Il senso della storia

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Il senso della storia
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Il senso della storia
La fine di un sogno
Da una riflessione su un discorso di Tony Blair
La modernità è ottimismo e progresso, ora le democrazie ricche ed evolute si richiamano
alla post modernità che si pone come rottura di quella continuità.
Qualcosa erode il consenso e la fiducia, la fine del progresso inteso come moto inarrestabile della storia la fine di un sogno e delle ultime mitologie per una vita senza sogni.
Alcuni hanno preso la libertà senza la responsabilità.
Il liberalismo intoccabile del 68 viene ora chiamato in causa per spiegare il malessere di
una società di persone educate senza disciplina, senza modelli appropriati e senza alcun
senso di responsabilità verso gli altri.
Liberare la cultura degli anni 60 dai pregiudizi culturali è il primo passo per formulare un
compiuto giudizio sul novecento, il secolo delle ideologie e dei loro frutti, il cui sapore
amaro ancora si fa ancora sentire, senza dimenticare che non è sono solo protesta, poiché
da essi nacquero convinzioni che portarono precise formule giuridiche e hanno inciso sulle
coscienze e i comportamenti dei popoli per una complessità non ancora risolta dove è necessario un ripensamento dei comportamenti sociali ed individuali.
Da Pio Crocchi, Avvenire 21 luglio 2004
La storia, maestra della modernità
Che il presente e il futuro di un popolo dipendano dalla sua storia è certezza costante
nei secoli.
Cicerone
Storia maestra di vita
Ibn Khaldun (1374)
La dove c’è comunicazione la c’è la città che è l’apice della vita associativa e trae la sua
forza nella condivisione profonda del senso delle origini.
La città nasce alle origini per rendere più agevole la vita quotidiana dei popoli, raggruppa
mestieri indispensabili e complementari, offre le maggiori opportunità allo scambio, favorisce l’armonie delle intelligenze ed il consenso delle volontà che forma lo spirito di comunità.
Manzoni
La vita dei popoli, al contrario di quella degli individui, ha tanto più avvenire quanto più
ha passato.
Chi si adoperasse per migliorare l’avvenire, si desse indietro per saltare più risoluto in avanti, per un progresso che fosse evoluzione e non rivoluzione.
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Paul Valery
Il futuro ha il cuore antico
Paolo Sarpi
L’imbecillità delle cose umane, nelle quali il più delle volte s’incorre in estremi detrimenti,
donde furono prima ricevuti supremi benefici.
Simone Weil
I dominatori fanno un’erosione occulta dello spirito urbano per far diventare le genti sottomesse e straniere nella loro patria.
Mario botta
Oggi qualunque località nel mondo intero è facilmente raggiungibile facendo perdere la
propria identità territoriale, che rende ognuno smarrito ed orfano rispetto i valori nei quali
si poteva identificare.
La cultura moderna sta azzerando le differenze che erano la ricchezza delle città.
La speculazione delle aree scaccia il bene comune.
Occorre ritrovare le nozioni di centro e di limite testimoni della memoria.
Cosa succede quando non si hanno radici
Oggi stiamo vivendo il fenomeno della globalizzazione, ossia l’apertura delle frontiere ai
cittadini e alle merci dei paesi più poveri e questo, come insegna la storia, comporta anche
cambiamenti epocali.
A livello culturale essa si ferma a livelli superficiali, di natura commerciale o legati al mondo dello spettacolo o del costume, anche se tende a rendere universali alcuni i diritti civili, quali i grandi temi dell’etica, il senso della giustizia sociale, la libertà e il bene comune,
ma non incide sulla necessità di ognuno di avere radici che si alimentino dalla memoria
famigliare e nazionale, fatta d’arte, alimentazione, valori religiosi e letteratura.
La storia insegna che se non si coltivano le sue radici un paese può assistere a fenomeni di:
sostituzione in determinate aree dei residenti con nomadi coi loro valori
presenza di cittadini senza orgoglio, per mancanza di senso di appartenenza, di storia
e valori comuni
appannamento dello spirito di comunità e di solidarietà
tentazione dell’autarchia che non è mai stata sintomo né di libertà né di democrazia
eliminazione di ogni rete collegata al territorio vista come un ostacolo al progresso
esaltazione della mobilità senza legami col territorio
tendenza a trasformare i contatti verso l’altro in contatti virtuali, senza alcun contatto
fisico come in un teatro digitalizzato dove ogni personaggio è una maschera
tendenza di ciascuno alla chiusura in sé stessi con una corporalità ostentata senza pudore o straziata col terrorismo
perché si dimentica che:
negare ad un uomo il riferimento alla sua cultura tradizionale significa negare la sua
umanità ossia il senso di appartenenza ad un ambiente, ad una storia, ad una missione
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comune, che le antiche forme della comunità assicuravano
la famiglia con i suoi vincoli parentali, con la rete del vicinato e col senso della patria,
comunicano il senso della vita e creano lo spirito di comunità
solo chi ha radici sa aprirsi all’altro poiché dalla sua storia trae il senso del suo esistere
pensare globale significa rispondere agli stimoli con le esperienze e gli stimoli ricevuti
dal pensare locale, ambito della tradizione, della educazione famigliare, della prima
memoria e dell’affinamento dei sentimenti
il bisogno di continuità generazionale consente di avere le basi su cui costruire il confronto con altre culture, per scambiare il meglio del proprio patrimonio ereditario a benefico dell’intera umanità non per un’unica cultura, ma per il multiculturismo che parte dal senso del destino comune a tutti e dalla abolizione delle esclusioni
integrare non vuol dire assimilare ma condividere valori esenziali, sovraetnici e condivisibili
in una società stabile che crede nei suoi valori è più facile l’integrazione.
Oggi si cerca di sostituire i valori della continuità e dell’appartenenza con quelli della competitività e flessibilità, con un rapporto fragile con l’eterno, col ciclo naturale della vita, col
il succedersi delle generazioni.
Tutto questo porta alla curiosità verso l’altro con senso di:
insicurezza verso l’estraneo
paura della vecchiaia
violenza urbana
perdita del legame con l’ambiente, la nostra seconda pelle
abbandono dei valori perenni
Nei paesi, dove la multicultura è più avanti, esistono basilari e forti riferimenti storici ed
ogni persona è libera di scegliere i propri riferimenti culturali, purché accetti di non interferire con i diritti altrui, non violi la legge e non pretenda di rovesciare i valori centrali della società.
Bisogna contrastare le culture che combattono le altre ed impediscono l’adattamento reciproco, la convivenza e il dialogo nella consapevolezza che ogni comunità, dalla famiglia
allo stato si sorregge sull’accettazione del principio che chi scambia, cambia.
Trovare Dio nella bellezza
La gloria di colui che tutto move
per l’universo penetra e risplende
in una parte più e meno altrove
Paradiso canto I (Dante)
La bellezza è un invito ad ogni uomo ad avere uno squarcio sull’aldilà che ci induce allo
stupore, alla gratitudine alla gioia per lasciarci all’abbraccio festoso della verità.
È compito degli artisti carpire dal cielo i suoi tesori e rivestirli di parole, colori, suoni, forme per darci il senso del mistero.
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Noi possiamo amare solo ciò che è bello perché il bello attrae, affascina, emoziona, è gratuito porta alla contemplazione, rompe gli schemi dell’utile, dell’ansia di fare, del valore
del tempo e del denaro.
L’umanità senza la bellezza sarebbe triste e non potrebbe sfiorare l’infinito, perché il vero e
il bene sono uniti dalla bellezza.
Italia è il paese delle memorie, ancor fresche e diffuse anche nei piccoli paesi, che sono segno di speranza, eredità in gran parte cristiana di una cultura millenaria ricchissima basata
su valori e principi universali oggi non più condivisi, che costituisce l’eredità che noi dobbiamo comprendere perché non prevalga il pensiero che tutto si esaurisce nel presente e
resti una società senza futuro.
I luoghi sacri sono luoghi dove ammirare cantici di pietra, colori, parole e suoni, dove ritrovate lo stupore religioso davanti alla bellezza e alla saggezza, dove contemplare il vero
tramite la bellezza, il silenzio e la preghiera che è segno della salvezza che ci viene dalla
redenzione anche quando esprime i drammi dell’esistenza.
È una sfida all’indifferenza e all’imbarbarimento dei rapporti, alla sfiducia, alla rassegnazione e al pensiero senza futuro, segni di un evidente decadenza dovuta alla mancanza di
passione per la verità e ad una babele di pensieri supportati da giornali e televisione, che
non sanno andare nella profondità delle cose.
L’uomo di oggi, come l’uomo del medioevo ha una cultura visiva, ma allora le immagini
erano inni alla bellezza ora sono spesso spazzatura poiché tanta arte non ha più nulla a che
vedere con la bellezza.
Oggi si è disposti a vedere opere d’arte lontane ma ad ignorare le bellezze del luogo in cui
viviamo, che rappresentano la storia, il genio della nostra terra e della nostra gente, eredità
da consegnare ai nostri figli, perché non vada perduta la nostra speranza d’infinito.
Nel cuore di Dio c’è l’amore che a noi si esprime con la bellezza che può cambiare il volto
stesso delle nostre città e che ci porta a dire: A che serve una strada se alla fine non c’è
una chiesa?
Tratto liberamente dall’articolo di Giovanni Gazzaneo:
L’orizzonte dello stupore, Luoghi dell’infinito maggio 2004
La nostra meta: il Paradiso
Dov’è l’amor che move il sole e l’altre stelle
Ciò ch’io vedeva mi sembrava un riso
de l’universo; per che mia ebbrezza
intrava per udir e per lo viso.
Oh gioia! Oh ineffabile allegrezza!
oh vita integra d’amor e di pace!
oh sanza brama sicura ricchezza!
canto XXVII del paradiso (Dante)
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Tutte le religioni sono ispirate al principio che la felicità sta nel sacrificio per il prossimo
che avrà come premio il paradiso.
Il termine Paradiso, che significa soltanto giardino fertile, fiorito e recintato, ha preso il significato più ampio del luogo dell’immortalità e ha origini antiche:
• dal persiano: Pairidaeza
• dall’ebraico: Pardes
• dal greco Paràdeisos
• dal assiro Pardesu
Le ideologie del 900, che hanno iniziato con la negazione di Dio e con le loro illusioni ora
svanite, volevano costruire il paradiso sulla terra e hanno realizzato l’inferno mentre oggi
per paradiso si intende l’ideologia del consumismo sfrenato e del possesso e così il paradiso, che sembrava dimenticato, rispunta oggi col terrorismo come premio ai suoi martiri.
Il paradiso nelle sacre scritture
Antico testamento
Giobbe:
• Pur nella mia carne vedrò Dio
• Contemplerà il suo volto con gioia
• La mia vita rivede la luce
Isaia:
• Ma i tuoi morti rivivono, i loro cadaveri risuscitano. Svegliatevi e rallegratevi voi che
giacete nella polvere, perché la tua rugiada è una rugiada di luce, e la terra restituirà i
suoi defunti
• Quando vedrete queste cose i vostri cuori saranno nella gioia
Ezechiele:
• Vieni, o spirito, dai quattro venti e spira su questi morti, perché rivivano!
Daniele:
• Risorgerai per la tua sorte alla fine dei tempi
Nuovo testamento
Dal Vangelo
• Beato chi mangerà il pane nel regno dei cieli
• Accumulate tesori nel cielo
• Allora i giusti splenderanno come il sole nel regno del padre mio
• Alla risurrezione .. si è come angeli nei cieli … ed essendo figli della risurrezione saremo figli di Dio
• Venite benedetti del Padre mio, riceverete in eredità il regno preparato per voi fin dalla
fondazione del mondo
• Rallegratevi che i vostri nomi sono scritti nei cieli
• Io preparo per voi un regno …possiate mangiare e bere alla mia mensa nel mio regno
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•
•
Padre, voglio che anche quelli che mi hai dato siano con me dove sono io, perché contemplino la mia gloria
Oggi stesso sarai con me in paradiso
San Paolo
• si semina il corpo corruttibile e risorge incorruttibile
• nella dimora eterna … ciascuno avrà la ricompensa
• trasformerà il corpo della nostra umiliazione, rendendolo simile al suo corpo glorioso
• anche voi apparirete con lui nella gloria
• prenderà con sé tutti quelli che sono morti in Cristo
Apocalisse
• Un cielo nuovo e una terra nuova
• Egli asciugherà ogni lacrima dai loro occhi
Ma cosa ne pensa la gente oggi?
Paradiso, come non ti sappiamo amare!
Se per falsi specchi d’illusione. (Lippi Massimo)
Il paradiso non è un luogo ma uno stato d’animo (Divo Barsotti, comunità figli di Dio)
Il paradiso è l’oltre, la scienza trova il limite, oltre solo la fede (Angelo Branduardi, catautore)
Il paradiso o il nulla (Elisabetta Bianchetti, stilista)
Come guardare negli occhi un innamorato (Pino Pedano – scultore e designer)
Vivere nello spirito delle beatitudini per gustare un anticipo del paradiso (Abbè Pierr,
comunità Emmaus)
Il paradiso è abbandonarsi nelle sue braccia come in amore (Pamela Villoresi, attrice)
Il mondo a venire, dove trovano riparo le anime dei buoni come angeli, in contrapposizione all’inferno come luogo di punizione o dannazione dei cattivi (paradiso ed inferno
per gli ebrei)
Il giorno in cui sorgerà l’ora, in quel giorno gli impostori saranno perduti, vedrai ogni
comunità genuflessa. Ogni comunità sarà convocata davanti al suo libro. Oggi sarete
retribuiti per le vostre azioni (Paradiso e inferno dei musulmani)
Quando mangi un frutto devi chiederti: chi ha piantato l’albero? (Proverbio vietnamita)
Tutta la luce ch’è nell’uomo va incontro all’ultima luce.
Nella luce si consuma l’incontro fra l’attesa dell’uomo e l’eterno. (da meditazioni e sentenze)
Come onde la tua riva tocchiamo. Ogni istante è confine tra l’incontro e l’addio. (da
All’Eterno di Margherita Guidacci)
Il puro amore
Guardiani delle sacre porte,
sarti di abiti celesti,
bevitori d’ambrosia: tutti, ma tutti,
si dissetano di Dio.
Corri incontro al puro amore!
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Non aspettare domani,
quando comparirai alla sua presenza,
a mormorare con le sue labbra:Dio
Yunus Emre (islam in preghiera)
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Giunta è la sera
È venuta la sera. Io sento
I greggi risalire,
calmi i poggi. L’aria
viene d’oliva, e il sole
alluminato addio …
Pronuncia dolcemente
ogni creatura se stessa
invocando la gloria di Dio,
e l’umile bene della notte,
e balsamo per ogni dolore
e sudore ed umiliazione.
Vorrei essere santo:
per dir che a nessuno
sarà revocato
alla mensa paterna
l’invito, ed il passo
ultimo sarà come il grido
felice del bimbo
infinitamente abbracciato …
È venuta la sera. Sento
l’ultimo vento farsi
per me notte.
Enzo Fabiani
(da Luoghi dell’infinito, giugno 2004)
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