Oggetti Elettrici

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Oggetti Elettrici
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L’età dell’energia The Age of Energy
Oggetti
Elettrici.
Electric
Devices.
ARCHIVIO STORICO ENEL
Archivio Storico Enel
L’Archivio Storico custodisce la documentazione relativa alla storia dell’industria elettrica italiana
dalla fine dell’Ottocento e di quasi mezzo secolo di vita di Enel, da quando, con la nazionalizzazione del
1962, oltre 1.270 aziende elettriche confluirono nell’allora ente nazionale per l’energia elettrica.
In principio la struttura del nuovo ente risentì dell’influenza delle più grandi e importanti imprese elettriche
esistenti all’epoca e, pur ispirandosi a criteri di gestione aderenti alla sua natura di ente pubblico economico,
di fatto riprese e proseguì l’attività delle precedenti imprese elettriche private di cui, naturalmente,
prese in carico i relativi archivi nonché il personale altamente qualificato: ingegneri, tecnici e maestranze
di prim’ordine.
Nel 1992, la Soprintendenza Archivistica per il Lazio dichiarò “di notevole interesse storico” tutta
la documentazione Enel, riconoscendo altresì “il complesso documentario come fonte di valore unico
e di incommensurabile interesse per la storia dell’energia elettrica e per la storia economica nazionale
e internazionale dagli inizi del secolo scorso in poi”.
Inaugurato a settembre 2008 in una sede unica, a Napoli, l'Archivio Storico Enel promuove iniziative
culturali e di studio e garantisce un'agevole consultazione sia con sistemi tradizionali che con l'ausilio
dell'inventariazione digitale, valorizzando la conoscenza del patrimonio storico documentale in una visione
dell'energia orientata al futuro.
The Historical Archive houses documents regarding the history of the Italian electricity industry since the end
of the nineteenth century, including the almost half a century of Enel’s existence. Enel was established in
1962, when more than 1,270 electricity companies were nationalized and became part of what at that time
was the Ente Nazionale per l’Energia Elettrica.
The structure of the new entity was influenced by the largest and most important electricity companies of
the time, and even though it was based on managerial criteria appropriate to its status as a governmentowned company, it actually continued the activity of the preceding private electricity firms, whose related
archives it naturally took charge of, as well as their highly skilled personnel: engineers, technicians, and
first-rate workers in general.
In 1992, the Soprintendenza Archivistica per il Lazio – the government agency that oversees archives
in the Lazio region – declared all of Enel’s documentation to be “of remarkable historical interest”,
acknowledging the “collection of documents as a source of unique value and incomparable interest
for the history of the electricity industry and Italian and international economic history from the beginning
of the twentieth century onwards.”
Brought together within a single building in Naples and inaugurated in September 2008, the Enel
Historical Archive promotes cultural and scholarly initiatives and facilitates consultation with digital
cataloguing as well as traditional systems, enhancing knowledge of our heritage of historical documents
in a forward-looking vision of power.
“È il fare quotidiano che caratterizza l’impegno e l’identità di ogni azienda e costituisce
il tratto distintivo della sua cultura. È per questa ragione che occorre dare voce
alla ricchezza di conoscenze, alla professionalità, all’innovazione, alla capacità
di trasformazione continua attraverso il racconto della propria storia industriale
che è cultura d’impresa. Senza di questa, l’azienda stessa rischierebbe di non essere
percepita nel suo reale valore di generare sviluppo per il Paese e per le generazioni future”.
Fulvio Conti
Amministratore Delegato e Direttore Generale Enel
“The identity of every company is characterized by its everyday operations, which are the lifeblood
of any company’s corporate culture. It is important to give a voice to the wealth of knowledge,
professionalism, innovation and an unceasing ability to move forwards by retelling the company’s
industrial history, which is the underlying corporate culture. Without this, a company runs the risk
of not being perceived for its true value: as a generator of advancement
for the nation and for its future generations.”
Fulvio Conti
Chief Executive Officer and General Manager, Enel
ARCHIVIO STORICO ENEL
via Ponte dei Granili, 24 - 80146 Napoli • tel. 081.3674213
Oggetti
Elettrici.
Electric
Devices.
MONOGRAFIA DELL’ARCHIVIO STORICO ENEL
MONOGRAPH BY THE ENEL HISTORICAL ARCHIVE
Prefazione
Paolo Andrea Colombo
Presidente Enel
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L’energia elettrica è stata una delle scoperte
scientifiche che più hanno modificato l’assetto
dell’economia e del nostro vivere quotidiano.
Questa rivoluzione ha molti padri e una lunga
storia, ma almeno un italiano va ricordato per il
contributo fondamentale dato alla nascita delle
moderne reti elettriche e al conseguente sviluppo
degli “oggetti elettrici” che popolano la nostra
vita e che hanno trasformato le nostre case:
Galileo Ferraris.
Primo a comprendere e calcolare il
funzionamento dei trasformatori, inventore del
motore a campo rotante (1885), Ferraris creò le
condizioni tecniche per il passaggio dalla corrente
continua alla corrente alternata, aprendo la strada
alla realizzazione del motore elettrico asincrono,
quello che ancora oggi fa funzionare i nostri
frigoriferi, lavatrici, condizionatori, lavastoviglie,
asciugacapelli, forni.
Ma la vera “rivoluzione degli oggetti elettrici” si è
avuta negli anni Sessanta anche grazie alla nascita
di un sistema elettrico nazionale che ha consentito
di disporre di elettricità in tutte le abitazioni del
Paese, migliorandone le condizioni di vita e
favorendo lo sviluppo economico e sociale. Uno
sviluppo al quale la nostra Azienda – che proprio
quest’anno si appresta a festeggiare i suoi 50
anni – ha dato un contributo fondamentale.
Nel 1951 la media nazionale italiana delle
abitazioni non servite dalla rete elettrica era
ancora molto elevata soprattutto al sud; Enel ha
realizzato una rete nazionale, rendendo così
possibile la graduale attenuazione degli squilibri
tra Nord e Sud Italia.
Negli anni Sessanta a fronte di un aumento del
100% del consumo complessivo di energia
elettrica, l’incremento di quello domestico è del
170%. Sono gli anni del boom economico in cui
l’avvento degli elettrodomestici nelle case degli
italiani diviene il segno tangibile di un benessere
costruito con passione e fatica.
Negli anni Settanta nonostante l’austerity, le
domeniche a piedi dovute alla crisi petrolifera e il
senso di una crisi che minaccia lo stile di vita
appena conquistato, i consumi domestici
continuano a crescere sia pure con ritmi meno
sostenuti. Ed è proprio tra il finire degli anni
Settanta e l’inizio degli Ottanta che, con l’avvento
della domotica, la scienza segna il passaggio dalla
“casa elettrica” alla “casa elettronica”.
Negli anni Novanta, Enel si avvia ad operare nel
quadro della liberalizzazione del mercato. In un
contesto che favorisce lo sviluppo della
concorrenza anche nei consumi elettrici, si
realizza la possibilità di scegliere tra diversi
fornitori: da utenti del servizio elettrico, gli italiani
si trasformano in clienti di un mercato
dell’energia che si apre.
Foreword
Paolo Andrea Colombo
Chairman, Enel
Electricity is one of the scientific discoveries that
has had the greatest impact on how the economy
is structured and the way we lead our daily lives.
Although this revolution has many fathers and a
long history, at least one Italian deserves to be
remembered for his key contribution to the birth
of modern electricity networks and the
consequent development of the “electrical
objects” that have filled our lives and transformed
our homes: Galileo Ferraris.
The first to understand and calculate how
transformers worked, Ferraris invented the
rotating field motor (1885), laying the technical
foundations for the transition from continuous
current to alternating current, and paving the
way for the creation of the asynchronous electric
motor, which to this day powers our refrigerators,
washing machines, air conditioners, dishwashers,
hairdryers and ovens.
However, the true “electrical object revolution”
took place in the Sixties, driven as much as
anything else by the implementation of a national
electrical grid that brought electricity to every
home in Italy, improving living conditions and
fostering economic and social development. Our
company, which this year is preparing to
celebrate its fiftieth birthday, made a key
contribution to this development.
In 1951, the number of Italian homes not served by
the electrical grid remained very high, particularly in
the South. Enel built a national grid that made it
possible to gradually diminish imbalances between
the country’s North and South.
In the Sixties, while overall electricity consumption
increased by 100%, domestic consumption rose
by 170%. These were the years of the Italian
economic boom, in which the arrival of appliances
in Italian homes was a tangible sign of affluence
created through passion and hard work.
In the Seventies, despite a period of austerity,
car-free Sundays during the oil crisis and a sense
that this newly-won lifestyle was under threat,
domestic electricity consumption in Italy
continued to grow, albeit at a slower pace.
Between the late Seventies and the early Eighties,
the advent of home automation saw science
trigger a transition from the “electric home” to
the “electronic home”.
In the Nineties, Enel began preparations to
operate in a liberalized market. As competition
spread through the economy, including the
market for electricity consumption, Italians were
able to choose between different suppliers,
ceasing to be utility users and becoming
customers in a liberalized energy market.
For its clients, Enel planned and built the world’s
first ever electronic meter, transforming what had
been a simple tool for measuring consumption
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4
E, proprio per i nostri clienti, Enel progetta e
realizza il primo contatore elettronico al mondo,
che, da semplice strumento di misurazione dei
consumi, diviene uno strumento di
comunicazione cambiando in semplicità,
trasparenza e rapidità il rapporto che Enel ha con
i suoi clienti.
Ma non solo. Il contatore elettronico si concentra
sulla funzionalità di elettrodomestici e luci,
aumentando sicurezza e risparmio energetico.
Il contatore intelligente insieme all’infrastruttura
di telegestione, di cui Enel è il precursore nel
mondo, costituisce anche il tassello fondamentale
delle reti intelligenti, necessari per un adeguato
sviluppo delle energie rinnovabili.
Tutto ciò abilita lo sviluppo di nuovi servizi per
aiutare i consumatori a gestire al meglio l’energia
nelle proprie abitazioni contribuendo in tal modo
a rispondere alle sfide globali dell’efficienza
energetica e della sostenibilità ambientale, sfide
che dovremo affrontare come cittadini e come
Azienda nel futuro più immediato.
La necessità di razionalizzazione e riequilibrio che
investe tutte le economie avanzate costringe
infatti le società industriali e riflettere su un
nuovo modello di crescita economica che sia in
primo luogo sostenibile.
Un modello di crescita in cui la generazione sarà
pulita e più diffusa sul territorio, le emissioni di
CO2 saranno azzerate dalla tecnologia, e la
mobilità elettrica renderà più efficienti i trasporti e
più respirabile l’aria delle città. Un’era in cui le reti
elettriche intelligenti, proprio come internet,
convoglieranno informazioni sul consumo e
renderanno i cittadini protagonisti della
sostenibilità.
Ed è su questo modello di crescita che il Gruppo
Enel – presente ormai in 40 Paesi di 4
continenti – con i suoi 97,000 MW di potenza
installata e 61 milioni di clienti, sta lavorando con
la stessa passione e lo stesso impegno che nel
1962 animarono la nostra Azienda nel progetto
di elettrificazione nazionale.
Enel, che ha reso disponibile l’elettricità per la
crescita dell’Italia, sta partecipando oggi da
protagonista a una delle grandi sfide
dell’umanità: la lotta alla povertà energetica
accogliendo l’appello delle Nazioni Unite che ha
dichiarato il 2012 “International Year of
Sustainable Energy for All”.
Attraverso il programma “ENabling ELectricity” ci
siamo impegnati a fornire, nei Paesi dove siamo
presenti, energia sostenibile ed economicamente
accessibile.
Per assicurare sviluppo e benessere a un mondo
che cresce.
into a communications instrument that brought
simplicity, transparency and rapidity to the
relationship between Enel and its customers.
But that’s just part of the story. The electronic
meter became a hub for appliance and lighting
functionalities, enhancing security and
energy-saving.
Intelligent meters, allied to the remotely-managed
infrastructure for which Enel was a world
trailblazer, have proven to be key building blocks
for the intelligent networks vital to the adequate
development of renewables.
These factors have enabled the development of
new services to help consumers optimally manage
energy in their homes, in response to the global
challenges of energy efficiency and environmental
sustainability – challenges that, in the immediate
future, we must face as citizens and as a company.
The need to rationalize and rebalance that is
sweeping through all advanced economies is
prompting industrial societies to think about a
new model of economic growth based first and
foremost on sustainability: a model for growth in
which generation is clean and more locally
distributed, technology reduces CO2 emissions to
zero, and electric mobility makes transport more
efficient and the air in our cities better to
breathe. This is an age in which, much like the
internet, intelligent electricity grids will carry data
on consumption and allow people to play a
leading role in achieving sustainability.
Present in forty different nations across four
continents, with 97,000 MW of installed power and
61 million clients, the Enel Group is working
towards this model of growth with the same
passion and commitment that, back in 1962,
prompted our company to plan Italy’s National Grid.
Enel supplied electricity so that Italy could grow.
Today, the company is playing a lead role in one
of the major challenges facing humanity – the
fight against energy poverty – by rallying to the
United Nations appeal, following its declaration
of 2012 as the “International Year of Sustainable
Energy for All”.
Through our “ENabling ELectricity” programme,
we are committed to providing sustainable and
economically accessible energy in the nations
where we operate.
Our goal is to ensure development and well-being
in a growing world.
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Indice
2 Prefazione di Paolo Andrea Colombo
8 Lo scenario di Gianfilippo Mancini
Table of Contents
2 Foreword by Paolo Andrea Colombo
8 Some Context by Gianfilippo Mancini
OGGETTI ELETTRICI
ELECTRIC OBJECTS
di Giovanni Paoloni e Margherita Martelli
by Giovanni Paoloni and Margherita Martelli
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
12 Il sogno della casa elettrica
20 Per molti, ma non per tutti
12 Dreams of an Electric Home
20 For Many But Not All
33 Parole e musica
29 From the Telegraph to the Telephone
33 Words and Music
38 Araldi telefonici e giornali parlanti
38 Telephone Heralds and Talking Newspapers
29 Dal telegrafo al telefono
L’energia e la massa:
stili di vita tra due continenti
45 Dal telegrafo senza fili alla radiofonia
54 Verso la radiodiffusione
63 Fatiche quotidiane
71 Alla ricerca del comfort
Elettricità e nuovi consumi
84 Parlare e divertirsi
92 Un (grande) piccolo schermo
98 L’America in casa
106 Da artigiani a industriali
113 Nuove identità e nuovi consumi
116 Energia, consumi e sviluppo
122 Sboom! Dall’austerità al consumo responsabile
127 Tra crisi e nuove opportunità
Energy and the General Public:
Lifestyles on Two Continents
45 From the Wireless Telegraph to Radio Telephony
54 On the Road to Broadcasting
63 Daily Toil
72 The Quest for Comfort
Electricity and New Consumption Patterns
84 Talking and Having Fun
92 The (Big) Small Screen
99 America at Home
106 From Artisans to Industrialists
114 New Identities, New Patterns of Consumption
117 Energy, Consumption and Development
123 After the Boom: From Austerity
to Responsible Consumption
128 Crises and New Opportunities
135 Note
135 Notes
7
Lo scenario
Gianfilippo Mancini
Direttore Divisioni Gem e Mercato, Enel
8
Per quanto nel parlare di “evoluzione”
nell’utilizzo dell’elettricità dovrei prendere a
riferimento un largo numero di fisici e
ingegneri, da Ampere a Ohm passando per
Volta e Galvani, che con le loro intuizioni e
scoperte hanno fatto sì che oggi l’elettricità sia
uno strumento a disposizione di quasi tutta
l’umanità, credo, forse per una sorta di “bias”
professionale, che la vera rivoluzione sia iniziata
con Thomas Alva Edison (il primo uomo a
lanciare la vendita della lampadina elettrica sul
mercato di massa), che in poco più di 130 anni
ha portato l’uomo moderno a non trascorrere
alcun istante della propria vita senza l’utilizzo,
diretto o indiretto, dell’energia elettrica.
L’energia elettrica ha accompagnato la storia del
progresso umano in ogni sua dimensione a partire
dalla lampadina a incandescenza fino all’I-Pad.
Attraverso la capacità di produrre, trasportare,
accumulare e utilizzare energia elettrica in un
numero crescente di situazioni, l’uomo ha potuto
elevare la qualità della sua vita, annullare le
distanze, moltiplicare la sua forza e la sua capacità
di produrre. Estremizzando un po’ il concetto
possiamo dire che, oggi, l’economia dei paesi
industrializzati è fondamentalmente legata a
segnali elettrici che percorrono milioni di circuiti.
Questa sorta di dominio dell’uomo su quello che
era stato per anni un fenomeno solo osservabile
con i fulmini di un temporale ha ovviamente
generato una evoluzione nelle aspettative da
parte degli utilizzatori.
Ci siamo abituati ad avere in casa frigoriferi in
grado di conservare quintali di cibo, generare
temperature degne dei Poli, vedere film attraverso
schermi di dimensioni da multisala
cinematografica, ascoltare musica con precisione
e potenza di suono degne di un concerto alla
Scala. Perfino sciare di notte con una pista
illuminata a giorno o pattinare nel centro della
città ad agosto è diventata una esperienza alla
portata di ognuno di noi.
E l’aspetto più interessante di questo progresso
tecnologico è che l’elettricità, nonostante le
classiche lamentele all’arrivo della bolletta, è uno
strumento di trasporto dell’energia storicamente
poco costoso e per questo in tutti questi anni non
le abbiamo quasi mai dedicato il rispetto e la cura
che meriterebbe.
Facendo elementari conti scopriremmo che il
consumo di un anno di televisione ci costa meno
di 35 euro, stare on line con il nostro PC ci costa
poco più di 7 euro all’anno, per ascoltare la radio
paghiamo meno di 2,5 euro!
Negli anni ci siamo abituati a considerare
l’energia elettrica come un bene di pronto utilizzo
e a buon mercato. Talmente a buon mercato che i
concetti di risparmio ed efficienza si sono fatti
largo solo negli ultimi tempi, dopo anni in cui era
diventata per molti una abitudine mangiare con
la TV accesa o lasciare accesa la luce usciti da una
stanza.
L’energia elettrica ha un impatto reale così ridotto
sulla spesa degli italiani che, nonostante questi
ultimi anni siano particolarmente duri per le
famiglie, la prospettiva di risparmiare 50-100 euro
all’anno (che pure rappresentano una percentuale
molto importante sul totale della bolletta media
Some Context
Gianfilippo Mancini
Director of the Gem and Market Divisions, Enel
When addressing the topic of “evolution” in our
use of electricity, I could start naming a list of
physicists and engineers, from Ampere to Ohm,
Volta and Galvani, all of whose brainwaves and
discoveries have ensured that electricity is available to almost the entirety of humanity today as a
tool. It is my belief, however, perhaps as a result
of my own particular professional bias, that the
true revolution began with Thomas Alva Edison,
the first man to start selling electric bulbs on the
mass market. In a little more than a hundred and
thirty years, modern man has welcomed the use
of electricity, either directly or indirectly, into
every instant of his life.
Electricity has accompanied the history of human
progress every step of the way, from the incandescent light bulb to the iPad. By learning to generate, transport, store and use electricity in an
increasing number of situations, we have improved our quality of life, wiped out distance, multiplied our strength and become far more productive. It would hardly be an exaggeration to say that
the modern-day industrialized economy is fundamentally based on electric signals travelling along
millions of circuits.
Man’s dominion over a phenomenon that until
not long ago was only observable as lightning
during a storm, has obviously triggered enormous
evolution in end-user expectations.
In our homes, we are used to having refrigerators that can hold hundreds of kilos of food,
pump out temperatures you would only expect
to find at the poles, watch movies on screens as
big as a multiplex, and listen to music with accu-
racy and sound output worthy of a concert at
the Scala, not to mention skiing by night on a
piste lit up as if it was daytime, or ice skating in
the centre of town in mid-August… things that
any of us can do.
The most interesting thing about this technological progress is that despite the customary groans
when the electricity bill hits the doormat, electricity is historically an inexpensive method of transporting energy. This, perhaps is the reason why
we never really give electricity the respect and
attention it might otherwise deserve.
It’s not difficult to tot up all the figures and see
that the cost of a year’s TV watching is less than
€35; websurfing on a PC for a year costs a little
more than seven euros per year, and we spend
less than €2.50 per year on electricity listening to
the radio!
Over the years, we have grown accustomed to
considering electricity to be a cheap, accessible
good. So cheap that the concept of savings and
efficiency have only recently gained headway,
after years when people thought nothing of
eating while leaving the TV on, or leaving lights
burning even if they’re no longer in the room.
The real impact of electricity costs on spending by
Italians is sufficiently marginal that despite the
fact that times are hard for many households, the
prospect of saving €50 to €100 per year (a significant proportion of the overall average electricity
bill in Italy) is not on its own sufficient to overcome the hassle of switching suppliers. Incentives
and savings associated with investing in electricity
efficiency are insufficient to persuade end users
9
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degli italiani) non è di per sé una leva tale da
vincere l’inerzia a cambiare fornitore. Né gli
incentivi e i risparmi legati agli investimenti in
efficienza energetica sono a oggi del tutto
sufficienti a modificare le abitudini e gli stili di
consumo degli utilizzatori finali.
Il cliente “elettrico” è dunque un cliente molto
speciale. Come tutti i clienti è ormai consapevole
del suo potere, ha imparato a far valere le sue
ragioni, a comunicare le sue lamentele, a
prendere informazioni attingendole dalla rete.
Non vuole perdere il suo prezioso tempo, né
vuole essere disturbato. Al tempo stesso però
considera il bene “elettricità” alla stessa stregua
dell’aria, dell’acqua o del fuoco: un elemento
naturale imprescindibile che nessuno può
permettersi di fargli mancare e che vuole poter
consumare a piacimento.
È chiaro quindi come il nostro sia un ruolo
delicatissimo e molto difficile: noi vendiamo un
bene a cui il cliente non riconosce il valore
tecnologico realmente associato (ah, se i nostri
clienti sapessero cosa c’è davvero dietro
l’interruttore della luce …) né riconosce alcun
valore emotivo (avere la luce in casa ormai non è
ragione di vanto con i vicini da oltre 60 anni …).
Siamo insomma afflitti dalla famosa sindrome del
primo della classe, del quale passano inosservati i
successi e si analizzano solo le eventuali difficoltà.
Ecco quindi che in questi anni è diventato cruciale
per raggiungere la soddisfazione dei nostri clienti
ridurre al minimo le occasioni in cui devono
investire il loro tempo per interagire con noi. Non
solo riduzione drastica del numero di
problematiche, ma anche tempi di attesa ai call
center misurati in secondi, risposte chiare, cortesi
e rapide, soluzioni tempestive: il tutto a un prezzo
che deve sempre essere accessibile alle tasche di
tutti.
Solo così oggi possiamo ambire a tenere i livelli di
customer satisfaction sempre alti, come deve
essere l’obiettivo di una grande azienda
commerciale. A noi non è concesso mettere in
commercio una linea di I-Phone che tenuti in mano
perdono il segnale di connessione, oppure sarebbe
impensabile avere dei clienti soddisfatti se
dovessero riavviare più o meno due volte al giorno
il loro contatore di casa o installare periodicamente
nuovi componenti per avere la luce...
Sappiamo che il nostro obiettivo è, più che per
altre industrie, quello della qualità totale e in
ogni caso quella del totale successo nel risolvere
le eventuali difettosità. Perché l’energia elettrica
è un bene talmente fondamentale per ogni
cliente che ogni problema legato a essa diventa
immediatamente vitale. Ci onora sapere che ciò
che produciamo e vendiamo è imprescindibile
per i nostri clienti, così come siamo ben consci
della responsabilità che dobbiamo avere nel
rapporto con loro. È la nostra sfida per i prossimi
anni ed è anche quello che il cliente “elettrico”
pretende da noi: mantenere prezzi contenuti,
battere ogni record in termini di precisione e,
quando l’immancabile e umano errore si
presenta, saperlo risolvere alla velocità, come
ovvio, della luce.
to change their habits and consumption patterns.
“Electric customers” are very particular customers.
Like everyone else, electricity consumers are
aware of their power. They have learned to make
themselves heard, convey their dissatisfaction,
and gather information about the grid. They neither want to waste their precious time nor be
disturbed. At the same time, electricity is viewed
as being akin to air, water or fire: a wholly necessary natural element that nobody can live
without, that people want to be able to consume
to their heart’s content.
Clearly, ours is a very delicate and complex role:
we sell a good for which the customer does not
acknowledge its true technological value (ah, if
our customers only knew what really lies behind
the light switch…). Nor do they associate any
emotional value with it (for sixty years at least,
having electricity in the home has been nothing
to boast to the neighbours about…). In other
words, we are afflicted by the famous “top-ofthe-class” syndrome: we don’t notice things that
go right and only pick up on things that might go
wrong.
This is why, in recent years, it has become crucial
to minimize the amount of time customers spend
interacting with us to ensure customer satisfaction. This in turn means not just drastically reducing the number of problems but bringing down
wait times for our call centres to seconds, providing clear, courteous and rapid answers, and delivering rapid solutions: and all of this at a cost
that must remain accessible to all budgets.
There is no other way we can hope to keep
customer satisfaction levels high, and that is the
ultimate objective of any major commercial enterprise. We would not be allowed to do something
like market a line of iPhones that drop the connection if held in a certain way. It is unthinkable
that our customers would be satisfied if they had
to restart their electricity meters a couple of times
a day, or periodically install new components to
make sure that they continue getting electricity...
We are fully aware that, more than in other industries, our goal must be total quality, and in every
single case to completely resolve any problems
that may occur. Electricity is such a basic good for
every customer that any problems become an
instant top priority. We are honoured to know
that what we generate and sell is something our
customers cannot do without. We are fully aware
of the responsibility we have to our customers.
This is indeed our challenge in forthcoming years.
It’s what “electric customers” expect of us: to
maintain low prices, keep setting new records for
reliability and, when unavoidable and human
error does intervene, to be able to fix the problem at, if you will pardon the pun, the speed of
light.
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Dalla fantasia
alla realtà.
Il sogno della casa elettrica
From Fantasy
to Reality.
Dreams of an Electric Home
“La vista della sua stanza, inondata di chiarità e
dovunque adornata da schiere di bottoni elettrici,
valse a rinfrancarla. Bottoni e interruttori
dovunque: il bottone del cibo, quello della
musica, l’altro del vestiario. Vi era il bottone del
bagno caldo, premendo il quale affiorava dal
pavimento una vasca di marmo (imitazione) rosa,
colma fino all’orlo di un liquido caldo,
perfettamente deodorato. Vi era anche il bottone
del bagno freddo; e quello che emanava la
letteratura. Poi, naturalmente, aveva i suoi bravi
bottoni per comunicare con gli amici. Pur non
12
“Then she generated the light, and the sight of
her room, flooded with radiance and studded
with electric buttons, revived her. There were
buttons and switches everywhere - buttons to call
for food for music, for clothing. There was the
hot-bath button, by pressure of which a basin of
(imitation) marble rose out of the floor, filled to
the brim with a warm deodorized liquid. There
was the cold-bath button. There was the button
that produced literature. And there were of
course the buttons by which she communicated
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
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contenendo nulla, quella stanza era in perpetuo
contatto con le cose che per lei contavano al
mondo”1. Così Edward M. Forster immagina nel
1909 la stanza in cui vive Vashti, una donna
cinquantenne, raffinata intellettuale e madre del
ribelle Kuno, protagonista del racconto “The
Machine Stops”.
with her friends. The room, though it contained
nothing, was in touch with all that she cared for
in the world.”1 Thus did Edward M. Forster
imagine the room that was home to 50-year-old
Vashti, a refined intellectual and mother of the
rebellious Kuno, the hero of his short story The
Machine Stops.
L’autore di “Camera con vista” e “Passaggio in
India” si cimenta in una profetica storia di
fantascienza catastrofista, preoccupato dalla
prospettiva di un’eccessiva dipendenza dell’uomo
dalla tecnologia. Vashti vive in un mondo dove le
tecnologie elettriche liberano l’uomo dalle
incombenze pratiche della vita quotidiana e gli
permettono di dedicarsi interamente a coltivare il
proprio spirito: ma la vita di questa donna
immaginaria si rivela al lettore come un incubo, di
cui la protagonista non si rende conto; dopo vari
segnali di malfunzionamento, la Macchina che
permette alla civiltà di esistere si fermerà,
trasformando il mondo in una trappola mortale
per gli uomini che non sanno più fare a meno
dell’elettricità.
Le applicazioni elettriche immaginate da Forster
sono lo specchio del desiderio moderno nei primi
anni del XX secolo. È lo stesso romanziere inglese
a dire che il tema, davvero singolare nella sua
produzione letteraria, gli è venuto in mente per
reazione ai paradisi tecnologici immaginati da
Herbert G. Wells. Si potrebbero aggiungere,
qualche decennio prima, le fantasie di Jules
Verne: senza l’elettricità e le sue applicazioni
sarebbe impossibile la vita a bordo del
sommergibile Nautilus, in “Ventimila leghe sotto i
mari” (1870) e poi nell’”Isola misteriosa” (1874);
così come Phileas Fogg, il protagonista del “Giro
del mondo in ottanta giorni” (1873), dedica
grandi cure agli orologi elettrici che scandiscono i
ritmi della sua vita e della sua casa.
The author of A Room with a View and A
Passage to India also penned this prophetic,
doom-laden science-fiction story, concerned by
the prospect of excessive human dependency on
technology. Vashti lives in a world where electrical
technologies free man from the practical burdens
of everyday life, making it possible to dedicate
oneself solely to cultivating one’s spirit. But the
life that this imaginary woman leads strikes the
reader as being nightmarish, even though she
does not realize this herself. After various signals
that things are going wrong, the Machine that
allows civilization to function grinds to a halt,
turning the world into a death trap for men
unable to survive without electricity.
The electrical applications spawned by Forster’s
imagination mirror early 20th Century desires for
modernity. The English novelist admitted that this
subject matter, which was a one-off in his literary
output, came to him as a reaction to the
technological paradise imagined by H. G. Wells. He
could just as well have cited Jules Verne’s fantasies
from a few decades earlier: without electricity and
its applications, life would have been impossible
aboard the submergible Nautilus in 20,000
Leagues Under the Sea (1870), or on The
Mysterious Island (1874); similarly, Phileas Fogg,
the hero of Around the World in 80 Days (1873),
was most fastidious about the electric timepieces
that cadenced the rhythm of his life and home.
There is, however, a prefiguration of reality
behind these future-set stories by Verne, Forster,
C’è però una trama di realtà dietro le storie
proiettate nel futuro da Verne, da Forster, da
Wells e da altri autori. Negli anni Settanta
dell’Ottocento il telegrafo ha ormai ampiamente
dimostrato le potenzialità della nuova forma di
energia e le ha messe a disposizione di tutti sotto
forma di servizio pubblico, che fa parte della vita
quotidiana e del sistema economico. Se gli
uomini possono solo immaginare di fare il giro
del mondo in ottanta giorni, i messaggi possono
già farlo in poche ore grazie al telegrafo, e la
copertura dell’intero globo con una rete capillare
di comunicazioni elettriche, anche se non è
ancora realizzata, è già in corso ed è solo
questione di tempo e di soldi. Stupisce allora che
qualcuno, nella Francia di quegli anni, chiami
“Ministère de l’Electricité” il ministero delle Poste
e telegrafi2?
Scrive Peppino Ortoleva che l’elettrificazione,
contrariamente ad altre rivoluzioni tecnologiche,
sembra imporsi nell’immagine che la società ha di
sé, prima ancora di affermarsi nell’uso pratico:
“Siamo di fronte a un peculiare cambiamento di
ritmo nel rapporto tra tecnologia e società, che
può essere spiegato attribuendo all’elettricità in
sé caratteristiche diverse rispetto a tutte le altre
tecnologie (è quanto proponeva Marshall
McLuhan quando sosteneva che l’elettricità è
Wells and others. In the 1870s, the telegraph had
clearly demonstrated the potential of this new
type of power, making it available as a public
service and part of everyday life in the economic
system. Although at that time man could only
imagine being able to travel around the world in
80 days, messages took just a few hours to travel
the globe by telegraph. The planet was not yet
encircled by an extensive electrical
communications network, but it was being built,
and it was only a matter of time and money.
Strange as it may seem to us now, back then, in
France, the Ministry of the Postal and Telegraph
Service was commonly referred to as the
“Ministère de l’Electricité”.2
Peppino Ortoleva writes that, unlike with other
technological revolutions, electrification exerted a
grip on society’s image of itself long before it
became a practical reality: “What we have here is
a peculiar change in the pace of the
relationship between technology
and society, which may be
explained by attributing to
Apparato telegrafico Morse
composto da ricevitore
scrivente, tasto manipolatore,
bussola telegrafica
e commutatore, 1860.
Morse telegraph equipment:
a writing receiving set,
lever key, telegraphic box
and switcher, 1860.
15
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
16
“informazione allo stato puro”), oppure in
termini più propriamente storici, soffermandoci
da un lato sulle peculiarità del processo di
penetrazione dell’elettricità e dei suoi usi nella
vita delle persone, dall’altro sui diversi giudizi di
valore che sul processo di elettrificazione vennero
formulati in quella fase”.
Sul telegrafo si forma la prima generazione di
tecnici dell’elettricità, dagli inventori come
Thomas A. Edison e Werner von Siemens ai primi
ingegneri elettrotecnici usciti dalle scuole di
telegrafia istituite in Francia e negli Stati Uniti. La
trasmissione elettrica della voce, intanto, è uno
sviluppo imminente, e diventa realtà nel 1878,
con il telefono di Meucci e Bell. Nello stesso anno
nasce la lampadina elettrica di Edison, che dà vita
a una rivoluzione nell’illuminazione pubblica e
privata, e stimola la nascita delle prime reti di
trasporto dell’energia elettrica. L’alba del nuovo
decennio, invece, è salutata da Siemens con la
locomotiva a trazione elettrica, presentata nella
famosa Esposizione di Parigi del
1881, organizzata dal
ministero delle Poste
francese (il Ministère de
l’Electricité, appunto).
Ce n’è ormai
abbastanza perché nel
1886 un altro romanziere,
Villiers de l’Isle-Adam,
immagini il primo “androide”
(la parola risale proprio a lui)
nel suo “Eva futura”: Lord
Ewald, nobile raffinato e
sensibile, si
innamora di una
donna perfetta
nell’aspetto ma
La lampada che segnò il successo
di Edison. A destra, la prima
ordinazione di lampade, 1880.
The lightbulb that was such a
huge success for Edison. Right, the
first order for bulbs, 1880.
electricity per se characteristics that differ from all
other technologies (as Marshall McLuhan
suggested when he said that electricity is ‘pure
information’), or in more properly historical terms,
by looking at one of the peculiarities of the
process of electricity’s penetration and its
adoption in people’s everyday lives, as well as the
range of value-based judgements about the
electrification process at that time.”
The first generation of electrical engineers –
inventors like Thomas A. Edison and Werner von
Siemens, and the first electrical engineers to
graduate from telegraphy schools established in
France and the United States – cut their teeth on
the telegraph. The electrical transmission of the
human voice lay just around the corner. Indeed, it
was achieved in 1878 thanks to Meucci and Bell’s
telephone. That same year brought Edison’s
irrimediabilmente
mediocre;
coprotagonista del
romanzo è Edison,
che all’epoca della
pubblicazione è
ancora vivente e
attivo ma già mitico.
Villiers de l’Isle-Adam
immagina che Edison,
per restituire il favore
di un aiuto economico passato, decida di aiutare
il giovane disperato e pronto al suicidio
realizzando per lui una replica elettrica della sua
amata, in cui infondere l’intelligenza e l’essenza
spirituale, per sostituire con una donna ideale
quella reale e imperfetta. L’androide del
romanziere francese completa così il repertorio
immaginario dell’elettrificazione quotidiana,
mentre le applicazioni elettriche reali muovono i
loro primi passi.
Il sogno elettrico è dunque, al suo apparire, anche
un sogno di classe: bisogna essere ricchi come il
capitano Nemo di Verne per potersi permettere di
vivere con l’elettricità al proprio servizio. E c’è una
dose di esibizionismo sociale nella prima dimora
elettrificata (chiamarla casa sarebbe riduttivo) di
cui si ha notizia: la residenza di Sir William
Armstrong a Cragside, nel Northumberland3. Il
nobile inglese è un grande imprenditore nel
settore della meccanica e degli armamenti: è sua
la società Armstrong di Newcastle upon Tyne, che
ha varie filiali estere, fra cui gli stabilimenti
omonimi di Pozzuoli. Non ha dunque difficoltà a
dotare la sua residenza, nel 1880, di un impianto
autonomo di illuminazione elettrica, alimentato
dalle turbine che usano l’acqua di un lago vicino.
All’illuminazione si aggiungono nel tempo altri
servizi: un ascensore idraulico, una cucina con lo
spiedo, un sistema di riscaldamento, un
Alla fine dell’Ottocento
la luce è disponibile
con una sorgente
di dimensione
e potenza contenute,
adatta perciò
all’impiego domestico.
By the end of the
1800s, electric lighting
sources and lower
power made lighting
suitable for home use.
electric light bulb,
which triggered a
revolution in public
and private lighting and stimulated construction
of the earliest electricity transport networks.
Siemens greeted the dawn of the new decade
with the electrically-powered locomotive, which it
unveiled at the landmark 1881 Paris Expo, staged
by the French Ministry of Postal Services (yes, the
“Ministère de l’Electricité”).
By 1886, novelist Villiers de l’Isle-Adam was
imagining the first “android” (he coined the
word) in his book Tomorrow’s Eve, in which a
refined and sensitive aristocrat called Lord Ewald
falls in love with a woman who is externally
perfect but irremediably mediocre. Edison, who at
the time the book came out was still going
strong and already a legend, is one of the lead
characters in the book. Villiers de l’Isle-Adam
imagines that to return a favour of past financial
assistance, Edison decides to help the young,
suicidal man by building an electrical replica of his
beloved, a receptacle for intelligence and spiritual
essence, replacing the real and imperfect woman
with an ideal woman. The French novelist’s
android completes this imaginary inventory of
everyday electrification just as the first electrical
applications were beginning to appear.
Initially, the electric dream was very much an
upper-class affair. To live with electricity at your
beck and call you needed to be as rich as Verne’s
Captain Nemo. The first documented electrified
17
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
Il “Ballo Excelsior” di Luigi
Manzotti durante
l’Esposizione italiana
di Milano, 1881. Accanto,
“La Fée Electricitée”
di Raoul Dufy, Padiglione
dell’elettricità e della luce
all’Esposizione universale
di Parigi, 1937.
Luigi Manzotti’s “Excelsior
Dance” at the Italian
Exposition, Milan, 1881.
Alongside, Raoul Dufy’s
“La Fée Electricitée”,
the Electricity and Light
Pavilion at the Paris
Universal Expo, 1937.
18
meccanismo per spostare i vasi all’interno della
serra, un collegamento telefonico fra le varie
stanze, una macchina da cucire elettrica, un
sistema di gong e campanelli. “La luce che
guizzava dalle numerose finestre di Cragside dava
ai vicini l’impressione che qualcosa di straordinario
e di magico si svolgesse all’interno della casa,
definita nelle cronache di un contemporaneo ‘il
palazzo di un mago moderno’”.
L’altro celebre pioniere dell’elettrificazione
domestica è un inventore di Troyes, in Francia,
antesignano della moderna domotica: Gëorgia
Knap. La sua “Villa Féria Electra”, scrive con
ammirazione un inviato dell’”Evening Post”,
“indica chiaramente la parte che l’elettricità è
destinata a svolgere nella casa del futuro”. È il 22
aprile 1908. Da fuori non si nota nulla di insolito,
“a parte l’assenza di un camino”. Le meraviglie
iniziano con il cancello, la cui apertura è
comandata elettricamente; una spazzola rollante
pulisce la suola delle scarpe del visitatore, prima di
lasciarlo entrare in un ambiente dotato di stufe
elettriche, scaldabagno, innumerevoli applicazioni
elettriche per la cucina, dotata anche di un
montacarichi che porta i piatti direttamente ai
posti dei commensali, e infine un portiere elettrico
che comunica l’arrivo della posta e di eventuali
residence (it hardly qualifies as a mere house)
was Sir William Armstrong’s residence at
Cragside, Northumberland. It smacked of
exhibitionism.3 The English nobleman was a
successful mechanics and armaments industry
businessman, and the head of the Armstrong
company at Newcastle upon Tyne. The firm had
a number of foreign outposts, including a factory
in Italy, at Pozzuoli. In 1880, Armstrong had no
difficulty fitting out his house with an
independent electric lighting system powered by
turbines fed by water from a nearby lake. As
time went by, he added other services to the
lighting: a hydraulic lift, a kitchen with a spit
roast, a heating system, a mechanism for
rotating pots in the greenhouse, telephone links
between the various rooms, an electrical sewing
machine, and a system of gongs and bells. “The
light that beamed out of Cragside’s many
windows led neighbours to believe that
something extraordinary and magical was going
on inside the house, which news reports of the
visitatori. Il costo energetico della casa è in parte
compensato dall’assenza di personale di servizio,
che si riduce a una sola unità: un tecnico
elettricista. Knap, al quale si devono anche studi di
risvolto sociale sui metodi per combattere
l’invecchiamento e sulla realizzazione di “case
economiche”, oltre che alcuni modelli di
motocicletta e di automobile, continuerà a
sviluppare la sua idea fino a presentare il suo
ultimo modello di “casa elettrica” all’Esposizione
universale di Parigi del 1937.
Nel 1907, intanto, l’americano Henry Adams, in
una pagina della sua “Educazione”, contrappone
la dinamo, principio della vita moderna, alla
Vergine, centro della religiosità medievale. L’opera,
che all’epoca non ebbe molti lettori, suscita oggi
l’attenzione di alcuni studiosi che la considerano
una lucida profezia di inizio secolo. Quella di
Adams è certo un’affermazione estrema, che si
colloca oltre la linea della “religione laica” della
scienza messa in scena venticinque anni prima da
Luigi Manzotti nel “Ballo Excelsior” (1881), ma
time dubbed ‘the Palace of the modern day
magician’.”
The other famous pioneer of home electrification
was an inventor from Troyes in France, a precursor
of modern home automation called Gëorgia
Knap. A correspondent from the “Evening Post”
glowingly wrote that “Villa Féria Electra clearly
shows the role electricity is going to play in the
house of the future.” The article was dated 22
April 1908. Nothing looked untoward from the
outside, “apart from the lack of a chimney”.
However, the wonders began at the electricallyopened gate. A revolving brush cleaned the soles
of visitors’ shoes before they entered a house
kitted out with electric stoves, water heaters,
countless electrical appliances in the kitchen, and
even a dumb waiter that brought dishes directly
to where the diners were sitting, as well as an
electric butler who announced the arrival of post
and visitors alike. The cost of powering the house
was partly offset by the absence of serving staff,
which had been reduced to just one electrical
19
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
non è così lontana dalla magia tecnologica che fa
vivere la “Eva futura” di Villiers de l’Isle-Adam. Noi
non sappiamo se Forster avesse letto Adams, ma
nel suo racconto del 1909 l’inizio della fine
coincide con l’avvento di una religione della
Macchina. E dopo questa panoramica di fantasie e
realizzazioni elettriche il suo narrare sembra meno
immaginario e più legato a uno sguardo
indagatore sulla realtà contemporanea.
Per molti, ma non per tutti
20
Ai suoi esordi l’elettricità quotidiana riguarda,
come ogni consumo nuovo, gli strati alti della
società4. Solo in un secondo momento essa si
diffonde ai ceti medi e agli strati socialmente più
disagiati: in Italia questo si verifica più o meno
nell’arco di tempo di una generazione, e si
allunga ulteriormente nelle aree più arretrate del
Paese. La diffusione dell’elettricità avviene
ovunque secondo gli stessi schemi, e comincia
con l’illuminazione di qualche luogo privilegiato
(come la Scala a Milano). Essa trova una vetrina
nelle esposizioni nazionali e internazionali: per
tecnici e imprenditori esse sono un’occasione per
la condivisione di informazioni e di progetti,
anche in concorrenza; per il grande pubblico esse
sono invece il luogo dove si manifesta la “fata
elettricità” e si afferma il prestigio nazionale,
attraverso la presentazione di oggetti tecnologici
che la maggior parte delle persone considera
giocattoli di lusso.
La luce elettrica, il campanello elettrico e il telefono
suscitano soprattutto meraviglia: per gran parte
della popolazione i concetti scientifici e tecnici che
sono alla base dei congegni elettrici, e la stessa
natura dell’energia che li fa funzionare, sono
incomprensibili. L’elettromagnetismo è tutt’altro che
engineer. Knap was also responsible for sociallyimportant studies on methods for combating
ageing, the construction of “budget housing”, as
well as a number of motorbike and car models.
He continued to develop his idea until his final
model of an “electric home”, which he presented
at the 1937 Paris Universal Expo.
In his 1907 book The Education of Henry
Adams, the American author juxtaposed the
dynamo, a symbol of modernity, with the Virgin
Mary, a representative of mediaeval
religiousness. Although it was far from a
bestseller when it first came out, the book has
since received plaudits from a number of
scholars who consider it to be a lucid early 20th
century prophecy. Adams’s thesis is
unashamedly extreme, and goes beyond the
idea of science as a “secular religion” proposed
25 years earlier by Luigi Manzotti in his book
Ballo Excelsior (1881). Ultimately, his thesis is
not a million miles away from the technological
magic that animated Villiers de l’Isle-Adam’s
Tomorrow’s Eve. There is no way of knowing
whether or not Forster read Adams. However, in
his 1909 story, the beginning of the end occurs
when the Machine gets religion. After this
overview of electrical imaginings and
implementations, his storytelling was less
fantasy-based and more closely tied to
scrutinizing contemporary life.
For Many But Not All
Initially, like any new consumption item, electricity
in daily life was reserved for the upper echelons
of society.4 Only later did it spread to the middle
classes and socially less well-off. In Italy, the
process took more or less a generation to
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
22
intuitivo, rispetto alla comprensibilità ormai acquisita
della macchina a vapore. Ma già dagli anni Settanta
dell’Ottocento, tra i manuali pubblicati dalla casa
milanese Hoepli, che è specializzata in questo tipo di
prodotto editoriale, ve ne sono diversi sulle
applicazioni dell’elettricità, destinati a ingegneri e
tecnici: dopo i primi titoli scritti o tradotti da Rinaldo
Ferrini, docente del Politecnico di Milano, comparirà
nel 1891 il fortunato “Manuale dell’elettricista di
Giuseppe Colombo”, seguito nel 1892 da un
volumetto che reca il significativo titolo “Apparecchi
elettrici. Norme pratiche per la loro costruzione”,
opera di G. Pardini.
A metà degli anni Novanta, dopo circa un
decennio dalla prima affermazione del sistema
Edison, l’energia elettrica si afferma anche come
strumento di trazione, grazie alle innovazioni nel
campo dei motori. Già all’inizio degli anni Ottanta
Werner von Siemens aveva dimostrato la
possibilità di impiegare l’elettricità nel trasporto,
con la sperimentazione dei primi tram elettrici,
adottati in numerose città europee. Il problema
da risolvere per l’affermazione del tram elettrico è
complete – a little longer in more backwards
parts of the country. Electricity made inroads the
same way everywhere: first, through lighting at a
high-profile venue (such as La Scala in Milan).
Electricity was showcased at national and
international expos. For engineers and
businessmen, these fairs provided an ideal
opportunity to share information and compare
projects, including among their competition. For
the public, such events offered an opportunity to
get up close to the “electricity fairy” and assert
national pride by presenting technological objects
that the majority of the populace viewed as
luxury toys.
Electric light, the electric bell and the telephone
aroused wonder. For the majority of the
population, the scientific and technical concepts
that underpinned these electrical contraptions,
not to mention the nature of the power that
drove them, were incomprehensible.
Electromagnetism was hardly intuitive, especially
compared to the by then widespread
understanding of steam-powered machinery.
However, by the 1870s, the Hoepli publishing
house of Milan was specializing in publications on
different types of electrical application for
engineers and technicians. After its initial
publications written or translated by Polytechnic
of Milan Professor Rinaldo Ferrini, in 1891 the
company published Giuseppe Colombo’s
bestselling Manuale dell’elettricista, followed in
1892 by a slim volume with the interesting title:
Apparecchi elettrici. Norme pratiche per la loro
costruzione, by G. Pardini.
By the mid-90s, a decade or so after the Edison
system was first launched, electricity began to
emerge as a means of powering vehicles thanks
Lettera del Comitato
per le applicazioni dell’elettricità
“Sistema Edison” in Italia. Milano, 24 luglio 1882.
Letter from the “Edison System”
Electricity Application in Italy Committee, Milan,
24 July 1882.
Una strada di Halle percorsa da una tramvia
elettrica della Allgemein ElektrizitättsGesellschaft e, sotto, una vettura elettrica
con trolley a doppia conduttura, 1898.
A street in Halle with an Allgemein ElektrizitättsGesellschaft electric tram. Below, an electric
carriage powered by a two-wire trolley, 1898.
la distribuzione dell’energia: come alimentare
ininterrottamente il veicolo in movimento?
Vengono proposte tre possibili soluzioni: il cavo
sotterraneo, la batteria, il cavo aereo collegato al
tram attraverso un trolley. Prevale quest’ultima,
benché antiestetica e non priva di inconvenienti,
perché meno pericolosa e meno costosa del cavo
sotterraneo. Quanto alla batteria, manca una
tecnologia in grado di garantire l’autonomia
necessaria a coprire distanze significative5.
L’elettricità si rivela preziosa anche per un’altra
modalità del trasporto urbano: la ferrovia
metropolitana elevata o sotterranea. Le città che se
ne stanno dotando (negli Stati Uniti Chicago e
New York, in Europa Londra, Parigi e Berlino)
trovano nella trasformazione elettrica la chiave per
un loro capillare sviluppo, grazie agli evidenti
vantaggi che la nuova forma di energia presenta in
questa specifica applicazione. In Italia si dovranno
attendere ancora decenni per l’avvio della
metropolitana di Roma e poi per quella di Milano.
Le reti di trasporto elettrico, in questa fase, sono
comunque confinate all’interno delle singole città,
e del resto la stessa rete elettrica ha in questo
momento una dimensione urbana; al massimo,
essa si estende al territorio metropolitano.
Un ulteriore effetto dell’elettricità sulla vita
quotidiana è legato alla sua versatilità e
trasportabilità: man mano che si sviluppano
tecnologie adeguate, la “forza motrice” elettrica
entra in fabbrica, come componente
indispensabile di quella che viene chiamata
“organizzazione scientifica del lavoro”; essa
rende inoltre possibile la redistribuzione delle
fabbriche sul territorio, poiché le svincola
dall’obbligo di vicinanza alle fonti di energia. I
risultati sono descritti da Henry Ford in persona,
nelle sue note biografiche su Edison:
to developments in motors. In the early 1880s,
Werner von Siemens showed that it was possible
to use electricity in transportation through trials
of the first electric trams, which were soon up
and running in many European cities. The
problem that needed to be solved for electric
trams was providing the energy: how could a
vehicle be powered on the move without cease?
Three potential solutions were considered:
underground cables, batteries, and overhead
cables connected to the tram via a “trolley.”
Despite an ungainly appearance and a number of
problems that needed to be solved, the trolley
system was preferred because it was less
dangerous and less costly than underground
cables. As for batteries, no available technology
had sufficient capacity to make meaningful
distances feasible.5
Electricity also proved to be a boon for another
form of urban transport: the elevated or
underground metropolitan railway. The cities that
23
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
24
“L’introduzione di un sistema completamente
nuovo di generazione elettrica emancipò
l’industria dalla trasmissione a cinghia e ad alberi,
perché finalmente divenne possibile dotare ogni
macchina utensile del suo proprio motore
elettrico. Il motore consente di disporre il
macchinario in rapporto alla successione del
lavoro [...]. Le macchine utensili ad alta velocità
erano irrealizzabili nelle antiche condizioni poiché
né pulegge né cinghie potrebbero sopportare le
velocità moderne [...]. Questo significa che [senza
l’aiuto del motore elettrico] non potremmo avere
l’attuale combinazione di alti salari e merci a
basso prezzo”.
Per il grande pubblico, comunque, la
manifestazione più visibile della diffusione
dell’elettricità è l’elettrificazione rapida e
massiccia dell’illuminazione stradale e del
trasporto pubblico, che investe direttamente la
vita quotidiana. Anche questa trasformazione
riguarda in una prima fase solo i quartieri più
ricchi, ma presto si estende a quelli del ceto
medio. Essa si inquadra peraltro in un grande
processo di evoluzione del tessuto urbano, che
riguarda tutti i comuni anche se investe più
at that time were building such systems (Chicago
and New York in the US; London, Paris and Berlin
in Europe) leveraged the electricity revolution as a
spur for widespread development, receiving
evident benefits from this new form of power in
this specific application. It would still be decades
before work began in Italy on a metropolitan
railway, first in Rome, and then in Milan. During
this stage of development, electricity transport
networks were limited to individual cities. Indeed,
the electricity grid was a strictly urban
phenomenon, at most extending into the
surrounding metropolitan area.
Another repercussion of electricity on everyday
life was its versatility and the fact that it could be
transported. As the necessary technologies were
developed, the “driving force” of electricity began
to be harnessed in factories as a key component
of what was dubbed “the scientific organization
of labour.” Electricity also made it possible to
relocated factories geographically, as they no
longer needed to be built next to power sources.
Henry Ford himself described the results in his
biographical notes on Edison: “The introduction
of a completely new system of generating
electricity emancipated industry
from belt- and shaft-driven
transmission, because at last it
was possible to equip every
machine tool with its own electric
motor. The motor makes it
possible to deploy machines on
the basis of the various stages of
work.... Before this, it was
impossible to build high-speed
machine tools because neither
Uno dei primi esperimenti di luce
elettrica a Brescia in occasione
della visita di Re Umberto I, 1878.
One of Italy’s earliest trials of
electric lighting in Brescia, to mark
a visit by King Umberto I, 1878.
Vettura automotrice della Società anonima elettricità
Alta Italia in servizio a Torino nel 1898. A destra,
cartolina ripresa dal manifesto pubblicitario
di Leopoldo Metlicovitz, 1900.
A Società Anonima Elettricità Alta Italia locomotive
in service in Turin, 1898. Right, a postcard version
of a poster by Leopoldo Metlicovitz, 1900.
potentemente i centri maggiori. A partire dagli
anni Ottanta dell’Ottocento, infatti, lo sviluppo
industriale e lo slancio delle attività edilizie
attirano una nuova e numerosa popolazione di
lavoratori, determinando la crescita di vaste
periferie dove prevalgono condizioni di
affollamento e degrado abitativo. Questo
preoccupa le autorità per ragioni politiche e di
ordine pubblico, ma preoccupa anche le
organizzazioni sindacali e il nascente movimento
socialista, per la concorrenza tra i lavoratori e la
tendenza all’impiego di manodopera
dequalificata, con il conseguente peggioramento
dei salari e delle condizioni di vita.
L’ammodernamento dei servizi e dell’arredo
urbano nelle zone privilegiate rende sempre più
stridente questa contraddizione, né vale a sanarla
lo sviluppo di arterie di collegamento, dotate di
trasporti e illuminazione elettrificati, fra centro e
periferie. Al contrario, gli impieghi dell’energia
elettrica nel processo di trasformazione urbana,
per il loro significato simbolico e in quanto
realizzazioni particolarmente avanzate, rendono
ancora più evidente il contrasto con le condizioni
di vita di gran parte della popolazione. In questo
contesto, l’elettrificazione urbana diviene uno
25
pulleys nor belts were capable of handling
modern speeds.... What this means is that
[without the assistance of the electric motor] we
would not have today’s combination of high
wages and low-cost merchandise.”
As far as the general public was concerned, the
most obvious sign of the take-up of electricity
was the rapid electrification and widespread
deployment of street lighting and public
transportation, which was something that
affected their everyday lives. Once again, this
phenomenon initially occurred in richer districts,
before extending to middle-class areas. The
whole exercise was part of a general evolution of
urban fabric within municipalities, starting with
the largest towns and trickling down. From the
1880s onwards, industrial development and the
construction boom attracted a massive influx of
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
26
degli obiettivi del riformismo socialista,
sull’esempio di quanto teorizzato dal movimento
fabiano in Inghilterra e delle iniziative prese dalle
amministrazioni comunali socialiste in altri Paesi
europei. “Critica sociale”, la rivista di Filippo
Turati, ne parla frequentemente nella rubrica
“Notiziario municipale”. L’elettricità è un
argomento importante del movimento d’opinione
che nel 1903 porta al varo della legge per le
municipalizzazioni.
Nel primo decennio del Novecento il consumo di
elettricità si diffonde ampiamente nel ceto medio:
tra i segnali di questa tendenza vi è la stampa di
numerosi testi divulgativi destinati a diffondere le
opportune nozioni a chi per la prima volta accede
a questo genere di consumo. Il canale primario di
questa diffusione è l’illuminazione elettrica delle
abitazioni private. I mezzi più comuni di
illuminazione domestica nel corso dell’Ottocento
erano le lampade a petrolio e a gas, che
presentavano molti limiti. Oltre al
pericolo di incendi, esse
comportavano rischi sia per la salute,
perché sono poco congeniali alle
esigenze della vista e consumano
l’ossigeno dell’aria, sia per la casa, in
quanto provocano un più rapido
invecchiamento delle decorazioni e
dell’arredamento. L’illuminazione
elettrica delle case assume dunque i
connotati positivi della pulizia, della
convenienza e della versatilità.
Il nuovo sistema, che cambia
completamente la percezione serale
dell’ambiente domestico e della
città, è un fattore trainante di
trasformazione sociale. La maggiore
intensità della luce elettrica, la sua
Bracci da parete
di fabbricazione inglese, 1898.
English-made
wall mounts, 1898.
workers and triggered the development of large
suburban areas characterized by overcrowding
and poor living conditions. The authorities were
concerned about the situation for political
reasons and public order implications. Equally
concerned were the unions and the nascent
socialist movement, as competition between
workers and the common use of deskilled labour
drove down wages and living conditions.
Modernization of services and the urban
environment in wealthier areas made this
contradiction all the more strident. One way of
improving the situation was to develop arteries
with transportation and electrified lighting that
linked the city centre with its outlying districts.
On the contrary, the use of electricity as a driver
of urban transformation, particularly owing to its
symbolic significance and particularly advanced
applications, made the contrast with the living
conditions of the vast majority of the population
all the more jarring. Urban
electrification became one of the
goals of socialist reformism, as
theorized by the Fabian movement
in England, and as implemented in
ventures undertaken by socialist
municipal authorities in other parts
of Europe. “Critica Sociale”, the
magazine founded by Filippo Turati,
referred to it on a regular basis in
the Notiziario municipale column.
Electricity was a key part of the
popular groundswell that led to a
law on municipalization being
passed in 1903.
In the first decade of the 20th
century, electricity take-up spread
rapidly among the middle class. One
side-effect of this was the
publication of a number of popular
Manifesti pubblicitari,
inizio Novecento.
Adverts from
the early 1900s.
semplicità d’uso, la sua capacità di illuminazione
cambiano gradualmente le scansioni della vita
quotidiana tra giorno e notte, rendono vivibili
locali privi di luce naturale, e in ultima analisi
allungano la giornata. Scompaiono alcuni rituali,
come l’accensione serale dei lampioni per le
strade, e ne nascono di nuovi, come l’arrivo
periodico della “bolletta della luce” e la lettura
dei contatori. L’arredo domestico si arricchisce di
nuovi oggetti, simboli della “modernità”:
lampadine, interruttori, prese elettriche, spine.
Anche la pubblicità riflette questo entusiasmo,
moltiplicando i messaggi che promuovono l’uso
dell’illuminazione elettrica, e portando
all’attenzione del grande pubblico i principali
marchi dei produttori di lampadine.
Con la diffusione dell’elettricità si diffondono
anche gli incidenti, legati in genere alla scarsa
conoscenza della nuova forma di energia. Talvolta
le vittime sono dei ladri maldestri: “All’alba di
venerdì 28 settembre – racconta il cronista del
“Mattino” di Napoli – da alcuni operai dello
stabilimento Pattison fu rinvenuto in via Breccia,
dietro il molino Feola, un individuo morto ed
ancora avvinghiato ad una colonna di ferro dove
writings that
explained the basics
of electricity
consumption to new
consumers. Electric
lighting in private
homes was the
principal way in which
electricity spread. In
the 19th century, the
most common forms
of domestic lighting
were petrol and gas
lamps, both of which
presented a number of issues. As well as the
danger of fire, they were a health hazard
dangerous to eye health, they depleted oxygen,
and they also sped up the rate at which
decorations and furnishings wore out. Electrical
lighting in the home offered the fringe benefits
of cleanliness, low cost and versatility.
The new system completely revolutionized people’s
idea of the home and the city during nocturnal
hours, and was a major driver of social change.
Because electric light was more intense and easier
to use, its ability to light gradually changed the
division of daily life between day and night. Rooms
that lacked natural light became habitable, and in
the final analysis, electricity added more hours to
the day. Old rituals such as the evening lighting of
the gas lamps along the street petered out. New
rituals were born like the regular arrival of the
“light bill” and meter reading. Homes gained a
number of new objects redolent of “modernity” –
lamps, switches, electricity sockets and plugs.
Advertising reflected this enthusiasm, propagating
messages that promoted the use of electric
lighting, and raising the public profile of the main
bulb manufacturing companies.
27
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
28
poggiano i fili della corrente elettrica della Società
napoletana. Dalle prime indagini fatte si intuì
facilmente che il disgraziato era un ladro il quale
nel rubare i fili elettrici senza le debite precauzioni
rimase folgorato dalla corrente elettrica della
forza di cinquemila volt. Aveva in tasca una lima
per tagliare i fili”6. Uno sciopero improvviso degli
operai elettrici provoca, la sera tra il 7 e l’8 marzo
1907, il primo black-out nella storia di Parigi.
Commenta Peppino Ortoleva:
“‘Eclisse su Parigi’, fu il titolo di un
quotidiano il giorno dopo: la luce
delle lampade a incandescenza ormai
non evocava più, come ai tempi del
Ballo Excelsior, la simbolica luce del
progresso, ma appariva naturale e
indispensabile come la luce del sole”.
Durante la prima guerra mondiale le
difficoltà di approvvigionamento del
petrolio e la propaganda delle società
elettriche contribuiscono in maniera
determinante alla definitiva
affermazione della lampadina anche in
Italia. Si diffonde la nozione che la luce
elettrica, più comoda e utile rispetto
agli altri sistemi di illuminazione, offre
una possibilità di utilizzazione più
ampia e garantisce la possibilità di
avere una intensità luminosa maggiore
e meglio ripartita. Anche il fisco si
accorge dell’importanza assunta
Accidents followed as electricity arrived, more
often than not the result of a lack of knowledge
about this new form of energy. Occasionally, a
clumsy thief suffered the consequences: “At dawn
on Friday 28 September,” ran a piece in the
‘Mattino’ newspaper in Naples, “workers at the
Pattison factory on Via Breccia, behind the Feola
mill, came across the body of a man who was
dead and still clutching an iron pillar to which
electricity wires from the Società
napoletana are connected. Initial
investigations led to the discovery that
the victim was a thief who had been
electrified by 5000V of electrical
current when he tried to steal the
electric wire without taking due
precautions. He was found with a file
for cutting the wires in his pocket.”6
A wildcat strike by electricity workers
caused the first blackout in Paris’s
history on the night of 7/8 March
1907. Peppino Ortoleva writes:
“Eclipse over Paris ran the title in the
newspaper the following day: no
longer did incandescent light bulbs
evoke the symbolic light of progress,
as they had during the days of the
Ballo Excelsior; it was as natural and
indispensable as daylight.”
During the First World War, difficulties
in securing oil supplies and advertising
campaigns by electric companies
provided the final breakthrough for
light bulbs in Italy. Italians realized that
electric lighting was more convenient
and more useful than other systems of
lighting, not just because it could be
Disegni di lampioni per il progetto
di illuminazione di Trento realizzato
dalla ditta Siemens Schuckert, 1909.
Siemens Schuckert streetlamp designs
for the plan to light Trento, 1909.
dall’elettricità: a partire dagli anni Novanta
dell’Ottocento la nuova energia è gravata
dall’imposta di consumo, dal dazio comunale, dalle
tasse di bollo sulle fatture e quietanze per la
somministrazione di energia elettrica. La più
singolare è però l’imposta sugli organi illuminanti,
cioè la tassa sulle lampadine, che dal 1918-1919
vengono incluse per qualche anno tra i generi di
monopolio, innescando anche una complicata
normativa per evitare le frodi fiscali.
Dal telegrafo al telefono
Alla fine degli anni Ottanta dell’Ottocento la
frontiera tecnologica e organizzativa delle
telecomunicazioni si sposta dal messaggio
scritto alla voce: se il volume del traffico di
informazioni è in costante e veloce incremento,
la sua ripartizione fra i diversi strumenti di
comunicazione tende a mutare7. Il riferimento
per comprendere le dimensioni e i termini di
questa trasformazione sono gli Stati Uniti,
patria del telefono di Bell e dei primi sviluppi
industriali della nuova invenzione8: qui
nell’ultimo quarto del XIX secolo la diffusione
del telefono è di 2,3 apparecchi ogni cento
abitanti e lo scambio di informazioni avviene
prevalentemente per telefono; nel Vecchio
Continente invece i telefoni sono 0,3 ogni
cento abitanti, e la comunicazione passa in
prevalenza attraverso il telegrafo e la posta. La
comunicazione privata più avanzata è
considerata la posta pneumatica: anche Vashti e
Kuno, i protagonisti del racconto di Forster, la
utilizzano.
La nuova sfida da vincere è dunque la creazione
della rete telefonica. Le due sponde dell’Atlantico
affrontano il nuovo scenario in maniera diversa:
used in a broader range of circumstances, but
because it guaranteed brighter, more evenly
distributed lighting. The tax authorities were aware
of electricity’s new importance from the 1890s
onwards, when the new source of power was liable
to consumption tax, municipal levies, stamp duty
on invoices, and receipts for electric power
provision. The most singular levy was a tax on “lit
bodies”... in other words, a tax on light bulbs,
which from 1918/19 were classified as a
government monopoly, triggering a whole
complicated set of regulations to avoid tax fraud
for the few years that the situation persisted.
From the Telegraph
to the Telephone
By the end of the 1880s, the cutting-edge of
telecommunications technology and organization
had shifted from the written message to the
human voice. The volume of information-based
traffic may have been on a constant rise, but the
way it was divided between the different
communications media had begun to change.7 Our
point of reference for understanding the size and
detail of this transformation is the United States,
home to the Bell telephone and initial industrial
development of the new invention.8 In the last
quarter of the 19th century, the US had 2.3
telephones per hundred inhabitants, and the
majority of information travelled by telephone. On
the old continent, the corresponding figure was
0.3 telephones per hundred inhabitants, with
communications generally travelling over the
telegraph and by mail. The most advanced form of
private communication was pneumatic mail (the
system used by Vashti and Kuno in Forster’s tale).
Building the telephone network would be the next
29
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
30
negli Stati Uniti l’investimento telefonico viene
affrontato totalmente dall’impresa privata, con la
costruzione e l’esercizio di reti locali, e con l’avvio
in breve tempo di processi di fusione e
concentrazione oligopolistica che portano
all’assorbimento delle compagnie locali e al
predominio del cosiddetto Bell System. In Europa,
invece, anche il nuovo strumento ricade sotto il
principio del monopolio statale, benché lo
sviluppo iniziale della nuova infrastruttura sia in
molti casi affidato ai privati, in regime di
concessione. La telefonia, nel periodo che va
dagli anni Novanta dell’Ottocento alla fine della
prima guerra mondiale, deve affrontare e risolvere
problemi di enorme rilevanza tecnica e
finanziaria, in particolare per quanto riguarda le
tecnologie di commutazione e la trasmissione del
segnale sulla lunga distanza.
In Germania il servizio telefonico è a gestione
statale sin dall’inizio; in Inghilterra un intenso
dibattito politico accompagna la graduale
nazionalizzazione del servizio, tra il 1892 e il
1911; in Francia la gestione statale dei telefoni
inizia nel 1889 con il riscatto degli impianti della
Société Générale des Téléphones; in Svizzera e in
Svezia lo Stato prende il servizio in gestione diretta
già nel 1885 (ad eccezione della rete urbana di
challenge. The approach to the new scenario
differed on either side of the Atlantic. In the US,
investments in the telephone was entirely a matter
for private enterprise; private companies built and
ran the local networks before mergers and
oligopoly-led concentrations led to local companies
being absorbed and the so-called Bell System
establishing prominence. In Europe, the new
device fell under the sway of state monopolies,
though new infrastructure development was in
many instances undertaken by private enterprise
under licence. Between the 1890s and the end of
the First World War, enormous technical and
financial problems had to be solved for the
telephone, most notably switching technologies
and long-distance signal transmission.
In Germany, the telephone service was State-run
from the start. In England, intense political
debate accompanied a gradual nationalization of
the service between 1892 and 1911. In France,
state management of telephones began in 1889
when installations belonging to the Société
Générale des Téléphones were taken over by the
government. In Switzerland and Sweden, the
State took over the direct running of the service
as early as 1885 (with the exception of the urban
network in Stockholm, which was owned by
Ericsson), while in Belgium and Austria
nationalization took place in 1895. In
Italy, a monopoly initially appeared to
be a good way of boosting the
national balance sheet through licence
fees. Indeed, the government was so
worried about “defending the
Graham Bell parla dentro
il microfono trasmettitore
da lui ideato, 1876.
Graham Bell talking into
the microphone transmitter
of his own invention, 1876.
Manifesto pubblicitario della Société Anonyme
de Téléphonie Privée, fine Ottocento.
Sotto, la sala delle telegrafiste al ministero
delle Poste francesi, 1883.
Société Anonyme de Téléphonie Privée
Advertising poster, late 1800s. Below,
the Telegraphists’ Hall at the French
Postal Ministry, 1883.
Stoccolma, di proprietà della Ericsson), mentre in
Belgio e in Austria questo accadrà nel 1895. In
Italia il monopolio si presenta inizialmente
soprattutto come un modo per lucrare attraverso
le concessioni qualche entrata in favore del
bilancio statale. Anzi, il governo si preoccupa per
la “difesa del telegrafo”, e pone una serie di
ostacoli allo sviluppo delle comunicazioni
interurbane. Nel 1891 si delinea infine un sistema
di gestione misto, tra pubblico e privato.
Non stupisce allora che in Italia lo sviluppo del
telefono segni il passo, finché nel 1892 la
riduzione degli oneri statali su concessionari e
consumatori non avvia un processo di lenta
crescita del servizio, che accelera nel 1900,
quando cadono gli ostacoli allo sviluppo delle
linee intercomunali. Di fatto, il ritardo accumulato
dall’Italia rispetto agli altri Paesi europei è
impressionante: nel 1903, la densità telefonica in
Italia è di un apparecchio ogni 2.243 abitanti,
contro uno ogni 690 in Francia, ogni 200 in
telegraph” that it set up a number of hurdles to
the development of long-distance
communications. In 1891, the government
announced the outlines of a mixed public/private
management system.
Given this situation, it is not surprising that in Italy,
telephone development was more or less at a
standstill until 1892, when State levies on licence
holders and consumers were reduced, triggering a
process of slow growth in the service. The
situation improved in 1900, when obstacles to
building lines between municipalities were
removed. Italy had fallen significantly behind other
European nations. In 1903, telephone penetration
in Italy amounted to 1 telephone for every 2,243
inhabitants, compared with one for every 690 in
France, for every 200 in Germany, and for every
70 in Sweden, Switzerland, Norway and Denmark.
City-to-city lines in Italy barely totalled a thousand
km – main provincial capitals had yet to be linked
up – compared with tens of thousands of
31
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
Telefono da tavolo con generatore
di chiamata manuale, 1910. A destra,
pubblicità della Western Electric
Italiana e della Società Italiana
Telefoni Privati, 1915.
A tabletop phone with a hand-cranked
call generator, 1910. Right, adverts for
Western Electric Italiana and the
Società Italiana Telefoni Privati, 1915.
32
Germania, ogni 70 in Svezia,
Svizzera, Norvegia e Danimarca.
Quanto alle linee interurbane,
contano poco più di 1.000 km di
sviluppo (anche il collegamento tra i
capoluoghi di provincia è ancora da
realizzare), mentre negli altri Paesi esse si
misurano in decine di migliaia di chilometri. Alla
stessa data sono attive una linea internazionale
con la Francia e una con la Svizzera, mentre di lì a
poco sarà costruita quella con l’Austria-Ungheria.
Di fronte ai ritardi del settore telefonico si fanno
sempre più forti le voci che chiedono la
statalizzazione. Si giunge così nel 1907 al riscatto
da parte dello Stato delle reti dei due maggiori
concessionari, la Società generale dei telefoni e
applicazioni elettriche e la Società telefonica Alta
Italia, create da investitori stranieri e passate dal
1904 nell’orbita della Banca Commerciale Italiana.
Il riscatto è un buon affare per i concessionari, che
kilometres in other nations. One international line
was open with France, and one with Switzerland.
A line to Austria/Hungary was soon to open.
The sluggish development of Italy’s telephone
service led to increasingly insistent calls for state
ownership. In 1907, the State bought out the
networks of the two largest licence holders, the
Società Generale dei Telefoni e Applicazioni
Elettriche and the Società Telefonica Alta Italia,
both of which had been founded by foreign
investors prior to their 1904 takeover by the Banca
Commerciale Italiana. The government buyout
proved to be a great business for the licence
holders, who were handsomely indemnified for
in cambio di un lauto indennizzo cedono allo
Stato impianti ormai obsoleti e quasi
completamente da ricostruire: tanto che le due
società rinunciano perfino al preavviso previsto
dalla legge, e accettano di rateizzare la somma in
undici annualità a partire dal 1908. Al riscatto si
accompagna lo stanziamento di una cospicua
somma per lo sviluppo della rete interurbana, e
per dotare di rete urbana i capoluoghi di provincia
che ancora ne sono sprovvisti.
Con i provvedimenti del 1907, fortemente voluti
dal ministro Carlo Schanzer, in linea con gli
indirizzi giolittiani sui servizi pubblici, lo Stato si
trova a gestire direttamente un complesso di reti
urbane, interurbane e internazionali che
dovrebbe rappresentare il primo passo di una
futura gestione unitaria del servizio telefonico.
Ma non sarà così: uscito di scena Schanzer viene
a mancare la volontà politica di procedere in tale
direzione, gli stanziamenti rimangono inutilizzati,
e la domanda telefonica espressa dal mercato
rimane insoddisfatta. Riprende così vigore
l’iniziativa privata, e le concessioni, che
avrebbero dovuto andare ad esaurimento,
vengono rinnovate e riprendono ad aumentare di
numero. In pratica, la tendenza che si delinea è
di lasciare ai concessionari privati lo sviluppo
delle reti urbane, e alla gestione statale le linee
interurbane e quelle internazionali, che
richiedono maggiori investimenti e in Italia sono
ancora poco redditizie.
turning over equipment that had already become
obsolete and was almost wholly in need of
refurbishment. Indeed, both companies brought
forward their signatures and signed up for 11
annuities paid out from 1908 onwards. At the
time of the buyout, the State earmarked significant
sums for the development of the long-distance
network and the creation of urban networks in
provincial main towns where they did not yet exist.
The 1907 legislation was the brainchild of
Minister Carlo Schanzer, and an expression of
Giolitti’s view on public services. The State found
itself directly running a system of local, long
distance and international networks in what was
intended to be the first step in a coordinated
future approach to running the telephone service.
Things did not go as planned. After Schanzer left
his post, there was no longer sufficient political
will to move ahead with the project. The money
earmarked for investment was never spent, and
market demand for telephones remained
unsatisfied. Private initiative stepped into the
breach, and the licences, which were supposed
not to be renewed, were extended and indeed
increased in number. In the end, private licence
holders were given the latitude to develop urban
networks, while the State ran long-distance and
international lines, which required greater
investments and, in Italy, were not yet profitable.
Words and Music
Parole e musica
La stanza che Forster immagina per Vashti è
sprovvista di strumenti musicali, ma la accoglie
“con un diffuso pulsare di suoni melodiosi”.
Uno squillo di campanello annuncia alla donna
The room that Forster imagined for Vashti
contained no musical instruments but greeted her
with a “throbbing of melodious sounds.” A bell
rang to inform her that somebody was getting in
touch with her: her son Kuno, who lived on the
other side of the globe, and who wanted to talk
33
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
34
che qualcuno sta mettendosi in
contatto con lei: è suo figlio Kuno,
che vive all’altro capo della terra e
vuole parlare al telefono con la
madre (una performance che il
telefono nel mondo reale sta
attrezzandosi a compiere). Vashti è
impaziente: “fu costretta ad
aspettare quindici secondi buoni
prima di vedere illuminarsi il disco
che teneva fra le mani”. Un
videotelefono! “Ecco che una luce
lo attraversava rapida, di un azzurro tenue che
s’incupiva nel porpora e di lì a poco ella riusciva
a vedere l’immagine del figlio che abitava
all’altro capo della terra, e il figlio riusciva a
vedere lei”9. Vashti ha fretta: “devo trasmettere
la mia conferenza sulla Musica nell’Epoca
Australiana”.
Anche in questo caso l’immaginazione di Forster
è saldamente ancorata a una realtà del presente:
la telefonia circolare. Di che si tratta? La
diffusione della radiofonia ci ha fatto dimenticare
che nei suoi primi decenni il telefono non è solo
uno strumento di comunicazione individuale, ma
anche un mezzo di intrattenimento e di
informazione. Lo stesso Bell inizialmente prevede
che possa servire tanto per stabilire
comunicazioni dirette fra due luoghi distanti,
quanto come “giocattolo elettrico” per
trasmettere suoni e brani musicali. Anzi, il suo
primo e più noto esperimento pubblico col
telefono è nel 1877 la trasmissione di parole e
suoni da Salem a Boston, dove numerosi ed
entusiasti ascoltatori sono riuniti in un anfiteatro.
Ne dà notizia immediatamente anche
“L’illustrazione italiana”, in un articolo intitolato
“Il telegrafo parlante”.
Il “Bollettino telegrafico del Regno d’Italia”
commenta subito i potenziali sviluppi del
Philip Reis, inventore del “telefono
musicale”, durante gli esperimenti
presso l’Istituto Garnier di Friedrichsdore.
Philip Reis, inventor of the “musical
telephone”, during trials at the Garnier
Institute, Friedrichsdore.
with his mother on the telephone
(something that in the real world
was still under development).
Vashti is impatient: “It was fully
fifteen seconds before the round
plate that she held in her hands began to glow.”
A videophone! “A faint blue light shot across it,
darkening to purple, and presently she could see
the image of her son, who lived on the other side
of the earth, and he could see her.”9 Vashti is in a
hurry: “I must deliver my lecture on ‘Music during
the Australian Period’.”
Once again, Forster’s imagination chimes
perfectly with contemporary reality: the circular
telephone. What exactly might that be? Modernday broadcasting has made us forget that in its
infancy, the telephone was not just a tool for
individual communication, it was a channel for
entertainment and news. Bell himself envisaged
that the telephone would be used equally to
establish direct communications between two
remote locations and as an “electronic gadget”
for transmitting sounds and tunes. Indeed, his
first and most famous public demonstration of
the telephone in 1877 was when he used it to
transmit words and sounds from Salem to
Boston, where a large and enthusiastic crowd
was gathered in an amphitheatre. This event
received immediate coverage in “L’illustrazione
italiana”, in an article titled Il telegrafo parlante.
The “Bollettino telegrafico del Regno d’Italia”
remarked on potential developments of the
‘talking telegraph’: “A piece of music performed
“telegrafo parlante”: “Il pezzo di musica suonato
a Parigi sarebbe sentito a Vienna e
reciprocamente. Si potrebbe con un filo
telegrafico fare assistere tutta la provincia alla
rappresentazione di una nuova opera. Nulla
impedirebbe di prendere in affitto un filo
telegrafico e di udire a domicilio la migliore
orchestra del mondo”10. Le prime società
telefoniche organizzano per i loro abbonati, in
occasione di eventi speciali (ad esempio l’apertura
di linee importanti o l’inaugurazione di nuovi
servizi di centrale), programmi di intrattenimento
che comprendono in genere un concerto
trasmesso per telefono. A Milano sono famosi i
concerti che i fratelli Gerosa, pionieri del servizio
telefonico, offrono agli abbonati della rete
urbana. È ancora “L’illustrazione italiana” a
parlarne, in un fascicolo del 1882.
In Italia il primo evento del genere di cui si ha
notizia ha luogo il 28 febbraio 1878, in
occasione di un esperimento di telefonia
intercomunale organizzato dal direttore
generale dei telegrafi Ernesto D’Amico.
L’ascolto avviene nel palazzo del Quirinale, con
personalità molto in vista: il re e la regina, il
principe di Napoli, il ministro dei Lavori
Pubblici, alcuni nobili romani, e lo stesso
D’Amico. La cronaca ci dà un’idea di come
fossero congegnati questi primi tentativi: “Alle
due pomeridiane, appena le Loro Maestà
entrarono nella sala del Quirinale dov’erano
disposti gli apparecchi, l’esperimento ebbe
principio coll’inno reale eseguito sopra un
piano-forte collocato nell’ufficio telegrafico di
in Paris could be heard in Vienna and vice versa.
Via a telegraph line, it would be possible for the
entire province to take in the performance of a
new opera. Nothing would stand in the way of
renting a telegraph wire and listening to the best
orchestra in the world right from home.”10 To
mark special events (such as the opening of major
new lines or new exchange services), early
telephone companies put on entertainment
shows that generally coknsisted of broadcasting
concerts down the phone line. Milan telephone
pioneers the Gerosa Brothers became famous for
the concerts they offered their urban network
subscribers. “L’illustrazione italiana” ran a feature
on these concerts in 1882.
The first documented event of this type to take
place in Italy occurred on 28 February 1878,
during a trial of inter-municipality telephony
organized by Ernesto D’Amico, the country’s
Director-General of Telegraphy. The high-profile
audience at the Quirinal Palace in Rome included
the King and Queen, the Prince of Naples, the
Minister of Public Works, a smattering of Roman
aristocrats, and of course Mr. D’Amico. A news
report offers an idea of the event: “At two in the
afternoon, as soon as Their Majesties entered the
room at the Quirinal Palace where the devices
had been set up, the experiment began and the
Royal anthem was played from a piano at the
Trasmissione di un concerto
telefonico a New York
in una incisione di Thiriat, 1891.
Broadcasting a telephone concert
in New York, in an engraving
by Thiriat, 1891.
35
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
36
Tivoli. Era la prima volta che quelle note
marziali varcavano lo spazio portate
dall’elettrico. L’inno fu udito molto
distintamente al Quirinale. Seguì la recita di
una parte del ‘Conte Rosso’ del Prati, che fu
pure perfettamente intesa. Fu poi cantata una
romanza per tenore, dell’opera ‘Il Trovatore’,
cui tenne dietro una sonata col flauto e
un’altra col violino. Da ultimo fu recitata una
poesia composta per l’occasione dal conte
Opprandino Arrivabene”.
È sulla scorta di queste esperienze che alla fine
degli anni Settanta, Tivadar Puskas, un
ingegnere ungherese collaboratore di Edison
per un lungo periodo, concepisce l’idea di
creare un “sistema telefonico che possa essere
ricevuto da milioni di ascoltatori allo stesso
momento”11, mettendo tutti i telefoni in
connessione con una unità centrale di
trasmissione dei programmi. Rientrato in
Europa, Puskas presenta una prima
realizzazione sperimentale della sua idea
all’Esposizione di Parigi del 1881 (ancora una
volta grande incubatore di idee e dimostrazioni
sul ruolo futuro dell’elettricità), dove lavora
assieme all’ingegnere ferroviario francese
Clément Ader. Il sistema di trasmissione consiste
in una serie di postazioni telefoniche collegate
fra loro che trasmettono brani musicali eseguiti
all’Opéra e ascoltati nel Palais de l’Industrie,
dove ha sede l’Esposizione. L’iniziativa ottiene
un grande successo di pubblico.
Ader offre un contributo tecnico estremamente
interessante realizzando in questa circostanza le
prime trasmissioni in stereofonia, tecnica poi
accantonata per lungo tempo. Fra i più
entusiasti si contano il presidente della
Repubblica, Jules Grévy, e lo scrittore Victor
Hugo. Il sistema viene smantellato, per essere
poi riproposto, stavolta dal solo da Ader,
telegraph office in Tivoli. This was the first time
that these martial notes had travelled through
space, propelled by electricity. The anthem was
heard most distinctly at the Quirinal Palace. There
followed the performance of an excerpt from
Prati’s Conte Rosso, which was perfectly heard.
Next came a romanza for tenor from the opera Il
Trovatore, followed by a sonata for flute, and
another for violin. To conclude, a poem written
specially for the occasion was recited by Count
Opprandino Arrivabene.”
These experiments provided the backdrop for a
Hungarian engineer called Tivadar Puskas, who
had worked with Edison for many years, to
come up with the idea of creating a “telephone
system that could be received by millions of
listeners at once” in the late 1870s,11 in which
all of the telephones were connected to a
central programme transmission centre. Back in
Europe, Puskas presented an experimental
demo of his idea at the 1881 Paris Expo
Manifesto che pubblicizza
il Théâtrophone. A sinistra, sala di ascolto
telefonico all’Opéra di Parigi, 1881.
A poster advertising
the Théâtrophone. Left, a telephone
hall at the Opéra, Paris, 1881.
all’Esposizione Universale di Parigi del 1889, e
nel 1890 diviene un servizio commerciale,
gestito dalla Compagnie du Théâtrophone. Il
funzionamento del sistema è basato all’inizio su
punti di “ascolto pubblico” sparsi per la città,
nei quali i cittadini possono ascoltare spettacoli
e brani musicali al costo di mezzo franco per
cinque minuti. Al volgere del secolo il servizio
comincia a essere impiantato e fruito anche
all’interno delle abitazioni private, attraverso
postazioni domestiche, e si estende anche ad
altre città francesi.
La distribuzione avviene ora attraverso la
normale rete telefonica, il che porta
all’abbandono della stereofonia e a un
impoverimento della qualità sonora: se ne
lamenta fra gli altri Marcel Proust, uno degli
abbonati più noti, nonché azionista del servizio.
Inoltre la fruizione del servizio avviene senza
una possibilità di scelta da parte degli abbonati:
il contenuto disponibile non è il frutto di una
(another fertile incubator of ideas and
demonstrations of the future role
awaiting electricity), after developing
the exhibit together with French rail
engineer Clément Ader. The
transmission system consisted of a row
of interconnected phone booths that
transmitted tunes played at the Opéra
for listening at the Palais de l’Industrie,
the Expo venue. The venture proved to
be a huge public success.
Ader’s technical input was particularly
innovative: he developed stereo for these early
transmissions, before the technique was
consigned to oblivion for a very long time. The
President of the French Republic Jules Grévy
and writer Victor Hugo were particularly
enthusiastic. The system was dismantled and
reassembled (by Ader alone this time) for the
1889 Paris Universal Expo, before in 1890
starting up as a commercial service run by the
Compagnie du Théâtrophone. Initially, the
system worked through “public listening posts”
dotted around town, at which people could
listen to shows and tunes at a cost of half a
franc for 5 minutes. By the turn of the century,
the service began to be installed and used
within private homes through domestic
listening posts, and was subsequently extended
to other cities in France.
This musical entertainment was carried over
the standard telephone network, which
37
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
programmazione predefinita, ma dipende dal
teatro con cui di volta in volta si viene connessi.
Utenza e abbonamenti raggiungono qualche
migliaio di persone: siamo dunque ben lontani
da un mezzo che sia davvero per la
“comunicazione di massa”, anche se il suo
bacino di utilizzatori è la classe dirigente, e
quindi si connota come uno status symbol. Nel
trentennio che segue, comunque, la “telefonia
circolare” si evolve e si consolida: dopo la
Francia, le esperienze più significative si
realizzano in Ungheria, Inghilterra, Stati Uniti e
Italia.
Araldi telefonici
e giornali parlanti
38
Nel 1892 Tivadar Puskas ottiene una concessione
per impiantare la telefonia circolare nel suo paese
d’origine, a Budapest. Il servizio, avviato
concretamente nel febbraio 1893, pochi mesi
prima della morte del suo ideatore, prende il
nome di Telefon Hírmondó (Araldo telefonico), e
contiene numerose innovazioni rispetto
all’esperienza francese. Innanzitutto, esso offre
agli abbonati la possibilità di scegliere i
programmi preferiti all’interno di un “palinsesto”
strutturato e comunicato in anticipo mediante
l’invio a casa di una pubblicazione dedicata.
Inoltre, come indica la stessa scelta del nome,
esso pone l’informazione al centro della propria
offerta di contenuti, pur senza trascurare
l’intrattenimento. Infine l’Hírmondó è concepito
fin da subito come un servizio fruibile sì nei
luoghi pubblici, ma destinato in prevalenza a
essere ascoltato all’interno delle mura
domestiche, portando in casa un flusso continuo
di contenuti editoriali.
explains why the original stereo output had to
be abandoned and the overall sound quality
diminished. One of the people who complained
about the poor quality was Marcel Proust, who
as well as being one of the best-known
subscribers, was also a shareholder in the
service. Furthermore, users had no way of
choosing what they listened to: content didn’t
follow a previously-set programming schedule,
it depended on what the theatre was showing
at the time the connection took place.
Subscriber numbers ultimately rose to a few
thousand. Though this was a far cry from a
true “mass communication” service, users
tended to be members of the elite, and the
service became something of a status symbol.
Over the next 30 years, the “circular
telephone” evolved and consolidated,
spreading from France to Hungary, England,
the United States and Italy.
Telephone Heralds
and Talking Newspapers
In 1892 Tivadar Puskas obtained a licence to
install circular telephony in his home country, in
Budapest. The service began operating in
February 1893, few months before its inventor
died. Telefon Hírmondó (the Telephone Herald),
as it was called, featured a number of innovations
compared with its French precursor. Subscribers
could choose what programmes they wanted to
hear from a “schedule” that was put together
and announced in advance via a dedicated
publication sent out to subscribers’ homes. As the
name of the service implied, news spearheaded
its range of offerings, without for that ignoring
entertainment. Hírmondó was conceived from the
La programmazione offerta copre un orario
giornaliero che va dalle 8, le 9 o le 10.30, fino
alle 21 o alle 22.30 (secondo i giorni e i tipi di
contenuto). Al centro dell’offerta erano le news,
rappresentate da bollettini informativi, resoconti
politici in diretta dal parlamento e dal Reichstag
tedesco, notizie di Borsa e critica letteraria. A
questi si aggiungevano programmi di
intrattenimento che comprendevano non solo
concerti e musica trasmessi dai più noti teatri di
Budapest, ma anche fiction appositamente scritte
per il nuovo mezzo di comunicazione. Erano
molto curati i programmi educativi: produzioni
rivolte in modo specifico ai bambini o al pubblico
femminile, e lezioni di lingue straniere (francese,
inglese e italiano). Vi era anche la pubblicità, che
costituiva un’importante risorsa
finanziaria. L’abbonato selezionava le
trasmissioni che lo interessavano, ed era
avvertito da un cicalino del prossimo
inizio del programma prescelto.
A differenza del Théâtrophone, poi,
l’Hírmondó ha una struttura tecnologica
basata sull’uso di una propria rete di
distribuzione, alla quale sono collegati
ricevitori ideati in modo specifico per
questo uso. Ne offre un’accurata
descrizione un articolo del 1903: “La
strumentazione presso la residenza
dell’abbonato consiste di un ricevitore
telefonico, del tutto simile a quello di un
normale telefono, attaccato al muro,
eppure così piccolo e grazioso da non
risultare inutilmente intrusivo e
sgradevole. Da questo partono due
lunghi cavi, con all’estremità un piccolo
disco o un cornetto che l’abbonato può
La sala dei reporter e, sotto,
la sala da concerti del Telefon
Hírmondó, 1901.
A reporters’ room and,
below, the Telefon Hírmondó
concert room, 1901.
start to be accessed from public places, but above
all to go into homes and deliver an ongoing flow
of editorial content.
Programming ran every day from 8:00 a.m., 9:00
a.m. or 10:30 a.m. until 9:00 p.m. or 10:30 p.m.
(depending upon the day of the week and type
of content). The flagship news content consisted
of news bulletins, live political updates from
Parliament and the German Reichstag, stock
market prices, and literary criticism.
Entertainment ranged from concerts and music
from Budapest’s top theatres to drama written
specially for the new communication medium. A
great deal of effort was put into educational
programmes, targeted specifically at children or
women listeners, and including lessons in foreign
39
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
40
sistemare sopra l’orecchio. La strumentazione è
posizionata in modo tale che l’abbonato può
stare disteso o intraprendere qualche altra
occupazione mentre ascolta le notizie”. Anche in
questo caso il pubblico di riferimento (fra i 7.000
e i 9.000 abbonati) appartiene alle classi sociali
elevate, e include le personalità politiche di
maggior spicco.
A metà strada tra Hírmondó e Théâtrophone si
colloca il servizio avviato a Londra nel 1894
dalla Electrophone: gli abbonati londinesi
ricevono il servizio attraverso la normale rete
telefonica, grazie alla stretta collaborazione di
Electrophone dapprima con la concessionaria
National Telephone Company, e dopo la
nazionalizzazione del 1912 con il Post Office;
anche Electrophone dispone di un palinsesto,
ma la scelta del programma può avvenire
anche on demand, per quegli abbonati che
pagano un servizio “a due vie”, che permette
di chiedere il programma desiderato
direttamente a un centro di servizio dedicato.
Una caratteristica peculiare di Electrophone è
che non offre news: il peso e il prestigio della
stampa britannica di quegli anni suggerisce alla
società di evitare di entrare in concorrenza.
Anche qui, infine, il pubblico è di classe
elevatissima e non molto numeroso: fra i circa
2.000 utenti abituali c’è anche un’entusiasta
Regina Vittoria.
Nel 1905 la telefonia circolare
si prepara a sbarcare anche in
Italia: un ingegnere romano,
Luigi Ranieri, chiede al
ministero delle Poste e dei
Telegrafi le concessioni per
I loghi dell’Araldo Telefonico
e del Radio Araldo.
Logos for the Araldo Telefonico
and Radio Araldo.
languages (French, English and Italian). The
service also featured advertising, which was an
important source of funding. Subscribers could
select the shows they were interested in, and
were warned by a beep when the selected
programme was about to start.
Unlike the Théâtrophone, the Hírmondó used a
proprietary distribution network to connect its
specially-developed receivers. An article published
in 1903 offers a precise description: “The
instrumentation at the subscriber’s house consists
of a telephone receiver that looks just like a
normal telephone attached to the wall, and yet
so small and attractive not to be unnecessarily
intrusive and disagreeable. Two long cables
emerge from this device, with at the end a small
disc or cone that the subscriber places over the
ear. This equipment may be positioned so that
the subscriber can lie down or busy himself with
something else while listening to the news.”
Once again, the seven to nine thousand
subscribers came from the upper echelons of
society, including a number of leading politicians.
The Electrophone company of London launched a
service in 1894 that was midway between
Hírmondó and the Théâtrophone. London
subscribers received the service over the standard
telephone network thanks to Electrophone’s close
partnership first with the National Telephone
Company licence holder, and
after nationalization in 1912
with the Post Office.
Electrophone also offered a
programme schedule, but
customers who paid for “twoway service” could listen to
programmes on demand and
take their pick from a dedicated
service centre. Electrophone did
not provide any news: such was
poter realizzare e gestire a Roma, Milano e
Napoli, con il nome di Araldo Telefonico, delle
reti di telefonia circolare12. Dopo un’infinità di
titubanze il ministero delle Poste risponde
positivamente solo nel 1909, e solo per Roma. Il
rilascio della concessione è oggetto di vari servizi
giornalistici nel giugno-luglio 1908 e poi negli
stessi mesi del 1909; da essi si evince che
l’esitazione ministeriale si deve, più che a
considerazioni tecniche, a timori di altro genere:
l’Araldo Telefonico mette in allarme la società
dell’epoca, perché per la prima volta porta
dentro le mura domestiche informazioni e
spettacoli senza che si possano filtrare
preventivamente eventuali contenuti
potenzialmente pericolosi per la “moralità”
domestica.
L’Araldo attiva effettivamente il servizio nel
maggio 1910, ed è una delle attrazioni
tecnologiche di maggior successo nel 1911,
nelle Esposizioni organizzate a Roma e a Torino
per celebrare il cinquantenario dell’Unità
d’Italia. Basato sul modello di fruizione
dell’Hírmondó, anche in Italia l’Araldo è un
oggetto di status, un curioso giocattolo elettrico
sinonimo di lusso e stravaganza. Il consumo che
si afferma è essenzialmente domestico, con
modalità che si evolvono: inizialmente
l’abbonato dispone di un ricevitore fisso
impiantato su una parete,
mentre in seguito vengono
ideate e installate delle “stazioni
mobili” che possono essere
spostate di stanza in stanza,
purché vi siano le prese
telefoniche dedicate alle quali
collegarsi: a differenza dei servizi
francese e inglese, e in
conformità con quanto avviene a
Budapest, a Roma l’Araldo ha
the prestige of the British press at the time that
the company perhaps preferred not to enter into
competition. Once again, the limited number of
people who subscribed to the service came from
the upper echelons of society, and included an
enthusiastic Queen Victoria.
In 1905, circular telephony looked all set to come
to Italy. Roman engineer Luigi Ranieri asked the
Ministry of the Post Office and Telegraph for
licences to build and run circular telephony
networks in Rome, Milan and Naples, under the
name Araldo Telefonico.12 After an interminable
delay, the Ministry of the Post Office finally gave its
assent in 1909, but for Rome alone. The process of
issuing the licence was covered by a number of
newspaper articles in June/July 1908, and then
again in June/July 1909. According to these
articles, ministerial misgivings were less to do with
technical aspects than fears of altogether another
nature: the Araldo Telefonico rang alarm bells
because, for the first time, it would bring news
and entertainment into people’s homes without
being filtered for its potential to harm “morality”.
The Araldo finally went into service in May 1910. It
was one of the most popular technological
attractions at the 1911 Expos held in Rome and
Turin to celebrate the 50th anniversary of Italian
Unity. Replicating the Hírmondó model of service, in
Italy the Araldo was a status symbol, an electric
curio synonymous with luxury and
novelty. For the most part, the
service was supplied to homes,
though how it was used evolved
over time. Initially, subscribers were
equipped with a fixed wallmounted receiver. Later on,
Uno dei primi palinsesti
dell’Araldo Telefonico negli anni
Dieci del Novecento.
An early Araldo Telefonico
schedule, 1910s.
41
Dalla fantasia alla realtà
From Fantasy to Reality
Vignetta che promuove la pubblicità veicolata
attraverso l’Araldo. Sotto, griglia che l’inserzionista
compilava indicando testo e ora in cui il messaggio
pubblicitario doveva essere trasmesso.
A cartoon promoting targeted advertising via
the Araldo. Below, a form for advertisers to fill out
with their message and the time of the day they
want the message to go out.
42
una rete telefonica propria, e sottolinea anche
nella pubblicità l’indipendenza dal servizio
telefonico normale.
Il palinsesto dell’Araldo ricalca piuttosto
fedelmente l’esperienza dell’Hírmondó,
accentuando forse l’aspetto di intrattenimento.
Accanto alle quotazioni di Borsa, alle notizie
parlamentari e alla rassegna stampa tratta dai
giornali romani e nazionali, vi è un programma
di musica curato da Luigi Fiorino, accademico
di Santa Cecilia, lezioni di lingua, letture,
concerti. Gli eventi di punta dell’Araldo sono
però le cosiddette “audizioni dirette”, cioè le
ritrasmissioni degli spettacoli che si tengono
nei principali teatri, piazze e café chantant
romani: Quirino, Nazionale, Apollo,
Augusteum, Costanzi, piazzale del Pincio e
caffè Moderno, nonché la sala concerti
dell’Araldo presso l’Accademia dell’Arcadia.
Collaborano all’Araldo anche alcuni personaggi
molto popolari come il francescano Carmelo da
Petrella Liri e il marionettista Vittorio Podrecca.
Dal 1914 lavora all’Araldo Maria Luisa
Boncompagni, la prima “signorina buonasera”
della radio italiana.
“mobile posts”
were designed
that could be
moved from
room to room
and plugged in
to dedicated
telephone
sockets. Unlike
the French and
English services, but similar to the service in
Budapest, in Rome the Araldo worked over a
proprietary telephone network. In its advertising
material, the company highlighted its independence
from the standard telephone service.
The Araldo’s schedule of programmes rather
faithfully followed Hírmondó’s example, though
with a greater focus on entertainment. As well as
providing stock market prices, news from Parliament
and a press roundup from the Rome and national
papers, it offered a music show presented by Santa
Cecilia Academician Luigi Fiorino, language lessons,
readings and concerts. Araldo’s flagship events were
its “direct hearings”, when it rebroadcast shows
from Rome’s leading theatres, piazzas and café
chantants: the Quirino, Nazionale, Apollo,
Augusteum, Costanzi, Piazzale del Pincio, and the
Caffè Moderno, as well as the Araldo’s own concert
hall at the Accademia dell’Arcadia. The Araldo also
took on a number of very popular personalities,
including Franciscan friar Carmelo da Petrella Liri,
and marionette puppeteer Vittorio Podrecca.
Starting in 1914, the Araldo employed Maria Luisa
Boncompagni, who effectively became Italy’s first
popular radio announcer.
Il pubblico dell’Araldo è costituito, ancora una
volta, dall’alta società. Nel 1910 si inizia con 100
abbonati, che nel 1912 sono già 800, e superano i
1.300 nel 1914, per fermarsi lì. Vi si trovano
ambasciatori, professionisti, finanzieri, uomini
politici, giornalisti e alti prelati, oltre alle regine
Elena e Margherita, alla celebre pedagogista Maria
Montessori e a due sindaci della capitale, Prospero
Colonna ed Ernesto Nathan. Il canone mensile, che
resterà fisso fino alla fine della guerra mondiale, è
di 5 lire, corrispondenti e 20 euro attuali. Postazioni
di ascolto sono disponibili presso la Camera dei
Deputati, presso la redazione del “Messaggero”, gli
alberghi Splendid e Bristol, il Circolo degli Scacchi e
in locali come i caffè Moderno e Faraglia e il bar
Esquilino. Proprio in considerazione della qualità del
proprio pubblico, l’Araldo esclude alcuni generi, tra
cui la cronaca nera.
Nel corso degli anni la rete dell’Araldo
Telefonico arriva a collegare molte zone di
Roma con la stazione emittente centrale di
piazza Poli, raggiungendo i 500 km di filo
posato in sette anni. Con la guerra la qualità
artistica e tecnica dei servizi di telefonia
circolare conosce un declino dovunque, e
l’esperienza italiana non fa eccezione. Inoltre la
struttura finanziaria dell’iniziativa è piuttosto
fragile, e la scelta editoriale fatta da Ranieri con
l’adozione di un palinsesto molto ricco e
strutturato comporta un notevole impegno
organizzativo ed economico. La situazione è poi
ulteriormente complicata dalla flessione degli
abbonamenti, che fa diminuire le risorse
economiche disponibili. Il ministero delle Poste
nel 1914 fa causa all’Araldo per il mancato
pagamento dei canoni; contro l’azienda viene
poi aperta una procedura fallimentare nel 1916.
Si dovrà attendere la fine della guerra per
cercare di riprendere il discorso.
Once again, high society made up the Araldo
user base. It began with a hundred subscribers in
1910. By 1912, it had 800, and in 1914 (its peak)
more than 1300. Listeners included ambassadors,
members of the professional classes, financiers,
politicians, journalists, high prelates, Queens
Elena and Margherita, famous pedagogist Maria
Montessori, and two Roman mayors, Prospero
Colonna and Ernesto Nathan. The monthly
subscription fee, which remained unchanged until
the end of the first world war, was 5 lire, which
today would correspond to €20. Listening posts
were installed at the Chamber of Deputies, the
editor’s office at the “Messaggero” daily paper,
the Splendid and Bristol hotels, the Circolo degli
Scacchi, and at locations including the Caffè
Moderno, Caffè Faraglia and Bar Esquilino.
Precisely because it had such a high-end
audience, the Araldo eschewed certain areas of
news, such as crime reports.
Over the years, the Araldo Telefonico’s network
reached many parts of Rome, connecting the
central broadcasting station at Piazza Poli via
more than 500 km of wire laid in seven years.
With the advent of war, the artistic and technical
quality of circular telephony services went into
decline across Europe. The Italian service was no
exception. The venture’s financial footing was
less than solid, and Ranieri’s strategy of offering
highly attractive and full programming required
significant organizational and economic
resources. The situation was further exacerbated
by a drop-off in the number of subscribers, which
diminished the amount of funding available. In
1914, the Ministry of the Post Office sued the
Araldo company for non-payment of licence fees.
Bankruptcy proceedings were initiated against the
company in 1916, and the service was put on ice
until the end of the war.
43
L’energia
e la massa:
stili di vita tra
due continenti.
Dal telegrafo senza fili
alla radiofonia
L’ultima frontiera tecnologica delle
telecomunicazioni ottocentesche si colloca in un
campo molto specializzato, ancorché di
grandissima rilevanza economica: quello delle
comunicazioni navali. Nel secolo XIX in questo
settore viene introdotta la navigazione a vapore,
che consente enormi passi avanti per la rapidità e
la regolarità dei servizi di trasporto passeggeri, e
per le cospicue sovvenzioni governative derivanti
soprattutto dallo svolgimento di servizi postali via
45
Energy and the
General Public:
Lifestyles on
Two Continents.
From the Wireless Telegraph
to Radio Telephony
The technological leading edge in 19th century
telecommunications was a highly specialized field
of vital economic importance: naval
communications. Nineteenth-century steamship
technology was a huge step forward in the speed
and regularity of passenger transportation
services, and benefited from significant
government subsidies particularly as a result of
the postal services carried by sea.13 However,
although technical progress had made it possible
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti
Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents
46
mare13. Tuttavia, sebbene l’avanzamento tecnico
permetta un miglior coordinamento e una
gestione più efficiente dei trasporti navali e delle
linee di navigazione, alla fine del secolo restano
irrisolti alcuni problemi: in particolare, la
questione delle comunicazioni tra nave e terra nel
corso della navigazione.
I problemi tecnici per realizzarla sembrano
insuperabili e i pochi ricercatori che si dedicano
alla questione, pur concordando sulla strada da
battere (l’uso delle onde elettromagnetiche
studiate da Hertz e da Maxwell), non riescono a
ottenere alcun risultato significativo. È un giovane
italiano, straordinariamente dotato, a osservare
alcune specifiche proprietà delle onde
elettromagnetiche in particolari condizioni di
trasmissione e ricezione: Guglielmo Marconi
inventa nel 1895 il sistema “antenna-terra”, che
per la prima volta permette di realizzare la
trasmissione senza fili su distanze compatibili con
una prospettiva di sviluppo industriale. Rampollo
di una ricca famiglia della borghesia agraria
bolognese, Marconi è dotato di un background
cosmopolita: la madre Annie Jameson appartiene
to better coordinate and more efficiently manage
naval transport and sailing lines, a number of
problems had still not been resolved by the end
of the century. The greatest remaining issue was
ship-to-shore communications while at sea.
The technical obstacles seemed insurmountable.
The limited number of researchers working on
the issue agreed on the way forward (using the
electromagnetic waves studied by Hertz and
Maxwell), but had failed to achieve any
significant results. An extraordinarily talented
young Italian observed a number of properties
specific to electromagnetic waves under particular
transmission and reception conditions. In 1895,
Guglielmo Marconi invented an “earthed
antenna”, which for the first time made it
possible to undertake wireless transmissions over
distances and had the potential for industrial
development. Scion of a wealthy middle-class
farm-owning family, Marconi benefited from a
cosmopolitan upbringing. His mother, Annie
Jameson, came from an Irish noble landowning
family; his relatives offered a network of trade
and institutional relations that turned out to be
crucial to the future of his
invention.
Marconi conducted his first
demonstration/experiment in
1895 at his father’s
Pontecchio estate, where he
managed to send a
transmission over Celestini
Hill. In 1896, the young
Posa del primo cavo telegrafico
transoceanico, da “Harper’s
Weekly”, agosto 1865.
Laying the first transoceanic
telegraph cable, from “Harper’s
Weekly”, August 1865.
a una famiglia della nobiltà
terriera irlandese e i suoi
parenti sono al centro di una
rete di relazioni commerciali
e istituzionali che si rivelerà
cruciale per il futuro
dell’invenzione.
Il primo esperimento
dimostrativo, nel 1895, è
realizzato a Pontecchio nella
tenuta paterna, superando
l’ostacolo della Collina dei
Celestini. Nel 1896 il giovane
Guglielmo si reca a Londra,
per brevettare la sua
invenzione e per
promuoverne l’applicazione,
consapevole che solo nella
nazione che vanta il più vasto
arsenale mercantile e la più
potente marina militare del
mondo si può ottenere
l’ascolto delle istituzioni
tecniche e raccogliere i
capitali necessari per
l’ingente investimento. In effetti il General Post
Office e la Royal Navy si interessano
immediatamente all’invenzione, e dopo alcune
dimostrazioni coronate da successo, nel 1897
Marconi fonda la Wireless Telegraph and Signal,
divenuta poco dopo Marconi’s Wireless Telegraph
Company Ltd, avvalendosi di capitali familiari e
del concorso dei partner commerciali dei
Jameson. Nel 1898 sorge la fabbrica di
Chelmsford, sede storica della Marconi inglese.
Non è questa la sede per ripercorrere le
complicate vicende politiche e imprenditoriali
dell’invenzione marconiana. Si deve però
ricordare che l’inventore bolognese, con un
percorso che ricorda quello di inventori-
Apparecchiature usate
da Guglielmo Marconi per i suoi
esperimenti tra il 1895
e il 1897. Sopra, trasmettitore
per telegrafia senza fili e,
a sinistra, trasmettitore
utilizzato per comunicare
a bordo delle navi.
Equipment used by Guglielmo
Marconi for his experiments
between 1895 and 1897. Above,
a wireless telegraphy
transmitter. Left, a transmitter
used for communications
aboard ships.
47
Guglielmo traveled to
London to patent his
invention and promote its
application. He was well
aware that only by going to
the nation that boasted the largest merchant
navy and the most powerful navy in the world
would he receive a hearing from technical
institutes and be able to raise the funding
necessary for the large investments he required.
The General Post Office and the Royal Navy
expressed an immediate interest in his invention.
After several successful demonstrations, in 1897
Marconi founded Wireless Telegraph and Signal,
which soon became Marconi’s Wireless
Telegraph Company Ltd. The company was
funded by capital from his family and assistance
from the Jameson family’s trading partners. The
English Marconi factory was built in Chelmsford
in 1898.
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti
Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents
Ricevitore “Marconi” unito con un’antenna
o un aquilone. Sotto, ufficio telegrafico
per una linea sottomarina, 1898.
A “Marconi” receiver connected to an aerial
or kite. Below, a telegraph office for an
undersea line, 1898.
48
imprenditori come Edison e Bell, mantiene a
lungo la leadership tecnologica del settore
industriale a cui la sua invenzione ha dato
origine. Egli sviluppa direttamente le soluzioni
di molti aspetti problematici della telegrafia
senza fili, dal miglioramento del sistema di
ricezione alla sintonia, e laddove altri arrivano
prima di lui riesce a integrare le loro invenzioni
all’interno del suo sistema. Fin dall’inizio delle
sue attività, inoltre, Marconi associa sempre una
comunicazione pubblica di alto profilo, una
strategia d’affari di lungo termine e una
condotta societaria più che rispettabile. Questo
modo di operare lo metterà in grado di
superare prove difficili e di conquistare
commercialmente gli Stati Uniti, per quanto
riguarda la telegrafia senza fili.
Nel 1901 Marconi segue le regate dell’America’s
Cup per conto della Associated Press, ma le sue
operazioni sono disturbate da un giovane
inventore americano, Lee De Forest, che è riuscito
a convincere la Publisher Press Association a fargli
svolgere lo stesso incarico in concorrenza; De
Forest è un ingegnere in cerca di fortuna, che
We do not have scope here to cover the complex
political and business life of Marconi’s inventions.
Suffice it to say that following a path not
dissimilar from inventor/businessmen like Edison
and Bell, the inventor from Bologna maintained
long-term technological leadership in the industry
created by his invention. Marconi personally
developed solutions to a number of tricky
wireless telegraphy problems, from improving
reception systems to tuning. Where others
preceded him, he integrated their interventions
into his own system. From the very beginning,
Marconi always maintained high profile public
communications, a long-term business strategy,
and a strictly above-board approach to business.
This attitude put him in good stead to overcome
a number of difficult challenges, and to turn his
wireless telegraphy into a commercial success in
the United States.
In 1901, Marconi followed the America’s Cup
races for the Associated Press, but his work was
hamstrung by a young American inventor called
Lee De Forest, who managed to persuade the
Publisher Press Association to allow him to do the
vuole diventare protagonista della telegrafia senza
fili sul mercato americano14. La sua azione, alla
fine, si traduce in un danno per tutti e due:
entrambe le agenzie committenti sono
insoddisfatte dei risultati. Pochi mesi dopo, però,
Marconi realizza la prima trasmissione
transatlantica, imponendosi comunque
all’attenzione del pubblico americano: il suo
obiettivo è contendere alle compagnie
cablografiche la clientela d’affari e la stampa, e di
ottenere dei contratti di fornitura dalla Marina
statunitense, analoghi a quelli già in essere con le
Marine britannica e italiana.
Nel 1902 per la prima volta la nave Lucania della
Cunard Line compie la traversata da New York a
Liverpool senza mai perdere il contatto con la
terraferma. A questo punto i Lloyd di Londra e la
Marconi stipulano un accordo per installare la
telegrafia senza fili sulle navi assicurate dalla
potente compagnia. Si avvia così un processo di
espansione che porta alla nascita di un articolato
gruppo multinazionale, che negli anni successivi
giungerà ad accordarsi anche con la concorrente
Telefunken, sorta per
volontà del governo
tedesco. Agli occhi
dell’opinione pubblica la
telegrafia senza fili e la
sicurezza in mare sono
strettamente associate:
infatti le apparecchiature
Stazione radiotelegrafica
della Regia Marina a onde
corte costruita nel Regio
arsenale di La Spezia, 1927.
The Italian Royal Navy’s
shortwave radio telegraphic
post built at the Royal Arsenal,
La Spezia, 1927.
same job in competition. De Forest was an
engineer seeking to make his fortune and
become a leading player on the American
wireless telegraphy market.14 In the end, his
efforts ended up damaging both of them, as
neither of the commissioning parties were
satisfied with the results. A few months later,
however, Marconi undertook his first transatlantic
transmission, which raised his profile among the
American public. His goal was to fight the
telegraph cable companies for business and press
customers, and to sign provisioning contracts
with the U.S. Navy similar to the ones he had
already signed with the British and Italian navies.
In 1902, the Cunard Line ship Lucania crossed the
Atlantic from New York to Liverpool, remaining in
touch with dry land the entire time. Lloyd’s of
London and Marconi signed a contract to install
wireless telegraphs on board ships insured by the
insurance colossus. This process of expansion led
to the birth of a wide-ranging multinational
group, which in later years struck agreements
with its competitor Telefunken, a company
49
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti
Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents
50
Marconi e i loro operatori (i “marconisti”)
permettono di salvare molte vite quando si
verifica un naufragio; vasta risonanza riceverà nel
1912 la vicenda del Titanic, il cui viaggio
inaugurale, tragicamente concluso, era stato
particolarmente pubblicizzato dalla compagnia
armatrice.
Anche De Forest si è dato da fare, nel frattempo,
realizzando alcune modifiche degli apparati di
ricezione, che però gli procurano un contenzioso
con un altro inventore, Reginald Fessenden, che
lo accusa di aver violato i suoi diritti di brevetto.
La società fondata da De Forest con il concorso di
un noto speculatore di Borsa, Abraham Wite, si
fa pubblicità trasmettendo le quotazioni di Borsa
da Wall Street a un ufficio della Dow Jones, e
riesce a ottenere una commessa dalla Marina
americana, per la costruzione di stazioni ad alta
potenza nell’area caraibica. L’inventore e il suo
socio riescono in tal modo a collocare le azioni
della American De Forest Wireless Telegraph. La
Marina degli Stati Uniti tiene invece lontano
Marconi, in parte per il suo legame con
la Gran Bretagna e in parte perché in questa
fase la sua compagnia, per difendere il proprio
Apparecchio fototelegrafico Telefunken-Karolus
utilizzato per esperimenti di trasmissione
fra Nauen e Roma, dicembre 1926.
A destra, articolo tratto
da “L’Energia Elettrica”, 1927.
A Telefunken-Karolus photo-telegraphic device
used for transmission experiments between
Nauen and Rome, December 1926. Right, an
article in “L’Energia Elettrica”, 1927.
promoted by the German government. Public
opinion closely associated wireless telegraphy
with safety on the seas. Marconi equipment and
equipment operators (known as “Marconists”)
saved many lives when ships went down. Their
role during the tragic sinking of the Titanic in
1912 received enormous coverage after the
shipping company had made the ship’s maiden
voyage such a huge press jamboree.
De Forest had also been busy upgrading his
reception equipment. However, his work led to a
legal dispute with another inventor, Reginald
Fessenden, who accused him of breaching some
of his patents. Backed by well-known stockmarket speculator Abraham White, the company
that De Forest founded gained notoriety for
transmitting stock-market prices from Wall Street
to a Dow Jones office, and managed to land a
contract with the U.S. Navy to build high-power
stations in the Caribbean. The inventor and his
business partner succeeded in placing shares in
the American De Forest Wireless Telegraph
company on the market. The U.S. Navy preferred
to have nothing to do with Marconi, partly
because of his association with Great Britain, and
quasi-monopolio, si rifiuta di comunicare con
navi o stazioni di terra che usano altri sistemi di
telegrafia senza fili.
Il rapporto di De Forest con il committente
militare è comunque difficile e le stazioni da lui
installate si rivelano un fallimento. Nel 19051906, inoltre, Fessenden vince le cause intentate
a De Forest, che deve così affrontare il fallimento
della propria azienda. Lo spregiudicato inventore
americano decide di ripartire dalla tecnologia, e
inventa l’audion, che è il precursore della valvola
termoionica. Anche l’audion, in realtà, è la
modifica di un dispositivo inventato da altri, in
questo caso la valvola di John Ambrose Fleming,
consulente scientifico della Marconi, brevettata
nel 1904 in Inghilterra e nel 1905 negli Usa.
Stavolta però De Forest ha fatto un’aggiunta
sostanziale, che migliora in modo clamoroso il
funzionamento dell’apparecchio, e dunque alla
fine di gennaio del 1907 può chiedere un
brevetto che nessuno contesta. Partendo
dall’audion De Forest sviluppa un sistema che
chiama “radiofono”, per sottolinearne il distacco
dai punti e dalle linee della telegrafia senza fili.
Oggi è difficile immaginare che si possa ascoltare
solo musica eseguita dal vivo: eppure anche la
possibilità di registrare e riprodurre suoni risale
agli anni Settanta dell’Ottocento. La realizza
Edison (ancora lui!) che inventa il fonografo e lo
brevetta nel 1878. Questo apparecchio, come
pure le tecnologie ad esso correlate, non fa uso
dell’elettricità. I primi supporti di incisione sono
dei cilindri rotanti ricoperti da una lamina di
stagno. Il successo è immediato, ma Edison ha le
idee poco chiare sul possibile mercato di
riferimento, e fa del fonografo un oggetto
destinato alle fiere di paese; inoltre in quegli anni
preferisce concentrarsi sullo sviluppo della
lampadina, e lascia campo libero ai concorrenti:
fra questi Alexander Bell, che nel 1885 presenta
Audion De Forest montato su supporto,
da “L’Elettrotecnica”, 1917.
A mounted De Forest Audion,
from “L’Elettrotecnica”, 1917.
partly because at this time, as Marconi attempted
to protect his own near-monopoly, he refused to
communicate with ships or earth stations that
adopted other wireless telegraphy systems.
De Forest’s relationship with the U.S. Navy soured
as the stations he built proved to be a failure. In
1905-1906, Fessenden won his lawsuit against
De Forest, who was forced to watch as his
company was wound up. The unscrupulous
American inventor decided to go back to
technology basics. He invented the audion, the
forerunner of the thermoionic valve. In actual
fact, the audion was his adaptation of a device
invented by somebody else: specifically, John
Ambrose Fleming, who had worked as a scientific
consultant for the Marconi company, and whose
valve had been patented in England in 1904 and
in the US in 1905. This time round, however, De
51
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti
Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents
un modello diverso di fonografo, che chiama
Graphophone. Edison è spinto a rientrare in
campo, innescando una competizione per il
miglioramento dell’apparecchio.
Il vero limite dei fonografi è che i cilindri incisi
non si possono duplicare. Edison e Bell avevano
preso in considerazione anche i dischi, ma li
avevano scartati per una serie di inconvenienti
tecnici. Questi vengono superati da Emil
Berliner, un inventore tedesco trasferito negli
Stati Uniti, che nel 1887 brevetta un
apparecchio a dischi, che chiama grammofono:
52
Forest made a significant addition that made a
great difference to how well the device worked.
At the end of January 1907, he filed a patent
that nobody challenged. Using the audion, De
Forest developed a system he designated the
“radiophone” to emphasize its difference from
the dots and dashes of wireless telegraphy.
Today, it is hard to imagine a world in which
the only way to listen to music is to listen live.
And yet the ability to record and reproduce
sound dates back only to the 1870s. It was
invented by Edison (yes, Edison again!) in the
form of the phonograph, which he patented in
1878. This device and the technologies on
which it is based did not rely on electricity. The
first recording media were rotating cylinders
covered in a layer of tin. The technology proved
to be an immediate success, but Edison did not
have a clear idea of the potential market for his
device; he thought of the phonograph as a
device for village fairs. At that time, he was
more interested in developing the light bulb,
which left the field open to competitors,
including Alexander Bell, who in 1885
presented a different type of phonograph that
he called the Graphophone. Edison was forced
to return to the fray, triggering a competition to
improve the device.
The biggest problem of the phonograph was
that the engraved cylinders could not be copied.
Both Edison and Bell had considered using disks,
but rejected them owing to a
series of technical issues. Emil
Berliner, a German inventor who
Uno dei primi esemplari
di fonografo costruiti da Edison.
Vi sono due diaframmi distinti
per l’incisione e per la riproduzione.
Sopra, Edison con un suo modello
di fonografo.
One of Edison’s earliest
phonographs. Two separate
diaphragms were used for cutting
and playback. Above, Edison with
one of his phonographs.
Grammofono con disco
a 78 giri della His Master
Voice, 1910. Accanto,
pubblicità del 1926.
A 78 RPM His Master’s
Voice disc gramophone,
1910. Alongside,
an advert from 1926.
dal disco, a differenza del cilindro,
possono essere tratte numerose
copie. Il lancio commerciale
dell’apparecchio e dei primi dischi
risale al 1892, e nel giro di un decennio
il disco si afferma. L’invenzione si diffonde
anche in Europa: in Francia sono i fratelli
Charles ed Emile Pathé a importare fonografi e
grammofoni dagli Usa, prima di avviare in
proprio la produzione di apparecchi modificati e
migliorati; in Italia nel 1904 nasce la Società
Italiana di Fonotipia, fondata dal presidente
della Scala, Uberto Visconti di Modrone, e
dall’editore musicale Tito Ricordi.
Il successo commerciale della musica riprodotta fa
nascere un nuovo consumo e un nuovo mercato:
il suo simbolo più noto è l’immagine di un
cagnolino che ascolta la voce del padrone uscire
da un grammofono, con la scritta “His Master’s
Voice”. Lo ha creato il pittore Francis James
Barraud ritraendo il suo cagnolino, Nipper;
Berliner e il suo socio Eldridge Johnson lo
adottano come marchio della loro società, la
Victor Company. Sotto il marchio del cagnolino
Nipper la Victor vuole portare in tutte le case la
voce dei grandi cantanti: fra loro Adelina Patti,
Nellie Melba, e soprattutto Enrico Caruso, che nel
1902 registra il suo primo disco per un compenso
di 100 sterline. È a questo pubblico che De Forest
pensa quando nel 1909 dichiara al “New York
Times”: “Non vedo l’ora che l’opera possa essere
had moved to the
United States, leapt into
the lead when in 1887
he patented a disk-based
device that he called the
gramophone. Unlike
cylinders, multiple
copies could be made
of these disks. The device and
the first disks launched commercially in
1892. Over the coming decade, the disk won the
fight, and the invention hopped over the Atlantic
to Europe. In France, brothers Charles and Emile
Pathé imported phonographs and gramophones
from the US before starting to manufacture their
own modified and improved devices. In Italy, the
Chairman of La Scala Uberto Visconti di Modrone
and music publisher Tito Ricordi founded the
Società Italiana di Fonotipia in 1904.
The commercial success of recorded music
generated a new form of consumption and
opened up a new market. The best-known
symbol remains the image of a small dog
listening to his master’s voice as it comes out of a
gramophone, aptly titled “His Master’s Voice.”
The image was created by painter Francis James
Barraud and featured his dog, Nipper. Berliner
and his business partner Eldridge Johnson
adopted the dog as the logo for their firm, the
Victor Company. Victor and the Nipper logo set
about bringing the voices of the great singers of
the day into every home, including Adelina Patti,
Nellie Melba, and particularly Enrico Caruso, who
in 1902 recorded his first disk, for which he was
53
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti
Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents
portata in tutte le case. Verrà il giorno in cui le
notizie e anche la pubblicità saranno trasmesse
attraverso il telefono senza fili”15.
Verso la radiodiffusione
54
L’idea di De Forest ha enormi implicazioni sociali,
ed è profondamente innovativa rispetto alle
utilizzazioni della telefonia senza fili immaginate
in quegli stessi anni dai suoi concorrenti. Tuttavia
le sue tecnologie non sono ancora mature per la
realizzazione dell’idea. Il 13 gennaio 1910 egli
organizza la trasmissione di un concerto
radiodiffuso dal Metropolitan, con la
partecipazione di cantanti del calibro di Caruso; la
trasmissione viene ascoltata nella cabina radio del
piroscafo Avon in navigazione atlantica e da
radioamatori nel Connecticut. Ma i giornalisti
convocati nel quartier generale dell’inventore non
riescono a udire chiaramente i suoni: “Alla
stazione ricevente – scrive il “New York Times” –
le onde sonore senza fissa dimora non riuscivano
a ritrovare se stesse per le continue interruzioni”.
Anche la nuova società di De Forest (Radio
Telephone Company) fallisce come la sua creatura
precedente.
Stavolta, però, gli resta in mano l’audion: il
dispositivo è componente essenziale della valvola
termoionica sviluppata nel 1912 da Irving
Langmuir (per la General Electric) e Harold Arnold
(per la AT&T), ed egli ne detiene i diritti di base,
che acquisiscono così un considerevole valore
commerciale. Una gestione complessivamente
accorta di questi diritti gli permette di fondare
una nuova società, la Radio Telephone and
Telegraph Co. che fabbrica e vende valvole, e di
concentrare la sua ricerca sulla trasmissione e
ricezione della voce umana. Tra il 1912 e il 1915,
paid £100. This was the market De Forest had
envisaged when, in 1909, he told the “New York
Times”: “I can’t wait for Opera to be brought into
every home. The day will come when news and
advertising will be transmitted by wireless
telephone.”15
On the Road to Broadcasting
De Forest’s idea had enormous social
implications, and was groundbreaking compared
with how his competitors had imagined wireless
telephony would be used. However, the
technologies at his disposal were too immature to
put his idea into practice. On 13 January 1910,
he organized the transmission of a concert
broadcast from the Metropolitan, featuring
headline singers like Caruso. The transmission
was heard from the radio cabin on the Avon
steamship in the mid-Atlantic, and by radio hams
in Connecticut. Unfortunately, the journalists the
inventor had invited to his headquarters did not
hear the sound clearly. “At the reception station,”
wrote the New York Times, “the vagabond
soundwaves failed to reassemble themselves
owing to continual interruptions.” De Forest’s
new company – Radio Telephone Company –
suffered the same fate as his previous company
and ended up going bust.
This time round, however, De Forest still had the
audion, which became the key component in the
thermoionic valve developed in 1912 by Irving
Langmuir (for General Electric) and Harold Arnold
(for AT&T). De Forest had retained the underlying
rights, which subsequently acquired significant
commercial value. Savvy management of these
rights enabled him to set up a new company, the
Radio Telephone and Telegraph Co. to
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti.
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti.
56
inoltre, De Forest modifica ulteriormente l’audion,
trasformandolo in un apparato utilizzabile anche
come “oscillatore”, cioè per trasmettere le onde
radio (“ultra-audion”). Anche questa idea non è
del tutto sua: egli infatti ha sviluppato il nuovo
dispositivo solo dopo essere venuto a conoscenza
dei risultati di Edwin H. Armstrong, un giovane
ricercatore della Columbia University.
L’ultra-audion ha implicazioni rivoluzionarie per la
trasmissione senza fili e manda in soffitta i
trasmettitori precedenti. Armstrong, che molti
considerano il vero inventore del nuovo apparato,
intenta una causa che durerà, con fasi alterne,
fino al 1934: per ben due volte De Forest sarà
costretto a portare il suo rivale davanti alla Corte
Suprema, per ribaltare i verdetti sfavorevoli emessi
da vari giudici di primo e secondo grado, e solo
alla fine avrà la meglio. Nel frattempo stipula
degli accordi sui suoi brevetti con la AT&T, che li
usa per la telefonia, riservandosi però quelli per la
trasmissione senza fili di voce e musica, che nel
1917 vengono ancora ritenuti privi di valore dalle
aziende operanti nel settore. Infatti la
radiodiffusione, che si affermerà da lì a
pochissimo, non è solo una questione di
manufacture and sell valves, and focus his
research on transmitting and receiving the human
voice. Between 1912 and 1915, De Forest made
further modifications to the audion, turning it
into a device that could also be used as an
“oscillator”, in other words to transmit radio
waves (the “ultra-audion”). Once again, this idea
was not wholly De Forest’s. He assembled the
new device only after becoming aware of results
achieved by a young researcher at Columbia
University called Edwin H. Armstrong.
The ultra-audion held revolutionary implications
for wireless transmission, and made previous
transmitters obsolete. Armstrong, who many
consider to be the true inventor of the new
device, began a lawsuit that would drag on until
1934. Twice De Forest was forced to take his rival
to the Supreme Court to overturn verdicts issued
against him by first and second-level judges. In
the end, he succeeded in fighting off the lawsuit.
In the meantime, he struck deals on his patents
with AT&T for use in telephony. De Forest held
onto the rights for the wireless transmission of
voice and music; in 1917, industry companies still
considered them to be worthless. Broadcasting,
Apparecchio radioricevente
a valvole, sistema endodina con
altoparlante a tromba e antenna,
1924. Sopra, valvole termoioniche
a catodo caldo per trasmissione
e ricezione, 1918-1924.
An endodyne system wireless
valve reception device with a
trumpet loudspeaker and aerial,
1924. Above, hot cathode
thermionic valves for transmission
and receiving, 1918-1924.
tecnologie adeguate (che ora ci sono tutte), ma
anche di strategia e visione industriale: è quello
che oggi viene chiamato un “modello di
business”.
È ora giunto il momento di tornare a Marconi.
Nel 1912 viene collocato un aumento di capitale
della sua Compagnia americana; i movimenti
speculativi che lo accompagnano sembrano
coinvolgere alcuni esponenti del governo
britannico, dando luogo a uno scandalo che si
sgonfia solo dopo molti mesi e un’inchiesta del
parlamento inglese. La Marconi americana,
intanto, attua una complessa strategia giudiziaria
contro le imitazioni e contraffazioni dei suoi
apparati, e nel 1914 giunge infine a far
riconoscere in tribunale i propri diritti di brevetto,
con una importante sentenza emessa a New York
dal giudice Van Vechten Veeder. Dopo questa
sentenza, che mette fuori gioco la sola
concorrente di rilievo (la National Electric
Signaling Company di Pittsburgh), la Marconi si
trova di fatto ad avere il monopolio della
telegrafia senza fili negli Stati Uniti. Anche alla
Marconi, tuttavia, interessa solo sviluppare una
rete di comunicazione punto-a-punto.
È in questo momento che De Forest riprende
l’idea di trasmettere segnali destinati a essere
captati da chiunque disponga di un apparecchio
adeguato: è il concetto di broadcasting, cioè la
radiodiffusione. Il suo pubblico di riferimento
sono gli “hams”, i radioamatori: negli Stati Uniti
ce ne sono oltre 10.000 muniti di regolare
licenza, ma si calcola che gli irregolari siano
intorno ai 150.000. La guerra procura molti
ordinativi di valvole e gli affari prosperano: i
proventi sono reinvestiti nella nuova attività. Nel
1915 De Forest erige sul tetto della sua fabbrica a
Highbridge una torre di trasmissione alta 40 metri
e inaugura una mezz’ora di concerti notturni di
which was soon to take off, was not only a
matter of having the right technologies to hand
(all of which now existed), it also depended upon
industrial strategy and vision, or what would be
known today as a viable “business model.”
Which brings us back to Marconi. In 1912, his
American company undertook a capital increase
that was accompanied by speculative activities
that appeared to involve a number of members of
the British government. The ensuing scandal only
abated many months later, after an investigation
was held in the British Parliament. In the
meantime, the American Marconi company began
a wide-ranging legal fightback against imitations
and counterfeits of its devices. In 1914, it
succeeded in having its patent rights recognized in
court, in what was a landmark ruling in the New
York courts by Judge Van Vechten Veeder. After
this ruling, which effectively sidelined the
company’s only major competitor (the National
Electric Signaling Company of Pittsburgh), Marconi
enjoyed a de facto wireless telegraphy monopoly
in the United States. However, the Marconi
company remained interested solely in developing
a point-to-point communications network.
It was at this time that De Forest reconsidered the
idea of transmitting signals that could be received
by anybody equipped with a suitable device:
broadcasting. De Forest’s audience consisted of
so-called radio hams, of whom there were more
than 10,000 licensed-holding enthusiasts in the
United States; it was estimated that around
150,000 people in all used radios without a
licence. The war prompted significant orders for
valves, and De Forest’s business thrived. He
reinvested his revenues in this new venture. In
1915, De Forest built a 40 m high transmission
tower on top of the roof of his factory in
Highbridge, and at fixed times began
57
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti.
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti.
musica registrata, a orari prestabiliti. Nell’autunno
del 1916 trasmette in diretta la partita di football
tra Yale e Harvard. La notte delle elezioni offre sei
ore di diretta sul testa a testa che si conclude con
la vittoria di Charles E. Hughes. Le trasmissioni
promuovono la diffusione dei suoi apparati:
Marconi continua a chiamarla “telegrafia senza
fili”, ma ormai è diventata la “radio”, come dice
De Forest.
58
Un giovane dirigente della Marconi americana,
David Sarnoff, propone ai suoi capi un’idea: “Ho
in mente un piano che potrebbe fare della radio
uno strumento domestico, come il grammofono o
il pianoforte. Il ricevitore sarà progettato nella
forma di una scatola radiofonica musicale adatta
a ricevere diverse lunghezze d’onda che si
potranno cambiare a piacimento spingendo un
bottone. La scatola musicale avrà un amplificatore
e un altoparlante telefonico incorporati al suo
interno. Sarà tenuta in salotto e si potranno
ascoltare musica, conferenze, concerti”16. Sarnoff
ha allora 25 anni, è un ebreo di origine russa
emigrato a New York nel 1900 e lavora alla
Marconi dal 1906. È tra le persone più stimate
nell’azienda, ma sulla radiodiffusione grava
ancora un pregiudizio negativo, e la sua proposta
viene accantonata. Poco dopo, l’entrata in guerra
degli Stati Uniti porta l’ordine di chiusura delle
stazioni amatoriali: l’hobby della radio, però,
resiste e si espande.
La legislazione di guerra sospende i diritti di
brevetto, e consente la confisca della rete
telegrafica della Marconi, che passa sotto il
controllo della Marina statunitense. Finita la
guerra, le autorità militari si rifiutano di
retrocedere le stazioni alla Marconi, perché non
vogliono che un settore strategico sia monopolio
di un operatore straniero. La Marina statunitense
promuove quindi la costituzione di una società,
broadcasting a series of half-hour nighttime
concerts of recorded music. In the autumn of
1916, he undertook a live broadcast of the
football match between Yale and Harvard. On
election night, he put on six hours of live
coverage of the close battle that was won
eventually by Charles E. Hughes. The broadcasts
promoted sales of his devices: Marconi was still
calling it “wireless telegraphy”, but in the public
eye this was “radio”. De Forest’s name had stuck.
One day, a young manager at the American
Marconi company, David Sarnoff, suggested an
idea to his bosses: “I have an idea that could turn
radio into a household instrument like the
gramophone or the piano. The receiver will be
designed like a musical radiophonic box for
receiving various wavelengths. Users will be able
to change the wavelength by pressing a button.
The musical box will feature a built-in amplifier
and telephone speaker. People will have one in
their living rooms, and be able to listen to music,
conferences and concerts.”16 At the time, Sarnoff
was 25 years old. A Jew of Russian origin who
emigrated to New York in 1900, he had been
working at Marconi since 1906. Although he was
one of the company’s most highly-regarded
employees, his broadcasting system fell victim to
negative prejudice within the organization, and
his proposal fell on deaf ears. Not long
afterwards, the United States entered the war,
and an order was issued to close down all
amateur radio stations. Despite this order, radio
hobbyists not only resisted but expanded.
Wartime legislation suspended patent rights and
led to Marconi’s telegraph network being
commandeered and placed under U.S. Navy
control. At the end of the war, the military
authorities refused to give Marconi back his radio
stations; there was little appetite to consign such
Stazione di ricetrasmissione
di Guglielmo Marconi.
Sotto, un radioricevitore del 1920.
Guglielmo Marconi at one
of his transceiver posts.
Below, a 1920 radio receiver.
controllata dalla General Electric, alla quale
cedere gli asset del settore trasferiti sotto la sua
giurisdizione durante la guerra. Nell’ottobre
1917 viene costituita la Radio Corporation of
America (RCA), che incorpora la Marconi
Wireless Telegraph Company of America. La
nuova società collabora con le principali aziende
di telecomunicazioni, tra cui Westinghouse e
AT&T, attraverso accordi di carattere tecnico e
incroci azionari. Sarnoff viene nominato
direttore generale.
Con la riconversione post-bellica, le industrie che
producono apparati radio si rendono conto che è
la radiodiffusione, e non la trasmissione punto-apunto, il mercato di riferimento. De Forest ha
dato inizio a un sommovimento epocale, al quale
le grandi aziende possono dare una risposta. Dal
23 febbraio 1920 la stazione Marconi di
Chelmsford trasmette regolarmente per due ore
al giorno, con un’autorizzazione temporanea del
General Post Office. Il 3 novembre 1920 la
Westinghouse inizia a trasmettere da una
stazione di Pittsburgh e a collocare sul mercato i
propri apparecchi ricevitori; Sarnoff deve invece
a strategic sector to a foreign-owned monopoly.
The U.S. Navy then sought for a company to be
set up, controlled by General Electric, to which
they could transfer industry assets
commandeered during the war. The Radio
Corporation of America (RCA), incorporating the
Marconi Wireless Telegraph Company of America,
was established in October 1917. The new
company worked with leading
telecommunications companies such as
Westinghouse and AT&T through technical
agreements and share swaps. Sarnoff was
appointed General Manager.
With post-war reconversion underway, the
industrial companies that manufactured radio
equipment realized that the market would be
oriented towards broadcast rather than point-topoint transmission. De Forest had triggered a step
change and major corporations were now
scrambling to catch up. After obtaining
temporary authorization from the General Post
Office, on 23 February 1920, the Marconi station
at Chelmsford began making regular two-hour
daily broadcasts. On 3 November 1920,
59
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti
Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents
attendere ancora, fino al luglio 1921, prima che
anche la RCA si convinca a entrare nella
radiodiffusione. A maggio del 1922 le stazioni
autorizzate a trasmettere negli Usa sono 187 e gli
apparecchi radio che le ricevono raggiungono
l’incredibile cifra di 750.000.
60
Inizia allora una fase di consolidamento del
settore radiofonico americano: nel 1926 la RCA
costituisce la National Broadcasting Co. (NBC),
guidata da Sarnoff e partecipata anche da
Westinghouse, mentre nel 1928 nasce la
Columbia Broadcasting System (CBS), guidata da
William Paley. Ma se la radio americana si
caratterizza immediatamente come un sistema di
network privati, in Europa si preferisce il modello
organizzativo del monopolio pubblico: il primo
esempio ne è la British Broadcasting Company
(BBC), costituita il 18 ottobre 1922. La BBC è
finanziata dal canone di abbonamento e dalle
royalties che i fabbricanti di apparecchi radio
devono versare; la radiodiffusione si rivela un
buon affare e il numero degli abbonati britannici
passa da 36.000 nel 1922 a 1.130.000 nel 1924.
Non stupisce allora che anche in Italia Marconi si
muova per assicurarsi una presenza nel settore,
con la costituzione nel 1920 dell’Agenzia
Radiotelegrafica Italiana, diretta da Luigi Solari;
questi, in una lettera a Mussolini del 19
settembre 1923, accenna per la prima volta ai
possibili usi della radio per l’informazione e per la
propaganda. La Marconi avvia poi dei contatti
con alcune industrie radioelettriche, tra cui la
Fatme, la Allocchio Bacchini e la Perego. Nasce
così la società Radiofono, del gruppo Marconi.
Contemporaneamente nasce, fuori dal controllo
della Marconi ma probabilmente collegata al
ministro delle Comunicazioni, Costanzo Ciano, la
Società Italiana Radio Audizioni Circolari (SIRAC),
con lo scopo di commercializzare in Italia gli
Westinghouse began transmitting from a station
in Pittsburgh and selling its own receivers on the
market. Sarnoff had to wait a little longer, until
July 1921, before RCA decided to take the
broadcasting plunge. In May 1922, 187 stations
were authorized to transmit in the US. The
number of radio sets capable of receiving these
transmissions had reached the unthinkable figure
of 750,000.
The US broadcast industry began a period of
consolidation. In 1926, RCA established the
National Broadcasting Co. (NBC), helmed by
Sarnoff, in which Westinghouse also held a stake.
The Columbia Broadcasting System (CBS), led by
William Paley, began operations in 1928.
Whereas the radio in the US began as a system
of private networks, a public monopoly approach
predominated in Europe. The first such company
was the British Broadcasting Company (BBC),
which was established on 18 October 1922. The
BBC was funded by a licence fee and from
royalties payable by radio manufacturers.
Broadcasting was soon big business: subscriber
numbers in the UK leapt up from 36,000 in 1922
to 1.3 million in 1924.
Not surprisingly, in
Italy the Marconi
company was the
industry’s
trailblazer. In
1920, the
company
Esemplari di radio
della metà
degli anni Trenta.
Mid-1930s
radio sets.
apparecchi radio della Western Electric.
Sul fronte della radiofonia si muovono anche i
fratelli Ranieri, che hanno rilanciato l’Araldo
Telefonico dopo la fine della guerra, impiantando
(per la verità senza grande successo) anche un
servizio di telefonia circolare a Milano. Nei primi
mesi del 1923 entra in funzione la loro stazione
radiofonica, che trasmette dalla stessa sede
dell’Araldo in piazza Poli a Roma: si tratta, a tutti
gli effetti, della prima stazione radio di Roma. Il
Radio Araldo si rivolge ai radioamatori e si
finanzia con la pubblicità, come fanno le stazioni
radiofoniche americane. In effetti Luigi Ranieri ha
capito che l’esperienza organizzativa e
imprenditoriale dell’Araldo Telefonico, e in
particolare il concetto di palinsesto, può essere
posta alla base anche del servizio radiofonico,
come sta avvenendo in Ungheria, dove la
struttura logistica e le risorse umane
dell’Hírmondó costituiscono il nucleo di avvio
della radiofonia.
Il ministro Ciano è il primo a comprendere le
potenzialità del nuovo mezzo e bandisce una
gara per la concessione del servizio radiofonico
established the Agenzia Radiotelegrafica Italiana,
managed by Luigi Solari. In a letter written to
Mussolini on 19 September 1923, Mr. Solari
referred for the first time to the potential use of
the radio for news and propaganda. The Marconi
company worked with a number of wireless and
electric companies, including FATME, Allocchio
Bacchini and Perego, to set up the Radiofono
company as part of the Marconi Group. Outside
Marconi’s sphere of control, but in all likelihood
supported by the Minister of Communications
Costanzo Ciano, the Società Italiana Radio
Audizioni Circolari (SIRAC) was established to
market Western Electric-manufactured radio sets
in Italy .
Meanwhile, the Ranieri Brothers relaunched the
Araldo Telefonico after the First World War and
set up a circular telephony service in Milan,
though not to any lasting success. Their radio
broadcast station began operating in the early
1923, broadcasting from the Araldo offices in
Piazza Poli, Rome, and becoming to all intents
and purposes Rome’s first radio station. Just like
American radio broadcasters, Radio Araldo was
61
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti.
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti.
alla quale partecipano la SIRAC, la Radiofono e il
Radio Araldo. Dopo la scadenza di presentazione
delle domande (31 maggio 1924) il ministro
comunica alle tre società che il governo ha deciso
di affidare l’esercizio del servizio radiofonico a
un’azienda unitaria, invitandole a fondersi. Nasce
così l’Unione Radiofonica Italiana (URI), dalla
quale però, dopo una complessa vicenda
societaria e politica, i Ranieri vengono esclusi17.
L’URI è sotto il controllo della Radiofono, con la
partecipazione di Western Electric (attraverso
SIRAC) e della Fiat; la presidenza va a Enrico
Marchesi, già direttore centrale della Fiat, e Solari
ne diviene vicepresidente. Il 6 ottobre 1924 l’URI
manda in onda a Roma la trasmissione
inaugurale; l’8 dicembre 1925 iniziano le
trasmissioni dalla stazione di Milano e nel 1926
quelle da Napoli.
Inizia così lo sviluppo della radiofonia italiana. Il
62
Guglielmo Marconi al microfono
della EIAR, 1937. Sopra, il primo
numero del “Radiorario”, 1929.
Guglielmo Marconi at the
microphone, EIAR, 1937. Above, the
first issue of “Radiorario”, 1929.
targeted at radio enthusiasts and funded by
advertising. Luigi Ranieri realized that his
organizational and entrepreneurial experience at
Araldo Telefonico, particularly the concept of
programming, would be useful in radio
broadcasting, as was the case in Hungary, where
Hírmondó’s logistics and human resources had
provided the core for broadcasting start-up in the
country.
Minister Ciano was the first to understand the
potential of this new medium. He set up a call for
tenders for a radio broadcast service, to which
SIRAC, Radiofono and Radio Araldo submitted
bids. After the bid presentation deadline passed on
31 May 1924, the Minister informed the three
companies that the government had decided to
allocate operation of the radio broadcasting service
to a single company, and invited them to merge.
This they duly did, giving rise to the Unione
finanziamento proviene sia dal canone di
abbonamento che dalla pubblicità, mentre le
notizie sono regolamentate in modo da
assicurarne il controllo politico preventivo. I
gruppi Marconi e Western Electric forniscono
tutte le stazioni della rete di trasmissione. Il 18
gennaio 1925 inizia le pubblicazioni il
“Radiorario”, mentre nel 1926 nasce la Società
Italiana Pubblicità Radiofonica Anonima (SIPRA).
Alla fine del 1927 l’URI diviene Ente Italiano
Audizioni Radiofoniche (EIAR), società per azioni
concessionaria del servizio radiofonico in base a
una convenzione della durata di 25 anni.
Nonostante il sostegno del regime alla
radiodiffusione, il costo degli apparecchi e degli
abbonamenti frenano lo sviluppo della
radiofonia in Italia: soltanto nel 1940 il numero
degli abbonati italiani supererà, portandosi a
quota 1.375.205, quello degli abbonati della
BBC nel 1924.
Fatiche quotidiane
Solo da un secolo e mezzo l’energia è disponibile e
fruibile dove serve, soprattutto per merito del gas e
dell’elettricità. Per millenni, infatti, le forme di
energia che l’ingegno umano era in grado di
utilizzare dovevano essere sfruttate dove si
trovavano o nelle immediate vicinanze. Averne in
abbondanza nelle abitazioni era dunque
impossibile, o comunque molto raro. Oggi siamo
talmente abituati a convivere con l’energia in casa
che la sua disponibilità ci sembra ovvia. Ad un
migliore tenore di vita ci si abitua presto e ci si
dimentica di come vivevano le generazioni
precedenti, e di quanto sia stato radicale il
cambiamento di qualità della vita quotidiana.
Proviamo allora a ricordare come si svolgevano,
Radiofonica Italiana (URI). In the end, owing to
complex corporate and political issues, the Ranieri
were left out of the process.17 The URI was placed
under the control of Radiofono; Western Electric
(through SIRAC) and FIAT also held stakes. Former
FIAT Central Manager Enrico Marchesi was
appointed Chairman, and Mr Solari Vice-Chairman.
URI broadcast its inaugural transmission on 6
October 1924. Broadcasts commenced from the
Milan station on 8 December 1925, and began
from the Naples station in 1926.
Thus did Italian broadcasting begin. Funding was
raised through a licence fee as well as
advertising. News provision was regulated in
order to ensure prior political control. The
Marconi and Western Electric Groups supplied all
of the stations for the transmission network.
“Radiorario” was first published on 18 January
1925. The Società Italiana Pubblicità Radiofonica
Anonima (SIPRA) was established in 1926. In late
1927, the URI became the Ente Italiano Audizioni
Radiofoniche (EIAR), a licence holding joint-stock
radio broadcasting service provider with a 25-year
concession. Despite regime support for radio
broadcasting, the cost of radio sets and licenses
meant that radio broadcasting expanded
particularly slowly in Italy. It was not until 1940
that Italy could boast the same number of radio
subscribers as the BBC had had in 1924
(1,375,205 to be precise).
Daily Toil
Power has only been available and usable where
it is needed, particularly through gas and
electricity, for a century and a half. Indeed, for
thousands of years the forms of energy human
ingenuity had succeeded in harnessing needed to
63
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti
Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents
nell’Ottocento, la preparazione quotidiana del cibo,
la pulizia della casa e il bucato, vale a dire quel
lavoro domestico che il contesto sociale considera,
spesso ancor oggi, compito esclusivo delle donne18.
64
Emile Zola ci ha lasciato, nel romanzo “Il ventre di
Parigi” (1873), la descrizione di una cucina: “Era
così grande che ci si stava comodamente in
parecchi, seduti attorno alla tavola quadrata, posta
nel mezzo, senza intralciare il lavoro. [...] A sinistra
c’era un fornello molto grande a tre buchi entro i
quali affondavano i loro fondi, neri per il carbone,
altrettante pentole panciute. Un altro fornello,
rialzato da terra, con una cappa, serviva per la
griglia, e sopra erano le schiumarole, i mestoli e i
forchettoni [...]. A destra, contro il muro, il ceppo
per tritare la carne. Enorme, di quercia, tutto
intaccato e scavato e intorno a questo parecchi
arnesi, una pompa per risciacquare, una pressatrice,
una macchina per tritare che con le loro ruote e
manopole suggerivano l’idea misteriosa e
inquietante di una cucina infernale”19.
Per quanto riguarda la pulizia della casa, dopo
ogni pasto si deve rigovernare, lavando i piatti, le
pentole e gli altri strumenti e accessori: questo
lavoro, da svolgere dopo aver scaldato l’acqua
per ottenere una buona sgrassatura delle
stoviglie, è tutt’altro che agevole. Ancor più
pesante è la pulizia dei pavimenti, che devono
essere quotidianamente spazzati e lavati, e che
periodicamente sono tirati a lucido con la cera.
Cucire è invece una delle attività meno gravose
per le casalinghe. Spesso è anzi un’occasione di
socializzazione: ci si ritrova con amiche o parenti
per cucire e per chiacchierare. Le signore di
classe agiata ricamano, mentre le altre cuciono
per confezionare, adattare o riparare i vestiti
propri e della famiglia; a volte lo fanno anche
per conto terzi, allo scopo di arrotondare il
bilancio familiare.
be exploited where they occurred, or close by.
Having access to plentiful energy in the home
was extremely rare if not impossible. Nowadays,
we are so accustomed to having energy in our
homes that energy availability strikes us as being
a given of life. It does not take long to get used
to better standards of living. We tend to forget
how past generations lived, and how radically
different our everyday quality-of-life is today. It
can be enlightening to recall how, in the 19th
century people prepared food, kept their homes
clean, and did the laundry: all jobs within the
four walls of home that have traditionally (and
still today are often) considered exclusively
women’s work.18
In his 1873 novel Le Ventre de Paris, Emile Zola
offers a description of a kitchen: “The room was
so large, too, that several people could sit
comfortably at the square central table, without
in any way impeding the work that was going
on.... On the left was a great iron stove, in the
three apertures of which were set three large
round pots, their bottoms black with soot. At the
end was a small range, which, fitted with an
oven and a smoking-place, served for the
broiling; and up above, were the skimmingspoons, ladles, and long-handled forks.... On the
right, leaning heavily against the wall, was the
chopping-block. A huge mass of oak, slashed and
scored all over, attached to it were several
appliances, an injecting pump, a forcing-machine,
and a mechanical mincer, which, with their
wheels and cranks, imparted to the place an
uncanny and mysterious aspect, suggesting some
kitchen of the infernal regions.”19
When it came to keeping the house clean, dishes
had to be done after every meal, which meant
washing plates, pans and other kitchen
paraphernalia. This was by no means an easy
L’incombenza in
assoluto più
gravosa è
probabilmente il
bucato, che viene
fatto con cadenza
settimanale. Prima
dell’introduzione
dell’acqua
corrente, del gas e dell’energia elettrica esso
richiede in genere due giorni di lavoro: è infatti
necessario procurarsi l’acqua, fare il sapone,
preparare il fuoco per far bollire i panni, lavarli,
sciacquarli, strizzarli, a volte azzurrarli, e quindi
stenderli e stirarli. Le donne americane, che
hanno un ruolo di grande rilievo in questa storia,
fanno il bucato tradizionalmente di lunedì: la
domenica è infatti il giorno in cui si cambiano
abiti e biancheria della settimana. I panni sporchi
si lavano il giorno dopo: lo chiamano Blue
Monday. Quando il bucato è asciutto, in genere
di martedì, si procede con la stiratura. Per questa
operazione si utilizzano a rotazione almeno tre
ferri, che vengono messi a scaldare su una lastra
di metallo posta nel camino o su una stufa: più il
tessuto da stirare è spesso, più il ferro deve essere
pesante.
Neppure la pulizia personale è, a differenza di
oggi, la corroborante premessa di una giornata
impegnativa, o un momento di piacevole relax
dopo ore di faticoso lavoro. Non lo è neanche
per la borghesia: “Fino all’avvento della
bathroom, brillantemente illuminata e bianca,
razionalizzata con il suo corredo di attrezzature
idrauliche (diffusa verso il 1910), il lavarsi vero e
proprio, la ‘prima toilette’, intima, si esegue
nell’alcova, dietro alle tende, oppure nel cabinet
de toilette, con catini, brocche e bidets portati
dalla servitù. [...] La sala da bagno, lusso raro ed
eccezionale, si presenta ancora come un
“Il ruolo del gas nell’abitazione moderna”,
campagna pubblicitaria francese, 1892. A sinistra,
pubblicità di una sala da bagno di fine Ottocento.
“The role of gas in the modern home”, French
advertising campaign, 1892. Left, an advert for
a bathroom, late 1800s.
prospect, given that it was necessary to heat
water in order to remove the grease from
crockery. Keeping the floors clean was even
harder work. Every day they had to be swept and
washed, and polished with wax on a regular
basis. Cooking was one of the least onerous tasks
for housewives. On the contrary, it often offered
an opportunity to socialize, as friends and
relatives would congregate to cook and chat.
Upper-class ladies would embroider; other
women would sew to make clothes, or mend
items belonging to themselves and their families.
On occasion they would work for others, in order
to plump up the family budget.
The hardest task of all was probably doing the
laundry, which happened on a weekly basis.
Before running water, gas and electricity were
65
appartamento separato”. Sicché, commenta
Balzac in “Splendori e miserie delle cortigiane”,
una toeletta accurata è ignorata dalla “maggior
parte delle donne parigine, giacché richiede
troppo tempo, ed è praticata quasi soltanto dalle
cortigiane, dalle donnine di facili costumi e dalle
vere signore, le quali non hanno nulla da fare per
tutta la giornata”.
Nell’Ottocento gli Stati Uniti sono l’unico Paese in
cui le donne godono della parità giuridica con gli
uomini. Ma la parità giuridica, come si sa, non
garantisce di per sé una vera parità sociale: il XIX
secolo è dunque percorso da correnti culturali che
mirano a ridefinire il ruolo e le responsabilità della
donna e ad affermare la dignità del suo lavoro,
fuori e dentro le mura domestiche. Questo
percorso, nei cui dettagli non conviene entrare
qui, muove da progetti di riforma sociale e ha
importanti ricadute sia in termini di stili di vita sia
in termini economici (le due cose sono
strettamente legate). Tra le promotrici di questo
nuovo corso troviamo Catherine Beecher e sua
sorella Harriet Beecher Stowe (proprio lei, la
scrittrice antischiavista de “La capanna dello zio
Tom”), autrici nel 1869 di un importante manuale,
che si iscrive nella tradizione anglosassone dei libri
(auto)didattici: ‘The American Woman’s Home’20.
Le sorelle Beecher sottolineano in particolare il
contrasto fra i principi di uguaglianza affermati dal
cristianesimo, e che sono anche alla base della
democrazia americana, e la presenza della servitù
domestica nelle case della borghesia statunitense.
Esse affermano la necessità di limitare al massimo
l’impiego di personale di servizio, evitando
comunque che il rapporto assuma i connotati di
una nuova forma di “schiavitù” o di
“feudalismo”. A questo scopo suggeriscono di
portare fuori dalle mura domestiche le mansioni
che possono essere oggetto di un lavoro
available, doing the laundry meant obtaining
water, making soap, preparing a fire to boil the
clothes, washing them, rinsing them, wringing
them out, in some cases dyeing garments blue,
then hanging them out and ironing them.
American women, who played a significant role
in this story, traditionally did their laundry on
Mondays. Sunday was the day when people
changed their clothes and linen for the week.
Dirty garments were washed the following day,
which was known as Blue Monday. When the
laundry was dry, generally on Tuesday, it was time
for the ironing. This required using at least three
different types of iron on a rotating basis, all of
which need to be heated on a metal plate placed
on the hearth or a stove. The thicker the fabric to
iron, the heavier the iron required.
Unlike today, personal hygiene was not an
option after a hard day’s work. Nor was it a
moment of hard-earned pleasant relaxation. Not
even the upper classes had this luxury: “Until the
advent of the white, brightly-lit bathroom with
its complement of standard issue plumbed-in
equipment (more or less from 1910 onwards),
body washing was something people would do
in an alcove, behind a curtain, or in a little toilet
corner, using basins, jugs or bidets carried in by
servants.... A bathroom was an exceptional and
rare luxury, and tended to be a whole separate
apartment.” As Balzac notes in The Harlot High
and Low, careful washing was something
unknown to “the majority of Parisian women, as
it required too much time, and was something
almost exclusively undertaken by courtesans,
women of easy virtue, and shrewd ladies, the
type who had nothing to do all day long.”
In the 19th century, the United States was the only
country in the world where women had the same
legal status as men. But as everyone knows, legal
67
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti
Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents
68
sostitutivo, di ripartire le incombenze domestiche
fra i diversi componenti della famiglia e di
mantenere nella gestione della casa un profilo
moderato, anche nelle dimensioni e nella pianta
dell’abitazione. Si diffonde così l’idea che si debba
salvaguardare la dignità delle donne che lavorano
in casa, liberando inoltre il loro tempo per le
mansioni familiari di maggior impatto morale.
La particolare etica domestica delineata dalle
sorelle Beecher, benché solo parzialmente
realizzata, descrive e promuove un sistema di
valori adeguato al contesto sociale in cui si
colloca. Infatti l’industrializzazione crescente è
causa di una rilevante diminuzione nella
disponibilità di domestici, mentre le donne non
sposate che nella famiglia tradizionale fungevano
spesso da “personale non retribuito” trovano
numerose opportunità di impiego nelle città che
si sviluppano. La possibilità di avere un lavoro in
fabbrica, in negozio o in ufficio permette di
godere di un alloggio personale, per quanto
modesto e talora misero, nel quale vivere la
propria intimità e rigenerare le proprie energie.
Una situazione ben diversa dall’alloggio
nell’abitazione del datore di lavoro, godendo al
massimo di un giorno libero a settimana. Trovare
domestici qualificati è dunque sempre più difficile
e costoso, e quindi alla portata di un numero
sempre più ristretto di famiglie.
È questo contesto a rendere possibile lo sviluppo
come prodotti industriali di congegni capaci di
riprodurre meccanicamente le operazioni tipiche di
molte mansioni domestiche. Si tratta di apparecchi
azionati dal lavoro muscolare, nei quali spesso il
vantaggio non è tanto la minor fatica quanto la
maggior rapidità e il miglior risultato. I primi
tentativi di meccanizzazione riguardano il lavaggio
della biancheria, e risalgono a un teologo
protestante, Jacob Christian Schäffern, nella
parity is not in itself a guarantee of true social
equality. The 19th century saw a number of
cultural currents attempting to redefine the roles
and responsibilities of women, and assert the
dignity of women’s work inside and outside the
home. Although the details of this movement are
beyond our scope here, suffice it to say that
these social reform projects had significant
repercussions on people’s lifestyle and economic
conditions (both of which are closely linked).
Proponents of this new approach included
Catherine Beecher and her sister Harriet Beecher
Stowe (better known for her antislavery novel
Uncle Tom’s Cabin), who in 1869 wrote The
American Woman’s Home, an important manual
that took its place in the Anglo-Saxon tradition of
(self-)improvement manuals.20
The Beecher sisters in particular highlighted the
contrast between the principles of equality
proposed by Christianity, which serve as the
foundation for American democracy, and the
presence of domestic servants in upper-class US
homes. They wrote it was necessary to limit the
use of servants as far as possible, and make sure
that such relationships did not take on the traits
of “slavery” or “feudalism.” They suggested
“sending out” any tasks that could be undertaken
elsewhere, sharing household chores among the
various family members, and retaining a
moderate approach to living, including the size
and disposition of the home. Their approach
fostered acceptance of the idea of cherishing the
dignity of women who worked in the home, and
ensuring that they had more time for more
morally-influential duties within the home.
Although only ever partially realized, the
household ethics outlined by the Beecher sisters
presented and promoted a system of values
suited to the social context of the day. Rapid
industrialization resulted in a significant reduction
Una delle prime lavatrici
prodotte dalla Candy, 1946.
Germania del 1767; ma le vere
innovazioni, con l’introduzione
dell’agitatore (che sostituisce allo
sfregamento meccanico la possibilità
di forzare la soluzione detergente
nelle fibre) e dei rulli (per strizzare la
biancheria invece di torcerla),
vengono fatte negli Stati Uniti a
partire dalla seconda metà
dell’Ottocento. I primi modelli di
agitatore sono brevettati dall’inglese
Thomas Bradford (1860) e
dall’americano William Blackstone (1874), mentre
i rulli sono introdotti nel 1861.
Se la lavatrice è pensata fin dall’inizio come un
oggetto domestico, benché abbia un mercato
importante nelle lavanderie commerciali, la
lavastoviglie è invece destinata fin da subito ai
servizi di ristorazione e mensa. I primi tentativi,
senza successo, risalgono all’americano Joel
Houghton nel 1850, ma anche in questo caso le
prime macchine davvero funzionanti sono
inventate in parallelo in Europa, dal francese
Eugène Daguin per i maggiori ristoranti parigini
(ne parla “Scientific American” nel 1885), e in
America, da una ricca ed estrosa padrona di casa
di Shelbyville (Illinois), Josephine Cochrane, nel
1886. Il successo commerciale arride alla
Cochrane: il passaparola le garantisce subito una
valanga di ordinazioni da alberghi e ristoranti in
tutto l’Illinois, e la spinge a brevettare i suoi
prodotti, poi premiati all’Esposizione di Chicago
del 1893. Nasce così un’attività industriale che
prosegue ancora oggi col marchio KitchenAid.
All’americano John Gorrie risale il primo brevetto di
macchina frigorifera per la conservazione degli
alimenti (1851), al cui perfezionamento si dedicano
subito anche tedeschi, inglesi e francesi. Pure
questi impianti si rivolgono inizialmente al mercato
industriale: servizi di ristorazione, magazzini, e
One of Candy’s first
washing machines, 1946.
in the availability of servants;
unmarried women who had
traditionally served as “unpaid
staff” were finding plenty of
opportunities to work in the
burgeoning cities. The opportunity
to work in a factory, shop or office
made it possible for women to
afford (an admittedly often modest
or even dilapidated) home of their own, where
they could live as they wanted and recharge their
batteries. Living in one’s employer’s home, where
at best they would have had one day off per
week, was a very different prospect. As a result,
it was becoming harder and more expensive to
find qualified domestic help; smaller and smaller
numbers of families could afford them.
This situation prompted the development of
industrial devices capable of mechanically
reproducing the actions of many household tasks.
Most of these muscle-powered devices didn’t
require less effort, but they did offer greater
speed and improved results. The earliest attempts
at mechanization were in laundry: German
Protestant theologian Jacob Christian Schäffern
developed a device in 1767. However, true
innovations first appeared in the United States
from the mid-1800s onwards, starting with the
agitator (which replaced mechanical rubbing by
forcing detergent solution through fibres) and
rollers (to wring laundry rather than twisting it).
The earliest types of agitator were patented by
Englishman Thomas Bradford (1860) and
American William Blackstone (1874). Rollers were
first marketed in 1861.
Washing machines were designed from the
69
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti.
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti.
70
dagli anni Settanta anche piroscafi e treni, per il
trasporto di derrate alimentari sulle grandi
distanze. Il primo frigorifero domestico verrà
commercializzato negli Stati Uniti solo nel 1913. La
tecnologia è quella del compressore, che alle
origini utilizza l’ammoniaca, sostituita negli anni
Trenta dal freon. Il meccanismo dell’aspirapolvere si
rivolge invece subito al mercato domestico e viene
inventato negli Stati Uniti tra il 1865 e il 1876: una
pompa azionata manualmente e fornita di un
lungo tubo per togliere la polvere dai tappeti; il
primo brevetto è richiesto da Anna e Melville
Bissel, ma pare che l’idea girasse già da un po’.
I primi brevetti che prevedono l’uso dell’elettricità
per apparecchi domestici arrivano negli anni
Novanta e riguardano singoli dispositivi che
hanno bisogno di essere riscaldati: in cucina si
tratta di fornelletti, bollitori, tostapane e
scaldacqua; ma il successo arride soprattutto ai
ferri da stiro, che sostituiscono il tradizionale ferro
a braci ardenti (risalente addirittura al Medioevo)
e quello più recente da scaldare sulla piastra della
stufa o nel camino. Riscaldare attraverso l’uso di
resistenze elettriche è infatti un’applicazione
abbastanza semplice, e gli oggetti in questione
possono essere venduti a un prezzo contenuto,
possono essere impiegati nelle case dove è già
entrata l’illuminazione elettrica, e il loro uso,
aumentando i consumi di energia, è un ottimo
affare per le società elettriche, che infatti si
danno subito da fare per promuoverlo. Il primo
ferro da stiro elettrico è brevettato nel 1891.
Si sviluppa anche l’idea di sostituire la forza
muscolare applicando motori elettrici ai
dispositivi meccanici già in uso, per ottenere un
vero e consistente risparmio di tempo e di fatica.
L’applicazione è resa possibile dalla riduzione
delle dimensioni di questi motori, grazie ai
perfezionamenti apportati nei primissimi anni del
Novecento, tra gli altri, da Chester Beach e L.H.
beginning as a household device,
notwithstanding the significant commercial
laundry market. Dishwashers, on the other hand,
were initially designed for restaurants and dining
halls. Initial (unsuccessful) attempts at a
dishwasher were made by American Joel
Houghton in 1850. The first machines that really
worked were invented in parallel in Europe by
Frenchman Eugène Daguin (for Paris’s biggest
restaurants, prompting an article in “Scientific
American” in 1885) and in America by a wealthy
and eccentric housewife in Shelbyville (Illinois),
Josephine Cochrane, in 1886. Commercial success
smiled on Cochrane: word-of-mouth ensured an
avalanche of orders from hotels and restaurants
across Illinois, prompting her to patent her
products, which became award-winners at the
1893 Chicago Expo. That industrial company is
still going strong today, under the KitchenAid
brand.
American John Gorrie held the first patent for a
refrigerator for preserving foods (1851). The
device was perfected immediately by Germans,
the British and French. These devices were also
initially targeted at the industrial market:
restaurants and catering, warehouses, and from
the 1870s onwards, ships and trains for the
purpose of transporting foodstuffs over long
distances. The first domestic refrigerator went on
sale in the United States as late as 1913. The
technology used was a compressor which
originally used ammonia, which was subsequently
replaced by freon in the 1930s. The vacuum
cleaner was immediately sold on the home
market after being invented in the United States
between 1865 and 1876. Originally, vacuum
cleaners had a manually-activated pump and a
long tube for removing dust from rugs. The first
patent was filed by Anna and Melville Bissel,
though in all likelihood the idea had been doing
Ferro da stiro con lampada
elettrica e, accanto, “prova uova”
elettrico, 1915.
An iron with built-in electric
light and, alongside, an electric
“egg tester”, 1915.
Hamilton. All’inizio i motorini elettrici fanno
girare ventilatori e asciugacapelli; nel 1906 viene
brevettato in Inghilterra l’aspirapolvere elettrico
di Hubert C. Booth, e nel 1908 negli Stati Uniti il
vacuum cleaner ideato da James Murray
Spangler, di Canton (Ohio); questi cede poi il
brevetto a suo cugino William H. Hoover, la cui
azienda diverrà un marchio di punta del settore.
Si passa poi ad apparecchi di maggiori
dimensioni: la prima lavatrice elettrica viene
sviluppata nel 1907, da Alva Fisher, mentre il
primo frigorifero elettrico è prodotto dalla
Kelvinator nel 1914.
Alla ricerca del comfort
Con l’avanzare delle trasformazioni sociali legate
ai processi di industrializzazione, anche i modelli
di organizzazione familiare si modificano. Il
modello di riferimento passa dalla famiglia
allargata legata all’attività agraria e/o al possesso
della terra, alla famiglia “nucleare” borghese dei
the rounds for some time by then.
The earliest patents for electrically-powered
domestic appliances appeared in the 1890s, and
concerned devices that required heating: burners,
kettles, toasters and water heaters. Electric irons
successfully replaced the traditional iron used
with burning coals (a technique in use since the
Middle Ages) and the more recent technique of
heating irons on a stove or fireplace. It was rather
straightforward to use electricity to heat items up
using resistance. These items could be sold at
relatively low prices, be used in homes where
lighting had already arrived, and because they
increased the amount of energy people
consumed, they were very good news for the
electricity companies, which immediately set
about promoting them. The first patent for an
electric iron was filed in 1891.
Electric motors also began replacing brute force
in mechanical devices, saving significant amounts
of time and effort. Such applications were
possible after smaller motors began to be
produced, thanks to developments immediately
after the turn-of-the-century, among others by
Chester Beach and L. H. Hamilton. Initially, electric
motors were used to power fans and hair dryers.
In 1906, Hubert C. Booth patented his electric
vacuum cleaner in England. In 1908, James
Murray Spangler of Canton (Ohio) patented his
71
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti
Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents
72
nuovi insediamenti urbani. Negli Stati Uniti
questo cambiamento è particolarmente rapido e
incisivo, ma anche l’Europa conosce un fenomeno
simile, con velocità diverse da Paese a Paese,
dovute alle diverse dinamiche sociali delle varie
realtà nazionali. Il nuovo modello familiare ha
precise conseguenze sulla struttura delle
abitazioni: gli appartamenti di città sono dotati
del bagno, ambiente specializzato per la pulizia
personale e i servizi igienici, mentre la cucina,
intesa come ambiente in cui si prepara il cibo,
viene separata dal soggiorno-sala da pranzo, in
inglese living room, che diviene il cardine del
nuovo modo di vivere.
Scopo essenziale del nuovo stile di vita è il
comfort. Questo concetto, che negli anni Venti e
Trenta viene messo al centro di una vera e
propria “ideologia architettonica”, è stato
definito come un processo di compensazione
“che cerca di ristorare – tanto sul piano fisico
quanto su quello psichico – le energie
own vacuum cleaner. He later sold the patent to
his cousin William H. Hoover, whose company
went on to become a world leader. Larger devices
followed. The first electric washing machine was
developed by Alva Fisher in 1907. The first
electric refrigerator was manufactured by
Kelvinator in 1914.
The Quest for Comfort
Social transformation was driven by the processes
of industrialization, and family life began to
change. The model of reference shifted from the
enlarged family typical of farming and/or
landowning communities to the middle-class
“nuclear” family found in new towns. In the
United States, this change was both rapid and
far-reaching. Similar phenomena took place in
Europe, at a pace that varied from country to
country depending upon the national and social
context. The new family model had very specific
repercussions on the home. City apartments
featured bathrooms for personal cleanliness and
hygiene. The kitchen was relegated to food
preparation, and separated from the living
room/dining room, which became the true focal
point of this new way of living.
Comfort was the main gain of this new lifestyle.
In the 20s and 30s, comfort had become the
centrepiece of a veritable “architectural
ideology.” The term has been defined as a
process of compensation “attempting to restore
– as much physically as psychically – the energies
consumed in the inhospitable outside world of
productive labour.”21 Household comfort is, one
may say, the measurable end-product of
Articolo dedicato all’illuminazione
della sala da pranzo,
da “L’Energia Elettrica”, 1929.
An article on dining
room lighting,
from “L’Energia Elettrica”, 1929.
Pubblicità francesi e inglesi
per piccoli elettrodomestici,
anni Venti.
French and English adverts
for small appliances, 1920s.
consumate nell’inospitale mondo esterno del
lavoro produttivo”21. Il comfort familiare è, per
così dire, il prodotto misurabile del lavoro
domestico. Per raggiungere lo standard di
riferimento del nuovo stile di vita il ricorso alla
tecnologia domestica è essenziale; non si può
più fare a meno dell’elettricità, dell’acqua
corrente e del gas (che in alcuni usi è in
competizione con l’elettricità). La responsabile
del comfort familiare è come sempre la donna,
che si trova così a essere gravata, se lavora
anche fuori casa, di un doppio lavoro.
Il sogno di riforma sociale delle sorelle Beecher si
trasforma così nella taylorizzazione del lavoro
domestico, teorizzata da Christine Frederick nel
suo “The New Housekeeping. Efficiency Studies
in Home Management”, pubblicato a New York
nel 1913. L’opera è tradotta in italiano nel 1928
con il titolo: “Il taylorismo nella vita domestica.
Libro destinato a tutte le donne d’Italia per
facilitar loro i lavori della casa”. L’argomento sta
infatti a cuore al regime, impegnato anch’esso
nella ridefinizione in chiave efficientista, ma non
emancipata, del ruolo delle italiane. Non stupisce
housework. Domestic
technology was essential to
achieving the reference
standard for this new style
of life. It was simply not
possible not to live without
electricity, running water
and gas (which competed
with electricity for some
uses). As was ever the case,
wovmen were responsible for household
comfort. For women who worked outside the
home, this meant effectively working two jobs.
The Beecher sisters’ dream of social reform wound
up becoming a Taylorization of housework, as
theorized by Christine Frederick in her book The
New Housekeeping. Efficiency Studies in Home
Management, published in New York in 1913. The
book was translated into Italian in 1928 with the
title Il taylorismo nella vita domestica. Libro
destinato a tutte le donne d’Italia per facilitar loro
i lavori della casa. In Italy, the issue was of
importance to the Fascist regime, which was also
working hard to redefine the role played by Italy’s
women in terms of becoming more efficient,
though without the American overtones of
achieving greater emancipation. It comes as no
surprise that the translated version lacks the
“scientific zeal and pioneering spirit” of the
original. Instead, the emphasis was on what was
supposed to be the key focus for Italian readers,
the “obvious synthesis of women – housework.”22
It goes without saying that household appliances
cannot be blamed for the failure to complete the
73
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti
Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents
74
pertanto che nella
traduzione si perdano
“lo zelo scientifico e il
senso pionieristico”
che caratterizzano il
testo originale, mentre
viene messo in rilievo
ciò che deve essere il
motivo centrale di
interesse per il
pubblico italiano,
ovvero “il binomio
fisso donna – lavoro di
casa”22.
Naturalmente non si
può imputare agli
elettrodomestici
l’incompiutezza di
una trasformazione
dei rapporti familiari
che procede con alti e
bassi per tutto il
Novecento e che ancor oggi non può dirsi
soddisfacentemente attuata. Gli elettrodomestici
sono un grande aiuto per chi può permetterseli,
e un sogno di consumo anche per chi (ancora)
non può. Ne parla Carlo Emilio Gadda in un
passo dell’”Adalgisa” (1944): “La Maria, da più
d’un paio d’anni al servizio di donna Elsa, proprio
in quei giorni del definitivo distacco del
Girolamo, aveva principiato ad accusare certi
disturbi reumatici, conseguenti, è indubbio,
all’umidità dell’acquaio. [...] Donna Elsa pensava
a una cura ‘iodica’ e al dottor Piva ‘il nostro
dottore’ [...] Pensava d’altra parte anche alla
macchina lavapiatti della Michigan Kitchen
Cooking & Washing Implements Corporation,
che aveva visto sciabordare alla Fiera
Campionaria, nel padiglione degli utensili
domestici e dei pelapatate”23.
Lettera della APEL Societè pour le
developpement des
applications de
l’électricité, indirizzata
alla Società elettrica
bresciana, maggio 1934.
A letter from the APEL
company (Societè pour
le developpement des
applications de
l’électricité) to the
Società elettrica
bresciana, May 1934.
transformation of
family relations. After
ups and downs
throughout the 20th
century, in Italy the
issue is still, to some
degree, an open
question. Household
appliances were a
boon to people who
could afford them,
and a consumer’s dream for those who could
not. The following quote is from Carlo Emilio
Gadda’s Adalgisa (1944): “Maria, who for more
than a couple of years had been in the service of
Donna Elsa, precisely at the time of the definitive
split from Girolamo, began to suffer from certain
rheumatic pains which, without a shadow of a
doubt, had been provoked by the damp of the
kitchen sink.... Donna Elsa thought she might
benefit from an ‘iodic’ cure, and thought of ‘our’
Doctor Piva... She was also thinking about the
Michigan Kitchen Cooking & Washing
Implements Corporation dishwasher that she had
seen swashing at the Trade Fair, in the pavilion
dedicated to domestic utensils and potato
peelers.”23
In the United States, Taylorism and the popularity
of home economics as an educational subject,
Negli Stati Uniti il taylorismo e la diffusione
dell’Economia domestica come insegnamento
anche a livello universitario offrono
un’importante sponda culturale all’impiego delle
nuove tecnologie per la casa, affiancandosi
all’opera di promozione svolta dagli industriali
interessati alla produzione e vendita sia degli
elettrodomestici sia dell’energia elettrica. Molti di
questi apparecchi hanno infatti il picco di
consumo in ore diverse da quelle del consumo
industriale, e sono quindi particolarmente
interessanti per le società elettriche, che hanno
l’opportunità di vendere l’energia prodotta in
orari che sarebbero altrimenti di scarso ritorno
economico. Anche in Europa ci si comincia a
interessare di questo settore produttivo,
soprattutto in Inghilterra, Francia e Germania.
Sorgono organizzazioni che hanno lo scopo di
promuovere l’uso domestico dell’elettricità e al
tempo stesso di comprendere le reali necessità
delle casalinghe, come l’inglese Electrical
Association for Women sorta nel 1924.
La nuova fase di progettazione e produzione è
caratterizzata da novità significative di tecnologia e
di progettazione. In particolare i motori elettrici,
che all’inizio erano affiancati alle apparecchiature,
vengono inseriti all’interno di esse grazie
all’introduzione della “scocca”, che come nelle
automobili “riveste” i nuovi elettrodomestici.
Addirittura, negli Stati Uniti la produzione dei
grandi elettrodomestici (quelli che oggi chiamiamo
Copertine del bollettino di informazione “BIP”
edito dalla Société pour le Développement des
applications de l’électricité et le societé pour
le perfectionament de l’éclairage, metà anni Venti.
Cover of the “BIP” information bulletin published
by the Société pour le Développement des
applications de l’électricité et le societé pour le
perfectionament de l’éclairage, mid-1920s.
including at university level, offered a major
cultural boost to the use of new technologies in
the home, alongside promotional campaigns
undertaken by industrial companies interested in
manufacturing and selling electrical appliances
and electricity. Many of these items drew peak
consumption at times of day other than when
power was required for industrial consumption.
This made them particularly attractive to
electricity companies, which saw an opportunity
to sell electricity generated at times of the day
that would otherwise be of little economic
benefit. Interest in this manufacturing sector
grew in Europe too, particularly in England,
France and Germany. Organizations sprang up to
promote use of electricity in the home, and to
cater to housewives’ real needs. One such
organization was the Electrical Association for
Women, founded in England in 1924.
This new period of design and manufacture was
spearheaded by significant technological and
design innovation. Rather than being provided
alongside devices, electrical motors began to be
75
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti
Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents
76
gli “elettrodomestici
bianchi”) vede
impegnata fin da
subito non solo
l’industria
elettrotecnica, ma
anche l’industria
automobilistica, in
particolare per quanto
riguarda i frigoriferi. La
Kelvinator viene infatti
assorbita durante la
prima guerra mondiale
dall’American Motors,
mentre la concorrente
Guardian Refrigerator
si trasforma nel 1918
in divisione Frigidaire
della General Motors, seguita nel 1927 dalla
Norge, controllata della casa automobilistica BorgWarner; nel secondo dopoguerra, poi, la Ford
acquisirà la Philco.
Gli altri grandi produttori Usa sono General
Electric (che controlla anche il marchio Hotpoint),
Westinghouse e Whirlpool. Hoover, General
Electric, Kelvinator e Frigidaire stabiliscono delle
filiali europee nel periodo tra le due guerre, ma
ottengono buoni risultati solo nel Regno Unito.
Solo Hoover peraltro riesce davvero ad affermarsi
sul mercato inglese, al punto che il suo marchio
entra nel linguaggio corrente come sinonimo di
aspirapolvere. Il ramo europeo della Hoover,
inoltre, gode di una forte autonomia, e avrà nel
secondo Novecento una sua storia indipendente
dalla casa madre. Gli altri marchi americani,
invece, hanno difficoltà a penetrare sui mercati
europei perché sono convinti che nel Vecchio
Continente non vi siano grandi possibilità di
sviluppo, e quindi sono poco disposti ad
adeguare i loro prodotti ai gusti e alle
Negli anni Venti esplode la creatività
nella produzione dei piccoli elettrodomestici.
Sopra, manifesti che li pubblicizzano, 1925.
The 1920s saw a boom in the creative invention
of small household appliances. Above, advertising
posters for appliances, 1925.
housed inside pieces of equipment after
“bodywork” was introduced to provide a “skin”
for the latest generation of household appliances,
much like automobiles. In the United States, the
manufacture of major domestic appliances (the
sector generally known nowadays as “white
goods”) was contended not just by the electrical
engineering industry but by the motor industry as
well, particularly in the refrigerator sector. During
the First World War, the Kelvinator company was
taken over by American Motors. In 1918,
competitor Guardian Refrigerator became the
Frigidaire division of General Motors. In 1927,
Norge became a subsidiary of car manufacturers
Borg-Warner. After the Second World War, Ford
acquired Philco.
caratteristiche dei consumatori europei. Nel
secondo dopoguerra, però, queste previsioni
saranno clamorosamente smentite.
Se negli Stati Uniti quattro dei sette maggiori
marchi sono controllati dall’industria
automobilistica, in Europa gli elettrodomestici
sono prodotti quasi esclusivamente dall’industria
elettrotecnica. Alcuni marchi europei che saranno
protagonisti degli anni Cinquanta e Sessanta sono
attivi già in questo periodo: nel Regno Unito
English Electric, AEI, Wilkins & Mitchell, Pressed
Steel; in Germania Bauknecht, Bosch, Siemens e
AEG; in Francia Thomson-Houston, e in Svezia
Electrolux, che fin da questa fase tenta di
espandersi fuori dai confini nazionali. E a
proposito delle caratteristiche dei consumatori
europei, particolarmente importante è il
contributo dato dalla tedesca AEG all’estetica
degli elettrodomestici, attraverso l’attività
progettuale di Peter
Behrens, ideatore del
concetto di “oggetti
coordinati”.
L’Italia partecipa solo
marginalmente, in questa
fase, allo sviluppo degli
elettrodomestici. Di fatto,
all’inizio degli anni Venti
l’industria elettrotecnica
italiana è in gran parte
The other major US manufacturers were General
Electric (which also owned Hotpoint),
Westinghouse, and Whirlpool. Hoover, General
Electric, Kelvinator and Frigidaire all set up
European ventures between the two wars, but
only achieved success in the United Kingdom.
Hoover alone gained true prominence on the
British market. Indeed, in that country the
company’s name became synonymous with the
appliance itself. Hoover’s European division
benefited from independence. In the second half
of the 20th century, the division was run completely
independently from the US parent company. The
other US brands had a tough time penetrating
European markets, partly as a result of a conviction
that the old continent did not present attractive
growth opportunities, hence their unwillingness to
adapt their products to European consumers’
tastes and characteristics. They were to be proved
very, very wrong
after the second
world war.
In the United
States, four out of
the seven major
brands were
subsidiaries of
carmakers. In
Europe, household
appliances were
manufactured
almost exclusively
by electrical
engineering
companies. Some
Pubblicità delle lampade
Philips, 1928. Accanto,
manifesto pubblicitario
della Monowatt, anni Venti.
Advert for Philips bulbs,
1928. Alongside, a
Monowatt advertising
poster, 1920s.
77
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti
Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents
78
concentrata sulla produzione di apparati per la
generazione e la trasmissione dell’elettricità e di
applicazioni di carattere industriale o di
complemento alle produzioni militari24. Ne offre
un censimento ragionato Mario Silvestri,
riferendosi alle ditte che in quegli anni
esponevano regolarmente alla Fiera di Milano.
Uno sguardo a quella lista permette di cogliere la
scarsa presenza di produttori di apparecchi per la
casa25. I pochi che se ne occupano, poi, offrono
un ventaglio di prodotti che è paragonabile per
tipologia a quello americano di venti anni prima:
ferri da stiro, stufe e scaldabagni, macchine da
caffè. Li producono la Watt (Pavia), la Costruzioni
elettriche Villa (Milano), la Società per
l’accumulazione termoelettrica – TES (Milano).
Il maggior produttore italiano di motori elettrici di
media e piccola potenza, con una lunga storia nel
campo dei ventilatori, è la Marelli; ventilatori
producono anche le Officine elettromeccaniche
Bezzi e la Società Bassabi e Sala (tutte di Milano).
I due principali produttori di lampade elettriche
sono la Osram e la Philips, che è appena sbarcata
in Italia acquisendo la Cruto. Ci
sono poi gli strumenti del
consumo elettrico: interruttori,
quadri elettrici e suonerie, relè,
contatori: li producono la
Magrini (Bergamo), la CGS
(Monza), la Vanossi e Fantini
(Milano), la Terraneo (Milano), la
Veronesi (Bologna). Più
sofisticati i fabbricanti di
materiali per la radiofonia e la
Brevetto per ventilatore
a parete, 1935.
A patent for a wall
fan, 1935.
of the European brands that were to play a lead
role in the 50s and 60s were already up and
running at this time: in the United Kingdom,
English Electric, AEI, Wilkins & Mitchell, and
Pressed Steel; in Germany, Bauknecht, Bosch,
Siemens and AEG; in France, Thomson-Houston,
and in Sweden Electrolux, which from the start
had designs on expanding beyond its domestic
borders. The German AEG company played a
particularly major role in shaping the aesthetics of
household appliances, thanks to the design
approach of Peter Behrens, the man who came
up with the concept of “co-ordinated objects.”
During this period, Italy made only a marginal
contribution to the development of household
appliances. Indeed, at the start of the 1920s, Italy’s
homegrown electrical engineering industry was for
the most part focused on manufacturing electricity
generation and transmission devices, industrial
applications or for use by the military.24 Mario
Silvestri offers an annotated summary of the
companies that regularly exhibited at the Milan
Trade Fair during that time. One glance at his list is
sufficient to see that home
appliance manufacturers were
poorly represented.25 The few
Italian companies involved in this
sector offered a range of products
comparable to what had been on
offer in the US two decades
previously: irons, stoves, water
heaters and coffee machines. The
companies concerned were Watt
(Pavia), Costruzioni Elettriche Villa
(Milan), and the Società per
L’Accumulazione Termoelettrica –
TES (Milan).
The Marelli company was Italy’s
largest producer of medium- and
low-power electrical motors. The
Sala di esposizione e vendita di apparecchi
elettrodomestici durante la Mostra di Ingegneria
e Architettura, 1930. A destra, statistica delle
applicazioni elettrotermiche ad uso domestico,
Unifiel, 1931.
Home appliances on display and for sale
at the Mostra di Ingegneria e Architettura
Fair, 1930. Right, electro-thermal home
application statistics, Unifiel, 1931.
telefonia: SATIS, Perego, Sari, Ducati, Allocchio e
Bacchini. Vi sono anche produttori di apparecchi
elettromedicali: Zerowatt, e Farina, entrambi di
Milano. Le apparecchiature più complesse
vengono importate.
Non è solo il costo di acquisto degli
elettrodomestici a limitarne il mercato: anche le
tariffe elettriche svolgono un ruolo non
secondario. Le principali società elettriche
settentrionali (Edison, Sip e Sade) hanno opinioni
divergenti sulla politica tariffaria: Edison e Sade
sono molto prudenti e mantengono le tariffe a
un livello più elevato, convinte che una riduzione
non sarebbe compensata da un aumento di
consumi; non la pensa così la Sip, che ha una
politica dei prezzi più aggressiva. Ed è proprio la
Sip, seguita dalla Società Meridionale di
Elettricità (Sme), a promuovere le prime
campagne per la diffusione degli
elettrodomestici, in particolare scaldabagni e
cucine, prendendo esempio da quanto avviene
nei Paesi più industrializzati: crea a questo scopo
company already had plenty of experience in the
field of fans, as did Officine Elettromeccaniche
Bezzi, the Società Bassabi and Sala (all based in
Milan). Italy’s two largest manufacturers of
electrical light bulbs were Osram and Philips,
which had only recently arrived in Italy after its
acquisition of the Cruto company. In the
electricity consumption accessory sector, switches,
electricity panels, ringers, relays and meters were
manufactured by Magrini (Bergamo), CGS
(Monza), Vanossi and Fantini (Milan), Terraneo
(Milan), and Veronesi (Bologna). The companies
that manufactured broadcast and telephone
industry materials were generally more
sophisticated, and included SATIS, Perego, Sari,
Ducati, Allocchio and Bacchini. Electric medical
device manufacturers also existed: Zerowatt and
Farina, both in Milan. The most complex devices
were imported into the country.
It wasn’t just the price of household appliances
that restricted the market in Italy: electricity
prices also played a significant role. The largest
electricity companies in the north of the
country (Edison, SIP and SADE) had different
79
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti
Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents
Veduta della “casa elettrica” nel parco della Villa Reale
di Monza. A sinistra, una delle vetrine del negozio
della Unes, Unione esercizi elettrici, Pescara, 1930.
A view of the “electric house” in the Villa Reale
gardens, Monza. Left, an UNES (Unione esercizi
elettrici) showroom, Pescara, 1930.
80
la Spes (Sviluppo e propaganda
elettroapplicazioni e similari), diretta da Umberto
Pittaluga, che con Cesare Pedrini (direttore
amministrativo dell’Unione esercizi elettrici –
Unes) è tra i maggiori studiosi della questione.
La Edison punta invece, anche nell’attività
promozionale, verso un mercato di fascia medioalta: ne è un chiaro esempio la “casa elettrica”
che la società milanese sponsorizza in occasione
della IV Triennale (l’ultima tenuta a Monza) nel
1930. La realizza il Gruppo 7, costituito dai più
innovativi giovani architetti italiani del momento:
Luigi Figini, Gino Pollini, Adalberto Libera,
Sebastiano Larco, Carlo Enrico Rava, Giuseppe
Terragni e Guido Frette. La casa è concepita come
villino tipico per famiglia borghese, da destinare a
seconda casa. È improbabile che l’investimento
pubblicitario della Edison sia stato ripagato da un
ideas when it came to pricing policies. Edison
and SADE erred on the side of prudence. They
maintained their rates at a higher level,
convinced that price reductions would not be
compensated by increased consumption. SIP
thought otherwise, and pursued a more
aggressive price policy. SIP, followed by the
Società Meridionale di Elettricità (SME), ran the
first campaigns to encourage the take-up of
household appliances, particularly water heaters
and cookers, following in the footsteps of what
was happening in the most industrialized
nations. The company set up its SPES (Sviluppo
e Propaganda Elettroapplicazioni e Similari)
unit, run by Umberto Pittaluga, who with
Cesare Pedrini (Managing Administrator at the
Unione Esercizi Elettrici – UNES) was one of the
nation’s leading scholars on the issue.
Edison focused its marketing on the medium/high
end of the market, as is evident from the
“electrical home” the Milan company sponsored
at the 1930 IV Triennale (the last to be held in
Monza). The home was the work of Gruppo 7,
which brought together Italy’s most innovative
young architects of the day: Luigi Figini, Gino
Pollini, Adalberto Libera, Sebastiano Larco, Carlo
incremento diretto dei consumi elettrici. Tuttavia
esso è molto rilevante culturalmente, perché offre
uno “standard da sognare”, un modello di stile e
di consumo, anche a famiglie che ancora non
possono averlo, ma forse un giorno potranno
permetterselo.
Neppure i risultati delle campagne promozionali
della Sip e della Sme fra il 1930 e il 1932 in
Lombardia, Piemonte e Calabria sono all’altezza
dello sforzo finanziario e organizzativo sostenuto
per realizzarle. Ma non si tratta di iniziative
inutili: esse dimostrano da un lato la permeabilità
dei consumatori italiani all’acquisto di piccoli
elettrodomestici, e dall’altro che il principale
ostacolo alla diffusione delle apparecchiature
elettriche per la casa è proprio il basso livello di
reddito che caratterizza gran parte della
popolazione italiana. Non c’è sforzo
propagandistico in grado di superare questo
Enrico Rava, Giuseppe Terragni and Guido Frette.
The house was conceived as a typical detached
middle-class family’s second home. It is unlikely
that the money Edison spent on this marketing
campaign generated a direct increase in electricity
consumption. However, on a cultural level it was
important for offering a “standard to dream of”,
an aspirational lifestyle- and consumption-based
template that appealed to families that couldn’t
afford it at the time.
The marketing campaigns run by SIP and SME
between 1930 and 1932 in the regions of
Lombardy, Piedmont and Calabria were unlikely to
have repaid their financial and organizational
investments. And yet they were not bereft of
benefits. For one thing, they demonstrated that
Italian consumers were amenable to the idea of
buying small household appliances. The main
obstacle to the widespread take-up of electrical
81
Copertina e alcune
pagine interne di un
depliant delle officine
E. Roveglia & Figlio
di Brescia, anni Trenta.
Cover and inside
pages from a brochure
for the E. Doveglia
& Figlio workshops,
Brescia, 1930s.
L’energia e la massa: stili di vita tra due continenti
Energy and the General Public: Lifestyles on Two Continents
82
ostacolo, benché l’incremento dei consumi
domestici di energia elettrica, a scopo sostitutivo
dei combustibili fossili, sia uno degli obiettivi
della politica autarchica. Del resto la struttura
produttiva dell’Italia vede ancora la prevalenza
dell’agricoltura: e l’elettrificazione delle
campagne è un altro obiettivo che il fascismo
enuncia, ma non può nemmeno iniziare a
realizzare.
Il più lussuoso degli elettrodomestici è in quel
momento il frigorifero, per costo e per consumo
un vero status symbol. Troneggia nella cucina dei
sogni, immerso nell’illuminazione “razionale”, in
mezzo a un tripudio di piccoli elettrodomestici,
alla lavabiancheria, e alla lavastoviglie desiderata
da donna Elsa nel romanzo di Gadda; come
troneggia in soggiorno il mobile che contiene la
radio e il grammofono elettrico (quest’ultimo
brevettato nel 1924), mentre l’asciugacapelli e lo
scaldabagno contribuiscono al comfort della
household appliances was the low income level
among the majority of Italy’s population. No
marketing campaign was able to overcome this
obstacle, even though increasing domestic
electricity consumption to the detriment of fossil
fuels was an avowed objective of Italy’s then
autarky-focused policy. Italy remained a
predominantly agricultural nation, and bringing
electricity to the countryside was another of
fascism’s goals that it didn’t even begin to achieve.
At that time, the most luxurious household
appliance of all was the refrigerator; owing to its
cost and consumption, the refrigerator was a true
status symbol. The fridge had pride of place in
people’s dream kitchens, with “rational” lighting
trained on it, in an orgy of household appliances
ranging from the washing machine and
dishwasher lusted after by Donna in Gadda’s
novel. The status of the refrigerator was matched
in the living room by the cabinet that housed a
Lettera con allegato listino prezzi
degli apparecchi in vendita inviati
da L’Elettrofiduciaria alla Società
industriale trentina, 1928.
Letter and a price list for equipment
on sale, sent by Elettrofiduciaria to the
Società industriale trentina, 1928.
Illustrazione della Städtisches
Elektrizitatswerk di Stoccarda tratta
da “L’Energia Elettrica”, 1927.
Städtisches Elektrizitatswerk
of Stuttgart illustration, from
“L’Energia Elettrica”, 1927.
stanza più intima della casa, il cui arredo
comprende ormai pure la vasca. Anche in Italia
un’industria automobilistica entra nel settore dei
frigoriferi: si tratta della Fiat, che nel 1938
acquista una licenza per l’assemblaggio dei
frigoriferi Westinghouse. La società torinese è così
la prima azienda italiana a oltrepassare la soglia
che separa i piccoli elettrodomestici e gli
scaldacqua dall’industria degli “elettrodomestici
bianchi”.
Pochi però possono permetterselo. I dati riportati
da Pittaluga nel 1939, in un trionfalistico elenco
di apparecchi elettrici venduti ai consumatori
italiani, dicono a chi sa leggerli che il mercato
italiano degli elettrodomestici è ancora
terribilmente povero, e fotografano una profonda
divaricazione sociale26: a fronte di 3.500.000 ferri
da stiro (il vero elettrodomestico di massa) e a
1.350.000 “tra bollitori, caffettiere, ventilatori,
asciugacapelli, fornellini” (i piccoli apparecchi che
chi può affianca al ferro), all’altro capo della scala
del lusso stanno appena 21.000 frigoriferi,
53.000 lucidatrici, 65.000 aspirapolvere, 65.000
scaldabagni. I consumi di elettricità confermano
questo quadro: all’uso domestico è infatti
destinato poco più del 5% dell’energia prodotta.
A metà scala troviamo 112.000 cucine elettriche
e 275.000 radiatori “per riscaldamento
d’ambienti occasionale”: ed è da qui che si
ripartirà nel dopoguerra.
radio and an electric
gramophone (this
latter item patented
in 1924), while the
smallest room in the
house, which by now
had come to include
a bathtub, was
rounded off by a hairdryer and water heater. In
Italy too, car manufacturers became involved in
the refrigerator industry, when in 1938 FIAT
acquired a licence to assemble Westinghouse
refrigerators. The Turin-based company became
the first in Italy to overcome the boundary
separating small household appliances and water
heaters from the “white goods” industry.
Still, very few people in Italy could afford such
things. Despite triumphalistic overtones in a list
of electrical devices sold to Italian consumers,
data published by Pittaluga in 1939 shows that
the Italian household appliance market was still
miniscule, and provided a snapshot of a deeply
divided society:26 a total of 3,500,000 irons
were sold (Italy’s no. 1 mass electrical
appliance), along with 1,350,000 “kettles,
coffeemakers, fans, hairdryers and miniburners” (small appliances used alongside
irons), compared with the luxury end of the
market, consisting of just 21,000 refrigerators,
53,000 polishers, 65,000 vacuum cleaners, and
65,000 water heaters. This situation was
confirmed by electricity consumption:
household use accounted for just over 5% of all
electricity generated. The middle of the market
absorbed 104,000 electric cookers and 275,000
radiators “for casual environmental heating.” It
was from these levels that things were to take
off after the Second World War.
83
Elettricità
e nuovi
consumi.
Parlare e divertirsi
Electricity
and New
Consumption
Patterns.
Talking and Having Fun
Il concetto e il termine di “telecomunicazioni”27
fanno il loro ingresso nel diritto internazionale
nel 1932, con la Conferenza di Madrid: viene
approvata una nuova Convenzione
internazionale, che sostituendo le precedenti
convenzioni settoriali costituisce un’unica
Unione Internazionale delle Telecomunicazioni.
La Convenzione di Madrid fotografa
tempestivamente una situazione di graduale
integrazione tecnologica fra i diversi sistemi di
trasmissione, in cui l’attenzione si sposta dal tipo
84
The concept and term “telecommunications”27
made its debut in international law in 1932 at the
Madrid Conference, when a new international
convention was adopted to replace previous
industry-based agreements, and leading to the
establishment of a single International
Telecommunications Union. The Madrid Convention
was a timely snapshot of a situation characterized
by gradual technological integration of the various
transmission systems. The focus shifted from the
type of technology used to the fact that (written,
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
Storia illustrata del marchio
“La voce del padrone”,
da “Radio&Television
Retailing”, settembre 1946.
An illustrated story
sponsored by “His Master’s
Voice”, from “Radio
& Television Retailing”,
September 1946.
86
di tecnologia utilizzata al fatto che un
messaggio (scritto, sonoro o visivo) possa
arrivare a destinazione avvalendosi in modo
intercambiabile di diversi canali di trasmissione:
reti telegrafiche e reti telefoniche, ormai basate
sulle stesse tecnologie di cavo e di
commutazione, ponti radio, sistemi di
trasmissione elettronica dell’immagine, anche in
movimento, in un percorso ininterrotto che
dopo l’avvento dell’informatica porterà
all’odierna multimedialità.
Negli anni Trenta le difficoltà del mercato
discografico evidenziano anche lo stretto legame
fra telecomunicazioni, broadcasting e
intrattenimento. Il collegamento è ben
testimoniato dagli intrecci di partecipazioni fra le
società del settore. Nel 1929 la Rca acquista la
Victor, e con essa i diritti sul marchio del
“cagnolino” per gli Stati Uniti; nel 1930 una
sentenza antitrust costringe General Electric e
Westinghouse a cedere il controllo della Rca,
lasciandovi però la produzione di apparecchi radio
e grammofoni. La concorrente CBS, che nel
frattempo ha raggiunto una posizione leader in
audio or visual) messages
could reach their
destination via a number of
different, interchangeable
transmission channels:
telegraph and telephone
networks, which by this
time were based on the
same cable and switching
technologies, radio relays, and electronic
transmission systems for images (including moving
images), in a process that was to continue to
develop until the emergence of computer
technology and modern-day multimedia.
In the 30s, difficulties faced by the record market
highlighted the close link between
telecommunications, broadcasting and
entertainment. This link was self-evident in the
cross-holdings between industry companies. In
1929, RCA acquired Victor, and with it the rights
to the “little dog” brand for the United States. In
1930, an antitrust ruling forced General Electric
and Westinghouse to sell their controlling stake
in RCA, but allowed them to retain their radio set
and gramophone manufacturing operations. Their
competitor CBS, which by this time had become
the radio broadcast leader, already had a
presence in the record industry through Columbia
Graphophone. In 1931, the company founded its
own record label with the English companies
Marconiphone and His Master’s Voice, and
acquired the rights to the “little dog” for Europe,
establishing the new brand EMI. CBS set up
campo radiofonico, è già presente sul segmento
discografico attraverso la Columbia
Graphophone, e nel 1931 fonde la propria
società discografica con le inglesi Marconiphone e
His Master’s Voice, acquisendo i diritti sul
“cagnolino” per l’Europa: nasce così la Emi. Per
gli Stati Uniti, invece, nel 1938 CBS crea la
Columbia Records.
In Italia la Columbia controlla già dagli anni Venti
la Società Nazionale del Grammofono (SNG),
diretta da Alfredo Bossi, sorta come concorrente
della già menzionata Società Italiana di Fonotipia
(SAIF); quest’ultima è la controllata italiana della
Voce del Padrone e distributrice dei dischi della
francese Pathé (ormai anch’essa nell’orbita
Columbia). Dalla fusione delle controllanti
anglosassoni discende la fusione in Italia fra
Marconiphone italiana, SNG e SAIF, che danno
vita alla VCM (Voce del Padrone - Columbia Marconiphone), diretta da Aldo Mario De Luigi,
che continua a distribuire anche il marchio Pathé,
per il quale incide, fra gli altri, il tenore
Beniamino Gigli.
Un’altra frontiera in
movimento è la
trasmissione a distanza
delle immagini: sta
nascendo la televisione.
Studi e tentativi sono in
corso già dall’inizio del
secolo; a metà degli anni
Trenta, con l’invenzione
dell’iconoscopio di
Vladimir K. Zworykin, la
traiettoria tecnologica si
sposta decisamente dal
Pubblicità del “Chiliofono”,
radiofonografo prodotto
dalla Radio Marelli, 1930.
Advert for the “Chiliofono”,
a radio phonograph
manufactured by Radio
Marelli, 1930.
Columbia Records for the United States in 1938.
In Italy, since the 1920s Columbia had been in
charge of the Società Nazionale del Grammofono
(SNG), managed by Alfredo Bossi, which was
something of a competitor to the previouslymentioned SAIF (Società Italiana di Fonotipia).
SAIF was the Italian subsidiary of His Master’s
Voice, and a distributor of discs for Pathé of
France (which had also become part of the
Columbia constellation). Following the merger of
the UK and US parent companies, a merger
occurred in Italy between the Italian
Marconiphone company, SNG and SAIF, which led
to the creation of VCM (Voce del Padrone Columbia - Marconiphone). Managed by Aldo
Mario De Luigi, the new company continued to
distribute the Pathé label, for which, amongst
others, it recorded tenor Beniamino Gigli.
Things were also changing on the long-distance
picture transmission front, as TV began to
become a reality. Research into television had
been going on since the turn of the century. In
the mid-30s, following Vladimir K. Zworykin’s
invention of the
iconoscope, the
technological trajectory
shifted from John L.
Baird’s electromechanical system
towards electronics.
Broadcast TV began
taking off in the 1940s
in the United States
(through RCA) and in
England (BBC). In the
spring of 1937, just a
few months before his
sudden death, Marconi
attended a technical
demonstration of
87
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
88
sistema elettromeccanico di John L. Baird
all’elettronica, e negli anni Quaranta la televisione
decollerà negli Stati Uniti (per opera della Rca) e
in Inghilterra (BBC). Nella primavera del 1937,
pochi mesi prima della sua improvvisa scomparsa,
lo stesso Marconi assisterà, presso la sede di
Londra della compagnia che porta il suo nome, a
una dimostrazione tecnica. Le prime ricerche
italiane sono avviate nel 1929 a Milano, per
iniziativa di due ingegneri, Alessandro Banfi e
Sergio Bertolotti (quest’ultimo figura di spicco tra
i quadri tecnici Eiar e poi Rai).
Nel 1931 nasce a Torino il Laboratorio di
Ricerche dell’Eiar; nonostante le affermazioni
della propaganda di regime, l’Italia si limita a
studiare l’applicazione, nel contesto nazionale,
di tecnologie messe a punto all’estero, tant’è
che la prima dimostrazione pubblica, fatta nel
1932 in occasione del decennale della Marcia su
Roma, usa apparati tecnici di produzione
tedesca. Anche in Italia comunque vi sono alcuni
sviluppi industriali, ad opera della Safar e della
Marelli; nel 1939 viene realizzato il primo
trasmettitore televisivo dell’Eiar a Roma (Monte
Mario), dal quale sono irradiate alcune
trasmissioni sperimentali. Poco dopo viene
introdotta nella convenzione tra Stato ed Eiar
una norma di salvaguardia dei futuri interessi
dell’industria radioelettrica
italiana in campo televisivo. La
guerra porta a una battuta
d’arresto non solo in Italia, ma
anche nel mondo anglosassone.
Alla fine della guerra il dibattito
italiano sulla riorganizzazione
delle telecomunicazioni prende le
mosse proprio dalla necessità di
adeguarsi al contesto
internazionale, realizzandone
l’integrazione. Il punto di maggior
television at the London headquarters of the
Marconi company. In Italy, research into television
commenced in Milan in 1929 with two engineers,
Alessandro Banfi and Sergio Bertolotti (the latter
of whom was a leading EIAR and subsequently
RAI technical manager).
EIAR established a Research Laboratory in Turin in
1931. Despite increasing amounts of regime
propaganda, Italy limited itself to studying
homegrown applications of technologies
developed elsewhere. Indeed, the first public
demonstration of television, held in 1932 to mark
the 10th anniversary of the March on Rome, used
German-made equipment. Some industrial
developments nevertheless took place in Italy at
SAFAR and Marelli. In 1939, EIAR erected its first
television transmitter in Rome (Monte Mario), and
used it to broadcast a number of experimental
transmissions. Not long after this, regulations
were introduced into the Convention between
the State and EIAR to protect the future interests
of Italy’s radio industry in the field of television.
The war led to a hiatus not just in Italy, but in
English-speaking countries too.
After the war, out of necessity Italian debate
on how to reorganize telecommunications
revolved around coming into line with the
international framework through integration.
The telephone service was the
most fragmented part of the
whole system.28 Durzing the
Fascist period, the telephone
system had been re-privatized
and the country divided into
five concessionary areas: the
north west, allocated to STIPEL;
John L. Baird davanti al suo
apparecchio ricevente, 1927.
John L. Baird in front of one of
his receiving devices, 1927.
frammentazione
dell’intero sistema è il
servizio telefonico28.
Durante il periodo
fascista, infatti, esso è
stato riprivatizzato,
suddividendo il territorio
nazionale in cinque zone
di concessione: nordovest, assegnato alla
Stipel; nord-est, alla
Telve; fascia tirrenica, alla
Teti; fascia adriatica, alla
Timo; meridione, alla Set. La concessione per la rete
interurbana non è stata invece richiesta,
costringendo lo Stato a farsene carico attraverso
l’Azienda di Stato per i Servizi Telefonici (ASST). Al
di fuori delle città la maggior parte delle abitazioni
è sprovvista di telefono, e nei comuni rurali collegati
alla rete (molti non lo sono ancora) il servizio è
legato ai posti telefonici pubblici: spesso un bar o
un negozio di alimentari, dotati di un telefono e di
un contascatti.
Le concessioni telefoniche sono un terreno di
conflitto fra le società elettriche: la posizione
dominante è conquistata dalla Sip, che dopo
aver acquisito il controllo della Stipel
interviene gradualmente finanziando lo
sviluppo delle infrastrutture nelle
altre zone, e in cambio acquisisce
rilevanti partecipazioni. Alla fine
degli anni Venti soltanto la Teti,
collegata alla Selt-Valdarno
Televisore meccanico
a disco Nipkow in
commercio a Londra
nel 1928.
A Nipkow mechanical
disc television, on sale
in London, 1928.
Due immagini del centro radiofonico Eiar
di Santa Palomba (Roma), il più grande
complesso radiotrasmittente ad onde medie
esistente in Europa all’epoca, 1937.
Two images from the EIAR radiophonic centre
at Santa Palomba (Rome), at the time the
largest medium-wave radio transmission centre
in Europe, 1937.
the north east (TELVE); the Tyrrhenian Coast
(TETI); the Adriatic Coast (TIMO); and the south
(SET). The concession for the long-distance
network did not attract any bidders, leaving
the State to run it through the Azienda di
Stato per i Servizi Telefonici (ASST). Outside
Italy’s cities, most homes did not own a
telephone. Rural municipalities that were
connected to the network (a great many were
not) received the service through public
telephone booths, often located in a bar or a
grocers, where callers would use a telephone
and unit meter.
The telephone concessions had been carved
up between Italy’s electricity
companies. Of these, SIP established
a dominant position. After
acquiring control over
STIPEL, SIP gradually
began investing in the
development of
infrastructure in other
areas, in exchange for
significant
shareholdings. By the
end of the 20s, only
TETI, which was part
89
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
(gruppo La Centrale), è fuori dall’orbita Sip. Nel
1928 la Sip acquisisce anche il controllo della
marconiana Radiofono, e attraverso questa il
controllo dell’Eiar e della Sipra, la concessionaria
per la pubblicità radiofonica. Con la crisi del
1929-30 l’equilibrio finanziario della Sip si sfalda,
dando luogo a un intervento di salvataggio
operato dall’Iri, che separa le attività elettriche da
quelle radiofoniche e telefoniche, affidando
queste ultime a una propria finanziaria: la Stet.
Così, negli anni fra le due guerre, Torino diventa
la capitale delle telecomunicazioni italiane.
Nel dopoguerra tutti concordano sulla necessità
di portare il servizio telefonico sotto un gestore
unico: ma sulle modalità per giungere al risultato,
sulla natura del gestore (statale, privato, a
partecipazione pubblica), e sull’opportunità di
90
of the SELT-Valdarno organization (La Centrale
Group) remained outside SIP’s sphere of control.
In 1928, SIP acquired a controlling stake in the
former Marconi company Radiofono. Through
this shareholding, it gained control over EIAR and
SIPRA, the radio broadcast advertising sales
agency. SIP’s finances took a battering in the
1929-30 crisis. When State-run IRI came in to
bale the company out, it demerged the electricity
and broadcast/telephone operations, and
transferred the latter to STET, one of its holding
companies. During the interwar years, Turin was
Italy’s telecommunications capital.
After the Second World War, there was
widespread agreement that Italy’s telephone
service should be run by a single company.
However, opinions and strategies diverged as to
how to achieve this result, and what type of
company it should be (state-owned, private, or
some kind of public shareholding). The debate
was coloured by the intense ideological
convictions that were the norm at a time and in
a nation that had only just regained the right to
freely express opinions. There was also
widespread doubt that in such economically
straitened times, Italy could muster the resources
necessary to rebuild and modernize its
telecommunications system and close the gap
with other nations. Two major US
telecommunications companies offered to
implement this part of Italy’s post-war
reconstruction: AT&T e ITT, the latter in alliance
with La Centrale, which owned TETI and held
significant interests in the cable industry.
This was opposed by the public managers at
STET, run by Guglielmo Reiss Romoli, who
managed to persuade the Italian government not
to take up the offer. The government was
Agenzia della Stipel in Galleria
Vittorio Emanuele a Milano, 1929.
A Stipel agency in the Vittorio
Emanuele Gallery, Milan, 1929.
fondere il servizio
telegrafico con
quello telefonico,
le opinioni e le
ricette sono
diverse, e
risentono degli
interessi in gioco
e anche della
vivace caratterizzazione ideologica che investe
ogni argomento in un Paese che ha appena
riscoperto la libertà di opinione. È anche diffuso il
dubbio che l’Italia, nella difficile situazione
economica in cui si trova, non abbia le risorse per
ricostruire e ammodernare il proprio sistema di
telecomunicazioni, in modo da mettersi al passo
con gli altri Paesi. Si offrono per attuare questa
parte della ricostruzione le due principali società
statunitensi del settore: la AT&T e la ITT,
quest’ultima in alleanza con il gruppo La
Centrale, che controlla la Teti e ha forti interessi
nel settore dei cavi.
A questa prospettiva si oppongono i manager
pubblici della Stet, guidati da Guglielmo Reiss
Romoli, che riescono a convincere il governo
italiano a lasciar perdere: sono aiutati, in questo,
dalla esosità delle condizioni poste dagli
americani, e dalla visione assai restrittiva che essi
esprimono sul potenziale di sviluppo dell’Italia.
Questi elementi finiscono per contrariare anche
un economista come Luigi Einaudi, ministro del
Tesoro, generalmente sfavorevole all’intervento
economico dello Stato, che dà maggior credito
alle previsioni di sviluppo della Stet, le quali si
riveleranno ben fondate. Già nel 1947, infatti,
l’utenza telefonica urbana risulta più ampia
rispetto al periodo che precede la guerra,
mentre la rete interurbana è interamente
ripristinata e si va estendendo a tutti i comuni.
Resta nelle mani dell’Iri anche il controllo
Pubblicità della Radio Marconi, 1939.
A sinistra, licenza per esercitare il commercio
al minuto di apparecchi radio e materiale
elettrico, 1938.
Advert for the Marconi Radio, 1939. Left,
a permit for the retail sale of radio
equipment and electrical material, 1938.
particularly sensitive to the highly unfavourable
conditions proposed by the Americans, not to
mention their rather negative view of Italian
growth prospects. All of these elements
persuaded Luigi Einaudi, the Minister of the
Treasury and an economist whose instincts were
to avoid state intervention, to put greater trust in
STET’s growth forecasts, which turned out to be
highly accurate. By 1947, telephone user
numbers in Italy’s towns exceeded numbers in
the run-up to the war. The long-distance network
had been wholly restored, and was being
extended to all of the country’s municipalities. IRI
also retained control over EIAR, which was
converted into a new license-holding company:
RAI – Radio Audizioni Italiane.
91
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
dell’Eiar, che viene trasformato in una nuova
società concessionaria: la RAI – Radio Audizioni
Italiane.
Un (grande) piccolo schermo
92
Nell’ottobre 1947 alla direzione generale della Rai
viene chiamato Salvino Sernesi, un manager
proveniente dalla Banca Nazionale del Lavoro,
molto apprezzato per le sue qualità organizzative.
Non è questa la sede per ripercorrere le vicende
istituzionali, culturali e storico-politiche della Rai,
sulle quali esiste un’abbondante letteratura29:
interessa qui soprattutto la funzione di traino che
essa svolge per l’ammodernamento tecnologico
dell’intero sistema italiano delle
telecomunicazioni, con la costruzione e il
continuo aggiornamento delle infrastrutture
radiotelevisive, e con ricadute importanti nei
settori industriali collegati. Nel 1948 viene
completato il ripristino della rete radiofonica,
modificando in parte la distribuzione degli
impianti sul territorio, in modo da raggiungere
anche zone dove precedentemente l’ascolto
risultava insoddisfacente. Viene anche adottata
la modulazione di frequenza, per la diffusione
del terzo programma della radio.
Tra il 1948 e il 1952 Sernesi trasforma la Rai in
una grande azienda di comunicazione di massa,
basata su standard produttivi di alta
qualificazione, con servizi tecnici fra i migliori
d’Europa. Viene anche fatto un consistente
sforzo, coronato da successo, per recuperare
l’evasione dal canone e aumentare la diffusione
dell’ascolto domestico, che si incrementa del
243%, portandosi a poco meno di 5 milioni nel
Camera da ripresa televisiva prodotta
dalla Magneti Marelli, 1938.
A television camera manufactured
by Magneti Marelli, 1938.
The (Big) Small Screen
In October 1947, Salvino Sernesi, a manager from
the Banca Nazionale del Lavoro renowned for his
organizational acumen, was brought in to RAI
central management. We do not have the scope
to review the institutional, cultural and political
history of RAI, which has been amply covered
elsewhere:29 what interests us here is its function
as a driver for the technological modernization of
Italy’s telecommunications system as a whole,
through the construction and constant upgrade
of broadcast infrastructure, and the significant
impact it had on adjacent industrial sectors.
Reconstruction of the radio network was
completed in 1948. During this process, the
distribution of installations across the country was
remapped to cover areas where listening quality
had not previously been up to standard.
1953. Viene così raggiunta una densità
radiofonica paragonabile a quella degli altri paesi
europei, benché ancora a qualche distanza dai
più evoluti. Convergono a questo risultato anche i
nuovi modelli di apparecchi radio, di dimensioni e
prezzo contenuti. Anche questo dato, infatti, è
influenzato dal reddito: e così nei centri rurali
rimane una presenza residua di ascolto collettivo,
in posti pubblici che in genere sono gli stessi del
telefono.
Nel 1949 riprendono le sperimentazioni televisive:
il primo studio e il primo trasmettitore di questa
nuova fase, realizzati con tecnologie americane,
sono allestiti a Torino, dove l’11 settembre 1949
viene messa in onda la prima trasmissione
sperimentale. Vi si effettuano anche le
comparazioni tra i diversi standard trasmissivi,
fornendo gli elementi tecnici che nel 1952
portano alla decisione di adottare lo standard
europeo: 625 linee intercalate e 25 immagini al
secondo. “Sulla bontà della scelta può valere per
tutte la testimonianza del signor Zworykin, il
fondatore della moderna televisione, che ha
giudicato la Tv italiana la migliore dal punto di
30
vista tecnico” . Nel 1952 viene realizzato nella
sede Rai di corso Sempione, a Milano, un
ulteriore impianto di studi televisivi, con un
secondo trasmettitore dal quale viene messa in
onda la cerimonia inaugurale della Fiera
Campionaria. Il primo telegiornale sperimentale
viene trasmesso il 9 settembre 1952.
Dal 12 al 27 aprile 1952 va in onda da Milano, in
collegamento con Torino attraverso un ponte
radio a microonde realizzato dalla Magneti
Marelli, il primo ciclo di trasmissioni sperimentali
(sei ore al giorno): i programmi coprono diverse
tipologie produttive, per verificarne le
problematiche economiche, tecniche e
organizzative. Quando nella tarda primavera del
1952 la Rai presenta al ministero delle Poste il
Frequency modulation was also adopted for
broadcast of the third radio channel.
Between 1948 and 1952, Sernesi turned RAI into
a major mass communications company with
high production values and technical services to
match Europe’s finest. Significant and successful
efforts were also made to clamp down on nonpayment of the licence fee, and to increase
listening figures within the home, which by 1953
had risen 243% to just under 5 million. Italy at
last had a radio density comparable to other
European nations, though it still lagged some
way behind Europe’s leaders. New radio sets that
were smaller and cheaper to buy also helped.
Once again, income levels were the key factor in
the process. In rural towns and villages, listening
to the radio continued in some cases to be a
group pursuit, in public locations that, more
often than not, also housed a telephone.
Experimental TV broadcasts resumed in Italy in
1949. The first research project and first
transmitter used American technology and was
erected in Turin. The first experimental broadcast
took place on 11 September 1949. Comparisons
were made between various broadcast standards,
in the run-up to the 1952 decision to adopt the
European standard: 625 interlaced lines and 25
pictures per second. “The validity of this choice is
highlighted by the opinion of Mr Zworykin, the
founder of modern television, who says that
Italian TV is the most technically advanced of
all.”30 New TV studios were built at the RAI
headquarters in Corso Sempione, Milan, along
with a second transmitter that was used to
broadcast the opening ceremony for the Trade
Fair. Italy’s very first TV news bulletin went out on
9 September 1952.
An initial six hour per day cycle of experimental
programmes went out between 12 and 27 April
1952 from Milan, with links from Turin via a
93
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
progetto per una rete italiana di televisione e
sottoscrive la convenzione di servizio, non sta
dunque giocando d’azzardo; l’impegno di attivare
il servizio televisivo nazionale dal gennaio 1954 è
assunto a ragion veduta. Nell’autunno 1953, con
l’entrata in funzione dello studio di Roma e del
collegamento Roma-Milano, l’azienda è pronta
per il lancio del servizio televisivo nazionale, che
avviene il 1° gennaio 1954. Il 10 aprile 1954 la
Rai, pur mantenendo immutata la sigla, cambia la
propria denominazione in Rai – Radiotelevisione
Italiana.
94
Anche in campo discografico nel dopoguerra si
produce una rivoluzione, con il passaggio dal “78
giri” al disco in vinile. Con questa tecnologia si
possono produrre dischi a 33 giri al minuto, detti
long playing per la loro maggior durata, capaci di
contenere un’intera sinfonia in un solo disco (i “78
giri” non potevano). In Italia un giovane cantante,
Teddy Reno, finanziato dal padre, decide di
fondare nel 1948 una nuova casa discografica, per
produrre i propri dischi e lanciare nuovi artisti
italiani, contrapponendosi al sostanziale monopolio
d’anteguerra della VCM. Nasce così la Compagnia
Generale del Disco (CGD), con sede a Milano.
Direttore artistico della CGD è Lelio Luttazzi, e
socio di minoranza Ladislao Sugar (Messaggerie
Musicali), al quale nel 1958 Reno cederà il
controllo della società. Dal 1956 la CGD produce
anche i nuovi piccoli dischi a 45 giri, che
contengono un brano musicale, in genere di
musica leggera, spesso reso popolare dalla radio.
Il rinnovamento tecnico della discografia e della
radiofonia porta allo sviluppo di nuovi strumenti
di registrazione, i magnetofoni a nastro
magnetico e bobina aperta, che poi si diffondono
dagli studi di produzione all’ambiente domestico.
All’origine vi è il Magnetophon tedesco degli anni
Trenta; la sua evoluzione commerciale avviene
microwave radio relay set up by Magneti Marelli. A
variety of show types were broadcast in order to
assess economic, technical and organizational
issues. In 1952, RAI presented its plans for an
Italian television network to the Ministry of the Post
Office, and subsequently signed a licensing
agreement for the service. The company knew that
it could deliver on its commitment to start up a
national TV service by January 1954. In the autumn
of 1953, the company completed its preparations
for the new TV service by initiating operations at its
Rome studios and inaugurating a link between
Rome and Milan. The new service started on 1
January 1954. On 10 April 1954, RAI changed its
name to RAI – Radiotelevisione Italiana (and
without updating the acronym used in its name).
A revolution also swept through the record
industry after the war, with the transition from
“78s” to vinyl records. This new technology made
it possible to manufacture records that were
played back at 33 revolutions per minute. Known
as long-players (LPs), they could hold an entire
symphony on a single record, something that 78s
couldn’t do. Funded by his father, in 1948 a
young Italian singer called Teddy Reno decided to
set up his own record label to produce his own
records and launch new Italian talent, putting
him in competition with VCM, the company that
prior to the war had essentially held a monopoly.
Reno’s Compagnia Generale del Disco (CGD) set
up shop in Milan. Lelio Luttazzi became CGD’s
Artistic Director. Ladislao Sugar (Messaggerie
Musicali), who initially had a minority interest,
bought Reno out in 1958. Starting in 1956, CGD
also began selling the new small 45 rpm records
that held a single track, generally of easy listening
music popularized via the radio.
Technical developments in the record and
broadcasting industries led to the development of
Uno dei primi
registratori, 1940.
One of the earliest
recorders, 1940.
però negli Stati Uniti, durante la
guerra, per opera di un divo con il
pallino della tecnologia, Bing
Crosby, e di un ex tecnico militare,
Jack Mullin. Quest’ultimo, venuto in
possesso per motivi di servizio di
due Magnetophon e dei relativi
nastri, si dedica a modificarli per
applicarli al sonoro cinematografico.
Una sua dimostrazione negli studios della MGM
suscita l’interesse di Bing Crosby, che invece vuole
servirsene per pre-registrare i suoi spettacoli alla
radio. Crosby investe così 50.000 dollari per
comprare una piccola azienda locale, la Ampex,
in cui Mullin possa sviluppare industrialmente il
suo prototipo. Il successo arriva subito.
In Italia il modello più noto di questo tipo di
registratore viene messo in commercio per le
famiglie dalla Geloso di Milano. Si tratta di
un’azienda fondata nel 1931 da Giovanni (John)
Geloso, per produrre radioricevitori amatoriali e
componentistica elettronica; i materiali della
Geloso sono venduti anche in kit, con istruzioni di
montaggio. Nel 1932 inizia le pubblicazioni il
“Bollettino tecnico Geloso”, gratuito, che unito
alle istruzioni dei kit di montaggio contribuisce ad
avvicinare molte persone all’elettronica,
facendone un hobby che si diffonderà soprattutto
dagli anni Cinquanta. Dal 1950, infatti, Geloso
amplia la sua gamma di prodotti, che si
estendono ai piccoli registratori a nastro, subito
popolarissimi, alle radio portatili, alla
strumentistica per laboratorio, ecc. Si tratta di
prodotti di buona qualità, ben realizzati e
innovativi anche nel design, di costo accessibile.
L’ampia offerta di programmi radiofonici, la
new recording devices – open spool tape
recorders – that later made the transition from
the confines of production studios into the home.
The forerunner of these devices was the
Magnetophon. Initially developed in Germany in
the Thirties, it was commercially developed in the
United States during the war, thanks to a star
with a penchant for technology, Bing Crosby, and
former military engineer Jack Mullin. After
obtaining two Magnetophon machines and tapes
while serving in the military, Mullin worked on
adapting the technology for use as part of the
movie sound recording process. Bing Crosby
became interested after watching one of Mullin’s
demonstrations at MGM Studios. Crosby decided
to use the technology to prerecord his radio
shows. Crosby invested $50,000 to buy out a
small local company called Ampex, where Mullin
could develop his prototype for industrial
manufacture. The resulting product proved to be
an immediate hit.
The best-known model of this type of recorder
was sold in Italy to households by the Geloso
company of Milan. The company had been
founded in 1931 by Giovanni (John) Geloso to
manufacture radio receivers for enthusiasts, and
electronic componentry. Geloso also sold its
95
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
Pubblicità della gamma
dei prodotti della Geloso, 1961.
Advert for the Geloso company’s
range of products, 1961.
96
nascente programmazione
televisiva, il rilancio dell’industria
discografica, la disponibilità dei
registratori a nastro, sono alla
base di uno sviluppo senza
precedenti di quelli che vengono chiamati gli
elettrodomestici “brown” (in italiano “marroni”
o “scuri”, secondo i gusti), così definiti per
distinguerli da quelli “bianchi”: questi ultimi
hanno infatti una scocca metallica, smaltata nel
colore simbolo dell’igiene e della luminosità,
mentre gli oggetti elettrici per la comunicazione
e lo svago sono fin dall’inizio contenuti in
involucri di legno o di materiali sintetici, marroni
o neri. Questi apparecchi, in Italia, sono in gran
parte realizzati con un’elettronica a valvole, fino
alla seconda metà degli anni Cinquanta, quando
anche da noi sbarca l’elettronica del transistor,
inventato nei laboratori Bell nel 1949. Negli anni
Sessanta il transistor favorirà un’ulteriore
diminuzione delle loro dimensioni e dei loro
costi.
Mentre in altri paesi gli enti concessionari
procedono gradualmente e con cautela nella
diffusione della rete televisiva, in Italia la
strategia adottata dalla Rai per conto del
governo è quella di estendere il servizio il più
rapidamente possibile31. Nel giro di pochi anni la
televisione raggiunge un numero di abbonati
uguale a quello della radio. Gli apparecchi
importati, in particolare i televisori, hanno prezzi
elevati, e le aziende italiane, dalla Geloso alla
Radio Marelli ai marchi minori, scommettono su
materials in kit form, along with instructions for
assembly. In 1932, the company began publishing
a free “Bollettino Tecnico Geloso” newsletter.
Along with the assembly kit instructions, this
publication helped to interest many people in
electronics, and created a hobby that reached its
peak of popularity in the 1950s. In 1950, Geloso
broadened its product range to include small tape
recorders (an immediate bestseller), portable
radios, laboratory equipment and more. The
company’s products were of good quality, wellbuilt and innovative, not least from a design point
of view. They were also priced to sell.
A broad range of radio shows, nascent TV
programming, a revived record industry, and
the availability of tape recorders were all factors
that led to unprecedented growth in what was
known as the “brown appliances” market. This
term differentiated these items from “white
goods”, which had metal bodies enamelled
with the colour that symbolized hygiene and
light; communications- and entertainmentoriented electric items, on the contrary, had
from the start been housed in wooden or
black/brown man-made materials. In Italy, the
vast majority of these devices were made with
valve-based electronics. Transistors, which had
been invented by Bell Labs in 1949, began to
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
Stand alla Mostra di apparecchi
elettrodomestici a Potenza, maggio 1953.
A stand at the Potenza Home
Appliances Show, May 1953.
apparecchi di buona qualità e design originale, a
un prezzo contenuto. Prima che finiscano gli
anni Cinquanta il mercato italiano assorbe, oltre
agli altri apparecchi “brown” di cui abbiamo
parlato, 6 milioni di radio e 4 milioni di
televisori. Si crea in tal modo un’occasione
irripetibile, che favorisce lo sviluppo industriale
dell’elettronica di consumo nel nostro Paese:
anche aziende poco più che artigianali fanno un
salto una nuova dimensione produttiva.
L’America in casa
98
Oltre a sostenere direttamente lo sviluppo di un
settore industriale come l’elettronica (che in Italia
ha già una certa tradizione, anche se mai ha
goduto di un mercato così ampio), radio,
televisione e musica leggera promuovono la
diffusione di nuovi stili di vita. Possono farlo
perché il Paese è attraversato da una voglia di
cambiamento senza precedenti, dopo il totale
ricambio della classe dirigente, la nascita della
Repubblica e l’entrata in vigore della nuova carta
costituzionale. Anche il contesto internazionale,
attraversato da venti di guerra e dalla paura del
conflitto atomico, si rivela alla fin fine un
incentivo alla penetrazione dei modelli di
consumo provenienti da oltre oceano: la sfida al
conservatorismo sociale è infatti facilitata
dall’esigenza, sostenuta con particolare forza
dall’alleato americano, di antagonizzare la
diffusione del movimento comunista attraverso
un rapido sviluppo economico e la propaganda, a
ogni livello, del modello (e del sogno)
americano32.
È conseguenza di questa impostazione, ad
esempio, la scelta di non sovvenzionare con il
Piano Marshall i programmi idroelettrici della
take over in Italy from the mid-50s. In the
1960s, transistors prompted a new revolution in
terms of size and cost.
Whereas in other countries licence-holding
institutions tended to proceed gradually and
cautiously in rolling out their TV networks, in Italy
the strategy adopted by RAI, with government
backing, was to extend the service as rapidly as
possible.31 Within a few years, television coverage
had caught up with radio coverage in Italy.
Imported equipment, especially television sets,
was expensive. Italy’s companies, from Geloso to
Radio Marelli and the smaller brands, competed
to manufacture equipment that boasted high
standards of quality and original designs at
affordable prices. Before the 50s were out, in
addition to the “brown appliances” noted above,
Il mercato degli elettrodomestici
negli Stati Uniti durante il 1953,
da “Quaderni Edison”, marzo 1954.
The US home appliance market
in 1953, from “Quaderni Edison”,
March 1954.
the Italian market had absorbed 6 million radios
and 4 million TV sets. The conditions were ripe
for a one-off development opportunity for Italian
consumer electronics, and a slew of small, familyrun companies took advantage and grew rapidly
in size.
America at Home
Edison e della SADE, promuovendo invece una
più ampia disponibilità di elettricità a prezzi più
bassi, con l’incentivazione del termoelettrico, e
poi del nucleare. In realtà la prospettiva politica
dell’amministrazione non è condivisa da tutte le
voci statunitensi. Si è già detto della proposta ITT,
basata su una visione ristretta delle prospettive di
sviluppo telefonico del Paese, che il governo
italiano rigetta, e che è smentita in poco tempo
dai fatti. Una smentita non meno netta toccherà
alla General Motors (divisione Frigidaire), che nel
1952, in uno studio sulle potenzialità di sviluppo
del mercato degli elettrodomestici in Italia,
formulerà previsioni che la porteranno a perdere
una grossa occasione di mercato per i propri
frigoriferi.
Ancora nel 1955 l’Istituto Internazionale Battelle,
una delle massime autorità in fatto di analisi delle
imprese, afferma: “È da escludere che l’Italia
possa sviluppare una forte e autonoma industria
dei frigoriferi e che si crei un mercato del settore
As well as directly driving the development of
electronics (an industrial sector with a strong
tradition in Italy, despite not previously attracting
such a broad market), radio, television and easy
listening prompted the adoption of new lifestyle
practices. After a completely new ruling class
took its place, the Italian Republic was founded
and a new constitutional charter introduced, the
country was hungry for change the likes of which
it had never seen before. The international
situation, characterized by sabre rattling and fear
of nuclear war, also helped foster the take-up of
an approach to consumption more familiar to
America. The challenge to social conservatism
was facilitated by the need – supported strongly
by Italy’s US ally – to combat the spread of the
communist movement through rapid economic
development and propagation of the American
model/dream at every level.32
One consequence of this approach was, for
example, the decision not to fund the Edison and
SADE companies’ hydroelectric programmes
through the Marshall Plan, but rather to support
wider availability of electricity at lower prices by
providing incentives for thermoelectric – and later
nuclear – power. In reality, the political priorities
of the Italian government were not 100%
consistent with America’s wishes. We have
99
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
Depliant promozionale
dei frigoriferi Fiat, 1941.
100
abbastanza ampio e
interessante”33. Le filiali delle
industrie degli elettrodomestici
europee e statunitensi che
operano in Italia, dunque,
assumono un atteggiamento
attendista nei confronti del
mercato, che ritengono destinato
a crescere con molta lentezza. Si
tratta di previsioni che scontano
significative dosi di pregiudizio
culturale e politico, e che per
fortuna favoriranno,
involontariamente, la crescita delle
imprese italiane. Anche nella classe dirigente
nazionale è presente questo orientamento: una
parte del potere economico ipotizza, con i suoi
referenti politici, uno sviluppo a ritmi contenuti,
che salvaguardi gli assetti sociali tradizionali, e nel
quale il contrasto dei movimenti socialcomunisti
sia tutto affidato all’intervento repressivo.
Invece nel decennio 1951-1960 i consumi privati
per beni di consumo “secondari”, cioè
indispensabili ma non alimentari, vedono un tasso
di crescita quasi del 66%. Questo incremento è
sostenuto soprattutto dall’arredamento e dagli
elettrodomestici, come conferma l’impennata
degli acquisti di beni durevoli di uso domestico,
uguagliata soltanto da quella dei mezzi di
trasporto. Questi dati danno ragione ad altre
forze politiche e imprenditoriali, che puntano su
uno sviluppo più dinamico, nel quale siano un
diffuso benessere economico e una più ampia
mobilità sociale a togliere spazio politico a partiti
e movimenti considerati incompatibili con la
collocazione internazionale dell’Italia.
Questa diversa prospettiva è condivisa dalla nuova
classe dirigente che si ispira al cattolicesimo
sociale (manager pubblici come Pasquale
Saraceno ed Enrico Mattei, politici come Ezio
Brochure for Fiat
refrigerators, 1941.
already seen that the government
rejected an offer from ITT because
it only envisaged a limited
development of the telephone
industry in Italy, and in this the
government was quickly proven
correct. The Frigidaire division of
General Motors made a similar
mistake when, in 1952, its forecast
of electrical appliance market
growth potential in Italy resulted in
the company missing out on a major market
opportunity for its own refrigerators.
In 1955, the Istituto Internazionale Battelle, which
at that time was one of the most authoritative
business analysts, stated: “It is unthinkable that
Italy will develop a strong, independent
Vanoni, industriali come Adriano Olivetti) e dagli
uomini che si sono formati nell’IRI (come i
banchieri Donato Menichella e Raffaele Mattioli, e
gli “elettrici” Giuseppe Cenzato, Arnaldo Maria
Angelini, Girolamo e Felice Ippolito), i quali si
rifanno alla tradizione tecnocratica avviata da
Francesco Saverio Nitti e Alberto Beneduce.
Questa posizione è in fondo anche quella della
Fiat: l’industria automobilistica torinese, infatti, se
da un lato si scontra duramente con la Cgil (il
sindacato più grande, radicato nella base sociale
del Psi e del Pci), dall’altro punta sul pedale della
crescita veloce ed è protagonista della
Lettera inviata dalla S.A. Frigoriferi, esclusivista
per i frigoriferi Fiat, alla Società elettrica
bresciana con i prezzi di vendita al pubblico,
1940. Sotto, l’interno di un depliant.
Letter sent by S.A. Frigoriferi, exclusive agent
for Fiat refrigerators, to the Società elettrica
bresciana with retail prices, 1940. Below, inside
pages from a brochure.
refrigerator industry, or that a sufficiently broad
and attractive market will develop for this
industry.”33 The Italian branches of European and
US electrical appliance manufacturing companies
operating in Italy took a wait-and-see attitude to
the local market, which they expected only to
grow very slowly. These forecasts were very much
coloured by cultural and political prejudice; to
Italy’s good fortune, they involuntarily fostered
the growth of home-grown firms. However, this
outlook was also shared by a portion of the
country’s ruling class. Members of Italy’s
economic elite and politicians expected growth to
proceed slowly, allowing them to protect
traditional social structures, while at the same
time combating socialist and communist
movements through repression alone.
On the contrary, between 1951 and 1960, private
consumption of “secondary” consumer goods (i.e.
excluding food) grew at a rate of close to 66%.
101
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
102
motorizzazione di massa. Un ruolo meno noto
ma assai rilevante, come si vedrà, la Fiat lo svolge
anche nella produzione di massa dei frigoriferi.
Completata la fase più difficile della ricostruzione,
lo sviluppo economico italiano si manifesta nel
quinquennio 1948-1953 con la diffusione delle
macchine da cucire (soprattutto a pedale, per il
costo di quelle elettriche), dei motoscooter e dei
fornelli a gas liquido. Gli scooter sostituiscono,
nelle famiglie piccolo-borghesi e operaie, la
bicicletta: nel 1948 ne circolano 161.000, nel
1951 si passa a 517.000, nel 1954 si arriva a
1.243.000. Ancor più impressionante lo sviluppo
dei fornelli a gas liquido. Fino ai primi anni del
secondo dopoguerra gli apparecchi domestici
erano di fatto limitati ai fornelli elettrici o a gas di
città e agli scaldabagni elettrici, diffusi solo nei
centri urbani; le cucine economiche (a carbone o
a legna) venivano invece impiegate in prevalenza
nei piccoli e medi centri urbani e nelle campagne.
La fortuna del gas liquido è verosimilmente legata
alla sostituzione delle cucine economiche e dei
fornelli elettrici, e alla diffusione delle stufe a gas.
Introdotto nel 1938 dalla società Liquigas di
Milano, che lo distribuisce nelle regioni
settentrionali, nel dopoguerra il gas in bombole è
prodotto anche dall’Agipgas e poi dalla Pibigas,
che lo distribuiscono su tutto il territorio
nazionale: il consumo balza dalle 14.000
tonnellate del 1947 alle 41.000 del 1950, e arriva
a 400.000 nel 1956. Le famiglie utenti sono
This rate was driven above all by furnishings and
electrical appliances, as may be seen from the
sharp rise in the purchase of durable household
goods, which was matched only by means of
transport. These figures bore out the opinions of
other political and business forces, which were
counting on more dynamic growth as economic
wellbeing spread. Allied to greater social mobility,
this was seen as the best way of blocking the
political rise of parties and movements that were
considered inimical to Italy’s international
allegiances.
This outlook was shared by the emerging ruling
class, men who were inspired by social
catholicism (public sector managers like Pasquale
Saraceno and Enrico Mattei; politicians like Ezio
Vanoni; and industrialists such as Adriano
Olivetti), as well as men who had risen through
the ranks of IRI (bankers Donato Menichella and
Raffaele Mattioli, and “electricians” Giuseppe
Cenzato, Arnaldo Maria Angelini, Girolamo and
Felice Ippolito), who would carry on in the
technocratic footsteps of Francesco Saverio Nitti
and Alberto Beneduce. It was also shared by FIAT.
The Turin-based vehicle manufacturer was
fighting on two fronts: clashing with the CGIL
(Italy’s largest union, whose membership was
broadly drawn from Italy’s Socialist and
Communist parties), while at the same time
pressing on the pedal of accelerated growth,
from which it would benefit through mass car
sales. As we shall see,
FIAT also played a less
well-known but very
important role in the
Cucina elettrica combinata
con cucina a gasificazione
di legna o carbone
e, accanto, cucina elettrica
ad accumulo, 1946.
An electric cooker
combined with a wood
or coal gas-fired cooker
and, alongside, an
accumulation electric
cooker, 1946.
Lettera e depliant inviati
dalla CGE alla Società
elettrica bresciana con
le caratteristiche tecniche
e i prezzi degli apparecchi
frigoriferi per uso
domestico da loro
prodotti, 1940.
Letter and brochure sent
by CGE to the Società
elettrica bresciana stating
the technical specifications
and prices of their home
refrigeration range, 1940.
220.000 nel 1949, ma due anni dopo sono
1.260.000 e nel 1954 arrivano a 4.500.000. Se si
considera che la generalità degli utenti non
disponeva in precedenza di fornelli a gas liquido,
e che le stufe a gas sono usate normalmente in
case dove c’è già una cucina, se ne ricava che nel
periodo 1949-1954 il mercato assorbe oltre
4.000.000 di apparecchi. Gran parte di essi sono
prodotti da piccole aziende artigianali o semiindustriali, e danno probabilmente ragione
dell’esistenza sul territorio nazionale, nel corso di
quegli anni, di un gran numero di piccoli
fabbricanti.
Anche se non sono alimentate dall’elettricità, le
cucine a gas vengono storicamente considerate
elettrodomestici “bianchi”, per l’esistenza di
significative convergenze nelle tecnologie
produttive. E infatti le ditte che hanno acquisito
esperienza con fornelli a gas cercano di
diversificare e ampliare l’attività proprio in questo
settore. Secondo Carlo Castellano, il primo
studioso della vicenda (e uno dei più acuti), è
proprio in questa dinamica che si deve cercare il
punto di innesco della veloce crescita dell’industria
italiana degli elettrodomestici34: “Tale fenomeno
mass manufacture of
refrigerators.
Following the emergency
phase of post-war
reconstruction, between
1948 and 1953,
economic growth in Italy
was spearheaded by
mass sales of sewing machines (especially pedaldriven machines, owing to the cost of electric
machines), scooters, and liquid gas stoves. In
lower-middle-class and working-class families,
scooters replaced the bicycle. In 1948, 161,000
scooters were on Italy’s roads; by 1951, this
number had risen to 517,000, and by 1954
1,243,000. Growth in the number of liquid gaspowered cookers rose even more rapidly. Up until
the early post-war period, household appliances
were limited to electric or gas cookers in town,
and electric water heaters, which were only found
in any numbers in built-up areas. Low cost ranges
(either coal- or wood-fired) were the norm in
villages, small towns, and rural areas. Liquid gas
was very much in demand as people sought to
replace cheap cooking ranges and electric stoves,
and as people converted to gas-fired heaters.
Liquid gas was first introduced in 1938 by the
Liquigas company of Milan, which distributed the
product in Italy’s northern regions. After the war,
gas canisters were also produced by Agipgas and
later Pibigas, which distributed the product
nationwide. Consumption leapt from 14,000
tonnes in 1947 to 41,000 tonnes in 1950, and
103
presentò – scrive – un’importanza decisiva quale
fattore di rottura della stasi tecnico-organizzativa
che aveva sino allora caratterizzato l’industria
elettrodomestica italiana, rendendo possibile la
produzione su scala industriale dei fornelli e delle
cucine”.
In pochi anni, peraltro, la capacità di
assorbimento del mercato volge verso la
saturazione: “Alcune imprese produttrici di cucine
e fornelli – prosegue Castellano – ritennero
intorno al 1953-1955 che era necessario sfruttare
i vantaggi conseguiti su tali prodotti, che
manifestavano tra l’altro un sensibile
ridimensionamento della domanda, iniziando la
produzione di altri elettrodomestici: in particolare
i frigoriferi”. Il frigorifero non allevia la fatica
femminile, ma consente di migliorare e ampliare
le scelte alimentari, e poi, come si è già detto, è
anche uno status symbol: lo è in massimo grado il
Fiat, che è il marchio dell’80% di quei 21.000
frigoriferi presenti all’inizio degli anni Quaranta
nelle famiglie italiane più ricche; il resto è
prodotto quasi tutto dalla CGE, la controllata
italiana della General Electric. Ma non sono molte
le famiglie che possono permetterselo, nemmeno
con il maggior benessere che va diffondendosi.
I nuovi imprenditori del settore, grazie
all’esperienza maturata “ai fornelli”, sanno di
dover realizzare elettrodomestici dimensionati
sulle caratteristiche dei loro potenziali clienti, sia
in termini di abitudini e abitazioni, sia in termini
di prezzo. Dura poco, perciò, la fase imitativa dal
prodotto estero, e presto si passa alla
progettazione di apparecchi che hanno
un’impostazione costruttiva originale e sono
caratterizzati da un design diverso. Da un punto
di vista strettamente tecnologico i prodotti ai
quali si dedicano i produttori italiani sono maturi,
e le innovazioni introdotte sono di carattere
“adattativo”: prime e componenti più economici,
400,000 tonnes in 1956. The number of
households that consumed liquid gas in 1949
was 220,000. Two years later, the number stood
at 1,260,000. By 1954, 4.5 million Italian
households were consumers. Considering that for
the most part these consumers had not previously
owned liquid gas stoves, and that gas heaters
were generally used in homes that already owned
a gas stove, it is clear that between 1949 and
1954, the market absorbed more than 4 million
appliances. The vast majority of these devices
were manufactured by small family-run or semiindustrial companies. Indeed, the industry was
responsible for the foundation of a great many
small companies across the country during this
period.
Although they were not electricity-powered per
se, gas cookers were historically considered as
“white” electrical appliances owing to significant
manufacturing technology convergence. And so it
came to pass that companies that cut their teeth
on gas cookers went on to diversify and expand
their activities into this sector. According to Carlo
Castellano, the first (and one of the most
perceptive) scholars to research the subject, this
was the spur for the rapid growth to come in the
Italian electrical appliance industry.34 He writes:
“This phenomenon was of vital importance in
breaking through the technical and organizational
stagnation that up until then had characterized
Italy’s homegrown electrical appliance industry,
making it possible to manufacture stoves and
cookers on an industrial scale.”
However, it only took a few years for the
market’s ability to absorb these products to come
close to saturation. Castellano continues:
“Between 1953 and 1955, a number of stove and
cooker manufacturers believed that the time had
come to exploit the benefits of these products,
which among other things were beginning to see
105
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
e standardizzazione e semplificazione dei prodotti
mirano a ridurre i costi; la netta differenziazione
del design rispetto ai modelli stranieri punta
invece a una caratterizzazione del prodotto con la
prospettiva di realizzare, almeno sul mercato
interno, una politica “di marchio”.
Da artigiani a industriali
106
Una delle prime aziende a seguire la traiettoria
che dai fornelli porta ai frigoriferi è la Ignis,
fondata a Comerio dalla famiglia Borghi nel
1943. Dal 1944 al 1950 la prima produzione di
fornelli elettrici si allarga alle cucine elettriche con
forno e in seguito ai fornelli a gas liquido. La Ignis
concede in vendita esclusiva i propri prodotti ai
concessionari provinciali e regionali della Pibigas,
che si sta affermando con successo in tutta Italia,
e che ha un effetto di “traino”. Nel 1951 sotto la
guida di Giovanni Borghi inizia la produzione e la
vendita di scaldabagni, poi di frigoriferi ad
assorbimento, quindi di frigoriferi a compressore.
Tra il 1955 e il 1961, la Ignis riesce a mettere a
punto un prodotto che diventa lo standard del
frigorifero italiano: basso prezzo, stile e disegno
gradevole. “Essa raggiunge in tal modo un
elevato grado di integrazione verticale e grazie ad
un costante aggiornamento tecnologico farà da
35
guida a tutto il settore” .
Nel campo dei frigoriferi entra nel 1952 anche la
Siltal, fondata ad Abbiategrasso da Romeo
Scarioni nel 1948: si tratta di una piccola azienda
che effettua lavorazioni meccaniche leggere in
conto terzi; il fondatore è un operaio
specializzato capace di risolvere in modo geniale i
problemi produttivi, con un socio competente in
campo amministrativo. La Siltal è la prima azienda
italiana a introdurre elementi innovativi nel
a significant drop-off in demand, and start
manufacturing electrical appliances, most notably
refrigerators.” Refrigerators did nothing to reduce
the toil of women in the home, but they offered
an improved selection of potential foods, and, as
we saw earlier, they were also a status symbol.
FIAT had manufactured fully 80% of the 21,000
refrigerators in use at the start of the 1940s in
Italy’s richest households; almost all of the rest
were produced by CGE, General Electric’s Italian
subsidiary. Still, even with growing economic
clout, few households had been able to afford a
refrigerator.
Building on their experience with cookers, industry
newcomers were well aware that that had to
tailor their electrical appliances to their potential
clients’ habits, living space and pockets. These
manufacturers soon ceased imitating foreign
products and started producing original and
different designs for new items. From a strictly
technological point of view, the product areas that
these Italian manufacturers were entering were
mature. The innovations they offered were
“adaptive” in nature: cheaper raw materials and
components, and the standardization and
simplification of products in order to reduce costs.
A clear differentiation in design compared with
foreign-made models was intended to set their
products apart and generate brand awareness, at
least on the domestic market.
From Artisans to Industrialists
Ignis, founded in Comerio by the Borghi family in
1943, was one of the first companies to follow
the path from stoves to refrigerators. Between
1944 and 1950, the company’s initial output of
stoves expanded to include electric cookers with
Brevetto per armadio frigorifero ad uso
domestico con corredo di materiali
di confezionamento degli alimenti per
medie e lunghe conservazioni, ditta
Antonio Zanussi, 1956. Sotto, modello
di armadio frigorifero Indesit, 1956.
A patent for a home refrigeration cabinet
along with packaging materials for
medium- and long-term food storage, the
Antonio Zanussi company, 1956. Below, an
Indesit cabinet refrigerator, 1956.
107
processo di produzione dei frigoriferi: in
particolare la tecnica di piegatura “tangenziale”
per le casse frigorifere, che permette di realizzare
frigoriferi rettangolari, e non più tondeggianti
secondo il tradizionale modello americano.
L’azienda poi diversifica su altri elettrodomestici,
ma fondamentalmente produce in conto terzi,
vale a dire realizza apparecchi che vengono poi
commercializzati con il marchio dell’industria
committente. In questo la Siltal anticipa quella
diverrà alcuni anni dopo una strategia molto
diffusa tra le aziende italiane del settore.
built-in ovens, and then liquid gas-powered
cookers. Ignis sold its products exclusively
through provincial and regional licence-holders of
Pibigas, a company that was successfully
expanding across Italy, therefore driving up sales.
Under the management of Giovanni Borghi, in
1951 the company began manufacturing and
selling water heaters, followed by absorption
refrigerators and then compressor refrigerators.
Between 1955 and 1961, the Ignis company
developed a product that became the standard
for an Italian refrigerator, characterized by a low
price point and attractive styling and design.
“Thanks to these qualities, it achieved a high
degree of vertical integration, and through
ongoing technological updates, it ended up
blazing a trail for the entire sector.”35
The Siltal company, founded in Abbiategrasso by
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
108
Di ben altro tenore la storia della Zanussi, che
inizia anch’essa la produzione di frigoriferi nel
1953-1954. Le sue origini risalgono alla piccola
officina artigianale di Antonio Zanussi, che a
Pordenone produce e vende stufe a legna. Alla
sua morte subentrano i figli Lino e Guido, che nel
1948 riescono a ottenere dalla Liquigas e
dall’Agipgas alcune commesse per la produzione
di fornelli a gas liquido da vendere o dare in
comodato con le bombole. Rendendosi conto
dell’esaurimento della fase espansiva di questo
prodotto, i due fratelli decidono di ampliare la
loro offerta, iniziando a produrre frigoriferi su
licenza Necchi. Tra il 1954 e il 1958 l’azienda
giunge alla definizione di un proprio prodotto,
caratterizzato in termini di stile, colore e prezzo, e
compie il salto verso un’organizzazione produttiva
su scala industriale. Contestualmente gli Zanussi
costruiscono una strategia di vendita basata sulla
reputazione dei loro marchi: Rex e Naonis.
Assai peculiare è invece la vicenda della Fiat,
unico grande gruppo italiano presente nel settore
all’indomani della guerra. Fiat vende con proprio
marchio frigoriferi prodotti su licenza
Westinghouse, che vengono solo assemblati nei
suoi stabilimenti, e ripartisce la fabbricazione dei
componenti a un consistente indotto, secondo un
modello già adottato in campo automobilistico:
tra le aziende sub-fornitrici vi è anche una
controllata, la Aspera Frigo, che dal 1953 produce
Romeo Scarioni in 1948, entered the refrigerator
market in 1952. This small company, which had
previously undertaken light mechanical work on
behalf of other companies, was founded by a
specialized worker with a knack for coming up
with brilliant solutions to manufacturing
problems, who teamed up with a business
partner who was well-versed in administrative
skills. Siltal was the first Italian company to
innovate the refrigerator manufacturing process.
Specifically, the company perfected a technique
for “peripheral” refrigerator body folding that
made it possible to build rectangular rather than
the more traditional American rounded-shaped
refrigerators. The company later diversified into
other electrical appliances, for the most part
manufacturing on behalf of other companies who
then put their brand on the product before sale.
In this too, Siltal was a forerunner of a strategy
that would become widespread among Italian
companies in the industry.
Zanussi, which also began manufacturing
refrigerators in 1953/1954, followed a different
path. The company originated as a small artisan
workshop belonging to Antonio Zanussi which
made wood-fired stoves in Pordenone. After he
died, his sons Lino and Guido took over. In
1948, they won orders from Liquigas and
Agipgas to manufacture liquid gas cookers for
sale or lease with gas canisters. When they
realized that this
particular product was
reaching the end of its
growth stage, the two
brothers decided to
expand into the
Lavatrice per bucato
e, a sinistra, lavapiatti
elettrica, 1946.
Washing machine.
Left, electric
dishwasher, 1946.
Stand espositivi di elettrodomestici
“bianchi” alla Mostra di apparecchi
elettrodomestici a Potenza, 1953.
Stands displaying home appliance
“white goods” at the Potenza Home
Appliance Show, 1953.
l’elemento tecnologico fondamentale, i
compressori, su licenza dell’americana Tecumseh.
La capacità produttiva di questo componente,
offerta dalla Aspera, è un prerequisito per
l’espansione del settore che si verifica tra il 1953
e il 1958. L’azienda, che è anche esportatrice,
alimenta un flusso di mercato ampio, e non ha
concorrenti in Italia finché nel 1960 la Necchi
inizia a fabbricare compressori su licenza
Kelvinator.
Con Aspera il gruppo torinese resta quindi una
presenza di rilievo per la produzione di frigoriferi
anche dopo che il marchio Fiat, che perde ogni
anno quote di mercato (anche se raggiunge, in
cifra assoluta, una produzione superiore ai
100.000 pezzi l’anno), è uscito dal settore con la
cessione di macchinari e licenze alla Domowatt di
Leinì (famiglia Rivoia), che nel 1964 passa a sua
volta sotto il controllo della Singer. Mentre dal
1956 il marchio Fiat si avvia verso un’uscita
graduale, prende quota nel settore degli
elettrodomestici un’altra azienda piemontese, la
Indesit delle famiglie torinesi Campioni e
Candellero, al cui sviluppo iniziale offre un
contributo (almeno sotto il profilo tecnico) Vittorio
36
Valletta . Indesit, che si colloca da subito tra le
aziende di punta del settore, si indirizza al
manufacture of refrigerators, under licence from
Necchi. Between 1954 and 1958, the company
worked on its own product with unique style,
colour and price propositions, and made the
transition to industrial-scale manufacturing. In
the meantime, the Zanussi brothers put together
a sales strategy that was based on the
reputation of their Rex and Naonis brands.
FIAT, the only major Italian company with a
presence in the market immediately after the
war, followed a rather different trajectory. Under
its own brand name, FIAT sold refrigerators
manufactured under licence from Westinghouse,
which it assembled in its factories. The company
shared out the manufacture of components
among a large number of smaller local firms,
following the model it had adopted as a car
manufacturer. The company’s sub-suppliers
included one subsidiary, Aspera Frigo, which in
1953 began manufacturing the key technology
element – compressors – under licence from the
Tecumseh company of America. The
manufacturing capacity for this component
provided by Aspera was a prerequisite for
expansion in the sector, which duly took place
between 1953 and 1958. The company became
an exporter, providing a significant flow of the
109
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
Brevetto per ferro da stiro a riscaldamento
elettrico della Tecnomasio Italiano Brown
Boveri, giugno 1942.
Patent for an electrically-heated iron,
Tecnomasio Italiano Brown Boveri,
June 1942.
110
segmento inferiore del mercato, e offre una
gamma completa di elettrodomestici, mentre il
marchio Fiat era posizionato nella fascia più alta.
Ma l’introduzione dei frigoriferi non è che il
primo passo: ad esso segue l’ingresso sul mercato
italiano della lavatrice, che segna una nuova fase
di sviluppo. Le prime aziende che in Italia
producono lavatrici sono di fisionomia poco più
che artigianale: la Candy e la Riber, cui segue
poco dopo la Castor. La Candy viene fondata nel
1945 da Eden Fumagalli, che gestisce una piccola
officina meccanica a Monza, nella quale si dedica
fin dall’inizio dell’attività a produrre apparecchi
per il lavaggio, perfino a mano; l’introduzione del
prodotto è difficoltosa, dato che sul mercato
italiano non si trovano all’inizio nemmeno i
detersivi, e si deve impiegare il sapone
grattugiato. La situazione cambia con la
product onto the market. It had no competitors
in Italy until 1960, when the Necchi company
began manufacturing compressors under licence
from Kelvinator.
Aspera ensured that FIAT remained a significant
player on the refrigerator manufacturing market
even after the brand had quit the market and sold
its machinery and licenses to the Domowatt di
Leinì company (owned by the Rivoia family). The
FIAT brand had been losing market share year-onyear, even though in absolute terms its
manufacturing output exceeded 100,000 articles
annually. In 1964, the Domowatt di Leinì company
was in turn taken over by Singer. Just as the FIAT
brand was preparing to gradually make an exit
from this sector, in 1956 another Piedmont-based
company called Indesit, owned by the Campioni
and Candellero families of Turin, was just
beginning to make its mark on the electrical
appliances industry. The firm’s initial development
was helped to some degree (at least in terms of
technology) by Vittorio Valletta.36 Indesit
immediately became one of the market leaders. In
particular, it targeted the lower end of the market,
to which it offered a full range of electrical
appliances. In contrast, the FIAT brand had
positioned itself at the top end of the market.
However, refrigerators were just the first step. The
company then entered the Italian washing machine
market, which was embarking on a new phase of
growth. Candy and Riber, the first companies in
Italy to manufacture washing machines were, in
their approach, little more than artisan outfits. They
were joined shortly afterwards by Castor. Candy
was founded in 1945 by Eden Fumagalli, who ran a
small mechanical workshop in Monza dedicated
from the outset to manufacturing laundry machines
creazione, nel 1957, della prima lavatrice
semiautomatica, la “Bi-Matic”. Il successo del
modello permette anche a Fumagalli di procedere
alla razionalizzazione del processo produttivo e
quindi al salto verso l’organizzazione industriale.
Degli stessi anni è l’origine della Riber, sorta ad
opera di Bertolino, che inizia studiando il
funzionamento di una lavatrice inglese da lui
stesso regalata alla moglie. Convinto di poter
realizzare un apparecchio migliore, Bertolino inizia
la sua attività con il passaparola, vendendo a
conoscenti e vicini di casa. La piccola azienda
segue la traiettoria di sviluppo
dell’elettrodomestico, e già nel 1954 arriva a
produrre un modello semiautomatico. La Riber non
riesce però a espandersi ai ritmi di altre imprese
che in quegli anni fanno il salto verso la
dimensione industriale, e si specializza fortemente
nel settore del lavaggio, finendo per produrre solo
(including handwashing aids). Introducing their
products was not easy, given that at least initially,
detergents were not available on the Italian market;
people had to use grated soap. All this changed in
1957, when the company launched its first
semiautomatic washing machine, the “Bi-Matic.”
Such was the success of this model that Fumagalli
was able to rationalize the manufacturing process
and reorganize the company as an industrial
enterprise.
Riber was another company that emerged at this
time. It was founded by Bertolino, who began by
studying the workings of an English washing
machine he had given to his wife as a gift.
Convinced that he could build a better device,
Bertolino began selling his products by word-ofmouth to friends and neighbours. His small
company rode the electrical appliance wave, and
as early as 1954 was manufacturing a semi-
Sopra, disegno di ventilatore centrifugo per ambienti della Ercole
Marelli, maggio 1945, e accanto, riproduzione grafica per domanda
di brevetto per asciugacapelli della Neowatt, marzo 1949. A destra,
pubblicità per aspirapolvere elettrico “Primo” della Marelli.
Above, Ercole Marelli company design for a centrifugal indoor fan,
May 1945. Alongside, photocopy of a patent application
for a Neowatt hairdryer, March 1949. Right, advert for the Marelli
“Primo” electric hairdryer.
111
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
112
modelli in conto terzi, venduti cioè con altri marchi.
Nel 1955 sorge a Moncalieri la Castor, fondata da
Francesco Casarini, un meccanico autoriparatore
che tenta l’avventura imprenditoriale. La sua
azienda si specializza anch’essa nel settore del
lavaggio, e partecipa con successo alla fase di
introduzione del prodotto in Italia. Nel frattempo
stanno orientandosi verso la produzione di
lavatrici anche le aziende italiane che hanno già
fatto il salto di scala: la Zanussi entra su questo
prodotto nel 1958 con una licenza Westinghouse,
per arrivare a una lavatrice di progetto e
fabbricazione interni nel 1962. Nel 1959 viene
fabbricata la prima lavatrice della San Giorgio
Elettrodomestici: questa azienda nasce da una
ristrutturazione dell’omonima azienda ligure,
assorbita da Finmeccanica nel 1947, e si indirizza
alla produzione di mini-elettrodomestici per
cucina, aspirapolvere e lucidatrici prima di passare
agli elettrodomestici “bianchi”. Anche la Ignis
comincia a progettare lavatrici nel 1962.
Secondo un detto romano, “ogni festa finisce
con una lavata di piatti”. Ricordate invece Gadda
e l’Adalgisa? A quindici anni dal sogno di donna
Elsa la lavastoviglie, prossima puntata di questa
storia, non riesce proprio a
decollare. Le soluzioni
tecnologiche del lavaggio
sono più complesse, e
dunque è più difficile la
messa a punto della
macchina. Ma soprattutto
su questo apparecchio
gravano pregiudizi radicati
da parte dei consumatori,
che temono i danni ai loro
oggetti di cucina e di tavola
e dubitano dell’efficienza
del lavaggio automatico. Il
fenomeno riguarda tutti i
automatic model. Riber did not manage to
expand at the same pace as his competitors,
which were making the step-up to industrial
production levels. The company specialized in
washing machines, and ended up exclusively
manufacturing models on behalf of others (which
were then sold under other brand names).
In 1955, a car mechanic called Francesco Casarini
decided to go it alone in business and set up the
Castor company in Moncalieri. His new company
also specialized in the washing sector, and
became a successful competitor as the product
gained traction in Italy. In the meantime, a
number of Italian companies that had already
reached industrial output levels were preparing to
enter the washing machine market. Zanussi
started manufacturing a washing machine in
1958 under licence from Westinghouse; the
company manufactured its first in-house-designed
washing machine in 1962. San Giorgio
Elettrodomestici made its first washing machine
in 1959. The company was founded after the
previous Ligurian company of the same name had
been restructured following its absorption by
Finmeccanica in 1947. The new company began
making small electrical
appliances for the kitchen,
vacuum cleaners and polishers,
before branching out into
“white” electrical appliances.
Ignis designed its first washing
machines in 1962.
An old Roman adage has it
that “every party ends with the
dishes needing to be washed.”
Remember Gadda’s Adalgisa?
Fifteen years after Donna Elsa’s
dream about a dishwasher, the
next instalment of the story
Pubblicità della CGE, 1958.
Advert for CGE, 1958.
Modelli industriali per elettrodomestici della fine degli anni
Cinquanta. A sinistra, spazzola aspirapolvere della Lesa, 1957,
e macchina per cucire disegnata da Marcello Nizzoli per la Necchi,
1958. Sotto, lucidatrice aspirante della Lesa Costruzioni
Elettromeccaniche, 1959.
Industrial versions of home appliances, late 1950s. Left, the Lesa
vacuum cleaner brush, 1957, and a sewing machine designed by
Marcello Nizzoli for Necchi, 1958. Below, a vacuum polisher, Lesa
Costruzioni Elettromeccaniche, 1959.
mercati europei, e dipende in parte anche dalla
leggerezza con cui i produttori hanno tentato di
vendere i primi esemplari, di dubbia affidabilità,
danneggiandone l’immagine. Sarà necessario un
ulteriore consolidamento del benessere e della
tecnologia, prima che i consumatori tornino a
sperare in un apparecchio che li liberi dal lavaggio
dei piatti.
Nuove identità e nuovi consumi
Dal 1951 al 1961, secondo i dati dei censimenti
generali, la popolazione presente sul territorio
nazionale passa da circa 47 milioni a quasi 50
milioni, con un incremento del 5,8%, ma la
popolazione dei comuni capoluoghi di provincia
subisce un incremento complessivo del 21,3%; se si
esaminano solo i primi cinque comuni più popolosi
(Roma, Milano, Napoli, Torino e Genova)
l’incremento è addirittura del 27,3%, mentre se si
esaminano gli undici comuni con popolazione
superiore ai 300.000 abitanti (i precedenti più
113
was still waiting to be told. The technological
solutions required for developing a dishwasher
were more complex, which made it tougher to
finish development of a successful device. What’s
more, consumers had an ingrained prejudice
against dishwashers, including a widespread fear
that they might damage their kitchen- and tablewear, as well as a doubt that automatic washing
was effective. The situation was the same in
markets all over Europe, partly as a result of
manufacturers attempting to sell their earliest,
rather unreliable dishwashers, and damaging the
image of the appliance as a result. Greater
affluence and new technology would be required
before consumers were ready once more to
invest hopes in a device that would liberate them
from doing the dishes.
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
114
Palermo, Firenze, Bologna, Catania, Venezia e Bari)
l’incremento è del 24,9%. Larga parte della
popolazione attiva abbandona dunque le
campagne. La forte espansione dell’industria e dei
servizi permette di assorbire totalmente questa
forza lavoro e di richiamarne di ulteriore: l’aumento
dei consumi è al tempo stesso conseguenza e
fattore causale di questo sviluppo, in altre parole
l’espansione in una certa misura si autoalimenta.
La mobilità, d’altra parte, non va solo dalle
campagne alle città industrializzate, ma anche da
Sud verso Nord, e dalle attività agricole e
artigianali a quelle industriali. Questa emigrazione
interna è caratterizzata non solo dal rifiuto della
precedente condizione sociale (bracciante,
artigiano, ecc.) come nelle precedenti ondate
migratorie, ma da un rifiuto in blocco della
società tradizionale e della civiltà contadina. I
nuovi migranti hanno quindi una particolare
predisposizione a recepire i modelli di
comportamento e di consumo della società
industriale, e quindi anche gli elettrodomestici.
Sotto lo stimolo della comunicazione moderna e
della pubblicità (attraverso radio, televisione,
cinema, giornali, manifesti, ecc.) si diffondono
modelli di comportamento e di consumo propri
dei paesi capitalistici più sviluppati, in particolare
degli Stati Uniti. Questi modelli, che si erano già
affermati nei principali centri urbani durante la
seconda guerra mondiale e nell’immediato
dopoguerra, si estendono anche nei centri minori
e nelle campagne, con un rilevante demonstration
effect. La diffusione degli elettrodomestici è
l’espressione sia di un’adesione al sistema sociale
urbano proprio della società industrializzata, sia di
un rifiuto dell’assetto sociale tradizionale. Il
possesso della cucina, del frigorifero e della
lavatrice è ben più di un’affermazione di status
dentro la vecchia stratificazione sociale: è
piuttosto collegato a un senso di superiorità
New Identities, New Patterns
of Consumption
According to general census data, between 1951
and 1961 Italy’s population rose from around 47
million to almost 50 million, an increase of 5.8%.
At the same time, the number of people living in
main provincial administrative towns rose by
21.3%. This figure increased to 27.3% for the
country’s five largest cities (Rome, Milan, Naples,
Turin and Genoa), while the figure for the 11
municipalities with more than 300,000 inhabitants
(the five above plus Palermo, Florence, Bologna,
Catania, Venice and Bari) registered growth of
24.9%. A significant proportion of the activelyemployed population was abandoning the
countryside. Major expansion of industry and
services made it possible to completely absorb this
new workforce, and seek extra employees too.
Increasing consumption was both a consequence
and a cause of this development; in other words,
to a certain extent, this expansion was selffuelling.
Transfers occurred not just from the countryside
to industrialized towns, but from Italy’s South to
North, and from farming and crafts to industry.
Internal immigration was fostered by a spurning
of previous social status (labourers, artisans,
etc.), as was the case with previous waves of
immigration, but also by an out-and-out
rejection of traditional and peasant society.
These new migrants were predisposed to
adopting the behavioural and consumption
patterns of industrial society, and that included
electrical appliances.
Stimulated by modern marketing and advertising
(on the radio and TV, at the cinema, in
newspapers, on posters, etc.), conduct and
consumption patterns typical of the most
rispetto a quella stratificazione e all’introduzione
di nuove categorie di valore.
Nel corso degli anni Sessanta i nuovi consumi nel
campo dell’intrattenimento caratterizzano una
nuova fisionomia giovanile. Questo si vede
soprattutto in campo musicale, con la diffusione,
in particolare attraverso la radio, della hit parade
e dei dischi a 45 giri che si accompagna alla
disponibilità e al grande successo del giradischi
portatile destinato specificamente a questo tipo di
incisioni: in Italia viene subito chiamato
“mangiadischi”. Un altro oggetto del consumo
musicale, che non è destinato all’uso domestico
ma ha un grande ruolo nel cambiamento dei
costumi, è il juke box: un mobile elettrico con un
giradischi alimentato da una batteria di 45 giri,
tra i quali i clienti dei bar, con una moneta,
possono scegliere il brano musicale da ascoltare. Il
corrispettivo domestico è un giradischi dotato di
un dispositivo meccanico che permette di caricare
i dischi in sequenza.
Cominciano anche a diffondersi le radioline
portatili, rese possibili dalla nuova elettronica,
basata sul transistor. Questa è senz’altro la
principale innovazione nel campo
dell’intrattenimento elettrico. Lo inventano nel
1949, ai Bell Labs, William Shockley, John
Bardeen e Walter Brattain, che riprendono,
come sempre, lavori e tentativi precedenti di
altri ricercatori. Anche il loro transistor, peraltro,
verrà modificato e sviluppato prima di poter
essere effettivamente impiegato nell’industria.
Le prime utilizzazioni, durante gli anni
Cinquanta, avvengono negli Stati Uniti, presso
la Texas Instruments, la Regency, la Philco, e in
Giappone presso la Sony. In Italia la nuova
elettronica soppianta le valvole nel corso degli
anni Sessanta. Dopo la radio, il suo uso si
Copertina di “Elettroradio informazioni”
dedicata al “mangiadischi”, 1967.
Cover of “Elettroradio informazioni”
dedicated to record players, 1967.
advanced capitalist nations, particularly the
United States, spread through Italy. Although
these models had already made inroads in Italy’s
largest cities during the second world war and
the immediate post-war years, they were now
beginning to reach smaller towns and the
countryside, where they were having a significant
demonstration effect. The widespread embracing
of electric appliances was a way of joining the
urban social system typical of industrialized
society, as well as a rejection of traditional social
mores. Ownership of a cooker, refrigerator and a
washing machine was much more than an
assertion of status within the previous system of
social layering. It was associated with a sense of
superiority over that social layering system, and
the assertion of a new set of values.
New patterns of consumption in entertainment in
the 1960s helped to delineate a whole new way
for young people to define themselves. This was
particularly true of music, as the hit parade and
115
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
116
allarga ai televisori e a tutti gli elettrodomestici
“brown”. L’effetto del transistor è di
permettere la realizzazione di apparecchi di
dimensioni sempre più piccole, e a costi sempre
più ridotti.
Verso la fine degli anni Sessanta il mangiadischi
viene soppiantato dalle “musicassette”.
Introdotte nel 1963 dalla Philips, sono costituite
da un nastro magnetico BASF, racchiuso in un
guscio protettivo di materiale plastico. Il nastro
dà la possibilità di registrare due tracce stereo
(una riproducibile come lato A posto in alto e
l’altra utilizzabile capovolgendola) in modo
analogo a quanto avviene con i dischi in vinile.
Esistono altri sistemi a cartuccia di nastro, ma la
musicassetta si afferma grazie al supporto Philips,
denominato “Compact Cassette”, lanciato sul
mercato nello stesso 1963. La produzione di
massa delle musicassette inizia a Hannover, in
Germania, nel 1965.
Energia, consumi e sviluppo
Gli imprenditori che hanno iniziato la produzione
di elettrodomestici negli anni Cinquanta non sono
sociologi, ma hanno compreso, magari in modo
solo istintivo, confuso e incerto, le vaste
possibilità di espansione derivanti dal
demonstration effect e dalle modificazioni in
corso nella società italiana. Realizzando prodotti
adatti al modesto potere di acquisto dei clienti,
promuovono attivamente la formazione di un
mercato di massa. Un mercato che vive anche
delle profonde disparità sociali ancora evidenziate
dalle numerose indagini sociali del periodo: infatti
l’iniziale discriminazione sociale e culturale tra gli
utenti innesca una tendenza all’acquisizione di
nuovi prodotti per colmare lacune e distanze, e
singles were broadcast over the radio. The
process went hand-in-hand with the widespread
availability and enormous success of portable
record players designed specifically for this type
of consumer. In Italy, they were immediately
nicknamed “mangiadischi” (disk-eaters). The juke
box was another device designed for musical
consumption. An electric cabinet containing a
record player that played a battery of 45s,
allowing customers in bars to choose what to
hear for the cost of a coin, the juke box had a
significant impact on changing lifestyles. The
equivalent for home use was a record player with
a mechanical device that made it possible to load
records one after another.
Portable radios incorporating the latest electronic
advances based on the transistor also began to
appear. The transistor was the big new
development in the world of electrified
entertainment. It was invented in 1949 at Bell
Labs by William Shockley, John Bardeen and
Walter Brattain, building as ever on work and
experiments undertaken by previous researchers.
Their transistor was also destined for modification
and development before it would be ready for
effective industrial application. Texas Instruments,
Regency and Philco were the first to use
transistors in the United States in the 1950s,
along with Sony in Japan. The new technology
gradually replaced valves in Italy in the 60s. After
radios, the use of transistors was extended to
televisions and all other “brown” electrical
appliances. Transistors made it possible to make
smaller and smaller devices at diminishing cost.
Towards the end of the 1960s, portable record
players were usurped by musical cassette
machines. First introduced by Philips in 1963, the
cassette contained BASF magnetic tape housed in
a protective plastic case. Just like vinyl records,
tapes could be recorded with two stereo tracks
Stand della SGES con la “casa
elettronica” e l’andamento grafico
della disponibilità e del fabbisogno
di energia elettrica dal 1960 al 1964.
SGES’s stand for the “electronic
house”, and a graph of electricity
availability 1960-1964.
finisce per diventare un
motore di diffusione
dell’elettricità e dei
consumi elettrici. La
quota di consumo
elettrico destinata agli usi
domestici è già passata
dal 5% del 1938 al 17% del 1951, ma con gli
anni Cinquanta si avvia un processo di
incremento continuo.
Anche questo è un effetto dell’abbandono delle
campagne: se nel 1951 la media nazionale delle
abitazioni non servite è del 17,3% (con una
disparità territoriale che va dalle percentuali
minime del triangolo industriale a quote di un
quinto, un quarto o addirittura un terzo in
Campania, Abruzzo, Sicilia e Sardegna), nel 1961
i centri e nuclei non elettrificati si sono
praticamente spopolati. Si pone allora con
chiarezza la questione dell’elettrificazione rurale:
quasi 1.700.000 persone vivono in case isolate e
prive di elettricità. Ancora una volta, la disparità
territoriale è impressionante, perché tra questi
oltre 455.000 sono nella sola Sicilia, cui seguono
Puglia, Calabria, Campania, e sorprendentemente
Emilia-Romagna: infatti, oltre al dualismo NordSud, pesa la scarsa elettrificazione dei territori
montani. È in questo contesto che viene
realizzata, tra il 1962 e il 1963, la
nazionalizzazione dell’industria elettrica.
La nazionalizzazione opera una graduale
attenuazione degli squilibri, completando il
processo di elettrificazione del Paese, e
realizzando le interconnessioni necessarie allo
sviluppo di una rete elettrica davvero nazionale.
Le zone isolate e prive di elettricità sono oggi
praticamente scomparse, e il consumo domestico
nel Sud si è equilibrato a quello delle altre zone
del Paese. Tra il 1963 e il 1973, inoltre, a fronte
di un aumento del 100% del consumo
(one on Side A, facing
upwards, the other on
Side B, which would play
when the cassette was
turned over). Other tape cartridge systems came
out too, but the Philips “Compact Cassette”,
which was also launched on the market in 1963,
won the battle. Mass manufacture of music
cassettes began in Hannover, Germany, in 1965.
Energy, Consumption
and Development
The businessmen who began manufacturing
electric appliances in the 50s weren’t sociologists,
but they were aware – however instinctively,
however confused and uncertain they may have
been – of the huge potential for growth triggered
by the demonstration effect and the changes
sweeping through Italian society at the time. By
making products suited to the modest pockets of
their customers, they actively fostered the
creation of a mass-market. At least in part, this
market was propelled by the huge social
inequalities highlighted by social surveys of the
time. Indeed, the initial social and cultural
discrimination between haves and have-nots
triggered a desire to purchase new products in
order to close the gap and catch up, and ended
up becoming a driver for the mass take-up of
electricity and the consumption of electrical
power. The proportion of electricity consumed in
the home rose sharply from 5% in 1938 to 17%
in 1951. Ever since the 1950s, it has been
growing steadily.
117
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
118
complessivo, l’aumento del consumo agricolo è
del 126%, e l’incremento di quello domestico è
del 170%. “Negli anni Sessanta – scrive Giuseppe
De Rita – la società italiana si è radicalmente
trasformata e questo processo di
modernizzazione della produzione e degli stili di
vita è stato accompagnato e favorito da un
sistema elettrico che proprio nel 1963 vede la
luce con la creazione dell’Enel”37.
L’aumento dell’occupazione femminile nell’industria
e nei servizi, un fattore di sviluppo oggi troppo
spesso trascurato, si accompagna a una minor
disponibilità di lavoratori domestici; fa da
contrappeso la mobilità del servizio a ore, che è un
ulteriore canale di occupazione femminile, e offre un
più modesto aiuto a una più vasta platea di utenti.
Ma la collaboratrice familiare a ore e la stessa
padrona di casa, casalinga o occupata, esprimono
nell’acquisto di elettrodomestici il desiderio non solo
di limitare la fatica fisica e migliorare la resa del
proprio lavoro, ma anche di ridurre la dimensione
“servile” del lavoro domestico e di porre su nuove
basi il rapporto tra i vari
componenti della famiglia e
rispetto alla società.
L’occupazione femminile, del
resto, comporta un aumento del
reddito familiare complessivo
agevolandone l’investimento in
beni durevoli e diversi da quelli di
prima necessità. I nuovi gruppi
sociali che escono
Grafico della diffusione
di elettrodomestici nel periodo
ottobre-dicembre 1959
nell’esercizio della Sip di Chivasso.
A chart of home appliance
take-up, October/December 1959,
the Sip company in Chivasso.
This was another repercussion of rural
depopulation. In 1951, the national average of
households without electricity stood at 17.3%
(across the nation, the figure varied from
negligible in Italy’s industrial triangle to a fifth, a
quarter and even a third in the regions of
Campania, Abruzzo, Sicily and Sardinia). By 1961,
villages and hamlets without electricity were
haemorrhaging population. With almost 1.7
million people living in isolated houses with no
electricity, there was a clear need to complete
rural electrification. Once again, the variations
across the country were huge: over 455,000
people in Sicily alone had no electricity, followed
by Puglia, Calabria, Campania and,
counterintuitively, Emilia-Romagna. In addition to
Italy’s North/South split, electrification was also
lagging in mountainous areas. It was against this
backdrop that Italy nationalized its electricity
industry in 1962/1963.
Nationalization gradually attenuated these
imbalances, completed the country’s
Depliant di propaganda della Sip
per promuovere l’uso
degli elettrodomestici, 1959.
A Sip brochure promoting the use
of home appliances, 1959.
dall’emarginazione e dall’arretratezza
e vedono nel consumo di massa
un’affermazione del loro nuovo
status: questo consumo investe
soprattutto la motorizzazione e gli
elettrodomestici.
L’espansione del settore comporta
sia l’allargamento dell’offerta, con
l’introduzione di nuovi
elettrodomestici, sia la saturazione
degli spazi di mercato rimanenti,
che innesca processi di concentrazione produttiva
per realizzare economie di scala. Fra l’altro il
mercato italiano sta passando a una fase più
matura, dove la sostituzione degli apparecchi che
hanno esaurito il loro ciclo di vita comporta
nuove dinamiche concorrenziali e la creazione di
nuovi modelli. In questo quadro una novità
importante è la lavatrice automatica, che supera
gli apparecchi a doppia vasca e carica verticale
fino a quel momento prevalenti. I primi modelli
automatici italiani, a vasca unica, scocca
rettangolare e carica frontale, sono sviluppati
dalla Candy fra il 1958 (Automatic, con
l’introduzione del timer) e il 1961
(Superautomatic, che affianca al timer le
vaschette detersivo separate per pre-lavaggio,
lavaggio, additivi di risciacquo).
La new entry degli anni Sessanta tra i “bianchi” è
però il decollo della lavastoviglie. La tecnica di
lavaggio delle lavastoviglie moderne viene
sviluppata negli Stati Uniti a partire dagli anni
Venti, con l’adozione della pompa che proietta
l’acqua sul vasellame e il serbatoio di acqua
calda. Come la lavatrice dell’epoca, anche la
lavastoviglie si carica dall’alto: il primo modello a
carica frontale è della Hotpoint, nel 1936. Entrato
a fine anni Trenta nell’offerta dei principali
fabbricanti americani e inglesi, il nuovo
electrification process, and made
the interconnections necessary to
develop a truly national electricity
grid. The country no longer has
isolated areas without electricity,
and domestic electricity
consumption in the south of the
country is at levels similar to other
parts of the country. Overall
consumption doubled between
1963 and 1973. Over this same
period, agricultural consumption
was up 126% and domestic consumption 170%.
Giuseppe De Rita writes: “In the 60s, Italian
society underwent radical change. The process of
modernizing production and ways of living was
accompanied and fostered by the electric system
born with the creation of Enel in 1963.”37
One of the consequences of an increase in
female employment in industry and the services
– a driver of growth all too often forgotten these
days – was less time for housework. This was
offset to some degree by an increase in the
availability of home help paid by the hour
(another channel for female occupation), which
offered more modest help to a broader user
base. One thing that home help and housewives
shared when it came to the purchase of electrical
appliances was a desire not just to limit the
amount of physical effort and improve the
results of their labour, but also to reduce the
“servile” aspect of housework and lay the
groundwork for a new kind of relationship
between various members of the family, not to
mention respect in society. A greater number of
women in the workplace also led to an increase
in overall family income, making it easier to
invest in durables rather than just mere
subsistence items. The new social groups
emerging from the fringes of society and
119
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
120
apparecchio arriva in Italia con molto ritardo.
Zanussi ne avvia la produzione tra il 1962 e il
1965, e altrettanto fanno Indesit, Ignis e Castor,
che nel 1968 raggiunge per questo prodotto una
quota di mercato del 10%. Solo nel 1966 arriva
invece la lavastoviglie Candy, con il modello
Donora, e nel 1967 sono disponibili i modelli San
Giorgio e Riber.
Un interesse particolare hanno gli sviluppi della
Ignis: in questo periodo infatti l’azienda di
Comerio introduce nella sua gamma il
congelatore domestico, e per prima in Europa
impone sul mercato il frigorifero rettangolare,
con l’isolamento in poliuretano al posto della
lana di vetro. Lo sbocco della produzione Ignis è
ormai soprattutto l’esportazione. Infatti le
aziende concorrenti svilupperanno un prodotto
con queste caratteristiche solo nella seconda
metà del decennio. Ignis potenzia inoltre i
propri impianti realizzando importanti
innovazioni nell’organizzazione produttiva, e
diventando il primo produttore italiano di
backward living conditions viewed mass
consumption as a way of asserting their new
status: this type of consumption was particularly
evident among people who bought their first
cars and household appliances.
Industry expansion led to a broader range of
offerings, with the introduction of new electrical
appliances, a saturation of remaining market
spaces, and ultimately a process of consolidation
among manufacturers seeking to achieve
economies of scale. The Italian market begin to
move into a more mature phase, in which the
replacement of appliances coming to the end of
their life cycle led to new types of competition
and the creation of new models. The automatic
washing machine was a major new
development, and a great improvement on the
twin tub vertical loaders predominant until then.
Italy’s first single tub automatic washing
machine, with a front-loading rectangular body,
was developed by Candy in 1958 (the
“Automatic”, which had a timer) and improved
in 1961 (the “Superautomatic”, which also had
separate detergent containers for pre-wash,
main wash and fabric softener).
The biggest new entry in the Sixties among the
cohort of “white goods” was the dishwasher. The
washing techniques used in modern-day
dishwashers were developed in the United States
as early as the 20s, using a pump to spray water
over the crockery, and a tank full of hot water. Like
washing machines at that time, dishwashers were
also loaded from the top. The first front loader
was made by Hotpoint in 1936. A staple among
the main American and British manufacturers by
the end of the 30s, this new device still had a long
wait before it came to Italy. Zanussi began making
dishwashers between 1962 and 1965. Indesit,
Depliant di propaganda della Sip
per un concorso a premi, 1957.
A Sip brochure
for a competition, 1957.
frigoriferi, con 750.000 pezzi l’anno: si apre
così la strada di una completa integrazione
verticale, anche per quanto riguarda i
compressori, che l’azienda fabbrica ora in
proprio, su licenza della Stengel.
Entra in punta di piedi su questo mercato, invece,
la Merloni di Fabriano, oggi la più grande azienda
di elettrodomestici di proprietà italiana. Il nucleo
iniziale è la piccola fabbrica di strumenti per
pesare avviata nel 1930 da Aristide Merloni, che
dopo la guerra raggiunge una posizione di tutto
rispetto, in un settore che però non presenta le
prospettive di crescita desiderate dal titolare.
L’occasione per diversificare gli si offre quando
Enrico Mattei gli suggerisce di avviare la
produzione di serbatoi per distributori di benzina,
da vendere all’Agip. Ma l’iniziativa non va in
porto per un mutamento di strategia dell’Eni, e
Merloni riconverte l’impianto che ha nel
frattempo realizzato alla produzione di bombole
di gas, che inizia nel 1954. Nel 1957 entrano in
azienda i figli Francesco e Vittorio, e nel 1958
inizia il percorso nel campo degli elettrodomestici,
dapprima con gli scaldabagni elettrici, quindi con
la produzione di cucine.
Nel corso degli anni Sessanta la Merloni sviluppa
la propria gamma di elettrodomestici, distribuiti
con il marchio Ariston, attraverso accordi con
aziende già dotate di impianti e di know-how
specifici: avviene così per i frigoriferi,
commissionati alla Sigea di Genova, e in seguito
prodotti acquisendo il controllo della Alia di
Milano; per le lavastoviglie, prodotte su licenza
Kenwood; per le lavatrici, commissionate alla San
Giorgio; per i congelatori, per i quali rileva dalla
Gepi il controllo della Italcold, azienda campana
in crisi. Successivamente, una volta sviluppato il
know-how necessario, l’azienda integra queste
fabbricazioni all’interno della propria
organizzazione produttiva. Con la Merloni si
Ignis and Castor were up and running in the sector
by 1968, when Castor managed to corner a 10%
share of the market. Candy brought out its
“Donora” model in 1966; in 1967, San Giorgio
and Riber brought out their own models.
The development path followed by Ignis was
particularly interesting. Around this time, the
company from Comerio launched its range of
home freezers, and was the first company in
Europe to bring out a rectangular refrigerator
that used polyurethane rather than glass fibre for
insulation. By this time, exports accounted for the
majority of Ignis’s output. The company’s
competitors did not develop a product with these
specifications until the latter half of the decade.
Ignis further expanded its production facilities,
introducing major new developments to how it
organized its manufacturing operations. The
company became Italy’s number one, turning out
750,000 items per year. It also achieved complete
vertical integration, including compressors, which
it was now making on its own, under licence
from Stengel.
The Merloni company of Fabriano, which is today
the largest Italian-owned electrical appliance
company, cautiously entered this market. The
company’s original unit, a small factory that
made weighing scales, was founded in 1930 by
Aristide Merloni. By the post-war years, the
company had carved out a respectable position
for itself, but in an industry that failed to offer
the kind of growth prospects the company owner
wanted. He seized on opportunity to diversify
after Enrico Mattei suggested that he might start
manufacturing tanks for petrol distributors and
sell them to Agip. However, this initiative did not
come to fruition because ENI changed its
strategic priorities. Merloni reconverted the
factory he had built in the meantime and in 1954
started manufacturing gas canisters. His sons
121
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
122
completa il panorama delle aziende che a partire
dagli anni Sessanta rappresentano il cuore
dell’industria italiana degli elettrodomestici
“bianchi”, che un passo dopo l’altro, a dispetto
dei suoi detrattori, è diventata la prima d’Europa.
Dopo un decennio caratterizzato da rilevanti
processi di concentrazione e selezione, le
maggiori società italiane del settore, le
protagoniste del primato europeo, sono quelle
nate da un’imprenditorialità autonoma: Ignis,
Zanussi, Zoppas, Candy, Castor, Merloni. Un caso
a parte è quello della Indesit, che almeno a livello
di professionalità manageriale nasce sotto
l’ombrello Fiat. Alcune aziende di
imprenditorialità autonoma producono solo su
commessa di altre, che poi distribuiscono i
prodotti con il loro marchio: le principali sono
Siltal e Riber. Altre imprese sono molto
specializzate, con marchi storicamente prestigiosi,
come Zerowatt e Gasfire. Vi è infine un nucleo di
importanti aziende controllate da grandi gruppi
italiani ed esteri: Triplex (La Centrale), Fargas
(Edison), Philco Italiana (Ford), CGE (General
Electric), Domowatt (Singer), San Giorgio
(Finmeccanica), Hoover, Kelvinator (General
Motors), Rheem Safim (Rheem Manufactures).
Sboom! Dall’austerità
al consumo responsabile
Tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei
Settanta, la società italiana, che più di altri paesi
europei ha liberato energia per più di un
decennio, proliferando nei consumi, nell’impegno
produttivo e nella trasformazione tecnologica
della produzione e degli stili di vita, entra in crisi.
Non è questa, ovviamente, la sede per
affrontarne le ragioni. Ma si deve rilevare che le
Francesco and Vittorio joined the company in
1957. In 1958, Merloni took its first steps in the
electrical appliance industry, starting with electric
water heaters, and then moving on to cookers.
Throughout the 60s, Merloni expanded its range
of electrical appliances and distributed them under
the Ariston brand. It achieved this by striking deals
with companies that already possessed specific
manufacturing facilities and know-how. Merloni
initially commissioned its refrigerators from SIGEA
in Genoa, and later manufactured them in-house
after acquiring control of ALIA in Milan; it made
dishwashers under licence from Kenwood; it
commissioned its washing machines from San
Giorgio, and it entered the freezer market by
acquiring Italcold, a company based in Campania
which had been going through a tricky period
(from GEPI). After the company had acquired the
know-how it needed, it integrated these
production lines into its own organization. Merloni
was the last of the companies that, starting in the
60s, formed the core of Italy’s homegrown
“white” electrical appliance industry, and which,
despite its detractors, step-by-step became the
number one industry in Europe.
After a decade that saw significant concentration
and selection, the largest Italian companies in the
industry – Ignis, Zanussi, Zoppas, Candy, Castor, and
Merloni – all of which had risen to European
prominence, had begun as independent businesses.
Indesit, whose managerial prowess developed
under the FIAT umbrella, was a case apart. Some of
the companies that began through independent
entrepreneurialism, led by Siltal and Riber,
manufactured only on commission for other
companies, which then distributed the products
under their own brand names. Companies like
Zerowatt and Gasfire had prestige names and were
highly specialized. The picture was completed by a
number of large companies controlled by major
Brevetto di modello industriale della Rex
Elettronica, 1962. Sotto, pubblicità della
Radio Marelli, 1967.
Patent for an industrial model, Rex
Elettronica, 1962. Below, an advert for
Radio Marelli, 1967.
contestazioni culturali e sociali pongono il
problema della chiusura di una fase di sviluppo
prorompente ma disordinato, e dell’ingresso in
una fase di razionalizzazione e riequilibrio. Lo
choc petrolifero che investe tutto l’Occidente
costringe le società industriali a riflettere sul
significato e gli scopi dello sviluppo economico.
Questa riflessione, se da un lato può essere
un’occasione per rivedere l’indirizzo politico dei
processi di trasformazione sociale in corso,
dall’altro può offrire la tentazione di frenare
bruscamente alcune dinamiche sociali. È quanto
avviene anche in Italia.
Molto significativa a questo proposito è la
vicenda della televisione a colori, che si colloca
nell’intersezione fra politiche industriali,
evoluzione dei consumi e degli stili di vita, e
riflessione sui valori. Tra i fattori che avevano
contribuito a sviluppare l’ampiezza e l’importanza
del mercato delle apparecchiature radio e Tv va
ricordata la rapida trasformazione delle abitudini
legate al consumo televisivo: “Tra la fine degli
anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta il
rapido diffondersi dell’apparecchio ricevente rivela
le proporzioni di questo consumo. Mentre nel
1959 solo 36 persone su 100 assistevano ai
Italian and foreign
firms: Triplex (La
Centrale), Fargas
(Edison), Philco
Italiana (Ford), CGE
(General Electric),
Domowatt (Singer), San Giorgio (Finmeccanica),
Hoover, Kelvinator (General Motors), and Rheem
Safim (Rheem Manufacturers).
After the Boom: From Austerity
to Responsible Consumption
Between the end of the 60s and the start of the
70s, Italy went into crisis, after a decade in which,
more than any other European nation, it had been
a powerhouse of booming consumption,
manufacturing output and technological
transformation in industry and living habits. It
goes without saying that this is not the place to
examine the underlying reasons for this crisis.
Cultural and social contestation put the issue of
closing a period of booming if haphazard
development onto the agenda, and heralded the
123
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
124
programmi in casa propria e ben 42 in locali
pubblici, nel 1966 le proporzioni saranno più che
invertite: 75 in casa propria e 10 in locali
pubblici”38. Questa tendenza è favorita dalla
maggiore accessibilità, in termini di costo, degli
apparecchi televisivi, e dalla diminuzione del
canone d’abbonamento.
Il potenziamento tecnologico, collegato alla
trasformazione dei linguaggi e della
programmazione, è un altro fattore che
contribuisce all’ampliamento del mercato degli
apparecchi riceventi. Il 4 novembre 1961, quando
vengono avviate le trasmissioni del secondo
programma, l’ipotesi iniziale di farne qualcosa di
simile al terzo programma radiofonico viene
scartata, preferendo una programmazione
concepita in modo unitario (la politica del
“palinsesto”, ideata e imposta da Ettore
Bernabei), basata su un meccanismo di
“protezione” in cui un programma forte (in
genere sul nazionale) fa da “traino” a uno più
debole. Questa scelta risponde anche a un
indirizzo di politica industriale: indurre i teleutenti
a cambiare il loro apparecchio, dal momento che
il nuovo canale, che utilizza un’altra gamma di
frequenze, non può essere ricevuto senza un
adattatore, e in prospettiva senza l’acquisto di un
nuovo televisore.
Nella stessa ottica iniziano, nel 1962, le prove per
l’introduzione della televisione a colori39. Nel 1965
la Rai è tecnicamente pronta per iniziare le
trasmissioni; e nel 1966 è proprio la Rai a
organizzare a Roma, per conto dell’Uer, le
dimostrazioni comparative tra il sistema
americano NTSC e i sistemi europei Pal e Secam.
Nel 1967, infine, le altre nazioni europee
introducono il colore nelle loro trasmissioni
start of a phase of rationalization and rebalancing.
The oil crisis that ripped through the West forced
industrial societies to reconsider the meaning and
purpose of economic growth. Although this
moment provided an opportunity to review the
political orientation of the social transformation
processes underway, it also offered the temptation
of curtailing certain social dynamics. This was
precisely what happened in Italy.
An emblematic example of this regards colour TV,
which found itself at the intersection between
industrial policies, changes in consumption
patterns and lifestyles, and a more general
debate about values. One of the factors that had
helped to develop the breadth and significance of
the market for radio and TV sets was a rapid
transformation of habits in TV consumption.
“Between the late 50s and early 60s, the rapid
dissemination of receivers showed how widely
consumption was spreading. In 1959, just 36 out
of every 100 Italians
watched shows in
their own home,
compared with 42
out of 100 in public
venues. By 1966,
the figures were
wildly different: 75
at home and 10 in
public venues.”38
This trend was
prompted by the
falling price of TV
sets, and by lower
TV licence fees.
Technological
advances, new
Pubblicità dei televisori Grundig, anni Settanta. Accanto, pubblicità
per la Mostra Europea Radio Televisione Hi-fi Stereo al Salone
Internazionale Componenti e Strumenti Elettrici, 1973.
Advert for Grundig TVs, 1970s. Alongside, advert for the European
Radio Television Hi-fi Stereo Show at the Salone Internazionale
Componenti e Strumenti Elettrici Fair, 1973.
televisive, mentre la Rai, che pure è in grado
tecnicamente di farlo, ne è impedita. Il
parlamento italiano delibera infatti di rinviarne
l’introduzione al 1970; di fatto, si dovrà
addirittura attendere il 1975. La decisione è grave
non solo perché impone una battuta d’arresto
all’evoluzione tecnologica del sistema televisivo
italiano, ma soprattutto perché le sue ragioni
sono indicative di una mentalità che peserà
negativamente sulle scelte future.
Il nuovo salto tecnologico viene infatti bloccato
adducendo ragioni di rigore economico, in
quanto presentato come una spesa voluttuaria ed
eccessiva. In realtà lo stop è imposto perché
l’incentivazione a un nuovo cambio di
apparecchiature televisive avrebbe fortemente
condizionato lo sviluppo del mercato pubblicitario
da un lato, e ridotto, in un momento di
stagnazione del reddito familiare disponibile, la
propensione all’acquisto della seconda macchina.
broadcast styles and advances in programming
also helped to broaden the market for TV sets. On
4 November 1961, the second TV channel began
broadcasting. The initial plan was to follow in the
footsteps of the third radio channel. This was
rejected in favour of a programming approach
built around a single overarching schedule,
conceived and implemented by Ettore Bernabei,
and based on a “protection” mechanism in which
high-appeal shows (generally of national interest)
helped to “drive” less popular shows. The new TV
channel also had an industrial policy element to it:
it required TV viewers to buy a new TV set, as the
new channel was broadcast on a different
wavelength and couldn’t be received without an
adapter, which in most cases meant people ended
up shelling out for a new TV set.
A similar approach was adopted in 1962 when
trials of colour TV began.39 By 1965, RAI
possessed the technical capabilities it needed to
125
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
126
In pratica, con una sorta di “protezionismo
interno”, si preferisce comprimere e ritardare un
settore che è stato fra i motori del miracolo
economico, piuttosto che incentivare la
competizione e lo sviluppo in settori che stanno
rivelandosi meno dinamici. Convergono su questa
linea un certo moralismo che identifica il
dinamismo sociale degli anni Sessanta con la
“società dei consumi”, la difesa corporativa del
pezzo più forte della compagine confindustriale, e
la fine della capacità propulsiva dell’intervento
statale.
Le conseguenze di questa scelta sono evidenziate
in un documento preparato nel 1971 dall’Anie,
l’organizzazione degli operatori del settore, per
l’indagine conoscitiva sull’industria degli
elettrodomestici promossa dalla Commissione
Industria e commercio della Camera dei Deputati:
“L’industria elettronica italiana incontra oggi
notevoli difficoltà precipuamente per
l’immobilismo che ha caratterizzato gli organi
governativi sulla questione della televisione a
colori, rinviando a data indeterminata l’inizio del
Un videogiradischi, anni Settanta. A destra,
articolo dedicato al risparmio di energia elettrica,
da “Illustrazione Enel”, 1976.
A video record player, 1970s. Right, an article on
electricity saving, from “Illustrazione Enel”, 1976.
start broadcasting. In 1966, on behalf of UER, RAI
ran a comparative demo in Rome of the American
NTSC system and the European PAL and SECAM
systems. By 1967, other European nations were
beginning to broadcast TV in colour. Despite being
technically ready, RAI was prevented from doing
so. The Italian Parliament resolved to put back the
introduction of colour TV to 1970. In actual fact,
colour broadcasts did not begin until 1975. This
was a grave setback not just for the technological
advancement of Italy’s television system, but
above all because of a mindset that was to
negatively condition future decision-making.
The stated reasons for blocking this technological
advance were economic prudence and an attempt
to avoid unnecessary and excessive expense. In
reality, the move was blocked because it would
have triggered a new wave of TV buying that
would have strongly impacted development of the
advertising market and, at a time when available
household income was stagnating, reduced
people’s desire to buy a second set. By following
the course of “internal protectionism”, a decision
Vignetta tratta
da “Illustrazione Enel”, 1973.
A cartoon from
“Illustrazione Enel”, 1973.
servizio e sottovalutando le conseguenze
di tale condotta”40. Ma indebolire
l’industria elettronica negli anni Settanta
significa un danno che va ben al di là di
questo settore: si è infatti in piena
rivoluzione tecnologica, una rivoluzione
che passando attraverso i circuiti integrati
va verso la nascita dei microprocessori,
che negli anni Ottanta porteranno
l’elettronica all’interno di tutti i congegni e gli
apparecchi, inclusi gli elettrodomestici “bianchi”.
Il rinvio della televisione a colori entra in
risonanza con il clima di “austerità” che dal 1973
sostituisce nelle abitudini degli italiani il
dinamismo degli anni Sessanta. Non è solo la crisi
petrolifera, ma anche l’atmosfera politica di quelli
che passeranno alla storia come gli “anni di
piombo”. Le domeniche a piedi per risparmiare
benzina, l’esortazione al risparmio energetico
determinano un cambiamento e danno il senso di
una crisi che incombe e minaccia lo stile di vita
appena conquistato e non ancora consolidato.
L’Enel riesce tuttavia a garantire la copertura del
fabbisogno: i consumi domestici continuano
infatti a crescere per tutto il decennio, sia pure
con ritmi meno sostenuti. Nella coscienza degli
italiani rimane però il richiamo alla necessità di un
consumo responsabile: si pongono così le
premesse per una maggiore attenzione alle
caratteristiche degli apparecchi domestici in
termini di consumi energetici e di inquinamento
ambientale.
Tra crisi e nuove opportunità
Il contesto di inizio decennio è ben descritto da
un documento della Zanussi presentato
nell’indagine parlamentare del 1971: la
was made to compress and hold back an industry
that had been one of the drivers of the Italian
economic miracle, as opposed to fostering
competition and development in industries that
were to end up becoming less and less dynamic in
the future anyway. This view was backed by a
strand of moralism that viewed the social
dynamism of the 60s as “consumer society”, the
corporative self-defense of Italy’s most influencewielding large companies, and marked the end of
the State’s ability to pilot the economy.
A survey of the electrical appliance industry
promoted by the Chamber of Deputies’ Industry
and Commerce Commission, issued in 1971 by
ANIE (the trade association for the industry), had
the following to say: “Italy’s electronics industry is
currently going through challenging times chiefly
as a result of the immobilization wrought by
government agencies on colour TV, having
postponed to some future date the initiation of
the service, and in the process underestimated the
impact of its approach.”40 Holding back the Italian
electronics industry in the 70s caused damage
that went far beyond the confines of the industry.
This occurred at a time of accelerated
technological development – a revolution that was
guided by integrated circuits towards
microprocessors, and which in the 80s led to
electronics being incorporated into every single
device and piece of equipment, “white” domestic
appliances included.
127
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
128
nazionalizzazione ha portato l’allacciamento alla
rete elettrica al 97% delle famiglie italiane, ma il
20% manca ancora di acqua corrente in casa; si
tratta di un dato numerico importante, in un
mercato che ha raggiunto alti indici di
saturazione su tutta la gamma degli
elettrodomestici, eccezion fatta per le
lavastoviglie. Su un settore in cui la domanda è
ormai determinata dalla sostituzione degli
apparecchi, si abbatte la crisi economica peggiore
dal 1945 in poi, con la crisi petrolifera del 1973
prima, la recessione del 1975 e l’inflazione a due
cifre. Dal 1969 in poi, la contrazione della
domanda interna assommerà al 43% nel
decennio, determinando un cambiamento
radicale nella sua struttura industriale.
La maggiore impresa italiana di elettrodomestici è
all’inizio del decennio proprio la Zanussi, che è
anche uno dei maggiori gruppi del settore a
livello europeo. Ma la morte improvvisa di Lino
Zanussi nel 1968 ha privato l’azienda di un capo
carismatico e l’intero settore di una personalità
imprenditoriale notevole. Il direttore generale
Lamberto Mazza, che ne ha preso il posto, non
riesce a fugare, nel decennio successivo,
l’impressione di un’incertezza strategica,
nonostante le attività sul fronte dell’elettronica.
Negli anni Settanta
acquisisce aziende con
marchi prestigiosi e notevole
specializzazione produttiva,
come la Becchi (stufe), la
Stice (frigoriferi), la Castor
(lavaggio), la Zoppas e la
Triplex (cucine), e la Sole
(componenti
elettromeccanici per
elettrodomestici). Nel 1984,
però, la Zanussi sarà
assorbita dalla svedese
The delayed launch of colour television in Italy
resonated with the climate of “austerity” that
from 1973 replaced the dynamic 60s in Italy. Not
just the oil crisis bespoke of gloom; the political
atmosphere at the time would later be referred to
as “the leaden years.” Sundays without using the
car to save fuel and exhortations to save energy
brought about a change in attitudes and
provoked a sense of crisis that threatened a
lifestyle people had only just gotten used to (and
had yet to become consolidated). Enel succeeded
in guaranteeing coverage of the nation’s
electricity needs. Household consumption
continued to grow throughout the decade, albeit
at a slower pace. The difference was that Italians
now knew that it was necessary to consume
responsibly. For the first time, people were
beginning to show an interest in household
appliance energy consumption and environmental
pollution.
Crises and New Opportunities
The situation at the beginning of the decade was
aptly summed up in a presentation that the
Zanussi company made to a
parliamentary enquiry in 1971.
Nationalization had led to 97% of
Italian households being connected
to the electricity grid, but 20% of
households still lacked running water
in the home. These were telling
figures for a market that had
otherwise achieved a high rate of
saturation across the range of
household appliances, with the
Pubblicità della lavatrice
di Ignis, 1975.
Advert for Ignis washing
machines, 1975.
Electrolux, che è interessata a utilizzarne i marchi
e la rete continentale di vendita e assistenza.
La Ignis, in un periodo di difficoltà, si allea con la
Philips, costituendo la IRE (Industrie Riunite
Elettrodomestici), che nel 1972 passa totalmente
sotto il controllo della multinazionale, per la quale
Ignis diviene il marchio specializzato della linea
freddo. È interessante notare che la struttura
produttiva, di notevole qualità, rimane in Italia, e
continua a essere oggetto di valorizzazione e di
investimento da parte della nuova proprietà. La crisi
colpisce nel corso del decennio anche la Indesit, che
dopo un lunghissimo periodo di crisi troverà invece
un compratore italiano: la Merloni. Gli anni
Settanta sono infatti un periodo di espansione per
l’azienda di Fabriano, che uscirà rafforzata dagli
anni della crisi, preparandosi alle importanti
acquisizioni che negli anni Ottanta ne faranno la
maggiore impresa italiana del settore: Philco (1986),
Indesit (1987) e la francese Scholtes (1989).
Un’altra impresa che riesce a crescere in questa
fase è la Candy, che nel 1970 completa la
gamma degli elettrodomestici attraverso
l’acquisto di una unità produttiva italiana della
Kelvinator e della Sovrana,
nel settore delle cucine. Negli
anni Ottanta si espanderà
ulteriormente acquisendo la
Zerowatt e la Gasfire, e in
seguito assumerà dimensione
multinazionale acquisendo la
francese Rosières e la Hoover
Europa. Nel corso degli anni
Settanta si afferma anche la
SMEG (Smalterie
Metallurgiche Emiliane
Guastalla), fondata nel 1947
da Vittorio Bertazzoni:
specializzata nel settore delle
cucine, l’azienda inizia a
exception of dishwashers. An industry where
demand was generated by the replacement of
existing devices was thrown into turmoil by the
worst economic slump since the war, first as a
result of the 1973 oil crisis, then by the 1975
recession and double digit inflation. In the 10
years from 1969, internal demand contracted by
a total of 43%, leading to radical change across
the industry.
At the start of the decade, Italy’s largest
electrical appliance manufacturer was Zanussi, a
company that had become one of Europe’s
industry leaders. However, Lino Zanussi’s sudden
death in 1968 deprived the company of a
charismatic leader, and left the entire industry
bereft of a major business figure. General
Manager Lamberto Mazza, who succeeded him,
did not over the next decade dispel the
impression that he lacked strategic decisiveness,
despite his forays into electronics. In the 70s,
Zanussi acquired companies that owned wellregarded brands and significant specialist
manufacturing capabilities: Becchi (stoves), Stice
(refrigerators), Castor (washing machines),
Zoppas and Triplex
(cookers), and Sole
(electromechanical
componentry for electrical
appliances). In 1984,
Zanussi was taken over by
Electrolux of Sweden,
which was keen to
leverage its brands and its
continental sales and aftersales networks.
During this challenging
period, Ignis brokered an
Pubblicità della
lavastoviglie “Stovella”
di Zoppas, 1966.
Advert for Zoppas
“Stovella”
dishwashers, 1966.
129
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
130
diversificare l’attività negli anni Sessanta,
arrivando a completare la propria gamma nel
1970 con la prima lavastoviglie italiana con
interno in acciaio inossidabile. A partire dal
1974 l’impresa si specializza negli
elettrodomestici da incasso destinati alla fascia
medio-alta del mercato.
Assume una notevole importanza in questo
periodo la “brand-loyalty”, cioè la
fidelizzazione dei consumatori verso uno
specifico marchio, del quale ha sperimentato la
qualità e l’assistenza. L’altra faccia del
fenomeno è la fabbricazione su commissione
per aziende che vendono con il proprio
marchio un prodotto fatto da altri, chiamata in
gergo “terzismo”. Questo ha un ruolo
importante nello sviluppo dell’industria degli
elettrodomestici, e coinvolge non solo il
mercato interno, ma anche e in proporzione
assai maggiore le esportazioni. Tutte le imprese
italiane, anche le maggiori, hanno operato in
accordi di terzismo in qualche fase del loro
sviluppo. Alcune di esse vi si sono però
specializzate,
e sono
diventate
Promozione del risparmio energetico in una
strip di Jacovitti per Enel, 1978. Articolo che
promuove gli apparecchi con il marchio IMQIstituto italiano Marchio di Qualità, da
“Illustrazione Enel”, 1973.
Promoting energy saving in a Jacovitti comic
strip for Enel, 1978. An article promoting IMQIstituto Italiano Marchio di Qualità-certified
products, from “Illustrazione Enel”, 1973.
alliance with Philips and established IRE (Industrie
Riunite Elettrodomestici), which in 1972 was
wholly taken over by the multinational. Ignis was
left as a brand-name specialized in the cooling
range of products. Interestingly enough, the
company’s high-quality manufacturing facilities
remained in Italy and continued to attract
upgrades and investments under the new
ownership. As the decade unfolded, Indesit also
succumbed to the crisis, and after a period in the
doldrums was bought out by its Italian
competitor Merloni. For Merloni, the 70s turned
out to be a time for growth. The company
emerged from the slump stronger than ever, and
in a position to make major acquisitions in the
80s that would turn it into Italy’s industry leader:
Philco (1986), Indesit (1987) and Scholtes (1989)
of France.
Another company that achieved growth during
this period was Candy. In 1970, the company
completed its range of electrical appliances by
acquiring the Italian manufacturing arms of
Kelvinator and Sovrana (cookers). In the 80s, the
company underwent further expansion through
acquisitions of Zerowatt and Gasfire. It later
became a multinational with acquisitions of
Articolo su come evitare gli sprechi
di energia, da “Illustrazione Enel”, 1975.
Article on how to avoid wasting energy,
“Illustrazione Enel”, 1975.
“terzisti” di livello europeo: la più importante è
senz’altro la IAR-Siltal, sorta con l’acquisizione
della Siltal da parte della IAR, un’azienda
produttrice di congelatori costituita negli anni
Sessanta dalla famiglia Lupano.
Un’ultima storia di successo è quella della
Ocean, sorta dall’impresa artigianale fondata da
Angelo Nocivelli per produrre stabilizzatori di
tensione per televisori. Nel 1955 ne assumono la
guida i figli del fondatore, Luigi e Gianfranco.
Nel 1958 cade il mercato degli stabilizzatori, ma
l’anno precedente i due fratelli, intuendone le
potenzialità, avevano acquistato dalla BASF la
licenza per produrre polistirolo espanso:
l’azienda si ricicla nel campo dei contenitori
industriali per gelati. Negli anni Sessanta
l’impresa si orienta sempre più verso il terzismo
nei congelatori.
Le difficoltà degli anni Settanta portano nuovi
cambiamenti: completamento della gamma degli
elettrodomestici “bianchi” e ingresso sui mercati
del riscaldamento e della climatizzazione. In tale
ottica i due fratelli creano la El.Fi. (Elettro
Rosières of France, and Hoover Europe.
SMEG
(Smalterie Metallurgiche Emiliane
Guastalla), initially founded in 1947 by
Vittorio Bertazzoni, came to prominence
in the 70s. After starting out as a
specialist cooker manufacturer, the
company began diversifying in the 60s,
and completed its range of products in
1970 with Italy’s first dishwasher to boast
a stainless steel interior. In 1974, the
company began specializing in electrical
appliance units for the medium/high end
of the built-in kitchen market.
It was during this time that brand
loyalty took on key importance, a
phenomenon generated by quality
products and customer care. The other side of
the market consisted of manufacturing to order
for companies that sold products manufactured
by others under their own brand names. This
approach was fundamental to the development
of the electrical appliance industry on the internal
market, and even more to development of
exports. All of Italy’s enterprises, from the largest
to the smallest, have undertaken sub-contracting
at some stage of their manufacturing processes.
A number of Italian companies have specialized in
this area and become European-level subcontractors. The largest of these is IAR-Siltal, a
company that emerged after Siltal was acquired
by IAR, a freezer-making company founded in the
60s by the Lupano family.
The most recent success story is OCEAN, a familyrun business founded by Angelo Nocivelli, initially
to manufacture voltage stabilizers for televisions.
The founder’s sons, Luigi and Gianfranco, took
over management of the company in 1955. The
market for stabilizers went into decline in 1958,
but a year earlier the brothers had noted the
131
Elettricità e nuovi consumi
Electricity and New Consumption Patterns
Manifesti Enel per il miglior utilizzo
dell’energia elettrica,
da “Illustrazione Enel”, 1978.
Enel posters on how to use electricity
optimally, from “Illustrazione Enel”,
1978.
132
Finanziaria) per operare a livello internazionale.
La El.Fi. rileva nel 1984 il controllo della San
Giorgio, e nel 1985 incorpora la Zanussi
Climatizzazione. Rileva anche la Samet, dalla
quale acquisisce il settore cucine. Entra poi nella
refrigerazione commerciale, e nel 1988 rileva i
marchi Argo e Chaffoteaux & Maury. Questa
crescita multinazionale viene consacrata dalla
acquisizione della francese Brandt (leader sul
mercato transalpino degli elettrodomestici) e
della Elektra Bregenz. La El.Fi./Brandt si
trasforma così in un gruppo paneuropeo con
stabilimenti in Italia, Francia, Germania e
Austria.
La qualità imprenditoriale dei produttori italiani di
elettrodomestici esce dunque confermata dalla
difficile sfida degli anni Settanta. È da questo
contesto, attraverso le vicende che abbiamo
raccontato, che emergono imprese globalmente
competitive in un settore che si conferma come
uno dei più radicati e poco conosciuti dell’Italia
industriale.
potential of expanded polystyrene,
and acquired a licence from BASF
to make this item. The company
revived its fortunes by making
industrial recipients for ice cream.
In the 60s, OCEAN became
increasingly involved in subcontracting for the freezer industry.
The 1970s slump led to more
changes at the company, as it
completed its range of “white”
electrical appliances and entered
the heating and air conditioning market. To
pursue this interest, the brothers founded El.Fi.
(Elettro Finanziaria) to run their international
operations. In 1984, El.Fi. took over the San
Giorgio company, and in 1985 absorbed Zanussi
Climatizzazione. It took over Samet to gain a
foothold in the kitchens market. The company
entered the commercial refrigeration market, and
in 1988 took over the Argo and Chaffoteaux &
Maury brands. The company’s multinational
growth was crowned by the acquisition of Brandt
(the French electrical appliance leader), and
Elektra Bregenz. El.Fi./Brandt became a panEuropean group with manufacturing plants in
Italy, France, Germany and Austria.
Despite the difficulties of the 70s, the business
acumen of Italian electrical appliance
manufacturers has come to the fore. Through the
various vicissitudes illustrated in these pages,
globally competitive companies have emerged in
an industry that continues to be one of Italy’s
longest-established if least-well appreciated.
Note/Notes
.
1
E.M. Forster, L’arrestarsi della Macchina (trad. di G. Fiori
Andreini), in I racconti, Garzanti, Milano 1988, p. 102.
2.
L’aspetto simbolico della diffusione dell’elettricità e delle sue
applicazioni, di cui si tratta in questo paragrafo, è un tema
presente in molti contributi dedicati alla storia sociale delle
tecnologie elettriche: una brillante sintesi sull’argomento è offerta
da P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade. L’elettrificazione come
processo storico e come forma simbolica, in La città elettrica, a cura
di A. Giuntini e G. Paoloni, Laterza, Roma-Bari 2003, pp. 18-32,
che è il riferimento di queste pagine. Il brano citato è a pp. 21-22.
3.
Ne parla M.G. Rienzo, L’elettricità nella vita civile, in Storia
dell’industria elettrica in Italia, Laterza, Roma-Bari 1992-1994, vol.
3, pp. 505-549, a p. 510, da cui è tratto il brano citato. Dalla stessa
fonte (pp. 510-511) e da Wikipedia sono tratte la descrizione e le
notizie sulla casa elettrica di Gëorgia Knap a Troyes.
4.
Per i temi affrontati in questo paragrafo si è fatto riferimento a: A.
Laszlo e I. Masulli, Elettricità e vita sociale, in Storia dell’industria
elettrica in Italia, cit., vol. 1, pp. 645-696; M. Ottolino,
L’evoluzione legislativa, ivi, vol. 2, pp. 465-509; M.G. Rienzo,
L’elettricità nella vita civile, cit.; L. Bortolotti, La città che cambia.
Le trasformazioni urbanistiche, in La città elettrica, cit., pp. 5-17.
5.
Per gli aspetti trattati in questo capoverso e nei due seguenti,
cfr. P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade, cit., in particolare
alle pp. 27-30, da cui è tratta anche la citazione di Henry Ford
(pp. 28-29).
6.
“Mattino illustrato” del 7 ottobre 1906, citato da M.G. Rienzo,
L’elettricità nella vita civile, cit., p. 513.
7.
Le notizie che seguono, sullo sviluppo del telefono in Italia e la
sua contestualizzazione internazionale, sono tratte da B.
Bottiglieri, STET, Franco Angeli, Milano 1987, in particolare alle
pp. 32-38.
8.
Per notizie e riferimenti sul telefono come invenzione elettrica cfr.
il precedente volume di questa collana, Invenzioni & Brevetti, alle
pp. 28-33.
9.
E.M. Forster, L’arrestarsi della Macchina, cit., p. 100; la citazione
precedente e la successiva sono a p. 99.
10.
Riportato da G. Balbi, La radio prima della radio, cit., pp. 39-40.
11.
Dal necrologio di Puskas apparso in “The Electrical Engineer” del
maggio 1893, riportato da G. Balbi, La radio prima della radio,
cit., p. 53.
12.
Le notizie sulla telefonia circolare e sulla storia dell’Araldo
Telefonico sono tratte da G. Balbi, La radio prima della radio.
L’Araldo Telefonico e l’invenzione del broadcasting in Italia,
Bulzoni, Roma 2010.
13.
Cfr. L.U. Scholl, L’impatto delle telecomunicazioni sui traffici
marittimi mondiali prima del 1914, in Sul filo della comunicazione.
La telegrafia nell’Ottocento fra economia, politica e tecnologia, a c.
di A. Giuntini, Istituto di studi storici postali, Prato 2004
(Quaderni di storia postale, n. 28), pp. 79-92.
E. M. Forster, The Machine Stops, first published in 1909.
The symbolism of the take-up of electricity and its applications, as
covered in this section of the book, is a recurrent theme in many
essays on the social history of electrical technologies. One excellent
summary is P. Ortolev’s work Una moderna Sheherazade.
L’elettrificazione come processo storico e come forma simbolica,
in La città elettrica, edited by A. Giuntini and G. Paoloni, Laterza,
Rome-Bari 2003, pp. 18-32, which has been taken as a reference for
these pages. The quote is from pp. 21-22.
3.
M. G. Rienzo mentions this in his contribution L’elettricità nella vita
civile, in Storia dell’industria elettrica in Italia, Laterza, Rome-Bari
1992-1994, vol. 3, pp. 505-549, on p. 510 from which the excerpt is
taken. The description and information on Gëorgia Knap’s electric
house in Troyes comes from the same source (pp. 510-511), and from
Wikipedia.
4.
The following works of reference were consulted for this section: A.
Laszlo and I. Masulli, Elettricità e vita sociale, in Storia dell’industria elettrica in Italia, op cit., vol. 1, pp. 645-696; M. Ottolino,
L’evoluzione legislativa, ibid., Vol. 2, pp. 465-509; M. G. Rienzo,
L’elettricità nella vita civile, op cit.; L. Bortolotti, La città che cambia. Le trasformazioni urbanistiche, in La città elettrica, op cit., pp.
5-17.
5.
For more information on the topics covered in this and the next two
chapters, see P. Ortoleva, Una moderna Sheherazade, op. cit., particularly pp. 27-30, from which the Henry Ford quote was excerpted
(pp. 28-29).
6.
“Mattino illustrato”, 7 October 1906, quoted by M. G. Rienzo,
L’elettricità nella vita civile, op. cit., p. 513.
7.
The following information on telephone development in Italy and its
international contextualization comes from B. Bottiglieri, STET,
Franco Angeli, Milan 1987, particularly pp. 32-38.
8.
For more information and references on the telephone as an electric
invention, see the previous volume in this series, Inventions &
Patents, pp. 28-33.
9.
E. M. Forster, The Machine Stops, first published in 1909.
10.
Quoted from G. Balbi, La radio prima della radio, op. cit., pp. 3940.
11.
From the obituary on Puskas published in “The Electrical Engineer”
in May 1893, quoted by G. Balbi, La radio prima della radio, op.
cit., p. 53.
12.
Information about circular telephony and the history of Araldo
Telefonico comes from G. Balbi, La radio prima della radio.
L’Araldo Telefonico e l’invenzione del broadcasting in Italia,
Bulzoni, Rome 2010.
13.
See L. U. Scholl, L’impatto delle telecomunicazioni sui traffici
marittimi mondiali prima del 1914, in Sul filo della comunicazione. La telegrafia nell’Ottocento fra economia, politica e tecnologia, edited by A. Giuntini, Istituto di studi storici postali, Prato
2004 (Quaderni di storia postale, no. 28), pp. 79-92.
1.
2.
135
Su De Forest, e in generale sulle vicende esposte in questo
paragrafo, si è fatto riferimento a: S.J. Douglas, Lee De Forest tra
genio e sregolatezza, in Cento anni di radio. Le radici
dell’invenzione, a cura di A. Guagnini e G. Pancaldi, SEAT, Roma
1995, pp. 523-556; O. Dunlap, Marconi, Bompiani, Milano 1938;
F. Monteleone, La radio italiana nel periodo fascista, Marsilio,
Venezia 1976; Id., Storia della radio e della televisione in Italia.
Società, politica, strategie, programmi 1922-1992, Marsilio,
Venezia 1992.
15.
Citato da S.J. Douglas, Lee De Forest, cit., p. 542; la frase del
paragrafo successivo è invece citata a p. 544.
16.
Riportato da F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in
Italia, cit., p. 3.
17.
Cfr. G. Balbi, La radio prima della radio, cit., pp. 113-177.
18.
Per questo paragrafo e il successivo si è fatto riferimento ai
materiali raccolti in Energia in casa. Piccola storia delle grandi
comodità, AEM – Azienda Energetica Municipale, Milano 1991
(Monografia fuori commercio), e al saggio introduttivo di G.
Teyssot, Il comfort e la tecnologia in casa, pp. 9-19; alla tesi di
laurea di Giulia Pellati, Abitare il futuro. Scienza e lavoro domestico
nell’Italia fra le due guerre, relatore prof. Giuliano Pancaldi,
correlatore prof. Anna Guagnini, Università di Bologna, Facoltà di
lettere e filosofia, a.a. 2008-2009, una cui copia è stata depositata
anche presso l’Archivio Storico Enel; allo studio di S. Paba,
Reputazione ed efficienza. Crescita e concentrazione nell’industria
europea degli elettrodomestici bianchi, Il Mulino, Bologna 1991.
19.
Riportato in Energia in casa, cit., p. 46.
20.
Ivi, pp. 11-12; il successivo testo di Balzac è invece riportato a p. 93.
21.
Il libro riprende e modifica il precedente volume della sola
Catherine, A Treatise on Domestic Economy, For the Use of Young
Ladies at Home and at School, T.H. Webb, Boston 1842,
considerato il testo fondativo dell’Economia domestica come
disciplina di studio scolastico, e nell’America degli anni Venti e
Trenta anche universitario.
22.
Una presentazione generale di questi concetti in G. Pellati,
Abitare il futuro, cit., pp. 58-59; il virgolettato è di Tomàs
Maldonado, ed è riportato a p. 58.
23.
Il giudizio è di Maristella Casciato, ed è riportato da G. Pellati,
Abitare il futuro, cit., p. 45.
24.
Riportato in Energia in casa, cit., p. 86.
25.
Per una panoramica su questi aspetti e sulla bibliografia
disponibile, cfr. Invenzioni & Brevetti, Enel, Roma 2010 (“L’età
dell’energia”, vol. 3).
26.
Cfr. M. Silvestri, Gli sviluppi tecnologici, in Storia dell’industria
elettrica in Italia, Laterza, Roma-Bari, 1992-1994, vol. 3, pp. 189245, alle pp. 208-209.
27.
U. Pittaluga, Le applicazioni domestiche, in “L’Elettrotecnica”,
1939, pp. 201-204; si tratta di un intero fascicolo celebrativo,
dedicato allo sviluppo delle applicazioni elettriche in Italia.
14.
136
The following works of reference were consulted on De Forest and,
more generally, the events covered in this section: S. J. Douglas, Lee
De Forest tra genio e sregolatezza, in Cento anni di radio. Le radici dell’invenzione, edited by A. Guagnini and G. Pancaldi, SEAT,
Rome 1995, pp. 523-556; O. Dunlap, Marconi, Bompiani, Milan
1938; F. Monteleone, La radio italiana nel periodo fascista,
Marsilio, Venice 1976; Idem., Storia della radio e della televisione
in Italia. Società, politica, strategie, programmi 1922-1992,
Marsilio, Venice 1992.
15.
Quoted by S. J. Douglas, Lee De Forest, op. cit., p. 542; the second
quote is extracted from p. 544.
16.
Quoted by F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in
Italia, op. cit., p. 3.
17.
See G. Balbi, La radio prima della radio, op. cit., pp. 113-177.
18.
This chapter and the next draw material from Energia in casa.
Piccola storia delle grandi comodità, AEM – Azienda Energetica
Municipale, Milan 1991 (a privately-circulated monograph), and
the introductory essay by G. Teyssot, Il comfort e la tecnologia in
casa, pp. 9-19; Giulia Pellati’s thesis, Abitare il futuro. Scienza e
lavoro domestico nell’Italia fra le due guerre, sponsored by Prof.
Giuliano Pancaldi, co-sponsored by Prof. Anna Guagnini, University
of Bologna, Faculty of Letters and Philosophy, academic year 20082009, a copy of which was also filed with the Enel Archives; and S.
Paba’s research, Reputazione ed efficienza. Crescita e concentrazione nell’industria europea degli elettrodomestici bianchi, Il
Mulino, Bologna 1991.
19.
Quoted in Energia in casa, op. cit., p. 46.
20.
Ibid., pp. 11-12; the next excerpt from Balzac is on p. 93.
21.
This book expanded upon the previous book written by Catherine
alone, A Treatise on Domestic Economy, For the Use of Young
Ladies at Home and at School, T.H. Webb, Boston 1842, which is
considered to be the founding text of home economics as a school
subject (and, in Twenties and Thirties America, a University
subject).
22.
A general overview of these concepts may be found in G. Pellati,
Abitare il futuro, op. cit., pp. 58-59; the quote, from Tomàs
Maldonado, is on p. 58.
23.
This is the opinion of Maristella Casciato, quoted in G. Pellati,
Abitare il futuro, op. cit., p. 45.
24.
From Energia in casa, op. cit., p. 86.
25.
For more information on these issues, and for bibliographical information, see Inventions & Patents, Enel, Rome 2010 (“The age of
Energy”, Vol. 3).
26.
See M. Silvestri, Gli sviluppi tecnologici, in Storia dell’industria
elettrica in Italia, Laterza, Rome-Bari, 1992-1994, Vol. 3, pp. 189245, on pp. 208-209.
27.
U. Pittaluga, Le applicazioni domestiche, in “L’Elettrotecnica”,
1939, pp. 201-204; this was a commemorative brochure dedicated to
the development of electrical applications in Italy.
14.
Così la Convenzione del 1932 definisce le telecomunicazioni:
“Toute communication télégraphique ou téléphonique de signes,
de signaux, d’écrits, d’images et de sons de toute nature, par fil,
radio ou autres systèmes ou procédés de signalisation électriques
ou visuels”.
29.
Per l’evoluzione del sistema delle telecomunicazioni si fa
riferimento, in questo capitolo, alle opere di A. Antinori, Le
telecomunicazioni italiane 1861-1961, Edizioni dell’Ateneo, Roma
1963; B. Bottiglieri, STET, Franco Angeli, Milano 1987; Id.,
Italcable, Franco Angeli, Milano 1995. Si rinvia inoltre a G.
Paoloni, Ricostruzione, innovazione e sviluppo: le
telecomunicazioni nell’Italia del miracolo economico, in Le Poste in
Italia, Laterza, Roma-Bari 2004-2009, vol. 4, Dalla ricostruzione
al boom economico, 1945-1970, a cura di G. Petrillo, pp. 103-138,
e alla bibliografia ivi citata.
30.
Per le notizie storiche sul sistema radiotelevisivo italiano si fa
riferimento, accanto ai testi già menzionati in precedenza, a F.
Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, Marsilio,
Venezia, 1995, e alla bibliografia ivi citata.
31.
Lo scrive Albino Antinori, ispettore generale del ministero delle
Poste, nel suo Le telecomunicazioni italiane, cit., p. 103; cfr.
inoltre F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia,
cit., pp. 272-273.
32.
Cfr. F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia,
cit., p. 278.
33.
Per i dati e le vicende raccontate in questo paragrafo si fa
riferimento a C. Castellano, L’industria degli elettrodomestici in
Italia. Fattori e caratteri dello sviluppo, Giappichelli, Torino 1965;
V. Balloni, Origini, sviluppo e maturità dell’industria degli
elettrodomestici, Il Mulino, Bologna 1978; S. Paba, Reputazione ed
efficienza, cit.; G. Petrillo, Il trionfo dell’elettricità nella vita civile,
in Storia dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 4, pp. 453-480;
V. Balloni, M. Cucculelli, D. Iacobucci, L’industria italiana
dell’elettrodomestico nel contesto internazionale, Giappichelli,
Torino 1999.
34.
Il documento della General Motors è citato e commentato da
Castellano, pp. 22-23, e poi ripreso in quasi tutti i volumi
sull’argomento; quello dell’Istituto Battelle, coi dati di crescita
che lo smentiscono, da Petrillo, p. 475.
35.
Cfr. C. Castellano, L’industria degli elettrodomestici in Italia, cit.,
pp. 13-22; i brani virgolettati sono a p. 21.
36.
V. Balloni, Origini, sviluppo e maturità, cit., p. 144.
37.
L’organizzazione produttiva della Indesit mostra una
professionalità manageriale diversa da quella di un imprenditore
di prima generazione, e inoltre il suo avvio è preceduto da una
visita che Campioni effettua agli stabilimenti della Ford
accompagnato da Valletta. Questi elementi hanno spinto
Castellano, poi ripreso da Balloni e Paba, a ipotizzare che che
dietro la ragione sociale Indesit vi sia la stessa FIAT, ipotesi che
28.
The 1932 Convention defined telecommunications as: “Toute communication télégraphique ou téléphonique de signes, de signaux,
d’écrits, d’images et de sons de toute nature, par fil, radio ou autres
systèmes ou procédés de signalisation électriques ou visuels”.
29.
In this section, information on how the telecommunication system
evolved comes from the following works by A. Antinori: Le telecomunicazioni italiane 1861-1961, Edizioni dell’Ateneo, Rome 1963;
B. Bottiglieri, STET, Franco Angeli, Milan 1987; Id., Italcable,
Franco Angeli, Milan 1995. Furthermore, please see G. Paoloni,
Ricostruzione, innovazione e sviluppo: le telecomunicazioni
nell’Italia del miracolo economico, in Le Poste in Italia, Laterza,
Rome-Bari 2004-2009, Vol. 4, Dalla ricostruzione al boom economico, 1945-1970, edited by G. Petrillo, pp. 103-138, and the bibliography citied therein.
30.
In addition to the books mentioned above, historical information on
Italy’s radio and television broadcasting system comes from F.
Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia,
Marsilio, Venice, 1995, and the bibliography cited therein.
31
.
The quote is from Albino Antinori, General Inspector at the Ministry
of the Post Office, in his book Le telecomunicazioni italiane, op.
cit., p. 103; See also F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, op. cit., pp. 272-273.
32.
See F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, op.
cit., p. 278.
33.
The facts and figures in this section are to be found in C. Castellano,
L’industria degli elettrodomestici in Italia. Fattori e caratteri dello
sviluppo, Giappichelli, Turin 1965; V. Balloni, Origini, sviluppo e
maturità dell’industria degli elettrodomestici, Il Mulino, Bologna
1978; S. Paba, Reputazione ed efficienza, op. cit.; G. Petrillo, Il trionfo dell’elettricità nella vita civile, in Storia dell’industria elettrica in Italia, op. cit., vol. 4, pp. 453-480; and V. Balloni, M.
Cucculelli, D. Iacobucci, L’industria italiana dell’elettrodomestico
nel contesto internazionale, Giappichelli, Turin 1999.
34.
The General Motors document is quoted and commented upon by
Castellano, pp. 22-23, and cited in almost every book on this topic;
the Battelle document, and the growth figures that debunked it, are
from Petrillo, p. 475.
35.
See C. Castellano, L’industria degli elettrodomestici in Italia, op.
cit., pp. 13-22; the quotes are from p. 21.
36.
V. Balloni, Origini, sviluppo e maturità, op. cit., p. 144.
37.
Indesit’s approach to manufacturing demonstrated a level of managerial professionalism far beyond that of a first-generation outfit.
Before commencing production, Campioni went on a visit to a Ford
plant, accompanied by Valletta. These factors prompted Castellano
(and later Balloni and Paba) to suggest that FIAT was behind
Indesit in some way – a theory that has never been backed up by
documentary proof. It was, however, possible that Valletta had an
interest in this particular industry. The FIAT brand ceased making
electrical appliances the very same year that Valletta left his post
28.
137
però non è avvalorata da alcun riscontro documentario. È invece
possibile che Valletta abbia un interesse per il settore: in effetti, il
marchio FIAT esce dagli elettrodomestici nello stesso anno in cui
questi lascia a Gianni Agnelli l’incarico di amministratore
delegato dell’azienda torinese.
38.
Cfr. C. Castellano, L’industria degli elettrodomestici in Italia, cit.,
pp. 28-38, e bibliografia ivi citata. Su questo tema, anche nelle
pagine che seguono il riferimento è ai lavori già citati di Balloni,
Paba, e Petrillo, e inoltre a G. De Rita, I consumi di energia
elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, cit., vol. 5, pp.
411-476.
39.
G. De Rita, I consumi di energia elettrica in Italia, cit., p. 418.
40.
F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, cit., p.
317.
41.
Ivi, pp. 339-341 e 344.
42.
Camera dei Deputati, Situazione dell’industria italiana degli
elettrodomestici, doc. n. 13, Servizio commissioni parlamentari,
1971, p. 45; il documento citato nel paragrafo successivo è alle
pp. 43-44.
138
as FIAT’s Managing Director, where he was replaced by Gianni
Agnelli.
38.
See C. Castellano, L’industria degli elettrodomestici in Italia, op.
cit., pp. 28-38, and the bibliography therein. On this topic, here and
in the following pages, references are made to previously-cited works
by Balloni, Paba, and Petrillo, and G. De Rita, I consumi di energia
elettrica, in Storia dell’industria elettrica in Italia, op. cit., vol. 5,
pp. 411-476.
39.
G. De Rita, I consumi di energia elettrica in Italia, op. cit., p. 418.
40.
F. Monteleone, Storia della radio e della televisione in Italia, op.
cit., p. 317.
41.
Ibid., pp. 339-341 e 344.
42.
Chamber of Deputies, Situazione dell’industria italiana degli elettrodomestici, doc. no. 13, Parliamentary Commissions Service,
1971, p. A5; the documented quoted below is on pp. 43-44.
Giovanni Paoloni
Giovanni Paoloni, docente di Archivistica generale presso la Scuola Speciale
per Archivisti e Bibliotecari dell’Università di Roma “La Sapienza”, si occupa degli archivi e
delle vicende storiche delle imprese e delle istituzioni di ricerca scientifica in Italia,
dall’Unità al secondo dopoguerra.
Tra le sue pubblicazioni: Energia, ambiente, innovazione.
Dal Cnrn all’Enea (Laterza, Roma-Bari 1992), Per una storia del Consiglio Nazionale
delle Ricerche (2 volumi, con R. Simili, Laterza, Roma-Bari 2001);
L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia di una comunità di ricerca
(con G. Battimelli e M. De Maria, Laterza, Roma-Bari 2002).
Giovanni Paoloni is a Professor of General Archival Science at the University of Rome “La
Sapienza” Special School for Archivists and Librarians. He specializes in the archives and
corporate histories of Italian enterprises and scientific research institutes from Italian Unity
to after the Second World War. His publications include: Energia, ambiente, innovazione.
Dal Cnrn all’Enea (Laterza, Rome-Bari, 1992),
Per una storia del Consiglio Nazionale delle Ricerche (2 volumes,
with R. Simili, Laterza, Rome-Bari 2001), and L’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Storia
di una comunità di ricerca (with G. Battimelli and M. De Maria, Laterza, Rome-Bari 2002).
Margherita Martelli
Margherita Martelli è archivista di Stato e ricercatrice storica presso l’Archivio Centrale
dello Stato, dove si è occupata degli archivi di importanti personalità della politica e della
cultura tra cui Carlo Levi, Giuseppe Emanuele Modigliani, Rodolfo Graziani, Vincenzo
Torraca, Ugo La Malfa. Cura inoltre gli archivi di alcuni ministeri economici e di enti attivi
nel campo della ricerca scientifica: tra questi Ministero dell’Industria, Scambi e Valute,
Commercio Estero, IRI e CNR. Ha conseguito il dottorato di ricerca in Storia contemporanea e ha svolto attività di ricerca sulla storia dell’emigrazione, nonché sulla storia dell’industria e delle istituzioni di ricerca scientifica italiane. Ha curato, con
Maria Procino, Enrico Cuccia in AOI, FrancoAngeli 2007.
Margherita Martelli is a government archivist and a scholar at the Archivio Centrale dello
Stato, where she has been in charge of the archives of important political and cultural
figures, including Carlo Levi, Giuseppe Emanuele Modigliani, Rodolfo Graziani, Vincenzo
Torraca, and Ugo La Malfa. She is also responsible for the archives of several economic
ministries and organizations active in the field of scientific research, including former ministries (Ministero dell’Industria, Ministero per gli Scambi e le Valute, Minstero del
Commercio con l”Estero), the IRI, and the CNR. She has a doctorate in Contemporary
History and has done research on the history of emigration, as well as on the history of
industry and institutions dedicated to scientific research in Italy. She is the co-editor, with
Maria Procino, of Enrico Cuccia in AOI, FrancoAngeli 2007.
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Written by
Giovanni Paoloni, Margherita Martelli
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All photographs are from the Enel Archive, with the exception of the following:
Archivio Centrale dello Stato (78, 107, 110, 111, 113, 123)
“La radio prima della radio” Bulzoni Ed. (40, 41, 42)
Stampa
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Finito di stampare nel mese di aprile 2012
Printed in April 2012
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A cura della Direzione Relazioni Esterne
Edited by the External Relations Department
© Enel 2012
Nella stessa collana/In the same series:
Il Nucleare in Italia/Nuclear Power in Italy
Storia dell’Energia Verde/A History of Green Power
Invenzioni & Brevetti/Inventions & Patents
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