Harpo Dicet - Liceo scientifico Gobetti
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Harpo Dicet - Liceo scientifico Gobetti
Harpo Dicet EDITORIALE Editoriale o gni scuola che si rispetti è provvista di un giornale interno e perciò anche noi abbiamo deciso di fondarne uno. Abbiamo scelto per lui un titolo un po' particolare, persino in latino. Questo titolo misterioso, di cui dovrete indovinare il significato, è stato quello che ci sembrava più dotto, informale e accattivante allo stesso tempo. Chi riuscirà a indovinare per primo il suo significato avrà come premio due biglietti per il cinema. La redazione è composta da studenti e studentesse che collaborano, mostrando un notevole entusiasmo e una grande dedizione alla produzione di articoli in forma cartacea e con distribuzione anche sui social. Abbiamo deciso di suddividere l'Harpo Dicet in varie sezioni tra cui le Cronache dal nostro liceo in cui racconteremo e vi terremo aggiornati sulle notizie riguardanti la nostra scuola, gli Emigranti scolastici in cui alcuni nostri compagni ci racconteranno le loro esperienze scolastiche all'estero. Troverete anche diversi sondaggi che varieranno in ogni edizione, inchieste su vari temi che vi presenteremo a partire da questo numero e infine varie recensioni che possono riguardare i film, la musica e i libri. Harpo Dicet è lo strumento per farvi e farci comprendere meglio un mondo dove trascorriamo gran parte della nostra esistenza e dove nessuno deve sentirsi escluso. Per questo motivo voi stessi sarete membri della redazione e anche se non parteciperete costantemente ci potrete aiutare rispondendo alle nostre domande e ai nostri sondaggi, oppure raccontandoci le vostre esperienze. Chiunque volesse condividere con l'intera scuola una sua esperienza da oggi lo potrà fare grazie al nostro e soprattutto vostro Harpo dicet. Quindi cari lettori e care lettrici fateci sapere la vostra opinione. FAI SENTIRE LA TUA VOCE! Diventa parte della redazione di Harpo Dicet! Contattaci scrivendo alla mail e segui la pagina di facebook della scuola per essere sempre aggiornato [email protected] Liceo Scientifico Statale Piero Gobetti -Torino LA REDAZIONE Pietro Arese Alberto Arri Filippo Balma Edoard0 Baraldi Alice Cardella Sara De Simone Pietro Girardo Antonio Gullusci Nicolò Piccolo Fulvio Poglio Serafino Puccio Riccardo Scognamiglio Diletta Isabella Zanin Tommaso Zerbi Buona lettura! La redazione Harpo Dicet 1 CRONACHE DALLA SCUOLA News dalla scuola Scuola aperta il pomeriggio Il progetto della scuola aperta al pomeriggio prosegue nei giorni di martedì e giovedì. Si ricorda che è in atto ormai dallo scorso anno il progetto “Peer Tutoring” che prevede un aiuto per gli studenti in difficoltà da studenti più grandi o coetanei. E’ un momento di condivisione importante per provare a migliorarsi ragionando alla pari con altri studenti. Questo progetto, rivolto principalmente agli studenti del biennio per essere tutorati e quelli del triennio per tutorare, si continuerà a svolgere tutti i martedì dalle ore 14.30 alle ore 16.30. Assemblea d’istituto Si ricordano le date delle prossime assemblee d’istituto: 3 aprile (sede), 4 aprile (via Giulia di Barolo) e 6 aprile (c.so Picco). Giornata contro la violenza sulle donne Convenzioni E’ stato chiesto ad alcuni bar di fare delle convenzioni agli studenti pertanto si potrà ottenere uno sconto mostrando il libretto! I posti in cui fanno gli sconti sono: Piadineria Romagnola di via Maria Vittoria 36 (10% di sconto su tutto e con 5 euro di spesa l’acqua è in omaggio ); Nat Cafè (10% di sconto su tutto tranne che sul caffè); La Mangiatoia (1 euro di sconto sui panini); Pepp’s (menù scontato); Belle Epoque (menù al prezzo fisso di 6 euro). 2 Harpo Dicet Il 25 novembre è stata la giornata mondiale contro la violenza sulle donne. La nostra scuola ha provato a fare un esperimento per sensibilizzare sempre di più su questo tema delicato e importante: tutti coloro che desideravano farlo, dovevano indossare qualsiasi cosa di rosso, colore simbolo della giornata. L’esperimento è riuscito e quel giorno si è visto come tantissimi studenti e insegnanti abbiano indossato qualcosa di rosso. Con questo gesto il nostro istituto ha acquisito senza dubbio un valore aggiunto. Resoconto prima riunione della commissione per il diritto allo studio In questa prima riunione si è discusso di diversi argomenti, tra cui il contributo scolastico, la spesa per i libri di testo ed i rientri pomeridiani. E’ stato messo in luce che la maggior parte dei soldi che la scuola riceve, provengono dal contributo delle famiglie e non dallo Stato. Il rappresentante degli studenti di questa commissione L. Guglielminotti ha sollevato la questione del contributo obbligatorio (30euro) il quale dovrebbe servire solo per coprire il costo del libretto e l’assicurazione. In realtà, come è emerso, serve a finanziare il funzionamento della scuola (vedere circolare MIUR n 312 del 20.03.12 per chiarimenti). L.G. ha dunque richiesto, sostenuto da altri membri della commissione, l’abolizione del contributo obbligatorio, decisione sulla quale discuterà e voterà il Consiglio d’ Istituto. E’ stato inoltre richiesto di rispettare i tetti massimi stabiliti dal Ministero per la spesa dei libri di testo, che vengono superati in 21 classi su 45. E’ stata anche proposta una rotazione per le classi che hanno il rientro pomeridiano, in modo che tale disagio non ricada sempre sulle stesse sezioni. Giornata della memoria In occasione del Giorno della Memoria, un gruppo di studenti del liceo ha realizzato con i propri mezzi un progetto teatrale: il testo messo in scena il 27 gennaio, con due rappresentazioni al mattino e una al pomeriggio al Teatro San Giuseppe, è “Qui rapportera ces paroles (chi riferirà queste parole)?” di Charlotte Delbo, testo che non é stato ancora pubblicato in italiano ed é stato tradotto da studenti e insegnanti della scuola. Il Giorno della Memoria non deve essere solo un momento simbolico e rituale, ma diventare invece un momento di riflessione originale e non scontato, un’occasione di impegno comune e di condivisione del ricordo. Portare in scena Charlotte Delbo, deportata politica ad Auschwitz tra il ’43 e il ’45, ha un significato che va oltre il ricordo della deportazione, perchè come lei stessa sosteneva, la memoria non è solo lasciare traccia di ciò che gli uomini hanno vissuto, ma anche vigilare sul presente. Annuario Come tutti gli anni il progetto é già partito ma chi vuole dare una mano per la grafica é il benvenuto! Qual è il significato del nome HARPO DICET? scrivilo in una mail a [email protected] La prima giusta intuizione sarà premiata con 2 biglietti del cinema! Harpo Dicet 3 CRONACHE DALLA SCUOLA “L Le incognite della globalizzazione e incognite della globalizzazione” è il titolo degli incontri pomeridiani del corso di “Attualità dell’economia”, un progetto organizzato del Dipartimento di Storia e Filosofia del nostro Liceo e coordinato dal prof. Antonio Gullusci. Gli incontri sono tenuti da esperti del Centro di Documentazione Antonio Labriola. Il 30 novembre scorso, nell’aula magna di corso Picco, si è tenuto il primo incontro dal titolo: Il mondo dopo Lheman Brothers, relatore dott. Pino Bonfratello. All’incontro hanno partecipato 46 studenti, 6 docenti e 12 ospiti. Il mondo dopo Lehman-Brothers In estrema sintesi l’incontro si è sviluppato intorno alle seguenti tematiche Regna la stagione dell’incertezza, domina un’ansia globale e un’atmosfera di pessimismo che portano per la prima volta a domandarsi se le generazioni future vivranno peggio di noi. Le ideologie prevalenti si sono infatti più volte dimostrate incapaci di prevedere gli avvenimenti epocali poi effettivamente verificatisi. Solo per citarne alcuni: La Brexit, Donald Trump presidente degli Usa, La mortalità del Mediterraneo nel decennio in corso e l’emergenza immigrati, Le guerre in Siria. Quest’incertezza è sintomo di un cambiamento profondissimo e convulso della società, i cui ritmi frenetici vengono per la prima volta sperimentati dall’uomo. Il 15 settembre del 2008 Lehman Brothers annuncia la bancarotta. 4 Harpo Dicet Nel 2008 il gruppo aveva affrontato una perdita senza precedenti per la persistente crisi dei mutui subprime, prestiti ad alto rischio finanziario da parte degli istituti di credito in favore di clienti a forte rischio debitorio, considerati da molti analisti come fenomeni di eccessiva speculazione finanziaria. Tali prestiti, nel contesto finanziario statunitense, vengono concessi ad un soggetto che non può accedere ai tassi di interesse di mercato, in quanto ha avuto problemi pregressi nella sua storia di debitore. Poiché i debitori subprime vengono considerati ad alto rischio di insolvenza, i prestiti subprime hanno tipicamente condizioni meno favorevoli delle altre tipologie di credito. Queste condizioni includono tassi di interesse, parcelle e premi più elevati. Un'ascesa vertiginosa nel tasso di insolvenza di mutui subprime ha costretto decine di agenzie di credito al fallimento o alla bancarotta. Il fallimento di queste compagnie provocò il collasso dei prezzi delle loro azioni, in un mercato che capitalizzava 6.500 miliardi di dollari, minacciando più ampi effetti sul settore abitativo americano e persino sull'intera economia USA. Nel secondo trimestre, Lehman registrò perdite per 2,8 miliardi e fu obbligata a liquidare 6 miliardi di attività. Nel solo primo semestre del 2008, le azioni di Lehman persero il 73% del loro valore, mentre il mercato del credito continuava a frenare. La crisi è iniziata all'incirca nella seconda metà del 2006, quando cominciò a sgonfiarsi la bolla immobiliare statunitense e, contemporaneamente, molti possessori di mutui subprime divennero insolventi a causa del rialzo dei tassi di interesse. La bolla immobiliare è un tipo di bolla speculativa caratterizzata da un rapido aumento dei prezzi immobiliari, che si portano a livelli insostenibili in rapporto ai redditi medi o ad altri parametri economici. Nel mercato immobiliare statunitense, in buona sostanza, il valore degli immobili era giunto a triplicare fittiziamente e tali soldi virtuali venivano prontamente investiti, salvo poi non poter essere restituiti quando, allo scoppio della bolla, si assistette al crollo dei prezzi immobiliari ed alla loro svalutazione. Da qui il consistente fenomeno di insolvenza che ingenerò la crisi. Harpo Dicet 5 CRONACHE DALLA SCUOLA Questioni analizzate con le domande Ad oggi, la ripresa è partita? - No; la crescita è stata infatti troppo bassa, troppo lenta e ha coinvolto troppe poche persone. - Si assiste ad una totale incapacità di assorbire la disoccupazione. Ad oggi, nel mondo sono presenti 210 milioni di disoccupati. Quali sono le conseguenze tangibili della crisi? 1. La crisi delle relazioni globali ha nuovamente portato al crollo dell’ideologia secondo la quale il mercato si autoregola. Si assiste pertanto al ritorno prepotente dello Stato nel mercato economico. Basti pensare che, dal 2009, nel mondo sono stati usati 6000 miliardi di dollari statali per salvare le banche che rischiavano di fallire. 2. Il debito pubblico è aumentato in maniera considerevole. Lo Stato si indebita per mezzo di obbligazioni rilasciate verso banche e privati (i titoli di stato) che attestano crediti effettuati allo Stato da parte degli stessi, e stabiliscono modi e tempi del rimborso (chiaramente maggiorato grazie ad un tasso d’interesse). Oggi il debito mondiale complessivo (pubblico + privato) ammonta a 150.000 miliardi di dollari e rappresenta circa il doppio del volume dell’economia mondiale. Ciò si spiega alla luce del fatto che vengono stampate banconote non realmente coperte da un valore reale. Oggi l’emissione di banconote avviene secondo la dinamica del rapporto di fiducia (la formula è “io mi fido” che la banca abbia i soldi che stampa; le banche sono dette infatti “istituti di credito” e le banconote sono firmate proprio come a garanzia di questo fatto). Poiché appare evidente quanto sia delicato il ruolo di chi deve valutare se immettere nuova valuta sul mercato, considerando se le dimensioni dell’economia in quel momento corrispondano al volume del circolante, non sorprende che le cariche economiche (al pari di quelle dell’esercito) siano le uniche cariche non elettive della nostra società. 6 Harpo Dicet Si genera così capitale fittizio nella speranza che prima o poi l’economia reale riesca a coprire effettivamente la bolla speculativa. Tale capitale fittizio, tuttavia, stritola l’economia reale: basti pensare che il valore dei cosiddetti titoli derivati (un titolo, cioè, il cui prezzo sia basato sul valore di mercato di un altro strumento finanziario) ammonta all’astronomica (ed irragionevole) cifra di 600.000 miliardi di dollari. Per citare alcuni esempi di questa speculazione incontrollata, si pensi che negli Usa esistevano ed esistono assicurazioni sul cattivo tempo per gli agricoltori, oppure che in Grecia si poteva scommettere sulla previsione dell’andamento del prezzo del biglietto d’ingresso al Partenone per l’anno successivo (ovvero, se sarebbe aumentato o diminuito). Come incide il debito pubblico sulla vita quotidiana? Impatta sulla sostenibilità delle pensioni e del Welfare State. Se ci sarà una nuova crisi non ci saranno più risorse per contrastarla, visto il già ingente indebitamento, e si assisterebbe al collasso dello Stato stesso per bancarotta. 3. I mercati vivono una incertezza tale che il loro comportamento è visto come capriccioso e viene personificato (si pensi agli animali-simbolo dell’orso e del toro per indicare stabilità/imprevedibilità dei mercati). Ciò incide profondamente sulla società poiché, come si è visto parlando dello Stato ed in virtù della rinnovata simbiosi Stato-mercato, spesso il comportamento del governo di un paese dipende dai mercati stessi. 4. L’Asia ha fatto, parallelamente, irruzione nel mercato mondiale, presentando tassi di crescita spaventosi. Si assiste ad una incredibile accelerazione del processo di urbanizzazione negli (ex-) paesi in via di sviluppo, così come all’aumento degli investimenti. In 10 anni, la Cina ha decuplicato gli investimenti esteri, passando da 90 a 1000 miliardi di dollari. La produzione unica a livello globale caratteristica della globalizzazione, seppur sviluppatasi nell’ottica della riduzione dei costi e, quindi, dell’aumento del profitto, rappresenta di per sé uno straordinario modello di cooperazione. Una camicia il cui cotone venga prodotto negli Usa, filato in Turchia, lavorato in Cina o in Vietnam, e che sia confezionata e commercializzata in Europa testimonia l’incredibile potenziale di un simile modello produttivo. Contemporaneamente, però, assistiamo a contraddizioni di grandi proporzioni. Un esempio è il recente caso del fallimento della società di trasporto merci coreana Hanjin, avvenuta il 31 agosto 2016. Tale colosso, soprannominato “la Lehman Brothers dei mari”, deteneva una importante fetta del mercato delle spedizioni, ed oggi, in seguito al suo fallimento, vi sono decine di navi portacontainer, con a bordo merci per un valore complessivo di 14 miliardi di dollari, che vagano per i mari senza poter rientrare nei porti, dal momento che nessuno vuole scaricarle facendosi carico delle spese portuali senza sapere se la Hanjin è solvibile, cioè se potrà pagare o meno tali spese. Nel frattempo, però, le merci, che verrebbero sequestrate su richiesta dei creditori se le navi attraccassero, rimangono bloccate a bordo. Un enorme volume di prodotti, che non possono essere consegnati a coloro che li hanno acquistati, e che, nell’ottica capitalista, si preferisce abbandonare e lasciare lentamente al degrado. Come dimostrato dall’entità di questo paradosso produttivo, torna più che mai attuale una frase di Engels, che conclude simbolicamente questa trattazione: «Gli uomini hanno perso il controllo sui loro rapporti sociali» Marco Drago Harpo Dicet 7 INCHIESTA Introduzione Chi è senza pregiudizio scagli la prima pietra… Cari lettori e lettrici ognuno di noi pensa di sapere ciò che non è vero secondo una percezione più o meno condivisa. Invece altri pensano di esserne immuni, pensano di non avere pregiudizi, ma questi non sanno che il pregiudizio peggiore è quello di credere di non averne. Si nasce o si diventa? Q uesto è il dilemma. Quel sottile dubbio che ti attanaglia quando non ce la fai a raggiungere quel traguardo prefissato da tempo, mentre chi ti circonda ce la sta facendo senza, apparentemente, troppa fatica. Un aiuto potrebbe arrivare dalla spiegazione di un proverbio che ha messo in difficoltà molti studiosi, che da tempo stanno cercando di analizzarlo a modo proprio: “buon sangue non mente”. Il suo significato logico é che da una buona discendenza non possono che nascere ottimi figli, una variante della celebre frase “ce l’hai nel sangue”, che prima o poi tutti ci sentiremo dire. Tra gli scrittori contemporanei merita di essere presa in considerazione l’idea di Alberto Mario Banti, la quale si è guadagnata un posto nel nuovo libro de Laterza “Il pregiudizio universale”.Banti inizia a spiegare il pregiudizio analizzando le origini di questo pensiero. Parla di una lunga e vecchia tradizione che si trova anche nel Vangelo di Matteo quando deve descrivere la discendenza di Cristo: essa paradossalmente non solo è “umana”, ma è tutta declinata al maschile perché Matteo ha seguito il modello del ghènos greco e della gens romana che vogliono che la discendenza passi per via agnatizia. 8 Harpo Dicet L’autore fa notare come questa persistente ossessione genealogica finisca per trasmettersi anche a tutti i sistemi politici, basati sullo ius sanguinis. Ecco come la discendenza genealogica diventi il “marchio” primario per l’attribuzione dei diritti politici. In più si pensa che questa idea possa essere fondata anche nella dimensione civile e non solo pubblica. Banti in seguito comincia a chiedersi se tutto ciò sia fondato e dimostra che diversi personaggi del passato come Mutio, Montaigne e Voltaire avessero già sollevato dubbi su questa paradossale concezione. Allora lo scrittore inizia spiegando che recentemente antropologi e genetisti hanno escluso che ci sia un evidente collegamento tra l’appartenenza ad una specifica identità politica e un particolare codice genetico. Hanno altresì affermato che in termini generali si può obiettare che il provenire da una famiglia di successo sia almeno una promessa di successo. Tutto ciò si può dimostrare osservando le dinamiche della mobilità sociale: si nota che il sangue non é determinante, infatti entrano in gioco molte altre variabili quali la disponibilità economica della famiglia di provenienza, l’humus culturale, la rete di relazioni sociali. Tuttavia se si osservano le interviste realizzate con un gruppo di 13 coetanei, si evincono due “correnti di pensiero” differenti: gli uni pensano che il proverbio sia veritiero, e che con il DNA si possano ereditare certe caratteristiche salienti (etiche, morali, intellettuali). Si è notato come coloro che hanno risposto in questo modo sono anche quelli che accettano volentieri, per esempio, di seguire le orme dei genitori nell’ambito professionale... Gli altri invece pensano che ritenere valido tale pregiudizio sia un gravoso errore in quanto é un modo per nascondere una certa debolezza interiore, una sorta di attaccamento al nido familiare e un rifiuto di ammettere la propria natura. Al contrario di quanto detto sopra, costoro si rifiutano o meglio sono infastiditi dai tentativi dei propri genitori di condurli verso certe scelte. A seguito della spiegazione delle considerazioni di Banti, i primi sono rimasti interdetti e con qualche dubbio a riguardo, i secondi erano soddisfatti di veder confermato il proprio pensiero. Venendo all’idea personale, ammetto che escluderei del tutto la possibile eredità genetica di caratteristiche straordinarie come l’essere geni matematici, artisti e letterati, cosa oltretutto provata scientificamente. Quel che conta è sicuramente l’ambiente e il metodo in cui una persona viene cresciuta, oltre che i mezzi di cui può disporre. Chissà quante persone, cresciute in contesti economicamente, socialmente e culturalmente arretrati, non hanno potuto “nutrire” le proprie capacità e dar vita a progetti grandiosi ed unici. D.I.Z. ONE I PHVS ID RO AND partecipa al sondaggio esprimi la tua preferenza Presto il sondaggio sul gruppo della scuola Harpo Dicet 9 INCHIESTA La banda * degli onesti “E tutto un magna-magna”: sicuramente una delle frasi più comuni per descrivere il sistema politico odierno in Italia. Non un semplice commento, ma la denuncia di un malcontento a cui, ormai, ci si è fatta l’abitudine; una formula di chiusura per liquidare un discorso che susciterebbe solo amarezza. Una piovra che tuttavia, spruzzando il suo inchiostro ovunque, tende troppo spesso ad oscurare imprese degne di nota, che d’altra parte ci fanno balenare l’idea: ‘forse non tutti i politici sono ladri’. A confermarlo è Piercamillo Davigo, attuale presidente di sezione presso la Suprema corte di Cassazione. Egli non impiega troppo tempo a confutare un pregiudizio che dimostra immediatamente instabilità sul piano logico. E’ mai possibile che non esista nemmeno un politico onesto in Italia? E’ decisamente improbabile. Infatti Davigo ci racconta di aver incontrato anche in politica persone di “adamantina onestà”. Bisogna allora domandarsi per quale motivo il pregiudizio secondo il quale i nostri rappresentanti siano raramente onesti sia così radicato e diffuso. Innanzitutto -prosegue il magistrato- è più comodo ottenere successo in politica con sistemi illegali che seguire attentamente le regole. Basti pensare ad eventi di cronaca quotidiana quali le liste di firme false raccolte a Palermo, Reggio Emilia, Carbonia, o volgendo di poco lo sguardo al passato, alla colossale serie di indagini denominata dalla stampa “Mani pulite”. * Dal film omonimo del 1956 con protagonisti Totò, Peppino e Giacomo 10 Harpo Dicet Un tale intrallazzo genera evidenti disuguaglianze nei confronti dei politici onesti, i quali cercano invece di scalare il cursum honorum convincendo elettori reali e rispettando la Costituzione. Eh sì! Proprio la Costituzione esplicita il dovere dei funzionari dello Stato di adempiere alle funzioni pubbliche con disciplina ed onore (Art.54). La seconda motivazione che permette al pregiudizio di dispiegare dappertutto i suoi tentacoli è “l’incapacità della politica di fare pulizia al suo interno”. Un buon politico -continua l’espertodeve prendere in modo aperto le distanze dai disonesti e porre su un piedistallo le proprie azioni senza permettere agli impostori di salirci. Il principale motivo per cui ciò non si verifica deriva dal fatto che “essendo l’attività politica caratterizzata da una continua esigenza di mediazione, l’intransigenza su questi temi è ritenuta pregiudizievole per l’ottenimento delle finalità politiche perseguite “(ibidem). Non ci sembrava abbastanza riportare solo l’opinione del magistrato e allora abbiamo intervistato 20 studenti della sede di Corso Picco e 16 di quella in Via Maria Vittoria. Dal sondaggio è emerso un dato impressionante: nessuno è d’accordo con un pregiudizio così nichilista. Tuttavia è a partire dalla seconda domanda che dal comune consenso spuntano ramificazioni sempre più accentuate. “Che cosa pensate quanto sentite affermare frasi del tipo ‘tutti i politici rubano’? “Ben 24 intervistati riconducono una simile dichiarazione all’ignoranza della “gente”, incline a semplificare le notizie del sistema mediatico per rincarare più facilmente il risentimento nei confronti dei politici, i cui stipendi non sono considerati proporzionali agli sforzi che un lavoro del genere comporterebbe. Altri 6 ritengono che sia giusto approssimare per eccesso il numero dei nostri rappresentanti disonesti, i quali rappresenterebbero una vastissima schiera in Parlamento e nei consigli comunali. Altrettanti giudicano la divulgazione del pregiudizio come un mezzo di consenso tra le masse da parte di movimenti o partiti politici populisti emergenti. Le loro opinioni tornano a riconciliarsi per definire il significato di “politico ladro”: colui che abusa della propria carica per ottenere benefici personali, anteposti al bene comune - che dovrebbe invece difendere con disciplina ed onore. Alcuni però - anche se rispettosi della Costituzione approfitterebbero del ruolo statale, se ne avessero la possibilità, non a causa di un compiacimento malefico quanto piuttosto per via della lotta alla sopravvivenza nella giungla della politica, dove “congiure” sarebbero sempre in agguato. “I politici onesti esistono però sono particolarmente rari” è la vostra definitiva dichiarazione unanime, segno di una speranza ultima a morire. N. P. e P. G. Vuoi aggiungere qualcosa? Scrivici a [email protected] Harpo Dicet 11 INCHIESTA Sei tu il tamarro? C ari lettori e lettrici, in questa inchiesta vi presentiamo un detto che sicuramente avrete già sentito cioè “l'abito non fa il monaco”. Nel mese di dicembre abbiamo rivolto a 20 studenti delle 2 sedi queste domande che rivolgiamo ora anche a voi. Osservando una determinata persona puoi capire che carattere potrebbe avere in base a come si veste? Oggigiorno un vestito può cucire una determinata personalità? Le risposte dei ragazzi che si sono prestati a questa breve intervista sono state date con sicurezza, chiarezza e convinzione: “Non possiamo assolutamente esprimere pregiudizi troppo affrettati su come ci può apparire una persona, essendo proprio questi ingannevoli e infondati”. A contraddire i nostri cari compagni è proprio il grande stilista Antonio Marras (nasce ad Alghero nel 1961 e si afferma nel mondo della moda internazionale per le sue creazioni originali legate alla sua terra) il quale pensa che l'abito sia uno strumento per raccontarsi, per costruire la propria identità, per proteggersi. “L'abito è un simbolo, un qualcosa che svia e crea un' apparenza, il protagonista di una finzione e di un mistero. Il vestito è per me un foglio, un libro, un diario, insomma un testo, un insieme organizzati di segni che comunicano, che parlano, narrano secondo regole precise” Ogni mattina, grazie ad un pantalone, una giacca, un braccialetto o un anello, ognuno di noi si può cucire addosso una determinata personalità, ci si può nascondere dietro ad una sciarpa perchè si è troppo timidi, oppure ci si può mettere un cappello alternativo per 12 Harpo Dicet attirare l'attenzione, si può venire a scuola con i pantaloni a zampa d'elefante perchè si amano gli anni 70 o uscire con gli amici dimenticandosi di avere la maglietta del pigiama perchè troppo sbadati....Siamo diversi, siamo unici. Come mai ciò che è stato detto dai ragazzi è esattamente opposto da ciò che accade in realtà nella vita odierna? Può un jeans strappato, una tintura alternativa di capelli o qualche piercing darci così tanto fastidio? Si può dire che l'abito possa disegnare il ritratto di una persona o è solo una delle tante sfumature caratteriali che può avere un ragazzo o una ragazza? Su una persona tutti noi siamo capaci a dare opinioni positive o negative, “troppo alternativo, troppo alto, troppo bello, ha un cellulare troppo piccolo, ha l'orologio d' oro e il cappotto alla moda, le scarpe blu...ahahaa”Dobbiamo etichettare una persona, dobbiamo classificarla, come fosse un prodotto confezionato! Abbiamo troppo paura di ciò che non possiamo controllare, prevedere, capire..... sono io o sei tu il tamarro? R.S. e E.B. EMIGRANTI SCOLASTICI Agli antipodi del mondo Intervista a Benedetta Cisero (4A) Benedetta ha effettuato un soggiorno studio a a Cairns, nel Queensland (Nord dell'Australia) per una durata di circa 6 mesi. Come ti sei trovata? Mi sono trovata molto bene. Le persone sono socievoli e ti accettano facilmente nel loro gruppo. Le case sono accoglienti, ma la pulizia non è il massimo. Mangiano tantissima carne, quasi tutti i giorni. Nella mia famiglia ospitante sono stata bene, a parte alcuni problemi con una delle “sorelle”, ma nulla di grave che si è risolto per il meglio. ...e a scuola? Com'è stato il rapporto con amici, compagni e professori al rientro? Esattamente come quando sono partita, non è cambiato niente. Ho ripreso totalmente la vita scolastica e sociale di sempre. Adesso che sei tornata meglio 6 mesi o un anno? Penso che sei mesi sia il tempo ideale perché dopo due/tre mesi inizi a sentirti veramente parte del gruppo e non hai più alcun problema con la lingua, quindi tre mesi è un periodo troppo breve; ma un anno è troppo impegnativo perché diventa quasi impossibile recuperare tutto il programma scolastico italiano e si rischia di perdere i rapporti con gli amici. A. A. Ho avuto qualche difficoltà all'inizio ad abituarmi perché è un sistema totalmente diverso da quello italiano. Ero in una scuola privata, solo femminile, che ha una scarsa scelta di materie, per noi anche abbastanza strane. Oltre alle materie obbligatorie (inglese e matematica) ho scelto musica e ho provato cucina e cucito, ma avrei potuto anche scegliere recitazione e business. Com'è il posto? Al contrario delle città italiane, che sono costituite da edifici storici, quelle australiane sono di costruzione recente e sono immerse in paesaggi spettacolari. Ho potuto visitare posti splendidi come Green Island, Fitzroy Island e la barriera corallina dove trovi un mare fantastico, l'acqua è pulitissima e limpida con tantissimi pesci. Altri animali che ho potuto vedere sono stati i canguri wallaby, i coccodrilli e gli hunter man spiders. Ti piacerebbe raccontare la tua esperienza? Scrivici a [email protected] Harpo Dicet 13 EMIGRANTI SCOLASTICI From Australia with love Intervista ad Arianna Passero (4C) Arianna ha effettuato un soggiorno studio a Sydney, in Australia, per una durata di circa 3 mesi. L’organizzazione della scuola in Australia è simile o totalmente diversa rispetto a quella italiana? È molto diversa: innanzitutto non si compie la scelta alla fine delle medie per l’indirizzo della scuola superiore, bensì il liceo è “unico”. Esso dura dall’anno ottavo al dodicesimo, per un totale di 4 anni, alla fine del quale vi è un esame per l’università nel caso in cui si scelga di farla. L’anno scolastico è diviso in tre parti di tre mesi ciascuna (term) e gli alunni scelgono le materie in base agli argomenti affrontati durante ciascun periodo. Alla fine di ogni term vi è un esame, ma i voti sono semplicemente considerati un parametro dell’allievo per stabilire le materie in cui è più portato e, di conseguenza, se scegliere l’università alla fine del liceo. E non esistono verifiche prima dell’esame? No, ci sono ma con molta meno frequenza rispetto alla scuola italiana: 2/3 ogni term su macro aree e valutate. All’esame bisogna sapere tutto il programma svolto. Che materie ci sono? Quali sono obbligatorie? Le materie offerte dalla scuola sono vastissime, dalla matematica alla fotografia, e le uniche obbligatorie sono matematica e inglese (dall’ anno 10 solo l’inglese). Per ciascun term la scelta minima è di 6 materie di 2 unità ciascuna, ad esempio io ho optato per inglese, fotografia, visual arts, francese, 14 Harpo Dicet food technology e legal studies. L’ampia gamma di materie, anche non convenzionali o strettamente scolastiche, permette agli alunni una visione maggiore sulle scelte future. Com’era organizzata la tua settimana scolastica? L’orario delle lezioni varia a seconda delle materie che hai scelto e la scuola tende a concedere molte ore libere per studiare: c’erano giorni in cui mi dovevo fermare fino alle 5 e altri giorni in cui avevo 2 ore! All’interno della scuola vi è anche la mensa, molto simile a un bar, per gli alunni che hanno il rientro pomeridiano. Le lezioni, inoltre, non sono assolutamente impegnative soprattutto grazie al buon rapporto tra insegnanti e alunni: sono molto amici e si vedono tranquillamente fuori da scuola senza alcun tipo di imbarazzo. I professori, poi, sono per lo più giovani di circa 26 anni. Come ti sei trovata con i compagni? Premetto che, scegliendo tu le materie, si cambia ogni lezione aula e di conseguenza anche i compagni. In questo modo si ha l’opportunità di conoscere tantissimi ragazzi della tua età. Personalmente mi sono trovata molto bene e se posso aggiungere gli australiani sono davvero delle persone fantastiche. Bisogna però non essere timidi e cercare di aprirsi il più possibile in modo tale da essere integrati nel gruppo subito Hai altri consigli o curiosità da dare ad altri ragazzi che vogliono intraprendere un’esperienza all’estero? La gente del posto è molto abituata ad accogliere exchange ma, come ho già detto, non bisogna essere timidi. Il primo mese è molto faticoso sia per il continuo uso della lingua locale sia per la nostalgia di casa, della famiglia e degli amici. Tre mesi a mio parere sono troppo pochi ed è meglio rimanere per un periodo più lungo come sei mesi. Sebbene il cibo australiano non sia dei migliori, ho adorato lo stile di vita che è decisamente più tranquillo e organizzato rispetto al nostro. Proprio per questo, auguro a ognuno di noi di vivere e provare un’avventura simile! S.D.S. Inviaci le tue foto. Gli scatti più belli saranno nel prossimo numero! [email protected] Harpo Dicet 15 RECENSIONI La musica che scompare Rogue One Regista Gareth Edwards Genere fantascienza, azione Casa di produzione Lucasfilm Durata 1h 13min Anno di uscita 2016 Musiche Michael Giacchino Valutazione “C i richiedono un nome in codice” “Ehm... Rogue, Rogue One”. Lo scambio di battute tra il robot K-2SO e Bodhi Rook (due dei protagonisti) dà il titolo a questo ennesimo film ambientato nell'universo Star Wars, il primo però della serie Star Wars Anthology, che tratta (e tratterà) di episodi, sì collegati con la saga principale, ma non connessi tra loro. Prima di tutto bisogna andare a spiegare dove il film si collochi nella successione logica dell'intera saga; esso infatti non si ambienta successivamente all'episodio VII (“Il risveglio della forza”), bensì immediatamente prima dell'episodio IV (“Una nuova speranza”), il cui inizio è appunto la fine di Rogue One. Detto ciò possiamo passare al film in sé. Sono senza parole per come i registi siano riusciti a trovare una trama originale dopo aver prodotto sette film, svariati libri e svariate serie tv; il finale, per chi conosce almeno un po' Star Wars, 16 Harpo Dicet è scontato (ce l'hanno spoilerato nel 1977 con l'uscita del primo episodio), ma nonostante ciò c'è qualcosa nelle ultime battute del film che nessuno si sarebbe mai aspettato; di che cosa si tratti starà a voi scoprirlo: o cercando beceramente su internet o, per chi abbia un po' di passione cinematografica, guardando il film completo. Peccato solo per la musica che non ha una propria identità ed è messa in secondo piano, quasi come se non esistesse. P.A. RECENSIONI La Biancaneve dei computer Snowden Regista Oliver Stone Genere Biografico Casa di produzione Bim Durata 134 min Anno di uscita 2016 Cast Joseph Gordon-Levitt, Shailene Woodley, Nicolas Cage Valutazione E dward Snowden è un ragazzo statunitense desideroso di servire il suo paese. Prima si arruola nell’esercito, ma a causa di un incidente è costretto ad abbandonare il servizio militare e così, essendo un informatico senza precedenti, lavora per la CIA e per la NSA, l’agenzia di sicurezza nazionale americana. I suoi ideali presto però si sgretolano, quando si rende conto che il terrorismo è solo una scusa che i servizi segreti usano per sorvegliare la gente comune, senza esitare nel controllare le loro mail o nello spiarli attraverso le loro webcam. Così Snowden, attraverso un’intervista che l’informatico rilascia a dei giornalisti barricato in una camera di hotel a Hong Kong, ci svela pezzo per pezzo la storia di quest’uomo che ha sacrificato una vita felice, un lavoro redditizio e una donna che lo ama così tanto da seguirlo in capo al mondo senza fare domande, per rivelare al mondo la verità sui servizi segreti e su come violino i diritti umani fondamentali. La meritata celebrazione di un eroe, senza però mitizzarlo mostrandocelo come uomo con i suoi problemi e con le sue paure, che ha svegliato il mondo dal sogno della privacy e ha inchiodato il governo alle sue responsabilità e alle sue colpe, dando alla gente i mezzi per conoscere la verità e farsi avanti. Un film avvincente, coinvolgente, che fa venire i brividi perché svelando il dietro le quinte del sistema di sicurezza americano ci fa rendere conto che il Grande Fratello ci sta davvero guardando. Ilaria Giaccardo Harpo Dicet 18 RECENSIONI Perfezione o libertà? The Giver Autore Lois Lowry Genere Distopico Casa editrice Giunti editore Pagine 175 Anno di pubblicazione 1993 Valutazione D opo che l’uomo è quasi riuscito a distrugere il mondo si è deciso di ricominciare da capo eliminando ogni differenza, in un processo chiamato Uniformità. Così si viene a creare una società dove sono stati aboliti i sentimenti, i colori, le piccole differenze che noi diamo per scontate. Tutte le memorie del passato sono custodite dall’Accoglitore di memorie, un vecchio saggio che però sta invecchiando e sceglie come suo successore Jonas, un ragazzo della comunità. Piano piano, memoria dopo memoria, Jonas prende consapevolezza di cosa significhi essere umani e di quanto sia limitato il mondo in cui vive e decide di intraprendere un lungo viaggio per liberare le sue memorie e restituirle a tutta l’umanità. Così The Giver ci presenta una società all’apparenza perfetta e il percorso di crescita di un ragazzo innocente che una volta appresa la verità nella sua interezza si rifiuta di nasconderla. Una lettura universale, potente e avvincente, che ci fa notare le piccole cose che rendono la vita quella che è e ce le fa ingenuamente scoprire e apprezzare fino in fondo, facendoci immedesimare in chi queste cose per averle deve lottare contro un sistema che comprendendo la pericolosità della naturale malvagità dell’uomo, per neutralizzarla decide di eliminare la libertà nella sua totalità, imponendo regole che rendono i suoi abitanti più simili a macchine che a persone. Un processo di maturazione non solo di Jonas ma di tutti i lettori, perché questo libro, analizzando l’umanità dall’esterno, suscita miriadi di domande a cui ognuno può rispondere in modo diverso. Ilaria Giaccardo 20 Harpo Dicet LICEO SCIENTIFICO STATALE TO