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EDITION 2016 MILANO ITALY 01 PERSPECTIVE THE REAL VIEW EDITION 2016 MILANO ITALY 01 PERSPECTIVE THE REAL VIEW PERSPECTIVE SOMMARIO come nasce questa rivista? 3 Alessandro Mazzanti CEO – CBRE Italia IL MERCATO CHIAMA, CDP RISPONDE 4 Intervista a Giovanni Maria Paviera survey 2016 6 Raffaella Pinto Head of Research & Marketing – CBRE Italia le 4 regole per crescere 14 Paolo Bellacosa Managing Director Investment Properties – Capital Markets – CBRE Italia l’immobile chiavi in mano 16 Matt Cook Head of Global Workplace Solutions, Italy and South East Mediterranean – CBRE Italia Lavorare bene non stanca 18 Marcello Panizzutti Executive Director Project Management – CBRE Italia Stefania Campagna Head of Office Agency & Tenant Representation Milan – CBRE Italia Massimiliano Eusepi Head of Rome Office – CBRE Italia Sostenibilità anno zero 20 Federica Saccani Executive Director Building Consultancy & Sustainability – CBRE Italia Uffici di valore 22 Franco Rinaldi Head of Asset Services & Business Development – CBRE Italia Stefania Campagna Head of Office Agency & Tenant Representation Milan – CBRE Italia Centri commerciali, da non luogo a luogo 24 Silvia Gandellini Director Retail Investment Properties – Capital Markets – CBRE Italia Andrea Barbaro Head of Property Services – CBRE Italia Italia a cinque stelle Ma non basta 26 Francesco Calia Head of Hotels – CBRE Italia L’infrastruttura del cambiamento 28 Amaury Gariel Managing Director, EMEA Industrial and Logistics – CBRE Ripartire in affitto 30 Paolo Mariani Head of Client Care – CBRE Italia NPL: COME TrasformarLI in opportunità 32 Mirko Baldini Managing Director Valuation Advisory Services – CBRE Italia LA SCOMMESSA ALTERNATIVA 34 THE REAL VIEW Alexandre Astier Executive Director Capital Advisors – Capital Markets – CBRE Italia THE REAL VIEW PERSPECTIVE 2016 Alessandro mazzanti CEO – CBRE Italia come nasce questa rivista? Una rivista, un evento, un simbolo, una convinzione: sono quattro concetti che oggi CBRE vuole comunicare ai propri clienti e a tutti coloro che stanno sfogliando queste pagine. “Perspective 2016”, un nome sul quale abbiamo riflettuto a lungo e che dice già molto degli obiettivi che ci siamo posti con questa pubblicazione: aiutare i nostri clienti innanzitutto a decifrare meglio tutte le variabili che nell’anno in corso dovranno affrontare sul mercato immobiliare e, soprattutto, a prendere decisioni adeguate, in termini di investimento o anche nella veste di conduttori. Insomma, un momento di riflessione, discussione e approfondimento che ha un duplice scopo: supporto nelle scelte e stimolo per scoprire temi inediti e magari lanciare iniziative innovative. Per questo, abbiamo deciso di fare intervenire direttamente i nostri esperti, i quali illustrano – numeri alla mano – opportunità, criticità e possibili sviluppi dei principali settori del mercato immobiliare insieme, ovviamente, al supporto concreto che CBRE può fornire per operare in ciascuno di essi. è una rivista indirizzata esclusivamente ai nostri clienti presentata in occasione di un evento speciale, destinato a fare il punto sulle tendenze dell’anno appena passato e soprattutto sulle prospettive del 2016, in una location altrettanto speciale: il Pirellone, un simbolo della Milano che torna protagonista mondiale del mercato immobiliare. Questa città e la Regione Lombardia, negli ultimi 24 mesi, hanno preso un abbrivio importante che ci rende ottimisti per il futuro. Milano è stata la capofila di iniziative come Citylife e Porta Nuova, che hanno catalizzato l’interesse globale ed è la prima volta che la ripresa del settore è trainata in misura significativa dagli investitori stranieri, la cui scarsa presenza era invece in passato uno dei principali problemi del nostro Paese. Se è vero che guardare le cose dall’alto aiuta a capirle meglio e ad avere una visione d’insieme, crediamo che qui dal Pirellone, oggi, possiamo esprimere un auspicio che è anche una convinzione: l’inerzia positiva, innescatasi con la ripresa delle compravendite di immobili non residenziali nel 2013 e proseguita negli anni successivi, durante il 2016 potrà rafforzarsi in termini di volumi e di mercato. Laddove mancherà il “prodotto”, dovranno entrare in gioco da una parte innovazione e fantasia, dall’altra l’impegno del privato e del pubblico, a partire da un intervento forte sul nodo dei Non Performing Loan, che noi consideriamo cruciale per sbloccare definitivamente il mercato. A proposito di settore pubblico, vorrei concludere con un ringraziamento speciale a Giovanni Maria Paviera, numero uno di Cdp Immobiliare, che impreziosisce questa rivista con un’intervista in cui offre un’analisi approfondita del suo segmento di riferimento, che credo avrà un ruolo importante per sviluppare ulteriormente il mercato immobiliare nel suo complesso. 2 3 PERSPECTIVE 2016 A proposito di social housing, come procedono i progetti in cantiere? Pensate di puntare anche in futuro su questo settore? intervista a Giovanni Maria Paviera il mercato chiama cdp risponde Dottor Paviera, il ruolo di Cassa Depositi e Prestiti è sostanzialmente quello di “ponte” tra patrimonio pubblico e mercato immobiliare. Come vi siete mossi alla luce di questa filosofia d’azione? Il nostro obiettivo è avvicinare il patrimonio pubblico al mercato, favorendo l’accesso degli investitori: ciò avviene in concreto creando portafogli immobiliari che possano rispondere ai desiderata e alle esigenze degli investitori stessi. Il tutto con un’attenzione significativa per le innovazioni presenti sul mercato, che possono rappresentare delle opportunità. Vorrei essere chiaro su una cosa però: non saremo mai un operatore immobiliare con capitali pubblici. Rappresentiamo, piuttosto, un soggetto chiamato a colmare alcune lacune del mercato che, attraverso la valorizzazione del patrimonio pubblico, contribuisce alla crescita del Paese. In questo senso una delle prime attività di Cdp nell’immobiliare è stata quella del social housing perché quando abbiamo iniziato, di fatto, non c’era nessun operatore privato che stesse investendo nel settore. Per anni siamo stati l’unico soggetto a “confezionare” case per la classe media e, così facendo, contribuivamo a risollevare le economie locali attraverso i cantieri legati alla costruzioni degli immobili. Giovanni Maria Paviera, Amministratore Delegato di Cdp Immobiliare, commenta con soddisfazione i risultati raggiunti negli ultimi anni e guarda con fiducia al futuro e in particolare a un 2016 in cui “vogliamo essere più forti e ambiziosi di quanto già non lo siamo adesso”. Il ruolo di Cassa Depositi e prestiti? “Avvicinare il patrimonio pubblico al mercato e, attraverso le operazioni immobiliari, dare un contributo alla crescita del Paese”. Stanno andando molto bene. Siamo vicini alla fine del primo periodo di investimento: fino ad oggi abbiamo impiegato l’85% di risorse pubbliche e private su una dotazione di oltre 2 miliardi di Euro. Sicuramente la investiremo tutta, mettendo sul mercato circa 20.000 nuovi alloggi. Per quanto riguarda il futuro, posso dire che si tratta sicuramente di uno dei settori che stiamo considerando. Basta guardare all’estero per capire che gli immobili residenziali in affitto stanno registrando un vero e proprio boom, quindi stiamo lavorando per capire come favorire lo sviluppo di questo business anche in Italia. È anche un modo per sposare le esigenze del nuovo mercato del lavoro, certamente meno legato ai luoghi, per andare incontro a figure professionali meno sedentarie, per le quali l’affitto è preferibile all’acquisto di un immobile. Ad oggi questo mercato, che ha visto l’uscita delle assicurazioni, è totalmente presidiato dai privati: non è una cosa negativa, ma bisogna riequilibrare l’offerta. In ogni caso, guardiamo anche ad altri settori che hanno un ruolo cardine nel sistema, per esempio le case per studenti, dove il mercato non è ancora riuscito a garantire prodotti adeguati. Che tipo di ritorni può garantire il settore degli affitti a un potenziale investitore? Vista la situazione dei tassi sull’obbligazionario ad alto rating, praticamente prossimi allo zero, questo è il momento ideale per puntare su questo segmento, che può garantire un dividendo annuo nell’ordine del 2-3%, un numero interessante sia per investitori istituzionali che privati. E stiamo parlando solo dei rendimenti che derivano dal canone di locazione, poi c’è da tenere conto della crescita di valore del capitale, che dà ancora qualche punto percentuale di guadagno. Il tutto con un profilo di rischio molto basso. I progetti sul social housing? “Stanno andando molto bene, siamo vicini alla fine del primo periodo d’investimento ed è uno dei settori ai quali guardiamo in ottica futura”. In che modo le valorizzazioni immobiliari di Cdp contribuiscono alla crescita del Paese? Esistono delle statistiche a proposito? In media, secondo gli istituti di ricerca più autorevoli, ogni euro inserito nel settore immobiliare genera 2-3 Euro a livello di pil. Il nostro contributo alla crescita è questo e per tale ragione abbiamo lavorato su immobili da valorizzare e non da mettere a reddito. Faccio un esempio partendo da un’operazione chiusa Le prospettive del mattone? “La crescita economica, seppur con numeri piccoli, c’è e l’immobiliare non potrà che beneficiarne”. 4 5 nel luglio 2015: a Milano abbiamo ceduto sei asset per complessivi 125 milioni di Euro e altrettanti ne sono stati investiti e, dunque, sono stati immessi nel sistema economico. I dati macroeconomici del passato dicono che lo sviluppo dell’immobiliare è una delle leve più straordinarie perché genera sull’indotto e a valle molto lavoro. Inoltre, ci sono grandi possibilità di investimento anche guardando alle innovazioni. Recentemente abbiamo firmato un accordo con Stmicroelectronics e il Politecnico di Torino per installare sensori in alcuni nostri edifici a Roma attualmente oggetto di ristrutturazione: tali sensori segnaleranno eventuali scompensi dell’edificio non rilevabili a occhio nudo. Anche questa è una strada per riuscire a creare, attorno alla nostra attività, investimenti legati all’innovazione e alla sicurezza. Facciamo un punto sulle grandi novità del 2015: Come è andata la vendita “per pacchetti” rivolta a grandi investitori nazionali ed esteri? Abbiamo completato due operazioni di vendita in cui è stato fondamentale l’aiuto degli advisor poiché abbiamo “ritagliato”, partendo da portafogli importanti, un prodotto interessante che il mercato poteva recepire e su cui si è svolta una procedura competitiva. A Milano abbiamo ceduto sei asset a un bellissimo parterre di acquirenti composto da Beni Stabili, dal fondo americano Varde e da Borio Mangiarotti: la dimostrazione che si possono abbinare capitale internazionale e intraprendenza e capitale locale. Un’altra bella operazione è stata quella sulla Torre dell’Eur, sede dell’Agenzia delle Entrate, un immobile che era da anni in attesa di destinazione. In questo caso è stato trovato un accordo con Telecom Italia, che sposterà lì il suo headquarter nazionale con un contratto di locazione a lungo termine e allo stesso tempo sarà socio dell’Ente che gestirà e ristrutturerà l’immobile. Come procedono invece il nuovo Fondo investimenti per il turismo (Fit) – che partiva da un portafoglio di 8-10 immobili valorizzabili in chiave turistico-ricettiva – e il portale del patrimonio pubblico? Il settore del turismo per noi è fondamentale. Stiamo cercando di definire bene l’approccio e, allo stesso tempo, elaborando riflessioni sulla possibilità di un’ulteriore accelerazione rispetto alla semplice ristrutturazione dell’immobile che viene poi conferito in un veicolo. Abbiamo allo studio soluzioni alternative, anche se l’importante è tenere alta la qualità dell’immobile e del gestore. Per quanto riguarda invece il Portale Patrimonio Pubblico, nato da una collaborazione con Anci e Cassa Geometri, ha due obiettivi principali: creare una vetrina degli immobili pubblici e rendere consapevoli gli interlocutori delle informazioni che possono ottenere grazie al portale. Per il momento abbiamo “caricato” circa 200 immobili di enti e soggetti pubblici, riscontrando grande interesse. Ripeto: non è un portale per vendere ma soprattutto per mettere in vetrina il patrimonio pubblico e fornire informazioni ai potenziali investitori. Dal suo osservatorio privilegiato ci può tracciare un quadro del mercato immobiliare italiano e mondiale e delle sue prospettive di ripresa? Sono ottimista: la crescita economica in atto, seppure con numeri piccoli, consolida le aspettative di un’ulteriore ripresa e il settore immobiliare non può che trarne un grande beneficio. Le quotazioni italiane (Milano soprattutto) mostrano valori bassi e hanno dunque buone potenzialità, che sono favorite anche dal basso livello dei tassi d’interesse. Certo, c’è sempre un tema di prodotto e soprattutto c’è bisogno di mettere in moto una trasformazione qualitativa dell’offerta, che deve adeguarsi all’evoluzione veloce della domanda, per esempio in risposta al cambiamento degli stili di vita e delle esigenze lavorative. La nostra industria, invece, continua purtroppo a mostrare grandi difficoltà nell’adattarsi ai cambiamenti tecnologici: quelle che un tempo si chiamavano nicchie, ma che ormai vanno considerate a tutti gli effetti nuovi segmenti, da noi stentano a diffondersi. In questo senso, tra le nicchie con maggiori potenzialità vedo il residenziale, che negli ultimi 10 anni ha fatto meno progressi di tutti, ma anche possibilità interessanti sugli uffici, dove i grandi gruppi hanno svolto opere di razionalizzazione, ma ora servono spazi soprattutto per le micro attività. survey 2016 Raffaella pinto Head of Research & Marketing CBRE Italia CBRE Italia ha condotto nel periodo compreso tra il 2 dicembre 2015 e l’11 gennaio 2016 un’indagine campionaria su un panel di operatori attivi sul mercato immobiliare italiano, per indagare meglio le tendenze in atto. L’indagine ha coinvolto sia gli investitori sia gli utilizzatori di spazi direzionali: in entrambi i casi si tratta di professionisti con una consolidata presenza sul mercato italiano. Questa è la prima edizione ma ci auguriamo possa essere ripetuta ogni anno così da rappresentare un utile strumento per capire ed interpretare il mercato immobiliare italiano. il mercato immobiliare è pronto a crescere? Il Campione Il questionario web-based rivolto agli investitori ha raccolto 56 risposte, prevalentemente di professionisti che lavorano in fondi e/o società di asset management (57%), seguiti da developer (11%) e investitori istituzionali (9%). Distribuzione percentuale del campione di investitori che hanno risposto all’indagine, per tipologia 7% 3% 9% 2% 11% FONDI o ASSET MANAGER DEVELOPER FONDI PENSIONE / ASSICURAZIONI 11% PRIVATE / PROPERTY COMPANY BANCHE 57% REIT ALTRO Chi ha risposto all’indagine è prevalentemente domiciliato in Italia (45%) seguito da investitori americani (20%) ed inglesi (14%). I tedeschi con il 9% sono la quarta nazionalità rappresentata nel campione. Distribuzione percentuale del campione di investitori che hanno risposto all’indagine, per nazionalità 2% 5% 3% 20% 9% ITALIA US THE REAL VIEW INVESTITORI •Se il 2015 si è concluso con un volume d’investimenti immobiliari di oltre 8 miliardi di Euro, avvicinandosi ai livelli record del 2007, il risultato che emerge dall’indagine lascia prevedere un 2016 altrettanto “frizzante”. •Il forte interesse manifestato dai principali player è confermato per il 2016, con il 62% degli intervistati che ha risposto di voler investire volumi più elevati del 2015 nel settore immobiliare italiano. Visto il particolare momento storico caratterizzato da una congiuntura mai stata così favorevole all’immobiliare – tassi d’interesse ai minimi, eccessiva liquidità, ricerca di rendimenti – i principali motivi indicati come ostacoli all’acquisizione di immobili in Italia sono la mancanza di prodotto (27%), il pricing (15%) e la trasparenza del mercato (20%). • La ricerca di rendimenti elevati sta avendo un effetto significativo sulle intenzioni degli investitori: in particolare cresce l’interesse per i settori diversi dai tradizionali e per prodotti non core. Infatti solo il 18% degli intervistati ha espresso l’intenzione di investire nel settore degli uffici nel 2016, mentre il 52% vorrebbe investire in hotel/resort, high street, healthcare e logistica. Il 15% ha indicato gli NPL come target potenziale d’investimento. •La ricerca di rendimenti elevati si riflette anche nella strategia d’investimento indicata dagli investitori: il 57% degli intervistati ha affermato di considerare più attraenti per il 2016 investimenti non core (value add, opportunistici e distressed), valore maggiore rispetto a ciò che è stato realizzato nel 2015. Infatti, la quota di investimenti considerati non core sul volume totale del 2015 è stata di poco superiore al 30%. •La crescente competizione tra gli investitori sul mercato italiano, unita all’esaurimento graduale dell’offerta, ha portato ad una contrazione significativa dei rendimenti immobiliari su tutte le principali asset class nel 2015, soprattutto per immobili prime. Emerge dall’indagine che la contrazione, pur se lieve, è destinata a protrarsi anche nel 2016 per uffici (40%), immobili logistici prime (37%) e per centri commerciali prime (42%) e secondari (49%). •Il sentiment generale sulle condizioni economiche è positivo per la maggior parte degli intervistati e la crisi economica sembra ormai una storia passata. Le uniche minacce esogene che potrebbero frenare l’espansione del mercato sono legate ai timori di altre crisi finanziarie globali e/o politiche (17%), a quelle relative a possibili misure del governo italiano sull’immobiliare (16%) e in generale alle scelte politiche sull’economia domestica (13%). •Come prevedibile, la maggior parte degli intervistati (74%) ritiene che la creazione di una bad bank italiana potrebbe avere un impatto positivo sul mercato immobiliare. Come sperimentato in Irlanda e Spagna, la bad bank si è rivelata uno strumento fondamentale che ha permesso al mercato immobiliare di sbloccarsi e ripartire. UK GERMANIA FRANCIA 14% 2% 45% PERSPECTIVE 2016 MIGLIORANO LE ASPETTATIVE SULLA CRESCITA ECONOMICA DELL’ITALIA Pensi che la ripresa economica iniziata nella prima parte del 2015 si rafforzerà tra la fine del 2015 e il 2016? 75% Sì 20% NO 5% NON SO Se la FED aumenterà i tassi d’interesse, credi che il mercato del Real Estate italiano verrà influenzato? se sì in che modo? A lungo termine influenza negativa A breve termine influenza negativa A lungo termine influenza positiva 74% Sì 20% NO 6% NON LO SO “Nel caso dell’Irlanda, la creazione dell’Agenzia Nazionale di Asset Management (NAMA) è stata estremamente importante poiché ha velocizzato l’attività di deleveraging necessaria per rilanciare l’attività degli investimenti immobiliari nel mercato irlandese, a seguito del peggiore deterioramento dei valori mai sperimentato prima. Nel corso degli ultimi anni, un volume elevato di immobili è stato venduto nel mercato irlandese sia attraverso cessioni di immobili sia di NPL. Un numero crescente di operatori è entrato nel mercato irlandese per la prima volta per acquistare asset sia da NAMA sia dalle varie banche che stavano dismettendo il portafoglio immobiliare.” Marie Hunt - Executive Director, CBRE Research Ireland Non so 22% 8% 18% No 6% 20% 26% A breve termine influenza positiva ancora ottimismo sul mercato immobiliare per il 2016 Facendo un confronto con il 2015, credi che la tua attività di investimento nel 2016 sarà: 62% maggiore 35% STABILE Pensi che le politiche del governo italiano rivolte al settore real estate avranno nei prossimi anni un effetto positivo sul mercato immobiliare? 38% Sì 34% no 28% NON SO CINA QATAR ALTRO 6 Pensi che la creazione di una Bad bank avrà un effetto concreto sul mercato degli investimenti immobiliari? 7 2% MINORE 1% NON SO your REAL VIEW Qual è il settore in cui la tua società intende concentrare la più alta percentuale di investimenti nel 2016? Quale tra questi soggetti sarà più attivo in termini di transazioni concluse nei prossimi 24 mesi? 31% Fondi Immobiliari 3% 22% Banche 4% 17% REITs 14% Governo/Settore Pubblico 8% 38% 27% 37% Corporate 71% 21% 32% 32% 12% 38% no 15% Altro retail 15% Immobili logistici Quale delle seguenti affermazioni descrive meglio il tuo approccio al tema della Sostenibilità nella selezione degli asset? Immobili industriali 25% 25% Fino al 10% Tra il 10 e il 20% Non prendiamo in considerazione immobili che non soddisfino criteri rigorosi di sostenibilità Tra il 20% e il 50% Più del 50% Maggiore 56% Uguale confronto tra 2015 e 2016 sul settore in cui la società ha concentrato / vorrebbe concentrare la più alta percentuale di investimenti Inferiore Rispetto al mercato immobiliare italiano, qual è il settore in cui la tua società ha concentrato la più alta percentuale di investimenti nel 2015? 6% 6% 26% 30% Uffici 48% 40% 7% 50% 7% 36% 20% 80% 33% 33% 40% 38% Centri Commerciali 31% 13% 20% 20% 25% 27% 12% 29% 18% 19% 11% 2% 13% 25% 20% 11% 4% 12% 5% 14% 5% 7% 12% 6% Immobili logistici Immobili industriali Tra il 20% e il 50% Più del 50% 52% 14% A parità di condizioni, può essere l’ago della bilancia tra 18% le possibili opzioni Quali sono le tue previsioni per i rendimenti su immobili prime nel 2016? 4% Talvolta non prendiamo in considerazione alcuni immobili per motivi legati alla sostenibilità 24% 32% 23% 35% 19% Carenza di partner per gli investimenti 5% Partner operativo 13% Società veicolo (SPV) 2% Sicaf 13% 11% SIIQ Poca trasparenza del mercato 20% 21% 40% Fondo immobiliare italiano 40% Uffici 4% Centri Commerciali 42% 39% 37% Tassazione 15% Altro Aumento dei tassi di inresse e/o minaccia aumento inflazione negli Stati Uniti 2% CONTINUA AD AUMENTARE LA PROPENSIOne AL RISCHIO 37% 22% 31% Qual è la struttura che utilizzeresti per i tuoi investimenti in Italia nel 2016? Difficoltà degli investitori nel ricorrere al debito 6% Scissione zona Euro 2% Misure e/o politiche economiche nazionali 13% 26% 39% 37% Retail Park 5% High Street 2% Immobili logistici 6% 0%20%40%60%80%100% Qual è l’ostacolo maggiore nell’acquisizione di immobili in Italia? 0%20%40%60%80%100% Fino al 10% Tra il 10 e il 20% 5% investimenti: ostacoli e minacce FOC Politiche di governo relative agli immobili 16% Rallentamento economia mondiale 9% 0%20%40%60%80%100% Altro retail 34% 33% 25% Uffici Centri Commerciali Retail Park FOC High Street Altro retail Immobili logistici Immobili industriali Ci sono altri aspetti più importanti ma teniamo in considerazione anche la sostenibilità Retail Park High Street 27% 20% 2015 2016 3% Eccesso offerta 6% La sostenibilità non è una caratteristica rilevante È uno dei criteri più importanti nella scelta 7% 41% Percezione che il prezzo degli immobili sia troppo alto 16% Deflazione 8% 0%20%40%60%80%100% Qual è la tua propensione al rischio per gli asset secondari rispetto al 2015? Altro 5% Nuova crisi politica e/o finanziaria 17% High Street 11% 37% 14% 19% Quale delle seguenti situazioni a tuo avviso rappresenta la minaccia maggiore per il mercato immobiliare italiano? Sì FOC 100% 15% Retail Park 20% 33% 81% Centri Commerciali 25% 33% Investiresti direttamente nel mercato immobiliare italiano? Uffici 38% 41% 20% Sviluppatori 8% 18% PERSPECTIVE 2016 Aumento Stabilità Calo Non so Costi di transazione 2% Quali sono le tue previsioni per i rendimenti su immobili good secondary nel 2016? Altro 1% Disponibilità di asset 27% 21% 20% Costo dell’immobile 15% 16% 43% 30% 22% 29% 41% 31% 47% 23% Uffici Centri Commerciali 49% 31% 49% 26% 6% 6% 2% 8% Retail Park High Street Immobili logistici 0%20%40%60%80%100% Competizione tra gli investitori 9% 8 9 Disponibilità e/o costo del debito 6% Aumento Stabilità Calo Non so your REAL VIEW UTILIZZATORI Quale pensi che sarà la città più attrattiva per gli investimenti immobiliari nel 2016 in Italia? Venezia 8% Altro 1% Bologna 3% Firenze 9% Napoli 1% •Il sentiment di miglioramento per l’economia italiana è confermato anche dagli utilizzatori, pur se emerge un atteggiamento più cauto rispetto agli investitori. Infatti, a fronte di un 70% di intervistati che ritiene che l’economia italiana migliorerà nel 2016, solo un terzo afferma di voler assumere nuove risorse. Ciò è indicativo comunque di un miglioramento atteso nei prossimi anni della domanda di spazi derivante dall’espansione del business di alcune aziende. Pensi che il settore residenziale diventerà un’interessante asset class in cui investire? 46% Sì 41% NO 13% NON SO Milano 50% Torino 2% Se la risposta alla domanda precedente è sì, quali sono i limiti maggiori per investire nel settore residenziale in Italia? Roma 26% Quali pensi che siano le tipologie di asset immobiliari più appetibili in cui investire nel 2016? Asset distressed 17% Opportunistici Immobili value-add 28% Immobili prime o core 10% 30% 15% Immobili good secondary Scarsa diffusione di una cultura del property management La mancanza di società di gestione immobiliare specializzate Uno stock di bassa qualità composta da immobili poco efficienti Bassa redditività Altro 7% 1% 3% 7% La proprietà frammentata 15% 19% 15% 16% Il Campione Il questionario web-based rivolto agli utilizzatori di spazi direzionali, ossia le grandi corporate multinazionali, ha raccolto 29 risposte, prevalentemente di società attive nei settori Tecnologia e Telecomunicazioni (33%), Bancario e Finanziario (22%) e Oil and Gas e Automotive (15%). Oltre il 70% delle società che hanno risposto all’indagine è di nazionalità straniera. 18% La mancanza di un quadro giuridico chiaro La carenza di una normativa adeguata a supporto del residenziale La maggior parte degli intervistati ha il proprio HQ a Milano (55%), seguito da Roma e Torino. 10% Hard asset 31% NPL TORINO 55% 28% ALTRO Qual è il segmento dove credi che ci siano le maggiori opportunità per lo sviluppo residenziale? 12% mercato residenziale: un’opportunità? Residenze di lusso Residenze multifamily 2% 23% Distribuzione percentuale del campione di utilizzatori che hanno risposto all’indagine, per attività economica 12% 29% Student housing 22% Senior housing •Le società che vorrebbero cambiare sede nel 2016 (21%), confermano la riduzione dei costi (40%) come driver del cambiamento seguito dalla necessità di razionalizzazione e consolidamento (33%). •In generale invece, tra i fattori ritenuti importanti nell’ambito di una futura strategia localizzativa, la ricerca di spazi flessibili (30%) e il miglioramento dell’immagine del brand sono considerati i due principali; attrarre talenti (20%) e valutare tematiche legate alla sostenibilità (20%) seguono nella graduatoria dei fattori di interesse per gli intervistati. Ciò riflette il cambio di paradigma che sta interessando le grandi corporate in tema di spazi: non più solo risparmio nei costi occupazionali ma più attenzione alla soddisfazione del dipendente, attraverso la realizzazione di spazi migliori, più efficienti e confortevoli. Infatti il 67% dei rispondenti considera importante implementare nuovi modi di lavorare (smart working) o sta già implementandoli. • Le strategie di workplace oggi sono sempre più spesso orientate a migliorare l’esperienza del lavoro per i dipendenti. Rispetto al passato, i driver di questi programmi stanno diventando sempre più complessi: non solo attenzione al design ma anche al dipendente, per accompagnarlo attraverso il cambiamento culturale che questo nuovo modo di lavorare comporta. •La maggior parte degli intervistati è soddisfatta della location attuale ed il 76%, interrogato su quale potrebbe essere la location preferita in caso di spostamento, ha indicato la stessa degli uffici attuali. Altro Social housing In Europa gli investimenti nel settore residenziale stanno entrando nel radar degli investitori che, in questo contesto di tassi bassi e costante incertezza, iniziano ad adottare strategie più conservative privilegiando investimenti con lunghi orizzonti temporali. Il settore residenziale è storicamente caratterizzato da bassi rendimenti e da una domanda meno soggetta alle oscillazioni dei mercati, poiché la casa è un bisogno necessario e ciò rende l’investimento più stabile rispetto a quello nell’immobiliare cosiddetto “commerciale”. Quando si considera il settore residenziale bisogna però fare attenzione alle leggi e alle regole del Paese e soprattutto dialogare con il settore pubblico. ROMA La poca trasparenza Nel caso di un’acquisizione distressed in quale tipo di asset saresti più disposto ad investire: 69% MILANO 7% •Solo il 28% degli intervistati non è soddisfatto della sede che occupa ed i principali motivi di insoddisfazione risiedono nella scarsa efficienza dell’edificio (28%) e nello stato manutentivo (22%). 22% 33% 4% TECNOLOGIA e TELECOMUNICAZIONI BANCHE e FINANZA PETROLIO/AUTOMOTIVE 7% 15% 4% 4% 4% 4% 3% CONSULENZA FOOD AND BEVERAGE SETTORE LEGALE SETTORE FARMACEUTICO ASSICURAZIONI MEDIA RETAIL 10 11 •Ciò che emerge dall’indagine è che nell’anno in corso un driver significativo della domanda di spazi direzionali potrebbe tornare ad essere quello dell’espansione sostenuto dal rafforzamento della ripresa economica. Certo la riduzione dei costi e la necessità di razionalizzazione e consolidamento degli spazi continueranno ad essere driver importanti per la domanda, soprattutto per quelle società che non hanno approfittato del ciclo precedente per cambiare uffici. Infine, la ricerca di qualità e soprattutto di efficienza dell’immobile, sia essa energetica o legata al layout degli spazi, emergono come fattori prioritari per gli utilizzatori. Nel mercato milanese, con uno stock uffici caratterizzato da una scarsa qualità rispetto agli standard richiesti, la necessità di ri-qualificare il patrimonio esistente è diventata prioritaria rispetto a quella di creare nuovi spazi. your REAL VIEW Pensi che la ripresa economica iniziata nella prima parte del 2015 si rafforzerà tra la fine del 2015 e il 2016? 69% 10% 21% Sì NO Se sì, perché vorreste spostarvi? Sei soddisfatto della tua sede attuale? 62% 28% no 10% NON SO PERSPECTIVE 2016 Sì Altro Consolidamento Espansione 7% 7% NON SO Riduzione dei costi Se la risposta alla domanda precedente è no, cosa non ti piace del tuo ufficio? 35% Sì, pensiamo di assumere nuove risorse 35% NO 30% 13% 20% Se sì, credi che avrà un impatto sulla tua attività di business nel 2016? NON SO Costi Servizi disponibili nell’edificio Ambiente esterno Facendo un confronto con la tua sede attuale, in quale location la tua società potrebbe considerare di trasferirsi? 10% 28% 40% 13% Razionalizzazione 76% vicino a quella attuale 12% più periferica 12% più centrale Aumento della qualità Efficienza 17% Sei interessato alle politiche di smart working/new way of working? 6% Illuminazione 11% 6% 22% Scarsa manutenzione Tra i seguenti fattori quali costituiscono un driver importante nell’ambito di una strategia di localizzazione? Modo di lavorare obsoleto Altro 4% Pensi che le politiche del governo italiano rivolte al settore real estate avranno nei prossimi anni un effetto positivo sul mercato immobiliare? 43% Sì 32% no 25% NON SO NO Altro La tua società sta considerando di cambiare sede nel 2016? 66% NO 20% 7% RISTRUTTURAZIONE della sede attuale 7% non so Spazi più flessibili 46% 4% 20% Attrarre/trattenere talenti 21% 30% Sì 26% Rafforzare l’immagine del brand 20% Temi legati alla sostenibilità/impatto positivo sull’ambiente circostante o sulla società in generale 12 13 29% Sì Intendiamo implementarle nei prossimi 3 anni Sì Intendiamo implementarle nel 2016 / già in atto PERSPECTIVE 2016 IL FUTURO NON È PIÙ QUELLO DI UNA VOLTA Paolo Bellacosa Managing Director Investment Properties Capital Markets CBRE Italia IERI $ le 4 regole per crescere Il mercato italiano del commercial real estate é chiaramente sottodimensionato rispetto a quello europeo. Quali sono le cause di questa situazione? E quali possono essere, soprattutto, i rimedi per rimetterci al passo con l’Europa? Sostanzialmente il commercial real estate italiano è rappresentato da investimenti in uffici, centri commerciali e in misura minoritaria da logistica e hotel. Con tre punti deboli da correggere. Innanzitutto l’asset allocation degli investitori istituzionali domestici si è concentrata sugli uffici ed è stata sottopesata (o addirittura assente) su altre asset class. Ciò ha disincentivato la crescita di settori alternativi quali l’healthcare, il residential nelle sue diverse forme (dal multifamily allo student fino al senior housing), le marine, i porti o gli asset legati alle telecomunicazioni. Il secondo problema è che la distribuzione del tessuto industriale, e pertanto dei relativi headquarter, su tutto il territorio, fa sì che Milano non ospiti un mercato uffici di una dimensione che rispecchia a pieno la realtà produttiva italiana. Infine, gli anni del trading a leva hanno portato a lavorare poco su riqualificazione e rigenerazione degli asset e oggi il livello qualitativo medio degli immobili non rispet- “ ta i requisiti costruttivi ed architettonici a cui sono abituati gli investitori internazionali. Lo stock immobiliare è quindi obsoleto e frazionato, il che si traduce in un ritardo di dieci anni rispetto ad altre piazze europee paragonabili a Milano e Roma come Monaco, Madrid e Barcellona. Detto questo, come rilanciare il mercato italiano? Con alcune azioni mirate si potrebbe sfruttare l’attuale momento storico, che vede il forte interesse di investitori istituzionali esteri (sia private equity che long term investor) per l’Italia, così da ampliare significativamente le dimensioni del commercial real estate. Bisogna incentivare la rigenerazione urbana, le riqualificazioni, le demolizioni e le ricostruzioni e al tempo stesso favorire i processi di privatizzazione del patrimonio pubblico “vendibile”, ossia con caratteristiche in linea con le esigenze degli investitori. Non solo: va accelerato il processo di dismissione dell’enorme massa di Non Performing Loan, che ad oggi valgono circa 200 miliardi di Euro e bisogna creare piattaforme di investimento in asset alternativi. La rigenerazione urbana deve partire da asset che oggi sono in condizioni di obsole- Il mercato nasce sulla spinta dei grandi fondi USA e degli spin-off finanziari e industriali, poi arrivano fondi immobiliari chiusi e nuovi prodotti. Nel 2009 la crisi globale manda in crisi anche il mattone. 2009 scenza e non possono essere considerati un target d’investimento per operatori di lungo termine. Su un orizzonte temporale più breve e con un’opportuna riqualificazione, si può invece creare uno stock di assoluto interesse: una strada che va battuta perseguendo qualsiasi opportunità. A partire dalle privatizzazioni del patrimonio pubblico (come fatto l’anno scorso da Cdp sul cosiddetto “Portafoglio Sforzesco”), da dismissione di asset o crediti di proprietà delle banche (sempre nel 2015 Royal Bank of Scotland ha ceduto a Goldman Sachs asset vuoti e da riqualificare in centro a Milano). Questi sono sicuramente i driver principali per rafforzare il mercato, ma non vanno sottovalutati anche gli asset alternativi. Al di là dei tradizionali settori che caratterizzano gli investimenti in questo mercato (negozi, centri commerciali, uffici), gli investitori si stanno infatti rendendo conto che esistono segmenti alternativi dove l’asset immobiliare rappresenta l’elemento essenziale per il business. Per esempio lo student housing, inteso come un luogo moderno per il soggiorno, le attività sportive e l’aggregazione di giovani studenti; oppure le multifamily (palazzine residenziali affittate); o ancora il senior housing, inteso non come la classica casa per anziani ma come residenza di livello per persone che sono in una fase di seniority e hanno particolari esigenze. Senza sottovalutare il potenziale delle cliniche ospedaliere (nel 2015 AXA ha acquisito un portafoglio di otto cliniche del Policlinico di Monza), dove l’immobile è fondamentale mentre oggi è visto ancora solo in modo strumentale, e delle marine, visto che in Italia ci sono molti porti turistici di proprietà dello Stato dati in concessione a operatori privati. Si tratta di un passaggio culturale importante e significativo, che implica l’importazione nel nostro Paese di modelli che non esistono. CBRE, forte del suo orientamento al dialogo con gli investitori internazionali, può essere considerato un importatore di best practice sia sulle strategie di investimento sia sulle operazioni. Possiamo aiutare i soggetti italiani a presentare al meglio le opportunità agli investitori internazionali, che ad oggi rappresentano il 75% di questo mercato e cresceranno ancora. Ma importare tout court un modello non funziona: per questo possiamo anche supportare gli stessi investitori internazionali ad interpretare al meglio l’Italia per operare nel nostro mercato. Bisogna incentivare la rigenerazione urbana, le riqualificazioni, le demolizioni e le ricostruzioni e al tempo stesso favorire i processi di privatizzazione del patrimonio pubblico “vendibile”, ossia con caratteristiche in linea con le esigenze degli investitori. ” 14 15 Il dark period è stato interrotto a fine 2012 grazie alle politiche monetarie espansive che hanno favorito significativi flussi di capitali stranieri sul mercato italiano, che tuttavia pesa solo per il 4% in Europa. EU oggi 2012 RMB USD domani Al mercato italiano serve un salto dimensionale. Per farlo bisogna puntare su nuovi prodotti e veicoli d’investimento, valorizzare i canali già esistenti, favorire le privatizzazioni e agire sugli NPL. 10% 4% THE REAL VIEW Matt Cook Head of Global Workplace Solutions, Italy and South East Mediterranean CBRE Italia Per supportare i propri clienti a 360 gradi, CBRE di recente ha arricchito la gamma dei servizi offerti ai clienti acquisendo Johnson Controls Global Workplace Solutions, consolidando la leadership nel mercato. Produttività, sicurezza, affidabilità, impegno sono solo degli aspetti che contraddistinguono il nostro modo di pensare al futuro e, grazie alla nuova unione, sarà possibile concentrarci maggiormente nella building automation, sostenendo i nostri clienti negli sforzi verso una miglior sostenibilità ambientale, riducendo il consumo di energia e fornendo la più avanzata ricerca tecnologica. L’Italia del real estate è un Paese che si sta lentamente risvegliando da uno stato di torpore legato alla crisi globale, concludendo progetti che ormai sembravano destinati a restare incompiuti. Guardando la nuova tor- re Unicredit viene da chiederci: siamo davvero pronti a vivere il nostro lavoro all’interno di questi nuovi giganti tecnologici e ad adattarci ai continui cambiamenti di layout? Abbiamo provato l’openspace, il co-working, l’home working e il desk sharing: quale sarà la tendenza del futuro sul piano tecnologico e funzionale e come verranno manutenuti gli immobili e gestiti i servizi all’interno degli stessi? O ancora, come potrà l’account manager supportare le grandi aziende fornendo un servizio completo e garantendo la trasparenza, l’etica e l’affidabilità che i grandi utilizzatori cercano? La ricerca Smart Workplace 2040 (si veda box della pagina accanto) ci racconta un lavoro che tra 25 anni sarà completamente diverso, molto più basato sull’intelligenza emotiva, l’interpretazione, la comunicazione e la generazione di idee con edifici serviti quasi completamente da robot che si prenderanno cura delle mansioni più ripetitive. Come possiamo prepararci per questo futuro e che cosa significa per noi oggi questo cambiamento? Le funzioni Corporate Real Estate come le intendiamo oggi saranno sempre più PERSPECTIVE 2016 separate dal core business aziendale ed essendo l’ufficio un luogo in continua evoluzione, si perderà sempre maggiormente l’idea di azienda collocata in un luogo fisico. In termini di beni immobili, si dovranno studiare con maggior attenzione gli spazi necessari allo svolgimento delle nostre attività: essere in ufficio nel futuro sarà un premio, in quanto non sarà uno spazio solo di lavoro ma anche un ambiente emozionale. Siamo una società basata sulle emozioni e i dipendenti dovranno cercarle sempre più sul posto di lavoro: per questo abbiamo bisogno di ripensare i nostri edifici e comprendere al meglio che l’esperienza dei nostri utenti finali passerà attraverso di essi, identificando e rimuovendo tutto ciò che alimenta l’improduttività. In termini di workplace solution, la sfida del l’immobile chiavi in mano futuro sarà interpretare e rendere omogenei i bisogni del cliente con particolare focus sulle funzioni Real Estate, HR e IT, progettando servizi con soluzioni tecnologiche ed operative che permettano agli utenti di poter soddisfare in tempo reale tutte le proprie necessità: condivisione, collaborazione, spazi personali, fruibilità dei dati e tempo libero. La vera sfida sarà quindi la definizione dei servizi, il controllo delle performance e la gestione dei dati, mentre passerà in secondo piano l’erogazione diretta. 2040, odissea nello spazio Come sarà la giornata lavorativa di un “dipendente” nel 2040? A descriverla è la ricerca Smart Workplace 2040 (Lewis Beck, CBRE Global Workplace Solutions, 2015). oggi 50% 75% Tra 25 anni la popolazione mondiale sarà di 9 miliardi con una tendenza verso una rapida urbanizzazione: oltre il 75% delle persone vivrà in città rispetto all’attuale 50%. domani “ Viaggeremo meno per lavoro grazie al 4D che con una speciale tecnologia studiata per l’isolamento dei rumori e delle immagini di fondo, potrà permetterci di tenere un meeting virtuale anche in un bar molto affollato. Nel 2040 il lavoro si baserà maggiormente sull’intelligenza emotiva, l’interpretazione, la comunicazione e la generazione di idee. L’edificio sarà servito quasi completamente da robot che si prenderanno cura di manutenzione, pulizia, front office e servizi per gli ospiti. ” La carriera di un lavoratore si baserà su migliaia di incarichi a breve termine svolti per diverse aziende sul modello di un freelance. La casa diventerà il nostro ufficio mentre il lavoro diventerà più stimolante con una serie di robot che si occuperanno dei processi meno interessanti: il ritrovarsi “faccia a faccia” nel futuro sarà un lusso ed i luoghi di lavoro diventeranno ambienti virtuali, legati alla rete. 16 2040 THE REAL VIEW PERSPECTIVE 2016 Marcello Panizzutti Executive Director Project Management – CBRE Italia Le nuove tecnologie consentono ai dipendenti maggiore flessibilità nell’organizzazione del proprio lavoro, sotto il profilo dei tempi, delle modalità e dei luoghi. Ciò permette di conciliare al meglio la vita professionale con quella privata con effetti positivi sull’efficienza lavorativa. Stefania Campagna Head of Office Agency & Tenant Representation Milan – CBRE Italia Massimiliano Eusepi Head of Rome Office CBRE Italia Lavorare bene non stanca In Italia la rivoluzione nel modo di vivere lo spazio in azienda sta arrivando più lentamente rispetto ad altri Paesi, a causa di una legislazione molto rigida, poiché siamo ancora legati all’idea tradizionale del luogo di lavoro come ambiente statico, con una scrivania e un computer. I modelli più innovativi di wellness aziendale vengono quasi sempre introdotti dall’esterno, dalle grandi corporation, ma in futuro focalizzarsi su strategie di workplace che accrescano il benessere dei dipendenti diventerà la regola d’oro per tutte le aziende. La sede di Nokia a Vimercate (ereditata dal- “ la fusione con Alcatel-Lucent) rappresenta un chiaro esempio di come sia stato realizzato un “new way of working” finalizzato a bilanciare esigenze dei dipendenti e razionalizzazione degli spazi. Uno dei principali cambiamenti è l’abbandono degli uffici chiusi a vantaggio di aree aperte, dove poter lavorare in team incrementando così la produttività e la collaborazione, con l’obiettivo di accorpare il più possibile funzioni aziendali simili. Le società più propense a questo nuovo modo di lavorare sono certamente quelle con estrazione internazionale, mentre quelle locali, soprattutto legate al settore pubblico, non sono ancora pronte per un cambiamento culturale di questa portata. A Milano il nuovo quartiere di Porta Nuova rappresenta un eccellente esempio di dove e come le aziende possano sviluppare queste strategie. è importante però sottolineare che in Italia la scarsa disponibilità di immobili di nuova generazione continua ad essere un limite: gli immobili storici non consentono, a causa dei vincoli strutturali esistenti, la realizzazione di ambienti in linea con i trend di mercato. C’è poi il nodo dei piani regolatori, che rappresentano un Performance, persone e spazio: focus 2015 vincolo alla riqualificazione dell’esistente; auspichiamo un’apertura, da parte delle istituzioni, volta a migliorare la qualità delle città e la fruibilità degli immobili. Del resto, se guardiamo al centro di Milano, a seguito del trasferimento e del consolidamento di grandi gruppi assicurativi e bancari, sarà necessaria una completa riqualificazione del tessuto urbano e degli immobili che, ad oggi, si presentano di bassa qualità rispetto a quelli europei. Il tutto mantenendo un buon equilibrio tra storico e moderno. Modelli, in questo senso, possono essere la riqualificazione dell’ex palazzo di Poste Italiane, in Piazza Cordusio ad opera di Blackstone, e la ristrutturazione della Darsena. Quest’ultima ha completamente cambiato l’immagine del quartiere, favorendo l’eventuale riposizionamento degli immobili circostanti, oltre ad essere un esempio concreto di come le istituzioni siano in grado di migliorare la fruibilità del tessuto urbano. Proprio per questo, un maggior dialogo tra le istituzioni stesse e i principali proprietari immobiliari è fondamentale per il miglioramento della vita lavorativa, delle infrastrutture e della fruibilità degli spazi così come è cruciale una politica di flessibilità dei contratti di lavoro volta a bilanciare sempre di più la vita lavorativa con quella privata. Per quanto riguarda invece il mercato di Roma, la tendenza verso il new way of working è più lenta e incontra resistenze da parte delle società che non sembrano ancora pronte, soprattutto nel settore pubblico, ad accettare questa nuova filosofia. Nella capitale l’ufficio chiuso rappresenta ancora uno status symbol da cui è difficile separarsi e proprio per il tipo di immobili, prettamente storici, risulta anche complicato adattare l’esistente agli standard richiesti per modernizzare lo spazio di lavoro. Nonostante ciò, società come Bristol-Myers Squibb, leader nel settore farmaceutico, hanno mosso importanti passi avanti, anche grazie alla scelta di immobili in grado di rispondere alle necessità delle grandi corporation. Grazie alla conoscenza globale e capillare delle esigenze delle multinazionali nei tre macro territori – Americhe, EMEA e APAC, e non da ultimo a livello locale – CBRE è in grado di fornire un valido supporto ai conduttori nella definizione delle loro esigenze, studiando il loro modo di lavorare e suggerendo come implementare le nuove strategie con l’obiettivo di massimizzare le sinergie e la produttività minimizzando i costi. In pratica, identificando per ogni società il luogo di lavoro ottimale sia in termini di immobile che di location. Il New Way of Working prevede spazi e ambienti che favoriscano lo scambio di idee e l’interazione tra le risorse. ” 18 19 wellness 74% Il 74% delle società sta workplace 67% implementando programmi di wellness per i dipendenti ed il 67% crede che il workplace faciliti una migliore collaborazione tra colleghi e clienti, fondamentale per aumentare le performance (Fonte: European Occupier Survey 2015/2016, CBRE). Federica Saccani Executive Director Building Consultancy & Sustainability CBRE Italia sostenibilità anno zero In Italia il trend della sostenibilità nel mercato immobiliare è sostenuto da due canali: la richiesta di soggetti internazionali, che scelgono un prodotto immobiliare solo se ha un basso impatto energetico, e le norme sulle nuove costruzioni, che impongono bassi consumi energetici. Ciò, tuttavia, fino ad oggi ha riguardato non più del 20% del patrimonio italiano. Sulla rimanente parte lo Stato inizia a prendere una posizione e i privati aspettano. La nuova norma del 2013 (Legge 90/2013), attuata con decreto applicativo nazionale nel 2015 (D.M. 26.06.2015), allarga infatti sensibilmente il numero di interventi di ristrutturazione edilizia soggetti a riqualificazione energetica: a partire da interventi sul 25% dell’involucro, sarà necessario riqualificare energeticamente gli immobili. Inoltre è stato introdotto il concetto teorico di “edificio a energia quasi zero”, come modello progettuale per nuovi edifici pubblici o privati: ciò è già legge in Lombardia e in Emilia Romagna, a partire dalla fine del 2015. Sul territorio nazionale sarà norma di legge per gli interventi sul patrimonio pubblico a partire dal 2018, e sarà obbligo anche per gli edifici privati in tutta Italia a partire dal 2020. A partire da studi internazionali effettuati nei mercati maturi, la domanda di investitori e conduttori stranieri spinge gli attori del mercato italiano allo sviluppo o alla ristrutturazione di immobili green, a fronte di un impatto sui costi di costruzione, per immobili recenti con un elevato livello di certificazione, che può variare tra il 2% e il 7%. Dai dati Enea (Ente per le Nuove tecnologie, l’Energia e l’Ambiente), invece, l’incidenza della progettazione sostenibile pare attestarsi in Italia intorno al 14%, per la limitata applicazione di interventi energeticamente efficienti e per un mercato dei componenti e materiali edilizi ancora limitato. Per quanto riguarda i mercati maturi, un’incidenza tra il 2% e il 7% può essere considerata bassa in quanto, nel contesto della normale “ pratica delle costruzioni, si ipotizza una variabilità media dell’8% per l’incidenza degli imprevisti. Inoltre, va rilevato che la percentuale di aumento del prezzo di costruzione viene progressivamente abbassata, sia con il consolidarsi di un contesto di mercato sostenibile della produzione edilizia sia con la diffusione di una concezione sostenibile dei progetti. Che cosa dobbiamo aspettarci per il futuro? Sul fronte dei valori, la sostenibilità sarà premiante e si tradurrà in un aumento dei canoni di locazione e dei valori immobiliari; una tendenza che è iniziata in modo molto marcato, con premi iniziali per gli immobili sostenibili fino al 25%, che va diminuendo con il progressivo consolidarsi del mercato immobiliare sostenibile. Prevediamo così la creazione di un doppio mercato dove gli immobili green sono ricercati e ben pagati e gli altri non sono più appetibili, se non ristrutturati. Sul fronte del mercato delle costruzioni in Italia c’è comunque ancora molto da fare: gli immobili dei maggiori centri del terziario, a partire da Milano, al momento necessitano di un riposizionamento, ovvero di una ristrutturazione anche in ottica di sostenibilità. Inoltre la maggior parte dei centri commerciali ha un’età di circa 10-25 PERSPECTIVE 2016 anni e, per mantenere la competitività, è necessario diminuirne i costi di gestione, lavorando principalmente sui costi per energia primaria ed elettrica. In questo contesto CBRE svolge un ruolo di cerniera e di indirizzo, mettendo in contatto chi possiede gli immobili e chi è portatore di un progetto di ammodernamento in ottica sostenibile. Cosa che avviene anche attraverso la nostra divisione di Asset Services, responsabile della gestione di centri commerciali e di un portafoglio di alcuni milioni di metri quadri di uffici. Se riteniamo di essere nel momento del ciclo immobiliare di nuovi sviluppi e riqualificazioni, se la normativa che incentiva verso la sostenibilità è legge in almeno due regioni, auspichiamo che il mercato degli investitori approfitti della convergenza tra l’indirizzo normativo alla riqualificazione energetica e la necessità di creare nuovo prodotto di maggiore qualità edilizia, e ci candidiamo per accompagnarli in questo percorso. A partire dalla progettazione integrata dell’edificio, per arrivare alla sua gestione e certificazione, lo strumento da affinare sarà il Green Lease, il punto di convergenza, ancorché negoziale, tra la proprietà e il conduttore. L’immobile sostenibile guadagna maggiore interesse nel mercato, poiché sono inferiori i consumi energetici, è strategicamente posizionato rispetto alla rete del trasporto pubblico e offre caratteristiche in linea con le politiche green delle grandi corporation. ” 20 L’Italia è il 25° Paese nella classifica per la sostenibilità dei 34 paesi membri Ocse. Un ranking che valuta la sostenibilità dei Paesi in base a cinque pilastri: trasparenza delle istituzioni e valori democratici, tutela dell’ambiente, benessere della popolazione (sistema sanitario e distribuzione della ricchezza), efficacia dell’istruzione ed economia. 7% 21 25° 34 paesi classifica ocse sostenibilità Anche il nostro settore riflette questo ritardo: secondo la Survey 2016 di CBRE Italia (vedi grafico p. 9), su un campione di 56 dei nostri investitori è emerso che solo il 7% ritiene la sostenibilità un criterio fondamentale per la scelta di un immobile. THE REAL VIEW PERSPECTIVE 2016 franco rinaldi Head of Asset Services & Business Development CBRE Italia stefania campagna Head of Office Agency & Tenant Representation Milan CBRE Italia uffici di valore con i tempi: si pensi semplicemente ad impianti di condizionamento non in grado di adattarsi al cambio repentino delle stagioni climatiche o semplicemente all’assenza di pavimenti flottanti. Secondo stime CBRE, lo stock disponibile è di almeno 1 milione di mq, generalmente classificato come grado B e C, in semicentro e soprattutto in periferia e nell’hinterland. Oggi che il mercato sta ripartendo, con la domanda attesa in crescita, spinta dalla nuova occupazione e dai movimenti strutturali degli utilizzatori esistenti, il riposizionamento di questo stock rappresenta una grande opportunità per i proprietari. Negli ultimi anni abbiamo visto la riqualificazione di alcuni complessi immobiliari prevalentemente in aree semicentrali e centrali, con un considerevole ritorno per i proprietari: Ferrante Aporti (ex immobile delle Regie Poste) e The Gate in via Cardano sono solo due degli esempi che dimostrano come, quando le proprietà immobiliari decidono di investire negli immobili per migliorarne la qualità, l’investimento viene premiato trovan- do conduttori già nella fase di riqualificazione degli stessi. Certo, se il riposizionamento interessa immobili in location buone, la storia insegna che i tempi di assorbimento non vanno oltre l’anno, con l’unica condizione di aver fatto una buona ristrutturazione. Ma cosa fare se la location non è ottimale? proporre, sviluppare e controllare i fattori che interessano gli edifici e le tendenze del mercato così da massimizzare sempre il valore dell’immobile. La proprietà e i tenant, ognuno per le proprie necessità, sono costantemente informati sulle iniziative che riguardano l’immobile e sulla qualità della sua gestione. le, che è il fattore principale per avere un elevato grado di fidelizzazione/retention nei confronti dell’edificio e quindi evitare tassi di sfitto che potrebbero influire negativamente sul valore dell’immobile. Per tale ragione, prima di adottare qualsiasi piano di gestione, indaghiamo i desiderata degli utilizzatori, in genere attraverso indagini qualitative. Secondo CBRE il riposizionamento di un immobile passa non solo attraverso le caratteristiche fisiche e architettoniche, ma anche attraverso il servizio offerto e cioè la capacità di rispondere alle esigenze di chi lo occupa e/o alle richieste di potenziali nuovi tenant. Il team globale di Asset Services di CBRE ha lanciato qualche anno fa una piattaforma per offrire servizi altamente specializzati rivolti ad immobili direzionali prestigiosi, situati in aree primarie delle città. Premier Properties, questo il nome della piattaforma, propone un servizio altamente specializzato e personalizzato fornito da professionisti selezionati per la loro provata esperienza nella gestione di edifici iconici in tutto il mondo. L’obiettivo è analizzare, In Italia gli edifici iconici sono pochi, rappresentano un mercato ristretto con poca competizione, perciò sono facilmente “assorbibili”. Di conseguenza, la sfida per i consulenti delle proprietà di immobili direzionali è quella di costruire un modello che adatti il concetto di Premier Properties alla nostra realtà. Il mercato di Milano è caratterizzato prevalentemente da edifici di grado B, multi-tenant e localizzati in aree periferiche o semicentrali a cui, a seconda della complessità e della struttura, si può adattare un modello di servizio di gestione ad hoc simile a quello di Premier Properties. Il modello si fonda, sempre con particolare attenzione ai costi, sulla soddisfazione di chi utilizza l’immobi- Oggi i dipendenti sono sempre più attenti alla cultura del “work life balance”: poter conciliare la vita privata con quella lavorativa riduce il livello di stress e crea un clima lavorativo più sereno, che può solo agevolare la produttività. Inoltre, per gli edifici multi-tenant, costituire una community, un network tra i conduttori presenti in un immobile per condividere servizi dedicati rappresenta una leva molto importante per i proprietari sia in fase di trattativa e nella gestione del rapporto con gli stessi che in fase di ricerca di nuovi utilizzatori. un regista per preservare l’immobile “ ll nuovo modello di gestione proposto dal dipartimento di Asset Services di CBRE prevede un team che sia gestito e coordinato da un Marketing Manager, che diventa il punto di contatto tra utilizzatore e proprietà, supportando l’azienda nel trasformare l’ambiente di lavoro in uno spazio in cui stare bene. Per implementare questo nuovo modello di gestione si procede per fasi. Il riposizionamento di un immobile passa non solo attraverso le caratteristiche fisiche e architettoniche, ma anche attraverso il servizio offerto e cioè la capacità di rispondere alle esigenze di chi occupa l’immobile e/o alle richieste di potenziali nuovi tenant. ” 22 23 fasi La crisi finanziaria globale ha avuto conseguenze rilevanti anche sul mercato degli utilizzatori, pur se diverse da paese a paese. Le grandi corporate hanno subìto ristrutturazioni profonde per fronteggiare le perdite di fatturato, riducendo significativamente i costi legati all’occupazione e quindi gli spazi occupati. Il trend sta cambiando nuovamente: dalla fine del 2013 i mercati direzionali hanno ricominciato a mostrare una ripresa nell’assorbimento, pur se con velocità diverse. Cosa accade al mercato italiano? A Milano, mercato principale del nostro Paese, gli effetti della crisi sono stati più evidenti nel livello degli spazi vuoti, che da un minimo del 5,8% del 2007 ha toccato un massimo di quasi il 14% nei primi mesi del 2015. Il trend si è arrestato, ma rimane l’eredità lasciata dalla crisi: un numero elevato di immobili vuoti, di qualità bassa e che difficilmente potranno essere occupati nelle condizioni attuali. Si tratta in molti casi di edifici costruiti negli anni ‘70 - ’80, situati in location secondarie e con caratteristiche tecniche non più al passo 1 2 3 4 Il Marketing Manager stima e concorda un budget con la proprietà per lo start up del progetto. Il Marketing Manager organizza focus group con l’azienda e i dipendenti per comprendere e definire i servizi auspicati e desiderati dagli utilizzatori. Sulla base dei risultati emersi si costruisce una strategia personalizzata con un piano d’azione puntuale, finalizzato all’attuazione, entro i tempi previsti, dei servizi ritenuti prioritari. 5 Il progetto è soggetto ad un monitoraggio continuo, per verificarne la progressiva attuazione ed il ritorno di soddisfazione dalle aziende e dai dipendenti, definendo, se necessari, adeguamenti in corso d’opera. Terminata la fase di start up, il budget viene adeguato per iniziare la gestione ordinaria del progetto. THE REAL VIEW Silvia Gandellini Director Retail Investment Properties – Capital Markets CBRE Italia Andrea Barbaro Head of Property Services CBRE Italia centri commerciali da non luogo a luogo Oggi il successo di un centro commerciale passa attraverso una gestione attiva e proattiva, che sappia trasformare i desideri del consumatore in performance più elevate in termini di footfall e di fatturato, differenziandolo dalla concorrenza, rendendolo unico e quindi più appetibile per gli investitori. Questa, secondo CBRE, è una delle possibilità per generare interesse partendo da un centro esistente. In Italia abbiamo pertanto deciso di integrare i servizi di gestione e di leasing per i centri commerciali, il che consente di avere un unico team multidisciplinare, dedicato alla valorizzazione del centro nel suo complesso. Prima della crisi globale del 2008, chi investiva in shopping centres in Italia lo faceva “ ipotizzando tassi di crescita importanti con la prospettiva di avere ritorni facili nel futuro. La crisi ha cambiato il mondo ed il futuro ormai è dominato dall’incertezza mentre il consumatore ha modificato in modo strutturale le sue abitudini di consumo. A ciò si aggiunge la crescente competizione che i centri commerciali devono affrontare per rispondere sia alla concorrenza di altre strutture esistenti o in apertura, sia all’aumento di canali di vendita alternativi, tra cui l’e-commerce, che annualmente registra un incremento a doppia cifra di vendite online. Ecco perché anche l’industria dei centri commerciali deve cambiare: continuare a fare bene le cose basilari ma allo stesso tempo ampliare gli orizzonti, attraverso un approccio a 360 gradi del centro, per aumentarne le performance e il livello di attrazione. Oggi gli investitori sono molto attenti ad alcuni aspetti fondamentali: bacino di riferimento, competizione, track record e possibilità di crescita. Quando ci sono tutti gli ingredienti, gli stranieri in primis sono molto attivi e anzi, in alcuni casi fanno ripartire progetti di sviluppo importanti. Lavorare attivamente su un centro commerciale aiuta a differenziarlo dalla competizione, ne aumenta l’appeal e consolida la fedeltà dei consumatori sempre più esigenti. Particolare attenzione viene data al settore food & beverage, che ha dimostrato non solo di essere un’ancora alternativa del centro, la cui offerta ben si integra con il settore del leisure, ma anche un’ottima occasione per riposizionare e rilanciare una struttura esistente. Il consumatore, linfa vitale di qualsiasi centro commerciale, diventerà sempre più importante e conoscerne ed anticiparne i bisogni e desideri sarà prioritario nella definizione di un’attività di gestione vincente. Ecco perché non è sempre necessario avere dei budget elevati, ma è molto più impor- Sul 2016 siamo ottimisti: gli investitori ci sono e il nuovo approccio, che prevede una gestione integrata, ci permetterà di cogliere al meglio le opportunità e di creare il giusto prodotto. PERSPECTIVE 2016 tante capire meglio i “gusti” del bacino di riferimento e rispondere alle esigenze di quest’ultimo anche con budget più contenuti, sfruttando fantasia, creatività ed innovazione. Ciò che nella nostra esperienza si sta rivelando fondamentale è il dialogo con la comunità e con le istituzioni che animano la vita sociale e culturale delle realtà locali (ad esempio scuole, associazioni, teatri, stabilimenti balneari, ufficio del turismo, etc.). Un altro elemento importante è l’analisi delle performance del centro commerciale: se i retailer non vendono abbastanza per sostenere i propri costi di occupazione, il proprietario dovrà farsi promotore di iniziative di marketing mirate ad attrarre più visitatori, misurandone poi l’impatto sul fatturato di ciascuno. In Italia, dove il mercato è più trasparente rispetto ad altri paesi europei, CBRE è in grado di monitorare costantemente le vendite e gli scontrini in relazione al footfall e alle iniziative di marketing di ciascun centro per poi trasformare queste informazioni sia in strategie di gestione complessiva nel bacino di riferimento, sia in action plan da attuare sui singoli retailer. L’ultimo elemento, ma non per questo meno importante, nel processo complesso della gestione, è la misurazione. I punti chiave, ormai consolidati da tempo, per quest’area sono il livello dei canoni di locazione, la disponibilità, i service charge e i costi di marketing. Oggi noi vogliamo andare oltre, iniziando a misurare anche altri fattori. A livello europeo stiamo lanciando un’indagine tra i retailer per valutarne la soddisfazione nei centri che gestiamo. In Italia già da qualche anno offriamo ai clienti il servizio We-Care, uno strumento di customer care che consente di instaurare relazioni efficaci con i propri clienti per migliorare le modalità di vendita all’interno del centro. Ciò avviene valutando le performance dei punti vendita e formando gli operatori in modo adeguato per migliorare i fattori che incidono sulla prestazione del centro e quindi i risultati in termini di visitatori e fatturato. 25 Il futuro in una card CBRE ha lanciato in un centro commerciale italiano una card per il consumatore che permette di essere sempre aggiornati sulle attività del centro, sulle promozioni nei punti vendita e sugli eventi in programma nel territorio. La card è un’iniziativa promossa dal centro, che nasce dall’accordo con i retailer e con le realtà locali ed è inoltre legata ad un’applicazione digitale che permette al cliente di prenotare da casa le promozioni o gli eventi. il risultato? % +6 +3% In 15 mesi sono state rilasciate oltre 40 mila card, le vendite sono cresciute oltre il 6% ed il footfall di quasi il 3%. THE REAL VIEW Francesco Calia Head of Hotels CBRE Italia italia a cinque stelle ma non basta Sebbene in forte ripresa, con un altissimo interesse da parte degli investitori stranieri, il mercato italiano degli investimenti immobiliari nel settore alberghiero resta di fatto ancora imperniato sui “trophy asset” su cui si concentrano le attenzioni di fondi sovrani o di operatori che dispongono di altissima liquidità (HNWI). In alternativa, ci sono investitori internazionali – di matrice americana o comunque più opportunistica – che guardano all’Italia per ottenere rendimenti a doppia cifra. Come è facile immaginare, i prodotti trophy sono ridotti mentre su altri immobili – che nascono da situazioni distressed o addirittura da Non Performing Loan – c’è più spazio e opportunità, anche se è richiesto un maggior lavoro di preparazione del deal: gli alberghi, infatti, sono una minima parte di questi portafogli, che in molti casi sono progetti di sviluppo o con- versione bloccati per problemi finanziari. In questi casi CBRE Hotels può offrire un valore aggiunto all’investitore che voglia rilevare un asset poiché – grazie ad un’approfondita conoscenza del mercato – è in grado di metterlo al corrente in anticipo dei prodotti distressed e NPL in arrivo sul mercato. La proposta “off market” precede poi l’assistenza vera e propria al cliente stesso sui progetti di acquisizione, con una stima dei possibili valori di transazione e un supporto a 360 gradi nella negoziazione. Allo stesso tempo, si ritiene che siano tuttavia necessarie ancora diverse misure, a livello di sistema, per rendere più efficiente questo mercato più “opportunistico”. è necessaria, ad esempio, una maggiore velocità nel fare emergere sul mercato potenziali investimenti attraverso misure pubbliche; in primis, rendendo più celeri le procedure di dismissione dei Non Performing Loan, che nel caso specifico possono avere come collaterale gli hotel. Questo ragionamento vale a maggior ragione se si pensa che, dal punto di vista delle performance alberghiere, l’Italia brilla in Europa. Il nostro è un mercato molto attraente in termini di risultati gestionali anche se ha specificità marcate che rendono i volumi di transazioni ridotti, alla luce dell’elevata frammentarietà delle strutture alberghiere in mano a singoli proprietari (spesso di natura “ famigliare) e una bassissima quota di catene internazionali (il 7% contro il 69% degli Usa, il 45% della Gran Bretagna, il 40% di Spagna e Francia ed il 20% della Germania, secondo fonti CBRE Hotels). Anche per questo si tratta di prodotti che, nella stragrande maggioranza dei casi, hanno debiti sottostanti gestibili e che rientrano in patrimoni familiari, quindi difficilmente vendibili: a maggior ragione è dunque importante rivolgersi ad un advisor italiano, che possa aiutare un potenziale investitore a selezionare le opportunità effettivamente vendibili. Il ritrovato appeal dell’immobiliare turistico è legato anche al tema dei rendimenti, che negli ultimi anni su trophy asset transati con contratti di management sottostante si sono attestati tra il 4% e il 5%, mentre su altri prodotti (comunque “prime”), in particolare per Roma e Milano, si può arrivare al 6 – 6,5% per immobili venduti in regime di “vacant possession” (immobile ed azienda). Si tratta di livelli molto vicini a quelli del mercato uffici e di asset class comparabili: ciò ha fatto sì che parecchi investitori più istituzionali, i quali tradizionalmente investivano in prodotti core, ora guardino con interesse al settore alberghiero. In conclusione, è opportuno un confronto con la Spagna che, a differenza dell’Italia, ha un’importante tasso di penetrazione delle catene alberghiere. Dal canto suo il nostro Paese, con i suoi 30.000 hotel, può contare su un’offerta completa, dall’economy al lusso, a differenza della Spagna che soffre un posizionamento ancora limitato sul segmento più alto di mercato, in cui il nostro Paese è invece leader nel Mediterraneo. Le performance di settore decisamente più alte e consolidate fanno dell’Italia un Paese percepito con maggiore solidità e tenuta dei valori immobiliari. La Spagna, tuttavia, ha posto in essere, in anticipo rispetto a noi, azioni di ristrutturazione politica ed economica, come la bad bank, che hanno permesso al Paese di avviare il processo di ripresa del settore immobiliare più velocemente. PERSPECTIVE 2016 mediterraneo La regione del Mediterraneo registrerà fino al 2030 una crescita media annua del turismo pari al 2,3%, il tasso di crescita annuo più elevato tra le economie consolidate (Fonte: Wto). Ne beneficerà l’Italia con Roma e Milano candidate a consolidare le attuali posizioni, rispettivamente di quinta e nona città europea per livello di RevPAR (stime Pwc). Il mercato italiano resta dominato dai “trophy asset”, che rappresentano circa l’80% degli investimenti: anche nel 2015 le operazioni più importanti hanno riguardato hotel del segmento lusso a Roma, Venezia e Milano. ” 26 27 2030 5°posto +2,3% 9°posto Nel 2015 in Italia è continuato il trend positivo delle transazioni nel settore alberghiero con il volume complessivo che si è attestato a circa 850 milioni di Euro, in netto aumento rispetto al 2014. trend 2015 2015 2014 THE REAL VIEW PERSPECTIVE 2016 L’infrastruttura del cambiamento Oggi stiamo vivendo un cambiamento epocale che tocca tutti gli aspetti della vita, della società, dell’economia. La distribuzione sta assumendo un ruolo centrale come infrastruttura a supporto del cambiamento. Amaury Gariel Managing Director, EMEA Industrial and Logistics CBRE Ma quali sono i driver principali del cambiamento? 1. La tecnologia. Essa sta avendo un impatto dirompente sui consumi, soprattutto attraverso la crescita del commercio online. Ciò sta provocando uno tsunami nel mondo dei retailer e nei principali canali distributivi del prodotto, mettendo al centro delle strategie il modo in cui ciò che è acquistato viene distribuito: rendere la vita semplice al consumatore sta creando un enorme complessità per chi organizza la distribuzione. Gli operatori logistici stanno quindi ripensando la supply-chain in chiave di una crescente attività di consolidamento degli operatori specializzati, finalizzata alla riduzione dei costi e all’aumento dei benefici derivanti dalle economie di scala. La crescita del commercio elettronico nel nostro Paese aumenterà in misura significativa. Non è un caso che dal 2010 ad oggi alcuni importanti operatori della distribuzione online abbiano scelto le aree “prime” di Piacenza e Bologna per aprire i propri centri distributivi, i cosiddetti “XXL” (magazzini con superficie superiore a 50.000 mq) e altri siano ancora in cerca. Come conseguenza, il settore logistico nei prossimi anni sarà fortemente influenzato dalla crescente necessità dei retailer di strutturare i propri network in modo da ridurre i tempi di consegna dei prodotti al consuma- tore e adeguare la supply-chain alle nuove modalità di ritiro della merce acquistata online. Il mercato italiano sta, in parte, già assistendo all’importazione di nuovi modelli logistici che permetteranno di ricevere gli acquisti sempre più velocemente. In tale ambito, la logistica dell’ultimo miglio è quella su cui si stanno concentrando molti operatori, pur rimanendo l’Italia indietro rispetto ad altri Paesi. Ad esempio, Ioritiro. it ha affiliato negozi di vicinanza come punti di consegna. Tra gli esperimenti sul ritiro di prodotti acquistati online invece, i locker – distributori automatici che consentono il ritiro e la consegna di merci e documenti 24 ore su 24 – sono l’evoluzione più visibile in Italia: ad esempio, ePrice e SaldiPrivati ne hanno 400 in giro per l’Italia in partnership con TNT. A Milano un primario operatore della distribuzione online ha recentemente lanciato il primo servizio che prevede la consegna entro un’ora dall’acquisto; ci aspettiamo che anche Google Shopping Express e Ebay Now si muoveranno presto per cercare dei punti di distribuzione vicini alle città dove è maggiore la penetrazione del commercio online. Nel breve e medio periodo saranno perciò i marketplace ad offrire la logistica dell’ultimo miglio per la consegna in giornata per tutti. Questo cambiamento in atto, ha consentito al settore della logistica di non subire forti contrazioni nei volumi di assorbimento negli ultimi cinque anni. Infatti, dal 2010 ad oggi tali volumi si sono mantenuti mediamente il 7% al di sopra rispetto alla media degli ultimi 10 anni, con un picco nel 2011. 2. Il mercato dei capitali. Oggi lo spread tra rendimenti sui BTP decennali e immobili logistici prime è di oltre 500 punti base: ciò rende l’investimento in magazzini logistici molto attraente per un numero crescente di investitori in cerca di rendimenti elevati e stabili. Dalla fine del 2013 nuovi player come Logicor e P3 hanno iniziato a scommettere sull’Italia, investendo massicciamente e creando delle piattaforme logistiche; anche Prologis ha ripreso ad acquisire asset in Italia. AEW, Brookfield Logistics, SEGRO, Tristan Capital Partners si confermano molto attivi e IDI Gazeley, che è stato uno degli sviluppatori logistici più presenti in Italia negli anni precedenti la crisi, ha annunciato il suo ritorno ed è attivamente alla ricerca di opportunità nei prossimi mesi. E le prospettive future? L’Italia è un Paese con alcune nicchie industriali molto forti, nonchè leader mondiale in alcuni settori come quello della moda, dei macchinari di precisione e dell’automotive. Ora che l’economia sta tornando timidamente a crescere e che il contesto economico globale è favorevole, ci aspettiamo un miglioramento continuo della fiducia da parte degli investitori e quindi delle migliori prospettive per il settore della logistica. Per i prossimi anni prevediamo una domanda crescente di spazi, polarizzata tra spazi piccoli in prossimità delle aree urbane e XXL, al di fuori delle aree urbane ma con un’ottima accessibilità. La disponibilità è oggi scarsa in molti mercati, come effetto di uno sviluppo speculativo fermo dal 2009. Ora però il livello di canoni minimo insieme ad un costo del capitale mai così basso, potrebbero finalmente far ripartire lo sviluppo speculativo e rafforzare la costruzione di magazzini “build-to-suit”, contribuendo a far crescere l’offerta di prodotto per continuare ad alimentare la forte domanda di investimenti in questa asset class. La crescita del commercio online, che in Italia ancora incide per meno del 3% sulle vendite totali, è destinata a continuare e ad accelerare nel futuro. Secondo alcune stime, il fatturato dell’e-commerce in Italia nel 2014 ha superato di poco i 24 miliardi di Euro, +8% rispetto al 2013, valore decisamente superiore a 1,6 miliardi di Euro del 2004 (Fonte: “E-Commerce in Italia 2015” Report aprile 2015, Casaleggio Associati Strategie di Rete). italia: gli investimenti immobiliari in logistica Investimenti (€ M) “ Rendimento Netto Prime (%) 700 600 La Commissione Europea si è posta l’obiettivo di introdurre all’e-commerce almeno un terzo delle piccole e medie imprese entro il 2020 e a tal fine ha stanziato parte dei fondi di finanziamento del programma Digital Growth 2014-2020. ” 500 400 300 200 100 0 2007 2008 2009 Fonte: CBRE Research 29 2010 2011 2012 2013 2014 2015 9.0 8.0 7.0 6.0 5.0 4.0 3.0 2.0 1.0 0.0 THE REAL VIEW Paolo Mariani Head of Client Care CBRE Italia Il “problema casa” in Italia si è manifestato innanzitutto sul fronte degli acquisti. La crisi e l’aumento della disoccupazione hanno portato ad un significativo innalzamento della morosità sui mutui immobiliari: molte famiglie non sono riuscite a completare l’acquisto della casa e altrettanti giovani, ancora oggi, hanno difficoltà di accesso al mutuo per comprare la prima casa. Le banche, peraltro, a fronte della congiuntura complessa, hanno dato risposte insufficienti e faticano ad erogare mutui fondiari (sebbene negli ultimi mesi il tasso sia in controtendenza), anche perché impreparate a gestire una platea di richiedenti che spesso versa in una condizione di precarietà lavorativa. Sul fronte degli affitti residenziali, invece, in “ PERSPECTIVE 2016 ripartire in affitto particolare per le fasce meno abbienti (giovani e stranieri), c’è un problema altrettanto rilevante: molti ricadono nella situazione di pagare un canone che supera il 30% del reddito disponibile, al di sopra quindi della soglia di sostenibilità. Alla luce di questo quadro, riteniamo che il “problema casa” potrebbe essere in parte risolto da un mercato delle locazioni dinamico ed efficiente. In Europa, il dinamismo e la certezza dei provvedimenti legali hanno dato risposte interessanti dalle quali potremmo prendere spunto. In Inghilterra, le varie iniziative “buy to let mortgages”, “rent to buy”, ”help to buy” rendono il mercato flessibile e pronto a dare risposte certe anche se gli ultimi e repentini balzi dei prezzi a Londra stanno creando una situazione di difficile sostenibilità. In Germania la solidità normativa ed il controllo attraverso il “Mietspiegel” hanno dato vita a una situazione in cui il mercato delle locazioni, che di fatto incide per il 50% su tutto il patrimonio residenziale, ha dato risposte certe e soddisfazioni sia ai proprietari che agli inquilini. In Francia (dove la quota di immobili in affitto è pari al 40% circa) c’è un sistema che prevede inquadramento dei canoni, garanzie pubbliche sul rischio di morosità, semplificazione dei contratti di locazione, sconti fiscali per chi costruisce in zone dove è vigente emergenza abitativa e l’obbligo da parte dei comuni di costruire edilizia sociale. La Spagna – con una quota di immobili in affitto minoritaria – ha un piano statale 2013-2016 che prevede un programma teso a facilitare le ristrutturazioni per fini locativi e a riqualificare e rigenerare il tessuto urbano. Considerando che ancora oggi il residenziale è la colonna portante del mercato immobiliare, per la maggior parte determinato dalle famiglie, una più attenta analisi della domanda e dei fabbisogni dell’utenza può portare all’individuazione di soluzioni concrete. Innanzitutto, la casa non è più intesa “per sempre”, come nel passato, e tende ad essere considerata sempre più come un bene d’uso o un investimento; deve rispondere a sempre maggiori esigenze di mobilità, di luogo e di stato, in una condizione che consenta un più agevole ricambio e avvicendamento. Ciò richiede sopra ogni cosa l’instaurazione di un vero mercato della locazione, sostenuto dalla cooperazione pubblico-privato, con maggiore tutela dell’investimento. Per arrivare a questo non si può prescindere da una maggiore agevolazione nell’accesso al credito, incentivi fiscali selettivi alla locazione e un efficace controllo delle transazioni per garantire maggiore trasparenza e minore discrezionalità. Non possono certo le sole famiglie sostenere questo processo evolutivo e la via richiede pertanto il ritorno degli investitori al residenziale. L’uscita, a partire dagli anni ’70, di grandi investitori come assicurazioni ed enti previdenziali con la concomitante adozione del cosiddetto “equo canone” ha determinato la perdita di interlocutori qualificati, non sostituiti da altri soggetti dedicati. Il recupero dell’ investimento può ottenersi a patto di evolvere la normativa attuale per favorire la costituzione di vere e proprie asset class a forte componente residenziale: esempio concreto la recente esperienza del social housing di Cdp, che ha messo in evidenza la possibilità di lanciare iniziative di sostegno al disagio abitativo per una classe di persone in grado di allocare risorse apprezzabili al pagamento di canoni accettabili per investimenti di lungo periodo, con il risultato oltretutto di recuperare beni dormienti degli enti locali e risorse finanziarie altrimenti non intercettate. Una politica di avveduta premialità selettiva degli investimenti nel settore è fattore basilare per lo sblocco di una situazione già da molto tempo incancrenita. casa dolce casa 2007 In Europa la quota di proprietà abitativa da parte delle famiglie italiane è molto alta e arriva al 75%. In Germania, per esempio, si scende sotto al 50%, in Francia e Olanda sotto al 60% mentre solo la Spagna ci supera con una quota pari all’80%. 65% età >35 anni 11,2% età <10 anni età >50 anni 61% La casa non è più intesa “per sempre”, come nel passato, e tende ad essere considerata sempre più come un bene d’uso o un investimento. ” 30 Dopo la crisi finanziaria del 2007 anche in Italia si è riproposto il cosiddetto “problema casa” evidenziato da una drastica riduzione delle transazioni (dimezzate dal 2007) e un abbattimento dei valori. 31 I75% D 50% F NL 60% E 80% proprietà La qualità dello stock immobiliare è un elemento da non sottovalutare: il 65% delle abitazioni ha un’età superiore ai 35 anni (e solo l’11,2% ha meno di 10 anni); il 39% del patrimonio è composto da case indipendenti; il 61% delle abitazioni è di proprietà di persone fisiche con età superiore ai 50 anni. THE REAL VIEW PERSPECTIVE 2016 Mirko Baldini Managing Director Valuation Advisory Services CBRE Italia Diversi sono gli investitori pronti ad acquisire size inferiori, l’importante è indirizzare il prodotto giusto all’investitore adatto. La domanda e l’interesse sono crescenti: è il momento di mettere gli investitori in condizione di apprezzare e prezzare al meglio il nostro mercato investendo nella semplificazione del processo in cambio di una maggiore competizione. NPL: come trasformarli in opportunità L’interesse degli investitori per i Non Performing Loan italiani è forte e concreto, anche se i numeri delle transazioni sono ancora relativamente piccoli. Per la dismissione di portafogli con sottostante immobiliare avrà un ruolo determinante il consulente immobiliare che dovrà far comprendere il valore reale delle garanzie, ovvero guidare il processo per contenere la percezione del rischio delle stesse e non introdurre ulteriori elementi che penalizzino l’offerta. In realtà, allo stato attuale, proprio questo passaggio, utile ad una maggiore istituzionalizzazione del mercato, non è ancora stato compiuto. Sulla base delle esperienze registrate nelle poche transazioni avvenute e in quelle in corso, è evidente che la difficoltà a mappare il portafoglio da un punto di vista immobiliare e comprenderne le potenzialità ha rallentato il processo e impattato sul valore dell’offerta. Allo stesso tempo, la presenza nel perimetro di asset “sbagliati” ha complicato l’esito delle operazioni e modificato il perimetro iniziale. Alla luce di queste difficoltà e al netto dei limiti strutturali di sistema, ci si chiede come sia possibile favorire la creazione di prodotto e provare a ridurre il gap tra domanda e offerta. I fattori chiave sono abbastanza simili a qualsiasi altro settore: conoscere i desiderata dei compratori, scegliere il portafoglio giusto per dimensione e caratteristiche (trovando il giusto compromesso tra ragioni di bilancio e liquidità degli asset), confezionarlo ed impacchettarlo al meglio. Tra le altre misure che sarebbero necessarie per aumentare la liquidità e l’efficienza di questo mercato ci sono sicuramente l’aumento degli accantonamenti “ bancari (cosa che faciliterebbe la vendita di npl), la creazione di una bad bank e un’applicazione lineare delle procedure di legge, in particolare sui pignoramenti, dove invece manca ancora un sistema di regole certe. Vediamo ora nel dettaglio i tre fattori cruciali per agire con efficacia in questo segmento. 1. Conoscere i compratori. Nel 2015 sono previsti oltre 100 miliardi di Euro di transazioni (per tutte le classi di npl) in Europa. Nel 2014, dei 73 miliardi di transazioni relative a mutui con sottostante immobiliare oltre l’85% sono state realizzate con una dimensione media complessiva di 739 milioni. Si possono contare oltre 40 grandi “compratori” di sofferenze, la maggior parte interessata a portafogli fino a 750 milioni. è il momento di mettere gli investitori in condizione di apprezzare e prezzare al meglio il nostro mercato investendo nella semplificazione del processo in cambio di una maggiore competizione. ” 2. Costruzione del portafoglio. Dal punto di vista immobiliare, al netto di esigenze interne del venditore nella composizione del mix delle posizioni da dismettere, l’eterogeneità in termini di tipologia, localizzazione geografica e dimensione dei singoli asset a garanzia incide sicuramente meno che l’inserimento di immobili la cui comprensione possa risultare difficile, con il risultato di non saper attribuirvi un valore. In questo ambito assume rilevanza la disponibilità minima di elementi utili ad elaborare un business plan dell’asset, ovvero sufficienti informazioni tecnico-urbanistiche, al fine di definire le assunzioni in termini di iniziative di asset management (costi, tempi e ricavi e strategia di uscita). L’attribuzione di un corretto entry value passa attraverso la conoscenza del mercato, la liquidità degli asset e la possibilità di valorizzarlo al meglio. La difficoltà nell’esprimere tempi, destinazioni e superfici di uno sviluppo immobiliare in un mercato in grado di assorbirlo avrà come risultato di equipararlo all’inserimento nel portafoglio di uno sviluppo sovradimensionato rispetto al mercato di riferimento e quindi illiquido, cioè attribuirvi un valore prossimo allo zero. 3. Dismissione dell’immobile. Confezionare al meglio un prodotto e facilitarne il processo di vendita, a partire dalla fase di preparazione, è importante almeno quanto la qualità del sottostante. L’interesse degli investitori è suscettibile di maggiore attenzione nel momento in cui l’info-pack risulta completo e di facile comprensione. In un mercato che andrà sicuramente ad ampliarsi nel breve termine, la probabilità di successo della procedura potrà essere supportata da un investimento in fase di preparazione utile alla comprensione delle garanzie. Le principali rigidità del mercato italiano sono riassumibili in fattori di sistema come la frammentazione del mercato del credito, la capitalizzazione degli istituti, l’assenza di una bad bank ma soprattutto di regole certe. Il mercato, inoltre, fatica a decollare a causa dell’incertezza e della durata delle procedure concorsuali ed esecutive. UK IT 60 mld 100 mld 22 mld investimenti mercato imm. NPL NEI BILANCI DELLE BANCHE dimensione del mercato npl 5 mld 200 mld 8 mld La durata media dei procedimenti di esecuzione immobiliari, che varia tra i 3 ed i 7 anni, costituisce un limite strutturale di sistema rispetto ai mercati in paesi più maturi ed incide in maniera sostanziale nella lettura del differenziale tra prezzo offerto e valore di iscrizione a bilancio della sofferenza. UK IT NPL 6 mesi 15% ca. Tempo del processo di pignoramento Costo del capitale 3/7 anni (anche 10) 20% ca. come velocizzare la dismissione di npl? Aumentare gli accantonamenti sui crediti deteriorati a bilancio 32 33 Creare una bad bank APPORTARE cambiamenti alla procedura esecutiva “ Alexandre Astier Executive Director Capital Advisors – Capital Markets CBRE Italia ” la scommessa alternativa In generale, i rendimenti associati ad investimenti in asset immobiliari tradizionali possono essere influenzati da fattori comuni, quali le condizioni economiche generali, la redditività e i piani di investimento; gli investimenti in attività alternative, presentano ulteriori caratteristiche specifiche di rischio e, di conseguenza, hanno anche un profilo di rischio-rendimento diverso. Per tale motivo, questo tipo di prodotto immobiliare è oggi richiesto da investitori che sono alla ricerca di meno sicurezza in cambio di un rendimento più elevato. I rendimenti netti sulle strutture per pazienti acuti e sulle residenze per anziani si attestano attorno al 7%; le tlc hanno maggiore variabilità, principalmente a seconda della collocazione geografica, ma anch’esse si attestano tra il 6,5% e il 7%. Per quanto riguarda la sanità, negli ultimi 15 anni gli investitori hanno puntato sulle residenze per anziani nel Nord e Centro Italia, dove il sistema sanitario regionale è in grado di rimborsare gli operatori accreditati in modo relativamente affidabile e costante, garantendo flussi di cassa stabili. Un’ulteriore spinta potrebbe arrivare dal mercato delle strutture di terapia intensiva: la prima operazione importante è avvenuta solo l’ottobre scorso, con il Dipartimento Capital Markets di CBRE Italia che ha agito in qualità di advisor buy-side per AXA Investment Managers nel primo sale & leaseback di un portafoglio di otto immobili, per un valore di transazione di circa 180 milioni, di proprietà di Policlinico di Monza. Ciò potrebbe aprire la strada a operazioni simili: i grandi real estate investment trust americani e gli operatori specializzati europei sembrano finalmente pronti ad entrare nel mercato italiano. Per quanto riguarda gli asset delle tlc, le centraline telefoniche sono diventate da tempo un prodotto appetibile per gli investitori, grazie a contratti di locazione lunghi e al loro ruolo strategico nell’ambito delle infrastrutture di telecomunicazione italiane. A seguito della rinegoziazione di una grossa fetta dei contratti di locazione nel corso del 2015 (mediamente gli accordi sono stati estesi di oltre 15 anni), è probabile che questo mercato sia protagonista di un nuovo ciclo di investimenti. La rinegoziazione ha creato un nuovo prodotto immobiliare/finanziario che dovrebbe attrarre un significativo interesse da parte di una base di investitori sia istituzionali che privati. Rispetto al passato, oggi questo tipo di prodotto dovrebbe anche essere in grado di soddisfare i criteri di investimento di investitori istituzionali che sono alla ricerca di dividendi annui garantiti, come compagnie di assicurazione, fondi pensione o player specializzati in Net Lease. Come funziona un investimento in asset alternativi e che rischi presenta? La caratteristica distintiva di questa categoria è la sua natura operativa: ospedali o ristoranti, per esempio, ospitano attività e attrezzature essenziali per generare flussi di cassa, che rappresentano per il locatore l’unica fonte di reddito disponibile per pagare il canone. Questo “rischio operativo” deve essere valutato con attenzione per evitare che cambiamenti troppo incisivi nel breve termine, per esempio nella tecnologia o nel quadro normativo, possano compromettere l’investimento. volume degli investimenti IN ASSET ALTERNATIVI IN iTALIA 1.200 M Euro Il mercato degli investimenti nel commercial real estate italiano è ancora piuttosto piccolo, soprattutto se confrontato con economie simili. La Francia, nonostante abbia una popolazione e un pil simili all’Italia, ha un mercato sei volte più grande: circa 25 miliardi di Euro rispetto ai nostri circa 8 miliardi nel 2015. La tendenza è migliorata nel corso degli ultimi tre anni, ma per colmare il divario con altri Paesi europei, in termini di liquidità e di ampiezza delle asset class, il mercato deve maturare in diversi aspetti e lo sviluppo degli asset immobiliari alternativi può certamente fungere da catalizzatore. Questa crescita dovrebbe essere guidata anche dalla mancanza di prodotti “prime”, dalla necessità di diversificare l’asset allocation e da un’economia caratterizzata da bassi tassi di interesse e crescita ragionevolmente sostenuta. Fino ad oggi, gli investimenti in alternative asset si sono concentrati soprattutto sul segmento “residenze per anziani”, sulle centraline telefoniche e, in misura minore, su progetti di student housing e social housing. L’affidabilità del locatario e la definizione di canoni sostenibili nel quadro di accordi di leasing a lungo termine sono gli elementi cardine sui quali si struttura un investimento, che spesso include covenant finanziari legati alla performance operativa del locatario simili a quelli bancari. La ricerca di rendimenti elevati sta spostando l’interesse degli investitori verso asset class alternative: strutture sanitarie, infrastrutture legate alle tlc (centraline, torri e data center), social housing, student housing, infrastrutture di trasporto e luoghi dedicati al tempo libero. 400 0 Fonte: CBRE Research 34 35 12% 800 1,2% 2014 2015 Contenuti e coordinamento editoriale Research & Marketing – CBRE Italy Contenuto Editoriale Raffaella Pinto Giorgia Pretato True Relazioni Pubbliche Coordinamento immagini e utilizzo del marchio Marzia Giuliani Concept e progetto grafico Vailati & Savarro Srl traduzioni Susan Trevor-Briscoe – BTB Consulting Fotografie Ritratto Autori degli Articoli Bruno Bani Francesco Mion Si ringrazia Giovanni Maria Paviera Tutti i diritti riservati. La riproduzione totale o parziale, in qualunque forma, su qualunque supporto e con qualunque mezzo è proibita senza autorizzazione scritta di CBRE. 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