Febbraio 2014 - Nuova Informazione Cardiologica

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Febbraio 2014 - Nuova Informazione Cardiologica
FORUM di BIOETICA
NEWSLETTER n. 112
-- f e bbr a i o – 2 0 1 4 -
Gli scopi del Forum sono: suscitare un interesse culturale sui principi fondanti della
bioetica e aprire il dibattito sui dilemmi etici dell’epoca moderna
INDICE:
Principi e Dilemmi di Bioetica
Introduzione: Le differenze sessuali e la teoria del genere («gender»)
IDEOLOGIA DI GENDER di Jutta Burggraf
Il processo di identificazione con il proprio sesso
Verso una comprensione della differenza tra i sessi
Il giusto rapporto tra sex e gender
Le radici filosofiche del gender di Paolo Rossi
La vera storia dell’esperimento perfetto dei gemelli Reimer
Gli esperti e le ong dell’Onu in guerra con il Vaticano e l’androcentrismo
Le radici bibliche della sessualità
Comitato di redazione
Dott. Cleto Antonini, (C.A.), Aiuto anestesista del Dipartimento di Rianimazione Ospedale
Maggiore di Novara;
Don Pier Davide Guenzi, (P.D.G.), docente di teologia morale presso la Facoltà Teologica
dell’Italia Settentrionale, Sezione parallela di Torino; e di Introduzione alla teologia presso
l’Università Cattolica del S. Cuore di Milano e vice-presidente del Comitato Etico
dell’Azienda Ospedaliera “Maggiore della Carità” di Novara.
Don Michele Valsesia, parroco dell'Ospedale di Novara, docente di Bioetica alla Facoltà
Teologica dell'Italia Sett. sez. di Torino
Prof. Paolo Rossi, (P.R.) Primario cardiologo di Novara
Master di Bioetica Università Cattolica di Roma
1
Introduzione
Le differenze sessuali e la teoria del genere («gender»)
Abitualmente, quando si parla di «g e n e re» (gender), ci si riferisce sia al genere maschile,
sia al genere femminile. Come esiste il sesso maschile, esiste il sesso femminile. Ora, in
parecchie organizzazioni internazionali, si parla attualmente dì una nozione di «g e n e r e » di
cui si evita di fornire una chiara definizione. Secondo tale accezione, il termine «s e s s o » si
riferisce a determinazioni naturali. Esistono dunque due sessi genitalmente caratterizzati. Ma,
accanto al sesso, vi sarebbe anche il «g e n e re ». In quanto tale, questo termine evoca i ruoli
svolti dagli individui nella società. Questi ruoli nascono nel corso della storia; sono un prodotto
dell’interazione tra natura e cultura. Tuttavia, un concetto equivoco del «g e n e re » ha fatto
di recente la comparsa: esso è concepito come esclusivo prodotto della cultura, e può perciò
apparire e scomparire a seconda delle società e persino degli individui. Il nesso individuofamiglia-società si perde, e la persona è ridotta a individuo. Taluni, ad esempio, affermano che
l’amore materno non è inscritto nella natura della donna, ma che questo sentimento è nato in
un determinato contesto culturale, e che può perciò scomparire o essere distrutto se la cultura
cambia. Ci si trova infatti in presenza di una nuova rivoluzione culturale. Quale che sia il suo
sesso l’uomo potrebbe scegliere il suo genere: potrebbe optare per l’eterosessualità,
l’omosessualità, il lesbismo. Potrebbe persino optare per la transessualità, cambiare di sesso.
Esistono progetti di dichiarazione dei diritti del «g e n e re ». Questa strana dissociazione tra
sesso e genere, tra natura e cultura distrugge la dimensione personale dell’essere umano e lo
riduce a semplice individualità. L’ideologia del «g e n e re» comporta dunque che si metta in
discussione radicale la famiglia e tutto ciò che essa significa per e nella società.
Ideologia di Gender
1
di Jutta Burggraf
L’ideologia femminista di gender si diffonde a partire dal decennio 1960-19700. Sostiene che la
femminilità e la maschilità non sarebbero determinate fondamentalmente dal sesso, ma dalla
cultura. Mentre il termine ≪sesso≫ si riferisce alla natura e implica due possibilità (uomo e
donna), il termine ≪genere≫ è tratto dalla linguistica, in cui si distinguono tre varianti:
maschile, femminile neutro. Le differenze tra l’uomo e la donna non corrisponderebbero,
1
Jutta Burggraf, Genere, Lexiton, 421-429, EDB Bologna, 2003
2
dunque - al di la delle ovvie differenze morfologiche -, a una natura «data», ma sarebbero
mere costruzioni culturali, «plasmate» sui ruoli e i modelli che in ogni società si attribuiscono
ai sessi («ruoli socialmente costruiti»). 2 A questo proposito si fa notare (non senza ragione)
che, nel passato, le differenze erano smisuratamente accentuate, la qual cosa ha provocato
situazioni di discriminazione e ingiustizia per molte donne: per lunghi secoli, è stato comune
«destino femminile» essere considerata un essere inferiore, esclusa dalle decisioni pubbliche e
dagli studi superiori. Oggi, invece - si sostiene - le donne sono consapevoli dell’inganno di cui
sono state vittime, e rompono gli schemi che sono stati loro imposti. Vogliono liberarsi
principalmente del matrimonio e della maternità. 3
Alcuni sostengono l’esistenza di quattro, cinque, sei generi, sulla base di diverse
considerazioni: eterosessuale maschile, eterosessuale femminile, omosessuale, lesbica,
bisessuale e indifferenziato. La maschilità e la femminilità, dunque, non risultano affatto gli
unici derivati naturali della dicotomia sessuale biologica. Qualunque attività sessuale sarebbe
giustificabile. 4 L’«eterosessualità», lungi dall’essere obbligatoria, non costituirebbe niente altro
che uno dei casi possibili di pratica sessuale. Né sarebbe preferibile per la procreazione. In
società più «inventive», la riproduzione biologica potrebbe realizzarsi con altre tecniche, si
afferma. 5 E poiché l’identità di genere (il gender) potrebbe adattarsi in modo indefinito a nuovi
e diversi propositi, spetterebbe a ogni individuo la libera scelta del tipo di genere a cui
appartenere nelle diverse situazioni e fasi della sua vita.
Per giungere alla diffusione universale di tali idee, i promotori del femminismo radicale di
genere intendono realizzare un cambiamento culturale graduale, la cosiddetta «de-costruzione»
della società iniziando dalla famiglia e dall’educazione dei figli. 6
Costoro usano un linguaggio ambiguo, che fa sembrare ragionevole i nuovi presupposti etici.
L’obiettivo è la «ricostruzione» di un mondo nuovo e arbitrario che include, insieme al maschile
femminile, anche altri generi nella configurazione della vita umana e delle relazioni
interpersonali.
Questi propositi hanno trovato terreno nell’antropologia individualista del liberismo radicale. Si
fondano, da una parte, su varie ideologie marxiste e strutturaliste, 7 e, dall’altra, sui postulati
di alcuni rappresentanti della «rivoluzione sessuale», come Wilhelm Reich (1897-1957) e
Herbert Marcuse (1898-1979), che invitavano alla sperimentazione di ogni situazione sessuale.
Ancora più evidente è l’influenza dell’esistenzialismo ateo di Simone de Beauvoir (1908-1986)
2
Nelle lingue che non possiedono due termini differenti (sex-gender, sesso-genere), si parla di solito di ≪sesso
biologico≫ e ≪sesso psicosociale≫; come accade, per esempio, in tedesco: biologisches Geschlecht - psycho-soziales
Geschlecht.
3
Alcuni fautori del femminismo di genere propongono: «Per essere efficaci a lungo raggio, i programmi di
pianificazione familiare devono mirare non solo a ridurre la fertilità nei ruoli di genere esistenti, ma anche cambiare i
ruoli di genere al fine di ridurre la fertilità».). La citazione e tratta da Division for the Advancement OF WOMEN FOR
THE EXPERT GROUP MEETING ON FAMILY Planning, Health and Family Well-Being, Gender Perspective in Family
Planning Programs, Banga-J.ar.e 2£-30 oJXo.h.re 3992, .in collaborazione con l’United Nations Populations Fund
Association (UNFPA).
4
J. Butler, Gender Trouble. Feminism and thè Subversion ofldentity, New York-London 1990, 6: «Teorizzando che il
genere è una costruzione del tutto indipendente dal sesso, il genere diventa un artificio libero da vincoli. Di
conseguenza, uomo e maschile potrebbero riferirsi ad un corpo femminile che a uno maschile; donna e femminile, sia
a un corpo maschile che a uno femminile». Sebbene questo lavoro sia criticato, in ambienti estremisti ancora più
radicali, per il fatto che non si distacca del tutto dalla dimensione biologica, può essere considerato una delle opere
chiave che presentano l’ideologia di genere.
5
H. Hartmann, The Unhappy Marriage of Marxism and Feminism, Boston 1981, 16. Come molti altri l’autrice ha
anticipato, in parte, la totale dissociazione tra sessualità e procreazione, maternità-partenità e filiazione, che gli
interventi rendono oggi possibile.
6
Pontificio Consiglio per la famiglia, Famiglia, matrimonio e unioni di fatto (26 luglio 2000), 8. Il femminismo di
genere ha trovato un’accoglienza positiva in numerose importanti istituzioni internazionali, tra le quali alcuni organismi
delle Na.zioni Unite. In non poche università si assiste inoltre al tentativo di elevare i Gender Studies a rango
scientifico.
7
È stato Friedrich Engels a gettare le basi dell’unione tra marxismo e femminismo. Cf. KEngels , The Origin of the
Family, Property and the State, New York 1972 (originale tedesco Der Ursprung der Familie des Privateigentums und
des Staates, 1884).
3
che già nel 1979, pronunciava il suo celebre aforisma: «Non nasci donna! Ti fai donna!», 8 più
tardi integrato dalla conclusione logica: «Non si nasce uomo! Ti fanno uomo! Neanche la
condizione di uomo è una realtà data per principio». 9 Anche gli studi socioculturali di Margaret
Mead (1901-1978) possono considerarsi interni a questo processo storico, che vede il
consolidarsi di una nuova branca del femminismo radicale, sebbene la validità scientifica dei
suoi postulati venga messa in discussione da altri studiosi. 10.
Affermando che i generi femminile e maschile sono il prodotto di fattori esclusivamente sociali,
senza relazione alcuna con la dimensione sessuale della persona, i promotori della teoria di
genere si oppongono a un modello, unilaterale quanto il loro, che sostiene giustamente il
contrario: nega qualunque interazione tra l’individuo e la comunità relativamente alla
configurazione dell’identità personale di uomo o donna; e sostiene che a ogni sesso spettano,
per ragioni biologiche, funzioni sociali fisse, invariate nella storia. 11 Tale modello, tuttavia, è
considerato oggi falso a livello teorico e giuridico, almeno in occidente. 12 È superato da un
punto di vista legislativo, ma non del tutto; 13 non si può negarne l’influenza sui comportamenti
sociali.
Il processo di identificazione con il proprio sesso
Nella persona umana, il sesso e il genere - il fondamento biologico e l’espressione culturale non sono identici, ma nemmeno completamente indipendenti. Per riuscire a stabilire una
relazione corretta tra le due componenti, bisogna prima considerare il processo in cui si forma
l’identità di uomo e di donna. Gli specialisti indicano tre aspetti di questo processo che, in
condizioni normali, si intrecciano armonicamente: il sesso biologico, il sesso psicologico e il
sesso sociale. 14 Il sesso biologico descrive la corporeità di una persona. Solitamente si
distinguono diversi fattori. Il «sesso genetico» (o «cromosomico») - determinato dai
cromosomi XX nella donna e XY nell’uomo - è stabilito nel momento della fecondazione e si
traduce nel «sesso gonadale», che è il responsabile dell’attività ormonale. Il «sesso gonadale»,
a sua volta, influisce sul «sesso somatico» (o «fenotipico») che determina la struttura degli
organi riproduttivi interni ed esterni. Va considerato il fatto che queste basi biologiche
condizionano profondamente tutto l’organismo, in modo tale che, per esempio, ogni cellula di
un corpo femminile è diversa da ogni cellula di un corpo maschile. La scienza medica indica
anche differenze strutturali e funzionali tra il cervello maschile e quello femminile. 15
Il sesso psicologico appartiene all’esperienza di vita psichica di una persona: come uomo o
come donna. Si tratta, praticamente, della coscienza di appartenere a un determinato sesso.
Questa coscienza si forma, in una prima fase, intorno ai due - tre anni e di solito coincide con il
8
S. de Beauvoir, Das andere Geschlechl, Hamburg 1951. 285 (originale francese Le deuxième sexe, Paris 1949)
S. de Beauvoir, Alles in Allem, Hamburg 1974,455.
10
M . Mead , Male and Female. A Study of the Sexes in a Changing Word, New York 194-9; G. Solé Romeo, Historia
del feminismo. Siglos XIX y XX, Pamplona 1995, 50-53.
11
Riguardo ai vari modelli di relazione tra uomo e donne, cf. lo schema chiarificatore di M. Elóse Gui , La
transexualidad. Jurisprudencia y argumentación jurìdica, Granada 1999, 91-118.
12
La subordinazione della donna è un attentato al principio dell’uguaglianza tra i sessi e contro i diritti umani
riconosciuti dalla Dichiarazione universale dell'Organizzazione delle Nazioni Unite del 1948 e da molti altri documenti
dell'ONU.
13
Cf. gli studi di M. Elósegui, «Los derechos reproductivos. Un nuevo concepto juurìdico procedente del mundo legal
anglosajòn», in Anuario de derecho eclesìàstico del Estado 16(2000),689.
14
Si è soliti chiamare il sesso biologico semplicemente sex, sesso, mentre il sesso psicologico e quello sociale sono fusi
nel termine gender, genere.
15
D.D. Kelly, «Sexual Differentiation of the Nervous System», in Principles of Neural Science, by E.R. Kandel — J.H.
Sciiwartz - T.M. Jessel, Appleton and Lange, Norwalk (Connecticut) 42000, 1131- 1149; P. Nopoulos - M. Flaum - D.
O’Leaky - N.C. Andreaskn, «Sexual dimorphism in thè human brain: evaluation of tissue volume, tissue composition
and surface anatomy using magnetic resonance imaging», in Psychiatry Res (2000)2, 1-13; H. Davidson - K.R. Cave D. Sellner, «Differences in visual attention and task interference between males and females reflect diffèrences in
brain laterality», in Neuropsychologia (2000)4, 508-514; N. Sadato - V. Ibanez - M.P. Diìiber - M. Hallett, «Gender
Difference in Premotor Activity During Active Tactile Discrimination», in Neuroimage (2000)5, 532-540; K. Kansaku A. Yamaura - S. Kttazawa, «Sex Differences in Lateralization Revealed in the Posterior Language Areas», in Cereb
Cortex (2000)9, 866-872.
9
4
sesso biologico. Può subire la significativa influenza dell’educazione e dell’ambiente in cui vive
il bambino.
Il sesso sociologico (o civile) è il sesso che si assegna a una persona al momento della nascita.
Esprime la percezione che il resto del mondo ha di quella persona. Indica l’agire specifico di un
uomo o di una donna ed è generalmente inteso come il risultato di processi storico-culturali. Si
riferisce alle funzioni e ai ruoli (e agli stereotipi) che ogni società attribuisce ai diversi gruppi
umani.
Questi tre aspetti non sono isolati l’uno dall’altro, al contrario, si integrano in un processo più
ampio: quello della formazione dell’identità. La persona, durante l’infanzia e l’adolescenza,
acquisisce progressivamente la coscienza di essere «se stessa». Scopre la propria identità e,
essa, sempre più profondamente, la dimensione sessuale del proprio essere. Assume
gradualmente un'identità sessuale (divenendo cosciente delle componenti biopsichiche del
proprio sesso e della differenza con l’altro sesso) e un’identità generica (con la scoperta dei
fattori psicologici e culturali del ruolo che le donne e gli uomini svolgono nella società). In un
armonico e corretto processo di integrazione, le due dimensioni sono corrispondenti e
complementari.
Meritano particolare attenzione gli stati intersessuali (i cosiddetti intersessi), poiché alcuni
sostengono che l’esistenza di persone transessuali ed ermafrodite dimostrerebbe che non
esistono solo due sessi. Ma gli stati intersessuali costituiscono anomalie con caratteristiche
cliniche varie; di solito si formano in una fase molto precoce dello sviluppo embrionale. Si
verificano per la contraddizione di uno o più criteri di definizione sessuale.
Ciò significa che nelle persone transessuali è riscontrabile una patologia in qualcuno dei punti
della catena biologica che dà la differenziazione sessuale. Si tratta di alterazioni dello sviluppo
normale del sesso biologico e, di conseguenza, anche di quello psicosociale. 16 Piuttosto che
usare queste persone per la propaganda finalizzata alla «decostruzione» delle basi della
famiglia e della società, sarebbe opportuno rispettarle e fornire loro un trattamento medico
adeguato.
Bisogna distinguere tra identità sessuale (uomo o donna) e orientamento sessuale
(eterosessualità, omosessualità, bisessualità). Per orientamento sessuale si intende
generalmente la preferenza sessuale che si stabilisce durante l’adolescenza di pari passo con la
fase di completamento dello sviluppo cerebrale. Oltre al fattore biologico, contribuiscono
definire l’orientamento sessuale fattori come l’educazione, la cultura e le esperienze personali.
Anche se le cifre variano nelle diverse ricerche, si può dire che la stragrande maggioranza delle
persone umane è eterosessuale. 17
Una cosa ancora diversa è la condotta sessuale. In casi normali, questa espressione designa il
comportamento sessuale scelto, pur esistendo un margine molto ampio di libertà nel modo in
cui sia uomini che donne possono vivere la loro sessualità.
Verso una comprensione della differenza tra i sessi
Poiché la persona è interamente uomo o donna, in «unità di anima e di corpo», 18 la sua
maschilità o femminilità si estende a tutti gli ambiti del suo essere: dal significato profondo
delle differenze fisiche tra uomo e donna e l’influenza di queste sull’amore corporale, fino alle
differenze psichiche tra i sessi e il diverso modo di manifestare il loro rapporto con Dio. Non
esiste un tratto psicologico o spirituale attribuibile solo a uno dei due sessi, esistono però
16
Il sesso fenotipico, per esempio, non corrisponde - pienamente al sesso cromosomico o gonadale, o non
corrispondono gli organi sessuali interni o esterni. Le persone transessuali, quindi, risultano appartenere al sesso
opposto a quello indicato dalla loro anatomia. Per maggiori informazioni, J. Gonzalez Merlo, «Estados intersexuales»,
in Ginecologia, Barcelona 1998, c. 3; A.C. Marcuello - M. Elòsegui, «Sexo, gènero, identidad sexual y sus patologìas»,
in Cuadernos de Bìoética (1999)3, 459-477.
17
per esempio, gli studi dello psichiatra G.J.M. VAN DEN AARDWEG, Das Drama des gewòhnlìchen Homosexuellen.
Analyse und Therapie, Neuhausen-Stuttgart 3 1995, 17-47 (originale inglese Homosexualìty as a Disease of Self-Pity).
18
Concilio Vaticano II, costituzione pastorale Gaudium et spes, 14.
5
caratteristiche che si manifestano con particolare frequenza e in modo più pronunciato negli
uomini, e altre nelle donne. Fare delle distinzioni in questo ambito è un’ardua impresa.
Probabilmente non si riuscirà mai a determinare con esattezza scientifica ciò che è
«tipicamente maschile» o «tipicamente femminile», poiché la natura e la cultura, i due grandi
fattori di influenza, sono, fin dal principio, strettamente interconnesse. Ma il fatto che l’uomo e
la donna sperimentino il mondo diversamente, svolgano ruoli distinti, sentano, progettino,
reagiscano in modo differente, trova solide basi nella costituzione biologica di ciascuno dei due.
La sessualità parla talvolta di identità e talaltra di alterità. Uomo e donna posseggono la stessa
natura umana, ma in modi diversi. In un certo senso si completano. Perciò l’uomo tende «per
costituzione» verso la donna, e la donna verso l’uomo. 19 Non cercano un’unità androgena,
come suggerisce la mitica visione di Aristofane nei Banchettanti, ma hanno bisogno l’uno
dell’altro per sviluppare la loro umanità. 20
La donna è data all’uomo come «sostegno» dal Creatore, e viceversa, espressione che non
significa «servo», né esprime valore dispregiativo. 21 Anche nella relazione marito-moglie, la
«sottomissione» non è unilaterale, ma reciproca. E nell’amore è desiderabile una
subordinazione vicendevole.
Che solo la donna possa essere madre, e solo l’uomo padre, è un fatto biologico. La
procreazione è nobilitata in loro dall’amore in cui si sviluppa e, proprio per il vincolo amoroso,
è stata posta da Dio al centro della persona umana come lavoro congiunto dei due sessi. La
paternità comune rivela un protagonismo speciale e l’immensa fiducia di Dio.
Sia l’uomo che la donna sono in grado di soddisfare una necessità fondamentale dell’altro.
Nella loro mutua relazione l’uno permette all’altro di scoprirsi e realizzarsi nella propria
condizione sessuata. L’uno rende l’altro cosciente della chiamata alla comunione e capace di
consegnarsi all’altro, in un rapporto di reciproca subordinazione amorosa.
Ciascuno, da diversi punti di vista, raggiunge la propria felicità mettendosi al servizio della
felicità dell’altro.
Mentre il cambiamento arbitrario del gender testimonia una certa ansia di autosufficienza, la
sessualità umana ha il significato evidente della disposizione verso l’altro.
È testimonianza del fatto che la pienezza umana risiede proprio nella relazione, nell’essereper-l’altro. È stimolo a uscire da se stessi, cercare l’altro e gioire della sua presenza.
È come il sigillo del Dio dell’amore nella struttura stessa della natura umana. Ogni persona è
amata da Dio «per se stessa» 22 e chiamata a pienezza individuale, ma non può raggiungere
questa pienezza se non in comunione con gli altri. È fatta per dare e ricevere amore. La
condizione sessuale, che ha un enorme valore in se stessa, esprime questo. Entrambi i sessi
sono chiamati dallo stesso Dio ad agire e vivere insieme. 23 È questa la loro vocazione. Si può
anche affermare che Dio non abbia creato gli uomini e le donne perché generassero nuovi
esseri umani, ma che, esattamente al contrario, essi abbiano la capacità di procreare per
perpetuare l’immagine divina che loro stessi riflettono nella propria condizione sessuata.
L’essere donna e l’essere uomo non si esauriscono nell’essere rispettivamente madre e padre.
Considerando le qualità specifiche della donna, si è riflettuto, a volte, sulla «maternità
spirituale»; il papa Giovanni Paolo II approfondisce questo concetto e parla più propriamente
«del genio della donna». 24 Si tratta di una speciale tendenza che appartiene alla struttura
fisica della donna ed è da questa favorita. Effettivamente, non sarebbe fuori luogo supporre
19
A. Scola, iQué es la vida?, Madrid 1999,128
Scola, iQué es la vida?, 129
21
Giovanni Paolo II, lettera apostolica Mulieris dignitatem (15 agosto 1985), 10. Anche il salmista dice a Dio: «Tu sei il
mio sostegno» (Sal 70,6; cf. Sal 115,9.10.11; 118,7; 146,5).
22
Cf. Gaudium et spes, 24 e Mulieris dignitatem, 7, 10, 13, 18, 20, 30.
23
La sessualità umana fa riferimento a una volontà ineffabile di Dio; cf. Gn 1,27; «Dio creò l'uomo a sua immagine; a
immagine di Dio lo creò: maschio e femmina li creò.»
24
J. Buhggraf, «Juan Pablo II y la vocación de la mujer», in Scripta Theologica 31(1999)1, 139-155.
20
6
che l’intensa relazione della donna con la vita possa generare in lei alcune disposizioni
particolari.
C’è una corrispondenza tra la vicinanza unica verso un nuovo essere umano che la donna
sperimenta durante la gravidanza, e la sua capacità naturale di favorire l’incontro
interpersonale con chi la circonda. Il «genio della donna» può essere inteso come una delicata
sensibilità verso le necessità e le richieste degli altri, una capacità di rendersi conto dei propri
conflitti interiori e di comprenderli. Si può identificare, cautamente, con la capacità particolare
di manifestare l’amore in modo concreto, 25 e sviluppare l’etica della cura.
Laddove c’è un «genio femminile» deve esserci anche un «genio maschile», un talento
specifico dell’uomo. Questi mantiene per natura una distanza maggiore dalla vita concreta. È
sempre al di fuori del processo della gestazione e della nascita, e può parteciparvi solo
attraverso la sua donna. Proprio questa maggiore distanza può agevolare nell’uomo un’azione
più serena nel proteggere la vita e nell'assicurarle un futuro. Può portarlo a essere un vero
padre, non solo da un punto di vista fisico, ma anche spirituale. 26 Può portarlo a essere un
amico imperturbabile, sicuro e fidato. Ma può portarlo anche, d'altra parte, a un certo
disinteresse per le cose concrete e quotidiane, cosa che, disgraziatamente, nel passato è stata
favorita da un’educazione unilaterale.
In ogni ambito e settore della società, nella cultura e nell’arte, in politica e in economia, nella
vita pubblica e privata, uomini e donne sono chiamati ad accettarsi reciprocamente e a
costruire insieme un mondo vivibile. Questo mondo raggiungerà la sua pienezza nel momento
in cui entrambi i sessi gli dedicheranno in armonia il loro contributo specifico.
Il giusto rapporto tra sex e gender
Esiste un’unità profonda tra le dimensioni corporali, psichiche e spirituali della persona umana,
un’interdipendenza tra biologia e cultura. L’agire si fonda sulla natura e non può svincolarsene
completamente.
L’unità e l’uguaglianza tra uomo e donna non annullano le differenze. Anche se le qualità
maschili e quelle femminili sono ampiamente variabili, non possono essere ignorate del tutto.
Esiste ancora una comune base naturale, che non può essere annullata a meno di sforzi
disperati che portano, alla fine, all’autonegazione. Né la donna né l’uomo possono andare
contro la propria natura senza divenire infelici. Rompere con la natura biologica non aiuta né la
donna né l’uomo a liberarsi; li immette, piuttosto, su una strada malata.
La cultura, a sua volta, deve rispondere adeguatamente alla natura. Non deve essere un
ostacolo al progresso dei gruppi umani. È evidente che sono esistite nella storia ed esistono
ancora nel mondo molte ingiustizie nei confronti delle donne. Il lungo elenco di discriminazioni
non ha nessuna natura biologica, ma radici culturali, che vanno sradicate.
Le funzioni sociali non devono essere considerate irreversibilmente vincolate alla genetica o
alla biologia. La donna dovrebbe poter assumere nuovi ruoli, in armonia con la sua dignità. In
questo senso, Giovanni Paolo II rifiuta esplicitamente la nozione biologica determinista per cui
tutti i ruoli e le relazioni dei due sessi sono fissati in un unico modello statico, ed esorta gli
uomini a partecipare «al grande processo di liberazione della donna». 27
Senza dubbio l’ingresso della donna nel mercato del lavoro è un progresso che lancia nuove
sfide a entrambi i sessi. Il termine gender può essere accettato come espressione umana, e
quindi libera, che si basa sull’identità sessuale biologica, maschile o femminile. 28 È appropriato
per descrivere gli aspetti culturali che ruotano intorno alla costruzione dei ruoli dell’uomo e
25
Mulieris dignitatem, 30.
La paternità spirituale comporta la liberazione dall’egocentrismo, «essere conquistato dall’amore». K. Wojtyla,
«Raggi di paternità», in Id., Fratello del nostro Dìo e Raggi di paternità, Città del Vaticano - Urbino 1982.
27
Giovanni Paolo II, Lettera alle donne (29 giugno 1995), 6.
28
CF. i documenti della delegazione della Santa Sede inseriti negli Atti della Conferenza mondiale tenutasi a Pochino
nel 1995, raccolti da J.M. Casas Torres, La cuarta conferencia mundial sobre la mujer, Madrid 1998, 78.
26
7
della donna nel contesto sociale. Tuttavia, non tutti i ruoli sono espressione di una costruzione
volontaria; alcuni hanno maggiore radicamento biologico. Quindi, «è possibile accogliere,
senza conseguenze svantaggiose per la donna, anche una certa diversità di ruoli, nella misura
in cui tale diversità non è frutto di arbitraria imposizione, ma sgorga dalle peculiarità
dell’essere maschile o femminile». 29
Oggi molte persone tornano a vedere con rinnovata chiarezza che non si può raggiungere la
libertà al di là dei limiti della propria natura; che il sesso, più che un privilegio o una
discriminazione è ancora e sempre un’opportunità per il proprio sviluppo. Di conseguenza, si
impegnano affinché la promozione della donna avvenga non solo al di fuori della famiglia.
Se è vero che le donne non sono solo spose o madri, molte lo sono, e vogliono esserlo, e
bisogna creare i presupposti perché lo siano con dignità. L’unico ideale di indipendenza
femminile non deve essere costituito dalla donna che possiede una professione esterna al
nucleo familiare, pur con tutto il rispetto dovuto a questo modello.
La famiglia non è sicuramente occupazione esclusiva della donna. Ma non sì può negare che,
anche quando l’uomo dimostra responsabilità e svolge adeguatamente i propri compiti
professionali e familiari, la donna gioca un ruolo sommamente importante per l’ambito
domestico. Il suo contributo specifico in quell’ambito deve essere pienamente considerato nella
legislazione e anche giustamente retribuito, da un punto di vista economico e sociopolitico. 30
La collaborazione per l’elaborazione di una simile legislazione deve essere considerata
universalmente non solo un diritto, ma anche un dovere della donna.
Nota conclusiva
Lo sviluppo di una società dipende dall’impiego di tutte le risorse umane. Quindi gli uomini e le
donne devono partecipare a tutte le sfere della vita pubblica e privata. Gli sforzi indirizzati a
questo fine giusto a livello politico, imprenditoriale, culturale, sociale e famigliare, possono
riassumersi sotto il concetto di «prospettiva di uguaglianza di genere» («gender»), se in
questa uguaglianza è incluso il diritto a essere differenti. Di fatto, alcuni paesi e organismi
internazionali si rendono conto della diversa situazione delle donne e degli uomini, e
sviluppano progetti per le pari opportunità, che favoriscono la promozione della donna. Nella
scelta delle politiche da intraprendere, la «prospettiva di genere» si pone il problema di quali
effetti queste decisioni possono esercitare sulle realtà rispettive di uomini e donne.
La «prospettiva di genere», che tutela il diritto alla differenza tra uomini e donne e promuove
la corresponsabilità nel lavoro e nella famiglia, non va confusa con la posizione radicale
descritta all’inizio, che ignora e mortifica la diversità naturale tra i due sessi.
Jutta Burggraf
Teologa tedesca, Hildesheim, 1952 - Pamplona 2010. (ZENIT.org)
Le radici filosofiche del gender
sono molto antiche. Risale infatti allo gnosticismo l’idea di un essere umano indifferenziato,
mentre in età moderna è Rousseau a sostenere che la cultura corrompa la natura originaria
dell’uomo. In realtà lo sfondo antropologico che nega la conoscibilità della realtà della natura
umana è costituito dal relativismo, che afferma che non esiste alcuna verità oggettiva e che è
la realtà a doversi adeguare all’uomo, e non viceversa. In un contesto simile evidentemente
“ogni desiderio diventa diritto” e l’ideologia di genere incarna proprio tale possibilità di
costruire l’identità sessuale a prescindere dal dato biologico.
L’identità, che è maschile o femminile, è geneticamente determinata per ogni singola cellula.
Esiste una natura oggettiva, che non è da intendersi semplicisticamente come il mondo
29
30
Giovanni Paolo II, Lettera alle donne, 11.
Giovanni Paolo II, enciclica Laborem exercens (14 settembre 1981), 19.
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vegetale o animale, ma quale regno dei fini che l’uomo non può trasgredire. Lo studio di
Steven Rhoads, disponibile anche in italiano (“Uguali mai”, Lindau 2006, pp. 456), offre una
miniera di prove scientifiche che dimostrano come queste differenze sessuali non siano il frutto
di un plagio culturale o di una radicata convenzione sociale, ma siano innate e si evincano già
nei primissimi gesti e comportamenti dei neonati.
La vera storia dell’esperimento perfetto dei gemelli Reimer
Nel vocabolario delle principali organizzazioni internazionali (Organizzazione mondiale della
sanità, ma anche Unicef, Fondo Onu per la popolazione) la distinzione fra sesso e genere
sembra ormai pacifica: il primo riguarderebbe solamente le caratteristiche biologiche e
fisiologiche di una persona, ovvero i suoi organi genitali e l’apparato riproduttivo, mentre il
secondo si riferisce ai “ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una
certa società considera appropriati per uomini e donne”. La genesi di tale definizione è
complessa e articolata, ma alla radice della popolarità del termine c’è una vicenda, ben nota in
America, molto meno da noi.
Fu il dottor John Money 31 a coniare l’espressione “identità di genere”, e a ipotizzare che
potesse essere anche diversa da quella sessuale. Fin dalla metà degli anni Cinquanta inizia a
teorizzare la distinzione fra sesso e genere, attribuendo il primo alla natura e il secondo
all’educazione, e nel 1967 gli si presenta l’occasione di verificare le proprie ipotesi in quello che
prometteva essere l’esperimento perfetto.
Bruce e Brian Reimer, gemelli, all’età di sette mesi erano stati portati all’ospedale di Winnipeg,
in Canada, per una banale circoncisione. Durante l’intervento per un tragico errore il pene di
Bruce fu bruciato e si staccò. I coniugi Reimer, disperati, vengono indirizzati dal famoso dottor
Money, il quale li consiglia di far crescere Bruce come una femmina, rassicurandoli sulle buone
probabilità di successo della riassegnazione di sesso. Nel 1972 in “Man & Woman, Boy & Girl”
John Money presenta il caso come un successo: l’esperimento è riuscito, il bambino cresciuto
come bambina si è adattato alla nuova identità, mentre il suo gemello si è regolarmente
sviluppato come maschio.
Dopo più di vent’anni, nel marzo 1997 il dottor Milton Diamond, e Keith Sigmundson in
“Archives of Pediatrics and Adolescent Medicine” r i c o s t r u i s c o n o l a v e r a s t o r i a d i B r u c e - B r e n d a .
John Money n o n aveva riferito correttamente dei risultati del suo “esperimento perfetto”.
B r e n d a v o l e v a f a r e l a p i p ì i n p i e d i . Fin dall’inizio Brenda aveva manifestato comportamenti e
atteggiamenti tipicamente maschili, dai propri interessi, alle preferenze per i vestiti e a quelle
per i giocattoli, cercando anche di fare la pipì in piedi. A scuola il suo rendimento era scarso:
chiusa e taciturna, manifestava sintomi di depressione, ed era stata anche espulsa per i difficili
rapporti con i coetanei, fra cui non si era mai inserita: gli insegnanti avevano consigliato i
Reimer di portare quella figlia così difficile da uno psicoterapeuta. La situazione era peggiorata
sempre più, per tutta la famiglia; nel 1978 il dottor Money aveva organizzato un incontro fra
Brenda e un transessuale: Brenda ne era uscita sconvolta, aveva minacciato il suicidio, e
aveva smesso del tutto i propri tentativi di comportarsi da femmina. I genitori decidono di dirle
la verità quando Brenda ha quattordici anni: “Per la prima volta ogni cosa ebbe un senso, ed io
ho capito chi e cosa ero”, dichiara, sollevata. Vuole tornare un maschio.
Nel 2000 Colapinto pubblica “As Nature Made Him: the boy who was raised as a girl”, un best
seller mai tradotto in Italia. David appare anche in tv e racconta la sua vita. Ma la storia non
prevede un lieto fine. Nel 2000 il gemello Brian Reimer, in cura per schizofrenia, si suicida.
David intanto si separa da sua moglie, perde il lavoro e il 4 maggio 2004 si suicida, a trentotto
anni. Nel frattempo la Gender Identity Clinic della John Hopkins è stata chiusa. 32
31
nato in Nuova Zelanda nel 1921, consegue un dottorato in Psicologia ad Harvard, per specializzarsi poi a Baltimora,
al John Hopkins Hospital, dove fonda la prima Gender Identity Clinic. E’ un chirurgo e come tale si occupa della
riassegnazione del sesso, specie nei casi di anomalie genitali nei bambini, campo in cui la sua autorità è indiscussa.
32
Assuntina Morresi Il sesso e il genere, la vera storia dei gemelli Reimer Il Foglio 7 Settembre 2005
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I rapporti Kinsey e l’“esperimento perfetto” che avrebbe dovuto dimostrare che il genere fosse
soltanto psicologico, cioè la tragica storia di Bruce-Brenda Breimer conclusasi con il suicidio,
rivelarono invece esattamente il contrario.
Gli esperti e le ong dell’Onu in guerra con il Vaticano e l’androcentrismo
La presidente della Commissione per i diritti dei minori, Kirsten Sandberg, dell’ONU ha letto un
durissimo documento contro la Santa Sede, accusando il Vaticano di aver coperto
numerosissimi casi di abusi su minori e di aver anteposto la reputazione della Chiesa al bene
delle vittime.
L'unico collegamento tra il problema della pedofilia nella Chiesa e queste intrusioni nella
dottrina morale cattolica sembra essere di natura ideologica: l'ONU sta strumentalizzando
l'abominio degli abusi sui minori e la sofferenza delle vittime per d e s t a b i l i z z a r e g l i
i n s e g n a m e n t i e t i c i d e l l a C h i e s a e per aggredire la Santa Sede, uno dei pochi membri delle
Nazioni Unite ad opporsi con forza all'agenda ideologica dell'ONU in materia di "salute e diritti
sessuali e riproduttivi”, ovvero di aborto, omosessualismo, ideologia gender, educazione
sessuale e contraccezione.
Chi c’è dietro al rapporto delle Nazioni Unite contro il Vaticano? Una ong, prima di tutto, la
britannica Crin. La direttrice del Crin (Child Rights Information Network) Veronica Yates è
autrice di un rapporto sulla chiesa cattolica e i presunti abusi da parte dei minori e che è
servito da base per l’udienza a Ginevra in cui la commissione Onu per i diritti dell’infanzia ha
accusato il Vaticano di complicità nella pedofilia. Tra i finanziatori di questa ong troviamo
anche il Sigrid Rausing Trust, un fondo inglese che offre aiuti economici per la promozione dei
diritti umani, tra cui quelli di gay, lesbiche e trans. Sul sito Internet della ong, a proposito di
educazione sessuale si condannano anche coloro che sono contrari all’aborto.
Secondo il magazine americano Crisis, dietro all’attacco dell’Onu contro la chiesa cattolica c’è il
fatto che “il Vaticano è la barriera principale all’obiettivo dell’Onu di un accesso universale
all’aborto e alla contraccezione per le donne nel mondo”. Secondo la studiosa Anne
Hendershott, “l’attacco al Vaticano riguarda il controllo della popolazione. L’Onu lo vede come
una panacea, Bill e Melinda Gates ne fanno parte, e la chiesa impedisce loro di controllare la
popolazione su larga scala e quindi l’Onu deve marginalizzare la chiesa”. Già i Gates, che
finanziano Save the Children e quindi la ong di Ginevra, Child Rights Information Network.
Melinda Gates, moglie del filantropo e “cattolica praticante”, ha raccolto quattro miliardi di
dollari da destinare alle organizzazioni che finanziano l’aborto nei paesi in via di sviluppo. Si
deve arrivare a sei miliardi di dollari per garantire entro il 2020 una fornitura regolare di
contraccettivi a 120 milioni di donne nei paesi poveri, soprattutto Africa e Asia meridionale.
Importanti dirigenti della campagna internazionale per l’aborto, come Dana Hovig della ong
Marie Stopes International, fanno parte del board della Fondazione Gates.
Da anni una figura chiave della commissione Onu sui bambini è la peruviana Susana Villarán,
sindaco di Lima. Attraverso la cosiddetta “ordinanza gay”, Villarán ha cercato di stabilire i
criteri per “promuovere la parità di genere e di evitare la discriminazione basata
sull’orientamento sessuale”, vale a dire l’imposizione dell’ideologia gay friendly nella sua città,
costringendo le scuole ad “accettare e tollerare l’esposizione al pubblico di amore
omosessuale”. La Villarán è protagonista della Comision de Género y Equidad Social e il Centro
de la Mujer Peruana, che diffondono l’aborto eugenetico dei disabili, l’ideologia di genere e il
matrimonio omosessuale.
Uno dei membri più influenti della commissione Onu è il brasiliano Wanderlino Nogueira Neto,
che in un saggio denuncia “l’androcentrismo sessista”, l’“omofobia sessista e adultocentrica”,
promuovendo invece “la radicale emancipazione delle donne”, la “costruzione di una nuova
virilità” e la “democratizzazione delle relazioni di genere”.
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Le radici bibliche della sessualità
È arrivato il momento di ricordare alle persone la loro grande missione su questa terra. Tutti
sono stati creati per essere “aquile”, capaci di volare molto alto, verso il sole, e non
dovrebbero rinchiudersi in se stessi, comportandosi come “galline” che non fanno altro che
litigare continuamente per beccare il grano che trovano per terra.
“Facciamo l’uomo a nostra immagine e somiglianza” (Genesi 1,26), ha detto Dio nel momento
culminante della Creazione. Il racconto della creazione testimonia una differenza originaria fra
l’uomo e la donna: “Allora, Yahvé fece cadere in un profondo sonno l’uomo, che si
addormentò. E gli tolse una costola, riempiendo il vuoto con la carne. Con la costola che Yahvé
aveva preso all’uomo, creò la donna, e la portò innanzi all’uomo. Ed egli esclamò: “questa
volta essa è osso del mio osso e carne della mia carne”. Sarà chiamata donna, perché
dall’uomo è stata tolta.” (Génesis 2, 21-23).
Da questo passo della Genesi non si può dedurre in nessun modo che la donna sia subordinata
all’uomo o che sia inferiore a lui (solo per una costola), giacché, Adamo, prima del sonno, non
rappresentava il maschio, bensì il genere umano.
L’autore della Genesi non parla della differenza sessuale (Adamo ha ancora la sua costola), ma
indica che l’uomo (maschio e femmina) è al centro della Creazione.
In essa è presente anche la donna che nomina gli animali e, senza una compagnia adeguata, si
sente sola. Il sonno di Adamo solitario esprime il mistero: è Dio stesso che agisce nella
creazione dell’essere umano e i suoi piani sono al disopra dei nostri. E, finalmente, “dopo il
sonno” appare la differenza sessuale: Adamo ed Eva si riconoscono come uguali e
complementari. Per questo si può dire che Dio ha creato l’uomo e la donna in un unico atto
misterioso. Non c’è destra senza sinistra, non c’è alto senza basso e non esiste nemmeno
l’uomo senza donna. Si comprende chiaramente che la differenza sessuale non è irrilevante né
un addizionale, e non è nemmeno un prodotto sociale, ma che scaturisce dalla stessa
intenzione del Creatore. Al momento della creazione dell’uomo nella sua dualità, Dio ha voluto
che l’essere umano si esprimesse in due modi distinti e complementari, egualmente belli e
preziosi.
Certamente Dio ama allo stesso modo sia la donna che l’uomo. Ha dato ad entrambi la dignità
di riflettere la sua immagine e chiama loro alla pienezza.
La sessualità umana, diversamente da quella del regno animale, mostra una chiara
disposizione verso l’altro. Dimostra che la pienezza umana si trova nella relazione, nell’essere per - l’altro. Spinge ad uscire da se stessi, cercando l’altro e rallegrandosi della sua presenza.
È il sigillo dell’amore di Dio nella struttura stessa della natura umana. Anche se ogni persona è
amata da Dio “per se stessa”, e chiamata a una pienezza individuale, questa non può essere
raggiunta se non in comunione con l’altro. È fatta per dare e ricevere amore. Questo è il
significato del carattere sessuale che ha in se un immenso valore.
M a D i o è i g n o r a t o ? più di cent'anni fa Nietzsche, nel suo libro "La Gaia scienza", questo fece
gridare ad un folle: "Cerco Dio!, Cerco Dio!… E dove se n'è andato Dio?"… Ve lo dico io… "Dio è
morto! E siamo stati noi ad ucciderlo!… Quanto di più sacro e di più possente il mondo
possedeva fino ad oggi, si è dissanguato sotto i nostri coltelli". A questo punto il folle tacque, e
rivolse di nuovo lo sguardo sui suoi ascoltatori: anch’essi tacevano e lo guardavano perplessi.
Infine gettò a terra la sua lanterna che andò in pezzi e si spense. “Vengo troppo presto – disse
– il mio tempo non è ancora arrivato. Questo enorme avvenimento è ancora per strada e non è
arrivato fino alle orecchie degli uomini". Oggi, un secolo più tardi, possiamo constatare che
questo "enorme avvenimento" è arrivato alle orecchie di gran parte dei nostri contemporanei,
per i quali "Dio" non è altro che una parola vuota.
Alcune riflessioni di Romano Guardini non hanno perso nulla della loro attualità. Nelle sue
Lettere dal lago di Como, questo grande scrittore cristiano parla della sua inquietudine
riguardo al mondo moderno. Si riferisce, per esempio, a quanto di artificioso c'è nella nostra
vita, scrive della manipolazione alla quale siamo esposti ogni giorno, tratta della perdita dei
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valori tradizionali e della luce stridente che ci viene dalla psicoanalisi. Dopo aver mostrato, in
otto lunghe lettere, una panoramica veramente disperante, alla fine del libro cambia
improvvisamente atteggiamento. Nella nona e ultima lettera esprime un "sì rotondo" a questo
mondo nel quale gli è toccato vivere, e spiega al lettore sorpreso che questo è esattamente
quello che Dio chiede a ciascuno. Il cambiamento culturale, al quale assistiamo, non può
portare i cristiani ad un frastornamento generalizzato 33. Non è possibile che dappertutto si
vedano persone preoccupate e oberate che rimpiangono i tempi passati. Perché è Dio stesso
colui che agisce nei cambiamenti. Dobbiamo essere disposti ad ascoltarlo e lasciarci formare da
Lui 34.
Giustamente oggi è molto importante sperimentare che la fede è molto umana e molto
umanizzante; la fede crea un clima nel quale tutti si sentono a loro agio, amabilmente
interpellati a dare il meglio di sé. Questa verità si esprime nella vita di molti grandi personaggi,
dall'apostolo San Giovanni a Madre Teresa di Calcutta e San Josemaría Escrivá.
Un cristiano non deve essere perfetto, ma autentico sì. Gli altri notano se una persona è
convinta del contenuto del suo discorso, o no. Se qualcuno parla per la gioia di aver incontrato
Dio nel fondo del suo cuore, può succedere che commuova e gli altri con la forza della sua
parola. Non c'è bisogno che sia un brillante oratore. Parla semplicemente con l'autorevolezza di
chi vive -o cerca di vivere- quello che dice; comunica qualcosa dal centro stesso della sua
esistenza.
Gertrud von Le Fort 35afferma che non solo il giorno soleggiato, ma anche la notte oscura ha i
suoi miracoli. "Ci sono dei fiori che fioriscono solo nel deserto; stelle che si possono vedere
soltanto al limite di un luogo disabitato. Ci sono alcune esperienze dell'amore di Dio che si
vivono solo quando ci troviamo nel più completo abbandono, quasi al limite della
disperazione". Se manca l'amore autentico, manca la condizione fondamentale per un sano
sviluppo. Non si può modellare il ferro freddo; però quando lo si riscalda, è possibile forgiarlo
con delicatezza. Attraverso i genitori, i figli dovrebbero scoprire l'amore di Dio. Nei suoi primi
anni di vita, ogni bambino fa una scoperta fondamentale, che sarà di importanza vitale per il
suo carattere: o "sono importante, mi comprendono e mi amano", o "impiccio, disturbo".
Ciascuno deve fare, in qualche modo, l'esperienza di amore che ci trasmette Isaia: "Tu sei
prezioso ai miei occhi, perché sei degno di stima e io ti amo, sulle palme delle mie mani ti ho
disegnato" (Is 43,1-4; 49,15-16). Se manca questa esperienza, può succedere che una persona
non sia mai capace di stabilire relazioni durature, né di lavorare con serietà e, soprattutto, sarà
difficile per lei credere davvero nell'amore di Dio: credere che Dio è un Padre che comprende e
perdona, e che esige con giustizia per il bene del figlio.
Paolo Rossi, [email protected]
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35
CONCILIO VATICANO II, Costituzione pastorale Gaudium et Spes (=GS), n. 4.
R. GUARDINI, Lettere dal lago di Como, Morcelliana 1993.
Gertrud von Le Fort, Unser Weg durch die Nacht, in Die Krone der Frau, Zürich 1950, pp. 90 e ss.
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LLa
ap
pa
arro
olla
aa
aii lle
etttto
orrii
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offerta dal forum per far conoscere il proprio pensiero su quanto letto o sollecitare
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La corrispondenza potrà essere inviata all’indirizzo qui specificato:
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