Siamo figli di una lingua minore
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Siamo figli di una lingua minore
4 Organo ufficiale d’informazione della Federazione dei Verdi Anno V - n. 49 mercoledì 4 marzo 2009 Gli anni trascorsi da quando l’agente Calipari è stato ucciso dai soldati americani in Iraq Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma Istruzione La Gelmini punta al monopolio dell’inglese alle superiori. Un danno per professori e studenti Siamo figli di una lingua minore Mentre il resto dell’Europa punta al multilinguismo, il nostro sistema fa evidenti passi indietro. Insieme al maestro unico, il ministro dell’Istruzione Gelmini ha Editoriale Complimenti Professori! Mario Guarino Complimenti, ce l’hanno fatta! Ignoti al grande pubblico, due professori - uno di liceo in pensione, l’altro insegnante all’università Pontificia - hanno rilasciato due interviste, apparse sui due più diffusi quotidiani italiani, con tanto di fotografia. Bel colpo pubblicitario (S.B. dovrebbe assumerli subito). Sono contro i “forse” e la censura, ma stavolta l’eccezione è d’obbligo. Per cui non farò i loro nomi, né quello della loro fantomatica associazione. Il fatto. I due docenti, forse sconosciuti persino nel loro giro, acchiappano al volo un’opportunità irripetibile: con tempismo e calcolo, durante la drammatica vicenda Englaro, fanno un esposto alla Procura di Udine, ben sapendo che - come “atto dovuto” - i magistrati debbono procedere. Cosicché, nei giorni scorsi, dopo la morte di Eluana, partono avvisi di garanzia contro Beppino Englaro, padre della ragazza, nonché contro lo staff medico diretto dall’anestesista Amato De Monte. Il reato ipotizzato è agghiacciante, soprattutto per un uomo che si porta dentro un calvario di 17 anni: omicidio volontario. Dalla Repubblica, ecco qualche passaggio dell’intervista del prof. Giuseppe G.: «Englaro ha usato sua figlia per promuovere l’eutanasia, non perché credeva che questo fosse il volere di Eluana. Lo ha fatto per ideologia e trae vantaggio dalla sua morte, vende più copie del libro che racconta la sua storia». Dunque, un padre cinico che stacca la spina per vendere i suoi libri. Chi è questo professore in pensione che si permette una simile violenza morale? è (meno male) segretario di un’associazione cattolica! Nel farsi pubblicità, aggiunge: «è un’associazione apostolica e non confessionale, anche se non siamo atei (si era capito, prof, ndr). Difendiamo la vita, siamo contro l’aborto». Sul Corriere della Sera gli fa eco, con uguali argomentazioni, Mario P., presidente dello stesso organismo. Al duo, si unisce una dichiarazione di un altro personaggio privo di dubbi, ma ricco di incrollabili certezze. è un pezzo grosso del Vaticano, il cardinalone Javier Lozano Barragan. Sentenzia: Englaro ha commesso un “omicidio”. Una proposta ai prof: ora, per avere risonanza internazionale - visto che amate la vita - avanti con una coraggiosa denuncia a qualche organismo internazionale su chi commette crimini di massa. Si potrebbe cominciare da George W. Bush... immaginato una scuola dominata dalla lingua unica. Oltre all’omologazione delle conoscenze degli alunni e all’inopportunità della scelta dal punto di vista culturale ed economico, ciò significa mettere sulla strada tanti insegnanti di francese, spagnolo e tedesco. Da loro viene la proposta di moratoria contro la “pena di morte” delle lingue minori nata dopo l’assemblea dall’associazione radicale Esperanto. Chiaramello a pagina 3 Ecco il Malpaese Usura 4 Un viaggio nell’Italia sempre più stretta, a causa della crisi economica, nella morsa dei “cravattari”. Dati, testimonianze ed esempi di buone pratiche per uscire dall’emergenza Geopolitica 6 Dopo la proposta della Casa Bianca di fermare lo scudo anti missile europeo in cambio di un aiuto per bloccare il programma nucleare dell’Iran, arriva il secco no del Cremlino Eventi Dal rapporto annuale di Legambiente sulla salute dell’Italia emergono i soliti mali: divario tra Nord e Sud, potere mafioso dilagante, debito pubblico e cattiva gestione del ciclo rifiuti Anitori a pagina 2 Energia No nuke Toscana N on si è fatta attendere la risposta dei Verdi sul territorio alla sciagurata scelta filonucleare del governo. Parte così da Firenze la mobilitazione del Sole che ride contro il ritorno dell’atomo in Italia. Dalle ore 17 di oggi, davanti alla Prefettura, si terrà un presidio organizzato dai Verdi toscani. «Sarà un momento per denunciare l’accordo tra i governi italiano e francese in materia di nucleare», hanno spiegato Mauro Romanelli, portavoce dei Verdi Toscana, Duccio Braccaloni e Sandra Giorgetti, porta- voci dei Verdi Firenze, e Tommaso Grassi e Annalisa Pratesi, portavoci provinciali dei Verdi Firenze. «è uno sperpero di denaro pubblico in tecnologie obsolete e pericolose e uno schiaffo alla strada virtuosa, già abbandonata dalla destra, dell’efficienza energetica e delle rinnovabili. Siamo pronti a nuovi referendum - hanno concluso i Verdi - e invitiamo tutti i toscani a mobilitarsi anche perché la Maremma è tra i siti più probabili per una nuova centrale nucleare». Rocco Vazzana 7 Prende il via oggi a Bologna BilBOlbul, Festival internazionale di fumetto. Mostre, incontri, proiezioni e grandi nomi come Altan e Mattotti. Le tavole disegnate invadono i luoghi di cultura Danni Tav Risarcimenti al Mugello S i è chiuso con ventisei condanne, da un minimo di tre mesi a un massimo di cinque anni, e un risarcimento di oltre centocinquanta milioni di euro il processo per i danni ambientali causati dai lavori per l’Alta velocità ferroviaria tra Firenze e Bologna. Il risarcimento è stato riconosciuto per una cifra pari a cinquanta milioni al ministero dell’Ambiente, alla Regione Toscana e alla Provincia di Firenze; altre parti civili costituite da Comuni e amministrazioni provinciali interessate dai lavori han- no ricevuto un importo compreso tra i cinque e i venticinquemila euro. Fra le persone condannate per smaltimento illecito dei rifiuti figurano i vertici del consorzio Cavet, che aveva ottenuto l’appalto dell’opera, e ditte in subappalto che gestivano cave e discariche. Le assoluzioni hanno riguardato invece il danneggiamento dei fiumi e dei pozzi privati, mentre riguardo all’imputazione di furto di acqua i difensori hanno sollevato la questione di costituzionalità. Alessio Nannini 2 Italia mercoledì 4 marzo 2009 Un curriculum da toponomastica Il ritorno del capriolo A Marsala il Consiglio comunale aveva deciso di intestare una via a Peppino Impastato. Ma a gennaio la prefettura di Trapani ha bloccato l’iter in corso. La motivazione? Peppino Impastato, vittima di mafia a cui è stato dedicato anche il film I cento passi, è sconosciuto ai funzionari che hanno richiesto una copia del curriculum. Via fax. Dopo circa due secoli torna in Aspromonte il capriolo italico. Il progetto riguarderà 60 capi provenienti dalla provincia di Grosseto, che verranno rilasciati nel territorio calabrese dalla cooperativa faunistica Dream Italia, che cura dal 2003 lo studio di fattibilità per la reintroduzione degli animali oggi in via d’estinzione. Rapporto Nella discarica Italia, tra emergenze e rimedi Il rapporto annuale di Legambiente sullo stato di salute del nostro Paese fotografa uno territorio malato che al di là della crisi non ha mai risolto i suoi problemi Rossella Anitori L’ Italia è un Paese in costante declino, e non solo a causa della crisi finanziaria e della recessione globale. Anche in tempi migliori, il Belpaese non ha risolto i suoi problemi strutturali. Il divario tra Nord e Sud, il dilagare del potere mafioso e il debito pubblico caratterizzano da sempre l’immagine della Penisola. È quanto emerge dal rapporto annuale di Legambiente sullo stato di salute del Paese che ha l’intento di indicare la strada per un new deal ecologico fondato sulla buona gestione dei rifiuti, che secondo l’associazione ambientalista sarebbe metafora della politica ambientale italiana tout court. L’emergenza non è ancora stata risolta, soprattutto al Centro e al Sud. Il 54 per cento dei rifiuti urbani viene ancora smaltito in discarica, con il record della Sicilia che raggiunge la percentuale del 94 per cento. Negli ultimi 15 anni, cinque regioni - Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia - sono state commissariate perché in emergenza, costata agli italiani circa 1,8 miliardi di euro, senza aver ottenuto alcun risultato tangibile. Nel meridione è localizzato il 47 per cento delle discariche di tutto il Paese; degli impianti presenti solo il 14 per cento sono di compostaggio di qualità e il 28 per il trattamento meccanico biologico. «Ma l’emergenza rifiuti non è una condanna definitiva per l’Italia - ha dichiarato Stefano Ciafani, responsabile scientifico di Legambiente -. Se ne può uscire imboccando la strada della gestione sostenibile, come dimostrano gli esempi storici delle regioni del Nord Italia e quello più recente della Sardegna. Per concretizzare questo scenario in tutta Italia, occorre definire al meglio le regole del gioco a livello centrale e locale, replicare le best practices sulla raccolta differenziata e sulla prevenzione già attuate nel nostro Paese e, parallelamente, costruire tanti impianti per il recupero e il trattamento dei rifiuti. Solo così la discarica diventerà davvero l’opzione ultima per smaltire le quantità residuali di rifiuti, come ci chiede l’Europa». Per completare il profilo della questione rifiuti, Legambiente segnala anche altre due emergenze: l’aumento della produzione nazionale dei rifiuti urbani e il fenomeno degli smaltimenti illeciti di quelli speciali. La situazione è critica ma non mancano esperienze positive e opportunità su cui il Paese può scommettere: sono 1.081 i comuni ricicloni premiati da Legambiente per aver superato nel 2007 l’obiettivo di legge del 40 per cento di raccolta differenziata. Le regioni più all’avanguardia sono quelle del Nord - Trentino Alto Adige e Veneto hanno sfiorato il 50 per cento, mentre Lombardia e Piemonte hanno superato la soglia del 40 -. Non mancano poi le sorprese nel resto d’Italia, come l’exploit della Sardegna che è passata dal 3 per cento del 2002 al 38 del 2008. C’è un’Italia di qualità da cui si può ripartire. Lavoro Raccomandati ma non ricchi Nel Belpaese un giovane su due trova occupazione grazie alla “spintarella”. Lo afferma uno studio dell’Isfol, secondo il quale, però, sono i canali formali quelli più redditizi Giuliano Rosciarelli S egnalazione, indicazione, gestione combinata. Passano gli anni, cambia spesso nome, ma lei, la “raccomandazione”, è sempre la stessa. Italianissima come la pizza, disprezzata e inconfessabile come il peggiore dei segreti, la classica “spinta” rimane sempre una componente irresistibile per trovare una occupazione, almeno in Italia. La conferma arriva dall’ultima ricerca dell’Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori (Isfol), in base alla quale in Italia, un giovane su due nel 2008, ha trovato una occupazione grazie proprio “a una mano” data da amici, parenti o conoscenti. Dallo studio emergono dati allarmanti sullo stato di salute del mercato del lavoro. In particolare per quel che riguarda il punto di incontro tra domanda e offerta, sempre più improntato su canali di intermediazione informale nonostante l’am- pliamento degli strumenti di avviamento e inserimento lavorativo. Il 45 per cento dei giovani sotto i trent’anni - si legge nel documento - ha dichiarato di essere stato assunto grazie a una raccomandazione, uno su tre se parliamo di lavoratori over 40. Organo ufficiale d’informazione della Federazione dei Verdi Registrazione Tribunale di Roma n. 34 del 7/2/2005 Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma La testata fruisce dei contributi di cui alla legge 7/10/ 1990 n. 250 - Stampato su carta ecologica Per quanto riguarda i canali formali ovvero i Centri per l’impiego, i sindacati e le scuole, questi intermediano poco più del 6 per cento. In particolare per le fasce di età superiori ai trent’anni, dove l’esperienza, le conoscenze e le capacità dei “vecchi” consentono via del Porto Fluviale, 9/a - 00154 Roma tel. 06.45.47.07.00 - fax 06.42.01.31.31 [email protected] - www.notizieverdi.it Chiuso in tipografia alle ore 20.30 l’utilizzo di alcuni canali preclusi ai più giovani, le percentuali si approssimano all’uno per cento. Passando ai livelli di retribuzione scopriamo poi che se la raccomandazione rimane lo strumento più sicuro per trovare un’occupazione, è altrettanto vero che, nel lungo periodo, questa soluzione non ripaga in termini economici. I canali più redditizi risultano infatti essere quelli formali, che garantiscono livelli di reddito mediamente superiori (salario medio 1.493,40) rispetto a quelli percepiti grazie a una segnalazione (salario medio 1.136,65 euro). «Questi dati - ha commentato Emiliano Mandrone, responsabile scientifico dell’indagine Isfol - ci permettono di confermare empiricamente l’effetto negativo delle raccomandazioni, difficilmente orientate a premiare il merito». Secondo una ricerca dell’Unioncamere e del ministero del Lavoro il sistema della raccomandazione rimane radicato soprattutto al Sud anche se con differenze contenute rispetto al resto del Paese. Dati ovviamente che vanno letti in maniera restrittiva rispetto alle reali dimensioni del fenomeno, non foss’altro che non tutti hanno voglia di confessarlo. Il settore più contagiato risulta essere quello dei servizi mentre le realtà produttive più interessate sono quelle medio piccole. Direttore responsabile: Pino Di Maula Direttore editoriale: Giovanni Nani Vicedirettore: Vincenzo Mulè Caporedattore: Valerio Ceva Grimaldi Redazione: Diego Carmignani, Pierpaolo De Lauro, Alessandro De Pascale, Alessio Nannini, Gloria Ravidà, Paolo Tosatti, Federico Tulli Fine vita L’aula del Senato comincerà a esaminare il testamento biologico da mercoledì 18 marzo. La decisione è stata presa ieri dai capigruppo, dopo che nei giorni scorsi il presidente del Senato si era detto favorevole al rinvio della discussione in Aula per concedere più tempo al tentativo di giungere a un testo largamente condiviso. Le votazioni sugli emendamenti cominceranno il 24 marzo. Il disegno di legge presentato dopo la morte di Eluana Englaro - la donna rimasta per 17 anni in stato vegetativo fino a che la magistratura, su richiesta del padre, non ha autorizzato la fine dell’alimentazione forzata e dell’idratazione - è attualmente all’esame della commissione Sanità, e sarebbe dovuto arrivare in Aula il 5 marzo. Ambiente È emergenza ambientale nella valle del Sacco. Le acque del fiume e alcuni siti destinati a insediamenti abitativi, agricoli e all’allevamento sarebbero stati contaminati da un pericoloso pesticida. Responsabili, secondo gli inquirenti, sarebbero il direttore dello stabilimento della Centrale del latte di Roma, il direttore dello stabilimento industriale della Caffaro srl, il legale rappresentante e il responsabile tecnico del Consorzio csc di Colleferro. Secondo gli investigatori del Corpo forestale dello Stato di Segni e dei carabinieri del Noe di Roma, gli indagati sarebbero colpevoli dell’ipotesi di disastro colposo ambientale. Editore: undicidue srl via del Porto Fluviale, 9/a - Roma Stampa: Rotopress via E. Ortolani, 33 - Roma mercoledì 4 marzo 2009 Bambini Crisi La tratta, «prima di essere un crimine odioso è una violazione dei diritti fondamentali dell’uomo». Intervenendo alla quinta Conferenza dei capiufficio nazionali di Interpol, il ministro dell’Interno Maroni ha sottolineato che «quasi il 20 per cento delle vittime sono bambini, con percentuali fino al 100 per cento in certe zone dell’Africa». Siamo solo agli inizi. Secondo Joaquin Almunia, commissario Ue agli Affari economici e monetari, «il punto peggiore di questa recessione non è stato ancora raggiunto». Per il 2010 è prevista una lieve ripresa ma Almunia ha sottolineato che gli effetti economiche e sociali della crisi si intensificheranno nei prossimi mesi. © Charlier/LaPresse © Merlini/LaPresse Italia Scuola Thank you, minister Gelmini Istruzione A Brescia il dialetto conquista la cattedra La proposta è della Lega lombarda, convinta sostenitrice della pari dignità con la lingua italiana I Il ministro punta diritto al monopolio dell’inglese a discapito del multilinguismo europeo. Una scelta discutibile, dal punto di vista culturale ed economico Liliana Chiaramello © Scrobogna/LaPresse U na moratoria contro la “pena di morte”, inflitta dal ministro Gelmini alla seconda lingua comunitaria. Questa la proposta nata dopo l’assemblea organizzata dall’associazione radicale Esperanto e a cui hanno partecipato oltre 3.000 insegnanti precari di francese, spagnolo e tedesco secondo cui la Gelmini li ha ridotti a «figli di una lingua minore». Giorgio Pagano, segretario dell’associazione, in una lettera chiede al ministro della Pubblica istruzione «di avviare una discussione approfondita sulle più opportune politiche linguistiche pubbliche d’insegnamento delle lingue straniere e, in particolare, sugli effetti economici da queste generati». Infatti, gli ultimi dati economici (2005) stimano che il “tutto inglese” veicola verso il Regno Unito un flusso di danaro pari a 350 miliardi di euro l’anno, equivalenti a oltre il 3 per cento del Pil dell’Unione europea: i cittadini dei Paesi non anglofoni ver- sano, quindi, in modo più o meno palese, circa 900 euro pro capite annui al Regno Unito. Cifra che, con questo decreto, tende a elevarsi esponenzialmente per la parte italiana. Da qui l’obiettivo principale dell’iniziativa: la richiesta di vagliare approfonditamente la migliore politica pubblica d’insegnamento delle lingue straniere. Il ministro Gelmini punta infatti al monopolio dell’inglese che nella scuola media, da settembre prossimo, verrà potenziato: 5 ore alla settimane invece di 2. Questo a discapito di quel multilinguismo tanto suggerito dall’Europa quanto predi- cato dalla Corte di giustizia del Lussemburgo che, il 20 novembre scorso, ha annullato i bandi europei per i posti di inquadramento superiori pubblicati solo in inglese, francese e tedesco. «Pari dignità delle lingue straniere»: questo chiedono gli insegnanti precari di tutta Italia al fine di evitare il suicidio culturale del Paese e di svendere l’identità collettiva anche attraverso la promozione di corsi universitari che si svolgono solo in lingua inglese. è il caso, per esempio, del Politecnico di Torino dove si offrono sgravi fiscali se si sceglie di seguire i corsi in inglese. Pubblica amministrazione 1 Il costo della corruzione Il fenomeno comporta, per la macchina dello Stato, un esborso annuo di circa 60 miliardi di euro. Significa che ogni abitante, neonati compresi, ne paga mille Paolo Fantauzzi S tabile, con lieve tendenza al ribasso. è il borsino relativo alla corruzione nella pubblica amministrazione in Italia. Ma con una sempre maggiore infiltrazione del crimine organizzato e un sommerso ancora difficile da quantificare. È quanto emerge dal primo rapporto al Parlamento del Servizio anticorruzione e trasparenza (Saet), istituito lo scorso ottobre dopo la soppressione dell’Alto commissariato anticorruzione, che foto- 3 grafa lo stato di salute della “macchina dello Stato”. Nonostante un calo negli ultimi due anni, nell’ultimo quinquennio le denunce registrate si sono mantenute stabilmente sopra quota 3.000. Una situazione che pesa anche dal punto di vista finanziario. Il peso economico della corruzione, infatti, corrisponde a una tassa occulta da 1.000 euro l’anno a testa, inclusi i neonati. Il fenomeno costa al nostro Paese tra i 50 e 60 miliardi di euro l’anno. Il poco invidiabile primato di pubblica amministrazione più soggetta a episodi di corruzione spetta indiscutibilmente al Sud: prima è la Sicilia, seguita da Campania, Puglia e Calabria. Con la Lombardia a sorpresa al quinto posto. La classifica però si ribalta se si considera la “densità” dei reati, considerati in rapporto al numero dei dipendenti. Anche se in questo caso è la Calabria a guidare la graduatoria; seguono regioni “insospetti- bili” come Trentino Alto Adige, Valle d’Aosta, Molise e Basilicata, dove il personale più ridotto ingrandisce il peso dei singoli episodi di corruzione. Il reato in testa alle denunce è la “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”, classico delitto delle organizzazioni criminali, (32%), tallonato da abuso d’ufficio (27%), danno all’integrità economica della pubblica amministrazione da parte di privati (15%) e peculato (12%). Una situazione critica, di cui i cittadini sembrano tuttavia essere perfettamente consapevoli, molto più dei diretti interessati: la percezione del rischio di corruzione è infatti più alta tra l’opinione pubblica che all’interno delle amministrazioni. «E se non c’è percezione, non c’è valutazione del rischio e non ci possono essere azioni correttive, ma solo azioni repressive “a valle” che non intaccano il fenomeno “a monte”», ricorda il rapporto. l ministero dell’Istruzione segnala che quest’anno le lingue straniere superano la matematica come bestia nera degli alunni. è forse con uno sguardo a questi dati che la Lega lombarda di Brescia lancia in grande stile il ritorno alla lingua dei nostri padri: il dialetto. La missione è che il “dialet” abbia, nelle terre della Leonessa d’Italia, pari dignità con lo sciacquato idioma italico. Pragmatiche le proposte: volenterosi nonni “bresà” terranno corsi negli asili e saranno adottati testi bilingui per i più grandicelli delle elementari, con traduzione “lumbard” a fronte. D’altronde, propedeutica era stata la Provincia mettendo in cantiere finanziamenti per una nuova cartellonistica che affiancherà alla dicitura Brescia anche “Bresa”, Padania. Tutto questo per “sottolineare le nostre radici” e accogliere con il peso di tutta la locale sana tradizione, viandanti e turisti che calcano terra bresciana. Purtroppo anche queste semplici e concrete proposte si scontrano immediatamente con problemi non facilmente risolvibili. Il primo è: quale dialetto? La provincia di Brescia è grandissima, contiene nel suo territorio zone diversissime, dalle rive dei numerosi laghi alla “bassa”, dalle città alle varie valli, alla montagna, colline e pianura. In tutte queste zone si parla un dialetto assolutamente diverso da quello del limitrofo territorio, con ascendenze e pronunce non assimilabili. E poi: come scrivere il dialetto? Sino a ora gli esperti si sono “scannati” ma non esiste una norma consolidata, una sola grammatica. Facile pronosticare insegnanti “bresà” del paese tale, quartiere tale, zona tal altra. Nel frattempo i nostri giovani non solo non imparano le lingue straniere ma non hanno conoscenza neppure dell’italiano. Gianpaolo Silvestri Pubblica amministrazione 2 Precari a rischio Sono 400mila i lavoratori che a causa di un decreto potrebbero non vedere rinnovato il loro contratto S ono circa 400mila i precari della pubblica amministrazione che rischiano di perdere il lavoro a causa del decreto del governo che impone lo stop alla loro stabilizzazione. È l’allarme lanciato dalla Cgil sulla scorta di un’elaborazione dei dati della Ragioneria generale dello Stato. L’eventuale blocco riguarderebbe 112mila occupati a tempo determinato e 25mila lavoratori socialmente utili, ai quali vanno aggiunti secondo il sindacato 80mila contratti di lavoro a progetto che scadranno entro l’anno. Se a queste cifre si sommano i 205mila precari della scuola (130mila docenti e 75mila non docenti), si superano abbondantemente le 400mila unità. Quota che peraltro non contempla la massa sterminata di quelle figure, co- me tirocinanti, stagisti e borsisti, per le quali non è previsto un censimento ufficiale (circa 100mila). Per 30mila precari della scuola, assicura la Cgil, il destino è già segnato: perderanno il posto già nel 2009. Al danno si aggiunge invece la beffa per quei 60mila precari che rientravano nelle regole fissate per la stabilizzazione dal governo Prodi (almeno tre anni di lavoro nella pa nel 2006 e 2007): lo stop non risparmierà neppure loro. Uno scenario drammatico, ma ancora in fase di evoluzione. Tutto dipenderà dal Consiglio dei ministri, chiamato a ratificare il provvedimento annunciato. Anche se, nella prossima seduta prevista per venerdì, il decreto non è all’ordine del giorno. p.f. 4 5 Primo piano mercoledì 4 marzo 2009 Usura La criminalità strozza la famiglia V ite strozzate dall’usura, spesso per somme iniziali di poche migliaia di euro. E non più soltanto dalle organizzazioni criminali, ma da cravattari “part time” composti da pensionati o insospettabili professionisti che taglieggiano le vittime parallelamente alle loro attività legali. Colletti bianchi che si presentano come agenti di fittizie società di intermediazione finanziaria e agiscono in combutta con impiegati di banca infedeli, attirando clienti con la promessa di prestiti a tassi risibili. A spalancare le porte dell’abisso può bastare una spesa imprevista, un momentaneo scoperto sul conto o più semplicemente il miraggio del credito al consumo per un acquisto altrimenti impossibile. Perché a cadere vittima non sono più solo le piccole e medie imprese (180mila quelle già nella rete secondo Sos impresa), ma soprattutto le famiglie. Uno scenario identico nella sua drammaticità da Nord a Sud, anche se a essere maggiormente colpito è proprio il L’oro di Napoli è il microcredito L’esperienza della fondazione di padre Rastrelli. Una struttura di prestiti a tassi vantaggiosi, per non finire nelle mani degli strozzini. E anche per trovare lavoro Rocco Vazzana L a Fondazione San Giuseppe Moscati di Napoli, fondata dal padre gesuita Massimo Rastrelli, da anni fornisce assistenza alle famiglie con difficoltà economiche per impedire che finiscano nella rete degli usurai. «Le persone si rivolgono a noi quando ormai non hanno nemmeno i soldi per comprare da mangiare - ha detto padre Rastrelli nel corso della conferenza stampa in cui sono state illustrate le nuove iniziative della fondazione -. Se prima, per risanare economicamente una famiglia erano sufficienti 15mila euro, negli ultimi tre anni siamo arrivati a cifre da capogiro che superano i 70mila euro. Persone che spesso non hanno accesso ai crediti bancari per mancanza di garanzie o perché ritenuti insolventi e non sanno che possono rivolgersi a noi invece di finire nelle mani degli strozzini». Ogni anno, infatti, la onlus di padre Rastrelli riceve fondi statali e privati per finanziare i suoi progetti. Lo scorso anno è stato erogato quasi un milione e mezzo di euro: di questi fon- di, un totale di 1.484.400 euro, lo Stato ha fornito ben 974.500 euro. Secondo le stime diffuse dall’associazione antiusura, nel corso di quest’anno saranno il 44 per cento in più le famiglie campane che si indebiteranno rispetto al 2008. E il problema riguarderà non solo le fasce di reddito più basse, ma anche quelle medio-alte. «La colpa ha precisato padre Rastrelli - è delle finanziarie che propongono offerte all’apparenza vantaggiose, ma che in realtà sono fraudolente perché lasciano intendere che l’erogazione di soldi sia senza fine». Poche le garanzie richieste dalla fondazione per accedere al credito: anche una sola busta paga, oppure la pensione. Una sorta di rivoluzione della cultura del debito. Come già ben dimostrato dal premio Nobel Muhammad Yunus, il denaro prestato viene restituito. E così, nel caso campano, i soldi erogati alle famiglie, con un tasso di interesse del 5 per cento, sono già stati ripagati nell’80 per cento dei casi. Un dato che ha sorpreso le banche che ritenevano la fondazione portatrice di clienti insolventi. E se non ci sono entrate fisse perché manca il lavoro, si provvede a procurarlo. Tanti sono infatti i fronti su cui si muove l’associazione di don Rastrelli. Tra tutti, spicca il progetto “lavoro ai meritevoli”, che ha consentito a 500 napoletani di trovare un’occupazione stabile presso alcune imprese di Treviso, grazie ai rapporti di stretta collaborazione che il padre gesuita è riuscito a instaurare con la Regione Veneto. Intimidazione è rimasto per ore legato e imbavagliato nella sua auto nelle campagne di Uboldo (Varese), fino a quando una pattuglia dei carabinieri non lo ha trovato e liberato. Guido Gallo Stampino, 70 anni, vicepresidente dell’associazione Sos Italia libera, ha subito pochi giorni fa l’ennesimo atto intimidatorio per il suo impegno contro la criminalità e l’usura. Banchieri accusati La Corte d’appello di Reggio Calabria ha riaperto l’istruttoria sul caso della presunta usura attuata da alcune banche ai danni dell’imprenditore di Rizziconi (Rc) Antonio De Masi. Imputati, tra gli altri, Geronzi (Mediobanca) e Abete (Bnl). In primo grado gli imputati sono stati assolti dal Tribunale di Palmi, che però ha riconosciuto l’esistenza dell’usura. Quando il nodo diventa cappio Tassi di interesse oltre il 130mila per cento, strozzini che “collaborano” nel negozio della vittima, continue minacce e violenze. Fino alle estreme conseguenze Simone Di Meo M «Avevo chiesto un prestito di 3.000 euro, ne rivolevano indietro 400mila» Il caso di Mondello: i “cravattari” aiutavano a confezionare i panini per i clienti eglio soffocato da una corda che dai debiti. Così, nel chiuso del proprio dolore e delle mura domestiche, un imprenditore edile residente a Ronciglione, in provincia di Viterbo, aveva deciso di sfuggire all’ombra lunga dei suoi aguzzini, all’apparenza due innocui signori di mezza età, originario uno della stessa cittadina e l’altro emigrato dalla Calabria. Dietro i loro atteggiamenti di amicizia disinteressata si nascondeva una coppia di usurai spregiudicata, cui l’uomo aveva chiesto qualche settimana prima un prestito di 3.000 euro. Dopo due mesi, ne volevano indietro 400mila, «obbligandomi - spiegherà ai carabinieri che lo salveranno dal cappio - a firmare assegni postdatati». Titoli che i militari hanno ritrovato nelle abitazioni dei due «cravattari», R. R. e P. A., oltre a una quantità industriale di cambiali e scritture private, frutto - ipotizzano gli inquirenti - di altre storie, di altre vite distrutte. Quando le forze dell’ordine hanno fatto irruzione nell’appartamento della vittima, allertate dalle urla di disperazione dei familiari, era già tutto pronto per il macabro rituale dell’impiccagione: l’uomo ave- va annodato la corda e si era chiuso nel salotto di casa. Qualche attimo di ritardo e non ci sarebbe stato più nulla da fare. I militari, invece, lo hanno convinto a seguirli in caserma e a raccontare che cosa avesse sconvolto il suo cuore fino al punto di decidere di togliersi la vita. Ha raccontato, l’imprenditore, di aver chiesto un prestito di piccola entità e di aver restituito già il triplo della cifra. Ridotto sul lastrico, era stato obbligato - dietro minacce e intimidazioni - a firmare decine e decine di assegni postdatati per un totale di circa 400mila euro (gli interessi, hanno calcolato gli investigatori, ammontano a oltre il 130mila per cento), fino al momento in cui - ai suoi occhi - è parso chiaro che l’unica via di uscita era quella del suicidio. «Mi hanno annientato, mi hanno tolto il sangue dalle vene - dirà in lacrime al magistrato - non avevo più la forza di continuare ad andare avanti». I due usurai sono attualmente sotto processo, mentre la vittima ha deciso di cambiare paese insieme alla propria famiglia e iniziare una nuova vita. L’esatto contrario di quanto accaduto ai titolari di una friggitoria di Mondello, in Sicilia, protagonisti di una storia a tal punto paradossale da meritare di essere raccontata dalla viva voce di uno degli investigatori: «Gli usurai prendevano direttamente i soldi dalla cassa, frequentavano il locale delle loro vittime quotidianamente e, spesso, davano anche una mano confezionando panini per i clienti. Tale La mappa del rischio pressione - continua - aveva creato con le vittime un legame perverso che ha reso ancor più complesse le indagini». L’operazione è stata ribattezzata Free time, “tempo libero”, come quello che gli usurai impiegavano per monitorare direttamente “sul campo” lo stato di salute finanziario delle proprie vittime, quattro nuclei familiari soci di una storica locanda a Mondello (Palermo), le quali, invece di denunciare, hanno preferito addirittura chiudere i battenti, poco prima del blitz della polizia, proprio perché strozzate dai debiti. «I negozianti sotto usura - ricordano gli inquirenti - non solo non hanno collaborato con gli investigatori, ma hanno anche tentato di depistare l’inchiesta». Le richieste di denaro erano iniziate già nel 2006. Gli investigatori hanno scoperto il giro di usura quasi per caso: una volante della polizia, infatti, era intervenuta per sedare una lite scoppiata tra i familiari che gestivano la friggitoria. I proprietari non ce la facevano più a stare dietro ai debiti che continuavano ad accumularsi e i ritardi nei pagamenti facevano lievitare enormemente gli interessi applicati. Solo in una fase iniziale alcune delle vittime hanno parlato, ne è seguita una serie di perquisizioni, e per un po’ gli usurai non sono tornati. Successivamente il continuo bisogno di denaro delle vittime le ha però spinte a ricontattare gli strozzini. Tutti, si è poi scoperto, lavoratori socialmente utili con precedenti penali. Il mondo delle associazioni si mobilita per monitorare il livello del debito degli italiani. La regione più esposta è il Piemonte, seguono Sicilia ed Emilia Romagna «S La denuncia: a causa della crisi economica, coinvolte classi sociali finora immuni Tano Grasso alle banche: «La richiesta di rientro immediato del debito è criminogena» tiamo assistendo inerti al proliferare del fenomeno dell’usura a seguito della grave situazione di difficoltà economica in cui versano le famiglie. Il sovraindebitamento delle famiglie italiane nel 2008 è cresciuto del 41,1 per cento rispetto al 2007, e la propensione all’usura nel 2009 è salita del 25,7 per cento». È l’allarme lanciato da Contribuenti.it, l’associazione contribuenti italiani che, con lo “Sportello del contribuente” e lo “Sportello antiusura” monitora costantemente il fenomeno dell’usura in Italia. Nel 2009, denuncia il presidente di Contribuenti.it Vittorio Carlomagno, «1.433.000 famiglie sono a rischio usura», mentre nel 2008 il livello medio del debito delle famiglie italiane ha sfiorato i 20mila euro. Nel 2009, al primo posto tra le regioni maggiormente esposte al rischio usura, figura il Piemonte, con 394mila famiglie, seguito (i numeri seguenti sono espressi in migliaia) dalla Sicilia (235), Emilia Romagna (214), Campania (143), Lombardia (88), Toscana (60), Veneto e Lazio(43), Puglia (40), Calabria (35), Liguria (28), Friuli Venezia Giulia (20), Umbria (20), Abruzzo (19), Trentino Alto Adige (15), Sardegna (11), Valle d’Aosta (10), Basilicata (10), Marche (4) e Molise (1). A rendere ancora più drammatica la questione la congiuntura negativa, perché «la crisi economica aumenta il rischio usura, che potrebbe coinvolgere una parte sempre più ampia del ceto medio, piccoli imprenditori e artigiani che finora erano stati immuni», come confermato da Tano Grasso, presidente onorario della Fai (Federazione delle associazioni antiracket e antiusura). «La situazione - spiega Grasso è preoccupante, perché siamo in una prospettiva di riduzione del credito legale a causa della recessione. In questo modo si allarga il mercato del credito illegale e quindi dell’usura». L’allarme, evidenzia il presidente onorario della Fai, «non è per i soggetti tradizionalmente a rischio di cadere vittime degli usurai, ma per aree sociali più ampie, per il ceto medio di commercianti e artigiani». Due le soluzioni proposte da Grasso. «Un appello alle banche - spiega - affinché non ci sia la richiesta di rientro immediato, dal venerdì al lunedì, del debito accumulato. Questa richiesta rappresenta un fattore criminogeno perché il soggetto per rientrare dal debito si rivolge agli usurai». Poi, aggiunge in conclusione, «occorre alimentare la rete del credito parallelo (Confidi e fondazioni) che sostiene imprenditori e artigiani». s.d.m. © Scrobogna/LaPresse Paolo Fantauzzi Meridione, dove i problemi socioeconomici sono più accentuati. E il futuro non si annuncia migliore. Eppure a giudicare dai dati del “Rapporto Italia 2009” dell’Eurispes si direbbe che l’usura è in calo, visto che le denunce diminuiscono anno dopo anno. Ma ciò è segno, invece, di un fenomeno in massima parte sommerso e della perdita di fiducia nelle istituzioni. Colpa dell’eccessiva lentezza dei meccanismi di accesso ai fondi di salvataggio. Ma colpa soprattutto di una legge (la 108 del ’96) che ne riserva l’erogazione soltanto a imprenditori e commercianti, tagliando così fuori la grande fetta costituita dei soggetti percettori di reddito. L’Euripes, secondo cui sono un milione e mezzo i nuclei a rischio, ha stimato che la media di indebitamento delle famiglie in Italia è di 19.630 euro, ma a Roma raggiunge quota 22mila e Milano segue a ruota (21.321). Cravattari dell’ultima ora a parte, il “pallino” del gioco resta comunque in mano ai grandi cartelli criminali, che nel 2008 hanno fatturato 12,6 miliardi con lo strozzinaggio (seconda fonte di proventi dopo il traffico di droga). Per contrastare il fenomeno, qualcuno già si è mosso. Il Comune di Vittoria (Ragusa) ha deciso di defiscalizzare i redditi dei cittadini che denunciano casi di usura. Una strada che vorrebbe seguire anche la Provincia di Roma, con un protocollo d’intesa che indennizzi dei mancati introiti le amministrazioni che sottoscriveranno l’accordo. Parlamento distratto La Consulta nazionale antiusura ha denunciato la «scarsa attenzione dei parlamentari» sul tema e ha criticato alcune proposte di modifica (a opera di Centaro e altri) alla legge 108/96. «Si continuano a discriminare - è stato osservato - le famiglie italiane dai benefici assicurati alle vittime dell’usura che svolgono attività economiche e imprenditoriali». © Merlini/LaPresse A cadere nella trappola sempre più cittadini e imprese. Nel 2008 i cartelli malavitosi hanno fatturato 12,6 miliardi solo con lo strozzinaggio. Ma qualcosa sta migliorando Nuove regole La Banca d’Italia ha allo studio una revisione delle modalità di calcolo del tasso di usura, in particolare «il calcolo del tasso effettivo globale medio (Tegm)». Tra gli obiettivi: introdurre la rilevazione degli oneri su base annuale anziché trimestrale e includere la commissione di massimo scoperto nel calcolo del tasso base effettivo. 6 Esteri mercoledì 4 marzo 2009 Strategie © LaPresse Lo scambio impossibile tra Washington e Mosca Epidemia dengue Il presidente boliviano Evo Morales non nasconde le sue preoccupazioni per l’epidemia «quasi incontenibile» che ha colpito il Paese. Il ministero della Sanità ha confermato 34mila casi di dengue, la morte di 18 persone e altri 80 contagi potenzialmente mortali. La malattia è trasmessa attraverso la puntura di una zanzara e causa febbre alta, dolori muscolari, debolezza e mal di testa. Il virus ha colpito anche altri Paesi dell’America Latina, come l’Argentina, il Paraguay e il Brasile. Medvedev ha risposto no alla proposta di Obama: fermare il sistema europeo anti missile in cambio della collaborazione sul programma atomico portato avanti da Teheran Paolo Tosatti © LAPORTA/LaPresse U no scambio tra la sospensione del programma nucleare iraniano e l’arresto del sistema anti missile europeo non è ipotizzabile in nessun caso. Il presidente russo Dmitri Medvedev ha risposto così a una lettera che gli ha inviato giorni fa l’omologo Barack Obama. «Abbiamo le prove che l’amministrazione Usa intende intensificare questa collaborazione - ha dichiarato ieri il leader russo durante una conferenza stampa a Madrid, dopo un incontro con il premier Zapatero -. Con Obama siamo in contatto permanente, ci scambiamo messaggi, ma non si pone in nessun caso il problema di uno scambio». A riferire dell’offerta è stato ieri il New York Times, citando non meglio precisate fonti interne all’amministrazione americana, che sono comunque state confermate da esponenti dell’esecutivo federale. Obama avrebbe avanzato la sua proposta il mese scorso a Mosca, con una missiva consegnata a mano al presidente russo da alti funzionari dell’amministrazione. L’intento è offrire incentivi alla Russia per spingerla a collaborare agli sforzi internazionali volti a fermare il “regime degli ayatollah”. Il Cremlino si è sempre fermamente opposto al progetto avviato dall’amministrazione Bush di schierare un sistema di difesa anti missile in Polonia e nella Repubblica Dmitri Medvedev, presidente della Russia Ceca, considerandolo un modo per estendere la longa manu statunitense sul Vecchio continente, tenendo d’occhio ogni iniziativa russa e premendo sulle frontiere dello storico nemico. E ieri il leader russo ha ribadito i molti dubbi che il progetto suscita a Mosca: si tratterebbe infatti di un programma che «non contribuisce alla sicurezza europea, ma la rende più complicata». Secondo Medvedev sarebbe invece opportuno «creare uno scudo comune e generale contro ogni tipo di minacce, che sono molte; ma se parliamo di alcuni elementi collocati vicino alle frontiere della Russia, questo certamente ci preoccupa, perché non ci protegge dalle minacce globali». Il presiden- te russo ha comunque confermato la sua disponibilità a negoziare nel caso in cui la nuova amministrazione avanzi una proposta «che sia accettabile per tutti gli europei, gli Stati Uniti e per il nostro Paese», aggiungendo che «i messaggi che riceviamo indicano che gli Usa sono disposti a parlare di questo, ed è un bene, perché fino a pochi mesi fa sembrava che la decisione fosse già stata presa e che non ci fosse più niente da discutere : a questo tipo di discorso avremmo dato un’altra risposta». Già domenica scorsa Medvedev aveva fatto sapere, attraverso un portavoce, di attendere «proposte concrete» da parte del capo di Stato americano. «Conto sulla nuova amministrazione Usa per- Missione Angola ché su questo argomento si mostri più creativa e si comporti in modo più amichevole», avrebbe dichiarato il presidente russo durante un’intervista rilasciata ai media locali, auspicando anche che il tema sia discusso durante il suo incontro con Obama a margine del G20 di Londra, in programma il prossimo 2 aprile. Venerdì prossimo il segretario di Stato Hillary Clinton sarà a Ginevra per vedere il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Il vertice è stato preceduto dalla visita a Mosca del direttore del dipartimento di Stato, l’ex ambasciatore in Russia William Burns, che aveva già ventilato la possibilità di un compromesso sul sistema anti missile. Il sottosegretario allo Sviluppo economico Adolfo Urso ha confermato che l’Italia organizzerà, il prossimo luglio, una nuova missione in Angola. L’ex colonia portoghese «offre ottime opportunità», ha spiegato il funzionario, definendo il Paese «importante per il nostro sistema produttivo». Riferendosi al suo recente viaggio in Etiopia e in Tanzania, Urso ha dichiarato che «sono state poste le basi per un incremento della presenza delle imprese italiane». Turismo, infrastrutture ed energia sono alcuni dei settori in cui si investe. Brasile Una donna sulla poltrona di Lula Il presidente, forte di un importante appoggio, ha auspicato che al termine del suo mandato la guida del Paese passi a Dilma Rousseff, il suo attuale capo di gabinetto Alessio Postiglione A lla fine l’investitura è giunta. «Mi piacerebbe che il Paese, dopo di me, fosse governato da una donna. E il nome c’è già: Dilma Rousseff». Con queste parole il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva ha indicato chi potrebbe essere il suo successore per le elezioni presidenziali del 2010: il candidato del partito del presidente, il Pt (Partito dei lavoratori), sarà l’attuale capo di gabinetto. La scelta non poteva arrivare in un momento più opportuno. Lula, infatti, gode di un appoggio fortissimo, intorno all’80 per cento. Secondo alcuni analisti però questo stesso consenso non è facilmente “trasportabile” a un altro candidato. Non basta dunque l’indicazione di Lula, ma è necessario organizzare una campagna efficace. Il presidente ha scelto l’attuale capo di gabinetto per diverse ragioni. Lula ha escluso una modifica della Costituzione per rimuovere il divieto di tre mandati consecutivi e adesso deve individuare un successore nel Pt. Secondo quanto sostenuto dal magazine Liberal Vieja, la scelta sarebbe caduta sulla Rousseff dopo che i due hanno raggiunto un accordo dietro le quinte che prevede che la donna, al termine del proprio mandato, si farà da parte per lasciare il posto, nuovamente, all’attuale presidente. Quale che sia la fondatezza di questa sup- posizione, quel che è certo è che la scelta di Lula non era affatto scontata. Molti infatti ritenevano che il candidato favorito fosse l’attuale ministro della Giustizia Tarso Genro. Ma coloro che credono che Lula avrebbe potuto scegliere una sua controfigura, sbagliano. La Rousseff non rappresenta il classico candidato “fantoccio”, di basso profilo: figlia di un esule, poeta e militante comunista bulgaro, la donna durante gli anni bui della dittatura militare in Brasile si è unita alla resistenza, diventando una guerrigliera della Vanguarda armada revolucionária palmares. Catturata dai militari, è stata imprigionata e torturata. Fino alle amministrative dello scorso ottobre, invece, era stato Tarso Genro a credere di poter spuntare l’investitura presidenziale. Anche l’attuale guardasigilli, ex presidente del Pt, è una figura forte. La stampa italiana lo ri- corda come il ministro dell’affaire Battisti, anche se è soprattutto l’ex sindaco di Porto Alegre, tra i principali sostenitori dei forum sociali. Ovviamente Genro è rimasto visibilmente amareggiato per la scelta del presidente brasiliano: il ministro ha dichiarato al País che, qualora Lula l’avesse designato come successore, si sarebbe incrinata la stabilità del Pt, avendo il ministro in questi anni rappresentato l’opposizione interna del partito. Anche se il Pt esce rafforzato dalla vittoria interna di Dilma Rousseff, le elezioni si prospettano difficili. I candidati del Partido de la social democracia brasileña - socialdemocratici che si collocano alla destra del Pt - godono infatti di molto credito. Nel Psdb, la lotta sarà fra due governatori che guidano Stati forti e popolosi: José Serra, presidente del distretto di San Paolo, e Aecio Neves, del Minas Gerais. Ghiacciai cinesi La Cina ha deciso di costruire 59 cisterne per raccogliere l’acqua dei ghiacciai. Il progetto, che dovrebbe essere realizzato nel prossimo decennio, è nato dalla forte preoccupazione delle autorità cinesi per le conseguenze che il riscaldamento globale sta avendo nel Paese. Dal 1962 il ghiacciaio Urumqi è diminuito del 20 per cento, mentre circa l’80 per cento di quelli sul Tian, nell’ovest del Paese, si sta visibilmente riducendo e le cime innevate si vanno sciogliendo. Per il progetto lo Xianjiang deve risparmiare nei prossimi 3 anni 200 milioni di yuan, circa 20 milioni di euro. Cultura mercoledì 4 marzo 2009 7 Giornalismo Con gli occhi degli ultimi © LAPRESSE spesso solo e isolato doveva arrangiarsi per portare la pelle a casa. Viveva, così, con le popolazioni e accanto a loro raccontava senza perdersi dietro la frenesia delle notizie. Leggendo Ebano si scopre il vero volto dell’Africa, che dopo un passato coloniale, si appresta a ritrovare il suo futuro, mentre in Imperium la caduta dell’Unione Sovietica viene raccontata attraverso le piccole cose, i piccoli protagonisti. Per Kapuscinski varcare la “frontiere” è stato un dovere per scoprire, conoscere, imparare sempre, senza perdere la curiosità. Oggi, a distanza di due anni dalla morte avvenuta il 23 gennaio del 2007, il suo ricordo è ancora vivo. Il cinico non è adatto a questo mestiere, titola un libricino di qualche anno fa che ripropone una sua intervista; e proprio questa frase è quella che più lo rappresenta e la lezione del più grande giornalista polacco. Pierpaolo De Lauro BilBOlbul, tutti i colori di Bologna Parte oggi nel capoluogo emiliano la quattro giorni di comics: ospiti, mostre e performance alla terza edizione del Festival internazionale di fumetto Diego Carmignani P er un weekend Bologna diventa la capitale del fumetto. Una ribalta consolidata in soli tre anni durante i quali BilBOlbul si è affiancato con successo agli altri appuntamenti di spicco del panorama nazionale, come il Lucca Comics nella città toscana e Romics a Roma, distinguendosi grazie a scelte molto mirate e poco convenzionali, lontane dalle atmosfere delle classiche mostre mercato. Dal 4 all’8 marzo, il festival internazionale di fumetto invade i luoghi di cultura della città dotta, proponendo una fitta serie di appuntamenti, mostre e incontri che si protrarranno, in alcuni casi, oltre le date della manifestazione. È il caso dell’esposizione antologica dedicata a uno dei più innovativi maestri italiani dell’illustrazione, Sergio Toppi, che succede a Magnus e De Luca: le sue tavole saranno ospitate presso il museo Archeologico fino al 12 aprile. Altro nome di spicco della scuola nazionale è quello di Francesco Tullio Altan: una grande retrospettiva, nelle sale del museo della Musica, ripercorre la sua storia fatta di romanzi e provocazioni a fumetti. Due celebrità del panorama internazionale troveranno spazio, invece, rispettivamente nella Cineteca e nella Pinacoteca di Bologna: il caposcuola della scena indipendente americana contemporanea Charles Burns, che con Black hole ha rivoluzionato il mondo della graphic novel, e la stella nascente dei disegnatori europei, lo svizzero Thomas Ott, alla sua prima mostra antologica. Centrale in questa edizione di BilBOlbul la contaminazione tra fumetti, altre arti e storia, con artisti e addetti ai lavori a confronto in giro per la città, tra dibattiti, reading e tavole disegnate sul momento. Tanti i nomi previsti: Gipi, Sergio Bonelli, Pino Cacucci, Vittorio Giardino, Lorenzo Mattotti, Bryan Talbot, David B, Carlos Sampayo, solo per citarne una manciata. Ultima nota d’obbligo per il respiro internazionale del festival. I focus quest’anno riguarderanno la scena fumettistica di Stati Uniti, Finlandia, Francia, Svizzera e Polonia. © MAICOL & MIRCO © SUPERAMIA «Le parole che aprono i tuoi occhi al mondo sono spesso più facili da ricordare». Questa frase spiega tutto il mondo di Ryszard Kapuscinski, uno dei più grandi giornalisti che la storia di questa professione abbia mai avuto. Nato il 4 marzo del 1932 a Pinsk, una piccola città della Bielorussia allora in territorio polacco, è stato fino al 1981 il corrispondente dell’agenzia di stampa Pap. Nella sua carriera ha seguito 27 rivoluzioni, è stato ovunque nel mondo: dove c’era una notizia lui aveva la capacità di essere lì. È stato un grande narratore, fotografo e poeta. Ha seguito la fine del colonialismo in Africa, la rivoluzione degli Ayatollah in Iran, la caduta dell’impero sovietico, la guerra del football tra Honduras ed El Salvador, tutte senza mai dimenticare le storie degli uomini comuni. Tante vicende, tanti spaccati facevano una grande storia da raccontare. Leggendo i suoi numerosi libri, si scopre un uomo che si è sporcato le mani andando in giro per il mondo, sporcato in senso positivo, a stretto contatto con gli ultimi, con i poveri, con chi subiva l’impeto del potere e dei tiranni. Amava entrare nelle storie. «È sbagliato scrivere di qualcuno senza averne condiviso almeno un po’ la vita» scriveva. Per lui non esistevano i grandi alberghi, trasporti di lusso o stipendi favolosi. Il suo lavoro era umile, l’agenzia polacca non navigava nell’oro e molto Organizzato dall’associazione Hamelin, dal 4 all’8 marzo il festival coinvolge l’intera città con esposizioni e incontri in oltre trenta luoghi. Per info: www.bilbolbul.net, [email protected] Cinema Rassegna stanca L’Onda della dittatura È possibile, nei giorni nostri, l’instaurazione di una nuova dittatura? Riadattando liberamente un fatto di cronaca degli anni Sessanta, il cineasta tedesco Dennis Gansel riesce a rispondere alla domanda, ambientando la vicenda de L’Onda nel nostro presente. Ma se l’idea e le premesse appaiono buone, il risultato finale non è in grado di soddisfare uno spettatore esigente, e non riesce ad andare oltre il semplice teen-movie con ritmo da videoclip. Un film per adolescenti, dunque, che vede al centro la carismatica figura di Rainer, un anarchico insegnante di educazione fisica, alle prese con delle lezioni sull’autarchia durante la “settimana a tema”. Il docente ben presto riuscirà, partendo da un semplice esperimento, a costruire un solido corpo unico formato da trenta ragazzi, chiamato, appunto, “Onda”. Divisa, logo e sito internet daranno presto una forte identità al gruppo. Il corpo docenti invoglierà il lavoro di Rainer. Ma l’Onda non tarderà a uscire dalle aule scolastiche, e si riverserà nelle strade carica di violenza e fuori da ogni controllo. Un film tedesco che risente troppo del cinema “giovanile” americano, nonostante qualche buon episodio di indagine approfondita sulle motivazioni che danno linfa vitale a un regime: disagio sociale, disoccupazione, crisi economica e razzismo. Temi che sono di profonda attualità. Dario Parascandolo Niente sms e amen! Lanciando il “no-sms day” si è autolanciato sulla prima pagina di Repubblica. Benito Cocchi, vescovo di Modena, ha invitato tutti a «rinunciare ai messaggini durante i venerdì di Quaresima. Per tornare a comunicare, invece di komunikare». la Rana L’informazione sostenibile 24.367 Organo ufficiale d’informazione della Federazione dei Verdi Anno V - n. 48 martedì 3 marzo 2009 Gli impianti fotovoltaici installati in Italia al 9 gennaio 2009 Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma Fonte: www.rinnovabili.it Quote latte Cia e Confagricoltura manifestano contro Zaia, che promette un incontro a breve tempo Arcore accerchiata. Dai trattori Ha ottenuto i suoi frutti la manifestazione di ieri organizzata dalle due confederazioni di agricoltori, Cia e Confagricoltura, per dire no al decreto sulle quote Editoriale La sinistra muLtiLista Aldo Garzia Riusciranno Sinistra democratica, Verdi, Movimento per la sinistra e Partito socialista laddove ha fallito il listone di Sinistra arcobaleno lo scorso aprile? L’obiettivo del quorum del 4 per cento è difficile, non impossibile. Questa volta - a differenza delle politiche - non c’è il ricatto del “voto utile”. Anzi, il voto utile (pure al Pd) è quello che fa rinascere la sinistra di cui molti si sentono orfani anche in Parlamento. In Europa non c’è il ricatto dello spauracchio populista di Berlusconi, al massimo c’è la destra conservatrice di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. Questa volta, poi, all’elettorato di sinistra saranno offerte due opzioni e non un minestrone. I comunisti (ortodossi, post, neo o d’acciaio) da una parte con la lista di Rifondazione in cui confluirà il Pdci, il resto della sinistra (con il ritorno dei socialisti non craxiani) dall’altra. Quest’ultima lista ha il vantaggio di potersi presentare come un agglomerato eclettico, in cui ognuno porta un pezzetto di storia e di idee. L’eclettismo, almeno in questa occasione, andrebbe speso come valore. Basta con la sinistra tutta d’un pezzo e omogenea (anche quando è impossibile che lo sia). Meglio quella che guarda in avanti e riconosce di essere nuda. La prossima settimana sapremo se anche nel testo sottoposto alla Camera - dove si voterà la riforma della legge elettorale per le europee - resterà quel comma che prevede il rimborso elettorale per le liste che superano il 2 per cento dei voti. Senza quella clausola sarà impossibile perfino stampare i manifesti, perché nessuno farà credito a chi non è già rappresentato in Parlamento. Il comma è stato cancellato in commissione Affari costituzionali di Montecitorio per la convergenza tra due deputati col pallino del bipolarismo, Vassallo (Pd) e Stracquadanio (Pdl). Ciò che conta è che finora il potenziale elettore di sinistra non sa bene che sapore abbia una lista che vede insieme Claudio Fava, Grazia Francescato, Nichi Vendola e Riccardo Nencini. Bisogna fare in fretta a spiegarglielo, liberandosi d’un colpo dei vizi del passato: verticismo autoreferenziale, disprezzo per le idee, scelta delle candidature nel piccolo prato degli ex parlamentari. L’elettore di sinistra è diventato infedele. Non è disposto a votare qualsiasi cosa. Neppure nell’era della sinistra a rischio di estinzione (per fortuna solo in Italia). latte voluto dal ministro delle Politiche agricole Luca Zaia. Raduni in tutta Italia, migliaia di lavoratori in corteo e due spedizioni simboliche, con tanto di trattori, che hanno raggiunto la residenza di Berlusconi, ad Arcore, e quella di Bossi, a Gemonio. Dopo le dimostrazioni, il ministro ha concordato un incontro con i rappre- sentanti delle organizzazioni per valutare eventuali emendamenti prima della conversione in legge. Tulli a pagina 2 Vite di seconda mano Intercettazioni 4 Gratuita e impenetrabile, la telefonia via web è lo strumento perfetto per la criminalità organizzata. Le promesse di Skype e gli algoritmi da decifrare sotto la lente di Eurojust Guinea Bissau 6 Ventiquattro ore di sangue nel Paese africano. Dopo l’assassinio del capo dell’esercito, ieri stessa sorte è toccata al presidente Vieira, ucciso in un regolamento di conti da un gruppo di militari Lavorare in età matura è ovunque un’impresa. In Italia una vera emergenza che riguarda un milione di persone. E si fa sempre più critica la condizione dei pensionati, in piazza giovedì Imprese Il gol da centrocampo di Mascara entra nei manuali del calcio e si unisce alle altre parabole geniali: da Maradona a Ronaldinho, passando per Beckham, Recoba e Chilavert Servizi a pagina 3 Treno Verde Napoli fuori dai binari T ira una brutta aria sul capoluogo campano. In tutti sensi. È scoraggiante il risultato della prima tappa del Treno Verde di Legambiente e Ferrovie dello Stato. Il monitoraggio, effettuato dal Laboratorio mobile di Rfi, è stato posizionato in via Porta di Massa, nel centro di Napoli, zona universitaria. Allarmanti i valori del Pm10, decibel sempre oltre i limiti e benzene fuori norma tre giorni su tre. Questi i drammatici numeri: le polveri sottili hanno sempre superato la quota giornaliera di 50 mg/m3 (con picchi di 151). Altrettanto preoccupanti le concentrazioni di benzene, sempre oltre la soglia prevista di 6 mg/m3. Non è da meno il quadro dell’inquinamento acustico. Secondo il piano di zonizzazione della città di Napoli, via Porta di Massa ricade in fascia IV, “zona a intensa attività umana”, dove il blocco è a 65 decibel diurni e 55 notturni. I rilevamenti hanno fatto registrare picchi oltre i 75. Insomma, una pessimo inizio di viaggio per il treno dell’ambiente. Peppe Ruggiero 7 © AP/LAPresse (3) L’informazione ecologista cambia volto. Non missione. Contribuisci anche tu a rinnovare Notizie Verdi Coltivazioni Ogm Doppio no dei 27 alla Ue D uplice sonora sconfitta per la Commissione Ue sul fronte dell’apertura agli organismi geneticamente modificati. La proposta avanzata da Bruxelles di imporre la fine dei divieti nazionali di coltivazione del mais Monsanto Mon810 in Austria e del mais Bayer T25 in Ungheria è stata bocciata dal consiglio dei 27 ministri dell’Ambiente europei. Nel primo caso solo Regno Unito, Svezia, Finlandia e Olanda hanno votato a favore dell’esecutivo Ue, mentre l’Estonia si è astenuta. Quanto al dossier “Ungheria”, Bruxelles è risultata ancora più isolata visto che dalla pattuglia dei quattro Paesi “pro Ogm” si è sottratta la Svezia che ha votato addirittura contro. In entrambi i casi, dunque, il ministro Stefania Prestigiacomo (che nei giorni scorsi tramite una Cyberaction della conferenza delle Regioni Ue Ogmfree aveva ricevuto una sollecitazione a rifiutare il diktat di Bruxelles) ha espresso un voto contro la Commissione. Federico Tulli www.notizieverdi.it