Siamo figli di una lingua minore

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Siamo figli di una lingua minore
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Organo ufficiale
d’informazione
della Federazione
dei Verdi
Anno V - n. 49
mercoledì 4
marzo 2009
Gli anni trascorsi
da quando l’agente
Calipari è stato
ucciso dai soldati
americani in Iraq
Sped. in Abb. Post. D.L.
353/2003 (conv. in L.
27/02/2004 n. 46) art. 1
comma 1 DCB - Roma
Istruzione La Gelmini punta al monopolio dell’inglese alle superiori. Un danno per professori e studenti
Siamo figli di una lingua minore
Mentre il resto dell’Europa punta al multilinguismo, il nostro
sistema fa evidenti passi indietro.
Insieme al maestro unico, il ministro dell’Istruzione Gelmini ha
Editoriale
Complimenti
Professori!
Mario Guarino
Complimenti, ce l’hanno fatta!
Ignoti al grande pubblico, due
professori - uno di liceo in pensione, l’altro insegnante all’università Pontificia - hanno rilasciato due interviste, apparse sui
due più diffusi quotidiani italiani, con tanto di fotografia. Bel
colpo pubblicitario (S.B. dovrebbe assumerli subito). Sono contro i “forse” e la censura, ma stavolta l’eccezione è d’obbligo. Per
cui non farò i loro nomi, né quello della loro fantomatica associazione. Il fatto. I due docenti, forse
sconosciuti persino nel loro giro,
acchiappano al volo un’opportunità irripetibile: con tempismo
e calcolo, durante la drammatica
vicenda Englaro, fanno un esposto alla Procura di Udine, ben sapendo che - come “atto dovuto”
- i magistrati debbono procedere.
Cosicché, nei giorni scorsi, dopo
la morte di Eluana, partono avvisi di garanzia contro Beppino Englaro, padre della ragazza, nonché contro lo staff medico diretto
dall’anestesista Amato De Monte. Il reato ipotizzato è agghiacciante, soprattutto per un uomo
che si porta dentro un calvario
di 17 anni: omicidio volontario.
Dalla Repubblica, ecco qualche
passaggio dell’intervista del prof.
Giuseppe G.: «Englaro ha usato sua figlia per promuovere l’eutanasia, non perché credeva che
questo fosse il volere di Eluana.
Lo ha fatto per ideologia e trae
vantaggio dalla sua morte, vende più copie del libro che racconta la sua storia». Dunque, un padre cinico che stacca la spina per
vendere i suoi libri. Chi è questo
professore in pensione che si permette una simile violenza morale? è (meno male) segretario di
un’associazione cattolica! Nel
farsi pubblicità, aggiunge: «è
un’associazione apostolica e non
confessionale, anche se non siamo atei (si era capito, prof, ndr).
Difendiamo la vita, siamo contro
l’aborto». Sul Corriere della Sera
gli fa eco, con uguali argomentazioni, Mario P., presidente dello
stesso organismo. Al duo, si unisce una dichiarazione di un altro
personaggio privo di dubbi, ma
ricco di incrollabili certezze. è un
pezzo grosso del Vaticano, il cardinalone Javier Lozano Barragan.
Sentenzia: Englaro ha commesso un “omicidio”. Una proposta
ai prof: ora, per avere risonanza
internazionale - visto che amate
la vita - avanti con una coraggiosa denuncia a qualche organismo
internazionale su chi commette
crimini di massa. Si potrebbe cominciare da George W. Bush... 
immaginato una scuola dominata
dalla lingua unica. Oltre all’omologazione delle conoscenze degli
alunni e all’inopportunità della
scelta dal punto di vista culturale
ed economico, ciò significa mettere sulla strada tanti insegnanti
di francese, spagnolo e tedesco.
Da loro viene la proposta di moratoria contro la “pena di morte”
delle lingue minori nata dopo
l’assemblea dall’associazione radicale Esperanto.
Chiaramello a pagina 3
Ecco
il Malpaese
Usura
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Un viaggio nell’Italia
sempre più stretta, a causa
della crisi economica, nella
morsa dei “cravattari”.
Dati, testimonianze ed
esempi di buone pratiche
per uscire dall’emergenza
Geopolitica
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Dopo la proposta della
Casa Bianca di fermare lo
scudo anti missile europeo
in cambio di un aiuto per
bloccare il programma
nucleare dell’Iran, arriva il
secco no del Cremlino
Eventi
Dal rapporto annuale di Legambiente sulla salute dell’Italia emergono
i soliti mali: divario tra Nord e Sud, potere mafioso dilagante, debito
pubblico e cattiva gestione del ciclo rifiuti
Anitori a pagina 2
Energia
No nuke Toscana
N
on si è fatta attendere la risposta dei Verdi sul territorio alla sciagurata scelta filonucleare del governo. Parte
così da Firenze la mobilitazione
del Sole che ride contro il ritorno
dell’atomo in Italia. Dalle ore 17
di oggi, davanti alla Prefettura, si
terrà un presidio organizzato dai
Verdi toscani. «Sarà un momento per denunciare l’accordo tra i
governi italiano e francese in materia di nucleare», hanno spiegato Mauro Romanelli, portavoce
dei Verdi Toscana, Duccio Braccaloni e Sandra Giorgetti, porta-
voci dei Verdi Firenze, e Tommaso Grassi e Annalisa Pratesi, portavoci provinciali dei Verdi Firenze. «è uno sperpero di denaro pubblico in tecnologie obsolete e pericolose e uno schiaffo alla
strada virtuosa, già abbandonata
dalla destra, dell’efficienza energetica e delle rinnovabili. Siamo
pronti a nuovi referendum - hanno concluso i Verdi - e invitiamo
tutti i toscani a mobilitarsi anche
perché la Maremma è tra i siti più
probabili per una nuova centrale
nucleare». 
Rocco Vazzana
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Prende il via oggi a
Bologna BilBOlbul, Festival
internazionale di fumetto.
Mostre, incontri, proiezioni
e grandi nomi come Altan e
Mattotti. Le tavole disegnate
invadono i luoghi di cultura
Danni Tav
Risarcimenti al Mugello
S
i è chiuso con ventisei condanne, da un minimo di tre
mesi a un massimo di cinque anni, e un risarcimento di
oltre centocinquanta milioni di
euro il processo per i danni ambientali causati dai lavori per l’Alta velocità ferroviaria tra Firenze
e Bologna. Il risarcimento è stato riconosciuto per una cifra pari
a cinquanta milioni al ministero
dell’Ambiente, alla Regione Toscana e alla Provincia di Firenze; altre parti civili costituite da
Comuni e amministrazioni provinciali interessate dai lavori han-
no ricevuto un importo compreso tra i cinque e i venticinquemila euro. Fra le persone condannate per smaltimento illecito dei rifiuti figurano i vertici del consorzio Cavet, che aveva ottenuto l’appalto dell’opera, e ditte in
subappalto che gestivano cave e
discariche. Le assoluzioni hanno
riguardato invece il danneggiamento dei fiumi e dei pozzi privati, mentre riguardo all’imputazione di furto di acqua i difensori hanno sollevato la questione di
costituzionalità. 
Alessio Nannini
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Italia
mercoledì 4 marzo 2009
Un curriculum da toponomastica
Il ritorno del capriolo
A Marsala il Consiglio comunale aveva deciso
di intestare una via a Peppino Impastato. Ma a
gennaio la prefettura di Trapani ha bloccato l’iter
in corso. La motivazione? Peppino Impastato, vittima di mafia a cui è stato dedicato anche il film I
cento passi, è sconosciuto ai funzionari che hanno
richiesto una copia del curriculum. Via fax.
Dopo circa due secoli torna in Aspromonte il
capriolo italico. Il progetto riguarderà 60 capi provenienti dalla provincia di Grosseto, che verranno
rilasciati nel territorio calabrese dalla cooperativa faunistica Dream Italia, che cura dal 2003
lo studio di fattibilità per la reintroduzione degli
animali oggi in via d’estinzione.
Rapporto
Nella discarica Italia,
tra emergenze e rimedi
Il rapporto annuale
di Legambiente sullo stato
di salute del nostro Paese
fotografa uno territorio
malato che al di là della
crisi non ha mai risolto
i suoi problemi
Rossella Anitori
L’
Italia è un Paese in costante
declino, e non solo a causa
della crisi finanziaria e della
recessione globale. Anche in tempi
migliori, il Belpaese non ha risolto i
suoi problemi strutturali. Il divario
tra Nord e Sud, il dilagare del potere mafioso e il debito pubblico caratterizzano da sempre l’immagine
della Penisola. È quanto emerge dal
rapporto annuale di Legambiente
sullo stato di salute del Paese che
ha l’intento di indicare la strada per
un new deal ecologico fondato sulla buona gestione dei rifiuti, che secondo l’associazione ambientalista
sarebbe metafora della politica ambientale italiana tout court. L’emergenza non è ancora stata risolta,
soprattutto al Centro e al Sud. Il
54 per cento dei rifiuti urbani viene ancora smaltito in discarica, con
il record della Sicilia che raggiunge la percentuale del 94 per cento.
Negli ultimi 15 anni, cinque regioni - Calabria, Campania, Lazio, Puglia e Sicilia - sono state commissariate perché in emergenza, costata
agli italiani circa 1,8 miliardi di euro, senza aver ottenuto alcun risultato tangibile. Nel meridione è localizzato il 47 per cento delle discariche di tutto il Paese; degli impianti presenti solo il 14 per cento sono
di compostaggio di qualità e il 28
per il trattamento meccanico biologico. «Ma l’emergenza rifiuti non è
una condanna definitiva per l’Italia - ha dichiarato Stefano Ciafani,
responsabile scientifico di Legambiente -. Se ne può uscire imboccando la strada della gestione sostenibile, come dimostrano gli esempi
storici delle regioni del Nord Italia e quello più recente della Sardegna. Per concretizzare questo scenario in tutta Italia, occorre definire al meglio le regole del gioco a livello centrale e locale, replicare le
best practices sulla raccolta differenziata e sulla prevenzione già attuate
nel nostro Paese e, parallelamente,
costruire tanti impianti per il recupero e il trattamento dei rifiuti. Solo così la discarica diventerà davvero l’opzione ultima per smaltire le
quantità residuali di rifiuti, come ci
chiede l’Europa». Per completare
il profilo della questione rifiuti, Legambiente segnala anche altre due
emergenze: l’aumento della produzione nazionale dei rifiuti urbani e
il fenomeno degli smaltimenti illeciti di quelli speciali. La situazione è critica ma non mancano esperienze positive e opportunità su cui
il Paese può scommettere: sono
1.081 i comuni ricicloni premiati
da Legambiente per aver superato
nel 2007 l’obiettivo di legge del 40
per cento di raccolta differenziata.
Le regioni più all’avanguardia sono quelle del Nord - Trentino Alto
Adige e Veneto hanno sfiorato il 50
per cento, mentre Lombardia e Piemonte hanno superato la soglia del
40 -. Non mancano poi le sorprese nel resto d’Italia, come l’exploit
della Sardegna che è passata dal 3
per cento del 2002 al 38 del 2008.
C’è un’Italia di qualità da cui si può
ripartire. 
Lavoro
Raccomandati ma non ricchi
Nel Belpaese un giovane
su due trova occupazione
grazie alla “spintarella”.
Lo afferma uno studio
dell’Isfol, secondo il quale,
però, sono i canali formali
quelli più redditizi
Giuliano Rosciarelli
S
egnalazione, indicazione,
gestione combinata. Passano gli anni, cambia spesso nome, ma lei, la “raccomandazione”, è sempre la stessa. Italianissima come la pizza, disprezzata e inconfessabile come il peggiore dei segreti, la classica “spinta” rimane sempre una componente irresistibile per trovare una
occupazione, almeno in Italia. La
conferma arriva dall’ultima ricerca dell’Istituto per lo sviluppo
della formazione professionale
dei lavoratori (Isfol), in base alla
quale in Italia, un giovane su due
nel 2008, ha trovato una occupazione grazie proprio “a una mano” data da amici, parenti o conoscenti. Dallo studio emergono dati allarmanti sullo stato di
salute del mercato del lavoro. In
particolare per quel che riguarda il punto di incontro tra domanda e offerta, sempre più improntato su canali di intermediazione informale nonostante l’am-
pliamento degli strumenti di avviamento e inserimento lavorativo. Il 45 per cento dei giovani sotto i trent’anni - si legge nel documento - ha dichiarato di essere
stato assunto grazie a una raccomandazione, uno su tre se parliamo di lavoratori over 40.
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Sped. in Abb. Post. D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1 DCB - Roma
La testata fruisce dei contributi di cui alla legge 7/10/ 1990 n. 250 - Stampato su carta ecologica
Per quanto riguarda i canali formali ovvero i Centri per l’impiego, i sindacati e le scuole, questi
intermediano poco più del 6 per
cento. In particolare per le fasce
di età superiori ai trent’anni, dove l’esperienza, le conoscenze e le
capacità dei “vecchi” consentono
via del Porto Fluviale, 9/a - 00154 Roma
tel. 06.45.47.07.00 - fax 06.42.01.31.31
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l’utilizzo di alcuni canali preclusi ai più giovani, le percentuali si
approssimano all’uno per cento.
Passando ai livelli di retribuzione scopriamo poi che se la raccomandazione rimane lo strumento più sicuro per trovare un’occupazione, è altrettanto vero che,
nel lungo periodo, questa soluzione non ripaga in termini economici.
I canali più redditizi risultano infatti essere quelli formali, che garantiscono livelli di reddito mediamente superiori (salario medio 1.493,40) rispetto a quelli percepiti grazie a una segnalazione (salario medio 1.136,65
euro). «Questi dati - ha commentato Emiliano Mandrone, responsabile scientifico dell’indagine Isfol - ci permettono di confermare empiricamente l’effetto
negativo delle raccomandazioni,
difficilmente orientate a premiare il merito». Secondo una ricerca dell’Unioncamere e del ministero del Lavoro il sistema della raccomandazione rimane radicato soprattutto al Sud anche se
con differenze contenute rispetto
al resto del Paese. Dati ovviamente che vanno letti in maniera restrittiva rispetto alle reali dimensioni del fenomeno, non foss’altro che non tutti hanno voglia di
confessarlo. Il settore più contagiato risulta essere quello dei servizi mentre le realtà produttive
più interessate sono quelle medio piccole. 
Direttore responsabile: Pino Di Maula
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Caporedattore: Valerio Ceva Grimaldi
Redazione: Diego Carmignani,
Pierpaolo De Lauro, Alessandro
De Pascale, Alessio Nannini, Gloria
Ravidà, Paolo Tosatti, Federico Tulli
Fine vita
L’aula del Senato comincerà a esaminare il
testamento biologico da
mercoledì 18 marzo. La
decisione è stata presa
ieri dai capigruppo, dopo
che nei giorni scorsi il presidente del Senato si era
detto favorevole al rinvio
della discussione in Aula
per concedere più tempo
al tentativo di giungere
a un testo largamente
condiviso. Le votazioni
sugli emendamenti cominceranno il 24 marzo. Il
disegno di legge presentato dopo la morte di Eluana
Englaro - la donna rimasta
per 17 anni in stato vegetativo fino a che la magistratura, su richiesta del
padre, non ha autorizzato
la fine dell’alimentazione
forzata e dell’idratazione
- è attualmente all’esame
della commissione Sanità,
e sarebbe dovuto arrivare
in Aula il 5 marzo.
Ambiente
È emergenza ambientale
nella valle del Sacco. Le
acque del fiume e alcuni
siti destinati a insediamenti abitativi, agricoli e
all’allevamento sarebbero stati contaminati da
un pericoloso pesticida.
Responsabili, secondo
gli inquirenti, sarebbero
il direttore dello stabilimento della Centrale del
latte di Roma, il direttore dello stabilimento
industriale della Caffaro
srl, il legale rappresentante e il responsabile
tecnico del Consorzio csc
di Colleferro. Secondo gli
investigatori del Corpo
forestale dello Stato di
Segni e dei carabinieri del
Noe di Roma, gli indagati sarebbero colpevoli
dell’ipotesi di disastro
colposo ambientale.
Editore: undicidue srl
via del Porto Fluviale, 9/a - Roma
Stampa: Rotopress
via E. Ortolani, 33 - Roma
mercoledì 4 marzo 2009
Bambini
Crisi
La tratta, «prima di essere un crimine odioso è
una violazione dei diritti fondamentali dell’uomo». Intervenendo alla quinta Conferenza dei capiufficio nazionali di Interpol, il ministro dell’Interno Maroni ha sottolineato che «quasi il 20 per
cento delle vittime sono bambini, con percentuali
fino al 100 per cento in certe zone dell’Africa».
Siamo solo agli inizi. Secondo Joaquin Almunia,
commissario Ue agli Affari economici e monetari,
«il punto peggiore di questa recessione non è
stato ancora raggiunto». Per il 2010 è prevista una
lieve ripresa ma Almunia ha sottolineato che gli
effetti economiche e sociali della crisi si intensificheranno nei prossimi mesi.
© Charlier/LaPresse
© Merlini/LaPresse
Italia
Scuola
Thank you,
minister Gelmini
Istruzione
A Brescia il dialetto
conquista la cattedra
La proposta è della Lega lombarda, convinta
sostenitrice della pari dignità con la lingua italiana
I
Il ministro punta
diritto al monopolio
dell’inglese a discapito del
multilinguismo europeo.
Una scelta discutibile,
dal punto di vista culturale
ed economico
Liliana Chiaramello
© Scrobogna/LaPresse
U
na moratoria contro la
“pena di morte”, inflitta dal ministro Gelmini alla seconda lingua comunitaria. Questa la proposta nata dopo
l’assemblea organizzata dall’associazione radicale Esperanto
e a cui hanno partecipato oltre
3.000 insegnanti precari di francese, spagnolo e tedesco secondo
cui la Gelmini li ha ridotti a «figli di una lingua minore». Giorgio Pagano, segretario dell’associazione, in una lettera chiede al
ministro della Pubblica istruzione «di avviare una discussione
approfondita sulle più opportune politiche linguistiche pubbliche d’insegnamento delle lingue
straniere e, in particolare, sugli effetti economici da queste generati». Infatti, gli ultimi dati economici (2005) stimano che il “tutto inglese” veicola verso il Regno
Unito un flusso di danaro pari a
350 miliardi di euro l’anno, equivalenti a oltre il 3 per cento del
Pil dell’Unione europea: i cittadini dei Paesi non anglofoni ver-
sano, quindi, in modo più o meno palese, circa 900 euro pro capite annui al Regno Unito. Cifra
che, con questo decreto, tende
a elevarsi esponenzialmente per
la parte italiana. Da qui l’obiettivo principale dell’iniziativa: la richiesta di vagliare approfonditamente la migliore politica pubblica d’insegnamento delle lingue straniere. Il ministro Gelmini punta infatti al monopolio
dell’inglese che nella scuola media, da settembre prossimo, verrà potenziato: 5 ore alla settimane invece di 2. Questo a discapito
di quel multilinguismo tanto suggerito dall’Europa quanto predi-
cato dalla Corte di giustizia del
Lussemburgo che, il 20 novembre scorso, ha annullato i bandi
europei per i posti di inquadramento superiori pubblicati solo in inglese, francese e tedesco.
«Pari dignità delle lingue straniere»: questo chiedono gli insegnanti precari di tutta Italia al fine di evitare il suicidio culturale
del Paese e di svendere l’identità
collettiva anche attraverso la promozione di corsi universitari che
si svolgono solo in lingua inglese. è il caso, per esempio, del Politecnico di Torino dove si offrono sgravi fiscali se si sceglie di seguire i corsi in inglese. 
Pubblica amministrazione 1
Il costo della corruzione
Il fenomeno comporta,
per la macchina dello
Stato, un esborso annuo
di circa 60 miliardi
di euro. Significa che
ogni abitante, neonati
compresi, ne paga mille
Paolo Fantauzzi
S
tabile, con lieve tendenza
al ribasso. è il borsino relativo alla corruzione nella pubblica amministrazione in
Italia. Ma con una sempre maggiore infiltrazione del crimine organizzato e un sommerso ancora
difficile da quantificare. È quanto emerge dal primo rapporto al
Parlamento del Servizio anticorruzione e trasparenza (Saet), istituito lo scorso ottobre dopo la
soppressione dell’Alto commissariato anticorruzione, che foto-
3
grafa lo stato di salute della “macchina dello Stato”. Nonostante un calo negli ultimi due anni, nell’ultimo quinquennio le
denunce registrate si sono mantenute stabilmente sopra quota 3.000. Una situazione che pesa anche dal punto di vista finanziario. Il peso economico della corruzione, infatti, corrisponde a una tassa occulta da 1.000
euro l’anno a testa, inclusi i neonati. Il fenomeno costa al nostro
Paese tra i 50 e 60 miliardi di euro l’anno. Il poco invidiabile primato di pubblica amministrazione più soggetta a episodi di corruzione spetta indiscutibilmente al Sud: prima è la Sicilia, seguita da Campania, Puglia e Calabria. Con la Lombardia a sorpresa al quinto posto. La classifica però si ribalta se si considera
la “densità” dei reati, considerati
in rapporto al numero dei dipendenti. Anche se in questo caso è
la Calabria a guidare la graduatoria; seguono regioni “insospetti-
bili” come Trentino Alto Adige,
Valle d’Aosta, Molise e Basilicata,
dove il personale più ridotto ingrandisce il peso dei singoli episodi di corruzione. Il reato in testa alle denunce è la “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”, classico delitto delle organizzazioni criminali,
(32%), tallonato da abuso d’ufficio (27%), danno all’integrità economica della pubblica amministrazione da parte di privati
(15%) e peculato (12%). Una situazione critica, di cui i cittadini
sembrano tuttavia essere perfettamente consapevoli, molto più
dei diretti interessati: la percezione del rischio di corruzione è
infatti più alta tra l’opinione pubblica che all’interno delle amministrazioni. «E se non c’è percezione, non c’è valutazione del rischio e non ci possono essere
azioni correttive, ma solo azioni
repressive “a valle” che non intaccano il fenomeno “a monte”», ricorda il rapporto. 
l ministero dell’Istruzione segnala che
quest’anno le lingue straniere superano la matematica come bestia nera degli alunni. è forse con uno sguardo a questi dati che la Lega lombarda di Brescia lancia in grande stile il ritorno alla lingua dei
nostri padri: il dialetto. La missione è che
il “dialet” abbia, nelle terre della Leonessa
d’Italia, pari dignità con lo sciacquato idioma italico. Pragmatiche le proposte: volenterosi nonni “bresà” terranno corsi negli asili e saranno adottati testi bilingui per i
più grandicelli delle elementari, con traduzione “lumbard” a fronte. D’altronde, propedeutica era stata la Provincia mettendo
in cantiere finanziamenti per una nuova
cartellonistica che affiancherà alla dicitura
Brescia anche “Bresa”, Padania. Tutto questo per “sottolineare le nostre radici” e accogliere con il peso di tutta la locale sana tradizione, viandanti e turisti che calcano terra bresciana. Purtroppo anche queste semplici e concrete proposte si scontrano immediatamente con problemi non facilmente risolvibili. Il primo è: quale dialetto? La
provincia di Brescia è grandissima, contiene nel suo territorio zone diversissime, dalle rive dei numerosi laghi alla “bassa”, dalle città alle varie valli, alla montagna, colline e pianura. In tutte queste zone si parla
un dialetto assolutamente diverso da quello del limitrofo territorio, con ascendenze
e pronunce non assimilabili. E poi: come
scrivere il dialetto? Sino a ora gli esperti si
sono “scannati” ma non esiste una norma
consolidata, una sola grammatica. Facile
pronosticare insegnanti “bresà” del paese
tale, quartiere tale, zona tal altra. Nel frattempo i nostri giovani non solo non imparano le lingue straniere ma non hanno conoscenza neppure dell’italiano. 
Gianpaolo Silvestri
Pubblica amministrazione 2
Precari a rischio
Sono 400mila i lavoratori che a causa di un decreto
potrebbero non vedere rinnovato il loro contratto
S
ono circa 400mila i precari della pubblica amministrazione che rischiano di
perdere il lavoro a causa del decreto del governo che impone lo
stop alla loro stabilizzazione. È
l’allarme lanciato dalla Cgil sulla scorta di un’elaborazione dei
dati della Ragioneria generale
dello Stato. L’eventuale blocco
riguarderebbe 112mila occupati a tempo determinato e 25mila lavoratori socialmente utili,
ai quali vanno aggiunti secondo il sindacato 80mila contratti di lavoro a progetto che scadranno entro l’anno. Se a queste cifre si sommano i 205mila precari della scuola (130mila
docenti e 75mila non docenti),
si superano abbondantemente
le 400mila unità. Quota che peraltro non contempla la massa
sterminata di quelle figure, co-
me tirocinanti, stagisti e borsisti, per le quali non è previsto
un censimento ufficiale (circa 100mila). Per 30mila precari della scuola, assicura la Cgil,
il destino è già segnato: perderanno il posto già nel 2009. Al
danno si aggiunge invece la beffa per quei 60mila precari che
rientravano nelle regole fissate
per la stabilizzazione dal governo Prodi (almeno tre anni di lavoro nella pa nel 2006 e 2007):
lo stop non risparmierà neppure loro. Uno scenario drammatico, ma ancora in fase di evoluzione. Tutto dipenderà dal
Consiglio dei ministri, chiamato a ratificare il provvedimento annunciato. Anche se, nella prossima seduta prevista per
venerdì, il decreto non è all’ordine del giorno. 
p.f.
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Primo piano
mercoledì 4 marzo 2009
Usura
La criminalità
strozza la famiglia
V
ite strozzate dall’usura,
spesso per somme iniziali
di poche migliaia di euro.
E non più soltanto dalle organizzazioni criminali, ma da cravattari
“part time” composti da pensionati
o insospettabili professionisti che
taglieggiano le vittime parallelamente alle loro attività legali. Colletti bianchi che si presentano come agenti di fittizie società di intermediazione finanziaria e agiscono
in combutta con impiegati di banca infedeli, attirando clienti con la
promessa di prestiti a tassi risibili. A spalancare le porte dell’abisso può bastare una spesa imprevista, un momentaneo scoperto sul
conto o più semplicemente il miraggio del credito al consumo per
un acquisto altrimenti impossibile. Perché a cadere vittima non sono più solo le piccole e medie imprese (180mila quelle già nella rete secondo Sos impresa), ma soprattutto le famiglie. Uno scenario identico nella sua drammaticità da Nord a Sud, anche se a essere
maggiormente colpito è proprio il
L’oro di Napoli
è il microcredito
L’esperienza della
fondazione di padre
Rastrelli. Una struttura di
prestiti a tassi vantaggiosi,
per non finire nelle mani
degli strozzini. E anche
per trovare lavoro
Rocco Vazzana
L
a Fondazione San Giuseppe Moscati di Napoli, fondata dal padre gesuita Massimo Rastrelli, da anni fornisce assistenza alle famiglie con difficoltà economiche per impedire che finiscano nella rete degli usurai. «Le
persone si rivolgono a noi quando
ormai non hanno nemmeno i soldi per comprare da mangiare - ha
detto padre Rastrelli nel corso della
conferenza stampa in cui sono state illustrate le nuove iniziative della
fondazione -. Se prima, per risanare
economicamente una famiglia erano sufficienti 15mila euro, negli ultimi tre anni siamo arrivati a cifre da
capogiro che superano i 70mila euro. Persone che spesso non hanno
accesso ai crediti bancari per mancanza di garanzie o perché ritenuti
insolventi e non sanno che possono
rivolgersi a noi invece di finire nelle
mani degli strozzini». Ogni anno,
infatti, la onlus di padre Rastrelli riceve fondi statali e privati per finanziare i suoi progetti. Lo scorso anno è stato erogato quasi un milione e mezzo di euro: di questi fon-
di, un totale di 1.484.400 euro, lo
Stato ha fornito ben 974.500 euro. Secondo le stime diffuse dall’associazione antiusura, nel corso di
quest’anno saranno il 44 per cento in più le famiglie campane che
si indebiteranno rispetto al 2008.
E il problema riguarderà non solo
le fasce di reddito più basse, ma anche quelle medio-alte. «La colpa ha precisato padre Rastrelli - è delle finanziarie che propongono offerte all’apparenza vantaggiose, ma
che in realtà sono fraudolente perché lasciano intendere che l’erogazione di soldi sia senza fine». Poche le garanzie richieste dalla fondazione per accedere al credito: anche una sola busta paga, oppure la
pensione. Una sorta di rivoluzione
della cultura del debito. Come già
ben dimostrato dal premio Nobel
Muhammad Yunus, il denaro prestato viene restituito. E così, nel caso campano, i soldi erogati alle famiglie, con un tasso di interesse del
5 per cento, sono già stati ripagati
nell’80 per cento dei casi. Un dato
che ha sorpreso le banche che ritenevano la fondazione portatrice di
clienti insolventi. E se non ci sono
entrate fisse perché manca il lavoro, si provvede a procurarlo. Tanti
sono infatti i fronti su cui si muove l’associazione di don Rastrelli.
Tra tutti, spicca il progetto “lavoro
ai meritevoli”, che ha consentito a
500 napoletani di trovare un’occupazione stabile presso alcune imprese di Treviso, grazie ai rapporti
di stretta collaborazione che il padre gesuita è riuscito a instaurare
con la Regione Veneto. 
Intimidazione
è rimasto per ore legato e
imbavagliato nella sua auto
nelle campagne di Uboldo
(Varese), fino a quando una
pattuglia dei carabinieri
non lo ha trovato e liberato.
Guido Gallo Stampino, 70
anni, vicepresidente dell’associazione Sos Italia libera,
ha subito pochi giorni fa
l’ennesimo atto intimidatorio per il suo impegno contro
la criminalità e l’usura.
Banchieri accusati
La Corte d’appello di Reggio
Calabria ha riaperto l’istruttoria sul caso della presunta
usura attuata da alcune
banche ai danni dell’imprenditore di Rizziconi (Rc) Antonio De Masi. Imputati, tra gli
altri, Geronzi (Mediobanca)
e Abete (Bnl). In primo grado
gli imputati sono stati assolti
dal Tribunale di Palmi, che
però ha riconosciuto l’esistenza dell’usura.
Quando il nodo
diventa cappio
Tassi di interesse oltre il 130mila per cento, strozzini
che “collaborano” nel negozio della vittima, continue
minacce e violenze. Fino alle estreme conseguenze
Simone Di Meo
M
«Avevo
chiesto
un prestito
di 3.000 euro,
ne rivolevano
indietro
400mila»
Il caso di
Mondello:
i “cravattari”
aiutavano a
confezionare
i panini
per i clienti
eglio soffocato da una
corda che dai debiti.
Così, nel chiuso del proprio dolore e delle mura domestiche, un imprenditore edile residente a Ronciglione, in provincia
di Viterbo, aveva deciso di sfuggire
all’ombra lunga dei suoi aguzzini,
all’apparenza due innocui signori
di mezza età, originario uno della
stessa cittadina e l’altro emigrato
dalla Calabria. Dietro i loro atteggiamenti di amicizia disinteressata
si nascondeva una coppia di usurai spregiudicata, cui l’uomo aveva chiesto qualche settimana prima un prestito di 3.000 euro. Dopo due mesi, ne volevano indietro
400mila, «obbligandomi - spiegherà ai carabinieri che lo salveranno dal cappio - a firmare assegni postdatati». Titoli che i militari hanno ritrovato nelle abitazioni
dei due «cravattari», R. R. e P. A.,
oltre a una quantità industriale di
cambiali e scritture private, frutto
- ipotizzano gli inquirenti - di altre
storie, di altre vite distrutte. Quando le forze dell’ordine hanno fatto
irruzione nell’appartamento della vittima, allertate dalle urla di
disperazione dei familiari, era già
tutto pronto per il macabro rituale dell’impiccagione: l’uomo ave-
va annodato la corda e si era chiuso nel salotto di casa. Qualche attimo di ritardo e non ci sarebbe stato più nulla da fare. I militari, invece, lo hanno convinto a seguirli in caserma e a raccontare che cosa avesse sconvolto il suo cuore fino al punto di decidere di togliersi la vita. Ha raccontato, l’imprenditore, di aver chiesto un prestito
di piccola entità e di aver restituito
già il triplo della cifra. Ridotto sul
lastrico, era stato obbligato - dietro
minacce e intimidazioni - a firmare decine e decine di assegni postdatati per un totale di circa 400mila euro (gli interessi, hanno calcolato gli investigatori, ammontano
a oltre il 130mila per cento), fino
al momento in cui - ai suoi occhi
- è parso chiaro che l’unica via di
uscita era quella del suicidio. «Mi
hanno annientato, mi hanno tolto
il sangue dalle vene - dirà in lacrime al magistrato - non avevo più
la forza di continuare ad andare
avanti». I due usurai sono attualmente sotto processo, mentre la
vittima ha deciso di cambiare paese insieme alla propria famiglia
e iniziare una nuova vita. L’esatto contrario di quanto accaduto ai
titolari di una friggitoria di Mondello, in Sicilia, protagonisti di
una storia a tal punto paradossale da meritare di essere raccontata dalla viva voce di uno degli investigatori: «Gli usurai prendevano direttamente i soldi dalla cassa,
frequentavano il locale delle loro
vittime quotidianamente e, spesso, davano anche una mano confezionando panini per i clienti. Tale
La mappa del rischio
pressione - continua - aveva creato
con le vittime un legame perverso
che ha reso ancor più complesse le
indagini». L’operazione è stata ribattezzata Free time, “tempo libero”, come quello che gli usurai impiegavano per monitorare direttamente “sul campo” lo stato di salute finanziario delle proprie vittime, quattro nuclei familiari soci
di una storica locanda a Mondello
(Palermo), le quali, invece di denunciare, hanno preferito addirittura chiudere i battenti, poco prima del blitz della polizia, proprio
perché strozzate dai debiti. «I negozianti sotto usura - ricordano
gli inquirenti - non solo non hanno collaborato con gli investigatori, ma hanno anche tentato di
depistare l’inchiesta». Le richieste di denaro erano iniziate già nel
2006. Gli investigatori hanno scoperto il giro di usura quasi per caso: una volante della polizia, infatti, era intervenuta per sedare una
lite scoppiata tra i familiari che gestivano la friggitoria. I proprietari
non ce la facevano più a stare dietro ai debiti che continuavano ad
accumularsi e i ritardi nei pagamenti facevano lievitare enormemente gli interessi applicati. Solo in una fase iniziale alcune delle
vittime hanno parlato, ne è seguita una serie di perquisizioni, e per
un po’ gli usurai non sono tornati. Successivamente il continuo bisogno di denaro delle vittime le ha
però spinte a ricontattare gli strozzini. Tutti, si è poi scoperto, lavoratori socialmente utili con precedenti penali. 
Il mondo delle associazioni si mobilita per monitorare
il livello del debito degli italiani. La regione più esposta
è il Piemonte, seguono Sicilia ed Emilia Romagna
«S
La denuncia:
a causa
della crisi
economica,
coinvolte
classi sociali
finora immuni
Tano Grasso
alle banche:
«La richiesta
di rientro
immediato
del debito è
criminogena»
tiamo assistendo inerti al proliferare del fenomeno dell’usura a
seguito della grave situazione di
difficoltà economica in cui versano le famiglie. Il sovraindebitamento delle famiglie italiane nel
2008 è cresciuto del 41,1 per cento rispetto al 2007, e la propensione all’usura nel 2009 è salita
del 25,7 per cento». È l’allarme
lanciato da Contribuenti.it, l’associazione contribuenti italiani
che, con lo “Sportello del contribuente” e lo “Sportello antiusura” monitora costantemente il fenomeno dell’usura in Italia. Nel
2009, denuncia il presidente di
Contribuenti.it Vittorio Carlomagno, «1.433.000 famiglie sono a rischio usura», mentre nel
2008 il livello medio del debito
delle famiglie italiane ha sfiorato
i 20mila euro. Nel 2009, al primo posto tra le regioni maggiormente esposte al rischio usura, figura il Piemonte, con 394mila famiglie, seguito (i numeri seguenti sono espressi in migliaia) dalla Sicilia (235), Emilia Romagna
(214), Campania (143), Lombardia (88), Toscana (60), Veneto e Lazio(43), Puglia (40),
Calabria (35), Liguria (28),
Friuli Venezia Giulia (20), Umbria (20), Abruzzo (19), Trentino Alto Adige (15), Sardegna
(11), Valle d’Aosta (10), Basilicata (10), Marche (4) e Molise
(1). A rendere ancora più drammatica la questione la congiuntura negativa, perché «la crisi economica aumenta il rischio usura, che potrebbe coinvolgere una
parte sempre più ampia del ceto
medio, piccoli imprenditori e artigiani che finora erano stati immuni», come confermato da Tano Grasso, presidente onorario
della Fai (Federazione delle associazioni antiracket e antiusura).
«La situazione - spiega Grasso è preoccupante, perché siamo in
una prospettiva di riduzione del
credito legale a causa della recessione. In questo modo si allarga
il mercato del credito illegale e
quindi dell’usura».
L’allarme, evidenzia il presidente onorario della Fai, «non è per
i soggetti tradizionalmente a rischio di cadere vittime degli usurai, ma per aree sociali più ampie,
per il ceto medio di commercianti e artigiani».
Due le soluzioni proposte da
Grasso. «Un appello alle banche - spiega - affinché non ci sia
la richiesta di rientro immediato, dal venerdì al lunedì, del debito accumulato. Questa richiesta rappresenta un fattore criminogeno perché il soggetto per rientrare dal debito si rivolge agli
usurai». Poi, aggiunge in conclusione, «occorre alimentare la rete del credito parallelo (Confidi e
fondazioni) che sostiene imprenditori e artigiani». 
s.d.m.
© Scrobogna/LaPresse
Paolo Fantauzzi
Meridione, dove i problemi socioeconomici sono più accentuati. E
il futuro non si annuncia migliore. Eppure a giudicare dai dati del
“Rapporto Italia 2009” dell’Eurispes si direbbe che l’usura è in calo, visto che le denunce diminuiscono anno dopo anno. Ma ciò è
segno, invece, di un fenomeno in
massima parte sommerso e della
perdita di fiducia nelle istituzioni. Colpa dell’eccessiva lentezza
dei meccanismi di accesso ai fondi di salvataggio. Ma colpa soprattutto di una legge (la 108 del ’96)
che ne riserva l’erogazione soltanto a imprenditori e commercianti,
tagliando così fuori la grande fetta costituita dei soggetti percettori
di reddito. L’Euripes, secondo cui
sono un milione e mezzo i nuclei
a rischio, ha stimato che la media
di indebitamento delle famiglie in
Italia è di 19.630 euro, ma a Roma
raggiunge quota 22mila e Milano
segue a ruota (21.321). Cravattari
dell’ultima ora a parte, il “pallino”
del gioco resta comunque in mano ai grandi cartelli criminali, che
nel 2008 hanno fatturato 12,6 miliardi con lo strozzinaggio (seconda fonte di proventi dopo il traffico di droga). Per contrastare il fenomeno, qualcuno già si è mosso.
Il Comune di Vittoria (Ragusa)
ha deciso di defiscalizzare i redditi dei cittadini che denunciano casi di usura. Una strada che vorrebbe seguire anche la Provincia di
Roma, con un protocollo d’intesa
che indennizzi dei mancati introiti
le amministrazioni che sottoscriveranno l’accordo. 
Parlamento distratto
La Consulta nazionale
antiusura ha denunciato
la «scarsa attenzione dei
parlamentari» sul tema e ha
criticato alcune proposte di
modifica (a opera di Centaro
e altri) alla legge 108/96. «Si
continuano a discriminare
- è stato osservato - le famiglie italiane dai benefici assicurati alle vittime dell’usura
che svolgono attività economiche e imprenditoriali».
© Merlini/LaPresse
A cadere nella trappola
sempre più cittadini e
imprese. Nel 2008 i cartelli
malavitosi hanno fatturato
12,6 miliardi solo con lo
strozzinaggio. Ma qualcosa
sta migliorando
Nuove regole
La Banca d’Italia ha allo
studio una revisione delle
modalità di calcolo del tasso
di usura, in particolare «il
calcolo del tasso effettivo
globale medio (Tegm)». Tra
gli obiettivi: introdurre la rilevazione degli oneri su base
annuale anziché trimestrale
e includere la commissione
di massimo scoperto nel calcolo del tasso base effettivo.
6
Esteri
mercoledì 4 marzo 2009
Strategie
© LaPresse
Lo scambio impossibile
tra Washington e Mosca
Epidemia dengue
Il presidente boliviano Evo Morales non
nasconde le sue preoccupazioni per l’epidemia
«quasi incontenibile»
che ha colpito il Paese.
Il ministero della Sanità
ha confermato 34mila
casi di dengue, la morte
di 18 persone e altri 80
contagi potenzialmente
mortali. La malattia è
trasmessa attraverso la
puntura di una zanzara e
causa febbre alta, dolori
muscolari, debolezza e
mal di testa. Il virus ha
colpito anche altri Paesi
dell’America Latina,
come l’Argentina, il
Paraguay e il Brasile.
Medvedev ha risposto no
alla proposta di Obama:
fermare il sistema europeo
anti missile in cambio
della collaborazione
sul programma atomico
portato avanti da Teheran
Paolo Tosatti
© LAPORTA/LaPresse
U
no scambio tra la sospensione del programma nucleare iraniano e l’arresto
del sistema anti missile europeo
non è ipotizzabile in nessun caso.
Il presidente russo Dmitri Medvedev ha risposto così a una lettera che gli ha inviato giorni fa
l’omologo Barack Obama. «Abbiamo le prove che l’amministrazione Usa intende intensificare questa collaborazione - ha dichiarato ieri il leader russo durante una conferenza stampa a
Madrid, dopo un incontro con
il premier Zapatero -. Con Obama siamo in contatto permanente, ci scambiamo messaggi, ma
non si pone in nessun caso il problema di uno scambio». A riferire dell’offerta è stato ieri il New
York Times, citando non meglio
precisate fonti interne all’amministrazione americana, che sono comunque state confermate da esponenti dell’esecutivo federale. Obama avrebbe avanzato la sua proposta il mese scorso
a Mosca, con una missiva consegnata a mano al presidente russo da alti funzionari dell’amministrazione. L’intento è offrire incentivi alla Russia per spingerla a collaborare agli sforzi internazionali volti a fermare il “regime degli ayatollah”. Il Cremlino
si è sempre fermamente opposto al progetto avviato dall’amministrazione Bush di schierare un sistema di difesa anti missile in Polonia e nella Repubblica
Dmitri Medvedev, presidente della Russia
Ceca, considerandolo un modo
per estendere la longa manu statunitense sul Vecchio continente, tenendo d’occhio ogni iniziativa russa e premendo sulle frontiere dello storico nemico. E ieri
il leader russo ha ribadito i molti dubbi che il progetto suscita a
Mosca: si tratterebbe infatti di un
programma che «non contribuisce alla sicurezza europea, ma la
rende più complicata». Secondo
Medvedev sarebbe invece opportuno «creare uno scudo comune
e generale contro ogni tipo di minacce, che sono molte; ma se parliamo di alcuni elementi collocati vicino alle frontiere della Russia, questo certamente ci preoccupa, perché non ci protegge dalle minacce globali». Il presiden-
te russo ha comunque confermato la sua disponibilità a negoziare nel caso in cui la nuova amministrazione avanzi una proposta
«che sia accettabile per tutti gli
europei, gli Stati Uniti e per il nostro Paese», aggiungendo che «i
messaggi che riceviamo indicano
che gli Usa sono disposti a parlare di questo, ed è un bene, perché
fino a pochi mesi fa sembrava che
la decisione fosse già stata presa e
che non ci fosse più niente da discutere : a questo tipo di discorso
avremmo dato un’altra risposta».
Già domenica scorsa Medvedev
aveva fatto sapere, attraverso un
portavoce, di attendere «proposte concrete» da parte del capo
di Stato americano. «Conto sulla
nuova amministrazione Usa per-
Missione Angola
ché su questo argomento si mostri più creativa e si comporti in
modo più amichevole», avrebbe dichiarato il presidente russo durante un’intervista rilasciata ai media locali, auspicando anche che il tema sia discusso durante il suo incontro con Obama
a margine del G20 di Londra, in
programma il prossimo 2 aprile.
Venerdì prossimo il segretario di
Stato Hillary Clinton sarà a Ginevra per vedere il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov. Il
vertice è stato preceduto dalla visita a Mosca del direttore del dipartimento di Stato, l’ex ambasciatore in Russia William Burns,
che aveva già ventilato la possibilità di un compromesso sul sistema anti missile. 
Il sottosegretario allo
Sviluppo economico Adolfo
Urso ha confermato che
l’Italia organizzerà, il
prossimo luglio, una nuova
missione in Angola. L’ex
colonia portoghese «offre
ottime opportunità», ha
spiegato il funzionario,
definendo il Paese «importante per il nostro sistema
produttivo». Riferendosi al
suo recente viaggio in Etiopia e in Tanzania, Urso ha
dichiarato che «sono state
poste le basi per un incremento della presenza delle
imprese italiane». Turismo,
infrastrutture ed energia
sono alcuni dei settori in cui
si investe.
Brasile
Una donna sulla poltrona di Lula
Il presidente, forte di un
importante appoggio, ha
auspicato che al termine
del suo mandato la guida
del Paese passi a Dilma
Rousseff, il suo attuale
capo di gabinetto
Alessio Postiglione
A
lla fine l’investitura è
giunta. «Mi piacerebbe che il Paese, dopo
di me, fosse governato da una
donna. E il nome c’è già: Dilma Rousseff». Con queste parole il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva ha indicato chi potrebbe essere il suo successore per le elezioni presidenziali del 2010: il candidato del
partito del presidente, il Pt (Partito dei lavoratori), sarà l’attuale
capo di gabinetto.
La scelta non poteva arrivare in
un momento più opportuno.
Lula, infatti, gode di un appoggio fortissimo, intorno all’80 per
cento. Secondo alcuni analisti
però questo stesso consenso non
è facilmente “trasportabile” a un
altro candidato. Non basta dunque l’indicazione di Lula, ma è
necessario organizzare una campagna efficace.
Il presidente ha scelto l’attuale capo di gabinetto per diverse ragioni. Lula ha escluso una modifica
della Costituzione per rimuovere
il divieto di tre mandati consecutivi e adesso deve individuare un
successore nel Pt.
Secondo quanto sostenuto dal
magazine Liberal Vieja, la scelta
sarebbe caduta sulla Rousseff dopo che i due hanno raggiunto un
accordo dietro le quinte che prevede che la donna, al termine del
proprio mandato, si farà da parte
per lasciare il posto, nuovamente,
all’attuale presidente. Quale che
sia la fondatezza di questa sup-
posizione, quel che è certo è che
la scelta di Lula non era affatto
scontata. Molti infatti ritenevano che il candidato favorito fosse l’attuale ministro della Giustizia Tarso Genro.
Ma coloro che credono che Lula
avrebbe potuto scegliere una sua
controfigura, sbagliano.
La Rousseff non rappresenta il
classico candidato “fantoccio”,
di basso profilo: figlia di un esule, poeta e militante comunista bulgaro, la donna durante gli
anni bui della dittatura militare
in Brasile si è unita alla resistenza, diventando una guerrigliera
della Vanguarda armada revolucionária palmares. Catturata dai
militari, è stata imprigionata e
torturata.
Fino alle amministrative dello
scorso ottobre, invece, era stato
Tarso Genro a credere di poter
spuntare l’investitura presidenziale. Anche l’attuale guardasigilli, ex presidente del Pt, è una figura forte. La stampa italiana lo ri-
corda come il ministro dell’affaire Battisti, anche se è soprattutto
l’ex sindaco di Porto Alegre, tra i
principali sostenitori dei forum
sociali.
Ovviamente Genro è rimasto visibilmente amareggiato per la
scelta del presidente brasiliano: il
ministro ha dichiarato al País che,
qualora Lula l’avesse designato
come successore, si sarebbe incrinata la stabilità del Pt, avendo
il ministro in questi anni rappresentato l’opposizione interna del
partito. Anche se il Pt esce rafforzato dalla vittoria interna di Dilma Rousseff, le elezioni si prospettano difficili.
I candidati del Partido de la social democracia brasileña - socialdemocratici che si collocano
alla destra del Pt - godono infatti di molto credito.
Nel Psdb, la lotta sarà fra due governatori che guidano Stati forti
e popolosi: José Serra, presidente
del distretto di San Paolo, e Aecio
Neves, del Minas Gerais. 
Ghiacciai cinesi
La Cina ha deciso di
costruire 59 cisterne per
raccogliere l’acqua dei
ghiacciai. Il progetto, che
dovrebbe essere realizzato
nel prossimo decennio, è
nato dalla forte preoccupazione delle autorità cinesi
per le conseguenze che il
riscaldamento globale sta
avendo nel Paese.
Dal 1962 il ghiacciaio
Urumqi è diminuito del 20
per cento, mentre circa l’80
per cento di quelli sul Tian,
nell’ovest del Paese, si sta
visibilmente riducendo e
le cime innevate si vanno
sciogliendo. Per il progetto
lo Xianjiang deve risparmiare nei prossimi 3 anni
200 milioni di yuan, circa
20 milioni di euro.
Cultura
mercoledì 4 marzo 2009
7
Giornalismo
Con gli occhi
degli ultimi
© LAPRESSE
spesso solo e isolato doveva
arrangiarsi per portare la pelle a casa. Viveva, così, con le
popolazioni e accanto a loro
raccontava senza perdersi
dietro la frenesia delle notizie. Leggendo Ebano si scopre
il vero volto dell’Africa, che
dopo un passato coloniale,
si appresta a ritrovare il suo
futuro, mentre in Imperium la
caduta dell’Unione Sovietica
viene raccontata attraverso le piccole cose, i piccoli
protagonisti. Per Kapuscinski
varcare la “frontiere” è stato
un dovere per scoprire, conoscere, imparare sempre, senza perdere la curiosità. Oggi,
a distanza di due anni dalla
morte avvenuta il 23 gennaio
del 2007, il suo ricordo è ancora vivo. Il cinico non è adatto
a questo mestiere, titola un
libricino di qualche anno fa
che ripropone una sua intervista; e proprio questa frase è
quella che più lo rappresenta
e la lezione del più grande
giornalista polacco. 
Pierpaolo De Lauro
BilBOlbul,
tutti i colori di Bologna
Parte oggi nel capoluogo emiliano la quattro giorni di comics:
ospiti, mostre e performance alla terza edizione del Festival
internazionale di fumetto
Diego Carmignani
P
er un weekend Bologna diventa la
capitale del fumetto. Una ribalta
consolidata in soli tre anni durante i quali BilBOlbul si è affiancato con successo agli altri appuntamenti di spicco del
panorama nazionale, come il Lucca Comics nella città toscana e Romics a Roma, distinguendosi grazie a scelte molto mirate
e poco convenzionali, lontane dalle atmosfere delle classiche mostre mercato. Dal 4
all’8 marzo, il festival internazionale di fumetto invade i luoghi di cultura della città dotta, proponendo una fitta serie di appuntamenti, mostre e incontri che si protrarranno, in alcuni casi, oltre le date della
manifestazione. È il caso dell’esposizione
antologica dedicata a uno dei più innovativi maestri italiani dell’illustrazione, Sergio Toppi, che succede a Magnus e De Luca: le sue tavole saranno ospitate presso il
museo Archeologico fino al 12 aprile. Altro nome di spicco della scuola nazionale è quello di Francesco Tullio Altan: una
grande retrospettiva, nelle sale del museo
della Musica, ripercorre la sua storia fatta
di romanzi e provocazioni a fumetti. Due
celebrità del panorama internazionale
troveranno spazio, invece, rispettivamente nella Cineteca e nella Pinacoteca di Bologna: il caposcuola della scena indipendente americana contemporanea Charles
Burns, che con Black hole ha rivoluzionato il mondo della graphic novel, e la stella
nascente dei disegnatori europei, lo svizzero Thomas Ott, alla sua prima mostra
antologica. Centrale in questa edizione di
BilBOlbul la contaminazione tra fumetti,
altre arti e storia, con artisti e addetti ai lavori a confronto in giro per la città, tra dibattiti, reading e tavole disegnate sul momento. Tanti i nomi previsti: Gipi, Sergio Bonelli, Pino Cacucci, Vittorio Giardino, Lorenzo Mattotti, Bryan Talbot, David B, Carlos Sampayo, solo per citarne
una manciata. Ultima nota d’obbligo per
il respiro internazionale del festival. I focus quest’anno riguarderanno la scena fumettistica di Stati Uniti, Finlandia, Francia, Svizzera e Polonia. 
© MAICOL & MIRCO © SUPERAMIA
«Le parole che aprono i tuoi
occhi al mondo sono spesso
più facili da ricordare».
Questa frase spiega tutto
il mondo di Ryszard Kapuscinski, uno dei più grandi
giornalisti che la storia di
questa professione abbia
mai avuto. Nato il 4 marzo
del 1932 a Pinsk, una piccola
città della Bielorussia allora
in territorio polacco, è stato
fino al 1981 il corrispondente dell’agenzia di stampa
Pap. Nella sua carriera ha
seguito 27 rivoluzioni, è stato
ovunque nel mondo: dove
c’era una notizia lui aveva la
capacità di essere lì. È stato
un grande narratore, fotografo e poeta. Ha seguito la fine
del colonialismo in Africa, la
rivoluzione degli Ayatollah
in Iran, la caduta dell’impero sovietico, la guerra del
football tra Honduras ed El
Salvador, tutte senza mai dimenticare le storie degli uomini comuni. Tante vicende,
tanti spaccati facevano una
grande storia da raccontare.
Leggendo i suoi numerosi libri, si scopre un uomo che si
è sporcato le mani andando
in giro per il mondo, sporcato
in senso positivo, a stretto contatto con gli ultimi,
con i poveri, con chi subiva
l’impeto del potere e dei
tiranni. Amava entrare nelle
storie. «È sbagliato scrivere
di qualcuno senza averne
condiviso almeno un po’ la
vita» scriveva. Per lui non
esistevano i grandi alberghi,
trasporti di lusso o stipendi
favolosi. Il suo lavoro era
umile, l’agenzia polacca non
navigava nell’oro e molto
Organizzato dall’associazione Hamelin, dal 4 all’8 marzo il festival
coinvolge l’intera città con esposizioni e incontri in oltre trenta
luoghi. Per info: www.bilbolbul.net,
[email protected]
Cinema
Rassegna
stanca
L’Onda della dittatura
È
possibile, nei giorni nostri, l’instaurazione di una nuova dittatura?
Riadattando liberamente un fatto
di cronaca degli anni Sessanta, il cineasta
tedesco Dennis Gansel riesce a rispondere
alla domanda, ambientando la vicenda de
L’Onda nel nostro presente. Ma se l’idea
e le premesse appaiono buone, il risultato finale non è in grado di soddisfare uno
spettatore esigente, e non riesce ad andare oltre il semplice teen-movie con ritmo
da videoclip. Un film per adolescenti,
dunque, che vede al centro la carismatica
figura di Rainer, un anarchico insegnante
di educazione fisica, alle prese con delle
lezioni sull’autarchia durante la “settimana
a tema”. Il docente ben presto riuscirà, partendo da un semplice esperimento, a costruire un solido corpo unico formato da
trenta ragazzi, chiamato, appunto, “Onda”.
Divisa, logo e sito internet daranno presto una forte identità al gruppo. Il corpo
docenti invoglierà il lavoro di Rainer. Ma
l’Onda non tarderà a uscire dalle aule scolastiche, e si riverserà nelle strade carica
di violenza e fuori da ogni controllo. Un
film tedesco che risente troppo del cinema
“giovanile” americano, nonostante qualche
buon episodio di indagine approfondita
sulle motivazioni che danno linfa vitale a
un regime: disagio sociale, disoccupazione, crisi economica e razzismo. Temi che
sono di profonda attualità. 
Dario Parascandolo
Niente
sms e amen!
Lanciando
il “no-sms day”
si è autolanciato
sulla prima pagina
di Repubblica.
Benito Cocchi, vescovo
di Modena, ha invitato
tutti a «rinunciare ai
messaggini durante i
venerdì di Quaresima.
Per tornare a comunicare,
invece di komunikare».
la Rana
L’informazione
sostenibile
24.367
Organo ufficiale
d’informazione
della Federazione
dei Verdi
Anno V - n. 48
martedì 3
marzo 2009
Gli impianti
fotovoltaici
installati in Italia
al 9 gennaio 2009
Sped. in Abb. Post. D.L.
353/2003 (conv. in L.
27/02/2004 n. 46) art. 1
comma 1 DCB - Roma
Fonte: www.rinnovabili.it
Quote latte Cia e Confagricoltura manifestano contro Zaia, che promette un incontro a breve tempo
Arcore accerchiata. Dai trattori
Ha ottenuto i suoi frutti la manifestazione di ieri organizzata
dalle due confederazioni di agricoltori, Cia e Confagricoltura,
per dire no al decreto sulle quote
Editoriale
La sinistra
muLtiLista
Aldo Garzia
Riusciranno Sinistra democratica, Verdi, Movimento per la sinistra e Partito socialista laddove ha
fallito il listone di Sinistra arcobaleno lo scorso aprile? L’obiettivo del quorum del 4 per cento
è difficile, non impossibile. Questa volta - a differenza delle politiche - non c’è il ricatto del “voto
utile”. Anzi, il voto utile (pure al
Pd) è quello che fa rinascere la sinistra di cui molti si sentono orfani anche in Parlamento. In Europa non c’è il ricatto dello spauracchio populista di Berlusconi,
al massimo c’è la destra conservatrice di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel. Questa volta, poi,
all’elettorato di sinistra saranno
offerte due opzioni e non un minestrone. I comunisti (ortodossi,
post, neo o d’acciaio) da una parte con la lista di Rifondazione in
cui confluirà il Pdci, il resto della sinistra (con il ritorno dei socialisti non craxiani) dall’altra.
Quest’ultima lista ha il vantaggio
di potersi presentare come un agglomerato eclettico, in cui ognuno porta un pezzetto di storia e
di idee. L’eclettismo, almeno in
questa occasione, andrebbe speso come valore. Basta con la sinistra tutta d’un pezzo e omogenea
(anche quando è impossibile che
lo sia). Meglio quella che guarda
in avanti e riconosce di essere nuda. La prossima settimana sapremo se anche nel testo sottoposto
alla Camera - dove si voterà la riforma della legge elettorale per le
europee - resterà quel comma che
prevede il rimborso elettorale per
le liste che superano il 2 per cento dei voti. Senza quella clausola
sarà impossibile perfino stampare i manifesti, perché nessuno farà credito a chi non è già rappresentato in Parlamento. Il comma
è stato cancellato in commissione Affari costituzionali di Montecitorio per la convergenza tra
due deputati col pallino del bipolarismo, Vassallo (Pd) e Stracquadanio (Pdl). Ciò che conta
è che finora il potenziale elettore di sinistra non sa bene che sapore abbia una lista che vede insieme Claudio Fava, Grazia Francescato, Nichi Vendola e Riccardo Nencini. Bisogna fare in fretta
a spiegarglielo, liberandosi d’un
colpo dei vizi del passato: verticismo autoreferenziale, disprezzo per le idee, scelta delle candidature nel piccolo prato degli ex
parlamentari. L’elettore di sinistra è diventato infedele. Non è
disposto a votare qualsiasi cosa.
Neppure nell’era della sinistra a
rischio di estinzione (per fortuna
solo in Italia). 
latte voluto dal ministro delle Politiche agricole Luca Zaia. Raduni in tutta Italia, migliaia di lavoratori in corteo e due spedizioni
simboliche, con tanto di trattori,
che hanno raggiunto la residenza
di Berlusconi, ad Arcore, e quella
di Bossi, a Gemonio. Dopo le dimostrazioni, il ministro ha concordato un incontro con i rappre-
sentanti delle organizzazioni per
valutare eventuali emendamenti
prima della conversione in legge.
Tulli a pagina 2
Vite di
seconda mano
Intercettazioni
4
Gratuita e impenetrabile,
la telefonia via web è lo
strumento perfetto per la
criminalità organizzata.
Le promesse di Skype e gli
algoritmi da decifrare sotto
la lente di Eurojust
Guinea Bissau
6
Ventiquattro ore di sangue
nel Paese africano. Dopo
l’assassinio del capo
dell’esercito, ieri stessa sorte
è toccata al presidente Vieira,
ucciso in un regolamento di
conti da un gruppo di militari
Lavorare in età matura è
ovunque un’impresa. In
Italia una vera emergenza
che riguarda un milione di
persone. E si fa sempre più
critica la condizione dei
pensionati, in piazza giovedì
Imprese
Il gol da centrocampo di
Mascara entra nei manuali
del calcio e si unisce alle
altre parabole geniali: da
Maradona a Ronaldinho,
passando per Beckham,
Recoba e Chilavert
Servizi a pagina 3
Treno Verde
Napoli fuori dai binari
T
ira una brutta aria sul capoluogo campano. In tutti sensi. È scoraggiante
il risultato della prima tappa del
Treno Verde di Legambiente e
Ferrovie dello Stato. Il monitoraggio, effettuato dal Laboratorio
mobile di Rfi, è stato posizionato
in via Porta di Massa, nel centro
di Napoli, zona universitaria. Allarmanti i valori del Pm10, decibel sempre oltre i limiti e benzene fuori norma tre giorni su tre.
Questi i drammatici numeri: le
polveri sottili hanno sempre superato la quota giornaliera di 50
mg/m3 (con picchi di 151). Altrettanto preoccupanti le concentrazioni di benzene, sempre oltre la soglia prevista di 6 mg/m3.
Non è da meno il quadro dell’inquinamento acustico. Secondo il
piano di zonizzazione della città
di Napoli, via Porta di Massa ricade in fascia IV, “zona a intensa
attività umana”, dove il blocco è
a 65 decibel diurni e 55 notturni. I rilevamenti hanno fatto registrare picchi oltre i 75. Insomma,
una pessimo inizio di viaggio per
il treno dell’ambiente. 
Peppe Ruggiero
7
© AP/LAPresse (3)
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Notizie Verdi
Coltivazioni Ogm
Doppio no dei 27 alla Ue
D
uplice sonora sconfitta per la Commissione
Ue sul fronte dell’apertura agli organismi geneticamente modificati. La proposta
avanzata da Bruxelles di imporre la fine dei divieti nazionali di
coltivazione del mais Monsanto Mon810 in Austria e del mais
Bayer T25 in Ungheria è stata bocciata dal consiglio dei 27
ministri dell’Ambiente europei.
Nel primo caso solo Regno Unito, Svezia, Finlandia e Olanda
hanno votato a favore dell’esecutivo Ue, mentre l’Estonia si
è astenuta. Quanto al dossier
“Ungheria”, Bruxelles è risultata ancora più isolata visto che
dalla pattuglia dei quattro Paesi
“pro Ogm” si è sottratta la Svezia
che ha votato addirittura contro. In entrambi i casi, dunque,
il ministro Stefania Prestigiacomo (che nei giorni scorsi tramite una Cyberaction della conferenza delle Regioni Ue Ogmfree aveva ricevuto una sollecitazione a rifiutare il diktat di Bruxelles) ha espresso un voto contro la Commissione. 
Federico Tulli
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