Margherita Ruo - Southeastern Louisiana University

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Margherita Ruo - Southeastern Louisiana University
Autunno 2010
La voce degli studenti d'italiano di Southeastern Louisiana Univeristy
"Dagli studenti per gli studenti"
Anno 3, Numero 2
Caro lettore,
ecco tra le tue mani il nuovo numero
del GiornaLeone.
Ricco di contenuti, ce n'è per tutti i
gusti!
Si è scelto di dedicare una sezione
all'esperienza dello studio all'estero,
una al cinema e una al tempo libero.
Spero che questa creatura, frutto
dell'opera di diverse mani che hanno
lavorato insieme per darvi un assaggio
di cultura e lingua italiana vi serva non
soltanto per il semplice piacere della
lettura, ma anche per farvi avvicinare
di più allo studio di questa lingua
meravigliosa. Non scoraggiatevi, tutti
sappiamo bene quanto essa possa
essere difficile a volte. Ma chi ha mai
detto che il bello della vita sta
nell'affrontare le cose semplici?
La lettura, il sapere, la libera
informazione, sono dei beni primari:
sono caratteristiche fondamentali della
democrazia, ci rendono persone
migliori e capaci di avere un senso
critico.
Con questo vi lascio e vi auguro una
buona lettura.
Margherita Ruo
INDICE
SI VIENE E SI VA.....................pag. 2
- A capofitto
- Un anno veronese
ANDIAMO AL CINEMA.........pag. 4
- La dolce vita
- Io non ho paura
TEMPO LIBERO......................pag. 6
- Epcot
- Un amore chiamato Nicola
- Un fine settimana
- Una serata all'opera
A CAPOFITTO
di Margherita Ruo
A capofitto, senza freni. In queste poche parole si trova la
sintesi di ciò che è stata la mia esperienza prima di partire per
gli Stati Uniti e di quello che sto vivendo in queste settimane.
E' iniziato tutto esattamente un anno fa. Quando,
girovagando sul sito della mia università, precisamente
l'Università degli Studi di Verona, trovo un bando per una
serie di borse di studio.
La scadenza è a gennaio, e le varie destinazioni sono
allettanti: Australia, Messico, Brasile, Corea del sud e
addirittura Stati Uniti.
Subito mi fiondo a dare un'occhiata ai vari elenchi. Leggo
Southeastern Louisiana University e mi chiedo: ma in
Louisiana non c'è New Orleans? Ma sì, certo! E' quello che
voglio. Il jazz, Louis Armstrong, gli alligatori, la zuppa
gumbo... Tutte immagini che mi scorrono nella mente e che subito (gli alligatori magari un pò
meno) mi fanno compilare la richiesta di partecipazione al bando di concorso Worlwide Study
2010. Mi ci butto. Senza pensare. Questo è quello che decido di fare. Manca però un fondamentale
requisito: non ho ancora sostenuto un importantissimo esame di inglese, senza il quale, non posso
fare domanda per il concorso. Così faccio subito richiesta per sostenerlo e scelgo la prima data a me
congeniale. In un giorno di neve, anzi, bufera di neve, il mio papà mi accompagna a Bergamo per
sottopormi a questo fatidico esame, chiamato Toefl iBT, della durata di 5 ore, e che mi lascerà
stravolta per tutto il resto della giornata.
Prima di Capodanno vengo a sapere di aver conseguito un punteggio sufficiente per poter richiedere
la borsa di studio. Ben presto arriva febbraio e il giorno del colloquio.
Tanti, tantissimi sono i miei contendenti. E tutti della facoltà di lingue e letterature straniere. Loro
l'inglese lo sanno alla perfezione: sono cento passi avanti a me. Io, della facoltà di lettere e filosofia,
mi sento un pesciolino fuor d'acqua. Tuttavia non demordo e ho sempre fisso in mente il mio
obiettivo: voglio essere una giornalista. E so bene che questa esperienza negli Stati Uniti, patria
della libera stampa, mi potrà servire per il mio curriculum, oltre che umanamente e culturalmente.
Arriva il mio turno, il mio inglese è quello che è, ma forse la mia risposta alla domanda "Why the
United States?" colpisce i miei esaminatori: "They are open minded".
Di fatti, una settimana dopo il colloquio, ricevo per email un file pdf con i nomi degli assegnatari
delle borse di studio. Accanto a Southeastern Lousiana University leggo: Ruo Margherita. Inizio
a strillare e ai miei genitori quasi prende un colpo.
Ai primi di luglio mi laureo in Scienza della comunicazione, edtoria e giornalismo. Agosto e il
giorno della mia partenza per gli Stati Uniti arrivano in fretta, ed è tempo di salutare tutte le
persone a me care.
Grazie a Francesco, uno studente assegnatario della borsa di studio nell'anno precedente,
ottengo diverse referenze tra cui chi può venirmi a prendere all'areoporto e chi può ospitarmi per
i primi giorni. Arrivo così a New Orleans, e Michael, un ragazzo biondissimo dall'aspetto
tutt'altro che americano mi passa a prendere.
I primi giorni del mio viaggio li trascorro a casa della famiglia Duncan, che mi vizia e mi coccola
come una principessa. Anzichè decidere di cercarmi un appartamento ("E chi me lo fa fare?", penso
tra me e me), scelgo di restare con loro per tutta la durata del mio soggiorno negli Stati Uniti. A
tutt'oggi il martedì sera è appuntamento fisso con Bob e Gayle per seguire il nostro telefilm preferito
"Glee".
Il sistema universitario americano è completamente diverso da quello italiano, e mi ci vuole un po’
per abituarmi. Tutt'ora a stento sto dietro ai diversi homework, papers, e midterm exams , tanto che
ancora mi sfugge qualche consegna in ritardo e la conseguente perdita di punti.
Grazie ai consigli e all’aiuto della professoressa Lucia Harrison ho potuto iscrivermi a
interessantissimi corsi, come "Writing for the mass media", "Criminology", "Film history" e
"American Literature". Molto positivo è soprattutto il rapporto che i professori hanno con gli
studenti. Io, come international student ho avuto modo più volte di raccontare la mia storia durante
lezione. In particolare la docente di "Writing for the mass media", Dr. Cheryl Settoon, mi ha chiesto
di illustrare la situazione della stampa in Italia. Mi sono sentita subito parte della "classe".
Più avanti nel mio percorso ho conosciuto il professor Francesco Fiumara, che mi ha proposto la
vicedirezione del GiornaLeone e mi ha chiesto di collaborare alle registrazioni di Caffè Italia,
programma in onda ogni domenica sera alla radio KSLU.
E' la gente e la loro cosiddetta "Southern Hospitality" che mi hanno fatto innamorare di questo
paese. La loro premura e disponibilità nei miei confronti. Il loro chiedermi "How are you doing?"
nonostante magari non mi conoscano ancora è solo un esempio.
Devo comunque ammettere che i primi tempi sono stati difficili: gli Stati Uniti sono un mondo
completamente diverso da quello italiano. In qualsiasi cosa. I primi giorni mi sentivo una marziana.
Un mondo che corre, veloce come l'ultimo treno ad alta velocità della giornata: se non ci sali subito
e senza troppo pensare, hai perso.
Ed è solo grazie alle persone meravigliose che giorno dopo giorno ho conosciuto qui che ho saputo
prendere coraggio, darmi da fare, e buttarmi a capofitto nella mia esperienza statunitense.
UN ANNO VERONESE
di Anna Cooper
Mi chiamo Anna Cooper e sono una
studentessa al quarto anno di Southeastern
Louisiana University. Nella primavera del
mio secondo anno, grazie all'aiuto della
professoressa Harrison, mi è stata offerta, da
parte del Dr. Louis Capozzoli, l'occasione di
un'intervista con il Baton Rouge Rotary
Foundation per ottenere una borsa di studio
meravigliosa. Il riceverla avrebbe significato
spendere un anno vivendo a Verona o Messina come una studentessa di scambio. L'ho vinta, e alla
fine ho scelto l'Università degli Studi di Verona. L'anno trascorso in quella città mi ha cambiato la
vita. Le vie, gli amici, l'occasione di conoscere gli italiani e vivere con loro, hanno contributo a
rendere il mio viaggio incredibile ed indimenticabile.
Di tutte le città dell'Italia del nord che ho visitato, credo che Verona sia la più bella. Ogni angolo e
ogni piccola via hanno qualcosa da scoprire. Camminare lungo il fiume, L'Adige, era ciò che
preferivo fare durante il tempo libero. Cosa che facevo spesso con gli amici dell'università.
Grazie a questa esperienza ora ho tanti amici dall'Europa, e non solamente dall'Italia. Le mie
coinquiline erano di tre paesi diversi: Spagna, Francia, e Repubblica Ceca. Spesso una di loro
portava a casa degli amici, e a volte succedeva che c'erano sei o sette lingue nel nostro
appartamento! Stando in Italia ho imparato un modo di vivere, uno stile di vita potrei dire. Un
modo di mangiare, camminare, vestire, di accogliere gli amici. Ci sono però anche delle sfide
nell'incontrare la gente italiana: è veramente un paese con una politica e dei sistemi che mi
sembrano matti. Ma sono orgogliosa ora di poter affrontare la vita con il loro stile.
LA DOLCE VITA
di Jennifer Kaup
"La Dolce Vita" è un film
brillantemente
diretto
da
Federico Fellini. Il film
racconta dei sette peccati
commessi dal personaggio
principale, Marcello Rubini.
Potrebbe essere considerato
come il primo film rappresentante la celebrità ossessionata dalla cultura:
situazione ancora viva nel mondo di oggi. Il film è ambientato nel 1960, a
Roma, dove l'antieroe Marcello è un popolare giornalista che però fa fatica a
trovare il suo posto nel mondo. E' un uomo diviso tra l'attrazione dell'élite della
società romana e la vita domestica offertagli dalla sua ragazza: il tutto mentre
cerca di diventare uno scrittore importante ed impegnato.
La Dolce Vita è una delle opere cinematografiche più memorabili. Nella
sequenza introduttiva, la statua di Gesù viene issata da un elicottero su Roma.
La classica scena presso la fontana di Trevi ha reso Anita Ekberg, nel ruolo di
Sylvia, una star celebrata in tutto il mondo. Il film è anche una grande
testimonianza dell'opera di Fellini degli anni '60 a metà strada tra l'artistico e il
realistico. Ha inoltre introdotto tre termini nella lingua inglese. Il primo è
"Felliniesque" come aggettivo per descrivere qualcosa di inusuale e bizzarro. Il
secondo è "Paparazzi", termine che ora denota gli impudenti fotografi cacciacelebrità, ed è un nome che deriva da quello proprio dell'amico intimo di
Marcello, Paparazzo. Il terzo, naturalmente, è il titolo, "La Dolce Vita",
utilizzato in senso ironico per descrivere la bassezza e il materialismo
rappresentati nel film.
Se una parte degli spettatori può trovare le tre ore del film troppo lunghe,
un'altra non si preoccupa della durata del film in quanto è tenuta con il fiato
sospeso dagli incalzanti avvenimenti della storia. "La Dolce Vita" non può
essere un buon punto di partenza per conoscere le opere di Fellini, ma è un film
estremamente gratificante, soprattutto se cercate divertimento.
IO NON HO PAURA
di Chareese Haile
Io non ho paura (2003) di Gabriele Salvatores,
vincitore del “Best Foreign Language Film” è
un film di suspense, ed è basato sull' omonimo
romanzo di Niccolò Ammaniti.
I personaggi principali del film sono Michele
(Giuseppe Cristiano), Filippo (Mattia Di
Pierro), Barbara (Adriana Conserva) e Teschio
(Fabio Tetta). L'ambiente del film è una
piccola, tranquilla cittadina italiana nel 1978
durante l’estate.
Michele ha nove e anni, e insieme a un gruppo
di amici attraversa i campi di grano sulla sua
bicicletta. Durante l'esplorazione di una casa
colonica abbandonata, Michele scopre quello
che lui crede essere il cadavere di un ragazzo
della sua età in una buca. Decide di mantenere
per sè questo segreto e poco dopo ritorna sul
sito per scoprire che il ragazzo, Filippo, non è
morto, ma debole e confuso. Michele lo visita
più volte, portandogli cibo e acqua.
Quando il padre di Michele apprende che il
figlio ha scoperto di Filippo, minaccia di
picchiarlo se mai dovesse tornare a visitare
Filippo. Alla fine, Michele viene a sapere che il
bambino è stato rapito e che praticamente ogni
adulto nella piccola comunità, compresi i suoi
stessi genitori, sono coinvolti. Michele decide
di aiutare Filippo. Gli adulti decidono chi
dovrà uccidere Filippo: il padre di Michele.
Michele, così, decide di salvare Filippo. Alla
fine del film, il padre di Michele finirà per
sparare al proprio figlio erronemanete. Il film si
chiude su un campo con il salvataggio sia di
Filippo che di Michele.
Per me, questo film è spettacolare. Il coraggio
di Michele di andare contro la sua città e il suo
terribile segreto mi ha commosso. Ho
simpatizzato con Michele e le sue difficoltà.
Per un bambino disobbedire ai propri genitori e
alla propria città, fare la cosa giusta e rischiare
la vita per salvarne un'altra, dimostra che un
vero atto di eroismo può avvenire a prescindere
dall'età. Io non ho paura è il film perfetto, che
mostra come l'innocenza e l'ingenuità possano
essere portate via da un bambino.
di Katie Malone
Il film Io non ho paura, diretto da Gabriele
Salvatores, mi è piaciuto molto. La campagna
del Sud Italia con vasti campi di grano e bei
cieli azzurri colpisce lo spettatore. In
particolare mi è piaciuto come i versi di insetti
e uccelli sono stati usati con effetto
drammatico. La cinematografia è eccellente,
con i suoi colori e la sua illuminazione. Il film
racconta di uno dei tanti rapimenti che si sono
verificati negli anni settanta o “anni di
piombo”.
Michele è un ragazzo dolce e curioso; gli
piacciono i camion giocattolo e leggere i
fumetti. Sua sorella Maria è adorabile e il suo
dialogo aggiunge risate per diminuire la
tensione del film. Michele trova Filippo, un
ragazzo intrappolato sotto una casa
abbandonata. Dopo averci parlato, scopre che
Filippo è stato rapito. Successivamente,
Michele apprende che suo padre è uno dei
rapitori. Perfino sua mamma lo sa. Quando il
piano degli uomini viene sventato, decidono di
voler uccidere Filippo. Dopo aver scelto con le
asticelle dei fiammiferi, Pino finisce per essere
l’uomo a dover compiere l'omicidio. Michele
così decide di aiutare Filippo a fuggire. Ma
Pino accidentalmente spara a Michele. Nella
scena finale Michele e Filippo si salvano.
Credo che la scena più importante del film sia
quando Pino capisce che Michele sa del
rapimento di Filippo. Pino dice a Michele
che è troppo giovane per capire. Ma è
proprio in quel momento che Pino capisce
quanto è stato sbagliato rapire Filippo.
EPCOT
di Corey Vaccaro
Io e la mia famiglia siamo andati a Epcot in DisneyWorld il mese scorso. L'Italia era uno dei paesi
lì rappresentati. Essendo io di origini italiane mi è piaciuto molto. Ho potuto incontrare numerosi
studenti italiani che lavorano lì. Ho fatto diverse
foto, tanto per capire com'è fatta l'Italia. Epcot ha
fatto un grande lavoro riproducendo l'Italia in modo
molto reale. Ho potuto mangiare anche della
deliziosa pizza italiana, e ho assaggiato anche della
cioccolata: un signore italiano mi ha raccontato che
per San Valentino i ragazzi regalano della cioccolata
alle proprie innamorate. Una cioccolata che è anche
di buon auspicio, come i biscotti porta fortuna.
Inoltre, ho comprato una camicia italiana e una
bandiera perchè sono orgoglioso delle mie origini. Lì
mi hanno detto che il mio cognome, Vaccaro,
significa cowboy in italiano. E' stata una bellissima
esperienza, e un'occasione per conoscere tanti amici
italiani. La settimana scorsa ho scritto loro un'email,
invitandoli a fare un viaggio con me per visitare
l'Italia.
UN AMORE CHIAMATO NICOLA
di
Mariela Sánchez
Giorni belli e felici sono stati per me quelli trascorsi
all'università negli anni 70. Era semplicemente un periodo
molto romantico e aveva molte cose interessanti: la moda,
la musica, l’apprendimento e l’amore. Ringrazio Dio per la
meravigliosa combinazione di musica e di amore che ho
vissuto da giovane. Non parlavo la lingua italiana, ma mi
piaceva molto e non mi dispiaceva cantarla. Quindi ho
imparato a cantare in italiano tutte le canzoni di uno dei
miei cantanti italiani preferiti: Nicola Di Bari.
Le sue canzoni sono molto piú belle di lui. Il suo viso e le
sue canzoni sono veramente una contraddizione! Lui é
molto brutto!
Le sue canzoni mi trasportano in un meraviglioso mondo
d’amore… Una vera bellezza. Non voglio tornare ai vecchi
tempi e alle vecchie esperienze di vita, però non mi dispiace
rivivere il mio amore per Nicola. È stato veramente
fantastico! Una delle mie canzoni preferite è “Ti Fa Bella
L’Amore” . Secondo me, l’amore fa tutto bello e la musica
romantica lo rafforza.
UN FINE SETTIMANA
di Jennifer Kaup
Lo scorso fine settimana ho passato la maggior parte del mio tempo a lavorare sul mio portfolio per
una mostra di design di alto livello. La data di consegna del portfolio è il 21 ottobre, quindi il tempo
stringe. Ho iniziato a dipingere il modello in legno di una bottiglia per un progetto di design
branding per una società di birra. Poi ho lavorato al computer per risolvere alcuni dei miei disegni
che avevano bisogno di una ulteriore rifinitura. Ho dovuto anche andare a lavorare, in modo da
poter contribuire a sostenere i miei studi e la mia arte.
UNA SERATA ALL'OPERA
di Margherita Ruo
Sabato...tutti all'opera! Una serata un pò particolare, a base di cultura, soprani, baritoni, e voci
penetranti. E' così che i membri dell'Italian Club di Southeastern Louisiana University si sono
ritrovati per trascorrere una serata alternativa. Appuntamento al ristorante TapeLà, dove, tra una
lasagna e un caffè dal sapore poco italiano si chiacchiera di tutto e di più, in particolare di borse di
studio e di come, sperduti nel Kentucky, possa capitare l'occasione di una vita.
Dopo un pò ci avviamo tutti verso Covington, per assistere a La Bohème di Puccini presso il
campus di St. Joseph Abbey. Mille peripezie nel raggiungere la meta per Francesco, Margherita e
Kara che per fortuna alla fine riescono comunque ad arrivare a destinazione. Tutti sono eccitati,
tanti non hanno mai assistito a un'opera lirica e non sanno cosa aspettarsi.
La rappresentazione è superba, i cantanti e le loro voci sono coinvolgenti e straordinarie. In
particolare il soprano Hiroko Morita, che impersona Mimì, e il tenore Juan Valles, Rodolfo, sono
armoniosi e le loro voci si alternano, si fondono, si allontanano l'un l'altra ben rappresentando
l'amore impossibile della storia. Il tutto con la magica di cornice di un'orchestra ben diretta.
La voce degli studenti
d'italiano
di Southeastern
Louisiana University
Dagli studenti per gli studenti
Direzione
Francesco Fiumara
Lucia Guzzi Harrison
Vicedirettore
Margherita Ruo
COLAZIONE
di Katie Malone
La colazione è buona
In qualsiasi momento del giorno
La colazione è grande
In ritardo la domenica
Cereale e latte
Pane imburatto e tostato
Pancetta e uova
Quello che vogliamo soprattutto
Frittelle e cialde
Con sciroppo d’acero in abbondanza
Ciambelle e dolcetti americani
quello che adoriamo
Mezzanotte o mezzogiorno
In ogni momento che desideri
Ma, la migliore colazione
È mentre salpi i mari
Coordinamento
Elisabetta Violi Lejeune
Collaboratori
Anna Cooper
Jennifer Kaup
Chareese Haile
Katie Malone
Mariela Sanchez
Corey Vaccaro
Progetto grafico
Margherita Ruo
Fotografie originali
Francesco Fiumara
Il logo "Il Giornaleone"
è una creazione di
Ivana Vasic