bandiera final fantasy

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bandiera final fantasy
Giugno 2016
Numero 23
EDITORIALE
INDICE E REDAZIONE
Testimonianza di una generazione che non vuole
arrendersi - Pag. 3
Virus: come non parlare di scienza - Pag. 4
La buona (?) scuola - Pag. 6
Archetipologia della vita quotidiana - Pag. 7
Discussione quotdiana tra “braccio” e “mente” - Pag. 8
C’era una volta il cinema italiano - Pag. 10
Intervista agli Hermit - Pag. 11
Per chi ancora crede nella musica - Pag. 12
La fine o un nuovo inizio? - Pag. 14
La posta del cuore - Pag. 15
Questioni poetiche - Pag. 15
Oroscopo - Pag. 17
Giochi - Pag. 19
All’interno PUNTO DI FUGA, il nuovo inserto dei giornalini di
Lussana, Mascheroni, Sarpi e Secco Suardo!
DIRETTORE
Filippo Oggionni
SEGRETARIO
Francesco Zatelli
GRAFICA
Francesco Zatelli
Paolo Montevecchio
REDATTORI
Francesco Aliberti
Tommaso Aresi
Brian Arnoldi
William Botter
Giulia Burini
Michele Bonomi
Lorenzo Caldirola
Daniele Colombo
Anita Conti
Gianluca Cornago
Simone Gavazzi
Leila Gervasoni
Maria Alessandra Golino
Silvia Grandi
Mattia Guarnerio
Nicolò Guarnieri
Iris Locatelli
Laura Macor
Matteo Malvestiti
Paolo Mangili
Alfredo Marchetti
Beatrice Marconi
Francesco Marinoni
Anna Marinoni
Fabio Mauri
Mirko Menni
Leonardo Pedersoli
Riccardo Pirovano
Federica Ruggeri
Battista Salvi
Lorenzo Testa
Federico Toller
Tommaso Totaro
Samuele Valentini
RESPONSABILE SITO WEB
Fabio Mauri
In copertina: disegno di Margherita "Yoko" Finardi (account Instagram:
https://instagram.com/yoko_doingthings).
Testimonianza di una
generazione che non
vuole arrendersi
Filippo Oggionni
C
ari lettori di Quinto Piano,
abbiamo deciso di farvi un regalo: un
nuovo formato, più moderno e più colorato. Nonostante l’attaccamento nostalgico al bianco e nero, tipico della stampa
tradizionale, il direttore uscente si è lasciato convincere a sperimentare nuovi
stili grafici che, oltre ad essere un modo
innovativo per concludere il quarto anno
di vita di Quinto Piano, può rappresentare uno “spunto”per la Redazione futura.
E’ doveroso ringraziare il Prof. Avv. Ing.
Dott. (nonché poeta e tuttologo) Alfredo
Marchetti per aver spinto la redazione
tutta a spendere le ultime forze nel rinnovamento del giornale; un ringraziamento
speciale va soprattutto al segretario e grafico Francesco Zatelli, che ha sopportato –
oltre ogni aspettativa – le vessanti richieste del sottoscritto per un anno intero.
Nell’anno scolastico ormai agli sgoccioli,
abbiamo pubblicato complessivamente 7
numeri (per un totale di 85 articoli), senza
contare editoriali e poesie: probabilmente
il Quinto Piano più costante e produttivo
degli ultimi anni. Gli impegni scolastici
(e non) sono sempre tanti e scrivere sul
giornale della propria scuola costituisce
per molti una vera e propria impresa, tra
le scadenze da rispettare e il poco tempo
a disposizione per l’elaborazione dei pezzi. Nonostante ciò, mi preme dire che la
Redazione di quest’anno, a parte qualche
défaillance finale, è sempre stata molto attiva e partecipe, attenta alle esigenze del
giornale e sempre aperta al dibattito.
Mi piace pensare che il gruppo di Quinto
Piano, che si rinnova e si migliora di anno
in anno, sia il simbolo di una generazione
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che non si rassegna alle difficoltà del nostro Paese e alle insidie della modernità.
La scuola è pesante, ma c’è qualcuno che
non rinuncia al piacere di scrivere un pezzo su Quinto Piano, condividendo i propri pensieri, informando con giudizio i
lettori e creando uno spazio di confronto
su temi cari a noi studenti, futuri (ma anche attuali) cittadini del mondo. I piccoli
sforzi perpetuati e i modesti risultati conseguiti dal nostro giornale devono rappresentare un motivo di vanto per la comunità del Liceo Lussana e un segnale per
i nostri genitori, la generazione che, più
di noi, sembra essersi persa in un mondo
che tendiamo a distruggere, invece che a
conservare.
Chi ci legge tenga ben presente che a noi
giovani, persino nel 2016, piace lottare
per quello che riteniamo importante. Gli
sforzi di chi quotidianamente cerca di migliorare il mondo nella dimensione particolare (si pensi alla scuola, per esempio,
che negli ultimi anni è stata bersagliata
dall’ignoranza di molti dirigenti e dalle
insensate riforme ) e in quella più universale non sono vani: Quinto Piano ne è la
prova.
Una testimonianza modesta, ridotta e
imperfetta, ma pur sempre una testimonianza della virtù (nel significato latino
del termine) dei giovani in una società
che vacilla.
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ATTUALITÀ
ATTUALITÀ
versità San Raffaele erano la controparte
pro-vaccini. In questo modo si ottiene
una perfetta par condicio, più che giusta
quando si confrontano politici, ma per
nulla idonea per questioni scientifiche.
Queste ultime, infatti, si basano su studi
e ricerche svolti da esperti, corroborate
da prove e dati, non su mere opinioni
personali. Il fact checking, tanto di moda
a Virus e visto da molti come una novità,
è solo una rivisitazione del meccanismo
di peer review, che regola fin dall’Ottocento la diffusione delle scoperte scientifiche, passate al vaglio da un comitato
di esperti prima della pubblicazione.
In questo modo si evita che si affermino posizioni senza fondamento oppure
basate esclusivamente sulla reputazione
degli autori dell’articolo, come accadeva
quando vigeva l’aristotelismo (ipse dixit).
Quindi, adottare un format politico per
un tema scientifico è quanto di più deleterio si possa fare, dando al pubblico
l’illusione di potersi creare una propria
Virus: come non
parlare di scienza
opinione sul tema, quando in realtà l’evidenza scientifica è totalmente a favore
dell’efficacia dei vaccini, dopo decenni di
studi, ricerche e analisi. Infatti, il problema principale della divulgazione scientifica è far comprendere a tutti anche
quelle scoperte che in apparenza vanno
contro l’esperienza personale. Si pensi alla difficoltà nell’affermare concetti
come l’eliocentrismo o l’evoluzione, avversati per decenni prima di una definitiva affermazione. Al contrario del passato,
in cui il sapere scientifico era esclusivo di
una minoranza, oggi chiunque può informarsi ed approfondire le proprie conoscenze, basandosi su fonti accreditate
quali riviste scientifiche o saggi divulgativi, ma anche i festival scientifici come
Bergamoscienza. In questo modo eviterà
di incorrere in false speranze, deleterie
non solo per se stessi, ma, come nel caso
dei vaccini, per tutta la comunità.
Federico Toller
Storia di un tragico caso
di pressapochismo.
E
sistono dei cult nella narrativa pseudoscientifica: omeopatia,
vaccini causa di autismo, scie chimiche, caso stamina e tanti altri. Sono
argomenti che fanno presa su un vasto
pubblico poiché riguardano direttamente la nostra vita, la nostra salute, alimentando una paura diffusa. Fino a qualche
mese fa questi temi erano esclusiva in
TV di trasmissioni “divulgative” quali
Mistero e Voyager, con qualche incursione delle Iene, ma oggi non più. Anche i
talk show, onnipresenti tutte le sere della settimana, affrontano temi non strettamente politici, pur di rivitalizzare gli
ascolti. Questo potrebbe essere un modo
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per migliorare l’informazione, presentando in maniera chiara e attendibile
questioni e temi altrimenti affrontati su
mezzi poco abbordabili al grande pubblico, come le trattazioni specialistiche.
Il caso della puntata di Virus su Rai 2 del
12 maggio scorso, però, dimostra come
sia ancora lunga la strada da percorrere per avere un’informazione puntuale
e accurata su temi molto sentiti quali
alimentazione e medicina. La seconda parte del programma era dedicata ai
vaccini, in particolare sulla legittimità di
rendere i vaccini obbligatori. Gli ospiti
erano Red Ronnie, un ex DJ radiofonico e conduttore, e l’attrice Eleonora Brigliadori per il fronte no-vaccini, mentre
Maria Antonietta Coscioni, presidente di
un’associazione per la ricerca scientifica,
e il professore Roberto Burioni dell’Uni-
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ATTUALITÀ
QUOTIDIANITÀ
Archetipologia della
vita quotidiana
Lorenzo Caldirola
La buona (?) scuola
T
Giulia Burini
Una riforma con numerose
criticità: vogliamo davvero
che la scuola diventi
un’azienda?
I
l disegno di legge “Riforma del sistema
nazionale di istruzione e formazione e
delega per il riordino delle disposizioni
legislative vigenti”, anche noto come Buona
Scuola, è stato presentato il 27 marzo 2015
alla Camera dei Deputati, e poi in aula con
approvazione il 20 maggio 2015. Infine, nonostante numerosi scioperi, cortei e manifestazioni di docenti e professori, la riforma
della scuola è diventata legge, approvata dal
Senato con 277 voti favorevoli, 173 contrari e 4 astenuti. Essendo questa una riforma
del luogo in cui spendiamo centinaia di
ore, dovremmo saperne tutto a riguardo.
Eppure uno studente medio alla domanda:
“Quale riforme ha portato la Buona Scuola?” non sarebbe in grado di rispondere.
Resami conto di ciò, ho deciso di andare a
leggere questo famigerato decreto di legge.
Ciò che subito mi ha colpito, oltre ai colori e il font utilizzato, come se l’aspetto fosse più importante del contenuto, è stato il
lessico utilizzato: non più preside, ma dirigente, non più studenti, ma utenti, non più
obiettivi educativi ma offerta formativa. L’intento di aziendalizzare la scuola pubblica è
dunque noto fin da una prima lettura; una
delle riforme di questa legge è infatti quello
di rendere la scuola, istituzione pubblica,
più simile ad un’azienda, che può accettare
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donazioni da privati, stipulare convenzioni
con soggetti esterni e partecipare a consorzi
per acquisire beni e servizi.
Inoltre, come in un’azienda i migliori lavoratori vengono retribuiti attraverso un
sistema basato sul merito, così anche gli
insegnanti più meritevoli saranno premiati
attraverso incentivi economici.
Ma al posto di creare ulteriori gerarchie e
differenze all’interno del collegio docenti, non sarebbe stato meglio mirare a una
scuola che al centro pone la cooperazione
e l’educazione?
Infine, per risolvere l’enorme problema
della disoccupazione giovanile (che in Italia
è di circa 37,9%) la riforma invita i docenti a
educare gli studenti alla flessibilità, all’adattabilità, allo sviluppo non più di conoscenze ma di competenze, richieste nel mondo
del lavoro. E per rafforzare l’apprendimento basato su esperienze concrete, rende obbligo lo svolgimento negli ultimi tre anni di
liceo di 200 ore di alternanza scuola-lavoro.
Dopo le
riforme applicate alla scuola
nell’ultimo decennio sembra dunque che
si sia perso di vista il vero obiettivo di questa istituzione: trasmettere e tramandare la cultura italiana che tutto il mondo ci
invidia; educare, formare, istruire giovani
menti che saranno il futuro del Paese, in
grado di riconoscere e rispettare i propri
diritti e doveri. Ma dopo il totale fallimento
del referendum del 17 aprile (circa 15 milioni di elettori, su 50 milioni aventi diritto),
è evidente che la strada da compiere per
raggiungere questi obiettivi è ancora molto
in salita.
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i sei mai reso conto che quando
appena svegliato ti lavi la faccia
non stai facendo altro che replicare un gesto vecchio migliaia di anni?
Certo saranno cambiati i mezzi (lavabo e
acqua corrente > pozza e acqua stagnante) ma non il profondo significato radicato in questa pratica. Si tratta sì di un atto
di igiene fisica, ma soprattutto di igiene
spirituale. Come l’abluzione rituale rende
degni di rapportarsi col dio e il battesimo lava via il peccato originale, la toeletta mattutina ci ridesta
dal sonno e
ci
permette
di rinascere
ogni volta: in
questo
senso l’acqua ha
uno
stretto
legame col liquido amniotico.
E questo è
solo l’inizio,
ogni piccolo
gesto
della
quotidianità è riflesso di un rituale primordiale, prelogico, inconscio. Quando
ti accendi una sigaretta ad esempio non
vuoi solo rilassarti, vuoi purificare il tuo
spirito (a danno dei tuoi polmoni) col
fuoco sacro tanto caro a Vesta. Lo stesso
accendino non è semplicemente l’oggetto più rubato tra amici (appena dopo le
biro), ma la materializzazione finale del
prometeico dominio sulla natura, l’espressione massima del potere dell’uomo di imprigionare i più sconvolgenti
fenomeni naturali, la compressione in un
contenitore di plastica della scintilla vita-
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le. Quindi la prossima volta che sfoderi il
tuo clipper pensa che hai per le mani una
delle tensioni primogenite dell’umano e
non solamente una leva buona per stappare una birra.
Probabilmente dopo esserti lavato e aver
fumato una sigaretta sarà ora di andare a
scuola, magari in moto. Pensaci bene prima di salire sulla tua Vespa: quello non è
un normale mezzo di trasporto, si tratta
anzi di un veicolo violento, corsiero, le cui
falcate oltrepassano la possibilità umana
e il quale senso psicanalitico
appare
definito nella
costellazione
ippomorfa. Il
motociclista
è
centauro,
potente
ma
illogico (e vedendo certa
gente per strada
quest’affermazione è
pienamente
giustificata),
incarnazione dello spirito dionisiaco che
potendo alzarsi alle 7:30 e arrivare comunque a scuola in orario rappresenta
fedelmente l’ϋbermensch.
Se invece non hai una moto ma vieni a
scuola in pullman, sappi che la tua categoria teriomorfa è ben diversa. Tu sei pesce (se c’è tanta gente sardina), uno come
tanti, animale moltiplicato per eccellenza
(vedi Gesù). Nella tua condizione di molteplicità è comunque mantenuta l’identità, non ti lasci travolgere dalla quotidianità, risali le fermate come un salmone
la corrente e finalmente giungi a scuola
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QUOTIDIANITÀ
pronto a farti ingravidare dalla cultura,
sperando che il prof sia un bravo maieuta. Sei elemento apollineo, impassibile
sotto le cuffiette, armonico nella necessità
degli orari, trasfigurazione esteticamente
accettabile dell’orrore della vita dello studente.
Finalmente una volta varcata la soglia
dell’edificio ecco che ricevi Quinto Piano,
QUOTIDIANITÀ
archetipo per eccellenza, sublimazione
massima dello scibile umano, tensione
totalizzante volta alla perfezione e ti appresti a compiere il rituale assoluto, più
purificante di ogni toeletta, più sacro di
ogni sigaretta, più sovrumano di ogni
viaggio in moto e più eroico di ogni tragitto in pullman: la lettura del giornalino
durante le ore di lezione.
Discussione quotidiana
tra “braccio” e “mente”
Riccardo Pirovano
Un esempio di dialettica
intraindividuale
I
O: Cervello, io non piaccio a te e tu non
piaci a me, ma sono giunto alla conclusione che sia ora di riorganizzarsi e coalizzarci al fine di uscire a testa alta da questo maledettissimo quinto anno di Liceo.
Tanta gente si aspetta un buon risultato da
noi, a partire dai genitori, nonni, zii, amici,
fin ad arrivare all’autista dell’autobus delle
7.11, che ogni giorno da cinque anni ci supporta moralmente con le sue battute sconce e razziste.
So benissimo che siamo entrambi negati a
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restare fedeli ai buoni propositi e sappiamo benissimo che i piani a lungo termine
non fanno per noi. Perciò, inizia ad elencare gli avvenimenti prossimi che possono
crearci problemi, ne risolveremo uno alla
volta…
Cervello: Direi che la prima e seconda prova sono una bella gatta da pelare.
IO: Bene. Il tempo per riguardarci tutto
il programma di italiano non lo abbiamo,
siamo onesti. Come si sa, per il tema andremo di improvvisazione come al solito.
Per cui, direi di puntare all’ambito storico/
sociale e sperare di essere colti, durante le
sei interminabili ore di stesura, dal classico
colpo di genio. Questo compito lo lascerei
a te, dato che, a mischiare idee confuse e a
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disporle in un discorso contorto ma dalla
forma quasi gradevole, tu sei un maestro.
Io mi occuperò della parte pratica, cioè
muovere la bic su e giù per il foglio protocollo.
Cervello: Un problema è andato. E per
quanto riguarda matematica?
IO: Per prima cosa prenderei l’eserciziario…
Cervello: Buon inizio! E magari anche una
biro e una risma di fogli già che ci sei!
IO: Essere presi per il culo dal proprio cervello non aiuta, perciò TACI e collabora.
Direi di iniziare da una prova di maturità
dell’anno scorso… Ehi ma che diavolo stai
facendo?
Cervello: Faccio riaffiorare della musica
di sottofondo. Preferisci la canzoncina del
meteo di Sky o qualcosa di più trash? Consiglierei un Ruggero de Timidi remix.
IO: Ma nessuna delle due! Solo silenzio
religioso, GRAZIE. Pensa piuttosto a ricordarti quale fosse la
formula dell’Hopital, che qui sto
già andando in crisi con il primo
quesito.
Cervello: Dovrebbe essere qui
da qualche parte… Negativo, è
scomparsa.
IO: Come scomparsa? Trovala
immediatamente! A quanto pare
serve anche per il secondo quesito. Se non la troviamo siamo nei
casini: uno dei problemi sembra
sia stato tradotto dall’aramaico
antico, l’altro sono sicuro di risolverlo solo per metà. Dei quesiti
salteremo a pie pari gli esercizi
sulla probabilità e per quanto riguarda i differenziali non sappiamo nulla, perché durante la lezione eravamo entrambi ancora
in coma psicofisico a causa della
nottata trascorsa a festeggiare e
bere birra in onore di Ranieri e
del Leicester.
Cervello: Che bella serata impregnata di ignoranza gratuita. Comunque la formula non la trovo;
ero sicuro di averla lasciata tra i
ricordi della lezione di Apuleio e
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la lezione sul Dadaismo; ricordi che, a dirla tutta, non è che siano in un grandissimo
stato neanche loro…
IO: Bene. È confermato che anche quest’anno siamo nella merda fino al collo. Non ci
resta che pregare il Santo Padre per una sua
intercessione divina. Per sicurezza inizierei
anche a venerare quella statua da giardino
della vicina raffigurante il Buddha. Quel
faccione ridente e sereno mi ispira fiducia.
Cervello: Io proporrei una pausa di approvvigionamento. Che ne dici di un bel
Toblerone formato aeroporto? Dovremo
accontentarci di solo cioccolato questa volta, dato che mi sono ricordato solo ora che
le piadine bolognesi sono terminate settimana scorsa.
IO: La tua capacità di memoria mi stupisce
ogni volta… Vorrà dire che anche oggi l’unico soddisfatto sarà lo stomaco.
Stomaco: Come minimo, oserei dire.
QUINTO PIANO | 9
C’era una volta il cinema italiano
Brian Arnoldi
Dove sta andando la
settima arte tipica del
Bel Paese?
D
opo la cerimonia di assegnazione
dei David di Donatello, cui hanno
trionfato Lo Chiamavano Jeeg Robot
e Perfetti Sconosciuti, molte testate giornalistiche specializzate in ambito cinematografico hanno pubblicato articoli sulla
“rinascita del cinema italiano”, su come i
film di Mainetti e Genovesi siano i portabandiera di un rilancio della settima arte
nostrana, la cui qualità si è andata via via
abbassando negli ultimi anni. Ma è veramente così? Stiamo veramente assistendo
al rilancio della produzione cinematografica italiana? Sì e no, perché se è vero che
da parte di registi, attori e produttori si
vede una grande voglia di diventare “internazionali”, uscendo dall’orticello della
commedia all’italiana e tentando finalmente di fare cinema di genere, c’è anche
da considerare che il pubblico italiano è
restio ad andare al cinema, soprattutto a
vedere un film che non faccia ridere. Ad
eccezione di Jeeg Robot, che deve il suo
successo, oltre che alla qualità, all’incredibile campagna di marketing operata da
Lucky Red, film che non siano commedie
fanno fatica ad imporsi al botteghino: le
produzioni drammatiche italiane hanno
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un riscontro di pubblico molto basso, arrivando a fatica a euguagliare i budget di
produzione, mentre i film di genere fanno clamorosi flop al box-office (gli esempi
più clamorosi, negli ultimi tempi, sono
Tale Of Tales di Matteo Garrone e Game
Therapy di Ryan Travis). Questo avviene
principalmente per una ragione: la scarsa
educazione cinematografica del pubblico.
L’italiano medio, quello che va al cinema
una volta l’anno a vedere i cinepanettoni
di Boldi e De Sica o le becere commedie
prive di arte sfornate da Zalone e Ruffini
non ha un briciolo di conoscenza cinematografica, cosa che corrisponde spesso e volentieri a dei gusti cinematografici
“rozzi”: fantasy e fantascienza vengono
snobbati a prescindere (a meno che non
siano il nuovo Star Wars), film drammatici, storici e biografici lasciano le sale letteralmente vuote, mentre la stragrande
maggioranza degli italiani va a vedere gli
action all’americana e le commedie. E
così film di infima qualità, che di cinematografico hanno ben poco, fanno numeri
da capogiro al botteghino: guardate gli incassi record di Quo Vado?, Fast And furious
7 e Cinquanta Sfumature di Grigio. Come
possiamo quindi parlare di “Rinascimento cinematografico italiano”? È vero, il sistema produttivo è pronto a fare il salto
di qualità, ma non lo è il pubblico. E, lo
sappiamo bene, se il pubblico non cambia, non cambiano nemmeno i film.
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THEMASK
MASK
THE
CINEMA
ZZ
Editoriale
Editoriale
di
diLuca
LucaBaggi
Baggi
Scrivo un manifesto e non voglio niente, eppure certe cose le dico,
Scrivo un manifesto e non voglio niente, eppure certe cose le dico,
e sono per principio contro i manifesti, come del resto sono contro i
e sono per principio contro i manifesti, come del resto sono contro i
princìpi (misurini per il valore morale di qualunque frase).
princìpi (misurini per il valore morale di qualunque frase).
Tristan Tzara, Manifesto DADA, 1918
Tristan Tzara, Manifesto DADA, 1918
urigo, 1916. Nel pieno del primo conurigo, 1916. Nel pieno del primo conflitto mondiale l’attenzione dell’Euflitto mondiale l’attenzione dell’Europa si rivolge al Cabaret Voltaire, dove gli
ropa si rivolge al Cabaret Voltaire, dove gli
intellettuali di tutto il continente mettono in
intellettuali di tutto il continente mettono in
scena spettacoli e letture apparentemente
scena spettacoli e letture apparentemente
prive di significato. È DADA, dissacrazione del
prive di significato. È DADA, dissacrazione del
sistema di valori che ha prodotto le atrocità
sistema di valori che ha prodotto le atrocità
della guerra, in un unico susseguirsi di spondella guerra, in un unico susseguirsi di spontaneità e contraddizioni che prescinde dalla
taneità e contraddizioni che prescinde dalla
cultura, dall’educazione e dalla nazionalità.
cultura, dall’educazione e dalla nazionalità.
DADA è diversità e libertà, perché tutto e tutti
DADA è diversità e libertà, perché tutto e tutti
possono essere DADA e al contempo non espossono essere DADA e al contempo non esserlo: essere DADA significa gettare un nuovo
serlo: essere DADA significa gettare un nuovo
sguardo sul mondo.
sguardo sul mondo.
Le parole che ora tenete tra le mani si rifanLe parole che ora tenete tra le mani si rifanno a DADA proprio nella sua originalità, perno a DADA proprio nella sua originalità, perché rappresentano quattro giornali scolastici
ché rappresentano quattro giornali scolastici
– The Mask per il Mascheroni, Cassandra per
– The Mask per il Mascheroni, Cassandra per
il Sarpi, Quinto Piano per il Lussana e Mercury
il Sarpi, Quinto Piano per il Lussana e Mercury
per il Secco Suardo – che collaborano per reper il Secco Suardo – che collaborano per realizzare un progetto comune: il Punto di Fuga,
alizzare un progetto comune: il Punto di Fuga,
un nuovo orizzonte verso cui tutti gli sguardi
un nuovo orizzonte verso cui tutti gli sguardi
inevitabilmente si rivolgono.
inevitabilmente si rivolgono.
Punto di Fuga non è solo la prima collaPunto di Fuga non è solo la prima collaborazione, ma la risposta a una necessità:
borazione, ma la risposta a una necessità:
nonostante l’autonomia e le iniziative, per
nonostante l’autonomia e le iniziative, per
i giornali scolastici non è stato realmente
i giornali scolastici non è stato realmente
possibile fare vero giornalismo. A limitarli è
possibile fare vero giornalismo. A limitarli è
stato proprio il loro carattere contradditorio:
stato proprio il loro carattere contradditorio:
malgrado l’indipendenza dalla scuola sono
malgrado l’indipendenza dalla scuola sono
sempre stati associati alla scuola stessa, sia
sempre stati associati alla scuola stessa, sia
per quanto riguarda la loro immagine che per
per quanto riguarda la loro immagine che per
i temi che hanno affrontato. Punto di Fuga
i temi che hanno affrontato. Punto di Fuga
non è più un’intenzione, ma un’autentica dinon è più un’intenzione, ma un’autentica dichiarazione di intenti: fare domande.
chiarazione di intenti: fare domande.
La risposta di noi giovani giornalisti è tra
La risposta di noi giovani giornalisti è tra
le vostre mani: un breve inserto mensile e cole vostre mani: un breve inserto mensile e comune a tutti i giornali che si occupi davvero
mune a tutti i giornali che si occupi davvero
della scuola, svolgendo indagini tra più di
della scuola, svolgendo indagini tra più di
cinquemila studenti e soprattutto sviluppancinquemila studenti e soprattutto sviluppando inchieste sul rapporto tra le istituzioni e
do inchieste sul rapporto tra le istituzioni e
la scuola. In questo numero, ad esempio, pola scuola. In questo numero, ad esempio, potrete trovare le interviste a Emanuela Daffra,
trete trovare le interviste a Emanuela Daffra,
direttrice dell’Accademia Carrara, e a Niccolò
direttrice dell’Accademia Carrara, e a Niccolò
Carretta, Presidente della Commissione GioCarretta, Presidente della Commissione Giovani di Bergamo.
vani di Bergamo.
Punto di Fuga è confronto delle opinioni e
Punto di Fuga è confronto delle opinioni e
punto d’incontro di tante personalità. Questa
punto d’incontro di tante personalità. Questa
diversità, come per DADA, è «un urlo di codiversità, come per DADA, è «un urlo di colori intensi, groviglio degli opposti e di tutte
lori intensi, groviglio degli opposti e di tutte
le contraddizioni, del grottesco, delle inconle contraddizioni, del grottesco, delle incongruenze: VITA».
gruenze: VITA».
Editoriale
Editoriale
11
CASSANDRA
QUINTO
PIANO
Le politiche giovanili
della città di Bergamo
I giovani al lavoro per i giovani
“B
ergamo è una città morta.”
È una frase che serpeggia negli
ambienti giovanili bergamaschi: è opinione condivisa, infatti, che Bergamo non
figuri tra le città universitarie (sì, Bergamo è stata dichiarata tale nel 2013) più
dinamiche d’Italia. Anzi, alla vista di via
XX settembre deserta o leggendo alcune
lamentele dei residenti per la presenza
di alcuni locali ritenuti “irrispettosi della
quiete pubblica”, verrebbe da pensare
che Bergamo sia una città retrograda e
poco avvezza ai cambiamenti in favore
del mondo giovanile.
Tuttavia, in particolare negli ultimi
dieci anni, c’è stato un cambio di passo
tangibile su numerose questioni, grazie
all’iniziativa dei giovani stessi e reso
possibile dall’appoggio delle istituzioni
bergamasche. Ma, nel concreto, cosa fa il
Comune di Bergamo per incentivare le politiche giovanili? Per rispondere abbiamo
parlato con Niccolò Carretta, consigliere
comunale e presidente della Commissione Giovani, che spiega: «Il Consiglio
Comunale dispone di una commissione
speciale, composta da 9 consiglieri e da
3 relatori, che ha il preciso compito di
rendere fertile il territorio di Bergamo per
il pieno sviluppo delle attività giovanili.
La Commissione Giovani, attraverso degli
spazi di discussione aperti al pubblico,
si occupa di redarre periodicamente un
ordine del giorno da presentare in Consiglio Comunale. Finora – aggiunge Carret-
2
ta – tutti gli ordini del giorno presentati
dalla Commissione sono stati approvati
all’unanimità, segno che la scelta di accantonare le divergenze politiche a favore
di una discussione più ampia sta maturando i suoi frutti.»
Tra i temi affrontati di recente, alcuni
esempi sono l’organizzazione di Spring
Agora Bergamo (tenutasi dal 18 al 22
maggio) in collaborazione con AIGEE; le
caratteristiche e potenzialità della Giovani Card; #diciotto, la festa dei neodiciottenni al Polaresco; la gestione e l’organizzazione degli spazi giovanili presenti
in città. Quest’ultimo punto è stato ampiamente sviluppato dalla Commissione,
che, dopo aver visitato gli spazi giovanili
dei quartieri (Mafalda a Monterosso, Be
around a S. Tomaso, Spazio aperto a Grumello…), ha proposto una riprogettazione
del Polaresco, confermando la sua centralità per le politiche giovanili bergamasche, oltre a una possibile “tematizzazione” degli altri spazi gestiti direttamente
dal Comune.
«La Commissione Giovani – conclude
Carretta – organizza anche delle consultazioni plenarie in cui chiunque può intervenire: gli ultimi “stati generali” si sono
tenuti al Polaresco il 19 marzo scorso, in
un workshop dedicato al ripensamento
della struttura dello Spazio stesso. La
scommessa è quella di considerare la vita
dei giovani a 360 gradi e possiamo riuscirci solo coinvolgendo i giovani stessi.»
Le politiche giovanili della città di Bergamo
di Sara Latorre
M
ercoledì pomeriggio, piove sulle mie moderna. A proposito di modernità, la CarraConverse già fradice. Penso al dipinto ra ospita anche l’alternanza scuola-lavoro.
di Raffaello che ho appena visto all’Accademia <<Ci è sembrato importante far conoscere il
Carrara: racchiude tutti gli stilemi che abbia- museo come luogo di professionalità, perché
mo studiato l’anno scorso. Eppure, nessun il mondo della cultura spesso non viene condocente ci ha portati a vederlo. C’è distacco siderato come tale. Abbiamo organizzato degli
tra scuole e istituzioni culturali del territorio? incontri tra gli studenti e chi lavora nelle aree
Se date un’occhiata al sito dell’Accademia, del “dietro le quinte” (storia dell’arte, comunidi Luca Baggi
troverete diversi percorsi e laboratori tematici cazione, restauro…)>>, afferma la responsabile
per le scuole. Mentre alcuni professori deci- dei Servizi Educativi, Silvia Mascheroni. Daffra
Scrivo
un manifesto
voglio <<Per
niente,
eppure
certe cose
le dico,
aggiunge:
l’anno
prossimo,
pensiamo
dono di approfondire le lezioni
canoniche
con e non
sono per principio
i manifesti,
come
sono
contro i
di inserire
i ragazzi
neidel
variresto
gruppi
di lavoro>>.
delle visite, altri ignoranoebellamente
la possi- contro
(misurini
per il valore
morale
dida
qualunque
frase).
L’Accademia
sembra
darsi
fare, ma noi
non
bilità, persino quando a richiederlaprincìpi
siamo noi
fare il DADA,
museo1918
per
studenti. Non corriamo il rischio di vivere l’arte la frequentiamo.
Tristan<<Cosa
Tzara,deve
Manifesto
come qualcosa di meramente teorico? <<Tra interessarvi?>>. Questi professionisti chiedono
giovani scolastici
cosa vorrebbero
un’istituzione.
il libro urigo,
e il museo
grande
e ai
i giornali
non è da
stato
realmente
1916.c’è
Neluna
pieno
del distanza,
primo concapitafare
spesso.
di unaAsala
studio
questa flitto
è la ragion
d’essere
del secondo,
luo- Non
possibile
vero Parlano
giornalismo.
limitarli
è
mondiale
l’attenzione
dell’Eucui poter
fareilricerche,
e ci esortano
ad avango
pensato
per stabilire
relazioni
tra dove
le opere
stato
proprio
loro carattere
contradditorio:
ropa
si rivolge
al Cabaret
Voltaire,
gli in
proposte
nostre. Per una
volta,
abbiamo
e
il visitatore>>,
la direttricemettono
Emanuela
malgrado
l’indipendenza
dalla
scuola
sono
intellettuali
di risponde
tutto il continente
in zare
darci da alla
farescuola
per unstessa,
luogo non
Daffra.
avvicinarvi
all’arte
anche se gli in- l’occasione
sempre statidiassociati
sia
scena <<Per
spettacoli
e letture
apparentemente
di cultura,
ma anche
educazione
segnanti
non riescono
a portarvi
qui, abbiamo
per quanto
riguarda
la lorodi
immagine
che alla
per
prive di significato.
È DADA,
dissacrazione
del solo
<<Il museo
insegnaPunto
il metodo
del
scelto
di di
mantenere
l’ingresso
per gli cittadinanza:
i temi che hanno
affrontato.
di Fuga
sistema
valori chegratuito
ha prodotto
le atrocità
l’osservazione>>,
la direttrice.
studenti
delleinsuperiori.
avete anche
solo confronto
non è più eun’intenzione,
madice
un’autentica
didella guerra,
un unico Se
susseguirsi
di sponsembranodicapacità
che dei
cittadini hanno
dieci
minuti
liberi, potete
entrare>>.
Perdi
il Mi
chiarazione
intenti: fare
domande.
taneità
e contraddizioni
che
prescinde
dalla
di sviluppare,
senza aspettare
che
bus?
Vaidall’educazione
da Mantegna. Dae aulico
a popolare, il dovere
La risposta
di noi giovani
giornalisti
è sia
tra
cultura,
dalla nazionalità.
a spingerli.
ilDADA
museo
torna alla
sua visione
originaria
ma la
le scuola
vostre mani:
un breve inserto mensile e coè diversità
e libertà,
perché
tutto e tutti
possono essere DADA e al contempo non es- mune a tutti i giornali che si occupi davvero
serlo: essere DADA significa gettare un nuovo della scuola, svolgendo indagini tra più di
cinquemila studenti e soprattutto sviluppansguardo sul mondo.
Le parole che ora tenete tra le mani si rifan- do inchieste sul rapporto tra le istituzioni e
no a DADA proprio nella sua originalità, per- la scuola. In questo numero, ad esempio, poché rappresentano quattro giornali scolastici trete trovare le interviste a Emanuela Daffra,
– The Mask per il Mascheroni, Cassandra per direttrice dell’Accademia Carrara, e a Niccolò
il Sarpi, Quinto Piano per il Lussana e Mercury Carretta, Presidente della Commissione Gioper il Secco Suardo – che collaborano per re- vani di Bergamo.
Punto di Fuga è confronto delle opinioni e
alizzare un progetto comune: il Punto di Fuga,
un nuovo orizzonte verso cui tutti gli sguardi punto d’incontro di tante personalità. Questa
diversità, come per DADA, è «un urlo di coinevitabilmente si rivolgono.
Punto di Fuga non è solo la prima colla- lori intensi, groviglio degli opposti e di tutte
borazione, ma la risposta a una necessità: le contraddizioni, del grottesco, delle inconnonostante l’autonomia e le iniziative, per gruenze: VITA».
THE MASK
di Filippo Oggionni
Accademia Carrara:
tocca a noi
Editoriale
Z
Accademia Carrara: tocca a noi
Editoriale
13
MERCURY
MERCURY
Il diritto nella
scuola
di
di Marta
Marta Mazzola
Mazzola
S
S
tudiare Diritto è molto importante
tudiare Diritto è molto importante
per un individuo perché attraverso
per un individuo perché attraverso
questo studio la persona può venire a conoquesto studio la persona può venire a conoscenza e acquisire la competenza dei suoi
scenza e acquisire la competenza dei suoi
diritti e doveri di cittadino all’interno di uno
diritti e doveri di cittadino all’interno di uno
Stato. Le leggi e la Costituzione sono dei
Stato. Le leggi e la Costituzione sono dei
punti saldi affinché il cittadino rispettandopunti saldi affinché il cittadino rispettandoli impari a vivere nel rispetto degli altri e di
li impari a vivere nel rispetto degli altri e di
ciò che lo circonda.
ciò che lo circonda.
L’individuo, oltre ad essere oggetto del
L’individuo, oltre ad essere oggetto del
diritto, è anche soggetto in quanto è chiadiritto, è anche soggetto in quanto è chiamato in prima persona ad agire nel rispetto
mato in prima persona ad agire nel rispetto
delle regole di convivenza tra più persone.
delle regole di convivenza tra più persone.
Solo in questo modo l’organizzazione delSolo in questo modo l’organizzazione della collettività sociale potrà raggiungere un
la collettività sociale potrà raggiungere un
buon livello così da creare benessere per
buon livello così da creare benessere per
ogni singolo cittadino.
ogni singolo cittadino.
Nella Raccomandazione del 18 dicembre
Nella Raccomandazione del 18 dicembre
2006 del Parlamento Europeo e del Consi2006 del Parlamento Europeo e del Consiglio d’Europa si fa riferimento alla necessità
glio d’Europa si fa riferimento alla necessità
di assicurare agli studenti degli Stati dell’UE
di assicurare agli studenti degli Stati dell’UE
le competenze chiave di cittadinanza.
le competenze chiave di cittadinanza.
4
4
Il
Il diritto
diritto nella
nella scuola
scuola
L’Italia è l’unico Paese dell’UE che ha
L’Italia è l’unico Paese dell’UE che ha
eliminato, nell’ambito del riordino Gelmini
eliminato, nell’ambito del riordino Gelmini
di Tecnici, Professionali e Licei, lo studio
di Tecnici, Professionali e Licei, lo studio
del Diritto e dell’Economia nella quasi totadel Diritto e dell’Economia nella quasi totalità delle scuole superiori non rispettando
lità delle scuole superiori non rispettando
quanto proposto a livello Europeo.
quanto proposto a livello Europeo.
A fronte di questa scelta per molti proA fronte di questa scelta per molti professori e alunni ridurre le ore di questa mafessori e alunni ridurre le ore di questa materia porta ad una poca sensibilizzazione
teria porta ad una poca sensibilizzazione
verso il diritto e tutto ciò che esso racchiuverso il diritto e tutto ciò che esso racchiude.
de.
Le conseguenze di ciò si sviluppano su
Le conseguenze di ciò si sviluppano su
diversi fronti: portare al licenziamento di
diversi fronti: portare al licenziamento di
docenti formati in questa materia e creare
docenti formati in questa materia e creare
poco interesse verso lo studio del Dritto con
poco interesse verso lo studio del Dritto con
effetto sulle iscrizioni nelle facoltà di Giurieffetto sulle iscrizioni nelle facoltà di Giurisprudenza.
sprudenza.
Ma se è vero che la scuola deve formare
Ma se è vero che la scuola deve formare
cittadini competenti e attivi all’interno delcittadini competenti e attivi all’interno della società, con questa scelta lo Stato limita
la società, con questa scelta lo Stato limita
la scuola nello svolgere la sua funzione in
la scuola nello svolgere la sua funzione in
maniera completa.
maniera completa.
MUSICA
Intervista agli Hermit
Tommaso Aresi
P
aolo, sei il bassista (nonché manager) degli Hermit, ex Kingshouters,
con i quali avete avuto numerose
soddisfazioni – vittoria a Nuovi Suoni
Live, Mtv New Generation –, ma ora avete abbandonato i ritmi indie e appeso le
chitarre al muro.
Voi Hermit ormai siete una band che ha
un pubblico più vasto di amici e conoscenti, come riuscite a comunicare con il
vostro pubblico?
L’importante è comunicare ciò che veramente si fa e si pensa: la naturalezza
del pensiero è ciò che genera valore nel
messaggio. Abbiamo di recente cambiato
genere musicale, cosa che ci rappresenta
meglio. Ora mi piacerebbe coinvolgere il
pubblico in un viaggio e vederli ondeggiare e ballare.
Il linguaggio cambia a seconda del mezzo, oppure lasciate che sia la musica a
trasmettere il vostro messaggio?
Certamente bisogna adattare la comunicazione a seconda del canale di trasmissione. Il punto di partenza rimane però
solido: il messaggio - in questo caso le
canzoni che componiamo - sono ciò che
ci rappresenta e diventano la base della
comunicazione che si declina poi a seconda del mezzo utilizzato.
Avete un messaggio che volete condividere o uno stato d’animo che vi spinge a
comporre?
Ti parlo da co-compositore della parte
strumentale e non da autore, parte affidata
a Bob. Sicuramente il messaggio più forte viene dato dalle lyrics poiché le parole
come ben sappiamo definiscono in maniera precisa il messaggio e il tema della canzone. A tutto questo si lega la parte
strumentale che deve essere coerente con
il testo ma potenzialmente potrebbe essere anche in contrasto. I temi che escono
da ogni canzone sono diversi e vari, molto
spesso influenzati da una esperienza vis-
NUMERO 23 | Giugno 2016
suta o da un’emozione provata
La condivisione delle vostre emozioni e
delle vostre idee si concretizza anche in
un guadagno materiale: quanto è importante l’effettivo guadagno rispetto alla
condivisione?
È la condivisione il vero guadagno. Poi
certamente bisogna pensare anche a vivere, ma di nuovo non potresti guadagnare
se prima non c’è stata una condivisione.
La mercificazione dei sentimenti non li
“corrompe”?
Alla lunga io credo di sì. Penso magari a
un gruppo già affermato che per andare
avanti con la propria carriera devo continuare a comporre nuove canzoni. E se
l’ispirazione mancasse proprio nel momento della creazione, dovrebbe comunque fare il proprio lavoro rischiando di
rendere tutto più impersonale. E si vede.
Un musicista professionista può sentirsi
libero di scrivere quello che sente senza
vincoli di pubblico o guadagno, oppure
deve fare i conti su quello che il pubblico
vuole?
L’integrità artistica credo venga prima di
ogni cosa. Se qualcuno ha un’anima compositiva più reggaeton o commerciale
(che devo ancora comprendere se esiste)
è giusto che persegua quella strada, come
la stessa cosa deve fare un autore che si
identifica in un genere più di nicchia. Chi
fa strada è chi esprime se stesso e viene
percepito in modo positivo dal pubblico:
partire dai gusti del pubblico non porta a
nulla.
L’appartenenza ad un’etichetta influenza
il vostro lavoro?
Te lo dico da persona che in un’etichetta ci lavora: l’etichetta ti apre le porte alla
pubblicazione dei tuoi lavori e ti dà il gain
necessario, ma ciò che rende grande e
unico il progetto è solo la tua musica.
QUINTO PIANO | 11
MUSICA
MUSICA
Per chi ancora crede
nella musica
Francesco Marinoni
S
pesso si sente dire che “non c’è più
la musica di una volta”, che “i giovani
non sanno più apprezzare altro che
non sia prodotto da un sintetizzatore”, che
“le discoteche hanno sostituito i concerti”
e altre variazioni sul tema. In parte forse
tutto questo è vero, ma spesso rifugiandosi dietro a questi facili luoghi comuni
non si dà spazio nemmeno a quello che
di buono ha ancora da offrire il panorama
musicale odierno. In particolare, vorrei
parlarvi di un gruppo che è attivo proprio
nella nostra provincia: i Pinguini Tattici
Nucleari.
Il nome è la prima cosa che colpisce di
12 | QUINTO PIANO
questa band di giovani bergamaschi: per
quanto appaia a prima vista completamente privo di senso, non è frutto di un
qualche fantasioso delirio onirico, bensì preso e tradotto dal nome di una rara
birra prodotta dalla Brewdog, denominata appunto “Tactical Nuclear Penguin”.
La sua caratteristica principale è quella di
essere una delle birre più alcoliche in circolazione, dato che raggiunge una gradazione di ben 32°.
Andando oltre il nome, la prima impressione che spesso si ha ascoltando per la
prima volta una loro canzone è quella
di un’accozzaglia di parole messe a caso,
NUMERO 23 | Giugno 2016
completamente prive di senso (o almeno,
questa è stata la mia). Tuttavia, provando a
superare questo impatto iniziale, si scopre
che questi Pinguini Tattici innanzitutto
sanno cosa vuol dire suonare, interpretando anche generi molto diversi fra loro. Se
infatti le loro prime canzoni (praticamente sconosciute, sono reperibili solamente
su Youtube) hanno un taglio decisamente metal, i loro
ultimi prodotti
spaziano
fino
allo swing e al
reggae, dimostrando
una
notevole capacità di adattarsi
a vari modi di
suonare da parte dei musicisti.
Ma se la musica
è di alta qualità,
i testi non sono
certamente da
meno. Come ho
detto, al primo
ascolto
molte
canzoni appaiono decisamente nonsense (e
alcune,
come
confermano gli
stessi Pinguini, lo sono effettivamente),
ma se si presta una maggiore attenzione
si scoprono parole tutt’altro che casuali,
che riflettono anche su questioni serie.
Un esempio lampante è “Cancelleria”, che
racconta di una società popolata da biro,
matite, gomme dove si instaura una dittatura che porta allo sterminio totale delle
matite: una brillante metafora della nascita di molti regimi.
Tuttavia non si possono certo definire i
Pinguini come un gruppo “impegnato”,
a mio parere. Anzi, ciò che li contraddistingue è proprio la costante presenza di
un velo di ironia e di comicità a coprire
tematiche che di comico hanno poco.
“Jack il melo drammatico”, per esempio,
è una storia d’amore struggente che ha
come protagonisti due alberi, che viene
NUMERO 23 | Giugno 2016
dissacrata con parole come “la mia unica
compagnia sono i cani che pisciano sopra
il mio tronco gonfio d’ardore”. O ancora,
“La strategia della tenzone”, una sorta di
inno dedicato ai “brutti” che non hanno
fortuna in amore, destinati ad estinguersi proprio a causa dei travagli del cuore.
Esattamente come accadde ai dinosauri
che, notoriamente, non si erano accorti della caduta
degli asteroidi
perché troppo
impegnati
ad
ascoltare dischi
di Lucio Battisti.
Ma il vero punto
forte
dei
Pinguini Tattici
Nucleari sono
forse le esibizioni dal vivo,
animate
da
sempre più persone man mano
che il gruppo
acquista notorietà. Le performance non
lasciano
mai
insoddisfatti:
fra poghi e balli
scatenati si assiste sempre a un bello spettacolo. Inoltre, essendo il gruppo in collaborazione fissa con un fonico di fiducia
(Marco Ravelli, che, come sempre viene
ricordato, è single), ai loro concerti i suoni
sono sempre perfettamente calibrati per
esprimere al meglio le sonorità dei vari
strumenti al momento giusto, mettendo
ulteriormente in luce le abilità di chi li
suona.
Insomma, penso di avervi fornito abbastanza motivi per provare ad ascoltare,
se non l’avete già fatto, i Pinguini Tattici
Nucleari. Se sono riuscito a convincervi
fiondatevi su Youtube, dove troverete la
maggior parte delle canzoni dei loro 2
album (“Il re è nudo” e “Diamo un calcio
all’aldilà”). O, meglio ancora, andate a un
loro concerto: non ve ne pentirete.
QUINTO PIANO | 13
LUSSANA
LUSSANA
La fine o un nuovo inizio?
Silvia Grandi
I
l mese di maggio svanisce alle nostre
spalle come un denso e scuro nuvolone carico di nervosismo, agitazione e
mattinate di fuoco trascorse seduti, trattenuti contro la nostra volontà, con estrema
fatica, sulle sedie roventi, arse anche dal
sole primaverile, cercando valorosamente
di sopravvivere alla vista di quell’orologio
appeso sopra la lavagna che è sempre più
rumoroso nel suo ticchettio. Tic-tac, tictac, tic-tac. Segna il tempo e i nostri respiri affannosi, accompagna i battiti frenetici
del nostro cuore. E no, non siamo detenuti
rinchiusi in una prigione federale o in una
stanza della tortura in cui ci vengono estorte verità inconfessabili, siamo messi molto
peggio. Siamo lussaniani alla fine dell’anno
scolastico.
Gli ultimi giorni che ci separano dalle vacanze scorrono a rilento. Noi contiamo i
secondi, i minuti, calcoliamo attentamente
le medie, le ore di studio prima dell’ultima
interrogazione o verifica e della Stralussana, che segna la fine, l’ultima enorme fatica
(per chi ci va a piedi) prima di giungere alla
vetta, prima di lasciarci cadere spensierati
e felici tra le braccia accoglienti dell’ultimo giorno. Il sole splende e scalda, dopo
infinite giornate nere e piogge perenni nel
fine settimana, e il caldo inizia a invadere
la nostra città. Ci prepariamo agli occhiali
da sole perennemente addosso, a scoprire le nostre gambe lasciate imprigionate
dentro a quei pantaloni troppo stretti, alle
battaglie di gavettoni e ai giorni passati in
piscina, in costume, a cercare di scampare
all’afa estiva.
Sul viso di alcuni maturandi è stata avvi-
14 | QUINTO PIANO
stata una lacrima ma loro sono pronti a
giurare che era soltanto disperazione per
l’esame incombente. Tutti gli altri avranno
presto un sorriso ebete stampato in faccia,
come quello svagato degli innamorati: sentiamo che finalmente sta arrivando l’ultima
campanella, che segna con prepotenza la
fine delle nostre fatiche, che ci fa emigrare, come in un esodo, fuori dai cancelli. E’
il dolce suono che annuncia che il tempo
è finalmente tornato nostro, tutto nostro,
completamente nostro.
Con l’estate riconquistiamo il diritto di
svegliarci quando il nostro cervello ce lo
comanda e non, controvoglia, con quell’allarme, peggio di una sirena assordante,
impostata all’alba. Riconquistiamo il diritto di andare a letto quando le gambe non
ci reggono più e sì, a volte anche all’orario
in cui quotidianamente ci alzavamo, alle
prime luci del mattino. E poi viaggiare, attraversare la Penisola da nord a sud, da est
a ovest, volare verso paesi lontani, partire
oggi, partire domani, fare e disfare zaini e
tende e valigie e camere d’albergo. Senza
dimenticare che ciò che conta davvero non
è la meta che abbiamo scelto ma le persone
che incontreremo, le esperienze che faremo, i sogni che realizzeremo o che nasceranno in noi.
La vita è un viaggio che non ci lascia mai
sazi, vogliamo conoscere di più, sempre di
più. E abbiamo continuamente sete dell’infinito, sete di noi stessi, di quello che realmente siamo. Andare, tornare, partire,
fuggire, restare. Questi siamo noi, sempre
in lotta con noi stessi e con un mondo che
non ci basta mai. E viaggiamo per trovar-
NUMERO 23 | Giugno 2016
lo, per trovarci e la meta non è altro che
un’immagine lontana, sempre distante,
sempre “più in là”.
Ma non arrendetevi, miei lussaniani, abbiate il coraggio di continuare e di sognare.
E, in quest’estate che speriamo sia infinita,
correte alla ricerca del tutto e del niente. E
preparatevi al prossimo anno.
È in estate, come in un’epocale battaglia,
che ci si prepara attivamente all’anno successivo, che si avvicina inesorabile, oppure
è durante l’anno che vegetiamo in attesa
della vita vera delle vacanze?
La risposta sta a voi, forse prima che spegniate definitivamente il cervello… BUONA
ESTATE A TUTTI VOI!
La posta del cuore
A cura di Alfredo Marchetti e Francesco Marinoni
A
grande richiesta (?) torna la posta del
cuore, rubrica neonata che spera di
poter lenire le ferite dei vostri cuori. Il contenuto è puramente satirico, di più
non scrivo.
Un giovane disperato ci scrive:
Caro Quinto Piano,
chiarisco subito: la mia non è una semplice lettera di un cuore infranto, ma è e
vuole essere soprattutto un’aperta denuncia. Sono vittima di una maledizione, uno
spettro incombe su di me ogni qualvolta
provo a uscire con una ragazza e, incredibile a dirsi, anche se mi rivolgo all’altro
sesso! Le mie tempeste ormonali adolescenziali s’infrangono su di un ostacolo
insormontabile.
Ha un nome e un volto: quello di Mattia
Garnier Guarnetta Guarnerio Sanders.
Non c’è verso: è nominato inevitabilmente in tutte le conversazioni dove altro non
si sente se non odi delle sue imprese da
rappresentante, della sua bellezza ultraterrena e soprattutto del suo prorompente spirito dionisiaco.
Vorrei sapere cosa ne pensate voi, esperti
in amore, di tutto questo.
Dolce cuore esangue,
vorrei poterti consolare o sussurrarti savi
consigli, ma sappiamo tutti che a quella
mandibola pendente, a quella lieta parlata
da contadino delle Valli, non si può resistere.
Non appena l’angelica sagoma varca la soglia del secondo piano (Ed. 2), odorosi fiori
e verdi foglie sbocciano dai secchi intonaci
NUMERO 23 | Giugno 2016
accogliendo la serafica apparizione. Non ci
sono solo ammiratori: anche il personale
ATA lo scorta, passando lo straccio sulle acque lasciate dalle ragazze più incontinenti
e passionali. E così s’avvia per la classe, tappezzata di sue fedeli rappresentazioni.
Per caso un giorno, vagando senza meta
per i bagni del Liceo, m’imbattei in una poesia di pochi versi, buttata lì, scritta a indelebile, posta giusto sopra la tazza. Fu facile
intuire come la musa ispiratrice dell’opera
fosse il nostro Guarnetta, in quanto i versi
recitavano:
Tra gli studenti fu gran divo,
Impetuoso colle donne come un rivo,
dolce effluvio da sua bocca quant’il SULO
fazea l’amor col suo possente Culo.
(SULO = Contenitore di rifiuti organici)
Come la Donna in Stilnovo si riconosce
dallo sguardo, così l’amor per il Garnier
passa proprio dal suo culo. Di evidenti proporzioni bibliche, quel sedere ha ammaliato generazioni di curiosi e curiose, e ancora
si narra la leggenda che, tutto tutto, non fu
mai esplorato.
E dunque ecco qui la soluzione, amico
caro, unisciti agli adoratori dell’auree natiche: non si sa mai, qualche donzella potrebbe rinunciare a Garnier e concedertisi.
Mal che vada un buco sarà sempre disponibile.
Tuoi fedelissimi e volgari,
Alfredo Marchetti e Francesco Marinoni
QUINTO PIANO | 15
POESIA
SVAGO
Questioni poetiche
A cura di Alfredo Marchetti
È
davvero impervia la via che conduce all’eleganza.
Si tratta infatti di sfuggire alle regole oppressive della Necessità, allontanarsi dalla
vita di tutti giorni per contemplarla nella sua totalità.
L’infaticabile sforzo di canalizzazione dell’irrequieto moto del desiderio è paragonabile
al lavoro dello scultore che dalla materia immacolata evince forme e dispensa bellezza.
E così, preso dalla sua ricerca, il poeta scioglie l’intricato bandolo di parole e significati
della lingua trovando quell’espressioni più affini al tono del suo spirito.
Ma solo in seguito a numerosi errori e tentativi d’indegna imitazione l’uomo si dota della
capacità, privilegio unico dei poeti, di legare intimamente se stesso alle parole elette.
Oroscopo
Beatrice Marconi
Amar sentire:
amarti e
non potertelo dire.
Pietà che il Lupo
Ebbe per l’Agnello
divien rimorso,
fame e vergogna in cui
Ei morrà.
B
F.T.A.
F.T.A..
Inerzia
Attendo invano
Che si dischiudano ai miei occhi
Gli arcani misteri
Che stringon la vita in un viluppo
Beata giovinezza
Spesso ti ho cercata
Felicità
nei bicchieri di troppo, nel nero
dei polmoni
nei silenzi e nei timpani rotti;
e, se mai ti ho trovata,
ben poco sei restata:
breve, intensa, vuota.
E intento, come Sisifo,
a menar per colli il mio NULLA,
attendo la morte
divorato dall’insistente angoscia
d’ogni possibilità di successo.
A.M.
16 | QUINTO PIANO
Anonimo
NUMERO 23 | Giugno 2016
uongiorno, miei adorabili cetacei
non ancora spiaggiati. È primavera, è
tutto petaloso e pollinoso (forse questo ancora non si dice) e noi gggiovani iniziamo già a stirare le membra, intorpidite
dal letargo, ai timidi raggi del sole… E ovviamente ci preoccupiamo di rimediare ai
danni causati dalla “totale” dedizione allo
studio degli ultimi mesi: le ragazze si accarezzano la moquette che cresce rigogliosa sulle loro gambe digitando il numero
dell’estetista di fiducia; i maschietti studiano tattiche di rimorchio estivo degne di un
carro attrezzi. È un momento di rinascita,
di rinnovamento e ognuno ha un profondo desiderio di prendersi di nuovo cura del
proprio corpo, cosa che generalmente si fa
cominciando da un po’ di sport. So che in
questo periodo la scuola vi assorbe ancora
(quasi) completamente, perciò ecco 12 insospettabili attività brucia-calorie made in
Lussana alle quali potrete “comodamente”
dedicarvi perfino trai i banchi:
ARIETE – Salto in lungo
L’attività perfetta per questo segno così
competitivo. Focalizziamo la location: a
destra dell’ingresso principale del secondo edificio è situata una scala d’emergenza
(spesso blindata nei modi più creativi). Ai
NUMERO 23 | Giugno 2016
piedi di questa si trova un metro quadrato dell’Agro Pontino, sfuggito alla bonifica,
rifugiatosi qui a Bergamo sotto un manto
di cartone in decomposizione. Sfidate gli
amici al salto della palude, retrocedendo
ogni giorno di un gradino!
TORO – Basket
I nati sotto questo segno amano gli sport
di squadra e la cosa straordinaria è che la
scuola fornisce a ciascuna classe esattamente il numero di cestini necessari per
praticare questa antichissima disciplina. La
leggenda narra che la formula esatta per
fare canestro dall’ultimo banco sia stata incisa da qualche parte nei sotterranei da uno
scriba babilonese, esiliato da Hammurabi e
fatto rinchiudere nel liceo.
GEMELLI – Tiro con l’arco
Ai Gemelli sono adatti quegli sport che ripagano l’impegno con un certo livello di
divertimento e continui stimoli. A questo
proposito, sono stata informata del fatto
che la palestrina potrebbe al momento essere popolata da, come dire, chiamiamoli
“bersagli mobili”. Auguri!
CANCRO – Pattinaggio
Per voi che siete particolarmente oculati
nelle spese, ecco l’attività lussaniana più
economica mai concepita. Occorrente:
QUINTO PIANO | 17
SVAGO
1) cera per pavimenti 2) il parquet del nuovo atrio del secondo edificio. Oltre a migliorare la vostra forma fisica divertendovi,
diventerete straordinariamente popolari
tra i bidelli. Unico inconveniente: la frenata
risulta difficoltosa.
LEONE – Allenamento con attrezzi
I nati sotto questo segno non sono particolarmente competitivi, ma amano mettersi
in mostra. Un ottimo modo per farlo è abbassare il telo del proiettore con gli occhi
di tutti puntati addosso. È matematico che
non riuscirete a fermarlo nella giusta posizione al primo tentativo ed ingaggerete
una lotta disperata per impedire al vigliacco di risalire in continuazione, procurandovi dei bicipiti erculei.
VERGINE – Pilates
Un’attività finalizzata al miglioramento
della postura per un segno che non ama sudare troppo. Dovete fare una sola cosa: stare dritti con quella schiena mentre prendete appunti, che Leopardi e Quasimodo
(il secondo è il Gobbo di Notre Dame, non
il poeta, a scanso di equivoci) in confronto
erano dritti come fusi! Alle ragazze consiglio il livello avanzato (il de-pilates) visti i
problemi piliferi già citati nell’introduzione.
BILANCIA – Danza
Inventate combinazioni di passi sempre
nuovi, creando danze della vittoria random ogni volta che prenderete un voto
maggiore o uguale a sei.
SCORPIONE – Karate
I nati sotto questo segno sono protetti da
18 | QUINTO PIANO
SVAGO
Marte e perciò particolarmente portati per
le arti marziali. Vi basterà soltanto recarvi
presso una macchinetta particolarmente
restia a svolgere la propria funzione* e sfogare su di essa la vostra ira funesta (non mi
assumo la responsabilità di eventuali danni
arrecati a oggetti e/o persone).
*quella delle bibite al piano 1 dell’edificio 2
è una valida candidata: ha un debito di svariate bottigliette d’acqua con la sottoscritta.
AGITTARIO – Corsa
Per questo segno sempre attivo e dinamico, un’attività con notevoli benefici per
tutto l’organismo: è sufficiente prendere il
pullman in ritardo e fare tutte le mattine
una leggera corsetta a 150 km/h.
CAPRICORNO – Step
Il carattere tenace dei nati sotto questo segno si presta a questa intensa e appagante
attività. Credo che tutti abbiano notato che
il secondo edificio sia provvisto di un numero di gradini tendente a + infinito. Quelle 8 rampe di scale (fatte dalle 10 alle 30
volte al giorno) saranno un toccasana per i
vostri glutei, che diventeranno marmorei,
degni di Michelangelo.
ACQUARIO – Nanne
È, tra tutti i segni, quello che ama meno lo
sport. A proposito, sapevate che dormendo
sul banco si bruciano circa 50 calorie all’ora?
PESCI – Calcio
Scherzavo: è vietato il gioco del pallone. Vi
toccherà mangiare carotine e gambi di sedano fino a giugno.
NUMERO 23 | Giugno 2016
NUMERO 23 | Giugno 2016
QUINTO PIANO | 19
Sudoku
Puzzle 1 (Easy, difficulty rating 0.36)
Puzzle 1 (Medium, difficulty rating 0.58)
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Puzzle 1 (Medium, difficulty rating 0.56)
Puzzle 1 (Hard, difficulty rating 0.64)
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Generated by http://www.opensky.ca/sudoku on Sat May 28 16:59:21 2016 GMT. Enjoy!
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