layout s.confini 3-2008

Transcript

layout s.confini 3-2008
NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE E DI PROMOZIONE SOCIALE SENZA CONFINI
www.senzaconfinitaly.it
SENZA CONFINI
senza confini budrio
Anno VII - N°2-2013 - Registrazione presso il Tribunale di Bologna - n° 7658 del 18/04/06- Tiratura: 1500 copie stampate su carta riciclata
Dir., Red. e Amm. sede Via Saffi, 54 - Budrio (BO) - Dir. Resp. Maurizia Martelli - Comitato di red.: Renzo Bonoli, Maria Marzia Lodi, Guido Montebugnoli, Pietro Di Bartolo
Per la Vs. pubblicità contattate Renzo Bonoli. Tel. 338 3904582 - www.senzaconfinitaly.com - [email protected]
L’ E D I T O R I A L E
Sanità a Budrio:
tanto rumore per nulla
DI
RENZO BONOLI
E
così la montagna ha partorito il topolino
o, per dirla con W. Shakespeare, “Much
Ado About Nothing” (Molto rumore per
nulla). Per la verità anch’io nutrivo qualche
dubbio – e qualcuno mi è rimasto – particolarmente sotto l’aspetto metodologico, sulle ipotesi di razionalizzazione della sanità a livello
della provincia di Bologna, peraltro mai esplicitate con chiarezza e sempre tanto genericamente, quanto impropriamente (lo riscontriamo oggi) riportate dalla stampa locale.
Per chi, come il sottoscritto, ha vissuto negli
anni ’80, sia come operatore, sia come amministratore, il lungo e a volte drammatico contenzioso sulla chiusura degli ospedali di
Medicina e Molinella e sull’applicazione del
primo piano sanitario regionale, il risorgere di
sopiti campanilismi o, ancor peggio, di possibili strumentalizzazioni politiche, aveva creato
una certa preoccupazione non tanto per una
possibile contrazione di posti letto ospedalieri,
peraltro in sovrannumero, quanto per un’eventuale dequalificazione dei servizi sanitari territoriali, a fronte dei cospicui investimenti realizzati in questi ultimi anni.
L’incontro con i vertici della sanità bolognese,
anche in assenza dell’assessore regionale
Lusenti (a proposito, quanta volgarità nel termine “vergogna” con il quale alcuni maleducati hanno sottolineato la sua assenza, dovuta a
gravi motivi familiari) ha però consentito di
avere un quadro abbastanza chiaro e motivato
di ciò che comporta la prevista riorganizzazione dei servizi ospedalieri e territoriali nella
nostra realtà.
Proprio per questo, a fronte di un’illustrazione
molto particolareggiata di quello che dovrebbe
accadere alla sanità locale e provinciale nei
prossimi mesi, mi chiedo che senso abbiano le
contestazioni da parte di alcuni cittadini, ai
quali non sembrano ben chiari gli obiettivi di
contenimento della spesa e di contestuale
valorizzazione e riorganizzazione dei servizi.
Le critiche rivolte al Sindaco partono da un
presupposto rivelatosi, al momento, inesistente, vale a dire la possibile chiusura dell’attività
chirurgica nel nostro ospedale.
Ridimensionare i posti letto in sovrannumero e
avvalersi di un’èquipe dell’Ospedale S. Orsola
non significa affatto dequalificare, quanto
piuttosto garantire una piena funzionalità e
occupazione della struttura, che dovrebbe portare una razionalizzazione della spesa sanitaria, a fronte dei tagli che da qualche anno i
Governi hanno imposto e sui quali nessuno,
durante l’Assemblea, ha ritenuto di dover porre
l’accento.
Scontrarsi su questi temi (chirurgia sì, chirurgia no a Budrio) significa non aver compreso i
profondi cambiamenti in divenire nel campo
della sanità, dove i modelli organizzativi dei
servizi territoriali, i movimenti demografici e
l’invecchiamento della popolazione, il sistema
di prevenzione, i progressi della medicina stanno richiedendo un approccio diverso, moderno,
sperimentale se vogliamo, alla malattia e al
paziente che, mai come oggi, deve essere al
centro del trattamento sanitario.
Mi chiedo: come può non convincere la pro-
spettiva di avere un Pronto Soccorso organizzato ed efficiente, dotato di unità di degenza
breve che possa consentire un esame e un trattamento più appropriato al paziente? Un pronto soccorso dove ci sono ancora troppi codici
bianchi, che dovrà diventare il centro motore
dell’attività ospedaliera.
Come si può non condividere, almeno riguardo
agli obiettivi – salvo una necessaria verifica in
corso d’opera – l’attivazione della Casa della
Salute che è già stata sperimentata, pare con
successo, in altre realtà territoriali limitrofe e
nella quale dovranno avere un ruolo fondamentale infermieri, specialisti e medici di
base?
Certamente si tratta di innovazioni che
andranno valutate nel tempo, modulate secondo le necessità territoriali.
A Budrio pochi conoscono in concreto cosa sia
questa Casa della Salute. Bene, una ragione di
più per cercare di valutarne gli obiettivi, di
misurarne i risultati, di verificarne il valore
aggiunto in termini di prevenzione, riabilitazione, prestazioni specialistiche e supporto
alla struttura ospedaliera.
Questo dovrebbe essere l’atteggiamento corretto e non aprioristicamente prevenuto verso
questa nuova struttura che qualche cittadino
spiritoso ha già preconizzato come “casa chiusa”, alter ego della casa del popolo e della casa
del fascio.
Abbandoniamo perciò le contrapposizioni partitiche e lavoriamo tutti assieme per migliorare la sanità nel nostro territorio, senza preconcetti, senza atteggiamenti radicali e di insofferenza. La salute è un bene comune che non ha
colori politici anche se mi pare saggio vigilare
affinchè le promesse siano mantenute, i programmi realizzati, le risorse impiegate al
meglio.
Molti giudicheranno queste considerazioni
paternalistiche e inutili, ma almeno hanno il
pregio di essere scevre di qualsiasi finalità
polemica e nascosta che non sia l’interesse
della comunità, il bene comune, la salute dei
cittadini.
Eventi
Storie di ieri
Punti di vista
Sul territorio
“Sposa per una
sera”... cronaca di un
successo
La gazzosa Cesari,
storia di un mito
budriese...
Quando il Servizio
Sanitario funziona!!!
Se l’emergenza
chiama, il volontariato
risponde
a pagina 4
a pagina 6
a pagina 9
a pagina 10
Le nostre
iniziative
Un ricco programma
post vacanziero
a pagina 11
BUDRIO IERI
Come eravamo...
Intervista a Gioconda Canè
S
ono sempre meno le persone che ci aiutano a ricordare “come eravamo” e che sono
in grado, malgrado la loro età avanzata, di
raccontarci aneddoti, modi di dire, personaggi
di un tempo ormai lontano. Una di queste persone è la maestra Gioconda Canè Felicori, alla
quale ci siamo rivolti sovente per avere notizie
del passato e alla quale indirizziamo i nostri
più fervidi auguri di una pronta guarigione per
un incidente che l’ha costretta ad una degenza
in ospedale.
Alla signora Gioconda abbiamo chiesto di raccontarci alcune testimonianze, usanze ed
espressioni che costituiscono l’essenza delle
nostre radici e della nostra cultura popolare.
Frequentando saltuariamente l’ex trattoria
del Cannone per i nostri incontri periodici,
ci siamo chiesti da cosa derivi questo nome.
Ce lo può spiegare lei, signora?
Mio nonno Raffaele Canè, classe 1855, come
molti ai suoi tempi, aveva una famiglia numerosa: due maschi e sei femmine. Li mandò tutti
a scuola perchè aveva capito quanto fosse
importante, essendo lui analfabeta e non
essendoci a quel tempo una scuola pubblica.
Poi, siccome bisognava anche indirizzarli al
lavoro, mandò i due maschi “a bottega” come
apprendisti meccanici.
Per le ragazze era più difficile e allora decise di
aprire una trattoria per tenerle occupate.
Senonché, per ottenere la licenza occorreva
depositare in Questura un nome per la trattoria
e lui ebbe un’intuizione, ispirandosi a
Filopanti.
L’ora canonica per il pranzo era il mezzogiorno,
che veniva annunciato a tutti dal suono delle
campane. Capitava però che i tanti campanari
di Bologna non fossero mai d’accordo sull’ora
esatta e la cosa non era gradita al prof.
Filopanti il quale fece installare sul colle
dell’Osservanza un cannone che ogni giorno,
alle 12 in punto, sparava
un colpo a salve, così
tutti i cittadini erano in
grado di conoscere l’ora
esatta. A quel tempo i
rumori non erano così
forti e così il rimbombo
del cannone si sentiva
anche a Budrio.
Fu così che mio nonno
diede il nome alla trattoria dove lavoravano le
figlie e dove entrò anche
mia madre, che più tardi
diventò anche titolare,
per aver sposato il figlio
più giovane di nonno
Raffaele.
La via Gramsci di un tempo. Sotto il portico la Farmacia Gnudi e più avanti la
Sig.ra Gioconda, sembra Trattoria del Cannone.
che suo nonno fosse una
persona molto previdente e soprattutto
molto attenta al progresso e alle necessità
che il mondo andava proponendo.
Non ha qualche suo aneddoto che ci aiuti ad
inquadrarne la personalità?
Ricordo con quale scetticismo accolse l’avvento
della radio. Prima però mi piace rammentare
come venne accolta nelle famiglie in genere la
comparsa dei primi apparecchi radio o, per
meglio dire, dell’aradio, perchè così si scriveva
e si pronunciava negli anni ’30.
La gente non capiva come un nome con desinenza “o” fosse di genere femminile e per questo motivo quell’apparecchio era per i meno
acculturati l’aradio e non la radio. Possedere
un’aradio in quegli anni era prestigioso e, come
avvenne più tardi per la televisione, anche allora le famiglie si riunivano tra loro per ascoltare le trasmissioni: commedie, opere liriche,
notiziari, romanzi a puntate come “I tre
moschettieri”, la Santa Messa e i concerti della
Martini e Rossi.
Per quanto riguarda mio nonno, ormai vecchio,
ricordo che si sedeva davanti a quella strana
scatola, ascoltava e di tanto in tanto andava
dietro la radio per ispezionarla e per cercare di
capire da dove uscivano quelle voci e quei
suoni e come facessero ad arrivare da Torino
fino in casa nostra. Poi si allontanava scuotendo la testa e manifestando la sua insoddisfazione e la sua incredulità.
Un personaggio davvero divertente e singolare suo nonno, come ce n’erano tanti a quei
tempi. Ne ricorda altri?
Ce ne sono davvero tanti. Me ne ricordo uno, il
sig. Alfredo Manferrari. Chi non lo conosceva
avrebbe potuto chiedere, come il Don Abbondio
manzoniano, “Chi era costui”, ma bastava
rispondere “Al Dado” per rendersi conto che era
un personaggio familiare.
Era un barrocciaio di Riccardina, sempre in giro
con il suo barroccio per effettuare trasporti di
merce. Ritto in piedi sul suo mezzo, redini in
mano, guidava con rara maestria i suoi cavalli..
Portava al collo il “parpignòn” che faceva
schioccare all’occorrenza e di fianco teneva un
grande ombrello di tela cerata verde, da usare
quando pioveva.
Quando aveva il carro vuoto e incontrava dei
bambini che lo salutavano, si fermava, li faceva salire per un giretto, con grande gioia dei
piccoli passeggeri.
Un lavoro molto faticoso era quello di scendere
nell’Idice per risalire con il barroccio carico di
sabbia o di ghiaia. Se durante un viaggio lungo
gli capitava di appisolarsi, i suoi cavalli proseguivano fino alla méta poiché i percorsi erano
sempre gli stessi e loro li conoscevano a menadito.
Grazie, signora Gioconda. La prossima volta
ci racconterà altre storie e altri personaggi.
BUDRIO OGGI
L’inciviltà della
comunicazione
e delle immagini
DI
RENZO BONOLI
volte, come se si trattasse di una moltiplicazione della realtà.
Poi ci sono i 140 caratteri futili di Twitter
(come vedete lo tratto con la lettera maiuscola). Pensare che con questi ultra sintetici messaggi si possa influenzare l’elezione di un Capo
di Stato o formare una corrente di pensiero allo
stesso modo di una compravendita di ortaggi è,
a dir poco, “disumano”.
Socializzare stati d’animo, emozioni, giudizi
contenuti in poche parole, mi sembra un eser-
A
ndare contro corrente mi diverte, ma
non si tratta di un atteggiamento di
compiacente civetteria, come può sembrare, bensì del frutto di considerazioni obiettive, giuste o errate che siano, che trovano la
loro ragion d’essere nell’ odierna realtà.
Viviamo il tempo dell’immagine, della rete, di
Twitter, con tutti i neologismi che ne derivano.
Le più moderne tecnologie mediatiche – tablet,
computer, smartphone – ci sottopongono quotidianamente ad un bombardamento di immagini, di messaggi, di “social community” che
rasenta l’epidemia. Prendiamo, ad esempio, le
immagini: l’inquinamento visuale è il risultato
di un’iperproduzione, di un surplus iconografico (si parla di oltre un miliardo di fotografie
realizzate ogni giorno) che rischia di seppellirci molto di più di quelle cartacee che in tempi
non troppo lontani ingombravano i cassetti, gli
scaffali, le scatole da scarpe delle nostre case.
Oggi queste immagini sono smaterializzate e
contenute negli “hard disk”, nei “server dei
grandi social network” e costituiscono una
sorta di delirio, drogato dall’imperante consumismo, che ci sovraccarica di milioni di immagini, che non potremo mai consumare completamente, già esistenti, replicate innumerevoli
Supermercato di Molinella
Via Podgora 31 - Tel.051-882775
cizio vano e insopportabile che può sfociare in
un protagonismo inutile ed effimero.
A chi possono interessare frasi mutilate, citazioni incomplete, scampoli di ragionamento?
Ho l’impressione che si tratti in gran parte di
voyerismo, chiacchiericcio, di una “moda” che
ha però contagiato milioni di “navigatori”.
Dov’è finito il contatto umano, umorale, fisico,
senza mediazioni che allietava le nostre conversazioni, i nostri ritrovi, i nostri appuntamenti? La stessa cosa può dirsi della piazza
telematica di Facebook, alla quale peraltro
anche io stesso non ho saputo resistere, anche
se la utilizzo a piccolissime dosi: una super e-
Supermercato di Baricella
Via Roma 199 - Tel.051-879146
Supermercato di Budrio
Via Verdi 4 - Tel.051-801644
FRENI
AMMORTIZZATORI
CAMBIO OLIO
CENTRO ASSISTENZA PNEUMATICI
DI BOnDI FABRIZIO
Via Cesare Battisti, 5 - 40054 BUDRIO (BO)
Tel. e fax 051 80.80.10
E-mail: [email protected]
mail, una super chat, dotata di un elenco
telefonico globale, dove possono convivere
informazione, intrattenimento, comunicazione,
immagini e musica.
La richiesta di amicizia da parte di un amico
che incontri ogni giorno, quando vuoi, la ricerca di un’amica che hai conosciuto 20 anni fa e
poi hai perso di vista, l’invito ad un party, la
socializzazione di anatemi contro Berlusconi,
contro la Juventus o gli immigrati stranieri, la
propagazione degli amori di attori o artisti o di
semplici conoscenti: questi sono in genere i
contenuti di questo favoloso Circo Barnum
della comunicazione. “Venghino, venghino
signori…più gente entra, più bestie si vedono!!
Oggi non si parla d’altro che di questo “termometro sociale” che ormai, assieme a Twitter, è
divenuto il trampolino di lancio di politici, di
personaggi più o meno noti, di Capi di Stato e
perfino della CEI e del Pontefice.
Da un lato siamo preoccupati di essere spiati e
dall’altro non esitiamo a mettere in piazza
immagini, pensieri, la nostra vita privata, con
tanti saluti alla tanto sbandierata “privacy”,
perché tutto quello che offriamo ai visitatori di
Facebook può essere usato e manipolato con
pochi comandi senza dover essere per forza un
“hacker”.
Far parte della comunità di Facebook è sinonimo di libertà, di partecipazione e se non ci sei,
vieni considerato retrogrado, vecchio, out o,
per dirla con Celentano, slow.
Gli inviti a far parte di gruppi o movimenti,
contro o a favore di qualcosa, o di qualcuno
sono insignificanti di fronte alla complessità di
certi problemi.
Se si vuole contare veramente occorre schiodarsi dalla sedia e andare in piazza: allora sì che il
confronto sarà produttivo e concreto.
EVENTI
“Sposa per una
sera”… cronaca
di un successo
DI FAUSTA
H
LAMBERTINI
o aperto il vecchio baule
impolverato, ho estratto la
busta per abiti che da anni
nessuno toccava e lentamente ho
fatto scorrere la cerniera lampo per
aprirla. Improvvisamente i miei
movimenti hanno subito una forte accelerazione, avevo fretta, fretta di rivederlo e nell'aprirlo, automaticamente, l'ho appoggiato
su di me, cercando di far combaciare le mie
spalle con le sue.
– Cavoli, quant'ero magra! – è stato il mio
primo pensiero al quale ho trovato immediatamente una gratificazione per non ferire
l'Ego sconsiderato che nel confronto tra passato e presente rischiava di uscire irrimediabilmente sconfitto:
– Beh, sono trascorsi 32 anni, i chili in più
sono la metà del tempo passato, poteva andare peggio…”–
Il problema più difficile da risolvere era, a
quel punto, un altro: convincere Lei ad indossarlo e a diventare una delle protagoniste di
SPOSA PER UNA SERA.
La mia "Lei " ha reagito come da copione: dal
prevedibile "ma non pensarci nemmeno!",
passando attraverso un rassegnato "e fammi
vedere sto vestito...", fino al “sì” finale che si
è concluso con l’emozionante sfilata "Dalle
mamme alle figlie”.
Le ragazze hanno sfilato con la grazia e la
naturalezza delle professioniste e gli abiti da
sposa, ormai catalogabili come vintage, incredibilmente sembrava fossero stati cuciti loro
addosso.
Una dopo l'altra, Giaele, Sofia, Michela, Irene,
Gioia, Chiara, Alice, Greta e Irene "Lei", radiose e per nulla emozionate, hanno sfilato
accompagnate dall'ospite d'onore, quel Marco
Orsi campione di sport ma soprattutto di
simpatia e disponibilità e dal suo amico
David, altro esempio di bella e sana gioventù. L'idea di creare un evento legato
al tema del matrimonio è nata per caso,
come succede sempre quando io e Mauri
(Martelli) procediamo di fantasia e
senza fatica, ma con entusiasmo da vendere, scopriamo che insieme siamo davvero
inarrestabili.
Qualche mese di lavoro intenso ma piacevole,
è stato sufficiente per realizzare quello che la
sera del 28 giugno in tanti hanno definito
"una serata perfetta". Il colpo d'occhio era
notevole. L'auto d'epoca, che gentilmente ci
aveva messo a disposizione il Sig. Alberoni,
posizionata ai piedi della scalinata d'accesso
al Ristorante " Il Giardino", lasciava intende-
re che si trattava di un matrimonio di tutto
rispetto.
La location era perfetta per rendere l'evento
memorabile.
Le mani esperte e l'arte di Natalina e Fulvia,
hanno raccontato attraverso bellissime composizioni floreali, la storia intima di ogni
matrimonio. Anche Elena, di Baloon Art, con
i suoi palloncini decorativi, ha saputo interpretare le emozioni comuni e il bravissimo
musicista, Claudio Castellari, ha creato
atmosfere lievi e di sottofondo.
Le aziende espositrici hanno allestito gli
spazi a disposizione con maestria e professionalità. Stefano Zarri, dell'omonimo Centro
Profumi, ha voluto dedicare il suo spazio ai
genitori, fondatori dell'azienda che oggi dirige con il fratello. Ha raccontato, attraverso
prodotti esclusivi e di gran classe, la storia
della sua attività, dalle origini a noi.
I giovani e intraprendenti titolari
dell'Agenzia Viaggi "Terre di Pianura” ci
hanno accompagnato, attraverso immagini
suggestive, nel nostro viaggio di nozze da
sogno. Comet, nome che è una garanzia per
le liste nozze e non solo, ha esposto prodotti
di pregio, espressione di qualità e di grande
impatto visivo. Il Caffè Filopanti ha concluso “dolcemente” la serata offrendo ai 160
intervenuti un’attesissima e gustosa torta
Un momento della cena presso il ristorante “Il Giardino”, nel corso serata (foto Angelo Mazzoncini).
EVENTI
nuziale e ha esposto suggestivamente i prodotti legati al tema. L’abbigliamento da cerimonia di Tiffany ha trovato la sua giusta collocazione nella sfilata che le 4 modelle professioniste hanno condotto con sicurezza e
grazia e che ha visto il suo momento clou con
gli abiti dell'atelier "Le spose di
Annalisa". Tutto ciò è stato immortalato
scatti
del
fotografo
Angelo
dagli
Mazzoncini, professionista sulla scena dei
matrimoni da più di vent'anni e occhio attento a cogliere i particolari esaltandone forme e
colori, rendendoli protagonisti della scena.
Un grande lavoro l'ha svolto quella che per
tutti è ormai "la Stefy". Ha pettinato, cotonato e ancora pettinato tutte le ragazze, sempre
sorridente, calma e disponibile, ha creato
acconciature magnifiche e ad ogni uscita
diverse... Insieme al fratello Mauro è la titolare di Hairmania Solaris, da anni a disposizione della affezionata clientela nella cura
della persona. Hanno collaborato anche
Vento in poppa alla
Festa di maggio
GIUSEPPE SAVOIA
ASSOCIAZIONE “ROSSOMAGENTA”
DI
L
o scorso 19 maggio si è svolta presso la
piazza 8 Marzo delle Creti la “Festa di
Maggio” organizzata dalle associazioni
Rossomagenta e Senza Confini. La manifestazione non ha “goduto” di agenti atmosferici
particolarmente favorevoli (per dirla con un
eufemismo).
Il vento a tratti violentissimo non ha permesso lo svolgimento dei laboratori di pittura e
ceramica previsti e l’esposizione dei quadri:
tutte le altre manifestazioni sono state quantomeno disturbate, in particolare i burattini,
le cui strutture hanno purtroppo anche subito danni.
Pur con tutto ciò vi è stata ampia partecipazione di pubblico che ha gradito la variegata
Stefania di Hairmania, parrucchiera ufficiale della serata, tra il nuotatore Marco Orsi e l’amico David.
e qualificata presenza di vari vivaisti locali
con esposizione di magnifiche rose antiche,
esotiche piante grasse e succulente, vivaci
piante da fiore, arbusti ed ulivi.
Apprezzata anche la presenza di vari banchi
con prodotti della natura per la cura del
corpo e non.
Flora 2000 Group che ha realizzato dei centro tavola particolari e di grande effetto e
Saverio abbigliamento, al quale va il nostro
ringraziamento per la disponibilità. E che
dire del conduttore? È un amico e non avevamo dubbi. Emanuele Righi, professionista,
da anni sulla breccia, ha saputo conquistare
tutti i presenti con la sua personale ironia e
simpatia. Il ristorante “Il Giardino” è e
rimane il posto giusto, quello dove ogni evento acquisisce la giusta importanza, quello che
appartiene ai ricordi di tutti, il luogo della
memoria, che ha saputo rinnovarsi mantenendo intatta l'atmosfera magica e irripetibile delle sue ampie sale da pranzo, quello dove
mangiare bene è una certezza e la professionalità e la cortesia completano un quadro
d'autore.
SPOSA PER UNA SERA diventerà un appuntamento annuale, e siccome la vita è piena di
frattempi, stiamo già pensando al prossimo
evento…
Vivo interesse per la mostra fotografica ricchissima di valori tecnici e spunti visivi assolutamente insoliti ed intriganti.
Grande successo hanno riscosso le esibizioni
strumentali e canore di Fabio Galliani e della
sua Ocarinomania, per non parlare delle coinvolgenti performance dei gruppi di ballo
splendidamente coordinati dai rappresentanti
dello “Studio del Movimento”.
La riuscita della manifestazione, pur con le
disavventure climatiche subite, conferma la
bontà della formula che nelle occasioni a
venire potrà essere ampiamente migliorata ed
arricchita (già vi sono idee in cantiere).
Colgo l’occasione per ringraziare: i commercianti della zona Creti che hanno contribuito
materialmente e con il loro entusiasmo, tutte
le associazioni partecipanti a vario titolo e, in
definitiva, tutti coloro che hanno assicurato
il successo con la loro opera, magari dietro le
quinte, e presenza.
Per terminare esorto tutti i lettori a contribuire con critiche (per favore poche), idee e
suggerimenti per aiutarci a migliorare la qualità delle prossime manifestazioni.
STORIE DI IERI
La gazzosa Cesari,
storia di un mito
budriese...
DI
MAURIZIA MARTELLI
Vinicio Cesari, figlio
del fondatore Angelo,
ci regala una bella pagina
di storia locale.
I
l gassosaio era una delle professioni più
frequenti all’inizio del Novecento, perché
la gassosa, o “gazzosa”, era una delle
poche bibite esistenti, a parte l’aranciata e,
molto più tardi, il chinotto e alcune altre. Si
trattava di un lavoro forse un po’ più “effervescente”, ma non meno impegnativo e faticoso di tanti altri. Angelo Cesari, budriese,
classe 1891, scelse questa attività, anziché
un’altra, in modo del tutto casuale, come
quasi sempre accade quando il mestiere non
lo si eredita dalla famiglia. Chiamato alla leva
nel 1911 nella guerra di Libia, fu poi arruolato nella prima guerra mondiale. Ritornato a
Budrio nel 1919, poco dopo si sposò e con
l’indispensabile complicità e collaborazione
della moglie Venusta prese in gestione l’osteria della “Palazzina”. Allora le osterie, con o
senza servizio di cucina, erano tante, e si può
dire che ogni strada ne contasse almeno una;
inoltre, salvo alcune eccezioni, non avevano
nomi di fantasia come oggi, ma erano luoghi
della loro identità, e quindi a volte portavano
il nome o il cognome del proprietario o tutt’al
più del luogo in cui erano collocate. Con l’osteria si viveva dignitosamente, ma nel DNA
di Angelo e di una delle sue tre sorelle,
Attilia, era custodito il gene dell'imprenditorialità. Fu così che proprio ad Attilia, che per
lavoro si era trasferita a San Giovanni in
Persiceto, dove – guarda caso – c’era un gassosaio, venne in mente di convincere Angelo
ad andare proprio lì ad apprendere l’arte del
mestiere… Così egli seguì l’incitamento della
sorella e, pochi anni dopo, esattamente nel
1923, con la moglie sempre a fianco, aprì la
sua “Fabbrica Acque gassose e Seltz” a
Budrio, nella via del Macello Vecchio, l’attuale via Donati. Con la denominazione ‘acque
gassose’, allora si intendevano, oltre all’acqua
minerale, le bevande che contenevano anidride carbonica. Angelo inizialmente vendeva
solo gazzosa e bottiglie di seltz in cristallo
colorato, con la scritta Cesari incisa artigianalmente con acido fluoridrico; poi, dagli
anni ’30, come tutti i gassosai, cominciò a
vendere altre bibite acquistando gli sciroppi
dai Ballandi di Baricella, progenitori del noto
Angelo Cesari, alle prese con il gasatore per riempire le
bottiglie di seltz.
produttore televisivo, Bibi.
Più che di una vera e propria fabbrica, l’azienda di Cesari era un piccolo laboratorio
dotato di un saturatore, cioè una macchina
per produrre acqua gassata, due imbottigliatrici, una per il seltz e una per la gazzosa e
un gasometro per abbassare la pressione
delle bombole; la denominazione fu loro
imposta dal registro delle imprese per via
della produzione meccanizzata dell’attività,
tipica del sistema di fabbrica, anche se i
tempi di lavoro continuavano ad essere
regolati dall'uomo. La fabbrica Cesari entrò
quindi nel registro dell’industria e solo nel
’60, col cambiare della normativa, passò all’albo delle imprese artigiane.
Fare gli imprenditori, allora, era difficile
quanto e più di oggi: erano necessari, per
l’appunto, una certa inclinazione e spirito di
iniziativa, un bel po’ di soldi da parte, che in
genere si chiedevano in prestito a qualcuno di
fiducia della famiglia per comprare il minimo
indispensabile di attrezzatura; inoltre servivano coraggio, voglia di lavorare e, come in
tutte le cose, un po’ di fortuna.
Il successo non fu affatto scontato – di gassosai a quel tempo, e fino agli anni ’30, solo
a Bologna ne aprirono una quindicina e ben
una trentina in tutta la provincia – ma
Angelo Cesari fu guidato da una passione
vera, genuina, che gli diede la forza di attraversare la terribile crisi del ’29. La stessa
genuinità che mise nella ricetta, tanto semplice quanto ricca di accorgimenti ancora
gelosamente conservati dagli eredi che la
resero negli anni così apprezzata e tuttora
inossidabile nella memoria dei budriesi.
Gli ingredienti, pochi ma buoni
Acqua, zucchero, acido tartarico e aromi
naturali. “Pochi, semplici, ma di qualità ” –
come racconta Vinicio Cesari, figlio di Angelo.
Lo zucchero era prodotto dagli zuccherifici
della zona – oggi hanno quasi tutti chiuso i
battenti – quello “in balùt” (cioè in grani
irregolari), che a Budrio si acquistava in
tabaccheria dalla Lavrina. Quanto agli aromi
naturali, essi consistevano nell’essenza di
limone: qui Vinicio Cesari apre una lunga
parentesi…
L’offerta era molto ampia, si andava dalle due
alle 36mila lire il litro e Angelo puntò sulla
qualità. Cominciò a girare alla ricerca di fornitori e giunse a Milano per comprare le
STORIE DI IERI
essenze migliori e più raffinate, che avevano
il pregio di durare almeno 15 mesi. Lo stesso
farà in un secondo tempo Vinicio facendosi
rifornire di campioni dai rappresentanti e
testandone la durata nel tempo.
La magia della bottiglia con la pallina
La prima produzione fu nella tipica “bottiglia
con la pallina”, un brevetto inglese di fine
Ottocento molto ingegnoso che sfruttava una
biglia di vetro per sigillare ermeticamente la
bibita, dopo averla imbottigliata con una particolare macchina, ancora oggi conservata da
Vinicio Cesari. La “gassosa con la pallina”
dalle nostre parti si chiamava rigorosamente
“gazzosa”, con la doppia zeta. Il motivo probabilmente risale alla scritta “gaz” che recavano le bottigliette della ditta inglese fabbricante, e forse la “gazzosa” risentì di quell’anglismo. La bottiglia con la pallina spopolò in
tutta Italia. In azienda la produzione giornaliera era di circa 400 bottiglie suddivise in
due cicli, che si riponevano su un tavolo e si
riempivano con mestolino e imbuto con circa
50 cc di sciroppo e 130 cc di acqua gassata.
Poi, ad una ad una, si posizionavano nell’imbottigliatrice che, prima di concludere il suo
ciclo, le capovolgeva a testa in giù iniettando
il gas alla pressione di sei atmosfere – una
bomba se fosse scoppiata! Poi, una volta
riempita, la pallina di vetro in essa contenuta, come per magia, – in realtà per effetto
della forza di gravità – cadeva verso il basso
finendo a contatto con la guarnizione collocata nel collo della bottiglia e restava schiacciata verso l’alto dalla stessa pressione anche
una volta raddrizzata la bottiglia.
Per aprirla poi era sufficiente esercitare una
leggera pressione con il dito facendo fuoriuscire un po’ di gas e così la pallina scendeva
per essere bloccata – altro ingegnoso particolare – da due scanalature nel vetro su un solo
lato della bottiglia, consentendo l’impareggiabile e liberatoria bevuta “a collo”.
Era la bibita degli adulti perché rappresentava l’effimero con lo spettacolo delle bollicine,
ed era anche la bibita dei piccoli, che avrebbero voluto rompere le bottiglie per recuperare la biglia all’interno e giocarci, ma c’era il
“vuoto a rendere” con cui i gassosai riuscivano a garantire una efficiente rotazione ai
baristi. Per la distribuzione, Angelo acquistò
una nuova Fiat 501 per servire i bar di Budrio
e frazioni, mentre i privati acquistavano
direttamente in fabbrica. Ma inizialmente il
giro d’affari non fu tale da giustificare un
investimento così copioso, e di lì a poco la
501 fu venduta e sostituita con un più modesto triciclo a pedali.
I riconoscimenti non si fecero attendere e,
nel ’26, Cesari partecipando ad una fiera
internazionale a Fiume, si aggiudicò il diploma “medaglia d’oro della citta di Fiume” successivamente riconfermata, a “titolo reclamistico”, con l’iscrizione al “Libro d’oro
d’Italia”, autorevole periodico “pro industria,
commercio, arte e scienza d’Italia”.
Di lì in poi fu un crescendo…
Nel dopoguerra cominciò il tempo del misto
di birra e gazzosa, che i francesi indicavano
col termine “panaché”, mentre a Budrio si
chiamava “manubrio” (forse perché il panaché, in ippica, è quando il cavallo si capovolge e per estensione si dice anche del ciclista
che fa un capitombolo al di sopra del manubrio). Era divenuta una bibita alla moda, perché il dolce della gazzosa stemperava l’amarognolo della birra ed era molto apprezzata dai
budriesi di entrambi i sessi, che spesso la preferivano alla gazzosa liscia.
Nel ’36 (con proroga fino al ’39), l’originale
bottiglia fu messa al bando. Ufficialmente per
motivi di igiene: la polvere che si accumulava
sulla parte esterna della pallina cadeva con
essa nella gassosa, un po' come capita oggi
con le attuali lattine per bibite. In realtà vi
erano anche motivazioni di funzionalità: le
bottiglie con la pallina erano troppo arzigogolate per essere lavate con efficienza dalle
nuove macchine pulitrici industriali e richiedevano una pulizia manuale con apposito
spazzolino, il solo in grado di raggiungere
ogni anfratto.
Così la vecchia bottiglia andò in soffitta e fu
soppiantata da un nuovo prototipo sempre in
vetro molto spesso e di forma standardizzata,
La medaglia d’oro confermativa rilasciata alla Ditta Cesari Angelo dalll’Albo d’Oro d’Italia, autorevole periodico del
tempo.
MZ ASPIRATORI
Via Certani, 7 - Budrio (BO)
STORIE DI IERI
sigillata con gli attuali tappi a corona.
Il successo degli anni ‘50
Vinicio, ormai ventiquattrenne, aiutava in
azienda già da diversi anni e nel ’56, subentrò alla sorella Licia che, dopo il matrimonio,
andò a vivere a Rimini, affiancando così il
padre che accusava già problemi di età e di
salute, insieme alla sorella maggiore Rina.
Vinicio e Rina, giovani ragazzi di belle speranze, portarono all’azienda una ventata di
modernità e ad un amico budriese che aveva
frequentato il liceo artistico, tale Tommaso
Colzani, chiesero di ideare il marchio, che poi
accompagnerà l’azienda fino alla chiusura. Il
marchio, inizialmente, fu stampato in serigrafia di colore giallo su nuove bottiglie di
vetro, di stile lineare e nordico a doppio
cono, secondo la moda del design del momento; in seguito, dato che la serigrafia, con i
lavaggi sbiadiva, si decise di stamparlo in
rilievo, che era anche più economico. Furono
prodotte in un milione di pezzi e vennero
acquistate nuove macchine imbottigliatrici.
Si trattò di un bell’investimento perché le
La bottiglia con la pallina e il penulatimo prototipo,
prima della bottiglietta da 200 cc con etichetta.
La tradizione
si rinnova
bottiglie erano costose, in quanto producevano molto scarto. Inoltre, si decise di mantenere invariata la ricetta della gazzosa e così
la bibita, un po’ più cara rispetto ai marchi
concorrenti, da prodotto povero quale era
considerato, divenne la gazzosa dei ricchi e
conquistò via via i bar più frequentati di
Bologna: Zanarini, Canasta, Viscardi e i cinema del centro, oltre naturalmente ai bar di
Budrio e a quelli delle frazioni per mezzo di
Leopoldo Poggi, rivenditore e distributore di
acque minerali e bibite.
Nel ’65, col vento in poppa, l’azienda si trasferì da via Donati a via Don Sturzo, e di lì a
pochi anni arrivò il “vuoto a perdere”. Fu così
che i Cesari procedettero al ritiro delle vecchie bottiglie fino ad esaurimento scorte e
misero in produzione l’ultimo prototipo di
bottiglietta da 200 cc, che le ultime generazioni di budriesi ancora ricordano, questa
volta rivestita di un’elegante etichetta sulla
quale il marchio venne stampato in giallo su
fondo nero.
La gazzosa si continuò a vendere bene anche
negli anni ’80, ma i tempi stavano lentamente cambiando. Le macchine erano sempre
quelle del ’56: ogni tanto si rompevano e per
ripararle si ricorreva agli amici; tra questi,
qualche tornitore e meccanico che con un’aggiustatina garantiva l’immutabilità nel tempo
della mitica gazzosa.
Ma il tempo trascorreva e il mercato stava
mutando le regole del gioco.
In azienda i conti furono presto fatti. I profitti bastavano a malapena per il mantenimento familiare e si calcolò che per produrre
1000 bottiglie l’ora occorresse un organico di
otto persone, contro le quattro all’attivo,
mentre con le stesse otto persone le grandi
catene industriali raggiungevano le sessanta
mila bottiglie l’ora. Si trattava di decidere
cosa fare e cioè se impegnare qualche miliardo per rinnovare gli impianti e proseguire o
portare avanti l’azienda fino al raggiungimento del pensionamento di Vinicio, per poi chiudere. Andrea, l’ultimo erede dei Cesari, figlio
di Vinicio, si era laureato in fisica e poi aveva
intrapreso un lavoro che, con soddisfazione
per i buoni risultati, lo aveva portato in giro
per i cinque continenti allontanandolo dall’azienda di famiglia.
Questa ed altre ragioni – non ultima la con-
La bottiglia di seltz in cristallo colorato.
vinzione di Vinicio che il livello qualitativo
fosse ormai un’esigenza richiesta da un sempre minor numero di clienti sedotti dalla globalizzazione – portarono, nel 1997, alla chiusura dell’azienda, come accadde a tante altre
imprese italiane, e all’epilogo di una lunga e
affascinante pagina di storia locale.
Gazzose intatte dopo sette anni
Vinicio Cesari racconta un curioso aneddoto,
che risale ai tempi in cui le famiglie contadine, per tenere al fresco le bottiglie di gazzosa, utilizzavano il pozzo, dove si conservavano a quindici-sedici gradi.
Avvenne che una nuova famiglia subentrò al
podere dei vecchi contadini e, a distanza di
sette anni, ritrovò nel pozzo alcune bottiglie di gazzosa con la pallina.
La sorpresa fu constatare che, dopo tutto
quel tempo, la gazzosa era del tutto inalterata e gassata come appena imbottigliata.
Ristorante
Cucina classica
bolognese
Budrio
Convention
e matrimoni
il Giardino
P U N T I D I V I S TA
Quando il Servizio
Sanitario
funziona!!!
DI
MARZIA LODI
Q
uante volte abbiamo criticato il Servizio
Sanitario nazionale? Per le inutili attese
al CUP, per il lungo intervallo di tempo,
in cui dovevamo aspettare per l’esecuzione
degli esami richiesti, per la freddezza o persino
la maleducazione del personale... ma stavolta
NO, stavolta il Servizio Sanitario ha funzionato, e anche bene.
La mia esperienza risale alla prima domenica di
marzo, un giorno di festa come tanti, la tavola
apparecchiata per il pranzo... quando squilla il
telefono: è mia cognata, Gioconda, che è caduta e non riesce a rialzarsi.
La presa di coscienza della gravità della situazione è immediata: Gioconda ha più di
novant’anni, sicuramente il femore si è rotto,
fino ad ora è vissuta da sola nella più totale
autonomia… e da adesso in poi? Trascorremmo
il pomeriggio al Pronto Soccorso, poi iniziò il
percorso ospedaliero. Gioconda fu operata
pochi giorni dopo e dimessa dall’ospedale di
Bentivoglio con rapidità: la aspettava un primo
periodo di riabilitazione a Villa Erbosa.
E proprio da quel momento si attivò il servizio
di assistenza domiciliare, che ha lo scopo, come
si legge nell’allegato informativo, di...”mantenere a domicilio persone con problemi di parziale autosufficienza e di non autosufficienza
psico-fisica, rimuovendo gli ostacoli e valorizzando le risorse della rete parentale e sociale,
tramite interventi professionali adeguati ai
bisogni, nel rispetto della volontà e degli stili
di vita espressi dalla persona…”.
Le dimissioni da Villa Erbosa furono, come è
ovvio, concordate e fu lo stesso ospedale ad
accendere il motore di avviamento di questo
servizio. La prima cosa che ci serviva era una
carrozzina, per tornare a casa. Nonostante le
rassicurazioni del capo-infermiere (sicuramente
mi avrebbero telefonato, per concordare le
caratteristiche dell’ausilio e il momento delle
consegna), io, che ci credevo poco, mi ero
informata sulle modalità del noleggio e sui
tempi di consegna.
Fondamentale è stato in questa fase l’aiuto dell’impiegato, che a Budrio è responsabile di questo servizio, Andrea Poli, che ha sempre risposto con precisione alle mie domande, organizzando la rete assistenziale.
Mi ha spiegato come avere le traverse, come
chiedere un materasso antidecubito, a chi
rivolgermi in Comune per l’assistenza durante il
bagno e così via. Ma procediamo con ordine:
alcuni giorni prima delle dimissioni sono contattata dalla fisioterapista del servizio, che
concorda con me le caratteristiche della carrozzina…e la vigilia delle dimissioni la carrozzina
è consegnata, all’ora stabilita, direttamente a
casa. Miracolo!!!!! E non si tratta di un sussidio
vecchio e malandato, è una carrozzina in perfette condizioni, protetta da una busta di plastica, pronta per l’uso. Così è per le traverse,
puntualmente consegnate a domicilio, e all’ora
stabilita.
La realtà di una persona allettata da più di un
mese è difficile da prevedere.
Gioconda al momento delle dimissioni aveva
due brutte ferite da decubito, occorreva l’assistenza domiciliare di infermieri professionali e
per un lungo periodo.
E così è stato: le infermiere sono state presenti durante tutto il primo periodo e, quando non
è bastata la loro competenza, il medico di base,
vero deus ex machina della situazione, ha
richiesto l’intervento di un chirurgo.
Poi abbiamo avuto bisogno di un cuscino antidecubito, poi di esami clinici, di controllo
medico costante, perché nel frattempo ci sono
la bronchite, l’artrosi in un piede, le difficoltà
delle ferite a rimarginarsi… ma, poco alla
volta, e con l’aiuto di questi operatori, gliela
abbiamo fatta.
La vita di Gioconda ha ripreso ritmi di normalità; certo il recupero funzionale non è ancora
completato, ma può già sollevarsi dalla carrozzina da sola e camminare appoggiandosi al
girello. Il prossimo step sarà il tripode, che la
dottoressa Coppola ha già richiesto.
A tutti, grazie di cuore: sapere di poter contare su di voi e sulla vostra professionalità è stato
di grande conforto per la “rete parentale”, nel
nostro caso piuttosto esigua.
Primo tempo
R. Wagner
TANNHAUSER (Overture)
La Traviata
Secondo tempo
P. Mascagni
CAVALLERIA RUSTICANA
Direttore
Giuseppe Gregucci
Teatro delle Celebrazioni
Via Saragozza, 234 - Bologna
Biglietteria
Tel: 051.6153370
www.teatrocelebrazioni.it
SUL TERRITORIO
Se l’emergenza chiama,
il volontariato
risponde
DI IRENE
All’ora di pranzo, nel giardino del Palazzetto, il
Movida Caffè ha offerto ai partecipanti uno
stuzzichevole pic-nic, col contributo del
Panificio Conte, allietato dalla chitarra di Giulio
Parini. Non è mancata inoltre una piccola sfilata della coppia cane-padrone immortalata dalle
“foto da cani” di Fausto e Adriano Zanolini. E
poi, per la settantina di quattro zampe – tra
meticci e cani di razza – che hanno gareggiato
in una sfilata, premi in palio offerti dai commercianti budriesi che, anche con un piccolo
contributo, ci hanno tenuto a dire “io c’ero”. La
festa ha coinvolto anche i bambini con la frizzantissima animazione di Mister Alvin... Il
tutto a suon di volontariato...
Marco, Mara, Livia, Silvia, Miriam, Simonetta,
Veronica, Marilena, Patrizia, Fabrizio, Ambra...
sono solo alcuni dei ragazzi che, dietro le quinte, hanno collaborato alla riuscita di una festa
che potrebbe essere definita irripetibile, ma
che invece si spera si rinnovi e diventi un
appuntamento annuale...
NICOLINO
Al Palazzetto dello Sport
di Budrio un’iniziativa di successo
di raccolta fondi
per il canile intercomunale
C
anili e gattili di tutta la provincia cercano
volontari per prendersi cura degli animali
abbandonati. Il più vicino a Budrio è il
Canile Intercomunale di Vedrana, che ospita
circa 140 cani. La struttura, come prevede la
normativa, è gestita dai Comuni di Budrio,
Castenaso, Medicina e Molinella in collaborazione con l’associazione animalista e zoofila
onlus “Rifugio di Bagnarola” e, mediante la
presenza nella struttura di volontari preposti
alla gestione delle adozioni e degli affidamenti
dei cani, nonché alle mansioni ordinarie del
canile, ne garantisce il mantenimento.
Tanti modi per aiutare i quattro zampe
Le cose da fare all’interno di un canile sono
inimmaginabili: nutrire, accudire gli animali,
portarli a spasso, partecipare a turni di pulizia
e riordino del canile, ecc. E per chi avverte un
certo spirito animalista, ma non si sente portato per alcune mansioni, esistono poi tanti altri
modi per svolgere l’attività di volontariato; ad
esempio, la partecipazione a banchetti informativi e di raccolta cibo organizzati in concomitanza di manifestazioni.
L’attività informativa rappresenta infatti uno
dei punti di forza della raccolta di fondi attraverso la quale la comunità può essere informata sulle attività e sui progetti realizzati.
Inoltre, gli animali si possono adottare a
distanza e vi sono altre iniziative per la raccolta dei fondi indispensabili per vaccinarli, sterilizzarli, alimentarli... insomma farli vivere nel
miglior modo possibile.
Forse non tutti sanno che...
Budrio animalista
Accanto all’esempio dell’attore di teatro, Paolo
Poli, che da anni apre al pubblico la prova
generale dello spettacolo al Teatro Consorziale,
devolvendo gli incassi al canile di Budrio, encomiabile è stata la manifestazione di domenica
30 giugno organizzata da Sport e Movimento,
in collaborazione con il succitato canile. Una
giornata, dalle 10 alle 20, interamente dedicata alle cure, alle coccole e alle attenzioni di
Fido.
“L’idea – ha spiegato l’organizzatrice, nonché
responsabile del Palazzetto, Silvia Sallioni – è
nata per regalare ai proprietari dei cani una
piacevole giornata in compagnia dei loro animali, con la finalità di raccogliere fondi per la
struttura. E la raccolta, grazie alla grande partecipazione di adulti, bambini e di quattro
zampe, è stata cospicua...”.
Diversi i momenti di intrattenimento e di ristoro che, nel corso della giornata, hanno coinvolto circa un migliaio di persone, un successo
straordinario considerato che si è trattato di
una domenica estiva.
Chi ha partecipato ha avuto la possibilità di
sperimentare il percorso educativo ad ostacoli
MobilityDog®, divertente sia per il cane che per
il conduttore.
Fino al 1991, cani randagi e abbandonati,
una volta accalappiati e portati in canile, se
non venivano reclamati dai padroni, a breve
venivano soppressi.
La legge 281/1991 cambia, fortunatamente,
le cose: i cani accalappiati e finiti in canile
non possono più essere soppressi e gli viene
garantito il bene primario, sacro a tutti gli
esseri viventi: la vita. La legge obbliga inoltre tutti i Comuni Italiani, dal paesino alla
grande città, a scegliere tra due opzioni:
creare un proprio rifugio per animali, dove
ospitare i cani abbandonati ritrovati sul proprio territorio municipale, oppure sottoscrivere una convenzione con canili privati,
cioè con strutture create ad hoc da veri e
propri imprenditori del mestiere dove, a
pagamento, ricoverare i cani accalappiati.
A Budrio la struttura è gestita dal Comune
che, per mantenere il cane presso il canile,
utilizza soldi pubblici finché l’animale
muore, oppure, finché viene adottato.
E chi si occupa dell’adozione di questi cani?
Spesso nessuno e spesso, fortunatamente,
chi fa volontariato e si rimbocca le maniche
provvedendo alla diffusione a mezzo stampa
o internet di un appello per trovargli casa.
Assicurati
alla vita
S.p.A.
BIANCHERIA PER LA CASA
CENTERGROSS BLOCCO 1 - 40050 funo di ARGELATO (BO) - Tel. 0516647194 - Fax 051 862876 - [email protected]
Agenzia Generale di BUDRIO
di ZUCCHELLI AURELIO
Via Beroaldi, 29 - 40054 BUDRIO (BO)
Tel. 051/801532-802521 Fax 051/808193
www.fondiariabudrio.it - [email protected]
Codice Fiscale e Partita I.V.A. 02081801207
L E N O S T R E I N I Z I AT I V E
www.senzaconfinitaly.it
SABATO 21 SETTEMBRE 2013
SABATO 12 OTTOBRE 2013
S. MICHELE IN BOSCO
MOSTRA FOTOGRAFICA
VISITA ALLA CHIESA E ALLA
BIBLIOTECA DELL’ISTITUTO RIZZOLI
Previa iscrizione, ritrovo a Budrio o direttamente al Piazzale San Michele in
Bosco, Via V. Putti.
Quota di partecipazione: 10 €.
Ingresso libero
CENTRO CIVICO DEL BARRACANO
VIA S. STEFANO 119 BOLOGNA
Inaugurazione, alle ore 11, della mostra
fotografica della giornalista costaricense
Zoraida Diaz sul tema: “La sinistra latinoamericana contro le
politiche neoliberiste della globalizzazione” Ingresso libero
SABATO 19 OTTOBRE 2013
LUNEDì 24 OTTOBRE 2013
ZORAIDA DIAZ
INCONTRO CON L’AUTORE
SALA ROSA VIA MARCONI 3B
Inaugurazione, alle ore 11, della mostra
fotografica di Zoraida Diaz sui problemi
dell’America Latina
SALA ROSA VIA MARCONI 3B
alle ore 20.45, incontro con il personaggio, Zoraida Diaz, che ci parlerà dei problemi dell’America Latina e del narcotraffico. Ingresso libero
CHI È ZORAIDA DIAZ
Nasce a Bogotà in Colombia. Comincia la sua carriera professionale con l’Agenzia internazionale Reuters nel 1987 e si impone subito all’attenzione generale con servizi fotografici su eventi politici,
sportivi e sociali nelle Americhe, in Europa e in Africa.
Zoraida è testimone con i suoi servizi dello storico incontro tra
Papa Giovanni Paolo II° e Fidel Castro a l’Avana, vola in Patagonia
per un servizio sulla principessa Diana e accompagna Hillary
Clinton nella visita alla tomba di Nefertiti in Egitto.
Documenta il ritorno in Argentina di Diego Armando Maradona alla
Bombonera di Buenos Aires e realizza interessanti servizi, durante
la sua settennale permanenza in Colombia, sulla guerriglia locale
e sul narcotraffico.
Le sue foto sono state pubblicate dai più importanti giornali di
tutto il mondo, dal New York Times all’International Herald
Tribune, da Liberation al Guardian, dal Clarin a El Pais.
Diplomata in Scienze della Comunicazione e Letteratura al City
College di New York, ha fondato con altri giornalisti il periodico
The Beach Times, un settimanale in lingua inglese. Leader in
Costarica sulla Costa del Pacifico.
L E N O S T R E I N I Z I AT I V E
www.senzaconfinitaly.it
senza confini budrio
Inizia un programma culturale di visite alle città d’Arte dell’Emilia e della Romagna che si protrarrà per alcuni mesi e che consiste in un itinerario virtuale, attraverso immagini e concreto con visite guidate (a cura di Micaela Lipparini, divenuta ormai
una nostra gradita collaboratrice) ad alcune città che nella storia della nostra regione ebbero un ruolo strategico e fondamentale.
MERCOLEDÌ 9 OTTOBRE 2013 – ore 20,45
STORIA E TESTIMONIANZE DELLA RAVENNA
BIZANTINA
Sala “S” della Biblioteca Comunale in via Garibaldi 35, a Budrio
SABATO 12 OTTOBRE 2013
VISITA GUIDATA A RAVENNA
MERCOLEDÌ 6 NOVEMBRE 2013 - ORE 20,45
STORIA E TESTIMONIANZE DELLA RIMINI DEI MALATESTA
Sala “S” della Biblioteca Comunale in via Garibaldi, 35 a Budrio
SABATO 9 NOVEMBRE 2013
VISITA GUIDATA A RIMINI
MERCOLEDÌ 15 GENNAIO 2014 – ore 20,45
STORIA E TESTIMONIANZE DELLA FERRARA
DEGLI ESTENSI
Sala “S” della Biblioteca Comunale in via Garibaldi, 35 a Budrio
SABATO 18 GENNAIO 2014 - ore 20,45
VISITA GUIDATA A FERRARA
La quota di partecipazione per ogni appuntamento, comprendente la
presentazione e la visita guidata alle città d’arte come da programma,
è di 30 € a persona.
zioni,
Per adesioni e proenota
meri:
telefonare ai seguenti nu
✆ 338 3904582
✆ 3486554080
Per chi desiderasse abbonarsi alle tre visite, la quota è di 80 € complessivi. da versare
anticipatamente all’atto dell’iscrizione.