sassuolo 1977 - Comune del Parco di Braida

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sassuolo 1977 - Comune del Parco di Braida
il
MENSILE DI ATTUALITÀ E CULTURA, ANNO 2
N° 18 -
DICEMBRE
2006
Distribuzione gratuita
sasso
lino
SASSUOLO 1977
S C R I V E R E
Il presepe Sassolese!
DISEGNATO DA STEFANO LANDINI
ALLE PAGINE 12 E 13
D I
S A S S U O L O
Ancora qualche giorno e sarà 2007. Tra i soliti
auguri ed i soliti buoni propositi, non si potrà ignorare di essere arrivati al trentennale di una data che
rimarrà nella storia soprattutto per i Movimenti
giovanili e la P-38.
Primo ministro era Giulio Andreotti, al cinema
usciva “Guerre stellari”, spopolavano il Vecchioni
di “Samarcanda” e i Clash.
Anche Sassuolo visse intensamente quel 1977 (e
come sempre a modo suo) tra rimpasti di giunta e
scuole superiori occupate, tra crisi della ceramica e
locali alla moda, tra impegno culturale e vittorie
sportive, tra radio libere e tv private.
Il vento leggero del
femminismo a Sassuolo
Incontrare gli occhi di una ragazza del ‘77
regala uno sguardo nuovo a chi ragazza, a
Sassuolo, si trova ad esserlo nel 2007. Allora,
si racconta, tutto girava attorno alla politica.
Ma la politica si doveva fare non solo per
cambiare il mondo ma cercando di cambiare
anche se stessi.
Le donne sassolesi che frequentarono l’università di Bologna trasferirono qualcosa della
filosofia femminista in città senza però estremizzarne il pensiero e l’atteggiamento, contribuendo così al cambiamento e miglioramento dei costumi senza imbattersi in violenti scontri ideologici o sociali.
Era l’epoca dei vestiti larghi e colorati, che
non servivano a nascondere la propria femminilità ma che permettevano di proporsi
come persone. Era l’epoca in cui il proprio
uomo ti considerava una “compagna”, di
partito, certo, ma soprattutto di vita, rispettando le tue opinioni, ascoltandoti, seguendoti. Le donne presero coscienza del valore
del proprio corpo: nacquero i consultori,
venne approvata la legge sull’aborto, si
cominciò ad utilizzare la pillola anticoncezionale. La fine dell’illusione sessantottina,
che maturò proprio negli anni dal ‘75 al ‘78,
lasciò aperta una grande ferita che diede
poche e tristi possibilità ai giovani che uscivano dal “movimento”: l’utilizzo delle droghe
pesanti, il terrorismo o il ritorno alla vita normale. Quelle che diventarono insegnati,
medici, avvocati tentarono di trasferire la
loro ideologia nel sistema, riuscendo a volte a
cambiare qualcosa ma consapevoli di non
essere riuscite nell’intento di rovesciarlo. Fa
niente care amiche, coetanee di trent’anni fa,
tutte noi vi dobbiamo qualcosa.
CATIA BARTOLI
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il punto
LA REDAZIONE
DA PAGINA 2 A PAGINA 7
M.M.
Le Sorelle si raccontano
Parlano le Carmelitane Scalze, monache di clausura del Monastero di Sassuolo.
“Diciotto donne che vivono insieme, è già per sé, prova dell’esistenza di Dio...”
All’interno
•
cultura
Sulla strada che porta al Castello di Montegibbio,
sorge il Monastero delle Carmelitane Scalze di cui
i più non sanno tanto. Il Sassolino, con questa
intervista alle monache che ci vivono, cercherà di
conoscere meglio la sua realtà...
MADDALENA MORANDI
A PAGINA 11
Giochi di ruolo, giochi da vivere
•
filastrocca
Intercettopoli
•
il sassolino nella scarpa
Stop alla crociata anti biciclette
LA REDAZIONE DEL SASSOLINO
BUONE FESTE A TUTTI I LETTORI!
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il
sasso
lino
Millenovecento77 ...Cifre
Diamo i numeri... di 30 anni fa
Quanti eravamo? Quanti i nati, i morti o i matrimoni e i divorzi?
Le cifre della nostra città nel 1977 rapportate a quelle di oggi
Un salto temporale nella Sassuolo di 30 anni fa, una sbirciatina nel passato, dalla politica
all’economia, dallo sport alla cultura, che hanno caratterizzato il 1977 della nostra città.
Prima di immergerci in quella dimensione, ecco qualche dato di allora paragonato a quelli
di oggi, lasciando ad ognuno le innumerevoli riflessioni che questa comparazione suscita.
Va specificato che i numeri del confronto riguardano l’anno 1977 e l’anno 2005 (ultimi dati
disponibili per un parallelo annuale), ad eccezione di quelli sui matrimoni e sui divorzi che
si riferiscono all’anno in corso fino all’11 novembre.
39.225 era la popolazione residente nel ‘77, oggi siamo in 41.641. I nuovi nati del 1977 furono 515 contro i 412 del 2005; i decessi 283 rispetto ai 386 dell’anno scorso: l’incremento
naturale (differenza tra nascite e decessi) vede quindi un rapporto tra passato e presente di
232 a 26.
Dai dati demografici a quelli civili: 407 le nozze e 6 gli scioglimenti nel ‘77, 199 e 42 quelli
di oggi. Insomma, ai giorni nostri ci si sposa molto meno e si divorzia molto di più. Inoltre
allora ci si univa con più frequenza in chiesa: 387 gli sposalizi religiosi e solo 20 quelli civili. Attualmente questo divario si sta restringendo: 130 i matrimoni religiosi e 69 i civili (i
numeri contengono le somme dei matrimoni celebrati nel nostro Comune ed in altri Comuni italiani o all’estero dove almeno uno degli sposi, all’atto dell’evento, era iscritto all’anagrafe di Sassuolo).
Un accenno ai tutori della legge: nel 1977 il comandante dei Carabinieri di Sassuolo era
Ernesto Grossi, quello della Polizia di stato il Commissario Giovanni Calò e quello della
Municipale Giorgio Bozzoli.
CHIARA DINI
Immigrazione: ieri italiani, oggi stranieri
I dati sul flusso immigratorio meritano qualche riflessione.
Uno dei grafici qui a fianco rigurda la popolazione in entrata
e in uscita nella nostra città: la differenza tra ieri e oggi, specialmente per chi arriva, riguarda la provenienza.
C’è da premettere che il grosso dell’immigrazione sassolese è
precedente al 1977: dagli anni ‘50 ai primi ‘70 la popolazione
è più che raddoppiata. Il boom è avvenuto tra il ‘65 e gli inizi
dei ‘70. “Il problema che ci trovammo ad affrontare tra il ‘70
e il ‘73 era quello di reperire le aule per le scuole elementari,
visto che il numero delle famiglie era notevolmente aumentato – racconta Alcide Vecchi, sindaco di Sassuolo dal 1970 al
1980 – Nel ‘77 il problema si presentò per le medie”. La provenienza dei nuovi cittadini è notevolmente cambiata nel
corso degli anni: “Nei primi anni ‘50 gli immigrati venivano
soprattutto dalla montagna e dai comuni vicini – spiega Vecchi – poi tra il ‘60 e il ‘70 prevalentemente dalle regioni meridionali, in particolare da Sardegna, Sicilia e Basilicata. Negli
anni ‘70 tanti da Campania e Calabria. Dall’estero forse solo
qualche caso isolato. L’immigrazione straniera iniziò dopo il
1980; allora non era certo prevedibile l’andamento che ha
avuto oggi”.
Attualmente sono 3.899 i cittadini stranieri iscritti all’anagrafe (dati aggiornati al 31-12-2005); i paesi di maggiore provenienza sono il Marocco, l’Albania, il Ghana e la Tunisia.
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IL SASSOLINO
SCRIVERE DI SASSUOLO
Direttore Responsabile: Laura
Corallo
Redattore: Marcello Micheloni
In Redazione: Catia Bartoli,
Daniele Dieci, Chiara Dini,
Andrea Magnani, Marco
Mazzacani
Infografici: Marcello Bandierini
Hanno collaborato a questo numero:
Mirella Barchi, Mirco Bertolini,
Stefano Landini, Simone
Lanzotti, Maddalena Morandi,
Giuseppe Sofo
Ideazione grafica:
Anna Anselmino
([email protected])
Impaginazione:
Rossella Tabaroni
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Illustrazioni del “Sassolino”:
Silvia Casamassima
Stampa:
Litostampa “La Rapida” s.n.c.,
Via Garibaldi 1/a, Casalgrande
(RE)
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Associazione Culturale
“Il Sassolino”
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... e altre
il
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lino
Millenovecento77 ...Politica
PCI-PSI, il rimpasto e la politica dal basso
Con una maggioranza che sfiorava i due terzi del totale,
nel 1977 la sinistra guidava solida Sassuolo.
Nonostante i numeri fu necessario un rimpasto, tra voglia di ringiovanimento
e il bisogno di venire incontro a chi si faceva sentire da fuori le stanze del potere
Nel 1977 l’era di Alcide Vecchi
primo cittadino di Sassuolo
arrivava a tre quarti del proprio
cammino. Il “buon Alcide”,
come lo chiamava in maniera
affettuosa una celebre penna di
una rivista locale, guidava la
città dall’inizio del decennio:
per farlo al meglio, nel 1971 si
era dimesso da deputato con
tanto di lettera all’allora presidente della Camera Sandro
Pertini. Era impossibile per lui
poter essere contemporaneamente onorevole e sindaco,
dividendosi tra gli impegni
romani e quelli della capitale
della ceramica.
Nel secondo mandato come
primo cittadino, dopo le comunali del ‘75, Vecchi poteva contare sull’appoggio di una maggioranza schiacciante: il suo
Partito Comunista ottenne ben
22 seggi in Consiglio su di un
totale di 40. E cercò ulteriori
alleati: nell’ottica del compromesso storico nazionale, anche
a livello locale i comunisti tentavano spesso di avvicinare
forze politiche con esperienze
di governo. Fu così che i tre
seggi sassolesi del Partito
Socialista finirono nella maggioranza e la craxiana (per
autodefinizione) Marcella Barbieri venne nominata vice-sindaco. All’opposizione due consiglieri del Psdi ed ovviamente
la Democrazia Cristiana, guidata dal “maestro” Levrini e
Virginio Benedetti. Erano anni
di grandi battaglie dialettiche e
ideologiche, ma chiacchierando con alcuni dei protagonisti
politici dell’epoca si ha l’impressione che all’interno del
civico consesso si respirasse un
maggior rispetto istituzionale e
reciproco. Le varie commissioni, naturalmente miste, a detta
di molti funzionavano meglio.
Il sistema elettorale, inoltre,
garantiva al Consiglio più potere rispetto al presente: la Giunta era davvero un’emanazione
dell’assemblea. Gli stessi assessori, a differenza di oggi, avevano diritto di voto come i consiglieri. “C’erano più qualità e
preparazione – ricorda Paolo
Salami, nel 1977 capogruppo
del PCI e a cavallo del ‘90
primo cittadino – dovute anche
al fatto che allora nel bene e nel
male i partiti facevano maggiore selezione.” E selezionavano
da un bacino più attento ed
impegnato: “Oggi c’è meno
partecipazione viva, c’è più
distacco”, sottolinea Antonio
Orienti (in seguito consigliere
per la DC), che a fine anni ‘70
seguì le vicende del Consiglio
prima per il Carlino e poi per il
Giornale.
Proprio in quel 1977, con voto
unanime, la città venne divisa
in sette circoscrizioni territoria-
li, al cui interno altrettanti consigli di quartiere ottenevano
poteri consultivi (non di più) su
alcuni passaggi chiave dell’amministrazione. Un tentativo da
parte del Comune di favorire
un avviamento della discussione politica realmente dal basso,
rispondendo alla grande richiesta di partecipazione. L’esperimento, avviato con entusiasmo, non resse però a lungo e
non portò risultati determinanti: presto “rifluì”, come tante
altre cose di quel tempo.
Sempre nel ‘77 si registrò un
importante rimpasto all’interno della Giunta: un atto di
discontinuità, un ringiovanimento che portò alla sostituzione di quattro assessori (tra
cui due donne, immaginiamo
per la gioia delle femmini-
Alcide Vecchi, sindaco di Sassuolo
lungo tutti gli anni ‘70
ste…). Fu addirittura introdotto un nuovo assessorato, quello
alla Cultura, affidato al comunista Valerio Torri che ebbe il
difficile compito di provare ad
interloquire (tra alti e bassi)
con i vari fermenti giovanili
sassolesi.
MARCELLO MICHELONI
Marcella Barbieri, vice sindaco nel 1977
(foto da Piazza Piccola, n°2, anno VI, marzo 1982)
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3
il
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Millenovecento77 ... Proteste studentesche
“Cloro al clero” sul muro della scuola
L’anno delle okkupazioni, del Gids e degli “indiani piastrellari”,
degli slogan e delle scritte sui muri puntuali ogni mattina…
Baggi, Liceo, Corni, Cattaneo.
Quattro scuole superiori su
quattro occupate. Pardon:
okkupate. La fine dell’inverno
sassolese del 1977 rimane
(eccome) nella memoria di chi
allora, più o meno diciottenne,
cercava di stare al passo con il
resto del mondo. Il ’68 era scivolato parecchio in sordina da
queste parti: sarà perché la fervente Bologna era più distante
allora di oggi, sarà perché
(chissà) come scrisse Pierangelo Bertoli su di un periodico
locale “a Sassuolo il potere
economico è sempre stato
della DC e quello politico del
PCI”, e che “il livello salariale
medio è il più alto d’Italia” per
cui era “facile ottenere l’imbecillimento o, se preferite, il
qualunquismo politico.” Chissà. Fatto sta che l’onda del
Movimento giovanile ad un
certo punto arrivò decisa
anche qui. In tanti ricordano
la grande manifestazione dell’autunno 1973 contro il colpo
di stato in Cile: una marea di
giovani sassolesi si ritrovò in
piazza ad odiare in coro Pinochet. Una giornata che è rimasta un simbolo. Il segno tangibile di un ‘68 tardivo, la premessa per un ‘77 diverso.
Certo, a volte dietro c’erano i
partiti. Spesso, una vicinanza
ideologica al mondo della sinistra: “Ma i più politicizzati
erano i figli della borghesia,
non quelli degli operai”, ricorda Rossano Gianferrari, oggi
importante dirigente, in quel
‘73 “solo” uno studente
sognatore e manifestante.
Insomma, l’estrazione sociale
contava, aiutava aver letto Sartre e Marcuse. E tutto Marx,
ovviamente. Sottobraccio il
Manifesto e Lotta Continua. Ma
in quella marea che agognava
partecipazione non tutti erano
‘rossi’: “Fondammo il Gids
perché sentimmo l’esigenza di
creare un contraltare al predominio della sinistra”, racconta
Mario Moreali, uno dei coordinatori del Gruppo d’Iniziativa Democratica Sociale, orbita Dc e frequenti contatti con
don Luciano Monari e con
quel Camillo Ruini che contava già tanto nella diocesi reggiana. “Ci sentivamo alternativi sia alla sinistra che alla
destra”, chiosa Moreali. E lo
rimasero per anni: il Gids in
quel caldo inverno del ’77,
4
quell’inverno che è rimasto
(eccome) nella memoria, si
trovò fuori dalla porta del
Baggi okkupato a bussare per
poter entrare e riprendere le
lezioni: vada per le assemblee,
ma l’anno scolastico non
doveva interrompersi. Dentro
non la pensavano esattamente
così: la riforma Malfatti pareva calata dall’alto. E con essa
tutto il potere costituito era
sotto accusa: i genitori, che
non capivano e si arrabbiavano. La Chiesa. Sul muro del
San Giuseppe apparve uno
slogan abituale di quegli anni:
“Cloro al clero”. I partiti
erano sempre più nel mirino, il
Pci discusso ed attaccato da
sinistra. Quello stesso Gianferrari, diventato nel frattempo
l’assessore più giovane d’Italia, che pochi mesi prima stava
tra i protagonisti della piazza
anti-Pinochet, non “parlava” il
nuovo linguaggio del ’77:
“Erano più nichilisti di noi,
più disillusi.” ‘No future’, gridavano i Sex Pistols. La felicità condivisa, i programmi seppur utopistici del tardivo ’68
sassolese parevano estranei al
nuovo movimento. “Noi,
magari più vecchi di soli tre
anni - spiega Gianferrari - eravamo più cervello. Loro più
cuore e pancia”. E a volte
indiani metropolitani. Pardon:
da queste parti “indiani piastrellari”. Probabilmente era
qualcuno di loro a far trovare
ogni mattina una bella scritta
derisoria, vicino al Comune,
dedicata ad un altro assessore
nonostante si provvedesse a
cancellarla tutti i santi giorni.
Al Baggi, dunque, l’occupa-
zione più decisa; al Corni e al
Cattaneo più richieste concrete. Il Liceo fece un po’ storia a
sé: nato da poco come succursale di un istituto modenese
contava su di una schiera di
professori giovani e particolarmente sensibili al Movimento.
Inciso: di solito le discussioni
erano feroci e variegate anche
tra gli insegnanti, ma diciamo
che al liceo sono state più
omogenee che altrove al punto
che molti tra gli stessi docenti
partecipavano alle assemblee:
“Una buona parte di loro
avvallò addirittura le prime
autogestioni”,
ricordano
Antonio Caselli e Cristiano
Casolari, tra i leader del Movimento Studentesco. “No al
latino”, si chiedeva. Sì a laboratori, cineforum (im-mancabili), attività collaterali. “Ma
rimase soprattutto la sensazione di un momento di consapevolezza e di crescita.”
Le occupazioni durarono una
decina di giorni. Nessuno
degli interpellati ricorda che
sia volato anche solo uno
schiaffo. Non ci crediamo. Di
certo, invece, e questo lo ricordano tutti, qualche giovane
anima si perse: l’eroina era lì
dietro l’angolo, puttana e consolatoria. E mortale. Vitalità
estrema ed autodistruzione.
Sembra che siano successe più
cose in quell’anno che negli
ultimi dieci.
Qualche mese dopo venne
ucciso Aldo Moro. La fine tremenda di un’epoca che andava veloce come un treno e che
rallentò di colpo. Troppo.
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Era facile, in quegli anni, incrociare “indiani metropolitani” per le strade
il
Millenovecento77 ...Economia
1977 l’anno nero della piastrella
Un anno deludente per le ceramiche del comprensorio. Nel
1977 il settore ceramico vive una fase di ristagno dell’economia
e movimentata dal punto di vista sindacale. Finalmente le
prime soluzioni concrete alla lotta contro l’inquinamento
Piazzale Teggia, 1977 (foto da Piazza Piccola, anno I, n°3, aprile 1977)
Quando si parla del 1977
gran parte degli industriali
della piastrella dell’epoca
sono sostanzialmente d’accordo: è stato un anno
nero. Una crisi definita,
dai giornali dell’epoca,
“gravissima” e che si trascinava dal 1974: tutto il
settore ceramico per la produzione di piastrelle viveva
un periodo di rallentamento a causa del crollo dell’attività edilizia in Italia, uno
dei problemi più scottanti
degli anni ’70. E considerato che la ceramica trova il
suo sbocco naturale nell’edilizia, la crisi di quest’ultima determinò una
grave flessione delle vendite di piastrelle facendo così
registrare, nelle ceramiche
del comprensorio, un preoccupante aumento delle
giacenze nei magazzini.
Tutto questo nonostante
Sassuolo fosse il paese produttore di piastrelle ceramiche già ai vertici della
scala mondiale: 280 aziende localizzate nella provincia di Modena e di Reggio
Emilia, con 28.661 occupati e con una produzione
complessiva di 246,4 milioni di mq di piastrelle. Basti
pensare che nel 1976 è
uscito dal distretto ceramico ben il 67,51% della produzione nazionale. “La
crisi della ceramica in quegli anni poteva essere superata solo aprendo le porte
ai mercati esteri - dice Ferruccio Giuliani, a quei
tempi direttore della Ceramica San Giuseppe e Caravel. Infatti il 70% della produzione era destinata al
mercato italiano, frenato
dalla crisi edilizia, e solo il
30% al mercato estero.
Oggi le percentuali son
capovolte”. Le ripercussioni di tali crisi sui livelli
occupazionali locali non
tardarono a farsi sentire: il
primo campanello d’allarme venne dalla Ceramica
Ricchetti che quell’anno
decise di ricorrere alla
cassa integrazione per circa
90 lavoratori, respinta con
fermezza dai sindacati.
Altre dieci aziende in crisi
chiesero la cassa integrazione mettendo a rischio il
posto di lavoro di mille
lavoratori. Ma il ‘77 fu
anche un anno aperto alle
innovazioni. In quegli
anni il comprensorio utilizzava ancora al 95% le
materie prime delle sue
colline, era molto autonomo e utilizzava le sue vernici e la sua tecnologia.
Stava lasciando lentamente
la ricottura su cottoforte
molto colorata per immettersi in quel grande comparto della monocottura.
Una svolta tecnologica già
iniziata nel ’75 con l’introduzione di macchinari atti
ad eseguire il processo di
monocottura che permetteva di riunire in un unico
momento la prima cottura,
essiccazione e verniciatura.
Fu inoltre battezzato il
cambio di destinazione
d’uso del materiale ceramico da rivestimento a pavimento, fino alla grande trasformazione
introdotta
dalla messa in funzione dei
forni a rulli, in funzione
dal 1975”. “La crisi del ‘77
fu comunque fondamentale
– precisa Ferruccio Giuliani - perché permise la
nascita dei prodotti complementari alle piastrelle,
cioè i listelli e le finiture da
utilizzare nei rivestimenti.
“Fu un’epoca movimentata
anche dal punto di vista
sindacale - sostiene Domenico Bertolani - nel ‘77
addetto all’ufficio del personale
alla
Ceramica
Marazzi -. Il passaggio alla
monocottura
comportò
una modifica della suddivisione degli orari di lavoro:
si passò ad un orario di 37
ore e allo svolgimento del
lavoro su due turni prima e
poi su tre turni”.
Il 1977 fu significativo per
la lotta contro l’inquinaAssopiastrelle,
mento.
diretto da Mario Orienti,
attraverso una apposita
convenzione con alcuni
istituti di credito e di intesa
con le Camere di Commer-
sasso
lino
L’ANGOLO
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agevolato di impianti di
depurazione per combattere gli effetti dell’emissione
di fumi nell’atmosfera. La
sensibilità verso le questioni ambientali era spiccata:
diverse ricerche condotte
nel comprensorio ceramico
confermarono lo stato di
notevole compromissione
ambientale, accertando gli
effetti del piombo e del
fluoro sull’uomo e sul
patrimonio zootecnico nel
comprensorio. Valori elevati di piomburia e piombenia furono riscontrati sia
nella popolazione scolastica che in quella adulta di
Fiorano che Sassuolo, così
come furono trovati alti
indici di assorbimento da
piombo in un alto numero
di addetti dell’industria
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5
il
sasso
lino
Millenovecento77 ...Cultura e Sport
L’anno delle radio libere
e delle televisioni private
Il 1977 è l’anno delle prime trasmissioni RAI a colori,
dei programmi di Alighiero Noschese e Maurizio Barendson,
delle telecronache di Nando Martellini e di Canzonissima.
Un pezzo di storia del nostro paese, che a Sassuolo ha ispirato
personaggi indimenticabili…
La copertina della rivista
“Sassuolissimo” del dicembre 1977
“…Dall’inizio dei primi
esperimenti televisivi, per
così dire fatti in casa, di
Maurizio Ghinelli ed Elvio
Suozzi, quando era ancora
un assoluto tabù anche il
solo parlare di un’emittente
televisiva che non fosse la
RAI, la nostra è sempre stata
una vera battaglia contro
tutto e contro tutti, animata
sempre e unicamente dalla
grandissima passione per il
lavoro che stavamo facendo.
Ora la grande svolta, uscire
dalla clandestinità!”. Con
queste parole nell’ottobre del
1976 si inauguravano uffi-
cialmente in Via Ruvinello a
Fiorano gli studi di TeleSassuolo, la prima e unica gloriosa realtà televisiva locale,
che per anni avrebbe informato e divertito una Sassuolo in piena espansione, una
palestra per molti volti noti,
da Leo Turrini a Emilio Rentocchini, che si alternavano
tra il tubo catodico, l’etere e
la carta stampata. Erano
infatti gli stessi anni di Radio
Sassuolo 103 e Linea Radio,
altre emittenti cittadine con
sede in Via Radici in Piano,
fucine di talenti, o semplicemente ribalta per improvvisati dj (o disk-jockey, perché
allora lo si diceva per esteso).
Anni difficili, mossi da un
desiderio di partecipazione
che trovava naturale sfogo
non solo nelle televisioni
locali o nelle radio libere, ma
anche e soprattutto nei settimanali o mensili che in quel
periodo si davano battaglia.
Rimane famosa la rivalità tra
“Piazza Piccola” (fondata
proprio nel 1977), mensile
diretto da Erio Stezzechini, e
il “Sassuolissimo” di Luciano Bettelli, in arte “Blu”. Era
una città culturalmente vitale la Sassuolo del tempo,
come ci racconta Marco
Dieci, famoso musicista professionista: “Neanche a farlo
apposta, il ‘77 è l’anno in
assoluto più importante per
quello che riguarda la mia
carriera, quello in cui decisi
di interrompere gli studi di
medicina per iniziare l’
avventura con Pierangelo
Bertoli – dice –. E’ di quell’anno la pubblicazione dell’album “Eppure soffia”,
primo disco di vero successo
di Bertoli. Oltre a noi però
c’erano tanti altri bravi musicisti, con alcuni dei quali collaboro tuttora, e che allora
facevano parte di gruppi che
suonavano prevalentemente
nei locali della regione; tra
questi Gigi Cervi, allora bassista di Romano VIII, Claudio Ughetti, Francesco Coccapani, Mauro Gambarelli,
Giorgio Fontana, Angelo
Bordini che con il loro comDiem”,
plesso
“Carpe
accompagnavano anche la
cantante modenese Ambra
Borrelli. E poi i fratelli Franco e Alete Corbelli, quest’ultimo famoso perché già chitarrista di Caterina Caselli”.
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Una delle grandi formazioni
dell’Edilcuoghi immortalata su di un
numero della rivista “Piazza Piccola”
La stagione è quella 19761977. Il volley sassolese
muove gli animi dei tifosi.
La squadra maschile milita,
prima volta nella storia,
nella massima serie nazionale. Il suo nome è Edilcuoghi. Edilcuoghi Sassuolo.
6
Da un anno i biancoblu di
Paolo Guidetti sfidano le
maggiori squadre d’Italia,
tra tutti i campioni della
Panini Modena, e lo fanno
mostrando un gioco che
incanta osservatori e appassionati. Gli artefici dei successi che verranno rimangono tuttora nella memoria
degli sportivi sassolesi: Barbieri, Morandi, Berselli,
Magnanini, Sacchetti, Nannini, Carretti, Folloni, Zini,
Vacondio, Ragazzi e Padovani; una squadra tutta italiana, il cui patron è un sassolese doc, il Cav. Antonio
Cuoghi. Una storia vincente, un’immagine viva, il cui
apice giungerà con la conquista della Coppa Italia nel
1981.
In tono minore anche il pallone offre ai tifosi locali
motivi di festa. L’U.S. Sas-
suolo Calcio veste i colori
rossoblu (quelli della A.C.
Sassolese, ex Giofil, che
solo 3 anni prima si fonde
con l’altra squadra della
città, la Sassuolo Sportiva
F.C.) e dopo l’inferno della
retrocessione nel campionato di Promozione, la stagione 1976-1977 riporta in sassolesi in Interregionale.
L’allenatore è Goldoni, il
presidente Gilberto Prati,
poi sostituito, e le maglie
portano i nomi di Balestri,
Barbieri, Brindani, Borelli,
Grechi, Vaccari, Murgolo,
Baisi, Cantelli Montagnani, Jemmi e del portiere
Ruozzi.
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Dalla “Tavola” alla “Mecca”.
I ventenni trent’anni fa
Locali e mode dei sassolesi del ‘77
Sentir parlare di Sassuolo da
quelli che allora avevano
vent’anni fa quasi rimpiangere di essere nati un po’ in
ritardo… Si studiava al
Baggi o al Corni e sui banchi di scuola si stringevano
le prime forti amicizie che si
continuavano a frequentare
anche durante il periodo
universitario, Modena o
Bologna che fosse l’ateneo
scelto. Il 1977 fu l’anno dei
grandi cambiamenti: di
costume, delle regole di vita,
della politica. Si arrivava la
sera da Bologna e chi
all’università non andava
aspettava dal Leo, ai tavoli
dell’Osteria
del
Gallo
Azzurro, per sentire le novità dalla voce diretta di chi
assisteva alle grandi contestazioni studentesche, partecipava alle manifestazioni,
faceva lezione con Umberto
Eco. L’Osteria inaugurò
proprio nel ‘77, dove Marco
Morandi aveva dipinto i
murales che ancora si possono intravedere. Lentamente
ma inesorabilmente il vento
del “movimento” cominciò
a condizionare anche i giovani sassolesi. In città conviveva la doppia anima dei
reazionari e dei contestatori
ma non ci furono mai scontri diretti perché ci si conosceva tutti, fin da piccini, e
la convivenza fu sempre
estremamente pacifica. Con
gli amici bolognesi “alternativi” ci si conteneva, con gli
amici sassolesi “tradizionalisti” si faceva un po’ i barricaderi. Le compagnie
erano immense, uomini e
donne di età e inclinazioni
differenti. Si andava in
“Tavola” (odierno bar Cristallo), frequentato prevalentemente dai ragazzi del
“viale” (viale XX settembre), quelli vestiti meglio e
con le macchine più belle. A
volte capitava di trovare
all’ingresso Pier Angelo Bertoli che aspettava che qualcuno lo accompagnasse dentro, cosa che accadeva sempre nel giro di pochi minuti.
All’Otto club e al Poker
andavano prevalentemente
quelli del viale, gli altri si
spostavano alla “Mecca”.
L’Oratorio Don Bosco
(chiamato Mecca perché, si
diceva, prima o poi ci capitavano tutti) era un luogo
pieno di fermento. Lì vennero organizzati i primi gruppi
di ascolto della musica,
durante i quali i giovani si
ritrovavano ad ascoltare in
religioso silenzio i dischi
nuovi che arrivavano dall’Inghilterra e dall’America,
per poi commentarli tutti
assieme. La musica allora
era importantissima, apriva
il cuore e appassionava. Si
andava ancora al parchetto
di viale XX settembre,
prima che diventasse il noto
luogo di spaccio, o ci si trovava al negozio di biciclette
di Arturo Neviani, che organizzava gli spostamenti per
andare ad assistere ai grandi
spettacoli teatrali fuori provincia. Qualcuno ricorda
anche le “panchinare” di
viale della Pace, una banda
testimonianze e quelle che ci hanno aiutato nel lavoro di
ricerca: l’Ufficio Stampa del Comune ed in particolare
Corrado Roncaglia, Isabella Parmiggiani, l’Ufficio Ana-
grafe, l’Ufficio Stato Civile, l’Urp, Paolo Fantoni,
Andrea Serri e l’Ufficio Stampa di Assopiastrelle, Loris
Morini.
CATIA BARTOLI
Acconciatura del 1977 (foto da Sassuolissimo, anno XVI, n°4, dicembre 1977)
Si ringraziano tutte le persone che ci hanno rilasciato
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di femmine aggressive sempre in motorino. I maglioni
erano larghi e colorati, le
gonne ampie, e spesso ci si
vestiva ai mercatini dell’usato. Anche le ragazze più eleganti cominciarono a subire
gli influssi della nuova
moda. Kenzo aveva interpretato elegantemente il
nuovo stile dando anche alle
ragazze più tradizionaliste
la possibilità di vestirsi
secondo le nuove tendenze.
I capelli erano lunghi e permanentati, il trucco pesante,
niente fard e rossetti chiarissimi. Se si faceva parte del
“movimento” il trucco era
quasi inesistente ma il kajal
sugli occhi era indispensabile. Il profumo era a base di
fragranze orientali. I ragazzi
portavano jeans stretti a
zampa, giacche di velluto e
cravatte strette. E tutti, ma
proprio tutti, erano musicisti.
SCRIVICI
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ogni mese la rivista
in formato PDF
[email protected]
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la versione on-line
del giornale dal sito del
Circolo Culturale
Fahrenheit 451
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7
il
sasso
lino
culture e spettacoli
parole, pensieri, nani e ballerine
Giochi da vivere
Sempre più diffusi, anche nella nostra zona, i giochi di ruolo:
non ci si limita a giocare, ma si interpreta una parte
Dagli anni ottanta, insieme
alla letteratura fantasy, si
sono diffusi a macchia d’olio
tra i giovani i cosiddetti giochi di ruolo (gdr). Giochi
che, tramite un tabellone, un
testo e un paio di dadi permettono a chiunque di calarsi nei panni (nel ruolo
appunto) di un personaggio
di fantasia che agisce in un
mondo lontano dal nostro,
che sia un paese fatato o un
cupo futuro devastato dalle
guerre. Perché questo è il
punto di forza di questi giochi: non ci si limita a giocare, ma si interpreta una parte
fino in fondo. Che si decida
di essere un cavaliere errante, un mago, o, perché no, un
venale ladro si dovrà vivere
la sua vita finché la “campagna” (così si chiama una
partita di gdr, che può durare anche anni) non si conclude. I giocatori si ritrovano
periodicamente e proseguono la loro avventura, guidati
dal master, un giocatore che
invece di partecipare all’avventura si prende il compito
di narrare la storia che gli
altri dovranno poi interpretare. Per partecipare gli unici
limiti sono le capacità attoriali e la fantasia.
Dopo il pioniere Dungeons e
Dragons sono stati sviluppati una miriade di giochi
diversi con regole anche
molto complesse atte a raggiungere il massimo grado
di coinvolgimento. Esistono
anche le performance “live”
che prevedono incontri preorganizzati a cui partecipano spesso giocatori da tutta
Italia, vestiti e armati di
tutto punto con una precisione che a volte rasenta il
feticismo. Durante questi
incontri si gioca dal vivo
invece che seduti intorno a
un tavolo e l’interpretazione
si fa più impegnativa ma
anche molto più divertente.
A Fiorano Modenese ha la
sua sede ormai da dieci anni
“The Inn” un’associazione
che Simone Lanzotti, il presidente dell’associazione
stessa, definisce: ludico-culturale con finalità strategiche. Qui ci sono a disposizione di chiunque volesse
partecipare strutture per
applicarsi in campagne più o
meno complesse di giochi di
ruolo. “I giochi di ruolo
sono un’occasione per divertirsi sviluppando abilità teatrali e la creatività. Inoltre
permettono ai giovani di
aggregarsi, applicandosi in
giochi che non siano i soliti
videogames e che allenano
la memoria e le capacità di
improvvisazione.” dice Lanzotti. Chi volesse divertirsi e
affacciarsi a questo mondo
che è una finestra sugli spazi
della fantasia non deve fare
altro che recarsi in via
Cameazzo 5 a Fiorano, presso la sede dei volontari della
croce rossa, i nuovi giocatori
saranno accolti a braccia
aperte. Un divertimento
aperto a tutti quindi, ma
soprattutto a chi non si
accontenta di leggere avventure fantastiche ma vuole
viverle in prima persona.
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“I colori dell’avventura” scritti a 80 mani
“Un libro, scritto ad ottanta mani, quaranta teste piene di meravigliose idee” presentano così il libro I colori dell’avventura le
insegnanti Teresa Abbatecola, Maria Solinas, Faustina Francabandiera della scuola primaria “Vittorino da Feltre”. Ne sono
autori gli alunni della VA e VB della stessa scuola
Non si tratta di racconti o scritti eterogenei: no, è proprio un’unica storia con capitoli e trama, un inizio e una fine accompagnati da originali illustrazioni eseguite dai bambini-autori, con la
supervisione della pittrice Francesca Ruggi.
Il libro è nato dal “Progetto lettura” portato avanti da 5 anni da
dirigenza e insegnanti della Vittorino da Feltre. “Per trasmettere
agli alunni il piacere e l’amore per la scrittura e i libri” afferma
il dirigente scolastico Gian Luigi Giacobazzi. “Il progetto è stato
realizzato cooperativamente dagli alunni, impegnati in gruppi
nelle diverse fasi di realizzazione: trama, capitoli, correzione
bozze, illustrazioni, battitura del manoscritto. Sono sicuro che
questo duro ma piacevole lavoro sui banchi della scuola abbia
formato lettori per la vita” conclude il dirigente Giacobazzi.
L’idea originale è stata partire da grandi opere di artisti quali
Gauguin e Van Gogh o da alcune belle poesie, di Pascoli ad
esempio, per lasciarsi suggestionare e poi con la fantasia trovare
nuove parole, storie e stili per costruire le storie e le ambientazioni del libro. Anche perché – scrivono alla fine i giovanissimi
autori – “a volerli ben osservare… tutti i quadri sono dipinti con
i colori dell’avventura”. “Proprio queste mi paiono le parole
migliori per gustare il senso profondo dell’esperienza stimolante
che hanno vissuto questi ragazzi” commenta nella sua prefazione Silvia Roncaglia, scrittrice per ragazzi.
“Mi resta il piacere di avere contagiato questi ragazzi con l’amore per le parole. Come scrivono benissimo nel loro libro “per le
parole perse, le parole imprigionate, le parole da dimenticare, le
parole del ricordo, le parole non dette, sussurrate, gridate, pensate, le parole nuove, tutte le parole da dire”.
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di Giuseppe Sofo
L’America ha votato per le elezioni di metà mandato, dando
la maggioranza ai Democratici, oppositori del presidente
George Walker Bush junior (o se preferite Giorgio Camminatore Cespuglio piccolo), che il giorno dopo ha “dimesso” il
suo segretario della difesa, lasciandosi scappare la geniale
frase “È stata una sua scelta, era d’accordo anche lui”, che fa
capire quanto Giorgino fosse disperato. La notizia è arrivata
a mezzogiorno ed il tavolo europeo nella mensa del College
dove insegno ha fatto un inevitabile salto di gioia. Una ragazza americana dietro di me mi chiede “Who should that guy
be?”, qualcosa del tipo “e sto qua da ‘ndo salta fuori?”.
Notando che eravamo gli unici a capire cosa stesse succedendo, quel giorno in classe chiedo a tutti chi ha votato e scopro
che lo hanno fatto in tre su circa quaranta e almeno una decina mi rispondono “Per cosa?”. In totale, nella “più grande
democrazia del mondo” (quante volte abbiamo sentito questa
definizione per gli States?) hanno votato il 39,3% degli aventi
diritto e solo il 24% dei giovani sotto i 30 anni. Votano così
poche persone, che in Arizona hanno appena fatto un referendum per istituire una lotteria a cui partecipa chiunque va a
votare, con un primo premio di un milione di dollari. Alle
ultime elezioni in Italia i votanti hanno raggiunto la cifra
quasi record di 83,5%, ovvero più del doppio. Il fatto è che qui
si era troppo impegnati a trovare il tacchino più grande possibile per il giorno del ringraziamento. Poi una volta mangiato
quello, si pianta l’albero di Natale (rigorosamente finto ed
enorme) e via che si va. Sorry, America, ma per una volta non
vinciamo solo quando giocando a calcio: Democrazia degli
spaghetti 2 – Democrazia del tacchino 1.
Alla galleria Annovi
ArteContemporanea (via
Radici 133, Sassuolo) è in
corso la mostra “Immagina un momento” con le
opere pittoriche di Massimiliano Zaffino, apprezzato finalista del 7° Premio Cairo, recentemente
conclusosi a Milano.
Nelle sue tele, l’artista
racconta momenti ordinari attraverso una serie
di fermo-immagine; gli
oggetti, le ambientazioni
e i personaggi non sono
che morbide scene rappresentate però con una
pittura dura e una luce
che sembra bagnare la
tela. Zaffino ha ben assimilato la lezione dei
grandi pittori americani
quali Katz e Fichl, la loro
fedeltà ad una sorta di
rappresentazione naturalistica figlia del fotorealismo degli anni ‘60.
La mostra, curata da Beatrice Buscaroli, sarà aperta fino al 24 Dicembre
negli orari 10.00-12.30 /
16.00-20.00 (lunedì chiuso-domenica su appuntamento).
C.D.
sasso
lino
“Chi sono?”. Simone Ferrarini ai ‘Magazzini’
Nell’immaginario di tutti c’è una musa che accompagna la mente in
azioni chimeriche.
Non è Clio, musa della storia, non è Euterpe, musa della lirica, non
è Urania, musa dell’astronomia, ma è la sconosciuta senza volto e
senza nome che appare quando meno te lo aspetti, ti guida nel parnaso dell’illusione e scompare riportandoti alla realtà.
La trovi nella sala degli specchi deformanti dove libero da inibizioni
esistenziali puoi girare in tondo, a braccia aperte, quasi ad ubriacarti ed almanaccare su quello che vorresti.
Nell’installazione di Ferrarini tutto ciò è una verità palpabile e induce lo spettatore a riflettere sugli aspetti quotidiani dell’essere; libero
da ogni affanno riesce ad andare oltre e leggere tra le pieghe del futuro un probabile senso ad un destino ineluttabile.
L’artista per realizzare la sua narrazione attinge all’arte rinascimentale dando valore plastico ai chiaroscuri dei volti e nello stesso tempo
andando oltre la plasticità dell’imitazione del verso. Testimoni del
nostro tempo, gli stessi volti, includono trasfigurazioni e soggettività ad una interpretazione della realtà, come pure alcune immagini
per la loro scenografica rappresentazione e per il grottesco
modo di porsi di fronte alla realtà attingono al mondo barocco,
dove inventiva e lucide trasfigurazioni delle situazioni, animano le scene.
I Magazzini Criminali presentano una visione artistica che
va oltre la rappresentazione
scenica e pone lo spettatore di
fronte alle domande anziché
dare delle risposte. I volti
monumentali, ritratti dell’autore stesso, aiutano a scavare nel
profondo di ciascuno di noi.
La mostra è visitabile dal 2 al
31 dicembre nei giorni di
sabato e domenica, nelle fasce
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i vostri scritti
Questa sezione sarà dedicata alla creatività dei lettori.
Mandateci i vostri racconti (max 6000 battute) o le vostre poesie a
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INTERCETTOPOLI
DI
Continuiam questa raccolta
che speriam sia ben accolta,
con il grande tormentone
di ‘sta arida stagione.
Se torniamo un poco indietro,
cioè ai tempi di Di Pietro,
costatiam che i gran successi
dei P.M. nei processi,
eran sempre conseguiti
con l’aiuto dei pentiti.
Oggi invece i magistrati,
per colpire gli indagati,
a supplire a ‘sta funzione
usan l’intercettazione,
che è un valido strumento,
superiore al pentimento,
che permette di incastrare
chi usa male il cellulare.
‘Sto diabolico congegno,
che aiuta in ogni impegno,
è la trappola infernale
per chi opera nel male.
Viene dato agli scolari
fino dalle elementari
per usarlo a dismisura
sino alla… sepoltura.
Ormai ogni cittadino,
che ha il suo telefonino,
sa che, anche se illibato,
può venire intercettato
e finire sulla stampa,
che di scandali oggi campa,
10
accompagnati da qualche nota biografica e, se volete,
da una fotografia (o un disegno, etc.) da affiancare al testo.
Grazie e buona lettura…
SERGIO BUFFAGNI
e può essere sputtanato
senza essere indagato.
Della “privacy” il garante
troppo spesso è latitante
così ché son pubblicati
i colloqui assai privati,
anche se non pertinenti
alle indagini pendenti,
ed è quindi una vergogna
esser messi già alla gogna
prima d’esser processati
ancorché solo indagati.
I mass media sono pronti
a diffonder senza sconti
anche ogni turpiloquio
che si ascolti in un colloquio
come stronzo culo e cazzo
e, seguendo questo andazzo,
si omologa un linguaggio,
che al buon gusto rende omaggio.
Iniziò questa stagione
con il grande polverone
dei “furbetti di quartiere”
dove qualche gran banchiere
favoriva col raggiro,
come abile fachiro,
degli amici le cordate
alle banche o alle testate.
Venne poi quell’alluvione
che inondò tutto il “pallone”
e sconvolse i risultati
dei recenti campionati.
Poiché solo con gli appoggi
dell’onnipotente Moggi
si vincevan gli scudetti
con l’ausilio dei fischietti
che, da lui condizionati,
davan falsi risultati.
Così allora qualche squadra
accusata di esser ladra
ebbe come punizione
anche la retrocessione.
Poi per vincere la noia,
scoppiò il caso del Savoia
che andrà sotto processo
perché amava troppo il sesso.
Lui incitava le monelle
a far porno marachelle
e alterava il borderò
di un noto casinò
controllando la gestine
delle slot site in Campione.
Fu in questa circostanza
che ebbe molta risonanza
la “concussione sessuale”
che un P. M. assai geniale
inventò quale reato
per aver telefonato
a ragazze ben disposte
a udir certe proposte
e il rapporto pellegrino
era col telefonino.
Ma il caso più eclatante
fu l’inchiesta riguardante
tutto il Sismi e il suo operato
per aver collaborato
col servizio americano
a rapire l’egiziano.
Si son dati ai quattro venti
tutti i nomi degli agenti
per presunte discrasie
fatte dalle nostre spie
si da rendere fittizi
i segreti dei servizi.
Telecom che tutto ascolta
è in ‘sto affare assai coinvolta
e il suo manager migliore,
sopraffatto dal timore,
per uscir dalla partita
si è privato della vita.
Non si sa la conclusione
di ‘sta torbida questione
ma a guardare i tristi effetti
degli eventi sopraddetti
resta solo da sperare,
senza tanto ritardare,
che una legge sia varata
perché venga tutelata
di ognun la “privatezza”
se non c’è colpevolezza.
Ed infin anche la stampa
coi diritti che essa accampa,
pur in tutta libertà,
usi un po’ di sobrietà
senza fare sui giornali
ciò che spetta ai tribunali
e non siano divulgati
fatti troppo delicati
quando ancora in istruttoria
sol per dare un po’ di gloria
ai P.M. narcisisti
o a ambiziosi giornalisti.
Sergio Buffagni, sassolese
d’adozione, pensionato,
si diletta da anni a scrivere
filastrocche.
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Sulla strada che porta al Castello di Montegibbio, sorge il Monastero delle
Carmelitane Scalze di cui i più non sanno tanto. Il Sassolino, con questa intervista
alle monache che ci vivono, cercherà di conoscere meglio la sua realtà
Il monastero delle carmelitane visto dall’alto
Sorelle, potete riassumerci
la storia del Vostro monastero?
Il Monastero delle Carmelitane Scalze di Sassuolo è
intitolato a Maria SS. Immacolata e a San Giuseppe. Il
Monastero nasce a Modena
il 19 marzo 1652 ad opera di
Matilde Bentivoglio. Nel
1798 fu soppresso da Napoleone e l’8 marzo 1859 rinasce grazie alla Principessa
Maria Beatrice D’Este, sorella del Duca di Modena Francesco V. Nel 1952 grazie
all’aiuto del dott. Marazzi e
di don Mario Prandi, il
Monastero fu trasferito a
Sassuolo (provincia di MO
ma Diocesi di RE), dove
Monsignor Socche pose la
prima pietra nel 1954. Nel
Monastero vengono conservate le spoglie della Venerabile Maria Francesca dello
Spirito Santo, al secolo la
Principessa
Eleonora
D’Este, figlia di Francesco I
Duca di Modena.
Che differenza c’è tra un
convento e un monastero?
Il convento è un luogo in cui
convergono varie realtà: in
esso i singoli, suore o frati, si
ritrovano dopo aver compiuto opere di apostolato diverse. Il monastero è abitato
sempre da una comunità, ma
i singoli membri trascorrono
la loro vita all’interno.
In particolare, il Vostro
ordine, di clausura, delle
Carmelitane Scalze, quali
caratteristiche ha?
Essere Carmelitane Scalze
significa avere una vita contemplativa, che privilegia il
rapporto con il Signore.
E’una vita di preghiera unita
alla vita fraterna di comunità: ci sono momenti di preghiera, momenti eremitici di
solitudine, momenti di
comunità e momenti di lavoro.
Sul vostro sito internet
scrivete “Nessuno è solo,
perché c’è sempre una speranza, un senso profondissimo nell’intera creazione”. Ci potete spiegare
meglio?
Noi cerchiamo di tenere viva
la speranza, che è la presenza stessa del Signore. Vorremmo che la gente, nel
nostro stile di vita così legato
al Signore, in una serenità
fondamentale, cogliesse un
segno dell’esistenza di Dio
nella storia di ogni uomo.
Con quali risorse vi mantenete?
La nostra attività principale
ruota attorno alla produzione di ostie e particole. Poi
riordiniamo la biancheria
degli altari e confezioniamo
corone per rosari. Tuttavia
ciò non copre le nostre spese.
Il resto è affidato alla generosità delle persone che desiderano aiutarci.
Come si diventa monaca?
Innanzitutto si fanno incontri preliminari con la persona
interessata, per una prima
conoscenza. Dopo un periodo trascorso all’interno del
monastero, fino ad un massimo di tre mesi, l’aspirante
monaca può iniziare il lungo
cammino, almeno sei anni,
che la condurrà a prendere
una decisione definitiva. Le
strade per arrivare qui possono essere le più diverse, ed
anche le esperienze vissute
variano da persona a persona. L’elemento comune,
nella decisione di diventare
monaca, è la certezza di
voler spendere la propria vita
nella preghiera, che è un
bene di importanza assoluta
per sé e per i fratelli.
Avete un ordine gerarchico
all’interno del monastero?
Si, ogni comunità ha una sua
Priora (la Superiora) che
viene eletta ogni tre anni. Poi
c’è un consiglio composto da
quattro sorelle e il capitolo,
costituito dalle sorelle che
hanno già dato i voti definitivi. Per quanto riguarda il
Noviziato, esso è affidato
alla “Madre Maestra”, che
ha un suo specifico compito
verso di loro.
Cosa significa essere monache oggi?
Rispetto al passato, forse è
più difficile conoscere e comprendere questa esperienza.
Un tempo la vita contadina
si avvicinava di più a quella
monastica, le stesse famiglie
erano delle comunità numerose. Oggi, invece, ognuno
ha una vita più individuale
ed autonoma e l’esperienza
di vivere in comunione in
una comunità non si fa spesso. Comunque io credo che
quando si coglie il gusto di
questa esperienza, la bellezza della fatica, se ne comprenda il senso: un incontro
con il Signore possibile per
tutti.
Antonio Socci ha definito,
in un suo articolo, anticonformiste due sue amiche che
avevano deciso di entrare
nel monastero di clausura
delle Clarisse. Voi vi sentite
anticonformiste?
Nel senso di andare controcorrente forse sì, anche
rispetto al mondo che ha
perso di vista certi valori.
Una volta presi i voti definitivi, è difficile mantenere la
propria strada?
L’uomo è debole e il dubbio
fa parte della vita umana: per
questo, una decisione per la
vita deve essere sostenuta e
aiutata dalla comunità. Inoltre se la scelta era profondamente sentita, crediamo che
il Signore ci aiuti a mantenerla.
Voi sembrate serene, è proprio così?
Come tutti gli uomini anche
noi abbiamo dubbi, fragilità,
dolori e incertezze, ma in
questi momenti c’è il sostegno della comunità che ha il
suo punto di forza nel riferimento al Signore, che è fedele.
Avete qualche insegnamento da dare a noi che siamo
“fuori”?
Non è proprio nel nostro
stile quello di insegnare: noi
abbiamo una condizione di
vita silenziosa, noi viviamo,
ma non predichiamo. Se noi
possiamo insegnare qualcosa
lo facciamo con la nostra
dedizione al Signore, con il
nostro modo di vivere.
Avete qualche aneddoto
particolare da raccontare,
accaduto nel Vostro monastero… e magari qualche
miracolo?
Se si pensa ai miracoli intesi
nell’accezione comune, non
ce ne sono stati.. Comunque
la nostra stessa vita è un
miracolo non di poco conto.
Poi la quotidianità di diciotto donne dai 28 ai 100 anni
che stanno insieme è già di
per sé una prova dell’esistenza di Dio!
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il sassolino nella scarpa
...la parola ai lettori
Stop alla crociata anti biciclette
Caro direttore de Il Sassolino,
credo potrebbe concordare con me che in una città che sopporta flussi di traffico statisticamente paragonabili solo ai grandi centri industriali del Veneto o della Germania, che accoglie ogni giorno circa
10mila camion sulle sue strade, che ha uno dei tassi di inquinamento da traffico su ruote più alti della
nazione, ogni iniziativa volta a favorire le biciclette dovrebbe essere salutata con un’ovazione.
Siccome la città in questione è Sassuolo, dove i percorsi del sostegno e della protesta assumono traiettorie il più delle volte inspiegabili, in questi ultimi mesi invece assistiamo a una vera e propria crociata contro le biciclette e pro-auto.
Siamo reduci da una strenua battaglia perché i ciclisti che transitavano sotto i portici di piazza Garibaldi venissero multati; leggo poi nei programmi del Comitato centro storico l’intenzione di impegnarsi per impedire il transito delle biciclette sui viali del Parco Ducale; di più, abbiamo assistito a
campagne feroci che contestavano la realizzazione di piste ciclabili in sicurezza, per garantire la salvaguardia di tre (numero 3) tigli (in via Mascagni e anche nella pericolosissima via Radici).
Ora, la campagna anti-biciclette sotto i portici era insensata: le due ruote passavano lungo quello spazio semplicemente perché la piazza era completamente chiusa per lavori: ora che la piazza è completamente aperta nessuno trova più agevole pedalare sotto i portici piuttosto che in una piazza completamente vuota; il Parco Ducale poi, esiste dal 1600 e le biciclette dal 1800 e a memoria d’uomo nessuno ricorda un incidente grave che abbia coinvolto frequentatori del parco e ciclisti in transito sui
lunghi, ampi e spaziosi viali che lo attraversano.
E’ invece nota la pericolosità di numerosi incroci e tratti di strada cittadini, dei quali viene però contestata la revisione e la messa in sicurezza (via Marini e viale Della Pace, largo Verona, tanto per fare
due esempi). E parimenti vengono contestate le misure anti-smog, le zone a traffico limitato.
Insomma, in una città che ha quasi due macchine per abitante e un tasso di inquinamento paragonabile alla tangenziale di Mestre, la “lotta di popolo” punta a permettere alle auto di circolare dove,
come e quando vogliono; e vietare dove possibile il passaggio alle terribili e dannose biciclette. Può
succedere solo a Sassuolo, credo.
GABRIELE BASSANETTI
La pista ciclabile di Via Indipendenza
passatempo
CRUCIVERBA SASSOLESE
chi più ne ha, più ne metta!
In corsivo, le definizioni sassolesi
Orizzontali
1. Giuseppe, autore del bronzo di Piazza Piccola (vedi foto) – 8. Massimo, laterale bianco-celeste – 9. Nota Bene – 10. Derek, attrice californiana – 11. Il padre de “Il brutto
anatroccolo” – 13. Felino d’oltreoceano – 14. Da seguire – 15. Un signore “qualsiasi”
– 16. La pace nel cuore – 17. Lecco per l’Aci – 19. Sigla utilizzata per le polveri sottili – 20. Gemelle in sella – 22. Votavano Craxi – 26. Augurio sassolese per il 25 dicembre – 27. Ultimamente, uno dei consiglieri comunali più inquieti – 33. Le iniziali di
Licheri, giudice tv – 34. Per ora.
Verticali
1. Canti popolari ad una o più voci – 2. In mezzo ad un’orda – 3. Bryan, rocker canadese – 4. La religione di Zeman – 5. Obblighi – 6. Risolvere – 7. Lumetti, parroco cittadino – 10. Lettera greca – 12. Un po’ stanco – 15. Concitazione – 18. Personaggio
di Sylvester Stallone – 19. Si ripete se “chi più ne ha più ne metta” – 21. Allucinogeno di sintesi – 23. Ciò che vende scalda – 24. Luna senza vocali – 25. Prova – 27. Simbolo chimico del Samario – 28. Le hanno pecore e camosci – 29. Poco ampio – 30.
La fine del male – 31. Acronimo di destra – 32. Bonnie Tyler
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Chiediamo una risposta per i progetti di qualificazione scolastica
Ci troviamo fortemente in disaccordo con i tagli che da tre anni il Comune sta apportando alle
scuole dell’infanzia e primarie di Sassuolo, colpendo in particolare i progetti di qualificazione
scolastica, i trasporti per le uscite didattiche e l’acquisto di nuovi arredi e attrezzatura scolastica. Nell’incontro tra una delegazione del 2° Circolo composta da insegnanti, genitori e dal Dirigente Scolastico con il Sindaco e l’Assessore alla Pubblica Istruzione è stato presentato un documento sottoscritto da più di 1000 firme, tra cui anche docenti e genitori del 1° Circolo, dove si
chiede di mantenere attività importanti nella scuola e semmai di potenziarle; a fronte della sollecitazione il Comune si è impegnato a valutare la richiesta nella discussione del nuovo bilancio.
Per questo crediamo importante ribattere il nostro punto di vista. L’Amministrazione ha sostenuto di aver aumentato gli investimenti per la scuola, nello specifico per il servizio mensa, per il
trasporto scolastico e l’assistenza ai portatori di handicap oltre che per la costruzione della
nuova scuola materna. Siamo tutti d’accordo sulla necessità e l’importanza di tali investimenti,
ma riteniamo al contempo che le attrezzature ed i progetti di qualificazione scolastica non possano essere accantonati perché reputati un arricchimento della progettazione, un supporto ai
docenti nell’attività didattica e rilevanti nella formazione dei futuri cittadini. Per questo chiediamo di mantenere gli investimenti anche per quell’ambito.
IL CONSIGLIO DI CIRCOLO DEL 2° CIRCOLO DIDATTICO DI SASSUOLO
lino
SCRIVETECI!
Tutte le critiche
verranno ascoltate;
le lettere ed i messaggi
più significativi
saranno pubblicati
[email protected]
asms
320.8482069
"E i nomi?"
Ve bene caro Caselli,
è tutto vero. Ma almeno un
nome, un brivido, ce lo
poteva regalare!!!
BOB-A-DUE
“Tanti giovani abitanti e pochi cittadini”
Leggo spesso e volentieri il vostro giornale, ritengo abbia una sua valenza per conoscere fatti e misfatti locali attraverso interviste ad
imprenditori, assessori comunali, cittadini senza voce e commercianti.
Mi permetto però di segnalare che non ho mai letto nulla sulla partecipazione politica del cittadino o la responsabilità individuale nella
gestione della politica, pagata con soldi di tutti, condivisa spesso da pochi.
Analizziamo allora la mia esperienza pubblica, come Consigliere Comunale, iniziata nel Novembre del 2004: sposata felicemente con
figlio trentenne, due anziani da accudire, un lavoro gratificante.
Potrà sembrare strano, ma ho ritenuto importante fare anche questa esperienza, prima per me stessa poi come dovere di cittadina: ero
curiosa di conoscere i vari passaggi che portano un problema comune alla soluzione finale dello stesso, ed eventualmente, collaborare
per risolverlo.
L’impegno per tentare di comprendere l’arte della politica non è stato piccolo come pure, alla mia età, non è stato facile rimettersi a studiare leggi, regolamenti, statuti che regolano la nostra vita quotidiana.
La cosa più importante però che vorrei sottolineare è stata quella di sentirmi partecipe alle scelte politiche della mia città in prima persona, con tutti i rischi di impopolarità che questo comporta.
Si parla spesso del bisogno della gente di essere ascoltata dalle istituzioni; non sempre il politico riesce a farlo, ecco che noi Consiglieri
Comunali potremmo essere l’anello di congiunzione: è un ruolo scomodo, diventiamo parafulmine o cuscinetto fra esigenze quotidiane e
possibili soluzioni concrete.
Raccogliere le idee di cambiamento, nate fra la gente, cercare di illustrarle, farle recepire nella “stanza dei bottoni” non è così semplice, è
snervante, spesso avvilente, ma sta proprio in tutto questo la sfida che più mi stuzzica…
Molti giovani non conoscono l’Educazione Civica, antica materia scolastica, nella quale veniva insegnato il valore dell’appartenenza ad
uno Stato, si studiava la storia dei partiti, la Costituzione e la composizione del Parlamento.
La conseguenza inevitabile è quella di avere tanti giovani abitanti di Sassuolo e pochi cittadini.
Oggi ci sono a Sassuolo molti diritti e troppo pochi doveri: siamo arrivati al capolinea della politica.
I vecchi partiti si sono trasformati ma continuano a restare sempre più soli, c’è bisogno di nuova linfa per ridare senso alle istituzioni, dobbiamo abbandonare l’idea che fare politica è cosa SPORCA, impariamo invece a pensare che è necessario il contributo di tutti per gestire
qualcosa che è anche nostro: il nostro Comune.
A 52 anni, è pazzesco pensare di iniziare un’attività pseudopolitica, ma se, alla fine della mia esperienza, qualche giovane raccoglierà il
mio scomodo testimone, allora sarò soddisfatta, perché avrò trasmesso anche a lui la mia grande voglia di partecipare alla vita pubblica,
conscio di essere un cittadino di Sassuolo, un cittadino europeo o del mondo….
Grazie per aver letto queste considerazioni a me così care.
ANNALISA SIBANI
CONSIGLIERE COMUNALE DS-INDIPENDENTE
"Dove la metto..."
Non trovo mai parcheggio
neanche a pagamento,
come si fa a parcheggiare
in centro? Pubblicatelo
sul giornale. Grazie.
UN LETTORE
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tel 059.345353
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dal 8/12/2006 al 7/01/2007
l’oroscopo
di Mirella Barchi
ARIETE (21/03-20/04)
LEONE (23/07-23/08)
atale
Buon N
mia!
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SAGITTARIO (23/11-21/12)
Anche se è Natale, siete arrabbiati con il prossimo…
Amore: in questo periodo la gentilezza non è il vostro forte....
Lavoro: tanti piccoli doni per i colleghi che vi sopportano...
Salute: Attenzione ai vizi della gola
Sorprese inaspettate…
Amore: siete scorbutici anche per le feste
Lavoro: importanti obiettivi
Salute: limitate le proteine a favore di frutta e verdura
Il periodo giusto per cambiare… (Buon compleanno!)
Amore: gran voglia di stimoli nuovi
Lavoro: più cauti e bilanciati...
Salute: consigliati tennis e corsa
TORO (21/04-20/05)
VERGINE (24/08-22/09)
CAPRICORNO (22/12-20/01)
Ultimamente siete un po’ distratti...
Amore: consolidate relazioni vecchie e nuove
Lavoro: slancio alle finanze!
Salute: attenzione a non abbondare con zuccheri e carboidrati
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Riscoprite che la vita può essere un’avventura
Amore: non rischiate azzardi, potreste non essere premiati...
Lavoro: nuovi interessi…
Salute: rimediate un calo di energia...
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Riaffermate la vostra libertà di pensiero!
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Lavoro: cercate di essere un pochino più furbi…
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Spese pazze in allegria!
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Lavoro: riorganizzatevi
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