Moby farà base a Malta per le sue operazioni russe
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Moby farà base a Malta per le sue operazioni russe
MAGAZINE ON LINE DI ECONOMIA DEL MARE E DEI TRASPORTI Shipping 14/12/16 17:49 Moby farà base a Malta per le sue operazioni russe Creata la joint-venture coi manager di St Peter Line: il noleggio di Princess Anastasia e Princes Maria (ora Moby Dada) costerà a Onorato 7,6 milioni all’anno Ha sede a Malta e si chiama Moby SPL Limited la newco costituita in joint-venture dal gruppo Onorato e da alcuni manager della shipping company russa St Peter Line per continuare ad operare nel Mar Baltico la nave Princess Anastasia. E’ quanto si apprende, insieme ad altri particolari su quest’operazione che Moby non aveva diffuso in Italia, dal report finanziario sui primi 9 mesi del 2016 diffuso dalla società presso la Borsa del Lussemburgo, dove il bond da 300 milioni di euro emesso lo scorso febbraio è quotato e dove (in Lussemburgo) ha sede Ale1, la holding della famiglia Onorato che controlla al 100% Moby, che a sua volta controlla il 100% di Tirrenia e delle altre società che costituiscono il gruppo (compresa Toremar). Nel dettagliato dossier, che fa il punto sull’andamento del gruppo, in calo su base annua ma in recupero durante l’ultimo trimestre, c’è infatti un intero paragrafo dedicato all’operazione St. Peter Line, in cui innanzitutto si chiarisce che la partnership non è tra le due compagnie, ma tra Moby e un team di manager della società russa, che controllano rispettivamente il 51% e il 49% della citata newco Moby SPL Limitd. Quest’ultima, che come detto è una società di diritto e sede maltese incorporata nel gruppo Moby lo scorso novembre 2016 come restricted subsidiary con un capitale sociale ridotto di 1.200 euro, ha come scopo la gestione della Princess Anastasia, unità battente bandiera maltese costruita nel 1986 in grado di trasportare 2.500 passeggeri e 580 auto. Il ferry è di proprietà di St Peter Line ed è attualmente noleggiato in bareboat charter a Moby, che a sua volta procederà a noleggiarla con un contratto di time-charter a Moby SPL, la quale la opererà nel Baltico dove la Princess Anastasia continuerà ad offrire minicrociere sulla rotazione San Pietroburgo-Helsinki-Stoccolma-Tallin-San Pietroburgo. Inoltre – prosegue la nota del gruppo Onorato, diffusa in Lussemburgo lo scorso 12 dicembre – Moby e St Peter Line hanno siglato un altro accordo di charter relativo alla Princess Maria, nave costruita nel 1981 in grado di trasportare 1.700 passeggeri e 500 auto, che come noto è già stata rinominata Moby Dada (assumendo bandiera italiana) e che nel 2017 opererà sulla rotta Nizza-Bastia con le insegne della ‘balena blu’. Il capitolo dedicato a St Peter Line si conclude precisando poi che il costo totale annuo dei due noleggi menzionati è pari a 7,6 milioni di euro. Guardando invece alle performance economiche del gruppo Moby, si nota come nei primi 9 mesi del 2016 il fatturato sia calato a 448 milioni di euro, -11% rispetto ai 506 milioni dei primi 9 mesi del 2015 (-5% dei ricavi derivanti dal trasporto di passeggeri e auto private e -31% dei ricavi derivanti dal trasporto merci), mentre l’EBITDA si è attestato a 129 milioni, con un calo del 16% rispetto ai 154 milioni del 2015. Sempre in relazione ai primi 9 mesi dell’anno, la compagnia – il cui debito complessivo ammonta, al 30 settembre 2016, a 460 milioni di euro – ha sperimentato anche un andamento divergente per quanto riguarda i volumi movimentati: un incremento del 3,4%, per i passeggeri (in tutto 6,5 milioni di pax), e un caldo del 10% per le merci (6,8 milioni di metri lineari). Il report contiene poi altre indicazioni riguardanti le spese sostenute dal gruppo durante il periodo gennaiosettembre 2016: 12,4 milioni per l’inserimento di nuove cabine sul Moby Tommy e 27,7 milioni per il refitting di navi recentemente acquisite: Moby Zaza, Moby Kiss, Helena e Schiopparello Jet. Grazie alle sinergie attuate tra Moby e Tirrenia nell’attività di procurement, il gruppo è stato invece in grado di risparmiare 11 milioni di euro per le spese di manutenzione dell’ex flotta di stato, mentre sul fronte entrate da segnalare che la vendita del ro-ro Luigi Pa, attualmente in fase di definizione, dovrebbe portare nella casse di Moby circa 2 milioni di euro. Porti 14/12/16 19:05 Approvato il Regolamento europeo sui porti All’adozione definitiva della legge sull’accesso al mercato dei servizi portuali e sulla trasparenza finanziaria manca solo il via libera del Consiglio dell’UE Il Parlamento Europeo ha approvato oggi, con 546 voti a favore, 140 contrari e 22 astensioni, il regolamento europeo sull’accesso al mercato dei servizi portuali e sulla trasparenza finanziaria dei porti. Il dibattito sull’implementazione di una regolamentazione europea in materia portuale era iniziato circa 15 anni fa e la proposta originaria era stata formulata nel 2013 dalla Commissione Europea. La discussione si era un po’ arenata, ma quest’anno, su impulso del relatore Knut Fleckenstein ha avuto un’accelerazione. Non appena il Consiglio dell’UE darà luce verde il regolamento sarà adottato come legge dell’Unione a tutti gli effetti. “I porti danno lavoro a 3 milioni di europei e sono la porta del mercato interno europeo. Un settore portuale competitivo è quindi essenziale per l’economia e il commercio del continente. Il Regolamento adottato oggi darà ai porti europeo una spinta per facilitare gli investimenti privati, incoraggiando un miglior utilizzo delle risorse pubbliche e operazioni portuali più efficienti, assicurando contestualmente un adeguato livello di formazione dei lavoratori” ha commentato Violeta Bulc, Commissaria ai Trasporti. Il Regolamento, spiega il suo stesso articolo 1, si incentra su due filoni normativi: un quadro per la fornitura dei servizi portuali che, fissando solo poche regole generali, lascerà di fatto i singoli paesi liberi di scegliere il modello preferito; un insieme di regole per la trasparenza finanziaria dei porti, incentrate in particolare sull’efficiente utilizzo e rendicontazione dei fondi pubblici; Un po’ in controtendenza rispetto alle posizioni tenute durante i lavori parlamentari le reazioni delle principali associazioni di categoria europee. “ECSA ha criticato fortemente durante la discussione il fatto che il regolamento non affrontasse alcune delle problematiche di accesso al mercato che gli armatori devono fronteggiare quotidianamente. Ciononostante, ora che finalmente, dopo 15 anni di dibattiti, abbiamo una legge portuale europea, dobbiamo partire da essa e su essa lavorare, considerandola un primo passo verso un vero sistema di interconnessione marittimo nel quale i porti rivestono un ruolo chiave” ha ad esempio dichiarato Patrick Verhoeven, segretario generale dell’associazione degli armatori europei. Dal canto suo ESPO, organizzazione delle autorità portuale continentali, ha definite il regolamento come “un accettabile compromesso”. Fra i pro la possibilità di scegliere il modello di fornitura dei servizi portuali, l’abbandono dell’iniziale idea di istituire un nuovo organismo di supervisione indipendente e la decisione di non inserire il tema delle concessioni nel Regolamento. L’associazione tuttavia ha lamentato il fatto che il Regolamento non abbia regole definite in merito all’autonomia finanziaria e regolamentare delle autorità portuali, lasciando ai singoli Stati la possibilità di scegliere il grado di autonomia gestionale da lasciare ai porti.