Legge sulla memoria, la Spagna riscopre le

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Legge sulla memoria, la Spagna riscopre le
Centro Studi Repubblica Sociale Italiana
Legge sulla memoria, la Spagna riscopre le vittime rimosse
Inviato da Redazione
lunedì 04 febbraio 2008
Ultimo aggiornamento lunedì 04 febbraio 2008
Antonio Carioti, Il film-inchiesta di Cremagnani e Deaglio sui 130 mila gettati nelle fosse comuni. I massacri nascosti di
Franco. Legge sulla memoria, la Spagna riscopre le vittime rimosse, in «Corriere della Sera», 22 gennaio 2008, p. 49.
 Un pettine, medagliette arrugginite, un crocefisso di legno, un paio d'ocÂ-chiali rotti. Scorrono sul video le immagini degli
oggetti ritrovati, inÂ-sieme a una massa enorme di ossa umane, in una delle fosse comuni dove furono gettate le vittime
del terrore franchista prima e dopo la guerra civile spagnola. Siamo alle sequenze iniziali del film-inchiesta L'ultima
crociata (Luben Production), realizzato da Beppe CreÂ-magnani ed Enrico Deaglio, che sarà allegato in Dvd al numero
speciale per la giornata della memoria della rivista Diario, diretta dallo stesÂ-so Deaglio, in edicola da giovedì prossimo.
Il documentario racconta come si è arrivati alla «legge sulla memoria» approvata il mese scorso dal Parlamento di
Madrid. Tutto è partiÂ-to dal basso, dai parenti delle innumerevoli persone (si calcola che nelle fosse comuni siaÂ-no stati
seppelliti circa 130 mila cadaveri) fuciÂ-late e fatte sparire nel nulla. È scesa in campo la «generazione dei nipoti»,
desiderosa di conoscere e far conoscere quella tragedia, dopo che i figli delle vittime, negli anni Settanta e Ottanta,
avevano preferito non rivangare il pasÂ-sato, stringendo con i carnefici e i loro dissidenti un «patto dell'oblio» per
assicurare l'uscita pacifica della Spagna dalla dittatura.
Per certi versi, il lavoro di Cremagnani e DeÂ-aglio può apparire manicheo, perché presenta come uno scontro tra
fascismo e democrazia un conflitto che ebbe caratteri assai più complessi. In realtà i fascisti della Falange erano solo una
parte del composito fronte nazionalista che il generale Francisco Franco raccolse intorno a sé nel 1936, quando diede il
via al colpo di Stato militare contro la Repubblica spagnola. E nello schieramento opposto, che resistette strenuamente
fino al 1939, c'erano anche componenti di tendenza tutt'altro che democratica, a cominciare da comunisti e anarchici
(peraltro in feroce lotta tra loro).
Tuttavia non c'è dubbio che i caratteri sanguinari del franchismo, anche per via della feÂ-lice transizione alla democrazia
gestita dal re Juan Carlos dopo la morte del despota nel 1975 vengono spesso sottaciuti. E al ricordo delle atrocità
compiute in campo repubblicaÂ-no, mantenuto vivo in particolare dalla Chiesa cattolica, che ha appena beatificato 498
dei cirÂ-ca 6.000 religiosi uccisi da miliziani di sinistra durante la guerra civile, si accompagna in geÂ-nere un interesse
assai minore per i crimini dai nazionalisti, di cui in alcuni casi furono vitÂ-time anche dei sacerdoti, specie nei Paesi
BaÂ-schi ribelli al centralismo di Madrid.
Cremagnani e Deaglio hanno quindi l'indubÂ-bio merito di mettere in luce le dimensioni enormi della strage, che si
proponeva di estirÂ-pare dalla Spagna ogni traccia delle idee marxiste e illuministico-massoniche - oltre che
dell'autonomismo basco e catalano - colÂ-pendo indiscriminatamente chiunque fosse sospetto di professarle. Non
venivano risparÂ-miate le donne e neppure i bambini, visto che in alcune fosse comuni si trovano anche scheÂ-letri di
persone in età infantile.
È interessante poi notare che il franchismo, malgrado l'ossequio formale ai valori cristiani che gli assicurò il pieno sostegno
della gerarÂ-chia ecclesiastica nella sua «crociata» e oltre, assunse anche alcuni tratti razzisti. Il docuÂ-mentario si
sofferma sull'opera di Antonio Vallejo Nàgera, capo dei servizi psichiatrici militaÂ-ri e accademico di gran fama sotto
Franco, che riteneva il marxismo una malattia mentaÂ-le trasmessa per via ereditaria. A lui si deve il saggio Eugenesia de
la hispanidad y regeneración de la raza, secondo cui i sostenitori di idee progressiste erano discendenti dei marraÂ-ni,
ebrei solo apparentemente convertiti al catÂ-tolicesimo secoli addietro. Convinto fautore dell'eugenetica, predispose un
programma in base al quale 10 mila figli di donne recluse per motivi politici furono sottratti alle madri.
Un altro aspetto poco noto è la destinazione massiccia dei prigionieri repubblicani ai lavoÂ-ri forzati. Furono loro, in
condizioni di vera e propria schiavitù, a edificare il ciclopico comÂ-plesso monumentale in onore dei caduti naÂ-zionalisti
del Valle de los Caidos, più grande della basilica di San Pietro dove è sepolto lo stesso Franco. Ma anche per vane altre
costruÂ-zioni furono impiegati, a costo zero, gli oltre 80 mila forzati. Se ne giovarono per arricchirsi imprenditori senza
scrupoli come José Banùs, artefice del porto di Marbella, di cui si dice che scegliesse gli operai schiavi «controllando le
dentature e tastando i bicipiti».
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La campagna dei nipoti
 Il 10 dicembre scorso il Parlamento spagnolo ha approvato in via definitiva la legge per la memoria storica, che contiene
la prima condanna ufficiale della tirannia franchista. Essa prevede il riconoscimento dei diritti di chi fu perseguitato dalla
dittatura; dispone la rimozione dei simboli franchismi dai luoghi pubblici; dichiara illegittimi i tribunali istituiti da Franco per
colpire gli oppositori; facilita le ricerche nei luoghi dove si pensa ci siano fosse comuni di repubblicani uccisi. Tale
provvedimento voluto dal primo ministro socialista Josè Luis Zapatero (lui stesso nipote di un fucilato) e osteggiato dalla
destra, è il frutto di una lunga agitazione popolare guidata dal giornalista Emilio Silva. Fra le iniziative più vistose del
movimento, la pubblicazione sulla stampa, a partire dal luglio 2006, di necrologi dedicati a persone uccise settant’anni
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