno ripetere, pena l’annullamento di tutti i successivi titoli di studio conseguiti. Quindi come ai vecchi tempi si rincontreranno per studiare assieme in vista dell’esame ma soprattutto per incontrarsi e divertirsi di nuovo come da ragazzi. Raoul Bova è nei panni dello psichiatra Giorgio, il quale ha una relazione sentimentale con Marta ,ovvero Luisa Ranieri, Barbora Bobulova invece interpreta Luisa, sola e con una figlia piccola, Paolo Kessisoglu recita nei panni di Virgilio, Ambra Angiolini e Anita Caprioli rispettivamente Francesca ed Eleonora, Luca Bizzarri nel ruolo di uno speaker radiofonico che si chiama Piero ed infine Ricky Memphis, il quale impersona Lorenzo, agente immobiliare che vive all’età di trentotto anni ancora a casa con i genitori, Giovanna Ralli e Maurizio Mattioli. Questa commedia conferma nuovamente come la Medusa abbia ben investito su Paolo Genovese: infatti oltre a riuscire a strappare numerose risate grazie alla presenza di comici italiani molto affermati, riesce a regalarci anche grandi emozioni con momenti, se così si può dire, “poetici”. Questo quindi è un film adatto sia ai giovani che alle famiglie perché non annoia e riesce a divertire. Luca Pronti 4A 19 ’0 Playlist Mc Hip Hop contest 2011 Riccione culla di un evento unico nel suo genere L'hip hop, movimento culturale nato verso gli anni 1970 in prevalenza nelle comunità Afro-Americane e Latino-Americane del Bronx, quartiere di New York, sbarca a Riccione! Dal 5 al 9 gennaio 2011, il Palazzo dei Congressi di Riccione ha ospitato l’evento Mc Hip Hop Contest 2011. Manifestazione organizzata e sponsorizzata da Cruisin’; società nata nel 1983, specializzata nell’organizzazione di eventi inerenti a musica, spettacolo, sport e cultura. Lo staff della Cruisin’ si è rimboccato le maniche e ha messo in scena una nuova edizione dell’evento che da qualche anno a questa parte ha come punto di riferimento Riccione. È inutile sottolineare come la manifestazione ha ottenuto il record di presenza sbaragliando le precedenti edizioni. L’evento è stato strutturato con una organizzazione impeccabile, suddividendo i 5 giorni a disposizione tra workshop e sfide tra crew. Nei primi giorni, l’Mc Hip-Hop Contest ha dato la possibilità ai moltissimi appassionati accorsi al pala-congressi di partecipare ad una serie di stage ed approfondimenti dedicati a questa danza metropolitana. Moltissimi coreografi professionisti, provenienti da ogni parte del mondo, hanno proposto dimostrazioni, approfondimenti, corsi ed esibizioni meravigliose. Tra i tanti professionisti ricordiamo Rhapsody, Omid Ighani, Byron, Aziz, Leslie Feliciano, Kris, Miss Prissy, Boogaloo, Terry Brooklyn, Camron, Javier Ninja, Archie Burnett, Laure Courtellemont, Marco Cavalloro, Fritz, Alessia Gatta, Stefano Pastorelli, Marisa Ragazzo e Swan. Le restanti giornate sono state invece dedicate interamente alla sana e pura competizione. Si sono susseguite sul palco moltissime crew (italiane e non solo), che si sono date competizione per raggiungere il titolo di “migliore”. Le categorie nelle quali i giovani ballerini avevano la possibilità di confrontarsi erano tantissime: “Street dance battle”, “Kidzcontest”, “Videodance yuong”, “Videodance”, “Hip-Hop young”, “Hip-Hop A”, “Hip-Hop B” e “Special one”. La competizione così articolata ha permesso ai ballerini di qualsiasi età di partecipare a questo contest, dai più giovani ai più anziani ed esperti. Una importantissima e bellissima novità introdotta in questa ultima edizione dell’Mc è stata che le giornate del contest non terminavano al calare della luce del sole: ogni serata è stata pensata nel migliore dei modi per intrattenere le numerosissime persone accorse all’evento (ragazzi, genitori, accompagnatori o semplici appassionati). Sul palco del Palace di Riccione, oltre ai dj set che hanno animato i dopo serata, si sono esibiti artisti di calibro internazionale, quali Javier Ninja, Archie Burnett, i Ringmasters, crew di ballerini provenienti direttamente da Brooklyn, Miss Prissy, ballerina americana che recentemente si è affacciata nel mondo della musica e, a chiudere un evento quasi unico nel suo genere, Marracash, principe del rap italiano, che ha proposto tracce proveniente dal suo nuovo Cd. Riccione è stata quindi la culla di un evento che ha portato nel riminese una ventata di Hip-Hop, cultura che ha piantato solo recentemente le sue radici nella mentalità italiana. Al Mc Hip-Hop Contest si respira “aria buona”, aria di un ambiente semplice ma che riesce a coinvolgere chiunque, dove oltre alla competizione c’è grande fratellanza tra le migliaia di ragazzi che seguono un mondo che agli occhi di molte persone può apparire come nuovo. Chi si fosse perso l’evento, non deve assolutamente mancare all’appuntamento dell’anno prossimo, che si preannuncia sempre più bello e divertente. Serafini Matteo 4A I migliori del decennio 2001-2010 I risultati del poll condotto su Rockol.it Dalla newsletter di http://www.killerinthesun.com prendiamo i risultati del poll del sito Rockol.it, il più importante dedicato al rock in Italia, che ha salutato il decennio 2001-2010 chiedendo ai suoi lettori e ai frequentatori dei punti vendita della catena Fnac di fare il punto sul meglio (e il peggio) della musica dei due lustri appena trascorsi. I voti validi ricevuti sono stati 100.070. 20 ’0 Playlist “Il più grande spettacolo dopo il Big Bang” 16 Aprile 2011 – Rimini: prima data dell’ “Ora Tour” di Jovanotti: il resoconto del nostro inviato speciale Lorenzo “Jovanotti” Cherubini, artista che non ha certo bisogno di presentazioni, ha pubblicato qualche mese fa (25 gennaio 2011) il suo nuovo e diciottesimo album, intitolato “Ora”. Questa sua nuova creazione ha lasciato molti sorpresi, infatti esso sembra un ritorno alle origini, con molte tracce in chiave dance accompagnate da basi elettroniche (Jovanotti ha infatti iniziato la sua carriera come DJ). Lorenzo ha dichiarato al riguardo che ha il desiderio di raccontare la musica del nostro tempo, e più che mai adesso sente il bisogno di comunicare energia al pubblico sotto questa nuova forma. In una recente intervista ha affermato che “Non è più una questione di “bello o brutto” ma di energia. Lady Gaga ha oggi più energia dei Radiohead o dei Red Hot Chili Peppers, con tutto il rispetto per queste band che hanno scritto la storia del rock.”. Così, a tre mesi dalla pubblicazione di questo nuovo album, Jovanotti ha inaugurato il suo tour per l’Italia (con qualche tappa persino per l’Europa) chiamandolo con lo stesso nome dell’album, “Ora”. Prima data del concerto è stata il 16 aprile e, come per “Safari” nel 2008, Lorenzo ha scelto Rimini per il debutto di “Ora” al 105 Stadium. Struttura imponente che contiene circa 7 mila spettatori, i quali nelle prime settimane dall’annuncio del concerto hanno acquistato oltre 5 mila biglietti, toccando il culmine, registrando il sold out, a distanza di un mese dall’evento. Definire semplicemente con la parola “concerto” l’evento del 16 aprile, risulterebbe un termine inappropriato. Jovanotti infatti si è impegnato tantissimo (anche grazie al supporto di uno staff di oltre 100 persone) e quello che insieme sono riusciti a creare va ben oltre ad un semplice “live”. E’ stato un vero e proprio spettacolo, dove la combinazione di luci sempre in movimento, effetti grafici riportati su uno schermo ad alta definizione di 17 metri per 7, proiezioni laser, filmati 3D, la presenza di un numero vastissimo di strumenti musicali (chitarra elettrica, acustica, basso, tastiere, percussioni, batteria, fisarmonica, mixer..) hanno dato vita ad una esibizione unica nel suo genere. Lorenzo con la sua carica ed energia è riuscito a coinvolgere i partecipanti come non mai, saltando, correndo, cambiando vestiti a seconda delle canzoni, creando medley (ossia una serie di canzoni suonate consecutivamente, anche mischiando tra loro i testi) ed esibendosi persino con la batteria, introducendo lui stesso la famosa canzone “L’ombelico del mondo”. Inoltre, prima del concerto è stato allestito l’ “Orabox”. Una grande idea nata sempre dal grande artista che permette a chiunque di fare sentire la propria “voce”, i propri pensieri. In questo stand infatti le persone vengono intervistate e successivamente le loro testimonianze saranno inserite sul sito www.orabox.com, continuamente aggiornato con i fan dell’ultima tappa del tour. Le domande riguardano svariate tematiche: come reputi il mondo in cui vivi ora, che cos’è l’amore, cosa possiamo fare per aiutare i giovani, qual è la canzone di Jovanotti che più ti rappresenta e infine tutti hanno la possibilità di lasciare un messaggio al grande mito che non finisce mai di stupirci. E’ stata perciò una serata incredibile, è per questo che non a caso oserei definire la prima data dell’ “Ora Tour” con otto parole: “Il più grande spettacolo dopo il Big Bang“, proprio come la traccia dell’ultimo album di Lorenzo. Elia Pari 4A Scaletta 16 aprile Rimini 105 Stadium 1. Megamix (medley con “Falla girare”) 2. Spingo il tempo al massimo (medley con “Safari”) 3. La porta è aperta 4. Amami 5. Elemento umano nella macchina 6. Notte dei desideri 7. Mezzogiorno 8. Le tasche piene di sassi 9. Come musica 10. A te 11. Ora 12. Tutto l’amore che ho 13. Io danzo (medley con “Non m’annoio”) 14. Tanto 15. Penso positivo 16. Battiti di ali di farfalla 17. Una tribù che balla 18. Ombelico del mondo 19. Mi fido di te 20. Piove 21. Punto 22. Bella 23. Ciao mamma 24. Il capo della banda 25. Dabadabadance 26. Una storia d’amore 27. Fango 28. Quando sarò vecchio 29. Ragazzo fortunato 30. Il più grande spettacolo dopo il big bang 31. Baciami ancora 32. La bella vita 21 ’0 Sport Quello sconosciuto del ciclismo Breve racconto sullo sport più bello del mondo Il ciclismo è per molti lo sport degli invasori di corsia e dei dopati. Ci terrei subito a mettere in chiaro due cose: punto primo, si è vero, molti ciclisti, e sottolineo molti, si comportano in modo errato e nella piena inosservanza del codice stradale, ma non bisogna generalizzare troppo. Punto secondo, vorrei sfatare un luogo comune, i ciclisti non sono tutti dopati come cavalli, almeno non quelli che si vedono in giro alla domenica, anzi, le uniche sostanze di cui probabilmente abusano sono i medicinali per curare la prostata. Mi premeva dire ciò visto che quando si parla di ciclismo si parla solo ed esclusivamente di questo, ma non si parla mai di cosa sia il ciclismo nella sua essenza. La prima cosa che salta in mente è che è uno sport di fatica, visto le lunghe distanze che si vanno a coprire, la seconda è la velocità. Ecco, qui il discorso si dirama ulteriormente, come qualsiasi sport c’è chi lo pratica a livello agonistico e chi, come me, a livello amatoriale. Vi posso assicurare, visto che ho avuto l’occasione di fare qualche pedalata con un professionista, che per loro il ciclismo è velocità, è una lotta contro se stessi, contro il tempo e contro gli altri, ma soprattutto è una ragione di vita, esattamente come il calcio per un calciatore. A livello amatoriale cambia tutto, non c’è bisogno di fare gli “eroi “, il ciclismo a questo livello può al massimo sfociare nella sbruffoneria tra compagni di tragitto e nella sana competizione che si instaura con chi incontri per strada. C’è chi, comunque, cerca di imitare quasi fedelmente i professionisti con bici nuove ogni inizio di stagione, beveroni che spacciano per super segreti, che alla fin fine non sono altro che integratori alimentari, e racconti di fantomatiche pedalate di 200 e passa km che lasciano molto a riflettere sulla loro veridicità . Il ciclismo però non è solamente velocità e vittorie, infatti, io mi sono fatto una concezione di ciclismo tutta mia, a mio modesto parere è lo specchio di noi stessi che può essere sintetizzato in due parole : pacco pignoni . Il pacco pignoni è per intenderci l’insieme delle corone posteriori su cui scorre la catena. Detto così non ha alcun senso con quello che ho appena affermato, ma se uno ci pensa su qualche istante è facile intuire quello che voglio dire. Non serve essere ciclisti per capire tutto ciò, basta pensare a quando eravamo piccoli, se si era arrabbiati si pedalava usando le marce “dure” mentre se si era felici e rilassati si faceva la passeggiata con le marce “ morbide “, ecco perché poco fa ho detto che per chi non fa le corse il ciclismo è lo specchio di noi stessi, di quello che sentiamo. Tutto ciò è anche rispetto ed interazione con la natura, visto che capita spesso di vedere posti che, anche se a 10 chilometri di distanza da casa , ne si ignora totalmente l’esistenza. Questo sport, può racchiudere anche stravaganza, e taluni osano definirla follia, visto che spesso e volentieri instauri un rapporto d’amicizia vero e proprio con la tua bicicletta, credendola capace di provare emozioni, esattamente come te … Tutto questo viene sintetizzato con una manciata di parole: sacrificio, passione e forza di volontà. Di quest’ultima ne serve a badilate (palate non rende tanto bene l’idea), specialmente in salita, quando le gambe cedono e tu incominci ad autoconvincerti di non riuscire nell’impresa. Ed è proprio in salita che si manifesta il delirio di onnipotenza che c’è in ogni ciclista che ne affronti una, quando si arriva in cima e ti volti e vedi il vuoto perché magari sei andato forte con una media dei 25 km/h ( è molto fidatevi..) bhè li ti esalti in una maniera che solo provandola s i può comprendere, ci si sente invincibili. Se vai forte in salita diventi “leggenda” tra chi non vi riesce e acquisti fama tra gli altri ciclisti che magari hanno sentito parlare di te da amici di amici e non vedono l’ora di incontrarti per testare effettivamente la tua forza. Alessio Della Chiara 3A Ultimissime L’Ape dell’Isiss, il Magazine del Gobetti-De Gasperi, è nella terna dei vincitori del concorso nazionale per il miglior giornalino scolastico, sezione scuole medie superiori, indetto anche quest’anno dall’Istituto Comprensivo di Manocalzati in provincia di Avellino in ricordo del Dirigente Didattico Carmine Scianguetta. Il concorso, che si svolge sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica, ha il patrocinio del Ministero della Pubblica Istruzione, dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, della Regione Campania, del quotidiano Il Mattino ecc. La valutazione dei giornali è stata effettuata, inizialmente, da una commissione preposta ad un primo livello di selezione; successivamente da una giuria composta da giornalisti della stampa locale e nazionale e da alcuni alunni tra i più meritevoli dell’Istituto Comprensivo che ha organizzato il concorso. All’ultima edizione hanno partecipato circa seicento scuole da tutta Italia: quindi, vista la concorrenza agguerrita, quello conseguito dal nostro Magazine è senz’altro un risultato di prestigio. Vogliamo quindi ringraziare tutti coloro che in questi due anni hanno collaborato con noi per il successo – al di là del premio ricevuto – ottenuto dall’Ape dell’Isiss. Il Coordinatore – Prof. Giuseppe Vanni La Redazione 22 ’0 Sala giochi