Quando il inguaggio si inceppa

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Quando il inguaggio si inceppa
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DA SAPERE
DA SAPERE
LE RICERCHE
Un gruppo di ricercatori americani
ha riscontrato che i bambini con Disturbi Specifici del Linguaggio (DSL)
mostrano difficoltà a riconoscere alcuni suoni tipici del linguaggio perché questi si presentano nella “catena del parlato” a una velocità
troppo alta per il loro sistema di riconoscimento uditivo. Sulla base di
queste scoperte sono stati messi a
punto dei programmi computerizzati
che parlano a una velocità più bassa rispetto agli esseri umani: i bambini imparano così a riconoscere i
suoni a una velocità prima bassa e
poi sempre più simile a quella del
parlato normale. Presso l’IRCCS Medea è stato messo a punto un sistema computerizzato per questi trattamenti nei bambini italiani con DSL.
UN DISTURBO
PREVALENTEMENTE
MASCHILE
I Disturbi Specifici del Linguaggio
colpiscono bambini con intelligenza normale, senza apparenti problemi neurologici o psichiatrici né
rilevanti difficoltà sociali ed economiche.
La causa di questo tipo di disturbo
non è ancora nota ma è stato calcolato che circa 8 bambini su 100 in
età scolare presentano un DSL e
che nei maschi esso è 3-4 volte più
frequente che nelle femmine.
Numerosi bambini affetti da DSL
presentano una preferenza manuale sinistra e circa la metà di loro ha
un altro familiare con lo stesso problema.
Quando il linguaggio
si inceppa
P
arlare è un po’ come
andare in bicicletta,
una volta imparato
come si fa, non si dimentica più. Tuttavia, prima di diventare automatiche, le capacità linguistiche devono essere apprese: i
bambini in genere ci riescono
senza troppa fatica e in un
tempo relativamente breve.
Talvolta però, lungo il percorso che porta alla piena maturazione del linguaggio, può
accadere che vi sia un impedimento o un ostacolo: questo può verificarsi fin dalla
nascita (parliamo allora di disturbi congeniti o Disturbi
Specifici del Linguaggio) oppure durante lo sviluppo del
bambino, in seguito ad una
malattia (disturbi acquisiti).
Il prof. Franco Fabbro, Responsabile dell’Unità di Neurolinguistica dell’IRCCS “ E.
Medea” e autore di un interessante volumetto intitolato
“Il bambino e il linguaggio”, è
un importante punto di riferimento in Italia per quanti si
occupano di disturbi del linguaggio e dell’apprendimento.
Professor Fabbro, quando
bisogna iniziare a preoccuparsi se un bambino
non parla?
Non tutti i bambini hanno la
stessa facilità e velocità
nell’acquisizione del linguaggio: per esempio le bambine
presentano uno sviluppo più
precoce rispetto ai maschi
nell’acquisizione della corretta articolazione dei suoni del
linguaggio e a parità di età conoscono un maggior numero
di parole. Vi sono poi delle
differenze individuali e culturali nella rapidità di acquisizione del linguaggio e nella
fluenza con la quale viene
utilizzata una lingua. Questi
aspetti vengono a loro volta
influenzati dall’ambiente sociale in cui il bambino cresce:
se il bambino è figlio unico e
si trova a contatto con numerosi adulti, oppure se è seguito costantemente, acquisirà il
linguaggio con maggiore velocità. Vede quindi che le variabili in campo sono molte.
Tuttavia esistono delle tappe
fondamentali in base alle
Spesso vengono sottovalutati: eppure i disturbi del linguaggio riguardano
quasi un bambino su 10 e, se non curati tempestivamente, possono avere
gravi conseguenze sull’apprendimento scolastico e sulla salute psicologica.
INTERVISTA AL PROF. FRANCO FABBRO
quali si può stabilire la presenza di un ritardo nello sviluppo linguistico. Devo dire
che negli ultimi anni ho riscontrato un’attenzione maggiore a questo problema e anche in Italia sono stati compiuti una serie di studi per
stabilire quando è utile eseguire degli esami clinici e
psicologici.
Un tempo invece il pediatra,
prima di procedere ad accertamenti, consigliava di aspettare il 2° o il 3° anno della
scuola materna. Niente di più
sbagliato. Per fortuna oggi ci
si inizia a preoccupare verso i
2 anni: se a questa età un
bambino non è ancora in grado di produrre almeno 50 parole, bisogna cercare di capire
la causa del problema (potrebbe essere un semplice ritardo dello sviluppo linguistico, che in genere scompare
da solo senza lasciare traccia,
oppure potrebbe trattarsi di
un ritardo mentale, di una
sindrome autistica o di un disturbo specifico del linguaggio). A disposizione dei pediatri ci sono inoltre dei questionari attendibili, con diverse batterie per ogni fascia di
età, che permettono di avere
una “fotografia” abbastanza
obiettiva dell’ampiezza del
vocabolario del bambino: se
questa è inferiore di due deviazioni standard rispetto alla
norma, occorre iniziare un itinerario di accertamenti.
Quali esami bisogna fare
per accertare la presenza
di disturbi del linguaggio?
Occorrono alcuni giorni di
accertamenti in ambiente clinico per approfondimenti linguistici sulla comprensione e
la produzione di suoni, parole e frasi. Sono inoltre fondamentali le valutazioni dello
sviluppo intellettivo, di quello psicomotorio e, in caso di
dubbio, della situazione emo-
zionale del bambino. Dopo
un’attenta valutazione neurologica, nei casi più impegnativi (disturbi della comprensione e parte dei disturbi di
espressione) consiglio inoltre
un elettroencefalogramma
durante il sonno: è così possibile riscontrare eventuali anomalie, presenti in un’alta percentuale di bambini con disturbi specifici del linguaggio.
Come devono comportarsi
i genitori di bambini con
questo tipo di disturbo?
È fondamentale che i genitori
si rendano conto dell’importanza dello sviluppo linguistico del loro figlio e, in caso
di dubbio, facciano il possibile (pur senza eccessivi allarmismi) affinché il bambino
venga valutato. Per questo ribadisco l’urgenza di una diagnosi precoce e di un tempestivo trattamento riabilitativo:
nei disturbi del linguaggio,
così come per molte altre patologie dello sviluppo, prima
si interviene, meglio è. Inoltre
molti disturbi, facili da correggere se presi in tempo, rischiano invece, se trascurati,
di diventare molto gravi e di
compromettere seriamente lo
sviluppo del bambino.
Quali difficoltà incontrano a scuola i bambini con
disturbi del linguaggio?
Di tutti i generi: nella lettura,
nella scrittura, spesso anche
nella matematica e nelle materie di memorizzazione. Non
parliamo poi delle lingue
straniere! ... La lingua straniera è certamente, per questi
bambini, una delle materie
più difficili da apprendere;
spesso i risultati sono disastrosi, ma ciò non significa
che non possono imparare
un’altra lingua. Quello che
occorre modificare è il metodo di insegnamento, che do-
vrebbe svolgersi in un contesto comunicativo piacevole e
significativo, anziché basarsi
esclusivamente sullo studio
di regole grammaticali e sulla
traduzione. Anche per le altre
materie l’organizzazione e le
finalità attuali della scuola
penalizzano molto i bambini
con disturbi specifici del linguaggio: le capacità espressive, la lettura e la scrittura sono infatti gli elementi fondamentali sui quali la scuola basa i suoi criteri valutativi.
Inoltre molti insegnanti non
hanno ancora preso sufficiente coscienza dei problemi
specifici del linguaggio e
spesso leggono le difficoltà
linguistiche del bambino con
i classici schemi interpretativi: quante volte queste difficoltà vengono interpretate come svogliatezza, pigrizia o
scarsa intelligenza! Il risultato
di questo atteggiamento è
che il più delle volte
l’esperienza scolastica, per questi bambini, è un vero e proprio calvario.
Non dobbiamo poi
dimenticare che,
nella cultura occidentale, la comunicazione verbale gioca un ruolo decisivo
nei rapporti sociali: un disturbo del linguaggio può
quindi avere anche delle forti
implicazioni psicologiche,
dando luogo ad un circolo vizioso difficile da interrompere. Genitori ed insegnanti si
devono finalmente rendere
conto che un disturbo linguistico, se non trattato tempestivamente, rischia di compromettere tutto l’itinerario
accademico del bambino e
può rappresentare un serio
impedimento alla realizzazione delle sue potenzialità.
A cura di
Cristina Trombetti
info
➔ PER SAPERNE DI PIU’
• Fabbro F. - Alberti B.
Il bambino
e il linguaggio
Milano:
Ghedimedia, 2002
• Fabbro F.
Language Disorders
in Children
SAGGI-Child
Dev & Dis, 26, n.1.
Milano:
Ghedimedia, 2000
• Fabbro F.
(ed). Concise
Encyclopedia
of Language Pathology
Oxford:
Pergamon Press, 1999