IL MERCATO ASSICURATIVO: LA SFIDA DELLE ALTE
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IL MERCATO ASSICURATIVO: LA SFIDA DELLE ALTE
IL MERCATO ASSICURATIVO: LA SFIDA DELLE ALTE PROFESSIONALITÀ IN ITALIA Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative Questo lavoro è stato realizzato con la collaborazione dei Quadri Direttivi sindacali SNFIA e l’adesione di tanti, colleghe e colleghi, che ringraziamo per l’impegno e l’entusiasmo con cui hanno seguito l’iniziativa. 2 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Indice 6 9 32 Introduzione di Marino D’Angelo, Segretario Generale SNFIA SEZIONE 1 Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative Presentazione della ricerca SEZIONE 2 - Approfondimenti Verso Solvency II: una nuova era per le assicurazioni? Intervista a Carlos Montalvo, Executive Director EIOPA 37 Ripensare il lavoro. Ripensare la società Intervista a Domenico De Masi, sociologo 40 Aperti al cambiamento Intervista a Pasquale Natella, Associate Partner Key2People 45 SEZIONE 3 Il mercato assicurativo italiano. Analisi di contesto A cura di Marco Falchero, Senior Manager PwC - Deals Insurance SNFIA. Profilo istituzionale Il Sindacato Nazionale dei Funzionari delle Imprese Assicurative (SNFIA) è una organizzazione sindacale, indipendente da partiti o movimenti politici, costituita nel 1952 a partire da un primo nucleo milanese (Sindacato Lombardo Funzionari). Ad eccezione della Federazione dei dirigenti (FIDIA), SNFIA è il più antico sindacato del settore: una continuità storica che ha consentito di raggiungere importanti obiettivi nella promozione della categoria dei Funzionari e dei Quadri all’interno delle compagnie e dei gruppi assicurativi e nella difesa dei loro diritti. Nell’arco di sessant’anni di attività, adeguando strumenti e modalità di intervento ai contesti storici ed economici, SNFIA si è distinta per una lunga serie di battaglie, per la promozione e l’integrazione di importanti istituti all’interno del Contratto Nazionale. In particolare, il suo ruolo è stato determinante per l’introduzione dell’Assistenza Sanitaria per i Funzionari (1979), estesa poi a tutti gli altri lavoratori, e della Previdenza Integrativa (1987). Il Sindacato ha promosso la definizione di un’Area Contrattuale (1991): quest’innovazione ha consentito, nel tempo, di non disperdere le attività fuori dal settore e di mantenere per tutti i lavoratori il contratto assicurativo. In anni più recenti, grazie all’attività di SNFIA è stato introdotto l’istituto della Long Term Care (2005), che ha aperto nella contrattualistica collettiva un innovativo filone in tema di assistenza. L’impegno di SNFIA per la creazione dell’Osservatorio Paritetico Nazionale sul Mobbing è dimostrazione di un concreto coinvolgimento e di una costante attenzione verso le dinamiche re- lazionali e al loro peso nel determinare la qualità della vita sul luogo di lavoro, il benessere psico-fisico dei lavoratori, nonché la qualità stessa delle performance professionali. Nel più recente periodo, in cui il settore assicurativo è stato attraversato da profonde trasformazioni e riorganizzazioni, SNFIA è stato protagonista con le altre Organizzazioni Sindacali di lunghe e difficili trattative, messe in atto per ridurre l’impatto sui lavoratori e sulle loro famiglie delle continue fusioni e ristrutturazioni aziendali. Gli accordi firmati hanno impedito il ricorso indiscriminato alla normativa per i licenziamenti collettivi e garantito ammortizzatori per i lavoratori interessati. Negli anni, dunque, l’impegno di SNFIA è sempre andato a una promozione a tutto tondo della figura professionale del Funzionario e del Quadro, anche dal punto di vista normativo e giuridico. In quest’ottica, va letta l’attenzione del Sindacato al tema della formazione, quale strumento fondamentale per il potenziamento delle competenze, la riqualificazione e l’aggiornamento delle conoscenze. L’Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità, i cui risultati vengono proposti in questo libro, si colloca in questa tradizione di grande e minuta attenzione al luogo di lavoro come luogo di vita: nasce da una precisa volontà di indagare a fondo l’ambiente lavorativo, per com’è percepito e vissuto. Con l’obiettivo di individuare interventi mirati e definire proposte concrete per affrontare tempestivamente possibili condizioni di disagio, generate da una situazione globale e specifica di grande fragilità. 6 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia > INTRODUZIONE Mentre la crisi economica e lo smottamento dei paradigmi economico-industriali agitano lo spettro della recessione su Stati, imprese e famiglie, il ruolo che abbiamo abbracciato come SNFIA, il Sindacato italiano dei Funzionari e delle Alte Professionalità assicurative, ci impone di riportare al centro della discussione il Lavoro e l’Uomo. È per questa ragione che abbiamo scelto di ripartire dalle percezioni, le aspettative e le considerazioni dei Quadri e Funzionari assicurativi, le categorie che rappresentiamo. Attraverso l’indagine presentata in queste pagine, SNFIA intende mettere a nudo il paradosso del middle management, portatore di uno strategico valore aggiunto professionale, ma al contempo assai poco valorizzato dalle imprese, in termini di riconoscimento di ruolo e capacità, di formazione e informazione, di condivisione di vision e strategie di lungo periodo. Una contraddizione che sta, di fatto, depotenziando la capacità di sviluppo del settore assicurativo italiano e mettendo in crisi le relazioni all’interno delle aziende. Collocati funzionalmente tra il vertice dell’azienda e i livelli esecutivi, Quadri e Funzionari rappresentano la leva che traduce le decisioni aziendali in strategia e azioni. Sono, di fatto, la cinghia di trasmissione dell’innovazione che diventa competitività. Crediamo che, in larga parte, la situazione di sotto-dimensionamento del mercato assicurativo italiano – illustrata in questo volume con un’approfondita analisi di PWC – sia conseguenza dell’approccio poco lungimirante delle compagnie, le quali – arroccate in modelli organizzativi sempre più opachi e burocratizzati – stanno dimostrando una bassa propensione a investire in misura adeguata nella formazione del proprio capitale umano. Al contrario, proprio la necessità di competere su mercati sempre più globalizzati renderebbe urgente l’adozione di politiche di formazione e valorizzazione del middle management, in capo al quale sta, tra l’altro, buona parte della ricerca, dello sviluppo e della messa in campo di soluzioni innovative con cui accedere a fasce di mercato ancora inesplorate. Introduzione | 7 In tal senso, il conseguimento di obiettivi di business può a tutti gli effetti convergere in un approccio di Corporate Social Responsibility, che si configura, dunque, come la creazione di valore condiviso. Per gli azionisti, per i dipendenti e per la società in generale. La ricerca SNFIA ci restituisce la fotografia di una categoria di professionisti responsabili, leali e lucidi nel riconoscere alle proprie aziende l’attenzione, tra gli altri, ai principi di equità retributiva e tutela della salute sul posto di lavoro. Con altrettanta lucidità e forza, tuttavia, Quadri e Funzionari assicurativi chiedono che le imprese tornino a riconoscere il valore del Merito, inteso come competenza, conoscenza, esperienza, capacità e dedizione. Riportare il merito al centro dei modelli organizzativi attuali equivale, oggi, a una piccola rivoluzione copernicana, che crediamo non possa più essere procrastinata. Una rivoluzione che significa meno burocrazia in azienda e più innovazione. Più formazione, meno rigidità. Più spazio alla comunicazione, alla condivisione di vision e valori, alla contaminazione di idee. Mettere al centro il merito ed essere competitivi significa anche uscire dai clichè e dal ragionamento per stereotipi. Come quello che contrappone le esigenze di crescita professionale dei giovani rispetto al ruolo dei colleghi più maturi, in un’ottica di sterile conflitto generazionale. Pensiamo che un’azienda capace di generare business e di agire in maniera responsabile sia un soggetto che riconosce il talento e premia il merito, a prescindere dall’età o dal genere. Dalla crisi si esce tutti vincitori o tutti sconfitti. Nelle risposte rilasciate dai professionisti coinvolti nella nostra ricerca, leggiamo in maniera chiara il desiderio di fare la propria parte e la volontà di mettere a disposizione il proprio know how. Alle aziende consegniamo, dunque, questo attestato di disponibilità, auspicando che possano tornare a investire su questo patrimonio di competenze, ma anche di affetto e dedizione. Alla stesura di queste pagine hanno contribuito autorevoli commentatori, esperti e analisti, che le hanno arricchite con idee, suggestioni e punti di vista originali. A loro va il mio più sentito ringraziamento. Buona lettura, Marino D’Angelo, Segretario Generale SNFIA Quadri e Funzionari assicurativi chiedono che le imprese tornino a riconoscere il valore del merito, inteso come competenza, conoscenza, esperienza, capacità e dedizione 8 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia 1 Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative. Presentazione della ricerca 10 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia 107 compagnie assicurative Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative. Presentazione della ricerca | 11 > OBIETTIVI E MODALITÀ DI INDAGINE > Dati preliminari L’Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative, condotta da SNFIA tra l’aprile e il maggio del 2012, ha riguardato 107 compagnie assicurative, che rappresentano da sole il 90% del mercato assicurativo italiano, ed ha coinvolto direttamente 1.069 tra funzionari e alte professionalità del settore, su un totale di 16.743 addetti (di cui 7.301 Funzionari e 9.442 dipendenti di VI livello). La ricerca è stata realizzata su una base di 1.069 individui. Nel dettaglio, hanno risposto al questionario 804 Funzionari (75,2% sul totale) e 265 Alte Professionalità (24,8% sul totale). 90% del mercato assicurativo 1.069 funzionari e quadri coinvolti Una quota rilevante degli intervistati (59,8%) ha dichiarato di essere iscritta al sindacato SNFIA. Della restante parte di persone coinvolte (40,2%) solo il 16,7% ha dichiarato di essere iscritto a un’altra sigla sindacale, mentre l’81,2% non è iscritto a nessun sindacato di categoria. Per quanto riguarda la ripartizione geografica, tra gli intervistati hanno una netta prevalenza (75,1%) coloro che hanno sede di lavoro al nord, rispetto a quelli con sede nel centro Italia (19,7%) o nel sud del Paese (3,5%). Un dato che restituisce la reale distribuzione delle sedi principali delle imprese assicuratrici sul territorio: come è noto, è al nord che queste si sono storicamente concentrate. Il sondaggio, a carattere anonimo, non prevedeva l’obbligatorietà dell’indicazione dell’azienda di appartenenza. L’indagine intende stimolare un rinnovato confronto con la parte datoriale, che travalichi il perimetro della relazione industriale tradizionale Il questionario utilizzato ricalca nel suo impianto un modello scientifico testato ed è articolato in 46 domande chiuse e due domande aperte, distribuite su 7 aree tematiche: Formazione, Innovazione, Professionalità, Performance, Area Disagi, Remunerazione, Privacy e Vita Privata. Si tratta dunque di un’indagine analitica, intesa a comprendere le condizioni lavorative dei professionisti di alto livello. L’obiettivo finale è infatti l’individuazione di aree di miglioramento nei percorsi gestionali e professionali sulla base delle quali aprire un tavolo di confronto con la parte datoriale, che travalichi il perimetro della relazione industriale tradizionale. Per SNFIA, definire nella maniera più oggettiva possibile un quadro articolato e condiviso delle problematiche delle Alte Professionalità è condizione vitale per esprimere proposte di politiche gestionali e organizzative che tengano presente e valorizzino il ruolo strategico fondamentale dei Funzionari e delle Alte Professionalità nel raggiungimento dei risultati d’Impresa. Funzionari intervistati 75,2% Alte professionalità intervistate 24,8% Intervistati iscritti SNFIA 59,9% Intervistati NON iscritti SNFIA 38,8% Intervistati che NON hanno dichiarato nulla 1,3% Intervistati iscritti ad altra sigla sindacale 16,7% Intervistati NON iscritti ad altra sigla sindacale 81,2% Intervistati che NON hanno dichiarato nulla Intervistati con sede di lavoro al NORD Intervistati con sede di lavoro al SUD Intervistati con sede di lavoro al CENTRO Intervistati che NON hanno dichiarato nulla 2,1% 75,1% 3,5% 19,7% 1,7% 12 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative. Presentazione della ricerca | 13 > Gli effetti della crisi economica Il 70% ha registrato negli ultimi anni un netto peggioramento delle condizioni economiche Prima di addentrarci nell’analisi delle specifiche condizioni di lavoro degli intervistati, ci pare opportuno definire, a grandi linee, il contesto generale, sociale ed economico, nel quale la ricerca è stata realizzata. Per questo, riprendiamo sinteticamente alcuni dati fondamentali del Rapporto Eurispes Italia 2013, realizzato tra il dicembre 2012 e il gennaio 2013. Il rapporto ha coinvolto un campione statistico di 1.500 italiani ed evidenzia un clima di sfiducia generale, di difficoltà diffusa: la gravità della crisi economica e finanziaria, che si trascina ormai da un quinquennio in Italia, incide pesantemente sulle disponibilità di spesa e sulla liquidità delle persone intervistate. Un fattore che vedremo emergere anche dai risultati SNFIA. Vediamo più da vicino alcuni dati. Il 61,3% del campione Eurispes dichiara di avere un reddito insufficiente, mentre il 53,5% sostiene di non essere in grado di garantire la sicurezza economica alla propria famiglia con il proprio reddito. L’insicurezza del posto di lavoro è vissuta con ansia dal 39,8% degli intervistati, per i quali questo elemento è la fonte principale di stress. re e anzi si vede costretto a intaccare i risparmi messi da parte (60,6%) o richiedere un prestito bancario (35,7%) per riuscire a far fronte alle esigenze quotidiane della famiglia. Il 28,1% si è rivolto a un “compro oro”, svendendo beni e ricordi personali per disporre della necessaria liquidità, mentre il 30,9% ha fatto acquisti ricorrendo a pagamenti rateizzati. Inoltre, il 22,6% si è visto costretto a richiedere prestiti per coprire le spese mediche proprie o di altri membri della famiglia. Non da ultimo, il 25,2% non riesce a far fronte alle spese relative alla copertura previdenziale e assicurativa. Quest’ultimo elemento è certamente fonte di grande ansia a causa delle ovvie implicazioni sulla tranquillità e la qualità della vita nell’età della vecchiaia. Tale fragilità viene percepita in maniera più forte tra gli intervistati compresi nella fascia di età tra i 45 e i 64 anni. Risparmio e prestiti 79,2 70 % Reddito e lavoro 61,3 % dichiara di avere un reddito insufficiente 53,5 % non riesce a risparmiare ha visto e registrato un netto peggioramento 60,6 % dichiara di non garantire sicurezza economica alla famiglia 39,8 % intacca i propri risparmi per arrivare a fine mese % vede insicurezza del posto di lavoro, fonte principale di stress Dati Eurispes Rapporto Italia 2013 La gravità del quadro si delinea ulteriormente attraverso le risposte alle domande successive. Tra coloro che hanno risposto al questionario, il 70% ha registrato negli ultimi anni un netto peggioramento delle condizioni economiche, il 79,2% dichiara di non riuscire a risparmia- 35,7 % ha chiesto un prestito bancario negli ultimi 3 anni Acquisti e spese 30,9 % ha fatto acquisti rateizzati 28,1 % si è rivolto ad un “compro oro” 22,6 % chiede prestiti per spese mediche 25,2 % non riesce a far fronte a copertura previdenziale Dati Eurispes Rapporto Italia 2013 Il 25,2% non riesce a far fronte alle spese relative alla copertura previdenziale e assicurativa 14 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Il quadro, che la venticinquesima edizione del Rapporto Eurispes delinea in maniera netta, emerge in modo altrettanto esplicito nelle risposte ad alcune delle domande poste da SNFIA ai Funzionari e alle Alte Professionalità del settore assicurativo attraverso l’indagine realizzata. La paura per il futuro è avvertita in maniera forte e non sembra essere giustificata da ipotesi concrete (fusioni, ristrutturazioni aziendali...) di cui gli intervistati siano a conoscenza, quanto piuttosto da un’ansia generalizzata verso un futuro che si percepisce come sempre più incerto. In un contesto generale di così grande volubilità – in cui si è costretti a intaccare i risparmi di una vita, in cui si deve ricorrere a finanziamenti e prestiti, o addirittura a svendere oggetti preziosi per far fronte alle esigenze quotidiane della famiglia – sapere di poter contare su una forte professionalità, maturata nel tempo, sostenuta da percorsi formativi costanti, potrebbe rappresentare un elemento di positività, in grado di dare una maggiore sicurezza e serenità; un elemento solido su cui comunque continuare a costruire, guardando al futuro con maggiore fiducia. Purtroppo, però, per il segmento di lavoratori intervistati attraverso la ricerca SNFIA non è così: le condizioni di lavoro all’interno delle compagnie assicurative sembrano intaccare proprio questo elemento di maggiore sicurezza individuale e dunque contribuiscono a rendere ancora più fragile la propria posizione presente e futura nel mondo del lavoro. Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative. Presentazione della ricerca | 15 siano consapevoli di questa necessità e quanto siano effettivamente disposte ad attivare percorsi di crescita professionale, che consentano di sviluppare pienamente le potenzialità dei propri funzionari e dirigenti. A una prima, generica, domanda rispetto al recepimento dei fabbisogni formativi (Domanda 1), il 73,3% delle persone intervistate risponde positivamente. Per il 42,6% l’azienda ha risposto in maniera sufficiente alle esigenze formative fatte presenti, per il 28,3% lo ha fatto in maniera buona e per il 2,4% in maniera molto buona. Il restante 26,7% ritiene che questi bisogni non siano, invece, stati recepiti. Attraverso le domande successive, l’indagine entra più nel dettaglio e le percentuali cambiano: il tasso di coloro che riconosce una specifica attenzione alla formazione, da parte dell’azienda, scende. Il questionario analizza, ad esempio, l’effettiva predisposizione di corsi di formazione aziendale necessari a svolgere adeguatamente il proprio ruolo (Domanda 2). In questo caso, il 47,2% degli intervistati si ritiene abbastanza soddisfatto, il 5,6% molto soddisfatto. Domanda 1 - Formazione Qual é il livello di recepimento da parte dell’azienda dei Tuoi fabbisogni formativi (competenze manageriali, crescita professionale, ecc.)? Domanda 2 - Formazione Ricevi la formazione aziendale necessaria a svolgere adeguatamente il Tuo ruolo? > I DATI DELLA RICERCA: Area formazione Le condizioni di lavoro all’interno delle compagnie assicurative sembrano intaccare la sicurezza individuale Inserire i professionisti in un percorso di Long Life Learning flessibile e accurato è una priorità sempre più sentita, soprattutto nell’attuale “società della complessità”, attraversata da trasformazioni tumultuose e rapide, in un mercato sempre più concorrenziale e globalizzato. Una prospettiva che non può essere intrapresa individualmente, ma che deve essere strutturata, integrata in un percorso professionale di lungo periodo e condivisa. Un tema essenziale. Per queste ragioni, la prima area d’indagine della ricerca SNFIA è proprio quella relativa alla formazione. Attraverso una serie di quatto domande, il sondaggio mira a comprendere se le Compagnie assicurative 1 2,4% - Molto buono 28,3% - Buono 42,6% - Sufficiente 26,7% - Insufficiente 2 5,6% - Molto 47,2% - Abbastanza 38% - Poco 9,2% - Per nulla Inserire i professionisti in un percorso di Long Life Learning flessibile e accurato è una priorità sempre più sentita 16 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Il 47,2% ritiene di non avere ricevuto una formazione adeguata a svolgere bene il proprio ruolo Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative. Presentazione della ricerca | 17 Sale invece al 38% la quota dei poco soddisfatti e al 9,2% la quota di coloro che non lo sono affatto. Complessivamente, quindi, il 47,2% ritiene di non avere ricevuto una formazione adeguata a svolgere bene il proprio ruolo. Il dato migliora se si ragiona di una formazione molto specifica, tecnica, legata concretamente all’utilizzo degli strumenti che l’azienda stessa mette a disposizione per svolgere il lavoro (Domanda 4). Il tasso di coloro che si ritengono soddisfatti raggiunge, qui, il 61,5%, mentre una quota non esigua, il 38,5%, resta insoddisfatto anche da questo punto di vista. Un’attenzione particolare merita il terzo quesito (Domanda 3) posto nel sondaggio. Alla domanda “La tua società favorisce lo sviluppo delle tue potenzialità?”, le risposte positive registrano un ulteriore calo percentuale. In questo caso, infatti, il 57, 1% ritiene che l’azienda non presti attenzione a questo aspetto, il 13,9% considera che la compagnia per cui lavora non lo faccia per nulla, mentre il 43,2% ritiene che lo faccia poco. Solo il 3,8% percepisce un’attenzione forte e concreta da parte della compagnia. È un elemento che conviene tenere a mente e che sarà ripreso in sede di analisi conclusiva della ricerca. Domanda 3 - Formazione La Tua società favorisce lo sviluppo delle Tue potenzialità? 3 3,8% - Molto 39,1% - Abbastanza 43,2% - Poco 13,9% - Per nulla Domanda 4 - Formazione Hai ricevuto la formazione adeguata all’uso degli strumenti che l’azienda Ti ha messo a disposizione? 4 7,4% - Molto 54,1% - Abbastanza 32,5% - Poco 6% - Per nulla > I DATI DELLA RICERCA: Area Innovazione La seconda serie di domande riguarda il tema dell’innovazione all’interno delle compagnie. Come viene percepito dai Funzionari e dalle Alte Professionalità l’impegno delle aziende su questo fronte? Domanda 5 - Innovazione Gli strumenti tecnici e lavorativi, messi a disposizione dall’azienda, sono adeguati a poter far fronte alle mansioni che Ti sono state assegnate? 5 12,9% - Molto 63,4% - Abbastanza 21,6% - Poco 2,1% - Per nulla Domanda 6 - Innovazione Gli strumenti tecnici e lavorativi, messi a disposizione dall’azienda, sono sufficienti per poter svolgere il Tuo ruolo? Domanda 7 - Innovazione Il sistema informatico aziendale è moderno ed efficiente? 6 11% - Molto 67,1% - Abbastanza 20,2% - Poco 1,7% - Per nulla 7 13,2% - Molto 51,8% - Abbastanza 28,5% - Poco 6,5% - Per nulla Fintanto che si analizza la dotazione tecnologica e gli strumenti lavorativi messi a disposizione dall’azienda, la situazione appare positiva (Domanda 5 e 6). Il 76,3% degli intervistati (63,4% abbastanza e il 12,9% molto) ritiene che gli strumenti tecnici messi a disposizione siano adeguati alle mansioni assegnate e il 78,1% (67,1% abbastanza e 11% molto) pensa che la dotazione tecnica di cui si dispone sia sufficiente a svolgere il compito assegnato. Positivo (65%) anche il riscontro rispetto al sistema informatico di cui l’azienda si è dotata (Domanda 7): per il 51,8% è moderno ed efficiente, per il 13,2% lo è in maniera significativa. Un dato, questo, che sembra però entrare in contrasto con altri dati, quelli che emergono dalle domande successive relative al livello di burocratizzazione e alla comunicazione interna (Domanda 8 e 9): il siste- 18 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative. Presentazione della ricerca | 19 ma informatico dovrebbe essere il più valido alleato sia nel fronteggiare il pericolo di un eccesso di burocratizzazione, sia nel favorire una comunicazione interna rapida ed efficace. Non è questo, tuttavia, ciò che emerge delle risposte. Mentre il 55,7% degli intervistati ritiene che la comunicazione “si avvalga di metodologie aggiornate ed efficaci”, il 30,1% pensa che quello adottato sia un modello poco efficace e il 6,4% ritiene che non lo sia per nulla. Ancora più eclatante, il dato relativo alla burocratizzazione delle procedure: per il 74,6% delle persone coinvolte, nelle aziende si fa poco o nulla per combattere la burocrazia. Il 22,6% ritiene che questa sia una battaglia ingaggiata con poca convinzione dalla compagnia e solo il 2,8% crede che la società in cui lavora la ritenga una priorità. Un peso, quello della burocrazia interna, che ha una ricaduta diretta sulle possibilità di esprimere le proprie potenzialità, le proprie idee innovative, la propria creatività. Per il 63,5% dei Funzionari e delle Alte Professionalità intervistate, nelle Compagnie assicurative lo spazio per le nuove idee è ridotto all’osso, quando non del tutto inesistente (Domanda 10). Domanda 8 - Innovazione La comunicazione interna si avvale di metodologie aggiornate ed efficaci? 8 7,8% - Molto 55,7% - Abbastanza 30,1% - Poco 6,4% - Per nulla Domanda 9 - Innovazione All’interno della Tua azienda si combatte la burocrazia? 9 2,8% - Molto 22,6% - Abbastanza 56,9% - Poco 17,7% - Per nulla Domanda 10 - Innovazione Nella Tua azienda c’è spazio per le idee innovative a tutti i livelli gerarchici? 10 3% - Molto 33,5% - Abbastanza 52,2% - Poco 11,3% - Per nulla > I DATI DELLA RICERCA: Area Professionalità Il terzo gruppo di domande tocca il tema centrale. Questo ciclo di dieci quesiti pone, infatti, interrogativi sul modello d’organizzazione, sull’autonomia e sul livello di delega assegnata, sulle prospettive di crescita e di evoluzione della propria figura all’interno della società di assicurazione. Domanda 11 - Professionalità Il modello organizzativo adottato dalla Tua azienda ha determinato uno svuotamento delle Tue mansioni? 11 16,9% - Molto 27,8% - Abbastanza 31,2% - Poco 24,1% - Per nulla Domanda 12 - Professionalità Il modello organizzativo adottato dalla Tua azienda genera dequalificazione per la Tua figura professionale? Domanda 13 - Professionalità Il modello organizzativo adottato dalla Tua azienda valorizza adeguatamente le Tue mansioni? 12 11,7% - Molto 31,9% - Abbastanza 32,4% - Poco 24% - Per nulla 13 3,9% - Molto 39,5% - Abbastanza 47,2% - Poco 9,4% - Per nulla Quattro, tra le domande poste, analizzano gli effetti del modello organizzativo aziendale sulla figura professionale del funzionario e sulle sue mansioni. La percezione degli intervistati su questo punto è molto chiara e coerente: per il 44,7% il modello organizzativo ha di fatto determinato uno svuotamento delle mansioni (Domanda 11) e per il 43,6% ha portato a una netta dequalificazione del proprio ruolo (Domanda 12). Il 32,4% percepisce comunque uno svuotamento di professionalità, seppure in maniera meno significativa. Una situazione di misconoscimento che viene confermata dalle risposte in merito al livello di autonomia e al margine decisionale, che l’organizzazione interna del lavoro consente. (Domanda 15 e 17) 20 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Domanda 14 - Professionalità Sei soddisfatto/a delle prospettive di evoluzione professionale esistenti nella Tua azienda? 14 2,5% - Molto 28,3% - Abbastanza 43% - Poco 26,2% - Per nulla Domanda 15 - Professionalità Il modello organizzativo adottato dalla Tua azienda Ti consente un margine decisionale ed operativo sufficiente? 15 10,2% - Molto 48,9% - Abbastanza 32% - Poco 8,9% - Per nulla Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative. Presentazione della ricerca | 21 Domanda 16 - Professionalità La Tua postazione di lavoro risulta essere adeguata al Tuo ruolo professionale? 16 13,6% - Molto 52,1% - Abbastanza 23% - Poco 11,3% - Per nulla Per il 40,9% la libertà decisionale consentita non è sufficiente a garantire uno svolgimento efficace e incisivo delle proprie mansioni. Molto alta (48,9%) è anche la percentuale di coloro per i quali questo stesso margine raggiunge la sufficienza. Allo stesso modo, il 37,5% ritiene che l’autonomia di cui gode sia poco o per nulla adeguata al ruolo che ricopre (Domanda 17). La fotografia che risulta dai dati ci parla di una perdita di senso del proprio lavoro. In particolare, la percezione della limitatezza della propria autonomia decisionale risulta essere un fattore estremamente negativo. A questa si affianca un altro aspetto, che emerge da una delle domande successive (Domanda 18), in cui si analizza un elemento chiave, cioè la relazione, il confronto, lo scambio con i vertici aziendali: “Nel tuo ruolo, ricevi sufficienti informazioni sulla vision strategica della tua società?”. Il 12,4% degli intervistati dichiara di non ricevere del tutto informazioni in merito alla visione strategica della compagnia, mentre il 43,6% degli intervistati ritiene che le informazioni su questi aspetti siano scarse. Indubbiamente, nella percezione degli intervistati il dialogo con i vertici sulle strategie di lungo periodo, sugli obiettivi e sulle prospettive è scarso e non significativo. Non solo non si è coinvolti, ma non si è neppure informati in maniera sufficiente e tempestiva. Un fattore che rafforza l’impressione di essere considerati meri esecuto- La percezione della ri, mentre, viceversa, il ruolo, le competenze e l’esperienza di questi pro- limitatezza della fessionisti dovrebbero metterli al centro dell’assetto strategico aziendale. propria autonomia decisionale risulta Tali condizioni di lavoro, coniugate con una situazione generale di per essere un fattore sé destabilizzante, fanno sì che gli intervistati tratteggino nelle pro- estremamente prie risposte un presente dalle tinte fosche, che lascia poco spazio a negativo ipotesi di cambiamento positive. Il 69,2% non intravede prospettive di evoluzione professionale all’interno dell’azienda (Domanda 14). Il 76,5% ritiene che i cambiamenti che avverranno all’interno dell’azienda non potranno avere impatti positivi sul proprio ruolo (Domanda 19). Va sottolineato che non si è fatto specifico riferimento a un particolare tipo di evento. Piuttosto, come abbiamo visto, a una fragilità strutturale del sistema, del Paese, si aggiunge una fragilità professionale. Domanda 17 - Professionalità Ritieni di godere di un livello di autonomia professionale e decisionale adeguato al Tuo ruolo? 17 12,1% - Molto 50,4% - Abbastanza 30,6% - Poco 6,9% - Per nulla Domanda 18 - Professionalità Nel Tuo ruolo, ricevi sufficienti informazioni sulla vision strategica della Tua società? 18 7,0% - Molto 37% - Abbastanza 43,6% - Poco 12,4% - Per nulla Domanda 19 - Professionalità Hai l’impressione che i cambiamenti nella Tua società avranno un impatto positivo sul ruolo che ricopri? 19 2,7% - Molto 20,8% - Abbastanza 51% - Poco 25,5% - Per nulla 22 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Domanda 20 - Professionalità Il modello organizzativo adottato dalla Tua azienda Ti attribuisce una giusta delega? 20 5,7% - Molto 43,4% - Abbastanza 36,5% - Poco 14,4% - Per nulla Domanda 21 - Performance Riesci a raggiungere gli obiettivi aziendali che Ti vengono assegnati? Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative. Presentazione della ricerca | 23 Domanda 22 - Performance Gli obiettivi aziendali Ti vengono assegnati con chiarezza? 22 21 22,1% - Molto 66,5% - Abbastanza 9% - Poco 2,4% - Per nulla 13,6% - Molto 48,5% - Abbastanza 28,3% - Poco 9,6% - Per nulla > I DATI DELLA RICERCA: Area Performance Dal punto di vista delle performance, il quadro generale è più positivo. La percentuale di coloro che ritengono che, da parte delle compagnie, gli obiettivi siano definiti e assegnati in maniera chiara raggiunge il 62,1% (Domanda 22). Importante anche la quota di coloro che sentono di avere ben presente che cosa ci si aspetta professionalmente da loro: il 61,1% ne è abbastanza consapevole, il 22% ne è molto consapevole (Domanda 26). Ciò nonostante, anche dai quesiti relativi a quest’area di indagine, emergono zone d’ombra. La maggioranza degli intervistati (Domanda 24) ritiene che il lavoro svolto non venga riconosciuto adeguatamente (56,2%). La propria professionalità e competenza (Domanda 23) continua a essere percepita come non valorizzata (55,1%), in particolare rispetto all’importanza degli obiettivi comunque assegnati e conseguiti. Non solo: il 42,6% dei funzionari intervistati dichiara che il modello organizzativo adottato non gli consente di svolgere al meglio il proprio lavoro. Nonostante condizioni non ottimali, i risultati ci sono: dalle risposte emerge una percezione più che positiva del proprio operato. La percentuale di coloro che dichiarano di riuscire a raggiungere gli obiettivi fissati è significativa. Si tratta infatti dell’88,6% (Domanda 21). Domanda 23 - Performance La Tua professionalità viene valorizzata adeguatamente in rapporto agli obiettivi assegnati? Domanda 24 - Performance Il Tuo lavoro viene riconosciuto e valorizzato adeguatamente? Domanda 26 - Performance Conosco ciò che ci si aspetta dal mio lavoro 24 26 23 5,2% - Molto 39,7% - Abbastanza 42,2% - Poco 12,9% - Per nulla 4,7% - Molto 39,1% - Abbastanza 42,6% - Poco 13,6% - Per nulla 22% - Molto 61,1% - Abbastanza 13% - Poco 3,9% - Per nulla > I DATI DELLA RICERCA: Area Disagi Questo ciclo di domande ha inteso valutare l’esistenza di situazioni specifiche di disagio, riconosciute in quanto tali, all’interno delle compagnie assicurative. La serie si apre con una prima domanda, formulata in maniera molto diretta, che valuta la presenza o meno di possibili elementi che creino malessere all’interno delle aziende e come vengano percepiti. “Ci sono aree di disagio professionale nella tua azienda?”. Il 71,2% degli intervistati risponde affermativamente. Se più della metà delle persone percepisce l’esistenza di fattori di disagio (54,7%), il 16,5% ne avverte il peso in maniera forte, mentre il 26,9% risponde che le aree di difficol- 24 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative. Presentazione della ricerca | 25 tà, seppur presenti, sono poche. Solo l’1,9% ritiene che non ne esistano. Per circoscrivere l’area in cui si origina il disagio e individuarne la causa, il sondaggio passa ad analizzare una molteplicità di fattori: il salario, i “premi” (benefit e servizi), il luogo di lavoro, l’organizzazione del lavoro, l’equità, le relazioni. In merito ai Benefit previsti, quasi la metà dei lavoratori trova che siano inadeguati (Domanda 29/b). Solo il 14,5% si ritiene soddisfatto, da questo punto di vista. Il 39,9% pensa che siano lievemente inadeguati, il 33,9% ritiene che i benefit concessi siano abbastanza inadeguati, l’11,7% che lo siano molto. In merito ai Servizi, invece, la forbice che separa i risultati si allarga: il 50,2% trova che i servizi siano poco inadeguati e il 9,9% che non lo siano affatto. Complessivamente, dunque, il 60,1% dei funzionari è soddisfatto dai servizi resi come premi dalle Compagnie. I salari riconosciuti sono considerati inadeguati dal 45,6% dei funzionari coinvolti: il 36,4% li considera “abbastanza inadeguati”, il 43,9% “poco inadeguati”. Un dato che integra quanto emerge dalle domande preliminari sulle condizioni economiche generali circa la difficoltà di far fronte alle spese ordinarie basandosi esclusivamente sul reddito percepito. Domanda 28 - Disagi Ci sono aree di disagio professionale all’interno della Tua azienda? 28 16,5% - Molto 54,7% - Abbastanza 26,9% - Poco 1,9% - Per nulla Domanda 29 (Servizi) - Disagi Inadeguatezza premiale 29/a 6,3% - Molto 33,6% - Abbastanza 50,2% - Poco 9,9% - Per nulla Domanda 29 (Benefit) - Disagi Inadeguatezza premiale 29/b 11,7% - Molto 33,9% - Abbastanza 39,9% - Poco 14,5% - Per nulla Domanda 29 (Salari) - Disagi Inadeguatezza premiale Domanda 31 (Carichi di lavoro) - Disagi Inadeguatezza organizzativa 29/c 31/a 9,2% - Molto 36,4% - Abbastanza 43,9% - Poco 10,5% - Per nulla 15,1% - Molto 50,1% - Abbastanza 29% - Poco 5,8% - Per nulla Domanda 31 (Overload) - Disagi Inadeguatezza organizzativa 31/b 7,8% - Molto 39,5% - Abbastanza 44,7% - Poco 8,0% - Per nulla Fortemente negativo è il riscontro sull’organizzazione del lavoro all’interno delle Compagnie (Domanda 31). Complessivamente, il 65% degli intervistati ritiene che i carichi di lavoro non siano corretti, il 64% che i ritmi di lavoro sono eccessivi e il 47,3% ammette un sovraccarico cognitivo. Altrettanto significative le risposte relative all’equità all’interno della compagnia: per il 70,4% l’organizzazione aziendale disattende questo principio essenziale. Di più: in generale, il 50,1% ritiene che le forme di organizzazione adottate incidano negativamente sul ruolo ricoperto (Domanda 35). Infine il 46,6% pensa che non ci sia un clima relazionale favorevole (Domanda 39), in grado di facilitare un confronto sereno, la condivisione di idee, la definizione di strategie comuni, il senso di appartenenza. Una piccola serie di quesiti (Domanda 30, 36, 37) investe, infine, il tema della qualità dell’ambiente, delle strutture e degli strumenti messi a disposizione. La situazione che emerge è certamente più positiva: il 66% circa ritiene che gli ambienti siano idonei e addirittura l’82% riconosce che le postazioni di lavoro e le attrezzature siano adeguate e consentano di ridurre eventuali rischi. Per il 91%, la società tutela salute e sicurezza. Una percentuale elevata di intervistati (71%) ritiene che le macchine messe a disposizione siano moderne. 26 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative. Presentazione della ricerca | 27 > I DATI DELLA RICERCA: Area Remunerazione Domanda 31 (Ritmi di lavoro) - Disagi Inadeguatezza organizzativa 31/c Domanda 32 - Disagi La Tua azienda adotta uno stile di management basato sullo stress (eccesso di controllo ed obiettivi inadeguati)? 32 Domanda 33 - Disagi All’interno della Tua azienda, ritieni applicato un metodo organizzativo incentrato generalmente sull’equità? 33 18,2% - Molto 45,8% - Abbastanza 30,2% - Poco 5,8% - Per nulla 6,9% - Molto 34,3% - Abbastanza 44% - Poco 14,8% - Per nulla 1% - Molto 28,6% - Abbastanza 53,1% - Poco 17,3% - Per nulla Domanda 35 - Disagi Il modello organizzativo adottato dalla Tua azienda pensi penalizzi il Tuo ruolo? Domanda 38 - Disagi Pensi che l’attuale organizzazione del lavoro nella Tua azienda possa determinare ricadute negative sul Tuo ruolo? Domanda 39 - Disagi Nella Tua azienda viene favorito un clima relazionale adeguato? 35 11,9% - Molto 38,2% - Abbastanza 36,5% - Poco 13,4% - Per nulla 38 8% - Molto 38,5% - Abbastanza 41,8% - Poco 11,7% - Per nulla 39 4,5% - Molto 48,9% - Abbastanza 37,4% - Poco 9,2% - Per nulla Circa la metà degli intervistati (48,3%) ritiene che lo stipendio non sia adeguato rispetto al lavoro svolto (Domanda 41) e il 49% ritiene di non essere trattato equamente da questo punto di vista da parte della società (Domanda 42). Ciò nonostante, dalle risposte, emerge con evidenza che il tema della remunerazione non è, di per sé, l’elemento più forte di scontento. È invece l’assenza di un’organizzazione realmente in grado di premiare le competenze, i risultati e l’abnegazione per il lavoro l’elemento di più radicale insoddisfazione. Manca nelle compagnie assicurative un sistema meritocratico premiante: il 69,4% lo considera poco o per nulla adeguato, in particolare rispetto al ruolo ricoperto (Domanda 43). Ancora una volta, quello che emerge è uno scarso riconoscimento del valore individuale, delle capacità e dei risultati portati dal singolo professionista, le cui potenzialità restano misconosciute. Le ultime due domande attengono all’area della privacy e della vita privata. Gli intervistati riconoscono alle compagnie assicurative un atteggiamento rispettoso nei confronti della privacy dei dipendenti: il Domanda 41 - Remunerazione Come valuti il Tuo stipendio rispetto al Tuo lavoro? 41 5,8% - Del tutto adeguato 45,9% - Abbastanza adeguato 41,6% - Poco adeguato 6,7% - Per nulla adeguato Domanda 42 - Remunerazione Mi sento trattato equamente dalla Mia società 42 4,4% - Molto 46,6% - Abbastanza 38,4% - Poco 10,6% - Per nulla 28 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative. Presentazione della ricerca | 29 67,6%, infatti, non ritiene che il sistema informatico possa violare il diritto alla riservatezza delle informazioni. Più interessanti sono le risposte legate all’equilibrio tra vita privata e vita professionale (Domanda 46) e al godimento delle ferie, che di questo equilibrio è un concreto e molto significativo emblema. In entrambi i casi le risposte sono positive. Il 67,5% degli intervistati dichiara di riuscire a mantenere un buon equilibrio tra queste due sfere della vita individuale. L’82% dichiara di fruire di tutte le ferie che gli spettano di diritto. > Riflessioni generali a disposizione sono nuove, i sistemi operativi e i programmi aggiornati, adeguati alle esigenze di chi deve farne uso quotidiano. Fonte forte di disagio sono, invece, l’organizzazione del lavoro, il percorso formativo previsto, la mancanza di dialogo. Tutti fattori che concorrono a generare nei professionisti intervistati una generale sensazione di misconoscimento personale, di impoverimento della professionalità, di depauperamento del ruolo. Come abbiamo visto, la burocrazia continua ad avere un peso esorbitante, a rendere farraginose operazioni semplici e a rallentare la comunicazione. La condivisione della vision aziendale, e dunque delle strategie di lungo periodo, degli obiettivi prioritari è scarsa, per non dire assente: su questi temi i funzionari e le alte professionalità non vengono coinvolti e viene così persa la possibilità di mettere a frutto un patrimonio di saperi che potrebbe invece rivelarsi importante. Inoltre, in un periodo di trasformazione globale degli assetti del settore e delle singole Compagnie, certamente uno scambio e un confronto più franco e diretto su quanto va delineandosi all’orizzonte potrebbe ridurre il livello di stress e di ansia, cui le persone intervistate si sentono sottoposte. Secondo i dati, ricordiamolo, il 76,5% ritiene che i cambiamenti non incideranno positivamente sulla propria figura professionale. Sebbene si riconosca una sostanziale equità retributiva, non ci si sente all’interno di un sistema realmente meritocratico, capace cioè di far emergere coloro che si distinguono per impegno, capacità, dedizione, potenzialità. Allo stesso modo, sembrano venire dimenticate le competenze acquisite sul campo negli anni: competenze che danno al professionista la capacità di fare scelte in maniera autonoma, così come di individuare di volta in volta la strategia più efficace e lo strumento più adeguato. Una situazione in grado di generare un forte stress cui si somma l’ansia per il raggiungimento degli obiettivi assegnati, e che l’88,2% dichiara di riuscire comunque a conseguire. Quanto emerge dal sondaggio realizzato dal Sindacato SNFIA è una situazione fatta di luci e ombre. Certamente positivo è il rispetto per la sicurezza e la salute, dunque l’adeguamento degli spazi, delle attrezzature e degli arredi per garantire il necessario comfort ed evitare nel tempo l’insorgere di problemi di salute (posture scorrette, vista, cefalee…). Allo stesso modo, le compagnie assicurative si dimostrano abbastanza sensibili all’aggiornamento tecnologico delle strutture: le macchine messe Insomma, sembra gravare sulle Compagnie assicurative una certa miopia, che non consente di riconoscere il merito e la capacità laddove risiedono e di valorizzarli adeguatamente, con reciproco vantaggio. La parte più ricca e creativa della professionalità maturata in anni di esperienza va troppo spesso persa. Una condizione che genera frustrazione, da una parte, e impedisce di accrescere la qualità del lavoro e il conseguimento di importanti obiettivi aziendali, dall’altra. Domanda 43 - Remunerazione Come giudichi il sistema meritocratico utilizzato dalla Tua azienda in particolare rispetto al ruolo che ricopri? 43 2,5% - Del tutto adeguato 28,1% - Abbastanza adeguato 48,4% - Poco adeguato 21% - Per nulla adeguato Domanda 46 - Privacy e vita privata Il corretto espletamento del Tuo ruolo aziendale Ti consente di poter avere un giusto equilibrio tra vita lavorativa e vita privata? 46 8% - Molto 59,5% - Abbastanza 27,8% - Poco 4,7% - Per nulla La parte più ricca e creativa della professionalità maturata in anni di esperienza va troppo spesso persa 30 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia 2 Approfondimenti. Interviste a: Carlos Montalvo Domenico De Masi Pasquale Natella 32 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Verso Solvency II: una nuova era per le assicurazioni? Intervista a Carlos Montalvo Rebuelta, Executive Director EIOPA Per rispondere al clima di sfiducia generatosi in questi anni di generale crisi finanziaria, l’Unione Europea ha previsto l’introduzione di un nuovo quadro regolatorio per il settore assicurativo: Solvency II. L’obiettivo è garantire una maggiore stabilità finanziaria e proteggere i clienti, dando delle coordinate comuni alle diverse Compagnie europee. Sta però a loro individuare nuove proposte e nuovi servizi, che rispondano alle esigenze del mercato, puntando sulle competenze e l’esperienza dei manager per concretizzarle. Oggi il mercato finanziario europeo è frammentato. Le prospettive macro-economiche sono fragili La crisi finanziaria ha colpito tutti i settori economici. Quanto ha pesato sul mercato assicurativo europeo? Pur non essendo nata in ambiente assicurativo, la crisi ha colpito anche questo nostro settore. Dal punto di vista delle risorse finanziarie, il mercato ha continuato a perdere e, nonostante alcuni miglioramenti nella primavera del 2012, la situazione resta delicata per le Compagnie assicurative. Dal punto di vista della passività, la crisi ha colpito le società che si occupano di assicurazioni ramo “Vita”: ritengo che sia arrivato il momento per alcune di queste società di rivedere il modello di business adottato. EIOPA monitora costantemente la stabilità finanziaria del sistema. Volendo tratteggiare un quadro sintetico del mercato finanziario oggi, possiamo evidenziare alcune caratteristiche: le fragili prospettive macro-economiche, il protrarsi di una situazione in cui il tasso di interessi è basso, la frammentazione del settore finanziario europeo, così come la mancanza di fiducia nella valutazione dei bilanci e nella comunicazione dei rischi. Approfondimenti | 33 Nel settore assicurativo, l’incertezza rispetto al futuro è ancora molto alta e la crescita del mercato resta debole: la ripresa dell’economia è lenta e questo mette sotto pressione la vendita delle polizze assicurative. Questo quadro, però, non deve indurci ad attribuire passivamente tutte le responsabilità alla caotica situazione finanziaria. Oggi è importante andare avanti, imparare la lezione che questa crisi ci ha impartito. Una su tutte: gli assicuratori dovrebbero essere in grado di identificare rapidamente, gestire efficacemente e mitigare i rischi che devono affrontare. Dovrebbero sapere attribuire correttamente il prezzo di ogni opzione implicata nei diversi contratti e nello stesso tempo cogliere il vero dato economico che emerge dal rapporto tra attività/passività. Questo approccio è previsto nel nuovo sistema regolatorio per il settore assicurativo in Europa: Solvency II. L’implementazione di questa impalcatura è un passo molto importante che ci consente di apprendere le lezioni della crisi. I vincitori del processo saranno coloro che sapranno rafforzare la propria capacità di comprendere e di rispondere adeguatamente ai rischi. Pensa che il mercato assicurativo sia stato in grado di reagire alla crisi e di usarla per migliorare alcuni aspetti specifici? Per introdurre nuovi servizi e proposte? Conoscere sempre meglio il proprio cliente e offrire quei servizi e quei prodotti che sono necessari e richiesti è certamente un vantaggio competitivo. Molto lavoro deve ancora essere fatto in questo ambito, anche se la crisi dovrebbe aver dato un forte segnale di sveglia. Crediamo che il paradigma che riguarda trasparenza e correttezza nei confronti dei consumatori vada profondamente rinnovato: le Compagnie assicurative devono sviluppare prodotti più semplici e più comprensibili, consacrare una maggiore attenzione alla correttezza delle condizioni contrattuali e devono rivedere oneri e commissioni, assicurando che siano eque. Inoltre, le Compagnie dovrebbero cambiare il loro approccio verso i conflitti d’interesse, perché in questo ambito non saranno più tollerati comportamenti sbagliati. Soltanto procedendo in questo modo, possiamo riconquistare la fiducia dei consumatori. EIOPA è impegnata nel garantire che i clienti siano adeguatamente protetti e che i vantaggi superino i costi a loro carico. Questo è fondamentale per ogni compagnia assicurativa. Il paradigma che riguarda trasparenza e correttezza va profondamente rinnovato 34 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Le Compagnie assicurative europee hanno di fronte una duplice sfida: adeguare il loro modello di business e implementare i cambiamenti del modello Solvency II Quali sono oggi le sfide più impegnative per le compagnie assicurative in Europa. Ci sono delle riforme strutturali che il mercato italiano dovrebbe affrontare per vincere queste sfide? Quella che le Compagnie assicurative europee hanno di fronte è una duplice sfida: dovrebbero adeguare il loro modello di business alle condizioni del mercato e alla domanda esistente, e allo stesso tempo implementare i cambiamenti introdotti dal modello Solvency II sul fronte regolatorio. La Commissione Europea recentemente ha definito la deadline per la completa attuazione di questa nuova struttura regolatoria. Entro il 1 gennaio 2016, Solvency II dovrà essere recepito in tutta Europa. Già adesso si sta lavorando per preparare questo cambiamento: EIOPA ha elaborato delle Linee Guida per prepararsi all’introduzione di Solvency II. All’inizio dell’anno queste Linee Guida sono state oggetto di una Consultazione pubblica, a settembre il testo è stato finalizzato, proprio alla luce di quanto emerso dal confronto, e a fine ottobre è stato tradotto in tutte le lingue ufficiali dell’Unione. Dal 1 gennaio 2014, dovrà essere applicato. Le Linee Guida hanno l’obiettivo di fare sì che le compagnie assicurative siano correttamente preparate ad accogliere Solvency II in aree quali la Governance, compresa la gestione dei rischi, la valutazione corretta del rischio d’impresa per lo scenario futuro (basato sull’Own Risk and Solvency Asessments – ORSA), la presentazione della documentazione all’Authority nazionale del settore, la predisposizione di modelli interni. Abbiamo davanti due anni di tempo per fare questo lavoro, per strutturarci per questo cambiamento. In EIOPA siamo convinti che sia gli Enti supervisori sia le compagnie dovrebbero usare al meglio questo periodo e fare ogni sforzo per adeguarsi ai requisiti previsti da Solvency II. Un piccolo consiglio: meglio non fare passare tempo inutilmente, pensando che questi elementi possano essere affrontati domani; è adesso il momento di muoversi. Ed è proprio Solvency II che aiuterà noi tutti ad affrontare le possibili sfide del futuro: nell’Unione Europea soltanto potendo disporre di un sistema di supervisione dei rischi molto solido e strutturato abbiamo buone possibilità di garantire la stabilità finanziaria e rafforzare il livello di sicurezza e protezione dei clienti. Le banche rappresentano il canale distributivo più forte per le polizze “Vita” in Italia. Questa caratteristica ha determinato un exploit di que- Approfondimenti | 35 sto ramo specifico nel nostro Paese, ma d’altro canto ha tolto autonomia nella definizione delle strategie commerciali alle compagnie assicurative. Pensa che sia necessario riequilibrare questi canali? Che ci siano diversi canali distributivi è una cosa sensata ed evita eccessi di dipendenza. Se si è sovraesposti in un singolo canale, quale che sia, si può andare incontro a rischi. L’anno scorso abbiamo avuto modo di vedere alcuni esempi di potenziali conflitti d’interesse tra banche e assicurazioni. Quando le banche hanno bisogno di liquidità, di solito offrono al cliente di aprire un conto o di sottoscrivere qualche forma di investimento. Questo è assolutamente pertinente dal punto di vista delle banche, ma nello stesso tempo rende evidente perché le assicurazioni dovrebbero garantirsi diversi canali di distribuzione dei loro prodotti. Un eccesso di dipendenza da un unico canale può mettere a rischio il loro modello di business. E anche questa è una lezione che abbiamo imparato grazie alla crisi: mai mettere tutte le uova nella stessa cesta. Un eccesso di dipendenza da un unico canale può mettere a rischio i modello di business. È una lezione che abbiamo imparato Secondo quanto emerge dai dati SNFIA, i Funzionari e i Dirigenti ita- grazie alla crisi liani ritengono che il loro valore e le loro competenze non siano correttamente valutati. Questa percezione, sempre secondo i dati, dipende dalla mancanza di comunicazione con i vertici, specialmente in merito alla vision aziendale, e da un’organizzazione del lavoro non efficiente. Come ritiene possibile intervenire per migliorare questa situazione e capitalizzare le potenzialità di questi manager? Innanzitutto dobbiamo distinguere tra l’organizzazione aziendale e la cultura corporate delle Compagnie. Un sistema efficiente di gestione operativa è essenziale. Solvency II contiene misure, costruite sulla base delle buone pratiche che già esistono, che riguardano risk management, norme, internal audit, actuarial function, proprio intesi come parte del sistema di governance. Quando entrerà in vigore Solvency II, le compagnie saranno obbligate a rafforzare la comunicazione, il controllo sull’ambiente interno, a migliorare i meccanismi di monitoring e reporting. Altri aspetti, come la comunicazione dei valori corporate, la trasparenza da parte dei vertici aziendali, la presenza di procedure interne efficaci sono legate alla cultura istituzionale di ciascuna compagnia. Onestamente, non penso che un’Authority internazionale possa intervenire in questo ambito. Ciascuno di noi sa, dentro di sé, cosa è giusto e cosa è sbagliato. E certamente il nostro ruolo non è costringere le com- 36 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia pagnie a gestire il proprio business in un modo piuttosto che in un altro. Un corretto flusso di comunicazione e una forte cultura corporate assicurano a ciascuna compagnia, nessuna esclusa, di usare al meglio competenze ed esperienza dei suoi manager. Dobbiamo vivere all’altezza dei valori che predichiamo, e predicare dando buoni esempi. L’expertise dei manager è un fattore chiave per la crescita del mercato assicurativo. Attraverso quali strumenti a livello europeo è possibile sostenere la crescita di queste figure professionali? Certamente competenze ed esperienza dei manager sono fattori cruciali, né è possibile fare impresa senza uno staff capace. Come EIOPA, incoraggiamo tutte quelle iniziative che promuovono il miglioramento delle capacità manageriali. Non è, però, compito di un’Authority fare formazione in questo senso. A questo proposito, il valore aggiunto che EIOPA può portare è rappresentato da iniziative come i Report sulle buone pratiche, in cui analizziamo comportamenti e scelte delle diverse compagnie e indichiamo i casi che vale la pena prendere in considerazione. Quest’anno, per esempio, dopo la Consultazione pubblica sulle Linee Guida Solvency II, stiamo mettendo a punto un altro documento: Good Practices Report on Comparison Websites and Knowledge & Ability of Distributors of Insurance Products. Inoltre, organizziamo eventi pubblici ai quali i rappresentanti delle aziende sono ampiamente invitati: le conferenze annuali di EIOPA, le Global Insurance Supervision Conferences, i worksohop legati a specifiche iniziative che vengono lanciate come i QIS, o i Consumer Protection Day. Carlos Montalvo Rebuelta Carlos Montalvo Rebuelta è il direttore esecutivo di EIOPA, European Insurance and Occupational Pensions Authority, dal febbraio 2011. La sua elezione è avvenuta dopo una preselezione da parte della Commissione europea. L’approvazione da parte del Parlamento europeo è avvenuta il 17 marzo dello stesso anno. Montalvo è stato Segretario Generale del CEIOPS (Committee of European Insurance and Occupational Pensions Supervisors) e Supervisore per la Dirección General de Seguros y Fondos de Pensiones (DGSFP), l’Authority spagnola del settore assicurativo. EIOPA EIOPA, l’Autorità europea delle assicurazioni (European Insurance and Occupational Pensions Authority), è una delle tre Autorità indipendenti di Supervisione nel settore finanziario, a livello europeo, nate a seguito della crisi finanziaria del 2008, volute dalla Commissione europea e approvate dal Parlamento europeo. Approfondimenti | 37 Ripensare il lavoro. Ripensare la società Intervista a Domenico De Masi, sociologo Il disagio che emerge dai dati SNFIA non riguarda soltanto il settore assicurativo, ma coinvolge trasversalmente tutte le professioni intellettuali. Il nostro modo di pensare il lavoro, e dunque di organizzarlo operativamente, è superato. Un ritardo di cui hanno responsabilità intellettuali e politici che non hanno saputo prevedere queste trasformazioni e affrontarle in maniera sistematica. Perché ragionare sulle forme del lavoro significa ragionare sull’assetto strutturale della nostra società. Dalla ricerca realizzata da SNFIA emergono forti elementi di disagio tra i funzionari, i quadri e i dirigenti del settore assicurativo. Ben oltre le rivendicazioni remunerative, quello che è in gioco è il significato del proprio ruolo. L’impressione è che si stia perdendo il senso di questa funzione: le alte professionalità sono schiacciate tra top management, che avoca a sé tutte le funzioni strategiche, e il livello gerarchicamente inferiore, che scalpita e macina lavoro. È un problema generalizzato in ambito lavorativo oggi, a suo avviso? Quello che emerge dai vostri dati è quanto emerge in ogni azienda. Oggi stanno scomparendo tutte le intermediazioni. Lo vediamo anche nella nostra vita quotidiana. Basta pensare a cose semplici, come l’acquisto di un biglietto del treno: prima si andava in agenzia, ora si fa tutto via internet. Oppure basta pensare a quanto sta accadendo nel settore bancario: entro 4/5 anni non ci saranno più agenzie sul territorio, perché già oggi la gran parte delle operazioni può essere tranquillamente svolta da casa. O ancora pensiamo alla politica: Grillo ha preso il 25% dei voti senza avere una sede fisica. Una cosa impensabile per un partito tradizionale. Nelle aziende avviene lo stesso tipo di processo. Andiamo verso organizzazioni che si svuotano, assistiamo a una rarefazione del lavoro: questo fa sì che tutti i livelli gerarchici e le suddivisioni rigide delle 38 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia funzioni che c’erano un tempo non ci siano più, o meglio non siano più necessarie. Di qui, la perdita di significato del ruolo. Di fatto, sono delle superfetazioni rimaste lì. La classe intermedia – funzionari, quadri, dirigenti – è scavalcata da sotto e da sopra. Non è un processo che può essere invertito. Non possiamo tornare alle agenzie per fare i biglietti dei treni, non possiamo pensare di migliorare la situazione restituendo una funzione a queste strutture o a questi ruoli. Se tornare indietro non è possibile, né auspicabile, è però necessario ripensare strutturalmente il mondo del lavoro… Certo, l’organizzazione del lavoro deve essere completamente trasformata a partire, però, da una considerazione che deve essere definitivamente assunta: di lavoro, come siamo abituati ad intenderlo, ce ne sarà sempre meno. Le aziende e i sindacati fino a oggi hanno resistito ai cambiamenti. La gestione delle risorse umane è rimasta quella di 100 anni fa. Questo ritardo oggi ci mette in difficoltà. È vero che la responsabilità non è imputabile direttamente agli imprenditori. Ad essere venuta meno, anche in questo caso, è la politica, che non ha saputo leggere i cambiamenti in maniera tempestiva. Noi studiosi non abbiamo approfondito bene questo tema e non l’abbiamo posto con la dovuta forza all’attenzione dei decisori politici Riconosce una responsabilità anche agli intellettuali da questo punto di vista? Sì, senz’altro. Non c’è un pensiero da parte degli studiosi, degli intellettuali, che sia organico e completo. C’è un vuoto. Noi studiosi non abbiamo approfondito bene questo tema e soprattutto non l’abbiamo posto con la dovuta forza all’attenzione dei decisori politici, dei legislatori. La legislazione sul lavoro non tiene conto delle trasformazioni profonde che hanno toccato questo mondo. La priorità è avere dei responsabili politici, dei ministri, che conoscano davvero il mondo del lavoro. Qualche tempo fa ho sentito un intervento del ministro Del Rio, in un festival del lavoro in Emilia Romagna. Purtroppo, Del Rio parlava di cose che non esistono più. Non l’hanno avvertito. Basti pensare che usiamo un unico termine – lavoro – per descrivere cose completamente diverse. Diciamo che un meccanico lavora, che un dirigente lavora, che un artista lavora, che un giornalista lavora, che uno scienziato lavora… Il lavoro non è una cosa unica. Sulla base di questo equivoco si manda uno scienziato in pensione nello stesso giorno in cui si manda in pensione un minatore… È tutto un equivoco, sul lavoro. Approfondimenti | 39 Una trasformazione di questo tipo comporta a cascata un cambiamento radicale anche sul fronte pensionistico, su quello del welfare e in generale sul ruolo sociale dell’individuo, che per molti ancora oggi si identifica con il ruolo professionale. Dunque si tratta di un cambiamento profondo. Come realizzare questa transizione? Da cosa cominciare? Abbandonare questa forma mentis è particolarmente difficile, non riusciamo a staccarcene. Io la considero una malattia, una peste. Sul fronte concreto, comincerei col fare tre semplici cose che sembrano già rivoluzionarie: telelavoro, riduzione drastica dell’orario di lavoro, riforma del sistema pensionistico. La pensione dovrebbe essere contrattata di volta in volta con il datore di lavoro. Ciascun caso è a sé. Per coloro che fanno un lavoro intellettuale, cioè circa il 70% dei lavoratori di oggi, un orario di lavoro di 15 ore a settimana, come diceva Keynes nel 1930, è sufficiente. Non serve essere presenti 12 ore al giorno in ufficio senza fare nulla, per evitare di tornare a casa. Anche perché questo ha un riflesso diretto sulla disoccupazione: ci sono 2 milioni di persone oggi che non hanno nulla da fare. Per loro, la sveglia la mattina non suona. Quali sono a suo avviso i paesi più avanzati nell’organizzazione del lavoro, tali da rappresentare un modello in questa difficile fase di trasformazione del mondo del lavoro e non solo? Penso ad alcuni paesi, come la Germania, in cui si dà per scontato che dopo otto ore di lavoro si può andare tranquillamente a casa. Restare di più significa togliere ad altri. Questo aspetto migliora la società. I paesi scandinavi sono un esempio per il telelavoro. Ci sono casi in cui l’organizzazione all’interno dell’azienda è molto più snella, Tetra Pack è una di queste. Ci sono casi qui e là, ma credo non ci sia un modello nazionale presentabile come punto di vista. Domenico De Masi È Professore emerito di Sociologia del lavoro presso l’Università “La Sapienza” di Roma. Ha fondato la S3-Studium, società di consulenza organizzativa, di cui è direttore scientifico. È membro del Comitato Scientifico della Fondazione Veronesi. È stato Preside della Facoltà di Scienze della Comunicazione dell’Università “La Sapienza” di Roma, dove ha insegnato Sociologia del lavoro; presidente dell’In/Arch, Istituto Italiano di Architettura; fondatore e presidente della SIT, Società Italiana Telelavoro; presidente dell’AIF, Associazione Italiana Formatori. Ha pubblicato numerosi saggi di sociologia urbana, dello sviluppo, del lavoro, dell’organizzazione, dei macro-sistemi. Dirige “NEXT. Strumenti per l’innovazione” ed è membro del Comitato scientifico della rivista “Sociologia del lavoro”. Comincerei col fare tre semplici cose che sembrano già rivoluzionarie: telelavoro, riduzione drastica dell’orario di lavoro, riforma del sistema pensionistico 40 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Aperti al cambiamento Approfondimenti | 41 come risorsa, capacità di gestione delle relazioni e della comunicazione. Molto spesso la comunicazione è frequente, ma rapida, distratta, superficiale (con relative ripercussioni negative sulle relazioni lavorative). Intervista a Pasquale Natella, Associate Partner Key2People Il settore assicurativo sta attraversando un periodo di profonde trasformazioni, in parte dovute alla crisi finanziaria, ma soprattutto connesse al cambiamento delle esigenze del mercato. L’attenzione si sposta sempre più verso il cliente, le competenze relazionali diventano centrali insieme alle competenze tecniche. Occorre una formazione specifica e una capacità, da parte delle agenzie, di accompagnare e sostenere i dipendenti in questo percorso, introducendo per esempio figure come il Chief Change Officer. Bisogna essere aperti a cambiamenti di processo, senza subire le trasformazioni in corso, ma essendo attori, protagonisti del cambiamento Il mondo delle assicurazioni è attraversato da trasformazioni di varia natura, in parte legate alla crisi e a nuovi assetti finanziari, in parte legate al mutare del mercato e delle esigenze che questo esprime. Questi mutamenti incidono ovviamente sulle diverse figure professionali che devono adattarvisi. In che modo, secondo lei? Quali sono le competenze che deve possedere un dirigente in un mercato di questo tipo oggi? Fortunatamente, dal punto di vista delle competenze richieste, questo settore si sta riallineando a quelli in cui è centrale la customer experience, l’attenzione al cliente, rimettendo, quindi, al centro le capacità relazionali, oltre a quelle tecniche specifiche del settore. Per questo, credo che, oggi, le competenze che deve possedere un buon dirigente anche in questo settore siano essenzialmente due. Innanzitutto, una capacità di stimolare e gestire il cambiamento: le trasformazioni sono sempre più rapide, processi, che in passato richiedevano anni di tempo, oggi avvengono nel giro di pochi mesi e si susseguono. Bisogna essere aperti a cambiamenti di processo, sapere dire sì, senza che questo significhi subire le trasformazioni in corso, ma essendo attori, protagonisti del cambiamento. In secondo luogo, io credo che si debba puntare sull’intelligenza emotiva: serve auto-consapevolezza, capacità di comprensione degli altri, accettazione della diversità, interpretata Il settore assicurativo ha certamente risentito della crisi, ma conserva comunque dei margini di crescita importanti, in particolari in alcuni specifici rami. Dal punto di vista occupazionale, quali opportunità offre? E se sì, rispetto a quali professionalità? Qual è il tasso di mobilità, dal punto di vista occupazionale? Se parliamo di nuove professioni, certamente è in crescita la ricerca di esperti nella gestione IT e nell’interazione via web con il cliente (marketing e customer relation). È un settore questo che sta crescendo, sia all’interno delle società tradizionali, sia ovviamente per le nuove compagnie d’assicurazione che sviluppano il core business esclusivamente on line. In generale negli ultimi tre anni il trend era in calo, con una relativa diminuzione della ricerca, ma l’ultimo anno ha registrato un incremento. Dal mio specifico osservatorio, vedo che c’è poca richiesta di neolaureati e basso turnover di figure Top Management, mentre è più forte la ricerca di neo-dirigenti e quadri. Il problema è che il tasso di mobilità interfunzionale è molto basso, poiché le competenze tecniche del ramo assicurativo – pensiamo a tutta la contrattualistica – sono molto specifiche, molto ben definite. Movimenti sono possibili quindi tra compagnie diverse, all’interno di una stessa famiglia tecnico-professionale. Questo inevitabilmente genera circolarità e rigidità del sistema. È solitamente molto positivo – anche se più impegnativo – per le società integrare professionisti che si sono formati in altri settori, perché sono veicolo di novità e introducono innovazioni di sistema, di modelli di gestione. Questa variazione, anche se inizialmente rappresenta uno shock, è salutare. Il cambiamento ha bisogno di momenti di rottura. Nell’ambito assicurativo, ciò accade solo per le professionalità non tecniche. È vero che il settore ha potenzialità di crescita importanti, certamente nel ramo Danni corporate e Grandi Danni, ma io credo che anche nel settore Vita ci sia ancora spazio per crescere. In tutti questi casi, però occorre fare innovazione di prodotto e di mercato. A tendere, credo che su questo fronte si apriranno degli spazi per nuovi profili professionali. Oggi, in questi rami, le compagnie si appoggiano sull’estero, mentre c’è bisogno di individuare delle nuove proposte, pensate in maniera specifica per il nostro mercato. Il cambiamento ha bisogno di momenti di rottura. Nell’ambito assicurativo, ciò accade solo per le professionalità non tecniche 42 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Dall’indagine SNFIA emerge una scarsa attenzione delle aziende assicuratrici nel rispondere alle esigenze formative dei dipendenti. Quale tipo di percorso consiglierebbe a funzionari e dirigenti del settore che hanno bisogno di integrare la loro formazione, per continuare a svolgere il loro lavoro in maniera competente, autorevole? Bisogna investire sulle capacità di comunicazione, sulla capacità di gestione delle relazioni e dei conflitti e sul controllo di gestione operativa. I dirigenti del settore non hanno ancora assunto fino in fondo le caratteristiche del project manager, cosa che invece è necessaria in un contesto in cui la complessità dei prodotti e dei servizi è sempre maggiore e richiede tempi lunghi di customizzazione con il cliente. La speranza è che le nuove compagnie introducano delle innovazioni e diventino col tempo dei benchmark I dati evidenziano anche un eccesso di burocratizzazione, una mancanza di comunicazione tra vertici aziendali e dirigenti, un’organizzazione del lavoro non efficiente né efficace. A cosa è dovuta questa miopia? Quello che vedo è una bassa apertura al cambiamento. Il vecchio è comodo. C’è un’eccessiva autoreferenzialità, che in parte è inevitabile, proprio perché, come abbiamo detto, certe competenze specifiche tecniche sono interne al sistema assicurativo e non possono essere reperite al di fuori di questo. La speranza è che le nuove compagnie, che poggiano su modelli di business diversi e su strutture organizzative più orizzontali, introducano delle innovazioni e diventino col tempo dei benchmark. Costringendo così le compagnie di stampo tradizionale (più piramidale e verticistico) a integrare nuovi processi e modelli di gestione del lavoro, riadattandoli ovviamente alla propria struttura. Nei processi core è indispensabile definire target aziendali, che devono però essere, chiari, condivisi e quantificabili, altrimenti si rischia di perdere il senso di responsabilizzazione dei dipendenti, con una inevitabile caduta delle performance individuali e collettive. C’è una grande paura del futuro, l’impressione che qualunque cambiamento non porterà che a un peggioramento della situazione. Questo è certamente legato alla crisi finanziaria, ma anche alle continue fusioni e ai cambiamenti aziendali nel settore e a una scarsa fiducia nelle proprie competenze… Come riacquistare un po’ di ottimismo? È certamente un tema trasversale. La paura può essere gestita e il cambiamento può essere affrontato in maniera positiva. Anche da questo punto di vista ci sono esperienze interessanti. Ci sono società, Approfondimenti | 43 per esempio, che hanno introdotto la figura del Chief Change Officer (in Italia, sia Datalogic che Unicredit hanno un CCO). Altre hanno sviluppato dei tool di misurazione Change management analytics, cioè strumenti in grado di misurare quanto siano Change Capable sia a livello macro che micro. Occorre che le aziende imparino a ridare importanza ai valori che le contraddistinguono e alla propria mission. Il mio consiglio, da questo punto di vista, è di fluidificare la comunicazione top down: tutti coloro che lavorano dentro una società devono essere allineati verso gli obiettivi. Una volta definiti i target strategici o verificato l’andamento, possono per esempio essere previsti road show interni per comunicare il raggiungimento degli obiettivi o per definirne di nuovi, per individuare le strategie, ecc. Credo sia importante, per chi lavora nel settore, migliorare le competenze manageriali e destinare il 20% del proprio tempo ad allargare il network relazionale all’interno e all’esterno dell’azienda. Conosciamo troppo spesso solo la cerchia ristretta delle persone che lavorano con noi. Dobbiamo instaurare delle relazioni personali vere, fisiche, con le persone. Sono dell’idea che dedicare una parte del tempo specificamente a questo, concedendosi il caffè che serve, sia importante per la qualità del lavoro e anche per ampliare gli orizzonti e comprendere dinamiche aziendali prima sconosciute; senza tralasciare il fatto che spesso le aziende assumono per “segnalazioni” di persone fidate e dipendenti. Quindi avere un network vasto e solido aumenta la probabilità di successo in una eventuale ricollocazione. Costruire delle relazioni aiuta, dà sicurezza. Pasquale Natella Entrato nel 2008 in Key2people, la realtà più innovativa nell’executive search, con il ruolo di consulente, ne è oggi Associate Partner. Il suo percorso professionale è iniziato nel 2001, all’interno della divisione Investment Banking del Gruppo Unicredit. Successivamente, in Bain & Co., ha approfondito tematiche di turnaround aziendali. È visiting professor presso MBA Luiss, Master Safe e SDA Bocconi. Key2people Fondata nel 2001, Key2people executive search, è rapidamente divenuta la prima società italiana indipendente del settore; da alcuni anni è tra le prime tre società al vertice della ricerca executive in Italia. Nel 2002, il Gruppo si è arricchito di una società specializzata nella ricerca di middle management, Intermedia Selection. Nel 2003 è stata acquisita una tra le società più attive nella ricerca online, Talent Manager, successivamente integrata in HR web tech. Occorre che le aziende imparino a ridare importanza ai valori che le contraddistinguono e alla propria mission 44 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia 3 Il mercato assicurativo italiano. Analisi di contesto Marco Falchero Senior Manager PwC - Deals Insurance 46 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Il mercato assicurativo italiano. Analisi di contesto | 47 > Summary Il mercato assicurativo italiano mostra nel 2012 un rallentamento del percorso di decrescita iniziato nel 2010 e un riavvicinamento ai livelli pre-crisi. Complessivamente, l’ammontare della raccolta dei premi del lavoro diretto italiano scende infatti in modo meno brusco rispetto a quanto registrato l’anno precedente (-4,63% per il 2012, contro il -12,49% per il 2011) attestandosi a un livello pari a € 105,13 miliardi (Figura 1). Figura 1: Premi lordi 2012 117,87 92,01 36,75 37,45 81,12 125,95 35,85 110,23 38,36 90,10 73,87 -4,63 % 105,13 -2 ,6% 35,41 -5,6% 69,72 54,56 FY08 Rami Vita FY09 FY10 FY11 FY12 Rami Danni Fonte: Analisi PwC su dati IVASS Per il secondo anno di fila, nel 2012 abbiamo assistito a una diminuzione della penetrazione dei premi sul PIL Come evidenziato nel grafico, il declino nella raccolta complessiva è da imputarsi a entrambi i comparti: i rami Danni, con una raccolta pari a € 35,41 miliardi, registrano una flessione del 2,6% rispetto al 2011 (€ 36,36 miliardi). Mentre i premi Vita, seppure in diminuzione del 5,6% (€ 69,72 miliardi), mostrano una decisa inversione di tendenza rispetto alla significativa riduzione registrata nel corso del 2011, anno in cui avevano subìto un declino del 18% in seguito alla crisi dei debiti sovrani europei e al conseguente aumento dei tassi dei Titoli di Stato italiani. Per il secondo anno di fila, nel 2012 abbiamo assistito a una diminuzione della penetrazione dei premi sul PIL (6,7% nel 2012 contro il 7% del 2011), che conferma il nostro Paese quale fanalino di coda in Europa per propensione alla sottoscrizione di polizze assicurative. Tale diminuzione è motivata dal fatto che il decremento nella raccolta premi (-4,63%) – a nominatore – è più marcato della decrescita del PIL (-2,4%) – a denominatore. Il risultato tecnico complessivo chiude il 2012 in terreno positivo, a un livello pari a € 9,71 miliardi, in controtendenza rispetto alle performance negative registrate nel 2010 (€ -0,64 miliardi) e nel 2011 (€ -3,21 miliardi). L’exploit è riconducibile quasi esclusivamente al contributo dato dal risultato della gestione finanziaria, che ha beneficiato del buon andamento dei mercati finanziari nel corso dell’anno, registrando un utile pari a € 27,48 miliardi (risultato che era di soli € 3,98 miliardi nel 2011). Quello bancario continua a essere il canale distributivo predominante per la diffusione dei prodotti Vita con una quota di mercato del 49%, mentre le agenzie rappresentano il principale canale per i prodotti relativi al comparto Danni (84%). Infine, seppur con numeri ancora molto contenuti, continua a essere meritevole di attenzione lo sviluppo dei canali di vendita diretta: nonostante il contesto di generale declino della raccolta premi, le polizze vendute attraverso internet e telefono, infatti, segnano un aumento del 6,6% nei rami Vita e del 12,1% nei rami Danni. > Il Ramo Vita Come avvenuto nel 2011, il 2012 ha confermato il trend decrescente della produzione dei rami Vita (Figura 1). La raccolta complessiva per il comparto è stata pari a € 69,72 miliardi, in calo del 5,6% rispetto all’anno precedente, quando le polizze emesse ammontavano a € 73,87 miliardi. Tale riduzione ha comportato un abbassamento dell’incidenza del comparto Vita sulla raccolta premi complessiva (Vita + Danni) a un livello pari al 66,13% (67,01% nel 2011). Tuttavia, è importante rilevare come il calo nella raccolta 2012 (-5,6%), oltre a essere più modesto di quello registrato nel 2011 (-12,49%), vada anche progressivamente riducendosi nel corso dei trimestri del 2012. In Figura 4 è riportato l’andamento della raccolta trimestrale: il grafico mostra come, nel quarto trimestre del 2012, il segno della variazione della raccolta premi torni a essere positivo per la prima volta negli ultimi due anni (+8,6% rispetto allo stesso trimestre del 2011). 48 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Il mercato assicurativo italiano. Analisi di contesto | 49 Figura 4: Confronto raccolta premi Vita per trim. 2009-12 (€ miliardi) 28,2 -20,8 1Q09 17,3 1Q10 1Q11 -1,9% -4,9% 23,5 21,8 16,7 -15,7 % 1Q12 20,2 2Q09 18,6 2Q10 2Q11 18,2 2Q12 19,3 3Q09 % +8 , 24,9 6% 21,0 17,5 3Q10 15,9 15,1 3Q11 3Q12 17,7 4Q09 4Q10 4Q11 19,2 4Q12 Più nel dettaglio, la produzione di Ramo I (Assicurazioni sulla durata della vita umana) determina, con un flusso netto di € 6,22 miliardi, il contributo positivo maggiormente significativo alla raccolta netta. Tale dato risulta comunque essere dimezzato rispetto a quello registrato nel 2011 (€ 12,84 miliardi). Contribuiscono con flussi netti positivi, seppur in maniera residuale, anche i prodotti di Ramo IV (LTC e malattia di lunga durata) e Ramo VI (Gestione di fondi pensione). La raccolta netta riconducibile ai prodotti di Ramo III (Fondi di investimento o indici) e V (Capitalizzazione), seppur in miglioramento rispetto ai corrispondenti valori dell’anno precedente (rispettivamente in crescita del +15,1% e +9,9%), continua a incidere negativamente nella misura di un flusso pari a € 12,01 miliardi sulla raccolta netta complessiva. Figura 5: Spaccatura per ramo della Raccolta netta per i rami Vita (€ miliardi) Fonte: Analisi PwC su dati IVASS 8 Il declino della raccolta premi è il risultato di due dinamiche contrapposte: una contrazione delle più diffuse polizze tradizionali e un aumento di polizze linked Il declino complessivo nella raccolta premi è il risultato di due dinamiche contrapposte: (i) una contrazione nella domanda delle più diffuse polizze tradizionali (-9,7%), dovuta alla maggiore attrattività dei Titoli di Stato italiani, eccezionalmente redditizi per buona parte del 2012; (ii) un aumento della sottoscrizione di polizze linked (+10,5%), che erano state temporaneamente ‘trascurate’ dagli assicurati a seguito della crisi dei mercati finanziari iniziata nel 2008, grazie a una ritrovata e crescente fiducia degli investitori nei confronti del panorama finanziario, a partire dalla seconda metà del 2012. La raccolta netta complessiva, definita come la differenza tra i premi e le prestazioni, è stata negativa e pari a € -5,23 miliardi (Figura 5), guidata dalla contrazione del volume dei premi (-5,6%) e dall’ aumento delle prestazioni erogate (+1,3%). A livello trimestrale, la dinamica della raccolta netta ricalca quella della raccolta complessiva e mostra un progressivo e deciso miglioramento in corso d’anno con un’inversione di tendenza, come accennato poco sopra, nell’ultimo trimestre dell’anno. In particolare, il flusso netto nel quarto trimestre del 2012 segna una crescita non solo rispetto al trimestre precedente (+28,6%), ma anche rispetto allo stesso trimestre del 2011 (+77,9%). 15,9 (9,3) 6 4 2 (5,2) 0 (2,7) (2) (4) 0,6 (6) (8) Assicurazioni sulla durata della vita umana Assicurazioni Unit & Index linked Operazioni di capitalizzazione Altri rami Fonte: Analisi PwC su dati ANIA Analizzando le prestazioni erogate nel corso del 2012, il dettaglio dei flussi in uscita mostra la seguente ripartizione per natura degli outflow: € 46,99 miliardi riconducibili a Riscatti e Rimborsi, € 22,54 miliardi a somme erogate per Scadenze e Rendite agli assicurati, e € 5,41 miliardi per Prestazioni pagate (Figura 6). Secondo i dati presenti nel rapporto annuale pubblicato da ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici), “i riscatti nelle polizze a vita intera, le quali rappresentano una quota rilevante nei contratti di ramo III e negli ultimi anni anche di ramo I, sono interpretabili in larga misura come disinvestimenti e non come risoluzione di contratti anticipati”. Flusso netto 50 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Il mercato assicurativo italiano. Analisi di contesto | 51 Figura 6: Componenti della Raccolta netta dei rami Vita (€ miliardi) Nel corso dell’ultimo quinquennio la ripartizione della produzione per tipologia di premio (Figura 7) mostra una suddivisione piuttosto stabile negli anni: premi unici pari al 78%, premi annui all’8% e i premi ricorrenti che rappresentano il 13,4% dei premi emessi. In particolare, è degna di nota la marcata preferenza da parte degli assicurati per i prodotti a premio unico, la cui quota proporzionale è aumentata di quasi 10 punti percentuali dall’inizio della crisi (69% nel 2008). La popolarità di questi strumenti è interpretabile, alla luce dell’incertezza che imperversa sui mercati finanziari, come un segno di riluttanza dei sottoscrittori delle polizze a programmare pagamenti per periodi prolungati e distanti nel tempo. Il raffronto dei numeri dell’attività assicurativa con il PIL fa risaltare il basso livello di penetrazione del mercato assicurativo italiano: per il secondo anno consecutivo, nel 2012 il livello di incidenza dei premi Vita sul PIL cala al 4,45%, rispetto al 4,7% registrato l’anno precedente. Allo stesso modo, il rapporto tra riserve matematiche e PIL, che approssima il livello di maturità del mercato Vita, seppure in modesto aumento dal 2011 (da 26,2% a 27%), ci vede collocati al penultimo posto in Europa, davanti solo alla Spagna, e con un considerevole divario rispetto alle prime posizioni (Regno Unito, 92%). Nonostante la sensibile contrazione della raccolta premi, il Risultato Tecnico del comparto Vita nel 2012 (Figura 8) segna un traguardo decisamente positivo con un risultato pari a € 6,94 miliardi, in controtendenza a un trend negativo che, con l’eccezione del 2009, si protraeva fin dal 2005. A contribuire positivamente a questo risultato, rispetto a quanto registrato nel 2011 (€ -3,32 miliardi), sono la diminuzione delle spese di gestione (-11%), l’aumento degli altri proventi tecnici (+11%), ma soprattutto gli utili della gestione finanziaria, pari a € 25,82 miliardi (solo € 3,34 miliardi nel 2011). Questo dato si spiega col fatto che le compagnie italiane, che tradizionalmente investono larga parte in Titoli governativi dell’area Euro (circa il 55,8% secondo le stime ANIA), hanno tratto grande beneficio dalla stabilizzazione degli spread e dal conseguente recupero di valore dei loro asset. Influiscono negativamente, invece, la diminuzione della raccolta premi diretti e indiretti (-5,4%), il sensibile aumento delle riserve tecniche (che passano da € 2,64 a € 10,11 miliardi), e l’aumento degli oneri relativi alle prestazioni (+1,5%) e degli altri oneri tecnici (+16,2%). Figura 7: Spaccatura per tipologia di premio della raccolta premi Vita Figura 8: Componenti del Risultato 2012 per il comparto Vita (€ miliardi) 80 60 3,6 12,0 70 (47,0) 54,1 50 40 30 (22,5) 20 10 (5,4) (5,2) Sinistri Flusso netto 0 (10) Premi Unici Annualità successive Prima annualità Riscatti e rimborsi Scadenze e rendite Fonte: Analisi PwC su dati ANIA Premi annui Premi unici FY12 8,8% 77,8% 13,4% FY11 8,3% 78,6% 13,1% FY10 7,0% FY09 8,0% FY08 12,7% Premi ricorrenti 81,3% 100 25,8 1,1 Il Risultato Tecnico del comparto Vita nel 2012 segna un traguardo positivo (75,3) 90 80 70,4 (10,1) 70 60 11,7% 50 79,1% 40 12,9% 30 69,0% (3,5) 20 18,3% (1,4) 6,9 Altri oneri tecnici Risultato Conto Tecnico 10 Quota sul totale premi Vita 0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% 0 Premi Unici Variazioni riserve Utile investimenti Altri proventi Oneri relativi tecnici alle prestazioni Spese di gestione Fonte: Analisi PwC su dati IVASS Fonte: Analisi PwC su dati ANIA 52 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Il mercato assicurativo italiano. Analisi di contesto | 53 Il declino nella raccolta complessiva ha interessato sia i rami Auto (-2,23%) che gli altri rami (-3,12%). In particolare, il calo nella sottoscrizione di polizze auto si spiega principalmente quale conseguenza della contrazione dell’immatricolazione di nuovi veicoli e del generale taglio ai consumi da parte delle famiglie, in un ambiente economico di crisi generalizzata e di aumenti di prezzo del carburante. Il canale distributivo predominante rimane quello degli sportelli bancari e postali, ovvero il cosiddetto canale bancassurance, che detiene una quota di mercato del 48,6% (Figura 9). Ciononostante, si conferma il trend che vede questo canale perdere posizioni (60,3% nel 2010) a beneficio dei promotori finanziari, la cui quota di mercato nel 2012 (23,3%) è più che doppia rispetto a quella registrata nel 2008 (10,1%). Tale andamento è giustificabile dalla necessità del sistema bancario di mantenere la liquidità dei propri clienti presso gli istituti di credito. Infatti, le banche, in qualità di distributore, hanno la possibilità di dettare le regole e di influenzare le scelte dei risparmiatori indirizzandoli su propri prodotti e relegando i prodotti assicurativi a un secondo piano. Per quanto riguarda gli altri rami, invece, degno di nota è il brusco calo (-58,7%) dei premi del ramo 14 (Credito), dovuto principalmente alla cessione dei portafogli a Compagnie estere operanti in Italia in Regime di stabilimento. Figura 10: Spaccatura per premi Danni Figura 9: Spaccatura per canale della raccolta premi Vita Promotori finanziari Sportelli bancari e postali Broker e vendita diretta Agenzie 26,6% 1,5% 25,6% 48,6% 1,4% 22,6% 1,4% FY12 23,3% 54,8% 1,2% 56,8% 43,2% FY10 55,6% 44,4% FY09 54,8% FY11 15,8% 58,8% Altri rami FY11 16,3% 55,6% Quota sul totale premi Vita 0% 1,9% 53,7% 10% 20% 30% 40% 10,1% 50% 60% 70% 80% 90% 44,4% FY09 0% 34,3% 45,2% FY10 FY08 23,7% Rami Auto 43% FY12 18,3% 60,3% 57,0% 10% 20% 30% 40% 50% 60% 70% 80% 90% 100% FY08 100% Fonte:Analisi PwC su dati IVASS > Il Ramo Danni Dopo la crescita osservata nel 2011 (+1,41%), nel 2012 la raccolta premi complessiva del comparto Danni è diminuita del 2,6% attestandosi a € 35,41 miliardi (Figura 1). Nonostante questo, l’incidenza del comparto Danni sul totale della raccolta complessiva è andata aumentando dal 33% al 33,7% per via della maggiore decrescita proporzionale del comparto Vita. I rami Auto (Corpi veicoli terrestri e R.c. Auto) continuano a rappresentare la quota maggioritaria del comparto (57%), in linea con gli anni passati (Figura 10). Fonte: Analisi PwC su dati IVASS Dinamica opposta ha seguito l’indicatore di incidenza dei premi Danni sul PIL, che ha visto un modesto declino al 2,26% dal 2,3% del 2011. L’Italia continua a essere, a livello europeo, il Paese con il più basso rapporto tra premi e PIL. Degno di nota il fatto che, se omettessimo dal calcolo del nominatore l’apporto del settore auto (assicurazione obbligatoria), il livello dell’indicatore si abbasserebbe all’1%, contro il 2,6% del Regno Unito e il 2,7% della Germania. L’elevata tassazione dei premi in Italia contribuisce ulteriormente a ridurre la già bassa propensione all’assicurazione dei cittadini italiani. Ad esempio, tra imposte e oneri parafiscali, il livello di imposizione fiscale nel ramo R.c. Auto è del 25,5%, di molto al di sopra di quelli di Regno Unito, Spagna, Austria, Germania e Olanda (rispettivamente, 6%, 8%, 11%, 19% e 21%). Quota sul totale premi Danni 54 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia In Italia si avverte una generale mancanza di “cultura dell’assicurazione privata” Secondo l’opinione degli esperti del settore, inoltre, in Italia si avverte una generale mancanza di “cultura dell’assicurazione privata”. Ci si riferisce soprattutto al fatto che l’aspettativa di un intervento dello Stato (caso tipico, quello di eventi naturali e catastrofi), si pone per cittadini, imprese e amministrazioni locali, come un disincentivo a ricorrere all’assicurazione privata. Come i rami Vita, anche i rami Danni mostrano un Risultato Tecnico positivo (€ 2,77 miliardi), in crescita rispetto ai risultati registrati nel 2010 e nel 2011 (rispettivamente pari a € -0,38 miliardi e € 0,11 miliardi). Ancora una volta, questo positivo risultato è da attribuirsi in larga parte agli utili della gestione finanziaria attribuiti al conto tecnico per € 1,66 miliardi, quasi triplicati rispetto ai livelli del 2011 (€ 0,64 miliardi). La variazione negativa della riserva premi, che fa seguito alle variazioni positive dei due anni precedenti (con impatti al conto tecnico, rispettivamente, di € -0,49 miliardi e € -0,46 miliardi), contribuisce positivamente al conto tecnico per un ammontare di € 0,51 miliardi. I restanti fattori che hanno influenzato positivamente, seppur in maniera marginale, tale andamento sono gli altri proventi tecnici (+4%), e la diminuzione degli oneri relativi ai sinistri (-7%) e delle spese di gestione (-4%). Per contro, la diminuzione nella raccolta dei premi diretti e indiretti (-3,9%) e l’aumento degli altri oneri tecnici (+7%) hanno un impatto negativo sul risultato tecnico. Il mercato assicurativo italiano. Analisi di contesto | 55 Compagnie, stanno portando a un efficientamento nella gestione dei sinistri con un significativo impatto in termini di costi sostenuti dalle Compagnie. Anche l’Expense Ratio, definito come rapporto tra la somma delle Spese di acquisizione e delle Spese di amministrazione sui Premi, riporta una flebile decrescita al 24% (24,1% nel 2011), rimanendo comunque in linea coi livelli degli anni passati. Il contributo di questi due fattori porta naturalmente a un calo significativo del Combined Ratio (indicatore chiave dei risultati tecnici, uguale alla somma di Loss ratio ed Expense ratio) che, in linea col trend del Loss ratio, dà seguito al costante miglioramento cominciato nel 2009 (103,7%) e approda a un livello del 95,8%. Il positivo contributo portato dalla riduzione del Combined ratio (non più così basso dal 2007), e gli eccezionali utili da investimenti già osservati, hanno contribuito alla formazione del risultato tecnico positivo. Figura 11: Expense, Loss e Combined Ratio 2008-12 120% 98,7% 100% 74,2% 103,7% 100,2% 79,1% 75,8% 80% Loss ratio 97,9% 73,8% 95,8% 71,8% 60% Per comprendere meglio le performance dei rami Danni negli ultimi anni, è indispensabile prendere in esame i tre indicatori chiave del comparto: Loss Ratio, Expense Ratio e Combined Ratio (Figura 11). Nel 2012 il Loss Ratio, definito come rapporto tra Sinistri e Premi, cala al 71,8% dal 73,8% dell’anno precedente. Questa variazione si innesta su un positivo percorso di decrescita cominciato nel 2009, anno in cui l’indicatore aveva raggiunto il 79,1%. Il miglioramento è dettato soprattutto da una diminuzione degli oneri relativi ai sinistri e da un lieve aumento del premio di competenza per il ramo R.c. Auto (all’interno del quale il loss ratio si abbassa dall’ 84,5% al 74,1%). L’implementazione di procedure volte a contrastare le frodi e la profonda revisione nel processo liquidativo, in corso presso un numero cospicuo di 40% 20% 24,5% 24,7% 24,4% 24,1% 24,0% FY08 FY09 FY10 FY11 FY12 0% Fonte: Analisi PwC su dati ANIA Gli agenti continuano a imporsi come canale distributivo predominante del comparto (Figura 12), con una quota di mercato pari all’84,1% dei premi sottoscritti. Fanno eccezione i rami 6, 7 e 11 (rispettivamente, Corpi veicoli marittimi, Merci trasportate e Responsabilità civile aeromobili), le cui polizze sono intermediate prevalentemente dai broker assicurativi. Expense ratio 56 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia I canali di vendita diretta (internet e vendita telefonica), dal 2010 hanno conosciuto una crescita a doppia cifra Il mercato assicurativo italiano. Analisi di contesto | 57 Un fenomeno degno di nota si conferma il crescente successo dei canali di vendita diretta (internet e vendita telefonica), che dal 2010 hanno conosciuto una crescita a doppia cifra e nel 2012 sono stati scelti da una quota di mercato pari al 4,7% (4,1% nel 2011). Infatti, seppure in rallentamento rispetto al 2011 (+16,9%), nel 2012 la vendita di polizze Danni attraverso internet e telefono cresce del 12,1%, imponendosi come canale distributivo a maggiore crescita del comparto danni per il terzo anno di fila. Questo successo si spiega alla luce della convenienza economica che tipicamente caratterizza l’offerta di questi canali, contestualmente allo sviluppo di siti internet (cosiddetti aggregator) che, attraverso un raffronto immediato tra i costi delle varie polizze, permettono una comodità e una rapidità di confronto prima sconosciute ai clienti di questo settore. Figura 12: Spaccatura per canale della raccolta premi Danni Promotori finanziari Sportelli bancari e postali Broker e vendita diretta Agenzie 84,1% 12,6% 83,8% 3,2% 12,7% 84,4% 3,5% 12,1% 85,1% 80% 84% 86% 0,1% FY10 2,6% 11,3% 82% 0,1% FY11 3,4% 12,2% 86,4% Quota sul totale premi Vita 0,1% FY12 88% 0,1% FY09 2,2% 0,1% FY08 90% 92% 94% 96% 98% 100% Fonte: Analisi PwC su dati IVASS > Solvibilità e possibili impatti con adozione Solvency II Oggi le Compagnie assicurative italiane sono soggette al rispetto di requisiti di solvibilità dettati da IVASS (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni), che ne monitora il rispetto e interviene, con richieste di ricapitalizzazione della Compagnia, nel caso in cui gli elementi disponibili della Compagnia non fossero sufficienti a coprire il livello minimo richiesto. In conformità ai parametri dettati dall’attuale disciplina (Solvency I), i comparti Vita e Danni possono vantare complessiva- mente una situazione di sufficiente capitalizzazione, con margini disponibili decisamente al di sopra di quelli richiesti. In particolare, il comparto Vita dispone di mezzi di copertura (definiti dalla disciplina) superiori a quelli minimi richiesti nella misura di 1,99 volte, mentre il comparto Danni vanta un rapporto di copertura anche superiore, pari a 2,76. Occorre dire che l’evoluzione dei rapporti di copertura mostra questa stabilità soprattutto in virtù del fatto che, secondo la disciplina vigente, le Compagnie possono valutare al costo storico le attività poste a copertura dei rischi. Questa pratica è al centro di una delle questioni “più calde” che interessa il mondo assicurativo a livello internazionale, ed è ora oggetto di una rivisitazione nella nota direttiva dell’Unione Europea che prende il nome di Solvency II. L’entrata in vigore di Solvency II è subordinata all’approvazione della Direttiva Omnibus II, che ridefinisce la procedura per la formalizzazione delle misure d’implementazione e il processo di approvazione delle stesse. A seguito di numerosi ritardi, dovuti alla difficoltà del “Trialogue” (Commissione, Consiglio e Parlamento europei) a convergere su una posizione comune in merito al contenuto definitivo della Direttiva, il voto finale è previsto per il prossimo 3 febbraio 2014. Per questo motivo l’effettiva entrata in vigore di Solvency II è attualmente prevista per il 2016. Uno dei principali aspetti di conflitto che ha portato a posizioni contrastanti tra gli stakeholders riguarda l’eccessiva volatilità che le valutazioni market consistent previste dal framework Solvency II genererebbero nei risultati contabili, con conseguente impatto particolarmente significativo sui prodotti di lungo termine (c.d. Long Term Guarantees). Con riferimento all’impatto del nuovo framework regolamentare su tale tipologia di prodotti è stato predisposto un pacchetto di misure ad hoc; a livello europeo è stato eseguito uno studio di impatto volto a testare alcuni correttivi, destinati, modificando il tasso di attualizzazione delle riserve tecniche, ad attenuare la volatilità delle future esigenze di capitale sotto Solvency II. I risultati a livello di mercato italiano, pubblicati da IVASS nello scorso mese di giugno, evidenziano come l’applicazione dei principi valutativi Solvency II ai dati di bilancio al 31 dicembre 2011, e senza misure cor- Le compagnie possono valutare al costo storico le attività poste a copertura dei rischi. Questa pratica è al centro di una delle questioni “più calde” che interessa il mondo assicurativo 58 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia rettive, porrebbe le Compagnie italiane in una posizione di solvibilità sensibilmente inferiore di quella calcolata con i requisiti attuali Solvency I. In molti casi si renderebbe necessaria una ricapitalizzazione per rispettare il Solvency Capital Requirement, con particolare riferimento alle compagnie vita. Lo stesso calcolo, effettuato sui dati al 31 dicembre 2012, presenta al contrario risultati opposti, con un sostanziale miglioramento nella posizione di solvibilità delle compagnie italiane, a seguito dei movimenti dei mercati finanziari e della riduzione dello spread sui Titoli di Stato italiani. Questi risultati mostrano la necessità di applicare soluzioni che limitino l’eccessiva volatilità artificiale che il futuro quadro regolamentare potrebbe generare. Due misure in particolare sono di grande interesse per il mercato assicurativo e sono oggetto di modifiche da parte di EIOPA: l’Extended Matching Adjustment, che però non permetterebbe una sufficiente protezione del consumatore, e il Counter-Cyclical Premium, che potrebbe avere effetti distorsivi in tema di stabilità finanziaria così come sui requisiti di solvibilità delle imprese. Il suggerimento di EIOPA è quello di sostituire il CCP con il c.d. Volatility Balancer che permetterebbe di affrontare le conseguenze inattese sui requisiti di capitale delle imprese della volatilità di breve periodo. L’accordo sul pacchetto di misure atte a limitare il problema della volatilità artificiale dei risultati contabili rappresenta, al momento, uno dei principali ostacoli alla prosecuzione dell’iter normativo di implementazione di Solvency II, la cui conclusione è prevista, oggi, per il 2016. > Il ranking dei gruppi e delle compagnie assicurative Le prime 5 compagnie assicurative detengono una quota di mercato pari al 44,9% Al 31 dicembre 2012, in Italia, operano nel ramo Vita 81 imprese di assicurazione. Il mercato dimostra una notevole concentrazione: le prime 5 Compagnie assicurative detengono una quota di mercato pari al 44,9%. A livello generale, possiamo osservare 17 imprese con una raccolta superiore a € 1 miliardo, 10 imprese con una raccolta compresa tra € 500 milioni e € 1 miliardo, 28 imprese con una raccolta compresa tra € 100 milioni e € 500 milioni, e 26 imprese che raccolgono premi per un ammontare annuale inferiore a € 100 milioni. Il mercato assicurativo italiano. Analisi di contesto | 59 Con il 14,6% del totale della raccolta premi Vita, nel 2012 Poste Vita risulta essere la prima impresa italiana per premi Vita raccolti, recuperando la posizione che Intesa Sanpaolo Vita (ora in terza posizione) le aveva sottratto nel 2011. Le imprese operanti nel comparto Vita fanno capo a un totale di 38 gruppi assicurativi, di cui i primi 5 detengono una quota pari al 59,2%. In dettaglio, 13 gruppi hanno una raccolta superiore a € 1 miliardo, 5 hanno una raccolta compresa tra € 500 milioni e € 1 miliardo, 14 hanno una raccolta compresa tra € 100 milioni e € 500 milioni, e 6 hanno una raccolta inferiore a € 100 milioni. Il Gruppo Generali si conferma il leader del settore con una quota di mercato del 17,8%. Le imprese di assicurazione attive nel comparto Danni, al 31 dicembre 2012, sono 137. Il maggior numero di imprese operanti nel comparto si riflette in una minore concentrazione rispetto al settore Vita, con le prime 5 compagnie che detengono una quota del 41,2% del mercato. In termini di suddivisione per fasce di raccolta premi, osserviamo 5 imprese con una raccolta superiore a € 1 miliardo, 10 imprese con una raccolta compresa tra € 500 milioni e € 1 miliardo, 34 imprese con una raccolta compresa tra € 100 milioni e € 500 milioni, e ben 86 imprese che raccolgono premi in misura annuale inferiore a € 100 milioni. I gruppi assicurativi operanti nel comparto Danni sono 52, di cui i primi 5 detengono una quota pari al 73% del totale dei premi sottoscritti . In termini di suddivisione per fasce di raccolta premi, osserviamo che i gruppi che hanno raccolto nel 2012 più di € 1 miliardo sono 7, quelli con una raccolta compresa tra € 500 milioni e € 1 miliardo sono 4, quelli con una raccolta compresa tra € 100 milioni e € 500 milioni sono 13, e la restante parte (28 gruppi) effettua una raccolta premi inferiore a € 100 milioni. Questa classifica risente notevolmente delle conseguenze dell’attività di M&A avvenuta in corso d’anno: il gruppo Ugf, risultante dall’integrazione dei gruppi Unipol e Premafin, ha strappato di diritto il primato al gruppo Generali, imponendosi con una quota di mercato di poco inferiore al 30% (limite massimo stabilito dall’Antitrust). Le imprese operanti nel comparto Vita fanno capo a un totale di 38 gruppi assicurativi, di cui i primi 5 detengono una quota pari al 59,2% 60 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia > Il mercato dell’M&A nel 2012 In termini di attività di M&A, il mercato assicurativo italiano del 2012 è stato contraddistinto da sole 5 operazioni, il deal value delle quali, in 4 casi, non ha superato i 25 milioni di Euro. Un’operazione, invece, ha interessato le prime pagine della cronaca finanziaria italiana per più di un anno. Il piano di Unipol è quello di creare un gruppo competitivo su scala europea, e un player primario del mercato assicurativo italiano Si tratta del progetto di integrazione dei gruppi Unipol (Unipol Gruppo Finanziario SpA) e Premafin (Premafin SpA Holding di Partecipazioni), che controllava il 37,22% (sul capitale votante) di Fondiaria SAI e indirettamente il 63,63% di Milano Assicurazioni. Il progetto è stato strutturato con l’obiettivo di Unipol di assumere il controllo di Premafin, con la successiva fusione di Unipol Assicurazioni SpA, Premafin ed eventualmente Milano Assicurazioni SpA in Fondiaria-SAI SpA. Il piano di Unipol, così come presentato dall’Amministratore Delegato, è quello di creare un gruppo competitivo su scala europea e un player primario del mercato assicurativo italiano: in termini di raccolta, al primo posto nel comparto Danni e al secondo in termini assoluti (dopo Generali). Il Gruppo potrebbe, infatti, contare su una base di 14 milioni di clienti, sulla più grande rete di agenti in Italia e su un portafoglio di marchi di indubbio valore storico all’interno del nostro Paese. Più in dettaglio, il Piano Industriale 2013-2015 del Gruppo Unipol identifica i seguenti target: > Raccolta premi Danni a 9,6 miliardi di euro, > Raccolta premi Vita a 7,4 miliardi di euro, > Combined Ratio al 93%, > Utile Netto pari a 852 milioni di euro, > Margine di solvibilità pari a circa 180%. Importante sottolineare come questo piano industriale si basi sulla convinzione che, al di là delle logiche di mera aggregazione dei numeri dei due gruppi, questa fusione garantirebbe di raggiungere sinergie per € 350 milioni a partire dal 2015. Il mercato assicurativo italiano. Analisi di contesto | 61 L’operazione, che oggi sta entrando nella sua fase finale, si è sviluppata attraverso un vero e proprio percorso a ostacoli, a partire dall’offerta concorrente da parte della cordata costituita dai fondi Sator e Plalladio, passando per l’approvazione degli istituti creditori di Premafin, per finire con il via libera delle autorità di vigilanza. Da un lato, infatti, gli istituti creditori di Premafin (in prima linea Unicredit), hanno espresso il desiderio che venisse intrapreso un percorso di ristrutturazione del debito e di consolidamento della solidità patrimoniale. Dall’altro, i volumi in questione, hanno reso necessario un interessamento eccezionale da parte di Consob, IVASS e Antitrust, chiamate a giudicare, rispettivamente, l’opportunità per Unipol di acquisire il controllo di Premafin senza lanciare un’OPA, la solidità patrimoniale del nuovo polo emergente e l’eventuale eccessiva concentrazione del mercato danni risultante dall’operazione. L’obiettivo di solidità patrimoniale è stato perseguito innanzitutto attraverso ingenti ricapitalizzazioni di Unipol e Fondiaria-SAI, avviati il 16 luglio 2012. Entrambe le società, infatti, hanno deliberato aumenti di capitale per € 1,1 miliardi, cifre di gran lunga superiori alle loro capitalizzazioni di borsa nel periodo in questione. Il 25 ottobre 2013 si sono svolte le assemblee delle quattro società che hanno approvato in via definitiva il progetto di integrazione, il quale si concretizzerà nella fusione di Unipol, Premafin e Milano Assicurazioni in Fondiaria-SAI. L’entità risultante dall’operazione verrà ridenominata “UnipolSai” e rimarrà l’unica società quotata del gruppo (oltre, ovviamente, alla controllante stessa, Ugf). > Outlook del mercato assicurativo italiano 2013 Secondo l’OCSE, il PIL italiano è destinato a subire un’ulteriore contrazione dell’1,8% nel 2013, per ricominciare a crescere solamente a partire dal 2014. Nonostante questo, l’ANIA (Associazione Nazionale fra le Imprese Assicuratrici) ipotizza che un percorso di crescita del mercato assicurativo italiano sia possibile già a partire dal 2013. L’ANIA ipotizza che un percorso di crescita del mercato sia possibile già a partire dal 2013 62 | Il mercato assicurativo: la sfida delle Alte Professionalità in Italia Il mercato assicurativo italiano. Analisi di contesto | 63 Figura 13: Outlook rami Danni e Vita 2013, ANIA (€ miliardi) % +15 80,2 69,7 -3,5% 35,4 34,2 FY12 I dati relativi al primo semestre del 2013 resi disponibili da IVASS sembrano confermare in linea di massima le aspettative appena delineate. La raccolta complessiva al 30 giugno vede una crescita dell’11,7% rispetto ai primi 6 mesi dell’anno precedente. Come previsto, questa è ascrivibile unicamente al settore Vita, che fa un balzo del 20,2% grazie alla crescita nella vendita di prodotti tradizionali (+18%) e linked (+34,5%). Corrette le previsioni anche per il ramo Danni, che subisce un calo di 5 punti percentuali rispetto al corrispondente semestre del 2012, principalmente dovuto alla sensibile riduzione dei premi R.c. Auto (-6,1%). FY13 Ramo Vita Ramo Danni Fonte: Analisi PwC su dati ANIA L’ingrediente imprescindibile per la crescita sarà il venir meno della volatilità che ha caratterizzato i mercati finanziari La fase di transizione verso una crescita stabile del settore verrebbe trainata dai rami Vita (Figura 13), grazie al ritrovato ottimismo sui mercati finanziari a partire dalla seconda metà del 2012. Guardando ai numeri, si prevede per la raccolta premi Vita, un aumento del 15% attribuibile in gran parte ai rami I e III. In particolare, i rami che offrono polizze tradizionali a rendimento garantito (I e V), connotati da una correlazione negativa col rendimento dei Titoli di Stato, beneficeranno di un ambiente di bassi tassi di interesse. I prodotti linked (ramo III), invece, risentiranno dell’influsso positivo dei mercati grazie alla loro naturale correlazione con l’andamento della borsa. In entrambi i casi, l’ingrediente imprescindibile per la crescita sarà il venir meno della volatilità che ha caratterizzato i mercati finanziari dei recenti anni. Per il comparto Danni, invece, si prevede un’ulteriore contrazione nella misura del 3,5%. Questa sarebbe dettata soprattutto dal calo nei premi contabilizzati dei rami R.c. Auto e R.c. Marittimi (-5,5%), diretta conseguenza dell’abbassamento delle tariffe delle polizze in seguito al ritorno alla redditività del comparto. Altra spinta negativa deriverebbe, poi, dall’influsso generale del ciclo economico, in termini di minori polizze vendute per gli altri rami danni. In particolare, la congiuntura economica, causando una riduzione nella vendita di nuove vetture, continuerà a influire negativamente su ramo 3 (Corpi veicoli terrestri). PwC PwC è il più grande network di servizi professionali multidisciplinari rivolti alle imprese e alle istituzioni pubbliche. Nel mondo, il network PwC opera in 157 Paesi con oltre 184 mila professionisti di cui 3.400 in Italia, dove è presente in 21 città. In Italia, PwC svolge servizi di revisione e organizzazione contabile, di consulenza direzionale, di consulenza fiscale e legale, di corporate finance e di supporto alle transazioni di finanza straordinaria (due diligence e supporto alle quotazioni in Borsa). I servizi di PwC sono condivisi a livello globale ed esprimono al meglio la qualità di principi basati su una profonda conoscenza dei diversi settori di mercato e sull’utilizzo delle tecnologie più avanzate. PwC è “industry focused” ed è pertanto in grado di fornire servizi multidisciplinari ai diversi settori di mercato: Servizi Finanziari, Prodotti Industriali, Beni di Consumo e Servizi, Tecnologia, Telecomunicazioni e Intrattenimento, Pubbliche Amministrazioni. All’interno del gruppo Deals, di cui Marco Falchero fa parte, PwC dispone di un team di professionisti che opera esclusivamente nel mondo Insurance e che ha maturato significative esperienze combinando la conoscenza del business assicurativo alle competenze tecniche di settore. Indagine sui Funzionari e le Alte Professionalità assicurative. Presentazione della ricerca | 65 Coordinamento editoriale: Allea Progetto grafico: Alleadesign Stampato su carta Cyclus Offset da Arti Grafiche Bianca e Volta “Oggi più che mai occorre scegliere da che parte stare. E immediatamente dopo impegnarsi a fare la propria parte, non delegando a nessuno la costruzione del nostro futuro. Forte di questa consapevolezza, SNFIA ha scelto e conferma l’impegno a battersi per la dignità dell’Uomo e del Lavoro.” Marino D’Angelo - Segretario Generale SNFIA