layout s.confini 3-2008
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NOTIZIARIO DELL’ASSOCIAZIONE CULTURALE E DI PROMOZIONE SOCIALE SENZA CONFINI www.senzaconfinitaly.it SENZA CONFINI senza confini budrio Anno VII - N°2-2013 - Registrazione presso il Tribunale di Bologna - n° 7658 del 18/04/06- Tiratura: 1500 copie stampate su carta riciclata Dir., Red. e Amm. sede Via Saffi, 54 - Budrio (BO) - Dir. Resp. Maurizia Martelli - Comitato di red.: Renzo Bonoli, Maria Marzia Lodi, Guido Montebugnoli, Pietro Di Bartolo Per la Vs. pubblicità contattate Renzo Bonoli. Tel. 338 3904582 - www.senzaconfinitaly.com - [email protected] L’ E D I T O R I A L E Sanità a Budrio: tanto rumore per nulla DI RENZO BONOLI E così la montagna ha partorito il topolino o, per dirla con W. Shakespeare, “Much Ado About Nothing” (Molto rumore per nulla). Per la verità anch’io nutrivo qualche dubbio – e qualcuno mi è rimasto – particolarmente sotto l’aspetto metodologico, sulle ipotesi di razionalizzazione della sanità a livello della provincia di Bologna, peraltro mai esplicitate con chiarezza e sempre tanto genericamente, quanto impropriamente (lo riscontriamo oggi) riportate dalla stampa locale. Per chi, come il sottoscritto, ha vissuto negli anni ’80, sia come operatore, sia come amministratore, il lungo e a volte drammatico contenzioso sulla chiusura degli ospedali di Medicina e Molinella e sull’applicazione del primo piano sanitario regionale, il risorgere di sopiti campanilismi o, ancor peggio, di possibili strumentalizzazioni politiche, aveva creato una certa preoccupazione non tanto per una possibile contrazione di posti letto ospedalieri, peraltro in sovrannumero, quanto per un’eventuale dequalificazione dei servizi sanitari territoriali, a fronte dei cospicui investimenti realizzati in questi ultimi anni. L’incontro con i vertici della sanità bolognese, anche in assenza dell’assessore regionale Lusenti (a proposito, quanta volgarità nel termine “vergogna” con il quale alcuni maleducati hanno sottolineato la sua assenza, dovuta a gravi motivi familiari) ha però consentito di avere un quadro abbastanza chiaro e motivato di ciò che comporta la prevista riorganizzazione dei servizi ospedalieri e territoriali nella nostra realtà. Proprio per questo, a fronte di un’illustrazione molto particolareggiata di quello che dovrebbe accadere alla sanità locale e provinciale nei prossimi mesi, mi chiedo che senso abbiano le contestazioni da parte di alcuni cittadini, ai quali non sembrano ben chiari gli obiettivi di contenimento della spesa e di contestuale valorizzazione e riorganizzazione dei servizi. Le critiche rivolte al Sindaco partono da un presupposto rivelatosi, al momento, inesistente, vale a dire la possibile chiusura dell’attività chirurgica nel nostro ospedale. Ridimensionare i posti letto in sovrannumero e avvalersi di un’èquipe dell’Ospedale S. Orsola non significa affatto dequalificare, quanto piuttosto garantire una piena funzionalità e occupazione della struttura, che dovrebbe portare una razionalizzazione della spesa sanitaria, a fronte dei tagli che da qualche anno i Governi hanno imposto e sui quali nessuno, durante l’Assemblea, ha ritenuto di dover porre l’accento. Scontrarsi su questi temi (chirurgia sì, chirurgia no a Budrio) significa non aver compreso i profondi cambiamenti in divenire nel campo della sanità, dove i modelli organizzativi dei servizi territoriali, i movimenti demografici e l’invecchiamento della popolazione, il sistema di prevenzione, i progressi della medicina stanno richiedendo un approccio diverso, moderno, sperimentale se vogliamo, alla malattia e al paziente che, mai come oggi, deve essere al centro del trattamento sanitario. Mi chiedo: come può non convincere la pro- spettiva di avere un Pronto Soccorso organizzato ed efficiente, dotato di unità di degenza breve che possa consentire un esame e un trattamento più appropriato al paziente? Un pronto soccorso dove ci sono ancora troppi codici bianchi, che dovrà diventare il centro motore dell’attività ospedaliera. Come si può non condividere, almeno riguardo agli obiettivi – salvo una necessaria verifica in corso d’opera – l’attivazione della Casa della Salute che è già stata sperimentata, pare con successo, in altre realtà territoriali limitrofe e nella quale dovranno avere un ruolo fondamentale infermieri, specialisti e medici di base? Certamente si tratta di innovazioni che andranno valutate nel tempo, modulate secondo le necessità territoriali. A Budrio pochi conoscono in concreto cosa sia questa Casa della Salute. Bene, una ragione di più per cercare di valutarne gli obiettivi, di misurarne i risultati, di verificarne il valore aggiunto in termini di prevenzione, riabilitazione, prestazioni specialistiche e supporto alla struttura ospedaliera. Questo dovrebbe essere l’atteggiamento corretto e non aprioristicamente prevenuto verso questa nuova struttura che qualche cittadino spiritoso ha già preconizzato come “casa chiusa”, alter ego della casa del popolo e della casa del fascio. Abbandoniamo perciò le contrapposizioni partitiche e lavoriamo tutti assieme per migliorare la sanità nel nostro territorio, senza preconcetti, senza atteggiamenti radicali e di insofferenza. La salute è un bene comune che non ha colori politici anche se mi pare saggio vigilare affinchè le promesse siano mantenute, i programmi realizzati, le risorse impiegate al meglio. Molti giudicheranno queste considerazioni paternalistiche e inutili, ma almeno hanno il pregio di essere scevre di qualsiasi finalità polemica e nascosta che non sia l’interesse della comunità, il bene comune, la salute dei cittadini. Eventi Storie di ieri Punti di vista Sul territorio “Sposa per una sera”... cronaca di un successo La gazzosa Cesari, storia di un mito budriese... Quando il Servizio Sanitario funziona!!! Se l’emergenza chiama, il volontariato risponde a pagina 4 a pagina 6 a pagina 9 a pagina 10 Le nostre iniziative Un ricco programma post vacanziero a pagina 11 BUDRIO IERI Come eravamo... Intervista a Gioconda Canè S ono sempre meno le persone che ci aiutano a ricordare “come eravamo” e che sono in grado, malgrado la loro età avanzata, di raccontarci aneddoti, modi di dire, personaggi di un tempo ormai lontano. Una di queste persone è la maestra Gioconda Canè Felicori, alla quale ci siamo rivolti sovente per avere notizie del passato e alla quale indirizziamo i nostri più fervidi auguri di una pronta guarigione per un incidente che l’ha costretta ad una degenza in ospedale. Alla signora Gioconda abbiamo chiesto di raccontarci alcune testimonianze, usanze ed espressioni che costituiscono l’essenza delle nostre radici e della nostra cultura popolare. Frequentando saltuariamente l’ex trattoria del Cannone per i nostri incontri periodici, ci siamo chiesti da cosa derivi questo nome. Ce lo può spiegare lei, signora? Mio nonno Raffaele Canè, classe 1855, come molti ai suoi tempi, aveva una famiglia numerosa: due maschi e sei femmine. Li mandò tutti a scuola perchè aveva capito quanto fosse importante, essendo lui analfabeta e non essendoci a quel tempo una scuola pubblica. Poi, siccome bisognava anche indirizzarli al lavoro, mandò i due maschi “a bottega” come apprendisti meccanici. Per le ragazze era più difficile e allora decise di aprire una trattoria per tenerle occupate. Senonché, per ottenere la licenza occorreva depositare in Questura un nome per la trattoria e lui ebbe un’intuizione, ispirandosi a Filopanti. L’ora canonica per il pranzo era il mezzogiorno, che veniva annunciato a tutti dal suono delle campane. Capitava però che i tanti campanari di Bologna non fossero mai d’accordo sull’ora esatta e la cosa non era gradita al prof. Filopanti il quale fece installare sul colle dell’Osservanza un cannone che ogni giorno, alle 12 in punto, sparava un colpo a salve, così tutti i cittadini erano in grado di conoscere l’ora esatta. A quel tempo i rumori non erano così forti e così il rimbombo del cannone si sentiva anche a Budrio. Fu così che mio nonno diede il nome alla trattoria dove lavoravano le figlie e dove entrò anche mia madre, che più tardi diventò anche titolare, per aver sposato il figlio più giovane di nonno Raffaele. La via Gramsci di un tempo. Sotto il portico la Farmacia Gnudi e più avanti la Sig.ra Gioconda, sembra Trattoria del Cannone. che suo nonno fosse una persona molto previdente e soprattutto molto attenta al progresso e alle necessità che il mondo andava proponendo. Non ha qualche suo aneddoto che ci aiuti ad inquadrarne la personalità? Ricordo con quale scetticismo accolse l’avvento della radio. Prima però mi piace rammentare come venne accolta nelle famiglie in genere la comparsa dei primi apparecchi radio o, per meglio dire, dell’aradio, perchè così si scriveva e si pronunciava negli anni ’30. La gente non capiva come un nome con desinenza “o” fosse di genere femminile e per questo motivo quell’apparecchio era per i meno acculturati l’aradio e non la radio. Possedere un’aradio in quegli anni era prestigioso e, come avvenne più tardi per la televisione, anche allora le famiglie si riunivano tra loro per ascoltare le trasmissioni: commedie, opere liriche, notiziari, romanzi a puntate come “I tre moschettieri”, la Santa Messa e i concerti della Martini e Rossi. Per quanto riguarda mio nonno, ormai vecchio, ricordo che si sedeva davanti a quella strana scatola, ascoltava e di tanto in tanto andava dietro la radio per ispezionarla e per cercare di capire da dove uscivano quelle voci e quei suoni e come facessero ad arrivare da Torino fino in casa nostra. Poi si allontanava scuotendo la testa e manifestando la sua insoddisfazione e la sua incredulità. Un personaggio davvero divertente e singolare suo nonno, come ce n’erano tanti a quei tempi. Ne ricorda altri? Ce ne sono davvero tanti. Me ne ricordo uno, il sig. Alfredo Manferrari. Chi non lo conosceva avrebbe potuto chiedere, come il Don Abbondio manzoniano, “Chi era costui”, ma bastava rispondere “Al Dado” per rendersi conto che era un personaggio familiare. Era un barrocciaio di Riccardina, sempre in giro con il suo barroccio per effettuare trasporti di merce. Ritto in piedi sul suo mezzo, redini in mano, guidava con rara maestria i suoi cavalli.. Portava al collo il “parpignòn” che faceva schioccare all’occorrenza e di fianco teneva un grande ombrello di tela cerata verde, da usare quando pioveva. Quando aveva il carro vuoto e incontrava dei bambini che lo salutavano, si fermava, li faceva salire per un giretto, con grande gioia dei piccoli passeggeri. Un lavoro molto faticoso era quello di scendere nell’Idice per risalire con il barroccio carico di sabbia o di ghiaia. Se durante un viaggio lungo gli capitava di appisolarsi, i suoi cavalli proseguivano fino alla méta poiché i percorsi erano sempre gli stessi e loro li conoscevano a menadito. Grazie, signora Gioconda. La prossima volta ci racconterà altre storie e altri personaggi. BUDRIO OGGI L’inciviltà della comunicazione e delle immagini DI RENZO BONOLI volte, come se si trattasse di una moltiplicazione della realtà. Poi ci sono i 140 caratteri futili di Twitter (come vedete lo tratto con la lettera maiuscola). Pensare che con questi ultra sintetici messaggi si possa influenzare l’elezione di un Capo di Stato o formare una corrente di pensiero allo stesso modo di una compravendita di ortaggi è, a dir poco, “disumano”. Socializzare stati d’animo, emozioni, giudizi contenuti in poche parole, mi sembra un eser- A ndare contro corrente mi diverte, ma non si tratta di un atteggiamento di compiacente civetteria, come può sembrare, bensì del frutto di considerazioni obiettive, giuste o errate che siano, che trovano la loro ragion d’essere nell’ odierna realtà. Viviamo il tempo dell’immagine, della rete, di Twitter, con tutti i neologismi che ne derivano. Le più moderne tecnologie mediatiche – tablet, computer, smartphone – ci sottopongono quotidianamente ad un bombardamento di immagini, di messaggi, di “social community” che rasenta l’epidemia. Prendiamo, ad esempio, le immagini: l’inquinamento visuale è il risultato di un’iperproduzione, di un surplus iconografico (si parla di oltre un miliardo di fotografie realizzate ogni giorno) che rischia di seppellirci molto di più di quelle cartacee che in tempi non troppo lontani ingombravano i cassetti, gli scaffali, le scatole da scarpe delle nostre case. Oggi queste immagini sono smaterializzate e contenute negli “hard disk”, nei “server dei grandi social network” e costituiscono una sorta di delirio, drogato dall’imperante consumismo, che ci sovraccarica di milioni di immagini, che non potremo mai consumare completamente, già esistenti, replicate innumerevoli Supermercato di Molinella Via Podgora 31 - Tel.051-882775 cizio vano e insopportabile che può sfociare in un protagonismo inutile ed effimero. A chi possono interessare frasi mutilate, citazioni incomplete, scampoli di ragionamento? Ho l’impressione che si tratti in gran parte di voyerismo, chiacchiericcio, di una “moda” che ha però contagiato milioni di “navigatori”. Dov’è finito il contatto umano, umorale, fisico, senza mediazioni che allietava le nostre conversazioni, i nostri ritrovi, i nostri appuntamenti? La stessa cosa può dirsi della piazza telematica di Facebook, alla quale peraltro anche io stesso non ho saputo resistere, anche se la utilizzo a piccolissime dosi: una super e- Supermercato di Baricella Via Roma 199 - Tel.051-879146 Supermercato di Budrio Via Verdi 4 - Tel.051-801644 FRENI AMMORTIZZATORI CAMBIO OLIO CENTRO ASSISTENZA PNEUMATICI DI BOnDI FABRIZIO Via Cesare Battisti, 5 - 40054 BUDRIO (BO) Tel. e fax 051 80.80.10 E-mail: [email protected] mail, una super chat, dotata di un elenco telefonico globale, dove possono convivere informazione, intrattenimento, comunicazione, immagini e musica. La richiesta di amicizia da parte di un amico che incontri ogni giorno, quando vuoi, la ricerca di un’amica che hai conosciuto 20 anni fa e poi hai perso di vista, l’invito ad un party, la socializzazione di anatemi contro Berlusconi, contro la Juventus o gli immigrati stranieri, la propagazione degli amori di attori o artisti o di semplici conoscenti: questi sono in genere i contenuti di questo favoloso Circo Barnum della comunicazione. “Venghino, venghino signori…più gente entra, più bestie si vedono!! Oggi non si parla d’altro che di questo “termometro sociale” che ormai, assieme a Twitter, è divenuto il trampolino di lancio di politici, di personaggi più o meno noti, di Capi di Stato e perfino della CEI e del Pontefice. Da un lato siamo preoccupati di essere spiati e dall’altro non esitiamo a mettere in piazza immagini, pensieri, la nostra vita privata, con tanti saluti alla tanto sbandierata “privacy”, perché tutto quello che offriamo ai visitatori di Facebook può essere usato e manipolato con pochi comandi senza dover essere per forza un “hacker”. Far parte della comunità di Facebook è sinonimo di libertà, di partecipazione e se non ci sei, vieni considerato retrogrado, vecchio, out o, per dirla con Celentano, slow. Gli inviti a far parte di gruppi o movimenti, contro o a favore di qualcosa, o di qualcuno sono insignificanti di fronte alla complessità di certi problemi. Se si vuole contare veramente occorre schiodarsi dalla sedia e andare in piazza: allora sì che il confronto sarà produttivo e concreto. EVENTI “Sposa per una sera”… cronaca di un successo DI FAUSTA H LAMBERTINI o aperto il vecchio baule impolverato, ho estratto la busta per abiti che da anni nessuno toccava e lentamente ho fatto scorrere la cerniera lampo per aprirla. Improvvisamente i miei movimenti hanno subito una forte accelerazione, avevo fretta, fretta di rivederlo e nell'aprirlo, automaticamente, l'ho appoggiato su di me, cercando di far combaciare le mie spalle con le sue. – Cavoli, quant'ero magra! – è stato il mio primo pensiero al quale ho trovato immediatamente una gratificazione per non ferire l'Ego sconsiderato che nel confronto tra passato e presente rischiava di uscire irrimediabilmente sconfitto: – Beh, sono trascorsi 32 anni, i chili in più sono la metà del tempo passato, poteva andare peggio…”– Il problema più difficile da risolvere era, a quel punto, un altro: convincere Lei ad indossarlo e a diventare una delle protagoniste di SPOSA PER UNA SERA. La mia "Lei " ha reagito come da copione: dal prevedibile "ma non pensarci nemmeno!", passando attraverso un rassegnato "e fammi vedere sto vestito...", fino al “sì” finale che si è concluso con l’emozionante sfilata "Dalle mamme alle figlie”. Le ragazze hanno sfilato con la grazia e la naturalezza delle professioniste e gli abiti da sposa, ormai catalogabili come vintage, incredibilmente sembrava fossero stati cuciti loro addosso. Una dopo l'altra, Giaele, Sofia, Michela, Irene, Gioia, Chiara, Alice, Greta e Irene "Lei", radiose e per nulla emozionate, hanno sfilato accompagnate dall'ospite d'onore, quel Marco Orsi campione di sport ma soprattutto di simpatia e disponibilità e dal suo amico David, altro esempio di bella e sana gioventù. L'idea di creare un evento legato al tema del matrimonio è nata per caso, come succede sempre quando io e Mauri (Martelli) procediamo di fantasia e senza fatica, ma con entusiasmo da vendere, scopriamo che insieme siamo davvero inarrestabili. Qualche mese di lavoro intenso ma piacevole, è stato sufficiente per realizzare quello che la sera del 28 giugno in tanti hanno definito "una serata perfetta". Il colpo d'occhio era notevole. L'auto d'epoca, che gentilmente ci aveva messo a disposizione il Sig. Alberoni, posizionata ai piedi della scalinata d'accesso al Ristorante " Il Giardino", lasciava intende- re che si trattava di un matrimonio di tutto rispetto. La location era perfetta per rendere l'evento memorabile. Le mani esperte e l'arte di Natalina e Fulvia, hanno raccontato attraverso bellissime composizioni floreali, la storia intima di ogni matrimonio. Anche Elena, di Baloon Art, con i suoi palloncini decorativi, ha saputo interpretare le emozioni comuni e il bravissimo musicista, Claudio Castellari, ha creato atmosfere lievi e di sottofondo. Le aziende espositrici hanno allestito gli spazi a disposizione con maestria e professionalità. Stefano Zarri, dell'omonimo Centro Profumi, ha voluto dedicare il suo spazio ai genitori, fondatori dell'azienda che oggi dirige con il fratello. Ha raccontato, attraverso prodotti esclusivi e di gran classe, la storia della sua attività, dalle origini a noi. I giovani e intraprendenti titolari dell'Agenzia Viaggi "Terre di Pianura” ci hanno accompagnato, attraverso immagini suggestive, nel nostro viaggio di nozze da sogno. Comet, nome che è una garanzia per le liste nozze e non solo, ha esposto prodotti di pregio, espressione di qualità e di grande impatto visivo. Il Caffè Filopanti ha concluso “dolcemente” la serata offrendo ai 160 intervenuti un’attesissima e gustosa torta Un momento della cena presso il ristorante “Il Giardino”, nel corso serata (foto Angelo Mazzoncini). EVENTI nuziale e ha esposto suggestivamente i prodotti legati al tema. L’abbigliamento da cerimonia di Tiffany ha trovato la sua giusta collocazione nella sfilata che le 4 modelle professioniste hanno condotto con sicurezza e grazia e che ha visto il suo momento clou con gli abiti dell'atelier "Le spose di Annalisa". Tutto ciò è stato immortalato scatti del fotografo Angelo dagli Mazzoncini, professionista sulla scena dei matrimoni da più di vent'anni e occhio attento a cogliere i particolari esaltandone forme e colori, rendendoli protagonisti della scena. Un grande lavoro l'ha svolto quella che per tutti è ormai "la Stefy". Ha pettinato, cotonato e ancora pettinato tutte le ragazze, sempre sorridente, calma e disponibile, ha creato acconciature magnifiche e ad ogni uscita diverse... Insieme al fratello Mauro è la titolare di Hairmania Solaris, da anni a disposizione della affezionata clientela nella cura della persona. Hanno collaborato anche Vento in poppa alla Festa di maggio GIUSEPPE SAVOIA ASSOCIAZIONE “ROSSOMAGENTA” DI L o scorso 19 maggio si è svolta presso la piazza 8 Marzo delle Creti la “Festa di Maggio” organizzata dalle associazioni Rossomagenta e Senza Confini. La manifestazione non ha “goduto” di agenti atmosferici particolarmente favorevoli (per dirla con un eufemismo). Il vento a tratti violentissimo non ha permesso lo svolgimento dei laboratori di pittura e ceramica previsti e l’esposizione dei quadri: tutte le altre manifestazioni sono state quantomeno disturbate, in particolare i burattini, le cui strutture hanno purtroppo anche subito danni. Pur con tutto ciò vi è stata ampia partecipazione di pubblico che ha gradito la variegata Stefania di Hairmania, parrucchiera ufficiale della serata, tra il nuotatore Marco Orsi e l’amico David. e qualificata presenza di vari vivaisti locali con esposizione di magnifiche rose antiche, esotiche piante grasse e succulente, vivaci piante da fiore, arbusti ed ulivi. Apprezzata anche la presenza di vari banchi con prodotti della natura per la cura del corpo e non. Flora 2000 Group che ha realizzato dei centro tavola particolari e di grande effetto e Saverio abbigliamento, al quale va il nostro ringraziamento per la disponibilità. E che dire del conduttore? È un amico e non avevamo dubbi. Emanuele Righi, professionista, da anni sulla breccia, ha saputo conquistare tutti i presenti con la sua personale ironia e simpatia. Il ristorante “Il Giardino” è e rimane il posto giusto, quello dove ogni evento acquisisce la giusta importanza, quello che appartiene ai ricordi di tutti, il luogo della memoria, che ha saputo rinnovarsi mantenendo intatta l'atmosfera magica e irripetibile delle sue ampie sale da pranzo, quello dove mangiare bene è una certezza e la professionalità e la cortesia completano un quadro d'autore. SPOSA PER UNA SERA diventerà un appuntamento annuale, e siccome la vita è piena di frattempi, stiamo già pensando al prossimo evento… Vivo interesse per la mostra fotografica ricchissima di valori tecnici e spunti visivi assolutamente insoliti ed intriganti. Grande successo hanno riscosso le esibizioni strumentali e canore di Fabio Galliani e della sua Ocarinomania, per non parlare delle coinvolgenti performance dei gruppi di ballo splendidamente coordinati dai rappresentanti dello “Studio del Movimento”. La riuscita della manifestazione, pur con le disavventure climatiche subite, conferma la bontà della formula che nelle occasioni a venire potrà essere ampiamente migliorata ed arricchita (già vi sono idee in cantiere). Colgo l’occasione per ringraziare: i commercianti della zona Creti che hanno contribuito materialmente e con il loro entusiasmo, tutte le associazioni partecipanti a vario titolo e, in definitiva, tutti coloro che hanno assicurato il successo con la loro opera, magari dietro le quinte, e presenza. Per terminare esorto tutti i lettori a contribuire con critiche (per favore poche), idee e suggerimenti per aiutarci a migliorare la qualità delle prossime manifestazioni. STORIE DI IERI La gazzosa Cesari, storia di un mito budriese... DI MAURIZIA MARTELLI Vinicio Cesari, figlio del fondatore Angelo, ci regala una bella pagina di storia locale. I l gassosaio era una delle professioni più frequenti all’inizio del Novecento, perché la gassosa, o “gazzosa”, era una delle poche bibite esistenti, a parte l’aranciata e, molto più tardi, il chinotto e alcune altre. Si trattava di un lavoro forse un po’ più “effervescente”, ma non meno impegnativo e faticoso di tanti altri. Angelo Cesari, budriese, classe 1891, scelse questa attività, anziché un’altra, in modo del tutto casuale, come quasi sempre accade quando il mestiere non lo si eredita dalla famiglia. Chiamato alla leva nel 1911 nella guerra di Libia, fu poi arruolato nella prima guerra mondiale. Ritornato a Budrio nel 1919, poco dopo si sposò e con l’indispensabile complicità e collaborazione della moglie Venusta prese in gestione l’osteria della “Palazzina”. Allora le osterie, con o senza servizio di cucina, erano tante, e si può dire che ogni strada ne contasse almeno una; inoltre, salvo alcune eccezioni, non avevano nomi di fantasia come oggi, ma erano luoghi della loro identità, e quindi a volte portavano il nome o il cognome del proprietario o tutt’al più del luogo in cui erano collocate. Con l’osteria si viveva dignitosamente, ma nel DNA di Angelo e di una delle sue tre sorelle, Attilia, era custodito il gene dell'imprenditorialità. Fu così che proprio ad Attilia, che per lavoro si era trasferita a San Giovanni in Persiceto, dove – guarda caso – c’era un gassosaio, venne in mente di convincere Angelo ad andare proprio lì ad apprendere l’arte del mestiere… Così egli seguì l’incitamento della sorella e, pochi anni dopo, esattamente nel 1923, con la moglie sempre a fianco, aprì la sua “Fabbrica Acque gassose e Seltz” a Budrio, nella via del Macello Vecchio, l’attuale via Donati. Con la denominazione ‘acque gassose’, allora si intendevano, oltre all’acqua minerale, le bevande che contenevano anidride carbonica. Angelo inizialmente vendeva solo gazzosa e bottiglie di seltz in cristallo colorato, con la scritta Cesari incisa artigianalmente con acido fluoridrico; poi, dagli anni ’30, come tutti i gassosai, cominciò a vendere altre bibite acquistando gli sciroppi dai Ballandi di Baricella, progenitori del noto Angelo Cesari, alle prese con il gasatore per riempire le bottiglie di seltz. produttore televisivo, Bibi. Più che di una vera e propria fabbrica, l’azienda di Cesari era un piccolo laboratorio dotato di un saturatore, cioè una macchina per produrre acqua gassata, due imbottigliatrici, una per il seltz e una per la gazzosa e un gasometro per abbassare la pressione delle bombole; la denominazione fu loro imposta dal registro delle imprese per via della produzione meccanizzata dell’attività, tipica del sistema di fabbrica, anche se i tempi di lavoro continuavano ad essere regolati dall'uomo. La fabbrica Cesari entrò quindi nel registro dell’industria e solo nel ’60, col cambiare della normativa, passò all’albo delle imprese artigiane. Fare gli imprenditori, allora, era difficile quanto e più di oggi: erano necessari, per l’appunto, una certa inclinazione e spirito di iniziativa, un bel po’ di soldi da parte, che in genere si chiedevano in prestito a qualcuno di fiducia della famiglia per comprare il minimo indispensabile di attrezzatura; inoltre servivano coraggio, voglia di lavorare e, come in tutte le cose, un po’ di fortuna. Il successo non fu affatto scontato – di gassosai a quel tempo, e fino agli anni ’30, solo a Bologna ne aprirono una quindicina e ben una trentina in tutta la provincia – ma Angelo Cesari fu guidato da una passione vera, genuina, che gli diede la forza di attraversare la terribile crisi del ’29. La stessa genuinità che mise nella ricetta, tanto semplice quanto ricca di accorgimenti ancora gelosamente conservati dagli eredi che la resero negli anni così apprezzata e tuttora inossidabile nella memoria dei budriesi. Gli ingredienti, pochi ma buoni Acqua, zucchero, acido tartarico e aromi naturali. “Pochi, semplici, ma di qualità ” – come racconta Vinicio Cesari, figlio di Angelo. Lo zucchero era prodotto dagli zuccherifici della zona – oggi hanno quasi tutti chiuso i battenti – quello “in balùt” (cioè in grani irregolari), che a Budrio si acquistava in tabaccheria dalla Lavrina. Quanto agli aromi naturali, essi consistevano nell’essenza di limone: qui Vinicio Cesari apre una lunga parentesi… L’offerta era molto ampia, si andava dalle due alle 36mila lire il litro e Angelo puntò sulla qualità. Cominciò a girare alla ricerca di fornitori e giunse a Milano per comprare le STORIE DI IERI essenze migliori e più raffinate, che avevano il pregio di durare almeno 15 mesi. Lo stesso farà in un secondo tempo Vinicio facendosi rifornire di campioni dai rappresentanti e testandone la durata nel tempo. La magia della bottiglia con la pallina La prima produzione fu nella tipica “bottiglia con la pallina”, un brevetto inglese di fine Ottocento molto ingegnoso che sfruttava una biglia di vetro per sigillare ermeticamente la bibita, dopo averla imbottigliata con una particolare macchina, ancora oggi conservata da Vinicio Cesari. La “gassosa con la pallina” dalle nostre parti si chiamava rigorosamente “gazzosa”, con la doppia zeta. Il motivo probabilmente risale alla scritta “gaz” che recavano le bottigliette della ditta inglese fabbricante, e forse la “gazzosa” risentì di quell’anglismo. La bottiglia con la pallina spopolò in tutta Italia. In azienda la produzione giornaliera era di circa 400 bottiglie suddivise in due cicli, che si riponevano su un tavolo e si riempivano con mestolino e imbuto con circa 50 cc di sciroppo e 130 cc di acqua gassata. Poi, ad una ad una, si posizionavano nell’imbottigliatrice che, prima di concludere il suo ciclo, le capovolgeva a testa in giù iniettando il gas alla pressione di sei atmosfere – una bomba se fosse scoppiata! Poi, una volta riempita, la pallina di vetro in essa contenuta, come per magia, – in realtà per effetto della forza di gravità – cadeva verso il basso finendo a contatto con la guarnizione collocata nel collo della bottiglia e restava schiacciata verso l’alto dalla stessa pressione anche una volta raddrizzata la bottiglia. Per aprirla poi era sufficiente esercitare una leggera pressione con il dito facendo fuoriuscire un po’ di gas e così la pallina scendeva per essere bloccata – altro ingegnoso particolare – da due scanalature nel vetro su un solo lato della bottiglia, consentendo l’impareggiabile e liberatoria bevuta “a collo”. Era la bibita degli adulti perché rappresentava l’effimero con lo spettacolo delle bollicine, ed era anche la bibita dei piccoli, che avrebbero voluto rompere le bottiglie per recuperare la biglia all’interno e giocarci, ma c’era il “vuoto a rendere” con cui i gassosai riuscivano a garantire una efficiente rotazione ai baristi. Per la distribuzione, Angelo acquistò una nuova Fiat 501 per servire i bar di Budrio e frazioni, mentre i privati acquistavano direttamente in fabbrica. Ma inizialmente il giro d’affari non fu tale da giustificare un investimento così copioso, e di lì a poco la 501 fu venduta e sostituita con un più modesto triciclo a pedali. I riconoscimenti non si fecero attendere e, nel ’26, Cesari partecipando ad una fiera internazionale a Fiume, si aggiudicò il diploma “medaglia d’oro della citta di Fiume” successivamente riconfermata, a “titolo reclamistico”, con l’iscrizione al “Libro d’oro d’Italia”, autorevole periodico “pro industria, commercio, arte e scienza d’Italia”. Di lì in poi fu un crescendo… Nel dopoguerra cominciò il tempo del misto di birra e gazzosa, che i francesi indicavano col termine “panaché”, mentre a Budrio si chiamava “manubrio” (forse perché il panaché, in ippica, è quando il cavallo si capovolge e per estensione si dice anche del ciclista che fa un capitombolo al di sopra del manubrio). Era divenuta una bibita alla moda, perché il dolce della gazzosa stemperava l’amarognolo della birra ed era molto apprezzata dai budriesi di entrambi i sessi, che spesso la preferivano alla gazzosa liscia. Nel ’36 (con proroga fino al ’39), l’originale bottiglia fu messa al bando. Ufficialmente per motivi di igiene: la polvere che si accumulava sulla parte esterna della pallina cadeva con essa nella gassosa, un po' come capita oggi con le attuali lattine per bibite. In realtà vi erano anche motivazioni di funzionalità: le bottiglie con la pallina erano troppo arzigogolate per essere lavate con efficienza dalle nuove macchine pulitrici industriali e richiedevano una pulizia manuale con apposito spazzolino, il solo in grado di raggiungere ogni anfratto. Così la vecchia bottiglia andò in soffitta e fu soppiantata da un nuovo prototipo sempre in vetro molto spesso e di forma standardizzata, La medaglia d’oro confermativa rilasciata alla Ditta Cesari Angelo dalll’Albo d’Oro d’Italia, autorevole periodico del tempo. MZ ASPIRATORI Via Certani, 7 - Budrio (BO) STORIE DI IERI sigillata con gli attuali tappi a corona. Il successo degli anni ‘50 Vinicio, ormai ventiquattrenne, aiutava in azienda già da diversi anni e nel ’56, subentrò alla sorella Licia che, dopo il matrimonio, andò a vivere a Rimini, affiancando così il padre che accusava già problemi di età e di salute, insieme alla sorella maggiore Rina. Vinicio e Rina, giovani ragazzi di belle speranze, portarono all’azienda una ventata di modernità e ad un amico budriese che aveva frequentato il liceo artistico, tale Tommaso Colzani, chiesero di ideare il marchio, che poi accompagnerà l’azienda fino alla chiusura. Il marchio, inizialmente, fu stampato in serigrafia di colore giallo su nuove bottiglie di vetro, di stile lineare e nordico a doppio cono, secondo la moda del design del momento; in seguito, dato che la serigrafia, con i lavaggi sbiadiva, si decise di stamparlo in rilievo, che era anche più economico. Furono prodotte in un milione di pezzi e vennero acquistate nuove macchine imbottigliatrici. Si trattò di un bell’investimento perché le La bottiglia con la pallina e il penulatimo prototipo, prima della bottiglietta da 200 cc con etichetta. La tradizione si rinnova bottiglie erano costose, in quanto producevano molto scarto. Inoltre, si decise di mantenere invariata la ricetta della gazzosa e così la bibita, un po’ più cara rispetto ai marchi concorrenti, da prodotto povero quale era considerato, divenne la gazzosa dei ricchi e conquistò via via i bar più frequentati di Bologna: Zanarini, Canasta, Viscardi e i cinema del centro, oltre naturalmente ai bar di Budrio e a quelli delle frazioni per mezzo di Leopoldo Poggi, rivenditore e distributore di acque minerali e bibite. Nel ’65, col vento in poppa, l’azienda si trasferì da via Donati a via Don Sturzo, e di lì a pochi anni arrivò il “vuoto a perdere”. Fu così che i Cesari procedettero al ritiro delle vecchie bottiglie fino ad esaurimento scorte e misero in produzione l’ultimo prototipo di bottiglietta da 200 cc, che le ultime generazioni di budriesi ancora ricordano, questa volta rivestita di un’elegante etichetta sulla quale il marchio venne stampato in giallo su fondo nero. La gazzosa si continuò a vendere bene anche negli anni ’80, ma i tempi stavano lentamente cambiando. Le macchine erano sempre quelle del ’56: ogni tanto si rompevano e per ripararle si ricorreva agli amici; tra questi, qualche tornitore e meccanico che con un’aggiustatina garantiva l’immutabilità nel tempo della mitica gazzosa. Ma il tempo trascorreva e il mercato stava mutando le regole del gioco. In azienda i conti furono presto fatti. I profitti bastavano a malapena per il mantenimento familiare e si calcolò che per produrre 1000 bottiglie l’ora occorresse un organico di otto persone, contro le quattro all’attivo, mentre con le stesse otto persone le grandi catene industriali raggiungevano le sessanta mila bottiglie l’ora. Si trattava di decidere cosa fare e cioè se impegnare qualche miliardo per rinnovare gli impianti e proseguire o portare avanti l’azienda fino al raggiungimento del pensionamento di Vinicio, per poi chiudere. Andrea, l’ultimo erede dei Cesari, figlio di Vinicio, si era laureato in fisica e poi aveva intrapreso un lavoro che, con soddisfazione per i buoni risultati, lo aveva portato in giro per i cinque continenti allontanandolo dall’azienda di famiglia. Questa ed altre ragioni – non ultima la con- La bottiglia di seltz in cristallo colorato. vinzione di Vinicio che il livello qualitativo fosse ormai un’esigenza richiesta da un sempre minor numero di clienti sedotti dalla globalizzazione – portarono, nel 1997, alla chiusura dell’azienda, come accadde a tante altre imprese italiane, e all’epilogo di una lunga e affascinante pagina di storia locale. Gazzose intatte dopo sette anni Vinicio Cesari racconta un curioso aneddoto, che risale ai tempi in cui le famiglie contadine, per tenere al fresco le bottiglie di gazzosa, utilizzavano il pozzo, dove si conservavano a quindici-sedici gradi. Avvenne che una nuova famiglia subentrò al podere dei vecchi contadini e, a distanza di sette anni, ritrovò nel pozzo alcune bottiglie di gazzosa con la pallina. La sorpresa fu constatare che, dopo tutto quel tempo, la gazzosa era del tutto inalterata e gassata come appena imbottigliata. Ristorante Cucina classica bolognese Budrio Convention e matrimoni il Giardino P U N T I D I V I S TA Quando il Servizio Sanitario funziona!!! DI MARZIA LODI Q uante volte abbiamo criticato il Servizio Sanitario nazionale? Per le inutili attese al CUP, per il lungo intervallo di tempo, in cui dovevamo aspettare per l’esecuzione degli esami richiesti, per la freddezza o persino la maleducazione del personale... ma stavolta NO, stavolta il Servizio Sanitario ha funzionato, e anche bene. La mia esperienza risale alla prima domenica di marzo, un giorno di festa come tanti, la tavola apparecchiata per il pranzo... quando squilla il telefono: è mia cognata, Gioconda, che è caduta e non riesce a rialzarsi. La presa di coscienza della gravità della situazione è immediata: Gioconda ha più di novant’anni, sicuramente il femore si è rotto, fino ad ora è vissuta da sola nella più totale autonomia… e da adesso in poi? Trascorremmo il pomeriggio al Pronto Soccorso, poi iniziò il percorso ospedaliero. Gioconda fu operata pochi giorni dopo e dimessa dall’ospedale di Bentivoglio con rapidità: la aspettava un primo periodo di riabilitazione a Villa Erbosa. E proprio da quel momento si attivò il servizio di assistenza domiciliare, che ha lo scopo, come si legge nell’allegato informativo, di...”mantenere a domicilio persone con problemi di parziale autosufficienza e di non autosufficienza psico-fisica, rimuovendo gli ostacoli e valorizzando le risorse della rete parentale e sociale, tramite interventi professionali adeguati ai bisogni, nel rispetto della volontà e degli stili di vita espressi dalla persona…”. Le dimissioni da Villa Erbosa furono, come è ovvio, concordate e fu lo stesso ospedale ad accendere il motore di avviamento di questo servizio. La prima cosa che ci serviva era una carrozzina, per tornare a casa. Nonostante le rassicurazioni del capo-infermiere (sicuramente mi avrebbero telefonato, per concordare le caratteristiche dell’ausilio e il momento delle consegna), io, che ci credevo poco, mi ero informata sulle modalità del noleggio e sui tempi di consegna. Fondamentale è stato in questa fase l’aiuto dell’impiegato, che a Budrio è responsabile di questo servizio, Andrea Poli, che ha sempre risposto con precisione alle mie domande, organizzando la rete assistenziale. Mi ha spiegato come avere le traverse, come chiedere un materasso antidecubito, a chi rivolgermi in Comune per l’assistenza durante il bagno e così via. Ma procediamo con ordine: alcuni giorni prima delle dimissioni sono contattata dalla fisioterapista del servizio, che concorda con me le caratteristiche della carrozzina…e la vigilia delle dimissioni la carrozzina è consegnata, all’ora stabilita, direttamente a casa. Miracolo!!!!! E non si tratta di un sussidio vecchio e malandato, è una carrozzina in perfette condizioni, protetta da una busta di plastica, pronta per l’uso. Così è per le traverse, puntualmente consegnate a domicilio, e all’ora stabilita. La realtà di una persona allettata da più di un mese è difficile da prevedere. Gioconda al momento delle dimissioni aveva due brutte ferite da decubito, occorreva l’assistenza domiciliare di infermieri professionali e per un lungo periodo. E così è stato: le infermiere sono state presenti durante tutto il primo periodo e, quando non è bastata la loro competenza, il medico di base, vero deus ex machina della situazione, ha richiesto l’intervento di un chirurgo. Poi abbiamo avuto bisogno di un cuscino antidecubito, poi di esami clinici, di controllo medico costante, perché nel frattempo ci sono la bronchite, l’artrosi in un piede, le difficoltà delle ferite a rimarginarsi… ma, poco alla volta, e con l’aiuto di questi operatori, gliela abbiamo fatta. La vita di Gioconda ha ripreso ritmi di normalità; certo il recupero funzionale non è ancora completato, ma può già sollevarsi dalla carrozzina da sola e camminare appoggiandosi al girello. Il prossimo step sarà il tripode, che la dottoressa Coppola ha già richiesto. A tutti, grazie di cuore: sapere di poter contare su di voi e sulla vostra professionalità è stato di grande conforto per la “rete parentale”, nel nostro caso piuttosto esigua. Primo tempo R. Wagner TANNHAUSER (Overture) La Traviata Secondo tempo P. Mascagni CAVALLERIA RUSTICANA Direttore Giuseppe Gregucci Teatro delle Celebrazioni Via Saragozza, 234 - Bologna Biglietteria Tel: 051.6153370 www.teatrocelebrazioni.it SUL TERRITORIO Se l’emergenza chiama, il volontariato risponde DI IRENE All’ora di pranzo, nel giardino del Palazzetto, il Movida Caffè ha offerto ai partecipanti uno stuzzichevole pic-nic, col contributo del Panificio Conte, allietato dalla chitarra di Giulio Parini. Non è mancata inoltre una piccola sfilata della coppia cane-padrone immortalata dalle “foto da cani” di Fausto e Adriano Zanolini. E poi, per la settantina di quattro zampe – tra meticci e cani di razza – che hanno gareggiato in una sfilata, premi in palio offerti dai commercianti budriesi che, anche con un piccolo contributo, ci hanno tenuto a dire “io c’ero”. La festa ha coinvolto anche i bambini con la frizzantissima animazione di Mister Alvin... Il tutto a suon di volontariato... Marco, Mara, Livia, Silvia, Miriam, Simonetta, Veronica, Marilena, Patrizia, Fabrizio, Ambra... sono solo alcuni dei ragazzi che, dietro le quinte, hanno collaborato alla riuscita di una festa che potrebbe essere definita irripetibile, ma che invece si spera si rinnovi e diventi un appuntamento annuale... NICOLINO Al Palazzetto dello Sport di Budrio un’iniziativa di successo di raccolta fondi per il canile intercomunale C anili e gattili di tutta la provincia cercano volontari per prendersi cura degli animali abbandonati. Il più vicino a Budrio è il Canile Intercomunale di Vedrana, che ospita circa 140 cani. La struttura, come prevede la normativa, è gestita dai Comuni di Budrio, Castenaso, Medicina e Molinella in collaborazione con l’associazione animalista e zoofila onlus “Rifugio di Bagnarola” e, mediante la presenza nella struttura di volontari preposti alla gestione delle adozioni e degli affidamenti dei cani, nonché alle mansioni ordinarie del canile, ne garantisce il mantenimento. Tanti modi per aiutare i quattro zampe Le cose da fare all’interno di un canile sono inimmaginabili: nutrire, accudire gli animali, portarli a spasso, partecipare a turni di pulizia e riordino del canile, ecc. E per chi avverte un certo spirito animalista, ma non si sente portato per alcune mansioni, esistono poi tanti altri modi per svolgere l’attività di volontariato; ad esempio, la partecipazione a banchetti informativi e di raccolta cibo organizzati in concomitanza di manifestazioni. L’attività informativa rappresenta infatti uno dei punti di forza della raccolta di fondi attraverso la quale la comunità può essere informata sulle attività e sui progetti realizzati. Inoltre, gli animali si possono adottare a distanza e vi sono altre iniziative per la raccolta dei fondi indispensabili per vaccinarli, sterilizzarli, alimentarli... insomma farli vivere nel miglior modo possibile. Forse non tutti sanno che... Budrio animalista Accanto all’esempio dell’attore di teatro, Paolo Poli, che da anni apre al pubblico la prova generale dello spettacolo al Teatro Consorziale, devolvendo gli incassi al canile di Budrio, encomiabile è stata la manifestazione di domenica 30 giugno organizzata da Sport e Movimento, in collaborazione con il succitato canile. Una giornata, dalle 10 alle 20, interamente dedicata alle cure, alle coccole e alle attenzioni di Fido. “L’idea – ha spiegato l’organizzatrice, nonché responsabile del Palazzetto, Silvia Sallioni – è nata per regalare ai proprietari dei cani una piacevole giornata in compagnia dei loro animali, con la finalità di raccogliere fondi per la struttura. E la raccolta, grazie alla grande partecipazione di adulti, bambini e di quattro zampe, è stata cospicua...”. Diversi i momenti di intrattenimento e di ristoro che, nel corso della giornata, hanno coinvolto circa un migliaio di persone, un successo straordinario considerato che si è trattato di una domenica estiva. Chi ha partecipato ha avuto la possibilità di sperimentare il percorso educativo ad ostacoli MobilityDog®, divertente sia per il cane che per il conduttore. Fino al 1991, cani randagi e abbandonati, una volta accalappiati e portati in canile, se non venivano reclamati dai padroni, a breve venivano soppressi. La legge 281/1991 cambia, fortunatamente, le cose: i cani accalappiati e finiti in canile non possono più essere soppressi e gli viene garantito il bene primario, sacro a tutti gli esseri viventi: la vita. La legge obbliga inoltre tutti i Comuni Italiani, dal paesino alla grande città, a scegliere tra due opzioni: creare un proprio rifugio per animali, dove ospitare i cani abbandonati ritrovati sul proprio territorio municipale, oppure sottoscrivere una convenzione con canili privati, cioè con strutture create ad hoc da veri e propri imprenditori del mestiere dove, a pagamento, ricoverare i cani accalappiati. A Budrio la struttura è gestita dal Comune che, per mantenere il cane presso il canile, utilizza soldi pubblici finché l’animale muore, oppure, finché viene adottato. E chi si occupa dell’adozione di questi cani? Spesso nessuno e spesso, fortunatamente, chi fa volontariato e si rimbocca le maniche provvedendo alla diffusione a mezzo stampa o internet di un appello per trovargli casa. Assicurati alla vita S.p.A. BIANCHERIA PER LA CASA CENTERGROSS BLOCCO 1 - 40050 funo di ARGELATO (BO) - Tel. 0516647194 - Fax 051 862876 - [email protected] Agenzia Generale di BUDRIO di ZUCCHELLI AURELIO Via Beroaldi, 29 - 40054 BUDRIO (BO) Tel. 051/801532-802521 Fax 051/808193 www.fondiariabudrio.it - [email protected] Codice Fiscale e Partita I.V.A. 02081801207 L E N O S T R E I N I Z I AT I V E www.senzaconfinitaly.it SABATO 21 SETTEMBRE 2013 SABATO 12 OTTOBRE 2013 S. MICHELE IN BOSCO MOSTRA FOTOGRAFICA VISITA ALLA CHIESA E ALLA BIBLIOTECA DELL’ISTITUTO RIZZOLI Previa iscrizione, ritrovo a Budrio o direttamente al Piazzale San Michele in Bosco, Via V. Putti. Quota di partecipazione: 10 €. Ingresso libero CENTRO CIVICO DEL BARRACANO VIA S. STEFANO 119 BOLOGNA Inaugurazione, alle ore 11, della mostra fotografica della giornalista costaricense Zoraida Diaz sul tema: “La sinistra latinoamericana contro le politiche neoliberiste della globalizzazione” Ingresso libero SABATO 19 OTTOBRE 2013 LUNEDì 24 OTTOBRE 2013 ZORAIDA DIAZ INCONTRO CON L’AUTORE SALA ROSA VIA MARCONI 3B Inaugurazione, alle ore 11, della mostra fotografica di Zoraida Diaz sui problemi dell’America Latina SALA ROSA VIA MARCONI 3B alle ore 20.45, incontro con il personaggio, Zoraida Diaz, che ci parlerà dei problemi dell’America Latina e del narcotraffico. Ingresso libero CHI È ZORAIDA DIAZ Nasce a Bogotà in Colombia. Comincia la sua carriera professionale con l’Agenzia internazionale Reuters nel 1987 e si impone subito all’attenzione generale con servizi fotografici su eventi politici, sportivi e sociali nelle Americhe, in Europa e in Africa. Zoraida è testimone con i suoi servizi dello storico incontro tra Papa Giovanni Paolo II° e Fidel Castro a l’Avana, vola in Patagonia per un servizio sulla principessa Diana e accompagna Hillary Clinton nella visita alla tomba di Nefertiti in Egitto. Documenta il ritorno in Argentina di Diego Armando Maradona alla Bombonera di Buenos Aires e realizza interessanti servizi, durante la sua settennale permanenza in Colombia, sulla guerriglia locale e sul narcotraffico. Le sue foto sono state pubblicate dai più importanti giornali di tutto il mondo, dal New York Times all’International Herald Tribune, da Liberation al Guardian, dal Clarin a El Pais. Diplomata in Scienze della Comunicazione e Letteratura al City College di New York, ha fondato con altri giornalisti il periodico The Beach Times, un settimanale in lingua inglese. Leader in Costarica sulla Costa del Pacifico. L E N O S T R E I N I Z I AT I V E www.senzaconfinitaly.it senza confini budrio Inizia un programma culturale di visite alle città d’Arte dell’Emilia e della Romagna che si protrarrà per alcuni mesi e che consiste in un itinerario virtuale, attraverso immagini e concreto con visite guidate (a cura di Micaela Lipparini, divenuta ormai una nostra gradita collaboratrice) ad alcune città che nella storia della nostra regione ebbero un ruolo strategico e fondamentale. MERCOLEDÌ 9 OTTOBRE 2013 – ore 20,45 STORIA E TESTIMONIANZE DELLA RAVENNA BIZANTINA Sala “S” della Biblioteca Comunale in via Garibaldi 35, a Budrio SABATO 12 OTTOBRE 2013 VISITA GUIDATA A RAVENNA MERCOLEDÌ 6 NOVEMBRE 2013 - ORE 20,45 STORIA E TESTIMONIANZE DELLA RIMINI DEI MALATESTA Sala “S” della Biblioteca Comunale in via Garibaldi, 35 a Budrio SABATO 9 NOVEMBRE 2013 VISITA GUIDATA A RIMINI MERCOLEDÌ 15 GENNAIO 2014 – ore 20,45 STORIA E TESTIMONIANZE DELLA FERRARA DEGLI ESTENSI Sala “S” della Biblioteca Comunale in via Garibaldi, 35 a Budrio SABATO 18 GENNAIO 2014 - ore 20,45 VISITA GUIDATA A FERRARA La quota di partecipazione per ogni appuntamento, comprendente la presentazione e la visita guidata alle città d’arte come da programma, è di 30 € a persona. zioni, Per adesioni e proenota meri: telefonare ai seguenti nu ✆ 338 3904582 ✆ 3486554080 Per chi desiderasse abbonarsi alle tre visite, la quota è di 80 € complessivi. da versare anticipatamente all’atto dell’iscrizione.