La “forma cooperativa” al servizio dello sviluppo turistico
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La “forma cooperativa” al servizio dello sviluppo turistico
REGIONE TRENTINO-ALTO ADIGE/SÜDTIROL Il ruolo e le iniziative della cooperazione nell’ambito dei sistemi turistici del Trentino e dell’Alto Adige Questo studio è stato realizzato da un équipe di esperti coordinata e diretta da Mario Malossini e composta da Michela Bonomi, Giulia Genovese, Hans H. Hinterhuber, Harald Pechlaner, Marco Raffaelli. All’équipe hanno fornito una preziosa, costante e stimolante collaborazione Roberto Pellegrini, Marco Redi e Bruno Tamponi. II Credo si possa convenire sul fatto che se il Trentino Alto-Adige è conosciuto e guardato come un modello da imitare sia in Italia che all'estero, ciò si può ricondurre soprattutto alla presenza di tre realtà che ne hanno caratterizzato la storia e sui quali si fonda la situazione di elevato benessere delle sue popolazioni: l'Autonomia, la Cooperazione, il Turismo. Va peraltro riconosciuto che se tra Autonomia e Cooperazione vi è un legame pressoché imprescindibile, tra il mondo della cooperazione - che per molti versi permea l'intero sistema sociale ed economico regionale - e mondo turistico - che in modo altrettanto intenso influenza e regge l'economia e la società della maggioranza delle nostre vallate - non vi sono stati fino ad ora molte interrelazioni. Da questa constatazione prende spunto lo studio che ho il piacere di presentare, che, come è nello spirito delle nostre genti e della stessa attività degli Organi dell'Autonomia, non intende fermarsi al momento dell'analisi, seppure approfondita e puntualmente documentata, ma intende porsi come stimolo e, se mi è permesso il termine, come "provocazione" ai protagonisti di questi due mondi tanto vicini, quanto insufficientemente integrati. Sono convinta che se questo era l'intendimento del mio predecessore Assessore Franco Panizza - al quale va il merito di aver avuto questa preziosa intuizione e che colgo l'occasione di ringraziare per aver promosso uno studio che tocca uno dei nodi cruciali del nostro "modello di sviluppo" l'obiettivo è stato raggiunto. Posso affermarlo non solo perché questo studio si conclude con una serie di indicazioni di prospettiva strategica caratterizzate da una forte connotazione di operatività e di realizzabilità, ma anche perché fin dalla fase della sua elaborazione ho avuto modo di cogliere sui temi proposti incoraggianti segnali di una forte ripresa di interesse, di iniziativa, di vera cooperazione da parte dei protagonisti del mondo cooperativo e del mondo turistico. Mi riferisco in particolare, a quelle iniziative volte alla valorizzazione dei canali turistici per promuovere e veicolare le nostre produzioni agroalimentari, nella cui produzione e commercializzazione la cooperazione ha un ruolo di riferimento fondamentale. Il compito che la cooperazione, tra lavoratori del settore turistico, può svolgere per rendere più competitiva l’offerta di ospitalità trentina e altoatesina risulta essere significativo così come significativo è l’investimento della ramificata organizzazione cooperativa nella gestione diretta di strutture e iniziative che richiedono l’impiego di ingenti risorse umane, organizzative e finanziarie. III Sono convinta che su questi e molti altri temi sviluppati da questo studio la funzione della cooperazione sia non solo utile, ma addirittura imprescindibile per consentire al turismo del Trentino e dell’Alto Adige di consolidare quel ruolo di motore dello sviluppo, dell’occupazione, del benessere delle nostre popolazioni che ha saputo svolgere efficacemente nei decenni scorsi. Se con questo volume avremo contribuito ad avvicinarci a questo risultato, potremo dire con reciproca soddisfazione di avere svolto un buon lavoro. Caterina Dominici IV Nell'ambito dello studio hanno fornito preziose informazioni e utili suggerimenti nel corso di interviste, colloqui diretti e workshop tematici le seguenti persone alle quali va il vivo ringraziamento dell'équipe di ricerca: Graziella Sergio Graziano Claudio Enzo Massimo Cecilia Heinrich Franco Guido Enzo Christoph Bruno Alvaro Giorgio Silva Werner Mauro Marina Monika Wolfgang Wilhelm Gerd Helga Mauro Cristian Anesi Anesi Baldessari Barbacovi Bassetti Beretta Bolzon Brugger Brunori Conci De Castro Engl Felicetti Ferrari Fiorini Floriani Frick Gilmozzi Giuri-Pernthaler Gramm Grosslercher Hofer Leitner Mahlknecht Mancina Miorelli B. Raffaele Mauro Sergio Konrad Robert Roberto Fausto Franz Patrizia Tiziano Claudia Claudio Marino H. Alberto Floriano Paolo Sebastian Gerhard Hansjörg Matthias Andrea Cristiano Mara Florian V Moscon Murari Nicoletti Oss Palla Peintner Pellegrini Perathoner Perathoner Pizzini Raoss Rossin Salvetti Sandri Schullian Stenico Tessaro Tonelli Unterholzner Vanzi Viertler Walcher Wieser Zanella Zeni Zerzer VI INDICE Pag. 1. La “forma cooperativa” al servizio dello sviluppo turistico ....... 1 2. Il movimento cooperativo nelle province di Trento e di Bolzano e le sue attuali relazioni con i sistemi turistici di riferimento...... 15 2.1 Le cooperative di credito ................................................... 15 2.2 Le cooperative di consumo ................................................ 16 2.3 Le cooperative agricole...................................................... 21 2.4 Le cooperative di produzione e lavoro, servizio e miste, di solidarietà sociale........................................................... 34 Prime indicazioni per la costruzione di una “Banca dati dei servizi cooperativi per il turismo” ............................................... 42 3. 3.1 Le condizioni metodologiche per l’allestimento di un sistema informativo sulla cooperazione nel turismo regionale ............................................................................ 42 Uno strumento sperimentale di comunicazione della realtà cooperativa nel turismo e di relazione con gli operatori del settore ........................................................... 45 Il fenomeno del turismo e le potenzialità della cooperazione...... 46 4.1 Condizioni generali del turismo......................................... 46 4.2 Il turismo come sistema ..................................................... 49 4.3 La destinazione come sistema............................................ 50 4.4 Il cambiamento delle condizioni di mercato: verso un nuovo turista ...................................................................... 53 Turismo e cooperazione: ipotesi per un chiarimento dei punti di contatto ................................................................. 54 Esperienze internazionali nell’ambito della cooperazione nel settore del turismo........................................................................ 58 Opportunità e nodi critici dello sviluppo di funzioni della cooperazione nei confronti dei sistemi turistici ........................... 69 3.2 4. 4.5 5. 6. VII A. I nodi critici e le linee strategiche per trasformarli in opportunità di iniziativa ..................................................... 72 B. Le opportunità.......................................................................... 79 Dal management dell’ubicazione al management della destinazione: verso un management del turismo efficace ed efficiente....................................................................................... 84 Un esempio di management e marketing dell’ubicazione: la Lana Marketing Soc.coop. a r.l.................................................... 94 Il consorzio turistico dell’Alpe di Siusi e dell’Altipiano dello Sciliar: un primo passo verso un management della destinazione organizzato con la forma consortile........................ 101 Il sistema consortile come forma giuridica per le organizzazioni turistiche in Alto Adige ................................................................ 111 La propensione alla cooperazione nel comparto alberghiero della provincia di Trento.............................................................. 127 11.1 La situazione in provincia di Trento .................................. 127 11.2 La situazione in provincia di Bolzano ............................... 135 11.3 Un confronto su base regionale ......................................... 144 12. L'esperienza del Consorzio Garda Trentino Hotel ...................... 147 13. Gli spazi di cooperazione nel comparto extralberghiero trentino 156 14. Linee strategiche e proposte di iniziativa cooperativa in ambito turistico ........................................................................................ 167 14.1 Le ragioni di un approccio di tipo "strategico" .................. 167 14.2 Le linee strategico-operative "di sistema" ......................... a. La strategia di coordinamento dell'iniziativa cooperativa di tipo territoriale (cooperazione di ubicazione) ................................................................. b. La creazione di un servizio di assistenza e consulenza specializzato per le cooperative e i consorzi operanti in ambito turistico.......................... c. L'attivazione di un progetto di marketing e comunicazione per la valorizzazione delle produzioni tipiche locali in campo turistico............... d. Le linee di azione per lo sviluppo di iniziative cooperative nel campo della gestione di impianti sportivi ....................................................................... 170 7. 8. 9. 10. 11. VIII 170 175 177 184 14.3 Le linee strategico-operative "di base" .............................. a. Lo sviluppo di forme di cooperazione a supporto della competitività aziendale delle imprese turistiche b. Le linee strategiche e di iniziativa per l'ampliamento degli spazi di mercato della cooperazione "di servizio aziendale" in ambito turistico ...................... c. Le condizioni e le linee strategiche per lo sviluppo di forme di cooperazione nel campo dei servizi di supporto al turismo..................................................... IX 187 187 196 200 X 1. La “forma cooperativa” al servizio dello sviluppo turistico La storia della cooperazione trentina, fin dalle sue origini alla fine del secolo scorso, si è sviluppata in riferimento all’offerta di “risposte” organizzativamente, economicamente e socialmente efficaci ad alcuni dei problemi cruciali - talvolta addirittura drammatici - dello sviluppo economico della nostra terra. La costituzione e la diffusione delle casse rurali, delle famiglie cooperative, dei consorzi agricoli, delle cooperative sociali ed edilizie, è stata dovuta alla lucida percezione di molti uomini e donne trentine della necessità di fornire soluzioni decisive, di volta in volta, ai problemi di risparmio e di investimento, ai problemi dell’approvvigionamento di prodotti di consumo per le famiglie, alle difficoltà di commercializzazione dei prodotti agricoli e zootecnici, al disagio sociale, al “bisogno-casa”. In questi ultimi anni si è sviluppata nelle diverse realtà del movimento cooperativo trentino una profonda riflessione sulle modalità attraverso cui la “forma cooperativa” - nella sua specificità culturale, organizzativa, economica, giuridica - può fornire un contributo significativo per la soluzione di alcuni dei “nuovi nodi critici” dello sviluppo provinciale e, in ultima analisi, per migliorare le prospettive di benessere delle popolazioni locali, anche attraverso la sperimentazione di nuove forme organizzative e di servizio. Nell’ambito di questo articolato “ripensamento” di quali forme e di quali modalità operative possa assumere un nuovo “patto” tra la cooperazione e la realtà trentina, è andata maturando la convinzione che un ruolo propulsivo allo sviluppo possa essere dato, oltre che dall’affrontare situazioni e problemi specifici e puntuali come è stato fatto fino ad ora, soprattutto dal mettere a disposizione delle diverse realtà economiche e territoriali provinciali la capacità del movimento cooperativo di “fare rete”, di contribuire al ri-compattamento del tessuto sociale e produttivo locale. In altri termini, la cooperazione trentina sta mettendo a punto strategie e strumenti per fornire al sistema provinciale il “valore aggiunto” di esperienze, di risorse umane e finanziarie, di capacità organizzativa che deriva da una storia secolare e da una capillarità di presenza sul territorio che ha pochi riscontri in campo europeo. C’è, infatti, e non solo nel mondo cooperativo, una consapevolezza sempre più diffusa che il superamento degli steccati ideologici, settoriali, corporativi e associativi che fino ad ora hanno frenato una più ampia valorizzazione 1 delle risorse umane, economiche e ambientali del Trentino rappresenta una premessa fondamentale grazie alla quale, in molte aree e in molti settori di attività, la “forma cooperativa” può rappresentare il “collante” del sistema, in grado di saldare le maglie deboli o assenti del tessuto socio-economico e renderlo più competitivo e dinamico sia in campo nazionale che in campo europeo e internazionale. Si sta prendendo atto, infatti, che la competizione ormai da tempo non è più tra singole imprese, ma tra interi sistemi economici e quindi che la capacità competitiva delle aziende è legata indissolubilmente alla qualità e all’efficienza delle relazioni che legano le singole unità sociali, produttive e istituzionali localizzate sul territorio in un sistema socio-economico che, nel suo insieme, si confronta con altri sistemi sempre più integrati e dinamici. Esiste un ambito in cui tutto ciò è particolarmente cruciale ed è il diversificato insieme di strutture, attività, risorse ambientali e storiche che costituiscono il “sistema turistico”. E’ questo, infatti, un “settore” nel quale la capacità di “stare sul mercato” in modo vincente è legato ad una molteplicità di fattori, di servizi, di strutture, nel quale l’efficienza di un singolo elemento non è di per sé sufficiente ad assegnarle sicure prospettive di successo. L’apertura di orizzonti di mercato di livello mondiale insieme con la possibilità delle “nuove destinazioni” di praticare strategie tariffarie fortemente aggressive e caratterizzate dall’offerta di pacchetti di vacanza “chiavi in mano”, costringe le aree con una tradizione più consolidata (ma che operano anche in un regime di costi di produzione decisamente più elevati rispetto ai paesi “turisticamente emergenti”) ad accentuare la specializzazione e la caratterizzazione del prodotto offerto, a perseguire strategie per il contenimento e la razionalizzazione dei costi, ad individuare forme gestionali, promozionali e commerciali che migliorino l’efficienza e l’efficacia dell’attività tanto delle singole aziende che dell’intero sistema turistico. Le sfide del prossimo futuro, ma anche le prospettive di “qualificazione” ulteriore dell’offerta turistica del Trentino, ruotano dunque attorno alla capacità di coinvolgere una larga parte della realtà economica e sociale trentina per contribuire alla caratterizzazione dei prodotti turistici, all’efficienza economica e gestionale delle imprese, allo sviluppo e al rafforzamento delle sinergie di sistema. In tutto questo la cooperazione può svolgere un ruolo decisivo per collegare in modo equilibrato i processi di riqualificazione strutturale finalizzati al 2 riposizionamento su un profilo alto del turismo trentino con le aspettative di qualità del vivere e del lavorare in Trentino delle popolazioni residenti. Per quali ragioni la cooperazione può ambire a svolgere questo ruolo che è contemporaneamente di “collante” delle diverse componenti dell’economia e dello sviluppo trentino e di “propulsore” delle dinamiche di sistema in un ambito decisivo per lo sviluppo del Trentino qual è il turismo? In primo luogo perché è connaturato alla sua storia e alla sua natura il ruolo di catalizzatore di risorse economiche e umane al fine di indirizzarle verso prospettive di “redditività” (che è economica ma anche sociale e culturale) di più vasto orizzonte. Oggi, in molti segmenti di offerta il turismo trentino richiede il coagulo di una sufficiente “massa critica” di risorse, di strutture, di imprese per conseguire significativi margini di efficienza per competere in campo nazionale e internazionale. In secondo luogo, perché proprio in quei settori economici e sociali che conferiscono specificità e “originalità” alla realtà trentina (agricoltura, risparmio, servizi commerciali e sociali, cultura dell’ambiente e del territorio, tanto per citare i più evidenti) la cooperazione è protagonista: se il turismo trentino intende assumere sempre più un profilo distintivo rispetto alle destinazioni dello stesso arco alpino non potrà prescindere dall’implementazione di questi fattori caratterizzanti. Il percorso - è inutile nasconderlo - richiede uno sforzo di convergenza di interessi e di strategie da parte dei molteplici soggetti interessati, ma non vi è dubbio che la rinuncia a pretese primazie da parte dei soggetti che intenderanno mettersi in “questo” gioco possa produrre benefici concreti e diffusi per tutta la realtà economica trentina. Prima di addentrarsi nell’analisi della situazione, dei vincoli e delle opportunità reciproche derivanti da una intensificazione delle relazioni tra mondo cooperativo e realtà turistica del Trentino e dell’Alto Adige è necessario sgomberare il campo, per un verso, da possibili fraintendimenti, per altro verso da troppo facili illusioni: una storia di successo - e non vi è dubbio che i “casi” del turismo trentino e altoatesino rappresentino, seppure con intensità e per motivi in parte diversi, delle storie di successo - non si improvvisa e, come si suole dire in campo sportivo “squadra che vince non si cambia”. Fuor di metafora, la cooperazione dovrà proporsi ai sistemi di offerta turistica del Trentino e dell’Alto Adige come un’iniezione di risorse, di opportunità, di energie rispetto ad un tessuto di imprese, di iniziative, di progetti che hanno dimostrato ampiamente di avere la capacità di stare egregiamente sul mercato. 3 In questo senso occorre evitare un errore di “presunzione”, cioè di volersi sostituire in modo “artificioso” a realtà e ad imprese che, seppure con un percorso talvolta non lineare, da tempo stanno contribuendo al successo dei modelli turistici trentino e sudtirolese. Sul terreno della capacità di offrire soluzioni “convincenti” e “vincenti” alla domanda di integrazione, di saldatura e di rafforzamento delle “maglie deboli e/o mancanti” del tessuto turistico delle due province si potrà valutare la capacità del mondo della cooperazione di affrontare le sfide e le opportunità della domanda sociale del prossimo futuro, di cui la domanda di tempo libero è una componente centrale. Sulla base di queste valutazioni la Regione Autonoma Trentino Alto Adige ha inteso promuovere uno studio finalizzato a rispondere principalmente a tre questioni di fondo: 1. quale contributo possono fornire la cooperazione trentina e altoatesina alla economicità di gestione (cioè all’abbattimento dei costi, alla razionalizzazione e alla flessibilità di impiego delle risorse) e, di conseguenza, al miglioramento della capacità competitiva - delle imprese turistiche (alberghi, strutture extralberghiere, ristoranti, strutture sportive, impianti di risalita, ecc.) - delle strutture e dei servizi di particolare interesse turistico degli Enti Locali (impianti sportivi, strutture culturali, servizi di informazione e di ospitalità, ecc.) - dei fattori ambientali cruciali per l’attrattività del territorio delle due province (strade, boschi, prati, laghi, nuclei abitati, ecc.)? 2. Quale contributo al miglioramento della sistemicità dell’offerta turistica possono fornire esperienze di cooperazione tra lavoratori del turismo e tra gli stessi imprenditori già attivi nel settore? 3. In che modo le “funzioni forti” della cooperazione trentina e altoatesina (credito, agricoltura, consumo, servizi) attraverso una miglior interazione con l’economia locale possono recare benefici al sistema di offerta turistica delle due province e a loro volta ricavare opportunità di consolidamento e ampliamento delle prospettive di sviluppo? L’obiettivo finale dello studio è pertanto quello di mettere a disposizione, oltre che attraverso le consuete modalità di informazione e di diffusione dei risultati degli studi promossi dalla Regione, anche avvalendosi delle forme di comunicazione più innovative ed efficaci, contemporaneamente del sistema 4 cooperativo e delle imprese ed enti locali che direttamente o indirettamente operano nel campo turistico informazioni, riferimenti, spunti di iniziativa utili per valorizzare la “forma cooperativa” anche in campo turistico e per migliorare l’efficienza e la competitività di entrambe le realtà - cooperativa e turistica - a livello regionale. Ma quali sono le ragioni e i fattori perché un’impresa nella forma giuridica di cooperativa, dovrebbe o potrebbe rivelarsi utile al sistema turistico? Formulare una risposta è senza dubbio difficile, ma allo stesso tempo si può cercare di focalizzare l’attenzione su alcuni elementi che possono in qualche modo facilitare la riflessione. E’ largamente riconosciuto che la cooperativa è un’impresa nella quale l’elemento personale prevale su quello finanziario e dove il profitto non rappresenta il fine ultimo e primario, bensì un vincolo di efficienza. Generalmente gli elementi essenziali che caratterizzano un’autentica società cooperativa sono: - la parità di “peso” dei soci nelle decisioni assembleari, - la convinzione che la cooperativa sia uno strumento per l’emancipazione del gruppo sociale che l’ha costituita e il suo utilizzo come tale, - l’esclusione di attività lucrative e speculative, o meglio la “limitazione dello scopo di lucro” secondo quanto stabilito dal Codice Civile, - il limite posto per legge alla distribuzione degli utili e la loro ripartizione in base all’attività svolta dai soci. A questi si aggiungono altre caratteristiche basilari indicate dai principi recepiti dall’Alleanza Cooperativa Internazionale quali: - l’adesione volontaria e alla portata di chiunque voglia assumersi le responsabilità derivanti dalla qualifica di socio, noto anche come principio della “porta aperta”, - la gestione democratica, sulla base del principio secondo cui il socio conta in quanto persona e non come mero apportatore di una quota di capitale, - l’interesse limitato sul capitale, - l’indivisibilità delle riserve, - l’educazione cooperativa, secondo cui tutte le società cooperative devono adottare le disposizioni necessarie per garantire l’educazione dei loro soci, dirigenti e personale nei principi e nelle tecniche della cooperazione. Essa infatti, è considerata come un momento di promozione individuale e occasione di elevazione culturale tramite vari modi tra cui la formazione e qualificazione professionale di coloro che prestano la loro opera nell’ambito della cooperativa, 5 - la collaborazione attiva tra cooperative a livello locale, nazionale e internazionale per tutelare meglio gli interessi dei propri soci e della collettività. Come si può ben vedere l’elemento “personale” è ciò che risalta tra gli elementi fondamentali, la cooperativa è infatti costituita da persone, prima che da capitali. Da questo punto di vista si pone un primo, fondamentale, collegamento con la natura delle attività turistiche, che, in modo sempre più marcato, sono sollecitate dalla domanda ad offrire una rilevante componente “umana” in stretta connessione con gli elementi di offerta di tipo ambientale e strutturale. La domanda di attrattive legate alle culture e alle tradizioni locali; la domanda di servizi di “assistenza” (informativa, ricreativa, sportiva, ai bisogni essenziali della persona); le crescenti aspettative di qualità dei servizi (e quindi delle persone che li producono); la domanda di ospitalità diffusa da parte delle popolazioni locali, rappresentano altrettanti segnali di quanto il turismo sia sempre meno fruizione “asettica” di bellezze naturali e storiche e di quanto, invece, sia crescente l’importanza delle relazioni umane nel tempo libero. Un ulteriore segnale di questo fenomeno è dato proprio dalla crescita del turismo fieristico-congressuale che, pur in presenza di un’esplosione delle tecnologie e delle opportunità di scambiare comunicazioni tecniche e commerciali a distanza, sta vivendo una stagione di grande sviluppo in tutti i paesi avanzati. Ciò significa che la tecnologia non elimina, anzi, accresce il bisogno di relazioni umane dirette, sia nei momenti di svago, ma anche in campo economico e professionale. Secondo la letteratura più autorevole1 esistono diversi fattori critici di successo in un’impresa di servizi e uno di questi è il sistema di erogazione 1 I riferimenti teorici del contenuto di questo paragrafo sono riconducibili principalmente alla seguente bibliografia: - Comacchio A. Le risorse umane nelle imprese turistiche, G. Giapichelli Editore, Torino, 1996. - Lasser C., “Implementing destination-structures: experiences with Swiss cases”, paper presentato alla conferenza internazionale “From destination to destination marketing and management” tenutasi a Venezia, 15-16 marzo 1999. - Leoni P. “Uno strumento per il marketing della città di Rimini: l’azienda speciale Rimini Turismo”, paper presentato alla conferenza internazionale “From destination to destination marketing and management” tenutasi a Venezia, 15-16 marzo 1999. 6 del servizio. Esso, si può paragonare alla struttura produttiva e distributiva delle imprese industriali e poggia su tre elementi: - i clienti che costituiscono parte integrante del servizio di erogazione in relazione alla simultaneità, immaterialità, contiguità e interazione del servizio, - la tecnologia e il supporto fisico, in quanto anche i servizi turistici possono essere ad alta intensità di capitale, - il personale che contribuisce non solo alla generazione del servizio, ma pure al suo valore aggiunto. Inoltre differenze tra le risorse umane possono comportare differenze nel processo di erogazione. A seconda del tipo di servizio che si vuole offrire - cioè se esso sia più o meno standardizzato - il fattore lavoro incide in misura diversa passando da un puro elemento di costo indifferenziato, ad uno strumento di fidelizzazione del cliente, ad una garanzia dello standard qualitativo del servizio nel tempo o ad una fonte di personalizzazione e di innovazione continua del servizio stesso. Generalmente le imprese turistiche hanno un mercato interno del lavoro debole e caratterizzato da un elevato tasso di turn over, funzionale ad una politica di bassi costi del lavoro e di gestione flessibile dell’organico. Tutto ciò è allo stesso modo controproducente in quanto l’elevata mobilità causa una perdita dell’investimento in know-how specifico fatto sulla manodopera, riduce il grado di specializzazione delle risorse umane e ne ostacola lo sviluppo del senso di appartenenza alla mission aziendale. Tuttavia il settore turistico vede dall’altro lato la presenza di figure professionali non imitabili e in virtù della loro rarità, difficilmente reperibili (ad esempio chef di esperienza internazionale), mentre la sempre maggiore diffusione delle tecnologie informatiche e telematiche e la continua evoluzione dei diversi tipi di domanda, comportano la necessità di figure professionali specifiche. Quali che siano le esigenze delle singole imprese turistiche in termini di manodopera si può facilmente affermare che le risorse umane rappresentano una colonna portante del processo di generazione del valore in ambito turistico (e, ovviamente, non solo in quello). Il settore turistico è notoriamente costituito da una molteplice varietà di operatori, generalmente articolati tra coloro che interagiscono direttamente con il turista (industria del turismo in senso stretto) in quanto cedono beni e - Keller P. “Destination marketing: strategic areas of inquiry”, paper presentato alla conferenza internazionale “From destination to destination marketing and management” tenutasi a Venezia, 15-16 marzo 1999. Ruggeri R. Appunti del corso di Economia e Politica Industriale, CUSL Il Sentiero, Verona, 1995. 7 servizi direttamente ai consumatori/turisti, e coloro che non entrano in contatto con il visitatore (industria turistica in senso lato) poiché creano prodotti ceduti alle imprese del primo tipo. All’interno di questi due estremi si possono individuare diversi tipi di attività che consentono di comprendere meglio il sistema turistico nel suo complesso. Essi sono: - il settore ricettivo, - il settore della ristorazione, - il comparto dei trasporti, - l’attività di organizzazione e gestione di convegni e congressi, - l’attività di organizzazione del tempo libero, - il settore del catering - il comparto della gestione delle infrastrutture, - l’attività di gestione dei beni culturali e ambientali - il comparto dell’organizzazione dei viaggi, - il settore dell’intermediazione al dettaglio per la domanda turistica. Come si può facilmente immaginare si tratta di attività che chiamano in causa tipologie di soggetti o imprese di diversa forma giuridica, sia pubbliche che private e l’impresa cooperativa non ne è assolutamente esclusa, anzi può offrire degli elementi particolari e specifici della sua tipologia da costituire un vantaggio competitivo non trascurabile per il settore turistico stesso. La relazione diretta tra visitatore e località turistica si esterna tramite il contatto fisico o verbale tra, minimo due persone (anche se si tratta della semplice richiesta di informazioni). A prescindere che si tratti di soddisfare la domanda diretta o indiretta del turista, e quindi di offrire servizi diretti allo stesso o alle imprese turistiche o alla località stessa, l’elemento umano è fondamentale. La competitività però non si basa sulla semplice fornitura di quanto richiesto, bensì nella qualità del servizio stesso, cioè sul valore aggiunto che si è in grado di apportare. La formazione dovrebbe sviluppare competenze tecniche, gestionali e relazionali ed è pertanto un elemento imprescindibile per “saper fare”, ma da sola non basta. La differenza è data dalla persona con le sue inclinazioni. Le attitudini individuali unite a quanto “appreso”, infatti consentono di sviluppare competenze che non solo siano in grado di rispondere tempestivamente alle richieste di un mercato che muta velocemente, ma pure ad anticipare i bisogni di un turista sempre più esigente e desideroso di essere considerato come “persona” e non come una mera fonte economica o statistica. Non si può trascurare che l’offerta deve essere sempre più “personalizzata”, ciò significa valorizzare le risorse 8 esistenti per il turista che può essere interessato a conoscerle e vuole consumarle. Ciò non significa essere schiavi del visitatore: il soddisfacimento delle sue esigenze infatti, si deve coniugare con il necessario rispetto per le ricchezze locali presenti e la parola chiave in questo caso è “educare” sia il residente che il turista ad una interazione che porti alla fruizione più completa, ma meno dannosa possibile per il territorio e per le persone (visitatori o residenti), dell’esperienza turistica. La cooperazione è in un certo senso proprio una “scuola” di educazione all’interazione positiva tra persone e da questa collaborazione che si dà delle forme giuridiche, organizzative ed economiche precise deriva un beneficio per la comunità. L’elemento umano e l’importanza che l’educazione riveste in questa forma imprenditoriale, infatti, sono utili per consentire da una parte, una maggiore partecipazione della comunità locale allo sviluppo del territorio in cui vive e dall’altra, un giusto equilibrio tra i diversi bisogni da soddisfare. Poiché il turista deve (e, in misura crescente, lo chiede espressamente) non essere più considerato come estraneo alla località, ma deve poterne condividerne storia, valori, usi e tradizioni quasi come un “residente”, ecco che la forma cooperativa può costituire una soluzione efficace alla prospettiva che l’offerta di servizi turistici si ponga sempre più come un sistema integrato di attività economiche e sociali, ma anche di valori, di ambiente, di tradizioni, di cultura locale. Soddisfare i bisogni del turista, quindi è soddisfare i bisogni di un cittadino e chi meglio di colui che vive stabilmente in un luogo può sapere quali sono le priorità da soddisfare e quali risorse locali possono essere valorizzate al meglio a questo fine? Senza voler introdurre forzature concettuali che, in epoca di turismo massificato e globalizzato, potrebbero apparire di volta in volta come delle forzature o come delle mere elucubrazioni filosofiche, non vi è alcun dubbio, tuttavia, che far crescere la “collaborazione organizzata” tra componenti economiche, sociali e la popolazione nell’ambito dello sviluppo turistico del luogo in cui esse operano e abitano serve per ridurre eventuali conflitti residenti/turisti e consente una crescita socialmente (e, probabilmente, anche ambientalmente) più sostenibile del fenomeno. Naturalmente, in realtà come quelle trentina e altoatesina che godono di una presenza territorialmente capillare e settorialmente molto articolata di esperienze cooperative, tale prospettiva offre condizioni particolarmente interessanti per svilupparsi e per declinarsi in tutte le sue implicazioni positive. 9 Da un punto di vista aziendale, le ragioni che giustificano l’interesse per una intensificazione delle relazioni tra mondo cooperativo e mondo turistico potrebbero derivare dal fatto che un’impresa di questo tipo gode in qualche misura di agevolazioni legislative e fiscali, che ne favoriscono la sua costituzione e il suo consolidamento. In passato infatti, le motivazioni di fondo che hanno portato alla nascita di numerose cooperative, erano una certa facilità di gestione, l’appartenenza ad una rete e la sicurezza che da ciò derivava, una maggiore disponibilità di contributi economici e la possibilità di avere l’ente pubblico come interlocutore privilegiato per ottenere appalti e commesse. Anche se la gestione da un punto di vista amministrativo, può essere più difficile in relazione ai numerosi vincoli e limiti da rispettare (che la condizionano, ad esempio, in termini di snellezza burocratica), si può ritenere che essa possa rappresentare una valida forma societaria per le fasce più giovani della popolazione, che pur essendo dotate di iniziativa imprenditoriale non dispongano di grossi capitali per avviare il loro business. Rispetto alla crescita avutasi negli anni Ottanta, il trend attuale dimostra un rallentamento nella domanda di iniziative cooperative, che in parte sono anche riconducibili al minore livello di agevolazioni disponibili. Facendo specifico riferimento al settore turistico, è probabile lo spazio per iniziative del tutto nuove nell’ambito delle attività turistiche di tipo “diretto” sia dato soprattutto per le cooperative sociali, di produzione e lavoro e di servizio, che potrebbero trovare nell’evoluzione della domanda di mercato nuovi spazi di iniziativa imprenditoriali originali ed innovative rispetto a quelle già operanti sul territorio regionale. In ogni caso, la costituzione di nuove forme societarie di questo tipo e con queste finalità acquista completezza di significato solo se, accompagnata da un vero spirito imprenditoriale. Entusiasmo, innovazione e creatività, prospettiva strategica di medio-lungo periodo, conoscenza del settore e del mercato, sono alcuni degli ingredienti necessari per avviare un’impresa in grado di creare ricchezza per sé e per il territorio, che riesca a vivere e non a sopravvivere anche a prescindere dall’intensità del sostegno pubblico. Un ulteriore motivo di interesse per lo sviluppo di esperienze cooperative in campo turistico - probabilmente fondamentale alla luce delle prospettive di riorganizzazione delle forme di “governo” centrale e locale dell’attività turistica, soprattutto in provincia di Trento, ma senza escludere evoluzioni ulteriori in provincia di Bolzano - si rifà al principio della collaborazione tra cooperative sancita tra i principi dell’Alleanza Cooperativa Internazionale, cioè che essa può essere un utile strumento per la creazione di un network di imprese che meglio rispondano alle esigenze di “sistemicità” dell’offerta turistica trentina e altoatesina, contribuendo anche al suo rafforzamento competitivo sui mercati interni e internazionali. 10 Le esigenze di razionalizzazione gestionale ed economica delle imprese turistiche potrebbero trovare, infatti, nelle cooperative una risposta efficiente ed efficace alla necessità - ormai imprescindibile per reggere le tensioni competitive di orizzonte internazionale - di esternalizzazione di specifiche funzioni aziendali, che solo se gestite in forma specialistica e con livelli di attività superiori a quelli consentiti nell’ambito di strutture gestite prevalentemente in forma “familiare” possono consentire il contenimento dei costi di produzione. In generale vi sono diversi fattori che spingono verso la realizzazione di forme di cooperazione nel mondo turistico, quali ad esempio, i crescenti costi promozionali e pubblicitari, una concorrenza sempre più agguerrita esercitata da nuovi prodotti e marche, il peso consistente assunto dalle tecnologie informatiche e le ingenti necessità finanziarie per sostenere le innovazioni strutturali, organizzative e commerciali per il turismo. La presenza sul territorio, in particolar modo di famiglie cooperative, di cooperative agricole e di produzione lavoro, da un punto di vista turistico, infatti ha una sua rilevanza dal momento che queste consentono di soddisfare la domanda indiretta e, secondariamente implicita, del visitatore. Tutto ciò in relazione alla complessità del fenomeno turistico e alle sue articolate relazioni con i diversi comparti economici e sociali. Occorre prendere atto, peraltro, che il diverso grado di consapevolezza da parte dei singoli soggetti sull’utilità dell’aggregazione e della collaborazione, il timore di dover sostenere alti costi di transazione e le difficoltà gestionali che le forme di cooperazione comportano, alimentano una certa riluttanza e sfiducia da parte dei vari operatori economici a dare vita a forme cooperative strutturate. In generale, nelle regioni alpine è piuttosto diffusa una certa lentezza nell’innovazione e nella volontà a cooperare, e qualora manchi una ragione economica sufficientemente forte da indurre i soggetti a superare l’approccio “individuale” alle problematiche aziendali e di mercato, essi preferiscono mantenere la loro singolarità ed operare in modo autonomo. Ciò che forse non è sufficientemente percepito e acquisito culturalmente è però che uno dei punti forti dell’appartenere ad un’organizzazione consortile di imprese è che ogni partner può accrescere il proprio valore e le proprie competenze combinando le sue risorse con quelle degli altri e che l’interazione tra idee, risorse e progetti in forma sistematiche è maggiore della mera sommatoria di soggetti singoli. In altri termini, dare forma strutturata alla collaborazione offre un valore aggiunto alle risorse investite da ciascun soggetto che vi partecipa. Prima però di creare un network tra operatori è opportuno valutare l’effettiva utilità e necessità dell’impresa cooperativa. Si può pertanto, procedere con un’analisi del territorio che metta in confronto da una parte le direzioni dei flussi turistici e dall’altra, per singole località o comprensori, le imprese 11 cooperative esistenti e quelle che invece si potrebbero creare per supplire a servizi che al momento non sono offerti. Ciò potrebbe rivelarsi utile anche per riposizionare località ormai mature, ma soprattutto per lanciare zone che fino ad ora sono state in ombra, perché in qualche modo penalizzate dalla carenza di infrastrutture e di servizi indispensabili per i residenti e per l’ospitalità turistica. Un’ultima, ma fondamentale, considerazione che deriva necessariamente dalle altre è che l’impresa cooperativa inserita in una rete di cooperative, che a sua volta costituisce parte del sistema economico locale, può contribuire a creare o a rafforzare l’identità di un territorio e costituire pertanto, un ulteriore elemento di differenziazione e di caratterizzazione delle località turistiche, intese queste sia a livello di singola destinazione o ambito, sia in termini macro, a livello di provinciale e sovra-provinciale. Su quest’ultimo aspetto vale la pena spendere ancora qualche osservazione, soprattutto perché essa coinvolge in modo specifico il livello di cultura turistica dell’insieme della popolazione dell’area. E’ ben noto come le espressioni di una identità culturale siano molte e varie (testimonianze monumentali, prodotti agricoli e artigianali, attività e modalità di produzione, gastronomia, usi e costumi, manifestazioni popolari, forme di aggregazione sociale, ecc.); non sempre tuttavia è presente nella popolazione che le esprime la sensibilità a far sì che tali espressioni siano valorizzate per il turista. E’ ancora molto diffusa la convinzione, nella popolazione meno coinvolta nelle problematiche turistiche, che tutto ciò che è patrimonio di una comunità locale trovi scarsa attenzione presso l’esterno, oppure che essa debba continuare ad essere un esclusivo patrimonio della comunità locale. Non si tratta evidentemente di “svendere” un patrimonio culturale, né di trasformarlo in “show” privandolo del suo valore intrinseco, ma più semplicemente di comunicarlo attraverso le forme più idonee e rispettose dei valori di cui è portatore. Se il turismo si esprime, nelle sue forme più autentiche, come incontro tra diversità, è nella capacità di comunicare le caratteristiche e le espressioni di queste diversità che si estrinseca più compiutamente la funzione turistica. Non vi è dunque da temere nel ricercare forme autentiche di valorizzazione e di comunicazione della realtà locale, che, al contrario, possono costituire una straordinaria opportunità proprio per coloro che ne sono (o più probabilmente, ne erano) i portatori di recuperare aspetti e dimensioni della propria storia e della propria cultura. Comunicare ad altri la propria identità costituisce una formidabile opportunità per riappropriarsene con maggiore consapevolezza. 12 Questa prima parte dello studio è stata effettuata dall’équipe incaricata avvalendosi di incontri con rappresentanti delle realtà cooperative che più direttamente operano già in campo turistico; con amministratori, dirigenti e funzionari delle Organizzazioni provinciali di rappresentanza della cooperazione; con operatori turistici e rappresentanti degli Organismi imprenditoriali, nonché sulla base dell’analisi della documentazione di tipo analitico, amministrativo e statistico disponibile. 13 14 2. Il movimento cooperativo nelle province di Trento e di Bolzano e le sue attuali relazioni con i sistemi turistici di riferimento 2.1 Le cooperative di credito La cooperazione di credito nelle province di Trento e di Bolzano - Casse Rurali e Raiffeisen Bank - rappresenta una realtà estremamente articolata e diffusa sul territorio, con particolare rilevanza nelle vallate caratterizzate da un elevato sviluppo dell’attività turistica. Tuttavia, nonostante la ramificazione delle relazioni sociali, economiche e finanziarie delle banche di credito cooperativo della regione, che sicuramente hanno legami molto intensi con il sistema delle imprese turistiche, non è dato di rilevare l’esistenza di strategie di prodotto o commerciali nei confronti del fenomeno turistico specificamente diverse rispetto a quelle attivate per la generalità della clientela, privata e commerciale. In altri termini, il “cliente-turista” e il “cliente-residente” salvo le condizioni particolari praticate per i soci - godono sostanzialmente delle medesime condizioni contrattuali e di servizio. Ugualmente, l’impresa operante nel settore turistico trova presso le banche di credito cooperativo le medesime condizioni praticate alle imprese che operano in altri settori. Naturalmente, tale situazione è diversamente articolata sul territorio in ragione della composizione del mix economico locale: pertanto, nelle aree in cui l’attività turistica è più sviluppata e in cui il fenomeno turistico presenta una rilevanza relativa particolarmente elevata, il “peso” della clientela “turistica” riscontra una specifica “vocazione” degli istituti di credito cooperativi per le problematiche di questo settore. Ciononostante, sulla base di un’analisi di tipo generale le azioni delle cooperative di credito specificamente rivolte ai fenomeni turistici sono quelle legate alla sponsorizzazione e al finanziamento organizzativo di eventi sia di rilievo sovra-regionale (uno degli esempi più significativi in tal senso è dato dalla Marcialonga delle Valli di Fiemme e di Fassa), che di carattere eminentemente locale. Senza voler sottovalutare il rilievo di tali iniziative per il sostegno e la qualificazione dell’offerta turistica delle due province, sembra di cogliere in queste azioni una valenza più di tipo “socio-territoriale” - che risponde al ruolo “istituzionale” svolto dalla banche di credito cooperativo nei confronti 15 del tessuto socio-economico locale di riferimento - che di carattere strategico finalizzata al miglioramento della sistematicità e della competitività della trama di strutture-servizi-eventi che si rivolge ai mercati turistici esterni. Tale considerazione sottende consapevolmente un giudizio provocatorio nei confronti del ruolo svolto dalle Casse Rurali/Raiffeisen Bank: le banche di credito cooperativo avrebbero tutti i requisiti di carattere costitutivo, rappresentativo, economico e finanziario per svolgere - accanto e in sinergia con altri soggetti protagonisti dello sviluppo economico locale - un ruolo di leadership nell’ambito dei processi di qualificazione strutturale del profilo di offerta turistica; oggi, tuttavia, questo ruolo appare, nella migliore delle ipotesi, non esplicitato se non addirittura non percepito come centrale per la stessa sopravvivenza del sistema di credito cooperativo regionale. Su questo tema, nel successivo capitolo del documento dedicato ad una prima serie di proposte e di linee strategiche da sottoporre a verifica diretta con gli operatori, saranno indicate alcune indicazioni operative finalizzate allo sviluppo di questa funzione di supporto allo sviluppo turistico locale da parte delle banche di credito cooperativo. 2.2 Le cooperative di consumo Alla data del 30.06.1999 erano iscritte al Registro delle cooperative della provincia di Bolzano n. 12 cooperative di consumo localizzate esclusivamente nelle aree della Bassa Tesina (Salorno, Cortaccia, Termeno) , dello Scilliar (Fiè e Castelrotto), nell’area bolzanina (Bolzano, Bronzolo) e in quella meranese (Merano, Naturno), oltre ad una cooperativa presente in Val Pusteria (Stegona). La forte concentrazione territoriale delle realtà cooperative di questo settore in Alto Adige e la loro limitata dimensione assoluta rispetto al tessuto distributivo complessivo della provincia di Bolzano fanno ritenere che, quantomeno dal punto di vista quantitativo, la rilevanza delle relazioni tra cooperazione di consumo e fenomeni turistici sia molto marginale, benché probabilmente non irrilevante per alcune di queste società cooperative. Ben diversa è la realtà della cooperazione di consumo in provincia di Trento e delle sue relazioni con i fenomeni turistici. Alla data del 30.06.1999 erano iscritte al registro delle cooperative della provincia di Trento 118 cooperative di consumo, delle quali 114 aderenti alla Federazione Trentina della Cooperative, 2 aderenti alla Lega Trentina delle Cooperative, una aderente sia alla Federazione che alla Lega ed una non aderente ad alcuna organizzazione. 16 Quasi tutte le cooperative di consumo aderenti alla Federazione Trentina delle Cooperative e alla Lega Trentina delle cooperative aderiscono al SAIT, organismo di II° grado, che svolge attività sia di commercio all’ingrosso per le associate che di commercio al dettaglio in 23 punti vendita. Le strategie commerciali delle cooperative di consumo trentine e del SAIT nei confronti dei clienti turisti non si discostano in modo sostanziale da quelle praticate dalle aziende commerciali al dettaglio “private”. In particolare, nei confronti della clientela turistica solo negli anni più recenti sono state avviate in modo sperimentale in alcune località ad elevata intensità turistica iniziative commerciali e promozionali con una specifica attenzione alla clientela non residente. Significativo, peraltro, è il fatto che tali azioni sono state finalizzate alla valorizzazione delle produzioni agroalimentari locali, aprendo in tal senso una prospettiva sicuramente interessante che potrebbe in futuro coinvolgere più organicamente proprio le realtà cooperative che operano nel settore agricolo. Si è ritenuto utile ai fini degli obiettivi dello studio procedere, inoltre, ad una stima della rilevanza economica del fenomeno turistico rispetto al volume d’affari complessivo delle stesse cooperative. Le stime elaborate fanno riferimento al segmento della distribuzione alimentare, pur nella consapevolezza che la cooperazione di consumo trentina opera anche in altri comparti merceologici (la vendita di prodotti “non food” ha un’incidenza sul giro d’affari complessivo della cooperazione di consumo stimato in circa il 7%). Tuttavia, la relativa marginalità delle quote di fatturato dovute alla vendita di prodotti “non food” rispetto al volume d’affari complessivo e la difficoltà ad estrapolare dati statistici significativi relativi a questo segmento di attività hanno consigliato di riferire parametri e stime a questo comparto merceologico; stime che, pertanto, devono in ogni caso essere considerate quali proxy rispetto alle reali dimensioni del fenomeno analizzato. 17 Comprensori della Valle di Fiemme di Primiero della B. Valsugana e Tesino Alta Valsugana della Valle dell'Adige della Valle di Non della Valle di Sole della Giudicarie Alto Garda e Ledro della Vallagarina Ladino di Fassa Provincia di Trento Popolazione residente Presenze turistiche complessive 17.883 9.746 24.965 43.732 155.561 36.061 14.787 34.882 40.750 79.619 8.925 466.911 2.740.522 1.351.867 557.260 2.384.705 2.215.533 1.102.849 3.348.851 4.215.237 3.059.477 1.837.916 3.713.710 26.527.927 Presenze turistiche medie giornaliere su base annua 7.508 3.704 1.527 6.533 6.070 3.022 9.175 11.549 8.382 5.035 10.175 72.679 Grado di turisticità 2 "lordo" 42% 38% 6% 15% 4% 8% 62% 33% 21% 6% 114% 16% La metodologia di stima adottata fa riferimento: - agli studi sui consumi turistici effettuati nel corso degli anni ’90 dal 3 Servizio Statistica della Provincia Autonoma di Trento ; - alle informazioni relative ai flussi turistici che interessano il territorio 4 provinciale 5 - ai dati relativi ai consumi dei residenti in provincia di Trento - ai dati relativi alla popolazione residente nei comprensori della provincia 6 di Trento - alle stime relative alle quote di mercato della cooperazione di consumo nei diversi comprensori della provincia di Trento. Sulla base delle informazioni disponibili, i consumi alimentari dei residenti della provincia di Trento nel 1997 sono stimati in L. 1.659,460 miliardi di lire correnti (la spesa media mensile pro-capite per alimentari e bevande in 2 3 4 5 6 Rapporto tra presenze turistiche medie giornaliere su base annua e popolazione residente. Servizio Statistica - Provincia Autonoma di Trento, La spesa turistica in provincia di Trento, Trento, Dicembre 1992 Servizio Statistica - Provincia Autonoma di Trento, Studio per la stima della spesa dei turisti in provincia di Trento, Trento, Edizione 1997 Servizio Statistica - Provincia Autonoma di Trento, Annuario Statistico - Anno 1997, Trento, edizione 1998 idem, c.s. idem, c.s. 18 provincia di Trento è stimata in L. 296.177; la popolazione residente in provincia di Trento nel 1997 ammontava a 466.911 unità), mentre i consumi alimentari dei turisti sullo stesso territorio provinciale sono stimabili in L. 7 295,991 miliardi di lire correnti . Complessivamente, dunque, le spese per prodotti alimentari sul territorio provinciale nel 1997 ammontavano a L. 1.955,451 miliardi di lire correnti. Naturalmente le stime elaborate non possono tenere conto della diversificazione territoriale della propensione al consumo; soprattutto per la spesa turistica questa è influenzata (in alcuni casi in misura piuttosto significativa) dalla provenienza geografica della clientela, della composizione sociale, economica e culturale, ecc., in modo tale che sicuramente in alcune aree della provincia l’incidenza della spesa riconducibile al fenomeno turistico è più elevata delle stime elaborate (ciò vale ad esempio, con molta probabilità, per l’area del lago di Garda, per la Valle di Fassa, per la Valle di Sole e per altre località caratterizzate da flussi turistici di livello medio-alto o da rilevanti componenti straniere). Il volume di spesa stimato è ripartito su base comprensoriale secondo i dati riportati nella Tabella successiva. Comprensori della Valle di Fiemme di Primiero della B. Valsugana e Tesino Alta Valsugana della Valle dell'Adige della Valle di Non della Valle di Sole della Giudicarie Alto Garda e Ledro della Vallagarina Ladino di Fassa Provincia di Trento 7 Consumi Consumi alimentari alimentari dei residenti dei turisti 63.558 34.638 88.729 155.429 552.883 128.165 52.555 123.975 144.831 282.976 31.721 1.659.460 33.953 14.300 7.965 28.591 19.424 14.557 35.475 51.799 33.116 22.479 34.332 295.991 Consumi alimentari totali 97.512 48.939 96.693 184.020 572.307 142.722 88.029 175.774 177.947 305.455 66.053 1.955.451 Consumi alimentari turistici sul totale 35% 29% 8% 16% 3% 10% 40% 29% 19% 7% 52% 15% La stime dei consumi alimentari dei turisti nel 1997 è stata elaborata sulla base dei dati relativi al 1995, rivalutati del 12,6%, pari all’incremento del valore dei consumi alimentari pro-capite in provincia di Trento tra il 1995 e il 1997. 19 Tuttavia, anche in base ad informazioni di natura empirica, è possibile ritenere che nel loro complesso le valutazioni proposte siano molto vicine alla realtà, soprattutto se considerate nella loro complessità provinciale. Eventualmente sottostimato è il volume di spesa attribuito al turismo, in quanto è riferito solo ai consumi effettuati dai “turisti in senso stretto”, cioè a coloro che hanno effettuato almeno un pernottamento sul territorio provinciale. In altri termini, poiché non sono disponibili dati attendibili relativi al fenomeno cosiddetto “escursionistico” (quantità, comportamenti di spesa, ecc.), non è possibile al momento valutare l’ammontare dei consumi effettuati dai visitatori occasionali. In base a informazioni non organiche si stima che tale fenomeno abbia un’incidenza media di circa il 10%-15% e pertanto le stime dei consumi alimentari dei turisti possono essere considerate sottovalutate di una quota analoga. Ora, in base alle stime interne sulle quote di mercato detenute dal sistema cooperativo trentino (famiglie cooperative più punti vendita al dettaglio di SAIT) è possibile stimare che il giro di affari della cooperazione di consumo della provincia di Trento riconducibile alla presenza di turisti ammontasse nel 1997 a L. 103,597 miliardi di lire correnti, pari al 15% circa del fatturato complessivo delle cooperative di consumo trentine. Tale volume di spesa è ripartito su base comprensoriale secondo i dati riportati nella Tabella successiva. Comprensori Volume di affari della distribuzione alimentare al dettaglio dovuto al turismo (milioni di lire) della Valle di Fiemme di Primiero della B. Valsugana e Tesino Alta Valsugana della Valle dell'Adige della Valle di Non della Valle di Sole della Giudicarie Alto Garda e Ledro della Vallagarina Ladino di Fassa Provincia di Trento 33.953 14.300 7.965 28.591 19.424 14.557 35.475 51.799 33.116 22.479 34.332 295.991 20 Volume di affari della cooperazione di consumo dovuto al turismo (milioni di lire) 11.884 5.005 2.788 10.007 6.798 5.095 12.416 18.130 11.591 7.868 12.016 103.597 2.3 Le cooperative agricole Le relazioni tra il sistema della cooperazione agricola trentina e altoatesina e i rispettivi sistemi turistici sono “fisiologicamente” intense (considerando che l’offerta agro-alimentare rappresenta una delle componenti fondamentali del profilo turistico regionale), ma sono caratterizzate da una estrema frammentazione dei canali commerciali e da una scarsa chiarezza delle reciproche strategie di relazione con i mercati di riferimento che ne rendono obiettivamente difficile una lettura organica e sintetica, come si può desumere dall’analisi degli schemi organizzativi e dei canali relazionali con il mercato riportati di seguito. La percezione anche non superficiale è che ciascuna realtà operi sostanzialmente secondo logiche di mercato indipendenti, che solo occasionalmente e per iniziativa di singole cooperative o di singoli operatori turistici trovano occasione di incontro. Inoltre, analizzando le competenze funzionali in materia di relazione con i mercati intermedi e finali di consumo del mondo della cooperazione agricola trentina e altoatesina (vedi schematizzazioni riportate nelle pagine successive) emerge un’organizzazione poco organica ed efficiente in quanto - a parte il caso di Melinda e delle cooperative che aderiscono a tale consorzio - “tutti fanno tutto”. In termini più chiari, le funzioni commerciali (e le conseguenti strategie di qualità, di prezzo, di segmentazione territoriale e tipologica dei mercati) sono svolte sia dalle cooperative di primo grado che dai consorzi; all’interno di alcuni comparti, inoltre, vi sono più di una organizzazione di rappresentanza che svolgono funzioni simili, con effetti di sovrapposizione e di sostanziale diseconomia che sicuramente rappresentano uno dei fattori di fondo (anche se non il solo) dell’attuale insufficiente organicità dei rapporti tra mondo cooperativo agricolo e mondo turistico. Con ciò non si intende sostenere, peraltro, che le funioni commerciali, di promozione di marca, di raccordo con la realtà territoriale e turistica in particolare debbano essere necessariamente concentrate in organismi consortili di secondo grado. Anzi, vi sono alcuni esempi significativi sia in Alto Adige sia in Trentino di cooperative agricole che attraverso una precisa caratterizzazione dei loro prodotti in termini di qualità e di legame con le tipicità ambientali e culturali dell’area di riferimento operano di fatto una vera e propria azione di marketing territoriale, sia in senso turistico che in termini complessivi. Rispetto alle grandi potenzialità della realtà cooperativa agricola, tuttavia, queste esperienze risultano ancora insufficientemente diffuse e consolidate, in molti casi, obiettivamente, anche per carenze di motivazione e di sensibilità da parte degli stessi operatori turistici. 21 In generale, dunque, non è casuale che il problema del miglioramento delle relazioni tra sistemi agro-alimentari trentino e altoatesino pur essendo da tempo al centro di un nutrito dibattito - che anche recentemente ha trovato modo di esprimersi in convegni e seminari specificamente riservati a questa tematica - trovi difficoltà ad esprimere concrete e praticabili proposte risolutive che consentano ad entrambe le realtà di ricavare quei benefici economici, gestionali e di immagine dal punto di vista delle analisi e delle valutazioni teoriche. Durante il Convegno “Le cooperative agricole nell’arco alpino”, tenutosi nel 1998, è stata presentata una ricerca - finanziata dalla Regione Trentino – Alto Adige e realizzata dalla Camera di Commercio di Bolzano - in cui sono state fatte delle interviste in tutta l’area alpina riguardanti le prospettive future delle cooperative agricole. Da tale studio è emerso che, a causa dei cambiamenti avvenuti nell’economia agricola, risulta essere sempre più imminente la necessità di garantire alle imprese commerciali non solo una qualità del prodotto efficiente, ma anche una più ampia collaborazione con il settore turistico. La situazione economica dell’agricoltura in alcune regioni dell’arco alpino, come ad esempio il Trentino e l’Alto Adige, è senz’altro soddisfacente. Di conseguenza la necessità di collaborazione con il turismo non viene percepita fino in fondo come un fattore necessario alla propria sopravvivenza. Proprio questo dato rappresenta il fattore decisivo per il futuro della cooperazione nel settore turistico. Così come il cambiamento strutturale nell’arco alpino si riversa sul settore agricolo, esso è anche responsabile per le drammatiche trasformazioni in atto nell’economia turistica alpina. Il turismo si trova in una fase difficile del cambiamento – dovuta ad una situazione generale di adattamento mondiale della domanda all’offerta – che comporta un’urgente definizione di strategie innovative di adattamento e di concorrenzialità per poter gestire le sfide dei prossimi anni. I punti di debolezza di questo settore diventano sempre più evidenti: la presenza sul territorio di strutture ricettive di dimensioni inadeguate, un aumento di professionalizzazione troppo lento e i limiti di un marketing cooperativo dovuti, da un lato, alle richieste per un marketing il più efficiente possibile da parte del settore privato e, dall’altro lato, ai provvedimenti sussidiari necessari da parte del settore pubblico. Dal secondo dopoguerra in poi l’economia politica dell’arco alpino ha indubbiamente subito una forte trasformazione strutturale. Negli anni cinquanta in molti paesi dell’arco alpino l’agricoltura era l’attività economica prevalente, mentre nei quarant’anni successivi il tasso dei lavoratori agricoli diminuì drasticamente. La disponibilità di forza lavoro dovuta alla riduzione dell’attività agricola e l’aumento generale del numero di lavoratori fra gli anni cinquanta e novanta obbligò l’economia delle regioni alpine, durante 22 questi quattro decenni, a creare sbocchi occupazionali in nuovi settori economici. Il turismo contribuì in modo sostanziale a questa nuova opportunità occupazionale. Se, inoltre, si tiene conto che la presenza di turisti comporta una domanda diretta non solo nel settore alberghiero, ma anche in molti altri settori quali ad esempio la mobilità, il commercio e altri servizi, l’effetto occupazionale risulta essere molto alto sia dal punto di vista assoluto che relativo. Nel periodo che risale dagli anni cinquanta agli anni novanta il pacchetto di servizi turistici offerto divenne sempre più differenziato e l’ammontare destinato alle spese per vitto e alloggio in confronto alle spese turistiche generali diminuì in modo considerevole. A partire dagli anni ottanta, tuttavia, è venuta emergendo da parte della clientela turistica una tendenza, per così dire, contrapposta: da un lato la domanda di novità e originalità nel campo delle attività per il tempo libero, per lo sport e il divertimento; dall’altro lato una domanda di “tipicità” dell’offerta di ospitalità, che proprio nella proposta gastronomica ed enologica trova una delle sue espressioni più evidenti, ma anche più richieste. Pur manifestandosi in gran parte in modo congiunto, tuttavia, è assodato che ciascuna destinazione turistica deve porsi in modo attento e “intelligente” rispetto a queste diverse tendenze della domanda, valutando le caratteristiche e le potenzialità delle risorse che - con una terminologia ormai diffusa - i “diversi turismi” presenti sul territorio possono esprimere. Il Trentino e l’Alto Adige, nella loro varietà di proposte e di ambienti e anche in relazione al diverso grado di sviluppo turistico che ha caratterizzato le varie parti dei rispettivi territori, sono in grado di proporsi efficacemente su entrambi i versanti della domanda, quella ludico-sportiva “di punta” e quella che si caratterizza per una offerta di prodotti e servizi fortemente legati con la cultura, la storia, il “clima umano” del territorio. Nel rimarcare, in questo senso, la centralità dell’offerta di prodotti agricoli coltivati, lavorati e commercializzati in una ben determinata area, non va infine dimenticata l’importanza dei benefici “indiretti” per il turismo derivanti dall’attività agricola e dalle sue espressioni associate, quali, la cura e la manutenzione dell’ambiente, la conservazione della cultura materiale che di per sé rappresenta un fattore di attrazione di enorme forza, la capacità di perpetuare tradizioni, ritmi di vita, clima umano che proprio perché tanto diverso dalla cultura e dal modo di vivere dei grandi aggregati urbani può rappresentare per tali segmenti di domanda una proposta di “diversità” e di “esoticità” sulle porte di casa. 23 La cooperazione frutticola trentina Schema organizzativo della cooperazione frutticola trentina MELINDA s.c.ar.l. Consorzi frutta Val di Non e Val di Sole Consorzi frutta Valle dell’Adige, Valsugana, Alto Garda LA TRENTINA s.c.ar.l. OPERATORI PRIVATI APOT 24 MERCATO CONSORZIO INTERREGIONALE ORTOFRUTTA s.c.ar.l. Consorzi ortofrutticoli Valle dei Laghi, Alta Valsugana, Val di Gresta, Alto Adige La cooperazione lattiero-casearia trentina Schema organizzativo della cooperazione lattiero-casearia trentina Caseifici sociali produttori di formaggi “molli” Caseifici sociali produttori di grana trentino CENTRALE DEL LATTE DI TRENTO 25 MERCATO CONCAST TRENTINGRANA La cooperazione vitivinicola trentina Schema organizzativo della cooperazione vitivinicola trentina n. 12 cantine sociali trentine Partecipate CAVIT Partecipate Partecipate MERCATO Cantina sociale di Isera Cantina sociale di Ala Cantina sociale di Mezzacorona Partecipate Partecipate Partecipate Istituto Trentino del Vino Trentino Vini Associazione Viticola Trentina PRIVATI 26 La cooperazione frutticola altoatesina Le 45 cooperative frutticole altoatesine sono suddivise in due grandi organizzazioni commerciali, di cui la VOG, dopo la recente fusione con la ESO, si occupa della commercializzazione di 33 cooperative ed è responsabile in particolar modo della commercializzazione in Italia delle mele con il marchio “MARLENE”. La VI.P Val Venosta si occupa del marketing e della commercializzazione in Italia delle mele con il marchio “VAL VENOSTA”. L’intera promozione e commercializzazione per l’estero è, invece, di esclusiva competenza della Camera del Commercio di Bolzano (via I.P.S.E. come azienda speciale della camera di commercio) per commissione delle cooperative frutticole altoatesine. In questo caso le mele vengono commercializzate con il marchio “SÜDTIROLER ALPENAPFEL”. La camera di commercio si occupa, in particolare, di campagne d’immagine, partecipazioni a fiere e provvedimenti rivolti all’incremento commerciale. Ciò nonostante praticamente tutte le cooperative commercializzano i loro prodotti in modo autonomo, sia a livello nazionale che internazionale, attraverso i contatti diretti con la grande distribuzione. Le difficoltà relative alla commercializzazione sono ricollegabili a due problematiche: da un lato la definizione dei compiti e delle competenze fra le due organizzazioni supreme (VI.P e VOG) e i suoi soci, dall’altro la commercializzazione nazionale ed internazionale con due marchi diversi. Le collaborazioni fra le organizzazioni commerciali delle cooperative frutticole e il turismo presentano una certa tradizione. Attualmente fra economia turistica e economia frutticola si discute un comune concetto strategico rivolto al marchio. Nel 1999 la Federazione Cooperative Raiffeisen presentava 7.800 soci nelle singole cooperative, una superficie coltivabile di 16.358 ettari e una capacità di immagazzinamento pari a 659.080 tonnellate. La produzione generale del 1998/99 ammonta a 731.272,9 tonnellate, il 10,6 % in meno dell’anno precedente. All’interno dell’organizzazione generale delle cooperative frutticole è di particolare importanza la VOG Obstverarbeitung (trattamento della frutta) di Laives che è socio del VOG – federazione delle cooperative ortofrutticole Alto Adige. La federazione delle cooperative ortofrutticole è un’organizzazione di interesse delle cooperative ortofrutticole altoatesine. 27 Schema organizzativo della cooperazione frutticola altoatesina MERCATO CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA FEDERAZIONE ORTOFRUTTICOLTORI ALTO ADIGE VI.P VAL VENOSTA n.12 soci Cooperative frutticoltori n.45 VOG consorzio cooperativo ortofrutticolo dell’Alto Adige FEDERAZIONE COOPERATIVE FRUTTICOLTORI ALTO ADIGE VOG STABILIMENTO LAVORAZIONE FRUTTA 28 La cooperazione vitivinicola altoatesina L’Alto Adige riunisce attualmente 18 cooperative vitivinicole, le quali si occupano direttamente della commercializzazione dei loro prodotti. Queste cooperative sono riunite nel Consorzio delle cantine sociali altoatesine, il quale rappresenta gli interessi e offre consulenza ai propri soci. Sul mercato opera, inoltre, la cooperativa viticoltori Alto Adige, la quale si occupa della promozione commerciale e, in parte, della vendita per sette cooperative. La cooperativa viticoltori Alto Adige possiede delle filiali a Monaco e a Innsbruck. L’attività commerciale nazionale ed internazionale è– come nel caso delle cooperative frutticole – quasi tutta di competenza della Camera di Commercio di Bolzano (via I.P.S.E. come azienda speciale della camera di commercio) e prevede provvedimenti orientati alla vendita presso fiere e eventi particolari, che in parte avvengono anche in collaborazione con il settore economico del turismo. Nel 1998/99 la produzione totale delle cooperative vitivinicole altoatesine – che contano 3.383 soci – è stata di 378.617 dt con un aumento del 10% in confronto all’anno precedente. La superficie coltivabile è di 3.246 ettari. 29 Schema organizzativo della cooperazione vitivinicola altoatesina CANTINE SOCIALI ALTOATESINE n.18 soci VITICOLTORI ALTO ADIGE n.7 soci CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA 30 MERCATO CONSORZIO DELLE CANTINE SOCIALI ALTOATESINE La cooperazione lattiero-casearia altoatesina La struttura organizzativa altoatesina delle imprese che si occupano della lavorazione del latte presenta una struttura frammentata con un grosso numero di cooperative autonome, che nella loro quasi totalità agiscono direttamente sul mercato. A differenza del settore della cooperazione vitivinicola e frutticola, qui il consorzio non opera nella commercializzazione, ma é attivo nelle pubbliche relazione e nella creazione dell’immagine. Fra le attività principali del consorzio rientrano la gestione del laboratorio (controllo del latte non pastorizzato, controllo dei prodotti finiti, controllo del sigillo di qualità, ecc.) e la consulenza sui produttori (consulenza per l’igiene nella mungitura). La collaborazione fra le cooperative lattiero-casearie non è molto forte e sussiste, anzi, una concorrenza relativamente forte fra i soci delle cooperative di questo settore. Nell’anno 1999 in Alto Adige sono stati prodotti circa 370 milioni di litri di latte, di cui 337 milioni di litri sono stati consegnati alle latterie (rapporto agrario e forestale 1999). Le associazioni produttori non sono attive nella commercializzazione, ma sono nate per garantire una struttura trasparente relativa alla regolamentazione delle quote del latte. Il grafico mostra una suddivisione fra centro latte, latteria sociale e caseificio sociale, anche se ciò si riferisce solo alla definizione ufficiale. In pratica la differenza fra un centro latte e una latteria sociale è minimo. Le cooperative elencate nel grafico presentano circa 6.800 soci. Infine risulta opportuno notare che le cooperative lattiere di Burgusio e di Tirolo non sono presenti direttamente sul mercato, ma sono di particolare importanza per quanto riguarda la consegna del latte. La creazione della Milkon nell’anno 1997 nasce in seguito alla collaborazione dei centri latte di Bolzano (Mila) e di Brunico (Senni), che continuano ad esistere separatamente, ma che hanno delegato la funzione commerciale alla Milkon di Bolzano. 31 Schema organizzativo della cooperazione lattiero-casearia altoatesina Caseificio sociale produttore di formaggi e latte SESTO CENTRO LATTE Bressanone San Candido Dobbiaco Lagundo Merano Vipiteno Ass.Produttori Altoatesini (Merano/Lagundo/Tirolo/ Dobbiaco) Milkon LATTERIE SOCIALI MILA (Bolzano/Brunico) ASSOCIAZIONI PRODUTTORI LATTE 32 MERCATO FEDERAZIONE DELLE LATTERIE SOCIALI ALTOATESINE Problemi e prospettive La forte presenza del turismo praticamente in tutte le vallate del Trentino e dell’Alto Adige offre, dunque, molti spunti per una collaborazione più intensa e, soprattutto, strategicamente perseguita con il mondo dell’agricoltura di montagna, a patto che si prenda atto della natura e delle caratteristiche dei fattori che fino ad ora ne hanno frenato l’attuazione. Nell’ambito di questa prima parte dello studio, sulla base delle verifiche dirette effettuate con operatori di entrambe le realtà, è stato possibile individuare i principali fattori di frizione che ostacolano una più intensa valorizzazione delle produzioni agro-alimentari locali (nell’ambito delle quali, è quasi superfluo ricordarlo, il ruolo della cooperazione ha una rilevanza assolutamente maggioritaria rispetto alle componenti “private”) nei seguenti fattori: 1. il “fattore prezzo”: produzioni agro-alimentari di qualità mediamente elevata come quelle trentine e altoatesine hanno costi di produzione e di collocazione sul mercato più elevati di quelle di altre zone (soprattutto dei nuovi paesi che si sono affacciati solo recentemente sul mercato agro-alimentare mondiale), che per gli operatori turistici trentini e altoatesini che sempre più intensamente devono confrontarsi tensioni concorrenziali sul fronte dei prezzi sempre più accese non sempre sono sostenibili. 2. il “fattore quantità”: per numerose realtà cooperative che operano in campo agricolo su base eminentemente locale uno dei maggiori ostacoli per la collocazione del prodotto presso alberghi e ristoranti è dato dalla limitata produzione quantitativa che non consente di garantire forniture continuative e ad un numero tale di operatori da consentire prezzi di vendita più contenuti. 3. il “fattore logistico-distributivo”: anche in questo caso, la piccola dimensione prevalente delle cooperative e le limitate dimensioni produttive che le caratterizzano non consentono loro di disporre di una adeguata dotazione di mezzi per la distribuzione capillare dei prodotti, soprattutto di quelli deperibili. 4. il “fattore commerciale”: sempre legato al problema della frammentazione della realtà cooperativa agricola è anche quello della difficoltà di dotarsi di una rete commerciale adeguata a valorizzare le peculiarità qualitative e tipologiche dei prodotti agro-alimentari delle cooperative agricole. La commercializzazione di prodotti che, nella 33 maggior parte dei casi, possono essere considerati “di nicchia” richiederebbe, infatti, un’organizzazione commerciale più evoluta e moderna di quella di cui mediamente dispongono le realtà cooperative regionali. 2.4 Le cooperative di produzione e lavoro, servizio e miste, di solidarietà sociale Nell’ambito dell’analisi sul ruolo della cooperazione all’interno del sistema turistico trentino, un cenno a parte meritano le tre tipologie di cooperative seguenti, cioè: - di produzione e lavoro, - di servizi, miste e varie - sociali (anche se generalmente associate alle due classi precedenti). A. La realtà trentina All’interno della provincia autonoma di Trento, tra le tre categorie appena elencate, sono state individuate 56 società cooperative che possono avere qualche attinenza, più o meno diretta, con il settore turistico. Mantenendo l’analisi su un piano generico si può già evidenziare che le cooperative di produzione e lavoro rappresentano il 38% del totale, ma assorbono circa l’84% della manodopera occupata, mentre quelle di servizio, presenti in una percentuale del 49% hanno un peso pressoché nullo in termini di lavoro offerto, in quanto assorbono meno dell’8% di manodopera. Le cooperative sociali sono una minoranza (13%), ma in termini di persone occupate si pongono allo stesso livello di quelle di servizio, miste e varie. In termini di fatturato si può solo rilevare che una parte rilevante ricade in due fasce ben distinte e cioè tra i 100-500 milioni e tra gli 1-5 miliardi, ma facendo una considerazione più generica si può affermare che il 65% di esse ha un volume di vendita annuo inferiore al miliardo. La maggioranza delle società si è costituita nel decennio 1980-1990, ma un numero non del tutto trascurabile, circa il 36% è nato negli anni Novanta, soprattutto nella seconda metà. Quelle invece più vecchie (21%) si sono costituite negli anni Settanta. Tutto sommato si può quindi affermare che esse rappresentano una realtà abbastanza consolidata sul territorio in termini di operatività, dal momento che hanno in media più di dieci anni. 34 Passando ora ad un piano squisitamente geografico, esse sono localizzate prevalentemente nel contesto territoriale delle APT: - n° 1 corrispondente alla zona di Trento, dove se ne contano 15, - n° 9 corrispondente alla zona di Rovereto, dove ce ne sono 7, - n° 10 corrispondente alla zona del Garda trentino, che ne conta 5, - n° 13 corrispondente alla zona delle Valli di Sole, Peio e Rabbi che ne raccoglie 5, - zona fuori ambito N°99 che comprende altri comuni dell’Alto Garda e Ledro, dove ne sono presenti altre 5 Indicativamente quindi, esse sono concentrate nella parte meridionale del Trentino, nella fascia che contorna il lago di Garda e che si estende verso nord nella zona di Trento. Questi territori tuttavia, in modo particolare quelli di Trento e di Rovereto, sono anche quelli a minore vocazione turistica. Infatti, rispetto alle altre due zone dell’alto Garda, e cioè dell’APT n° 10 e quella fuori ambito n° 99, dove la presenza estiva alberghiera, sul totale delle presenze, incide in una misura che va dal 50 al 70%, nelle aree precedentemente indicate essa risulta essere una percentuale inferiore a 50. A conferma di ciò vi è anche da considerare che ad eccezione dell’APT del Garda trentino, dove il numero di turisti su 100 abitanti oscilla tra 10 e 100, nelle altre aree, si hanno meno di 10 turisti sullo stesso termine di paragone, pari cioè allo 0,1%. Le uniche due zone dove l’indice supera l’unità sono quelle delle Dolomiti del Brenta Altopiano della Paganella (APT n° 2) e della Valle di Fassa (APT n° 5), in esse però si contano solo 3 società cooperative (1 nella prima e 2 nella seconda) che possono avere una qualche attinenza turistica dal momento che sono impegnate in attività di promozione, nel verde e nella gestione di attrezzature sportive. La cosa può suggerire una riflessione sul potenziale ancora inespresso dalle cooperative se si pensa che ad esempio, l’APT della Val di Fassa, oltre ad avere la più alta concentrazione di turisti per abitante è anche quella con il maggior numero di letti (più di 22.000, il 70% dei quali proveniente dagli alberghi). La zona del Garda trentino, invece si pone come esempio di un buon rapporto di collaborazione tra società cooperative e sistema turistico. Essa infatti è una zona dove il turismo ha un certo peso. Nel ‘97 ha registrato il più alto numero di arrivi (quasi il triplo di quelli che hanno interessato la Val di Fassa), è frequentata soprattutto da stranieri e con una capacità ricettiva di poco più di 17.000 letti (suddivisi quasi equamente tra strutture alberghiere e complementari), vede 5 imprese cooperative operanti sia nell’ambito della promozione e commercializzazione alberghiera, che dei servizi di pulizia civile ed industriale (prestati pure nelle strutture ricettive), che del ripristino ambientale, tutela del territorio e gestione di impianti e strutture sportive. 35 Le due realtà sopra citate sono pure quelle che vedono un maggior numero di addetti occupati nel settore turistico, più prettamente alberghiero. Si tratta in prevalenza di lavoratori dipendenti. Per quanto riguarda la forma giuridica imprenditoriale assunta dalle strutture ricettive, al contrario, bisogna evidenziare il fatto che quella cooperativa è pressoché inutilizzata (dalle schede stesse, risulta che solo poche hanno come attività principale la gestione di alberghi, rifugi o malghe), mentre prevalgono le altre forme societarie, in particolar modo società in nome collettivo e società a responsabilità limitata. Veniamo ora a considerare gli spazi operativi in cui le cooperative, in quanto realtà economiche attive sul territorio, possono trovare una collocazione di tipo turistico, che consenta loro o di rafforzare la propria presenza sul mercato o di diversificarla. Le 56 cooperative sono state suddivise in quattro gruppi in relazione ai diversi tipi di attività che esse svolgono. In modo particolare nel: Ø gruppo 1: si concentrano tutte le cooperative, 12 quasi equamente rappresentate da quelle di produzione e lavoro e quelle di servizi, miste e varie, che svolgono sia servizi per imprese o strutture turistiche (ad esempio esercizi ricettivi, strutture per il turismo fieristico e congressuale o impianti sportivi e ricreativi), che attività di gestione di strutture ricettive o sportive. Sono realtà economiche che soddisfano o hanno le potenzialità per soddisfare sia la domanda indiretta del turista, in quanto operano a stretto contatto con i principali interlocutori dell’offerta turistica, che quella diretta offrendo ospitalità ad esempio. Da un punto di vista pratico il loro ambito operativo si traduce: - nella gestione integrale di strutture (come appena accennato trattasi di alberghi, rifugi, campeggi, ma pure di impianti sportivi…); - nella fornitura di servizi di vario tipo, quali quelli di assistenza ai bagnanti (nei laghi o nelle piscine), di pulizia (e riassetto camere) non solo negli esercizi alberghieri, ma pure nelle strutture fieristiche e/o congressuali, come ad esempio nel Palacongressi di Riva del Garda; - nella manutenzione e allestimento di aree verdi, sia negli spazi esterni, che in quelli interni alle strutture stesse (ad esempio la cura dei giardini e prati degli hotel, ma pure la sistemazione di piante e fiori nelle sale conferenze, nelle hall d’albergo…); - nella vendita di prodotti ortofrutticoli e avicoli a ristoranti e alberghi. Ø gruppo 2: sono riunite 10 cooperative che soddisfano principalmente, anche se non in via esclusiva, la domanda diretta, proveniente cioè dal visitatore stesso. Esse prestano: 36 - servizi di ristorazione e di somministrazione al pubblico di bevande ed alimenti; servizi di animazione per la fruizione di specifiche attrattive del territorio (siti di interesse storico o naturalistico); servizi per l’allestimento di eventi quali spettacoli, manifestazioni… Ø gruppo 3: sono presenti cooperative e/o consorzi tra operatori del turismo che come attività principale curano la promozione, la commercializzazione della propria offerta turistica, nonché la realizzazione di attività di animazione. Trattasi di 16 enti (appartenenti alla categoria cooperative di servizi, miste e varie) tra loro distinti per raggio d’azione, poiché alcuni hanno competenze e funzioni locali, altri invece operano in un contesto più ampio e più specificamente turistico. Ø gruppo 4: si raccolgono invece tutte quelle cooperative che svolgono attività che hanno un carattere secondario e non immediatamente connesso con il fenomeno turistico. Anche se esse operano in un ambito quasi di “contesto”, non è remota la possibilità di riuscire ad individuare e realizzare una relazione economica/commerciale con le principali imprese ed istituzioni che operano nel settore. Trattasi di 18 cooperative, principalmente di produzione e lavoro, che si occupano in misura prevalente di lavori nel verde, di interventi nell’ambiente e nel paesaggio. A prescindere dai vari raggruppamenti, è possibile affermare che si tratta di società rette prevalentemente nella forma a responsabilità limitata, che agiscono in un contesto locale, legato cioè alla loro sede legale, non hanno quindi un vasto campo d’azione, anche se non mancano timide e sporadiche eccezioni, che superano pure i confini regionali. Per quanto riguarda gli interlocutori invece, si può affermare che molte forniscono servizi anche a privati, o quanto meno tentano di penetrare anche questo target. Per tante altre invece (soprattutto quelle del quarto gruppo legate ad attività di edilizia urbanistica e nel verde) l’operatore per eccellenza, con cui lavorano, rimane l’ente pubblico (comune, provincia o regione), dalle cui commesse spesso dipende la loro sopravvivenza economica. B. La realtà altoatesina Lo studio delle relazioni tra imprese cooperative e sistema turistico nell’Alto-Adige, volto a individuare quelle che di fatto esprimono o hanno la possibilità di manifestare una certa attinenza con il mondo turistico, ha 37 messo in evidenza 23 cooperative, appartenenti per il 90% dei casi alla tipologia di servizi, miste e varie. Il numero più consistente si è costituito a partire dalla seconda metà degli anni Ottanta, e tra queste sono prevalenti quelle nate nell’ultimo decennio del secolo. Tuttavia, non mancano esempi di imprese sorte negli anni Cinquanta e che sono in attività, quindi, da più di 40 anni. Nella quasi totalità dei casi, esse aderiscono alla Federazione delle Cooperative Raiffeisen, solo il 17% fa parte dell’Unione Provinciale delle Cooperative di Bolzano. Considerando il numero dei soci, non si può fare a meno di notare un elevato grado di adesione. Approssimativamente si sono contati più di 2400 soci, una decina di cooperative, infatti, ne vanta un numero che si estende dalle cinquanta unità fino a più di trecento. In particolare queste ultime sono anche le realtà economiche più solide in termini non solo di fatturato, ma anche di anni di attività. L’alto numero di soci, però non è direttamente proporzionale al numero di dipendenti. Esiste un notevole divario tra i due, tanto che si può in qualche modo asserire, che per quanto riguarda la capacità di assorbimento di manodopera queste imprese non hanno dimostrato un ruolo importante, o meglio ancora, non sono riuscite a diventare un perno occupazionale forte per il territorio in cui operano. Spostando l’attenzione sulle motivazioni che hanno accompagnato la diffusione sul territorio di imprese di tipo cooperativo, le ragioni più comuni addotte sono state quelle inerenti la relativa flessibilità ed elasticità, che consentono loro di essere in grado di rispondere meglio ai cambiamenti del mercato, e i vantaggi fiscali che da questa forma imprenditoriale possono scaturire. A prescindere da ciò, è importante comunque, evidenziare che l’alto numero di soci è forse più strettamente legato all’aspetto educativo e al ruolo sociale di cui la cooperativa, come impresa, è stata rivestita e che tuttora mantiene. Geograficamente esse sono prevalentemente dislocate lungo l’asta dell’Adige fino a Merano, che con Bolzano registra la maggiore concentrazione territoriale. Le altre aree interessate, più prettamente turistiche, sono la Val Gardena, Ortisei e Plan de Corones. Complessivamente è possibile affermare che operano nell’ambito territoriale in cui sono localizzate, sono cioè, strettamente legate allo spazio geografico in cui sono sorte, anche se non mancano imprese che, anche in relazione al tipo di attività che svolgono, operano in un contesto territoriale più ampio, sia regionale che extra. 38 Per quanto concerne la loro attività principale e la loro conseguente ripartizione nei quattro gruppi, già evidenziati per le cooperative trentine, e di seguito ripresi, abbiamo: Ø gruppo 1: si concentrano cooperative che svolgono sia servizi per imprese o strutture turistiche (ad esempio esercizi ricettivi, strutture per il turismo fieristico e congressuale o impianti sportivi e ricreativi), che attività di gestione di strutture ricettive vere e proprie. In questo si contano 17 imprese. Sono realtà economiche che soddisfano o hanno le potenzialità per soddisfare sia la domanda indiretta del turista, in quanto operano a stretto contatto con i principali interlocutori dell’offerta turistica, che quella diretta offrendo ospitalità ad esempio. Da un punto di vista pratico il loro ambito operativo si traduce: - nella gestione integrale di strutture (come appena accennato trattasi di alberghi, ostelli, residence, campeggi, ma pure di impianti sportivi…); - nella fornitura di servizi di vario tipo, quali quelli di pulizia (e riassetto camere) e di lavanderia negli esercizi alberghieri, ma anche servizi specialistici di cura della persona nelle beauty farm o nei centri di benessere per mezzo di personale esperto (massaggiatori, fisioterapisti…); - nella vendita di prodotti alimentari a condizioni vantaggiose a ristoranti e alberghi. Ø gruppo 2: sono presenti le cooperative che soddisfano principalmente, anche se non in via esclusiva, la domanda diretta, proveniente cioè dal visitatore stesso, ci sono 2 società. Esse prestano: - servizi di distribuzione e vendita al pubblico di assicurazioni danni contro terzi per sciatori nelle Dolomiti e di oggetti dell’artigianato tipico altoatesino. Ø gruppo 3: sono presenti cooperative e/o consorzi tra operatori del turismo che come attività principale curano la promozione, la commercializzazione della propria offerta turistica, nonché la realizzazione di attività di animazione. Qui si riuniscono 4 realtà. Trattasi di enti tra loro distinti per raggio d’azione, poiché alcuni hanno competenze e funzioni locali, altri invece operano in un contesto più ampio del territorio. Non si segnalano invece cooperative che possano in qualche modo confluire nel gruppo 4, quello che raggruppa tutte le imprese svolgono attività che hanno un carattere secondario e non immediatamente connesso con il fenomeno turistico, per le quali comunque, non è remota la possibilità di 39 riuscire ad individuare e realizzare una relazione economica/commerciale con le principali imprese ed istituzioni che invece operano attivamente nel settore. Complessivamente si può affermare che le cooperative schedate, si occupano prevalentemente della gestione di impianti sportivi, non solo sciistici, i cui avventori non sono esclusivamente turisti, anzi. Nell’arco dell’anno i principali fruitori degli impianti sono locali, che praticano attività anche a livello agonistico, tuttavia, soprattutto nei mesi estivi la percentuale di turisti, che li frequentano e che si avvalgono dei servizi offerti dagli stessi, cresce di buon grado. Tra le cooperative proposte, ce ne sta una che offre un servizio particolare e in un certo senso originale, che potrebbe essere diffuso anche nel Trentino. La cooperativa “Tai-Yang” pscarl si occupa, infatti, della gestione di centri di benessere o beauty farm, tramite uno staff di persone specializzate (tra cui anche fisioterapisti) in questo settore che esplicano la loro attività in diverse sedi, principalmente in alberghi, nella forma di “servizi a domicilio”. I clienti sono sia turisti che si trovano nella zona in villeggiatura che persone da fuori provincia che vi si recano, principalmente per usufruire dei trattamenti di bellezza e salute. Allo stato attuale la cooperativa ha stipulato un particolare contratto in base al quale è tenuta alla prestazione di servizi d’estetica della persona ai clienti, con un solo albergo. Poiché il comparto salute e benessere sta diventando sempre più importante nel contesto turistico, una cooperativa che raggruppa personale qualificato in grado di offrire servizi di cura della persona in modo professionale, è senza dubbio un ottima prospettiva di sviluppo lavorativo. Un’altra società che vale la pena di evidenziare perché è un esempio di una buona interazione tra gestione di strutture ricettive e servizi offerti da società cooperative, anche se non è la sola, è la cooperativa “Amici del Villaggio Turistico Ploner” che ha come attività principale quella di garantire un miglior soggiorno agli ospiti di un residence (gestito nella forma di multiproprietà) nella zona di Dobbiaco. Attualmente la cooperativa si occupa della reception e della gestione della piscina e sauna del residence, ma fra i progetti futuri vi è anche l’intenzione di acquistare e gestire il bar-ristorante e di creare un campo da tennis. Considerando che in molte cooperative i soci sono operatori turistici o rappresentanti di associazioni, più o meno direttamente legate al settore, e che i clienti di alcune di esse (ad esempio palestre ed impianti sportivi) possono usufruire di sconti ed agevolazioni per mezzo di tessere “di soggiorno” che testimoniano il loro status di turista, si può affermare che in Alto-Adige il settore turistico è molto più “sistemico” e le relazioni fra 40 operatori sembrano essere non solo più forti, ma anche più consolidate, rispetto alla realtà trentina. Questo è probabilmente connesso al fatto che questa parte della regione ha una maggiore vocazione turistica, che ha consentito un adeguamento in un certo senso più veloce e consono alle esigenze e ai trend evolutivi del comparto turistico. Da una prima analisi, quindi emerge un quadro operativo abbastanza variegato, nel quale la realtà cooperativa connessa in qualche modo al settore turistico, appare abbastanza radicata, anche se, da un punto di vista geografico, rimane piuttosto concentrata in zone non ad alta vocazione turistica. Un ulteriore sviluppo della ricerca a questo punto, sarà proprio quello di verificare se nelle realtà territoriali provinciali esistano spazi (o meglio bisogni proveniente dal settore turistico, non soddisfatti da altre forme imprenditoriali) che le cooperative, in virtù delle grandi potenzialità che possiedono, possono andare a colmare, contribuendo in questo modo a garantire da una parte una migliore qualità dei servizi offerti e quindi del prodotto turistico stesso, e dall’altra a stimolare forme di imprenditorialità, soprattutto giovanile, che contribuiscano al benessere economico delle zone interessate. 41 3. Prime indicazioni per la costruzione di una “Banca dati dei servizi cooperativi per il turismo” Come si è potuto riscontrare nel corso di questa prima parte dello studio, anche per cooperative che aderiscono alla medesima organizzazione di rappresentanza, la conoscenza dell’attività delle altre società non è particolarmente elevata. Si può presumere che se addirittura all’interno del movimento cooperativo vi è scarsa informazione sulle caratteristiche e sull’attività svolte dalle società “consorelle”, all’esterno di questa realtà la conoscenza delle opportunità funzionali e di servizio offerte dalle imprese cooperative che operano a diversi livelli e con diversi gradi di intensità nell’ambito turistico sia assai limitata. Al fine di rispondere in modo organico a questa carenza che potrebbe risultare determinante per frenare l’ulteriore sviluppo di iniziativa cooperativa in campo turistico, in questa prima fase dello studio, in primo luogo, sono state messe a fuoco le problematiche di carattere metodologico fondamentali per impostare la realizzazione di una “Banca dati dei servizi cooperativi per il turismo” - che, a regime, potrebbe diventare un vero e proprio “Osservatorio della cooperazione nel turismo” - che consentano di evitare la dispersione di risorse su iniziative non coordinate e disorganiche; in secondo luogo si è proceduto all’integrazione e alla sistematizzazione delle informazioni disponibili; in terzo luogo si è attivato un primo - e sperimentale - canale informativo e divulgativo sulle attività della presente ricerca e, più in generale, sulle relazioni e le relative problematiche tra mondo cooperativo e mondo turistico in provincia di Trento e di Bolzano. 3.1 Le condizioni metodologiche per l’allestimento di un sistema informativo sulla cooperazione nel turismo regionale La funzione informativa per due delle realtà più articolate e importati per l’economia delle province di Trento e Bolzano come quella cooperativa e quella turistica non è certamente un problema di carattere straordinario, ma deve essere anzi una di quelle che l’Ente Pubblico deve fornire agli operatori in modo continuativo. In regione esistono sicuramente molti “moduli” di un potenziale “ Osservatorio della cooperazione nel turismo ”, ma altrettanto sicuramente le informazioni oggi disponibili: 42 - non forniscono una copertura informativa del tutto completa e adeguata delle realtà cooperative che operano in campo turistico e della loro attività; non sono collegate organicamente in modo sistematico, in parte perché non esiste un Organo che raccolga e sintetizzi le informazioni prodotte e gestite da soggetti ed enti diversi; in parte perché appare tuttora debole una cultura dell’informazione come supporto indispensabile di scelte strategiche e programmatiche e quindi la necessità e l’urgenza di uno strumento di “sintesi informativa” è scarsamente percepita. Un progetto specificamente finalizzato all’allestimento di un “Osservatorio della cooperazione nel turismo” dovrebbe dunque avere le seguenti finalità: a. rafforzare negli Enti Pubblici, nelle organizzazioni rappresentative della cooperazione e presso le stesse imprese turistiche la cultura dell’informazione quale opportunità di migliorare le opportunità, ridurre i rischi di insuccesso e contenere i costi; b. creare le condizioni strutturali e relazionali per una integrazione e una valorizzazione delle esperienze in campo informativo effettuate dai diversi Enti, Uffici, Organismi pubblici che attualmente producono informazioni sulla cooperazione regionale; c. progettare e sperimentare l’avvio dell’attività di un “Osservatorio della cooperazione nel turismo” in modo da consentirne in tempi rapidi un funzionamento a carattere ordinario a servizio dell’intera realtà cooperativa e turistica regionale. Il principio di fondo al quale fare riferimento è che, per definizione, non ci può essere risposta (informativa) se non c’è domanda (di informazioni). L’importanza di un servizio realizzato per migliorare la conoscenza della realtà organizzativa e operativa della cooperazione che opera nel capo turistico è correlata al valore che viene attribuito ad una corretta ed esauriente informazione al momento di operare scelte di carattere strategico e programmatico. Questo principio ha due corollari: I. non sempre la domanda di informazione è correttamente proposta o sufficientemente esplicitata: un’azione ermeneutica che consenta di sistematizzare e, se necessario, di portare maggiormente alla luce la domanda di informazioni che provengono dalle realtà di riferimento (cooperazione e turismo) è altrettanto importate della funzione di progettazione metodologica e scientifica dell’”Osservatorio”; 43 II. la risposta informativa deve via via trasformarsi seguendo le trasformazioni della domanda a cui fa riferimento; in altri termini, le caratteristiche delle informazioni che verranno prodotte dall’”Osservatorio” non potranno essere definite una tantum, ma dovranno essere realmente efficaci rispetto alle aspettative di conoscenza delle modalità e delle realtà nelle quali la cooperazione si sta organizzando per rispondere in modo efficiente ed efficace alla domanda di servizi e di funzioni che proviene dal mondo del turismo. Un ulteriore fondamento metodologico di questo progetto è che, poiché la complessità stessa del movimento cooperativo regionale implica che vi sia una pluralità di Soggetti istituzionali che raccolgono, archiviano, gestiscono, elaborano e diffondono informazioni, la realizzazione di un sistema informativo organico, tempestivo ed efficace richiede l’interazione non solo tra basi informative, ma anche tra organizzazioni, enti e persone diverse. Prendere atto delle diverse finalità funzionali, strategiche e “politiche” di ciascuno di tali Soggetti istituzionali – e, conseguentemente, delle informazioni che essi raccolgono, archiviano e producono – rappresenta una buona base di partenza per migliorare le sinergie e le dinamiche collaborative tra di essi e, in ultima analisi, per migliorare l’efficienza e l’efficacia dell’”Osservatorio”. La definizione del profilo organizzativo e funzionale che potrà assumere l’”Osservatorio” dovrà recepire il contributo di competenza e di esperienza dei diversi Enti e Servizi che lo alimenteranno con il loro flusso di informazioni. Fin da ora è possibile, tuttavia, indicare alcune linee progettuali irrinunciabili: a. poiché l’”Osservatorio” dovrà fornire risposte efficaci ad una pluralità di attori della cooperazione trentina e altoatesina, dovrà porsi nella prospettiva (organizzativa, strutturale, relazionale, delle competenze scientifiche e professionali) di gestire una pluralità altrettanto diversificata di tipologie di informazioni: statistiche, amministrative, gestionali, strutturali, specialistiche; b. per evitare di creare una struttura complessa e scarsamente efficiente sul piano economico e funzionale, dovrà valorizzare al massimo grado le competenze e le esperienze già presenti nel panorama trentino: si renderà necessario, in questo senso, comunicare reciprocamente e concordare con i partners del progetto le reciproche competenze, spazi di iniziativa, autonomie istituzionali e relazioni funzionali; 44 c. d. 3.2 sarà indispensabile procedere ad un “censimento” delle informazioni attualmente prodotte sulla cooperazione trentina con particolare riferimento a quelle già disponibili ma non sufficientemente sfruttate e valorizzate a fini conoscitivi (ad esempio: informazioni di natura amministrativa); parallelamente dovranno essere individuate le “zone d’ombra” informative sulle quali effettuare un investimento di ricerca e di analisi (ad esempio: la conoscenza delle competenze professionali interne alle cooperative; gli ambiti di operatività possibili; ecc.). Uno strumento sperimentale di comunicazione della realtà cooperativa nel turismo e di relazione con gli operatori del settore Al fine di sperimentare e valutare la fattibilità di nuovi strumenti di informazione e di comunicazione, nell’ambito della prima fase dello studio si è ritenuto di approntare uno specifico sito Internet, attraverso il quale aprire un nuovo “canale” di comunicazione sia all’interno del mondo cooperativo che con i potenziali interessati operanti nell’ambito turistico. Tale sito - indirizzo <www.coopturismo.org> - in coordinamento con le strategie di supporto al miglioramento e all’intensificazione delle relazioni tra mondo cooperativo e realtà turistica della Regione Autonoma Trentino Alto Adige, si propone di costituire: a. b. c. uno strumento di comunicazione sulle attività di ricerca e di approfondimento effettuate nell’ambito dello studio e degli sviluppi operativi successivi; un canale per la raccolta e la sistematizzazione di informazioni riguardanti la realtà cooperativa che opera direttamente o indirettamente nel campo turistico, attraverso moduli che saranno opportunamente predisposti, questionari, contributi critici, ecc.. una opportunità per presentare esperienze, servizi, attività di cooperative che operano - oppure sono intenzionate a farlo - in campo turistico; in questo senso il materiale informativo acquisito nella prima parte dello studio e sintetizzato nelle schede riportate di seguito può rappresentare la prima base per la realizzazione di specifiche “pagine WEB”, tali da consentire allo stesso sito di proporsi come un vero e proprio “portale” Internet sulla realtà della cooperazione trentina e altoatesina che opera nel contesto turistico delle due province. 45 4. 4.1 Il fenomeno del turismo e le potenzialità della cooperazione Condizioni generali del turismo La concorrenza fra le destinazioni di tipo tradizionale e gli operatori del settore turistico dei paesi industrializzati ha acquisito da ormai più di un decennio una nuova dimensione dovuta ai massicci interventi di liberalizzazione nell’ambito degli scambi internazionali di capitale e commercio e ai cambiamenti di comportamento da parte del consumatore che ne sono seguiti. Le condizioni e le capacità concorrenziali delle nazioni, delle imprese, dei settori, dei comprensori, delle località e delle imprese turistiche stanno mutando in modo sostanziale. Sia la pressione del mercato, che sta gradualmente aumentando, che la necessità di innovazione dell’offerta che ne consegue rendono necessari nuovi modelli strategici di gestione aziendale e di marketing per poter reagire ai fenomeni della globalizzazione e della liberalizzazione. La creazione di nuove destinazioni turistiche e di nuovi prodotti turistici avviene agli inizi degli anni novanta a causa dei vantaggi connessi all’apertura verso il mercato est-europeo, alle quasi illimitate potenzialità del transito aereo liberalizzato e, quindi, ad una maggiore attrattività delle destinazioni di paesi lontani. Inoltre, la standardizzazione e la globalizzazione delle offerte turistiche comporta una pressione della qualità e dei costi, e, come conseguenza di ciò, ad un mercato saturo, in cui non risulta più possibile competere, a meno che non venga definito in modo chiaro il posizionamento della propria offerta e delle proprie competenze specifiche attraverso un’analisi esatta della catena dei valori. In molte destinazioni turistiche di tipo tradizionale e in modo particolare nella zona alpina, le infra e sovrastrutture spesso non sono adeguate. Inoltre vi sono stati degli sviluppi poco consoni alle regole concorrenziali nei fattori produttivi capitale e lavoro (cfr. Tschurtschenthaler, 1996, pp.55). Questi fenomeni hanno influenzato notevolmente la capacità di prestazione e rendimento da parte delle imprese turistiche. Molte imprese rispondono ai cambiamenti avvenuti sui mercati turistici con una sostanziale ristrutturazione organizzativa e politico-economica. In un periodo di mutamenti e sconvolgimenti è necessario esaminare tutto in base alla sua utilità, le barriere fra gli ambiti di responsabilità devono essere eliminate e i diversi settori funzionali devono essere definiti in modo tale da garantire della destinazione valido. 46 Senza ombra di dubbio il turismo è influenzato fortemente dalle tendenze di globalizzazione e liberalizzazione, le quali influenzano a loro volta il comportamento della domanda in ambito turistico. Il turismo è ormai diventato uno dei settori economici più importanti e ciò è dovuto sia alla sempre maggiore divisione del lavoro a livello internazionale, sia alla crescita del benessere in quei paesi che da paesi in via di sviluppo si stanno trasformando in paesi politicamente ed economicamente emergenti. Risulta difficile definire chiaramente la posizione della concorrenza dato che si riscontra una differenza di tempi e di intensità nello sviluppo di nuovi prodotti turistici; di conseguenza risulta difficile un posizionamento delle nuove destinazioni. In un primo momento i processi di globalizzazione avvengono fra i paesi industrializzati, poiché questi si trovano in una situazione di vantaggio a causa dei loro simili meccanismi di mercato. Le dimensioni spaziali fortemente relativizzate rendono ulteriormente difficoltoso il riposizionamento di una destinazione all’interno della concorrenza globale. Le mete tradizionali - siano esse località, comprensori o stati – possiedono, con i loro validi prodotti e con un’organizzazione adeguata, un netto vantaggio, che però può facilmente essere perso all’interno dei turbolenti mercati. In tale contesto una strategia ben strutturata acquista una notevole importanza per la gestione delle imprese: in una realtà così frenetica é indispensabile concentrarsi sulle competenze specifiche, su un orientamento sui processi commerciali, sull’organizzazione e sulla comunicazione come condizioni necessarie per essere economicamente competitivi e produttivi (cfr. Hinterhuber/Krauthammer, 1997, p.43). Gli sviluppi del turismo alpino europeo presentano una grande sfida per la capacità concorrenziale delle destinazioni alpine, sia dal punto di vista della domanda, che dal punto di vista dell’offerta, e ciò è dovuto principalmente ai fattori produttivi posizionati in modo sfavorevole. L’internazionalizzazione e la globalizzazione limitano la concorrenza di paesi, comprensori, località e imprese, in quanto una parte della catena dei servizi deve avvenire necessariamente a livello locale. Con l’inizio dello sviluppo turistico, che risale al periodo tra l’ultimo quadrimestre del ‘700 e il primo quadrimestre del ‘800, ma anche successivamente, l’arco alpina – e quindi anche il Trentino e l’Alto Adige – si presenta come una regione poco sviluppata con una produttività relativamente scarsa. Il basso livello di retribuzione che ne risultò ebbe anche delle conseguenze negative per il turismo, il quale ricorse per lungo tempo a un mercato del lavoro caratterizzato da una retribuzione bassa e quindi poté trovare un suo equilibrio attraverso una forte intensità di lavoro e 47 di servizio. La forza lavoro proveniva principalmente dal settore agricolo e divenne attivo anche nel settore imprenditoriale agevolato dalla forte richiesta che avvenne intorno alla fine degli anni settanta del ‘900 (cfr.Tschurtschenthaler, 1996, p.61; Weiermair/Auer, 1997, p.3). La condizione sfavorevole del turismo alpino dovuto allo sviluppo lento dei costi salariali aumenta in confronto alle destinazioni lontane anche a causa dell’internazionalizzazione e della globalizzazione. Ciò comporta un’ulteriore riduzione quantitativa e un’ulteriore rincaro di personale qualificato. In base a queste considerazioni risulta evidente che proprio la mancanza di personale qualificato sul territorio alpino presenta un limite anche e soprattutto per quanto concerne la cooperazione, dato che le risorse umane rappresentano il capitale più importante per questa forma organizzativa. D’altro canto proprio dalla fase di maturazione del turismo alpino emergono in modo sempre più netto i punti deboli e problematici di questo settore che possono essere riassunti come segue: dimensioni inadeguate delle strutture aziendali, rate di produttività troppo basse, un livello di professionalità insoddisfacente e uno scarso adattamento dell’offerta ai cambiamenti della domanda in particolar modo dovuto a una manchevole disponibilità alla cooperazione. La frammentazione e la strutturazione in dimensioni piccole dell’offerta, i bassi investimenti e le scarse innovazioni nell’arco alpino, l’alto grado di imitazione dei nuovi prodotti e dei metodi di commercializzazione rendono praticamente impossibile una soddisfacente capacità competitiva del turismo alpino. Solo attraverso la creazione di vantaggi concorrenziali unici le destinazioni di tipo tradizionale possono usufruire dei vantaggi della globalizzazione: ottimizzazione delle capacità organizzative, specializzazione attraverso la cooperazione e una concentrazione sulla qualità dei servizi e prodotti offerti. Una strategia vincente ed economicamente produttiva richiede una forte ristrutturazione e prevede una definizione degli standard di qualità e delle modalità per poterla garantire. Un livello alto della produttività economica totale e di conseguenza un alto livello salariale obbligano il turismo alpino al raggiungimento di vantaggi concorrenziali attraverso un’offerta qualitativamente valida (cfr. Pechlaner, 1997, p.33; 1999a, p.339; 1999b, p.39). 48 4.2 Il turismo come sistema L’insieme dei rapporti e degli aspetti del turismo possono essere definiti come “sistema-turismo” (cfr. Kaspar, 1995, p.15). Il sistema-turismo rappresenta le condizioni generali che influenzano il turismo. L’impresa turistica, le località turistiche e il management delle imprese e dei luoghi turistici sono gli aspetti fondamentali di questo sistema: quest’ultimo è determinato da fattori economici, tecnologici, sociali, politici ed ecologici, i quali esercitano un’influenza sui soggetti ed oggetti turistici. Il soggetto turistico non è altro che l’ospite o il visitatore, il quale definisce l’offerta e il prodotto a livello locale, regionale, nazionale e addirittura internazionale in base alle sue esigenze. L’ospite usufruisce dei servizi che maggiormente corrispondono alla sua idea e concezione di qualità. Questi servizi vengono offerti dagli oggetti turistici: imprese turistiche, località e comprensori turistici, nonché organizzazioni turistiche sono gli elementi fondamentali: • • • L’impresa turistica: impresa di tipo economico con lo scopo di offrire prestazioni e servizi in ambito turistico. L’organizzazione turistica: unità coordinatrice per regioni e località turistiche. Le località e i comprensori turistici: bacini turistici (località, comprensori, regioni) con una certa rilevanza per gli abitanti della zona e per gli agenti economici di un comprensorio e/o località. Possono essere definite anche come destinazioni: le destinazioni sono appunto i bacini turistici, ma dal punto di vista dell’ospite. Kaspar definisce una località come insieme di tutte le prestazioni turistiche, come punto di cristallizzazione dell’evento turistico dal quale parte l’attrazione decisiva della domanda (cfr. Kaspar, 1995, p.15). L’insieme di tutte le prestazioni di una certa rilevanza per un mercato turistico determinano il marchio e/o il nome di una località. Questo punto di cristallizzazione è composto dall’offerta originaria e dall’offerta che deriva da tale cristallizzazione: Mentre l’offerta originaria si determina dalle circostanze naturali di una destinazione, dalle condizioni ambientali, dalla popolazione e dalle infrastrutture comunali della località, l’offerta derivata è composta dagli impianti che modificano la località, dalle infrastrutture necessarie al soggiorno e dalla mediazione con il turista. Esiste una differenza sostanziale tra un’ubicazione ed una destinazione; ciò spiega anche la sostanziale differenza fra l’economia turistica e le altre tipologie di imprese industriali: le seconde nella maggior parte dei casi 49 hanno la possibilità di vendere i loro prodotti e/o servizi là dove il potenziale acquirente è raggiungibile dal punto di vista spaziale. I servizi turistici, invece, presuppongono che il loro consumo avvenga nel luogo. Il luogo di interesse per chi offre un bene e/o un servizio è sempre l’ubicazione nella quale nascono e vengono consumati un offerta e/o un prodotto. Un’ubicazione altro non è che una regione turistica vista dall’ottica di chi offre questo servizio. I turbolenti e drastici cambiamenti nei mercati hanno determinato una messa in discussione delle strutture di spazio e di offerta da parte dell’ospite. Egli ormai vorrebbe vivere la sua vacanza senza limiti spaziali e ciò significa che i confini di un evento possono essere confrontati sempre meno con i confini di un comune (politico) o di una regione. Solo così si spiega il tentativo di creare delle organizzazioni turistiche a livello comprensoriale, come avviene in molte regioni e destinazioni europee, in cui si creano delle strutture, che sul mercato presentano il necessario potenziale per affermare la loro strategia. 4.3 La destinazione come sistema Si può parlare di una destinazione nel momento in cui il relativo luogo di interesse è definito dal punto di vista spaziale e contenutistico in modo tale da soddisfare i bisogni e le esigenze di un mercato o di un gruppo. Da questo punto di vista le destinazioni possono essere definite come unità concorrenziali intese come prodotti o insieme di prodotti ritenuti determinanti dall’ospite per il suo soggiorno (cfr. Bieger, 1996; Pechlaner/Weiermair, 1999). Il prodotto della destinazione contiene servizi come vitto, alloggio, servizi di trasporto, eventi ecc., ma anche componenti, che sono una parte essenziale della destinazione, come ad esempio il paesaggio e gli abitanti della destinazione. Il fattore di maggiore importanza è però un approccio alla destinazione fortemente orientato al cliente, che viene messo a disposizione da una vasta gamma di persone e istituzioni della destinazione. Le destinazioni offrono, quindi, quei prodotti che l’ospite ritiene fondamentali per il suo soggiorno. La gestione, la commercializzazione e lo sviluppo di un luogo implicano, quindi, un’agglomerazione e un coordinamento in base alle richieste del mercato. La gestione di una destinazione si concentra sia sulla riunione di collaboratori interni ed esterni, sia sul consolidamento delle risorse e sullo sviluppo e la realizzazione di innovazioni. Nel management della destinazione sviluppo significa passione e motivazione da parte dei fornitori dei servizi. La commercializzazione dipende direttamente dalla volontà generale di creare un prodotto consono alle esigenze del mercato, dalla competenza relativa 50 alla distribuzione con un unico marchio e dalla possibilità di infliggere sanzioni per poter garantire gli standard di qualità. Da questi ambiti di competenza del management della destinazione possono nascere conflitti che richiedono delle adeguate capacità di gestione. Il management di una destinazione turistica è, dal punto di vista della destinazione, attivo nel marketing locale e regionale, dal punto di vista del ospite potenziale, invece, lo è nel management della destinazione. Ciò va oltre la semplice discussione teorica ed è dimostrato anche dai conflitti che avvengono quotidianamente all’interno di un management della destinazione per quanto concerne la delimitazione fra l’ospite e il fornitore di servizi, il viaggiatore e chi lo ospita. Le conseguenze più immediate sono visibili nelle decisioni di marketing, le quali devono essere prese in concordanza con le richieste del mercato e la situazione reale della destinazione. La domanda che emerge regolarmente nelle varie fasi del processo manageriale è la seguente: La regione possiede il potenziale necessario per la formazione di una destinazione? Possedere un potenziale per la destinazione significa avere o creare le condizioni necessarie per imporsi sul mercato, per poter offrire un vantaggio all’ospite e per mettere in piedi un’efficiente organizzazione. Si possono definire le destinazioni come entità concorrenziali orientate al processo (cfr. Bieger, 1996, pag.47). Esse rappresentano il contesto geografico (località, comprensorio, regione) che il turista ovvero il segmento di turista sceglie come destinazione del proprio viaggio. All’interno del proprio bacino, la destinazione può contemplare tutti i vari elementi che compongono la catena dei valori, e deve saper infine offrire tutto l’insieme delle prestazioni richieste dal cliente anche cooperando con altre destinazioni. Poiché il turista nella maggior parte dei casi non è in grado di distinguere le diverse imprese, che contribuiscono alla totalità dei servizi offerti da una destinazione, ciò che risulta essere determinante nella concorrenza delle destinazioni sono un approccio e/o una produzione dei servizi qualitativamente validi ed orientati al processo. La soddisfazione degli stakeholders – i gruppi di riferimento di un’impresa – e la concentrazione sulle competenze fondamentali richiedono un passaggio da un “pensare in termini di funzioni” ad un “pensare in termini di processi”. I processi di vendita implicano orizzontalmente tutti gli ambiti funzionali, sono rivolti all’adempimento delle richieste dell’acquirente, ottimizzano l’organizzazione esistente e sono guidati da un dirigente. Ai fini della discussione o destinazione sono determinanti i diversi livelli in cui avviene il posizionamente sul mercato della destinazione (cfr. Bieger, 1996, pag.74). Un fattore determinante è inoltre rappresentato dalla percezione da parte del turista: quanto più la destinazione risulta lontana per il potenziale turista, tanto più ampia sarà infatti la definizione geografica e in 51 termini di servizi offerti che ne verrà data. Ciò implica tuttavia anche una continua riformulazione, in base alla percezione prodotta da parte del cliente o al segmento di clientela cui ci si rivolge, del prodotto turistico stesso, che deve essere presentato al potenziale turista con l’ausilio di un’adeguata organizzazione. L’elemento cruciale sarà quindi la capacità di definire le strutture gestionali e organizzative più adeguate ai fini di un’attuazione incisiva ed efficace, conformandosi a una domanda specifica proveniente da mercati tra loro diversi e in costante trasformazione. Tanto più in un momento in cui le organizzazioni turistiche tradizionali sono coinvolte in maniera determinante nella formulazione di destinazioni. La definizione di una destinazione richiede quindi un approccio orientato al processo astraendo in qualche modo i meccanismi tradizionali delle organizzazioni turistiche attraverso una divisione funzionale e settoriale, in modo da superare i limiti istituzionali e geografici e/o in modo da integrarsi con gli stessi. Fattori concorrenziali rilevanti sono le possibilità di influenza sui settori produttivi ed aziendali per rendere possibile un posizionamento efficace e lo sfruttamento ottimale delle sinergie con l’ausilio di strategie di cooperazione. Il destination management e il destination marketing vanno oltre il semplice marketing turistico. Le interdipendenze esistenti tra una destinazione turistica e il contesto economico all’interno del quale essa si colloca generano infatti delle conseguenze vantaggiose per ambedue, sia a livello economico che sociale. Dalla collocazione sul mercato di prodotti locali all’interno della destinazione (collaborazione tra turismo e agricoltura) e all’esterno della stessa (marketing dell’ubicazione), sino all’identità socioculturale con l’immagine presente sui mercati e alla conseguente impostazione positiva della collettività nei confronti dell’economia turistica, si individua quindi una stretta interrelazione tra la destinazione stessa e i principali fattori legati alla collocazione geografica. Non da ultimo, considerare la tradizione di una terra e la sua immagine come fattori chiaramente positivi ai fini della valutazione complessiva di una collocazione geografica anche per la piccola e media impresa costituisce un aspetto da non sottovalutarsi. 52 4.4 Il cambiamento delle condizioni di mercato: verso un nuovo turista Il management (comprensori turistici, destinazioni turistiche ed imprese turistiche) si muove in un ambito in cui risultano essere di fondamentale importanza i seguenti elementi: 1. Informazione e comunicazione Le reti di comunicazione globali portano sempre più ad un aumento e flusso di informazione e comunicazione. Ciò da un lato offre dei vantaggi per lo sviluppo turistico, dall’altro lato i consumatori vengono travolti da informazioni e le percepiscono solo in modo selettivo. In questo modo l’efficienza della comunicazione anche nel turismo risulta ostacolata (cfr. piano settoriale per l’economia del turismo, 1997, pag.25) 2. Le strutture temporali Anche le strutture temporali stanno subendo dei cambiamenti: il turista potenziale sarà sempre più in grado di poter distribuire il proprio tempo in modo flessibile e con ciò sfrutterà sempre maggiormente la possibilità di intraprendere viaggi a breve tempo. In generale la domanda di servizi turistici diventa sempre più eterogenea e spontanea e ciò comporta degli svantaggi a chi offre un servizio turistico in quanto prevedere e pianificare un’offerta in modo efficace risulta difficile. 3. Il cambiamento dei valori Attualmente è in corso un forte cambiamento dei valori. Dalla generazione del Dopoguerra, che aveva come valori fondamentali l’ordine e il rendimento, si è passati alla generazione del benessere, che è più alla ricerca di grandi avventure e della propria realizzazione, nonchè del raggiungimento di un’ottima qualità di vita. E proprio le generazioni future saranno sempre più alla ricerca della propria realizzazione. La vacanza acquista cosi un ruolo fondamentale nella gestione del tempo libero delle persone. La vacanza al giorno d’oggi dovrebbe andare oltre il riposo e la ricreazione e dovrebbe - appagare il turista offrire la possibilità di fuggire in un mondo nuovo lontano dalle incertezze economiche, sociali, ecologiche e politiche della nostra società favorire la collettività 53 Il turista si muove con sempre maggiore facilità e sta diventando sempre più esigente ed imprevedibile. Sempre meno segue i trend e per la sua vacanza, che oramai può definire autonomamente, egli desidera elementi particolari ed individuali. Dal punto di vista del turista la vacanza rappresenta sempre più un “viaggio paradisiaco”, una realtà opposta a quella quotidiana dalla quale egli vuole fuggire. Definire in modo soddisfacente un’offerta risulta quindi difficile, perché da un lato bisogna tener conto di un certo segmento di turisti, dall’altro lato bisogna lasciare spazio agli individualismi. Gli operatori turistici devono imparare non solo a gestire questi sviluppi, ma devono anche riuscire a trarre dei vantaggi: la cura delle piccole, ma sottili differenze diventa un fattore concorrenziale determinante. 4.5 Turismo e cooperazione: ipotesi per un chiarimento dei punti di contatto Il turismo è attività di informazione: verso il suo interno nei confronti della popolazione e degli agenti turistici con l’intento di definire gli scopi che non sempre sono corrispondenti fra le due parti – lo scopo principale deve comunque essere quello di garantire lo sviluppo regionale; verso l’esterno quando si tratta di posizionare sul mercato un comprensorio in modo attrattivo, di creare un marchio che dia fiducia ad una destinazione e di iniziare una valida attività di marketing con l’ausilio di strategie di comunicazione adeguate per tutti gli operatori. L’informazione e la comunicazione sono parte della commercializzazione, ma dipendono fortemente dal grado di identità di una popolazione nei confronti del turismo: nel momento in cui gli abitanti di un comprensorio percepiscono in modo negativo la commercializzazione del comprensorio il successo della destinazione turistica è messo in discussione. Come può allora il sistema turismo garantire o ostacolare le condizioni necessarie di una identità culturale (pluralità, sicurezza e attività)? Lo scopo del management e del marketing di un comprensorio non si limita ad offrire al mercato le informazioni necessarie riguardanti una destinazione, ma deve anche creare e definire le potenzialità di una destinazione espressa attraverso le capacità degli operatori turistici di aumentare e migliorare la raggiungibilità del turista. Questo presuppone la disponibilità di un servizio di informazione e prenotazione, ma presuppone anche la capacità di aprirsi al mercato internazionale e di garantire delle strategie orientate al cliente con lo scopo di invogliare quest’ultimo a tornare nella destinazione. 54 Il turismo è un’attività di informazione e comunicazione – la cooperazione ne è una strategia necessaria I prodotti turistici sono composti da una serie di servizi, che nei paesi turistici di tipo tradizionale come lo è anche l’arco alpino vengono offerti singolarmente dalle imprese. Il compito fondamentale delle strutture cooperative del management e del marketing della destinazione – cioè delle organizzazioni turistiche – è quello di garantire un collegamento interno alla produzione e di integrarlo con servizi a carattere pubblico nel momento in cui vene fosse la necessità. Dato che il prodotto turismo altro non è che un sistema di singoli servizi imprenditoriali, le strutture del marketing cooperativo ricoprono principalmente una funzione di progettazione e di definizione della mission; inoltre ricoprono una funzione rivolta all’offerta (ad esempio la funzione informativa attraverso i service-center) là dove si creano beni di carattere pubblico. Accanto alla funzione di marketing è anche fondamentale la funzione di rappresentanza di interessi. La cooperazione è un elemento necessario per far sopravvivere il sistema turismo, per lo meno nei comprensori caratterizzati da una strutturazione in dimensioni limitate e da una forte frammentazione dell’offerta. Ma proprio la strutturazione in dimensioni limitate dell’offerta porta con sè uno svantaggio per la cooperazione (cfr. Bieger/Weibel, 1998, pag.179): • Un posizionamento poco profilante e attuale a livello imprenditoriale a causa di insufficienti investimenti nell’innovazione e nella concettualizzazione. • Un posizionamento di una destinazione poco definito e debole a causa di un marketing imprenditoriale troppo particolareggiato, di una mancanza di mezzi e di una forte presenza politica all’interno delle organizzazioni turistiche. • Una catena dei servizi poco efficiente dal punto di vista della convenienza, in quanto fra le singole imprese indipendenti fra loro vengono a mancare dei servizi (per esempio il trasporto dalla stazione all’albergo, la consulenza e la prenotazione di ticket negli alberghi). • Una produzione poco ottimizzata dal punto di vista dei costi, in quanto vengono offerti servizi uguali all’interno di aziende e imprese di dimensioni piccole (ad esempio cucine presenti in ogni piccola pensione). • Dal punto di vista temporale i prodotti non vengono sempre offerti in modo ottimale (ad esempio il turista di una località sciistica tradizionale necessita relativamente molto tempo per la prenotazione in uffici turistici e presso le scuole sci, per l’acquisto dello ski-pass o per il versamento della cauzione per il noleggio dell’attrezzatura da sci). 55 • Strumenti poco innovativi dovuti ad una mancanza di know-how e ad investimenti minimi nello sviluppo; la scarsa presenza di strumenti orientati al mercato (ad esempio vendita attiva) a causa della neutralità e della politicizzazione delle organizzazioni turistiche. • Offerte poco flessibili, bensì semplici e standardizzate, in quanto risulta dispendioso e complicato trovare un’intesa su combinazioni nuove di prodotti, nonché organizzare eventi. Il controllo dei prezzi spesso non avviene in quanto sono necessari chiarimenti dettagliati e spesso mancano gli investimenti nei sistemi. La cooperazione è una delle molte opzioni strategiche, ma in ambito turistico rimane un sistema di base. Le strategie di cooperazione offrono alle imprese un’ulteriore ambito d’azione: esse sono sostanzialmente di supporto decisivo per il raggiungimento degli scopi imprenditoriali. L’organizzazione turistica di un comprensorio è una struttura sussidiaria per il raggiungimento degli scopi di un’impresa turistica ed è finalizzata alla creazione della redditualità di un’impresa che offre alloggio attraverso una esternalizzazione delle capacità e potenzialità. La cooperativa come forma strutturale di collaborazione rappresenta, quindi, una struttura sussidiaria per l’imprenditore. La cooperativa presenta, infatti, come suo principio di base una funzionalità di tipo sussidiario. Ciò rappresenta un grande valore per il turismo. Dalle necessità dei clienti, degli ospiti e dei visitatori, nonché dalle necessità della popolazione o di una parte di essa scaturisce la creazione di servizi e prodotti da parte dell’imprenditore. La cooperativa entra in gioco nel momento in cui risponde a determinati bisogni comuni delle imprese con la conseguente creazione di servizi. La collaborazione tra il turismo e la cooperativa può acquisire un’ulteriore funzione importante, se riesce a riconoscere in tempo i bisogni e i trend del potenziale turista e, quindi, definire delle nuove forme di collaborazione all’interno del settore turistico e/o fra il turismo ed altri settori. Il turismo è più di un semplice settore economico Dall’ottica del turista una destinazione deve poter garantire tutti quei servizi, che il turista stesso ritiene necessari per il suo soggiorno. Questi servizi sono più che puri servizi turistici. Infatti, fra loro rientrano, ad esempio, il consumo di prodotti agricoli della zona e l’acquisto di prodotti artigianali locali. Il turismo non è un settore circoscritto, ma viene a contatto con molti altri settori economici e ambiti sociali: cultura, commercio e industria si intrecciano con il turismo; shopping e l’acquisto di oggetti di artigianato artistico fanno ormai quasi parte del turismo. D’altro canto è il turismo 56 stesso che rafforza e promuove le piccole attività artigianali ed industriali. Queste sono i presupposti per una collaborazione. Il marketing della destinazione, infatti, va oltre il marketing turistico, ma in futuro sarà sempre più importante rafforzare la rete fra i vari settori economici e, da parte del turismo, garantire e rafforzare l’integrazione fra i vari servizi, che vengono prodotti ed offerti in un comprensorio. Ed è proprio qui che il cooperativismo attraverso l’offerta di servizi sussidiari presenta delle forti potenzialità. Le persone sono l’elemento fondamentale sia per il turismo che per il movimento cooperativo L’uomo si trova al centro del evento turismo: la soddisfazione di ospiti e clienti rappresenta il prodotto finale, che le imprese turistiche devono produrre, per essere competitivi. Ciò vale anche per la cooperazione: la cooperativa nasce con lo scopo di riunire persone che perseguitano comuni interessi. Inoltre, le persone e le loro capacità comunicative sono di grande importanza quando si tratta di integrare e superare le interfacce che sono allocate fra i diversi servizi. A tale scopo il turismo necessita una nuova leadership e la cooperativa offre la possibilità di svilupparla in quanto la forma giuridica della cooperativa presenta questi vantaggi a differenza di altre figure quale ad esempio l’associazione. Il sistema consortile come alternativa alle forme d’impresa centralizzate Un aspetto centrale del management della destinazione è l’aumento di motivazione e di disponibilità attraverso il decentramento delle funzioni. La condizione necessaria per poter acquisire le capacità e conoscenze necessarie è un’esatta conoscenza della situazione locale e un forte senso di responsabilità. Ciò si rispecchia nell’offerta di prodotti e servizi particolari. Si è arrivati alla stessa conclusione anche nell’ambito dei sistemi consortili, sia a livello teorico che a livello pratico: da un lato per poter garantire uno degli aspetti fondamentali di questa figura giuridica - l’unione e l’incentivazione dei soci - che necessariamente deve avvenire a stretto contatto con loro; dall’altro lato per potersi appoggiare sulle attività del consorzio meno specializzate a livello locale (cfr. Bonus, 1994, pag.54; Thiemann, 1997, pag.43); infine per motivare l’attuale discussione sulla suddivisione del sistema consortile da secondo a terzo grado che garantirebbe unità autonome di cooperative locali, le quali, stando a stretto contatto con il territorio sono le uniche forme di organizzazione che possono compensare un management e marketing centralizzato e lontano dal proprio cliente (cfr. Schierenbeck, 1988; Steiner, 1989) 57 5. Esperienze internazionali nell’ambito della cooperazione nel settore del turismo È sempre meno sorprendente la presenza di uffici viaggi, sia nelle grosse imprese – che solitamente si occupano della vendita all’ingrosso – sia nelle filiali bancarie – che si occupano dei servizi relativi al traffico monetario. I clienti della maggiore catena di supermercati austriaci, ad esempio, possono usufruire nelle singole filiali dell’offerta globale di viaggi, elaborata in collaborazione con uno dei più grandi operatori turistici d’Europa; dall’offerta da parte dell’organizzatore di viaggi austriaco ITS si stanno sviluppando improvvisamente viaggi-ITS-BILLA. Un passo ulteriore è stato fatto dalle ferrovie dello stato svizzere (SBB) con lo scopo di allontanarsi dalla propria immagine di impresa di trasporti di tipo pubblico: oltre ai già esistenti uffici viaggi SBB/Kuoni e SBB/Hotelplan, dalla metà dell’anno scorso esistono 140 punti vendita con il logo “Best Ticket by SBB” nati da una forte collaborazione con gli operatori turistici, ma con una propria linea di prodotti denominata “Railaway” (cfr. Wasser, 1999). Le tradizionali strutture settoriali stanno – come dimostrato dall’esempio sopra citato – evidentemente subendo dei cambiamenti; ciò comporta una rafforzata riflessione da parte delle diverse unioni settoriali, le quali sono organizzate in base alle tradizionali delimitazioni in categorie, settori e industrie, mentre le tendenze dei mercati e i cambiamenti di atteggiamento da parte dei consumatori mostrano nuove dimensioni rendendo necessarie nuove strategie per poter far fronte al cambiamento strategico e organizzativo. Attualmente sono soprattutto le alleanze e le cooperazioni strategiche intersettoriali che dominano la concorrenza nel turismo. La concorrenza turistica al di là delle delimitazioni settoriali descrive adeguatamente la situazione attuale nei mercati e nelle organizzazioni, richiedendo dai responsabili delle imprese turistiche un alto livello di leadership in forma di creatività e di capacità di imposizione, per poter rispondere ai turbolenti cambiamenti sui mercati in modo adeguato. La formulazione e la realizzazione di strategie che partono da una nuova delimitazione settoriale è resa difficile soprattutto dalla conoscenza insufficiente delle altre strutture settoriali e delle possibilità di sfruttamento delle potenzialità di questi settori, poiché anche questi ultimi sono in continuo cambiamento e sono sempre meno riconoscibili e analizzabili con l’aiuto di strumenti tradizionali. 58 È fondamentale chiedersi da un lato, quali siano i fattori che determinano le migrazioni dei settori, dall’altro lato, quali conoscenze siano necessarie per poter comprendere i vantaggi e le opzioni strategiche collegati alla migrazione da un settore in un altro; meno importante è invece definire i rischi in base ai criteri tradizionali per la definizione dell’ambito concorrenziale. Questa definizione risulta essere comunque assai difficile, poiché dai settori non-turistici emergono nuovi competitori che rendono impossibile un’analisi settoriale basata su vecchi criteri. Chi avrebbe mai detto che la Microsoft, il più importante gruppo di IT al mondo, sarebbe diventata nel corso di pochi anni leader nel settore dell’offerta di viaggi online (Expedia)? Il “One-stop travel shopping” è stato reso possibile nella sua dimensione globale dalla possibilità di accedere a offerte prenotabili di più di 450 linee aeree, 40.000 imprese di crociera, operatori turistici e società per il commercio di destinazioni. Dato il radicale cambiamento di atteggiamento del consumatore in base alle nuove possibilità di comunicazione per mezzo dei servizi on-line, in particolare Internet, la società d’informazione è diventata realtà. Questo dato di fatto non solo rende anche possibile la creazione di interfacce efficienti fra le diverse offerte all’interno della catena dei servizi, percepite dal potenziale consumatore in modo diverso, ma rende possibile un’interfaccia fra la domanda e l’offerta. I processi di informazione cambiano le regole del gioco della concorrenza; con l’introduzione dei sistemi di prenotazione sfumano, ad esempio, i confini fra incoming e outgoing. I sistemi on-line su Internet rafforzano questa integrazione e permettono a colui che possiede, elabora e gestisce tali informazioni, di essere più competitivo di colui che semplicemente svolge una funzione commerciale in forma di diffusione di informazioni (cfr. Beritelli, 1999, p.38). Una più facile integrazione resa possibile dalle nuove tecnologie ha, tuttavia, come conseguenza negativa la perdita del vantaggio collegato all’attività rivolta verso la creazione del valore interno alle categorie, ai settori e alle industrie. Le stesse possibilità di integrazione sono presenti nei sistemi consortili e/o nei sistemi a rete con membri organizzati in modo autonomo. I cambiamenti delle barriere di entrata sul mercato, spesso collegati a sostanziali facilitazioni di entrata sul mercato da parte di nuovi competitori in una struttura settoriale tradizionale, la creazione di nuovi destinatari e segmenti di clienti, nonché la necessità di proporre prodotti e combinazioni di prodotti sempre nuovi, rappresentano nella maggior parte dei casi le conseguenze dei cambiamenti sopra citati. Questi cambiamenti influenzano in sostanza la struttura della creazione del valore di un’impresa e/o di un intero settore – con le conseguenze che ne seguono come sopra descritto con alcuni esempi. Con rapporti di sostituzione e di accomandatario vengono anche trasformati i rapporti concorrenziali negli altri settori e/o ne vengono creati di nuovi. 59 La catena di valore di un’impresa rivolta alla concorrenza in un determinato settore rientra in un sistema delle risorse con aumento di valore, il quale può essere definito come “sistema di valore” (Porter, 1993, pp.64.). La singola impresa trae le risorse da catene di valore presenti e le trasporta su quelle successive. L’esempio nell’illustrazione 1 mostra la posizione esemplare di un’impresa alberghiera e dei settori che si ricollegano a questa in unione con altre catene di valore settoriale selezionate. L’intero sistema di valore rappresenta l’impresa turistica, all’interno della quale i singoli settori sono rappresentati in una conseguenza logica. Sistema di valore di una destinazione Sistema di valore degli operatori turistici Sistema di valore degli organizzatori di viaggi Sistema di valore delle imprese di trasporto Sistema di valore degli esercizi ricettivi alberghieri Sistema di valore delle imprese gastronomiche Sistema di valore di una organizzazione di destinazione Sistema di valore di varie imprese Sistema di valore delle imprese di trasporto Illustrazione 1: il sistema di valore sull’esempio dell’impresa turistica Le imprese e i mercati sono soggetti ai seguenti sostanziali cambiamenti, i quali necessitano una forma più flessibile dell’analisi e della strategia concorrenziale: • • • • • • Deregolarizzazione (deregulation) e privatizzazione, Fusioni e concentrazioni, Alleanze e cooperazioni strategiche o, addirittura, una cooperazione virtuale (cfr. Schertler, 1998, p,298), Fidelizzazione del cliente verso un adattamento delle abitudini di consumo, Internazionalizzazione dei parametri della domanda e dell’offerta Sviluppo rapido nel settore dell’IT fino ad una liberalizzazione dell’informazione e della conoscenza da parte dello Stato (cfr. Ohmae, 1995, p.102). Deregolamentazione, privatizzazione ed informatizzazione – queste sono in sostanza le forze responsabili per le agitazioni in atto nella struttura tradizionale dei settori e delle imprese che mettono in discussione la concorrenza settoriale e l’analisi dei settori in base ai modelli esistenti. 60 Come può essere garantito un solido sviluppo d’impresa turistica, se a queste condizioni le definizioni delle strategie e degli scenari sono quasi diventate un gioco d’azzardo? La vera sfida per la gestione aziendale è data dalla determinazione tempestiva delle opportunità e dei rischi che risultano dalle tendenze di globalizzazione sopra citate; un’ulteriore sfida è data dalla creazione di un’organizzazione imprenditoriale, la quale si può adattare in tempi brevi sia alle nuove strutture della creazione del valore e sia ai mercati flessibili. La business migration mostra, quindi, come il settore turistico sempre meno possa essere definito come un singolo settore, poiché sempre più settori, che prima non erano attivi nel turismo, iniziano ad entrare sul mercato turistico sfruttando le proprie competenze ed eliminando così la tradizionale concorrenza fra i singoli settori. In relazione a ciò nasce la domanda su quale sia il ruolo che la cooperazione ricopra e/o possa ricoprire. Naturalmente anche nell’ambito cooperativistico e nei settori che tradizionalmente si basano su un’organizzazione cooperativistica si possano osservare fenomeni definibili come una business migration (quasi) cooperativistica. 5.1 Andare in vacanze con la banca La Banca Popolare Baden-Baden punta sulle vacanze. Le sempre maggiori offerte di viaggi da parte di cooperative di credito presentano una caratteristica strutturale tipica delle cooperative: l’operatore turistico di viaggi per comitive e di viaggi particolari Actionade, una società affiliata della DER e della Banca Popolare Baden-Baden, si è specializzato sul commercio di viaggi tramite banche popolari. A ciò si aggiungono tre uffici viaggi turistici. I responsabili concordano sul fatto che i clienti che decidono di fare una vacanza organizzata dalla loro banca, richiedano alti standard di qualità (Fischer, 1999). I viaggi particolari organizzati dalla banca, per i clienti sono spesso i secondi o terzi viaggi dell’anno (“viaggi di seconda o terza priorità”). Questa categoria di viaggiatori richiede alti standard di qualità, poiché le persone che decidono di intraprendere un viaggio di breve durata sono disposti a spendere più denaro per una breve, ma bella vacanza. L’impegno da parte delle banche è indubbiamente proficuo poiché al cliente viene offerto un servizio in più, il che migliora l’immagine della banca. Sono soprattutto le banche organizzate in forma cooperativistica, che in Germania e in Austria, ma anche in Belgio e in Olanda, presentano un’offerta di viaggi ai loro clienti. Ciò si spiega in base al fatto che solo le banche organizzate in questa forma hanno un legame così forte con il loro cliente e/o socio, da poter aumentare ulteriormente il loro legame attraverso 61 offerte e servizi, come ad esempio lo sono i viaggi. In Germania esistono 2.200 banche organizzate attraverso la forma della cooperativa; sono riunite in 11 consorzi rimanendo, tuttavia, istituti autonomi. La maggior parte delle cooperative sono Volksbanken e Raiffeisenbanken. Fra questi istituti di credito rientrano anche la Deutsche Apotheker- und Ärztebank, le SpardaBanken, la Badische Beamtenbank e le Kirchliche Kreditgenossenschaften. A queste società sono iscritti 14,5 milioni di soci (!) e possiedono 30 milioni di clienti. La business migration si basa sostanzialmente su tendenze di deregolamentazione e di liberalizzazione, le quali si manifestano in modo diverso nei diversi paesi. In Germania già da decenni le banche possono agire nella commercializzazione di viaggi; in Italia in questo settore ci si trova ancora agli inizi, anche se la Regione Trentino – Alto Adige presenta alcuni interessanti esempi (la Cassa Rurale di Merano definisce l’attività di commercializzazione di viaggi come una delle sue attività principali). Le cooperative dispongono, quindi, di un enorme potenziale di clienti – anche per un’attività turistica. Ma persino in Germania queste risorse non vengono ancora sfruttate in modo adeguato. Inoltre è interessante notare, che il settore creditizio organizzato in modo non cooperativistico, a livello internazionale, non è assolutamente presente nel settore turistico. Le banche organizzate in modo cooperativistico interpretano la loro offerta di viaggi come “porta verso il mondo” per i loro clienti e soci. La Raiffeisenund Volksbanken Touristik di Monaco (che nasce nel 1981) è un operatore turistico con un intero ufficio viaggi. Fa parte del consorzio delle banche, ma opera anche al di fuori del consorzio. Le banche cooperano sempre meno con importanti operatori turistici, bensì partecipano direttamente alla produzione di viaggi – una vera e propria business migration. In Austria la legge attualmente vieta la prenotazione di viaggi presso le filiali bancarie, nonostante le stesse banche abbiano da diversi anni delle partecipazioni nei gruppi industriali turistici. L’Unione Europea prevede, tuttavia, delle agevolazioni nelle regolamentazioni riguardanti l’accesso al settore turistico da parte delle banche. In Austria, ma anche negli altri paesi dell’Unione Europea, la possibilità di tale accesso risulta essere, quindi, solo una questione di tempo. La deregolarizzazione renderà, quindi, possibile un passaggio da un settore organizzato in modo cooperativistico all’altro. Precursore in materia di turismo è la RABOBANK, un sistema consortile di cooperative di banche indipendenti operante in Olanda. La RABOBANK opera come ufficio viaggi e attualmente è la sesta catena di uffici viaggi per dimensione. Fino al 1993 i programmi di viaggi rientravano fra gli 62 assortimenti standard delle 450 filiali RABO. Attualmente esistono 268 punti vendita viaggi RABO che operano efficacemente come uffici viaggi con il marchio “RABO REIZEN”. Nella maggior parte dei casi i punti vendita e gli spazi commerciali delle banche sono divisi in due zone. La centrale di RABO REIZEN cura le diverse negoziazioni sulle condizioni per i fruitori dei servizi e si occupa della consulenza commerciale alle filiali. Un quarto dei soci e/o clienti di RABOBANK sfrutta l’offerta degli uffici viaggi. 5.2 Cooperazione alberghiera in forma cooperativistica Le cooperazioni alberghiere quali “club di prodotto” (segmenti che offrono uno stesso prodotto) nascono dall’unione di esercizi alberghieri amministrati in modo autonomo e indipendenti dal punto di vista legale. La loro collaborazione si basa principalmente su riflessioni concernenti il marketing. Lo scopo principale dei club di prodotto consta in un posizionamento sul mercato, nel senso che, a causa della presenza comune sul mercato, l’offerta delle singole imprese viene resa appetibile da un maggior numero di clienti potenziali. Soprattutto l’Austria presenta un grande numero di cooperative alberghiere che si concentrano sul marketing presentando, tuttavia, diversi obiettivi (Horwath Consulting/Kohl & Partner, 1995, p.55): gli obiettivi principali dei gruppi alberghieri cooperativi sono • Marketing comune • Controllo di gestione comune • Scambio di esperienze • Acquisto comune • Perfezionamento • Lobbying Dalla ricerca (1995) sopra citata emergono le preferenze fra gli obiettivi dei gruppi delle cooperative alberghiere: dei 41 gruppi presi in considerazione il 92% individua nel marketing il suo scopo principale, il 64% nello scambio di esperienze, il 28% nel perfezionamento, il 28% nel lobbying, il 16% nel acquisto e l’8% nel controllo di gestione. In Austria un unico gruppo di cooperazione di strutture ricettive è strutturato attraverso la forma cooperativistica: “Urlaub am Bauernhof in Tirol, reg.Gen.m.b.H.”! Questa cooperativa ha la sua sede amministrativa a Innsbruck ed è socia del consorzio cooperativistico Raiffeisen Tirol in qualità di consorzio di revisione legale. Fondata nel 1996, la cooperativa-incoming si occupa delle 63 prenotazioni e cura il marketing del prodotto “Urlaub am Bauernhof” per i circa 500 soci. Nel frattempo, all’interno della cooperativa “Urlaub am Bauernhof”, sono nati 12 gruppi di cooperazione (o gruppi di lavoro) che si occupano di particolari prodotti (ad esempio “Nationalpark Hohe Tauern”, “Erlebnisurlaub bei Pitztaler Bauern”). Oltre a queste alleanze regionali l’UaT–Tirol gestisce 170 imprese associate. L’organizzazione “Urlaub am Bauernhof Tirol” fa parte della Camera di Agricoltura del Tirolo, ripartizione “Turismo”, settore “Bildung, Beratung, Familie”. L’organizzazione “Urlaub am Bauernhof Tirol” si suddivide in due unità organizzative: - federazione dello stato federale UaB-Tirol - cooperativa UaB-Tirol Verso l’esterno l’UaB-Tirol è un’unica organizzazione, verso l’interno la suddivisione in due unità organizzative si riferisce alla contabilità. I soci della cooperativa sono tutte le otto organizzazioni comprensoriali tirolesi UaB, la federazione dello stato federale UaB, la Camera di Agricoltura e cinque singoli soci. Le competenze della cooperativa sono: - incoming e vendita - marketing (gestione del prodotto, politica del prezzo, promozione) - effetti di sinergia on la Tirol Werbung e con altre organizzazioni turistiche tirolesi I punti di debolezza della cooperativa possono essere riassunti in modo seguente (Kohl & Partner, 2000, p.23): - problemi di identità - problemi di natura economica (dipendenza da contributi pubblici) - decisioni della federazione dello stato federale vengono sempre più prese all’interno della cooperativa – in questo modo la federazione si trova meno integrata - incoming con compromessi – tutti devono essere coinvolti - incoming presuppone professionalità – molti soci non operano in modo professionale Quasi tutti i punti critici sopra elencati hanno poco a che vedere con la forma giuridica della cooperativa, bensì con l’organizzazione generale di UaBTirol e con il coinvolgimento della cooperativa in questa organizzazione generale. Oltre agli aspetti di politica turistica e agricola risulta opportuno elencare i vantaggi della forma giuridica della cooperativa: vantaggi di natura fiscale e coinvolgimento da parte della Federazione Cooperative Raiffeisen Tirol, il quale si occupa della contabilità e/o della revisione dei conti della cooperativa presentando così un’offerta di servizi qualitativamente elevata. 64 Un ulteriore gruppo cooperativo alberghiero è la “Autriche pro France Hotels” un club di prodotto che si colloca all’interno dei cosidetti “specialisti della vacanze” della “Österreich Werbung”. A seguito della decisione della “Österreich Werbung”, di creare un sistema per “specialisti della vacanza”, ha avuto inizio un nuovo percorso del marketing del turismo. Imprese con un’offerta specifica riguardante attività rivolte ad un segmento di ospiti ben preciso si sono riunite in gruppi di cooperazione per il marketing. Il sistema “specialisti della vacanza” offre con 18 gruppi tematici, fra cui “Reiten”, “Golfen”, “Fischen”, “Schlank und Schön” o “Kinderhotels” circa 100.000 letti nelle 1000 imprese associate. Gli “specialisti della vacanza” sono riusciti a diventare più efficienti grazie alla specializzazione e al rafforzamento del marketing cooperativo. Nel semestre estivo il livello dei pernottamenti è aumentato del 5% in confronto all’anno precedente. L’importanza degli “specialisti della vacanza” per il turismo austriaco è dimostrato dai seguenti dati: - I circa 1000 soci registrano quasi il 20% degli incassi del turismo austriaco - Ogni terzo albergo a 4/5 stelle è socio in uno “specialista della vacanza” - In riferimento al numero dei letti la federazione degli “specialisti della vacanza” rappresenta il “quarto stato federale” dell’Austria - Con 300 campi da tennis, 1200 cavalli e 37 campi da golf l’offerta sportiva a disposizione degli ospiti è molto ampia e vasta - L’utilizzo delle imprese associate si colloca nettamente al di sopra della media austriaca. Dei 18 club di prodotto solo uno è organizzato attraverso la forma cooperativistica, tutte le altre sono associazioni. Quest’unica cooperativa, la ”Austriche pro France”, è stata fondata nel 1984 e conta 60 soci (dato del 2000). La maggior parte dei soci sono alberghi a quattro stelle (42 esercizi con 3.310 letti) e esercizi a tre stelle (12 esercizi con 575 letti). La cooperativa stampa 80.000 cataloghi ogni anno, tutti in lingua francese. L’obiettivo del club di prodotto è, quindi, quello di agire nel marketing rivolto ai mercati francofoni (Francia, Belgio, Svizzera, Canada). La cooperativa dispone di una homepage, la quale offre, esclusivamente in lingua francese, informazioni sulle vacanze in Austria. Ma quali sono i vantaggi per chi prenota una vacanza presso un esercizio socio di “Autriche pro France”? I criteri fondamentali sono riassunti nel contratto di cooperazione: - Risposta delle richieste in lingua francese 65 - Impiego di un collaboratore con conoscenza perfetta del francese ogni 40 letti - Un imprenditore per impresa che sia in grado di svolgere la corrispondenza in francese - Impiego di un cameriere con conoscenza del francese ogni 50 posti ristorante - Menu standard e menu della pensione tradotto in francese - Colazione in camera, se richiesto - Giornale o rivista francese ogni 40 letti - Sigarette francesi - Se i desideri riguardo al pernottamento dell’ospite francese non sono soddisfatti è necessario consigliare l’ospite riguardo ad un altro esercizio anche se quest’ultimo non è socio della cooperativa - Sostegno del turista francese nel momento in cui egli presenta dei problemi turistici rilevanti - Tutto il personale di collaboratori parlanti il francese deve essere disponibile al momento dell’adesione - Catalogo dell’albergo in lingua francese - Listino prezzi in lingua francese Il terzo esempio di un gruppo cooperativo alberghiero è la “HOGAST Einkaufsgenossenschaft für das Hotel- und Gastgewerbe reg.G.m.b.H.” operante in Wals/Salisburgo, Austria. Una descrizione approfondita di questa cooperativa viene tralasciata in questa sede, poiché la stessa forma cooperativa esiste anche in Alto Adige ed è stata descritta nel capitolo riguardante le cooperative altoatesine. La HOGAST Österreich presenta circa 1000 soci; ogni socio possiede un voto, anche se il numero della quota commerciale per socio cambia a seconda delle dimensioni dell’impresa. Un segreto del successo della HOGAST è la collaborazione fra i soci, i collaboratori (in particolar modo industrie) e la cooperativa HOGAST. Con lo sconto offerto dai collaboratori HOGAST, la cooperativa dà la garanzia per il pagamento e quindi anche per il rischio di perdite. Alla HOGAST in media si iscrivono 100 esercizi ogni anno. Un esempio per il settore del management dell’ubicazione è dato dalla cooperativa tedesca Stadtmarketing-Genossenschaft Sundern eG, la quale nasce dalla struttura e dallo sviluppo economico della Città di Sundern. La città presenta una serie di singole imprese di commercio e di organizzazioni turistiche, le quali, data una situazione di concorrenza con le località vicine, sono costrette a seguire attività e progetti comuni. All’interno di una economia di marketing comune la città di Sundern ha definito tre aree di lavoro, in cui collaborano il commercio , il turismo, l’industria e la cultura. Dal gruppo di lavoro del commercio e del turismo sono emerse proposte, - 66 discusse dal “Wergering Sunder e.V.” e dalle organizzazioni turistiche delle singole località - per un’elaborazione di una struttura organizzativa comune. Molte proposte sono state ostacolate dalle organizzazioni turistiche, poiché queste rifiutavano un ampio approccio verso la problematica del turismo. Solo dopo lunghe discussioni le organizzazioni turistiche furono convinte dei molteplici effetti sinergici derivanti da una collaborazione fra commercio e turismo. La costituzione del “Stadtmarketing Sundern e.G.” avviene nel febbraio del 1998, lo statuto viene sottoscritto da 100 persone. Oggi la cooperativa possiede 250 soci. Fra le attività principale della cooperativa sono da elencare l’elaborazione di una comune campagna pubblicitaria, l’organizzazione di eventi e l’offerta di servizi ai soci. 5.3 Altri esempi di cooperazione in campo turistico A livello europeo le cooperative turistiche più frequenti sono quelle che si occupano della promozione turistica di una destinazione. La Cooperativa “Stadtmarketing Sundern” (Saarland) è una delle realtà operanti in questo settore. Scopo della cooperativa è quello di contribuire alla notorietà del luogo attraverso un mirato lavoro di marketing e di aumentare l’attrattività di Sundern con apposite offerte. Ai soci viene data la possibilità di partecipare a seminari e corsi di formazione, di collaborare al marketing management della destinazione, di essere rappresentati a fiere e congressi e di disporre di persone qualificate in qualità di consulenti. A livello mondiale sta aumentando il numero delle agenzie viaggi organizzate attraverso la forma giuridica della cooperativa. I paesi dove queste agenzie sono maggiormente presenti sono la Turchia e Malta. Stanno, inoltre, prendendo lentamente piede le cooperative che si occupano dello sviluppo di un territorio e che sono nate in seguito alla decisione di alcune grandi cooperative agricole di diversificare la loro attività. I paesi in cui si sono sviluppate maggiormente sono il Nepal, l’Israele, la Malesia e la Costa Rica. Il Consorzio Cooperativo “Red Ecoturistica Nacional”, ad esempio, è un’iniziativa volta a contribuire alla diffusione e promozione degli alberghi per il turismo ecologico in Costa Rica, come parte di una nuova strategia per la protezione dell’ambiente e il miglioramento della qualità di vita della comunità agricola della regione. Gli alberghi associati alla cooperativa sono distribuiti su tutto il Paese dando così al potenziale ospite in visita la possibilità di visitare i luoghi più attraenti del Paese e, allo stesso tempo, di avere la protezione necessaria mediante la vigilanza che la cooperativa garantisce nelle rispettive zone. La “Mountain Electric Cooperative” che opera nell’East Tennessee e nella Western North Carolina organizza una vasta gamma di escursioni in cui il 67 turista ha l’opportunità di vivere momenti indimenticabili a stretto contatto con la natura. Le offerte variano dalla gita sulla neve alla pesca, dalla regata al campeggio, dal ciclismo al rafting. Per quanto concerne l’organizzazione delle cooperative turistiche a livello nazionale ed internazionale esistono diversi gradi di associazionismo. La Federazione Turismo Cultura e Sport, ad esempio, riunisce gli enti cooperativi e mutualistici aderenti alla Confederazione Cooperative Italiane operanti nei settori della comunicazione ed informazione, dei servizi turistici e della gestione di spazi e di attività culturali, di spettacolo quand’anche dello sport e del tempo libero. La Federazione determina le linee di politica generale dei settori, concorre alla elaborazione delle strategie e alla realizzazione delle finalità generali della Confcooperative. Cura la promozione ed il potenziamento degli enti organizzativi nei rispettivi settori di attività e li assiste sul piano tecnico ed economico. L'Associazione Nazionale delle Cooperative di Servizi e Turismo/Legacoop ricopre una simile funzione per le 3100 cooperative associate e iscritte alla Lega delle Cooperative e Mutue. Fra le 3100 cooperative vi sono anche cooperative operanti nel settore della ristorazione e nel settore turistico. Le cooperative aderenti ad ANCST sono distribuite su tutto il territorio nazionale. L’Alleanza Cooperativa Internazionale (ICA) riunisce e rappresenta cooperative di tutto il mondo attraverso le federazioni di rappresentanza. In Italia i membri dell’ICA sono l’AGCI (Associazione Generale Cooperative Italiane), la CONFCOOPERATIVE (Confederazione Cooperative Italiane) e la LEGACOOP (Lega Nazionale delle Cooperative e Mutue). Fra le varie organizzazioni di settore interne alla ICA è stata costituita nel 1985 la TICA (International Association of Tourism Cooperatives) che ha come scopo principale la promozione dello sviluppo delle cooperative turistiche a livello locale, regionale, nazionale e globale. Attualmente fanno parte della TICA circa trenta organizzazioni nazionali operanti nel turismo che si sono riunite per garantire un sostegno alle organizzazioni operanti nel turismo, per migliorare la qualità dell’offerta dei servizi di tipo turistico e per dare un sostegno sostanzioso nella costituzione di cooperative turistiche in quegli stati, in cui la ICA è presente e in cui non esistono ancora cooperative turistiche. 68 6. Opportunità e nodi critici dello sviluppo di funzioni della cooperazione nei confronti dei sistemi turistici L’analisi della realtà cooperativa presente nelle due province di Trento e di Bolzano, effettuata sulla base delle informazioni disponibili e di numerosi workshop con rappresentanti delle stesse cooperative e di dirigenti e funzionari delle Organizzazioni di rappresentanza, ha evidenziato una prima serie di nodi critici che hanno ostacolato in passato e che, in mancanza di adeguate soluzioni, potrebbero frenare anche per il futuro lo sviluppo della presenza o delle relazioni della cooperazione con i rispettivi sistemi turistici provinciali. Tali approfondimenti hanno altresì messo in luce l’esistenza di concrete opportunità o di ampliamento dell’attività in campo turistico delle società cooperative già presenti sul territorio o di creazione di nuove strutture cooperative. E’ interessante osservare che su entrambi i fronti - vincoli e opportunità sono venute emergendo proprio alcune delle questioni centrali per il consolidamento e lo sviluppo competitivo dell’offerta turistica trentina e altoatesina, che sono state anche recentemente messe in luce nell’ambito dell’ampio dibattito sviluppatosi a proposito della capacità di questi sistemi di reggere le accentuate tensioni competitive internazionali. E’ un tema di cruciale importanza e di strettissima attualità. Infatti, stando ai primi dati diffusi sulla stagione invernale 1999-2000, il turismo montano sta dando evidenti segnali di crisi, con una diminuzione delle presenze in Trentino Alto Adige che, forse non raggiungerà i livelli catastrofici delle prime proiezioni, ma sicuramente non può lasciare tranquilli né gli operatori del settore, né l’intero sistema di “attori” che si occupano di turismo montano. Le prospettive per la prossima estate non sono del resto molto rosee poiché si attende in ogni caso un calo delle presenze turistiche, anche se molto più contenuto di quello verificatosi nella recente stagione invernale. Le cause cui ascrivere il fenomeno sono numerose e diverse, la concorrenza esercitata da località esotiche in termini di prezzo, il permanere di un’offerta che non si è adattata all’evoluzione della domanda e alle diverse necessità della stessa (short-breaks versus settimane bianche), sono solo alcuni esempi. 69 Per gli operatori turistici della regione è arrivato dunque il momento di prendere atto del fenomeno e di intervenire per iniziare a invertire la tendenza. Tutti gli stakeholders, enti pubblici e soggetti privati, sono chiamati in causa per tentare di capire quali sono i punti deboli dell’offerta turistica che hanno fatto perdere la competitività del prodotto montano rispetto non solo ai concorrenti più diretti per tipologia di prodotto, quali Valle d’Aosta, Lombardia, Austria, Slovenia, ma pure e soprattutto rispetto a quelli meno prossimi (ad esempio località esotiche) che propongono forme di vacanza nuove o più adatte alle esigenze di novità espresse dalla domanda o, infine, semplicemente più convenienti. Tuttavia, ancora una volta la risposta adeguata sembra essere quella della “cooperazione”, o meglio, della “sinergia” tra soggetti coinvolti (basti pensare all’esito positivo che ha raccolto, in termini di incremento di presenze in Friuli Venezia Giulia, la collaborazione con imprenditori turistici della Carinzia e della Slovenia). E’ risaputo che dal contatto e collaborazione con altre organizzazioni economiche, ogni impresa può capitalizzare la propria specificità, scegliendo le componenti del prodotto o servizio che intende produrre al suo interno rispetto quelle che possono essere meglio realizzate all’esterno e quindi acquistate sul mercato. Nel fine ultimo di soddisfare i bisogni del consumatore, le imprese sono da una parte per funzioni e processi tecnologici diversificate, ma dall’altra interdipendenti. Rispetto ad aziende che producono beni “tangibili”, tra le quali le relazioni possono essere sostitutive con alcune e complementari con altre, in genere due soggetti economici operanti nel settore turistico possono dimostrarsi sostituti l’uno dell’altro, cioè in concorrenza in un certo momento, e complementi in un altro. Basti pensare ad esempio, a due alberghi in una stessa località. Essi agiscono in concorrenza e possono sentirsi minacciati dalle rispettive strategie di espansione sul mercato, ma allo stesso tempo possono ravvisare nei reciproci canali distributivi, negli investimenti nella promozione o nella notorietà del marchio, valori che rafforzano la visibilità del proprio prodotto o della stessa destinazione in cui operano, traendone pertanto un vantaggio indiretto. In questi ultimi anni la ricerca scientifica da una parte e i trend di mercato dall’altra sembrano convergere verso l’opportunità di giungere alla creazione di networks tra operatori economici, che costituiscono cioè complesse reti di flussi di informazione e comunicazione, coinvolgono strutture di coordinamento flessibili e assumono diversi gradi di formalità. Si dimostrano quindi particolarmente adatte in settori estremamente dinamici e in qualche modo imprevedibili, come quello turistico. 70 I vantaggi più immediati e a lungo citati derivanti dall’unione tra operatori sono in primo luogo le economie di scala e di scopo che si generano tra soggetti economici e non, che coordinando le proprie esperienze in un clima di fiducia riescono a condividere benefici spesso intangibili. Inoltre la cooperazione tra imprese è utile per gestire attività tra loro complementari, basti pensare alle alleanze possibili tra distinte funzioni nella catena del valore dei servizi turistici. Al fondo comunque, vi è la possibilità di mettere in comune esperienze e successi raggiunti dalle singole realtà operative e di consentire alle altre imprese di apprenderli e di adottarli, conformandoli alle specifiche esigenze aziendali. Agire in sinergia con altri operatori, fare sistema cioè, consente alle imprese di trovare una dimensione equilibrata tra competizione e cooperazione, in quanto permette una riduzione dell’incertezza e delle asimmetrie informative senza compromettere gli stimoli ad investire e innovare le strutture turistiche. Non bisogna, infatti, dimenticare l’alto potenziale che la comunicazione e il passaggio d’informazioni tra imprese hanno nel creare innovazione, come dall’altra parte l’operare in uno scenario micro-economico disteso e contrassegnato da una certa fiducia tra operatori abbassa notevolmente il rischio d’inefficienze. Nel contesto turistico possono sussistere diversi tipi di relazioni tra operatori, anche contemporaneamente, sta infatti alla singola impresa confrontare i vantaggi che possono derivare dalle varie forme e adottare quella/e più consona/e. Una collaborazione abbastanza diffusa è quella di tipo “funzionale”, che si estende orizzontalmente tra operatori economici simili, ognuno dei quali ha mercati propri e opera in aree diverse. Un esempio tipico è quello dei consorzi tra alberghi, di località distinte, ma con prodotti qualitativamente simili, nati per condividere gli stessi canali promozionali e contraddistinguere con un marchio visibile il proprio prodotto. Un altro tipo di collaborazione è quella che avviene tra operatori turistici distinti e posti in livelli differenti della filiera turistica, al fine di mettere in comune il loro marketing know-how in relazione a specifici target di consumatori. E’ una relazione quest’ultima, che comporta integrazioni di tipo verticale, orizzontale e diagonale e che sta interessando molto da vicino il sistema turistico globale, al fine di trarre vantaggi economici derivanti dall’offrire un prodotto competitivo grazie alla sincronia spaziale e temporale delle azioni necessarie a crearlo. Ma a prescindere da queste tipologie di network quella che più si adatta allo studio in essere è la rete tra operatori turistici all’interno della stessa destinazione. Essi infatti essendo attivi in una stessa area, avvalendosi delle 71 stesse infrastrutture, oltreché delle stesse attrazioni turistiche, devono necessariamente cercare di gestire le risorse e di essere innovativi tramite la forme di collaborazione. Le sinergie che possono scaturire da una cooperazione attiva tra tutti i soggetti che operano in maniera più o meno diretta nel settore turistico locale, sono fondamentali per equilibrare i loro diversi e spesso divergenti interessi e possono assumere un ruolo fondamentale nel creare un vantaggio competitivo della destinazione, che la distingua dalle altre. Ovviamente costituire un network a livello di località turistica, significa chiamare in causa tutti gli stakeholders, dai rappresentanti politici, ai soggetti economici e non, pubblici e privati che siano, fino al singolo cittadino. E’ opportuno segnalare, in questo senso, alcune concrete prospettive di iniziativa cooperativa, sia quale sviluppo e/o diversificazione dell’attività svolta da cooperative esistenti; sia dall’integrazione dell’offerta di servizi effettuati da cooperative diverse che potrebbe portare alla proposta di “pacchetti” completi; sia, infine, nell’ambito delle stesso sistema turistico che in alcuni contesti territoriali e per alcune specifiche funzioni intravede già nella formula consortile una modalità per sfruttare economie di scala gestionali, per abbattere costi di produzione, per rendere più efficaci ed organiche le strategie di marketing e di commercializzazione dei prodotti turistici locali. Da questo punto di vista, la seconda parte dello studio si rende necessaria non solo per completare lo studio delle realtà esistenti in Trentino e in Alto Adige, ma, come già si era indicato nel progetto di ricerca presentato e come hanno confermato le prime verifiche sul campo, per approfondire le modalità, gli strumenti, i soggetti, le forme giuridiche e contrattuali più idonee a portare a concretizzare esperienze di collaborazione tra mondo cooperativo e mondo turistico suscettibili di recare benefici ad entrambi e, di conseguenza, alle comunità trentine e altoatesine nel loro complesso. A. I nodi critici e le linee strategiche per trasformarli in opportunità di iniziativa A.1 Il primo e, probabilmente, più rilevante vincolo per l’espansione delle attività delle cooperative esistenti in campo turistico è dato dalla disponibilità di risorse umane, sotto il profilo 72 o o o della reperibilità di persone disposte a lavorare in questo settore del possesso di competenze professionali adeguate alle diverse funzioni, manageriali, operative, amministrative richieste in ambito turistico della disponibilità delle diverse figure professionali ad operare in una logica di collaborazione, sia all’interno delle imprese, sia tra imprese diverse. Delle tre condizioni indicate, almeno le prime due erano state indicate come aspetti problematici dei sistemi turistici delle due province segnatamente di quella di Trento, ma anche la realtà altoatesina manifesta segnali crescenti di disagio in questo ambito - fin dai primi 8 anni ‘90 , quando sia da parte degli operatori del settore che dagli esperti della problematica occupazionale era stato segnalato il rischio che la crescente indisponibilità ad accettare proposte di lavoro nelle attività turistiche anche da parte dei giovani residenti nelle aree e nelle vallate maggiormente vocate potesse portare alla dequalificazione del livello qualitativo di offerta e ad un incremento dei costi di gestione. A distanza di un decennio da quei primi segnali di allarme, oggi la situazione si è fatta decisamente più problematica, tanto da risentirne direttamente anche le cooperative in possesso di capacità imprenditoriali, organizzative e delle condizioni di mercato adeguate per offrire alle imprese locali servizi assai interessati sotto il profilo economico e gestionale, che trovano quindi un fortissimo freno allo sviluppo delle attività nel settore proprio per la difficile reperibilità di risorse umane. In questo contesto, una rilevanza particolare riveste il problema normativo in riferimento alla figura giuridica dei soci-lavoratori di cooperative di produzione e lavoro che, in base alle normative vigenti, dal punto di vista assicurativo, previdenziale e fiscale sono equiparati ai lavoratori dipendenti, con un aggravio di costi del lavoro e di vincoli di rigidità di rapporto decisamente superiore a quelli sostenuti generalmente dalle imprese turistiche della regione, che in gran parte sono gestite in forma di impresa familiare. Ciò ha una duplice conseguenza: da un lato, la “forma cooperativa” risulta scarsamente competitiva rispetto ad altre forme che consentono una minor onerosità del fattore lavoro nella gestione di strutture ricettive; dall’altro lato, anche quelle cooperative potenzialmente in 8 Cfr. P. Varesi, “Problemi dell’occupazione nel settore turistico e interventi di politica del lavoro”, in Atti Conferenza Provinciale sul Turismo, Trento, 21-22 novembre 1991, pagg. 129 e seg. 73 grado di offrire servizi per le imprese turistiche e/o per la clientela turistica - che esprimono una domanda “fisiologicamente” non continua nell’arco dell’anno e legata a specifiche stagioni o eventi sono fortemente condizionate dalla “rigidità” (oltre che dall’incidenza economica) degli oneri contributivi e sociali connessi alla posizione di lavoro dipendente dei soci-lavoratori. Va peraltro considerato che uno dei motivi principali che rendono progressivamente sempre meno “interessante” per i giovani e, più in generale, per i residenti delle due province l’inserimento lavorativo nelle attività turistiche è dato proprio dalla “precarietà” occupazionale offerta dal turismo; dalla concentrazione e dall’intensità dell’impegno lavorativo in limitati periodi dell’anno; dalla prospettiva di cambiare frequentemente datore o, addirittura, località di lavoro. A queste problematiche, la forma cooperativa può fornire risposte soddisfacenti, anche in conseguenza della posizione che viene ad assumere il socio-lavoratore, offrendogli quindi un “interlocutore” stabile (la cooperativa di cui il lavoratore è contemporaneamente lavoratore e socio), una certa stabilità occupazionale (in quanto un’impresa cooperativa può assumere dimensioni sufficientemente “grandi” da svolgere servizi in località e in stagioni diverse), una miglior compatibilità con una qualità della vita familiare e sociale gratificante (connessa ad una “scala” di attività più grande di quella della singola impresa turistica, e quindi una possibilità di articolare meglio tempi e funzioni lavorative). In ultimo, e senza enfatizzare l’argomento, va infine osservato che la cooperativa di lavoro può rappresentare un adeguato ambito di “decantazione” delle diversità culturali, umane e professionali di lavoratori extra-comunitari che possono trovare difficoltà ad inserirsi in un contesto di lavoro che richiede sempre più intensamente quell’affidabilità e quelle competenze che difficilmente possono essere garantite o dimostrate dal singolo soggetto. Naturalmente, queste opportunità per essere sfruttate sul piano operativo richiedono alcune specifiche condizioni che possono essere come di seguito sintetizzate: - un’azione articolata e diffusa di sensibilizzazione e di informazione alla popolazione (specificamente delle aree a maggior sviluppo turistico) sulle opportunità e sui vantaggi offerti dal lavoro nel turismo in forma cooperativa; 74 - un’azione di informazione e di formazione “culturale” presso gli operatori turistici finalizzata a mettere in evidenza i vantaggi economici e gestionali legati all’affidamento di specifiche funzioni aziendali (pulizie generali, sistemazione camere, gestione cucina, manutenzione verde esterno e interno, ecc.) a cooperative di lavoro. Su questo fronte il completamento del sistema informativo telematico sulla realtà cooperativa in grado di operare nell’ambito turistico illustrata nei capitoli precedenti può rappresentare un primo e importante strumento; - la revisione delle normative che regolano il rapporto giuridico del socio-lavoratore (quantomeno per alcune funzioni o figure professionali) rappresenta sicuramente un’esigenza avvertita non solo nel mondo cooperativo, al fine di favorire la flessibilità e, indirettamente, l’incremento delle opportunità di lavoro, nonché il conseguimento di migliori condizioni di competitività per l’intero sistema turistico trentino e altoatesino. A.2 Un ulteriore fattore di criticità e di vincolo per l’espansione dell’attività delle cooperative esistenti - in questo caso, appartenenti a diversi comparti di attività, dalle agricole, a quelle di produzione e lavoro a quelle di servizio - nei confronti delle imprese turistiche distribuite sul territorio delle due province è dato dalla debolezza dei servizi e dei sistemi logistici e di distribuzione dei prodotti su un territorio, come quello regionale, caratterizzato da un sistema di collegamenti piuttosto complesso e, talvolta, obiettivamente difficile, soprattutto nella stagione invernale. Questo fattore, collegato alla dimensione delle imprese che, salvo limitate eccezioni, è medio-piccola e quindi non consente di affrontare investimenti economicamente impegnativi per la dotazione di un proprio sistema di distribuzione, ostacola la piena valorizzazione di produzioni che, soprattutto quelle agro-alimentari facilmente deperibili, richiedono una elevata efficienza e tempestività del sistema di consegne. La caratterizzazione dell’offerta turistica locale - che passa anche attraverso l’offerta di prodotti tipici del territorio - ne risulta di conseguenza frenata E’ chiaro che questo fattore si accompagna ad altri motivi che, in particolare, rendono obiettivamente complesso il rapporto tra il sistema della cooperazione che opera nel campo agro-alimentare e il sistema delle imprese turistiche, quali la relativa limitatezza della gamma di prodotti proposti dalle singole cooperative; la difficoltà delle singole cooperative a garantire volumi di produzione adeguati 75 alle esigenze di un mercato complesso e variabile come quello turistico regionale; il costo dei prodotti tipici locali generalmente più elevato di quello dei concorrenti, specie se provenienti da linee produttive industrializzate su grande scala. Tuttavia, sulla base delle verifiche effettuate nell’ambito di questa prima fase di studio, vi sono tutti i presupposti affinché, attraverso un miglior coordinamento, rispettivamente, sul versante dell’offerta e sul versante della domanda di prodotti agro-alimentari tipici regionali (e non solo) e una più stretta collaborazione tra cooperative e consorzi che operano in ambiti settoriali diversi (agricoltura, distribuzione commerciale, trasporti e logistica), si possa conseguire una integrazione tra cooperazione e imprese turistiche più efficiente dal punto di vista economico, logistico e organizzativo. A.3 Altro fattore di vincolo riscontrato è connesso alla difficoltà nel sopportare onerosi costi per investimenti innovativi necessari allo sviluppo di nuove forme di servizio che, pur presentando interessanti prospettive di ritorno economico nel medio-lungo periodo, richiedono in molti casi la disponibilità di risorse finanziarie nel breve-medio periodo che cooperative di piccole dimensioni non sono in grado di sostenere. Si fa riferimento non solo ad innovazioni di tipo tecnologico, ma anche (soprattutto) di quelle di tipo organizzativo e professionale, come ad esempio nel campo dei servizi per il tempo libero e per la cultura che, a fronte di incerte prospettive di attività, richiedono risorse e tempi rilevanti per la loro sperimentazione e la loro messa a punto a fini commerciali. In molti casi, tali prospettive di attività non necessitano tanto di interventi finanziari di sostegno (anche se il finanziamento dell’innovazione rappresenta un fattore cruciale di sviluppo di nuove attività, in campo cooperativo e non), quanto di riferimenti di mercato meno incerti e frammentati di quelli attuali. In altri termini, a fronte di una crescente domanda di servizi per il tempo libero, per la scoperta del territorio e delle sue attrattive naturali, storiche, culturali, paesaggistiche da parte della clientela ed una più matura consapevolezza del cliente che “ogni servizio ha il suo costo”, le cooperative operanti in questi settori (o quelle che avrebbero intenzione di farlo) riscontrano una insufficiente disponibilità degli operatori turistici, in particolare di quelli della ricettività, ad assumere pienamente un ruolo di “regia” (in un certo senso, di intermediazione) della domanda/offerta di servizi “complementari” a quelli strettamente turistici e ricreativi. 76 Anche in questo caso la cooperazione può offrire una risposta al contempo efficace ed efficiente sotto il profilo economico, nella misura in cui tale funzione di intermediazione non rimane singola e frammentata (e quindi “consorzi territoriali” di operatori turistici possono coagulare le opportunità di attività nel campo dei servizi innovativi per il turista) e garantisce sbocchi di mercato non occasionali. A.4 Come già richiamato in precedenza, la frammentazione degli interlocutori in campo turistico costituisce un fattore di ostacolo ad una più organica proposta di servizi e di funzioni aziendali e interaziendali da parte delle realtà cooperative dei diversi comparti. Così come la competizione avviene sempre più chiaramente tra “sistemi”, anche le prospettive di collaborazione e di integrazione funzionale (e di miglioramento delle condizioni economiche, finanziarie e gestionali) passano inevitabilmente attraverso il confronto contrattuale e commerciale di sistemi integrati sul versante della domanda e dell’offerta di prodotti e servizi. La difficoltà per le singole cooperative (ma anche per le organizzazioni istituzionali e commerciali che, come nel comparto agricolo, gestiscono - in alcuni casi in forma esclusiva, in altri in forma complementare - la funzione di commercializzazione e di raccordo col mercato per i propri associati) connessa al dover contrattare proposte e offerte con una molteplicità di interlocutori in campo turistico (albergatori, ristoratori, gestori di esercizi extralberghieri, che, in regione, sono mediamente di piccole dimensioni) risulta nella maggioranza dei casi un fattore insormontabile per poter effettuare investimenti organizzativi e commerciali tali da produrre su entrambi i fronti (domanda e offerta di prodotti/servizi) significative economie gestionali. Non ci si può nascondere che proprio questa condizione rappresenti uno degli ostacoli più difficili da rimuovere, considerando che il grado di integrazione delle diverse forme e funzioni di offerta turistica è quasi sporadico, in quanto dovuto più all’incontro di iniziative “individuali” che ad una esplicita ricerca di convergenze strategiche e operative tra imprenditori, così come rilevato anche nella “Proposta di piano di politica turistica” predisposta dalla precedente Amministrazione provinciale della Provincia Autonoma di Trento, in cui si dichiara esplicitamente che “...caratteristica costante (del turismo trentino) è l’assenza di un modello turistico predeterminato, nonché di una visione strategica complessiva del prodotto locale: lo sviluppo è il risultato di scelte particolari non coordinate, legate al breve periodo, 77 che seguono motivazioni (soprattutto in campo gestionale) di tipo 9 individuale” . Nell’ambito di una indagine diretta promossa qualche anno fa dalla 10 Camera di Commercio di Trento tale aspetto trovava ampia conferma, in quanto gli stessi operatori turistici si dimostravano consapevoli che “fare sistema” e intensificare le sinergie organizzative e produttive tra le imprese che operano in settori diversi è una delle scelte strategiche vincenti sia per migliorare la capacità competitiva del Trentino in campo turistico che per favorire il prolungamento delle stagioni turistiche (condizione fondamentale per migliorare la produttività delle attività del settore), ma che vi sono molte (e decisive) riserve circa l’effettiva disponibilità e capacità degli imprenditori locali ad attuare iniziative nella direzioni auspicata. Non è casuale che in quella occasione la maggior parte degli operatori intervistati si dichiarasse non in grado di individuare in tempi ravvicinati imprese, operatori e realtà produttive e di servizio disponibili e interessate ad avviare progetti e iniziative di collaborazione finalizzate a dar vita ad iniziative consortili (acquisti, promozione, utilizzo di servizi in comune, ecc.) e, in ultima analisi, al miglioramento dell’ospitalità del Trentino. Una situazione così complessa richiede prevalentemente un approccio di tipo “culturale”, che favorisca la diffusione e l’acquisizione di consapevolezza da parte degli operatori turistici della particolare urgenza di avviare concrete iniziative di “cooperazione strategica” non solo sul fronte della promozione e della commercializzazione dei prodotti turistici (tematica sulla quale sia in provincia di Trento che in quella di Bolzano esistono già esperienze significative e nei confronti della quale pare maturata un più diffuso consenso), ma anche sul fronte gestionale e organizzativo aziendale. In questo senso la proposta di momenti informativi e “formativi” più mirati ed efficaci sulle opportunità, le condizioni e le implicazioni positive dell’adozione di forme di collaborazione strutturate (cooperative e consorzi, ma non solo) potrebbe costituire una prospettiva di intervento da verificare più approfonditamente. 9 10 Provincia Autonoma di Trento, Assessorato al turismo, “Proposta di piano di politica turistica”, (documento interno), 1998 CCIAA Trento, Tavolo comune di confronto sulle problematiche dello sviluppo economico del Trentino, Documento interno, Trento, 1996 78 B. Le opportunità B.1 La principale opportunità di sviluppo per una più diffusa presenza di cooperative operanti nell’ambito turistico e per una intensificazione delle relazioni tra il sistema cooperative esistente e i sistemi turistici di riferimento è data dall’essenza stessa del movimento cooperativo trentino e altoatesino: il fatto, cioè, costituire già una rete capillarmente diffusa sul territorio delle due province, molto articolata dal punto delle attività e dei servizi offerti, caratterizzata da intense relazioni orizzontali e verticali. Poiché l’offerta turistica ha sempre più necessità di proporsi ai mercati come “sistema” integrato dal punto di vista dei servizi e delle opportunità per il tempo libero, ma anche sotto il profilo delle relazioni tra imprese e soggetti al fine di migliorare l’efficacia e la coerenza intrinseca delle proposte di vacanza (efficacia e coerenza nelle fasi di progettazione - produzione - promozione commercializzazione del prodotto turistico), il sistema cooperativo può rappresentare in questa logica un valido riferimento. Si potrebbe affermare, anzi, che la “rete cooperativa” costituisce l’unica realtà “sistemica” intersettoriale e interfunzionale presente in modo diffuso e radicato sul territorio delle due province. Va peraltro rilevato con molta obiettività, che sia in Trentino che in Alto Adige in molti casi le sinergie intercooperative risultano ancora insufficientemente sviluppate e valorizzate, per il declinarsi di tutte le potenzialità economiche e occupazionali delle cooperative che già oggi offrono prodotti e servizi per i rispettivi sistemi turistici e per quelle che avrebbero ampie potenzialità di sviluppare tali relazioni. Le ragioni di questo sono rintracciabili prevalentemente in una insufficiente informazione e conoscenza reciproca dell’attività svolta e nella conseguente difficoltà a percepire forme e ambiti precisi di collaborazione; ma vi sono anche, a nostro parere, ragioni riconducibili ad una mal intesa concezione della natura di “impresa commerciale” della cooperativa, quasi che tale elemento, assolutamente indiscutibile, impedisse di instaurare forme di collaborazione “privilegiata” con le imprese organizzate secondo la medesima forma giuridica. In altri termini, il fatto di “stare sul mercato” e di interagire con la generalità delle imprese che vi operano (a prescindere dalla loro forma giuridica e organizzativa) non dovrebbe costituire un’obiezione all’instaurazione di rapporti strategici di tipo produttivo e commerciale prioritariamente proprio con le imprese che appartengono allo stesso “mondo cooperativo”. 79 In ogni caso, le opportunità di sviluppare ulteriormente le potenzialità e le opportunità offerte dalla capillarità di presenza sul territorio e dalle relazioni “a rete” che contraddistinguono il movimento cooperativo trentino e altoatesino sono tutt’altro che “teoriche”, ma hanno viceversa delle concrete e operative potenzialità di svilupparsi e di essere sfruttate dallo stesso sistema di imprese turistiche: B.1.1 11 il ruolo delle Casse Rurali - Raiffeisen Bank, quali soggetti ampiamente rappresentativi delle realtà economiche presenti sul territorio (nelle aree turistiche, in particolare, delle realtà alberghiere ed extralberghiere, della ristorazione, degli impiantisti, dei servizi alla persona, ecc.) potrebbe efficacemente concretizzarsi nel proporsi quale “luogo” per la messa a fuoco e la progettazione strategica di iniziative di investimento e di sviluppo e qualificazione integrata del sistema di offerta. Non si tratta di una ipotesi nuova, se si considera che proprio a questo tema la Federazione Trentina delle Cooperative, ad esempio, aveva dedicato un intero convegno di studio, nell’ambito del quale ipotesi di sviluppo di questo ruolo erano state ampiamente dibattute e declinate 11 anche dal punto di vista strategico e organizzativo . Richiamando schematicamente gli indirizzi e gli strumenti suggeriti in quella occasione, tale funzione potrebbe concretizzarsi: nella realizzazione di un “osservatorio” su base provinciale e locale dei principali fenomeni di trasformazione economica e sociale (in questo caso, con particolare riferimento a quelli che hanno attinenza con il turismo); nell’organizzazione di momenti di confronto e approfondimento sulle questioni prioritarie dello sviluppo turistico locale nella fornitura (con il supporto tecnico degli Organismi centrali del settore) di assistenza e consulenza alla soluzione di problemi di carattere gestionale ed economico-finanziario delle imprese turistiche nello svolgimento della funzione di “catalizzatore” di risorse imprenditoriali e finanziarie per la realizzazione di rilevanti investimenti per la qualificazione e il miglioramento dell’offerta turistica locale; Federazione Trentina delle Cooperative, Convegno: “Proposte delle Banche di Credito Cooperativo per lo sviluppo dell’economia trentina”, Trento, Novembre 1997 80 - B.1.2 B.2 nell’individuazione e proposta di forme innovative e “indirette” di incentivazione all’integrazione sistemica dell’offerta turistica, quali ad esempio le cosiddette “carte dell’ospite”, che, come sperimentato con successo in altri contesti turistici europei, consentono di fruire di servizi ricreativi, culturali e collettivi (ma che potrebbero comprendere anche le attività commerciali, i parcheggi a pagamento, ecc.) attraverso l’uso di carte magnetiche “dedicate”. Le cooperative di produzione e lavoro che operano più o meno direttamente in riferimento al sistema turistico, seppure, come si è rilevato in precedenza, non particolarmente numerose, offrono fin d’ora una gamma sufficientemente ampia e diversificata di servizi che, proposti in modo integrato e coordinato alle imprese del settore turistico, consentirebbero alle une di ampliare notevolmente le rispettive prospettive di ampliamento produttivo e occupazionale; alle altre di ridurre la complessità gestionale degli esercizi con vantaggi molto probabili anche dal punto di vista economico. A titolo esemplificativo, potrebbero essere fin d’ora proposti agli esercizi alberghieri, in un unico “pacchetto”, servizi di sistemazione delle camere, di pulizie generali periodiche e/o stagionali, di allestimento del “verde” interno (piante e fiori), prodotti preparati per buffet, servizi di animazione e organizzazione di visite guidate, escursioni a tema, ecc.. Nell’ambito delle relazioni tra sistema cooperativo agro-alimentare e sistema di offerta turistico delle due province le possibili prospettive di iniziativa sono legate ai seguenti fattori: G instaurare uno spirito collaborativo e di ricerca di sinergie tra le due principali categorie di operatori della montagna trentina; G qualificare e specificare l’offerta turistica trentina; G garantire migliori e più certe condizioni di attività e di reddito agli agricoltori, soprattutto quelli di montagna che contribuiscono alla “coltivazione” dell’ambiente montano (sfalcio dei prati, manutenzione dei boschi, manutenzione dell’”arredo”, mantenimento della vitalità della montagna). Alcune iniziative proponibili in questa direzione sono: 81 B.3 • costituzione di un gruppo di lavoro tra operatori alberghieri e della ristorazione e cooperative di produzione/trasformazione di prodotti agro-alimentari (consorzi, cantine, caseifici, aziende private, ecc.) per la definizione di pacchetti di prodotti tipici da offrire ai clienti negli esercizi pubblici trentini. • Definizione delle caratteristiche produttive, di prezzo, di volume, ecc. assorbibili dalla rete di esercizi pubblici (alberghi, ristoranti, punti di ristoro, ecc.). • Individuazione del/degli operatori commerciali (nuova società, SAIT, consorzi di II grado, ecc.) che garantiscano la distribuzione dei prodotti sul territorio • Creazione di un marchio caratteristico dei produttori e “distributori” (alberghi, ristoranti, punti di ristoro, ecc.) di prodotti locali. • Iniziative promozionali del turismo/dei prodotti trentini veicolate attraverso la rete di cooperative locali e nazionali. Il management e il marketing della destinazione a cui si è fatto riferimento nei capitoli precedenti, implicano un conseguente orientamento da parte dei servizi turistici e delle organizzazioni operanti nella creazione di tali servizi verso bisogni e desideri dell’ospite (potenziale). Quest’ultimo percepisce sempre meno i confini (politici) dei territori, bensì richiede a seconda del genere di vacanza e della situazione in cui si trova, un pacchetto di servizi che superino i confini delle associazioni e dei consorzi turistici. Ciò implica necessariamente una maggiore flessibilità dei rapporti fra i diversi livelli delle organizzazioni turistiche (locale versus comprensoriale versus regionale) e una più chiara regolamentazione dei rapporti interni alla destinazione a seconda dei compiti da svolgere o dai problemi da risolvere. In futuro saranno vincenti quei servizi che verranno offerti in modo veloce e flessibile e che saranno orientati ad un particolare prodotto e/o segmento. La creazione di organizzazioni con potenzialità di sviluppo per una destinazione (attraverso forme consortili) diventa sempre più indispensabile per lo sviluppo delle organizzazioni turistiche. In futuro sarà sempre più importante un agire economico da parte dei soci delle organizzazioni turistiche, le quali ad esempio in Alto Adige sono organizzate principalmente attraverso la forma dell’associazione e che in Trentino, a seguito della prospettata riforma delle APT di ambito, in futuro dovrebbero essere rappresentate da organismi di 82 diritto privato. L’esperienza altoatesina dimostra che all’interno degli organi decisionali di un’associazione turistica l’importanza dei relativi soci nel marketing della destinazione non viene sfruttata appieno. La cooperativa rappresenta un’alternativa interessante ed efficace all’associazione a responsabilità limitata, la quale mostra degli evidenti limiti in particolar modo in relazione alla concessione di contributi pubblici, i quali non possono essere erogati per via privata. Nella seconda parte dello studio sarà necessario, quindi, analizzare come e perché le organizzazioni turistiche organizzate in forma cooperativa siano funzionali e quale sia il “percorso” aggregativo che può consentire di sfruttare pienamente tali potenzialità. B.4 Un’ulteriore prospettiva di ricerca è fornita dalle possibilità connesse all’incentivazione di ubicazioni economiche organizzate in forma cooperativistica. Alcune esperienze estere e la creazione recente di una cooperativa orientata al rafforzamento dell’ubicazione economica di Lana/Alto Adige dimostrano che vi sono ampie prospettive per l’avvio di esperienze cooperative nel campo del management dell’ubicazione. Lo scopo di queste cooperative consiste nella promozione, nel coordinamento e nell’elaborazione di progetti e eventi che contribuiscano all’attrattività e ad un aumento di frequenza delle località. Queste cooperative si occupano, inoltre, di trovare i modi per finanziare e realizzare – in collaborazione con i relativi gruppi di interesse – questi progetti. Gli esempi citati mostrano come è fondamentale una collaborazione fra i diversi settori economici da un lato e fra i diversi settori economici e i gruppi culturali di interesse di una località e/o di un’ubicazione dall’altro. Per questi progetti è di fondamentale importanza una cooperazione e un forte dialogo con gli operatori privati e pubblici. In questo ambito le cooperative in futuro potranno svolgere un ruolo importante, poiché da un lato operano come centro di servizi gestito in modo privato, dall’altro lato si orientano verso una collaborazione con sponsor e verso un sostegno da parte di comuni o comprensorio rappresentando un interesse comune. In questo caso la realtà turistica è uno degli “attori” dello sviluppo locale che opera insieme ad altri settori economici e sociali (artigianato, industria, commercio, servizi e agricoltura) che diventano i principali protagonisti della promozione di un'ubicazione. Un’ulteriore importante esempio estero, in questo campo, è la creazione di cooperative per l’offerta di servizi congressuali interni ad un’ubicazione, tema questo che merita di per sé uno specifico approfondimento in considerazione dello sviluppo di queste attività in alcuni centri sia della provincia di Trento che di quella di Bolzano. 83 7. 7.1 Dal management dell’ubicazione al management della destinazione: verso un management del turismo efficace ed efficiente Introduzione Gli sviluppi, o meglio le trasformazioni profonde che negli ultimi anni hanno caratterizzato i mercati turistici “di provenienza” hanno determinato alcune perplessità e creato una certa confusione tra direttori e gestori del settore turistico; nel contempo hanno evidenziato la necessità di creare nuove modalità e nuovi strumenti sia come risposta efficace ai cambiamenti verificatisi nei diversi mercati di provenienza, sia come soddisfacimento alle richieste dei gestori del settore turistico di una determinata area. L’individuazione ed efficacia di questi strumenti dipende indubbiamente dalla capacità di adattamento alle nuovi situazioni di mercato. Occorre premettere che risulta piuttosto arduo individuare chiaramente le dinamiche concorrenziali che i mercati turistici sviluppano nel loro interno. Si pensi ad esempio alle problematiche legate alla valutazione delle “attese” dell’ospite potenziale, e dei relativi problemi legati all’applicazione di strumenti tradizionali del management e del marketing che in passato erano garanzia di successo e che, tuttavia, a seguito di recenti cambiamenti dei mercati, necessitano d’un ulteriore sviluppo se non addirittura d’una vera e propria ristrutturazione. Risulta sempre più difficile conoscere e definire la struttura e le dinamiche di un settore industriale con l’aiuto di strumenti d’analisi tradizionali: la ricerca di nuove e valide strategie porta i competitori di un determinato settore ad abbandonare i meccanismi tradizionali propri di quel settore per introdursi ed imporsi in altri settori economici con lo scopo di creare nuovi meccanismi interni alla catena del valore che sconvolgano sia 12 le dinamiche interne ai mercati, sia l’atteggiamento dei competitori. 7.2 Management e marketing dell’ubicazione Per definire e analizzare a fondo le caratteristiche del management della destinazione è indispensabile porre una distinzione fra il concetto di ubicazione e quello di destinazione. Questo è necessario innanzitutto perchè la differenza fra i due concetti costituisce una delle fondamentali premesse per distinguere fra il turismo e gli altri settori economici. 12 Cfr. Heuskel, 2000; Matzler/Pechlaner, 2000. 84 Un’“ubicazione” può essere definita come uno spazio delimitato a livello regionale e/o comunale, unità geografica che tiene conto delle caratteristiche geofisiche, ecologiche, socio-culturali e infrastrutturali, nonché dei servizi che possono essere offerti in, a e per questa unità. L’ubicazione rappresenta un’area geografica, in cui viene offerto un servizio turistico, considerata dal punto di vista di chi vive in quell’area. Ne consegue che il marketing dell’ubicazione si focalizza fondamentalmente sulla gestione dei rapporti tra i diversi investitori e non è riferibile, in via prioritaria, alle persone esterne all’area stessa, quali ad esempio gli ospiti potenziali. L’ubicazione presuppone più di un semplice bilancio o preventivo e costituisce un’entità che è più di un semplice mercato di beni e servizi. Gli uomini, le diverse culture, il patrimonio storico, i beni materiali e le potenzialità di sviluppo sono tutti elementi che determinano e caratterizzano l’ubicazione. Le ubicazioni vengono valutate e giudicate in base a diversi criteri, tra i quali assume fondamentale importanza la ricerca di un luogo in cui stare bene, ove valga la pena di investire e di soggiornare ed in cui venga offerta una buona qualità di vita. Oggigiorno l’ubicazione è la risposta alla ricerca di un ambiente nuovo e pieno di vita, la realizzazione del desiderio di fuga da insoddisfazione e depressione. Le trasformazioni di un’ubicazione avvengono in modo molto più rapido di quanto non sia la capacità della comunità di rispondere e reagire a tali cambiamenti. Compito principale del marketing dell’ubicazione è di rendere più “forti” i comuni e le regioni, perché riescano ad adattarsi ai cambiamenti, approfittino delle opportunità esistenti e consolidino la propria vitalità. Il marketing strategico di un’ubicazione richiede una pianificazione da parte della comunità locale una politica di pianificazione che sia in grado di soddisfare i bisogni e le esigenze della popolazione e di determinati gruppi di destinatari. In definitiva, il marketing dell’ubicazione ha successo nel momento in cui dà soddisfazione agli stakeholder dell’ubicazione – cittadini, operatori, aziende - e viene incontro alle aspettative degli ospiti, delle nuove aziende e degli investitori. Le principali attività del marketing dell’ubicazione possono essere riassunte nel modo seguente: • • • pianificazione dell’insieme ottimale delle caratteristiche del territorio e dei servizi impulsi e incentivi per gli acquirenti reali e potenziali e per i fruitori dei loro beni e servizi locali efficienza nella fornitura dei prodotti e dei servizi 85 • miglioramento dell’immagine, allo scopo di evidenziare la qualità e i valori dell’ubicazione13 Per prima cosa è necessario creare un gruppo di lavoro composto da cittadini, commercianti e politici locali e regionali che possa venire incontro alle esigenze di questi stakeholder. Il gruppo di lavoro opera nei seguenti ambiti: • • • diagnosi e definizione delle principali problematiche sviluppo di una visione che garantisca a lungo termine la soluzione dei problemi, basata su risorse, valori e possibilità reali creazione di un piano d’azione a lungo termine che descriva i modi e tempi dei vari investimenti Per risolvere i problemi interni all’ubicazione il gruppo di lavoro e/o l’ubicazione stessa devono riuscire a migliorare i seguenti fattori di marketing: vanno in primo luogo garantiti i servizi fondamentali; le infrastrutture devono assicurare il soddisfacimento delle esigenze dei cittadini, delle aziende e degli ospiti. In secondo luogo è necessario creare nuovi poli d’attrazione, allo scopo di aumentare la qualità di vita dell’ubicazione, al fine di non indebolire le imprese presenti sul territorio e per riuscire ad attrarre investimenti, nuove imprese e abitanti. In terzo luogo è fondamentale "trasmettere" le specificità e la qualità di vita offerte dall’ubicazione attraverso attività di comunicazione e di potenziamento dell’immagine. Infine deve essere garantito l’incondizionato sostegno da parte dei cittadini, dei politici e delle istituzioni: va da sè che solo un’ubicazione “accogliente ed entusiasta” riesce ad attrarre nuove imprese, investimenti e ospiti. L’attività del gruppo di lavoro deve riuscire a garantire una valida collaborazione fra settore pubblico e privato. Il destino di un’ubicazione dipende, non per ultimo, da questa collaborazione, perché, a differenza del marketing prettamente commerciale e di prodotto, il marketing dell’ubicazione richiede un sostegno attivo da parte delle istituzioni pubbliche e private, dai gruppi d’interesse e da parte della cittadinanza tutta. La capacità competitiva di un’ubicazione dipende non tanto dalla sua locazione geografica, dal suo clima e dalle sue risorse naturali, quanto piuttosto dalla volontà, dalle capacità, dalle energie e dai valori che caratterizzano le persone. Un’ubicazione è vincente se riesce compiutamente nei seguenti compiti: 13 Cfr. Kotler/Haider/Rein, 1994, pp.33 86 • • • • • analisi esatta dell’ambiente circostante conoscenza completa dei bisogni, desideri e comportamenti dei diversi gruppi di destinatari visione realistica del futuro dell’ubicazione sviluppo di un piano d’azione che realizzi questa visione valutazione dei progressi raggiunti alla fine di ogni fase Le ubicazioni si differenziano una dall’altra e ognuna deve sviluppare la propria strategia, sfruttare le risorse, definire i propri prodotti e realizzare i propri progetti in modo individuale. Le ubicazioni si distinguono a seconda della loro storia, cultura, gestione politica e soprattutto dei rapporti tra settore pubblico e quello privato. È quindi necessario che l’ubicazione e gli specialisti del marketing prendano atto del presupposto che non esistono soluzioni generali, valide per tutti, piuttosto ritengano fondamentali le teorie economiche, i trend ed i pronostici demografici e industriali, nonché la situazione politica e l’esperienza pratica di ciascuna entità. 7.3 Management e marketing della destinazione Bieger definisce le destinazioni come entità concorrenziali orientate al processo che rappresentano il contesto geografico che il turista ovvero il 14 segmento di turisti sceglie come destinazione del proprio viaggio. . È evidente che – a differenza di quanto precisato in ordine al concetto di ubicazione – un corretto approccio al concetto di destinazione turistica non procede dal punto di vista dei singoli gruppi operanti all’interno dello spazio geografico considerato, ma poggia sostanzialmente sull’ottica dell’ospite reale o potenziale che visita o ha intenzione di visitare l’area geografica. Si può, perciò, affermare che le reali unità concorrenziali in ambito turistico sono proprio le destinazioni, intese come spazi geografici in cui l’ospite trova tutte quelle prestazioni che ritiene necessarie per il suo soggiorno. Le destinazioni si differenziano a seconda del segmento degli ospiti. Più lontano è il luogo di residenza dell’ospite, più estesa è la destinazione; più specifico è l’interesse dell’ospite potenziale, più ristretta è la destinazione. Ciò comporta una sovrapposizione delle destinazioni e del marketing delle diverse destinazioni. Il prodotto destinazione contiene servizi quali vitto, alloggio, servizi di trasporto, eventi..., ma anche prodotti che sono parte della destinazione stessa quali il paesaggio o gli abitanti. 14 cfr. Bieger 1996, pag. 47 e Mussner/Pechlaner/Schönhuber 1999 87 Management e marketing della destinazione stanno a significare la conseguente specificazione dei servizi in base alle richieste dell’ospite (potenziale). Quest’ultimo percepisce sempre meno i confini politici di un territorio e richiede un pacchetto di servizi a seconda del tipo di vacanza programmato, prescindendo dalle competenze territoriali. Da un lato questa situazione richiede un rapporto più flessibile fra i diversi livelli delle organizzazioni turistiche (locali/comprensoriali/regionali), dall’altro comporta una regolamentazione chiara dei rapporti tra le medesime organizzazioni a seconda dei compiti da svolgere e delle problematiche da risolvere. Uno dei problemi principali nel management della destinazione è dato proprio da questa diversa delimitazione dell’area geografica: mentre gli operatori turistici che offrono un prodotto turistico sono coscienti dei limiti geografici della propria area di attività, l’ospite potenziale definisce i limiti geografici in base all’insieme dei prodotti e servizi che ritiene necessari per il suo soggiorno. Caratteristica fondamentale del management della destinazione è un approccio fortemente orientato al cliente, un insieme di servizi e prodotti offerti da diverse persone ed istituzioni. La gestione, la commercializzazione e lo sviluppo di questi bacini implicano una collaborazione per far fronte alle richieste del mercato. Il management della destinazione si concentra, oltre che sulla aggregazione dei collaboratori esterni ed interni, sul consolidamento delle risorse e sullo sviluppo e la realizzazione delle innovazioni. Il management della destinazione si sviluppa attraverso la partecipazione attiva, la motivazione e la responsabilizzazione degli operatori. 7.4 Il management dell’organizzazione turistica Il management dell’organizzazione turistica si realizza – per ciò che concerne l’ospite – attraverso il marketing regionale e/o di ubicazione, – per ciò che concerne il bacino di accoglienza – attraverso il management della destinazione. Ciò è dimostrato dalle continue difficoltà in cui vengono a trovarsi le organizzazioni turistiche allorquando devono contemperare le richieste dell’ospite con quelle degli operatori del settore nella ricerca di un punto di incontro fra le richieste del mercato e la realtà dell’ubicazione e/o 15 della regione. 15 N.B.: il termine regione in questo contesto è da intendere come ubicazione in senso lato. Ciò che è stato detto sopra riguardo al management e marketing dell’ubicazione vale anche per il management della regione. 88 La domanda che sorge spontanea, è la seguente: la regione possiede il potenziale necessario per trasformarsi in destinazione? Possedere il potenziale necessario per essere destinazione significa possedere o creare le condizioni necessarie per imporsi sul mercato, per offrire un’utilità agli ospiti e per costituire un’organizzazione valida. Una differenza sostanziale fra il management della destinazione e il management della regione consiste in un diverso concetto del management stesso: non basta formulare le “core competences”, se queste non vengono percepite dall’ospite potenziale. Nel management della destinazione vengono, quindi, favorite quelle competenze e risorse che contribuiscono alla capacità concorrenziale sul mercato. Le organizzazioni turistiche tradizionali si sono sviluppate negli anni in base alle modifiche verificatesi nell’ambito turistico. Esse oggigiorno si trovano a mediare fra le esigenze del marketing del settore privato e quelle del settore pubblico che vorrebbe far rientrare all’interno di una destinazione anche quei servizi che l’economia privata non favorirebbe. La sfida sta nella formulazione di strategie di mercato tali che creino un’offerta di combinazioni di prodotti, attrazioni,... che soddisfino le esigenze dei diversi segmenti di ospiti. Il management della destinazione ideale si orienta verso una formulazione delle “core competences” come base per la creazione dei prodotti e dei servizi principali da offrire e per lo sviluppo dei prodotti tale da garantire una esclusiva sul mercato. Per poter raggiungere questi obiettivi è opportuno orientarsi verso sistemi di commercializzazione orientati al cliente e verso una politica di marchio. Inoltre acquista particolare significato l’attività delle organizzazioni turistiche come collante fra i principali operatori dei diversi settori economici coinvolti. Nella situazione ottimale il management della destinazione si trova nelle condizioni di poter valutare la qualità dei singoli prodotti e servizi prima di immetterli sul mercato, in modo da evitare il posizionamento dei prodotti e servizi poco competitivi. Il management della destinazione si muove nell’ambito delle seguenti risorse potenziali, intese come capacità e condizioni necessarie per la realizzazione di una prestazione manageriale: • Il potenziale del mercato e dei clienti La percezione delle richieste del mercato e degli ospiti rappresenta indubbiamente una delle maggiori sfide per il management di una destinazione turistica. Questo aspetto non si limita solo alla conoscenza delle richieste, ma si estende anche alla loro divulgazione – verso 89 l’interno, cioè nell’ambito della organizzazione turistica, e verso l’esterno, cioè nel contesto della destinazione – per poter realizzare la trasformazione della regione in destinazione. Ricerche di mercato e informazioni utili sul mercato rappresentano i fattori che garantiscono la capacità concorrenziale di un’organizzazione turistica e di una destinazione. Il management della destinazione deve anche essere in grado di sfruttare ogni possibilità di accesso al mercato: elementi geografici nella scelta dei mercati o segmenti di mercato di provenienza, reazioni adeguate alle mutevoli richieste del turista, collaborazione interna – con i diversi operatori o opinion makers – ed esterna – con i partner nei mercati di provenienza, ecc.. • Il potenziale organizzativo: Un management della destinazione vincente è in grado di integrare e collegare i vari servizi, offerte e prodotti in modo tale che l’ospite percepisce la destinazione come entità unica in cui le interfacce fra i diversi servizi non creano motivi di insoddisfazione. Perché la destinazione possa essere competitiva è necessario che sia positivo il giudizio dell’ospite. Assistere l’ospite – anche durante il periodo immediatamente precedente l’arrivo e susseguente la partenza – costituisce, quindi, un fattore determinante del successo. La qualità dell’offerta di una destinazione discende anche dal livello di realizzazione delle aspettative dell’ospite riguardo alle prestazioni offertegli. • Il potenziale di una regione e/o ubicazione “La strategia di ogni impresa si basa sulla creazione del valore per tutti gli “stakeholder”: per i clienti, collaboratori, membri, società, fornitori 16 ed eventuali partner della rete strategica.” L’organizzazione di una destinazione deve sempre tener presente che la sua attività si svolge in un ambiente di cui essa stessa è una componente. Il potenziale di una regione e/o ubicazione si trova spesso in una situazione di concorrenza con il potenziale di una destinazione. Più chiara è la distinzione fra i diversi livelli gerarchici dell’organizzazione turistica (locale, comprensoriale, regionale, nazionale), più facile è la creazione di una destinazione e delle sue “core competences”. La interdipendenza fra una destinazione turistica e l’economia del suo territorio crea effetti positivi sia nel settore economico che in quello sociale: tra i primi si cita l’esempio della commercializzazione di prodotti tipici all’interno (collaborazione turismo agricoltura) e all’esterno (marketing dell’ubicazione) della destinazione; tra i secondi il consenso della 16 Cfr. Hinterhuber, 1997, pag.42. 90 comunità locale per l’immagine del territorio presentata sui mercati. Vi sono, dunque, solidi intrecci fra una destinazione e i suoi più importanti fattori dell’ubicazione. Immagine 1: i principale fattori determinanti per le potenzialità di una destinazione potenziale del mercato e dei clienti management della destinazione potenziale di una regione e/o ubicazione potenziale organizzativo I principali fattori che determinano il potenziale economico di una destinazione implicano delle capacità che soprattutto le organizzazioni turistiche di piccole dimensioni non sono in grado di esplicare in pieno; trattandosi di ambiti, quali lo sviluppo del prodotto, la percezione del mercato e la gestione organizzativa, esse superano spesso le capacità e le risorse di un'organizzazione turistica e richiedono una più forte regionalizzazione del management delle organizzazioni turistiche. Gli esempi della Svizzera e dell’Austria attestano come i processi di fusione e le più strette collaborazioni fra organizzazioni turistiche a livello orizzontale siano già molto avanzati e dimostrano un’estensione geografica del management e dell’organizzazione e una visione più ampia del cliente potenziale. Le tendenze verso una più forte regionalizzazione sono indubbiamente vantaggiose dal punto di vista del mercato e rappresentano un buon punto di partenza per un posizionamento competitivo della destinazione stessa sul mercato. Resta comunque aperta la questione sul come il potenziale organizzativo – capacità e risorse – debba essere reso disponibile per poter sfruttare appieno il potenziale di mercato e della clientela. Il potenziale di innovazione, come presupposto per uno sviluppo competitivo del prodotto, è collegato strettamente agli operatori locali. 91 Aumentando la regionalizzazione aumenta anche l’eterogeneità dei pacchetti di prodotti da commercializzare. Per il management della destinazione ciò significa, da un lato, un management dei prodotti più eterogeneo, dall’altro lato, la necessità di non perdere il contatto con gli imprenditori e gli operatori attivi sul luogo. La funzione di punto di riferimento e di raccordo con gli imprenditori deve essere indubbiamente assegnata alle organizzazioni locali data la loro vicinanza spazio-temporale con l’ambiente. Di fronte ai cambiamenti radicali sui mercati e la complessità sempre in aumento delle richieste del cliente per le organizzazioni turistiche locali è rischioso e dispendioso investire i propri capitali nell’informazione sui e nei mercati. Questi costi possono invece essere diminuiti nel momento in cui le organizzazioni turistiche decentralizzate si assumono quei compiti e quei costi che non possono essere sostenuti dalle organizzazioni locali per la carenza di risorse necessarie. 7.5 Conclusioni In riferimento ai possibili potenziali di conflitto si possono riassumere, in conclusione di questo capitolo, le seguenti ipotesi che potrebbero trovare una soluzione attraverso la forma consortile: • Più aumenta la presenza sul mercato di nuove destinazioni per le note tendenze di globalizzazione, maggiore è la necessità di unire forze, competenze e risorse, per poter essere realmente competitivi, e più diventa pressante la richiesta di prodotti innovativi da sviluppare in collaborazione tra gli operatori e le organizzazioni turistiche locali. Nelle organizzazioni turistiche regionali, competenti in materia di elaborazione del mercato, possono nascere conflitti nei rapporti con i soci e/o operatori determinati dalla mancanza di contatto, diretto e quotidiano, delle prime con la realtà locale. Un sistema consortile potrebbe forse ovviare a tali difficoltà consentendo una maggiore intesa e collaborazione tra i singoli componenti. • Più risulta difficile la conoscenza e la valutazione dei mercati, più aumenta la necessità di sviluppare nuovi prodotti e/o elaborare nuovi mercati. Concentrarsi sull’elaborazione del mercato e sullo sviluppo del prodotto richiede spesso delle capacità che le organizzazioni turistiche locali non possiedono. Anche in questo caso si potrebbe pensare ad una divisione del lavoro attraverso un sistema consortile. • Più è ampio il bacino in cui agisce un’organizzazione turistica, più sono eterogenei i prodotti. La mancanza di prodotti omogenei rende molto 92 difficile una possibilità di collaborazione, ma presenta il vantaggio di posizionarsi su mercati nuovi o tradizionali con i prodotti regionali nuovi. Un sistema consortile ben regolamentato potrebbe garantire i vantaggi citati sopra pur mantenendo l’omogeneità e l’identità locali. • Più è incerta l’informazione sui mercati, più è forte la richiesta di cooperazione. Quanto più livelli sono presenti in una forma di cooperazione, tanto più aumenterà il potenziale conflittuale, dato che aumentano i costi di transazione. • Nel caso in cui le dimensioni di un’organizzazione turistica locale si riducono all’estremo insorgono forti dubbi sulla possibilità di tenere in vita simili piccolissime unità operative, data la loro esigua capacità di sopportare i grossi rischi di mercato. 93 8. 8.1 Un esempio di management e marketing dell’ubicazione: la Lana Marketing Soc.coop. a r.l. Introduzione Scopo del management e marketing dell’ubicazione è il soddisfacimento dei bisogni e delle richieste di tutti gli „stakeholder“ che hanno un rapporto diretto o indiretto con l’ubicazione stessa. Per poter venire incontro alle esigenze e ai desideri degli abitanti, degli operatori del settore turistico, degli imprenditori e dei turisti, è necessario instaurare un rapporto di collaborazione e di dialogo fra i rappresentanti di questi settori. È importante riuscire a trovare una adeguata forma organizzativa con cui realizzare i desideri e le esigenze dei soci e dei loro rappresentati. Il capitolo precedente si è concluso con alcune ipotesi in cui sono stati elencati i vantaggi offerti dalla forma consortile per la soluzione di alcune problematiche concernenti le organizzazioni e il management della destinazione. Allo stesso modo come si è reso opportuno approfondire il discorso sulla forma consortile, adatta ad un’organizzazione di management della destinazione – argomento, questo, che verrà ulteriormente approfondito nel capitolo ultimo – così ora si appalesa altrettanto opportuno prendere in esame la utilità di costituire delle cooperative fra le società che svolgono attività di management dell’ubicazione. Una delle forme giuridiche per raggiungere gli obiettivi di un management dell’ubicazione è senza dubbio quella cooperativistica, considerato che le caratteristiche di quest’ultima sembrano offrire dei particolari vantaggi: l’adesione volontaria, la gestione democratica (un socio conta come persona e non in base alla sua quota), l’interesse limitato sul capitale e l’indivisibilità delle riserve; sono tutti fattori che si prestano a soddisfare le esigenze delle persone interagenti nel management dell’ubicazione. Si tenga conto, altresì, che scopo principale di questa forma giuridica non è quello di aumentare il proprio capitale, bensì quello di unirsi per poter raggiungere più facilmente gli scopi societari. 8.2 La costituzione della “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.” Attualmente esistono, a livello nazionale ed internazionale, pochissimi esempi di organizzazioni che si occupano del management e marketing 94 dell’ubicazione gestite sotto forma cooperativistica. In questo settore la forma giuridica della cooperazione sembra proprio sconosciuta. Un primo esempio, quasi pioneristico, di società cooperativa che si occupa di management dell’ubicazione, si riscontra nella nostra Regione: la “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.” con sede legale nel Comune di Lana, costituitasi come società cooperativa a responsabilità limitata, è un tipico esempio di organizzazione volta al management dell’ubicazione. La “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.” viene costituita il 17 dicembre del 1999 ed è operativa dal gennaio 2000. La cooperativa ha lo scopo ben preciso di intensificare i rapporti fra i diversi settori economici e non, per incrementare l’interesse per la città di Lana. In altre parole, lo scopo principale della cooperativa è quello di promuovere, coordinare e realizzare progetti ed eventi che contribuiscano all’attrattiva e aumentino la frequenza della città di Lana. Altro scopo importante della società è la ricerca dei finanziamenti, sia pubblici che privati, necessari per la realizzazione di questi progetti. La “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.” quale cooperativa, non persegue alcuno scopo di lucro e si basa sul principio della mutualità. La società può concludere affari commerciali, di produzione, finanziari, mobiliari e immobiliari nel momento in cui questi vengono ritenuti necessari per il raggiungimento degli scopi prefissati. Può, inoltre, acquistare direttamente o indirettamente partecipazioni di altre cooperative, associazioni, società o federazioni i cui obiettivi coincidono con i propri oppure sono volti direttamente o indirettamente ad assistere, promuovere o sostenere la cooperativa di Lana a livello aziendale, organizzativo, economico, finanziario o professionale. Il consiglio d’amministrazione è composto dal Comune di Lana e dai rappresentanti di diversi settori economici locali, nonché dai vari gruppi di interesse del posto. Possono diventare soci della cooperativa gli imprenditori, i liberi professionisti, le associazioni, le federazioni nonché gli enti pubblici e privati che hanno la propria sede legale nel Comune di Lana e/o svolgono la loro attività in questo territorio. Possono diventare altresì soci della cooperativa i privati che risiedono nel Comune di Lana e che condividono gli scopi della cooperativa. Lo statuto prevede il rispetto della regola di “una testa un voto” e ciò conferma, da un lato, il fatto che questa società attribuisce all’elemento “personale” un valore maggiore di quello strettamente finanziario, dall’altro che si vuole garantire una certa parità fra i soci per ciò che concerne le decisioni assembleari. 95 Questa regola patisce di una eccezione per quanto riguarda il socio “Comune di Lana” in considerazione della posizione di questo Ente, al quale viene riconosciuto il diritto a nominare uno dei tre membri effettivi del consiglio di vigilanza ed uno dei 5-7 membri del consiglio d’amministrazione, che può essere dimesso solo ed esclusivamente con l’autorizzazione dell’Amministrazione Comunale stessa. 8.3 Gli obiettivi e le attività delle “Lana Marketing Soc.coop. a r.l. La “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.” elabora un prospetto contenente il posizionamento strategico della località e che rappresenta contemporaneamente la linea guida per i singoli progetti. I contenuti esposti nel prospetto si rispecchiano nelle strategie di comunicazione e pubbliche relazioni della società. Un concetto fondamentale per l’applicazione e il rispetto del cosiddetto “corporate design” è il monitoraggio delle singole attività. Per poter agire in modo efficiente la società pone l’accento su una forte cooperazione e una continua attività di comunicazione non solo fra i diversi rappresentanti dei vari settori, ma, in generale, fra il settore pubblico e quello privato. I destinatari sono, come richiesto dal management e marketing dell’ubicazione, in primo luogo i cittadini di Lana, gli imprenditori e i politici, ma anche gli ospiti potenziali e i turisti, nonché quei settori economici presenti al di fuori dell’ubicazione, che potrebbero risultare interessati a stabilirsi o instaurare rapporti di collaborazione o commercializzazione con l’ubicazione se non addirittura aprire una loro attività sul luogo. L’obiettivo di aumentare l’interesse per la Città è raggiungibile, secondo la strategia della società, partendo dalla commercializzazione di prodotti e servizi presenti sul territorio. La cooperativa è strutturata e lavora come un centro di servizi di tipo privato, ma non per questo rifiuta una collaborazione con enti e società sia pubblici che privati al fine di trovare un sostegno e un sussidio per la sua attività attraverso sponsorizzazioni. In tal senso è ritenuta indispensabile una forte collaborazione con il Comune di Lana e la Provincia Autonoma di Bolzano. Infine si vuole garantire un inserimento e uno sfruttamento efficiente delle risorse per mezzo di un’attività di controllo di gestione ben strutturata e ponderata in modo tale da garantire il raggiungimento degli scopi e degli obiettivi prefissati. 96 Il valore aggiunto che la “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.” dà all’intera città può essere riassunto così: l’attività sociale mira ad aumentare in modo sostanziale non solo l’interesse da parte di ospiti potenziali per la città di Lana, ma vuole contribuire alla crescita economica della città stessa. Tutte le iniziative e i progetti promossi dalla società vogliono in ultima analisi dare un contributo alla creazione di nuovi posti di lavoro e rafforzare l’identità sociale e personale dei cittadini di Lana. Appare, quindi, di tutta evidenza, che i primi destinatari dell’attività svolta dalla società sono la città e i suoi cittadini. Il management dell’ubicazione offre grossi vantaggi al settore commerciale con la conseguenza che un incremento dell’attività commerciale favorisce una maggiore frequentazione degli abitanti ed un più intenso movimento turistico. È fuori discussione che nel momento in cui le attività commerciali di un territorio godono di una fase positiva, esse influenzano positivamente anche gli altri settori economici quali la gastronomia, il settore alberghiero, l’artigianato, l’industria, l’agricoltura e il settore dei servizi. Risulta opportuno elencare qui di seguito alcuni dei progetti che sono stati realizzati durante l’anno 2000. Fra gli obiettivi che la “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.” si è preposta per l’anno 2000 rientrano innanzitutto un miglioramento del livello di notorietà della città di Lana, oltre che la creazione di un’immagine “emozionale” della città. Durante l’anno si è voluto garantire un livello professionale nelle realizzazioni delle strategie di marketing relative alle iniziative e agli eventi che hanno avuto luogo. Contemporaneamente sono state lanciate delle proposte innovative che rispecchiano lo scopo della società. Per ciò che concerne il settore economico è stato ritenuto fondamentale promuovere ed incrementare l’economia di Lana attraverso una collaborazione retiforme fra le diverse realtà imprenditoriali presenti sul territorio. I mezzi e le modalità con cui si è cercato di realizzare e raggiungere questi obiettivi sono di diversa natura. È stata svolta un’intensa attività di comunicazione e di pubbliche relazioni per far conoscere alla comunità e ai vari gruppi di interesse la società costituitasi e la sua politica aziendale. Con la nascita della rivista “Lana Aktuell”, ad esempio, si vuole offrire alla cittadinanza di Lana e a chi ne avesse interesse tutte le attività commerciali, economiche e culturali svolte o in fase di progettazione e presentare la città come centro commerciale, economico e culturale. La creazione e propagazione del marchio “Lust auf Lana / Lana che passione” è un mezzo efficace per rendere nota la città e le sue diverse attività all’esterno secondo i principi del management dell’ubicazione. Con questo marchio si è creato un “corporate design” per la città che risulta immediatamente riconoscibile. La politica di marchio ha il grande vantaggio 97 di comunicare con un’unica immagine tutta una serie di contenuti su cui si basa l’attività della Lana Marketing. Il marchio può essere acquistato in modo totalmente gratuito da chiunque lo voglia accompagnare al suo prodotto o servizio e si identifichi con la politica aziendale della società. Per conoscere concretamente le tendenze e le richieste dei gruppi di interesse, che sono i destinatari diretti ed indiretti dell’attività della “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.”, è fondamentale riunire regolarmente i rappresentanti dei vari gruppi allo scopo di impostare una positiva politica manageriale. La società ha perciò realizzato una serie di tavole rotonde per migliorare la cooperazione fra i settori operanti in loco. Fra le molteplici iniziative realizzate ci piace citare il “Lana Jackpot” a cui partecipano ben 214 aziende e che rappresenta indubbiamente un’esempio valido di cooperazione fra aziende e comunità del territorio. Un’altra iniziativa che ha suscitato grande approvazione e che risponde al principio di cooperazione fra i settori è stata l’introduzione del “giovedì lungo” con cui è stata offerta alla cittadinanza e ai visitatori di Lana la possibilità di usufruire delle attività commerciali della città in tale giornata oltre il normale orario di apertura. È stata inoltre realizzata un’attività di merchandising in cui è stata promossa la vendita di articoli di regalo con il marchio “Lust auf Lana / Lana che passione”. La “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.” oltre ad aver progettato e promosso autonomamente iniziative e attività, ha anche collaborato a singoli progetti insieme ad altre organizzazioni e associazioni cittadine. Con questa collaborazione si sono potuti realizzare manifestazioni come la “Settimana delle Castagne” e l’ “Avvento a Lana”. Dal 24 al 27 agosto 2000 si è svolta la seconda edizione della “Wirtschaftsschau Lana – ExpoLana” che ha visto la partecipazione di tutti i rappresentanti dei settori economici della città. In questa occasione la “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.” ha svolto tutta l’attività di comunicazione e pubbliche relazioni, costituendosi, così come punto di riferimento per tutti i partecipanti all’evento. Al pari dell’incremento costante delle tendenze di globalizzazione e di liberalizzazione dei mercati aumenta anche l’importanza dell’informatizzazione. Considerato che nel caso specifico la città di Lana vuole attirare l’attenzione non solo dei cittadini, ma anche degli ospiti e degli imprenditori potenziali che risiedono lontano, ma per i quali la distanza non rappresenta più un ostacolo insormontabile, risulta di primaria importanza favorire ed incrementare l'attività di pubbliche relazioni, intensificare la collaborazione 98 con i giornalisti e i servizi stampa della zona, supportare la collaborazione con la stampa locale, ad esempio attraverso conferenze pubbliche di informazione. Per aumentare la notorietà e l’attrattiva della città di Lana anche al di fuori delle mura della città stessa è indispensabile servirsi dei nuovi mezzi di comunicazione e di informazione, primo fra tutti Internet. Ecco, quindi, che la “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.” elenca come ultimo, ma non per questo meno importante obiettivo, quello di intensificare la presentazione dei suoi progetti e delle sue iniziative attraverso Internet. Nella pagina web della città di Lana (http://www.lana.net), elaborata e messa in rete dal Consorzio Turistico “Meraner Land” (http://www.meranerland.com) è possibile accedere ad una serie di informazioni riguardanti i progetti realizzati dalla cooperativa “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.”: si possono, ad esempio, trovare informazioni dettagliate sul “Lana Jackpot”, conoscerne le condizioni di partecipazione e consultare l’elenco degli oltre duecento esercizi di tutti i settori che partecipano all’iniziativa e presso cui è possibile acquistare le cartoline. La creazione e realizzazione di una propria pagina Internet è già in fase di progettazione e verrà messa presto in rete, cosicché sarà più semplice quanto prima e immediato trovare tutte le informazioni riguardanti le attività e le iniziative, nonché i partecipanti alle attività della “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.” 8.4 Conclusioni La “Lana Marketing Soc.coop a r.l.” costituisce, quindi, un’occasione unica per rendere più competitiva l’economia del territorio. Lo scopo sociale della “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.” può essere riassunto nell’obiettivo di riuscire a trasmettere un’immagine positiva e attraente della città di Lana per tutti coloro che ci abitano o hanno dei contatti con essa. Tale scopo può essere raggiunto mediante: • • • • la promozione di eventi organizzati professionalmente la creazione delle basi per una continua crescita economica della città il contributo alla formazione di nuovi posti di lavoro il rafforzamento dell’identità sociale e personale dei cittadini di Lana Caratteristica fondamentale del management dell’ubicazione è l’agire comune, la convinzione, cioè, che determinati obiettivi possono essere raggiunti in modo molto più efficace ed efficiente se perseguiti unitariamente. Perseguire questi obiettivi individualmente significa addossarsi maggiori spese e doversi limitare al proprio know-how. La 99 politica della “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.” viene espressa proprio così: “È fondamentale che tutti coloro, imprenditori come cittadini, a cui sta a cuore la città di Lana, partecipino a questa iniziativa.” Questa concreta partecipazione può avvenire principalmente in tre modi: • • • attraverso il capitale di fondazione che avviene con un unico investimento; con questo investimento si diventa soci della società cooperativistica attraverso varie attività di sponsorizzazione attraverso la partecipazione diretta a singoli progetti. È incontestabile che la “Lana Marketing Soc.coop. a r.l.” rappresenta, a livello europeo, uno dei pochi esempi riusciti di cooperazione verticale fra diversi settori, economici e non. Durante la nostra attività di studio vari centri di ricerca hanno chiesto informazioni più dettagliate riguardo alla conoscenza e all’analisi degli scopi e delle modalità di implementazione di questa forma innovativa di cooperazione. 100 9. 9.1 Il consorzio turistico dell’Alpe di Siusi e dell’Altipiano dello Sciliar: un primo passo verso un management della destinazione organizzato con la forma consortile Introduzione Il turismo rappresenta in Alto Adige uno dei settori economici più importanti. Esso contribuisce in collaborazione con gli altri settori economici al benessere della società e alla crescita economica della zona. Alcuni studi hanno dimostrato che non esistono alternative al di fuori del turismo che possano costituire la base economica di questo spazio vitale. Non solo l’Alto Adige, ma anche l’intero arco alpino sono più di un semplice spazio vitale, in quanto rappresentano un importante luogo di vacanze e un’area ricca dal punto di vista economico. Queste peculiarità dovranno essere garantite anche in futuro. Tuttavia, diversi segnali di intensità più o meno forte stanno ad indicare una crisi alla base economica del turismo alpino e, quindi, anche altoatesino, il che comporta una crisi di tale territorio quale luogo di vacanze, area economicamente forte e spazio vitale. Da qualche anno a questa parte, si è verificata una fase di stagnazione nell’evoluzione del turismo altoatesino: questo ha soltanto mantenuto, e in qualche zona perso, un numero non allarmante di pernottamenti. Questo dato va interpretato come segno di una possibile crisi del settore, e implica la necessità di reagire e trovare nuove soluzioni. Contemporaneamente è in continua crescita la concorrenza dei mercati turistici nazionali ed internazionali. I prodotti che vengono offerti sono oramai interscambiabili senza grossi problemi e costi e i cosiddetti trend stanno cambiando con velocità sempre maggiore. Il nuovo turista è sempre più indipendente e pretende pacchetti vacanza fatti su misura, con tutti i comfort, massima qualità, un buon rapporto qualità prezzo e un’esperienza unica. A causa del crescente sviluppo ed della sempre maggiore importanza del mezzo di comunicazione Internet, anche le abitudini di acquisto dei turisti stanno mutando. Infatti, pianificare e preparare una vacanza sul computer di casa sta diventando sempre più semplice. I metodi convenzionali nel guardare al comportamento del turista stanno oramai per essere superati. Oggigiorno non si possono più prevedere le abitudini di acquisto dei turisti raggruppandoli semplicemente in un determinato segmento di mercato e descrivendoli con le loro caratteristiche 101 medie. Sempre più si fa, invece, pressante la necessità di sviluppare e fare uso di strumenti di marketing su misura e ben mirati. A partire dagli anni novanta e per i prossimi anni del nuovo millennio il mercato turistico apparterrà ai singoli individui e, quindi, il marketing della destinazione, lo sviluppo di nuovi prodotti e servizi e la loro promozione e commercializzazione dovranno adattarsi a questi cambiamenti e a queste nuove tendenze. Il turismo altoatesino, coinvolto nel processo mondiale di adattamento della domanda e dell’offerta dovute alle tendenze di globalizzazione e di internazionalizzazione, le quali influenzano anche l’atteggiamento del cliente, sta attraversando una difficile fase di trasformazione che necessita strategie innovative di adattamento e di concorrenza, per poter superare le sfide dei prossimi anni. In una situazione tale urge sempre di più la definizione di un marketing e management della destinazione efficace ed efficiente che va elaborato e promosso dalle organizzazioni turistiche del territorio a seconda dei loro ambiti di competenza. 9.2 I consorzi turistici: il livello intermedio tra la base e l’organizzazione turistica provinciale (Alto Adige Marketing) Qui di seguito proponiamo una breve analisi delle caratteristiche e dei compiti principali che presenta un’organizzazione turistica di secondo grado per poter conoscere e capire meglio le problematiche di queste organizzazioni turistiche. I consorzi turistici sono collocati su un livello intermedio tra la base e il livello nazionale. La base, che è formata da tutti quegli operatori che direttamente o indirettamente formano la destinazione turistica, si raggruppa in associazioni e organizzazioni di livello locale. Ai consorzi turistici è dato il compito di adattarsi alle direttive nazionali e di cooperare ed integrarsi con 17 altre regioni limitrofe per la creazione di una destinazione dalle delimitazioni geografiche flessibili. Esse devono inoltre coordinare le organizzazioni e associazioni locali. Assumono così un ruolo di intermediari nell’adattarsi prima e nel coordinare dopo. Il grande problema del livello regionale risiede però nella gestione della base. Se infatti, sono le organizzazioni locali ad essere a stretto contatto con gli operatori, è compito 17 N.B.: I termini „regione“ e „organizzazione turistica regionale“ si riferiscono ad una „regione turistica“ che non necessariamente coincide con i confini politici di una regione in senso stretto. 102 delle regioni creare gli obiettivi e le direttive comuni necessarie per la cooperazione tra le imprese. Riportiamo qui di seguito il testo dell’articolo19 della Legge Provinciale del 18.08.1992 n°33 che definisce le finalità e i compiti dei consorzi turistici della Provincia di Bolzano: Riordinamento delle organizzazioni turistiche Capo III: Consorzi turistici Articolo 19 Finalità e compiti 1. Per ottenere una maggiore efficienza nello svolgimento delle attività promozionali, la Provincia promuove e favorisce la costituzione di consorzi sovracomunali tra le organizzazioni turistiche operanti in ambiti con caratteristiche turistiche possibilmente omogenee. 2. A tali consorzi è affidata l' attività di marketing turistico che può essere svolta con maggiore efficienza ed economicità a livello sovracomunale. I consorzi curano le manifestazioni sovracomunali di prevalente interesse turistico e possono svolgere attività di mediazione e prenotazione di servizi turistici. Ai consorzi turistici è consentita l' attività inerente la prenotazione di soggiorni, anche con prestazioni accessorie, senza apposita autorizzazione amministrativa, purché tale attività sia limitata al proprio ambito di competenza. La situazione dell’Alto Adige, come dell’Italia e in generale del Mediterraneo e delle Alpi, è caratterizzata da imprese di medie e piccole dimensioni che si identificano per la loro forte debolezza nel saper cooperare, dovuta innanzitutto ad una mancanza di know-how e competenze nella valutazione dei partner. Da questa situazione di partenza si crea un’assenza di fiducia reciproca e di orientamento strategico nella cooperazione. Lavorando come singole imprese, vi è inoltre una difficoltà nel moltiplicare le competenze di base e nello sviluppare le innovazioni. Per questo, alla fine, la gran parte degli investimenti fatti a questo proposito risultano essere poco o addirittura per niente remunerativi. Se da una parte l’acquisizione di nuove competenze si basa sull’ampliamento delle competenze per via autonoma e non ben definita – cosa che tutte le imprese 103 possono attuare -, dall’altra le innovazioni si limitano allo sviluppo di nuovi prodotti che spesso sono ovvi. Quindi, nel momento in cui le organizzazioni si trovano a dover promuovere una collaborazione tra diversi operatori, si trovano innanzitutto davanti a problemi strutturali delle imprese turistiche stesse. Nell’altro e forse più importante ruolo di promotori della destinazione per il livello regionale e subregionale, le organizzazioni turistiche si trovano ad affrontare ulteriori problemi. La maggior parte di queste organizzazioni vengono influenzate dalle strategie politiche locali e non dal mercato stesso. Le organizzazioni turistiche altoatesine sono regolate secondo il diritto privato, tuttavia, continua ad esserci una certa presenza ed influenza politica dato che la quasi totalità dei finanziamenti grazie ai quali le organizzazioni turistiche possono esercitare la loro attività provengono da enti pubblici. Spesso, quindi, le organizzazioni turistiche sono legate alle strategie politiche locali e ciò rende la loro attività rigida e meno efficiente. La diretta conseguenza è la richiesta alle pubbliche amministrazioni o ai soci stessi di nuovi contributi o finanziamenti, innalzando ulteriormente le promesse di risultati efficaci e di conseguenza le aspettative degli operatori. Il lavoro è, quindi, spesso lento e manca di flessibilità, gli obiettivi sono numerosi e vagamente definiti, dando così alle organizzazioni poca speranza di raggiungere risultati evidenti. La mancanza di risultati innanzitutto dimostrabili e in secondo luogo quantificabili per la redditività del capitale investito, porta ad una difficoltà di fiducia da parte degli operatori stessi. A questo si aggiungono ulteriori difficoltà causate dai continui e facili cambiamenti del mercato turistico, che spingono i singoli operatori alla pretesa di nuovi compiti e le organizzazioni verso maggiori risultati. Così viene fatta pressione alle organizzazioni stesse per intraprendere nuove attività e rendersi responsabili di nuovi compiti. 9.3 La forma della cooperativa come possibile soluzione delle problematiche dei consorzi turistici a. Aspetti giuridici Il capitolo primo si è concluso con alcune ipotesi riguardanti i vantaggi che la forma consortile potrebbe offrire alle organizzazioni turistiche proprio in risposta a tutti i cambiamenti che si stanno verificando sia all’interno che all’esterno delle destinazioni. Nel presente paragrafo si vuole analizzare un particolare caso di un’organizzazione turistica che si è costituita adottando questa specifica forma giuridica. 104 Per ciò che concerne la costituzione dei consorzi turistici altoatesini riportiamo qui di seguito il testo dell’articolo 20 della legge provinciale 33/92: Riordinamento delle organizzazioni turistiche Capo III: Consorzi turistici Articolo 20 Costituzione dei consorzi Consorzi di cui all'articolo 19 possono costituirsi sotto forma di associazione o di società cooperativa. 2 Possono partecipare ai consorzi turistici le organizzazioni turistiche locali disciplinate dalla presente legge, gli enti e le associazioni interessati al turismo, nonchè gli operatori privati gestori di infrastrutture e servizi turistici. 3 Lo statuto dei consorzi deve prevedere la possibilità di associarsi per ogni associazione turistica iscritta nell'elenco e per ogni azienda di cui all'articolo 23, operanti nell'ambito territoriale che costituisce una zona turisticamente omogenea. 4 I presidenti dei consorzi turistici si costituiscono in assemblea almeno una volta all'anno per la discussione di problemi e progetti turistici, nonché per il coordinamento dell'attività tra i consorzi. Attualmente gli enti turistici della Provincia di Bolzano sono organizzati, per la quasi maggioranza, con la forma giuridica dell’associazione. La legge Provinciale 33/92 prevede, inoltre, che consorzi turistici si possono costituire anche sotto forma di società cooperativa. b. Il “Consorzio Turistico Crontour soc.coop.a r.l.” Infatti, in Alto Adige esistono attualmente due consorzi turistici in cui si è adottata tale forma giuridica: uno riguarda il “Consorzio Turistico Crontour soc.coop. a r.l.” che si è costituito come cooperativa. L’attività principale della Crontour consiste nella promozione turistica della zona di Plan de 105 Corones, nel coordinamento del settore marketing e nello sviluppo dei prodotti turistici. La costituzione della Crontour risale al 1977 ed è questo in realtà il motivo per cui la legge provinciale 33 del 1992 prevede la costituzione delle organizzazioni turistiche anche in forma di società cooperativa. Quindi è solo di recente che la politica del turismo altoatesina sta prendendo in seria considerazione la possibilità di servirsi di questa forma giuridica per la costituzione di nuove organizzazioni turistiche. c. Il Consorzio Turistico “Area vacanza Alpe di Siusi – Altipiano dello Sciliar” In effetti da qualche mese a questa parte si è molto riflettuto al riguardo, alla fine decidendo di costituire un altro consorzio turistico sotto la forma di società cooperativa. In data 26 ottobre 2000 le organizzazioni turistiche locali di Castelrotto, Siusi allo Sciliar, Alpe di Siusi e Fiè allo Sciliar si sono unite dando vita al consorzio turistico “Area vacanza Alpe di Siusi – Altipiano dello Sciliar” con sede legale a Siusi. Per la costituzione di una cooperativa è necessario che vi siano un minimo di nove soci. I membri fondatori del consorzio sono le quattro organizzazioni turistiche locali sopra elencate, i due comuni in cui il consorzio esplica la sua attività, il consiglio di amministrazione di Castel “Prösels”, la “Cooperativa Oswald von Wolkenstein” e i “Centri sportivi di Telfen s.r.l.”. Non viene esclusa per il futuro la possibilità di ampliare il numero dei soci, lo statuto prevede, tuttavia, che possono diventare soci della cooperativa solo ed esclusivamente quelle organizzazioni che operano direttamente o indirettamente nel settore turistico e non è ammesso in alcun caso che diventino soci del consorzio turistico soggetti privati. L’organizzazione che entra a far parte della cooperativa deve operare nell’area di competenza della cooperativa stessa. Anche le associazioni di albergatori possono teoricamente entrare a far parte della cooperativa, a condizione che siano presenti e svolgano le loro attività sul territorio. È sempre il consiglio d’amministrazione che valuta se sia opportuno o meno accogliere nuovi soci ed è l’assemblea plenaria che stabilisce la quota di partecipazione. Il consorzio viene finanziato attraverso i contributi delle quattro associazioni turistiche locali, dei due comuni soci del consorzio e della Provincia Autonoma di Bolzano la quale provvede, oltre che ai finanziamenti ordinari, ad un finanziamento straordinario previsto per la costituzione di un’organizzazione turistica di secondo grado. 106 Per questa importante zona turistica dell’Alto Adige si prospetta una situazione nuova: uno dei problemi che i soci della cooperativa e gli operatori della zona direttamente o indirettamente interessati, dovranno cercare di risolvere è quella sorta di “egocentrismo” che da sempre caratterizza gli organi turistici altoatesini. Mentre le organizzazioni turistiche locali hanno speso le loro energie nel trasformare i turisti presenti sul territorio in ospiti abitudinari, le organizzazioni turistiche comprensoriali e regionali si sono concentrate sulle attività volte all’acquisizione di nuovi clienti. Su questo problema ora sarà necessario trovare un punto di incontro, nel senso che sarà sempre più importante svolgere sia l’uno che l’altro compito, tuttavia secondo una linea d’intesa comune, studiata a fondo e ben strutturata. Le potenzialità del consorzio cooperativistico “Area vacanza Alpe di Siusi – Altipiano dello Sciliar” sono enormi. Basti pensare che la zona intorno allo Sciliar vanta 499 alberghi che sono in grado di offrire 7603 posti letto. Questa zona è una delle aree di maggiore affluenza turistica in Alto Adige come dimostrano gli oltre un milione di pernottamenti che l’anno scorso sono stati registrati in questa zona. Di fronte a questa realtà appare chiaro che per mantenere e aumentare la capacità concorrenziale della zona dello Sciliar è necessaria una forte collaborazione e cooperazione fra le diverse organizzazioni turistiche e fra gli operatori che direttamente o indirettamente gravitano nell’ambito turistico. d. Attività svolte dal Consorzio Turistico “Area vacanza Alpe di Siusi – Altipiano dello Sciliar” L’attività principale del consorzio è la commercializzazione dell’offerta turistica della zona. Per raggiungere questo scopo è necessaria una intensa attività di promozione e di marketing. Con l’unificazione delle diverse organizzazioni locali è ora possibile investire di più su queste attività. Uno degli obiettivi che i soci del consorzio si sono preposti è, ad esempio, l’aumento della tiratura dei prospetti illustrativi. Il consorzio si è, inoltre, prefissato l’obiettivo di presenziare più spesso alle fiere e di coprire più spazi pubblicitari in giornali e riviste. Nell’era della globalizzazione e della informatizzazione non è pensabile di riuscire a posizionarsi in modo competitivo sul mercato senza sfruttare le potenzialità offerte da quel formidabile mezzo di comunicazione e di informazione che è Internet. Il consorzio “Area vacanza Alpe di Siusi – Altipiano dello Sciliar” ha inserito fra i suoi obiettivi prioritari quello di creare un portale che “accolga” tutti gli ospiti reali e potenziali. Tuttavia, il 107 mezzo Internet può essere sfruttato in modo ottimale solo se le informazioni offerte vengono incontro alle richieste del visitatore e solo se vengono presentate in modo tale da aumentare l’interesse per la destinazione. Per creare un prodotto valido e competitivo è innanzitutto necessario analizzare e conoscere a fondo le richieste dell’ospite potenziale e avere a disposizione del personale specializzato che riesca a rendere efficace il messaggio che viene comunicato via etere. L’allestimento di un portale necessita, quindi, di una spesa considerevole di cui può disporre solo una struttura più grande come è il consorzio. Il consorzio parteciperà, inoltre, alle attività di promozione, di realizzazione e di commercializzazione delle grandi manifestazioni che ogni anno vengono organizzati nella zona: per le “settimane nostalgiche” come per tutti gli altri eventi culturali e sportivi, il consorzio turistico si presenta quale piattaforma e punto di riferimento per organizzatori e partecipanti. Ma a seguito della nascita del consorzio “Area vacanza Alpe di Siusi – Altipiano dello Sciliar”, quali sono ora le funzioni delle associazioni turistiche locali? Esse continueranno a svolgere un ruolo importante e resteranno il punto di contatto con l’ospite che visita la destinazione. Sono loro i protagonisti dell’organizzazione e della promozione delle manifestazioni a carattere locale e conservano il potere decisionale per i provvedimenti e le iniziative che riguardano la gestione e commercializzazione del prodotto “turismo locale”. Le associazioni turistiche locali rappresentano, infine, un indispensabile anello di congiunzione fra le imprese che operano sul territorio e il consorzio turistico regionale. Le singole località della zona presentano un’offerta molto differenziata e, quindi, dei segmenti di turisti molto diversi: Castelrotto che attrae molti amanti della musica popolare grazie alla fama internazionale che gode il complesso musicale “Kastelruther Spatzen”; Siusi e l’Alpe di Siusi, che offrono agli amanti dello sci una delle zone sciistiche più spettacolari in Alto Adige; Fiè, che si distingue per la sua straordinaria offerta culinaria e culturale, nonché per i suoi innumerevoli sentieri attraverso i quali il turista può imparare ad amare le Dolomiti anche durante l’estate. In un primo momento sembrerebbe che questa eterogeneità nell’offerta delle singole località turistiche sia controproducente per l’attività comune del consorzio. Tuttavia, la collaborazione e la cooperazione fra queste tre aree tramite il consorzio cooperativistico rende possibile un miglioramento dell’offerta di ogni singola zona, e, soprattutto, il posizionamento di prodotti di alta qualità su un mercato molto più vasto. 108 e. Il consorzio turistico “Area vacanze Alpe di Siusi – Altipiano dello Sciliar” costituitosi attraverso la forma giuridica cooperativistica Come ripetuto più volte la “Area vacanze Alpe di Siusi – Altipiano dello Sciliar” è un consorzio che è stato costituito attraverso la forma della cooperativa. Ma quali sono i reali vantaggi che il consorzio cooperativistico offre? La figura giuridica della cooperativa implica una maggiore trasparenza e comporta un metodo di lavoro molto agile e flessibile. La forma cooperativistica prevede, ad esempio, la contabilità a partita doppia e sottostà all’obbligo di revisione semestrale. Al consiglio di vigilanza sono attribuiti maggiori diritti e doveri che non al consiglio di vigilanza di un’associazione. Nel settore del turismo la forma giuridica della cooperativa offre una certa flessibilitá e autonomia, così come richiesto dallo stesso mercato. Ulteriori vantaggi sono indubbiamente costituiti dalle agevolazioni fiscali e dalla condizione di membro di un’associazione di appartenenza a cui è possibile delegare determinate attività. Nel caso della cooperativa “Area vacanze Alpe di Siusi – Altipiano dello Sciliar” l’associazione di appartenenza e il “Raiffeissenverband”, la quale si occupa della contabilità e cura gli aspetti a carattere tecnico-amministrativo. 9.4 Conclusioni Ci sembra opportuno riportare qui di seguito un riassunto degli aspetti principale che sono emersi dalla presentazione delle caratteristiche fondamentali del consorzio cooperativistico “Area vacanze Alpe di Siusi – Altipiano dello Sciliar” I punti di forza su cui il consorzio turistico può contare sono, in definitiva, i seguenti: • • • il posizionamento sul mercato di una destinazione che riesca a competere all’interno di un mercato globale l’unione delle risorse e del know-how delle singole località il risparmio dei costi Le attività principali con cui la cooperativa vuole raggiungere i suoi obiettivi possono essere riassunte nel modo seguente: 109 • • • • • • una forte collaborazione in ambito turistico, la definizione degli obiettivi da raggiungere e la determinazione delle attività che i singoli soci devono svolgere per raggiungere questi obiettivi la realizzazione di iniziative e di provvedimenti che comportano uno sviluppo del turismo nella zona dello Sciliar e un miglioramento delle relative infrastrutture la realizzazione di iniziative comuni di marketing riferite alla zona dello Sciliar l’organizzazione e la realizzazione di manifestazioni intercomunali che sono di particolare interesse per il turismo della zona la mediazione di determinati servizi turistici e la relativa prenotazione lo svolgimento di attività volte al miglioramento dell’offerta turistica I vantaggi che la forma di società cooperativa offre al consorzio nella realizzazione di queste attività vengono riportati qui di seguito: • • • • una maggiore trasparenza e facilitazione nel seguire i singoli passi verso il raggiungimento degli obiettivi maggiore flessibilità e autonomia come richiesto dallo stesso mercato agevolazioni fiscali possibilità di delegare determinate attività, ad esempio di tipo burocratico, nel momento in cui si decide di essere membri di un’associazione di appartenenza. 110 10. Il sistema consortile come forma giuridica per le organizzazioni turistiche in Alto Adige 10.1 Le organizzazioni turistiche in Alto Adige a. Introduzione Prima di entrare in merito alla discussione sui sistemi consortili come forma giuridica vantaggiosa per le organizzazioni turistiche in Alto Adige sembra opportuno soffermarsi brevemente sulla regolamentazione e sulla descrizione della struttura organizzativa del turismo in Alto Adige. L’organizzazione turistica italiana si basa su due fondamentali normative: la legge quadro 17 maggio 1983, n. 217 e le varie leggi regionali e quelle delle Province Autonome di Trento e Bolzano. Con l’articolo 4 della legge è stata prevista una programmazione turistica a livello regionale i cui obiettivi devono però essere conformi a quella di livello nazionale, benché la legge stessa non faccia dipendere l’una dall’altra. Riportiamo qui di seguito parte del testo dell’articolo 4 della legge 217: Per l’espletamento delle attività di promozione e propaganda delle risorse turistiche locali, di informazione e di accoglienza, le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano provvedono alla costituzione di “aziende di promozione turistica” (APT), quali organismi tecnico-operativi e strumentali muniti di autonomia amministrativa e di gestione.... In Alto Adige è stato, quindi, possibile un primo riordinamento delle organizzazioni turistiche. Con la legge provinciale del 18 agosto 1992 è stata disciplinata l’organizzazione turistica preposta allo sviluppo della promozione turistica e con la nuova legge l’organizzazione si articola nelle seguenti strutture: • • • azienda provinciale per la promozione turistica consorzi turistici associazioni turistiche 111 b. L’ “Alto Adige Marketing” All’organizzazione provinciale per la promozione turistica, che ha assunto il nome di “Südtirol Marketing – Alto Adige Marketing”, è stato assegnato il compito di promuovere ed incentivare il movimento turistico nella Provincia di Bolzano; per riuscire a realizzare questi scopi all’organizzazione turistica provinciale sono stati assegnati i seguenti compiti: • • • • • • attività di promozione, di propaganda e di pubblicità turistica in Italia e all’estero attività di partecipazione, a scopi di promozione turistica, a fiere, mostre, rassegne o convegni attività di studio e di ricerca per l’organizzazione e la valorizzazione delle risorse turistiche provinciali attività di coordinamento della propaganda e delle manifestazioni di interesse turistico, nonchè delle attività delle organizzazioni turistiche attività di promozione per una partecipazione al processo promozionale di ogni altro ente ed organizzazione, pubblico o privato, allo scopo di affermare un’immagine unitaria dell’Alto Adige e per stimolare la propensione dell’utenza turistica verso l’intero territorio assistenza ai turisti La Provincia Autonoma di Bolzano finanzia in toto sia la struttura che le risorse di marketing dell’organizzazione provinciale. Le entrate dell'organizzazione sono costituite, come riportato dall’articolo 12 della legge, da: • • il contributo provinciale annuo di finanziamento, la cui misura viene stabilita, per ogni esercizio, in apposito capitolo dello stato di previsione della spesa del bilancio provinciale; qualunque introito riguardante la gestione e le finalità della Società. Dal 1998 l’organizzazione turistica provinciale è stata privatizzata. La società consortile a responsabilità limitata persegue non solo lo scopo di gestire e rafforzare il marketing turistico a livello provinciale, come detto sopra; con il finanziamento congiunto (pubblico e privato – per la realizzazione di progetti speciali), sviluppa iniziative di marketing in cooperazione con associazioni e consorzi e con altri settori economici. Infatti, soci della “Alto Adige Marketing” non sono solo consorzi ed associazioni di operatori turistici, come ad esempio il consorzio albergatori, il consorzio delle organizzazioni turistiche, il consorzio delle scuole di sci, delle guide alpine e così via; soci della “Alto Adige Marketing” sono anche 112 il consorzio agricoltori, la Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Bolzano, l’Unione Frutticoltori e molti altri. c. Le associazioni turistiche Le associazioni turistiche sono invece le associazioni che si sono costituite a livello locale con lo scopo di promuovere ed incrementare il turismo nella zona di loro competenza. La zona di competenza dell'associazione turistica comprende, di regola, l'intero territorio di un comune. Sul territorio altoatesino sono, attualmente, presenti 119 associazioni turistiche locali. Le associazioni turistiche provvedono, in particolare a: • • • • • • istituire servizi di informazione e di assistenza turistica, ivi comprese la mediazione e prenotazione di servizi turistici. Alle associazioni turistiche è consentita l’attività inerente la prenotazione di soggiorni, anche con prestazioni accessorie, senza apposita autorizzazione amministrativa, purché tale attività sia limitata al proprio ambito di competenza promuovere e attuare in ambito locale manifestazioni, spettacoli ed altre iniziative di prevalente interesse turistico realizzare, preferibilmente in collaborazione con altre organizzazioni turistiche, iniziative di marketing turistico valorizzare il patrimonio paesaggistico, artistico e storico promuovere e gestire impianti e servizi di prevalente interesse turistico collaborare con la Società “Alto Adige Marketing” per la realizzazione di studi, rilevazioni e ricerche turistiche. Le associazioni cooperano, inoltre, con i vari operatori con riferimento alla definizione dell’offerta, seguono l’evolversi dell’atteggiamento verso il turismo degli operatori e della collettività locale e definiscono il mix più consono in collaborazione con il consorzio regionale di riferimento. d. I consorzi turistici Un aspetto fondamentale della Legge Provinciale del 1992 è rappresentato dalla costituzione volontaria dei consorzi turistici a livello comprensoriale rendendo così possibile una riunione a livello sovracomunale di più località turistiche. Questi consorzi regionali di riferimento sono stati promossi e favoriti dalla Provincia Autonoma di Bolzano per ottenere una maggiore efficienza nello svolgimento delle attività promozionali. Per poter costituire un consorzio, 113 sempre secondo la Legge del 1992, è necessario presentare un numero di pernottamenti annui pari ad almeno 1,2 milioni all’interno dell’area del consorzio e riunire almeno tre località. La costituzione di tali consorzi risponde a criteri di prossimità geografica e/o al sussistere di interessi turistici comuni quali l’offerta omogenea. Le associazioni turistiche che non presentano tali criteri, possono ugualmente fondare un consorzio di promozione e avvalersi dei contributi speciali erogati dalla Provincia. I consorzi turistici operano tra le organizzazioni turistiche operanti in ambiti con caratteristiche turistiche possibilmente omogenee. I consorzi curano le manifestazioni sovracomunali di prevalente interesse turistico e possono svolgere attività di mediazione e prenotazione di servizi turistici. Ai consorzi turistici è consentita l’attività inerente la prenotazione di soggiorni, anche con prestazioni accessorie, senza apposita autorizzazione amministrativa, purché tale attività sia limitata al proprio ambito di competenza. Sul territorio altoatesino sono, attualmente, presenti 11 consorzi turistici a livello comprensoriale e 4 consorzi di promozione. I consorzi possono costituirsi sotto forma di associazione o di società cooperativa; ad essi possono partecipare organizzazioni turistiche locali, gli enti e le associazioni interessati al turismo, nonché gli operatori privati gestori di infrastrutture e servizi turistici. Ai consorzi turistici spetta in primo luogo rappresentare sul mercato gli associati in maniera coerente e professionale, facendosi carico della realizzazione e della cura del marchio. Un aspetto di fondamentale importanza è costituito dal coordinamento delle associazioni turistiche locali, con l’obiettivo di creare un prodotto all’altezza del mercato. e. Conclusioni Nel tempo si è arrivati ad un totale riordinamento di quelle che erano le direttive della legge quadro. Attualmente in Alto Adige si è arrivati alla seguente organizzazione turistica: • • La “Alto Adige Marketing”: organizzazione con forma giuridica privata, responsabile per il livello provinciale e con capitale 50% pubblico e 50% privato e finanziamenti congiunti Consorzi: associazioni o cooperative con forma giuridica privata, responsabili per le attività sovracomunali, finanziati tramite contributi pubblici a seconda del numero di pernottamenti, arrivi e infrastrutture e 114 • da fondi delle associazioni turistiche in base agli accordi presi fra di loro Associazioni: con forma giuridica privata, con il compito di svolgere attività di promozione, informazione e assistenza turistica; finanziate tramite contributi pubblici in base al numero di pernottamenti, arrivi e infrastrutture e tramite contributi privati provenienti dai soci. 10.2 Esistono i presupposti per realizzare un sistema consortile in ambito turistico? La descrizione di due analisi empiriche a. Introduzione Prendendo spunto da due analisi empiriche, in questo capitolo si vogliono discutere i punti di forza e debolezza delle organizzazioni turistiche per poi verificare nei seguenti capitoli se la forma consortile rappresenti una reale possibilità per risolvere alcuni problemi tipici delle organizzazioni turistiche, così come sono strutturate attualmente, e, per realizzare un management della destinazione efficace ed efficiente. La prima indagine (cfr. Osti/Pechlaner, 2000, pag.27-80) ha avuto come oggetto di studio del ruolo delle organizzazioni turistiche in Italia, mentre la seconda (cfr. Kollmann/Pechlaner, 1999, pag.157-170) ha voluto indagare sulla capacità delle organizzazioni turistiche dell’Alto Adige di creare delle destinazioni, con specifico riferimento agli aspetti del marketing e all’attuale loro collocazione in seno all’organizzazione del turismo nel suo complesso (i tre livelli organizzativi provinciale, comprensoriale e locale). b. Il ruolo delle organizzazioni turistiche regionali in Italia Questo studio ha avuto come scopo quello di intervistare le organizzazioni turistiche regionali e subregionali italiane sullo stato dell’arte. Nell’indagine sono state incluse soltanto quelle organizzazioni che si trovano ad un livello intermedio tra livello nazionale e livello locale. I destinatari dell’indagine sono stati, quindi, le organizzazioni turistiche regionali e provinciali e i consorzi. Il campione è stato tratto dalla lista delle organizzazioni riportata dal Touring Club Italiano e dall’ENIT. L’indagine ha avuto inizio nel settembre 1999 ed è terminata nell’ottobre dell’anno successivo; in tutto sono state campionate 217 organizzazioni e sono stati raccolti 131 questionari compilati. È stata, quindi, raggiunta una redemption del 60%, di cui il 14% comprende un’area regionale e l’86% un’area subregionale. 115 L’indagine, di tipo quantitativo, è stata realizzata con l’aiuto di un questionario postale formato da 25 domande chiuse. Le domande contenute nel questionario hanno permesso un’analisi della situazione delle organizzazioni sotto ogni punto di vista. Le domande vertevano su diverse tematiche: dalla forma giuridica adottata e le previsioni dei futuri cambiamenti alle attività svolte; dal numero dei dipendenti al soddisfacimento dello staff attuale e ai corsi di formazione loro offerti; dalle forme di organizzazione adottate all’interno e per la collaborazione con l’esterno alla valutazione della cooperazione con le altre organizzazioni turistiche sia sovraordinate che subordinate; dall’influenza che l’organizzazione detiene sull’offerta al budget e ai finanziamenti, ai pernottamenti, alle prospettive future ed infine all’installazione della posta elettronica e di una homepage. In questa sede ci sembra opportuno presentare i risultati dell’analisi riguardo alla forma giuridica adottata dalle organizzazioni e alle previsioni dei futuri cambiamenti a riguardo. Verrà inoltre trattata la problematica della collaborazione e cooperazione con le organizzazioni a loro sovra- e subordinate. Per ciò che concerne la forma giuridica delle organizzazioni turistiche prese in considerazione è emerso il seguente risultato: • • • 66% aziende di diritto pubblico 20% consorzi 14% comitati, società a responsabilità limitata e altro Alla domanda se prevedono un cambiamento della forma giuridica per i prossimi due anni il 29% ha dato una risposta positiva. Sono state soprattutto le aziende a diritto pubblico che hanno mostrato un simile interesse: il 40% di queste ultime a confronto con il 4% dei consorzi e dello 0% delle società a responsabilità limitata. Se, tuttavia, il 40% delle aziende di diritto pubblico ha dichiarato che per i prossimi due anni sono previsti cambiamenti nella forma giuridica, in realtà solo il 24% ha dichiarato che l’attuale forma non è adatta allo svolgimento delle attività prefissate. Sembra quindi che il cambiamento sia previsto senza che però ne venga espresso un reale bisogno. Si potrebbe presupporre che il cambiamento sia imposto a livello politico ma che i direttori delle organizzazioni non ne sentano una vera necessità. A conferma di tutto ciò osserviamo i risultati emersi dalla domanda “quale forma giuridica prevedete di adottare?”: il 44% delle organizzazioni che prevedono un cambiamento è ancora in fase di decisione e non ha saputo 116 darci una risposta precisa, la tipica dichiarazione è stata: “quello che sarà previsto dalla legge”. Volendo analizzare i punti di forza e di debolezza di un sistema consortile per le organizzazioni turistiche, è indispensabile la conoscenza e valutazione del livello di collaborazione fra le diverse organizzazioni turistiche. Con alcune domande legate alla cooperazione con gli altri operatori del settore è stata fatta un’indagine su quella che è la situazione della promozione turistica non solo a livello di organizzazioni regionali, ma anche a livello di marketing della destinazione vista sotto il punto di vista della definizione stessa di destinazione. Infatti, come già esposto nei capitoli precedenti, la destinazione • • viene definita dei bisogni, dalle esigenze ed in particolare dai prodotti che il potenziale ospite intende consumare la sua delimitazione geografica varia in relazione alla provenienza dell’ospite, alle conoscenze acquisite su di essa e alle informazioni raccolte. Per poter garantire una certa elasticità della destinazione nel sapersi offrire agli ospiti attuali e potenziali in una catena continua di servizi adattandosi e plasmandosi di volta in volta come pacchetto unitario personalizzato su misura per i turisti con provenienza ed esigenze diverse è indubbiamente necessaria una certa collaborazione e cooperazione fra i diversi livelli di organizzazione turistica. Dai dati raccolti è emerso che in realtà la collaborazione è spesso abbastanza scarsa. Infatti, alla domanda “quali forme di organizzazione adottate per la collaborazione con gli operatori turistici” il 32,80% ha ammesso di non intraprendere alcuna collaborazione. Analizzando, invece, quella che è la collaborazione all’interno del sistema organizzativo di promozione turistica a livello nazionale, regionale e locale, diversi risultati si sono riscontrati per i diversi livelli. Trovandosi gli intervistati in un livello intermedio – trattandosi di consorzi e organizzazioni provinciali e regionali – eque erano le possibilità di cooperare sia con il livello inferiore che con quello superiore. Dall’indagine, tuttavia, si è riscontrata una diversità di cooperazione tra i due livelli. Innanzitutto, in una scala valori da uno a sette in generale è stata valutata migliore la collaborazione con le organizzazioni subordinate rispetto a quella con le organizzazioni sovraordinate. La collaborazione nello svolgimento delle attività sul mercato interno, lo sviluppo di nuove offerte, il coordinamento dell’offerta e i sistemi di informazione e prenotazione sono risultati essere migliori riguardo alle organizzazioni subordinate, mentre 117 soltanto nelle attività sul mercato esterno, nelle ricerche di mercato e nell’acquisizione di informazioni, la collaborazione è stata valutata migliore con le organizzazioni sovraordinate. È infine interessante notare come alcune organizzazioni di livello regionale non riconoscano neppure il livello nazionale come a loro sovraordinato. c. Da organizzazione turistica a organizzazione di destinazione L’analisi qui di seguito esposta è stata svolta tramite questionario sottoposto al sondaggio a tutti e 11 i consorzi turistici a livello di comprensorio, a campione a due dei quattro consorzi di promozione e a 36 delle complessive 119 associazioni turistiche locali (campione di ampiezza pari al 30%). Al sondaggio hanno partecipato il 90% dei consorzi turistici contattati e il 75% delle associazioni turistiche. Il questionario prevedeva una serie di domande generali in merito alla struttura del turismo, alla filosofia di fondo e ai centri di servizi esistenti nel bacino di competenza, nonché alcuni quesiti più specifici in tema di marketing. Per quanto concerne il marketing, si chiedeva poi alle organizzazioni turistiche se disponessero di progetti definiti per iscritto. Si passava poi ad esaminare le motivazioni degli utenti, gli aspetti di fondo dell'attività di marketing, la possibilità di contattare i turisti avvalendosi delle fonti di dati disponibili, i canali di vendita esistenti e la presenza sui mercati vicini e più lontani. Con riferimento all’ottimizzazione della catena dei servizi perseguita all’interno della destinazione (alloggio, ristorazione, ricreazione e trasporto), sono state esaminate la facoltà delle organizzazioni turistiche di influire sul configurarsi dell’offerta in loco e le soluzioni di commercializzazione attuabili. Rilevando le opportunità esistenti in merito al reperimento delle informazioni necessarie ai fini della facoltà di reagire tempestivamente e correttamente ai cambiamenti in atto sul mercato si è potuta inoltre verificare la propensione all’innovazione e l’impostazione nei confronti dell’informazione delle organizzazioni turistiche dell’Alto Adige. I quesiti relativi alle strategie di cooperazione delle organizzazioni turistiche erano riferiti da un lato alla collaborazione con altre organizzazioni turistiche, con relativa indicazione degli ambiti specifici in cui essa si era realizzata, e dall’altro alla funzione di rappresentanza assolta dall’organizzazione turistica di volta in volta loro preposta in materia di gestione del mercato, di formulazione e sviluppo dell’offerta, di sistemi d’informazione e di prenotazione nonché di ricerche di mercato. A tutte le organizzazioni turistiche intervistate veniva altresì fornita l’occasione di indicare eventuali 118 proposte o suggerimenti in merito alle soluzioni di collaborazione con le aggregazioni a livello superiore. I risultati emersi da questa indagine possono essere riassunti come segue: • Mediamente, meno della metà delle organizzazioni turistiche intervistate (consorzi turistici e associazioni locali) dichiara di disporre di una filosofia definita in materia di marketing, pur se i consorzi regionali possiedono nella loro quasi totalità dei progetti di marketing e per la metà indicano una precisa Unique Selling Proposition (USP). • Considerando il rapporto a livelli diversi tra le associazioni turistiche locali e i consorzi turistici di appartenenza, si rileva come solo raramente le affermazioni di fondo in materia di marketing coincidono. Se ne deduce quindi che consorzi e associazioni turistiche concordano troppo poco gli obiettivi di marketing dei relativi bacini. • La Legge quadro per le organizzazioni turistiche prevede una ripartizione di fondo delle varie mansioni tra consorzi e associazioni turistiche, con particolare riguardo per la gestione del mercato. In pratica, essa consente tuttavia diverse interpretazioni in merito. • Le associazioni turistiche locali danno della loro collaborazione con i consorzi regionali una valutazione più positiva di quanto questi ultimi non facciano con riferimento ai loro rapporti con l’organizzazione provinciale di marketing. Ciò si spiega anche sulla base dell’appartenenza delle associazioni ai rispettivi consorzi e agli obblighi contrattuali che ne conseguono. Considerando invece il rapporto a livelli diversi tra consorzi regionali e organizzazione provinciale di marketing, si evidenzia una mancanza di integrazione totale, la quale è indubbiamente più forte fra le organizzazioni turistiche locali e regionali. • Nonostante la gestione del mercato sia affidata ai consorzi, l’influsso esercitato sulla catena dei servizi è di poco superiore rispetto a quello delle associazioni turistiche locali. Per ciò che concerne i pernottamenti e gli intrattenimenti l’analisi empirica ha dimostrato che l’influenza da parte dei consorzi è più forte da parte delle associazioni turistiche locali. Nel settore gastronomico e dei servizi di trasporto (per esempio gli impianti di risalita), invece, l’influenza maggiore sembra essere esercitato dalle associazioni turistiche e non dai consorzi e spesso può essere addirittura osservata una situazione concorrenziale fra 119 associazione e consorzio come nei settori di attività quali la gastronomia o gli alloggi. 10.3 I fattori critici nell’organizzazione turistica dell’Alto Adige Di fronte a questi risultati si possono riassumere i seguenti punti di partenza al fine di trovare una soluzione per i fattori critici interni alla regolamentazione e strutturazione dell’organizzazione turistica in Alto Adige: • Tenendo conto della suddivisione su tre livelli dell’organizzazione turistica in Alto Adige è importante riuscire a determinare i compiti, gli ambiti di competenza e le responsabilità nel management e marketing turistico. • Le dimensioni delle organizzazioni turistiche locali e comprensoriali sono da tenere in considerazione, poiché diversi ambiti di azione comportano diverse interpretazioni riguardo allo spazio di manovra. Ciò può far nascere dei conflitti di competenza fra le cosiddette “topdestinazioni” - destinazioni di dimensioni limitate che però presentano un marchio molto forte e delle “core competences” molto sviluppate – e i relativi consorzi turistici. • Il rapporto di natura finanziaria fra le associazioni turistiche e i consorzi turistici rappresenta uno dei punti più critici della organizzazione turistica dell’Alto Adige, in quanto la legge provinciale prevede che i finanziamenti di associazioni e consorzi turistici si basino sul principio del “bottom-up”; ciò significa che i finanziamenti richiesti dai consorzi vengono concessi dalle associazioni. D’altra parte, però, è compito fondamentale dei consorzi quello di coordinare il marketing dell’intera destinazione. Dovendo dipendere finanziariamente dalle associazioni i consorzi non sono sempre in grado di esercitare appieno questa attività di coordinamento. • Le associazioni turistiche sono quelle organizzazioni che si trovano a più stretto contatto con gli operatori e gli ospiti. Trovandosi su questo primo livello della piramide che compone la struttura delle organizzazioni turistiche in Alto Adige, è comprensibile che una delle funzioni principale delle associazioni turistiche è quella di svolgere attività di informazione sul luogo. Fra le attività fondamentali dei consorzi rientra invece lo sviluppo del prodotto, poiché il consorzio con il suo ruolo di coordinatore deve riuscire a garantire un posizionamento 120 competitivo del prodotto turistico sul mercato. Possono, tuttavia, nascere dei conflitti fra associazioni e consorzi in questo ambito di azione, poiché vista la vicinanza dell’associazione al territorio, spesso l’organizzazione di questo livello è più informata sulle tendenze e richieste degli ospiti reali e potenziali. 10.4 Obiettivi per un riordinamento delle organizzazioni turistiche in Alto Adige La suddivisione in tre livelli delle organizzazioni turistiche è indispensabile e una soluzione delle problematiche fra associazioni turistiche locali e consorzi turistici non è certo rappresentata dall’unione di questi due livelli. Il punto di partenza per un riordinamento delle organizzazioni turistiche in Alto Adige è la creazione di organizzazioni turistiche con un forte potenziale di destinazione e ciò indipendentemente dal fatto che esse siano associazioni turistiche locali o consorzi turistici. È, inoltre, importante definire e delimitare i compiti e le competenze fra i diversi livelli di organizzazione. Riportiamo qui di seguito alcune proposte da prendere in considerazione per realizzare un riordinamento delle organizzazioni turistiche che sia efficace nel lungo periodo. Attualmente queste proposte vengono discusse approfonditamente a livello provinciale dai vari settori interessati. Come punto di partenza risulta opportuna una definizione degli ambiti per le nuove forme di cooperazione sia a livello verticale – fra i diversi operatori, le associazioni turistiche locali, i consorzi turistici e la „Alto Adige Marketing“ – sia a livello orizzontale – fra le associazioni turistiche e fra i consorzi turistici. Il sistema consortile delle organizzazioni turistiche - organizzazioni locali, regionali, la „Alto Adige Marketing“ e l’Assessorato al Turismo - va indubbiamente rafforzato. Il rafforzamento di questo sistema richiede una chiara regolamentazione per ciò che concerne i finanziamenti alle singole organizzazioni e le competenze nello sviluppare gli strumenti di marketing. È necessario creare meccanismi di sanzione e funzioni di controllo preventivo a livello provinciale („Alto Adige Marketing“ e Assessorato al Turismo) a fronte di una definizione chiara dei rapporti esistenti fra „Alto Adige Marketing“ e Assessorato al Turismo e fra le organizzazioni turistiche locali, regionali e provinciali. 121 Dal punto di vista legislativo è fondamentale adattare le organizzazioni turistiche agli obiettivi che queste ultime si sono preposte: deve essere garantita una certa flessibilità e un orientamento verso un’attività di tipo economico-aziendale. Le organizzazioni turistiche locali con un forte potenziale di destinazione potrebbero essere favorite e prese maggiormente in considerazione. Inoltre dovrebbe essere garantita, in generale, una maggiore concentrazione sullo sviluppo dei prodotti a livello locale accanto alle funzioni di informazione e assistenza che queste organizzazioni tradizionalmente svolgono. Le organizzazioni turistiche locali non svolgono solo attività di informazione, di animazione e di sviluppo del prodotto, ma contribuiscono anche e in modo sostanziale alla nascita di un sentimento positivo verso il turismo da parte degli operatori del luogo. Questo sentimento porta ad un aumento della loro motivazione per lo sviluppo turistico della zona. Ciò rappresenta a sua volta una garanzia per un approccio positivo verso il turismo da parte di quei settori economici e sociali che non si trovano a contatto diretto con il mondo del turismo. Il management del turismo di un’organizzazione regionale non è in grado di svolgere tutte quelle attività formali ed informali, quali ad esempio la cura dei rapporti ed il mantenimento dei contatti con gli operatori come invece può fare un’organizzazione che agisce a livello locale. Le organizzazioni turistiche “grandi” e “piccole” si differenziano per i diversi compiti che devono svolgere, per la loro attività e i loro rapporti con le altre organizzazioni turistiche, le quali a loro volta possiedono diverse competenze. È, quindi necessaria una certa flessibilità che permetta di risolvere i problemi dei diversi bacini turistici in base alle richieste del mercato e che superi una classificazione dei compiti e delle responsabilità troppo rigida e una generalizzazione esagerata. Solo in questo modo le organizzazioni turistiche potranno soddisfare i bisogni dell’ospite e rispondere in modo adeguato alle richieste del mercato. Il principio base per una nuova organizzazione turistica in Alto Adige è la definizione di aree intese come destinazione a livello locale, regionale e provinciale. I punti di riferimento per le organizzazioni turistiche sono, la destinazione Alto Adige, le destinazioni regionali e le destinazioni locali, mentre vanno in secondo piano i territori definiti in base a confini politici, dato che questi confini non vengono presi in considerazione dal turista reale e potenziale. 122 La cooperazione a livello orizzontale e verticale è volta alla creazione di un marchio che sia ben riconoscibile sul mercato. In questo modo l’orientamento verso il mercato turistico e verso gli ospiti potenziali acquista una grande importanza. È necessario che le organizzazioni turistiche si riuniscano al fine di poter sviluppare il proprio potenziale di destinazione. Alcune di queste destinazioni possono anche essere “virtuali”, come ad esempio la destinazione “Dolomiti”, che sul mercato potrebbe indubbiamente diventare un marchio molto competitivo atteso che sia garantita una cooperazione fra le organizzazioni turistiche attive in questa area. Ciò dovrebbe favorire anche la cooperazione sovraprovinciale. Uno degli scopi della „Alto Adige Marketing“ è creare una “rete” di risorse proveniente dai vari settori economici operanti nella Provincia. Un ruolo importante viene attribuito alle sinergie che possono scaturire dalla cooperazione fra il settore agricolo e quello turistico. Questa cooperazione non deve avvenire solo ed esclusivamente a livello provinciale, ma deve essere realizzata anche a livello regionale e locale. La cooperazione fra i diversi settori economici deve, infine, essere anche una condizione necessaria per la realizzazione di cooperazioni verticali e orizzontali. 10.5 Le destinazioni in Alto Adige Attraverso l’elenco degli obiettivi per un riordinamento delle organizzazioni turistiche in Alto Adige è emersa anche la necessità rendere flessibili le organizzazioni riguardo alla loro attività. Le organizzazioni turistiche locali possono essere suddivise in modo seguente: • organizzazioni locali che coprono un bacino che presenta il potenziale di destinazione e che, quindi, presentano il potenziale necessario per creare prodotti e offerte (packaging e pricing) che possono essere posizionati sul mercato, e che contemporaneamente possiedono le risorse necessarie per commercializzare questi prodotti in cooperazione con i partner a livello regionale. • organizzazioni locali che possono garantire le funzioni di informazione, animazione e sviluppo dei prodotti, ma che non possiedono, tuttavia, le risorse necessarie per poter essere direttamente presenti sul mercato 123 • organizzazioni locali che non svolgono alcuna attività di marketing, ma che si occupano dell’ “abbellimento” del territorio in questione (“associazioni di abbellimento”). 10.6 La regolamentazione della cooperazione fra i diversi livelli delle organizzazioni turistiche a. Le “nuove regole del gioco” Nonostante vi sia la necessità di garantire una certa flessibilità nella cooperazione fra i diversi livelli delle organizzazioni turistiche a causa delle caratteristiche dei mercati turistici, è necessario stabilire alcune regole a cui le diverse organizzazioni turistiche devono attenersi. Qui di seguito si vogliono elencare alcune proposte di cambiamento fondamentali per il raggiungimento di un equilibrio fra flessibilità e regolamentazione delle organizzazioni turistiche in Alto Adige. • Le strategie di marketing fra le singole destinazioni e l’“Alto Adige Marketing“ e l’Assessorato al Turismo vengono approvate ogni anno. Le singole destinazioni hanno l’obbligo di presentare – in accordo con gli operatori e le associazioni turistiche della loro zona – i prodotti che intendono posizionare sul mercato. L’“Alto Adige Marketing“ definisce, sulla base di queste proposte in comune accordo con i responsabili delle organizzazioni regionali, i pacchetti di prodotti da posizionare sul mercato ed eventualmente sviluppa nuovi prodotti in base alle proprie strategie di commercializzazione. • Ogni comune potrebbe ufficialmente costituire un’unica associazione turistica • Solo le organizzazioni - anche non-turistiche - che possiedono un certo peso a livello sovracomunale possono diventare soci del consorzio turistico senza necessariamente essere anche soci dell’associazione turistica locale. I punti sopra elencati richiedono dalle organizzazioni turistiche un alto livello di capacità di cooperazione, nonché una buona formazione professionale. Le persone che operano all’interno di questi organizzazioni devono poter frequentare seminari e/o corsi di formazione per essere in grado di gestire al meglio la nuova situazione. Ciò è necessario per poter garantire un management dell’organizzazione turistica professionale (Management delle sinergie) 124 b. La forma giuridica L’attività delle organizzazioni turistiche non è soggettivamente un’attività commerciale, nonostante obiettivamente possa essere definita come tale. Bisogna, tuttavia, tener presente che a livello istituzionale essa ha come scopo principale quello di agire a favore dei suoi soci. Le nuove richieste del mercato turistico richiedono – per ciò che concerne l’attività delle organizzazioni turistiche – maggiore professionalità e trasparenza. Una possibilità di venire incontro a queste richieste, anche dal punto di vista giuridico, è data dalla costituzione di una società cooperativa a responsabilità limitata. Gli aspetti da prendere in considerazione riguardo a questa forma giuridica sono i seguenti: • • • Aspetti fiscali: imposte dirette ed indirette (ad esempio IVA) Un controllo interno ed esterno che garantisce una maggiore trasparenza Il rispetto della regola “una testa – un voto” nelle attività decisionali (unica eccezione è data dalle persone giuridiche che possono disporre di un massimo di cinque voti, il che rende possibile una distribuzione diversa delle quote soprattutto nei consorzi turistici) Alla luce di questi dati sembra opportuno evidenziare che le organizzazioni turistiche in Alto Adige dovrebbero prendere seriamente in considerazione la possibilità di cambiare la propria forma giuridica, visti i vantaggi che la forma giuridica della cooperazione offre a queste organizzazioni. c. I finanziamenti Per ciò che riguarda i finanziamenti diretti alle organizzazioni turistiche altoatesine ci sembra opportuno fare alcune proposte che renderebbero più efficace l’attività delle organizzazioni in questione: • Rafforzamento della base finanziaria delle organizzazioni turistiche regionali: una parte minima dei finanziamenti predisposti per le associazioni turistiche da parte della Provincia passa direttamente alle organizzazioni turistiche regionali • Finanziamenti delle organizzazioni turistiche regionali: i finanziamenti della Provincia vengono concessi in base a progetti realizzati dalle organizzazioni turistiche regionali. 125 • Il finanziamento delle destinazioni “virtuali”: questo avviene tramite le organizzazioni turistiche che si occupano del loro coordinamento. Le attività di marketing delle destinazioni “virtuali” vengono, invece, sostenute dalla Provincia di Bolzano. • È, infine, necessaria una responsabilizzazione del management delle organizzazioni turistiche regionali verso le relative organizzazioni turistiche locali: il manangement delle organizzazioni turistiche regionali ha il compito di garantire il rispetto delle “regole di gioco”. 126 11. 11.1 La propensione alla cooperazione nel comparto alberghiero della provincia di Trento La situazione in provincia di Trento 11.1.1 Le caratteristiche dell'indagine Per lo studio delle relazioni esistenti tra operatori del comparto alberghiero si è proceduto, con la collaborazione delle principali associazioni di categoria operanti in provincia di Trento, ad inoltrare un questionario a tutti gli imprenditori ad esse associate. Il grado di risposta all'indagine deve essere ritenuto soddisfacente se riferito al tasso medio di risposta che si ottiene generalmente nell'ambito di indagini di questo tipo; va tuttavia rilevata la non elevata attenzione alle opportunità connesse alla collaborazione in campo alberghiero (e questo rappresenta sicuramente uno dei dati più significativi dell'indagine effettuata). Ulteriore osservazione preliminare è che il grado di risposta (e, molto probabilmente, anche di disponibilità a forme di collaborazione "organizzate" e non occasionali) è crescente in relazione all'aumentare del livello qualitativo degli esercizi alberghieri. Infatti, il tasso di risposta all'indagine è stato molto basso per la categoria ad 1 e 2 stelle, mentre è risultato più che apprezzabile da parte degli alberghi a 3 e 4 stelle. Se il livello qualitativo degli esercizi può essere considerato, in un certo senso, un indicatore efficace per valutare la capacità imprenditoriale dei gestori o comunque della loro capacità di collocarsi sui segmenti più competitivi del mercato, sulla base del grado di risposta all'indagine si potrebbe considerare che l'attenzione alle problematiche e alle opportunità della cooperazione in campo alberghiero è proporzionale al livello qualitativo della componente imprenditoriale e manageriale del comparto. Il profilo del campione analizzato Categorie alberghiere 1 stella 2 stelle 3 stelle 4 stelle Totale Campione Esercizi Posti letto 3 85 12 505 56 4.065 11 1.565 82 6.220 127 In generale si può valutare che i dati raccolti offrono informazioni utili ed interessanti spunti di riflessione estensibili all’intera categoria. 11.1.2 L'integrazione verticale nel comparto alberghiero trentino Sulla base dell'indagine effettuata si può affermare che nella gestione degli esercizi alberghieri in Trentino prevale ancora un’imprenditorialità di tipo familiare, dal momento che il 74,4% risultano "autonomi" e non fanno parte di catene alberghiere, di gruppi aziendali o di organizzazioni di franchising. Tale dato, in considerazione del profilo del campione al quale si è fatto riferimento in precedenza, deve essere considerato stimato per difetto, in quanto è molto probabile che nell'ambito degli alberghi di categoria inferiore l'appartenenza a gruppi o catene alberghiere sia quasi del tutto assente. Le motivazioni di questa situazione possono essere ricondotte sia a ragioni di carattere storico (lo sviluppo turistico - ed alberghiero, in particolare - in Trentino è legato all'iniziativa di singoli imprenditori locali), sia alle limitate dimensioni degli alberghi della provincia di Trento, che poco si adattano alle strategie e agli orizzonti operativi e di mercato delle grandi catene. L’adesione da parte del 16% circa ad “associazioni di marchio”, oltre che confermare la forte autonomia gestionale, dimostra che la collaborazione con altri operatori della categoria si limita a soddisfare i bisogni di una maggiore visibilità (il marchio è estremamente importante a questo riguardo) e quindi di pubblicità. Oltre ciò comunque, si può presumere che la partecipazione ad associazioni di marchio attualmente sia ritenuta utile anche per differenziare il prodotto alberghiero quantomeno in termini di “qualità” dell’offerta, se non di “originalità e specificità” della stessa. Appartenenza degli alberghi trentini a gruppi o catene alberghiere Forme organizzative catene alberghiere catene in franchising gruppi aziendali associazione di “marchio” nessuna delle precedenti forme (è autonomo) Si No % 2,4 1,2 3,7 15,9 % 96,4 97,6 95,1 82,9 Non risposto % 1,2 1,2 1,2 1,2 74,4 24,4 1,2 128 Totale % 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 11.1.3 La diffusione e la funzione delle esperienze consortili Il 65% circa degli operatori intervistati ha dichiarato di aderire ad un consorzio per ragioni di natura commerciale. La funzione principale riconosciuta a questa forma di associazionismo è infatti, la commercializzazione alberghiera, cui segue quella di promozione del sistema turistico ricettivo della zona. Solo pochi operatori invece, considerano il consorzio utile per l’acquisto di prodotti necessari allo svolgimento dell’attività. Livello di adesione degli alberghi a consorzi tra operatori del comparto Aderiscono a consorzi 64,6% Non aderiscono a consorzi Funzione del consorzio di appartenenza: - acquisto di prodotti - commercializzazione alberghiera - promozione del sistema turistico di zona - altre funzioni 35,4% 6,1% 47,6% 43,9% 8,5% Ad una prima valutazione la percezione è di una certa "freddezza" degli operatori nei confronti dell’importanza delle economie di scala ottenibili dalla creazione di gruppi d’acquisto. In realtà le motivazioni sono più articolate, nel senso che la scarsa propensione alla formazione di gruppi d’acquisto, deriva soprattutto dal rapporto di fiducia instaurato negli anni con i singoli fornitori, oltre che dalla specificità dei prodotti che ogni albergo decide di acquistare. Molti albergatori infatti si sono dimostrati poco inclini a costituirsi in gruppi d’acquisto, per godere di una maggiore forza contrattuale e quindi di prezzi più vantaggiosi sugli acquisti, perché hanno ormai un rapporto di fiducia consolidato negli anni con i propri fornitori, dai quali acquistano a condizioni comunque favorevoli. Inoltre essi percepiscono il gruppo d’acquisto come un limite alla possibilità di acquistare specifici prodotti sui quali ogni albergo ha impostato la propria linea di offerta e che non sempre incontrano il favore degli altri imprenditori alberghieri costituenti il gruppo. 11.1.4 La percezione dei fattori di debolezza competitiva Uno degli elementi cruciali per superare comportamenti e strategie di impresa individuali è, da sempre, il far leva sui "punti di debolezza" 129 gestionale, economica e organizzativa, la cui percezione consente di individuare in forme consortili o comunque "di gruppo" la modalità più adeguata per superare e risolvere le debolezze dei singoli. Sulla percezione di tali elementi di debolezza si è indirizzata una specifica parte dell'indagine. Tra i diversi costi che gli albergatori hanno citato come maggiormente incidenti nella gestione, come si può facilmente vedere dal grafico, vi sono quelli legati all’energia e al personale. Grafico 1: fattori di debolezza competitiva 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 costi promoz., commercializ. costi lavanderia costi energia servizio ristorante pulizie generali esercizio servizio bar ricerca personale incidenza costi non risposto In una scala da 0 a 100, dove 100 esprime il massimo dell’incidenza di un costo, i costi energetici sono quelli in assoluto definiti più incisivi, con un punteggio di 87. Seguono quelli del personale, il cui punteggio varia in relazione alle diverse funzioni. Più dettagliatamente, gli addetti alla cucina incidono con un punteggio di 74, quelli di ricerca del personale hanno totalizzato un punteggio di 71 e infine gli addetti al ristorante che hanno raggiunto quota 68. Le risorse umane, come si sa, rivestono estrema importanza nella impresa turistica, proprio perché fanno parte del sistema di erogazione del servizio. Esse stanno infatti, al centro del processo di creazione dello stesso e del suo valore aggiunto, e la loro unicità contribuisce a rendere diverso ogni singolo sistema. Non sorprende pertanto che l’incidenza dei costi del personale sia piuttosto elevata, soprattutto negli alberghi di categoria medio-alta. Dalle risposte dei questionari emerge che i costi del personale più citati sono quelli di ricerca, degli addetti alla cucina e al ristorante. 130 Il fatto che la ricerca e selezione del personale alberghiero sia considerato un costo piuttosto sentito può derivare dal fatto che non è così scontato trovare manodopera, non solo disponibile, ma anche specializzata. Non bisogna ad esempio dimenticare che una delle risorse strategiche alberghiere più importanti sono gli chef e il personale di cucina, i quali possono contribuire in misura significativa al successo della struttura. La specializzazione e la professionalità, oltre ad una certa numerosità, richieste anche al personale in sala e ai piani giustifica ulteriormente il fatto che i costi gestionali sostenuti per loro siano pertanto elevati. Ciò lo si riscontra pure, considerando che i costi di segreteria e di gestione del reparto amministrativo, al contrario, non siano ritenuti particolarmente pesanti. A questo riguardo è plausibile pensare infatti, che queste mansioni siano svolte direttamente dai titolari dell’esercizio o al massimo da un paio di impiegati. E’ opportuno soffermare l’attenzione anche sulle altre voci di costo, che pur in misura inferiore vengono comunque giudicate pesanti sul bilancio. E’ infatti interessante constatare che molti albergatori lamentino come elevato il costo per l’approvvigionamento di alimentari e in misura leggermente inferiore di prodotti per la pulizia, materie prime di primaria importanza per la struttura. La suddetta situazione è degna di nota dal momento che nonostante ci si lamenti, non si riesca a trovare un interesse reale verso la creazione di cooperative d’acquisto, nemmeno per l’approvvigionamento di beni generici, come ad esempio i prodotti per la pulizia. Per quanto concerne i costi di promozione e commercializzazione, stupisce il fatto che molti albergatori, pur appartenendo ad un consorzio che si occupa principalmente di questo, dichiari di non sentirsi particolarmente favorito da ciò e anzi, considera abbastanza elevati i costi in questione all’interno di quelli complessivi. Le motivazioni che si possono intuire dietro tali dichiarazioni, possono legarsi al fatto che in imprese di tipo familiare, non si ravvisa la necessità di destinare una piccola percentuale del budget al sostenimento di politiche di promozione, come invece accade nei grandi complessi. Di conseguenza è facile che si deleghi il compito all’APT locale a ciò preposta, e si consideri pertanto un costo sostanzioso qualsiasi quota aggiuntiva versata ad un consorzio o altra associazione per finalità simili. Altra voce importante tra i componenti di costo è la lavanderia per il lavaggio della biancheria. A questo riguardo, considerando che hanno risposto al questionario, soprattutto alberghi a tre e quattro stelle, si può supporre che nella maggior parte dei casi i servizi di lavanderia siano affidati ad imprese esterne piuttosto che sia un’operazione fatta internamente. Sembrano invece non essere percepiti come penalizzanti, i costi sostenuti per la manutenzione della struttura e soprattutto del verde. 131 11.1.5 L’interesse alle forme di cooperazione interaziendale e territoriale A fronte di concreti vantaggi economici o di semplificazione della gestione, si è riscontrato un certo interesse da parte degli operatori intervistati, a partecipare a forme di gestione consortile o ad avvalersi dei servizi offerti di ditte esterne specializzate, anche se in misura leggermente inferiore. In particolare uno dei servizi per l’approvvigionamento del quale si è mostrato una buona predisposizione ad uscire da un certo individualismo, è soprattutto quello legato all’energia, che come si è visto in precedenza è un costo particolarmente sentito. Solo il 20% degli albergatori infatti, ha dichiarato di non avere alcun interesse a riguardo. Per l’acquisto di alimentari e di prodotti per la pulizia, la percentuale di coloro che hanno espresso interesse verso forme collettive di acquisto si attesta al 60% circa. Per quanto attiene invece al personale, si riscontra che per la sua ricerca e per la disponibilità di addetti ai piani e in sala e di personale nella cucina, mediamente il 57% degli intervistati ha espresso interesse ad ottenere tali servizi sia tramite consorzio che tramite ditte esterne specializzate nella loro fornitura. Disponibilità a partecipare a forme di gestione “consortile” o al ricorso ad altre ditte specializzate per la gestione di servizi (a fronte di concreti vantaggi economici o di semplificazione della gestione) Gestione affidata a imprese specializzate Gestione in consorzio Costi del personale: Ricerca, selezione Segreteria, amministrazione Servizio bar Pulizia ai piani Pulizie generali strutt. Cucina Servizio ristorante Manutenzione struttura, giardini Sto facendo Sono interessato Sto facendo Sono interessato % % % % Non sono interessato Totale % % 0 54 0 18 28 100 1 22 1 6 70 100 0 0 22 34 0 1 11 21 67 44 100 100 0 31 0 17 52 100 0 35 0 16 49 100 0 33 0 17 50 100 0 27 1 13 59 100 132 Costi energia Costi forniture alimentari Costi lavanderia Costi altri prodotti Costi promozione e commercializzazione 1 54 4 21 20 100 4 43 7 17 29 100 0 1 41 43 6 7 10 17 43 32 100 100 23 40 4 22 11 100 In merito alla promozione e commercializzazione, la predisposizione ad ottenere tali servizi da consorzi e altri soggetti, è positiva, ma per molti operatori è pure una prassi consolidata. Lo stesso dicasi per le modalità di lavaggio della biancheria dove il 6% circa degli operatori ha dichiarato di operare già con ditte esterne. Al contrario un ambito nel quale non si riscontra un significativo interesse ad avvalersi di collaborazioni esterne, sia tramite consorzio che direttamente con ditte specializzate, è quello che attiene la manutenzione degli spazi verdi, siano essi interni che esterni alle strutture. Disponibilità ad instaurare forme di collaborazione con altri operatori del contesto turistico locale (eventualmente più intense e/o stabili di quelle già in corso) Contenuto della collaborazione * * * * * * * * molto per niente interessato interessato vendita diretta di ski-pass o di biglietti di ingresso ad impianti sportivi proposta di pacchetti turistici trasporto turisti nell’area (verso impianti di risalita o impianti sportivi, località particolarmente attrattive dell’area, castelli, musei, ecc.) convenzioni agevolate per l’uso di impianti sportivi corsi, animazione, eventi altre attività proposta di prodotti agro-alimentari tipici locali (vini, formaggi, frutta) visite a strutture di lavorazione di prodotti agro-alimentari locali (cantine, caseifici, aziende frutticole, ecc.) 133 61% 87% 39% 13% 83% 17% 83% 79% 45% 17% 21% 55% 83% 17% 85% 15% Per quanto concerne poi la collaborazione con altri operatori, turistici o meno, del luogo, più dell’80% degli intervistati ha manifestato il suo vivo interesse per l’avvio o il consolidamento di molte possibili iniziative. In modo particolare, si è espresso un grande assenso per la predisposizione di pacchetti turistici e convenzioni per l’accesso agevolato negli impianti sportivi, per la realizzazione di servizi di trasporto più “personalizzati” rispetto quelli pubblici, che accompagnino i turisti, verso impianti di risalita o sportivi o verso aree di interesse culturale, storico, ambientale. Anche sul versante agro-alimentare, stando alle dichiarazioni raccolte, si può affermare che sia vivo l’interesse per una maggiore collaborazione che si realizzi con la proposta da parte degli albergatori ai propri clienti di prodotti tipici locali (vini, frutta, formaggi). Ma è più realistico pensare che forme di collaborazione si possano più facilmente realizzare se riguardano la promozione di visite organizzate presso le strutture agricole-casearie, che realizzano i prodotti tipici, e la partecipazione ad eventi promozionali (feste locali, fiere, manifestazioni, ecc.) in comune con le stesse aziende locali. 11.1.6 Conclusioni Da una valutazione sintetica dei risultati dell'indagine emergono alcuni interessanti spunti di riflessione. Innanzitutto, l’elevata percentuale di adesione ad una forma consortile, a prescindere dalle finalità indica che questa forma di aggregazione è presente in maniera diffusa sul territorio e gli si riconosce una certa importanza e utilità. Tuttavia, le principali funzioni riconosciute a questi tipi di aggregazione sono limitate a quelle di natura commerciale e promozionale. Sulla base di quanto dichiarato dagli operatori però, sembrerebbe che i consorzi potrebbero arrivare ad acquisire competenze nuove soprattutto legate alla risoluzione di problemi di natura gestionale che incidono particolarmente, in termini di costi, sullo svolgimento della normale attività economica. L’interesse dimostrato dagli albergatori a che ciò avvenga è palese, resta tuttavia da sondare in quale misura essi siano poi effettivamente disponibili ad impegnarsi direttamente affinché le parole si traducano in fatti. La percezione che si ha è infatti che si ravvisi l’importanza di un’azione sinergica o quantomeno si ritenga utile l’operare in gruppo, ma sul lato pratico la disponibilità ad un impegno concreto è ancora limitata. Un concetto molto importante da ribadire a questo riguardo è che la mancanza di coordinamento tra operatori si traduce innanzitutto con pesanti differenze qualitative dal lato dell’offerta e con l’assenza di economie di scopo, cioè di tutti i vantaggi di costo ottenibili con attività di cooperazione. 134 Un esempio in qualche modo scontato di queste ultime è rappresentato dal risparmio in termine di costi fissi, ottenibile con attività di promozione comuni. Inoltre la collaborazione con operatori turistici diversi è utile tra le altre cose anche e soprattutto per sfruttare efficacemente la capacità produttiva. La carenza di sistematicità nell’organizzazione turistica di un territorio si manifesta principalmente sui costi, a causa sia dell’insufficiente sfruttamento della capacità produttiva che si risolve con la distribuzione dei costi fissi su un numero inferiore di prodotti, che della duplicazione di attività per effetto della mancanza di economie di scopo. Gli effetti sui costi automaticamente si distribuiscono sui prezzi e sui volumi della domanda, innescando pertanto una reazione a catena, che finisce con l’indebolire la competitività di una destinazione. In modo particolare la carenza di un’efficiente e stretta cooperazione tra operatori, turistici e non, è tanto più sentita quanto più il territorio è nella sua fase di stagnazione, connessa al raggiungimento dello stadio di maturità, a cui se non si interviene con attenzione rischia di seguire un lento e progressivo declino, piuttosto che una rinascita. 11.2 La situazione in provincia di Bolzano 11.2.1 Le caratteristiche dell'indagine Lo studio delle relazioni esistenti tra gli operatori del comparto alberghiero si è attuato inoltrando un questionario a tutti gli imprenditori aderenti alle principali associazioni di categoria. Complessivamente hanno risposto 51 esercizi alberghieri, il 55% dei quali appartenenti alla categoria 3 stelle, il 22% a quella a 4 stelle e il 18% a quella a 2 stelle. Si tratta tutto sommato, di strutture ricettive abbastanza consistenti. Gli alberghi a 4 stelle sono i più grandi, in quanto hanno una media di 71 posti letto, quelli a 3 stelle hanno in media una cinquantina di posti letto disponibili, mentre la categoria con una minore capienza è quella degli esercizi a 2 stelle, che dispone in media di una trentina di posti letto. Il tasso di risposta all'indagine è stato apprezzabile da parte degli alberghi a 3 e 4 stelle, minore invece per la categoria a 2 stelle e nullo per le strutture ad 1 stella. Si può pertanto concludere che, il grado di risposta e, presumibilmente anche di disponibilità a forme di collaborazione "organizzate", è crescente in relazione all'aumentare del livello qualitativo degli esercizi alberghieri. 135 Profilo del campione analizzato Categorie alberghiere 2 stelle 3 stelle 4 stelle altro Totale 11.2.2 Campione Esercizi Posti letto18 9 275 28 1.388 11 711 3 150 51 2.524 L'integrazione verticale nel comparto alberghiero dell’Alto Adige Stando alle risposte raccolte, l’Alto Adige è ancora oggi una destinazione in cui è diffusa ancora, anche se non con una maggioranza schiacciante, una gestione familiare degli esercizi alberghieri, dal momento che il 31,4% dichiara di condurli autonomamente e di non far parte ad esempio di catene alberghiere e di forme di franchising. Non si esclude che mantengano una gestione autonoma proprio quelle strutture più piccole, con una limitata capienza, che poco si adatta alle esigenze delle grandi catene. Appartenenza degli alberghi dell’Alto Adige a gruppi o catene alberghiere Forme organizzative catene alberghiere catene in franchising gruppi aziendali associazione di “marchio” nessuna delle precedenti forme (è autonomo) Si 3,9 25,5 0,0 9,8 31,4 No Non risposto 70,6 25,5 47,1 27,5 66,7 33,3 58,8 31,4 49,0 19,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 Comunque, tra le principali forme di appartenenza, prevale l’adesione a forme di franchising alberghiero, il 25,5% degli alberghi ha dichiarato infatti, di farne parte, il 9,8% invece, ha aderito ad un’associazione di marchio, mentre solo il 3,9% dichiara di appartenere ad una catena alberghiera. La consistente adesione a catene alberghiere in franchising, sembra essere concepita come una buon compromesso tra la necessità di 18 Il numero di posti letto si riferisce a 47 esercizi alberghieri, quelli cioè che hanno risposto alla domanda. 136 mantenere una certa autonomia gestionale e il bisogno di penetrare più facilmente il mercato e magari di ampliarlo. La discreta percentuale di adesione ad associazioni di marchio, a sua volta contribuisce a dimostrare che la collaborazione con altri operatori della categoria, si limita a soddisfare i bisogni di una maggiore visibilità (il marchio è estremamente importante a questo riguardo) e quindi di pubblicità. 11.2.3 La diffusione e la funzione delle esperienze consortili Il 62,7% degli albergatori ha dichiarato di non partecipare ad alcuna forma consortile. Tra coloro che invece partecipano, cioè il 29,4% degli alberghi, il 31% circa si avvale del Consorzio per l’acquisto di prodotti. Il 23% affianca alla funzione di acquisto, quella di commercializzazione alberghiera e di promozione turistica. Un altro 23% invece, utilizza la struttura consortile solo per le attività di promozione e commercializzazione, il 15% oltre alla commercializzazione effettua pure acquisti. Solo poco meno dell’8% si avvale esclusivamente della funzione promozionale del consorzio. Livello di adesione degli alberghi a consorzi tra operatori del comparto Aderiscono a consorzi 29,4% Non aderiscono a consorzi 62,7% Funzione del consorzio di appartenenza: - acquisto di prodotti - promozione del sistema turistico di zona - pluralità di funzioni 30,8% 7,7% 61,5% Concludendo si può affermare che, nonostante sia piuttosto modesta la percentuale di coloro che in Alto Adige aderiscono ad un consorzio, la funzione principale che gli viene riconosciuta è quella dell’acquisto di prodotti. Di fondo però, gli operatori si rivolgono a questa figura associativa per il compimento di più attività contemporaneamente. Come si è visto infatti, una buona percentuale di albergatori si avvale del consorzio per le attività di acquisto, commercializzazione e promozione turistica. Tutto ciò denota che vi è almeno tra gli operatori aderenti, una certa fiducia sulle potenzialità di queste istituzioni e di conseguenza una certa predisposizione alla collaborazione. Proprio l’acquisto di prodotti ad esempio, non è una 137 funzione semplice da svolgere, in quanto richiede una certa disponibilità da parte degli operatori a modificare le proprie abitudini d’acquisto, adeguandosi a quelle del gruppo. 11.2.4 La percezione dei fattori di debolezza competitiva Per superare comportamenti e strategie di impresa individuali è fondamentale, conoscere e quindi far leva sui "punti di debolezza" gestionale, economica e organizzativa. La loro percezione infatti, è lo stimolo ad individuare, in forme consortili o comunque "di gruppo", la modalità più adeguata per superare e risolvere le debolezze dei singoli. Per identificare in maniera precisa i fattori di debolezza competitiva contro cui gli albergatori si scontrano, si è cercato di porre i risultati opportunamente elaborati, su una scala che va da 0 a 100, nella quale lo 0 esprime la completa ininfluenza del costo, mentre 100 al contrario denota il massimo peso che, tale costo, viene ad assumere nella gestione ordinaria. Tra i diversi costi che gli albergatori hanno citato come maggiormente incidenti nella gestione (con un valore superiore a 65), vi sono quelli legati all’energia, al personale, anche se in misura variabile in relazione alle mansioni, e alla commercializzazione. Grafico 2: fattori di debolezza competitiva 100,0 90,0 80,0 70,0 60,0 50,0 40,0 30,0 20,0 10,0 0,0 se g re rice te ria rca , a pe r m m son in is ale tr se rv s e az i iz rv on i pu pu izi e liz liz o b ia ie a ge ai r p n. es iani er m ci an se zi ut r en viz cu o ci zi io on ris na e t st ora co ru n tt. te st , c if or ost ve r ni tu i en de re er co alim gia st e co i lav nta st co an ri i st d al ip tri eri ro pr a m o do oz co s ., t c o t i M ti K m T m er G ci al iz . incidenza costi non risposto Come si può vedere dal grafico, i costi per energia pesano per un valore superiore ad 80. Seguono poi, quelli del personale addetto alla cucina e al 138 ristorante, che incidono rispettivamente nella misura di 75 e 69. A breve distanza, si posizionano poi, i costi di promozione e commercializzazione, che hanno un incidenza di 65. Per quanto attiene alle risorse umane, si sa che rivestono estrema importanza nella impresa turistica, in quanto basilari nel sistema di erogazione del servizio. Esse stanno infatti, al centro del processo di creazione dello stesso e del suo valore aggiunto, e la loro unicità contribuisce a rendere diverso ogni singolo sistema. Non sorprende, che i costi del personale complessivamente considerati, abbiano un certo peso nelle dinamiche gestionali, tanto più sentito quanto più elevata è la categoria alberghiera. Dalle risposte dei questionari emerge che i costi più citati sono quelli degli addetti alla cucina e ai servizi ristorante. Non bisogna dimenticare infatti, che una delle risorse strategiche alberghiere più importanti sono ad esempio gli chef e il personale di cucina, i quali possono contribuire in misura significativa al successo della struttura. La specializzazione e la professionalità, oltre ad una certa numerosità, richieste anche al personale in sala, giustifica ulteriormente il fatto che i costi gestionali sostenuti per loro siano pertanto elevati. Lo stesso dicasi per le risorse addette al servizio bar. Un’altra voce di costo, comunque significativa, è quella del personale del reparto amministrativo. A questo riguardo è plausibile pensare, che queste mansioni soprattutto nelle strutture alberghiere più grandi, siano svolte non solo dai titolari dell’esercizio, ma anche da alcuni impiegati. Per contro, i costi che sembrano avere un peso relativamente minore, sono quelli di pulizia sia ai piani che generale della strutture. Per quanto concerne i costi di promozione e commercializzazione, stupisce il fatto che molti albergatori, pur appartenendo ad un consorzio che si occupa anche di questo, li consideri abbastanza elevati. Le motivazioni che si possono intuire dietro tali dichiarazioni, possono derivare dal fatto che il consorzio venga ritenuto utile principalmente per le operazioni di acquisto collettivo di prodotti e quindi ci si affidi ad altri soggetti per la messa a punto di politiche commerciali e promozionali. E’ significativo notare come le altre funzioni quali, l’approvvigionamento di prodotti alimentari e non, e di lavanderia siano considerate, come relativamente meno influenti. Per quanto attiene ai costi d’acquisto dei prodotti è lecito pensare che il ruolo svolto da soggetti consortili, per coloro che ne fanno parte sia piuttosto buono e valido per conseguire delle economie di scopo. 11.2.5 L’interesse alle forme di cooperazione interaziendale e territoriale 139 Con la prospettiva di ottenere concreti vantaggi economici o di semplificazione della gestione, si è riscontrato un certo interesse da parte degli operatori intervistati, a partecipare a forme di gestione consortile o ad avvalersi dei servizi offerti da imprese specializzate, anche se in misura leggermente inferiore. Tra i servizi che hanno riscontrato un certo disinteresse (superiore al 50%) da parte degli operatori a rivolgersi a terzi, ci sono quelli relativi al personale, soprattutto per quanto attiene al comparto amministrativo e agli addetti al bar, e quelli relativi alla manutenzione della struttura e del verde. Come si nota dalla tabella successiva, gli operatori dimostrano un forte interesse, soprattutto affinché le problematiche gestionali, in modo particolare quelle legate alla ricerca e selezione del personale, alla fruizione di energia e di promozione e marketing, vengano affrontate all’interno di un ente consortile. Sembra invece che ci sia una certa difficoltà a passare da una dichiarazione di interesse a modalità più concrete, sono pochi infatti, coloro che già si avvalgono dei servizi offerti dal soggetto in questione per risolverle. 140 Disponibilità a partecipare a forme di gestione “consortile” o al ricorso ad altre ditte specializzate per la gestione di servizi (a fronte di concreti vantaggi economici o di semplificazione della gestione) Gestione affidata a imprese specializzate Gestione in consorzio Costi del personale: Ricerca, selezione Segreteria, amministrazione Servizio bar Pulizia ai piani Pulizie generali strutt. Cucina Servizio ristorante Manutenzione struttura, giardini Costi energia Costi forniture alimentari Costi lavanderia Costi altri prodotti Costi marketing Costi commercializzazione Sto facendo Sono interessato Sto facendo Sono interessato % % % % Non sono interessato Totale % % 2 55 4 6 33 100 2 25 6 6 61 100 2 2 29 35 2 0 8 10 59 53 100 100 2 33 0 14 51 100 2 39 0 8 51 100 2 39 0 8 51 100 6 25 4 10 55 100 18 47 4 14 17 100 20 35 8 8 29 100 10 16 16 35 27 44 4 4 8 8 6 12 43 47 20 100 100 100 16 37 14 2 31 100 Principalmente si tratta di tutte le operazioni non legate alla gestione delle risorse umane. In particolare, per i cercare di arginare questi costi, che comprendono quelli di ricerca, quelli degli addetti all’amministrazione, quelli degli addetti alle pulizie, quelli degli addetti al servizio bar e ristorante e per finire, il personale impiegato in cucina, solo il 2% degli albergatori ha dichiarato di affidarsi ad un consorzio. I servizi per i quali gli operatori si avvalgono concretamente della professionalità, consulenza e attività di un 141 consorzio, sono soprattutto quelli legati all’approvvigionamento di prodotti alimentari (19,6%) e di altro tipo (15,7%), seguono quelli energetici (17,6%) e infine quelli di marketing e commercializzazione (15,7%). Ciò conferma quanto visto in precedenza, cioè l’importante ruolo riconosciuto al consorzio in merito all’acquisto collettivo di prodotti. Da non trascurare comunque, che il 9,8% si affida al consorzio per il servizio di lavanderia, contro quasi il 4% che invece si rivolge a terzi. In generale, prevale una certa logica individualistica, nel senso che il disinteresse dichiarato, possa essere fondamentalmente manifestazione dell’abitudine di occuparsi personalmente delle problematiche. Ciononostante, a prescindere dal loro reale coinvolgimento, si riscontra una certa sensibilità, da parte di alcuni imprenditori, a far sì che le problematiche gestionali con cui si misurano costantemente siano risolte all’interno di una struttura consortile. Minore è infatti, la percentuale di coloro che si avvalgono di ditte esterne, così come l’interesse a relazionarsi a questi soggetti commerciali. L’unico servizio, per il quale c’è una percentuale significativa di operatori (13,7%) che si affida a terzi specializzati, è quello di promozione. Il 7% infine dichiara di essere interessato a che i problemi vengano risolti sia da consorzi che da privati. Per quanto concerne poi la collaborazione con altri operatori, turistici o meno, del luogo, una media del 78,5% degli intervistati ha manifestato il suo vivo interesse per l’avvio o il consolidamento di molte possibili iniziative. In modo particolare si è espresso un grande assenso (con valori superiori all’80%) per la realizzazione di servizi di trasporto più “personalizzati” rispetto quelli pubblici, che accompagnino i turisti, verso impianti di risalita o sportivi o verso aree di interesse culturale, storico, ambientale e per la promozione di corsi, eventi o forme di animazione diverse. Anche sul versante alimentare, è molto vivo l’interesse per una maggiore collaborazione con gli operatori agricolo-caseari che si realizzi con la proposta da parte degli albergatori ai propri clienti di prodotti tipici locali (vini, frutta, formaggi), nonché per la realizzazione di visite alle imprese dove si svolge la lavorazione degli stessi prodotti tipici. Minore è invece la predisposizione a collaborare per la vendita diretta di skipass o biglietti d’ingresso a strutture sportive, nonché per la predisposizione di pacchetti turistici o per la realizzazione di convenzioni con i principali impianti sportivi della zona. 142 Disponibilità ad instaurare forme di collaborazione con altri operatori del contesto turistico locale (eventualmente più intense e/o stabili di quelle già in corso) Contenuto della collaborazione * * * * * * * * molto per niente interessato interessato vendita diretta di ski-pass o di biglietti di ingresso ad impianti sportivi proposta di pacchetti turistici trasporto turisti nell’area (verso impianti di risalita o impianti sportivi, località particolarmente attrattive dell’area, castelli, musei, ecc.) convenzioni agevolate per l’uso di impianti sportivi corsi, animazione, eventi altre attività proposta di prodotti agro-alimentari tipici locali (vini, formaggi, frutta) visite a strutture di lavorazione di prodotti agro-alimentari locali (cantine, caseifici, aziende frutticole, ecc.) 67% 71% 22% 14% 82% 8% 78% 84% 84% 12% 10% 6% 82% 8% 76% 18% 11.2.6 Conclusioni Da questa semplice indagine scritta, emergono alcune tracce di riflessione. Innanzitutto la bassa percentuale di adesione ad una forma consortile, a prescindere dalle finalità, indica che questa forma di aggregazione non è presente in maniera diffusa sul territorio o non gli si riconosce molta importanza e utilità. Ciononostante, le principali funzioni riconosciute a questi tipi di aggregazione non sono limitate a quelle di natura commerciale e promozionale, come comunemente accade, bensì a quella di approvvigionamento di prodotti alimentari e non (detersivi, materiali per la pulizia, ecc.). Sulla base di quanto dichiarato dagli operatori però, sembrerebbe che i consorzi potrebbero arrivare ad acquisire competenze nuove soprattutto legate alla risoluzione di problemi di natura gestionale che incidono particolarmente, in termini di costi, sullo svolgimento della normale attività 143 economica. L’interesse dimostrato dagli albergatori a che ciò avvenga è palese, resta tuttavia da sondare in quale misura essi siano poi effettivamente disponibili ad impegnarsi direttamente affinché le parole si traducano in fatti. La percezione che si ha, è infatti che si ravvisi l’importanza di un’azione sinergica o quantomeno si ritenga utile l’operare in gruppo, ma sul lato pratico, la disponibilità ad un impegno concreto è ancora limitata, sia in termini di adesione che di tipologia delle attività che si potrebbero svolgere congiuntamente. 11.3 Un confronto su base regionale Nei paragrafi precedenti, si sono analizzati i risultati emersi dalla ricerca compiuta separatamente all’interno del comparto alberghiero del Trentino e dell’Alto Adige. I dati raccolti sono stati particolarmente utili per avere un’idea concreta e realistica del ruolo che la cooperazione, intesa in senso ampio, ha nel sistema turistico alberghiero regionale. E’ interessante ora fare un confronto tra i dati raccolti nelle due province, al fine di verificare se gli operatori si pongono allo stesso modo nei confronti del mondo cooperativo o se invece lo stesso ha un ruolo diverso nelle due realtà territoriali e turistiche. Innanzitutto la prima differenza che si evidenzia è sulle modalità di conduzione degli esercizi. Dalle risposte ottenute, si può affermare che sia in Trentino che in Alto Adige prevale ancora una gestione familiare degli esercizi alberghieri. La cosa però, sembra essere più radicata nella provincia di Trento, dal momento che il 74,4% degli imprenditori ha dichiarato di condurre la propria struttura in maniera autonoma, contro il 31,4% nell’Alto Adige. Come scritto in precedenza, comunque, non si esclude che mantengano una gestione autonoma, proprio quelle strutture più piccole, con una limitata capienza, che poco si adatta alle esigenze delle grandi catene. Nei rispetti dell’adesione a catene o associazioni varie, mentre in Alto Adige è diffusa la partecipazione a catene alberghiere in franchising, in Trentino prevale l’adesione ad associazioni di marchio. Tutto ciò sta probabilmente a significare il diverso approccio al mercato delle due zone. In Alto Adige le strutture alberghiere, grazie anche alla maggiore notorietà che deriva dall’appartenere a catene in franchising, magari di una certa notorietà, si inseriscono più facilmente nei circuiti del mercato turistico organizzato. In merito all’adesione a consorzi di vario tipo, si evidenzia un’ulteriore differenza. Innanzitutto le percentuali di adesione sono molto diverse, nel 144 Trentino infatti, ha dichiarato di aderirvi il 65% degli albergatori, mentre in Alto Adige la stessa percentuale scende a quasi il 30%. A parte ciò comunque, cambiano anche le finalità dell’adesione. Nel primo infatti, il consorzio assolve prevalentemente funzioni di commercializzazione e di promozione turistica, nella parte settentrionale della regione, invece esso serve principalmente per l’acquisto collettivo di prodotti, non solo alimentari. Tutto ciò denota che in Alto Adige vi è una certa predisposizione ad una collaborazione più impegnativa, dal momento che proprio l’acquisto di prodotti non è una funzione semplice da svolgere, in quanto richiede una certa disponibilità da parte degli operatori a modificare le proprie abitudini d’acquisto, adeguandosi a quelle del gruppo. In Trentino invece, sembra più difficile arrivare alla costituzione di gruppi d’acquisto, principalmente a causa del rapporto di fiducia e di amicizia instaurato con i singoli fornitori, cui segue l’attaccamento ad alcune “marche” o ad alcuni prodotti specifici, che in gruppo d’acquisto correrebbero il rischio di essere sacrificati, a favore di altri, per fare una sufficiente massa critica. In merito ai fattori di debolezza competitiva, la situazione nelle due province si presenta abbastanza simile. I costi considerati più incisivi nella gestione sono quelli energetici e del personale. Un altro punto di convergenza poi, riguarda l’atteggiamento verso forme di collaborazione sia tra gli stessi operatori alberghieri, che con soggetti impegnati in altri settori. A fronte di concreti vantaggi economici o di semplificazione della gestione, si è riscontrato un certo interesse da parte degli operatori intervistati, a partecipare a forme di gestione consortile o ad avvalersi dei servizi offerti da ditte esterne specializzate, anche se in misura leggermente inferiore. Se l’interesse è comunque vivo e forte, non si può tuttavia fare a meno di far notare che di fondo, sono pochi gli operatori, soprattutto in Trentino, che già cercano di arginare i costi gestionali avvalendosi dei servizi offerti da un consorzio o ente affine. Prevale un atteggiamento di attesa verso esempi chiari e di successo che inducano gli albergatori a fidarsi di nuove modalità operative che utilizzino canali della cooperazione. Anche in merito alla collaborazione con operatori turistici diversi, c’è un chiaro interesse, in ambo le zone, a realizzare forme di integrazione dei servizi offerti da cui ne esca una migliore qualità del prodotto turistico. Mentre il Trentino però, punta su pacchetti integrati e convenzioni con gli impianti sportivi, in Alto Adige ci sarebbe una maggiore disponibilità a creare un legame più forte con gli imprenditori agricolo-caseari, quindi con le tradizioni gastronomiche e culturali ad essi legate. 145 Ciò che traspare da questo confronto è che gli operatori turistici delle due province diano un peso diverso alla cooperazione. Da una parte gli albergatori del Trentino, sembrano risultare più coinvolti, stando alle adesioni a istituzioni consortili. Ciononostante è lecito pensare che non sfruttino in maniera approfondita le innumerevoli possibilità di azione, rimanendo di fatto su un ottica individualista. Dall’altra gli albergatori dell’Alto Adige, pur aderendo in misura minore, sembrano coglierne meglio le potenzialità, dal momento che affidano a questi soggetti funzioni comunque importanti per la loro attività, come ad esempio gli acquisti. Tutto ciò si spiega forse con il diverso grado di fiducia che gli imprenditori alberghieri dell’una e dell’altra provincia ripongono su organismi come le cooperative ed i consorzi e sulle loro potenzialità e capacità di azione. 146 12. L'esperienza del Consorzio Garda Trentino Hotel 19 Il Consorzio Garda Trentino Hotel si è costituito nell’aprile del 1996 come società cooperativa a responsabilità limitata. Esso nasce sulle ceneri del Family Group Hotel, un’esperienza collaborativa che aveva unito una quindicina di alberghi dell’area gardesana per fronteggiare un momento di crisi del mercato e gestire con maggiore flessibilità il problema dell’overbooking, tramite il trasferimento della clientela acquisita alle altre imprese consorziate. Una certa ripresa del settore, grazie ad un incremento delle presenze negli anni successivi, fece però scemare la volontà di continuare il percorso collaborativo iniziato, ripreso pertanto, un triennio dopo con la nascita appunto del consorzio in questione. Esso sorse per adempiere le funzioni di promozione e commercializzazione del prodotto alberghiero, ma i campi di attività nei quali può svolgere un ruolo di primo ordine sono numerosi. Nello Statuto, infatti viene indicato come “consorzio di attività turistico-alberghiera”, che con la gestione in forma associata di diverse attività nel settore dei servizi, si propone da una parte di migliorare le condizioni economiche, sociali e professionali dei soci e dall’altra di rendere più qualificata e competitiva l’offerta turisticoalberghiera della zona. 12.1 I compiti del CGTH Uno dei compiti principali in cui l’ente è impegnato consiste nella creazione di una rete, che appoggiandosi anche ad agenzie italiane ed estere, riesca a controllare direttamente parte della domanda turistica alberghiera della zona e a distribuirla tra le diverse strutture aderenti secondo le loro disponibilità ed esigenze. Seguono poi, le attività di promozione e di divulgazione di informazioni turistiche, la realizzazione di iniziative a supporto dell’attività degli albergatori e il servizio di prenotazione. L’organico del CGTH è costituito da due persone assunte con contratto di lavoro dipendente e che si occupano di tutte le funzioni legate all’attività promozionale, tra le quali anche la partecipazione a fiere in rappresentanza delle imprese consorziate e delle procedure attinenti al servizio di prenotazione, prima accennato. A loro si affiancano dei collaboratori esterni occasionali che partecipano a trasferte all’estero. 19 Il caso illustrato in questi paragrafi è tratto dalla tesi di Laurea di Massimo Beretta, dal titolo Le relazioni collaborative nel settore alberghiero: il caso del Consorzio Garda Trentino Hotel, Università degli studi di Trento, 1998. 147 12.2 La base sociale Al CGTH aderiscono una trentina di imprese alberghiere indipendenti che appartengono all’ambito territoriale del Garda Trentino. La maggior parte di esse è prevalentemente concentrata nel comune di Riva del Garda, ma ve ne sono pure altre dislocate nei paesi limitrofi di Arco di Trento, Torbole-Nago, Tenno, Dro e nella vicina Valle di Ledro. In linea generale si tratta di strutture single-unit con immobile di proprietà, ad apertura stagionale, cioè dagli inizi di aprile alla fine ottobre. Non è raro però trovare alberghi che, nel tentativo di destagionalizzazione, riaprono nei mesi invernali per ospitare turisti business che partecipano alle fiere ed alle esposizioni organizzate a Riva del Garda. Di norma l’impresa è a conduzione familiare e si avvale di personale dipendente stagionale. I collaboratori familiari presenti nelle strutture aderenti al consorzio, oscillano da un minimo di uno ad un massimo cinque persone e si occupano delle attività direttive, di coordinamento e controllo e di quelle di front-office e accoglienza degli ospiti. Il personale dipendente, prevalentemente stagionale è assunto con contratto part-time. Tuttavia per coloro come gli addetti al front-office, il direttore d’albergo, i cuochi e i capi sala, nonché i responsabili ai piani, è comune garantire un contratto di assunzione annuo in modo da ridurre il turn over stagionale. Difficilmente nelle imprese associate ci sono risorse umane impiegate nelle attività di promozione e marketing o nella fornitura di servizi accessori come ad esempio l’animazione. Complessivamente il CGTH rappresenta più del 30% dei posti letto totali 20 disponibili nel Garda Trentino (2966 sui 9640 posti letto complessivi ). Le imprese, che appartengono al consorzio sono prevalentemente strutture a 3 stelle cui si affiancano esercizi a 4 stelle, che pur se inferiori per numero, hanno una rappresentatività maggiore in termini di posti letto. Le dimensioni medie sono di circa 42 posti letto negli esercizi a due stelle, 89 in quelli a tre e 205 in quelli di categoria superiore. Come si può pertanto vedere c’è un notevole divario tra le tre classi, ma pure all’interno delle stesse non c’è omogeneità, basti pensare che nella categoria intermedia ad esempio si passa da strutture con un minimo di 32 letti ad altre con una disponibilità massima di 179 posti a dormire. Rispetto l’offerta ricettiva locale pertanto, gli alberghi aderenti al CGTH si pongono ad un livello medio-alto, inoltre all’interno delle singole categorie si possono individuare delle strutture che eccellono per dimensione e qualità dei servizi tanto da reggere bene il confronto anche nell’ambito provinciale. 20 I dati si riferiscono al 1998. 148 I servizi di base, normalmente a disposizione della clientela sono i più diversi e incontrano le esigenze che attualmente emergono nel mercato turistico lacuale. In particolare il servizio ristorante è nella maggioranza dei casi un elemento fondamentale dell’offerta stessa. Soprattutto nelle imprese più piccole esso ha un ruolo di primo piano nella formazione del reddito d’esercizio, pertanto assorbe notevoli risorse, molte delle quali umane, per l’espletamento dei propri compiti. Generalmente solo le strutture di categoria superiore si affidano a figure esterne specializzate come gli chef, la maggior parte invece valorizza la cucina familiare, ma entrambe queste soluzioni soddisfano la clientela. Le imprese poi, hanno effettuato investimenti per migliorare le strutture e rafforzare l’immagine di albergo di qualità, di conseguenza il livello dell’offerta alberghiera è tutto sommato buono e confacente alle aspettative della clientela. Ci sono esercizi poi, che grazie alla loro particolare ubicazione o ad uno specifico target di clientela offrono servizi particolari ed aggiuntivi come la rimessa coperta per motociclette o windsurf, sale attrezzate per attività sportive o campi da tennis adatte ad una clientela giovane, asciugacapelli o bagni con idromassaggio per una clientela adulta ed anziana, infine cassette di sicurezza per deposito valori e sale riunioni attrezzate per piccoli convegni per il segmento business. Si tratta di servizi che sono un interessante fonte di differenziazione e di vantaggio competitivo. 12.3 Le motivazioni all’adesione al Consorzio Le motivazioni che hanno indotto alcuni albergatori del Garda Trentino a riunirsi per dare vita al CGTH sono numerose e piuttosto varie. Esse partono dalla consapevolezza delle ridotte dimensioni della maggior parte delle unità alberghiere e dalla necessità, imposta da un mercato sempre più agguerrito e competitivo, di un atteggiamento più attivo finalizzato al consolidamento delle posizioni raggiunte e all’allargamento del proprio mercato di riferimento. I vantaggi di una collaborazione consortile ravvisati dalle imprese associate si indirizzavano principalmente nella possibilità di partecipare a fiere ed eventi del settore, in modo particolare all’estero, e di iniziare a confrontarsi su problematiche comuni. L’obiettivo, forse più importante, che gli alberghi intendevano comunque, raggiungere tramite il consorzio, era di convogliare in un unico soggetto le attività di promozione e di commercializzazione. Ciò avrebbe da una parte consentito al cliente di verificare le proprie aspettative, senza ricercare nuovi interlocutori e dall’altra di esercitare un contatto più diretto sulla domanda, limitando pertanto il ruolo svolto da tour operator e agenzie di viaggi e risparmiando sulle provvigioni di intermediazione. 149 12.4 Problematiche operative In fase di costituzione, però si pose la necessità di risolvere alcune problematiche di natura operativa, originate dalla presenza di imprese molto diverse tra loro, per categoria, clientela e dimensioni, che avrebbero potuto trasformarsi in prevaricazioni a danno di alcuni soci rispetto altri. Innanzitutto la forte disomogeneità presente non solo tra categorie diverse, ma pure all’interno delle stesse, da punto di forza per un offerta estremamente variegata e al tempo stesso completa, poteva divenire un vincolo per una convivenza pacifica, se le attività promozionali fossero state in qualche modo discriminanti. A questo riguardo si è pertanto redatto un Regolamento Interno al consorzio, che gli albergatori devono adottare e costantemente rispettare, essendo soggetti a possibili ispezioni periodiche, che fissa tra le altre cose, degli standard minimi sulle caratteristiche della struttura e sulla qualità del servizio offerto. Inoltre si è cercato di definire delle modalità di vendita dei prodotti che garantiscano l’assegnazione libera e responsabile delle camere alle diverse imprese aderenti. Per assicurare poi, un elevato standard qualitativo del servizio offerto dalle singole realtà aziendali e per mantenere forte e pulita l’immagine del consorzio, ogni associato deve aderire ad una serie di regole quali: - - la riproduzione del marchio e del logo del CGTH nelle iniziative pubblicitarie individuali intraprese, l’impegno personale del socio aderente a non compiere azioni che possano arrecare danni o pregiudicare l’immagine degli altri consorziati, l’impegno a garantire i prezzi stabiliti per i diversi segmenti e a non praticare prezzi inferiori a quelli decisi dal consorzio nelle proprie proposte promozionali, nonché a rispettare le condizioni decise nei piani commerciali redatti, l’impegno a dare priorità alle richieste di alloggio pervenute dal centro di prenotazione del consorzio, in modo da non sfavorire la clientela che ad esso si è rivolta, la disponibilità a fornire assistenza gratuita ai propri ospiti per le prenotazioni di camere presso tutti gli altri alberghi consorziati. Le condizioni appena descritte dovrebbero fungere da deterrente contro l’adozione di comportamenti opportunistici da parte delle singole imprese, ma non sono una certezza a questo riguardo, dal momento che non sono previste sanzioni qualora ci sia la violazione ad una delle norme fissate. 150 12.5 Le attività di promozione e commercializzazione E’ interessante ora vedere quali sono gli strumenti di cui il consorzio si avvale per svolgere le sue attività principali. Per quanto concerne la promozione, si sono adottate due tattiche diverse. La prima si appoggia sui rapporti di collaborazione (sia in via continuativa che sporadica) avviati dal centro di prenotazione, con un certo numero di agenzie di viaggi italiane e straniere. Si tratta di un percorso ritenuto idoneo, soprattutto nei primi anni per disporre di un numero sostanzioso e sicuro di presenze, anche se poco proficuo se si guardano i margini reddituali di ogni singola camera venduta, che il contatto diretto non riuscirebbe ad assicurare. La seconda invece, più efficace nel lungo periodo per il raggiungimento degli obiettivi prefissati, prevede la presenza diretta del CGTH sul mercato, con la predisposizione dei mezzi più idonei a contattare la clientela potenziale e a portarla nell’ambito territoriale del Garda Trentino. Le modalità di intervento si sono basate sulla stampa di materiale pubblicitario, sulla partecipazione a fiere e workshop di settore, sulla predisposizione di una pagina web, sulla pubblicazione di inserzioni in giornali specializzati, sull’avvio di collaborazioni con altre associazioni che si occupano dell’attività di mailing e sull’organizzazione ed offerta di pacchetti integrati. La pubblicazione di brochures e cataloghi, soprattutto per il mercato straniero, ha lo scopo di descrivere dettagliatamente sia le strutture appartenenti al consorzio, che le attrazioni turistiche e gli eventi che si organizzano localmente. Correlata alla distribuzione del materiale, vi è anche l’iniziativa Buy-Key Card, una tessera che dà diritto a sconti in caso di soggiorni presso gli alberghi associati e presso negozi convenzionati. La partecipazione diretta a fiere ed eventi del settore, soprattutto all’estero, è un’attività che le singole imprese da sole difficilmente sarebbero state in grado di effettuare. Nell’attuare questa forma promozionale il consorzio segue le indicazioni dell’APT provinciale, soprattutto sulle manifestazioni più importanti alle quali essere presenti, e generalmente occupa parte degli stand che ospitano la stessa APT, risparmiando sul lato organizzativo e guadagnando in termini di immagine. Come per i cataloghi anche per le fiere, le manifestazioni cui si partecipa fanno capo soprattutto al mercato tedesco, ma non trascurano anche altri mercati quali quello italiano, belga, olandese, ungherese, ceco e svizzero. I prodotti con i quali ci si presenta vengono offerti sia agli operatori che ai clienti individuali, e non mancano educational ed incontri con i giornalisti. La pubblicazione di inserzioni su riviste specializzate da parte del consorzio, consente di razionalizzare gli interventi, che vengono coordinati ed adattati per rispettare le esigenze delle imprese alberghiere e per valorizzare gli eventi oggetto dei pacchetti-vacanza creati. Inoltre c’è un certo risparmio sui 151 costi, si realizza una maggiore efficienza negli interventi, in seguito ad una oculata scelta delle testate e dei target cui rivolgersi. La creazione di una pagina web è inoltre un altro strumento promozionale di crescente importanza, che può assicurare indubbi risultati se ben sviluppato e mantenuto, considerando la sempre maggiore percentuale di persone che richiedono informazioni su Internet e che effettuano direttamente prenotazioni. L’organizzazione di pacchetti turistici è certamente l’attività che vede una più stretta collaborazione tra le imprese. Gli obiettivi che si perseguono proponendo questi prodotti sono quello di destagionalizzare i flussi, di catturare nuovi segmenti della domanda e di far meglio conoscere la destinazione Garda Trentino. A questo scopo si tenta di valorizzare le caratteristiche del luogo che si prestano ad un uso “sportivo” del territorio, cioè che si adattano alla pratica di sport come la mountain-bike, il trekking, l’arrampicata libera o in corda, e di evidenziare il fascino e l’attrattiva della zona nel periodo autunnale, con particolare riferimento ai prodotti tipici locali legati alla tradizione e cultura contadina. Tutto ciò consente a sua volta di ampliare la gamma dei prodotti offerti e di garantire all’ospite la tipologia di alloggio scelta, tra le diverse categorie di alberghi aderenti alle iniziative. Per l’organizzazione delle attività proposte nei diversi pacchetti-vacanza, il CGTH ha avviato collaborazioni con associazioni o aziende turistiche specializzate quali ad esempio le Guide Alpine di Arco, l’Ufficio Manifestazioni Rivane, l’APT del Garda Trentino. Questo strumento sembra dare già buoni frutti, la manifestazione del “Bike Festival” oltre ad aver portato un cospicuo numero di ciclisti sul territorio nei giorni di maggio in cui venne organizzata, ha dimostrato una forte capacità di attrattiva per questo target anche nei mesi successivi. Per quanto attiene alla commercializzazione del prodotto alberghiero per conto degli associati, uno dei compiti più delicati che i dipendenti del consorzio devono gestire è l’equa distribuzione tra gli alberghi delle prenotazioni raccolte. Nel Regolamento Interno di cui il consorzio si è dotato è stabilito che gli associati si impegnano: ad affidare la rappresentanza dei propri prodotti e servizi al CGTH a condizioni più favorevoli rispetto a concorrenti diversi come i CRAL, le ADV, i TO o i singoli privati; a garantire una corsia preferenziale alle richieste di disponibilità fatte dal consorzio per mezzo della centrale di prenotazione. La procedura per l’assegnazione delle prenotazioni, stabilisce che entro il mese di novembre, ogni albergo definisca le condizioni alle quali è disposto a ospitare la clientela nel corso dell’anno successivo e i pacchetti-vacanze ai quali intende partecipare. 152 Queste informazioni consentono agli addetti alla prenotazione di compiere una prima scrematura degli alberghi nel momento in cui ricevono le richieste. Dopodiché si procede a verificare direttamente tra gli alberghi selezionati, la disponibilità dei posti per il periodo interessato e i prezzi eventualmente domandati. Infine si procede alla prenotazione diretta a nome del cliente. Il consorzio si trattiene una percentuale che oscilla tra il 6 e l’8% del prezzo di vendita a seconda che la prenotazione riguardi gruppi o singoli. Di fatto però la cernita da parte del consorzio sulla base del prezzo più vantaggioso è piuttosto rischiosa, perché spinge la competizione tra imprese associate sulla variabile prezzo, mentre la partecipazione al consorzio fin dall’inizio doveva servire anche a calmierare verso l’alto i prezzi di vendita dei loro prodotti. 12.6 Le criticità dell’attività svolta e le prospettive di sviluppo future Dopo alcuni anni di attività del consorzio non tutti gli associati esprimono giudizi entusiasti sulla gestione attuata e sui risultati conseguiti dal CGTH, soprattutto in termini di prenotazioni attivate. Molti poi non hanno saputo approfittare delle iniziative organizzate dall’ente, con la conseguenza che si è provocata una notevole disparità numerica nell’assegnazione delle prenotazioni. Alcuni associati, poi lamentano che non viene neppure coperta la quota annua versata a sostegno dell’attività promozionale. Le ragioni dei malumori però, non devono ascriversi tutte all’inefficienza gestionale del CGTH, i cui piani strategici sono in linea con le necessità d’ambito e le cui quote annuali richieste sono le minime necessarie per garantire un’organizzazione funzionale ai fini prefissati. Inoltre la provvigione sulla vendita che il consorzio si trattiene risulta essere comunque inferiore a quella praticata da ADV o TO. Purtroppo sembra sia piuttosto, da rimproverare il comportamento di molte imprese aderenti, che poco rispettose delle regole consortili proseguono per un cammino individuale e molto spesso conflittuale con quello consortile. Gli alberghi che ad esempio hanno maggiormente beneficiato dei servizi del consorzio sono quelli che hanno garantito al centro di prenotazione la disponibilità di camere anche nei periodi di alta stagione. Inoltre non tutti gli associati hanno come unico obiettivo l’incremento delle presenze, ma sono più attenti ad esempio alla crescita turistica complessiva della destinazione o alla promozione di un’immagine di qualità dei servizi forniti. Le ragioni di malcontento pertanto si devono ricercare negli obiettivi che ogni impresa si proponeva al momento dell’adesione. Un confronto diretto tra tutti gli associati, finalizzato a ridefinire gli obiettivi dei singoli e conseguentemente del CGTH è senza dubbio la strada da 153 percorrere, perché può portare alla definizione di nuove strategie ed azioni che consentano il perseguimento di risultati comuni a tutti. Di fondo però deve cambiare l’atteggiamento delle imprese aderenti poco inclini a mettersi veramente in gioco e a definire una strategia unica che sia condivisa e supportata con convinzione da tutti. Il CGTH ha ampie possibilità di intervento e numerosi campi d’azione finora nemmeno sfiorati. Un incremento delle adesioni consortili consentirebbe di attuare forme di collaborazione tra imprese alberghiere, più strette di quelle richieste finora dalle attività di promozione e commercializzazione. Ma soprattutto metterebbe il consorzio in condizione di agire ed assumere un ruolo ancora più forte da cui gli associati possono trarre solo benefici. Tutto ciò però richiede la presenza di alcuni requisiti sia culturali che gestionali. Qualsiasi attività collaborativa necessita di una ferma volontà cooperativa da parte delle imprese e la consapevolezza dei vantaggi effettivi che l’associazionismo può conseguire. E’ pertanto fondamentale la disponibilità da parte delle imprese ad un confronto e alla mediazione delle rispettive esigenze, alla condivisione mutuale dei risultati della collaborazione e alla volontà di mettersi in gioco in un ottica di medio-lungo termine. Da un punto di vista gestionale inoltre alle imprese vanno richiesti dei comportamenti che fuggano da un logica puramente individualistica, ma che al contrario si adoperino per il raggiungimento degli scopi comuni prefissati dal consorzio. Le aree nelle quali l’intervento del CGTH potrebbe essere di primo piano e assicurerebbe il perseguimento di risultati certi, positivi e quantificabili per i singoli associati, sono quelle di: • • • • • • approvvigionamento di prodotti generici e comuni (alimentari e non), di prodotti tipici locali e di amenities e omaggi destinati alla clientela; di pulizia; di lavanderia; di animazione; di formazione professionale; di gestione in comune di parte del personale dipendente. Chiaramente l’allargamento delle relazioni collaborative ad altre attività oltre quelle di promozione e commercializzazione richiede un’attenta riflessione in seno al consorzio. Esso infatti dipende dalla capacità di superare i problemi incontrati nello svolgimento delle attività finora svolte, in cui la condivisione degli obiettivi da un punto di vista strategico e gestionale non comporta forti impegni e stravolgimenti nelle modalità operative all’interno delle singole aziende. Sostanzialmente l’adesione a ulteriori progetti collaborativi, nelle aree individuate, richiede una verifica e 154 una programmazione molto attenta ed approfondita al fine di evitare malintesi sulle linee d’azione da intraprendersi. Non si esclude tuttavia che la loro implementazione e il conseguimento di risultati soddisfacenti pure nel breve termine, non sia utile per rafforzare i rapporti di cooperazione e per una più facile adesione alle strategie comuni. 155 13. 13.1 Gli spazi di cooperazione nel comparto extralberghiero trentino Cenni introduttivi Nello studio in corso, finalizzato a comprendere il ruolo e le iniziative della cooperazione nell’ambito dei sistemi turistici del Trentino e dell’Alto Adige, si è ritenuto opportuno analizzare anche le relazioni collaborative esistenti all’interno della categoria “alloggi affittati ad uso turistico”. Non si può infatti prescindere dal fatto che il settore extra-alberghiero trentino rappresenta quasi l’80% dei posti letto disponibili. Si contano infatti più di 183.500 posti disponibili in residence, appartamenti, rifugi alpini, agriturismi e campeggi cui si aggiungono quasi 180.000 letti presenti nelle seconde 21 case . Come si può ben vedere l’offerta ricettiva in essere è piuttosto copiosa e si è pertanto, ritenuto interessante cercare di capire, tramite colloqui con proprietari di alloggi destinati ad affitto turistico o interlocutori in qualche modo vicini alle problematiche del settore, quali sono le caratteristiche principali della categoria, al fine di definire gli eventuali spazi che forme diverse di collaborazione potrebbero andare a colmare. 13.2 Il contesto di riferimento La tipologia di affitto più comune è quella estiva, ciò per due ragioni di fondo strettamente interrelate, quali: - la localizzazione geografica dei siti turistici. Molte località si trovano ad un’altitudine poco significativa per uno sfruttamento turistico tipico invernale. Quindi oltre ad essere prive di impianti di risalita, che potrebbero appunto risultare inutili, non presentano attrattive alternative in grado di richiamare flussi diversi; - la carenza di impianti di riscaldamento. Molti appartamenti infatti ne risultano privi, come logica conseguenza di quanto accennato sopra e i proprietari non ravvisano la necessità di installarli nei propri immobili. Non bisogna in ogni caso dimenticare il fatto che in molte altre zone poste ad altitudini più elevate, la locazione invernale è usuale, anche se non praticata in via continuativa, ma concentrata piuttosto nel periodo natalizio. Per quanto attiene alle modalità d’affitto la tendenza è ancora quella di prediligere una durata non inferiore alle due settimane, soprattutto nei mesi di giugno, settembre e dicembre (Natale/Capodanno), che si estende al mese 21 PAT, Annuario del Turismo 1998, Trento, 1999. 156 intero per i periodi di luglio e agosto. Si tratta di un trend che dipende essenzialmente da questi fattori: - la maggiore o minore importanza turistica della località dove l’immobile è situato; - il peso economico che l’attività in essere ha come fonte di reddito. Non si può a questo riguardo trascurare il fatto che nella maggioranza dei casi, l’affitto di appartamenti ad uso turistico, non è un’attività economica prevalente e di conseguenza non rappresenta una fonte reddituale primaria. Tutto questo dà origine a problematiche di tipo sia motivazionale che operativo. In merito alle normali operazioni di gestione e manutenzione degli immobili si evidenzia che esse vengono svolte direttamente dai proprietari. Le stesse modalità d’affitto consentono ciò, dal momento che un ricambio di clientela quindicinale o mensile permette al proprietario di evadere alle normali operazioni di pulizia, sia dell’alloggio che della biancheria eventualmente offerta (a questo riguardo è comunque opportuno ricordare che solo una stretta minoranza offre la biancheria per la casa), pertanto è piuttosto raro che ci rivolga a personale esterno. Il contatto con la clientela poi, viene mantenuto in parte direttamente dai proprietari, soprattutto con gli ospiti abituali, ed eventualmente risulta essere favorito dalle APT e pro-loco. E’ opinione comune ritenere che questo atteggiamento individualista sussista perché il comparto non risente particolarmente del calo della domanda che sta interessando in questi ultimi anni il turismo montano, dal momento che trattasi di un’attività economica in ogni caso secondaria. Il quadro complessivo che ne emerge è che questo enorme potenziale dell’offerta turistica non è opportunamente sfruttato e gestito in maniera imprenditoriale e sistemica. Ciononostante, vi è un atteggiamento positivo verso i concetti di cooperazione e collaborazione tra operatori. Ovunque infatti, si ravvisa l’importanza di avviare relazioni di questo tipo e in alcuni casi piccoli passi per la costituzione di forme di aggregazione sono stati fatti, anche se con notevoli difficoltà. 13.3 I nodi critici alla collaborazione Di seguito vengono elencati alcuni vincoli, citati dagli operatori intervistati, che si frappongono all’avviamento di efficaci relazioni collaborative. 157 - - - La locazione di immobili ad uso turistico è un’attività economica marginale, che integra la fonte di reddito principale o al limite aiuta a coprire le spese di manutenzione dell’immobile. Per motivi di ordine fiscale, l’attività di affitto molto spesso fa parte del “sommerso” turistico. Persiste una scarsa motivazione, anche per quanto appena specificato, ad effettuare investimenti sugli immobili che contribuiscano a rinnovarli e a dotarli dei servizi che li rendano più competitivi sul mercato e che innalzino il loro livello qualitativo. Vige una forte mentalità individualistica e prevale l’atteggiamento di chi sta alla porta ed aspetta delle risposte esemplificative forti da parte di altri operatori (quali ad esempio gli albergatori riuniti in consorzi) che per primi traccino il percorso. Ciò in relazione anche al fatto che si teme di dover essere sottoposti a delle regole ben precise per far parte di un’aggregazione, quali il rispetto di standard qualitativi minimi e l’adozione di prezzi base decisi collettivamente. C’è una scarsa attenzione e interesse ai mutamenti in corso sul mercato turistico sia nazionale che, di riflesso, locale. La proprietà delle strutture immobiliari è estremamente frammentata. Manca una certa “massa critica”, in relazione a quanto scritto sopra infatti, si fatica ad aggregare un numero sufficiente di proprietari che consenta di esternalizzare la fornitura dei servizi essenziali quali appunto quelli di pulizia e/o di lavanderia. 13.4 Opportunità per la collaborazione nell'ambito della realtà delle "seconde case" Nonostante i numerosi vincoli che rendono accidentato il percorso verso forme aggregative, di natura diversa, è in ogni caso importante, far rilevare quelle situazioni o quegli elementi del mercato turistico, che, se adeguatamente colte e sfruttate, potrebbero dimostrarsi delle opportunità. In questi ultimi anni le seconde case in molte località turistiche rappresentano un problema più che una risorsa, per una serie variegata di motivi. In Trentino se ne contano circa 40.000; esse rappresentano approssimativamente il 15% del patrimonio abitativo provinciale e hanno circa il 40% dei posti letto disponibili. Nonostante assorbano il 31% delle presenze totali, si stima che la spesa generata da questo segmento sia meno di 1/5 di quella complessiva. Come nel resto del paese, il boom delle seconde case in Trentino è nato negli anni Sessanta, per l’effetto congiunto di un incremento del reddito medio 158 disponibile e per un aumento della domanda turistica interna. Lo sviluppo di questo comparto nel ventennio che seguì ebbe sicuramente degli effetti positivi nelle località turistiche interessate. Basti pensare al sostegno che ne hanno tratto le piccole imprese edilizie, alle entrate fiscali provenienti dalle imposte sugli immobili che hanno contribuito a rimpinguare le casse comunali, allo sviluppo di una domanda supplementare per i piccoli esercizi commerciali. I benefici che pertanto si distribuivano sugli attori locali, mettevano in secondo piano i costi che le stesse comunità dovevano sopportare, come ad esempio un’occupazione selvaggia del territorio con forme d’insediamento non molto qualificanti per il paesaggio e per la spesa, i costi di urbanizzazione e manutenzione a carico delle municipalità e un 22 conseguente irrigidimento qualitativo e quantitativo dell’offerta . Ora questi elementi negativi assumono tutto il loro peso, in relazione sia al rallentamento che questo segmento di mercato segna da qualche anno, che alla disaffezione degli stessi proprietari, collegata alle variazioni della domanda turistica, e che si manifesta con un sempre minore utilizzo delle unità abitative. Quest’ultima particolarità poi, si ripercuote direttamente sull’immagine della località turistica, rendendola più spenta, in un certo senso dormiente. Tuttavia le seconde case potrebbero rappresentare un’opportunità di tutto rilievo sia per la riqualificazione dell’offerta ricettiva extra-alberghiera trentina, che per il mondo della cooperazione. E’ verosimile ritenere che esistano proprietari, che pur non occupando le loro case, se non per brevi periodi di tempo, desiderino comunque utilizzarle inserendole nel circuito dell’affittanza. I loro interlocutori privilegiati al momento sono le agenzie immobiliari, comunemente viste pertanto come competitors agguerriti che pongono un ulteriore ostacolo alla creazione di un consorzio di gestione e commercializzazione degli immobili. Tutto ciò va colto come un segnale positivo, in quanto evidenzia che sul mercato esiste uno spazio per la costituzione di realtà associative, che al pari delle agenzie immobiliari si pongano come interlocutori forti nei confronti di tutti quei proprietari desiderosi di arginare almeno in parte le spese, fiscali e non, che l’immobile comunque procura. Inoltre data la ragguardevole disponibilità di alloggi di questo tipo si renderebbe certamente più facile il raggiungimento di una “massa critica” utile per l’avvio di relazioni più strette tra operatori, magari sotto il coordinamento di un consorzio di offerta integrata. Da non trascurare poi il fatto che la destinazione d’uso “familiare” che ha accompagnato in passato queste unità abitative, fa sì che la dimensione e il livello dei servizi interni 22 Betti A. “Trento, il turismo diventa più privato” in Il Sole 24 Ore – Nord-Est, settembre 99. 159 presenti sia molto vicina agli standard richiesti dal mercato e quindi esse siano più facilmente collocabili sulla piazza. Poiché i proprietari degli edifici, sono prevalentemente non residenti, e stando al fatto che molti di loro si affidano ad agenzie immobiliari per le modalità di gestione degli affitti, risulta che essi siano particolarmente sensibili ad un’offerta di gestione, che a fronte ad esempio del pagamento di una quota d’adesione, si accolli tutti i servizi di manutenzione, pulizia e sicurezza e garantisca un ritorno economico anche se non elevato. Attualmente colui che effettua un investimento immobiliare in una località turistica, cerca non solo di trarre valore dal denaro speso, ciò dipende molto dall’immagine che la destinazione ha all’esterno. Egli infatti pretende pure servizi specifici legati all’immobile, quali ad esempio la pulizia, e contempla pure la possibilità di ottenere un reddito aggiuntivo per i periodi di non 23 utilizzo personale dell’edificio . Se questa è la tendenza odierna, non c’è ragione di ritenere che non si possa estendere a chi un investimento di questo tipo l’ha fatto dieci o venti anni fa. Andare a stimolare i proprietari di seconde case significa poi cercare di “risvegliare” le singole località montane, che purtroppo in questi ultimi anni, per effetto di fattori anche esogeni, hanno assunto l’aspetto di belle addormentate pure nei periodi di “alta stagione”. 13.5 Gli scenari evolutivi del mercato Le destinazioni turistiche montane con il passare degli anni hanno perso parte del loro fascino nell’immaginario collettivo e si sono trovate a competere con mete esotiche, così diverse per i prodotti offerti, ma sempre più facilmente accessibili in termini di trasporti e di prezzo. Le stagioni invernali poi, fiore all’occhiello dell’offerta turistica, sono state compromesse in parte per fattori meteorologici (la neve non si presenta più sicura come in passato) e in parte per un certo calo nel numero degli 24 sciatori . E’ largamente riconosciuto che la domanda turistica è sostanzialmente cambiata e soprattutto è divenuta più esigente, richiedendo sempre più servizi alla stessa località e agli operatori turistici che la costituiscono. In modo particolare, stando al rischio “neve” è altresì comprensibile che il turista si aspetti un’offerta di svago alternativa o comunque integrativa a 23 24 Lunghini P., “Seconde case, un mercato quasi spento” in Il Sole 24 Ore – Rapporti: Turismo, maggio 2000. Martelletto S., “Turismo, montagna gelata”, in Il Sole 24 Ore – Nord-Est, aprile 2000. 160 quella sportiva principale, che gli consenta di godere pienamente del suo soggiorno. L’alternatività da sola però non basta, nel senso che all’interno del pacchetto turistico, il cliente desidera trovare non solo eventi, iniziative ricreative o l’elenco dei servizi disponibili, ma desidera parteciparvi a condizioni “favorevoli e personalizzate” (ad esempio ingressi scontati nelle piscine pubbliche o nei palazzetti del ghiaccio) e tutto ciò a sua volta deriva da una forte sinergia tra gli operatori che si impegnano a realizzare un’offerta integrata e quindi più ricca d’attrattiva. Inoltre la domanda è sempre più specialistica e pretende risposte in un certo senso “individuali”, un’offerta cioè più differenziata e al contempo sempre nuova ed originale. Non bisogna poi dimenticare come sono variate le stesse modalità di prenotazione della vacanza e i tempi previsti per la stessa. Oggi si dedica sempre minor tempo a programmare la vacanza, le prenotazioni si fanno sempre più a ridosso della data della partenza e la durata del soggiorno tende ad accorciarsi. Di conseguenza si richiede una maggiore flessibilità da parte dell’offerta, che invece rimane come visto in precedenza, piuttosto rigida. Sono pochissimi infatti gli operatori che concedono l’alloggio anche per il week-end, la maggior parte infatti lo ritiene un onere, perché li vincola alla presenza e alla fornitura dei servizi previsti per un tempo troppo breve per ripagare il loro impegno lavorativo. A prescindere da ciò, ricerche recenti hanno evidenziato che il Trentino è 25 principalmente meta di nuclei familiari e gruppi di amici . I primi sono soprattutto presenti in estate e particolarmente attenti alle bellezze naturali e alla cultura locale. I secondi invece, più dinamici apprezzano soprattutto la montagna invernale, essendo appassionati di sci da discesa. Come si vede si tratta di due segmenti quasi agli antipodi con richieste senza dubbio diverse, ma che possono avere le stesse esigenze abitative. Sia i nuclei familiari che i gruppi di amici, infatti sono i più probabili esponenti della domanda di alloggi in affitto in modo particolare per la maggiore libertà insita in una sistemazione di questo tipo. Da ciò ne consegue che il mercato delle case per vacanza è tutt’altro che spento, ma non può prescindere da una sua completa riqualificazione. Essa a sua volta parte necessariamente dal superamento di alcuni nodi critici visti in precedenza. 25 Giola O., “Vale 4mila miliardi il business turistico” in Il Sole 24 Ore Rapporti: Trentino Alto Adige, novembre 2000. 161 13.6 La debolezza di un’offerta integrata Da alcuni anni a questa parte la letteratura turistica sottolinea sempre con maggiore insistenza l’importanza della cooperazione tra i principali attori turistici per mantenere la competitività di una destinazione. Nelle singole località quindi inizia a farsi sempre più strada la consapevolezza di avviare forme di collaborazione tra operatori e non sono infrequenti i tentativi fatti verso questa direzione, anche se per lo più sporadici. La cooperazione tra i principali attori del sistema turistico di una destinazione può risultare senza dubbio facilitata se questi hanno piena coscienza della necessità di offrire un prodotto turistico integrato. Con questo termine non si intende un semplice insieme di servizi realizzati da singoli operatori che pensano esclusivamente al loro ritorno economico. L’aggettivo integrato implica l’esistenza di un sistema di operatori pubblici, privati e risorse e di relazioni reticolari tra gli stessi, in modo tale che qualsiasi decisione risulti coordinata con le altre. L’attivazione di azioni coordinate si traduce infatti, con il conseguimento di forti economie di scala e di specializzazione che si aggiungono al valore competitivo dato dalle risorse naturali, culturali ed artistiche che legano il prodotto al luogo e contribuiscono a rendere il prodotto turistico in essere molto più forte e appetibile sul mercato. Da quanto finora scritto emerge che la formulazione di un prodotto integrato pertanto, passa sia attraverso una buona gestione dei flussi informativi tra gli operatori, ma anche e soprattutto attraverso il coordinamento della rete dei decisori sui progetti di sviluppo della destinazione. E’ proprio su questo secondo punto che vale la pena soffermarsi. Il problema del coordinamento tra i vari attori turistici, siano essi appartenenti alla stessa categoria o meno, può trovare una valida risposta principalmente dalla creazione di 26 aggregazioni come ad esempio consorzi d’area . Ciò perché l’adesione ad una realtà associativa comporta un confronto tra gli stessi operatori, tramite l’avvio di un dialogo e li costringe ad agire insieme per il raggiungimento di un obiettivo comune, da cui tutti possono beneficiare. Dalla creazione ad esempio di sistemi di commercializzazione centralizzati (che bene si adatterebbe alla categoria in esame) ne deriverebbe una maggiore forza contrattuale, sia nei confronti di fornitori che di clienti, per non parlare poi della maggiore efficacia ed efficienza negli interventi di promozione, marketing e comunicazione. Nel contesto specifico come si è visto precedentemente, l’offerta è estremamente parcellizzata. Inoltre manca una vera consapevolezza di ciò che sia un prodotto turistico integrato e quindi si trascura l’importanza dell’azione sinergica tra le parti. Un atteggiamento di chiusura verso 26 Antonioli M., “Una politica di filiera per migliorare l’offerta” in Il Sole 24 Ore – Rapporti: Turismo, febbraio 1999. 162 qualsiasi forma di dialogo e di confronto, enfatizza la carenza di una visione comune all’interno della stessa categoria “proprietari di alloggi per uso turistico” e impedisce anche la più semplice realizzazione di un unico sistema d’offerta. La nascita di un consorzio sembra essere pertanto, la soluzione ottimale per rinvigorire un settore da troppo tempo trascurato. Si è pienamente consapevoli delle difficoltà “costitutive”, legate prevalentemente al superamento delle carenze motivazionali, e soprattutto “gestionali”, derivanti dalla necessità di ottemperare i desideri e i bisogni degli aderenti. Si ritiene tuttavia che i vantaggi siano superiori ai costi. Un consorzio d’area, infatti, potrebbe garantire ai propri associati numerosi servizi quali quelli di: gestione e amministrazione. La delega ad esso delle le problematiche legate alla gestione ordinaria degli immobili finalizzata all’affitto (pulizia, sicurezza…) consentirebbe agli associati tra gli altri di godere dei vantaggi derivanti da una maggiore forza contrattuale nei confronti dei fornitori dei servizi essenziali cui si rivolgerebbe; promozione e contatto con il cliente. La maggiore disponibilità di mezzi, non solo finanziari, consentirebbe la formulazione di una politica promozionale unitaria, dotata di una maggiore efficacia comunicativa e visiva, grazie anche all’utilizzo di strumenti multimediali, che faciliterebbe il contatto con il cliente; risparmio di costi per i singoli associati; commercializzazione del prodotto offerto, secondo una migliore logica di mercato che pone cioè attenzione alle dinamiche evolutive del settore turistico, con particolare riguardo alle specifiche esigenze della clientela; consulenza e circolazione delle informazioni per tutti gli associati, in modo da ridurre il divario tra gli operatori turistici e il settore nel quale gli stessi lavorano; stipulazione di convenzioni e avvio di collaborazioni con gli altri attori del sistema locale e non, in particolar modo con le numerose cooperative di varia natura che sono capillarmente diffuse sul territorio, sfruttando quindi i vantaggi derivanti dalla rete cooperativa esistente; coordinamento e controllo dei singoli associati. L’adesione al consorzio comporterebbe da parte di questi ultimi l’adesione a regole di condotta stabilite a priori e finalizzate a garantire un certo livello qualitativo degli immobili da affittare e una buona trasparenza sul prezzo praticato; lobby; il consorzio diventerebbe un valido rappresentante della categoria e darebbe voce a problematiche specifiche della stessa. Ad esempio molti interlocutori hanno lamentato la mancanza di una regolamentazione provinciale che definisca in maniera univoca e chiara 163 - delle categorie, come quelle alberghiere ad esempio, con i servizi base previsti per ognuna. Tutto ciò non solo per avere delle direttive ben precise da seguire, ma anche per rendere più omogenea l’offerta ed essere più compatti nei confronti della domanda, in qualche modo rassicurandola; costituzione di un prodotto turistico integrato. La collaborazione tra aggregazioni delle varie categorie, turistiche in prima misura, e l’avvio di relazioni efficaci con imprenditori privati ed istituzioni presenti in un territorio, contribuirebbe alla costituzione di un sistema integrato di offerta che rafforzerebbe l’immagine sul mercato della destinazione. 13.7 Le esperienze di collaborazione nel comparto extralberghiero trentino Nonostante il settore sia estremamente frammentato, non si possono trascurare alcune iniziative di collaborazione avviate tra proprietari di alloggi in alcune zone della provincia. Anche se si tratta di tentativi sparsi, spesso frutto della volontà di operatori più “illuminati” o semplicemente più motivati, che si concretizzano con la pubblicazione di una brochure o di un catalogo, non si può non prendere atto che una certa sensibilità nella categoria si sta diffondendo. Un passo senza dubbio importante si è fatto con la creazione di un “club di prodotto” riservato alla ricettività in appartamento che ha portato alla realizzazione di un progetto promozionale denominato “Club Comfort Residence & Appartamenti”. L’idea si è concretizzata per iniziativa dell’APT del Trentino che ha coinvolto organizzazioni come Rescasa, Unione Albergatori del trentino, FAITA Trentino, FIMAA, Trentino Appartamenti e molti operatori attivi nel settore extra-alberghiero per dare vita ad un “club di prodotto” riservato alla ricettività in appartamento. La realizzazione di un marchio di qualità è infatti considerata una strategia per differenziare l’offerta e metterla pure più in vista sui mercati. Ma a sua volta essa dipende dalla sensibilità e intelligenza degli operatori a confrontarsi e ad operare sinergicamente al fine di ottenere significative economie di scopo. L’operazione “Club Comfort” ha avuto un primo ed importante risultato per il semplice fatto che molti operatori hanno aderito all’iniziativa. Sono infatti più di un centinaio i residence e gli appartamenti (che di fatto coprono tutto il territorio provinciale) contenuti nel catalogo pubblicato nell’ottobre dello scorso anno. L’adesione al Club non era gratuita, ma oltre al pagamento di una quota, essa richiedeva un impegno personale, che si è esplicato con la partecipazione a momenti di formazione, con l’accettazione di un preciso codice di 164 autodiscliplina e con la disponibilità a sottoporre i propri immobili a controlli e valutazioni qualitative (espresse tramite un bollino) che consentivano l’inserimento nel catalogo. Un impegno di questo tipo non può che tradursi in un miglioramento nell’immagine complessiva dell’offerta ricettiva extra-alberghiera, che premia quegli operatori che si dimostrano più attenti al mercato e sensibili alle esigenze del cliente. Anche su un piano spaziale più ristretto le iniziative non mancano. Nell’altopiano di Brentonico ad esempio alcuni operatori hanno pubblicato un catalogo illustrativo dei loro appartamenti. Anche in questo caso la partecipazione allo stesso per i proprietari degli alloggi ha significato l’adesione ad un codice di autodisciplina, da loro redatto, a tutela e garanzia del cliente. Si è trattato di un lavoro iniziato cinque anni fa, che ha cercato di unire proprietari di appartamenti diversi al fine di raggrupparli in categorie più omogenee. Il codice era sentito come una necessità per riuscire ad avere una regolamentazione più precisa e rigorosa e a porsi in maniera più trasparente nei confronti del cliente. Nella brochure è presente solo il 6% degli appartamenti presenti nell’altopiano, perché fondamentalmente manca una certa fiducia nelle strutture associative. Un altro esempio di collaborazione tra proprietari di appartamenti, anche questa di tipo extra-territoriale, come nel caso del Club Comfort, riguarda operatori dislocati nel territorio compreso tra la Valle dei Mocheni, la Valsugana, l’altopiano del Tesino e il Primiero. Costoro hanno partecipato ad un corso di formazione la cui importanza è stata indiscutibile stando le modalità di offerta degli alloggi e i servizi in essi previsti presenti sul catalogo “Vacanze in baita e in appartamento” che ha voluto in un certo senso essere il risultato finale e più tangibile degli insegnamenti ricevuti frequentando il corso. Un’esperienza di aggregazione un po’ più radicata invece si ha nell’Altopiano di Pinè dove si è costituito qualche anno fa il consorzio Copinè. Al suo interno vi è una sezione che raggruppa gli appartamenti, i cui proprietari sono operatori che li gestiscono con uno spirito un po’ più imprenditoriale dal momento che sono più sensibili ai trends di mercato. Le modalità d’affitto infatti si sono progressivamente accorciate, sono presenti convenzioni tra operatori diversi, frutto di collaborazioni tra gli stessi, ma manca una vera e propria integrazione con gli altri operatori che sono presenti nel territorio. Ad esempio solo una stretta minoranza si rivolge a terzi per i servizi di pulizia e lavanderia. Tuttavia è ben presente tra gli imprenditori la necessità di adeguarsi alle richieste del mercato e quindi si può presumere una buona volontà al confronto e una certa apertura verso forme di collaborazione più strette. Un tentativo che purtroppo non ha sortito l’effetto sperato si è avuto a Lavarone. Il consorzio degli albergatori infatti si era fatto promotore verso i proprietari di appartamenti per favorire la loro aggregazione. Purtroppo c’è 165 stata una scarsa partecipazione alle riunioni da parte degli operatori eventualmente interessati e una ancora minore disponibilità a collaborare per la fissazione di tariffe base comuni ad esempio. Questi brevi esempi stanno semplicemente ad indicare che la categoria dei proprietari di alloggi per affitto turistico non è del tutto insensibile alle problematiche della cooperazione. Qualche timido passo, più che altro espressione della volontà di pochi, si sta facendo e dimostra che comunque il terreno è fertile e che se si superano soprattutto i nodi legati alla scarsa motivazione, si riesce a raggiungere una certa “massa critica“ indispensabile per attuare forme di cooperazione significative. 166 14. 14.1 Linee strategiche e proposte di iniziativa cooperativa in ambito turistico Le ragioni di un approccio di tipo "strategico" Il tema di fondo che emerge dall'indagine effettuata nel contesto dei principali comparti che, seppure a titolo diverso e con varia intensità, concorrono a formare il profilo dell'offerta turistica regionale è riferito alla necessità di valorizzare più efficacemente di quanto fatto fino ad ora la rete cooperativa così capillarmente e solidamente presente sul territorio delle province di Trento e di Bolzano. In altri termini, le prospettive di consolidamento e di ampliamento della presenza cooperativa in campo turistico e le stesse prospettive di sviluppo di esperienze di cooperazione tra operatori all'interno dei diversi comparti e di iniziative a livello di "cooperazione territoriale" non sono affidate prevalentemente allo sviluppo di specifiche società consortili e/o cooperative, in quanto i livelli di efficienza, di professionalità, di competitività consentiti dalla forma giuridica cooperativa sono in molti contesti settoriali e funzionali (seppure non in tutti) conseguibili anche attraverso altre forme societarie. E' invece sulla capacità del sistema cooperativo regionale di mettere in gioco la propria articolazione multi-settoriale e la propria struttura rappresentativa e organizzativa - che è contemporaneamente diffusa sul territorio, ma anche fortemente integrata sotto il profilo della rappresentanza, dell'approccio strategico alle problematiche dello sviluppo aziendale e settoriale, della fornitura di supporto e assistenza ai propri associati - che il movimento cooperativo regionale può sviluppare un ruolo unico e fondamentale a servizio dell'innalzamento del livello di competitività del turismo trentino e altoatesino. Questa è la prospettiva strategica di fondo, che nei paragrafi seguenti sarà sviluppata anche sotto il profilo delle possibili articolazioni operative e organizzative. Sulla base di un approccio di questo tipo è possibile impostare anche un più puntuale sviluppo di specifiche esperienze cooperative che si pongano a servizio sia del miglioramento e della razionalizzazione delle funzioni interne aziendali, sia delle interrelazioni di sistema e/o di destinazione finalizzate al miglioramento del profilo del "prodotto turistico" offerto al turista. 167 Tale approccio intende sottolineare, inoltre, come la natura delle ipotesi progettuali e di iniziativa di seguito indicate sia, giustappunto, di natura strategica e non finalizzata all'avvio di iniziative occasionali e frammentate. Infatti, se il movimento cooperativo regionale intendesse aprire una più ampia prospettiva di iniziativa in campo turistico (sia di tipo diretto, quale la gestione di strutture ricettive, sia di tipo indiretto, quale la fornitura di servizi e funzioni agli operatori turistici) esclusivamente con riferimento a specifiche opportunità locali e/o settoriali e quindi senza un disegno d'insieme, rischierebbe, nella migliore delle ipotesi di vanificare le sue grandi potenzialità; nella peggiore, di scontrarsi sia con le resistenze particolaristiche al cambiamento (campanilismo, individualismo, corporativismo, fenomeni che costituiscono spesso delle formidabili "barriere all'entrata" in campo turistico-commerciale), sia con le trasformazioni profonde che stanno interessando il mercato turistico sul fronte tanto della domanda quanto dell'offerta. Sembra opportuno sottolineare, a questo proposito, che molti degli interlocutori pubblici e privati interpellati nel corso dell'analisi sul campo hanno esplicitamente posto tale condizione come quella decisiva per avviare una seria valutazione delle opportunità che l'esperienza cooperativa può offrire alle diverse attività turistiche. Espresso con estrema chiarezza, l'atteggiamento riscontrato è in molti casi di scarso interesse per proposte o iniziative frammentate e disorganiche, anche se valide e praticabili sotto il profilo della specifica praticabilità organizzativa, gestionale ed economica. Ciò anche sulla base di alcune esperienze negative effettuate in passato che, proprio perché non supportate da un adeguato disegno d'insieme e dalla disponibilità dei conseguenti supporti organizzativi e istituzionali, hanno alimentato un atteggiamento di diffidenza rispetto al ruolo che la proposta della cooperazione potrebbe svolgere in ambito turistico. Le linee strategiche e le proposte di iniziativa elaborate sulla base del lavoro di analisi e di verifica diretta "sul campo" effettuato nell'ambito di questo studio, sono pertanto articolare su due piani distinti sotto il profilo della metodologia di approccio, ma fortemente integrati dal punto di vista strategico: un primo livello è dato dalle linee strategico-operative "di sistema"; un secondo livello è dato dalla linee strategiche "di base". Nello schema seguente è illustrata la logica d'insieme e l'articolazione particolare dei due piani di intervento. 168 Linee strategico-operative "di base" Linee strategicooperative "di sistema" Schema delle linee strategiche e di iniziativa La strategia di coordinamento dell'iniziativa cooperativa di tipo territoriale (cooperazione di ubicazione) La creazione di un servizio di assistenza e consulenza specializzato per le cooperative e i consorzi operanti in ambito turistico Lo sviluppo di forme di cooperazione a supporto della competitività aziendale delle imprese turistiche Le condizioni e le linee di iniziativa per lo sviluppo di forme di cooperazione in campo alberghiero L'attivazione di un progetto di marketing e comunicazion e per la valorizzazione delle produzioni tipiche locali in campo turistico Le linee strategiche e di iniziativa per l'ampliamento degli spazi di mercato della cooperazione "di servizio aziendale" in ambito turistico Le condizioni e le linee di iniziativa per lo sviluppo di forme di cooperazione in campo extralberghiero 169 Le linee di azione per lo sviluppo di iniziative cooperative nel campo della gestione di impianti sportivi Le condizioni e le linee strategiche per lo sviluppo di forme di cooperazione nel campo dei servizi di supporto al turismo 14.2 Le linee strategico-operative "di sistema" Per l'insieme delle ragioni esposte, sembra necessario che la qualificazione e l'incremento della presenza cooperativa in campo turistico debba svilupparsi attraverso un processo che "dall'alto" ponga le premesse e le condizioni operative e organizzative per accompagnare e indirizzare le iniziative presenti e potenzialmente attivabili "alla base". L'adozione di un tale approccio rappresenta un segnale "politico" di grande importanza all'intero mondo economico regionale e, naturalmente, al mondo turistico trentino e altoatesino, in quanto mette in particolare evidenza l'importanza che il movimento cooperativo attribuisce alle potenzialità dello sviluppo turistico. Contemporaneamente, consente di trasmettere agli operatori che già operano nel settore il messaggio forte che il ruolo più dinamico e attento che la cooperazione intende svolgere anche in questo settore non è caratterizzato dalla "tentazione" di occupare spazi di attività e funzioni a scapito di altre forme di impresa; bensì di porsi quale punto di riferimento e di valorizzazione per la molteplicità di attività e iniziative che costituiscono il ricco tessuto turistico consolidatosi negli anni sul territorio regionale. Ruolo, del resto, che la cooperazione ha tradizionalmente svolto in occasione delle fasi cruciali dello sviluppo locale nell'ambito dei settori del credito, del consumo, dell'agricoltura, dei servizi per le fasce deboli della popolazione, della casa. Con tale significato sono esplicitate le seguenti linee strategiche "di sistema". a. La strategia di coordinamento dell'iniziativa cooperativa di tipo territoriale (cooperazione di ubicazione) Con sempre maggior evidenza, le dinamiche del mercato turistico spingono i sistemi turistici locali a fornire "risposte" organiche e integrate alla domanda di vacanza e di tempo libero, ma anche a ricercare forme di più intensa collaborazione e integrazione con gli altri settori ai fini di un più equilibrato e qualificato uso del territorio e delle sue risorse, non ultima quella umana. Su questo fronte - come si è evidenziato nei capitoli analitici dello studio - si stanno muovendo alcune iniziative di natura consortile del tutto originali e interessanti per i risultati che sono in grado di produrre fin d'ora e per le prospettive che si aprono nel senso della programmazione e della qualificazione del territorio al fine di renderlo più accogliente e attraente per chi vi abita e per l'ospite. 170 La natura dei problemi e delle opportunità di iniziativa suscitate da queste nuove esigenze e da queste prime esperienze nel campo della "cooperazione territoriale" (anche alla luce dei nuovi strumenti di programmazione messi in campo dalle Province Autonome di Trento e di Bolzano, quali i Patti Territoriali) richiedono una specifica capacità di assistenza, di riferimento tecnico e "politico" da parte del mondo cooperativo, che per le sue caratteristiche può rappresentare sia a livello provinciale che a livello locale la "base aggregativa" per le realtà esistenti e per quelle che, auspicabilmente, potranno sorgere nel prossimo futuro. I problemi suscitati dalle esigenze della concertazione intersettoriale e, molto spesso, intercomunale, presentano una loro specificità che non può essere affrontata con i tradizionali strumenti e servizi di natura tecnico-settoriale dei quali si sono avvalse fino ad ora le Organizzazioni Cooperative della regione. Il terreno sul quale ci si trova ad operare in questo campo, infatti, è prevalentemente quello della programmazione dello sviluppo subprovinciale e del marketing territoriale, che travalica le problematiche dei singoli comparti (del credito, dell'agricoltura, del consumo, delle attività produttive e di servizio, del sociale, ecc.) sulla base dei quali è generalmente strutturata l'organizzazione delle "centrali cooperative" regionali. Non va sottovalutato, in questo senso, che la domanda di "punti di riferimento" provinciali e locali è già presente, ma sarà ancora più pressante nel momento in cui maturerà la sensibilità e la consapevolezza che una nuova fase di sviluppo delle province di Trento e di Bolzano passa pressoché inevitabilmente per una concertazione di tipo intersettoriale e, in molti casi, intercomunale. Tuttavia, la concertazione richiede un "tavolo" di confronto e di elaborazione progettuale e una "regia strategica" in grado di coagulare e mobilitare uomini, idee, progetti, risorse finanziarie, relazioni interne ed esterne. Se il movimento cooperativo regionale intende proseguire e sviluppare quel ruolo di "anticipatore" e "innovatore" di soluzioni organizzativamente ed economicamente sostenibili per l'intera comunità locale che è connaturato alla sua storia, a questa domanda di riferimenti, di indirizzi strategici e di supporti organizzativi deve essere in grado di fornire una risposta puntuale ed efficace. Al fine i conferire una prospettiva "istituzionale" e organizzativa concreta alle indicazioni di fondo fin qui esposte, vengono di seguito indicate una serie di azioni concretamente realizzabili: o Organizzazione di un’articolata in momenti di impostazione a livello provinciale e in occasioni di confronto sul territorio. Tale fase 171 preliminare alla costituzione di forme stabili di concertazione e progettazione (vedi punto successivo) dovrebbe essere rivolta prioritariamente ai vertici delle realtà cooperative e imprenditoriali operanti all'interno di uno specifico territorio (singolo comune o più comuni aggregati) con lo scopo di mettere in luce le opportunità, i vantaggi e le condizioni per un approccio trasversale e intersettoriale ai problemi della qualificazione e della promozione dell'intero territorio di riferimento. I momenti di sensibilizzazione sul territorio dovrebbero fare riferimento a concrete prospettive di iniziativa e di progettualità, al fine di evitare una genericità di approccio che farebbe rapidamente demotivare gli interlocutori. A tal fine, sarebbe opportuno prevedere la costituzione e l'avvio dell'attività dell'Osservatorio (vedi uno dei punti successivi) parallelamente alla primissima fase di impostazione dell'iniziativa. o Costituzione di "gruppi di intesa intercooperativa" su base territoriale, con la funzione di svolgere contemporaneamente il ruolo di "osservatori" e di supporto imprenditoriale, organizzativo e finanziario delle dinamiche di sviluppo locali. Tali "gruppi" dovrebbero vedere la partecipazione delle diverse realtà cooperative operanti all'interno di un medesimo territorio (casse rurali, in primis, accanto a cooperative agricole, di consumo, di lavoro, di servizio) al fine di definire linee strategiche comuni, ma, soprattutto, forme di intervento progettuale, imprenditoriale e finanziario nei più rilevanti progetti ed iniziative di sviluppo economico e turistico a livello locale. Tali "gruppi" dovrebbero muoversi fin dalla loro costituzione secondo una logica aperta e collaborativa con le altre realtà imprenditoriali, con gli enti locali, con le componenti sociali e culturali dell'area di riferimento, evitando di chiudersi in una sorta di autoreferenzialità. Obiettivo di tali "gruppi d'intesa" dovrebbe essere la costituzione di forme consortili stabili (es. consorzio territoriale) in possesso della forma giuridica adeguata per assumere iniziative di particolare rilievo sotto il profilo finanziario, aziendale ed, eventualmente, anche immobiliare. o Costituzione di un organismo di riferimento di livello provinciale (una sorta di "osservatorio" per l'assistenza allo sviluppo locale e al marketing territoriale) all'interno della struttura dei rispettivi Organismi di rappresentanza cooperativa provinciali; oppure costituito per iniziativa comune tra due o più degli stessi Organismi, con le competenze e le professionalità adeguate a supportare, indirizzare e accompagnare i processi di aggregazione intersettoriale a livello locale. Nell'ambito di tale Osservatorio è opportuno prevedere la presenza di esperti del mondo pubblico e privato e dei diversi ambiti 172 di competenza tematica, in grado di fornire elementi di operatività e di concretezza strategica alle funzioni di coordinamento e indirizzo assegnate a tale organismo. o Attivazione di una rete di servizi di consulenza e assistenza specialistica in campo organizzativo, tecnico, finanziario in grado di fornire alle realtà locali il supporto per l'avvio e il consolidamento di esperienze di "cooperazione territoriale"; l'iniziativa potrebbe assumere la forma di una sorta di "sportello informativo e di assistenza" che opererebbe in stretta relazione sia con i "gruppi di intesa locali" sia con l'organismo di riferimento di livello provinciale. Essi dovranno essere in grado di fornire ai partner delle iniziative di intercooperazione e agli stessi operatori informazioni e supporto tecnico-operativo di carattere economico, normativo, finanziario, nonché di coordinare le iniziative di marketing territoriale progettate dai "gruppi di intesa locale". 173 Schema esemplificativo dell'organizzazione e delle funzioni per il coordinamento dell'iniziativa cooperativa in campo territoriale FASE DI SENSIBILIZZAZIONE, INFORMAZIONE E FORMAZIONE INIZIATIVE DI MARKETING TERRITORIALE Famiglia cooperativa Cassa Rurale Cooperative produzione, servizio, ecc. ENTI LOCALI Consorzio turistico Cooperativa agricola SENSIBILIZZAZIONE INVESTIMENTI Gruppo di "intesa cooperativa" FORMAZIONE ASSISTENZA A Imprenditori singoli e associati Sportello D'IMPRESA informativoPROGETTI e di assistenza Osservatorio per l'assistenza allo sviluppo locale e al marketing territoriale Sportello informativo e di assistenza Famiglia cooperativa Cassa Rurale Cooperative produzione, servizio, ecc. ENTI LOCALI INIZIATIVE DI MARKETING TERRITORIALE Consorzio turistico SENSIBILIZZAZIONE Gruppo di "intesa cooperativa" INVESTIMENTI FORMAZIONE Imprenditori singoli e associati 174 PROGETTI D'IMPRESA b. La creazione di un servizio di assistenza e consulenza specializzato per le cooperative e i consorzi operanti in ambito turistico Come si è potuto rilevare nel corso della prima fase dello studio, nelle due province di Trento e di Bolzano esiste una significativa presenza di esperienze consortili e cooperative che hanno quale scopo sociale la fornitura ai soci (prevalentemente alberghi) di servizi riferiti all'acquisto in comune di prodotti alimentari e non particolarmente rilevanti sotto il profilo dei costi di esercizio; oppure di fornire agli stessi soci servizi per la commercializzazione dei posti letto e, più o meno direttamente, per la promozione dell'immagine turistica delle località interessate. Seppure relativamente marginali rispetto ai grandi fenomeni turistici regionali, esistono pure numerose realtà cooperative e/o consortili finalizzate al miglioramento della gestione e della fruizione del patrimonio ricettivo extralberghiero di località caratterizzate da una forte identità di appartenenza dei soci/proprietari di abitazioni e di alloggi a destinazione turistica. Nel quadro delle realtà operanti in forma "associativa" vanno pure considerate le numerose realtà aggregate che, pur non operando attraverso la forma giuridica della cooperativa a responsabilità limitata, si muovono secondo lo stesso spirito delle cooperative strettamente intese; si tratta di realtà che hanno assunto progressivamente un ruolo importante nel panorama della commercializzazione e della promozione del turismo regionale e che, in taluni casi, si sono dotate anche di forme aggregative di rilievo provinciale. Queste realtà costituiscono potenzialmente un bacino di riferimento importante per il movimento cooperativo regionale che potrebbero essere "recuperate" a forme giuridico/sociali di tipo cooperativo anche sotto il profilo giuridico-istituzionale se solo potessero intravedere concreti vantaggi in tal senso. Il nodo cruciale per il consolidamento e l'ampliamento di prospettiva per questa variegata tipologie di realtà aggregative (sia di tipo formalmente "cooperativo" che di tipo "associativo") sta nella possibilità di disporre di "punti di riferimento" a livello provinciale, in grado contemporaneamente di inserire le singole iniziative in una prospettiva strategica d'insieme e, sul piano operativo, di disporre di servizi e supporti utili ed efficaci per l'ordinaria gestione e attività di tali realtà. Va osservato che attualmente le realtà "aggregative" considerate dispongono (o potrebbero disporre, qualora le "associazioni" e i consorzi "di diritto civile" decidessero di trasformarsi in vere e proprie cooperative a responsabilità limitata) di riferimenti e supporti (nonché di funzioni di vigilanza) che, nella generalità delle organizzazioni cooperative operanti sul territorio regionale, sono in comune con quelli di altri "mondi cooperativi" assai diversi per problematiche, dimensioni, orizzonti di mercato - quali la 175 cooperazione sociale, la cooperazione edilizia, la cooperazione di produzione e lavoro, ecc.. Al fine di conferire anche in questo caso una prospettiva operativa e organizzativa alle considerazioni fin qui esposte, si propone, pertanto, la costituzione all'interno degli Organismi di rappresentanza cooperativa regionali di un servizio specifico di assistenza, consulenza e vigilanza per i consorzi tra operatori del turismo. Al fine di garantire un supporto specialistico e professionalmente adeguato, sarà opportuno prevedere l'organizzazione di una fase formativa mirata per le figure professionali che a vario livello saranno coinvolte in questa prospettiva progettuale; la realizzazione di tale intervento formativo in modo unitario a livello regionale potrebbe rappresentare una importante opportunità di scambio di informazioni ed esperienze, nonché un forte impulso alla creazione di una "rete informale" di servizi cooperativi per il turismo regionale. A tale servizio sarebbe opportuno che facessero riferimento pure le cooperative che offrono servizi di tipo "aziendale" e/o gestionale nell'ambito del sistema turistico (pulizie, ristorazione, gestione diretta di strutture ricettive e di ristorazione, animazione e formazione ambientale, ecc.), sia per motivi di efficienza e di razionalità nella gestione delle funzioni e delle risorse interne alle Organizzazioni cooperative; sia perché ciò favorirebbe il miglioramento delle opportunità di collaborazione tra domanda e offerta di servizi. In altri termini, questo servizio - opportunamente supportato da funzioni di studio, ricerca, comunicazione, informazione - assumerebbe il ruolo di verso e proprio "punto di riferimento istituzionale" della molteplicità di realtà cooperative e consortili che, a vario titolo e con diverse funzioni, operano in campo turistico. 176 c. L'attivazione di un progetto di marketing e comunicazione per la valorizzazione delle produzioni tipiche locali in campo turistico La prospettiva di miglioramento delle relazioni tra attività turistiche e attività di produzione di prodotti agro-alimentari locali tipici è stata oggetto negli ultimi anni di numerosi approfondimenti, convegni e valutazioni. I risultati di questo intenso lavoro di riflessione e analisi - a detta degli stessi interlocutori su entrambi i fronti interessati - sono assai modesti, se non altro sotto il profilo strategico e programmatico. Non vi è dubbio, infatti, che vi siano realtà singole sia nella campo alberghiero e della ristorazione, sia in quello della produzione di prodotti agro-alimentari che hanno fatto dei notevoli progressi nella proposta di prodotti tipici regionali e nell'organizzazione di pacchetti che comprendono, oltre alla degustazione di prodotti locali, anche la visita guidata alle coltivazioni e alle strutture di lavorazione degli stessi prodotti. Tuttavia, la percezione vissuta dagli stessi operatori di entrambi i fronti e, molto probabilmente, dagli stessi turisti, è che si tratti di operazione sostanzialmente isolate e quasi sporadiche, ma soprattutto che siano sviluppate in modo "separato": il mondo turistico da una parte e il mondo della produzione agro-alimentare dall'altra. In altri termini, ciò che sembra carente rispetto alle favorevoli prospettive del mercato turistico e alla crescente domanda che si rivolge alle proposte di turismo eno-gastronomico è una strategia comunicativa, promozionale e commerciale sinergica e integrata tra mondo della produzione e mondo della distribuzione e della ristorazione (sia interna che esterna alle strutture ricettive). Prima di approfondire le possibili iniziative per risolvere questo che è uno degli annosi problemi in gran parte irrisolti del turismo regionale, è necessario prendere atto che sia la realtà turistica, che quella agro-alimentare presentano sia in Trentino che in Alto Adige livelli qualitativi, dimensionali, organizzativi assai diversificati. Le stesse strategie di orientamento al mercato risultano sempre più stratificate e segmentate, tanto che una proposta generalizzata e indifferenziata di prodotti alimentari locali in ambito turistico risulterebbe sostanzialmente velleitaria e inefficace. Occorre, viceversa, prendere atto che così come vi sono cantine sociali, caseifici, consorzi frutta attivi e motivati nella individuazione di strumenti e modalità di approccio "personalizzato" al mercato, vi sono altre realtà, anche nel campo della cooperazione agricola, diversamente orientate e più attente a forme (e costi) di distribuzione meno caratterizzate. Analoga situazione si riscontra in ambito turistico: vi sono alberghi e ristoranti che basano sempre più la loro forza competitiva sulla qualificazione della proposta enogastronomica, mentre vi sono interi segmenti del sistema di offerta locale 177 che, per motivazioni diverse, sono attualmente più orientati a perseguire una competizione basata sul contenimento dei costi e, di conseguenza, dei prezzi. Non è questa la sede per esprimere valutazioni in merito alle ragioni e alle prospettive connesse a tali strategie di mercato. Al fine di proporre soluzioni e indicazioni di iniziativa in questo contesto è però necessario prendere atto di tale articolazione e diversificazione delle motivazioni che stanno alla base dell'attività delle imprese che operano, rispettivamente, in campo agricolo e in campo turistico. Anzi, è proprio in considerazione di tali diversificate motivazioni e orientamenti strategico-aziendali che, al fine di far decollare una più mirata iniziativa di valorizzazione e promozione delle produzioni agricole locali nel contesto della proposta turistica regionale, sembra opportuno elaborare strategie e progetti "di nicchia", basati sul presupposto che è preferibile "pochi ma buoni", piuttosto che "molti ma demotivati". In secondo luogo, il presupposto su cui dovrebbe basarsi ogni iniziativa nel campo della caratterizzazione dell'offerta turistica locale che abbia al contempo quale condizione ed effetto la valorizzazione dei prodotti dell'agricoltura e del territorio è la consapevolezza che il turismo soprattutto in aree come il Trentino e l'Alto Adige che si collocano sulle fasce medio-alte del mercato europeo - rappresenta uno straordinario veicolo di conoscenza e promozione per prodotti che siano in grado di caratterizzarsi per un elevato contenuto qualitativo e di genuinità e per uno spiccato ed esplicito legame d'immagine con il territorio di origine. In termini più espliciti, ciò significa che qualsivoglia progetto o iniziativa per il miglioramento delle relazioni tra mondo agricolo e mondo turistico locali non può che muovere dalla reciproca convinzione che tale prospettiva non è solo utile per entrambe le realtà, ma che anzi è per molti versi imprescindibile per le rispettive strategie di incremento di competitività sui mercati finali di consumo, siano essi quelli dell'alimentazione come quelli del tempo libero e della vacanza. Senza caratterizzazione dell'offerta turistica dal punto di vista del legame col territorio (e, quindi con le sue produzioni tipiche) non si fa turismo di qualità; per altro verso, non sfruttare l'enorme potenziale commerciale e promozionale offerto alle produzioni agroalimentari locali dai grandi flussi turistici che interessano le provincie di Trento e di Bolzano (senza dimenticare l'ancor più rilevante flusso di viaggiatori che ne attraversano il territorio) significa non cogliere una straordinaria opportunità di approccio al mercato che poche altre regioni europee possono vantare. 178 In considerazione delle richiamate esperienze avviate nel passato con limitati risultati e della scarsità di effetti generati dai numerosi dibattiti e convegni sul tema delle relazioni tra mondo agricolo e mondo turistico regionale, non sembra fuori luogo richiamare alcuni "principi di comportamento" (che, in realtà, stanno alla base della collaborazione e della cooperazione in ogni ambito settoriale e intersettoriale) che rappresentano le condizioni affinché nuove e più mirate iniziative su questo fronte abbiano ragionevoli probabilità di successo: • non essere invidiosi: il successo del concorrente (vicino o lontano che sia) è frequentemente la condizione per il proprio stesso successo. Il principio vale esattamente anche in senso negativo: in molti casi l’insuccesso del concorrente è causa o anticipazione del proprio insuccesso; • non essere i primi a ritirarsi: l’atteggiamento leale coglie infatti tutte le opportunità di cooperazione evitando inutili conflitti. Anche posizioni inizialmente di attesa passiva di fatto coincidono con scelte di "starsene fuori", poiché la fase di avvio delle iniziative è generalmente quella più complessa e impegnativa e richiede la partecipazione convinta e motivata di tutti i possibili partner; • ricambiare sia la cooperazione che la non collaborazione: cioè cooperare in presenza di cooperazione e "tagliare i ponti" solo in presenza di un rifiuto alla collaborazione, per tornare immediatamente a una nuova disponibilità cooperativa se è il caso; • non peccare d’astuzia: dal momento che gli altri "si fidano" di noi è pericolosissimo adottare comportamenti o strategie non coerenti e trasparenti o, peggio, non "leali"; • non sottovalutare le risorse della concorrenza: in una realtà economica e sociale in rapido mutamento le posizioni, rispettivamente, di forza e di debolezza, non sono definitive e possono verificarsi “rovesciamenti di fronte” di tale intensità da rendere rapidamente obsolete valutazioni apparentemente approfondite sulla capacità di azione e/o reazione dei “concorrenti”. 179 Sulla base di tali presupposti le azioni che potrebbero essere messe in campo su questo specifico fronte potrebbero così articolarsi: o costituzione di "Club di prodotto" non solo tra alberghi e ristoranti che si caratterizzano per la proposta eno-gastronomica particolarmente legata ai prodotti e alla cucina locale, ma anche con l'adesione diretta di cooperative agricole e di produttori privati. Una tale impostazione intersettoriale che superi i tradizionali "steccati" tuttora esistenti tra promozione turistica e promozione dei prodotti regionali, avrebbe lo scopo di motivare e impegnare i partnes che operano sui entrambi i fronti (la produzione e la proposta alla clientela) al perseguimento di una decisa politica della qualità in tutte le fasi del ciclo produzionepromozione-commercializzazione, essendo tutti coinvolti a pari titolo nella valorizzazione del "prodotto regionale". In questa prospettiva, infatti, la cooperazione agricola regionale assumerebbe un ruolo diretto nello sfruttamento del "canale turistico" a fini promozionali e commerciali, evitando di "delegare" al sistema alberghiero e della ristorazione il ruolo di promotore delle produzioni locali. Attraverso tale coinvolgimento diretto in iniziative di marketing specifico, le stesse iniziative di presentazione degli aspetti produttivi di base (visite sul territorio e stabilimenti di trasformazione e lavorazione dei prodotti, occasioni per degustazione di prodotti tipici, eventi legati alle tradizioni agricole locali, ecc.) su cui si stanno orientando alcune delle cooperative agricole trentine e altoatesine avrebbero la possibilità di proporsi come elementi essenziali del "prodotto turistico", evitando di essere vissute e percepite come meri elementi di contorno. Il Club di prodotto dovrebbe costituirsi sulla base di un protocollo d'intesa tra albergatori, ristoratori e fornitori di prodotti eno-gastronomici, reciprocamente impegnati ad aderire ad iniziative di presentazione, promozione e commercializzazione di prodotti tipici locali, caratterizzati da un elevato contenuto qualitativo e di legame con le tradizioni locali e il territorio. Nell'ambito di tali protocolli d'intesa dovrebbero essere previste condizioni di fornitura e di servizio reciprocamente vantaggiose sotto il profilo commerciale ed economico; nonché l'impegno ad individuare soluzioni organizzativamente ed economicamente sostenibili per i principali problemi connessi alla concretizzazione di tali accordi, primo fra tutti quello della logistica delle forniture. Tali iniziative troverebbero immediatamente riscontro e sbocco promozionale con le strategie che gli Organismi preposti alla promozione del turismo trentino e altoatesino stanno da qualche 180 tempo mettendo in atto, con i quali potrebbe svilupparsi una proficua integrazione sotto il profilo strategico e organizzativo. o L'iniziativa così delineata dovrebbe necessariamente essere accompagnata dallo sviluppo di adeguate politiche di marchio, per la caratterizzazione della produzione eno-gastronomica locale intrinsecamente legata alla sua proposta in ambito turistico. La situazione attuale è obiettivamente caratterizzata (in generale, anche se non mancano pregevoli eccezioni) dalla separazione delle azioni promozionali e di comunicazione sui due versanti, tanto che, in alcuni casi, risulta difficile per il consumatore associare l'immagine turistica di alcune destinazioni regionali con i prodotti agro-alimentari (anche di grande notorietà) che trovano origine nelle stesse aree; e viceversa. o La definizione di politiche "di prodotto" mirate (vedi Club di prodotto) e lo sviluppo di "politiche di marchio (vedi sopra) dovranno ovviamente essere accompagnate da una serie di iniziative di promozione, anche in questo caso superando le tradizionali "barriere" di tipo settoriale. A titolo esemplificativo è possibile indicare alcune delle iniziative da sviluppare in questa direzione: * partecipazione coordinata e integrata ad eventi fieristici; * promozione di iniziative di reciproco richiamo, quali l'offerta presso gli esercizi alberghieri e della ristorazione di "buoniomaggio" che diano la possibilità di ritirare presso le cooperative agricole piccole confezioni di prodotti e/o diano la possibilità di effettuare visite guidate alle strutture di lavorazione o alle coltivazioni; * predisposizione di materiali informativi e promozionali su itinerari eno-gastronomici, opportunità di visita a cooperative agricole, luoghi e strutture di degustazione di prodotti tipici, ecc.. o L'allestimento di punti informativi collocati in corrispondenza di alcuni nodi strategici di comunicazione, per la presentazione e l'offerta delle opportunità di visita ai luoghi di produzione, di degustazione di prodotti tipici, di vacanza e tempo libero a specifica connotazione rurale. In particolare, è da tempo dibattuto il tema della carenza di punti informativi sulla realtà ambientale e turistica del Trentino e dell'Alto Adige lungo l'asse autostradale del Brennero, sulla falsariga di quanto è diffusamente presente, ad esempio, in Francia, in Germania e in altri paesi del nord europeo. In corrispondenza delle aree di sosta localizzate sul territorio regionale o dei caselli autostradali che immettono nei principali itinerari turistici potrebbero essere allestiti delle strutture di sosta e di informazione per il 181 visitatore, che consentano di informarlo e "indirizzarlo" verso una serie di punti attrattivi concordati tra sistema turistico e della ristorazione e sistema agricolo. 182 Schema esemplificativo dell'organizzazione e delle funzioni di un progetto di marketing e comunicazione per la valorizzazione delle produzioni tipiche locali MARCHIO Cooperative agricole Alberghi CLUB DI PRODOTTO Consorzi turistici Ristoranti VISITE GUIDATE GESTIONE OSPITALITA' COLLEGATA ALL'ENO-GASTRONOMIA POLITICHE DI QUALITA' PRODUTTIVA E GASTRONOMICA PARTECIPAZIONE A FIERE APT PROVINCIALE ORGANIZZAZIONE EVENTI APT/consorzi/ associazioni di ambito/di destinazione MATERIALI INFORMATIVI ALLESTIMENTO E GESTIONE DI PUNTI INFORMATIVI 183 d. Le linee di azione per lo sviluppo di iniziative cooperative nel campo della gestione di impianti sportivi Il territorio regionale presenta una diffusione e una varietà di impianti e strutture sportive che probabilmente non ha eguali a livello nazionale e lo colloca tra le aree meglio attrezzate a livello europeo. Non vi è dubbio che la ricchezza di offerta di opportunità di svago e per la pratica di attività sportive costituisce uno degli elementi fondamentali - oltre che per la qualità della vita dei residenti - del sistema turistico trentino e altoatesino. Va tuttavia rilevato che non sempre tale duplice funzione dell'impiantistica sportiva - contemporaneamente, per i residenti e per gli ospiti - risulta svolta con adeguata ed equilibrata efficacia, in quanto, in alcuni casi il coordinamento con il resto del sistema di offerta turistica risulta debole o addirittura inesistente; in altri casi, si creano forme di conflitto più o meno latente tra residenti ed ospiti anche per motivi solo indirettamente legati alla fruizione degli impianti (traffico, parcheggi, rumorosità, ecc.). Tali situazioni sono riconducibili principalmente a due ordini di motivi: da un lato, non sempre le due funzioni non trovano corrispondenza nell'assetto strutturale e funzionale degli impianti (un esempio piuttosto chiaro è dato dagli impianti natatori che, salvo poche eccezioni presenti in Alto Adige, sono progettati per la pratica del nuoto in senso tradizionale e sono scarsamente orientati alle funzioni di tipo ludico-ricreativo richieste dalla clientela turistica); dall'altro lato, la presenza di impianti sportivi è percepita dagli stessi operatori turistici come un elemento "di contorno" dell'offerta turistica locale e, salvo il caso in cui essi sono funzionali all'ospitalità di squadre sportive per "ritiri", stage, periodi di allenamento, solo raramente rappresentano organicamente un fattore integrato nelle strategie di marketing e di promozione della destinazione (due esempi per tutti: le palestre pubbliche e i campi di calcio). Una più organica ed efficiente valorizzazione dell'impiantistica sportiva (soprattutto pubblica) a fini turistici richiede dunque, innanzitutto l'individuazione e l'attuazione di forme di gestione maggiormente collegate e integrate con gli altri elementi di offerta turistica e contemporaneamente una più mirata, efficiente e "aggressiva" strategia di promozione e di offerta al mercato. La gestione degli impianti sportivi, peraltro, presenta intrinsecamente problematiche assai differenziate, in relazione alla loro dimensione, alle caratteristiche strutturali, alla localizzazione, alle caratteristiche e 184 all'ampiezza del bacino di utenza. Tali fattori influiscono in misura rilevante sulle strategie gestionali finalizzate al contenimento dei costi, che, naturalmente, rappresentano un obiettivo prioritario sia per le amministrazioni pubbliche proprietarie degli impianti che per le società di gestione. Tuttavia, è opinione generalmente condivisa che la situazione attuale caratterizzata generalmente dalla "frammentazione" gestionale (ciascuna società gestisce nella maggioranza dei casi un solo impianto) non consenta significativi interventi sull'abbattimento dei costi di gestione ( soprattutto, del personale e per le forniture energetiche). Per altro verso, la soluzione di affidare la conduzione degli impianti a società di maggiori dimensioni operative, in grado di gestire più impianti e quindi di sfruttare le economie di scala, non sempre ha dato esiti positivi: sia perché normalmente tali società provengono da fuori regione e quindi rispondono a logiche gestionali e di servizio non sempre adeguate alle specifiche esigenze locali; sia perché, spesso, l'obiettivo delle economie di gestione non risulta compatibile con quello della qualità del servizio. Tutto ciò considerato, le linee strategiche da perseguire per consentire una apertura di spazi di iniziativa alla cooperazione nella gestione di impianti sportivi e contemporaneamente per migliorare la funzionalità dell'infrastrutturazione sportiva nel contesto del sistema di offerta turistico passano attraverso le seguenti condizioni operative: I° costituzione di un consorzio specifico per le realtà (cooperative, associazioni sportive, società private, società di gestione pubblica) che operano direttamente nel comparto della gestione di impianti sportivi (o che sono in possesso delle professionalità e dell'esperienza maturata in altri campi adeguate ad assumere un ruolo più diretto in questo comparto); la costituzione in consorzio consente al contempo: di offrire garanzie di efficienza manageriale e gestionale agli enti proprietari degli impianti di sfruttare economie di scala e di gestione attraverso la specializzazione delle funzioni e delle professionalità apportate dalla cooperative aderenti di garantire - se del caso - una corrispondenza alle specifiche esigenze locali attraverso la presenza di una realtà operativa locale (già esistente o da costituire ad hoc su iniziativa del consorzio) II° impostazione e avvio di una collaborazione strategica (e non frammentata e/o occasionale) con gli altri soggetti operanti in campo turistico finalizzata a conferire organicità ed efficienza complessiva al sistema di ospitalità e alle iniziative di promozione e di marketing. 185 Schema esemplificativo delle linee di azione per lo sviluppo di iniziative cooperative nel campo della gestione di impianti sportivi e ricreativi pubblici Cooperative di pulizie Cooperative di gestione del "verde" Cooperative di servizi sportivi e sorveglianza Cooperative di animazione Società e associazioni di gestione di impianti sportivi Impianto sportivo Cooperative di ristorazione Consorzio gestione impianti sportivi Cooperative di gestione di impianti sportivi Impianto sportivo Impianto sportivo Impianto sportivo APT - Consorzi turistici - Associazioni turistiche Sistema ricettivo MARKETING PROMOZIONE EVENTI 186 14.3 a. Le linee strategico-operative "di base" Lo sviluppo di forme di cooperazione a supporto della competitività aziendale delle imprese turistiche a.1 Le condizioni e le linee di iniziativa per lo sviluppo di forme di cooperazione in campo alberghiero Riprendendo le considerazioni svolte in merito alla collaborazione intersettoriale e di carattere territoriale, è facile notare come anche all'interno degli specifici comparti turistici qualsiasi attività collaborativa necessiti della irrinunciabile presenza di una volontà cooperativa da parte delle imprese interessate, oltre che della conoscenza degli effettivi vantaggi di comportamenti associativi in particolari aree di attività. E’, quindi, lo spirito (forse, meglio, la mentalità) collaborativo dei diversi soggetti interessati il primo fattore necessario a promuovere la nascita di iniziative consortili. Ad esso vanno naturalmente collegate una serie di esigenze gestionali delle singole imprese, alle quali non è possibile fornire risposte efficienti e soddisfacenti con comportamenti di tipo individuale. Sulla base delle esperienze cooperative esistenti in ambito regionale si può osservare che in generale i "casi di successo" si sono sviluppati con riferimento ad attività e funzioni che non comportano eccessivi stravolgimenti nelle consuetudini interne ad ogni singola impresa, quali, ad esempio, le attività promozionali e di commercializzazione. La possibilità di estendere le relazioni collaborative ad altre attività dipende, soprattutto, dalla capacità dell'organismo consortile di fornire agli associati un significativo "valore aggiunto" economico e di servizi, difficilmente conseguibile per realtà di piccole-medie dimensioni quali sono in prevalenza quelle che operano in ambito turistico in Trentino e in Alto Adige. Le piccole dimensioni aziendali e l’impossibilità di godere di economie di scala nelle voci di costo principali di ogni impresa alberghiera (costi di approvvigionamento e costo del personale), sono, infatti, di fondamentale importanza nell’individuazione delle attività in cui la collaborazione interimpresa potrebbe intervenire per cercare di migliorare la situazione competitiva. Soprattutto con riferimento agli approvvigionamenti, esiste una diffusa consapevolezza che i benefici derivanti agli alberghi aderenti a catene proprietarie od in franchising potrebbero essere riproposti e sfruttati anche attraverso una cooperativa di acquisti. 187 L’intervento collaborativo nella gestione di parte del personale dipendente si propone l’ottenimento di un beneficio ulteriore rispetto a quelli appena indicati: il pieno sfruttamento delle potenzialità produttive delle risorse umane. Sono le stesse caratteristiche del settore (essenzialmente, la forte stagionalità delle presenze non solo nell’arco dell’anno, ma anche dei diversi sottoperiodi) a costringere ad una sottoutilizzazione del personale dipendente in alcuni periodi e a far denunciare delle lacune negli organici in altri. Alcuni dei principali fattori evolutivi del mercato turistico, inoltre, acuiscono sensibilmente questa situazione: soggiorni brevi e ripetuti più volte nel corso dell’anno, forte dipendenza dalle condizioni atmosferiche nella regolazione dei flussi di passaggio, organizzazione di eventi e manifestazioni di richiamo scaglionate nel corso della stagione ed altre motivazioni, portano a far comprendere con chiarezza come sorga questa necessità. Difficoltà nascono, infine, dall’impossibilità legislativa di garantire un impiego flessibile della manodopera assunta in conformità alle esigenze derivanti dalle situazioni contingenti. L’individuazione di uno spiraglio gestionale come quello della gestione in comune - nell'ambito di una esperienza consortile - di parte del personale dipendente dedicato a specifiche mansioni aziendali può essere visto, quindi, come la soluzione forse più appropriata ad un problema che è diffusamente avvertito. Sostanzialmente sullo stesso piano si pongono le motivazioni che portano a ritenere che una collaborazione nella gestione del servizio di pulizia possa portare all’ottenimento di considerevoli vantaggi gestionali. La possibilità principale che lo strumento collaborativo potrebbe ottenere in questa area di attività è rappresentata dalla piena utilizzazione del personale dipendente assunto per tutto l’arco della stagione, al quale sarebbe possibile affiancare, a costi contenuti, il personale di imprese esterne specializzate ad affrontare particolari esigenze di pulizia interna od anche la normale attività giornaliera di riordino. In questo modo sarebbero assicurate la riduzione di un importante costo fisso di gestione, l’ottenimento di una maggiore flessibilità della manodopera utilizzata per questi compiti e, forse, anche una migliore qualità complessiva del servizio reso. In definitiva, appare del tutto evidente che l'adozione di forme di collaborazione stabili per la gestione in comune di alcune specifiche funzioni aziendali apporterebbe decisivi vantaggi per le attività alberghiere; tuttavia, occorre prendere atto che le esperienze consortili nell'ambito del comparto alberghiero non sono particolarmente diffuse - a prescindere da quelle finalizzate alla commercializzazione e alla promozione - e che le stesse esperienze cooperative attivate nel campo degli approvvigionamenti non sempre hanno dato gli esiti positivi auspicati. 188 In base alle stesse valutazioni fornite dagli operatori che hanno sperimentato esperienze di cooperazione finalizzate alla gestione in comune degli acquisti, la ragione principale delle difficoltà incontrate al consolidamento e alla diffusione di iniziative di questo tipo va rintracciata nel fatto che normalmente si è adottato un approccio "generalizzato", sia nei confronti dei potenziali aderenti alle iniziative, sia con riferimento alla gamma di prodotti da acquistare in comune. Al fine di consentire una diffusione e un consolidamento delle forme collaborative nel comparto alberghiero, secondo criteri di realismo e di organicità, sembra invece opportuno percorrere le seguenti linee di iniziativa: Ø adottare un approccio "selettivo", basato sul presupposto che vi sono maggiori possibilità di cooperazione tra esercizi di livello omogeneo o tra esercizi che hanno una comune percezione delle strategie necessarie per orientarsi al mercato in modo competitivo ed efficiente Ø valorizzare le forme aggregative esistenti (es. consorzi per la commercializzazione; club di prodotto) per estenderne l'attività anche ad altre forme di collaborazione (es. gestione in comune degli acquisti; gestione in comune di parte del personale destinato a specifiche mansioni) Ø instaurare forme di intesa e collaborazione organica tra mondo della cooperazione ed associazioni imprenditoriali di categoria sul versante formativo e della sensibilizzazione alla collaborazione tra imprenditori Ø migliorare la comunicazione sulle "esperienze di successo" e sui vantaggi della collaborazione. 189 a.2 Le condizioni e le linee di iniziativa per lo sviluppo di forme di cooperazione in campo extralberghiero L'evoluzione delle propensioni della clientela turistica nazionale e internazionale, da un lato; l'organizzazione e l'articolazione delle strutture di offerta (soprattutto in provincia di Trento), dall'altro lato, pongono il sistema di offerta turistica legato alle strutture ricettive extralberghiere (alloggi ad uso turistico e seconde case) in una posizione particolarmente fragile e problematica, come confermano i dati degli anni più recenti relativi ai flussi turistici che si rivolgono a questa specifica forma ricettiva. E' ormai diffusa convinzione - confermata ampiamente dalle rilevazioni effettuate nella fase analitica di questo studio - che tale comparto rappresenti uno degli ambiti che necessitano di una profonda riorganizzazione e di un diverso modo di presentarsi sul mercato. E' opportuno sottolineare che la questione non si pone solo - e, molto probabilmente, non tanto - sul fronte della promozione e della commercializzazione di queste strutture che presentano una propria specifica caratterizzazione funzionale rispetto alle esigenze del mercato turistico (informalità della vacanza, percezione di costi di pernottamento più contenuti, servizi e strutture maggiormente adeguate alla vacanza familiare, ecc.). Come dimostrano le esperienze effettuate in Alto Adige con l'allestimento del sito "hallo.com" e ancor più in Trentino con la predisposizione della guida "Club Comfort", gli alloggi ad uso turistico che presentano requisiti di struttura, di gestione e di organizzazione dei servizi adeguati per essere promossi e commercializzati in forma organizzata rappresentano una parte relativamente limitata del consistente sistema di offerta esistente sul territorio. I problemi che vincolano una più efficiente e moderna presenza delle strutture extralberghiere sui grandi mercati del turismo nazionale e internazionale sono, infatti, più radicali e profondi e sono legati intrinsecamente al ruolo che tali strutture hanno svolto nell'ambito del sistema non solo turistico, ma economico complessivo in sede locale. Per la stragrande maggioranza dei casi gli alloggi ad uso turistico non sono gestiti in forma imprenditoriale e per i proprietari rappresentano prevalentemente una opportunità di integrazione di reddito, molto spesso non decisiva per garantirne il livello di vita. Si potrebbe affermare, quindi, che l'atteggiamento economico assunto dal proprietario di alloggi si avvicina più alla "rendita di posizione" o, al più, all'investimento immobiliare, che a quello della gestione d'impresa. Questa situazione ampiamente condivisa dai diversi opinion-leader intervistati nel corso della ricerca, sta alla base dei vincoli che hanno 190 ostacolato anche nel recente passato l'avvio di organiche iniziative di modernizzazione dell'offerta turistica extralberghiera, ed in particolare: ü ü ü ü le resistenze dei proprietari ad assumere una posizione fiscalmente trasparente; l'inadeguata propensione ad effettuare negli alloggi quegli investimenti necessari per renderli idonei ad una promozione e commercializzazione su larga scala; la propensione all'affitto di lunga durata - che consente di limitare la fornitura di servizi quali le pulizie settimanali, la fornitura di biancheria e attrezzature particolari, la manutenzione "in tempo reale", oltre che di ridurre drasticamente i problemi di relazione coi mercati - rispetto a quello per brevi periodi; la fortissima frammentazione del mercato e la conseguente difficoltà ad avviare iniziative di collaborazione e di gestione organizzata delle strutture. Va considerato, inoltre, che mentre nel campo alberghiero e degli altri esercizi ricettivi gestiti in forma imprenditoriale (ad esempio, i campeggi) la creazione di forme consortili può essere finalizzata in modo specifico anche alla sola commercializzazione (in quanto la gestione interna delle strutture è garantita dall'imprenditore), nel caso della ricettività alberghiera è molto probabile che alle forme cooperative o consortili debbano essere affidate (in tutto o in parte) anche funzioni di gestione e conduzione degli alloggi: si pensi, ad esempio, al problema della verifica dello stato dell'alloggio all'inizio e alla fine della vacanza al fine di evitare reciproche contestazioni su eventuali danni o ammanchi di materiale che in presenza di un'elevata rotazione della clientela deve essere gestita in modo puntuale e "professionale"; oppure alla pulizia degli alloggi che nel caso di commercializzazione "intermediata" deve essere garantita, anche in questo caso, con puntualità e professionalità. Di questo ampio spettro di problematiche si è tenuto conto nell'elaborare le ipotesi di iniziativa da parte del movimento cooperativo, al fine di evitare la facile e, per molti versi "banale" proposta di costituire consorzi o cooperative per iniziativa diretta di proprietari di alloggi, che, a chi conosce a fondo le problematiche del settore, risulterebbe indubbiamente velleitaria e destinata in definitiva a rimanere sulla carta. E' opportuno premettere, infine, che stante la diversa articolazione del sistema turistico, rispettivamente, trentino e altoatesino in particolare proprio nel comparto ricettivo extralberghiero (in Alto Adige, infatti, tali strutture sono maggiormente organizzate in forma di garnì, affittacamere, ecc.) le 191 ipotesi progettuali di seguito illustrate fanno riferimento prevalentemente alla realtà trentina, senza escludere, tuttavia, che anche in Alto Adige possano svilupparsi iniziative analoghe. Il progetto dovrebbe partire dalla costituzione di una cooperativa o di un consorzio in forma cooperativa operante a livello provinciale. Questo perché, in primo luogo, si può ragionevolmente presumere che il numero di proprietari inizialmente motivati ad aderire ad una proposta di gestione, promozione e commercializzazione dei propri alloggi turistici in forma organizzata non sia elevatissima e che quindi occorra acquisire adesioni su una scala più ampia di quella locale; in secondo luogo, perché - come si verificherà più dettagliatamente in seguito - proprio in questo campo è opportuno e necessario valorizzare il sistema "a rete" della cooperazione provinciale, assegnando ad una realtà "centrale" quelle funzioni che necessitano di significative economie di scala (amministrazione, contatto con i potenziali clienti, organizzazione complessiva dei servizi) affidando ad altre realtà operanti a livello locale quelle mansioni che, viceversa, richiedono una diretta operatività sul territorio (controllo degli alloggi, eventuali servizi di pulizia, lavanderia, manutenzione, ecc.). Tale società potrebbe essere costituita per iniziativa di cooperative che operano già direttamente o indirettamente nel settore, raccogliendo l'adesione di eventuali consorzi o aggregazioni associative esistenti o che dovessero sorgere nel frattempo a livello locale. Va inoltre sottolineata l'importanza del coinvolgimento delle realtà di riferimento operanti all'interno delle associazioni di categoria del turismo e del commercio (ad esempio, "Trentino Appartamenti", operante nell'ambito dell'Unione Commercio e Attività di Servizio della provincia di Trento). La costituzione della cooperativa/consorzio dovrebbe essere accompagnata da una azione di informazione e comunicazione di alto profilo e calibrata in termini di linguaggio e di contenuti sul target (proprietari di alloggi destinati al turismo) che si intende raggiungere. Da questo punto di vista, in considerazione dell'importanza delle attività turistiche extralberghiere per le specifiche realtà locali di valle, nell'ambito delle azioni di divulgazione, informazione e motivazione degli interessati diretti, dovrebbero essere organicamente coinvolte le realtà cooperative operanti sul territorio con una larga base sociale, quali casse rurali, famiglie cooperative, cooperative agricole. Poiché è indubbio che uno degli ostacoli di maggior rilievo da superare sia costituito dalla non elevata motivazione e dalla diffusa indisponibilità dei proprietari ad affidare ad altri soggetti la gestione commerciale (e le funzioni ad essa connesse) dei propri alloggi, una realtà consortile che intenda 192 operare con realistiche prospettive di efficacia su questo fronte dovrà essere in grado di fornire adeguate e "convincenti" funzioni di servizio tali da far superare le remore di base esistenti. A tale proposito le funzioni e i servizi che la società consortile dovrà necessariamente essere in grado di assicurare vi sono: Ø la predisposizione di "protocollo" relativo all'allestimento degli alloggi, alla loro gestione, ai servizi minimi che dovranno essere garantiti, nell'ambito del quale dovranno pure essere definiti con precisione i termini dell'accordo commerciale tra la cooperativa stessa e i proprietari di alloggi; la cooperativa dovrà necessariamente dotarsi delle strutture e delle figure professionali adeguate alla verifica e alla gestione di tale protocollo; Ø la fornitura di assistenza tecnica e progettuale per la soluzione dei problemi di carattere urbanistico, di natura normativa (ad esempio, in termini di sicurezza degli impianti), di assistenza fiscale, di natura assicurativa; nonché tutte le altre problematiche (ivi compresa quella della proposta di condizioni agevolate per l'allestimento strutturale degli alloggi mediante convenzioni con ditte fornitrici di attrezzature) per l'allestimento degli alloggi secondo modalità adeguate e competitive rispetto agli standard internazionali Ø la promozione e la commercializzazione degli alloggi: a tale proposito va ricordato che la vigente normativa richiede la disponibilità di una idonea licenza di "agenzia viaggi". Tuttavia, nell'ambito del movimento cooperativo regionale sono già operanti cooperative che svolgono tale attività che dovrebbero essere coinvolte nel progetto. Inoltre, poiché alcune di queste cooperative operano a diretto contatto con organismi ricreativi del mondo sindacale, ciò rappresenta una grande opportunità di mercato che fino ad ora è stata sfruttata solo occasionalmente. Le attività promozionali e di commercializzazione di alloggi svolte dalla cooperativa/consorzio dovrebbero in ogni caso sfruttare opportunamente le nuove prospettive aperte nel campo dell'utilizzo di strumenti e forme di comunicazione telematica (es. portali INTERNET), che, nonostante il rapido sviluppo avutosi negli ultimi anni in questo campo, presentano ancora spazi di iniziativa molto ampi, soprattutto nel comparto della ricettività extralberghiera; Ø l'organizzazione di servizi "aggiuntivi" oltre all'ospitalità, tali da consentire di offrire alla clientela "pacchetti integrati", secondo la logica del "prodotto turistico completo". La possibilità di offrire ai proprietari di alloggi un valore aggiunto di servizi mirati per alcuni specifici target 193 di mercato è probabilmente uno dei fattori cruciali da cui dipende la praticabilità e il successo di questo progetto. In proposito, la presenza nel movimento cooperativo regionale di cooperative che operano nel campo dei servizi a favore di portatori di handicap e di anziani, nel campo dei servizi di animazione e di guida ambientale, nel campo dello spettacolo e così via rappresenta una opportunità notevole di rispondere in modo efficace e qualificato ad una domanda di vacanza di particolari segmenti di mercato che difficilmente trovano risposte adeguate ai loro problemi durante la vacanza. Per quanto riguarda lo svolgimento delle funzioni dirette di verifica, supervisione, assistenza alla clientela, nonché per l'eventuale fornitura di servizi di gestione degli alloggi (pulizia, manutenzione, lavanderia, ecc.) questa società consortile dovrebbe sfruttare la natura di "sistema a rete" della realtà cooperativa presente nelle due province. Dovrà, pertanto, stabilire accordi e/o convenzioni di servizio con altre realtà cooperative presenti localmente sul territorio che, pur non necessariamente operando nel campo dei servizi richiesti, potrebbero attivare specifiche "sezioni" di attività in relazione alle prospettive di business che si aprissero progressivamente su questo fronte. In definitiva, una prospettiva di intervento della cooperazione nel campo delle attività ricettive extralberghiere dovrebbe giocare su tre elementi forti che le sono caratteristici: * la capacità di fare squadra, che, operativamente si traduce nel coinvolgere a livello centrale cooperative che già operano direttamente e indirettamente in campo turistico in un progetto d'impresa di grande rilevanza economica e di grande impatto innovativo sul modello turistico locale; * la capillarità di presenza sul territorio, che consente di attivare funzioni di informazione e contatto diretto con i potenziali fruitori dei servizi offerti sia a livello centrale che a livello periferico secondo un concetto di "rete di imprese"; * lo spirito cooperativo che è diffuso tra le popolazioni della regione e che può rappresentare la leva decisiva per rimuovere gli ostacoli e i freni che finora si sono frapposti all'introduzione di un nuovo modello di fare turismo in campo extralberghiero. 194 Schema esemplificativo dell'organizzazione e delle funzioni di un'iniziativa cooperativa nel comparto della ricettività extralberghiera Proprietari di alloggi di Proprietari alloggi di Proprietari alloggi di Proprietari alloggi Consorzi tra proprietari di alloggi Consorzi tra proprietari di alloggi Cooperative di produzione Cooperative e di servizi di produzione e Cooperative di servizi di produzione e di servizi Cooperativa/Consorzio di gestione e di servizio di alloggi turistici Associazioni tra proprietari di alloggi Cooperativa agenzia di viaggi (incoming) Cooperative operanti sul territorio Cooperative operanti MERCATO sul territorio Cooperative operanti sul territorio 195 b. Le linee strategiche e di iniziativa per l'ampliamento degli spazi di mercato della cooperazione "di servizio aziendale" in ambito turistico Come si è potuto rilevare nell'ambito della fase di analisi diretta sul campo, la propensione al decentramento di funzioni aziendali in campo turistico (in particolare nel comparto alberghiero, ma non solo) e la conseguente domanda di servizi esterni è assai diffusa sia in provincia di Trento che in quella di Bolzano. Benché il modello prevalente di gestione alberghiera in regione sia quello a carattere familiare, fattori quali le esigenze di qualificazione continua dei servizi e delle strutture offerte; la forte variabilità della domanda in termini di provenienza, di gusti, di esigenze; la necessità di adeguare le strutture e le modalità di gestione a normative che si fanno sempre più rigorose e complesse; la difficoltà di reperimento di personale professionalmente adeguato e culturalmente motivato per le mansioni richieste nell'attività ricettiva, costituiscono nel loro complesso motivazioni sufficienti anche per le attività di medio-piccole dimensioni per renderle interessate ad affidare a ditte esterne (o a forme di gestione consortile) la gestione diretta di alcune funzioni dell'attività ricettiva (in particolare, riordino e pulizie delle camere, cucina e attività di ristorazione, lavanderia). E' importante osservare che l'esigenza manifestata dalle imprese alberghiere è soprattutto quella della semplificazione e della razionalizzazione della gestione, più ancora che quella del contenimento dei costi di produzione del servizio, anche se, soprattutto per le figure professionali addette alla cucina, le forti difficoltà di reperimento di personale, comportano una straordinaria lievitazione dei costi. E' molto significativo, tuttavia, che anche in questo caso specifico la preoccupazione degli operatori sia soprattutto quella di assicurarsi un servizio qualitativamente adeguato al profilo complessivo dell'esercizio, più che quella (anche se non da trascurare) delle ripercussioni delle elevate remunerazioni al personale di cucina sui costi aziendali. Un ulteriore elemento di valutazione in questo contesto è dato - soprattutto in provincia di Trento - dalla crescente propensione alla cessazione dell'attività alberghiera e alla cessione dell'attività da parte degli attuali proprietari/gestori. Su questo fronte i due fattori che portano a prevedere che una quota non trascurabile degli esercizi alberghieri esca dal mercato nell'arco dei prossimo 3-5 anni sono la mancanza di prospettive di ricambio generazionale (molti figli di albergatori sono occupati o sono orientati professionalmente verso altri settori) e la necessità di effettuare investimenti strutturali consistenti in alberghi inadeguati dal punto di vista delle normative attuali e di prossima applicazione. Tale fenomeno non è limitato agli esercizi appartenenti alle categorie inferiori, in quanto sono già noti casi 196 di alberghi a 3 o 4 stelle in fase di collocazione sul mercato, anche in aree ad elevato profilo turistico. A ciò va aggiunto che in alcune aree attualmente ai margini dei grandi flussi turistici, grazie all'attuazione di programmi integrati di sviluppo supportati dalle Province, stanno emergendo interessanti prospettive di rilancio dell'attività turistica ed ampi spazi di iniziativa nel comparto della ricettività alberghiera. Sulla base degli scenari delineati emergono con evidenza due prospettive di elevato interesse per l'iniziativa cooperativa nel campo dei "servizi aziendali" a supporto del turismo: 1° nel comparto alberghiero vi sono spazi interessanti per l'offerta di servizi specifici (cucina e ristorazione, gestione delle camere, servizi di lavanderia, gestione del "verde" interno ed esterno alle strutture) purché affidabili sotto il profilo sia gestionale che professionale e compatibili con il livello qualitativo degli esercizi. 2° Si stanno aprendo spazi sempre più ampi per l'assunzione della gestione complessiva di strutture alberghiere in fase di dismissione o per l'avvio di nuove iniziative in campo alberghiero in aree in fase di rilancio sul mercato. Le condizioni imprescindibili per una risposta efficace ed efficiente alle esigenze e alle prospettive di attività in questo contesto e quindi per un ampliamento degli spazi di mercato per le cooperative "di servizio aziendale" già presenti o che dovessero sorgere nel prossimo futuro sul territorio regionale sono le seguenti: I° la capacità di individuare, motivare e formare risorse umane alle mansioni e ai ruoli richiesti dall'attuale fase di trasformazione della gestione della ricettività turistica; ma, al contempo, la capacità dell'iniziativa cooperativa di proporsi a tali figure professionali come "ambito di aggregazione" soddisfacente dal punto di vista del reddito e dell'organizzazione del lavoro; II° la capacità delle diverse tipologie di cooperative che operano in questo ambito di attività di "certificare" la qualità e l'affidabilità del proprio profilo gestionale, professionale e di servizio, attraverso il conseguimento di certificazioni formali, ma anche mediante diffusi processi di qualificazione delle proprie figure manageriali e l'adozione di procedure efficienti di gestione; 197 III° l'adozione di strategie "di network" sia di tipo gestionale e produttivo che di tipo commerciale tra cooperative che svolgono attività diverse, ma in grado di fornire agli esercizi ricettivi soluzioni di servizio integrate e unitarie e che in tal senso siano in grado di superare la frammentazione delle forniture di servizio e la conseguente "incertezza" rispetto alla qualità complessiva dell'offerta di ospitalità. Il network di cooperative a cui si fa riferimento non può concretizzarsi semplicemente nella proposta commerciale di più servizi distinti, ma deve prevedere forme e modalità di management di servizio integrato che garantiscano al committente il rispetto delle condizioni contrattuali complessivamente stabilite e la garanzia di affidabilità delle cooperative che forniscono specifici servizi, strumenti e strategie promozionali e commerciali comuni, possibilmente contraddistinte da un "marchio" che consentano di qualificare e contraddistinguere i servizi offerti. Ciò rappresenta, peraltro, la condizione necessaria per l'eventuale assunzione della gestione diretta di strutture ricettive, in quanto consente di sfruttare le competenze e l'organizzazione delle cooperative già operative e contemporaneamente di assicurare una gestione unitaria e coordinata delle diverse funzioni. Si fa osservare che tale approccio appare efficace anche nel caso che il committente (esercizio ricettivo) richieda al network (o alla singola cooperativa che vi aderisce) un solo e specifico servizio la "forza" del gruppo conferisce un valore aggiunto di affidabilità, di garanzia di qualità anche alle singole componenti che si propongono attraverso di esso. 198 Schema esemplificativo delle linee strategiche e di iniziativa per l'ampliamento degli spazi di mercato della cooperazione "di servizio aziendale" in ambito turistico Risorse Risorse umane umane Risorse umane Risorse umane Controllo di gestione Certificazione Formazione manageriale Formazione Cooperative di ristorazione Cooperative di pulizia Cooperative di gestione del verde Network di cooperative MARCHIO MANAGEMENT DI SERVIZIO INTEGRATO Albergo Albergo Albergo Albergo Albergo Albergo 199 STRATEGIE COMMERCIALI c. Le condizioni e le linee strategiche per lo sviluppo di forme di cooperazione nel campo dei servizi di supporto al turismo Nonostante la loro forza competitiva e la loro collocazione in corrispondenza delle fasce medio-alte del turismo montano, i sistemi turistici del Trentino e dell'Alto Adige presentano tuttora un tessuto di offerta "a maglie larghe", soprattutto con riferimento alle nuove aspettative della domanda turistica nazionale e internazionale e alla sua conseguente segmentazione sempre più spinta. In particolare, salvo eccezioni piuttosto limitate, risultano assai carenti in molti contesti territoriali quei servizi (di guida, di informazione, di animazione, di supporto alla mobilità, di assistenza a turisti con particolari problemi fisici o psichici) che favoriscono il collegamento tra diversi "momenti" della vacanza (pernottamento, attività sportive, svago, visita alle attrattive storico-culturali); oppure che consentono l'effettiva fruizione delle risorse offerte dal territorio (si pensi ad esempio alle ricchissime risorse naturali, faunistiche, floreali) che molto spesso hanno una valenza prevalentemente in chiave di promozione e di immagine e di cui il turista gode in modo relativamente "superficiale" . E', peraltro, ampiamente condiviso che fin dall'immediato futuro è sul terreno dell'offerta di "prodotti completi, integrati e personalizzati" che si svilupperà la competizione tra i sistemi turistici sia a livello nazionale e continentale, che a livello mondiale. Non è casuale che il successo della proposta turistica dei nuovi competitori internazionali si basi proprio sulla formula della "vacanza chiavi in mano". Anche su questo fronte la cooperazione regionale è in grado di svolgere un ruolo fondamentale: in primo luogo, perché esistono non poche cooperative in grado di svolgere con efficacia i servizi a cui si è fatto riferimento; in secondo luogo, perché fa parte della sua storia e della sua natura proporre stimoli, soluzioni, e riferimenti organizzativi per aggregare le risorse umane presenti sul territorio per rispondere ai fabbisogni che emergono nella realtà sociale ed economica locale. Tuttavia, poiché il richiamo, da un lato, alla necessità che il sistema di offerta turistico del Trentino e dell'Alto Adige e delle sue articolazioni locali debba rapidamente e decisamente indirizzarsi verso assetti più integrati e "compatti"; dall'alto lato, alle opportunità offerte in questo senso dalla rete di cooperative esistenti, senza una chiara prospettiva strategica e operativa rischia di essere, in ultima analisi, inefficace e non generatore di effetti concreti. 200 Il fatto è che qualsiasi sia il settore economico o il contesto territoriale considerato, l'integrazione tra imprese, funzioni e servizi che intendono proporsi al mercato in modo coordinato non avviene a prescindere dalla individuazione del "prodotto" (e alle sue caratteristiche di qualità e prezzo) in riferimento al quale si vuole instaurare la collaborazione. E' invece attorno ad un preciso prodotto turistico che può efficacemente svilupparsi la collaborazione tra imprese: è, ad esempio, attorno al prodotto "turismo naturalistico" che può instaurarsi la collaborazione strategica tra esercizi ricettivi, servizi di educazione ambientale, parchi, musei; così come è attorno al prodotto "turismo della terza età" che possono svilupparsi proficue ed efficaci collaborazioni tra esercizi ricettivi che si attrezzano e si organizzano per questo tipo di clientela, servizi di assistenza e accompagnamento di anziani, servizi di trasporto specializzati, attività di guida culturale, attività di animazione. Il motivo per cui fino ad ora la collaborazione tra cooperative che operano nel campo dei servizi "complementari" al turismo e le varie realtà pubbliche e private che organizzano l'offerta per la clientela sia stata sostanzialmente occasionale e frammentata è riconducibile proprio alla insufficiente percezione e definizione dei "prodotti" turistici da proporre a precisi target di mercato. La nuova sensibilità nei confronti di questa diversa strategia di relazione con i mercati che va cominciando a maturare sia tra gli operatori turistici, sia nelle Organizzazioni preposta alla promozione del turismo locale (in particolare attraverso la proposta di veri e propri "Club di prodotto") costituisce sicuramente un presupposto favorevole alla valorizzazione delle risorse professionali e di servizio delle cooperative che operano nei settori di attività citati in precedenza. Poiché, infatti, per definizione il "prodotto turistico" è formato da una molteplicità di servizi, attrazioni, opportunità di svago, sarebbe assai limitativo se dei "Club" facessero parte solo gli esercizi ricettivi, che pur costituendo una parte fondamentale dell'offerta turistica, tuttavia non ne rappresentano le uniche componenti. Un coinvolgimento strategico diretto delle imprese che offrono servizi turistici "complementari" nella definizione, nella organizzazione e nella promozione del prodotto costituisce, in questo senso, una condizione imprescindibile di efficacia e di qualità complessiva della proposta, poiché tutte le componenti si troverebbero impegnate e responsabilizzate in egual misura a garantire un elevato profilo del prodotto. Senza sottovalutare le potenzialità che si stanno aprendo anche per le realtà cooperative a seguito delle iniziative che si stanno sviluppando in questo senso da parte di soggettività pubbliche e private che operano direttamente in campo turistico, ma, anzi, per ampliarne e integrarne le prospettive, sembra 201 da non sottovalutare pure la possibilità che lo stimolo e la proposta di forme di collaborazione più mirate al prodotto provenga dallo stesso mondo della cooperazione di servizio. In alcuni contesti tematici e/o territoriali particolarmente favorevoli, infatti, la capacità di iniziativa, di progettazione imprenditoriale e di aggregazione che la cooperazione sta mettendo in campo è tale che essa può addirittura ambire ad assumere un ruolo di leader della filiera di prodotto, e di rappresentare il fulcro catalizzatore nei confronti di altre funzioni e servizi turistici per la definizione di precisi prodotti turistici. Naturalmente tale prospettiva deve essere sviluppata in modo strettamente coordinato e congiunto con le altre linee strategiche indicate in precedenza. 202 Schema esemplificativo delle relazioni e del ruolo della cooperazione nel campo dei servizi di supporto al turismo Coop. sociale Coop. di animazione Sistema ricettivo Coop. di ed. ambientale Consorzio turistico CLUB DI PRODOTTO Coop. gestione impianto sportivo Coop. gestione struttura ricettiva CLUB DI PRODOTTO PRODOTTO TURISTICO "B" PRODOTTO TURISTICO "A" Segmento di mercato "B" Segmento di mercato "A" 203