vittorio viviani - Teatro di Messina

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vittorio viviani - Teatro di Messina
VITTORIO VIVIANI
in
SONG O NOT SONGS
Serie di miserie semiserie
Teatro-Canzone
SONG O NOT SONGS
2012
Serie di miserie semiserie
di Vittorio Viviani
DUE NOTE
Song o not song è un pastiche linguistico fra l’inglese e il napoletano: da “Essere o
non essere” a famose canzoni straniere riscritte in napoletano giocando
sull’assonanza linguistica.
Qui la realtà, sociale e politica, diventa oggetto d’ironia e sarcasmo; si
raccontano gli affannosi eventi della vita quotidiana con amarezza tragicomica.
Song o not song è Teatro-Canzone civile.
Si canta e si recita il nostro mondo tenendo gli occhi verso il basso, narrando una
popolazione di dolenti: immigrati, zingari, operai, disoccupati, donne
emarginate…inguaiati. Appunto, nel gioco delle assonanze, My Way diventa “Guaje
mieje” (Guai miei).
Un impegno civile trattato con mano lieve e ironica, tenendo presente il
principio di Voltaire: “Non c’è miglior modo di pensare che farlo ridendo”.
Appunto, un divertente “pessimismo comico” dove si ride “sul serio”: meglio
ridere pensando che pensare a ridere.
Un cantante-attore vestito di nero, un pianista al pianoforte. Un volontario riferimento
a Yves Montand. E all’esistenzialismo. Però, a modo mio: il sopravvivenzialismo !
Vittorio Viviani
Mimmo Liguoro (giornalista TG3)
Vittorio Viviani: la sua linea artistica viene da lontano e si e' espressa,
lungo il tempo, in diverse formule sceniche. Nel suo reinventare classiche
canzoni di ogni paese - dai canti napoletani al brani della tradizione
francese o americana - si possono scoprire le tracce delle antiche
“macchiette”, dei canti a dispetto, e anche di quella “satira di strada” che a
Napoli aveva per palcoscenico piazze e cantoni, e per protagonista la
prontezza intuitiva di comici istintivi, a cominciare da Totò.
Vittorio Viviani è acuto osservatore della realtà politica e sociale, ne fa
oggetto di ironia e spesso di sarcasmo e di fronte al drammatici eventi
della vita quotidiana, la sua vena ripiega e diventa amara. Cabaret civile,
dunque, che trae alimento anche dalla esperienza della Francia, dove lo
spirito razionalista e disincantato circola nei teatri boulevardier. ma
Vittorio Viviani e' nato a Napoli, e perciò la sua sintesi umoristica, civile e
graffiante ha un registro più ampio e colorato.
GIANNI MURA (Giornalista “Repubblica”)
(da “Cattivi pensieri” 14/12/03)
…… Però resisto alla pigritudine. Per segnalare alle massaie e ai
superstiti lettori un libro e un cd che difficilmente troveranno su
un teleschermo. Il cd s'intitola “Song o not song” (ed. Bixio), Il sottotitolo
è “Serie di miserie semiserie”. L'ho preso alla cieca perché nel giochi di
parole ci sguazzo come un fischione. Vittorio Viviani, attore ( Albertazzi,
Proietti, per dire ) napoletano, nessuna parentela con Raffaele, canta lui
pure un Paese tenendo gli occhi bassi e parafrasando canzoni famose. Così
“My way” diventa “Guaje mieje” ed è la storia di un disoccupato, “La
Bohème”, “Lav’’o vetro”, “La vie en rose” “Marì,'un ècosa” e parla di fecondazione artificiale, “Et maintenant" "Ammuntunà" e parla di zingari.
C'è un gusto della contaminatio (l'allegria del naufrago) molto napoletano.
Dubito che Viviani segua Il percorso di Apicella, anzi scommetto che no.
NON SOLO TEATRO.IT
Giochi di parole in musica
(t.s.) - Con un gradevole spettacolo di e con
Vittorio Viviani, il Brancaccino - lo spazio ricavato
al terzo piano di Palazzo Brancaccio, ingresso
adiacente a quello del Politeama - ha inaugurato la
sua prima stagione (dopo quella di rodaggio e di
sondaggio dello scorso anno). Lo spettacolo è
"Song o not Song". Il titolo, che sprizza, come
tutto il resto, umori napoletanamente veraci, ne
anticipa il senso - Canzoni o non Canzoni (ma
anche, scespiraniamente: Sono o non Sono). E il
sottotitolo completa: serie di miserie semiserie.
Vittorio Viviani impegna il pubblico su un continuo
gioco di parole: prende la musica di canzoni
famose portate al successo da cantanti altrettanto
famosi, e sul filo di assonanze, rime, contrasti,
umoristiche strizzate d'occhio, palesi ironie (mai
intenti parodistici), la trasforma in una specie di
tappeto sonoro su cui tesse quelle che egli stesso
definisce "tragicommedie in musica".
Si rifà, tanto per citare a memoria, ad Ella
Fitzgerald, Jacques Brel, Bob Dylan, Billie Holiday,
Gilbert Becaud, Aznavour, la Piaf, Kurt Weil (e
Bertolt Brecht). Parte, sempre per citare, da "A
Paris" e arriva a "A Marì", da "My Way" arriva a
"Guaje mieje", da "New York" a "'Nu yogurt, 'nu
yogurt", da "Ne me quitte pas" a "Sto in affitt'ccà",
da "Yesterday" a "Vers' e sei".Alterna poi, a queste
canzoni, monologhi, improvvisazioni, battute
satiriche, dai toni più prettamente cabarettistici. E
se per quanto riguarda le canzoni si sorride, di
fronte a quest'altro aspetto interpretativo si può
ridere apertamente. Frutto, è legittimo pensare,
della professionalità acquisita in altre esperienze,
con registi importanti, accanto ad altri importanti
colleghi, e messa a frutto in questo impegno da
solista. Il pianista Stefano Scartocci interpreta con
correttezza le musiche in programma, seguendo
anche le fantastiche invenzioni di Vittorio Viviani.
Molti applausi e richieste di bis.
Vittorio Viviani ha inciso un disco intitolato “SONG O NOT
SON” con la Bubble ed. di franco Bixio e distribuito dalla
Delta Disk
Nel 2003 è stato in lizza per il Premio Tenco e ha vinto il
premio “Personalità europea” del Comune di Roma.
VITTORIO VIVIANI
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