La Repubblica - Ausl di Forlì

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La Repubblica - Ausl di Forlì
la Repubblica
MARTEDÌ 30 NOVEMBRE 2010
SALUTE LETTERE & RUBRICHE
✑
Il medico
risponde
Lucio Fusani
e-mail
Ho letto l’articolo di Roberto
Suozzi sull’estratto di euforbia per
la cheratosi attinica. Ho avuto e ho
tuttora grossi problemi di cheratosi, alcune diventate epiteliomi, e
ho anche subito degli interventi
chirurgici. Vorrei sapere se il prodotto è in commercio, dove e con
quale nome e come si utilizza.
■ DOTT. ROBERTO SUOZZI
farmacologo, presidente
Accademia di Fitomedicina
e Scienze Naturali, Roma
Premetto che l’Euphorbia peplus,
comune da noi, è considerata
velenosa anche se applicata su
cute, occhi e bocca. Questa
contiene una sostanza
denominata PEP 005 (Ingenolo
Mebutato) che ha mostrato di
agire contro la cheratosi attinica e
alcune forme tumorali della pelle
diverse dal melanoma. Non esiste
attualmente in commercio tale
prodotto, né farmaco simile, come
detto a molti lettori che mi hanno
scritto ma, è questa la novità
importante, tale farmaco (gel con
questa sostanza) sarà autorizzato
alla vendita nel 2011, Stati Uniti ed
Europa compresa. Ovviamente
sarà in vendita in farmacia.
■ Urologia
Spermiogramma disastroso
potrò restare incinta?
lettera firmata
e-mail
Ho 42 anni e sto vivendo una meravigliosa storia di amore con un
compagno più giovane. Abbiamo
deciso di avere un figlio ma il suo
spermiogramma è un disastro per
quantità e qualità. Avendo superato i 40 anni vorrei sapere se ho
ancora delle possibilità di avere un
figlio, magari con la fecondazione
assistita.
■ PROF. ALDO F. DE ROSE
Urologo e andrologo, osped.
univ San Martino, Genova
Le alterazioni degli spermatozoi
possono dipendere da vari fattori,
primo fra tutti una infiammazione a
livello prostato-vescicolare
specialmente quando ci sono
numerosi leucociti nel liquido
seminale. Proprio per questo,
anche in assenza di disturbi
urinari, come urinare spesso o con
bruciori, sarebbe consigliabile
eseguire gli esami colturali
(spermiocoltura e tamponi
uretrali). Naturalmente tali indagini
dovrebbero essere integrate da
una visita andrologica che escluda
la presenza di varicocele o
anomalie ormonali. Riguardo alla
possibilità della fecondazione
medicalmente assistita, dopo i 40
anni i successi si riducono
sensibilmente. Migliorando però la
qualità degli spermatozoi
aumenteranno anche le possibilità
di riuscita di fecondazione
assistita e non è improbabile che
si possa avere anche una
gravidanza per via naturale.
Naturalmente tutto dipende anche
dal periodo di fecondità della
partner.
■ Nutrizione
Ho grasso addominale
è la sindrome metabolica?
Pietro
Ariccia (RM)
Ho 72 anni, sono alto 174 cm e peso 69 kg. . Ho un leggero ma continuo calo di peso con accumulo però - di grasso addominale. I miei
valori di laboratorio (...) sono abbastanza buoni; pressione arteriosa instabile ma controllata con
Telmisartan. Vorrei sapere quale
sindrome metabolica sia sospettabile.
■ DOTT. ANDREA GHISELLI
Spec. in Med. Interna,
Dirigente ricerca Inran, Roma
Si definisce sindrome metabolica
una condizione nella quale siano
presenti almeno tre dei seguenti
parametri: obesità addominale
(circonferenza superiore a 102 cm
per l’uomo e 88 per la donna)
trigliceridi elevati (maggiori o
uguali a 150 mg/dL), bassi valori di
Hdl-colesterolo (meno di 40
mg/dL per l’uomo e 50 nella
donna), ipertensione arteriosa
(maggiore o uguale a 130/85
mmHg), glicemia a digiuno
superiore a 100 mg/dL. Nel suo
caso non ha indicato il valore della
circonferenza addominale, ma
può valutarlo da solo e inserirlo nel
novero dei parametri alterati.
Unico dato certo è l’ipertensione,
mentre ha un dato di glicemia
“sospetto” (107) ma potrebbe
trattarsi di un solo caso su altre
misurazioni, poiché sono a posto
sia la glicemia dopo pasto, sia
l’emoglobina glicosilata. Se fosse
presente anche obesità
addominale lei sarebbe forse sulla
linea di confine poiché avrebbe
due parametri positivi e un terzo al
limite. Il fatto che stia perdendo
peso accumulandone a livello
addominale significa che sta
purtroppo perdendo muscolo, un
po’ per l’età, un pò per una vita
probabilmente troppo sedentaria
e forse sta mangiando troppo.
Dovrebbe farsi consigliare per
l’apporto calorico (magari
facendosi indicare un modello
alimentare da seguire) ed
aumentare, nei limiti imposti dalla
sua età, l’attività fisica. In questo
modo non solo scenderebbe il
giro vita, ma migliorerebbe la
glicemia a digiuno e
probabilmente anche la pressione
arteriosa risparmiando così sul
farmaco.
bocconcini. Per quanto riguarda i
gatti randagi, non si può negar
loro una carezza, purché si
rispettino le basilari norme
igieniche. Ribadisco che il
contagio è solo oro-fecale.
■ Infettivologia
Toxoplasmosi e gatti
i dubbi di un medico
■ PROF. DANIELE BRACCHETTI
Vincenzo Brancaccio
e-mail
Su Salute della scorsa settimana
viene riportato il parere della dottoressa Imma Della Valle, veterinario, secondo la quale la normalità del titolo di anticorpi antitoxoplasmosi nel siero di una donna
incinta avvalorerebbe l’assenza
dell’infezione nel gatto di casa. Alla luce di tale indagine, effettuata
sulla sua padrona, il gatto è da
considerare “sano”. Confesso di
essere profondamente sorpreso
dalla proposta di tale protocollo
che non ha senso dal punto di vista
medico ed epidemiologico. Come
medico penso che la donna incinta in questione non è immune verso la toxoplasmosi, pertanto è
esposta al rischio di infettarsi e farebbe bene a stare lontano dai gatti, con buona pace dei veterinari.
■ DR.SSA IMMA DELLA VALLE
Veterinario, Napoli
Purtroppo è vero, anzi verissimo,
che i gatti affetti da toxoplasmosi
emettono nelle feci oocisti, le quali
solo dopo qualche giorno
diventano infettive per l’uomo e
per altri animali. Se il gatto di
famiglia non è positivo al
testsieroimmunologico o
comunque la sua padrona non ha
anticorpi, può continuare la sua
vita di relazione tranquillamente
nella sua famiglia. Il gatto in
questione, tranne se mangia
carne cruda e ha contatti con altri
gatti, nonpotrà mai prendere la
malattia: per fortuna i nostri amici
domestici mangiano crocchette e
■ 43
CAMICI & PIGIAMI
PAOLO CORNAGLIA FERRARIS
UNO SCAMBIO DI PRIMARI
TRA IL NORD E IL MERIDIONE
S
A CURA DI ELVIRA NASELLI
■ Fitoterapia
È già in commercio
l’estratto di euforbia?
✉
MANDATE LE VOSTRE DOMANDE A:
[email protected]
la Repubblica Salute, via C. Colombo 90, 00147 Roma
■ Cardiologia
Ho sostituito le statine
va bene questo prodotto?
Francesco Irrera
Monreale (PA)
Sono un cardiopatico portatore di
stent, ho il muscolo piriforme dolente (a riposo) e per contenere il
colesterolo (ho sostituito le statine) prendo Armolipid plus. Nonostante ciò ho sempre il CPK elevato. Cosa posso fare?
Cardiologo, libero doc. in Pat.
Medica, univ. di Bologna
Il prodotto citato nel quesito è
classificato tra gli integratori
alimentari e non è quindi inserito
tra i farmaci del prontuario
terapeutico nazionale. Ha varie
componenti, tra le quali un
estratto del riso rosso efficace nel
ridurre i valori del colesterolo. Tale
proprietà è dovuta alla presenza di
“statine vegetali”. Anche con
questi prodotti è stato descritto un
possibile aumento delle CPK di
origine muscolare in quei soggetti
predisposti che presentano
questo effetto collaterale con i
farmaci a base di statine in
commercio. Nel mondo
occidentale non esistono studi
controllati che ne dimostrino
l’efficacia nella prevenzione
secondaria nei soggetti con
precedenti eventi vascolari. Con il
nome di Xuezhikang l’estratto di
riso rosso è stato tuttavia studiato
in Cina con positivi risultati
pubblicati su attendibili riviste.
Altri recenti studi anche in Usa
confermano l’efficacia del
prodotto nel diminuire i valori del
colesterolo. Allo stato attuale non
è facile confrontare, per un
problema di dosaggio, il prodotto
usato in questi studi con
l’integratore in questione. Quanto
al caso del lettore, ritengo
opportuno considerare anche il
ruolo del muscolo piriforme che
potrebbe essere responsabile di
per sé dell’aumento delle CPK: un
valido criterio di giudizio clinico è
l’entità della variazione. Dopo
l’impianto di uno stent sulle
coronarie, anche senza statine,
ma con l’uso di antiaggreganti e
l’attività fisica, si possono ottenere
buoni risultati.
e uno straniero fosse ricoverato all’Ospedale di Forlì,
racconterebbe al rientro d’essere stato curato gratuitamente in un ospedale tra i migliori d’Europa. Se alla
stessa persona capitasse un ricovero in un ospedale calabrese, racconterebbe di cure gratis, ma in un ospedale da terzo
mondo (nemmeno tra i migliori). Differenze abissali. Dipende dalla minore quantità di danaro investito? No. Da un numero ridotto di dipendenti? Nemmeno, semmai il contrario.
Da una diversa pressione “politica” locale? Diversa di sicuro,
ma non meno presente, vista la logica nazionale della lottizzazione partitica. Perché, allora, Forlì gioca in “champion league” e Vibo Valentia perde nei tornei parrocchiali? Soprattutto, come si elimina un’iniquità così marcata? Una proposta:
due o tre primari di Forlì vadano a dirigere per 6 mesi le corrispondenti unità operative di Vibo, insieme a capo sala e primo assistente. La stessa cosa facciano quelli di Vibo a Forlì. Gli
ambienti di lavoro indurranno comportamenti diversi.
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A TAVOLA
EUGENIO DEL TOMA
CARNI BIANCHE O ROSSE
LA DIFFERENZA NON C’È PIÙ
pregiudizi sono duri a morire, compreso quello di considerare le carni rosse troppo grasse e indigeste e viceversa
quelle bianche adatte a chiunque. La terminologia nasceva da fattori commerciali e di macellazione più che dal
contenuto di grassi e colesterolo che è diventato, da una diecina di anni, quasi analogo perché gli allevatori hanno lavorato sulla genetica e sui mangimi in modo da non contraddire le
preoccupazioni salutiste dei medici e dei consumatori.
Tuttavia, molte prescrizioni dietetiche precisano dogmaticamente: carni rosse no, carni bianche sì. E allora cosa vogliamo fare con lo struzzo che è un volatile ma con carni molto
scure e soltanto 57 milligrammi/100grammi di colesterolo e
0,9 per cento di grassi?
Rosse o bianche le carni hanno un contenuto proteico, e ormai anche di grassi, quasi equivalente, a seconda del taglio e
non dipende dal colore. Le differenze esistono, semmai esclusivamente sulla masticabilità.
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L’ERBA VOGLIO
ROBERTO SUOZZI
CANNELLA ANTIDIABETE
DUE GRAMMI AL GIORNO
L
a cannella di Ceylon (Cinnamomum zeylanicum) e la
cannella della Cina (Cinnamomum cassia) sono due
alberi sempreverdi della famiglia delle Lauracee. Su
Diabetic Medicine, ricercatori universitari di Londra, Faculty
of Health and Human Science, hanno valutato gli effetti della
cannella della Cina sulla glicemia con HbA1c, sulla pressione
sanguigna e sui lipidi di persone affette da diabete mellito di
tipo 2. L’HbA1c è l’emoglobina glicata e, nel diabete, fornisce
la media della glicemia negli ultimi due mesi. Sono state esaminate 58 persone (25 uomini e 33 donne) suddivise in due
gruppi: ad uno somministrando due grammi di cannella al dì
per 12 mesi, all’altro del placebo. Ebbene, due grammi di cannella riducono l’HbA1c e la pressione arteriosa (diastolica e sistolica) e quindi dovrebbe essere presa in considerazione per
regolare la glicemia e la pressione nelle persone con diabete
mellito di tipo 2. Va detto che un grammo di questa cannella
aveva già dimostrato la sua efficacia in persone con HbAc1.
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