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Anno V - Numero 142 - Domenica 12 giugno 2016
Direttore: Francesco Storace
Roma, via Giovanni Paisiello n. 40
La statistica
A Napoli
Negli Usa
La burocrazia
strozza l’Italia
Vergogna centrodestra:
Lettieri lasciato solo
La cantante freddata
dopo il concerto
Compagnoni a pag. 3
Capasso a pag. 8
Vignola a pag. 4
È GIORGIA MELONI CHE DEVE SPIEGARE PERCHÉ HA SPACCATO LA COALIZIONE, E INTERROGARSI SU FDI CHE NON SFONDA NEMMENO AL SUD
di Roberto Buonasorte
on sappiamo come finirà
domenica prossima il ballottaggio di Milano tra Parisi e Sala, probabilmente
i contendenti gareggeranno fino all’ultimo voto. Nelle altre
città invece un dato certo ci sarà:
Matteo Renzi - arrogante come molti
quarantenni in giro in quest’epoca
superficiale e opaca - subirà una
cocente sconfitta, il vento dei grillini
a Roma, come probabilmente anche
a Torino, non lo fermerà certo questa
o quella dichiarazione di voto del
leader di turno, la gente ormai decide
aldilà delle indicazioni degli apparati.
A Roma invece, dove si è consumato
lo strappo più doloroso, per la prima
volta dopo ventitré anni il centrodestra non accede al ballottaggio.
Eppure l’occasione era ghiotta, dopo
il fallimento di Ignazio Marino è incredibile vedere il Pd ancora in finalissima.
La cosa che più di ogni altra indigna
- e lo scriviamo senza vena polemica,
ma solo per analizzare i fatti - è che
mentre tutti gli esponenti del centrodestra, a partire da Storace, in
qualche modo hanno ammesso errori, l’unica che non solo non lo ha
fatto, ma che anzi continua ad alzare
la voce in modo scomposto, è Giorgia
Meloni.
Si è molto arrabbiata, Giorgia, dopo
le parole della Mussolini che ha
detto di essersi candidata proprio
per fermare lei; sono le stesse parole
pronunciate da Gasparri e Matteoli
che hanno svelato come la decisione
di Giorgia di candidarsi non è stata
presa per vincere a Roma, ma solo
per bloccare Francesco Storace, dichiarazioni ovviamente mai smentite,
complimenti.
L’acredine esternata dalla leader di
Fratelli d’Italia deve far riflettere;
sempre presuntuosa, mai l’ammissione di aver sbagliato qualcosa nemmeno di fronte a scelte assassine
come quella di votare a favore della
legge Fornero - si propone con quel
piglio da prima della classe che
N
#SENZAAUTOCRITICA
A Roma dopo 23 anni per la prima volta il centrodestra non arriva al ballottaggio
neppure Gianfranco Fini, al quale
deve molto, si permetteva nonostante
guidasse un partito che era al 15%,
ma in tutta Italia. Invece lei no, sempre
a sentenziare su tutto e tutti; abilissima
come pochi ad alzare il muro del silenzio quando qualcuno dei suoi
viene pizzicato in questa o quell’inchiesta; cresciuta negli studi di Mediaset che Berlusconi le ha generosamente spalancato, in realtà vedendo i voti raccolti in giro per
l’Italia avrebbe poco da ridere.
A Torino come a Napoli, a Milano
come a Bologna e persino a Salerno,
il suo partito ha preso meno voti di
quelli che racimolava l’Msi; a Savona,
Crotone e Cosenza e altre città non
sono riusciti neppure a presentare
la lista. Ancora più crudele è stato il
responso delle urne se le percentuali
delle grandi città si paragonano alle
elezioni europee di appena due
anni fa.
Apparentemente fresca, in realtà
Giorgia non lo è affatto, esattamente
come i deputati del suo Gruppo da
Rampelli a Taglialatela, da Cirielli a
Totaro, da decenni saltano tra consigli
comunali provinciali e regionali, da
15 stanno in Parlamento, La Russa
addirittura da 25. E fanno i nuovi...
In realtà la cosa che maggiormente
preoccupa, al netto del finto nuovismo che la Meloni tenta di trasmettere, è il brutto esempio che dà. Vedendo come si comporta il loro capo,
è ovvio che in giro per le città italiane
tanti piccoli arrogantelli locali crescano, e infatti i risultati si vedono.
Più umiltà ragazzi, è il suggerimento che, sommessamente, ci
sentiamo di dare.
La destra per sua natura è sempre
stata inclusiva e plurale, nel suo interno si sono combattuti scontri durissimi ma l’avversario era sempre
fuori di essa, mai dentro, altrimenti
addio sogni di gloria, e un partito
che era nato con l’ambizione di diventare un grande movimento di
popolo, non solo non ha sfondato al
nord, ma nemmeno al sud, e al centro
tolte tre o quattro province c’è davvero poco.
Ma un po’ di autocritica, mai eh?
GRAVI SCONTRI A MARSIGLIA, TRA INGLESI E RUSSI CI SI METTONO PURE GLI IMMIGRATI
IL GOVERNO CANTA VITTORIA
Altro che calcio: è il festival delle botte
oveva essere una vetrina per la Francia.
Ma già al secondo giorno di Europei la
vetrina era spaccata. E non solo quella:
bottiglie, tavoli, sedie, auto. E tante teste. Le
valutazioni verranno dopo, la cronaca è stata
davvero da conflitto bellico.
La tempesta perfetta s’è abbattuta su Marsiglia
con violenza davvero inattesa. Fin da venerdì,
bande di tifosi inglesi si sono scontrate con i
rivali che hanno trovato: gruppi di teppisti
locali, infarciti di immigrati maghrebini, che
infatti sono stati provocati dagli hooligans con
cori del tipo “Isis dove sei?”. La polizia è intervenuta a cercare di riportare la calma e, con il
favore delle tenebre e della stanchezza causata
dai vapori dell’alcol, ci è riuscita. Al risveglio
però la sostanza non è cambiata, se non nel
senso che è peggiorata: sono arrivati anche i
tifosi russi, pure quelli piuttosto agguerriti, ed
è stata una battaglia senza quartiere con quattro
fazioni (i locali, i britannici, i russi appunto e la
D
Libia: Sirte libera
dalla mano dell’Isis
Moriconi a pag. 9
polizia) a darsele di santa ragione un po’
ovunque.
Al porto vecchio la situazione peggiore, con
effluvio di lacrimogeni e profusione di mazzate.
Il morto non ci è scappato per poco: ad un inglese reduce da una schermaglia è stato
praticato il massaggio cardiaco dopo essere
stato ripetutamente colpito alla testa con calci
e pugni. Ma anche un sostenitore russo è
grave in ospedale. Un inglese si è dovuto
invece gettare nelle acque del porto per sottrarsi
ad una carica. Soltanto con l’approssimarsi
della partita la situazione è diventata relativamente
più calma, anche se alcuni incidenti sono
avvenuti proprio nella “fan zone” allestita per
far fraternizzare i tifosi. Questa è stata senz’altro
una delle scelte meno felici, insieme a quella di
prevedere un incontro tra due nazionali con
supporters particolarmente “caldi” in una città
già problematica di suo, come Marsiglia.
Certamente la sicurezza sta facendo acqua da
tutte le parti. E fa davvero impressione ricordare
che le autorità francesi hanno preparato con
accuratezza l’appuntamento calcistico per scongiurare attentati dell’Isis. Il terrore, qui, lo
stanno seminando gli hooligans.
Bruno Rossi
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Domenica 12 giugno 2016
ATTUALITA’
I FLUSSI MIGRATORI CONTINUANO A TENERE SULLE SPINE L’EUROPA
Chiamatela “lady sanzioni”
La Mogherini scaccia le critiche minacciando: “Procedure d’infrazione contro i Paesi che erigono muri”
LA POLEMICA
Grazie ad Adolf Hitler
Renzi ritrova la parola
embrava un disco rotto, sempre a
parlare di riforme e referendum e a
scacciare come mosche ogni riferimento alle elezioni amministrative. A
Matteo Renzi ieri ha ridato voce e un po’
di smalto la riedizione del Mein Kampf,
in edicola con Il Giornale. “Trovo squallido
che un quotidiano italiano regali oggi il
Mein Kampf di Hitler. Il mio abbraccio
affettuoso alla comunità ebraica”, ha twittato il premier. Mentre proprio la comunità
ebraica l’aveva bollata come “operazione
indecente”.
Certamente non sono state le uniche polemiche per la pubblicazione, che va comunque inquadrata nella più ampia scelta
di dedicare tutta una collana al fenomeno
storico, e non solo il manifesto politico
hitleriano. Tant’è che il direttore Alessandro
Sallusti si difende: “Su una tragedia simile
non si gioca - spiega - semmai è il contrario. Con certi venticelli che soffiano
qua e là in Europa e in Medio Oriente,
S
di Robert Vignola
anzioni alla Russia, sanzioni
ai Paesi che non si allineano,
sanzioni agli Stati che erigono “muri”. La faccia feroce dell’Europa ha il volto
di Federica Mogherini. Che non ha
certamente convinto quanti erano
scettici al momento della sua nomina
a lady Pesc, ma proprio per questo
evidentemente sta cercando di tirar
fuori un’aura d’autorità prima che il
S
suo incarico cessi con un bilancio
da dimenticatoio rapido.
È vero che le crisi che si è trovata
davanti nella veste di alto rappresentanti dell’Ue per gli affari esteri
sono davvero di straordinaria entità,
ma la ministra che Renzi ha voluto
promuovere a Bruxelles sta vedendo
manifestarsi nei suoi confronti tante
critiche in giro per il vecchio continente. E tutto ciò senza neanche lontanamente essere riuscita a fare da
sponda al governo italiano sulle
grandi questioni che interessano la
nostra nazione. Di qui, con ogni probabilità, la decisione di alzare la
voce verso chi crea attrito alle decisioni prese dall’eurocrazia. Anche
se questo, alla fine, è avvenuto in
collegamento video con i giovani
imprenditori di Confindustria al convegno di Santa Margherita Ligure.
“Le regole sono regole. Esistono
procedure di infrazione per gli Stati
che non le rispettano e costruiscono
muri contro i migranti”, ha così mi-
nacciato affrontando il tema dei flussi
migratori. “Sono regole prese dai
Paesi stessi, non calate dall’alto – ha
cercato di sostenere – l’immigrazione
è un problema che va gestito tutti
insieme”. Anche se, come nella fattoria degli animali, c’è sempre l’intenzione che qualche Stato sia più
uguale degli altri. Senz’altro non
l’Italia, che vede chiudere le frontiere
intorno a sé (certo, l’Ungheria dello
spauracchio Orbàn; ma anche l’Austria, la Francia, la stessa Germania)
e tiene aperte le sue, salvando vite
ma con ciò mettendo a repentaglio
l’assetto sociale, per non scendere
nel tema sicurezza, dentro i suoi
confini.
Occorrerà quindi vedere quando si
passerà all’azione dalle parole, e in
cosa si concretizzeranno quindi queste procedure d’infrazione.
Nel frattempo però c’è anche la situazione geopolitica, estremamente
fluida, di questi tempi a tenere banco.
serve capire dove si annida il male per
non ripetere un errore fatale”.
Non è comunque bastato per spegnere il
fuoco della polemica che è divampato
con maggiore violenza, guarda caso, laddove si deve ancora votare per i ballottaggi.
Segno che chi si è attaccato ad un libro
di ottant’anni e passa fa deve avere ben
pochi argomenti di attualità da sciorinare:
eppure ce ne sarebbero tanti. Mentre è
altrettanto ovvio che l’operazione editoriale
punta a un qualcosa che potrà anche
piacere poco, ma che è il motore del
mondo: il denaro.
D’altronde la riedizione del Mein Kampf
è un best-seller anche in Germania. E
allora? Forse la zampata vincente l’ha
data Mattia Feltri, de La Stampa. Che
ha preso il link del libro da internet (liberamente e gratuitamente scaricabile
in italiano) e l’ha pubblicato sui social
network. Con l’eloquente hashtag #poR.V.
lemichedelpiffero.
E vista la platea dei giovani confindustriali, la Mogherini qui è riuscita
a scendere un po’ più nel particolare.
Non senza una premessa che sa di
mani messe avanti. “Sanzioni e accordi economici commerciali sono
efficaci come strumento economico
e politico quando sono presi dall’Europa unita”.
Però, appunto, il rischio di vedere
gli effetti della crisi peggiorati dai
mancati introiti preoccupano il tessuto produttivo.“Le sanzioni alla Russia saranno in discussione nelle prossime settimane a Bruxelles dai 28
stati membri - ha ricordato Federica
Mogherini - mentre le sanzioni sull’Iran sono state tolte grazie all’accordo sul nucleare di un anno fa e
questo ha aperto all’Italia delle opportunità economiche enormi. L’Iran
ha sempre visto l’Europa come un
importante partner economico e
culturale. Anche le banche europee
devono tornare in Iran”.
CONTROCANTO DI SPIDERITA
Per gli addetti ai livori…
ancori mai sopiti, vecchie ruggini di un passato non
tanto lontano, personalismi e brama di potere hanno
caratterizzato a Roma l’implosione del centro destra
e anche chi è andato meglio non può certo dire di aver
riportato una grande vittoria. L’unico risultato è quello di
aver lacerato il centro destra che se fosse andato unito in
tutte le sue parti, nessuno escluso, avrebbe di certo riavuto
il governo della città; ma evidentemente l’intento sin dall’inizio
non era quello.
Poco importa ormai, a posteriori, addebitare la colpa all’una
o all’altra parte, abbiamo tutti pagato un alto prezzo, poiché
la lotta era solo tra di noi in perfetto stile mors tua vita mea
e a pagarne le conseguenze saranno i cittadini che nel
tempo ci odieranno per averli dati in pasto all’incompetenza
del nuovo che avanza senza programmi e senza quel sapere
o conoscenza che da tempo avevano contraddistinto la
nostra classe dirigente, solo per mera volontà di mandare
al macero tutto persino quel poco di buono che c’era.
Per tutta una serie di veti incrociati nei prossimi mesi ci ritroveremo ad affrontare un mare di nuovi problemi che difficilmente saranno risolti a breve scadenza, saremo soli
dinnanzi all’attacco indistinto della veemenza altrui, tacciati
R
come responsabili di un declino
per mascherare la loro incapacità e spero solo che non si
consegni pure il nostro Paese
a mani poco esperte di programmazione e a menti con il
pallino della sottomissione o
peggio della mania di eterodirigere tutto e tutti in nome di
una politica senza idee ma con una gran voglia di giustizialismo
devastante, sempre lì con la bava alla bocca, vittima di
un’arroganza tipica dei meschini.
C’è un tempo per tutto, diceva qualcuno tempo fa, e questo
sembra essere il tempo del silenzio e nel contempo dell’attesa
di un momento migliore, pronti a lavorare per il nostro
Paese nella speranza di contribuire a creare una nuova generazione in politica che si faccia carico delle esperienze
vissute per ricavarne un rinnovato know how, senza trascurare
per nulla le idee che da sempre hanno contraddistinto la
nostra appartenenza e la nostra identità. Non è con la prevaricazione che si costruisce, al contrario si distrugge e
come nella eterna battaglia epocale tra quello che per noi
rappresentano il bene e il male, la ricerca dell’onnipotenza a
scapito degli altri non ci condurrà alla vittoria
anche se così potrebbe sembrare in un primo
tempo. Di vittorie ce ne potranno essere, ma marginali e sul terreno scorgeremmo per terra tanti
amici e nessun nemico. Riflettiamo dunque, giriamo
lo sguardo, torniamo sui nostri passi, riproviamoci
insieme senza sciabole tra i denti, è arrivato il momento di unire e non di dividere. In caso contrario
tutto sarà perduto.
Unire le forze non vuol dire chiedere forzatamente
una poltrona, una location per esistere, vuol dire combattere
contro il nemico comune che non è tra noi ma sta da
un’altra parte. Non è tempo degli imperatori, ci vogliono i
leaders capaci di instillarci la passione e la forza nella lotta
finché ci sarà vita, ci sarà la speranza per unire un mondo
da troppo tempo diviso e vittima di astio procurato inutilmente,
altrimenti uno ad uno periremo nell’indifferenza della gente
e quel che è peggio con noi le nostre idee. Non siate ciechi
ed abbagliati dal potere e dalla conquista di uno spazio, c’è
tanta strada fare e noi ancora ci sentiamo di dare a voi e
non ad altri pur sapendo di dover restare dietro.
Distribuite a tutti noi le spade, siamo pronti a partire e
lottare al vostro fianco, ora o mai più e che il livore non
abbia la meglio sul nostro domani.
Spiderita
Una buona domenica...
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Domenica 12 giugno 2016
ATTUALITA’
NEL 1995 L’ITALIA NON ERA COSÌ BUROCROTIZZATA COME OGGI. SANITÀ MALE NEL LAZIO
Boom di code agli sportelli
La mannaia su famiglie e imprese. I ritardi e le inefficienze non sono ascribili
alla cattiva organizzazione, bensì agli effetti di legge, decreti e circolari. L’Ue è più vivibile
di Marco Compagnoni
a burocrazia complica
sempre di più la vita ai
cittadini. I ritardi e le inefficienze dello Stato persistono nonostante l’avvento
e la diffusione globale di internet.
Sebbene molti documenti si possano
ormai scaricare dal computer di
casa, negli ultimi 20 anni la coda
agli sportelli pubblici ha continuato
ad aumentare. Il che comporta il
boom delle spese per le famiglie e
soprattutto per gli imprenditori, costretti a ricorrere spesso a un consulente esterno oppure alle strutture
private, in primis nella sanità, altrimenti a restare vittima della macchina statale. La conferma arriva
dalla Cgia di Mestre, che ha analizzato il trend e le specificità dell’ultimo
ventennio.
L’emblema è quanto accade nella
sanità. Se nel 1995, per prenotare
una visita specialistica, per richiedere la copia della cartella clinica,
per ritirare i referti degli esami di
laboratorio, per il rilascio degli attestati di esenzione dei ticket, 33,8
persone ogni 100 hanno dovuto attendere più di 20 minuti agli sportelli della propria Asl, venti anni
dopo la “coda” è aumentata di 18
persone. Nel 2015, infatti, gli utenti
in fila sono saliti a 52,2 con una
crescita del 54,4%, il doppio rispetto al 1995 quando internet non
era ancora diffuso.
Un altro capitolo meritano i servizi
anagrafici erogati dai comuni, il cui
trend è risultato essere ancor più
“drammatico”. Nel 1995, per pubblicazioni, atti notori, cambi di residenza, certificazioni anagrafiche, rin-
L
novo carta d'identità, quasi 11 persone su 100 hanno atteso oltre 20
minuti. Dopo vent’anni la “coda” è
addirittura raddoppiata: la fila si è
allungata a 22,3 persone (+104,6
per cento rispetto al 1995).
Sono i dilemmi emersi dall’elaborazione dell’Ufficio studi della confederazione, che ha analizzato al
multiscopo le informazioni dell’Istat
sulle famiglie italiane. Ciò è la dimostrazione, se ce ne fosse bisogno,
ancora una volta come la burocrazia
costituisca uno dei principali ostacoli
con cui gli italiani devono fare i conti
ogni giorno.
A livello territoriale le situazioni più
difficili si registrano nel Centro Sud,
a partire dal Lazio. Nel 2015, a subire
i tempi di attesa più lunghi sono
stati i cittadini laziali sia per gli sportelli comunali che, di fatto, anche
nelle Asl. Dove peraltro si paga
l’Irpef più alta d’Italia. Se la situazione
delle famiglie è decisamente peggiorata, le cose non vanno bene
nemmeno per le imprese, in particolar modo per quelle di piccole
dimensioni.
Sempre secondo la Cgia, analizzando
i dati della Banca Mondiale riferiti
al 2016, emerge che nel nostro paese
sono necessari 228 giorni per ottenere i permessi di costruzione di un
fabbricato ad uso produttivo, contro
i 188 della media Ue. In buona sostanza in Italia sono necessari mediamente 40 giorni in più.
Per l’allacciamento alla rete elettrica
di un capannone, invece, gli imprenditori italiani devono attendere 124
giorni per l’erogazione del servizio.
Il paragone con qualsiasi Paese
dell’Area Euro rende l’idea di quanto
l’Italia sia retrò. L’attesa è “solo” di
81 giorni, 43 in meno dell’Italia. Un
mese e mezzo. La situazione più “pesante”, infine, si verifica quando un
imprenditore è costretto a rivolgersi
al tribunale per la risoluzione di una
disputa commerciale. Se il Tribunale
di Roma impiega 1.120 giorni (poco
più di 3 anni) per definire la controversia, la media riferita ai tribunali
delle capitali europee è di 632 giorni,
ben 448 in meno.
“Secondo la Promo PA Fondazione ricorda il coordinatore della Cgia,
Paolo Zabeo - l’81% delle imprese
con meno di 50 addetti, vale a dire
le piccole, è costretto a ricorrere a
consulenti esterni per fronteggiare
questo nemico invisibile”.
E la cattiva burocrazia, ha aggiunto,
è suddivisa per “70% ad integrazione
o a supporto del lavoro svolto dagli
uffici amministrativi che operano all’interno dell’azienda, mentre l’altro
11% si affida a terzi per tutte le incombenze”.
L’invito non può che essere teso a
mettere mano a “quel labirinto
inestricabile di leggi, decreti e
circolari varie - ha spiegato Zabeo
- che rendono la vita impossibile
a milioni di piccoli imprenditori”,
perché “corriamo il pericolo di
soffocare la parte più importante
della nostra economia”.
GLI ITALIANI TAGLIANO IL BUDGET PER L’ESTATE
SOMMERSO
Vacanze brevi e a basso costo
Si risparmia ovunque: dalle strutture ricettive ai trasporti fino alle prenotazioni
ilanciare il turismo è una
necessità. Lo sostengono in
molti, eppure il governo non
ha sin qui messo in campo provvedimenti chiari e credibili per riaddrizzare il trend. Anche quest’anno,
secondo la Confesercenti, ci sarà
un leggero aumento dei viaggi, sia
in Italia che all’esterno, rilanciando
la tendenza degli ultimi anni che
ha visto tornare la voglia di vacanza.
Sarà. Si sprenderanno oltre 33 miliardi di euro, tre miliardi in più rispetto allo scorso anno.
Nevralgica sarà però il fattore economico, la principale discriminante
per chi resterà a casa, ma anche
per chi partirà: oltre la metà (55%)
di coloro che non si sposteranno
questa estate ha indicato quale
motivo principale l’eccessivo costo
delle vacanze, seguito dai problemi
familiari (11%) e dagli impegni di
lavoro (9%).
Anche chi andrà in vacanza infatti
guarderà al portafoglio, scegliendo
soprattutto in base alle disponibilità
economiche (45%), oltre che della
R
sicurezza del luogo prescelto (11%)
e dei compagni di viaggio (11%).
E tra coloro che hanno indicato il
problema della sicurezza come
prioritario, segnalando una certa
preoccupazione per il rischio di attentati terroristici, il 44% si è detto
pronto a cambiare destinazione ed
il 17% a cambiare il mezzo per lo
spostamento pur di trascorrere
una vacanza tranquilla.
Dunque, spendendo di meno, scegliendo mete più vicine e strutture
ricettive più economiche (28%),
spendendo come al solito (35%)
o addirittura spendendo di più degli
anni precedenti (6%), saranno 35
milioni 859mila coloro che andranno in vacanza, contro i 10 milioni
380mila che invece preferiscono
stare a casa.
Entrando nel dettaglio, la maggior
parte degli italiani (62%) resterà
al di sotto dei mille euro: il 22%
starà tra i 250 ed i 500 euro, il
15% tra i 501 ed i 750 ed un altro
15% tra i 751 ed i 1.000. Otto italiani su cento spenderanno per le
vacanze fino a 1.250 euro, il 6%
arriverà fino a 1.500 euro ed un
altro 10% spenderà tra i 1.500 ed
i 2.000 euro.
Il fattore economico si rifletterà
anche sugli strumenti utilizzati per
prenotare o organizzare le vacanze:
il 50% ha utilizzato o utilizzerà internet, il 19% andrà “alla ventura”,
rinunciando a prenotazioni e pianificazioni di qualsiasi tipo, mentre
Ma i ritardi e le inefficienze della
pubblica amministrazione non sono
comunque ascrivibili solo alla cattiva
organizzazione della stessa.
“Nonostante la diffusione dell’informatizzazione abbia consentito di aumentare la produttività del sistema
pubblico - è l’analisi di segretario
della Cgia, Renato Mason - in molti
uffici la fila agli sportelli è cresciuta
a causa degli effetti di leggi, decreti
e circolari scriteriate che, spesso in
contraddizione tra loro, hanno aumentato la burocrazia complicando
non solo la vita dei cittadini e delle
imprese, ma anche quella dei dipendenti pubblici”.
il 14% si affiderà a tour organizzati
soprattutto attraverso tour operator
e agenzie di viaggi. Mentre il 7%
dei vacanzieri cercherà l’affare con
le offerte last minute.
E come si sposteranno i villeggianti
del 2016? L’automobile resta il
mezzo di trasporto più utilizzato
(62%), anche se perde leggermente
terreno rispetto agli scorsi anni.
Aumenta invece l’utilizzo di aerei
Boom di colf
e badanti in nero
ate, colf e badanti a nero.
Il sommerso è la regola
sulla scia di un tacito accordo tra datore di lavoro e lavoratore alimentato dalla mancanza di norme chiare e incentivi
per regolare le prestazioni fisse
o part-time per la cura dei bambini, anziani, disabili o semplicemente della casa. E l’incidenza
del nero resta altissima, pari al
55% del lavoro totale.
Sempre alta ma in forte calo rispetto al 2001 quando era ben
oltre l’80%. Un mercato che
non conosce crisi: dati alla
mano, sono oltre 2 milioni le
famiglie che si avvalgono dei
collaboratori domestici per una
spesa complessiva di 19,3 mi-
T
(26%), navi e traghetti (6%) e pullman (4%), mentre resta stabile
l’impiego del treno (9%).
Sarà una vacanza all’insegna del
risparmio, a partire dalle strutture
ricettive e dai giorni di villeggiatura
prediligendo un periodo breve ed
una località meno costosi.
liardi, un valore che negli ultimi
quindici anni è cresciuto del
22%. Secondo l’Inps, in Italia
nel 2014 i collaboratori domestici erano per il 46% di un’altra
nazionalità europea, in particolare quella romena, per il 31%
da paesi terzi.
Allargando lo scenario al resto
d’Europa, secondo le stime
dell’Ue del 2012 parlano di 2,6
milioni di collaboratori domestici
con contratti regolari, l’89%
donne. Tra questi il 27% in
Italia, seguita dalla Spagna
(25%) e dalla Francia (23%).
Si tratta di dati assolutamente
parziali. Non tengono conto infatti dell’esercito dei lavoratori
“invisibili”.
“E gli imprenditori andranno incontro a questa voglia di vacanze,
calmierando i prezzi, offrendo il
miglior rapporto possibile tra
qualità dei servizi offerti e costo
per il pubblico”, ha notato Confesercenti.
M.C.
Una mano tira l’altra.
4
Domenica 12 giugno 2016
ATTUALITA’
ANCORA UNA SINGOLARE SCELTA DEL MOVIMENTO DELLA MELONI IN CAMPANIA
Fratelli d’Italia scarica Lettieri
Sgambetto al candidato del centrodestra, al ballottaggio contro il sindaco uscente de Magistris
Il presidente cittadino del partito Luigi Rispoli: “I nostri elettori decideranno in autonomia”
di Robert Vignola
Benevento stava per sostenere Mastella. Poi ci
ha ripensato. Ma a Napoli,
la scelta è decisa: niente
voto a Lettieri. Fratelli
d’Italia in Campania continua così
ad avere un comportamento abbastanza schizofrenico. Senz’altro però
sotto il Vesuvio ci si aspettava, laddove il centrodestra è ancora in
corsa, e peraltro contro uno come
de Magistris, l’ultimo sindaco “arancione” rimasto, un comportamento
diverso.
E dire che nella nota con cui i vertici partenopei del partito della
Meloni annunciano la loro decisione, parlano proprio di “sindaco
dei centri sociali” a proposito dell’ex pm. Ma di fare un favore a
Lettieri, proprio non se la sentono.
Il ballottaggio non li riguarda: e
lo ha detto Luigi Rispoli, presidente
cittadino del partito, spiegando
che “i cittadini e i nostri elettori
decideranno in piena autonomia”.
Opzione figlia della delusione per
gli scarsi risultati ottenuti? Chissà.
Certo è che in settimana c’è stata
la consueta riunione per l’analisi
del voto alla quale hanno partecipato il candidato sindaco Marcello
Taglialatela, i candidati al Consiglio
comunale, i candidati presidenti
e consiglieri delle Municipalità, il
consigliere regionale Luciano Passariello e dei membri della direzione nazionale Bruno Esposito e
Luciano Schifone.
“Prendiamo atto - ha dichiarato
Rispoli - del risultato elettorale
A
che ha visto la scelta di Fratelli
d’Italia non essere premiata dai
nostri concittadini. Sicuramente le
responsabilità sono nostre perché
non siamo riusciti in campagna
elettorale ad essere convincenti e
rappresentare in maniera efficace
la nostra posizione che si poneva
fuori dalle grandi coalizioni per
costituire uno schieramento identitario e sovranista alternativo alle
forze in campo. Abbiamo cercato
di svegliare le coscienze e abbiamo lanciato la nostra sfida per il
governo della città indicando il
nostro modello di governo e mettendo in campo la candidatura di
Tagliatatela, amministratore di
esperienza che rappresenta una
delle migliori espressioni di governo in questa città”. Rispoli ha
poi assicurato: “Siamo già al lavoro
perché per noi la battaglia continua. Costruiremo l’opposizione
popolare in questa città contro
chiunque dovesse risultare vincitore. Strada per strada, quartiere
per quartiere”.
IL RICORDO - DEDICATO A GIANLUCA BUONANNO
“Noi non siamo come loro”
aro Gialnuca, mi permetto di darti del tu, anche se non ci siamo mai conosciuti, perché il
percorso politico che abbiamo fatto parte dalla
stessa Casa. Quella del Movimento sociale italiano.
Quella delle sezioni in cui, in anni diversi e città
diverse, abbiamo entrambi militato. Quella in cui si
respirava un'aria di genuinità, semplicità e fede in
ideali da portare avanti sempre e comunque. Ideali
da rendere vivi mettendoli al servizio di una Comunità.
Quella con cui si divideva la militanza in primis. Ma
anche quella, più ampia, dei nostri connazionali.
Che spesso non ci capivano, ma che noi, credendo
fermamente nel fatto che la politica ha senso se si
traduce in impegno sociale, continuavamo comunque
a “servire”.
Tu poi, nel corso della tua strada, hai scelto altre vie,
altre sigle, altri movimenti. E hai anche raggiunto,
anno dopo anno, traguardi istituzionali di notevole
peso. E sei riuscito a farti capire da tanta gente, che
apprezzava le tue capacità amministrative e anche la
tua genuinità.
A volte, te lo dico con molta serenità, le tue prese di
posizione non le ho completamente condivise perché
le consideravo un po' troppo sopra le righe. Però
non ho mai messo in discussione il fatto che, per
quanto esagerate, siano sempre state dettate dall'intenzione di portare all'attenzione generale questioni
e problemi che ritenevi prioritari.
In un mondo come quello di oggi in cui spesso e
volentieri se si parla con moderazione non si viene
nemmeno ascoltati, il tuo essere provocatorio era
sicuramente un modo per far sentire forte e chiara
la tua voce. E quella di tutti quelli che la pensano
come te. E sono tanti.
C
Sono molti di più di coloro che, dopo la tua morte,
si sono divertiti ad insultarti in modo più o meno colorito, con frasi e battute che non hanno nulla a che
vedere né con il rispetto per un nemico che non c'è
più né, meno che mai, con l'umana pietà che
dovrebbe essere dimostrata verso i defunti.
Ovunque tu sia in questo momento, ti immagino a
ridere della loro pochezza. Io invece non riesco a
non arrabbiarmi, soprattutto pensando alla tua
famiglia, a chi ti ha voluto bene, a chi ha diviso con
te una parte della sua militanza politica. Costretti a
leggere e sentire offese che rendono ancora più
pesante un dolore già di per sé non facile da sopportare.
Di fronte a tutto questo, ci tengo a dirti soltanto una
cosa: grazie. Grazie perché, seppure inconsapevolmente, mi hai aiutato a capire la differenza tra noi e
loro. Tra chi conosce il valore del rispetto e chi se la
prende con i morti. Tra chi, nonostante tutto, può
andare a testa alta e chi, al contrario, non fa che
guardare in basso. Loro continuino pure a comportarsi
come credono. Noi andiamo avanti per la nostra
strada. Che, ora lo sai, punta dritta verso il cielo.
Cristina
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Domenica 12 giugno 2016
STORIA
GRANDE GUERRA
Mussolini al fronte scrive della crisi ministeriale
“Vi sono due modi per condurre la politica mentre la tragedia europea si svolge: o avvicinarsi al popolo, scaldarsi
al calore della sua anima entusiasta, o perdersi nella meschina politica del corridoio o dell’aula parlamentare”
di Emma Moriconi
iprendiamo dove ci siamo
interrotti domenica scorsa: parliamo della lettera
inviata da Benito Mussolini, dal fronte, al Popolo
d'Italia. È la prima volta dalla sua
partenza per la guerra che il futuro
Duce ragiona di politica: fino a questo
momento ciò che arrivava al suo
quotidiano era soltanto il suo resoconto dalla trincea. Ma in Italia c'è
la crisi ministeriale: quando la missiva
viene pubblicata dal Popolo d'Italia,
la vicenda è bene o male risolta,
ma queste sono righe interessanti
per capire il punto di vista di Benito
Mussolini nel merito.
Dice il quotidiano in premessa che
"dagli errori del ministero Salandra
si trae il chiaro ammaestramento su
le direttive che dovrebbe seguire il
nuovo governo", e commenta ciò
che scrive Benito. Ne abbiamo parlato la scorsa domenica, qui dunque
ricorderemo solo questo breve passo, perché costituisce il fulcro del
pensiero mussoliniano. Scrive Il Popolo d'Italia: "Benito Mussolini dice
da par suo: vi sono due modi per
condurre la politica mentre la tragedia europea si svolge: o avvicinarsi al popolo, scaldarsi al calore
della sua anima entusiasta, o perdersi nella meschina politica del
corridoio o dell'aula parlamentare.
Nel popolo è fede, è entusiasmo
santo; in parlamento è il compromesso, che prescinde dall'interesse
nazionale per il trionfo de' gruppi
e delle confrediglie".
Riprendiamo ora lo scritto di Benito,
proprio da dove ci siamo fermati
una settimana fa: "Nessuno vuole
contestare i meriti del gabinetto
Salandra durante la crisi europea.
Il merito principale consiste in ciò:
che l'on. Salandra era il meno 'preparato ' ad affrontare la formidabile
situazione nuova. Pensate che quest'uomo ha trent'anni di vita parlamentare e altrettanti di cattedra
universitaria di diritto costituzionale
e troverete sorprendente - non
ostante il suo ingegno e la sua col-
R
tura - ch'egli abbia saputo reggere
durante la neutralità e durante un
anno di guerra il timone di uno
Stato come il nostro e in circostanti
come le attuali. Ora, l'on. Salandra
è caduto vittima della sua mentalità
di vecchio deputato conservatore
e di vecchio professore universitario. Gli è mancata l'audacia sufficiente per una scelta. Si trattava di
scegliere fra Parlamento e Paese,
fra la disciplina della persuasione
o quella della coazione. Si poteva
tollerare un tentativo di conciliazione fra questi elementi antinomici,
ma fallito o riuscito tale tentativo,
non si doveva esitar più nel seguire
la via tracciata dalla necessità esteriore dei fatti e dall'imperativo interiore della propria coscienza".
Quindi va ad esaminare il rapporto
che Salandra ha sempre avuto con
il popolo: "Nessun uomo di Stato
ebbe mai, come l'on. Salandra ha
avuto, più vasto e vibrante consenso
e plauso delle moltitudini popolari
[non sapeva ancora, Benito, che le
moltitudini lo avrebbero presto offerto a lui, quel consenso, e in numeri
mai visti a memoria d'uomo, ndr].
Le manifestazioni di Genova, Milano, Palermo, Napoli, Parma e persino Torino, sono là a testimoniarlo.
Il popolo si offriva, ma Salandra
non è andato al popolo. Se n'è tenuto lontano [sottolineerei, a tal
proposito, quanto diverso sarà, in
un futuro piuttosto vicino, l'approccio
al popolo di Benito Mussolini, ndr].
Gli restava la Camera, ma, qui, la
sua posizione era infinitamente
peggiore. Ambiente ostile e refrattario. Voti di maggioranza, pletorici che avevano parvenza di
umanità solidale, mentre, invece,
lasciavano l'amaro del disgusto in
bocca. Quando l'on. Ettore Ciccotti
parlò di una 'maggioranza che sosteneva il Ministero come la corda
sostiene l'appiccato', fotografò la
realtà. La situazione fu salvata una
prima volta con un discorso, ap-
punto, dell'on. Ciccotti, una seconda
volta con un discorso dell'on. Cappa. Per sollevare l'ambiente e renderlo più ossigenato, ci voleva di
quando in quando il discorso 'lirico'.
Domandiamoci: poteva continuare
una commedia del genere, nella
quale tutti o molti personaggi recitavano la loro parte senza impegno, senza passione, senza sincerità? Il Gabinetto Salandra viveva
sopra un duplice equivoco: quello
interventista e quello neutralista.
Gli interventisti lo appoggiavano
per la tema del peggio, i neutralisti
per lo stesso motivo. Quando, per
effetto di circostanze o volontà di
uomini si fosse determinata una
coincidenza fra queste due correnti,
essa avrebbe provocato la caduta
subitanea del Ministero, come infatti
è avvenuto. Si chiede: ma era proprio questo il momento opportuno
per una crisi ministeriale, ora che
il nemico è riuscito a penetrare
nel vecchio territorio nazionale?
È già stato rilevato che tutte le Nazioni belligeranti hanno avuto cambiamenti parziali o globali dei rispettivi Governi. Quella Russia che
gli austro-tedeschi ritenevano incapace di riprendere l'offensiva e se ne accorgono in Galizia e siti
limitrofi - ha cambiato più volte i
suoi ministri: l'ex della guerra è,
fra l'altro, sotto processo e chiuso
in carcere. Anzi, il fatto che la crisi
sia scoppiata col nemico alle porta
d'Italia, è una garanzia, nel senso
che tale crisi non può avere che
una soluzione interventista, cioè
di continuità in ciò che di buono
fu fatto ieri, di riparazione di ciò
che fu manchevole, e in generale
di rafforzamento e miglioramento
di tutta la nostra azione politica e
militare".
L'intervento di Mussolini sul tema
fornisce ancora qualche elemento
di interesse, ma ne parleremo la
prossima domenica.
[email protected]
EROI IN TRINCEA
“Qui si vince o si muore. Viva l’Italia!”
L’irredento Guido Brunner, figlio di Trieste e del tricolore, caduto nel giugno 1916 sul Monte Fior
ato il 19 febbraio 1893,
Guido Brunner era un
figlio di Trieste. Il padre
Rodolfo, che in città ricopriva
una posizione importante, era
un fedelissimo dell'impero austroungarico. Ma lo zio, Salvatore Segrè, riuscì ad instillare
nel giovane l'amore per l'Italia.
Irredentismo dunque, che il
giovane Guido coltivò anche
durante i suoi studi: nel marzo
1915 si iscrisse alla facoltà di
giurisprudenza di Bologna.
Poco dopo venne chiamato
alle armi ed inviato sul fronte
dei Carpazi. Sentiva però non
sua la divisa che indossava. E
dopo poco disertò: giunto a
N
Venezia, chiese di essere arruolato nell'esercito italiano
come sottotenente di cavalleria. Il padre le provò tutte per
farlo tornare, ma lo spirito irredentista del giovane ebbe
la meglio.
Quanto l'Italia entrò in guerra
contro l'Impero austroungarico, Guido partì per il fronte.
Venne però catturato dal nemico e condannato a morte
per fucilazione.
Poco prima che la sentenza
venisse eseguita, l'Imperatore
d'Austria gli concesse la libertà e lo restituì alla famiglia.
Che per tentare di tenerlo
fuori dai guai lo spedì in To-
scana, nella tenuta di Forcoli.
Il genitore sperava forse così
di spegnere i sentimenti accesi
di amore per la patria italiana
che ormai albergavano nel
cuore non solo del figlio, ma
anche della moglie.
Il giovane Guido decise dunque di perseguire il suo ideale.
E fuggì dalla villa per tornare
a vestire, combattendo, la divisa italiana. Con il nome di
battaglia Mario Berti venne
assegnato al 152º Reggimento
fanteria “Sassari”. Cadde in
azione a Monte Fior l'8 giugno
1916.
E per il suo coraggio, gli venne
conferita la medaglia d'oro al
valore militare (la prima del
suo reggimento) con la seguente motivazione: “Comandante di plotone, nella difficile
contrastatissima difesa di Monte Fior, conscio della suprema
importanza del momento, resistette, impavido, nella linea
del fuoco per dodici ore, dirigendo ed animando col suo
entusiasmo il proprio reparto
ed altri rimasti senza ufficiali,
accorrendo ove maggiore era
il pericolo, sempre audace,
sereno, instancabile, finché
colpito al cuore, cadde gridando: Qui si vince o si muore!
Viva l'Italia!”.
Cristina Di Giorgi
6
Domenica 12 giugno 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
RICORSI, DENUNCE E IRREGOLARITÀ ALL’ATTENZIONE DELLA MAGISTRATURA
Le anomalie agitano i ballottaggi
AssoTutela ricevuta al Quirinale: “Trentacinquemila schede non conteggiate, verbali in bianco e sezioni mai scrutinate”
di Giuseppe Sarra
ost elezioni movimentato
a Roma, a suon di denunce, esposti e ricorsi. Le
situazioni più critiche
spiccano in un paio di
municipi (dal II, il peggiore, al XIII
fino all’VIII) ma anche la corsa capitolina è macchiata da dubbi e irregolarità, secondo alcuni candidati
a sindaco e partiti.
Il più attivo è Michel Emi Maritato,
ex candidato sindaco e presidente
di AssoTutela, che è stato ricevuto
al Quirinale dal segretario di Mattarella insieme ai suoi legali con
cui ha denunciato i presunti brogli
elettorali.
Sembra infatti, riporta l’ex aspirante
sindaco, che siano state riscontrate
delle irregolarità da parte della magistratura in almeno 30 sezioni, soprattutto nei municipi II, XIII e VIII.
Anomalie che avrebbero determinato la perdita di almeno 3.500 voti.
Vedremo come andrà a finire visto
il margine risicato fra i pretendenti,
intanto Maritato ha chiesto l’annullamento delle elezioni.
“Una differenza di conteggio dei
voti che significa per i singoli candidati essere dentro o fuori il Consiglio comunale o municipale”, ha
spiegato Maritato, che ha presentato
un esposto alla Procura di Roma
con richiesta di sequestro del materiale elettorale ipotizzando accuse
pesanti che vanno dall’ omissione
P
di atti d’ufficio all’abuso d’ufficio a
carico di ignoti.
“Trentacinquemila schede non
conteggiate, verbali in bianco e
decine di sezioni mai scrutinate”,
è la convinzione dell’ex candidato
a sindaco.
Ma le cifre sono contrastanti. Nel
Municipio II, Parioli/Salario/San Lorenzo, sarebbero state riscontrate
anomalie in ben 21 sezioni, che si
aggirano intorno ai 18mila votanti.
In tal senso la lista della Meloni ha
annunciato di presentare un ricorso
al Tar del Lazio, che potrebbe de-
terminare il sorpasso sul grillino
distante 1.100 voti. E se la magistratura amministrativa dovesse
dare risultati diversi si cambierebbe
in corsa il candidato al ballottaggio.
Un vero caos, in piena corsa per il
rush finale. Un coro quasi unanime
nell’ex quartiere vicino alla destra
romana, al quale non hanno partecipato i 5 Stelle.
Tutt’altro clima nel Municipio I. A
Prati un presidente di seggio nel
liceo Dante Alighieri è stato denunciato per brogli elettorali. I denuncianti sostengono che abbia
fatto votare il padre, iscritto in
un’altra sezione e per giunta senza
documenti.
“Scandaloso che a cinque giorni
dalle elezioni ci siano candidati
consiglieri comunali e municipali
che ancora non sappiano quanti
voti hanno preso - aveva denunciato
Gianmarco Centinaio, capogruppo
della Lega In Senato e responsabile
per “Noi con Salvini”- Nel caos di
questi giorni emerge in particolare
l’assurdo caso del II Municipio per
il quale annunciamo già ricorso. I
magistrati hanno deciso di non
procedere al riconteggio delle
schede. Ci sono persino seggi dove
non è stata scrutinata nemmeno
una preferenza”.
L’altro ieri, invece, gli avvocati Postorivo e Venturini, entrambi candidati con Forza Italia al Comune,
hanno presentato una nota alle autorità competenti.
RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO IL CONTRIBUTO DI ALESSANDRO MESCHINI, CANDIDATO A ROMA CON LA LISTA STORACE AL 13° E 14° MUNICIPIO
Il cambio di passo necessario
arissimo Segretario, cari
dirigenti di partito e cari
militanti,
le ultime elezioni hanno confermato un dato drammatico:
l’astensionismo e la sconfitta
del centrodestra italiano. Possiamo semplificare e dire che
gli elettori non hanno capito la
scelta di appoggiare Marchini,
magari vero in parte, però credo che non sia solo questo il
problema. Anzi…
Come sapete, gli elettori comuni, che non seguono la politica in modo approfondito
come noi, sono moltissimi e
questi non comprendono (o
almeno non hanno voluto comprendere) quello che ci sta
dietro a tanta divisione del
centrodestra. Questo è un invito di riflessione che faccio a
tutti gli esponenti di tali ambienti (da Berlusconi alla Meloni, da Salvini a Storace e
Alemanno). Disuniti, purtroppo
allontaniamo i tanti elettori che
si riconoscono nelle nostre
idee.
Poi ci sono altri tre punti fondamentali che dobbiamo affrontare il prima possibile…
Il primo è capire quali sono
le nostre battaglie, quelle che
dobbiamo portare avanti, su
quali punti di programma possiamo collaborare con le forze
centriste e soprattutto cosa
vuol dire nel 2016 essere di
C
destra. Bisogna riflettere se
questo è ormai un termine
obsoleto e incomprensibile
per gli elettori comuni. Io propongo - ovviamente questo è
un mio pensiero dopo le tante
chiacchierate in campagna
elettorale - di rivedere la nomenclatura del partito: come
dicevo, “La Destra” e “Azione
Nazionale” sono dei nomi riconducibili ad etichette del
passato, ripeto, non perché ci
sia qualcosa di male, anzi…,
ma perché la gente comune
ormai non comprende questi
titoli vecchi senza capirne prima il contenuto.
Il secondo punto, come accennato sopra, riguarda i contenuti.
Per me una destra sociale come
la nostra deve definire e affermare certe sue battaglie da
proporre ai propri elettori:
1 - recupero della Sovranità
nazionale;
2 - lottare per un’Europa totalmente diversa da quella che
conosciamo oggi; io vorrei
un’Europa come una confederazione di Stati Sovrani che si
autoregolamentano e che collaborano tra di loro;
3 - reintroduzione della moneta
nazionale con garanzia di ultima
istanza da parte della Banca di
Italia (la quale dovrà essere rinazionalizzata). In questo modo
avremo maggiori margini di
manovra a livello economico,
in caso di necessità si potrà
svalutare la moneta invece di
svalutare gli stipendi dei lavoratori (come stanno facendo
dal 2002 ad oggi con l’introduzione del fantastico Euro) e favorire invece le esportazioni
(nostro cavallo di battaglia - ricordiamoci che il Made in Italy
è richiesto in tutto il mondo per
il suo pregio e qualità);
4 - difesa della Famiglia naturale
e del Matrimonio; una nazione
che non fa più figli, ricordiamoci,
è una nazione senza futuro. Io
capisco che gli ultimi governi
(Monti, Letta e Renzi) stanno
ovviando a questo problema
sostituendo gli italiani con gli
stranieri… però così facendo
a poco a poco non saremo più
Italia ma bensì una succursale
di tanti altri Paesi;
5 - lotta all’illegalità, all’abusivismo commerciale e non, alle
droghe e alla prostituzione. Uno
Stato che si arrende a questi
fenomeni è uno Stato fallimentare, niente di più!
6 - Boicottaggio dei prodotti
provenienti da quei Paesi (vedi
Cina, India, Bangladesh, etc)
che per avere vantaggi commerciali e maggior margine di
guadagno sfruttano il lavoro
minorile, uccidendo per di più
le nostre piccole e medie imprese;
7 - infine, lotta per una limitazione e regolamentazione del-
l’immigrazione: potremo sì accogliere rifugiati che scappano
dalle guerre (ricordiamoci, molte delle quali sono provocate
dagli americani per interessi
economici - dalla Siria alla Libia,
fino alla Iraq…) ma non possiamo accoglierne altri soprattutto finché il Paese si trova in
crisi economica con una disoccupazione complessiva al
15% e quella giovanile al 44%.
Ecco, queste sono delle battaglie fondamentali della nostra
area politica.
Il terzo e ultimo punto invece,
molto importante, è il rinnovamento e il cambio generazionale.
Voi conoscete la mia stima verso
tutti voi, verso il vostro impegno
e la vostra dedizione e la vostra
serietà! Ma questa area politica
ha bisogno di un rinnovamento
ideale, come detto sopra, e generazionale.
Se analizzate i voti, il nostro
pubblico è un pubblico adulto
di una certa età, i giovani si rivolgono tutti altrove, al Movimento 5 Stelle o peggio ancora
al Partito democratico. Penso
che molte delle persone più
anziane che compongono quest’area politica, dai leader ai
militanti, si debbano mettere
d’ora in poi in seconda linea a
supporto dei più giovani come
hanno fatto le altre aree politiche!
Questo è un invito che faccio
con il cuore in mano per il
bene di tutti noi e di tutta l’area
politica.
Alessandro Meschini
7
8
Domenica 12 giugno 2016
DA ROMA E DAL LAZIO
OLIMPIADI, MALAGÒ ALZA LA VOCE E RICHIAMA ANCORA UNA VOLTA LA RAGGI
“Con un sindaco contrario è impossibile”
di Marco Compagnoni
iovanni Malagò si sta
sgolando. Ce la sta mettendo tutta per difendere
le possibili Olimpiadi a
Roma nel 2024, bocciate
quotidianamente dal fronte grillino
capeggiato dalla candidata a sindaco Virginia Raggi.
“Fare le Olimpiadi con un sindaco
contro non è dura: è impossibile
per ovvi motivi, è inutile che ci prendiamo in giro. Però bisogna ricordare
che qui noi non stiamo parlando di
fare le Olimpiadi, qui stiamo parlando di candidarci a fare le Olimpiadi”. Così a Sky TG24 il presidente
del Coni, ricordando che “qui parliamo di una cosa fra otto anni,
quindi finita l’ordinarietà bisogna
cominciare a vedere cosa fare”.
A “minare” i Giochi Olimpici ci
sono anche i Radicali, il cui leader
Magi bocciò il progetto nella scorsa
legislatura capitolina, che hanno
iniziato a raccogliere le firme necessarie per la consultazione referendaria.
Iniziative che non sono viste di
buon occhio dagli industriali e dai
commercianti, convinti che le Olimpiadi possano rimettere in moto
l’economia della Capitale, paralizzata dalla crisi economica e frenata dalla burocrazia mentre l’abusivismo commeciale dilaga in ogni
angolo della città.
Con le Olimpiadi arriverebbero
180mila posti, almeno stando a uno
G
studio della commissione di esperti
presieduta da Beniamino Quintieri,
e il Pil, nello stesso periodo, tornerà
a crescere con una previsione positiva del 2,4%. E ancora: investimenti nelle periferie ed esteri, ma-
xioperazione per il decoro urbano,
nuove strutture aggregative, immagine internazionale.
Ne avrebbe benifici anche l’indotto
turistico e commerciale. Come avvenuto a Milano in occasione del-
AZIONE DIMOSTRATIVA DEGLI ATTIVISTI, IMPEDITA DALLA POLIZIA
l’Expo, che ha richiamato oltre 21
milioni di persone. Uno stimolo
alla crescità della città che passa
anche per la riqualificazione e il
recupero di strutture incompiute,
prevedendo la quasi totalità della
copertura dei costi con i proventi
dei Giochi. Una
Capitale più funzionale, grazie
anche agli importanti impegni
di spesa per migliorare la qualità
dei servizi.
Si prevede un
maxi-investimento di 3,2 miliardi
di euro, con un
budget di 2,1 miliardi relativi ai
costi di realizzazione degli impianti permanenti. Cifre ampiamente inferiori
rispetto ai 13 miliardi ipotizzati
per la precedente candidatura di
Roma 2020,“perché si prevedeva
l’indispensabilità
di integrare investimenti nella
parte sportiva e
infrastrutturale”,
si legge sul sito
della presentazione, anticipando anche i costi relativi alla sicurezza: “Sono inclusi
nella parte dei costi di gestione
dell’avvenimento (quindi nei 3,2
miliardi di euro) e saranno di circa
800 milioni di euro”.
IL PIDDINO ATTACCA ALEMANNO, CHE REPLICA
Valle, rioccupato “Giachetti, sei
e sgomberato
alla canna del gas”
T
E
orna la tensione
al Teatro Valle,
chiuso ormai da
due anni. Gli ex occupanti sono tornati
ieri nel teatro più antico della Capitale, a
loro dire, per un’azione dimostrativa che
aveva l’obiettivo di richiamare l’attenzione
delle autorità competenti, riprendendo poi
la marcia verso il
Roma Pride.
Subito dopo, però,
sono arrivate diverse
squadre in divisa antisommossa della polizia di Stato, schierata
all’ingresso della struttura.
C’è stato anche qualche tafferuglio quando alcuni attivisti
hanno provato a chiudere la
porta, riaperta immediatamente dalle forze dell’ordine.
Una risposta che non è piaciuta
agli attivisti, definita “vergognosa, con la stessa logica repressiva e con la militarizzazione”.
Mentre Raggi (5 Stelle) e Giachetti (Pd) prendono le distanze dall’occupazione,
l’estrema sinistra romana si
è schierata al fianco degli
occupanti attaccando di fatto
le forze dell’ordine intervenute per ripristinare la legalità. Il bilancio parla di due
agenti della Digos rimasti feriti, con l’identificazione di
sette manifestanti. Sono al
vaglio degli inquirenti le immagini riprese dalle telecamere della scientifica per accertare le responsabilità personali dei manifestanti.
Intanto dal Ministero dei Beni
Culturali e il Campididoglio
hanno fatto sapere che martedì
prossimo, con la firma del Piano di valorizzazione, si chiuderà l’iter amministrativo re-
lativo al Teatro Valle, passato
dal Demanio dello Stato a
quello di Roma Capitale, che
prevede il restauro strutturale
e architettonico, la messa in
sicurezza e la valorizzazione.
Per un importo di 3 milioni di
euro, che saranno finanziati
nell’annualità 2016 con una
somma di 1,5 milioni a carico
del bilancio capitolino e di 1,5
milioni dal Mibact. L’investimento sarà gestito dalla Sovrintendenza capitolina, che
è già operativa per la definizione dei bandi di gara per
l’affidamento dei lavori.
Roberto Giachetti spara a
zero su chiunque pur di intercettare consensi, confondendo Virginia
Raggi con Ignazio
Marino, ex sindaco
Pd e da lui fortemente sostenuto, e persino Gianni Alemanno, predecessore
dell’ex piddino.
“Se avete dubbi: Marino e Alemanno voteranno tutti e due
per Raggi”, è uno
degli appelli rivolti
ieri dal candidato
del centrosinistra ai
romani, parlando addirittura di referendum tra chi vuole “la
grande alleanza Alemanno-Marino-Raggi e chi
vuole cambiare davvero”.
L’ex sindaco del centrodestra
ha respinto al mittente gli
scenari rivelati da Giachetti,
ormai, secondo l’ex primo
cittadino, “alla canna del gas”.
“Non conosco i sondaggi sul
ballottaggio ma ho l'impressione che Roberto Giachetti
sia veramente alla canna del
gas se si attacca ad una mia
frase di attenzione alla Raggi
pronunciata durante un talk
show. Giachetti costruisce su
questo addirittura un teorema
che mette insieme il sottoscritto, la Raggi e Ignazio
Marino. Io mi sono limitato a
dire di essere fortemente
tentato a votare la Raggi perchè sul ballottaggio lo decideremo dopo un confronto
con Francesco Storace e con
i quadri dirigenti di Azione
Nazionale che riuniremo lu-
nedì pomeriggio”, è la replica del politico, che ha aggiunto: “Può essere che decideremo per l’astensionismo, ma una cosa è certa:
non voteremo mai per Giachetti perchè è l’erede del
vecchio sistema di potere di
Rutelli e Veltroni che ha devastato Roma e oggi rappresenta l’emanazione di Matteo
Renzi che sta devastando
l’Italia”.
8
Domenica 12 giugno 2016
ESTERI
LA STAR DI THE VOICE E DI YOUTUBE RAGGIUNTA DA COLPI DI PISTOLA MENTRE FIRMAVA AUTOGRAFI
Uccisa la cantante Christina Grimmie
Prima di partecipare al talent era già nota sul web, sul suo canale vantava oltre 24 milioni di visualizzazioni
di Chantal Capasso
a giovane cantante e pianista statunitense Christina Grimmie è morta
dopo essere stata colpita
da un colpo di pistola.
Christina è conosciuta nel mondo
dell'industria musicale per aver
partecipato a The Voice Usa, ma
prima ancora attraverso il web. La
giovane artista era molto nota sulla
piattaforma youtube, con oltre 24
milioni di visualizzazioni.
Secondo le prime ricostruzioni, la
tragedia sarebbe successa mentre
la cantante firmava autografi ai
fan, subito dopo lo show, alle 22:45
di venerdì sera(ora locale) davanti
a circa una sessantina di persone,
tutte rimaste illese.
Quando un uomo con tutte le sue
forze si è fatto spazio tra la folla
fino a raggiungere a distanza ravvicinata Christina sparandole due
volte. Il fratello della vittima ha
cercato di fermare prontamente il
killer ma non c'è l'ha fatta, poiché
dopo aver sparato a Christina si è
sparato davanti a tutti i fan presenti.
Testimoni hanno raccontato di aver
sentito 4 o 5 colpi di arma da fuoco
al termine del concerto, quando il
pubblico già usciva dalla sala e
alcuni tentavano di raggiungere i
L
camerini per salutare l'artista.
Durante la corsa in ospedale la
donna era in condizioni critiche e
non ce l'ha fatta: è morta a causa
delle gravi ferite riportate.
La portavoce della polizia di Orlando, Wanda Miglio, che non ha
ancora reso note le generalità del
folle autore del gesto, ha dovuto
ammettere durante la conferenza
stampa convocata per aggiornare
sui dettagli dell'accaduto, che non
è chiaro come l'uomo fosse riuscito
a introdurre armi da fuoco nella
struttura.
"Non sappiamo se fosse solo un
ammiratore che la seguiva su Twitter o sulle reti sociali. Davvero non
lo sappiamo", ha aggiunto. E' confermato che il killer fosse in possesso di due pistole, di cui non è
stato reso noto il tipo.
Il sospettato, secondo i detective,
avrebbe camminato verso Christina Grimmie per poi spararle.
Le indagini sono ancora al punto
di partenza e si cerca di capire
perché, prima di suicidarsi, l'assassino abbia sparato proprio a
Christina, forse per ricevere attenzioni.
Christina ha partecipato al programma televisivo The Voice nel
2014, la sua voce e il suo sound
hanno colpito i 4 giudici che du-
rante le selezioni girarono prontamente le loro sedie entrando nel
team del coach Adam Levine. Riu-
IL PRESIDENTE TURCO PROTAGONISTA DI UN INCIDENTE DIPLOMATICO AI FUNERALI DEL PUGILE
Le lacrime per Alì,
la rabbia di Erdogan
n funerale ma anche
un caso diplomatico.
Il sultano Recep Tayyip Erdogan ha trovato
modo di far parlare di sé
anche alle esequie di Mohammed Alì. Il quale ha
preso come noto questo
nome, lasciando nel cassetto quello di Cassius Clay
con il quale era nato, dopo
aver abbracciato la fede
islamica. Proprio la natura
religiosa della cerimonia
ha attirato correligionari
del pugile statunitense un
po’ da tutto il mondo. Probabilmente un fattore che
il presidente turco voleva
sfruttare per acquistare visibilità. Ma a giudicare dal
modo con cui il sultano è
tornato da Louisville, qualcosa è andato storto.
Dopo aver preso parte
al funerale islamico di
giovedì, ha infatti deciso
di lasciare in anticipo gli
Stati Uniti e di non partecipare alla grande cerimonia interreligiosa. Motivo? Si sarebbe offeso
per quella che avrebbe definito una
mancanza di rispetto da parte degli
organizzatori.
Cosa sia successo veramente non
è chiaro. Molte le versioni che circolano sui media, tra cui quella che
ad Erdogan non sia stato permesso
di porre sulla bara di Ali un pezzo
scì ad arrivare in finale piazzandosi
al terzo posto. Qualche ora prima
dello show, la cantante aveva pub-
blicato un video sul suo account
Twitter per invitare i fan al concerto, compreso il suo killer.
TENSIONE ALTA NEL SOBBORGO DI BRUXELLES A MAGGIORANZA
ISLAMICA DOVE VIVEVA SALAH ABDESLAM
Auto della polizia in
fiamme a Molenbeek
U
orna la paura a Molenbeek, il sobborgo di Bruxelles salito agli onori
della cronaca mondiale durante
l’allerta terrorismo. Due auto della polizia
sono state incendiate nella serata di venerdì. E il primo episodio è avvenuto
proprio in rue des Quatre-Vents, la strada
dove era stato arrestato Salah Abdeslam
il 18 marzo scorso. Prima del divampare
del rogo è stata udita una detonazione e
si sospetta che le fiamme siano state
originate da un colpo di arma da fuoco.
Un episodio di per sé inquietante, cui
se n’è aggiunto un altro poco dopo.
Il secondo veicolo è stato incendiato
T
di stoffa proveniente dalla Kaaba,
l’antica costruzione al centro della
Mecca, il luogo più sacro dell’Islam.
Altri invece parlano di un Erdogan
infuriato perché gli sarebbe stato
negato il permesso di leggere un
passo del Corano durante la cerimonia. Come non bastasse, si sarebbe verificato anche un parapiglia
tra le guardie del corpo del presi-
dente turco e alcuni agenti del Secret
Service.
Un episodio al limite dell’incidente
diplomatico, visto che il Secret Service
è il corpo votato alla protezione delle
più alte cariche dello stato americano
a partire dal presidente e dagli ex
presidenti degli Stati Uniti. Come Bill
Clinton, incaricato di tenere l’elogio
funebre durante la cerimonia. R.V.
in una strada vicino alla Gare de l’Ouest,
ma in questo caso si tratta di un’auto
in borghese. Un giovane di 18 anni,
con precedenti di microcriminalità, è
stato arrestato e sarebbe legato a quanto
avvenuto.
Va da sé che l’allerta è stata ulteriormente innalzata dalle autorità belghe,
anche se occorre chiarire quanto questi
avvenimenti siano legati al terrorismo
vero e proprio o quanto invece, come
sembrano ritenere gli investigatori, si
sia davanti ad una rappresaglia da parte
della malavita che gestisce la fiorente
R.V.
microcriminalità locale.
9
Domenica 12 giugno 2016
ESTERI
SECONDO IL GENERALE MOHAMED AL GHASRI È IMMINENTE LA CAPITOLAZIONE DEFINITIVA
Sirte, espugnata roccaforte dell’Isis
Uccisi 250 jihadisti in dieci giorni, molti in fuga - L’inviato speciale Kobler: “Colpito da rapidità dell'operazione”
di Emma Moriconi
a roccaforte delle milizie
affiliate allo Stato Islamico
nel paese del Maghreb è
stata espugnata dalle forze libiche: a riferirlo nella
giornata di ieri la BBC. La notizia è
stata confermata da Misurata, dal
generale Mohamed al Ghasri che
parla di imminente capitolazione
definitiva. Hanno sostenuto l'operazione militare Stati Uniti e Regno
Unito, che hanno collaborato all'individuazione degli ordigni esplosivi
sistemati dall'Isis intorno a Sirte. A
quanto ha riferito il generale, i leader dello Stato Islamico sarebbero
"fuggiti nel deserto verso Sud" ma
molti miliziani si trovavano ancora
sotto assedio a Sirte. Avanzano intanto da est le truppe delle Guardie
Petrolifere di Ibrahim Jadhran, che
si trovavano ieri a circa 70 km dalla
città. Nel frattempo la Marina libica
ha preso il controllo delle coste,
per impedire ai miliziani di fuggire
via mare. Un portavoce dell'operazione, Ahmed Al Rwayaty, citato da
Libya's Channel su Twitter, ha riferito che "oltre 250 jihadisti dell'Isis
sono stati uccisi dall'inizio dell'operazione delle forze libiche per liberare Sirte, circa dieci giorni fa".
Negli scontri sarebbero morti oltre
90 combattenti delle forze libiche,
che avrebbero riportato duecento
feriti.
Martin Kobler, inviato speciale delle
Nazioni Unite per la Libia, si è detto
"colpito" dai progressi delle forze
militari contro lo Stato Islamico e
ha lanciato un appello alla comunità
internazionale per inviare forniture
L
mediche in Libia. Molti infatti sono
i feriti che dal fronte di Sirte arrivano
all'ospedale di Misurata. Ha poi aggiunto - dopo le notizie di raid indiscriminati dell'Esercito libico a Derna
- che la Corte penale internazionale
dell'Aia indagherà sui nuovi presunti
crimini di guerra in Libia, ricordando
a tutti i combattenti "di rispettare il
diritto umanitario internazionale" e
raccomandando che "i civili non
devono essere colpiti". Con l'occa-
sione ha ricordato i due bambini e
le due donne uccisi nei raid di
Derna e si è detto "profondamente
rattristato", precisando che "colpire
i civili è un crimine di guerra", per
cui "coloro che uccidono i civili devono essere ritenuti responsabili".
Le notizie relative alla morte dei civili, comunque, sono state smentite
dal comando dell'Esercito libico responsabile delle operazioni a Derna,
che ha specificato che sarebbero
IL DUPLICE ATTENTATO A DAMASCO: UN NUOVO CAMBIO DI PASSO DEI TAGLIAGOLE
stati colpiti solo carri armati e veicoli
blindati nel compound di un'azienda
di Derna.
Nella serata di ieri è stata diffusa su
Facebook, sulla pagina dell'operazione militare "al Benyan al Marsous",
che fa riferimento al governo di accordo nazionale di Tripoli, la notizia
che ormai lo Stato islamico controlla
solo 20 chilometri quadrati di territorio nell'area di Sirte, dopo che le
forze libiche, nella notte, avrebbero
preso il "pieno controllo" del porto
di Sirte. La dichiarazione sarebbe
stata resa dal portavoce Mohamed
al Ghasri, che ha precisato che gli
aerei da guerra hanno condotto sei
raid contro postazioni dell'Isis e le
milizie libiche sarebbero entrate
nei quartieri uno e tre del centro
della città. Il premier al Sarraj ha
riferito di aver inviato le milizie sul
posto a salvaguardia dell'incolumità
dei civili.
CONTINUA LA BUFERA DOPO LA DECISIONE DI QUATTRO DOCENTI
UNIVERSITARI DI NON COLLABORARE SUL CASO REGENI
In Siria il Daesh torna Cambridge rigetta le accuse
alla strategia del terrore
ma continua a tacere
i conferma la folle volontà
dell’Isis di portare una
guerra interreligiosa dentro l’Islam, oltre che un attacco
senza sosta all’Occidente. Con
il terrorismo che colpisce ancora una volta in modo particolarmente duro proprio i luoghi religiosi, destando nelle
persone di fede musulmana
una forte impressione per l’innegabile marchio blasfemo,
oltre che omicida,di queste
operazioni. Ieri un doppio attentato dinamitardo è avvenuto
presso il mausoleo sciita di Sayeda Zeinab, alle porte di Damasco: lo ha reso noto l'agenzia
di Stato siriana, la Sana, che
all’inizio aveva parlato di due
vittime. Purtroppo invece il bilancio è andato via via peggiorando, fino a superare i venti
morti. Decine i feriti.
Stando al resoconto della Sana
la prima esplosione è stata
dovuta a un kamikaze che si
è fatto saltare all'ingresso del
mausoleo, mentre la seconda
è stata causata da un’autobomba.
S
Egitto collabora, la
Gran Bretagna no. È
la singolare piega,
davvero inattesa alla luce delle
campagne di stampa avvenute
in Italia contro Al Sisi, che sta
prendendo la dolorosa vicenda di Giulio Regeni. Una "sintesi parziale" dell’elaborazione
del traffico telefonico delle
celle del Cairo, con allegati i
tabulati di alcuni cellulari, è
stata consegnata nei giorni
scorsi dalla Procura Generale
della Repubblica Araba d’Egitto ai magistrati della Procura
di Roma che indagano sulla
morte del ricercatore.
Mentre invece il sostegno che
tutti si aspettassero venisse
da Cambridge non è arrivato.
I professori universitari per
cui lavorava non sono intenzionati a collaborare, anche
se ieri da oltremanica hanno
cercato di indorare la pillola.
Quindi le notizie rilanciate nei
giorni scorsi dalla stampa italiana "semplicemente non sono
vere e Cambridge appoggia
L’
Secondo alcuni osservatori, la
scelta di tornare a compiere
attentati del genere è dettata
dalla necessità per il Daesh,
l’autoproclamato Stato islamico,
di seminare il panico nella popolazione siriana rimasta nelle
zone controllate dalle autorità
di Assad e dall’esercito regolare. In questa fase, milizie
irachene con l’aiuto della coalizione internazionale stanno
infatti cercando, d’accordo
proprio con l’esercito siriano,
di sferrare l’attacco finale verso
Raqqa, anche se l’avanzata
ha trovato una resistenza a un
pugno di chilometri dalla città
considerata la capitale del
Califfato. Qualora però l’Isis
perdesse il suo assetto di Stato
solido, potrebbe quindi (è
questo il segnale che vuole
dare) assumere quello liquido,
colpendo indiscriminatamente
e attraverso l’azione di pochi
seguaci in diverse zone del
mondo. Uno scenario di cui
si deve necessariamente tenere conto, pur nell’urgenza
di estirpare al più presto dalle
terre del Medio oriente il cancro di questa fazione terrorista
R.V.
e criminale.
le autorità italiane nelle indagini su questo fatto orrendo.
Rimaniamo aperti e impegnati
a lavorare con le autorità italiane al fine di far emergere
la verità per Giulio Regeni e
per la sua famiglia". Resta tuttavia un dato di fatto: quattro
accademici con cui Regeni
collaborava in veste di ricercatore a Cambridge, e che lo
avevano mandato in missione
di studio al Cairo, si sono finora
rifiutati di farsi sentire dai pm.
E potrebbero invece dire mol-
to, giacché proprio tra le 19.30
e le 20.30 del 25 gennaio dunque in un orario compatibile con la scomparsa - sarebbero partiti da una utenza
presumibilmente inglese tre
sms diretti ad altrettante utenze
egiziane. Contatti con la Procura generale del Cairo saranno presi ora dal procuratore
Giuseppe Pignatone e dal pm
Colaiocco per indicare quali
sono le incongruenze che non
convincono appieno il pool di
R.V.
Roma.
10
Domenica 12 giugno 2016
DALL’ITALIA
LA SENTENZA AL TRIBUNALE DI RAVENNA
Vendono la figlia per debiti: condannati
Ad appena dodici anni, la bambina originaria del Bangladesh, data in sposa a un uomo che ha
abusato di lei. Padre e matrigna dovranno scontare tre anni. Otto quelli inflitti all’ex marito
GROSSETO
Morte in culla: indagata la mamma
unedì scorso una bambina di appena
dieci mesi era stata ritrovata morta
in un appartamento a Grosseto. A
dare l’allarme era stata la mamma. Proprio
lei, 28 anni, ex ballerina di night club,
ora è indagata per omicidio volontario.
Come riporta il quotidiano Il Tirreno, ci
sarebbero infatti delle incongruenze nel
racconto della donna anche se sul corpo
della bambina non è stato trovato alcun
segno di violenza.
All’arrivo del 118 infatti, la bambina pare
che fosse morta già da dieci ore. Inutili i
tentativi di soccorrerla. I carabinieri della
compagnia di Grosseto hanno anche
controllato il telefono cellulare della
madre.
Secondo quanto raccontato dalla donna,
lei si era accorta intorno alle 22, che la
bambina nella culla, “non si svegliava” e
ha dato immediatamente l’allarme contattando un’amica che ha chiamato i
soccorsi. Secondo i sanitari si tratterebbe
di una cosiddetta “morte bianca”, improvvisa.
La Procura di Grosseto ha comunque
aperto un’inchiesta. Il pm Arianna Ciavattini, che coordina l’inchiesta, ha disposto l’autopsia per accertare le cause
L
di Barbara Fruch
er pagare i debiti hanno
venduto la figlia, di appena dodici anni, ad un
uomo sedici anni più
grande di lei. Non è accaduto in qualche Paese asiatico o
mediorientale ma in Italia, più precisamente a Ravenna.
Per quell’episodio i giudici del tribunale di Ravenna hanno condannato
a tre anni di reclusione il padre e la
matrigna della ragazzina, originaria
del Bangladesh. I due, 46enni, all’epoca commercianti e oggi residente in provincia di Rovigo, sono
stati riconosciuti colpevoli di maltrattamenti in famiglia.
All’ex marito, un connazionale di 37
anni che ora abita in una città del
nord, il collegio penale ha inoltre
inflitto una pena di 8 anni.
È stato infatti anche accusato di abusi
sessuali. Secondo quanto ricostruito
l’ex coniuge ha abusato della giovane, oggi 22enne, sin dalla prima
P
notte di nozze.
A raccontare l’accaduto è “Il Resto
del Carlino”. Il matrimonio, non registrato, era stato celebrato a Ravenna
nel 2006. Cinque anni dopo, nel
2011, la ragazza era riuscita a denunciare tutto. La vittima, fin da piccolissima veniva picchiata dai genitori che volevano seguisse scrupolosamente le regole della religione.
Le invece voleva vivere all’occidentale, come tutti i suoi coetanei.
Secondo quanto denunciato dalla
giovane alla squadra Mobile, ribadito
poi dalla stessa in aula nel maggio
2015 davanti al pm Daniele Barberini,
i genitori si erano indebitati per
comperare della merce.
Di lì la proposta di pagare quei soldi
con la vendita della piccola, che sarebbe stata avanzata dalla matrigna.
Una scelta accettata dal 37enne che
in quel periodo abitava a Forlì.
E in effetti le nozze erano state celebrate a Ravenna una decina di anni
fa quando, secondo i documenti portati dall’accusa, di anni la giovane
ne aveva appena 12. Una cerimonia
religiosa mai trascritta, tanto più alla
luce dell’età della ragazzina.
Quell’uomo, alcolista e violento, ha
abusato di lei fin da subito e aveva
continuano anche quando dalla Romagna si erano trasferiti in Veneto.
“Io ero piccola, avevo 12 anni –
aveva ricordato la giovane davanti
ai giudici – e volevo andare via di
casa, volevo avere una vita mia. Mi
teneva chiusa in casa, mi diceva che
i miei genitori mi dovevano dare i
soldi, altrimenti mi avrebbe picchiato
ancora. Io non uscivo per paura”.
Violenze ma anche umiliazioni psicologiche.“Diceva che ero una poco
di buona e poi faceva ciò che voleva”
aveva detto ancora la vittima.
Stanca dei maltrattamenti, era riuscita
a scappare e tornare con la famiglia
a Ravenna, ma lì rischiava nuovamente di finire in sposa a un uomo.
Il secondo matrimonio combinato
che lei ha evitato scappando.
Nel 2011 la giovane fu trovata in un
casolare abbandonato.Venne affidata
quindi ai sevizi sociali. E in quel momento riuscì finalmente a raccontare
il tutto. Un fenomeno quello delle
spose bambine che, secondo i dati
dell’Unicef, coinvolgerebbe sette
milioni di ragazze costrette a convolare a nozze in età minorile, un
terzo di queste ultime ha meno di
quindici anni.
Un dramma che si consumerebbe
anche in Italia, secondo un’indagine
riportata lo scoro anno da ‘Il Giornale’, sarebbero circa 2000 le nuove
schiave nate e cresciute nel nostro
Paese, ma obbligate a sposarsi come
negli Stati d’origine. Cedue come
del decesso. La piccola potrebbe aver
avuto una malformazione, potrebbe essere
stata uccisa da un malore. Ma il dubbio
è anche che qualcuno l’abbia uccisa. Per
chiarire comunque la dinamica bisognerà
attendere una quindicina di giorni quando
arriveranno i primi risultati dell’esame
autoptico.
I carabinieri intanto stanno ascoltando
tutte le persone che sono entrate in contatto con mamma e figlia. Tra questi
anche il padre della bambina che è un
maremmano.
Secondo quanto riportato sempre dal
sito locale la mamma della piccola
aveva lasciato il lavoro al night non appena aveva scoperto di essere incinta.
Da quel momento aveva dapprima vissuto in un una cantina di Marina di
Grosseto. Quella sistemazione era stata
poi scoperta dai carabinieri dopo una
segnalazione. A quel punto erano intervenuti i servizi sociali che avevano
suggerito alla donna di trovare una sistemazione più adatta.
La donna avrebbe poi trovato un lavoro
come badante. Ad aiutarla con la figlia
quindi erano due donne che talvolta si
B.F.
occupavano della piccola.
mogli dalle loro famiglie che, in
cambio, ottengono soldi. Il dato, elaborato dal Centro nazionale di documentazione per l'infanzia, tiene
conto anche delle situazioni sommerse, ma è fermo al 2007 perché
in Italia non ci sono progetti specifici
per contrastare i matrimoni forzati.
Pegni umani che pagano con la vita
la scelta delle famiglie. Le conseguenze infatti su di loro sono disastrose: abbandono scolastico, gravidanze premature (alle quali si aggiunge un alto tasso di mortalità, sia
per le mamme che per il figlio), violenze, abusi e sfruttamento.
L’ORGANIZZAZIONE CRITICA I DUE CANDIDATI SINDACO DI TORINO
Tra Fassino e Appendino spunta la Caritas
Gli esponenti politici litigano sulla crisi nel capoluogo piemontese. “I poveri sono
persone, non possono essere trattati come numeri pronti ad essere rimpallati tra le parti”
a lite sui poveri tra i candidati sindaco di Torino
Piero Fassino (Pd) e Chiara Appendino (Movimento 5
Stelle), non è andata giù alla
Caritas che dopo il dibattito tv
dei due esponenti politici interviene in una nota. “La Caritas
di Torino deplora ogni strumentalizzazione a fini di polemica politica sul tema dei poveri
nella nostra città e nel territorio
dell’area metropolitana torinese
- scrive l’organizzazione - I
poveri sono persone non possono essere trattati come numeri pronti ad essere rimpallati
tra le parti”.
A Sky Tg24, tra i diversi temi
L
toccati durante la serata di venerdì dai due sfidanti si finisce
a parlare di poveri. “La Caritas
dice che a Torino ci sono 100
mila poveri, in gran parte nelle
periferie”, dice Appendino. Fassino reagisce: “È falso, la Caritas
non ha mai detto questo”. Lei
a quel punto ribatte: “Il sindaco
non crede che ci siano i poveri
a Torino”. Fassino replica: “Sulla
povertà non abbiamo fatto proclami, abbiamo lavorato”.
“Il problema non va nascosto
sotto il tappeto, ma preso di
petto”, spiega la sfidante Cinque
Stelle ribadendo alcuni dati negativi, come quello sulla disoccupazione.
Un dibattito che non è stato
visto di buon occhio dalla Caritas. “Siamo di fronte a persone
che soffrono e che vanno rispettate e amate così come
cercano di fare i molti volontari
che li seguono - hanno spiegato
dalla Caritas - stiamo parlando
di persone in povertà più classica e grave, ma anche di tanti
altri che sono finiti negli ultimi
dieci anni in una situazione di
serio impoverimento a causa
della mancanza del lavoro, in
particolare famiglie sottoposte
a sfratto, padri e madri soli con
figli a carico, immigrati precari,
anziani soli e a basso reddito,
giovani che non trovano occu-
pazione, bambini che fanno le
spese dei problemi economici
o relazionali delle loro famiglie.
L’impegno della Caritas e di
altre realtà del privato sociale
si fonda sulla concorde collaborazione anche con gli organismi istituzionali pubblici
per cercare insieme di far fronte a tante necessità. Risulta,
dunque, fuori luogo ogni utilizzo strumentale della questione da parte di tutti gli attori
in gioco. Auspichiamo - si conclude nella nota - che nel dibattito vengano, invece, evidenziate le strade percorribili
per incrementare la presa in
carico di questi fratelli”.
11
Domenica 12 giugno 2016
DALL’ITALIA
DOPO L’INCIDENTE DI VENERDÌ A RIETI, EPISODIO ANALOGO NEL LIVORNESE
Lancia paracadutisti e precipita: due morti
L’apparecchio, secondo alcuni testimoni, si sarebbe avvitato in aria prima di cadere
I piloti, pur esperti, non hanno avuto scampo. L’Ansv apre un’inchiesta: in loco un team
LA TRAGEDIA
di Barbara Fruch
ncora due morti per un
ultraleggero precipitato.
Dopo l’incidente di venerdì a Rieti, dove un velivolo appena decollato
dall’aviosuperficie di Valle Santa è
precipitato, un altro incidente si è
verificato ieri intorno a mezzogiorno
e mezzo in località Cecinella, a Cecina, in provincia di Livorno.
Nello schianto sono morti i due occupanti: il pilota Alessio Orzella, 37
anni di Roma, e il copilota Cherubino
Sbrana, 28 anni di Carmagnola (Torino), entrambi conosciuti come piloti
esperti. Il decollo era avvenuto poco
prima dall’aviosuperficie di Marina
di Cecina.
Sul posto sono intervenuti subito i
mezzi di soccorso dei vigili del
fuoco e del 118 assieme ai carabinieri, oltre al magistrato di turno
della procura di Livorno e la polizia
scientifica.
Dalle prime ricostruzioni emerge
che il velivolo sarebbe caduto dopo
il lancio di 7 paracadutisti, tutti incolumi: aveva effettuato il lancio,
senza problemi. L’apparecchio poi,
secondo alcuni testimoni, si sarebbe
avvitato in aria e sarebbe precipitato
di botto in un campo poco dopo la
testata nord dell’aviosuperficie.
Potrebbe essere stato un caso accidentale a provocare l’incidente. Secondo la prima ricostruzione un paracadute sarebbe rimasto impigliato
Il decesso di Buonanno:
l’autopsia esclude il malore
A
ipotesi della distrazione dietro la
morte dell’europarlamentare Gianluca Buonanno continua ad essere
quella più accreditata.
Secondo quanto pubblicato dal quotidiano
La Prealpina di Varese, il medico legale
Luisa Andreello che venerdì ha eseguito
l’esame su corpo, ha escluso la possibilità
che prima dello schianto Buonanno
avesse avuto un malore improvviso, la
seconda delle ipotesi che era trapelata
inizialmente. A quanto pare la causa del
decesso sarebbe ascrivibile allo schiacciamento del torace e alle lesioni emorragiche interne. Lesioni compatibili con
una violenta botta contro il volante.
Ad ucciderlo quindi sarebbe stato l’impatto
della sua auto contro la Mercedes ferma
nella corsia d’emergenza della Pedemontana.
Esclusa comunque la teoria complottista
ventilata sul web dopo lo schianto. Per il
L’
durante il lancio al piano di coda
dell’aereo, danneggiandolo: il paracadutista è poi riuscito a raggiungere terra incolume, il velivolo invece
sarebbe diventato ingovernabile.
Il velivolo coinvolto, come precisato
dall’Agenzia nazionale sicurezza volo
(Ansv),è un aeromobile Pilatus PC6 Turboprop, marche di identificazione S5-CMB, un aereo in grado di
atterrare e decollare in piste corte
e utilizzato per il lancio di paracadutisti sportivi.
Per chiarire le cause l’Ansv ha aperto
un’inchiesta e inviato sul luogo dell’impatto un team di investigatori
per la raccolta “delle prime evidenze
utili all’indagine”.
Il giorno prima, come anticipato, un
incidente analogo era accaduto a
Rieti nei pressi di Colle Aluffi. Un
velivolo era precipitato intorno alle
14.30, incendiandosi nell’impatto a
terra e non lasciando scampo ai due
occupanti: un noto imprenditore
della zona da tempo appassionato
di volo, Gianni Donati di 47 anni,
che si trovava con la figlia 15enne
Sara. Il piccolo biposto su cui stavano
volando era decollato da pochi minuti
dall’aviosuperficie Valle Santa, anch’essa di proprietà di Donati e distante poche centinaia di metri dal
punto dove è caduto l’aereo. Secondo
la prima ricostruzione fornita dai
carabinieri, l'ultraleggero, prima di
schiantarsi e incendiarsi tra i rovi
che costeggiano via Chiesa Nuova,
avrebbe volteggiato più volte a bassa
quota su Colle Aluffi.
Le cause della tragedia sono ancora
da stabilire. Al momento non è chiaro
se si sia trattato di un malore, un errore o un guasto. L’ultraleggero ha
Agenzia Regionale per lo Sviluppo
e l’Innovazione dell’Agricoltura del Lazio
momento a finire nel registro degli indagati
è infatti solo il conducente della Mercedes
bloccata dal guasto.
Già negli scorsi giorni infatti, analizzando
i video delle telecamere di sicurezza della
zona, sarebbe emerso come l’europarlamentare (che si trovava senza cinture)
si sarebbe chinato subito prima dell’impatto, probabilmente per raccogliere il
cellulare caduto dal cruscotto perdendo
così il controllo del mezzo. Gli agenti
sullo smartphone hanno infatti trovato
una chiamata senza risposta proprio
negli stessi attimi dell’impatto.
La salma intanto è stata dissequestrata
ed è stato concesso anche il nullaosta
per le esequie che verranno celebrate
martedì a Serravalle Sesia, nella frazione
di Bornate, in provincia di Vercelli. A
Borgosesia invece, comune di cui Buonanno era sindaco, domani, lunedì, verrà
allestita la camera ardente.
preso fuoco e non ha lasciato scampo
a padre e figlia, come hanno riferito
i soccorritori, che sono stati avvolti
dalle fiamme pochi istanti dopo l’impatto con il suolo. A notare il velivolo
sono stati alcuni residenti della zona,
che hanno prestato i primi soccorsi
e allertato le Forze dell’Ordine.
12
Domenica 12 giugno 2016
SOCIETA’
NEL NOSTRO PAESE QUASI OTTO PERSONE SU DIECI NON VEDONO LA VIA LATTEA
In Italia c’è troppa luce artificiale
L’inquinamento luminoso cancella la notte, a rivelarlo un articolo su “Science Advances”
DIRITTI D’AUTORE
Ed Sheraan accusato di plagio
per il brano “Photograph”
uai in vista per Ed Sheeran, accusato di plagio
per il brano “Photograph”, il singolo che il cantante avrebbe scopiazzato nota
per nota dal brano “Amazing”
del meno conosciuto Matt Cardle, vincitore a X Factor UK
nel 2010. A puntare il dito
contro di lui sono stati gli
autori Martin Harrington e
Thomas Leonard, che hanno
scritto la canzone nel 2009,
circa sei mesi prima dell’uscita
del campione di incassi di Ed
Sheran. I due esperti di musica,
noti nell’ambiente aver lavorato
con grandi artisti del calibro di Kylie
Minogue ed Emma Bunton delle Spice
Girls, hanno dimostrato le numerose
somiglianze presenti, rivendicando la
paternalità della melodia.
Gli autori sostengono che Sheeran
abbia copiato tutto il ritornello. L’avvocato scelto dai due è Richard Busch
noto per avere vinto una causa simile
per la canzone ”Blurred lines” interpretata da Robin Thicke e Pharrell
Williams che vennero accusati dagli
eredi di Marvin Gaye di avere copiato
“Got to give it up”.
L’avvocato parlando con Billboard ha
dichiarato: “I miei clienti sono songwriters professionisti. Il loro lavoro è la
G
di Chantal Capasso
atlante dell'inquinamento
luminoso più accurato
mai realizzato fino ad ora
rivela che un terzo dell'umanità non è più in grado di
vedere la Via Lattea a causa delle
luci artificiali. E in alcune località,
come Singapore, le persone non
sperimentano mai condizioni che
somigliano alla vera notte perché il
crepuscolo artificiale è così luminoso
che gli occhi non si adattano completamente alla visione notturna. Fra
i paesi del G20, l'Italia è quello che
soffre maggiormente, e la situazione
potrebbe peggiorare con il passaggio all'illuminazione LED.
Oltre l'80 per cento della popolazione
mondiale vive in regioni in cui il
cielo notturno è inquinato dal bagliore delle luci artificiali. E le cose
vanno ancora peggio in Europa e
negli Stati Uniti, dove l'intensità delle
L’
luci è tale da privare della possibilità
di vedere la Via Lattea rispettivamente il 60 e l'80 per cento della
popolazione.
Sono solo alcuni dei dati contenuti
nell'atlante mondiale dell’inquinamento luminoso messo a punto da
un gruppo di ricerca dell'Istituto di
scienza e tecnologia dell’inquinamento luminoso a Thiene in collaborazione con altre istituzioni internazionali e illustrato in un articolo
su “Science Advances”.
Nel nostro paese il problema è così
diffuso da impedire al 77% degli
italiani di ammirare lo straordinario
spettacolo notturno della Via Lattea.
Addirittura un quarto della popolazione vive sotto cieli ‘abbaglianti’,
talmente inondati da luce artificiale
da non permettere agli occhi di attivare la modalità di visione notturna.
E’ quanto emerge dall’ultimo Atlante
mondiale dell’inquinamento luminoso, pubblicato su Science Advan-
ces da un gruppo internazionale di
ricerca coordinato dall’Italia con
l’Istituto di Scienza e Tecnologia dell’inquinamento luminoso (Istil), un’organizzazione no-profit fatta da volontari. ”Essere al primo posto nella
classifica dei Paesi piu’ inquinati dovrebbe far riflettere coloro che, specialmente a livello politico, continuano ad opporsi ad una limitazione
dell’abuso dell’illuminazione artificiale notturna”, commenta il fisico
Fabio Falchi dell’Istil, che ha portato
avanti lo studio in collaborazione
con l’Agenzia statunitense per l’atmosfera e gli oceani (Noaa), l’ente
americano dei parchi nazionali, il
centro tedesco di ricerca geologica
(Gfz) e l’universita’ israeliana di
Haifa. La situazione dei cieli è stata
fotografata grazie ai dati raccolti
dal satellite Suomi Npp di Nasa e
Noaa: rielaborati da una quarantina
di computer (con un software che
ha calcolato la propagazione della
luce in atmosfera), sono stati poi
calibrati con una serie di osservazioni da terra, raccolte per il 20%
da cittadini volontari.
I dati dimostrano che, in termini di
superficie, Italia e Sud Corea sono
i Paesi più ‘abbagliati’ del G20,
mentre Canada e Australia sono
quelli piu’ bui. Nell’Europa occidentale, i cieli meno inquinati sono
quelli di Scozia, Svezia, Norvegia,
e a tratti anche quelli di Austria e
loro vita e sono onorato che mi abbiano
dato fiducia in questo importante caso.
La similitudine delle canzoni tocca l'essenza stessa del lavoro. Le somiglianze
vanno oltre la sostanza, che è di per sé
sufficiente a stabilire una violazione del
copyright e sono sorprendenti.” I documenti legali che sono stati portati a
referto parlano di 39 note identiche.
A tal proposito, la Bbc ha diffuso le immagini esclusive degli spartiti musicali
presentati come prova al Tribunale di
Los Angeles ma nessuno dei diretti interessati si è fatto sentire. Qualora il
plagio venisse acclarato dai giudici, Ed
Sheeran sarebbe costretto a pagare un
risarcimento da 20 milioni di dollari.
Spagna. Su scala globale, lo smog
luminoso nasconde la Via Lattea
ad un terzo dell’umanità. Le informazioni contenute nell’atlante sono
molto preziose, aggiunge Falchi,
”soprattutto ora che ci troviamo
sulla soglia di una transizione mondiale verso la tecnologia led che,
a parità di luce prodotta, potrà aumentare l’inquinamento luminoso
nella parte blu dello spettro di un
fattore tre”.
SU FACEBOOK SONO ARRIVATE LE FOTO “RUOTANTI” DA POTER PUBBLICARE E CONDIVIDERE
La realtà virtuale a 360 gradi
Lo ha annunciato Mark Zuckerberg, sulla sua pagina
Saranno riconoscibili dall’icona della bussola
ra già da un po’ di tempo
che si parlava della possibilità di caricare sul social network di Zuckerberg,
Facebook, le foto a 360 gradi,
e presto tutto questo diventerà
realtà
Infatti, a breve, tutti gli iscritti
potranno vedere e caricare le
loro foto ''ruotanti'' condividendole con i propri amici. Le foto
saranno visualizzabili anche
con il visore.
Ad annunciarlo sulla propria
pagina è stato Mark Zuckerberg stesso: è sua la prima
foto a 360 gradi pubblicata su
Facebook, che spiega agli utenti
come sia possibile navigare
E
all'interno di scatti "immersivi"
tutti da esplorare. Sarà possibile sfruttare questa funzione
sia da mobile che da desktop.
Una volta entrati normalmente,
sul vostro Facebook da mobile
basta muovere il cellulare o
semplicemente con il touch
girare a 360 gradi la foto, mentre dal desktop è possibile
farlo con l'uso del mouse. Grazie al nuovo formato, Facebook
convertirà automaticamente
queste foto piatte in immagini
interattive che possono essere
visualizzate sullo schermo dello smartphone attraverso le
applicazioni di Facebook per
iOS e Android.
Il social network , ancora una
volta stupisce con le sue novità,
per non annoiare gli utenti e
aiutarli a rimanere sempre
collegati. Ovviamente, però,
per vedere queste foto in
modo ancor più coinvolgente
bisogna usare un visore VR
come il Samsung Gear VR: in
questo caso, cliccando sul tasto
" Guarda in VR" associato a
ogni foto si attiva appunto la
visualizzazione in realtà virtuale. In questo modo ci potrà
''catapultare'' virtualmente sul
posto in cui è stata scattata la
fotografia.
Per poter usufruire della nuova
funzione, sarà obbligatorio effettuare il nuovo aggiornamento dell'app di Facebook. Per
restare aggiornato sulle ultime
notizie dal mondo della tecnologia, puoi cliccare sul tasto
''Segui'' situato nella parte superiore della pagina.
Il progetto di riferimento è
stato rilasciato come progetto
open-source su GitHub.
La nuova funzionalità a 360 gradi non si applica retroattivamente, il che significa che panoramiche o fotosfere caricati
precedentemente non saranno
convertite in automatico. Ch.C.