le porte dell`arte
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GATE LE PORTE DELL’ARTE GATE Le porte dell’arte Accademia Carrara Associazione per la Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo - onlus Soci Fondatori / Founding Members Soci Benemeriti / Members Progetto e catalogo realizzati con il contributo di / Project and catalogue realized with the support of Consiglio di Amministrazione Presidente Mario Scaglia Vice Presidente Stefano Müller Consiglieri Giuseppe Calvi Giorgio Giovanni Pandini Armando Spajani Revisore dei Conti Anna Venier Consulente Legale Elisabetta Racca Comitato Scientifico Iwona Blazwick Jan Hoet Giorgio Verzotti Direttore Giacinto Di Pietrantonio Responsabile Accademia Carrara e GAMeC, Direttore M. Cristina Rodeschini Direttore Operativo Alessandro G. Montel Consulente di Direzione, Responsabile Archivi Eventi e Artisti Angela Fabrizia Previtali Curatori Sara Fumagalli Stefano Raimondi Curatore Esterno Alessandro Rabottini Curatore GAMeCinema Sara Mazzocchi Servizi Educativi Giovanna Brambilla, responsabile Clara Manella Comunicazione e Promozione Manuela Blasi Paola Colombo Relazioni Esterne Beatrice Ferrara Amministrazione Valentina Rapelli, responsabile Ilaria Trussardi Segreteria Claudio Gamba Lorella Grammatico Servizio prenotazioni e biglietteria Rachele Bellini GATE Le porte dell’arte 5 – 15 luglio 2012 GAMeC - Bergamo Spazio ParolaImmagine Mostra Curatore Giovanna Brambilla Servizi Educativi Giovanna Brambilla Clara Manella con la collaborazione di Graziana Generoso Comunicazione e Promozione Manuela Blasi Paola Colombo Allestimento Giovanni Fornoni Catalogo In copertina Progetto 2 – “Guarda in macchina” (1 di 12) Alighiero Boetti = Antonio P. videoproiezione, 2012 Quarta di copertina Jasminko H., Alfabeti segreti pastello su carta, 2012 Ringraziamenti Casa Circondariale di Bergamo Antonino Porcino - Direttore, Antonio Ricciarelli - Comandante, l’intero corpo di Polizia Penitenziaria, Anna Maioli Responsabile dell’Area Pedagogica, Mariagrazia Agostinelli - Coordinatrice delle Attività Scolastiche e Culturali CTP - EDA - Donadoni, Cristina Carli - Docente nella Sezione Comuni, Maria Luisa Pezzotta - Docente nella Sezione Penale, Claudio Breno - Volontario ITCTS Vittorio Emanuele II di Bergamo Pietro Fusco - Dirigente scolastico Valentina Lanzini - Docente e coordinatrice della classe IV A Testi Clelia Bochese Giovanna Brambilla Claudio Breno Cristiana Capelli Cristina Carli Jasmine G. Sem Galimberti Pasquale M. Maria Luisa Pezzotta Un ringraziamento particolare a Giuseppe Stampone: la sua opera ABC dell’Arte Italiana, esposta in GAMeC nella mostra Il Belpaese dell’Arte. Etiche ed Estetiche della Nazione, è stata il filo conduttore intorno al quale si è articolato il progetto GATE tra la Casa Circondariale e l’Istituto Tecnico Vittorio Emanuele II. Progetto Grafico Giacomo Cavalleri Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Via San Tomaso 53 24121 Bergamo Tel +39 035 270272 Fax +39 035 236962 www.gamec.it Tirocinante Clelia Bochese GAMeC Sezione Penale Casa Circondariale - Bergamo Classe Iv A Itcts Vittorio Emanuele Ii - Bergamo Abdel R. Abdelilah K. Alexandru H. Antonio P. Ardian B. Artur L. Fatos B. Fortunato P. Gianluigi T. Giovanni A. Giuseppe C. Jmaikh C. Kelolli Q. Leone T. Luis Alberto V. S. Marco Davide F. Marco M. Pasquale M. Quani K. Rachid S. Rosario S. Anna M.F. Caterina A. Desiree F. Elena P. Eleonora F. Elisa C. Erika M. Federica C. Gioele T. Giulia M. Jasmine G. Kimberly P. Lidia M. Lillo A. Maichol P. Massimiliano G. Mirko F. Monica B. Noemi R. Roberta G. Roberta M. Romarjo A. Simone B. Simona C. Valentina I. Sezione Detenuti Comuni Casa Circondariale - Bergamo Abdelilah B. Abdelilah D. Abdellatif T. Adama T. Alsabbah A. Brahim E. Fernando M. Inoussa N. Jasminko H. Jeremiah A. Kamel M. Karim G. Khalifa E. Marky Antonio H. R. Massimo F. Oussama M. Roberto M. Volmert B. Yasser A. GATE Nel Belpaese dell’arte. Etiche ed Estetiche del Carcere e della Scuola David Caglioni, Ora d’aria, 2011 Sotto sotto ho una gran voglia di chiedere perché voglio capire. Voglio comprendere quello che in cuor mio fatico ad accettare. Forse voglio solo evitare la fatica necessaria per capire, ma non ricordo tanta fatica per amare tante opere che mi hanno colpito già al primo sguardo. E poi al secondo, al terzo, ed ogni altra volta suscitano le forti emozioni della prima. Cos’è che scatena questi sentimenti e cosa no? Provo un paragone con la letteratura. Io, italiano, leggo una traduzione dal francese di una poesia di Baudelaire. È bella, mi piace, ma resta sempre monca di alcune figure retoriche e della musicalità che solo chi conosce il francese può apprezzare. I concetti ci sono, questo è certo, ma la poesia può essere tale (e grandiosa) anche senza di questa. Mi chiedo, dunque, mi manca forse di imparare il “francese” per leggere e capire quest’arte contemporanea che mi suscita tanto astio? Perché fatico a trovare quel concetto di “bello” che così naturalmente collego a tante altre opere meno contemporanee? Questa domanda mi tormenta, ma chiede una risposta e, al di là di tutte le mie riserve, almeno razionalmente voglio capire. Ho bisogno prima di capire per amare una cosa: non posso accettare di amare “sulla parola”, a priori. Sergio C., Glenoland, 2011 8 Mi piace iniziare con uno stralcio di una lettera ricevuta da un detenuto, lo scorso anno, una riflessione di ampio respiro su quello che è il senso del percorso dei Servizi Educativi della GAMeC di Bergamo all’interno della Casa Circondariale della città. Sono passati già sei anni da quando, nel 2006, abbiamo messo piede per la prima volta in carcere, e da allora siamo “recidivi”, portando avanti con determinazione e passione la scelta di coltivare e rendere stabile il dialogo tra Casa Circondariale e Museo. Questo percorso è reso possibile grazie al supporto di una Direzione illuminata, che vede in Giacinto Di Pietrantonio e in M. Cristina Rodeschini due appassionati sostenitori dell’iniziativa, in grado di dare al percorso la garanzia della continuità, e del contributo che negli ultimi due anni la Fondazione della Comunità Bergamasca ha devoluto all’iniziativa. Il progetto, declinato ogni anno in modo differente poiché pensato in modo collaborativo con i docenti della scuola in carcere, ha però sempre un fil rouge riconoscibile: l’arte contemporanea visibile in GAMeC in quel periodo, dalle collezioni permanenti alle mostre temporanee. Questo per la scelta di partire dall’oggetto visibile, identificabile, vicino nel tempo e nello spazio. Certo, potrebbe sembrare una mistificazione lavorare intorno ad opere che i detenuti, per la loro condizione di reclusi, non possono vedere, ma cataloghi, video, immagini possono supplire all’assenza dell’oggetto ed evocarlo in modo convincente e molte sono le persone che si accostano all’arte attraverso le ripetizioni, primi fra tutti gli studenti, davanti ai “manuali”. Ci potrebbe essere una seconda obiezione: se un dipinto, una scultura o un video vengono evocati non è importante che questi siano vicini, ma mi sento di sostenere che sia importante lavorare su opere che, in un dato momento, sono a noi presenti, che la famiglia del detenuto può vedere, andando a costruire una trama invisibile di relazioni tra “dentro” e fuori, consentendo agli educatori del museo di narrare tra le mura del carcere le esposizioni di cui hanno avuto un’esperienza diretta quasi in tempo reale. Le parole di Sergio, in apertura, ci indirizzano in questo senso, confermandoci l’interesse forte verso il nostro percorso, ed indicandoci come prioritaria la strada che affronta l’arte contemporanea in modo contestualizzato, legandola all’esperienza identitaria di ciascuno. Il progetto di quest’anno ha come titolo “GATE. Le porte dell’arte” e, visto che l’attività si è focalizzata sull’alfabeto, sul nesso tra parole, pensieri, immagini e linguaggi, è necessario partire proprio dalla parola “gate”, varco, porta, cancello, barriera, sì, ma barriera mobile, nata per essere attraversata, per creare un contatto tra due luoghi, andando ad associare il concetto di “sbarre” con quello di percorso. Le rotte del progetto del 2011-2012 sono state di andata, incontro e ritorno: la Sezione dei detenuti Comuni e la Sezione Penale, che in carcere non sono comunicanti, hanno fatto un viaggio di andata alla mostra, anche se virtuale; la classe del “Vittorio Emanuele II” ha fatto lo stesso viaggio, solo più concreto, e i tre gruppi si sono incontrati per un confronto 9 e una condivisione dell’esperienza nel teatro della Casa Circondariale. Poi è stata la volta del ritorno, anche questo in un unico luogo: dal carcere e dalla scuola i pensieri, che si sono incarnati in elaborati, in forme visibili, hanno preso la strada del Museo, dove verranno esposti in una piccola mostra. Non sarà questo però il punto d’arrivo, perché la GAMeC si farà “gate” per mettere in comunicazione la Città con quanto fatto, e, attraverso la pubblicazione del catalogo, farà viaggiare l’esperienza vissuta, riportandola nelle celle dei detenuti, raccontandola ai loro familiari, facendola arrivare nelle case degli studenti, ai musei dell’associazione AMACI e ai professionisti museali attivi nel campo dell’accessibilità e delle politiche culturali di inclusione sociale. Se un museo è un “gate”, è un varco, apre a un viaggio nella cultura che porta inevitabilmente a riscoprirsi, a mettersi in discussione, a crescere attraverso la curiosità, la meraviglia, lo spiazzamento, la mostra, l’esposizione delle opere è il mezzo attraverso il quale questa esperienza si realizza. La radice della parola “mostra”, infatti, è intimamente legata al concetto di pensare, avvertire, far sapere, ricordare, rendere chiaro agli occhi dell’intelletto, porre sotto gli occhi altrui, ed è per questo che le esposizioni della GAMeC sono il vettore culturale privilegiato per aprire le porte dell’arte in carcere, e trovano un senso aggiuntivo proprio in questa emigrazione cartacea o multimediale in luoghi da cui le persone, in quel momento, non possono uscire. Nel settembre 2011 Giacinto Di Pietrantonio e M. Cristina Rodeschini hanno curato la mostra Il Belpaese dell’Arte. Etiche ed Estetiche della Nazione per contribuire, dal punto d’osservazione dell’arte contemporanea, alle celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia. Portare in carcere questa mostra ha voluto dire condividere le ragioni di una ricorrenza, senza retorica ma con uno sguardo affatto nuovo. Il nostro progetto è diventato famoso, i detenuti che ci hanno seguito in questi anni sono molto attivi nel coinvolgere i compagni che non ci conoscono in questo percorso, per cui i gruppi che si sono formati erano molto numerosi, attenti, coinvolti, senza dubbio con molte aspettative. Ma, come afferma il filosofo Salvatore Natoli, “la dimensione della moltitudine coglie questo aspetto della mobilità sociale, ma le manca il segno dell’organizzazione: i teorici della moltitudine per un verso hanno una sintonia vivissima con il presente, con i mondi della vita, per un altro verso però hanno ancora inconsciamente una nostalgia totalitaria.[…] Ma ci vuole la rete delle relazioni, delle relazioni umane, e quindi la scoperta, nella moltitudine, della relazione personale, del riconoscimento. […] Non è sufficiente radunare le moltitudini, bisogna fare sì che le moltitudini si tramutino in relazioni tra persone”1. 1 S. Natoli, in “Del dolore e della pena”, editoriale di “Communitas”, n. 7, Febbraio 2005, dedicato a La rappresentazione della pena. Il carcere invisibile e i corpi segregati, Communitas 10 Le relazioni sono nate grazie alla collaborazione tra la Direzione della Casa Circondariale, gli educatori museali Sem e Cristiana, le docenti delle classi coinvolte, Maria Luisa, Cristina e Valentina, a cui va il mio sincero ringraziamento, e si sono sviluppate anche grazie alla condivisione di un tema comune, quello ispirato dall’opera ABC dell’Arte Italiana di Giuseppe Stampone. Da questo lavoro di grande impatto – culturale, lessicale, visivo, emotivo – ognuno dei gruppi coinvolti ha preso l’avvio per andare a costruire il proprio “ABC”, le radici del proprio linguaggio, le parole chiave della propria esistenza, tra autobiografia e introspezione – nella Sezione Comuni – messa in gioco, coincidenza, sovrapposizione e scarto di significato – nella Sezione Penale – sino ad arrivare all’“ABC dell’adolescenza”, elaborato dalla Scuola. Al pubblico, a chi ci leggerà, ai detenuti e agli studenti che vedranno il loro lavoro prendere forma in un catalogo, oggetto che “resta”, che diventa una pietra miliare di un percorso complesso ma appassionato, va il nostro saluto ed il nostro invito a considerare l’arte, il museo, le opere, come un “gate” sempre aperto, come un invito al viaggio, alla scoperta, ad una continua messa in gioco di se stessi, in cui non c’è mai “nulla da dire: c’è solo da essere, c’è solo da vivere”, come affermava nel 1960 Piero Manzoni, l’artista che – non a caso – apre nel segno di “A come Arte” l’ABC dell’Arte Italiana di Stampone. Giovanna Brambilla Responsabile Servizi Educativi GAMeC 11 Giuseppe Stampone, ABC dell’Arte Italiana, 2011 21 disegni, penna bic su carta 12 LETTERA ALLA GAMeC 19 aprile. Giorno di chiusura del corso GAMeC. Siamo felici per il lavoro svolto. Un po’ tristi perché finisce, anche se, dalle promesse fatte, si spera che l`anno prossimo possa essere ripetuto per coloro i quali saranno ancora qui o per i nuovi arrivati. La professoressa Brambilla, responsabile del progetto ed insegnante di Storia dell'Arte, ha promesso che verrà comunque. Sono parole che raramente sentiamo qua dentro. Eravamo tutti intorno al tavolo e sembravamo i cavalieri della tavola rotonda con il nostro Re Artù. Alla consegna degli attestati, la soddisfazione e la gioia erano evidenti sui nostri volti. Il nostro impegno è stato premiato e valorizzato. Per Cristiana, educatrice della GAMeC, era la prima volta in carcere, ma nonostante questo ha eseguito superbamente il suo lavoro, senza mai farci pesare il nostro status di reclusi. Clelia, la stagista, si è sempre resa disponibile a rispondere alle nostre domande e prendeva continuamente appunti registrando su un taccuino ogni cosa che dicevamo, come fosse la cancelliera di un tribunale. Il lavoro svolto, parte nel laboratorio d’arte e parte nelle nostre stanze, ha rappresentato un’effettiva crescita, non solo artistica, ma anche personale: ci ha aiutati a socializzare tra noi, condividendo le nostre opinioni e comparandole, ma ci è servito anche a comprendere che ogni cosa va osservata e analizzata da diversi punti di vista, soprattutto per quanto riguarda l’opera d’arte. L’incontro con la GAMeC è la dimostrazione che il rapporto tra il dentro e il fuori è possibile, il reinserimento è una realtà, che forse non si verifica per tutti, ma sicuramente per coloro che lo vogliono e che ci credono, ma ci vuole impegno, sia da parte dei detenuti che da parte della società esterna che deve essere disposta ad incontrare il detenuto senza troppi pregiudizi o quantomeno pronta a superare i luoghi comuni che gravitano attorno a questo mondo a sbarre e i suoi abitanti. Il corso della GAMeC ci ha permesso di “sprigionare” le nostre emozioni cosicché almeno esse possano evadere. Cristiana, Clelia e Giovanna, per tutti noi siete state un motivo in più per credere in qualcosa o in un progetto che ognuno di noi deve avere come meta per poter andare avanti, nonostante le interferenze della vita. Ringraziamo tutti coloro che hanno permesso la realizzazione di questo corso e che hanno lavorato con passione. Pasquale M. a nome della Sezione Penale 13 CASA CIRCONDARIALE DI BERGAMO SEZIONE PENALE DENTRO E FUORI IL BELPAESE Ho accettato da subito con entusiasmo la proposta: ho sempre osservato con grande ammirazione e curiosità i percorsi delle colleghe che prima di me avevano avuto la possibilità di portare l’arte contemporanea in un luogo così diverso rispetto a quelli abituali. Già nel corso della prima riunione ho riconosciuto alle persone con le quali avrei condiviso questa esperienza, una grande competenza professionale, unita a un’altrettanto grande passione per il proprio lavoro. Senza dubbio avrebbero accettato la modalità operativa che avrei proposto, ossia quella di lavorare con una precisa linea guida su un percorso comune, in team, su più fronti, ognuno mettendo in comune le proprie conoscenze. Ho voluto trasmettere così l’idea che ci avrebbe accompagnato lungo tutto il percorso: la finestra; visivamente, come forma rettangolare, mentalmente, come opportunità che ognuno avrebbe potuto perseguire. In classe gli sguardi dei partecipanti manifestavano emozioni diverse, come curiosità, disagio, distanza critica verso l’arte contemporanea non priva di preconcetti: una grande sfida, le difficoltà non si sarebbero certamente fatte attendere… L’ARTE MODIFICA IL PENSIERO. Al primo incontro ho consegnato nove quaderni, ognuno a una delle sale della mostra, con stampata in copertina un’immagine di una delle opere della sala corrispondente, e all’interno vuoti: la pagina vuota era la prima richiesta. La consegna poteva avere diverse forme (scrivere, disegnare, strappare), come riflessione sulle tematiche che venivano affrontate. Dopo il quarto incontro i quaderni sarebbero stati lasciati in visione al pubblico della mostra Il Belpaese dell’Arte presso la GAMeC. Essi dunque creavano un legame tra il carcere e la GAMeC, ma non solo! Erano i collanti che tenevano viva l’attenzione per tutto il tempo che trascorreva tra un incontro e l’altro, ma anche, aggiungo, alimentatori di potenzialità. Abbiamo riconosciuto un grande disegnatore tra di noi che con grande maestria tecnica ci “regalava” disegni a matita sorprendentemente virtuosi, così da lasciarci a bocca aperta ogni volta! Ho presentato la mostra Il Belpaese dell’Arte avvalendomi di un Power Point come strumento per una “visita virtuale” e ho lasciato sul tavolo, a consultazione libera, il catalogo dell'esposizione e il vocabolario. È NECESSARIO FARE UNO SCARTO: IL PENSIERO ASTRATTO. L’opera di Giuseppe Stampone ha aperto la strada alla parte laboratoriale: le finestre si stavano aprendo, ma il momento necessitava di molto aiuto… Il supporto della professoressa Pezzotta con la sua apparentemente fragile ma 16 di fatto determinante presenza, della stagista Clelia, inizialmente titubante rispetto a quello che le veniva richiesto, ma poi immersa completamente nel suo ruolo con grande convinzione, e del professor Claudio Breno, le cui parole erano come pietre preziose, davano valore ad ogni cosa. SCEGLIERE È DARE UNA FORMA ALL’INDEFINITO. Era il momento della scelta, dell’opera “di appartenenza”, della parola “chiave”: ad ognuno, in autonomia, è stato chiesto di costruire il proprio percorso utilizzando l’immagine di un’opera che avevamo visto e affrontato e una parola che creasse un’interconnessione con essa. La richiesta era calibrata su ogni partecipante, che avrebbe dovuto portare alla luce il proprio bagaglio di conoscenze ed esperienze, fossero esse personali, politiche, sociali o disciplinari. Infine, l’opera scelta veniva videoproiettata sul corpo di ognuno, creando un’osmosi tra forme e pensieri. L’ARTE SCARDINA IL PENSIERO COMUNE. Il risultato è stato un’ulteriore conferma sulla natura della proposta: concepire un elaborato senza la presunzione che potesse definirsi concluso, bensì come un progetto portatore di nuovi punti di vista, coltivando la scelta di tenere sempre aperta la finestra (o anche più d’una!). Cristiana Capelli Educatrice museale GAMeC 17 Ri-Flessioni Ci sono dei tempi che si vorrebbero fermare tanto sono belli e significativi, che si portano nel cuore e, ricordandoli, danno forza e fiducia nei momenti difficili. Penso che i detenuti abbiano vissuto durante lo svolgimento del lavoro un tempo bello, carico di stima, di affetto e di rispetto che sicuramente ricorderanno. L’avventura iniziata con il progetto è stata molto coinvolgente grazie anche alla propensione per l’arte di Cristiana e Clelia che hanno saputo trasmettere questa loro passione. Trasportati da questa suggestione i partecipanti si sono impegnati nella ricerca della parola che veicolasse quanto l’immagine evocava in loro. In maniera perciò silenziosa, quasi in punta di piedi, l’arte è penetrata nel profondo scavando in modo discreto e facendo emergere quel mondo interiore nuovo di cui i partecipanti non erano magari consapevoli, ma con cui d’ora innanzi dovranno anche misurarsi. Questa attività è stata un'esperienza non solo “didattica’’ ma anche “terapeutica’’, come ha intuito Davide, che apporterà sicuramente frutti nel futuro. Ognuno ha poi dato il meglio che ha potuto anche sotto l’aspetto operativo, nonostante i limiti imposti dalla realtà in cui vivono. Certo Cristiana e Clelia hanno saputo prendere gli allievi quasi per mano, conducendoli nel profondo di se stessi in quell’universo a “n’’ dimensioni, dove ciò che si vede è solo una piccola punta di un iceberg. Concludendo si può dire che talvolta basta un clima sereno e accogliente, un rapporto sincero e rassicurante per mettere un individuo a suo agio e indurlo ad una partecipazione attiva che gli permetta di giungere alla conoscenza delle proprie potenzialità. Maria Luisa Pezzotta Docente di Matematica Progetto SIRIO – ITC Vittorio Emanuele II - Carcere 18 IMMAGINI, PAROLE, SENTIMENTI Un possibile canone di riferimento per l’arte contemporanea L’arte contemporanea é forma espressiva di difficile definizione, forse un’incognita del nostro tempo (ma quale arte è stata facilmente definita dai suoi contemporanei?). Difficile stabilire oggi un canone di riferimento per valutarla. Forse il “laboratorio di via Gleno” ha dato una possibile, seppure ovviamente parziale, risposta. Già il tempo destinato al superamento della prevedibile diffidenza iniziale “ma questa non sarà arte!”, “questo so farlo anch’io!” - ha costituito un più che positivo inizio dei lavori. L’ampio spazio dedicato all’analisi delle opere proposte e la garbata sollecitazione ad esprimere le proprie reazioni ed emozioni di fronte ad esse, hanno poi fortemente motivato la partecipazione di tutti. Seguendo un format abilmente pensato e proposto si è giunti al risultato finale che ha spinto i protagonisti ad entrare dentro l’opera d’arte, per creare una nuova immagine realizzata con la loro presenza fisica. Il prodotto finale infatti, elaborato sulla base dell’opera scelta da ognuno come più rispondente alla propria sensibilità, é caratterizzato dalla presenza dell’immagine dell’artista sovrapposta a quella dell’opera originaria. Questo lavoro ha reso attori concreti dell’arte anche chi, per motivi contingenti, sta attraversando un momento in cui è più probabile sia considerato oggetto che soggetto. Attori finalmente, orgogliosi delle proprie creazioni! Il completamento del laboratorio, cioè l’invito rivolto, e positivamente accolto, ai partecipanti ad esprimere le sensazioni che la nuova opera ha sollecitato in loro, il passaggio cioè dalle immagini alle parole, ha permesso di scoprire il mondo intimo di ognuno, ha fornito la possibilità di meditare e poi esternare speranze, sogni, ricordi, profondità di pensieri. Sensazioni parametrate anche sulla propria situazione attuale ma, certamente, proiettate verso un futuro diverso. Il laboratorio ha quindi consentito e facilitato la liberazione di sentimenti trattenuti. Se l’arte contemporanea può fare questo, forse possiamo dire che il suo valore consiste anche nel poter essere davvero un patrimonio personale da utilizzare per la nostra crescita. Arte disponibile per ognuno di noi per essere non solo suoi fruitori ma suoi attori. E se ci può aiutare a capirci più a fondo, a sentirci protagonisti, a vivere meglio, non può forse essere semplicemente questo un canone di riferimento per l’arte contemporanea? Claudio Breno Volontario 19 ABBECEDARIO sezione penale Amnistia Berat Coscienza Dolore Equilibrio Fiat / Ferrari Giudizio Hotel Infinito Libertà Mediterraneo Nascita Orizzonte Partecipazione Quaresima Realizzazione Sogno Testimonianza Universalità Viaggiare Zero 21 A Amnistia / Jmaikh C. 22 B Berat / Kelolli Q. 23 C Coscienza / Marco Davide F. 24 D Dolore / Rosario S. 25 E Equilibrio / Rachid S. 26 F Ferrari-Fiat / Leone T. 27 G Giudizio / Marco Davide F. 28 H Hotel / Abdel R. 29 I Infinito / Pasquale M. 30 L Libertà / Ardian B. 31 M Mediterraneo / Abdelilah K. 32 N Nascita / Fatos B. 33 O Orizzonte / Fortunato P. 34 P Partecipazione / Claudio B. 35 Q Quaresima / Clelia B. 36 R Realizzazione / Giuseppe C. 37 S Sogno / Luis Alberto V. S. 38 T Testimonianza / Artur L. 39 U Universalità / Giovanni A. 40 V Viaggiare / Antonio P. 41 Z Zero / Pasquale M. 42 CASA CIRCONDARIALE DI BERGAMO SEZIONE DETENUTI COMUNI Complessità del carcere. Complessità dell’arte Confrontarsi con la complessità del carcere significa incontrare prima di tutto delle persone con cui dialogare, diventando in qualche modo operatori del rapporto umano e delle relazioni. Quando poi il veicolo della comunicazione è l’arte, e in particolar modo le sue espressioni della contemporaneità, allora il dialogo si fa ancora più complesso e stimolante. La struttura carceraria pone dei limiti logistici, accentua le barriere, limita la mobilità, interrompe i cammini, circoscrive gli ambienti. Tuttavia le persone che vi abitano non hanno smesso di pensare e, soprattutto, di manifestare i desideri culturali e la fame di relazioni che accompagnano l’uomo fin dalle sue prime manifestazioni di socialità. Il carcere è un’istituzione pubblica pari alle altre, con le sue tipicità. Due aspetti del percorso del laboratorio con i detenuti comuni mi sembrano importanti da sottolineare. Il primo concerne la pratica della conoscenza: parte del percorso è stata dedicata alla presentazione dei momenti topici dell’arte moderna e contemporanea, da Pellizza da Volpedo alla Transavanguardia, dal ready made di Duchamp al graffitismo metropolitano. Avremmo potuto (e forse dovuto) privilegiare l’aspetto pratico, come tipico di un laboratorio effettivo. Ma la domanda di conoscenza era nell’aria e non si poteva far finta di niente. Di fronte alla proiezione delle immagini, le domande fioccavano, le perplessità si manifestavano, il desiderio di conoscenza bussava alla porta, il confronto si allargava. Anche la meraviglia, l’ironia, la metafora, la critica trovavano nelle domande dei corsisti largo spazio. È sempre importante confrontare i temi della contemporaneità affrontati dagli artisti nel corso della storia recente con quelli delle persone che leggono, nelle opere, parte del proprio vissuto, da interpretare, condividere o respingere. Il secondo aspetto è legato al desiderio di esprimersi, di lasciare una traccia. La pratica condotta sul campo si concettualizza nella creazione di messaggi, espliciti o segreti, da affidare al visivo della ricerca. Gli strumenti a loro volta originano nuove ricerche facendo evolvere i progetti. Così il laboratorio è all’origine di un’esposizione, di un libro, di un audiovisivo, di un catalogo, come nel caso qui presente. Abbiamo affrontato il tema dei codici, alfabeti, linguaggi segreti, abbecedari immaginari, lingue nascoste, trascrizioni grafiche di segni e grafemi a partire dalla suggestione visiva dell’opera di Alighiero Boetti e del lavoro di Giuseppe Stampone intitolato ABC dell’Arte Italiana. Abbiamo quindi collegato le frasi esplicite e gli alfabeti segreti al vissuto personale, sotto forma di profili, ritratti, autoritratti e silhouette, stimolati dall’opera di A. Jarr, Gramsci drawings. I diritti alla privacy valgono anche per i detenuti, ma in questo laboratorio le 47 foto segnaletiche di stampo giudiziario si sono trasformate in messaggi disegnati e dipinti, fioriti di frasi o corredate da slogan, come parole affidate alle bottiglie nel mare della vita. Il linguaggio si stampa nel volto, esce dalla bocca, si manifesta attraverso le espressioni degli occhi, capta altri messaggi con le orecchie. Insomma, l’alfabeto e le diverse lingue (dato il multiculturalismo della popolazione carceraria) si fanno veicolo di rapporti nel prisma variegato della realtà contemporanea. Sem Galimberti Educatore museale GAMeC 48 Arte in Carcere Anche quest’anno la GAMeC è entrata in carcere per portare lezioni di Arte. Non semplici momenti solo educativi, ma veri messaggi di cultura. Come accade ormai da molti anni, queste occasioni hanno suscitato incredibile entusiasmo, tanto che la frequenza al corso della Sezione Comuni ha avuto la necessità di essere, per così dire, ‘contenuta’. L’arte moderna e contemporanea, non essendo spesso di immediata comprensione, suscita le reazioni più diverse: dubbio, divertimento, meraviglia, sconcerto e ammirazione quando finalmente gli studenti giungevano alla comprensione del messaggio, che in questo caso richiedeva sempre un processo cerebrale e uno sforzo di notevole peso. Queste fasi sono state attraversate tutte dai detenuti che hanno seguito il corso di Sem, ma il momento che poi hanno maggiormente apprezzato e che li ha coinvolti completamente, è stato il passaggio dalla teoria alla realizzazione pratica di elaborati personali, quando hanno dovuto/potuto, inizialmente con dubbi, reticenza e quasi timore e poi con entusiasmo, esprimere con pennelli e matite colorate ciò che per loro una parola, una lettera, un pensiero, una frase rappresentavano. Alcuni di loro hanno giocato con l’ombra del profilo del volto, colorando o disegnando i propri pensieri, trasferendo sul foglio bianco i sentimenti, le idee, la malinconia, la nostalgia, le sofferenze personali, a causa della propria situazione ristretta. Questo è infatti il processo interiore dell’arte, il lavoro su di sé e sulle proprie emozioni che viene manifestato sulla carta, sulla tela, in un’opera che spesso trasmette e fa trasparire ciò che non si avrebbe mai pensato di saper dire, addirittura di riconoscere come facente parte del proprio ‘io’. Spesso queste emozioni trasformavano in corso d’opera i progetti originali, seguivano l’espressione artistica, l’onda dell’ispirazione, sempre profonda e coinvolgente, come è sempre quando si parla di ARTE. Cristina Carli Docente di Francese Progetto SIRIO – ITC Vittorio Emanuele II - Carcere 49 Diario di viaggio La prima volta che si entra in un carcere non si sa cosa ci si possa aspettare, e si resta sospesi tra l’esitazione e la curiosità. Nel percorrere i lunghi corridoi che portano alle aule della Casa Circondariale di Bergamo, dove si svolgono i corsi, provavo a figurarmi come sarebbe stato il laboratorio che avremmo dovuto condurre nella Sezione Penale e nella Sezione dei detenuti Comuni e mi chiedevo quanto i detenuti potessero essere interessati all’arte. Arrivata all’aula mi sono trovata di fronte, con grande sorpresa, persone molto disponibili alla nostra proposta, con una gran voglia di imparare. Il lavoro in entrambe le Sezioni, non è stato subito facile, sia per la difficoltà di comprendere l’arte contemporanea sia per le condizioni difficili all’interno del carcere, ma questo non ha impedito ai partecipanti di mettersi in gioco cercando di capire e di partecipare attivamente. All’inizio non tutti volevano esporsi palensando il proprio pensiero perchè questo implicava il farsi conoscere e rendere pubblico il proprio parere, cosa che non è facile, soprattutto in questo ambiente. Eppure, lezione dopo lezione, le cose sono cambiate. Il mio compito era quello di affiancare e supportare gli educatori - Cristiana Capelli per la Sezione Penale e Sem Galimberti per la Sezione Comuni - e questo mi ha dato la possibilità di osservare le diverse reazioni e i diversi atteggiamenti dei partecipanti e di interagire con loro: c’è stato chi si è esposto fin da subito senza timore e chi è emerso con più fatica ma tutti, a modo loro, hanno preso sempre più seriamente il lavoro che proponevamo. Il percorso è partito dalla spiegazione della mostra Il Belpaese dell’Arte, da cui sono nati dibattiti e domande per andare a fondo, e questo lasciava emergere la loro voglia di imparare, di capire e soprattutto di comunicare ed esprimersi. Partendo da questa mostra ci siamo soffermati sull’ABC dell’Arte Italiana di Giuseppe Stampone, che è stato il punto di partenza del nostro lavoro. Questo ha dato la possibilità a tutti, in entrambe le sezioni, di riflettere su se stessi e su ciò che sta a cuore a ciascuno. Infatti nel far propria un’immagine ed una parola, tanto da farsela proiettare addosso, o nel creare il proprio profilo, ognuno di loro parlava di sé, dei suoi interessi, dei suoi ideali e, senza bisogno di andare sul personale, ci conoscevamo ogni giorno di più. Lo sviluppo di questo lavoro ha fatto emergere capacità nascoste e talvolta sconosciute, tanto da portare alcuni a realizzare elaborati in più rispetto a quelli richiesti, utilizzando materiali e tecniche diverse. Si può dire che siano nati veri e propri artisti. Ogni opera è diventata un pezzo di sé che ognuno ha messo a disposizione di 50 tutti e questo ci ha mostrato che siamo tutti uguali, con gli stessi desideri, gli stessi sogni (l’amore, la libertà, il viaggio, la scoperta di cose nuove...). Per questo nessuno di noi alla fine di questo percorso è uguale a prima, ma arricchito e cresciuto. È interessante come l’arte possa diventare strumento per comunicare e per avvicinare le persone, per capirsi senza bisogno di parlare. A lavoro concluso posso dire che i risultati sono andati ben oltre le mie aspettative e che questo laboratorio non è stato utile solo per i detenuti, ma per tutti coloro che vi hanno partecipato. Clelia Bochese Tirocinante 51 ABBECEDARIO sezione detenuti comuni A A / Abdelilah B. 54 A A / Abdelilah D. 55 A A / Abdellatif T. 56 A A / Adama T. 57 A A / Alsabbah A. R. 58 B B / Brahim E. 59 F F / Fernando M. 60 I I / Inoussa N. 61 J J / Jasminko H. 62 J J / Jeremiah A. 63 K K / Kamel M. 64 K K / Karim G. 65 K K / Khalifa E. 66 M M / Marky Antonio H.R. 67 M M / Massimo F. 68 R R / Roberto M. 69 Y Y / Yasser A. 70 ISTITUTO TECNICO PER IL TURISMO VITTORIO EMANUELE II, BERGAMO VIAGGIO E LIBERTÀ: IL FILO SOTTILE DEL’ARTE TRA LA SCUOLA E IL CARCERE L’ITCTS Vittorio Emanuele II di Bergamo è stato inserito nel percorso che la GAMeC ha intrecciato con il carcere già dallo scorso anno. L’idea è nata in quanto affianco all’incarico di Responsabile dei Servizi Educativi del museo anche l’attività di docente di Arte e Territorio in questa scuola. Se, infatti, il progetto era già consolidato, dopo quattro anni di attuazione la possibilità di inserire in modo attivo la partecipazione di una classe poteva rendere più compiuto il senso stesso dell’attività, creando un ponte sull’esterno, allargando il dialogo, e consentendo a dei ragazzi, in un momento importante della loro formazione, uno sguardo diretto e non mediato sull’universo carcerario. Il carcere, e i suoi ospiti, fanno parte della comunità, il “Vittorio Emanuele” è presente nella Casa Circondariale con i propri docenti, nell’ambito del progetto SIRIO. Sembrava quindi quasi naturale poter inserire anche degli studenti maturi e motivati, capaci di trovare nella piattaforma dell’arte un terreno di incontro. La proposta di quest’anno, condivisa dal Consiglio di Classe e illustrata ai genitori, è stata accolta come un momento arricchente per i ragazzi, senza remore o perplessità, e la docente di Italiano, professoressa Valentina Lanzini, ha dato a questo progetto un aspetto ancora più interdisciplinare approfondendo la tematica “dei delitti e delle pene” sul fronte più squisitamente letterario e storico. Come per la Sezione Comuni e la Sezione Penale della Casa Circondariale, anche per i ragazzi del “Vittorio” è stata fondamentale la visita alla mostra Il Belpaese dell’Arte, con una riflessione su come l’arte contemporanea abbia preso posizione su molti temi cruciali per l’identità nazionale, come l’inno, il paesaggio, la memoria, la politica, il “made in Italy”, sino all’incontro con l’ABC dell’Arte Italiana, opera di Giuseppe Stampone. Partendo da qui la classe ha scelto, attraverso consultazioni, proposte e votazioni, di dare vita a un proprio alfabeto, identitario e autobiografico: L’ABC dell’Adolescenza, e come Giuseppe Stampone ha scelto per il proprio lavoro di illustrare i vocaboli scelti attraverso opere d’arte, i ragazzi hanno trovato dei corrispettivi visivi delle voci – più di una per lettera – che illustrano il loro universo esistenziale, tra esperienze, emozioni, sogni. La raccolta delle immagini è stata laboriosa e impegnativa: era d’obbligo evitare immagini banali, ma allo stesso tempo era necessario rendersi leggibili anche a chi adolescente non è più, evitando quindi riferimenti eccessivamente criptici e autoreferenziali. Il percorso si è snodato da dicembre alla fine dell’anno, documentato in un diario che raccoglieva le proposte, le idee, le riflessioni sull’arte. È curioso, e certamente significativo, che le parole “viaggio” e “libertà” siano state scelte sia dagli studenti che dai detenuti, senza che ci fosse un 74 preventivo accordo. Questa coincidenza è stata condivisa nell’incontro che, ai primi di maggio, è stato tenuto nel teatro della Casa Circondariale, grazie alla collaborazione della Direzione del Carcere e della dottoressa Maioli, Responsabile dell’Area Pedagogica, e della professoressa Agostinelli, coordinatrice delle attività scolastiche e culturali. In un clima carico di emozione e di aspettative detenuti e ragazzi si sono incontrati e si sono messi in gioco, condividendo e illustrando gli uni agli altri il percorso fatto, motivando le scelte e i binomi di parole e immagini, raccontandosi con grande sincerità senza retorica o timore. Ci sono stati momenti di malcelata commozione, quando i detenuti hanno parlato delle loro speranze, delle loro famiglie, invitando gli studenti a riflettere su ogni scelta, o quando hanno trovato argomenti che potevano essere dei punti di contatto importanti, proprio attraverso lo specchio dell’arte. “L’arte è libertà, è esprimere senza liniti ciò che siamo”. “L’arte è il modo di vedere la realtà attraverso sguardi diversi, sguardi che cambiano in base all’età e all’epoca. L’arte è qualcosa di spontaneo, antico, nuovo e personale che ti permette di esprimerti senza bisogno di tante parole”. “L’arte è una forma che esprime emozioni e sentimenti, o anche momenti importanti. È anche storia e ricordo concreto per l’uomo”. “L’arte è la capacità di esprimere pensieri ed emozioni da trasmettere agli altri”. Queste sono solo alcune delle definizioni date dagli studenti della parola “arte”, qui trascritte perché credo che possano confermare quanto questa modalità di espressione dell’animo umano possa farsi strada, ponte, linguaggio, capace di mettere in comunicazione mondi diversi e di contribuire alla crescita della persona. Giovanna Brambilla Docente di Arte e Territorio ITCTS Vittorio Emanuele II - Bergamo 75 GATE - LE PORTE DELL’ARTE Quando la professoressa Brambilla ci ha proposto questo progetto abbiamo accettato immediatamente, contenti di poter prendere parte ad un’iniziativa diversa dal solito. Il primo traguardo del percorso fatto in classe riguardava la scelta del tema attorno al quale avremmo poi costruito il nostro alfabeto: SCUOLA o ADOLESCENZA? Nonostante siano entrambi mondi che ci appartengono, abbiamo optato per l’ADOLESCENZA che, in modo più completo e sfaccettato, rappresenta l’età che stiamo vivendo ed è quindi il miglior modo per descriverci. Successivamente, per ciascuna lettera abbiamo scelto due parole, una positiva e l’altra negativa, il font per scrivere i termini ed infine, a gruppi, abbiamo scattato delle fotografie che illustrassero l’alfabeto che avevamo condiviso. Il percorso si è concluso con la mattinata presso la Casa Circondariale, insieme ai detenuti che avevano lavorato come noi al progetto GATE. Eravamo tutti piuttosto agitati, inconsapevoli di quella che sarebbe stata la nostra esperienza in uno spazio sconosciuto e di chi avremmo incontrato… persone “normali”, con una gran voglia di mettersi in gioco. Siamo rimasti sorpresi nel vedere con quanta gioia si siano raccontati tramite una fotografia, un disegno o un dipinto. Questa non è stata solo un’esperienza didattica, ma anche un’occasione di crescita e conoscenza personale. Qualcuno di noi potrebbe aver scoperto lati di sé che ignorava e la preziosa opportunità ci è servita per abbandonare quei pregiudizi che avevamo prima del nostro incontro con i detenuti. Jasmine G. a nome della IV A Studentessa ITCTS Vittorio Emanuele II – Bergamo 76 ABBECEDARIO studenti Amicizia Bacio/Bugie Cambiamento/Complessi Divertimento Emozioni/ Errore Falsità/Futuro Gelosia/Gioia Hobby/Herpes Innamoramento/Insicurezza Libertà/Lacrime Malinconia/Maturità Nervosismo/Novità Obiettivi/Ostacoli Pazzie/Personalità Questione/Qualità Risate/Rabbia Scontri/Sogni Tenerezze/Trasgressione Ubriacarsi/Unione Volere/Volgarità Zaino/Zucchero 80 A Amicizia / Elena P. e Monica B. 81 B Bacio / Elena P. e Monica B. 82 B Bugie / Eleonora F. e Elisa C. 83 C Cambiamento / Eleonora F. e Elisa C. 84 C Complessi / Eleonora F. e Elisa C. 85 D Divertimento / Massimiliano G. e Simone B. 87 E Emozioni / Massimiliano G. e Simone B. 88 E Errore / Massimiliano G. e Simone B. 89 F Falsità / Federica C. e Giulia M. 90 F Futuro / Federica C. e Giulia M. 91 G Gelosia / Federica C. e Giulia M. 92 G Gioia / Kimberly P. e Lillo A. 93 H Herpes / Kimberly P. e Lillo A. 94 H Hobby / Kimberly P. e Lillo A. 95 I Innamoramento / Caterina A. e Erika M. 96 I Insicurezza / Caterina A. e Erika M. 97 L Lacrime / Caterina A. e Erika M. 98 L Libertà / Simona C. e Valentina I. 99 M Malinconia / Simona C. e Valentina I. 100 M Maturità / Simona C. e Valentina I. 101 N Nervosismo / Simona C. e Valentina I. 102 N Novità / Noemi R. e Roberta M. 103 O Obiettivi/ Noemi R. e Roberta M. 104 O Ostacoli / Noemi R. e Roberta M. 105 P Pazzie / Desiree F. e Lidia M. 106 P Personalità / Desiree F. e Lidia M. 107 Q Qualità / Desiree F. e Lidia M. 108 Q Questioni / Desiree F. e Lidia M. 109 R Rabbia / Mirko F. e Roberta G. 110 R Risate / Mirko F. e Roberta G. 111 S Scontri / Mirko F. e Roberta G. 112 S Sogni / Jasmine G. e Romarjo A. 113 T Tenerezze / Jasmine G. e Romarjo A. 114 T Trasgressione / Jasmine G. e Romarjo A. 115 U Ubriacarsi / Jasmine G. e Romarjo A. 116 U Unione / Anna M.F., Gioele T. e Maichol P. 117 V Volere / Anna M.F., Gioele T. e Maichol P. 118 V Volgarità / Anna M.F., Gioele T. e Maichol P. 119 Z Zaino / Anna M.F., Gioele T. e Maichol P. 120 Z Zucchero / Anna M.F., Gioele T. e Maichol P. 121