“Il tessile si presenta: etichettatura, tracciabilità, trasparenza”
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“Il tessile si presenta: etichettatura, tracciabilità, trasparenza”
“Il tessile si presenta: etichettatura, tracciabilità, trasparenza” Giovedì, 20 maggio 2010 Camera di Commercio Bergamo Palazzo dei Contratti e delle Manifestazioni Via Petrarca, 10 - Bergamo POLITICHE INDUSTRIALI PER I SETTORI DEL “MADE IN ITALY”, IN PARTICOLARE PER IL TESSILE Prima di tutto vorrei ringraziare la Camera di commercio di Bergamo nella persona del suo Presidente dr. Paolo Malvestiti per avere promosso con le imprese operanti nella filiera del tessile-abbigliamento questo momento di riflessione sui temi dell’etichettatura, tracciabilità e trasparenza e la dr.ssa Maria Colitti quale moderatore di questo evento. Mi trovo qui per parlarvi di politiche industriali per i settori del Made in Italy, in particolare per il tessile. La grave crisi, che ha interessato i mercati mondiali, ha travolto anche le imprese del settore del tessile ed è per questo che sono necessarie risposte forti e la messa in campo di misure atte a sostenere una prospettiva di nuova crescita e posizionamento sui mercati, anticipando e favorendo gli sviluppi futuri. L’industria italiana del Tessile-abbigliamento è un esempio di eccellenza e merita tutto il sostegno possibile. A tal riguardo, il Ministero ha messo in atto una serie di azioni di sviluppo e di supporto per il rilancio delle imprese del settore. Tali misure si possono riassumere come segue: 1 [email protected] - contratto di rete: nuova figura di collaborazione tra imprese caratterizzata dalla flessibilità (norme dispositive) rispetto agli istituti similari (quali i consorzi); risponde così in particolare alle esigenze delle PMI che, tramite uno strumento più agile, possono realizzare, in forma aggregata, progetti volti ad accrescere le reciproche capacità innovative. Inoltre, tramite la "rete" potranno accedere più facilmente al credito ed ai particolari provvedimenti agevolativi e di promozione da parte delle P.A. per settori specifici; - credito d’imposta: nel quadro degli interventi a sostegno dell’economia previsti dal decreto legge 25 marzo 2010, n.40 c.d. “decreto incentivi” all’articolo 4 commi da 2 a 4 è prevista un’agevolazione per le imprese che operano nel settore tessile e della moda. Si tratta in una detassazione dal reddito d’impresa sugli investimenti in attività di ricerca industriale e di sviluppo precompetitivo finalizzate alla realizzazione di campionari o delle collezioni realizzati nel corso del 2010. (Circolare n.22/E del 29/4/2010 - Agenzia delle entrate); - Protocollo d’intesa firmato tra Unioncamenre e MiSE: avvio di un programma finalizzato a rafforzare l’azione di controllo e di vigilanza sul mercato a tutela del consumatore in collaborazione con il sistema Camerale, per dare quindi una risposta concreta in tema di concorrenza sleale; - tracciabilità volontaria: in tale ambito il Ministero è impegnato a promuovere azioni di sostegno su un sistema di tracciabilità volontaria dei prodotti; - rafforzamento del “Made in”: sul piano comunitario il Ministero è impegnato a sostenere la necessità di emanare un regolamento sul “Made in” che regoli la materia. E’ con riferimento a questi ultimi due temi che occorre fare una riflessione più ampia. Tutti noi sappiamo che il settore del tessile è disciplinato attualmente da norme nazionali e comunitarie: - quelle nazionali risalgono al 1973 con la legge 883 e il successivo DPR 515/76, e disciplinano le denominazioni e l’etichettatura di composizione dei prodotti tessili e più in particolare tutto il sistema della vigilanza (dr.ssa Fusi); 2 [email protected] - la norma di derivazione comunitaria attualmente in vigore che abroga in parte le nostre norme nazionali è il decreto legislativo 194/99 - si tratta infatti del recepimento della direttiva 96/74/CE - e una recente direttiva la 2008/121/CE che non è altro che la rifusione o se vogliamo il riordino ti tutte le direttive comunitarie che nel corso degli anni hanno interessato questo settore. In questo contesto normativo si inserisce oggi la legge da tutti noi conosciuta con il nome “Legge Reguzzoni Versace” che è stata approvata in via definitiva dalla Camera dei Deputati il 17 marzo 2010, ed è stato promulgata in data 8 aprile 2010, con il numero 55. Si tratta di “Disposizioni concernenti la commercializzazione di prodotti tessili, della pelletteria e calzaturieri” che vanno a disciplinare i due temi sopra accennati e che il Ministero ha sempre sostenuto, quali quelli del sistema di “tracciabilità volontaria” e del rafforzamento del “Made in Italy” In particolare la norma approvata e che entrerà in vigore il 1 ottobre 2010: - istituisce un sistema di etichettatura obbligatoria di quei prodotti destinati alla vendita nei settori del tessile, della pelletteria e calzaturiero, che evidenzi il luogo di origine di ciascuna fase di lavorazione e assicuri la tracciabilità dei prodotti stessi (ART. 1, COMMA 1) - Tale sistema di etichettatura obbligatoria è finalizzato a consentire ai consumatori finali di ricevere un’adeguata informazione sul processo di lavorazione dei prodotti. - permette l’impiego dell’indicazione “Made in Italy” esclusivamente per i prodotti finiti per i quali le fasi di lavorazione (meglio definite nei commi che seguono al presente comma) hanno avuto luogo prevalentemente nel territorio nazionale e in particolare se almeno due delle fasi di lavorazione sono state eseguite nel territorio medesimo e se per le rimanenti fasi è verificabile la tracciabilità (ART. 1, COMMA 4) 3 [email protected] Non dobbiamo dimenticare che la presente legge interviene per una finalità già oggetto di precedenti iniziative legislative sia a livello nazionale che a livello europeo - ricordo in proposito la proposta di regolamento comunitario relativo all’indicazione del Paese di origine di taluni prodotti importati da paesi terzi. Pertanto appare chiara la volontà del legislatore di salvaguardare e mettere a profitto quella percezione distintiva di qualità che nel consumatore evoca un prodotto dal know how tutto Italiano. Tuttavia la legge Reguzzoni-Versace reca una disciplina configurabile come regolamentazione tecnica, ai sensi della direttiva 98/34/CE, la quale prevede all’articolo 8 l’immediata notifica alla Commissione europea di ogni “PROGETTO” di regola tecnica. Tale notifica - formalizzata nei primi giorni di maggio dal Ministero dello Sviluppo Economico - inevitabilmente farà emergere quegli aspetti non in linea con il diritto comunitario appena evidenziati (“progetto” di regola tecnica e non “legge approvata”). Quali sono quindi le prospettive e le opportunità che si aprono per le imprese manifatturiere con il varo delle nuove norme? La risposta potrà essere data a breve e solo dopo le indicazioni da parte della Commissione europea, che inevitabilmente influenzerà l’applicazione della norma. Discutere dello scenario che ci attende con le imprese è essenziale: il Ministero, nel corso di questi anni, ha sempre ribadito la propria posizione “rispettosa” del quadro normativo esistente. La norma utile manca dal quadro normativo comunitario, e non da quello nazionale, ed è rappresentata dal regolamento sull’etichettatura obbligatoria per la merce in entrata da Paesi extra-EU, che rappresenterebbe la risposta adeguata ai nostri competitors in vari settori (USA, Cina). 4 [email protected] Ancora oggi il Ministero si sta impegnando in ambito comunitario a sostenere tale norma ed in particolare ad ammorbidire le resistenze degli altri stati membri UE. Una novità da registrare in sede comunitaria è rappresentata dall’apertura di un dibattito sull’inserimento di un regime di marchio di origine nella proposta del nuovo Regolamento sulla denominazione e l’etichettatura dei prodotti tessili, attualmente in discussione presso il Consiglio Europeo. Il Regolamento in discussione che presumibilmente troverà la sua approvazione verso la fine dell’anno si pone i seguenti obiettivi: ¾ Semplificare il quadro giuridico esistente producendo effetti positivi potenziali per le parti private interessate e per le amministrazioni pubbliche. La revisione mira pertanto ad accelerare l’introduzione e la disponibilità di nuove fibre. ¾ Semplificare e migliorare il quadro regolamentare vigente in materia di sviluppo e utilizzazione di nuove fibre. ¾ Promuovere l’innovazione nel settore tessile e dell’abbigliamento e consentire agli utilizzatori e ai consumatori di fibre di beneficiare più rapidamente dei prodotti innovativi. ¾ Migliorare la trasparenza del procedimento. ¾ Aggiungere nuove fibre all’elenco delle denominazioni armonizzate. ¾ Introdurre una maggiore flessibilità nell’adeguamento della legislazione al fine di tenere il passo con le esigenze generate dalla prevista evoluzione tecnica del settore dell’industria tessile. Tuttavia l’idea di introduzione di ulteriori obblighi nell’attuale proposta di regolamento che impongano altri requisiti sull’etichettatura tessile, quali ad esempio, le sostanze chimiche presenti nei prodotti tessili, l’etichettatura elettronica (RFID), l’etichetta multi-lingua, l’indicazione dei prodotti tessili importati da paesi extra Ue, l’uso del marchio di origine “Made in” per i prodotti manufatti all’interno dell’UE etc, non ha registrato ancora posizioni definite in seno al dibattito in Consiglio. 5 [email protected] Ma le iniziative parlamentari in tal senso sono forti, in particolare è stato proposto ed approvato dal Parlamento europeo, durante la “Plenaria di Strasburgo” del 17 u.s. un pacchetto di emendamenti al Regolamento tra i quali anche un emendamento che introduce norme che regolano l’indicazione d’origine dei prodotti tessili: - un primo sistema di etichettatura obbligatoria per i prodotti tessili importati dai paesi terzi; - un sistema di etichettatura facoltativo per i prodotti tessili realizzati all’interno degli Stati membri. Nel sistema obbligatorio, si determina il paese di origine attraverso il criterio previsto nel Codice Doganale Europeo (Regolamento n.2913/92), ovvero dove è avvenuta l'ultima lavorazione sostanziale. (Tale sistema ricalca quello proposto dalla Commissione Europea nella Proposta di Regolamento sul marchio d'origine (COM(2005) 661 def. del 16/12/2005) attualmente bloccata in Consiglio). Nel sistema facoltativo, invece, si considera Stato Membro di origine quello in cui si siano svolte 2 fasi di lavorazione del prodotto su 4, e tale sistema è molto simili a quello previsto nella legge Reguzzoni-Versace. Con l’approvazione di questi emendamenti in sede politica si è aperto il dibattito nella Commissione tecnica presso il Consiglio europeo che dovrà esprimersi sulla stesura degli emendamenti proposti e la loro applicazione. Il percorso non sarà facile ma l’impegno del Ministero è quello di sostenere e appoggiare le proposte in atto. In attesa della loro evoluzione una riflessione andrebbe fatta anche sulla strategia degli altri paesi sul “Made in”. La Francia ad esempio non varerebbe una politica che obbligasse le aziende detentrici di marchi di fabbrica forti, evocatori di per sé dell’immagine del paese, all’obbligo di dichiarare la provenienza di origine con norme più stringenti di quelle stabilite dal codice doganale e valide solo per il mercato nazionale. 6 [email protected] Occorre quindi anche far maturare la consapevolezza che il “Made in Italy” come lo conosciamo oggi, affonda le radici del suo valore - sì nella nostra ineguagliabile tradizione culturale, nella sapienza artigiana e nello stile di vita - ma anche nell’immagine che in giro per il mondo hanno fatto crescere i marchi di fabbrica più prestigiosi. Il Ministero, fermo restando l’impegno forte sul piano comunitario a sostenere la necessità di regolamentare il “Made in” - facendolo in tutte le sedi opportune - riflette sulla - promozione di un sistema di tracciabilità volontaria dei prodotti da promuovere con un impegno diffuso; - implementazione del sistema dei controlli avviato sul territorio con la sottoscrizione del protocollo d’intesa tra MiSE e Unioncamere, come peraltro le categorie chiedono da tempo. Grazie a tutti per il paziente ascolto. Antonella Tomassi Funzionario Ministero dello Sviluppo Economico Dipartimento per le imprese e l'internazionalizzazione Direzione Generale per la politica industriale e la competitività 7 [email protected]