Brexit, rivoluzione in dogana

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Brexit, rivoluzione in dogana
Sabato 25 Giugno 2016
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CASSAZIONE
Il fisco può
entrare in casa
per verificare
se è di lusso
Venerdì nero. Le borse bruciano 411 miliardi di euro
Piazza Affari -12,48%, la peggiore seduta di sempre
a pag. 31
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IN EVIDENZA
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Fisco/1 - Nel leasing abitativo per
la prima casa, età
e reddito si verificano in sede di
firma del contratto. Lo precisano
le Entrate
Pagamici a pag. 11
Fisco/3 - Consorzi, è salva l’attività distinta. Secondo la Cassazione sta al consorziato provare
la differenza tra fatturati
Poggiani a pag. 14
Verso Unico 2016 - Nel modello Irap entrano le novità della
Stabilità. Tra queste, la deduzione delle spese di personale
Villa a pag. 15
Impresa/1 - Il tempismo è tutto
nelle opere edili: decade chi non
dimostra di realizzare i lavori
entro un anno dal titolo
Ferrara a pag. 16
Impresa/2 - L’imposta di bollo,
nel caso di scioglimento e cancellazione contestuale, è unica. I chiarimenti della Dre Lombardia
De Stefanis a pag. 18
Spendere meglio - Scegliere un
mutuo senza incognite. Parola agli
esperti per orientarsi tra tassi fissi o
variabili e rate in fase di sottoscrizione del finanziamento
Grigolon a pag. 19
Affari in Piazza - Mercati finanziari turbolenti. Non solo per l’esito del referendum
in Gran Bretagna.
Ma tra i gestori fa
capolino un moderato ottimismo
dell’Olio a pag.
20
SU WWW.ITALIAOGGI.IT
Immobili & Condominio - Il
recupero crediti è selettivo: si
agisce prima sui morosi. Tutelati i
condomini in regola. Vademecum
dal Tribunale di Monza
Di Rago a pag. 35
Sabatini ter - Le faq
sugli aiuti per i beni
strumentali
Fisco e disabilità - Il
testo della legge sul
«Dopo di noi»
Ambiente - L’ultima versione del
d
decreto
sugli
iincentivi alle
rrinnovabili
Documenti - I testi dellle sentenze tributarie
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QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO
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Fisco/2 - Agevolati gli interventi
di recupero del patrimonio edilizio. È cruciale qualificare l’opera.
Una bussola per applicare l’aliquota Iva ridotta
Ricca da pag. 12
Ferrara a pag. 42
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MILANO DAL 27 GIUGNO AL 3 LUGLIO
CON
Fondi Ue agli studi, si parte
Disponibili 24 miliardi fino al 2020. Già aperti i primi bandi regionali
E ora è corsa allo sportello del Cup per avere informazioni e assistenza
MARINO LONGONI
[email protected]
DI
N
ei primi due giorni di attività dello
sportello telematico del Cup, nato
due mesi fa per fornire informazioni in materia di finanziamenti
agevolati ai professionisti, sono arrivate
tante richieste da esaurire gli appuntamenti
telefonici per i successivi due mesi. E a oggi
le prenotazioni sono arrivate fino alla fine di
settembre.
È il segno del grande interesse sollevato
dalla concreta possibilità per i professionisti di attingere ai fondi strutturali europei,
frutto di un emendamento inserito nella
legge di Stabilità 2016 grazie alle pressioni del Cup (Comitato unitario delle professioni).
Si tratta di una riforma epocale, resa
possibile da un cambio di passo dei rappresentanti degli stessi professionisti che
hanno accettato di definire la propria realtà al fianco di quella delle piccole e medie
imprese. Come tutte le riforme di un certo
spessore ha bisogno di tempo per essere
implementata. I 24 miliardi di fondi europei, disponibili per il periodo 2014-2020
possono, infatti, essere erogati solo passando dalla filiera regionale. Ci sono regioni
più sensibili e attive altre più timorose e
lente nel recepire le novità. Due casi emblematici: la Toscana la settimana scorsa
ha emanato un comunicato stampa per
annunciare la disponibilità di fondi per la
formazione di professionisti under 40 (finora i fondi per la formazione si erano resi
disponibili solo per i giovanissimi che entravano per la prima volta nel mondo del lavoro
o per i dipendenti degli studi professionali).
Al contrario la Calabria ha messo nero su
bianco una serie di paletti che avrebbero
l’effetto di inibire la possibilità di concedere
finanziamenti
agevolati
a i
professionisti. Da
una prima
analisi effettua-
ta dalla regione, l’impedimento potrebbe
trovare origine nell’applicazione del regolamento comunitario che richiede ai beneficiari di dimostrare di non essere «impresa in
difficoltà» in quanto per i professionisti «non
organizzati in forma d’impresa» non vi sono
criteri oggettivi di valutazione dell’eventuale
stato di difficoltà. Resta, tuttavia, confermato che i liberi professionisti che
svolgono un’attività organizzata
in forma d’impresa sono da ritenersi ammissibili
quali soggetti beneficiari. Tra le regioni che per prime si
sono mosse o si stanno muovendo per
promuovere bandi
specifici per il mondo delle professioni,
oltre la Toscana si
possono citare la
Lombardia, il Lazio,
il Molise, la Puglia,
il Friuli Venezia
Giulia e la Provincia
autonoma di Bolzano. Non è molto, ma
è un segnale preciso
che il cambiamento
di rotta è stato colto
dagli amministratori e dai politici più
sensibili. Gli altri
seguiranno al traino, come al solito.
Oltre alle age-
volazioni specificatamente indirizzate ai
professionisti bisognerà anche sperimentare quali difficoltà i titolari degli studi troveranno nell’accedere a quelle previste per
le microimprese: è il caso, per esempio, dei
finanziamenti per l’innovazione, oppure di
quelli per il microcredito che consentono di
ricevere prestiti fino a 25 mila euro senza
garanzie.
Un altro problema è costituito dalle dimensioni degli studi, generalmente modeste, che
possono rendere eccessivamente oneroso il
superamento degli ostacoli burocratici necessario per l’accesso ai finanziamenti. Si tratta
di pratiche che richiedono una certa specializzazione e il dispendio di molte energie, che
non sempre sono ripagate dall’ammontare
dei benefici che si riescono a ottenere. Non
è un caso se lo sportello istituito dal Cup,
così come quelli messi in campo da alcune
casse di previdenza, sono stati letteralmente presi d’assalto. Interessante notare che
questi sportelli hanno una duplice valenza:
da una parte informare sui meccanismi dei
bandi, che devono rispettare i regolamenti
comunitari e quindi sono generalmente piuttosto complessi, e aiutare i professionisti che
si dicono interessati a superare le difficoltà
di percorso; dall’altra c’è anche l’esigenza di
capire aspettative ed esigenze dei professionisti, diverse da categoria a categoria, per
poi aiutare i decisori politici a compiere le
loro scelte in modo più consapevole; in altri
termini: dare un contributo politico alla predisposizione di bandi che riescano a dare un
valore aggiunto concreto e non solo teorico.
© Riproduzione riservata
Via libera alla nuova detassazione. Le novità della legge di Stabilità illustrate in una circolare Minlavoro-Entrate
Fisco soft per i premi e gli utili
Affar
Affari
V
Legali
Riforme al giro
di boa
Il giudizio dei legali
Le tappe per crescere
negli studi
professionali
ia libera alla nuova detassazione.
Dal 1° gennaio, infatti, è nuovamente operativa la misura di incentivazione fiscale che consente
di pagare tasse ridotte (imposta del 10%
al posto di Irpef e relative addizionali comunali e regionali) sulle somme erogate ai
dipendenti, dopo un anno di stand-by (il
2015). In base alle nuove regole la detassazione opera sui premi di risultato o sugli
utili distribuiti dall’azienda ai lavoratori e,
inoltre, dà facoltà ai lavoratori di optare,
in luogo di premi o utili, per i benefit.
In tal caso, il bonus fiscale può salire:
la legge di Stabilità, infatti, ha riformato
anche la disciplina fiscale dei benefit, ampliandone il campo di applicazione (con
nuovi benefit spese per scuole materne,
per la frequenza di corsi estivi, di ludoteche, di gite e viaggi scolastici, baby-sitting,
spese assistenza a familiari anziani ecc.)
e fissando in alcuni casi l’esenzione totale
da tasse.
Le novità, arrivate dal decreto 25 marzo
2016 attuativo della legge n. 208/2015 (legge di Stabilità 2016), sono state illustrate
dalla circolare congiunta (ministero del lavoro e Agenzia delle entrate) n. 28/E/2016
del 15 giugno.
NELL’INSERTO/1
NELL’INSERTO/2
Selezione di
Il debitore dell’Iva
sulle operazioni
nazionali
Sentenze
tributarie
A CURA DELLO
di FRANCO RICCA
STUDIO FUOCO
1. LA NOTIFICA IN SEDE È SEMPRE VALIDA
2. DELEGA, PROVA RIGOROSA SULLA CARRIERA
DIRETTIVA
3. SNC, ACCERTAMENTO IN PRESENZA DEI SOCI
4. DENUNCIA OLTRE I TERMINI, RADDOPPIO
ILLEGITTIMO
5. REDDITOMETRO SCEVRO DA AUTOMATISMI
6. TARSU CON VERIFICA IN LOCO E CONTRADDITTORIO
7. SOCIO ACCOMANDANTE, RESPONSABILITÀ LIMITATA
I testi integrali delle sentenze sul sito www.italiaoggi.it/docio7
27 Giugno 2016
1. INQUADRAMENTO GENERALE
Nel sistema dell’Iva, la qualifica di «debitore dell’imposta» designa il soggetto tenuto al pagamento del
tributo e all’osservanza dei connessi adempimenti documentali.
In via di principio, questi obblighi fanno capo al
soggetto passivo che pone in essere l’operazione imponibile, ossia il cedente del bene e il prestatore del
servizio. Non sempre, però, è così. L’esigenza di configurare il ruolo di debitore dell’imposta scaturisce
proprio dalla circostanza che vi sono casi in cui, per
ragioni tecniche, oppure di garanzia per l’erario o di
contrasto delle frodi, il soggetto debitore dell’imposta
non coincide con il soggetto che effettua l’operazione
imponibile.
Il ruolo di debitore dell’imposta si ricollega, in funzione strumentale e sotto il profilo soggettivo, all’esistenza
di una operazione territorialmente rilevante, in relazione alla quale occorre porre in essere i prescritti
adempimenti formali e sostanziali; non è però necessario che l’operazione sia concretamente imponibile.
Secondo l’amministrazione finanziaria, il debitore
dell’imposta è infatti tenuto ad adempiere gli obblighi
formali anche se l’operazione, posta in essere da un diverso soggetto passivo, fruisce del trattamento di non
imponibilità (artt. 8, 8-bis, 9, 71 e 72 del dpr 633/72) o
di esenzione (art. 10).
Nella disciplina unionale dell’Iva, la figura del debitore dell’imposta è trattata negli artt. da 192-bis a 205
della direttiva 2006/112/CE. In sintesi:
t l’art. 193 enuncia il principio secondo cui l’Iva è do-
vuta dal soggetto passivo che effettua la cessione di
beni o la prestazione di servizi imponibile, eccettuati i casi in cui è previsto diversamente
tbile
l’art. 194, par. 1, stabilisce che se l’operazione imponiè effettuata da un soggetto passivo non stabilito
nello stato membro in cui è dovuta l’Iva, gli stati
membri possono prevedere che il debitore dell’imposta sia il destinatario dell’operazione
tle,
l’art. 195 prevede che, per le cessioni di gas naturaenergia elettrica, calore o freddo mediante reti di
riscaldamento o raffreddamento, effettuate da un
soggetto passivo non stabilito nel luogo in cui è dovuta l’imposta, questa è dovuta dal destinatario se
identificato ai fini dell’Iva
tsivi
l’art. 196 prevede che l’Iva è dovuta dai soggetti paso dalle persone giuridiche che non sono soggetti
passivi identificate ai fini dell’Iva a cui è reso un servizio ai sensi dell’articolo 44, se il servizio è reso da
un soggetto passivo non stabilito nel territorio di tale stato membro
teffettuate
l’art. 197 prevede che, sulle cessioni intraunionali
con lo schema della triangolazione, l’Iva
è dovuta dal cessionario designato come debitore
dell’imposta
tstimento»
l’art. 198 prevede che per le cessioni di «oro da invel’imposta è dovuta dal cessionario soggetto
passivo: la disposizione, inoltre, attribuisce agli stati
membri la facoltà di disporre nello stesso senso anche per le cessioni di «oro industriale»
tbri
gli artt. 199 e 199-bis prevedono che gli stati mempossono stabilire, in relazione alle operazioni ivi
27 Giugno 2016
da pag. 8
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Brexit, rivoluzione in dogana
Dazi sulle importazioni, Iva più pesante e soprattutto con pagamenti
cash alla dogana sugli scambi di beni tra Regno Unito e paesi europei
ORSI & TORI
DI PAOLO PANERAI
Prima era mezza dentro e mezza fuori. Ora è mezza fuori
e mezza dentro.
Il cittadino dell’Europa continentale che andava in Gran
Bretagna si sentiva estraneo per almeno due fattori: doveva tirare fuori il passaporto e cambiare in sterline i suoi
euro. Vale a dire che Schengen e l’euro, i due risultati più
simbolici dell’Unione europea (e forse gli unici, dal lato dei
cittadini), erano stati volutamente rifiutati dalla Gran
Bretagna. Se un governo e un popolo rifiutano anche i simboli di un’unione, a maggior ragione se portatori anche di
aspetti pratici, voleva dire appunto che il paese di Albione
(come già gli antichi greci chiamavano l’isola più grande
del continente) o meglio la Perfida Albione, pur se nominalmente nell’Europa unita, di fatto ne era mezza fuori.
La matematica dice che cambiando l’ordine dei fattori il
prodotto non cambia, anche se i fattori non sono numeri
ma due magiche parole come fuori e dentro. La geografia
continua a pag. 2
Dazi all’importazione, Iva più
pesante e soprattutto con pagamento cash alla dogana, sugli scambi di
beni tra la Gran Bretagna e i paesi
Ue. La Brexit avrà conseguenze
importanti anche sulla fiscalità
degli scambi commerciali, sia sul
piano sostanziale, per esempio l’imposizione di dazi doganali, sia sui
controlli sulle merci e sulle modalità di applicazione dell’Iva all’importazione.
Ricca a pag. 37
CLASS DIGITAL WEEK
Per la prima volta
Milano diventa
un grande
laboratorio digitale
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DIRITTO & ROVESCIO
L’ex presidente della repubblica
Giorgio Napolitano, nel criticare
la Brexit del popolo inglese che, nel
referendum sull’Europa, ha deciso di
abbandonare la Ue, ha sottolineato,
con una punta di orgoglio, e facendo
capire che l’Italia è messa molto meglio del Regno Unito, che, in Italia, un
risultato del genere non sarebbe possibile perché, giustamente, l’articolo 75
della Costituzione non consente che
siano indetti referendum sui trattati
internazionali. Napolitano forse non
sa (e sarebbe grave) o fa finta di non
sapere (e sarebbe gravissimo) che tale
articolo 75 è stato inserito di forza dagli Stati Uniti (che allora erano, di fatto, un paese occupante). Essi temevano che, altrimenti, la sinistra avrebbe
potuto indire un referendum per far
uscire l’Italia dalla Nato (che sarebbe
significato entrare, per smottamento
successivo, nel patto di Varsavia). Ma
impedire a un popolo di esprimere il
suo parere, via referendum, sui trattati internazionali del suo paese, è
una gravissima lesione della democrazia. Una misura dittatoriale, per
dirla giusta.
2
Sabato 25 Giugno 2016
Segue dalla prima pagina
ha sempre considerato la Gran
Bretagna parte del Vecchio continente, anche quando GB non era
nell’Unione; ha continuato a considerarla dentro a maggior ragione
quando è entrata nell’Unione; continuerà a considerarla dentro ora che i
cittadini, in un referendum consultivo, hanno chiesto di uscire.
La parola shock ha dilagato fin da
quando è apparso chiaro che vinceva,
sia pure di misura, la Brexit.
L’alimentazione del clima da shock è
venuta dai primi dati dei mercati
finanziari in Asia e poi, dalle 9, con
l’apertura (anzi l’impossibile apertura) delle borse europee.
Eppure per mesi e mesi
l’uscita è stata ritenuta
più che probabile. Poi
sono arrivate le quotazioni degli allibratori che
offrivano possibilità di
vantaggio maggiore a chi
puntava sulla permanenza; e infine l’uccisione,
con coltello e pistola,
quindi duplice, della parlamentare laburista, Jo
Cox, ha fatto pensare che
l’uscita non avvenisse.
Basta un mutamento di
previsioni all’ultimo
momento per usare la
parola shock, che per
definizione è un accadimento assolutamente
previsto e improvviso? È
l a
r e t o r i c a
dell’autoalimentazione
del pathos, della commiserazione
reciproca. In questo caso della speculazione di peggiore stampo.
Quindi, ad avviso di MF-Milano
Finanza, niente shock, semplice verificarsi di ciò che era nelle previsioni.
E che non necessariamente avrà conseguenze funeste. Anzi, a parte il
panico che inevitabilmente prende i
risparmiatori senza particolari conoscenze del mondo. Come al solito, il
primo in Italia a ristabilire le giuste
proporzioni dell’accaduto, è stato
Ennio Doris, che con la saggezza di
chi partendo da zero ha costruito
sulla gestione dei risparmi quella
banca straordinaria che è
Mediolanum, ha invitato a non
guardare solo poco più lontano del
proprio naso: «La penso come Warren
Buffett», ha lanciato Doris da Class
Cnbc. «A chi gli chiede se investire o
meno, lui risponde che non sa dirlo,
se si parla a breve termine, ma se si
parla a medio e lungo, non ha dubbi.
Si deve investire. E io non so dire se
conviene comprare oggi o domani, ma
poco importa per chi ha, come tutti
dovremmo avere, una prospettiva
lunga».
Doris la pensa come questo giornale
anche a proposito del fatto che lo
pseudo shock sarà salutare. I problemi dell’Europa sono in primo luogo
politici e certo hanno alimentato la
naturale propensione degli inglesi
(non dei britannici) a sentirsi superiori, reduci come sono dal più grande
impero del mondo. Ma l’impero, coloniale, è tramontato da molto tempo e
negli inglesi è cresciuta la nostalgia
di quella memoria, certo non appagata dal traballante istituto del
Commonwealth. Da sempre il mitico
Sondaggio Mori, in regolare svolgimento da anni, segnala l’avversione
degli inglesi dall’Europa, separati
come sono dalla Manica. Non sarà un
caso che l’unica votazione con maggioranza importante per l’adesione
L’EDITORIALE DI PAOLO PANERAI
ORSI & TORI
all’Europa sia avvenuta nel lontano
1975, segnando un ritardo di un ventennio rispetto al trattato di Roma. E
comunque fu un’adesione parziale, e
sempre più parziale è diventata
quando si è trattato di accettare
Schengen e l’euro, cogliendo anzi
l’occasione per strappare a Bruxelles
condizioni straordinarie. La Gran
Bretagna non era l’unico Paese
dell’Unione a conservare la moneta e
quindi una banca centrale con la
capacità di battere moneta e di governare le banche nazionali. Ma è
sicuramente il Paese chiave, e nessuno ha rifiutato Schengen. Quindi la
Perfida Albione ha avuto larga parte
dei vantaggi dell’essere nell’Unione,
inclusa la possibilità di muovere la
sterlina a seconda delle necessità di
incrementare le esportazioni (con il
ribasso) o di fare felici sceicchi e oligarchi quando depositavano in sterline lì i loro miliardi. In più ha avuto
sempre un peso straordinario a
Bruxelles per le scelte più importanti,
incluso anche (non è banale) l’aver
ottenuto che l’inglese fosse una delle
lingue ufficiali degli atti comunitari,
grazie anche a una schiera di super
burocrati della super burocrazia europea provenienti dall’Isola. L’orgoglio
di patria, la nostalgia di un passato
che non c’è più hanno fatto il resto
per arrivare a quella risicata maggioranza di Leave.
Ma è l’analisi anagrafica e territoriale del voto che fa essere positivo il
presunto shock. Infatti, i giovani britannici (fra 18 e 24 anni) hanno votato a larghissima maggioranza (il 70%)
per rimanere in Europa. E con loro
anche la Scozia e l’Irlanda del Nord
hanno votato ugualmente per
l’Europa. Cosa ne discende da questa
analisi anagrafica e territoriale? Che
chi non ha la nostalgia dell’impero e
ha toccato con mano la possibilità di
vivere l’Erasmus e poter circolare liberamente in tutto il Vecchio continente, sa che il mondo è globale e sa che
far parte di un continente, prima
realtà economica del mondo, è un
vantaggio e non uno svantaggio.
Allo stesso modo il voto ad ampia
maggioranza della Scozia e
dell’Irlanda del Nord segnala che due
aree, non certo le più ricche del Regno
Unito, comprendono i vantaggi di
stare in Europa. Certo, sia i giovani
che gli scozzesi e gli irlandesi preferirebbero anche loro un’Europa migliore.
Il messaggio è diretto in primo luogo
ad Angela Merkel e ai Paesi alleati
della Germania nella politica restrittiva fatta finora, ma anche a quei
partiti e movimenti in vari altri Paesi
(a cominciare dalla nipote di
Marianne Le Pen, la quale ha chiesto subito un referendum in Francia,
fino al leghista Matteo Salvini e ai
5 Stelle) che sperano di far leva sulla
richiesta di uscita di una risicata
maggioranza inglese per innescare
processi imitativi. In realtà per tutti
loro il fatto che i giovani britannici
siano per l’Europa e con loro le aree
meno ricche del Regno
Unito vuol dire una
sola cosa: i movimenti
separatisti crolleranno e l’Unione tornerà
a essere apprezzata,
se non persiste la
politica restrittiva che
ha determinato un
prolungamento infinito della crisi innescata nel 2008 dal fallimento Lehman e
quindi un impoverimento e una disoccupazione da record. È
noto che gli stati
d’animo cambiano e
gli estremismi prolificano quando i Paesi e
i loro cittadini sono
afflitti da impoverimento e disoccupazione. Negli Stati Uniti
Barack Obama ha ottenuto la riconferma, quattro anni fa, perché ha
saputo reagire alla crisi e riportare
gli Usa alla crescita. In Europa ciò
non è avvenuto perché la politica del
rigore della Germania ha prevalso,
condizionando l’intero continente. Si
tratta di vero egoismo, perché in
Germania l’economia ha continuato a
crescere e la disoccupazione è rimasta
bassa. Certo, perché la Germania ha
saputo ristrutturarsi e arrivare a
grande efficienza molto prima. Ma
quando uno statista vero come
Helmut Kohl chiese all’Europa il
permesso di unificare le due
Germanie dopo la caduta del muro di
Berlino, allora tutti gli Stati membri
glielo permisero, considerato che con
l’unificazione doveva essere chiusa
per sempre l’ultima ferita ancora viva
della tragica seconda guerra mondiale. Allora Kohl poté unificare e
decidere la parità del deutsche mark
con la moneta della Germania
dell’Est. Così l’Unione accettò che i
cittadini dell’Est avessero una moneta che d’improvviso valeva molto di
più del suo valore reale. Anche i
marchi dell’Est sono poi stati trasformati in euro, facendo così immettere
nell’Unione molta più ricchezza
tedesca di quando l’intero secco valore dell’economia dell’Est avrebbe
meritato.
Ma in quella circostanza la Germania
colse con tempismo e determinazione
(che mai le manca) la necessità di
una profonda ristrutturazione, con
riforme radicali. Da quando è scoppiata la crisi del 2008, la Germania ha
fatto finta che tutto ciò non fosse
accaduto e ha avviato una spirale
mortale quando si è opposta per due
anni al salvataggio della Grecia, che
una volta entrata in Europa (con la
consulenza del professor Mario
Monti) aveva goduto di un fiume di
denaro arrivato dalle banche tedesche, mentre il sistema di controllo
dell’economia e della spesa rimaneva
arcaico. Appena compreso ciò, le
banche tedesche hanno immediatamente ritirato i prestiti, come hanno
fatto anche in Spagna, dove avevano
finanziato un insensato sviluppo
immobiliare, aggravando in maniera
decisiva la crisi. E se non fosse stato
per una telefonata notturna di
Obama, la Merkel non avrebbe acconsentito al salvataggio della Grecia,
confermando l’egoismo e l’ottusità
tedesca: il ritardo di due anni
dell’intervento ha infatti ingigantito
la valanga del debito al punto che
mentre all’inizio sarebbero state sufficienti poche decine di miliardi per il
salvataggio, ne sono stati impegnati
ora moltissimi di più. Ma soprattutto
la Grecia e i greci sono piombati nella
miseria.
La giustificazione è che la Grecia e i
greci dovevano essere educati alla
parsimonia e alla correttezza contabile. Il prezzo fatto pagare è stato
però troppo alto e così è nato il movimento guidato da Alexis Tsipras,
che ha stimolato imitazioni in tutta
Europa fino a far ingigantire il consenso all’uscita dall’Unione. Per fortuna che Tsipras da separatista, una
volta al potere, è diventato europeista.
Ma la volontà coercitiva della
Germania non è mutata, tutt’altro. E
la mano tedesca si è vista anche nella
dura dichiarazione del presidente
della Commissione europea, JeanClaude Juncker, lussemburghese,
esponente del Partito popolare
europeo dove la cancelliera Merkel
è dominante. Junker ha detto con
tono severissimo che l’uscita è uscita,
non può essere certo usata per ottenere altre condizioni speciali. Che
cosa poteva determinare un tale
ammonimento se non rafforzare la
determinazione di coloro che avevano
già deciso di votare per la Brexit e far
uscire dall’incertezza coloro che propendevano per l’abbandono ma ancora non erano decisi? Ne andava,
infatti, della dignità e della riaffermazione della libertà di voto dei sudditi della Regina. Quel tono di
Juncker era la conferma dello spirito
tedesco e, come si sa, fra inglesi e
tedeschi non è mai corso buon sangue,
avendo i tedeschi la capacità di
spingere gli inglesi all’eroismo, come
fanno ricordare i bombardamenti su
Londra dell’esercito di Adolf Hitler.
Sorvolando sull’errore fondamentale
di David Cameron di promuovere
nell’ultima campagna elettorale il
referendum sulla Ue (temeva di avere
bisogno dei voti del Partito liberale,
favorevole al referendum, mentre ha
vinto con maggioranza assoluta),
resta un fatto inequivocabile che è
alla base del fallimento della Ue.
Mentre i padri fondatori, a distanza
di pochi anni dalla fine della guerra,
scrissero il trattato di Roma con sincero spirito di Unione, nell’avanzare
degli anni quell’afflato è sopravvissuto solo in pochi Paesi, come l’Italia,
sicuramente europeista per natura
conciliante dei suoi cittadini. In molti
altri Paesi le istituzioni di Bruxelles
sono diventate uno strumento di
potere. Ben poco è stato fatto per preparare un progetto di avanzamento
realistico verso la meta degli Stati
Uniti d’Europa. Non v’è dubbio che
per molti europeisti il modello potesse
essere gli Usa. Ma gli Stati Uniti
d’America sono nati alcuni secoli fa,
alla fine di una guerra tremenda,
mettendo insieme stati appena nati o
continua a pag. 6
4
Sabato 25 Giugno 2016
I COMMENTI
L’ANALISI
IMPROVE YOUR ENGLISH
Adesso però è la Ue
che deve cambiare
Now it is Europe
that should change
N
ell’analisi
più di tanto l’afferDI MARINO LONGONI
pubblicata
mazione di Mario
tre giorni
Monti secondo il
fa su queste stesse pagi- quale indire il referendum britanne si leggeva che «L’Europa è una nico è stato un errore: perché dare
barca che fa acqua da tutte le parti. la parola al popolo? Non basta che
Ovvio che gli inglesi vogliano andar- paghi le tasse?
sene». Una verità elementare, del
«Non è un caso se ovunque
tutto trascurata però nel profluvio sono in crescita impetuosa i modi analisi e dibattiti che hanno an- vimenti che rifiutano l’identità e
ticipato e seguito il voto britannico. l’appartenenza europea, i cosiddetti
Negli ultimi dieci anni l’Unione eu- populisti. Se queste sono le prospetropea non è riuscita a risolvere un tive, per quale motivo gli inglesi,
solo problema: crisi economica, im- che hanno sempre combattuto per
migrazione, attentati, sanzioni alla minimizzare i loro legami con l’EuRussia, Ucraina, rapporti con il Me- ropa, dovrebbero rimanere ancora
dioriente, disoccupazione, impove- nell’Unione? Per loro, lo strappo
sarà relativamente
rimento della classe
indolore. Il problemedia. In tutti questi
ma vero lo dovranno
campi, l’Europa ha diIn caso contrario
affrontare quelli che
mostrato di essere un
è a rischio
restano». Così si conmoloch burocratico
la sua esistenza
cludeva l’articolo di
senza alcuna capacità
tre giorni fa.
decisionale. Ha subìto
La Brexit ha sollevato il velo
le situazioni. Ha prodotto dichiarazioni roboanti o sottilissime. Ma non su un problema che non può essere
più rinviato, pena il collasso dell’inha trovato una soluzione.
È ovvio che sia così perché la tera costruzione comunitaria, quelcostruzione europea manca quasi lo di capire chi vogliamo essere. O
del tutto del piano politico, quello l’Europa si dota di un governo denel quale si possono prendere le mocraticamente eletto e in grado
decisioni. E, in mancanza di una di funzionare (ma questo significa
classe politica democraticamente anche politiche fiscali e di bilancio
eletta, la gestione del potere è stata comuni, condivisione del debito,
requisita da una casta di burocrati fondo salvabanche ecc.), oppure è
autoreferenziali che, di fatto, guida meglio che ognuno se ne vada per
un continente senza rispondere a la sua strada.
nessuno. Non deve quindi stupire
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T
he analysis published
Mario Monti’s statement that
three days ago on these
holding the British referendum
pages said that «Europe
was a mistake shouldn’t be so
is a boat full of holes. It
surprising: why should people
is no wonder that the British
have a say? Paying taxes isn’t
want to leave it». An elementary
enough?
truth, but entirely overlooked in
«It is no coincidence that
the flood of analysis and debates
the movements that reject the
that anticipated and followed
European identity and memthe British vote. Over the last
bership, the so-called populists,
ten years the European Union
are rapidly growing everywhere.
hasn’t managed to solve a single
If these are the prospects, why
problem: the economic crisis, imshould the British, who have almigration, terrorist attacks, the
ways fought to minimize their
sanctions on Russia, Ukraine, the
ties with Europe, still remain in
relations with the Middle East, the EU? For them, the split will
unemployment, impoverishment
be relatively painless. The real
of the middle class.
problem will have
to be faced by those
In all these fields,
Otherwise
who remain”. This
Europe has proven
was the conclusion
to be a bureaucratic
its existence
Moloch without any
of the article puis at risk
decision-making cablished three days
pacity. It took the siago.
tuations lying down. It produced
Brexit shed light on an isbombastic or subtle statements, sue, that of understanding who
but it hasn’t found a solution.
we want to be, that cannot be
delayed, otherwise the entire
It is no wonder because the
European construction may colEuropean construction is almost
lapse. Either Europe adopts a deentirely lacking the political lemocratically elected and working
vel, in which decisions can be
government (but this also means
made. Moreover, in the absence
common fi scal and budget poliof democratically-elected political
cies, debt sharing, bailout fund
class, the management of power
for banks etc.), or is it better that
has been taken over by a caste of
self-referential bureaucrats who, each country goes its way.
in fact, lead a continent without
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answering to anyone. Therefore,
Traduzione di Silvia De Prisco
IL PUNTO
LA NOTA POLITICA
Se la Commissione volesse entrare
nella Ue non sarebbe ammessa
Il tutto si riduce, da
noi, alla politichetta
DI
GIANFRANCO MORRA
U
n grande senso civico, alle urne davvero
tanti. E tutti svegli
ieri notte nel Regno
Unito, volevano sapere come
andava a finire. Era noto che
le due squadre erano alla pari e
che una avrebbe vinto solo per
un pugno di voti in più. In ogni
caso, la nazione sarebbe rimasta, come già era, spaccata in
due. Il «remain» (resta, nella
Ue, si intende) era sostenuto
soprattutto dai ceti più potenti,
che disponevano dei principali
mezzi di comunicazione: industriali, banchieri, vescovi, intellettuali, operatori dell’industria
culturale e del divertimento. Il
«leave» (andiamocene) attecchiva nei ceti medio-bassi, più
colpiti dalla crisi economica ed
esposti alle pesanti conseguenze dell’invasione dei migranti,
che stanno trasformando l’Europa in Eurasia.
Il trionfo dell’«andiamocene»,
invece, avrebbe aperto un periodo difficile, economicamente
e socialmente, in cui bisognava
ricominciare tutto da capo.
Proprio ciò che è accaduto, ma
gli inglesi sono abituati allo
«splendido isolamento»: hanno
abbandonato una strada diffici-
Perché sarebbe
considerata poco
democratica
le per immettersi in una nuova.
Anche se per ora nessuno può
dire quale. Ciò che tutti hanno
sotto gli occhi è la nascita e
la crescita in tutta Europa di
movimenti politici, sbrigativamente liquidati come populisti,
che esprimono con decisione
quell’euroscetticismo che è
sempre più numeroso in tutti
i partiti dell’Unione. E dovunque esplode un revival della
tradizione, della patria e del
In ogni caso era necessario localismo.
voltare pagina. Se avesse vinto
I 28 stati sono ora 27, ma peril «restiamo», occorreva cambiare a fondo l’Unione, sempre mangono forti differenze tra di
più incancrenita e chiusa su loro: etniche, religiose, morali,
se stessa. Cosa non facile, se economiche. È stato un errore
non addirittura impossibile. dell’Ue non tenerne conto. La
mentalità tendenzialmente
totalitaria di economisti, tecnocrati e burocrati ha definito e
imposto dei progetti, anche sugli aspetti più intimi della vita,
come la famiglia, le nascite e la
scuola, che non possono valere
genericamente per tutti i paesi.
È stato così calpestato il principio più importante dell’Unione, quello di sussidiarietà, che
impone il riconoscimento e il
rispetto delle diverse identità
nazionali.
Mi corre alla mente una
barzelletta, che mi fu raccontata, a Strasburgo, sull’isola
dei pescatori, dove è facile incontrare Gutenberg e Goethe.
Vi ero andato per cena insieme
con un mio ex studente universitario, che lavorava nel
Parlamento europeo. Eccola.
Se l’Unione europea avanzasse domanda per entrare a far
parte della stessa Unione, la
Commissione per le adesioni,
dopo aver esaminato le sue
strutture e le sue prassi, non
potrebbe ammetterla: troppo
poco democratica. Forse non è
un caso che se ne sia andato
proprio il paese che ha inventato la liberaldemocrazia.
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DI
MARCO BERTONCINI
Nella miriade d’interrogativi dopo il referendum
inglese rientra il possibile
influsso politico in casa nostra. Bisogna distinguere
le ricadute elettorali dagli
echi e dagli sfruttamenti
politici.
Lasciando da parte la
distanza cronologica che ci
separa da turni elettorali,
politici, regionali o amministrativi (il primo impegno
sarà costituito dal referendum autunnale), decenni
di campagne e risultati
delle urne segnalano come
insignificante il peso della
politica estera, dei rapporti europei, dei partiti sovrannazionali. Rivendicare
l’appartenenza alla casa
popolare o socialdemocratica o liberaldemocratica
porta vantaggi dello zero
virgola, zero virgola (forse)
qualcosa.
Alle ultime europee
un’abbondante dozzina di
micro partiti si presentò
come Scelta europea, pomposamente rappresentando
l’Alleanza liberali democra-
tici europei e mettendo nel
contrassegno il nome del
massimo esponente continentale, lo sconosciuto Guy
Verhofstad. Portò a casa
meno di 200 mila voti.
Altro è, invece, il riflesso politico. Partiti anti
europei come la Lega e Fd’It
possono farsi propaganda
con la Brexit, attestando che
dall’Europa si può uscire (il
discorso verrà senz’altro
ripetuto avendo di mira la
moneta unica) e che occorre
cambiare l’attuale Europa.
Temi sui quali i due partiti
insistono, come le migrazioni, verranno con più vigore
ancora sbandierati, segnalando i fallimenti dell’Europa. Vantaggi in termini
di propaganda potrebbe ricavarne pure il M5s, sodale
degli antieuropei britannici
nell’Europarlamento, che
verosimilmente lancerà iniziative per uscire dall’euro.
Invece una formazione solo
in parte euroscettica come
Fi sarà costretta alla prudenza, e ancor più scanseranno l’argomento il Pd e i
cespugli centristi.
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PRIMO PIANO
Sabato 25 Giugno
Giugn 2016
5
Gran Bretagna fuori dall’Unione, il «leave» vince con il 51,9%. Cameron si dimette
Vince la Brexit, Ue sotto choc
Sterlina e borse a picco. Renzi: l’Europa è casa nostra
DI
E
L
EMILIO GIOVENTÙ
FRANCO ADRIANO
a Gran Bretagna lascia
l’Unione Europea. In una
giornata che rimarrà nella storia, il referendum
sulla Brexit ha segnato la vittoria del «leave» che si è attestato
in testa al 51,9% con 17.410.742
voti, mentre i sostenitori del
«remain» hanno guadagnato
il 48,1% ottenendo 16.141.241
preferenze. Record l’affluenza,
72% dei cittadini hanno partecipato a un voto variegato:
Inghilterra (eccetto Londra) e
Galles schierati a maggioranza per l’uscita dall’Ue, mentre
Londra, le altre grandi città,
Scozia e Irlanda del Nord a favore della permanenza. Prima
vittima del terremoto il premier David Cameron che ha
annunciato le dimissioni: se ne
andrà entro ottobre al massimo,
quando il congresso Tory darà
un nuovo leader al partito e al
governo. Il leader euroscettico,
Nigel Farage, ha esultato, augurandosi che la Brexit porti
a picco l’intera Ue e proclama
l’independence day. L’ex sindaco
di Londra, Boris Johnson, ha
lanciato la sua candidatura a
Downing Street. Per gli italiani
nel Regno Unito, la situazione
«non cambia», ha fatto sapere
l’ambasciata a Londra: Cameron ha precisato che non cambierà nell’immediato, almeno
per i prossimi due anni. Crollate le borse, lo choc subito dai
mercati ha assunto dimensioni
mostruose. Il rosso a Piazza
Affari è sceso fino al 12,48% in
chiusura. L’indice Ftse Mib ha
terminato a quota 15.723 punti,
minimo della giornata. A pagare lo scotto maggiore sono state
le banche. In ginocchio l’intero
comparto creditizio europeo. il
Dax di Francoforte ha lasciato
sul terreno il 6,82% a 9.557 punti. Londra ha chiuso riducendo
le perdite al meno 2,76% dell’indice Ftse 100. Il calo risulta ulteriormente mitigato se si tiene
presente che giovedì aveva segnato un rialzo dell’1,23%, sulla
base delle aspettative, rivelatesi infondate, di una vittoria del
«Remain». Il Cac 40 di Parigi
ha ceduto l’8,04% a 4.107 punti. Effetto Brexit anche su Wall
Street che ha aperto col Dow
Jones che ha perso il 2,33% e
il Nasdaq il 3,90%. In profondo
rosso anche l’indice S&P500 che
cede il 2,33%, la peggior apertura dal 1986. In mattinata
Tokyo ha perso il 7,92%. Tonfo
della sterlina che si è attestata
a 1,3625 dollari, in calo di circa
l’8%, la quotazione più bassa in
31 anni. Ma gli effetti a catena
non si contano: in Scozia, già si
parla di un nuovo referendum
sull’indipendenza. La premier
Nicola Sturgeon, ha detto
che l’opzione è «sul tappeto».
Fanno sentire la loro voce gli
euroscettici nei diversi paesi
europei: Marine Le Pen, in
Francia, vuole la Frexit, Geert
Wilders in Olanda chiede un
referendum «Nexit», vogliono
un referendum anche gli euroscettici svedesi. È un peccato che
la Costituzione non consenta il
referendum sui trattati internazionali, ha fatto notare in Italia
il leghista Matteo Salvini. Con
la Brexit cambierà molto. Per i
britannici da subito vacanze
all’estero più care, più inflazione, forse cresceranno i tassi
di interesse. Per gli italiani e i
cittadini degli altri Paesi Ue che
vivono in Gran Bretagna, sul
breve periodo nulla. Poi, però,
potrebbe esserci cambiamenti
piccoli o grandi.
- ha detto Schulz - siamo molto
tristi per questa decisione, ma
è un’espressione sovrana della
volontà degli elettori inglesi di
lasciare l’Europa. È un momento difficile per entrambe le parti, per la Gran Bretagna e per
l’Europa». Di «taglio netto per
l’Europa» ha parlato la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Ma l’Europa, ha aggiunto, «è
forte e darà la giusta risposta
per questo mi impegno a nome
del mio Governo». Per mettere a
punto una risposta europea alla
Brexit Merkel incontrerà lunedì prossimo il premier Matteo
Renzi e il presidente francese
Vignetta di Claudio Cadei
L’Ue, a pezzi, prova
a correre ai ripari
Bruxelles è sotto choc, «sgomenta e incredula». E adesso
si corre ai ripari. La Brexit non
segna la fine dell’Ue, il concetto espresso dal presidente della
Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, che ha comunque
invitato ad «accelerare le cose»,
dal momento che «l’incertezza
in cui ci troviamo non durerà a
lungo». L’invito ad accelerare
le negoziazioni per l’uscita del
Regno unito dalla Ue è stato ribadito in un comunicato
congiunto da Juncker insieme
a Donald Tusk, presidente
del Consiglio europeo, Martin
Schulz, presidente del Parlamento europeo, Mark Rutte,
primo ministro olandese e presidente di turno del Consiglio
dell’Unione europea. «Ci aspettiamo che il Governo del Regno
Unito applichi la decisione del
popolo britannico prima possibile, per quanto doloroso possa
essere questo processo - si legge
nella nota - Siamo pronti a far
partire velocemente i negoziati
con il Regno Unito sui termini
e le condizioni per il suo ritiro
dalla Ue». Il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz
ha annunciato che martedì
prossimo sì riunirà una sessione plenaria straordinaria
per approvare una risoluzione
sulle conseguenze del referendum inglese. «La linea del Parlamento europeo è molto chiara
Francois Hollande secondo il
quale l’Unione europea «deve
fare uno scatto in avanti». Oggi,
intanto si riuniranno sempre a
Berlino i capi delle diplomazia
dei 6 Paesi fondatori dell’Ue
(oltre a Italiana, Germania,
Francia, Olanda, Belgio e Lussemburgo). «Continuiamo a stare uniti e a mantenere la nostra
solidarietà come G7». È quanto
si legge, invece, in un comunicato diramato al termine di una
riunione telefonica dei ministri
delle Finanze e dei governatori
delle banche centrali del G7.
Banche centrali risolute
nel garantire liquidità
Adesso gli occhi sono puntati
sulle possibili ricadute. Osservate speciali, in queste ore,
le principali Banche centrali
perché il loro sostegno alla liquidità e la loro coordinazione
saranno importanti per affrontare la volatilità conseguente l’uscita del Regno Unito
dall’Ue. Bce e BoE sono gli Istituti più direttamente coinvolti
dalle conseguenze del voto, ed
hanno annunciato il loro impegno per mantenere la stabilità
del sistema finanziario. La Bce
«sta monitorando attentamente i mercati finanziari ed è in
stretto contatto con le altre
Banche centrali, ed è pronta a
fornire liquidità aggiuntiva, se
necessario, in euro e in valute
estere». Oltremanica invece
Mark Carney, governatore
della BoE, ha affermato che
l’Istituto britannico è pronto a
pompare almeno 250 miliardi
di sterline nel sistema finanziario. Inoltre considererà tutte le altre opzioni politiche a
disposizione che possano calmare la tensione del mercato
dopo il voto britannico.
Renzi, giorno non facile,
garantiremo stabilità
«Il Governo e l’Ue garantiranno la stabilità finanziaria:
è questo il messaggio di rassicurazione che il premier Renzi,
ha voluto inviare agli italiani
a seguito dell’uscita
della Gran Bretagna
dall’Europa. Il presidente del Consiglio
ha voluto tranquillizzare gli italiani
chiarendo che dopo
Brexit non ci saranno rischi per l’Italia.
«Questo è un giorno
senza precedenti, non
facile. Il Governo e le
istituzioni europee
sono nella condizione di ripartire con
qualsiasi mezzo», ha
detto il premier nel
corso della conferenza stampa, ma «sono
qui per dirvi che l’Italia farà la sua parte
nel percorso che si
apre. «Se devo dare
un nome all’Europa
voglio chiamarla casa - ha
proseguito Renzi - l’Europa è
casa nostra, non solo di noi italiani, dei nostri figli e dei nostri
nipoti. Questa casa ha bisogno
di essere ristrutturata, rinfrescata, ma è la casa del nostro
domani» ed nell’Ue è necessario «far prevalere quel che ci
unisce su quel che ci divide»,
«sapendo che nei momenti di
difficoltà l’Europa tira fuori
il meglio di se stessa». Già in
mattinata il capo del Governo
aveva fatto il punto in un vertice con il ministro degli Esteri,
Paolo Gentiloni, il ministro
dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda, il
Sottosegretario alla Presidenza
del Consiglio, Marco Minniti,
e il Governatore della Banca
d’Italia, Ignazio Visco. Anche
il Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria
si è riunito ieri al ministero
dell’Economia e delle Finanze, alla presenza del ministro,
Pier Carlo Padoan, del Governatore della Banca d’Italia,
Ignazio Visco e del presidente della Commissione nazionale per le società e la borsa,
Giuseppe Vegas. L’uscita del
Regno Unito dall’Unione europea «avrà effetti comunque
limitati sull’economia reale
italiana. La solidità dei fondamentali delle imprese tornerà
presto a prevalere sulla volatilità dei mercati finanziari», ha
sostenuto il comitato.
L’effetto Brexit
riaccende i toni
«È stata la volontà espressa
dal popolo. Questo richiede a
tutti noi una grande responsabilità per garantire il bene
del popolo del Regno Unito e
anche il bene e la convivenza
di tutto il continente europeo».
Così Papa Francesco, sul volo
verso l’Armenia. «Un esito che
rispettiamo anche se motivo
di rammarico», ha detto il
presidente della Repubblica,
Sergio Mattarella, parlando da Lubiana. «Intendiamo
riaffermare la volontà storica
e l’importanza per il futuro dei
nostri giovani, dell’Ue e delle
sue prospettive che vanno rilanciate con convinzione». «Il
voto britannico proietta l’Europa in uno stato di smarrimento. Prevale, tra le imprese e i cittadini, una profonda
incertezza sul futuro. Esprimiamo forte preoccupazione
per una scelta che riteniamo
sbagliata», ha affermato il
presidente della Cna, Daniele
Vaccarino. Da annotare la reazione dell’euroscettico Beppe
Grillo. «Il Regno Unito è fuori
dall’Ue e Cameron si è dimesso. Lo hanno deciso i cittadini
britannici con il referendum».
Il Movimento 5 Stelle ha sempre creduto che a dover decidere sulle questioni decisive
debba essere il popolo». Silvio
Berlusconi ha chiesto «un
congresso straordinario del
Ppe» e una revisione dei trattati che «si sono dimostrati
inefficaci e dannosi».
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Il venerdì nero
delle borse
a pagina 31
PILLOLE
di Pierre de Nolac
Referendum, vince «leave».
Il Regno Unito guida
i paesi sfondatori
dell’Europa.
***
Londra esce dall’Europa.
Gli inglesi si sono ricordati
di vivere su un’isola.
***
Brexit.
Salvini festeggia l’uscita
di Brescia dall’Europa.
***
Cgil: «L’Europa
rinasca sul lavoro».
Di chi?
***
Telefonata tra Renzi
e Cameron.
Per capire come funziona
un referendum.
6
Sabato 25 Giugno 2016
PRIMO PIANO
Incapace com’è di risolvere uno che sia uno dei problemi che l’incancreniscono da tanto tempo
L’Italia, zavorra dell’Europa
Afflitta da provincialismo e legata a guerra fra bande
sull’accaduto serve a poco. È
meglio riprendere il proposito
di Lenin di fronte ai problemi
la crescita esponenziale
posti dalla Rivoluzione di ottodello spread italiano e il
bre e dare una risposta meditata
crollo generale dei corsi
al «Che fare?»
dei titoli quotati (peggiore
Non lo sappiamo noi, cerdi quello per il fallimento di Lehto. Ma non lo sanno nemmeno
man Brothers) che mostrano la
i soloni di Bruxelles e i capi di
gravità della decisione dell’eletgoverno, in riunione d’emergentorato britannico, per se stesso
za da lunedì. Certo, da oggi, tutte
e per tutto il continente europeo
le forze centrifughe prencomunitario e non. Naderanno ulteriore fiato:
turalmente, i titoli del
dall’Olanda, alla Francia,
Regno Unito sprofonÈ singolare che Romano Prodi, uno
alla Grecia, al Portogallo,
dano e sprofonderanno
dei
responsabili
dell’allargamento
a
all’Italia medesima i critiancora di più nei prossi28
e
della
crisi
attuale,
constati
che
ci dell’Unione trasformemi giorni. Insomma, un
ormai
l’Europa
a
due
velocità
è
un
ranno proteste e insodvoto dagli effetti tragici.
disfazioni in movimenti
Falliscono così alcuni
dato di fatto: dovrebbe avere il buon
politici operativi, non più
anni di politiche comunigusto di tacere, visto che comprende
di ceti marginali. È sintarie: della Bce e del suo
benissimo
quale
errore
storico
sia
golare che Romano Propresidente Mario Drastato
l’allargamento
della
Ue
da
lui
di, uno dei responsabili
ghi; della burocrazia di
promosso.
Mentre
gli
Stati
Uniti
di
dell’allargamento a 28 e
Bruxelles (causa prima e
Obama sono sciaguratamente prodella crisi attuale, conpiù immediata della distati che ormai l’Europa
saffezione dei popoli nei
iettati nella riedizione della guerra
a due velocità è un dato
confronti dell’Unione);
fredda nei confronti della Russia
di fatto: dovrebbe avere
dell’Europa a trazione
il buon gusto di tacere,
tedesca, rappresentata
che comprende benissimo
da Angela Merkel, la cancelliecellie- democrazie rappresentative (e il visto ch
quale
Unito
ra dei bottegai e dei loro interessii Regno
R
U it è stato
t t l’inventore
l’i
t
l errore storico sia stato l’al(piccoli, giacché quelli strategici del sistema) questioni del gene- largamento.
Ed è illusorio immaginare
e storici sono usciti dall’orizzon- re vanno decise dai parlamenti,
te teutonico dalla fine del can- non direttamente dai popoli. E che, di fronte alla crisi questa
cellierato di Helmut Kohl); ha ricordato che la Costituzione Europa, questa burocrazia abdella scelta italiana, di Matteo italiana non ammette il referen- biano la forza intellettuale e
Renzi, di legare il carro nazio- dum sui trattati internazionali. politica di intraprendere la via
nale a quello di Berlino (la crisi Napolitano ha ragione, ma non del ricompattamento dei soci
politica in corso si allargherà a sconta nel suo ragionamento fondatori e dell’abbandono di
dismisura). E degli Stati Uniti l’evoluzione del «sentiment» ge- tutti gli altri al loro destino di
di Obama, proiettati nella rie- nerale, per il quale i cittadini satelliti senza poteri reali. Non
dizione della guerra fredda nei sono e saranno sempre più por- possiamo aspettarci da Angela
confronti della Russia e nella tati ad appropriarsi del potere Merkel, da Francoise Holpromozione del Ttip, il trattato diretto di decidere. Ragionare lande, da Matteo Renzi deciDI
DOMENICO CACOPARDO
È
transatlantico che avrebbe dovuto innescare una nuova fase
di sviluppo mondiale e che ora
rimarrà iscritto nei libri dei sogni o degli incubi.
Giorgio Napolitano ha ieri
criticato il ricorso di Cameron
(altra vittima) al referendum su
un tema così delicato, complesso
e costoso come la permanenza o
meno nell’Unione, giacché nelle
sioni coraggiose e lungimiranti.
Solo pezze a colore, per andare
avanti qualche settimana, qualche mese, qualche anno. Né la
Bce cambierà la sua politica di
soccorso ai poteri bancari, padroni e servi di se stessi, in quanto
incapaci di promuovere sviluppo
e incapaci di acquistare un ruolo
centrale positivo nell’economia
dei paesi europei. L’opacità - che
è padrona del campo - continuerà a impedire qualsiasi incisivo
intervento in questo mondo autonomo e separato nel quale la
Giustizia non riesce a entrare.
Nessuno, naturalmente,
a Palazzo Chigi o in via XX
Settembre, nello studio che fu
di Quintino Sella e nel quale
siede Pier Carlo Padoan, ha
pensato di disegnare un piano
per affrontare la crisi e il nuovo
colpo recessivo: certo si tratta di
questioni che trascendono l’Italia e sono collocate in un più ampio contesto.
Oggi, però, le parole non
bastano. Il fossato limaccioso
nel quale cercava di nuotare il
primo ministro italiano s’è trasformato in un fiume in piena
accompagnato da uno tsunami
internazionale. Uscirne vivi
sarà difficile, se non impossibile. Anche perché mille errori di
sostanza, di provincialismo e di
comunicazione gravano sul giovane exboy-scout. Ci vorrebbe, in
realtà, una risposta da governo
di salute pubblica: ma potete immaginare Bersani&Speranza
che rinunciano a sfruttare le
difficoltà dell’Italia per contri-
buire alla costituzione di una
forte coalizione? O Forza Italia
e Fratelli d’Italia colti da uno
slancio di patriottismo? O la
banda di disadattati fascistoidi al seguito del comico Grillo
e del suo profeta Casaleggio
(titolare della versione italiana
e aggiornata della propaganda
inventata dal dottor Geobbels
e praticante del principio: «Una
bugia detta una volta è una bugia; una bugia detta mille volte
è una verità») decidere di contribuire alla soluzione dei problemi dell’emergenza? O, infine, il
procuratore di Sgurgola di Sotto
che, consapevole della nuova crisi epocale, rinvia o mette la sordina su indagini e iniziative che
possono colpire punti sensibili,
politici ed economico-finanziari,
del Paese?
Irrimediabilmente, l’Italia seguirà il suo destino. Che
è quello di zavorra dell’Europa,
incapace di risolvere uno che è
uno dei suoi problemi criminali,
di sostenere con forza e fiducia
una seria politica di riforme, di
dare alle sue questioni, compresa la corruzione, il peso che hanno, senza ingigantire ciò che è
già grande. La Patria non esiste
se non nella mente e nel cuore
di una minoranza di illusi. No,
questa Italia nei prossimi mesi
pagherà i prezzi che deve pagare e che non ha ancora pagato.
Presto ce ne renderemo conto
tutti, nessuno escluso, parassita o produttore, imbroglione od
onest’uomo.
www.cacopardo.it
ORSI & TORI
Segue da pagina 2
con pochissima tradizione. Mentre i singoli Stati
europei esistono da secoli, si sono fatti guerre fino
a 70 anni fa, e che guerre. Negli Stati Uniti è stata
imposta una sola lingua dai vincitori. L’Europa è
una babele di lingue, di tradizioni, di leggi profondamente diverse sullo stesso tema da uno Stato
all’altro.
In questo contesto, privo di una unitarietà politica
comune, invece di avanzare proprio sul piano politico si è scelto di avanzare solo su quello economico
e finanziario. Molti, probabilmente in buona fede,
hanno pensato che creare una unitarietà monetaria, poi la moneta unica, quindi la Banca centrale
europea, in coerenza con il trattato di Maastricht,
fosse una scorciatoia per superare i problemi politici. Il simbolo di questo equivoco è il Parlamento
europeo, di fatto con poteri consultivi, visto che il
governo (la Commissione europea) viene deciso in
negoziato fra gli Stati e dal Parlamento solo ratificato. Così i poteri fiscali sono rimasti ai governi e
ai parlamenti nazionali, la sicurezza è un altro
potere in mano ai singoli Stati e si è visto che la
Commissione e il Parlamento europeo non sono
stati neppure capaci di varare tempestivamente
un’azione unitaria per fronteggiare il problema
enorme degli emigranti. I cittadini europei hanno
maturato progressivamente il convincimento che
l’Europa sappia soltanto mettere gabelle e vincoli,
senza saper risolvere i problemi.
Simbolo della unitarietà di intenti è la Bce, dove il
presidente italiano, Mario Draghi, è quasi odiato
dai tedeschi che hanno chiesto a Matteo Renzi di
sostituirlo almeno tre volte, come ho scritto su
queste colonne senza essere smentito. Draghi e il
Consiglio dei governatori delle banche centrali,
sempre più svuotati di potere, non hanno potere di
dettare alla Vigilanza unica europea la politica da
svolgere, poiché la Vigilanza è diventata lo strumento di potere assoluto della Germania, una sorta
di rivincita su Draghi e sul Consiglio, avendo
attribuito al Single supervisory board autonomia
totale fino a dover, in caso di dissenso, attivare da
parte del presidente e del consiglio un conflitto
davanti al Parlamento europeo (figuriamoci andare
davanti al Parlamento a litigare sul Monte dei
Paschi, disse tempo fa Draghi). Il risultato della
Vigilanza a Francoforte, indipendente dal vertice
della banca, è il disastro di sette banche in Italia.
Un po’ per la perdita di lucidità e di autorevolezza
dei vertici di Bankitalia e più di un po’ per il folle
rigore della Vigilanza di Bruxelles, è stata distrutta ricchezza, risparmiatori e azionisti hanno
visto vaporizzarsi i loro capitali. Insomma, la fuga
in avanti sul piano economico, monetario e finanziario è stata un vero disastro.
Occorre quindi ripensare a che cosa deve essere
l’Unione europea. Occorre capire che prima di tutto
deve avanzare la politica e il Parlamento deve
avere i poteri che i parlamenti hanno in tutti gli
Stati. Le leggi devono nascere in Parlamento e non
essere direttive per lo più decise dai superburocrati
di Bruxelles. Dal voto di uscita della Gran
Bretagna i governi, i parlamenti e i partiti degli
Stati devono cogliere quel messaggio che viene dai
giovani e dalle zone meno ricche. Ma se anche
shock non è, la reazione deve essere fulminea. E
realistica. Fissando obiettivi politici realistici, per
guidare e controllare democraticamente le istituzioni finanziarie, monetarie ed economiche che non
possono sostituire quelle politiche, delle quali il
popolo è il designatore.
P.S. Nel caos voluto per la Brexit, da lunedì 27
prende avvio Class Digital Experience Week, la
prima iniziativa che ribalta l’approccio al necessario sviluppo digitale dell’Italia, sicuramente in
ritardo sul resto del mondo. Infatti, non dibattiti
teorici da addetti ai lavori, ma tutta Milano digitale
che si apre ai cittadini, perché possano vedere, scoprire, provare ciò che le soluzioni digitali possono
offrire per una vita migliore. Inaugurazione alle 9
di lunedì 27, nella Sala delle Cariatidi, a Palazzo
Reale, con una straordinaria conversazione del
guru mondiale del Big Data, il professor Mario
Rasetti, che spiegherà come la nuova scienza può
aiutare e migliorare la vita, cominciando dalla
salute. Alle 12,30 l’apertura di tre straordinarie
mostre al Palazzo dei Giureconsulti. Nel pomeriggio, il concretissimo convegno al Teatro Vodafone
su come misurare quanto la propria azienda sia
digitalizzata, attraverso il Ready digital index. E
poi una settimana di porte aperte dalle università
agli ospedali, come è possibile leggere all’interno di
questo numero o sul sito www.classdigitalweek.it,
facendo tappa venerdì 1 al Palazzo della Regione.
Approfittatene, perché anche con la Brexit il problema di competitività dell’Italia è centrale. E per
vincere occorre accrescere la cultura digitale di
tutti. (riproduzione riservata)
Paolo Panerai
Sabato 25 Giugno
Giugn 2016
PRIMO PIANO
7
Seminando panico o euforia nelle borse con sondaggi farlocchi in occasione del voto in Uk
C’è chi si è fatto mld di euro
Non è proprio vero che sia impossibile prevedere i fatti
D
ovremmo essere soddisfatti, noi di ItaliaOggi,
non solo per aver previsto, 42 giorni prima del
voto sul referendum sull’adesione del Regno Unito all’Unione
europea, che avrebbe vinto l’ipotesi dell’uscita (Brexit), ma anche per aver avuto il coraggio di
pubblicare in prima pagina, con
grande evidenza, e senza alcun
dubbio, queste conclusioni, che
allora erano assolutamente controcorrente, anche perché erano
decisamente e omogeneamente
smentite da tutti i sondaggi del
momento e da tutte le opinioni
dei più qualificati esperti delle
testate internazionali più prestigiose. Ma non siamo contenti
perché, dietro questa colossale
disinformazione, ci stanno indubbiamente grandi interessi
che, distribuendo sondaggi
farlocchi, hanno contribuito a
manipolare, per almeno due
mesi, tutte le borse del mondo.
E questo fino all’ultimo minu-
to di contrattazioni, prima della
conclusione degli spogli.
Ne sanno qualcosa i patetici partecipanti ai talk
show italiani di giovedì notte
che, incuranti del ridicolo, hanno sonoramente plaudito alla
decisione degli inglesi di rimanere in Europa, quando invece
stava succedendo esattamente
l’opposto. Non sappiamo chi
siano stati questi marionettisti
globali. Ma sono sotto gli occhi
di tutti le plusvalenze realizzate da chi aveva in mano il gioco
delle previsioni, zelantemente distribuite da tutti i media
nell’incessante e planetario
flusso delle informazioni più o
meno taroccate.
Naturalmente, per difendersi dall’accusa di manipolazioni più o meno coscienti
delle previsioni, molti sondaggisti, dicono che è sempre più
difficile fare previsioni sul
voto, a causa dell’inaffidabilità
degli interpellati di oggi, come
dimostrano, del resto, anche le
figure barbine accumulate dai
sondaggisti in occasione delle
elezioni politiche recenti che
si sono svolte in vari paesi. La
scusa non è credibile. C’è qualcosa di indicibile che sfugge (o
che viene nascosto) all’opinione
pubblica.
Da sempre infatti, chi
abbia anche una superficiale
conoscenza delle metodiche dei
sondaggi, sa che viene sempre
messa in conto anche la reticenza, quando non la falsità, degli
interpellati. Per eliminare, o
quanto meno, ridurre, queste
trappole, si elaborano delle domande a controllo incrociato,
proprio per far emerge l’eventuale inattendibilità delle risposte date. Inoltre non è possibile
che fossero esatti i sondaggi di
un tempo, che erano fatti con
pochi mezzi, in maniera ar-
tigianale, ricorrendo a poche
migliaia di telefonate, fatte,
per di più, da parte di personale spesso precario e non siano
attendibili i sondaggi di oggi
che possono invece avvalersi
anche di miliardi di valutazioni
provenienti dalle analisi delle
stratosferiche informazioni setacciabili negli immensi social
network che si rinnovano a ogni
istante.
Mario Rasetti, guru del
Big data e protagonista assoluto della prossima Class
Digital Experience Week (che
aprirà proprio lunedì prossimo a Milano), aveva spiegato,
nel «Summit dei numeri Uno»
organizzato a porte chiuse da
Class Editori e che si tenne
alla Bicocca l’8 febbraio scorso, che, utilizzando il Big data,
nel quale lui è un antesignano
a livello mondiale, era riuscito a prevedere, al decimo di
punto percentuale, l’esito delle
elezioni a Torino, presso il cui
Politecnico infatti insegna, dopo
la sua lunga e prestigiosa stagione dei ricerca scientifica da
lui spesa negli Usa anche con
il fisico Lars Onsanger, premio
Nobel 1968.
La conclusione è che almeno alcuni grandi operatori finanziari, che avevano
massicciamente e intelligentemente investito le loro risorse
in sondaggi adeguati, erano
perfettamente al corrente di
come stavano andando le cose
sul fronte del Brexit e quindi, di
fonte alla schizofrenia degli annunci di sondaggi taroccati e di
campagne editoriali non meno
distorsive (anche se può essere
in buona fede) sapevano esattamente come arbitrare tra la pirotecnia degli annunci estemporanei e i trend opinionistici più
autorevoli, per poter conseguire
il loro massimo profitto.
© Riproduzione riservata
Il 13 maggio, 42 giorni prima del voto, ItaliaOggi previde l’esito del referendum
Questo è il testo con il quale ItaliaOggi prevedeva il successo del
Brexit, il 13 maggio 2016, cioè 42
giorni prima che si tenesse il referendum di domenica scorsa che ha
fatto prevalere, nel Regno Unito, la
scelta del leave, cioè dell’uscita dal
paese dall’Unione europea
DI
PIERLUIGI MAGNASCHI
Mancano solo 42 giorni al referendum con il quale gli inglesi decideranno
se restare nell’Unione europea oppure
abbandonarla (quest’ultima soluzione,
in sintesi, si dice Brexit). In linguaggio
ciclistico siamo quindi agli ultimi chilometri della gara. Se ci si
riferisce al linguaggio del casinò
si può anche dire che i giochi
sono (quasi) fatti. Eppure quasi
nessuno si azzarda a fare pronostici sull’esito del voto. E quei
pochi che li fanno, ispirandosi alle
cronache del Financial Times o
dell’Economist, prevedono che,
alla fine, avrà la meglio la scelta
di restare in Europa.
Non sono d’accordo con
questa ipotesi anche se preciso
subito che il mio convincimento
sul successo del Brexit non deriva da
sondaggi particolarmente sofisticati,
ma solo dalla conoscenza dello spirito
anglosassone e della storia di questo paese. Criteri, questi, che spesso sfuggono
all’attenzione di analisti imparruccati
che preferiscono consultare i computer
invece che guardare in faccia la gente.
I miei criteri quindi sono più nasologici
che statistici. Peraltro, visti i clamorosi
errori degli ultimi sondaggi elettorali in
tutti i paesi del mondo, di questo limite, peraltro da me esplicitato, non sono
affatto preoccupato.
Chi strologa il futuro del United
Kingdom (UK) è, di solito, un intellettuale che inevitabilmente legge giornali
come FT, The Times o The Guardian.
Ma questi giornali non esprimono i valori e le pulsioni del ceto medio o popolare
inglese, bensì quelli delle élite che sono
anagraficamente anglosassoni ma che
sono ormai delle entità multinazionalizzate, abituate come sono a lavorare su
tutti i fusi orari e a dividere le scrivanie
con colleghi di centinaia di nazionalità
diverse. È, questo, un frutto misto umano e sociale, sostanzialmente sradicato.
Ora, queste centinaia di migliaia di persone che lavorano nella City sono complessivamente potentissime ma, nell’urna, esprimono, individualmente, un solo
voto, esattamente come quello dell’operaio che si sbronza nel pub all’angolo o
che si abbevera alle pin up da cabina
con poche pretese economiche e molte
pretese sociali (che porterebbero via
il posto di lavoro ai cittadini locali ed
eroderebbero il welfare già scarnificato
dalla crisi dell’ultimo decennio). Ovviamente è ancora più temuta l’invasione
da parte dei terroristi dell’Isis.
Questi reportage dal panico non
avrebbero motivo di esistere nell’UK.
Sono autentiche fanfaronate che però rispondono a paure profonde e diffuse fra
l’opinione pubblica inglese a livello di
massa che poi è quella che conta in caso
di elezioni, specie di tipo referendario,
come quella che si terrà fra poco. Che
la preoccupazione dell’invasione degli
stranieri
sia infondata lo dist
mostra,
ad esempio, il fatto
m
che
ch l’UK non aderisce all’accordo
di Schengen e quindi
co
ha mantenuto i suoi confini
nazionali
che sono imperna
meabili
a qualsiasi tipo di
m
immigrazione
che non sia
im
quella
specificamente accetqu
tata
ta dal governo di Londra.
Ma
M che una preoccupazione
che
ch non avrebbe ragione di
esistere,
esista, la dice lunes
ga sulle paure subliminali,
Da ItaliaOggi del 13 maggio 2016
profonde e quindi incorreggibile da una propagando
da camionista che troneggiano ancora elettorale di senso contrario.
(sembra impossibile) nelle pagine dei
L’insularità, in UK, non è solo un
quotidiani popolari che però si vendono
a milioni di copie mentre i giornali di valore fisico incontestabile (il paese inélite ne smaltiscono spesso, in UK, solo fatti è indubitabilmente un’isola) ma è
anche un elemento psicologico diffuso e
poche decine di migliaia di copie.
condiviso. È sulla insularità infatti che
Il polso dell’inglese medio quindi UK ha costruito la sua storia (come il
non lo si prende leggendo il FT ma leg- protestantesimo anglosassone o come
gendo i tutt’ora diffusissimi quotidiani la casa regnante che ha attraversato,
popolari come Daily Star, Daily Mail, inossidabilmente, tutti i rivolgimenti
politici e sociali degli ultimi secoli). È
Daily Express.
Questi ultimi, certi di colpire nel sempre questa insularità che ha edificasegno, da anni (e, forsennatamente, to anche il suo prestigio internazionale,
in questi ultimi mesi, in una sorta di connotandola, nel secolo passato, come
crescendo wagneriano), descrivono l’anticamera atlantica degli Stati Uniti.
l’Unione europea come la fonte di tutti i Ed è grazie all’insularità, ad esempio, se
mali subiti sinora dalla Gran Bretagna, l’UK non è stata invasa, come un coltello
ipotizzando un’alluvione di immigrati nel burro, dai nazisti che avevano rea-
lizzato questo exploit nei confronti della
Francia. Non a caso, quando il Canale
della Manica è investito da una grossa bufera e quindi non è navigabile, gli
inglesi dicono che «l’Europa è isolata».
E altrettanto non a caso, gli studenti
europei che frequentano le università
inglesi sono tutt’oggi registrati come
«overseas», cioè come gente d’oltremare.
Ciò vuol dire che bastano 35 chilometri
del Canale della Manica per farne dei
diversi. Benvenuti ma diversi.
Ovviamente, contro questi clichè,
gli operatori della City e l’intellighentia
britannica reagiscono con sufficienza,
producendo studi, elaborando previsioni, predisponendo scenari, calcolando
costi e benefici della Brexit. Tutte cose
molto sofisticate, intelligenti, realistiche
e anche, spesso, vere. Ma la gente non
legge questi malloppi. E preferisce rimanere abbarbicata alle sue abitudini,
al suo vissuto, alle sue certezze e alle
sue paure. La gente non vuol cambiare
e sente che l’Europa (anche se assunta
dagli inglesi in dosi omeopatiche rispetto a quelle che sono state somministrate
ai paesi dell’euro) li ha fatti cambiare,
secondo loro, anche troppo.
Forse non è vero. Ma questo è il feeling. E con la paura non si riesce a ragionare. Soprattutto quando la si arma
con una risposta secca: sì/no. Questo
referendum infatti è stato un balocco
in mano alle élite politiche inglesi che lo
hanno a lungo usato come uno specchio
per le allodole, nella speranza di ottenere dall’Europa il massimo dando il minimo. Ma, a un certo punto, lo specchietto,
non si sa perché, è sfuggito di mano ai
prestigiatori della House of Common e
si è trasformato in un’arma che è finita
in mano alla gente che adesso reagisce
puntandola contro un capro espiatorio
(l’Europa dei burocrati e dei prepotenti,
nel vissuto della gente inglese) del quale
finalmente si possono liberare. Basta un
colpo. Anzi, che dico, un voto. Lo useranno. Per dirci bye-bye. Succeda quel
che succeda.
8
Sabato 25 Giugno 2016
PRIMO PIANO
Per l’economista Mario Baldassarri l’uscita dell’Uk potrebbe anche essere salutare
Brexit? Calma e sangue freddo
Il problema vero non è il Regno Unito bensì l’Europa
che significa un solo esercito, no ora ancora più difficili?
lidi all’interno del Continente. ritrovarsi davvero isolata. Sì, i
R. Mario Draghi è riuscito a Cerchiamo di rendere Milano guai peggiori li subirà proprio il
una sola politica energetica, un
alma e sangue sistema bancario coordinato, lo sopperire alle mancanze dell’Ue appetibile in vista di una proba- Gran Bretagna.
D. Torniamo all’Italia. Matfreddo. L’uscita sviluppo delle tecnologie avan- e riuscirà a turare anche questa bile immigrazione finanziaria.
D. Brexit rischia di allun- teo Salvini chiede anche qui
dell Regno Unito zate che sono poi quelle che oggi falla. Ma lui rappresenta una
potrebbe anche consento di accrescere l’occupa- gamba dell’Ue, l’altra, quella po- gare i tempi della crisi delle un referendum…
R. L’Ue ha perseguito per
essere salutare se l’Europa sarà zione, la possibilità di emettere litica, non c’è. E con una gamba economie europee?
R. Rischia di fare perdere di anni una politica dissennata che
in grado di capirne la lezione». debito pubblico europeo. Fatto sola è difficile reggersi in piedi.
D. Quali le ripercussioni vista la questione fondamenta- ha portato alla crisi economica
il
i governo, il
Mario Baldasnocciolo
duro sull’euro?
le. Siamo di fronte alla trappo- e ai populismi antieuropei. Il bisarri, economin
Qualcuno
defi
nisce
la
R. Ci saranno ripercussioni la della liquidità. Ce n’è tanta vio è: o si fanno davvero gli Stati
dell’Europa
sta, presidente
d
può
lanciare sulla sterlina,
del centro-studi
p
iin giro ma il uniti d’Europa o si va verso lo
Brexit come un terremoun’Opa:
chi con una svaEconomia reau
ccavallo non scioglimento. Tutto il resto sono
to. In realtà da tempo in
Non
può
esistere
un’uniolutazione,
non
vuole,
a
quelbeve. Perché chiacchiere. Lunedì si vedrà se
le, un passato
v
b
Europa c’è il bradisismo
le
non beve? Per- Angela Merkel è una statista
anche di impel condizioni, sull’euro, che
n
ne tra 28 Paesi in cui
e
a
piccoli
passi
si
stava
può
aderire. Draghi riuscirà
gno politico (exp
cché manca la come lo fu Helmut Kohl. Cioè
ognuno va per conto
andando
verso
il
burroAltrimenti
si a tenere in padomanda, che se avrà la forza di fronteggiare
senatore) in An,
A
d
suo. Tra l’altro la recente
ne. Se nel vertice di lunerimane
fuori. rità col dollaro.
Pdl e Futuro e
r
ssi crea con gli gli euroscettici tedeschi e guitrattativa
fra
la
CommisÈ
prevedibile
D.
Cos’ha
investimenti dare insieme a Francia e Italibertà, è coni
dì tra Germania, Francia
sione europea e Cameron
da
pubblici, non lia la rifondazione dell’Europa
vinto che: «Il
d temere che la specup
e Italia si deciderà di
aveva riservato alla Gran
l’Italia
dalla lazione tenproblema non
l
ccon il piano (ristretta) oppure se cercherà
fare
cambiare
passo
terà qualche
Brexit?
Juncker. Ma soluzioni di ripiego che però
è il Regno UniB
J
Bretagna delle abnormi
all’Europa, lo schiaffo
R. Poco. Il sortita ma non
to ma l’Europa.
sse gli investi- lasceranno l’Europa in mezzo
condizioni di assoluto
del
regno
Unito
non
sarà
95% dei pro- vedo catastrofi.
menti pubblici al guado e finiranno per farla
Così com’è, con
9
m
favore, e non dimentistato vano
blemi dell’Ita- La Gran Bretanon vengono affondare. È vero che il prossio senza Inghilb
n
chiamo il fatto che essa
lia sono inter- gna è poco materra, l’Ue non
li
sseparati dalla mo anno vi sono le elezioni in
era nell’Ue senza avere
ni: abbiamo nifatturiero, la
funziona. Qualn
sspesa corrente Germania (e in Francia e forse
adottato l’euro
evasione fiscale svalutazione
cuno definisce Brexit
rexit un terre- 150 miliardi tra eva
e tutto viene in Italia) ma andare alle urne
bloccato, ad- in questa situazione mi sembra
moto. In realtà da tempo in Eu- e spese improduttive che non ri- della sterlib
dio domanda un regalo ai populismi. Meglio
ropa c’è il bradisismo e a piccoli usciamo a tagliare mentre ab- na darà poco
d
passi si stava andando verso il biamo bloccato gli investimenti beneficio al pil inglese
nglese mentre e il cavallo muore di sete non affrontare il toro per le corna e
burrone. Se nel vertice di lunedì pubblici, che sono quelli che potrà verificarsi una fuga della perché non ci sia l’acqua ma proporre una vera Europa, un
matrimonio con comunione dei
tra Germania, Francia e Italia si creerebbero domanda, altro che finanza e da questo punto di vi- perché non riesce a bere.
D. Come mai siamo ar- beni tra i 3 Paesi fondatori (più
deciderà di fare cambiare passo gli 80 euro. Questo è il moloch, sta i danni per il Regno Unito
all’Europa lo schiaffo della Gran l’Inghilterra è un piccolo tassel- saranno pesanti. Le multinazio- rivati a questo punto? la Spagna). Chi lo farà almeno
Bretagna non sarà stato vano». lo. Lo stesso vale per l’Europa. nali non avranno più interesse R. È incredibile che leader di passerà alla storia. È la sfida
a insediarsi in grandi Paesi giochino col fuoco che soprattutto Angela Merkel
Domanda. Insomma, lei La crisi deriva
un
invita a non sopravvalutare dalla sconsiu Paese non per regolare i conti all’interno. ha dinanzi a sé. Ma a mio parere
Le conseguenze sull’Itaintegrato
con Lo fece Nicolas Sarkozy in- se accetterà la sfida vincerà anderata politica
l’esito del referendum…
i
l ’ E u r o p a e tervenendo in
Risposta. Io avrei votato per che portò l’euro
cche le eleziolia saranno minime:
che,
tra l’al- Libia e i guai
ni perché la
il sì e non mi sfugge la maggio- a 1,6 sul dollac
n
il 95% dei problemi
Germania,
Francia,
tro,
non
potrà
gente vuole il
combinati sono
re forza di un’Europa che com- ro e su un’aut
g
dell’Italia sono interni:
più
prenda anche l’Inghilterra. Ma sterità che ha
p utilizzare sotto gli occhi
ccambiamento,
Italia
e
Spagna
produabbiamo 150 miliardi
l’euro
paral- di tutti. Ora è
non ne può più
l’ambiguità del suo europeismo bloccato gli
l
n
cono l’85% del prodotto
tra evasione fiscale e
l e l a m e n t e stata la volta
di impoverirsi
era la cartina di tornasole della investimenti
d
interno
lordo
dell’Europa
spese improduttive che
alla
sterlina. di David Caperché l’Ue
malattia dell’Ue, non può esi- pubblici. In
a
p
a
27.
Spetta
a
loro
fare
non sa fare il
Per
esempio meron, che
stere un’unione tra 28 Paesi in una situazioP
n
non riusciamo a tagliare
voltare
pagina
all’Eurosuo mestiere.
ha
lanciato
il
Sergio
Marcui ognuno va per conto suo. Tra ne del genere,
S
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mentre abbiamo bloccapa
e
defi
nire
l’elezione
Il messaggio
r
e
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e
r
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n
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l’altro la recente trattativa ave- che per forc
porI
to
gli
investimenti
pubdella Brexit,
va riservato al Regno Unito con- tuna Mario
ttò la Fca (Fiat) per mettere a
d
del governo europeo, con
blici,
che
sono
quelli
che
dizioni di assoluto favore, e non Draghi sta
iin Inghilterra tacere i suoi
ma anche
un solo esercito, una sola
creerebbero
domanda,
delle recenti
dimentichiamo il fatto che essa correggendo,
perché era un avversari e alla
p
d
politica energetica, un
altro che gli 80 euro
elezioni in
era nell’Ue senza avere adotta- il voto inglese
ponte finan- fine ne è stap
e
sistema bancario coorAustria, è proto l’euro. Il risultato del referen- ha un effetto
zziario tra Usa to schiacciato.
A
dinato, lo sviluppo delle
prio questo.
dum può servire a fare chiarezza limitato. Italia
ed Europa. Se Tra l’altro Scoe
p
tecnologie avanzate
D.
Gli
e a mettere fine all’agonia euro- ed Europa debbono
no risolvere da viene a mancare lla sponda eu- zia e Irlanda
Stati Uniti,
pea. Vedo due scenari: o lunedì sé i propri problemi, non dare la ropea, il ponte non funziona più, già scalpitano
S
i tre leader decidono di tornare colpa alla Brexit.
diciamo che la nebbia inglese lo per conquistattradizionali
dell’Inghilterra, non
D. Lei ha citato Mario Dra- ha inghiottito. E Marchionne, re l’autonomia e abbandonare alleati dell’Ingh
al 1957 e ricostituire su nuove
basi l’Europa oppure l’Europa si ghi. Le sue decisioni saran- come tanti altri, troverà nuovi il Regno Unito, che rischia di l’hanno presa bene…
frantuma e ogni Paese andrà per
R. Gli Stati Uniti si erano illa propria strada.
lusi di bypassare l’Europa e acPUNTURE DI SPILLO
cordarsi con la Cina ma hanno
D. Su quali basi dovrebbe
avuto un brusco risveglio. Sono
fondarsi la ricostituzione
DI
G
IULIANO
C
AZZOLA
Comunità. Il destino non dovrebbe essere tanto
quindi tornati a una strategia
dell’Europa?
crudele da farmi sopravvivere nel contesto che
che vede l’Occidente cercare di
R. Germania, Francia, Italia
dettare le regole del gioco econo(e Spagna) dovrebbero ricoBrexit: finiscono una prospettiva e una spe- si creerà da domani.
***
mico mondiale. Da soli non ce la
noscersi in cinque ministri a
ranza! O forse l’Unione europea era solo un
Chi è vissuto in una particolare stagione
fanno. Hanno bisogno dell’Eucapo di Politica estera, Difesa
sogno? Che cosa provocherà il brusco risveropa. Lei vede la Germania
e sicurezza, Energia e grandi
glio del Vecchio Continente nella notte del 23 potrà mai adeguarsi ad un’altra nella quale la
faranno da protagonisti i suoi nemici ?
(prendiamo il Paese più forte
infrastrutture, Alta tecnologia,
giugno 2016?
***
dell’Ue) che da sola va a trattaBanche e finanza. I cittadini sce***
In un’epoca in cui le chimere hanno preso il
re con Stati Uniti, Cina, India,
glieranno col voto questi 5 comAppartengo ad una generazione nata durante
Russia? Brexit può essere il deponenti del governo europeo.
la Seconda Guerra mondiale. Ho visto per la posto della razionalità, la campagna elettorale
tonatore che fa scattare la molla
Sarebbe la prima pietra degli
prima volta mio padre quando avevo quattro dei remain era condannata a perdere. È molto
della nuova Europa. Se neppure
Stati uniti d’Europa, il resto è
anni e lui tornava dal fronte. Ho vissuto nella più semplice e conveniente semplificare con
di fronte a questo evento i leabla-bla-bla.
miseria del dopoguerra. Nel 1957, quando ven- quattro-cinque slogan dei problemi complessi
der dei tre Paesi troveranno la
D. E gli altri Paesi che adene stipulato il trattato di Roma, ero un ragazzo come quelli del nostro tempo.
***
forza di reagire, allora alziamo
riscono all’Ue?
che iniziava il liceo. Da adulto, ho seguito la
Le libertà, la sicurezza e la pace saranno sembandiera bianca e prepariamoci
R. Germania, Francia, Italia
nascita e l’ampliamento della Unione in tutti
a diventare più poveri e insignie Spagna producono l’85% del
in suoi passaggi cruciali, istituzionali ed eco- pre in pericolo quando le èlites non saranno più
ficanti nel sistema economico
prodotto interno lordo dell’Eunomici. Per quattro hanno ho rappresentato il in grado di orientare le masse popolari nella
mondiale. Non per colpa della
ropa a 27. Spetta a loro fare volGoverno Italiano in una Commissione del Con- giusta direzione.
Formiche.net
Brexit, per colpa nostra.
tare pagina all’Europa e definire
siglio. Sono cresciuto ed invecchiato insieme alla
l’elezione del governo europeo,
Twitter: @cavalent
DI
CARLO VALENTINI
«C
PRIMO PIANO
Sabato 25 Giugno
Giugn 2016
9
Agli M5s l’Italicum sta bene così com’è ma, avendolo combattuto, non possono farlo vedere
Balletto sulla legge elettorale
Chiedono che sia riscritto tutto, così resterà com’è
DI
P
CESARE MAFFI
ensare che il M5s
possa accedere a
qualsiasi trattativa
in materia referendaria sembra un’ipotesi inconsistente. Che poi si adegui a
uno scambio del sì al referendum con il permanere della
legge elettorale così com’è,
nonostante inviti, suggerimenti, ipotesi, pare francamente difficile.
Unico fatto confermato è il
vantaggio di cui dispongono
i grillini con l’Italicum, come
ha ricordato Marco Damilano intervistato da ItaliaOggi
Danilo Toninelli
(«A M5s serve ‘sta legge elettorale’», 22 giugno).
Poiché non hanno alleati e
poiché da soli non risultano
ancora arrivati al 30% nazionale (anche se non mancano
gli analisti che ritengono
imminente la conquista di
quell’incredibile livello), per
vincere devono sperare in un
sistema a due turni, con liste
non collegate in alcun turno,
e ballottaggio per i primi due
arrivati. Certamente, altri
sistemi darebbero loro una
consistente presenza parlamentare (del resto, una volta arrivati in vista del 30%
è difficile che un sistema
elettorale li punisca pesantemente). Tuttavia la possibilità di vittoria è fornita loro
a due condizioni: arrivare al
secondo turno; ottenere nel
ballottaggio il riporto degli
elettori contrari all’altra lista rimasta in gara.
Si continua ad asserire che potrebbe giungere
uno scambio, non pubblico:
voi cinque stelle non alzate
troppo la voce contro il referendum, anzi, fate capire di
non essere pregiudizialmente ostili; così Renzi vincerà
il plebiscito e, in cambio del
vostro aiuto, non toccherà
l’italicum.
Non si vede, però, quali
vantaggi arriverebbero da
parte degli elettori, in termini di stima, di popolarità, di
rispetto, verso un movimento
che si prestasse a giochi di
palazzo. Inoltre il M5s è stato capofila nell’opporsi alla
riforma costituzionale: per-
derebbe alquanta affidabilità
se smorzasse i toni, facendo
capire di essere disponibile
al compromesso, concetto
estraneo alla stessa mentalità di un grillino.
Non è finita. Ovviamente ogni ritocco all’Italicum
preoccuperebbe i pentastellati. Tuttavia, essendosi già
espressi contro quella riforma e volendo serbare l’immagine degli oppositori «a
prescindere», i grillini si dichiarano disposti a vedere le
carte di chi intendesse muta-
re la legge prima ancora che
essa trovi applicazione.
Anzi, il loro plenipotenziario nella materia elettorale,
Danilo Toninelli, si è spinto
a dichiarare: «l’Italicum non
va modificato ma cancellato
in toto». È una dichiarazio-
ne che non costa alcunché
e che serve a creare un po’
di fumo, nella speranza che
della legge non sia toccato
un solo comma. Serve a dare
un’immagine di supposta coerenza.
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10
Sabato 25 Giugno 2016
PRIMO PIANO
Non si è ancora metabolizzato il referendum inglese che si ritorna a votare in Spagna
E adesso le elezioni in Spagna
La febbre della disunione sta emergendo in molti paesi
da Washington
ALBERTO PASOLINI ZANELLI
L
a prima parola uscita
dai corridoi del potere,
a Londra e presto anche nelle altre capitali
del mondo, è stata «sorpresa». I templi dell’alta strategia politica e quelli dell’alto
reddito avevano finito col
fidarsi dei sondaggi, pur nutrendo qualche dubbio sulla
loro obiettività, quelli che davano i «no» in vantaggio di
quattro o cinque punti dopo
le angosce subite nelle settimane e nei mesi precedenti
di questa lunghissima campagna referendaria sul tema
dell’«Inghilterra di fronte
all’Europa». Avevano fi nito
col crederci soprattutto le
Borse e le banche, oltre alla
sterlina salita in apertura
della notte elettorale a quote record. Fragilità dei dati o
ostinazione nel prestare fede
solo alle buone notizie?
Probabilmente entrambe le cose, a colorire le ultime settimane e giorni dopo
che i mesi precedenti avevano visto in testa il No, o
meglio il «No a questa Europa» tenendo le porte aperte a
un’Europa bis. La campagna
referendaria, prevista dai
suoi creatori come una remota musica d’accompagnamento durante tre anni di
concrete contese di governo,
era montata in fretta, verso
la fine, come le quotazioni
della continuità dovevano
saltare in alto nei giorni e
ore di chiusura.
Mentre i cittadini britannici facevano la coda
alle urne, i pronostici rimanevano fissi sul 52 per
cento per i «no» alla secessione, dal nome ingentilito
in «Sì all’Europa» e 48 per
cento, dunque, per i fautori
del Brexit. Anche gli oratori
parevano sicuri di sé, in una
«grande coalizione» che andava dai più conservatori dei
deputati conservatori alla
Camera dei Comuni, al primo
ministro in carica, al neosindaco musulmano di Londra,
alla stragrande maggioranza
degli immigrati. Nelle stesse
ore, o minuti, saliva a galla
il rapporto di forza reale, con
quel 52-48 confermato ma a
vantaggio dei fautori del divorzio dall’Europa.
La nebbia di quest’atmosfera surreale è rimasta
per aria durante lunghe ore.
A dissiparla veramente è stato proprio il premier David
Cameron, che ha annunciato le proprie dimissioni,
mantenendo così la parola
sull’intenzione che egli aveva
manifestato tre anni prima
al fine evidente di sospingere
la questione e la prova di forza in un distante futuro.
Gli altri delusi si sono decisi a seguire il suo esempio
con ritardi non logicamente
ma comprensibilmente ingiustificabili, riassunti nelle
quotazioni delle Borse ma
soprattutto nei titoli finanziari e assicurativi, estesi a
quasi tutte le Borse e templi
europei in cui tutta Europa
(e naturalmente l’America)
celebrano i riti della prevedibilità del futuro in base alle
speculazioni.
I dati veri cominciano a
circolare presto, alla verifica
delle previsioni più catastrofiche. C’è chi dice che «metà
Europa vuole andarsene». E
potrebbe essere vero, anche
se una reazione delle dimensioni di quelle preannunciate
appaiono eccessive nelle dimensioni e soprattutto nei
tempi.
I politici cominceranno
poi a pagare o incassare i
frutti delle loro scommesse,
ma in tempi molto più lunghi e in linguaggi molto più
morbidi e, ove occorra, con
messaggi obbligatoriamente ambigui. I governi ricorreranno abbastanza presto,
probabilmente, a proposte di
nuova stesura, mirate a un
futuro distante e radicate in
un passato ancora più lungo,
che ha visto l’ideale d’Europa sorgere in fretta per poi
farsi esile al confronto con
realtà non soltanto finanziarie. Un’alleanza con così
potenti radici nel passato e
concrete come la necessità vitale e morale di mettere fine
alle guerre franco-tedesche
si disperse di fronte alla prima, concretissima occasio-
ne: il progetto di un esercito
europeo comune. Ciò spostò
sempre più l’accento sugli
accordi economici tipo «quote latte» (e i compromessi con
l’Inghilterra furono numerosi
e importanti) immiserendosi
così da Grande Alleanza in
una serie di patti essenzialmente commerciali e dunque
volti non al potenziamento
dell’Europa con insieme,
bensì alla conservazione di
«rapporti equilibrati» fra i
contraenti.
L’ultimo, quasi un punto
d’arrivo, fu il varo dell’euro,
che perse quelle che sarebbero state le sue motivazioni
più nobili, intrecciandosi con
vari «patti di stabilità», che
proteggono essenzialmente i
più forti. Contando su una sia
pur pigra accettazione degli
altri europei. Così non è stato
e il movimento «antieuropeo»
continua ad estendersi e ad
approfondirsi in quella che
dovrebbe essere la geografia
di una patria comune. I risentimenti viaggiano, i Paesi
si dividono. Nel referendum
britannico gli inglesi hanno
votato «contro l’Europa», gli
scozzesi a favore, i ceti più
ricchi hanno espresso una
convinzione identica a quella
degli immigrati, l’Inghilterra rurale ha votato contro la
Londra della City. E domani
ascolteremo un’altra voce europea, che salirà dalle elezioni anticipate in Spagna.
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SCOVATI NELLA RETE
IN CONTROLUCE
In tv applausi al successo del remain (che poi non c’è stato) come
volevano Obama, le banche e il giornalismo europeo di sangue blu
DIEGO GABUTTI
do la testa e ricordando che loro l’avevano sempre detto che sarebbe finita
terne vittime della sicumera, così. Non si possono vincere tutte le
Battaglie d’Inghilterra, del resto. Qualanche stavolta gli opinionisti
che volta potrà vincerne una anche la
da talk show, sempre pronti a
Germania... pardon, l’Europa! Stamacommentare rumors, boatos e
ne, con i sondaggi che davano «remain»
spettegulez, hanno rimediato una figuin testa, come gioivano Borse e mercati,
raccia: l’Inghilterra usciva dall’Unione
e chissà come gioiranno domani, si cone tutti i talk show giù a spiegare, fino
gratulavano l’una
alle ore piccole e
con l’altra le anime
con aria saputa, il
Con
sondaggi
che
davano
belle dei talk show,
perché e il percome
remain in testa, come gioiva«maratona» di La7
del fallimento della
in testa, Rai1 subi«Brexit», respinta a
no Borse e mercati, e chissà
to a ruota.
maggioranza stretcome gioiranno domani,
Non ci saranta ma non stretsi
congratulavano
l’una
con
no più, di qui in
tissima dall’Inl’altra
le
anime
belle
dei
talk
avanti, problemi
ghilterra sobria e
show, gli esperti dei miei stivaeconomici e sobenpensante, che
li, nella maratona di La7
ciali per gl’inglesi
«ha votato bene»,
di bassa estraziocioè come volevano
in testa, Rai1 subito a ruota
ne, per i bambini
Obama, le banche
degli orfanotrofi
centrali e il giorna(tipo Oliver Twist) e per gl’immigrati
lismo europeo di sangue blu.
d’ogni sorta e provenienza, clandestiErano notizie ucroniche, proveni e fanatici religiosi compresi. Tutto
nienti da un universo parallelo, dove
merito degl’inglesi devoti, che hanno
«remain» aveva «battuto «leave» e i
ben votato (mica come gli antieurobuoni esultavano mentre ai cattivi si
peisti coccodè, che volevano la nostra
tiravano le orecchie in diretta tv. E
rovina). Merito loro, ma anche un po’
adesso si festeggia, pontificavano gli
merito nostro, di noi talk show, di noi
opinionisti extradimensionali, scuotenDI
E
mo che è, forse non si vendicherà sui
commentatori italiani sempre di vedetgenerali che hanno dichiarato (e perso)
ta contro le opinioni pericolose, contro
le derive masochiste della democrazia. la guerra contro l’Europa, ma sia ben
Così come c’è un «liberismo selvaggio», chiaro che costoro meriterebbero ogni
sorta di rappresaglia.
c’è infatti anche un «eccesso di libertà
Poi, d’un tratdi voto», spiegano i
to,
nostri talk show in
t a sorpresa,
Così come c’è un liberismo
la
coro con la grande
l doccia fredselvaggio, c’è anche un eccesda:
burocrazia eurod «leave» aveva
vinto
e «remain»
pea, preoccupata
v
so di libertà di voto, spiegano
dai risultati spesso
p
perduto. Musi
i nostri talk show in coro con
minacciosi delle
llunghi, sguardi
la grande burocrazia europea,
elezioni nazionali e,
ssmarriti, Camepreoccupata dai risultati spesdiciamolo, delle eleron annunciav
r
so minacciosi delle elezioni
zioni in genere (di
lle sue dimissioni.
nazionali e, diciamolo,
tutte queste urne,
Ma a poco a poco,
M
lascia intendere, si
mentre la giornam
delle elezioni in genere
potrebbe fare anche
tta avanzava, i talk
a meno). Fortuna
sshow sono partiti
che per una volta il bene ha trionfato, di nuovo per la tangente ucronica. Sote non c’è stata «Brexit», gongolavano gli
tosegretario allo sviluppo economico,
opinionisti ucronici. Umiliata la Gran
il renziano Ivan Scalfarotto ha per
Bretagna becera e profonda – un’Inesempio commemorato Jo Cox, la deghilterra provinciale che non conosce il
putata laburista assassinata da uno
mondo nonostante secoli di politica imsquilibrato, dicendo che purtroppo «il
periale, a differenza degli europei devosuo sacrificio è stato inutile». Nell’uniti, sempre in giro per turismo, oppure
verso parallelo in cui era scivolato
al seguito di Papi e boyscout – cosa sucScalfarotto, la povera Cox non era
cederà adesso? Cessato il pericolo, che
stata uccisa da un nazista pazzo ma
cosa farà David Cameron, il trionfasi era assassinata da sé come un bonzo
tore del referendum? Da quel gentiluobirmano.
PRIMO PIANO
Sabato 25 Giugno
Giugn 2016
11
Gabriele Albertini: dopo un recupero forsennato di Stefano Parisi con una Lega distratta
Milano persa per 17mila voti
Ma gli azzurri hanno preso il 22% e Salvini solo l’11
DI
GOFFREDO PISTELLI
«N
o, Brexit non me
l’aspettavo». Pur
essendo un imprenditore di lungo corso e un politico navigato,
Gabriele Albertini, milanese, classe 1950, oggi senatore
di Area popolare, ma per nove
anni sindaco di Milano, era fra
quelli che vedevano Londra ancora nell’Unione europea.
La chiacchierata, fissata per
fare un’analisi a bocce ferme del
voto meneghino e delle prospetGabriele Albertini
tive della città, inizia necessariamente dal «leave», votato a la Unione, sapendo di pagarne
a caro prezzo gli effetti come
maggioranza dai britannici.
Domanda. Era ottimista piazza finanziaria.
D. E dunque Milano posul referendum dunque?
Risposta. Esatto. Mi imma- trebbe provarci?
R. Ora è chiaro che altre
ginavo che si volesse evitare
una sciagura per il Regno Uni- piazze, come Francoforte e
to ma anche per l’Europa, una Parigi, partono avvantaggiate.
frattura grave, in un momento Però perché non provarci? Neldi crisi econolla sciagure,
un barlume
mica e, non diu
Salvini,
cresciuto
positivo.
mentichiamop
D. Lo relo, di minaccia
a livello nazionaistriamo
terrorista glog
le, puntava alla
volentieri,
bale. Invece,
v
leadership del cenecco questo
senatore.
trodestra. Non a
Ma ora, olsfregio, non
M
caso
aveva
defi
nito
solo al disegno
ttre al contale
amministrative
gio finanziaeconomico-fig
rio, ci potrà
nanziario, ma
r
di Milano come il
forse essere
anche a quello
f
derby della Maduanche quelpolitico.
a
nina,
non,
cioè,
fra
D. Lei è
llo politico:
il
centro
destra
ed
il
Marine Le
stato anche
M
centrosinistra ma fra
Pen ha già
europarlaP
Lega e Forza Italia
chiesto il rementare, che
c
risposte si è
fferendum,
dato?
Matteo SalM
R. Che questa è la democra- vini gli ha fatto
fatt eco. Che
zia ma nella società di Mar- succederà in Italia?
shall McLuhan, nella quale il
R. Ah di sicuro, i populismi
mezzo è il messaggio, a colpi di si rinfocoleranno. In una socie«mi piace» su Facebook, vanno tà mediatizzata, l’irrazionalità
in Parlamento disoccupati e av- ha lo stesso peso delle ragioni
vocati falliti, oppure si diventa serie. Occorre che ci sia una
leader per la bravura sui 140 leadership in grado di rapprecaratteri di Twitter.
sentare una barriera costituzioD. È la democrazia, bellez- nale a questa presa di consenza. Diranno in molti.
so che può diventare di potere.
R. Sì, però non è un caso che Sa, è molto facile dire «è colpa
la nostra Costituzione non am- dell’Europa».
metta referendum né per i tratD. La quale Europa qualtati internazionali né per leggi che errore lo ha fatto, diciatributarie. Se lo immagina, se mo.
potessimo abrogare la norma
R. Guardi, noi siamo ancora
che ha introdotto l’Irpef?
in una «democrazia acquisitiD. E adesso che succede, va», come la chiamava Fransenatore?
cesco Cossiga, ossia abbiamo
R. Ah questo è un guaio serio, vissuto per decenni al disopra
non v’è dubbio. Per i britannici, delle nostre possibilità, con un
che pagheranno il loro isolazio- grande ricorso al debito.
nismo, come per noi. Però mi
D. Che ha fatto danni, lei
faccia essere appena appena dice.
ottimista.
R. Ha consentito alla moglie
D. Figurarsi, si accomo- di Umberto Bossi di andare
di.
in pensione dopo 15 anni con
R. Qualche giorno fa, ho rice- l’80% dell’ultima remuneraziovuto da Giulio Tremonti una ne da insegnante.
proposta di legge della passata
D. Secondo le leggi vigenlegislatura, che portava la sua ti, immagino.
firma.
R. Certo, e come lei altri
D. Su quale materia?
500mila, intendiamoci. Poi però
R. Una serie di incentivi per quando i soci dello stesso club ci
le società straniere che voles- chiedono di pagare alcuni consero quotarsi alla Borsa di Mi- ti di equilibrio, non possiamo
lano. Come sappiamo bene, la lamentarci. Certo, quando il
City s’è impegnata fino all’ulti- papa e la mamma, facendo demo per scongiurare l’uscita dal- biti, consentivano di comprare
il motorino, pagare le vacanze,
in famiglia erano tutti contenti. Senza immaginare che quei
conti avrebbero dovuto essere
saldati, prima o poi.
D. Che dovrebbe fare, secondo lei, il premier Matteo
Renzi? Lei è un senatore di
maggioranza e per lui ha
espresso più volte apprezzamento, anzi la considerano un renziano.
R. Difficile da dirsi, perché
io non ho vocazioni populiste
come quelli che ora contro il
Governo si rivolgono. Io credo
che dovrebbe usare il buon senso del padre di famiglia.
D. Mitica figura del Codice civile.
R. Renzi, fino a oggi, è stato
un po’ un demagogo buono, per
affrontare i populismi. La scelta
degli 80 euro ne è un esempio:
l’avrà fatta pure per ottenere un vasto consenso, ma l’ha
realizzata mettendo le mani
nel cuneo fiscale e parafiscale,
ed è la prima volta che accade
nella storia repubblicana. In
altri anni, si sarebbero usata
la leva dei rinnovi contrattuali
dei metalmeccanici, magari su
basi inflattive.
D. Sì, ma politicamente
ci vorrà forse un Nazareno
2.0?
R. Una grosse koalition dei
moderati, certo. Ma credo che
ci vorrebbe il Nazareno quello
vero, nel senso di Nostro Signore, per metterla assieme adesso.
Mi pare che, nel breve, collida
col consenso. Il che potrebbe
spingere Renzi a scendere sul
piano dei grillini.
D. Giocare un po’ con l’antipolitica.
R. Sì fare il monello pure lui,
più che il padre affettuoso e responsabile. Ma qui la situazione è piuttosto seria, pensi se in
Spagna vincesse Podemos. La
Francia è forte in subbuglio per
una legge sul lavoro del tutto
ragionevole, in un Paese che dovrebbe essere coeso per le tragiche vicende del terrorismo.
D. Insomma il quadro economico potrebbe aggravarsi.
R. Se gli spread ripartissero,
le nostre previsioni di crescita
dovrebbero essere riviste al
ribasso, ma stavano in un’architettura precaria, inclusa la
flessibilità europea accordata.
D. Il governo potrebbe
essere chiamato a scelte
impopolari.
R. Stiamo a vedere. Renzi
però ha risorse straordinarie
sul piano umano. Qualcuno l’ha
criticato per la mancanza di un
cursum honorum, lo considera
un parvenu, limiti eventuali
che lui bilancia con un intuito
formidabile e doti enormi di
comunicazione. Le sa che sono
un dilettante di grafologia?
D. No, mi mancava.
R. Che è cosa seria, nel Nord
Europa si usa per assumere le
persone, perché la grafia rivela
BRIOCHE E CAPPUCCINO - ELEZIONI
di Riccardo Ruggeri
Mi sono addormentato ascoltando le parole supponenti di certo David Serra, di certo Mario Monti, di certo Enrico Letta, mi
sono svegliato uomo libero. Che bello. Il mio primo pensiero
va agli storici, che un secolo fa conclusero le loro analisi così:
«la colpa dei disastri del ‘900 inizia con la sciagurata guerra
del 1914, e questa va imputata esclusivamente alla classe
dominante di allora». Gli storici li definiscono «intellettualmente mediocri e drammaticamente inetti». Esattamente la
situazione di oggi. Se i G7 fossero persone intellettualmente
oneste dovrebbero dimettersi immediatamente. Sono le regole della democrazia.
la personalità in modo profondo, sie. Peccato, il grande Stefano
anche Umberto Paolucci, l’ex Parisi aveva fatto il miracolo a
presidente di Microsoft Italia la mettere tutti in linea e a coglieutilizzava. Non solo, all’insapu- re il pareggio al primo turno.
ta della grafologa, una volta, gli
D. Invidie e gelosie parfece esaminare la grafia di Bill rebbero aver pesato più di
Gates, come se fosse un can- tutto. L’alleanza con la Lega
didato qualsiasi a un posto di non ha funzionato.
dirigente.
R. Il Carroccio, dai tempi delD. E il responso quale lo scandalo del tesoriere Franfu?
cesco Belsito, in cui era sceso
R. Un rapporto di una decina al 3-4%, ha fatto miracoli. Qualdi pagine, in cui l’esperta dice- cuno nei sondaggi lo accreditava che il candidato aveva tratti va del 15-16% e anche oltre.
di genialità assoluta e grandi
D. E dunque?
doti creative e che, pertanto,
R. Dunque Salvini ha cominnon c’era una posizione adatta ciato a porsi come alternativa
a lui nella branca italiana del alla leadership di centrodestra,
gruppo.
aveva definito le amministratiD. E lei, senatore, ha ap- ve il derby della Madunina, fra
plicato i suoi rudimenti gra- lui e Forza Italia. È chiaro che
fologici al premier?
non poteva funzionare. È finita
R. Sì quaniin modo deludo mi scrisse
dente per lui
d
Nel
gioco
delle
risse
un biglietto,
cche ha avuto
dopo il mio
l’11% e gli
l
post elettorali i leghidiscorso sulla
Azzurri che
A
sti hanno polemizzafiducia al Gohanno preso il
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verno in Se22%.
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conto
che
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preinato, dopo il
D. Invece i
dente della Regione
Trivelle-gate
lleghisti hanLombardia, Maroni,
lucano. Mi
no accusato
n
face avere dai
llei di aver
che si era candidato
commessi quevoluto marv
come capolista del
sto foglio in cui
ginalizzare
g
Carroccio
a
Varese
aveva vergato
lla Lega.
ha perso questa roca mano un
R.
Per
caforte leghista
complimento,
un’intervista a
u
«bravissimo!»,
Radio Anch’io
R
per l’intervendella quale, se
d
to che avevo appena
pena concluso.
vuole, le rileggo la trascrizione
D. E lei, da grafologo ama- (e così fa per un lungo pezzo,
tore, che ne ha ricavato?
ndr). Dicevo anche che certe
R. C’è il segno di un’intelli- istanze leghiste non potevano
genza superiore e non lo dico esser lasciate cadere. Si sono
per piaggeria. E comunque, arrabbiati tutti. Roberto Maanche dai banchi del Governo, roni, di rimando, ha detto che
intervenendo in replica, Renzi Parisi «non aveva il quid».
mi elogiò due volte per il richiaD. Ed era vero?
mo alla distinzione dei poteri,
R. Il quid non ce l’ha avuto
fra giudiziario e legislativo. «Su per certo il governatore che, a
questo», disse, «non aggiungo Varese, la sua città, s’era canniente a quello che ha già detto didato capolista del Carroccio
il senatore Albertini».
a sostegno del sindaco padano.
D. Morale?
Hanno perduto.
R. Lei mi ha detto che ero
D. Senta non è che Parisi
renziano, prima. Dovrebbe chie- ha perso perché, a un certo
dere al premier se non sia un punto, nel centrodestra in
po’ albertiniano lui (ride, ndr).
molti si sono accorti che,
D. Forse perché anche lei, da Palazzo Marino, sarebcome Renzi, ha perso le am- be diventato un candidato
ministrative?
naturale alla leadership del
R. A Milano ci sono mancati centrodestra?
17mila voti, davvero un’inezia.
R. A questo proposito, le racPer ragioni certamente impu- conto cosa mi disse un giorno
tabili ai nostri difetti, al nostro Giulio Andreotti.
«deficio», alla mancanza di vicontinua a pagina 12
sione ma anche a invidie e gelo-
12
Sabato 25 Giugno 2016
PRIMO PIANO
Bergamo, il sindaco Giorgio Gori si scontra con la Lega Nord per lo scalo di Orio al Serio
Qui Orio, abbiamo un problema
Cittadini esausti per il rumore provocato dagli aerei
DI
Q
GAETANO COSTA
uestione di decibel. Il rumore degli aerei che decollano dall’aeroporto di
Orio al Serio è la causa
di uno scontro tra il sindaco di
Bergamo, Giorgio Gori (Pd),
e le amministrazioni dei paesi
che si trovano sulle tratte percorse dai velivoli. La polemica
è anche politica: contro
Gori, infatti, ci sono tre
primi cittadini leghisti
che accusano l’esponente dem di decidere da
solo, senza tenere conto delle opinioni altrui.
Gori ha presentato un
piano di modifica delle
rotte aeree, già fallito
in passato, che punta a
riportare la soglia dei
decibel sotto quota 60,
come previsto dalla legge per i centri abitati.
Secondo il Corriere di
Bergamo, il sindaco, in
particolare, vuole evitare che le traiettorie dei
voli interessino il comune di Colognola, il più colpito
dal frastuono. Al contrario, gli
aerei transiteranno sulla zona
di Seriate.
«Un miglioramento per
3.250 persone a Bergamo.
Le ricadute saranno su Seriate
e Brusaporto, rispettivamente
per 6 e 13 residenti: i numeri
sono sotto gli occhi di tutti», ha
detto Gori. I comuni dell’area
aeroportuale, in tutto, sono 17.
Ora dovranno incontrarsi per
parlare della questione di Orio
al Serio. Il 30 giugno, poi, un tavolo tecnico prenderà in considerazione lo studio dell’Arpa a
supporto del progetto di Gori.
Il quale, durante la presentazione della proposta,
ha annunciato che, nel caso venissero intraprese azioni legali
contro un’eventuale bocciatura
del suo piano, si schiererà dalla
parte del comitato di quartiere di Colognola. «Non ritengo
propriamente democratico che,
in commissione, ogni comune
pesi come gli altri, nonostante
le differenze di popolazione»,
ha spiegato il sindaco.
Giorgio Gori
«Ma non temo un altro fallimento. Se anche questa volta
la proposta venisse bocciata e il
comitato decidesse di fare causa contro la commissione aeroportuale», ha proseguito l’ex
spin doctor di Matteo Renzi,
«il comune di Bergamo sarà al
fianco dei cittadini». Gori resta
fermo sulla sua posizione. Ma
la leghista Simona Pergreffi, sindaco di uno dei comuni
interessati, Azzano San Paolo,
contrattacca. «Mi sembra un’intimidazione», ha sottolineato.
«Ho la libertà di votare e lo farò
come riterrò giusto fare. E’ un
mio diritto. Certo, se Gori voleva trovare un accordo, questo è
il modo peggiore di provarci».
GIANNI MACHEDA’S TURNAROUND
È partita subito la damnatio memoriae. Ieri su un sito
leggevo che il calcio l’hanno inventato i lussemburghesi.
***
A furia di arzigogolare sulle dimensioni dei piselli,
l’Unione europea il pisello se l’è ritrovato in quel posto.
***
Guida a sinistra, sterlina, fiscalità privilegiata. Questi,
più che un referendum per uscire dall’Europa l’avrebbero
dovuto fare per entrarci.
***
Regno Unito fuori dall’Unione europea. Fuck out.
***
Dopo Brexit la situazione per il primo ministro inglese
si fa scabrosa. DeCameron.
***
L’appello di Renzi per il Remain ha fatto effetto. EffettoGiachetti.
***
Ora servono risposte chiare ai veri dilemmi degli italiani:
• la Premier su Sky la danno ancora?
• si liberano posti nelle Coppe?
• e Conte e Ranieri mo’ che fanno?
SEGUE DA PAGINA 11
D. Prego.
R. Fu a un incontro di Assolombarda,
abbastanza ristretto, nel 1978. Io, che
avevo solo 28 anni, pensi, stavo buono
buono fra gli Alberto Falck e i Leopoldo Pirelli, però, uscendo, mi capitò di
trovarmi quasi da solo col senatore.
D. Si imbucò?
R. No, le assicuro che fu un caso. In
ogni caso approfittai per chiedergli della
sua lunga carriera ai vertici, avendo io,
allora, la stessa età di quando lui diventò
sottosegretario alla presidenza del Consiglio.
D. E Andreotti, cosa rispose?
R. (A questo punto, Albertini, sfodera
le sue grandi capacità di imitatore e si
trasforma al telefono nello scomparso
leader Dc, ndr). «A un certo livello di
successo, la cosa più importante è sopire l’invidia dei colleghi», disse. E lo fece
Alla fine di aprile, Legambiente aveva chiesto al sindaco di Bergamo di ridurre i voli
diurni e notturni dell’aeroporto
di Orio al Serio. Gori, però, ha
agito diversamente, modificando le rotte. Un’iniziativa che
non trova d’accordo neppure
Cristian Vezzoli, sindaco di
Seriate, anche lui della Lega
Nord. Vezzoli ha già annunciato che boccerà la proposta
di Gori, il quale ha definito il
dopo avermi attraversato con uno sguardo che pareva uno scanner. In effetti, se
ci pensa, in Andreaotti, era tutto un low
profile, dalla postura al linguaggio.
D. Insomma Parisi fatto fuori
dall’invidia.
R. Sì perché ha doti enormi. E un inprinting leaderistico fortissimo: empatico con la massaia al mercato, capace di
elaborati intervento tecnico-finanziari,
parlando alla comunità bancaria.
D. Poteva davvero diventare il
nuovo leader del centrodestra?
R. Poteva fare come Arturo Toscanini che, durante una tournée in cui faceva
il violoncellista, essendosi ammalato il
direttore, accettò lui di dirigere. E poi
non smise più, diventando lo straordinario musicista che è diventato.
twitter @pistelligoffr
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comportamento del leghista
«inqualificabile».
«Di inqualificabile c’è solo
l’atteggiamento di Bergamo,
che pensa di poter decidere
sempre tutto», ha dichiarato
Vezzoli. «I miglioramenti sono
briciole. Pretendono di barattare il sovraccarico di voli con
dei condizionatori. Non c’entra
il colore politico, ma l’equilibrio.
Chi non conta nulla, per essere
ascoltato, è costretto a coaliz-
zarsi. Voglio conoscere i numeri
prima di votare e sacrificare i
miei cittadini».
Il terzo sindaco leghista
contro Gori è Ermenegildo
Lepis, primo cittadino di Grassobbio. «Sono giorni che non
dormo, da quando è arrivata
l’estate e si aprono le finestre.
Voterò no per protesta. Un decibel in meno non cambia nulla.
Non ne possiamo più».
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NEL LAZIO ELETTI IL CONSIGLIERE PIÙ GIOVANE E UN SINDACO IN CARICA DA 30 ANNI
Chi rottama e chi è lì dal ‘71
Il vento del cambiamento del M5s non soffia ovunque
DI FILIPPO MERLI
C’
è chi rottama e chi non si fa rottamare. C’è chi entra in consiglio
comunale ancor prima di aver sostenuto l’esame di maturità e chi è
stato riconfermato dopo trent’anni da sindaco.
Tra Valeria Campagna e Filippo Materiale
ci sono sessant’anni di differenza. Entrambi
provengono dal Lazio e, alle amministrative,
hanno stabilito una sorta di record politico. La
prima, 18 anni, è la più giovane consigliera in
carica in Italia. Il secondo, 78 anni, ha vinto le
elezioni dopo essere stato alla guida del suo
paese dal 1971 al 2001 e dal 2011 a oggi.
Materiale amministrata da una vita.
Quando non ha fatto il sindaco di Castrocielo, un paese di 4mila abitanti in provincia di
Frosinone, ha ricoperto altre cariche pubbliche.
La politica, sempre. Materiale ha resistito alla
rottamazione di Matteo Renzi e, soprattutto,
all’avvento del M5s e del cambiamento invocato
dai suoi giovani esponenti. Lui è rimasto lì. Nel
suo ufficio. Da sindaco.
«Io, il cambiamento, l’ho prevenuto»,
dice Materiale a ItaliaOggi. «C’è il cambiamento delle idee, ma anche quello esteriore,
nel senso che mi sono circondato di nuovi
collaboratori. Il rinnovamento l’ho guidato e
conservato. Provengo dal mondo della scuola,
ho diretto istituti e licei, e questo mi è stato di
grande aiuto».
Non lontano da Castrocielo, a Roma,
Virginia Raggi s’è appena insediata in Campidoglio. «L’avvento dei grillini», spiega Materiale, «lo vedo come una cosa pericolosa, perché,
nelle città che governeranno, comporterà un
rallentamento iniziale. Se si pongono come un
taglio netto col passato, è chiaro che, prima di
entrare nella macchina e nei meccanismi istituzionali, ci vorrà tempo. Poi, naturalmente,
potrebbero rivelarsi ottimi amministratori».
Nonostante anni e anni passati dietro
la stessa scrivania, nella lista civica con cui
Materiale è stato eletto compariva proprio la
parola rinnovamento. «Nel mio schieramento,
rispetto alle scorse elezioni, ho cambiato nove
candidati e ho inserito un diciannovenne e
una ventitreenne. I giovani sono importantissimi».
Più giovane di Valeria Campagna, nelle
aule italiane, non c’è nessuno. Grazie all’elezione del civico Damiano Coletta a sindaco
di Latina dopo 23 anni di governo del centrodestra, Campagna è entrata in consiglio comunale senza neppure avere il pezzo di carta della
maturità. «I nostri avversari mi dicevano: ma
cosa pensi di fare a 18 anni, non sei nemmeno
diplomata. Ho risposto che amministrare una
città non è solo una questione di titolo di studio», ha raccontato all’edizione locale del Fatto
Quotidiano.
«Tra i candidati a sindaco, l’unico laureato era Coletta. Non è neanche una questione d’età: se resto a braccia conserte fino a
40 anni e poi decido di candidarmi, non posso
certo definirmi una persona con esperienza.
Da qualche parte si deve pur cominciare». La
politica, per Campagna, è più di un semplice
interesse. Ricorre proprio alla maturità, dove
ha portato una tesina sul percorso degli intellettuali italiani del ‘900, da Gramsci a Calvino,
e all’università, dove intende iscriversi a scienze politiche.
Sabato 25 Giugno
Giugn 2016
PRIMO PIANO
13
Per reggere al senato una maggioranza dove almeno 20 dei 113 senatori pd sono contro Renzi
Non sempre ci sono le stampelle
I verdiniani tolgono i voti per far vedere che ci sono
DA
MARCO BERTONCINI
A
palazzo Madama il
governo ha bisogno
degli appoggi centristi. I 113 senatori del
Pd (fra i quali una ventina
anti renziani doc, ma proprio
doc, più altri poco favorevoli
all’attuale gestione di largo
del Nazareno) da soli affogherebbero.
L’aiuto arriva da gruppi inseriti nel
governo, come
Area popolare
(31 seggi) e per
le Autonomie (20
seggi). Inoltre ci
sono aiutini o
aiutoni dai verdiniani (oggi 18),
da alcuni iscritti
al gruppo Gal, da
svariati senatori
del misto. Il margine di sicurezza
è sempre stato ampiamente
superato. Possono succedere
incidenti, come
sull’emendamento approvato giovedì nonostante
il no del relatore
e del governo. Incombe altresì la sgradita minaccia
della sinistra democratica
in tema di fi ducia, non più
garantita.
Nell’andazzo quotidiano
della vita parlamentare il
Pd non fa caso ad assenze di
senatori del proprio o di altri
gruppi di maggioranza, perché l’opposizione non brilla
per presenze.
Di rado si determinano
circostanze in cui il governo
potrebbe finire sotto. Al più,
può trattarsi d’imprevedibili
emendamenti come quello di
giovedì sulla pena da comminare ai terroristi detentori di
armi atomiche (francamente, non pare argomento né di
fratture politiche né di ordinaria applicazione). Tuttavia,
proprio tale imprevedibilità
non garantisce la maggioranza da scivoloni.
Infatti, se le opposizioni arrivassero in massa in
alcune sedute con votazioni consecutive, potrebbero
impensierire il governo. In
particolare, potrebbero dar
modo a parlamentari centristi di uscire allo scoperto in
funzione anti maggioranza.
Ci sono i verdiniani: non
sono sempre e pregiudizialmente a favore della maggioranza, e possono divertirsi a
dissentire, come l’altro giorno, o perché convinti di un
voto o perché vogliono far
rilevare il proprio peso, nel
caso qualcuno, fra i democratici, se ne fosse scordato. Ci
sono i popolari, comprendenti
Ncd, Udc e anime libere, fra
le quali adesso si annovera
Pier Ferdinando Casini.
Costoro sono divisi e possono far sentire all’esterno i
propri dissensi interni.
Infatti, il trovarsi organicamente in maggioranza non esime svariati
senatori del gruppo dal lamentarsi per l’oltranzismo
filo governativo di Angelino Alfano. Alcuni guardano al centro-destra, incerti
se convenga loro ritornare
alla casa madre.
Vignetta di Claudio Cadei
Altri intendono premere
sullo stesso Renzi, affinché
esca dal suo rigore di chiusura sull’italicum e conceda
quel premio alla coalizione
che consentirebbe ai cespugli centristi di correre da
alleati del presidente del
Consiglio in forma autonoma.
È chiaro che altri segnali
potrebbero arrivare nelle settimane che ancora precedono
le ferie, con motivazioni e sco-
Lo strapotere della finanza sulla politica
nell’Ue non può che attizzare i populismi
DI
ROBERTO MILIACCA
Ho letto ieri mattina il Cameo di Riccardo Ruggeri, quasi profetico, sugli esiti
del referendum su Brexit. Un passaggio mi
ha colpito, nel suo scritto: «Per la Londra
radical chic fuori ci sono i «populisti», tutti
Brexit. Populista è un termine-container
usato dai G7, a seconda dei casi
significa fascista, razzista, omofobo, hoolligan, idiota, disonesto,
in realtà è solo uno che pensa
con la sua testa (curioso, appena
ti riallinei a loro, cessi di colpo
di essere populista)».
Credo che Ruggeri abbia
centrato il punto: populista è
colui che pensa con la propria
testa, ma molto spesso lo fa in
maniera egoistica, non accettando che ci possa essere un’idea
del «noi», un senso del condividere con gli altri. La Gran Bretagna, l’Italia e probabilmente
l’Europa, è sempre più composta
da tanti singoli, da tanti piccoli egosimi, da tanta gente che
sempre più spesso dice: fatti gli
affari tuoi e pensa a trarre il
meglio per te.
Da noi questo modello politico
è il senatore Razzi che viene imitato da
Crozza, quello del «fatti li cazzi tua». Nel
Regno Unito è rappresentato da Nigel Farage, in Francia da Marine Le Pen. Tutti
nel nome di un nazionalismo di facciata,
che pensa che da soli e senza regole comuni
si stia meglio. Quando nacque l’Europa,
pi che la frammentazione dei
centristi potrebbe rendere non
uniformi. Nulla d’intollerabile
per Renzi; però sarebbe un
invece, dopo due guerre devastanti, i nostri
nonni pensavano esattamente l’opposto, e
cioè che da soli non si cresce e si è deboli.
Solo uniti si è forti.
Oggi questa convinzione pare non
esserci più, e non so sinceramente cosa
possa servire per ricostruirla. Ad abbandonare l’idea di un’Europa-comunità, oggi,
sono proprio i più anziani, coloro che videro il progetto comunitario nascere e poi lo
hanno visto sfilacciarsi in questi anni.
Sapete com’è composto il voto inglese sul Remain? il 75% degli inglesi
tra i 18 e i 24 anni ha votato per rimanere
nell’Ue, solo il 39% degli over 65 invece ha
votato remain. Insomma, l’idea di un’Europa unita, specie tra i giovani, è ancora
forte, fa parte del loro Dna di cittadini;
quello che non viene più accettato, invece,
è l’idea di un’Europa politica etero-diretta
da banche e finanza, invisa a tutti, giovani e vecchi, perchè sono costoro i primi,
come direbbe Razzi-Crozza, a farsi «i cazzi
propri», decidendo a chi erogare credito e
gestendo senza trasparenza i risparmi dei
cittadini. Insomma, a creare le condizioni
per i Brexit attuali e futuri.
Se l’Europa delle istituzioni non riuscirà a frenare questo strapotere della
fi nanza sulla politica, in Europa continueranno a prevalere i populismi. Speriamo che il referendum del Regno Unito
riesca a svegliare questa Europa rintontita dalla finanza speculativa (Ps: è un
caso, secondo voi, che prima del crollo
della sterlina di oggi, ieri sera la valuta
inglese aveva raggiunto il suo massimo
storico sul dollaro?)
nuovo fastidio,
fastidio in un momento non felice. È probabile che
a muovere questi bizzosi senatori possano essere proprio
le diffi
difficoltà
coltà in cui si dibatte
Renzi, per la prima volta
indebolito.
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IL CORSIVO
L’astensionista è uno che evita le urne come i buoni nei film
western evitano di cadere negli agguati dei comancheros
DI
F
ISHMAEL
orse c’è una via di fuga. Forse
si può tracciare un pentacolo
magico che ci tenga al riparo dai demoni che infestano
i cerchi magici della politica italiana.
A spiegarci come fare non è l’antipolitica salvifica, come da giorni favoleggiano i talk show sempre più simpatizzanti, ma sono gli astensionisti,
con la loro indifferenza per i risultati
elettorali.
Elettore illuminato, ultima speranza
della democrazia, chi s’astiene dal voto
lo fa per superiore saggezza civica, e
non perché manca dello speciale organo di senso partecipatorio vantato
dagli elettori inossidabili e compulsivi,
come fantasticano le anime belle.
Astenersi è la più estrema, e la meno
accomodante, delle opinioni; al confronto, l’antipolitica è inciucio con gli
zombie, ammuina, accordo sottobanco
coi poteri forti.
All’astensionista – che evita le
urne come i buoni, nei film western,
evitano di cadere negli agguati dei
comancheros – non si possono fare
promesse elettorali.
Scettico e anarchico, l’astensionista non si lascia incantare dalle
fantasie sul Pil, dalle statistiche
sulla disoccupazione, dalla retorica
europeista e dal falso sdegno degli
antieuropeisti, dalle prediche sulla
legalità, dalle professioni d’incorruttibilità.
All’astensionista piace essere libero. Tutto vuole, ma non essere trasformato in «una brava persona»,
come minacciava l’altro giorno Beppe 5 Stelle, scontento degl’italiani
atei e apostati.
Come gli «apoti» di Giuseppe
Prezzolini – «quelli che non se la
bevono, dal greco apotòs», benché
Prezzolini se le fosse personalmente
bevute un po’ tutte, prima la guerra,
poi il Duce e l’Impero – gli astensionisti non ci cascano.
Non che siano particolarmente
sapienti.
Ma sanno quel che sanno i politici
(e che i normali elettori ignorano, o
che dimenticano in fretta dopo essersi indignati, tra l’ora del tigì e quella
dell’aperitivo, per l’ultimo scandalo
delle tangenti). Sanno, cioè, che la
politica è un’arte nera.
Sanno che per fare della «buona
politica» non basta presentarsi tutti
in tiro a Omnibus ma ci vuole un
cuore puro. Alle cariche pubbliche,
però, non puntano i cavalieri senza
macchia, ma tutt’al più il Cavaliere
con la sua Tavola Rotonda di Olgettine travestite da infermiere, magistrate e vigilesse.
Alle cariche pubbliche, nell’Italia che avanza a passo di formica
nelle giungle nere del nuovo millennio, puntano nel migliore dei casi gli
ambiziosi e nel peggiore i disonesti,
che gli astensionisti, disertando le
urne, si sforzano di scoraggiare.
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14
Sabato 25 Giugno 2016
PRIMO PIANO
Il leader dei Conservatori & Riformisti punta sulle primarie per il futuro del centrodestra
Puglia, la rivincita di Fitto
A Brindisi batte il Pd e lascia Forza Italia ai margini
DI
GIOVANNI BUCCHI
H
a dovuto attendere un
anno, ma alla fine la
rivincita per Raffaele
Fitto è arrivata. Contro chi? Contro Forza Italia,
ovviamente, e in particolare
contro il coordinatore pugliese
Luigi Vitali scelto direttamente da Silvio Berlusconi per
defittizzare il partito in Puglia.
L’ex governatore ora leader dei
Conservatori & Riformisti ha
avuto di che festeggiare alle
ultime amministrative, soprattutto dopo che al ballottaggio
di domenica scorsa nell’unico
capoluogo di provincia pugliese
andato al voto, ossia Brindisi, a
spuntarla è stata Angela Carluccio, la candidata centrista
su cui lo stesso Fitto aveva
puntato.
In realtà, Fitto e i suoi
avevano partecipato alle insolite primarie di coalizione
centrista che si erano celebrate
in aprile, sostenendo un altro
candidato (il giovane Pietro
Guadalupi). Ma a imporsi in
quella preventiva consultazione
era stata l’avvocata Carluccio,
sostenuta dalla lista Noi Centro collegata all’ex presidente
della Provincia Massimo Ferrarese. Fitto però non ha avuto alcuna remore nel schierare
subito la sua squadra al traino
della Carluccio, convinto che la
selezione dei candidati del centrodestra debba passare dalle
primarie. Così si è arrivati al
voto del 5 giugno: le prime due
posizioni se le sono guadagnate
il candidato del Pd, Fernando
Marino, fortemente sponsorizzato dal governatore di regione
Michele Emiliano, e la stessa Carluccio. Fuori dai giochi
invece il Movimento 5 Stelle
e soprattutto Forza Italia, il
cui candidato sindaco Nicola
Massari è arrivato addirittura
quinto. Non proprio una bella
performance per il coordinatore
regionale Vitali, peraltro proprio
nel suo territorio di riferimento,
ossia quello brindisino.
Non sono mancate le polemiche, perché all’interno della
coalizione pro Carluccio c’erano anche esponenti fuoriusciti
dal Pd e già sostenitori dell’ex
sindaco dem Mimmo Consales (autosospeso dal partito nel
2013), spodestato dalla poltrona
di primo cittadino dopo l’arresto
per la pesante accusa di aver
incassato tangenti dalla ditta
appaltatrice del servizio rifiuti.
Una volta arrivati al ballottaggio, la Carluccio ha sconfitto
Marino del Pd per una manciata di voti e lo ha fatto senza ricevere appoggi ufficiali dal centrodestra berlusconiano. Anzi,
Vitali aveva fatto chiaramente
capire di non volerla sostenere
nemmeno al secondo turno. Ma
al di là di questa vittoria, per
Fitto (la cui lista non è andata
comunque oltre il 6,21%) si è
trattato di un primo passo per
ON THE ROAD, NOTE DI VIAGGIO FRA I MEDIA DI MARIO SECHI
DI
MARIO SECHI
Titoli. L’Unione europea ha perso la
Regina, la Gran Bretagna è Little England,
il Regno è Disunito, il nuovo giorno è uno
shock sui mercati, la Borsa è la vita, Elisabetta è l’unica certezza, Boris Johnson ha
vinto, David Cameron si è autorottamato e
si dimette, Nigel Farage resta Farage (commenta in anticipo la sua sconfitta e poi vince
a sua insaputa), il Vecchio Continente da oggi
è più vecchio, c’è tempesta sulla Manica e il
Continente è isolato, Londra si scopre un’isola,
il Galles ruggisce ancora, la Scozia e l’Irlanda del Nord parcheggiano a Bruxelles, i titoli
dei giornali sono tutti bruciati (e sbagliati),
allacciate le cinture, si parte per un viaggio
pericoloso e ricordate sempre: il popolo salvò
Barabba.
Il risveglio. Anno 2016, 24 giugno, questo è il risveglio dell’Europa. È un voto che
cambia tutto. «Popular revolt», titola il Financial Times. E in quel «popular» ci sono errori e opportunità. Si è aperta una gigantesca
crisi, una sfida titanica. Prendete la Treccani,
andate fino in fondo alle cose, all’origine di
tutto, esplorate il verbo, la parola. È sempre
la lingua a darci conforto, ragione e torto, indicare la via, aprire e chiudere le porte. «Crisi»
aprire le porte alle primarie nel
centrodestra. È questa la strada
che l’ex ministro berlusconiano
intende seguire nella selezione
delle candidature anche per
le amministrative del 2017,
quando ci sarà un importante
capoluogo come Lecce chiamato a rinnovare il sindaco dopo i
è parola di origine greca, significa scelta. Una
domanda s’affolla nella mente di chi cerca di
conservare lucidità, razionalità, pragmatismo:
e adesso? Perché la vita non finisce qua, si
apre subito un altro capitolo di questo romanzo grandioso, bello e tragico. Gli inglesi, questi isolani, croce e delizia della nostra storia,
hanno deciso di voltarsi indietro, senza avere
nessuna idea di cosa ci sarà davanti. Ma noi?
Noi cosa facciamo?
Effetto Domino. È il rischio più grande: il contagio. Il primo test è imminente, il 26
giugno si vota in Spagna, elezioni politiche che
seguono un turno a vuoto, senza vincitori. Il
voto di dicembre è stato un fiasco, il risultato
del referendum inglese è un punto di svolta.
Cosa faranno i baschi e i catalani? Podemos
o non podemos? È troppo tardi per salvare
Madrid dall’ondata? Vedremo, contano i dati,
i fatti, non le opinioni, tra 48 ore avremo un
chiodo dove appendere il quadro iberico. La
corrida. Alle cinque della sera… Garcia Lorca. Intanto in Olanda Geert Wilders è stato
il primo a chiedere un referendum fotocopia
di quello britannico, il Nexit, e non sarà facile
negarlo. A ruota è arrivata la stessa richiesta
firmata da Marine Le Pen. Toh, c’è anche
quello della felpa, Matteo Salvini, specialista
in vittorie degli altri.
Il Foglio –List
due mandati del fittiano Paolo
Perrone.
Cosa farà il centrodestra in quella occasione?
Si dividerà come alle regionali regalando la vittoria al Pd?
Oppure sceglierà la strada delle
primarie come chiesto da Fitto
che proprio in Salento ha il suo
principale bacino di voti? Restano infine da capire i movimenti
di Area Popolare, dato che l’Udc
si è schierata con il Pd sin dalle
regionali mentre Ncd prima ha
aderito al centrodestra fittiano
e antiberlusconiano (alle regionali) salvo poi saltare sul carro
del Pd in quel di Brindisi.
CARTA CANTA
Il mattone non dà più soddisfazioni a Berlusconi
DI
I
ANDREA GIACOBINO
l consistente patrimonio di mattoni continua a costare caro a Silvio Berlusconi. Lo testimonia il
bilancio 2015 della Immobiliare
Idra, cui fanno capo le diverse proprietà
di Berlusconi sia residenziali sia usate
a scopo di vacanza: la società, lo scorso
anno, ha perso oltre 1,1 milioni di euro
dopo il rosso di 3 milioni del precedente
esercizio. La società presieduta da Giuseppe Spinelli ha coperto il passivo
attingendo alla riserva di rivalutazione che si riduce così a 111,6 milioni. Il
bilancio, peraltro, è stato beneficiato di
una scissione parziale della correlata
Videodue, avvenuta lo scorso anno, che
ha comportato l’attribuzione di un netto contabile di 3 milioni suddiviso tra
immobili e disponibilità liquide. Non
solo, perché la controllante Dolcedrago,
di diretta proprietà dell’ex premier, ha
azzerato gli interessi sul finanziamento di 171 milioni. Il totale delle diverse
proprietà di Berlusconi in carico all’immobiliare, che vede 14 milioni di ricavi,
ha un valore di libro di 385,6 milioni
e il patrimonio netto è di 216 milioni.
L’assemblea ha riconfermato il consigli
d’amministrazione uscente presieduto
da Giuseppe Spinelli e composto da
Salvatore Sciascia, Giuseppino
Scabini, Marco Sirtori e Roberto
Trombini.
Bene invece il mattone
di Bankitalia
Migliora la salute del mattone di
Ignazio Visco. Qualche giorno fa, infatti, l’assemblea di Sidief, società nata
per valorizzare gli immobili di Banca
d’Italia, ha mandato a riserva l’utile
2015 di oltre 2 milioni di euro, nettamente migliore del profitto di 872 mila
euro dell’esercizio precedente. Con un
patrimonio netto di 553 milioni, la società guidata da un consiglio di gestione
presieduto da Mario Breglia, dispone
di immobilizzazioni nette pari a 526
milioni rappresentanti appunto 105
complessi immobiliari che comprendono 8 mila 714 unità di cui 3 mila 345
residenze, distribuiti sul territorio nazionale per una superficie complessiva
di 500 mila mq. Circa il 90,3% del totale
è concentrato in Lazio (65,6%), Lombardia (12,9%), Campania e Abruzzo ciascuna col 5,9%. L’anno scorso è iniziata
l’attività di aggiornamento del valore
del patrimonio da parte del Politecnico
di Milano e dell’advisor specializzato
K2Real che lo ha quantificato in complessivi 1,48 miliardi. I ricavi da locazione sono stati di 30,3 milioni, quelli
da vendite di 3,6 milioni e riguardano
immobili ceduti a Modena (plusvalenza
di un milione), Cassina de’ Pecchi, Milano (un milione), Vercelli e Roma (1,2
milioni). Sidief ha acquisito da Sara
Assicurazioni per 10,5 milioni un immobile terro-cielo a Roma dove è stata
trasferita la sede legale e direzionale.
Nell’esercizio la società ha collaborato alla procedura di assegnazione per
complessivi 362 alloggi.
Caprotti ha assunto
altri 795 dipendenti
Bernardo Caprotti, il re della grande distribuzione italiana, continua a
rafforzare le sue due holding a monte
di Esselunga. Qualche giorno, infatti,
si sono svolte a breve distanza l’una
dall’altra le assemblee di bilancio della
Supermarkets Italiani (Si) e di Villata
Partecipazioni (Vp). La prima ha visto
l’utile civilistico balzare anno su anno
a 101,5 milioni di euro dai 4,8 milioni
del 2014 mentre la seconda ha segnato
un profitto nel 2015 di 365 mila euro,
nettamente inferiore ai 53,1 milioni di
un anno prima. In entrambe le società,
comunque, Caprotti ha deciso di non distribuirsi dividendo. Si ha rimandato il
profitto a nuovo, Vp lo ha accantonato a
riserva. Il superutile di Si deriva da 100
milioni di dividendo straordinario che
la controllata Esselunga ha deliberato
a favore della controllante a fine dello
scorso novembre: un incasso prezioso
perché è andato a ridurre il debito bancario che anche grazie al venir meno
degli oneri è diminuito anno su anno
da 450 a 300 milionio, con l’ultima rata
da rimborsare a fine anno. Così la posizione finanziaria netta, pur restando
negativa, è migliorata da -388 a -284
milioni mentre Si può comunque contare su una montagna di 3,1 miliardi di
utili portati a nuovo oltre a 141 milioni
di riserva liberalità azionisti e 47 milini
di riserve vada rivalutazioni.
Il diminuito profitto di Vp arriva
dai soli 500 mila euro di dividendo (erano 54 milioni nel 2014) che ha incassato
dalla controllata Villata Immobiliare di
Investimento e Sviluppo che possiede
83 immobili commerciali concessi in
locazione prevalentemente a Esselunga. La società è inoltre proprietaria di
un immobile industriale e di un terreno agricolo ad Albiate e di alcune aree
nei comuni di Firenze, Roma e Casale
Monferrato. Vp da questi affitti ha incassato circa 99 milioni e ha investito
47 milioni in ampliamenti di strutture
e acquisti di aree. Nel 2015 Esselunga
ha visto l’utile crescere a 291 milioni dai
212 milioni di un anno prima e il mol
migliorare da 521 a 625 milioni. Bene
anche i ricavi lievitati anno su anno del
4,3% e arrivati a 7,3 miliardi e il numero dei clienti in salita del 5%. Forte di
396 milioni di investimenti, il gruppo di
Caprotti continua ad assumere perché
gli addetti anno su anno sono saliti di
795 unità arrivando a 21mila 930.
16
Sabato 25 Giugno 2016
PRIMO PIANO
51 diplomatici Usa, visto che cambia l’inquilino, criticano la mollezza di Obama su Assad
È Hillary quella che bombarda
Trump è isolazionista perché non vuol bruciarsi le dita
DI
T
JAMES HANSEN
orna «l’archivio Norimberga». Si tratta
del nome gergale di
un’usanza interna del
Dipartimento di Stato americano che risale alla guerra nel
Vietnam quando i diplomatici
Usa di stanza nel Paese, vedendo come buttava, facevano accurata raccolta dei loro
cablogrammi critici (e soprattutto «non partiti», stoppati dai
loro superiori) per potere dimostrare, in futuro, di non essere
stati d’accordo con le politiche
del proprio Governo nel sudest asiatico. Se allora la pratica (come si intuisce dall’ironico riferimento al Processo di
Norimberga contro i crimini
nazist) aveva un sapore marcatamente pacifista, allineata
con la contestazione dell’epoca,
rispunta ora con finalità simili
ma orientamento ben diverso.
Cinquantuno diplomatici
Usa di medio rango, coinvolti nella gestione della crisi
siriana hanno firmato un memorandum interno «riservato/
sensibile» invitando l’Amministrazione americana a indurire
(di molto, con i bombardieri) la
propria opposizione al governo
Assad. Ovviamente, qualcuno
ha poi recapitato il documento
al New York Times.
Il testo propone di attaccare
direttamente (con un approccio
militare definito «muscolare»)
il governo siriano allo scopo di
«rinvigorire l’iniziativa diplomatica» e di fermare la strage dei civili. Asserisce che gli
Usa «non potranno contenere
il conflitto con la politica attuale» e propone la collaborazione
con i sauditi e gli iraniani per
creare un governo siriano «di
transizione» post-Assad.
Scrivono i firmatari: «È
ora che gli Stati Uniti, seguendo i propri interessi strategici e convinzioni morali,
si mettano alla guida di uno
sforzo globale per mettere fine
a questo conflitto una volta per
tutte».
La contestazione del Dipartimento di Stato alla politica
giudicata eccessivamente soft
di Barack Obama in Siria nasce con l’inatteso volta faccia
presidenziale sull’uso di Assad
delle armi chimiche contro la
popolazione civile. Obama aveva, a parole, tracciato una linea
rossa oltre alla quale il dittatore siriano non doveva spingersi
senza incorrere in una terribile
punizione Usa, ma, alla prova
dei fatti, ha improvvisamente
deciso di far finta di niente,
lasciando il campo a Vladimir Putin con risultati meno
che ottimali dal punto di vista
americano.
La mossa, la «non mossa», ha lasciato di stucco anche gli alleati europei, in special modo la Francia. Da allora
la situazione siriana è andata
di male in peggio e non sono
solo i diplomatici Usa a dare
non poca parte della colpa
alla gestione ondivaga della
Casa Bianca. Il Dipartimento
di Stato ha comunque fatto
sapere che le feluche ammutinate non verranno punite
per la loro presa di posizione,
fortemente in contrasto con
quella ufficiale.
L’impennata diplomatica
avrà anche a che fare con il
fatto che Obama presto non
sarà più il presidente degli
Usa e che la loro visione è in
sostanziale armonia con quella
del falco Hillary Clinton, da
sempre favorevole all’approccio militare «vigoroso» come
strada maestra per ristabilire
la pace, o almeno il silenzio.
CREA DELLE OPPORTUNITÀ MA ANCHE DEI GROSSI PROBLEMI
Quella fabbrica 4.0
che fa tutto da sola
DI
SERGIO LUCIANO
Va sempre seguito con attenzione Carlo
Calenda, neoministro allo Sviluppo Economico, sia quando agisce che quando parla.
Quando agisce, perché è un uomo concreto,
che sta interpretando il suo ruolo politico
con l’efficienza e la fattiva concretezza del
manager che lavora per i risultati della sua
azienda; e quando parla, perché per finora
non è mai stato convenzionale o banale. Si
sente subito che è uno che ci capisce, ed è
anche uno che dimostra grande onestà intellettuale.
È il caso di una sua recentissima esternazione sul tema – cruciale – della cosiddetta
quarta rivoluzione industriale, cioè l’avvento
delle ultimissime tecnologie digitali nel cuore
della macchina manifatturiera industriale: ha
detto, semplicemente, che questa nuova rivoluzione in corso «costituisce sia una minaccia che
un’opportunità, tanto per le imprese quanto
per le economie dei paesi europei».
Cerchiamo di capire meglio. Quarta rivoluzione industriale significa che, aggiungendo
alla fabbrica automatica come la conosciamo
oggi e come funziona ormai ovunque una forte
dose di intelligenza artificiale, di raccolta di
dati in quantità enorme e della relativa capacità di analisi velocissima, e ancora sensoristica ubiquitaria, in grado di rilevare i dati
sul funzionamento delle macchine stesse e di
veicolarli in tempo reale nei centri di calcolo,
l’automazione decolla.
Se già oggi, nella fabbrica automatica, i robot
sostituiscono le braccia degli uomini, domani
nell’industry 4.0 i cervelli artificiali sostituiC’è qui una strana inversione dei ruoli.
Il rozzo Donald Trump (che
stilisticamente parlando dovrebbe essere quello che vuole
ranno – anzi, stanno già sostituendo – anche i
controllori. Se in una fabbrica tessile manuale
lavoravano mille operai, in una motorizzata
cento e in una elettronica dieci, oggi quei dieci
saranno sostituibili da un unico supervisore.
Decimazione dopo decimazione. Questo è
quel che spaventa molti, anche tra gli economisti di impostazione liberista: perché, se
l’automazione si pone in grado di soppiantare
totalmente l’uomo, chi disporrà più del potere
d’acquisto necessario per comprare i prodotti
realizzati automaticamente senza l’apporto di
risorse umane che siano produttrici e consumatrici?
Bisognerà in qualche modo preoccuparsi
di generare una domanda di beni assistita,
dopo aver così economicamente potenziato
l’offerta dei beni. Ed è di questi temi che si
è discusso seriamente e con preoccupazione
all’ultimo World Economic Forum di Davos.
Calenda, a differenza di molti «digitalebani”
pronti a saltare di giubilo a ogni start-up e a
ogni brevettino, dimostra di saperle, queste
cose. Ha ricordato che secondo le stime più
autorevoli, ammonteranno a 600 miliardi
di euro le perdite potenziali, nei prossimi 4
anni, se l’Ue a 17 non riuscirà a sfruttare la
trasformazione digitale a proprio vantaggio.
Perdendo l’occasione, la perdita di base industriale sarebbe pari al 10%. Cogliendola,
all’opposto, si crescerebbe altrettanto.
Questo significa parlar chiaro, senza
fare né il gufo (“non ce la faremo mai”) né
il semplicista-ganassa (ogni allusione allo
stile dei renziani doc è voluta). Non significa
aver risolto il problema: ma porlo, è la premessa per tentare di risolverlo.
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sganciare tante altre bombe)
è invece la colomba. Non per
buonismo, ma perché la sua
idea neo-isolazionista della
politica mediorientale è quella
di tirarsi fuori da quel bordello
e di lasciare che i «maledetti»
(per lui) musulmani s’ammazzino tra loro.
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LA COMMISSIONE UE POSSIEDE UN POTERE ENORME CHE PERÒ NON È LEGITTIMATO DAL VOTO
Democrazia significa semplicemente potere del popolo.
Perché allora l’Unione Europea non lo interpella mai?
DI
DANIELE CAPEZZONE
N
e abbiamo perso la memoria, ma c’è una cosa che si
chiama democrazia. Vuol
dire: potere del popolo. E
vuol dire che un popolo può anche
scegliere in modo diverso da ciò che
chi lo guida propone, può cambiare
le sue classi dirigenti, può fare ciò
che l’establishment non vuole. L’Inghilterrare inventò la democrazia,
in epoca moderna, a partire dalla
Magna Carta, costituzionalizzando
il potere, limitando il sovrano, e via
via, nel corso dei secoli, ponendo al
centro le istituzioni rappresentative come bastione a difesa dei diritti
di ogni persona, e soprattutto come
presidio rispetto alle pretese e alle
ingerenze dei governi.
Purtroppo, anche nel nostro
Occidente, da anni ci siamo dimenticati questi fondamentali.
L’Unione Europea è divenuta, nel
corso dei decenni, l’esperimento di
come aggirare la volontà popolare,
di come prescinderne (si pensi alle
indimenticabili battutine di Juncker sull’inutilità delle elezioni
nazionali…), di come bypassare
sistematicamente il confronto con
il demos e il suo kratos. Con il voto
di ieri, e con i risultati di stanotte,
gli elettori inglesi ci hanno fornito
uno spettacolare ripasso di questi
principi-cardine. Quelli che invece
vanno rottamati sono i saggi, gli
esperti, i commentatori che per
mesi si sono rifiutati di guardare
la realtà, o – peggio ancora – che
accettano la democrazia solo se il
responso del popolo corrisponde ai
loro desideri.
Ora occorre mettere in fila alcune considerazioni sul passato e sul
futuro.
1. David Cameron aveva fatto la cosa giusta puntando sulla
rinegoziazione. Purtroppo per lui,
non ha trovato sponde né a Bruxelles né nel resto d’Europa. Ne è
scaturito un accordo debole, che ha
innescato una campagna referendaria per luidrammaticamente in
salita.
2. Il suo errore è stato quello
di spaventare, di puntare sulla paura. La Gran Bretagna non
aveva e non ha nulla da perdere:
è la quinta economia del mondo,
ha il quarto esercito del pianeta,
ha creato in cinque anni più posti
di lavoro del resto d’Europa messo
insieme.
3. Certamente si apre una
fase di incertezza, dopo questo
voto. Ma chi dice che l’incertezza sia necessariamente un male?
Può anche essere una grande opportunità di riscrivere il futuro. Lo
status quo europeo è ora (FINALMENTE!) indifendibile. Riprendiamo in mano le pagine di Milton
Friedman contro la «tirannia dello
status quo»: sono una bussola per
le prossime settimane e mesi.
4. Ora occorre fermare la reazione franco-tedesca, e organizzare in Italia il «no» al ministro
delle finanze unico europeo. Parigi
eBerlino non tentino alcuna fuga
in avanti. Si apra invece una nuova
rinegoziazione, che riguardi tutti.
E si mettano in discussione tutti i
trattati europei esistenti.
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ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
Sabato 25 Giugno 2016
17
Parigi: giudice sblocca l’accordo sulle aperture festive già firmato ma ostacolato da alcuni sindacati
Domenica alle Galeries Lafayette
Previsto asilo aziendale per le lavoratrici con figli piccoli
da Parigi
GIUSEPPE CORSENTINO
D
omani, domenica 26
giugno, potrebbe essere un giorno storico per
le Galeries Lafayette,
i grandi magazzini più famosi
di Parigi e una vera e propria
icona per lo shopping turistico.
Domani, infatti, le Galeries
potrebbero aprire e, visto che
siamo in piena stagione di
saldi, accogliere quella folla di
parigini e di turisti (ora ce n’è
abbastanza, anche se non si vedono le frotte degli anni scorsi)
che la domenica dovevano limitarsi a guardare le vetrine sul
Boulevard Haussmann e, i più
informati, magari imprecare
contro i sindacati che hanno da
sempre impedito l’apertura.
Ora quel divieto,
quell’ukase sindacale non
esiste più grazie a una sentenza del Tribunale civile del 9°
arrondissement, l’equivalente di una nostra Pretura, che
decidendo su una controversia
interna ai vari schieramenti
sindacali ha di fatto dato il via
rale che è pure favorevole
alla Loi du Travail voluta
dal governo) e organizzatasi
sotto la sigla Scid, Syndicat
commerce indépendant démocratique.
libera alle aperture domenicali così come prevedeva,
del resto, un accordo aziendale tra le varie sigle delle rappresentanze dei lavoratori e la proprietà (le
famiglie Moulin-Lemoine-Houzé) firmato il 20
maggio scorso (e di cui ItaliaOggi aveva dato conto
sul numero del 23/05) ma
bloccato dall’opposizione
della Cgt, la Cgil francese,
e da Fo, Force ouvrière, la
sua costola di sinistra più
radicale.
Ma allora, che cosa
è accaduto? Perché oggi
Una sentenza del tribunale civile del 9° arrondissement
quell’accordo è tornato apdi Parigi, decidendo su una controversia tra sindacati,
plicabile, sia pure per via
ha dato il via libera alle aperture domenicali delle Galeries Lafayette
giudiziaria, con grande
soddisfazione dell’azienda
(e si capisce) ma anche del sin- aperture domenicali (facoltà ri- dale per le donne con bambini
daco, Anna Hidalgo, che nello servata fino a oggi al Prefetto piccoli) approvato il 20 maggio da tutte le sigle sindacali,
stesso giorno (il 21 giugno) in di Parigi)?
dall’organizzazione dei quadri
cui la Pretura del 9° arrondisBisogna fare un passo in- alla Cfdt, la Cisl francese, ma
sement si pronunciava a favore (seppure indirettamente, dietro e tornare all’accordo per bocciato, come dicevamo, da
come spiegheremo tra poco) l’apertura domenicale (un ac- Cgt, Fo e da una minoranza
delle Galeries aperte, ottene- cordo generoso: 52 domeniche della Cfdt, staccatasi dalla
va dalla Corte Costituzionale all’anno con i turni, ma in cam- confederazione di Laurent
il via libera per autorizzare le bio doppia paga e asilo azien- Berger (il segretario gene-
Insieme, Cgt-Fo-Scid
avevano la maggioranza per bloccare l’accordo e
l’hanno fatto. Ma non hanno fatto i conti con Laurent Berger, che è un vero
sindacalista riformista, un
po’ com’era il nostro Pierre Carniti, che ha contestato davanti al giudice la
rappresentatività dei suoi
fuoriusciti.
Il giudice gli ha dato
ragione ribaltando così
la maggioranza a favore
dell’apertura domenicale. Ora
i fuoriusciti dello Scid potrebbero fare ricorso alla Corte di
Cassazione, ma la sentenza è
immediatamente esecutiva.
E quindi si apre. Una volta
tanto le lotte fratricide del
sindacato fanno del bene. Ai
consumatori.
@pippocorsentino
Francia: online dal 6 luglio la nuova versione di voyages-sncf.com Perché il petrolio oggi rende molto meno
Il viaggio? Lo organizza L’Alaska ripristina
le tasse abolite
il sito delle ferrovie
DI
N
CAMILLO ADINOLFI
on solo il biglietto del treno e, al massimo la carrozza e il posto a sedere. Il
nuovo sito delle ferrovie francesi (www.
voyages-sncf.com), che va in rete, il 6
luglio prossimo, promette di essere molto, ma
molto di più di una biglietteria digitale (che, comunque, l’anno scorso ha venduto 83 milioni di
viaggi). Sarà, a sentire i suoi realizzatori, tecnici
e manager del marketing e della comunicazione, un vero «assistente di viaggio», un tutor che
consiglia l’albergo, il giro turistico da fare, dove
prendere il taxi, il museo da visitare, le vie dello
shopping da non perdere. Perfino organizzare
un tour virtuale nelle principali
città francesi se si dispone di un
casco Samsung (ne sono stati
venduti fino a oggi più di 100
mila pezzi, precisa il direttore
marketing della nuova piattaforma informatica delle ferrovie,
Pascal Lannoo) da collegare al computer.
omputer.
Dopo il disastro delle settimane scorse, a causa
degli scioperi continui e insistenti dei macchinisti (che non vogliono lavorare qualche ora in più
al mese come vorrebbe la nuova organizzazione
del personale viaggiante), il lancio di un sito che
sembra mettere insieme il meglio di Internet in
versione «travel» appare come una piccola, ma
non secondaria, rivincita dell’amministratore
delegato delle ferrovie, quel Guillaume Pepy,
che aveva proposto di cancellare certi privilegi
degli cheminot (i ferrovieri, che lavorano in media 32 ore al mese) e che, nei giorni della grève, lo
sciopero, è stato smentito pure dal governo.
«Il sito è stato pensato per risolvere tutti i
problemi di chi sta organizzando un viaggio in
treno», spiega con soddisfazione il direttore in-
novazione di Voyages-Sncf, Benoît Bouffard,
«pensi che nella prossima versione, su cui si sta
lavorando, ci saranno anche i consigli di viaggio
sulla base del meteo, del budget disponibile, se si
è single o in coppia o una famiglia numerosa».
Per dire, basterà cliccare «voglio andare al
mare» e il sito farà vedere le destinazioni balneari più accessibili in funzione del budget o
delle previsioni meteo (che qui in Francia sono
abbastanza accurate). Un sistema di consigli e
di servizi online che Bouffard sintetizza con la
formula: «Donnant les bonnes informations au
bon moment», le informazioni giuste al momento
giusto.
Ricorrendo a tutte le risorse del web e alle
esperienze
dei principali siti di
esp
viaggio
al mondo, che il direttore
via
marketing
Lannoo s’è studiato
ma
con cura per arrivare a una soluzione
zio che cambia radicalmente
la filosofia di qualsiasi biglietteria ferroviaria digitale. «Avremo
raggiunto il nostro obiettivo», concludono i due
top manager di Voyages-Scnf, «quando i nostri
clienti, magari anche i nostri amici italiani che
vengono qui in Francia, potranno dire: ho comprato il mio viaggio sul sito delle ferrovie».
Obiettivo non da poco, come si può immaginare. Perché un viaggio è un’esperienza che
comincia con la scelta della destinazione e si
alimenta di tutta una serie di servizi (alberghi,
visite, spostamenti, ristoranti…) che oggi si possono rintracciare (e assemblare) su siti turistici
diversi.
Mettere tutto insieme, sulla stessa piattaforma, è una sfida forse più impegnativa che far
lavorare un po’ di più i macchinisti. La Scnf ci
prova. La partenza il 6 luglio. In orario.
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Il governatore dell’Alaska ha annunciato
il ritorno dell’imposta sul reddito
L’
Alaska, stato Usa
con una tassazione
«leggera» grazie agli
introiti derivanti
dagli idrocarburi, vede ora i
suoi conti pubblici affondare,
a causa del calo dei prezzi del
petrolio.
Conseguenza: il governatore
dello stato ha annunciato il ritorno dell’imposta sul reddito.
Una prima assoluta negli ultimi 35 anni per un territorio
di appena 740 mila abitanti
ma grande due volte e mezzo
la Francia. E nel quale il petrolio contribuisce al 90% delle
entrate. Almeno fino a ora.
Secondo il New York Times,
complice il crollo delle quo-
tazioni del greggio, due terzi
delle entrate pubbliche necessarie per coprire un bilancio
da 5,2 miliardi di dollari (oltre 4,7 mld di euro) non sono
più assicurati. Così, lo scorso
dicembre il governatore, Bill
Walker, ha annunciato il ritorno di un prelievo «moderato» che rappresenta il 6%
dell’ammontare delle imposte
versate allo stato federale.
L’imposta dovrebbe garantire
200 milioni di dollari all’anno
(poco più di 180 mln di euro):
ben lungi dall’essere un rimedio sufficiente, se le quotazioni
del petrolio non risaliranno in
modo strutturale.
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18
Sabato 25 Giugno 2016
ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA
In Germania nasce un aiuto per i privati insolventi, che sono oltre un milione, spesso giovani
Associazione falliti anonimi
Scambi di dritte per affrontare banche e uffici del fisco
da Berlino
ROBERTO GIARDINA
G
ià da anni funziona
l’iniziativa degli «alcolisti anonimi», più diffusa negli Stati Uniti
che da noi, almeno credo. Chi
cerca di diventare astemio si
incontra periodicamente con
altri compagni, racconta perché avesse cominciato a bere,
e da quanti giorni, mesi, anni,
resiste alla tentazione. Ci si
dà coraggio a vicenda, e si vince il timore della confessione
che porta all’isolamento. Se si
combatte da soli si è più deboli,
ovviamente.
In Germania adesso esiste l’Anonymen Insolvenzlern, come dire i falliti anonimi, informa la Frankfurter
Allgemeine am Sonntag. Una
grande azienda può fallire
senza vergogna, e rimborsa
meno i creditori, o non li rimborsa affatto. Da qualche anno
è possibile anche per i privati
dichiarare fallimento: ho fatto troppi debiti per cambiare
auto, comprare una cucina
ultimo modello, andare in vacanza, poi vengo licenziato, e
improvvisamente non posso
far fronte alle rate. Rischio di
perdere tutto, anche la casa che
In Germania i privati falliti sono circa un milione,
e ogni anno se ne aggiungono altri centomila
viene messa all’asta. Se dichiaro fallimento, come se fossi una
società, e se mi sottopongo al
controllo di un supervisore che
stila un piano di rimborso su
diversi anni, la banca rinuncia
a calcolare gli interessi, i creditori rinunciano ai pignoramenti, e posso uscire dal tunnel, se
rispetto i patti.
Ma ci vuole forza, anche per chi è costretto a
dichiarare il fallimento della
sua piccola attività. Franke
Henschel, sulla cinquantina,
anni fa ha dovuto chiedere il
fallimento della sua società di
ingegneria. «Per la vergogna
mi sono chiusa in me stessa,
ho evitato di incontrare amici
e colleghi», racconta al domenicale della Faz. Ha trovato
nuova forza frequentando una
volta al mese la sede dei «falliti
anonimi» a Monaco. E sedi simili si trovano in una ventina
di altre città. Ci vanno anche
quanti stanno per fallire, ricevono consigli, a volte anche
quello di non resistere inutilmente: prolungare la lotta porta spesso a perdite più gravi,
irreparabili.
In Germania i
privati falliti sono
circa un milione, e
ogni anno se ne aggiungono altri centomila. Molti sono giovani che si sono fidati
troppo di se stessi, e
del commercio online. Di nuove società
create di continuo
ne sopravvivono poche. Non basta una
buona idea per avere
successo. E 23 mila
sono state le piccole
imprese fallite nel
2015. «Ognuno pensa
di essere il solo, e si
sente come paralizzato dal senso di colpa»,
scrive il giornale.
comune soppresse una linea
di bus: il suo negozio rimase
isolato, senza clienti.
Ma nel caso di Frau Henkel il fallimento fu provocato
da un progetto creato per uno
dei suoi migliori clienti che
poi non fece fronte agli impegni presi. Un altro dei falliti
anonimi creò una rete di filiali all’estero per una società
produttrice di beni di lusso.
Venne la crisi del 2008, il
committente non pagò. Come
adire vie legali in diversi paesi e pagare gli avvocati? Un
negoziante fu costretto a chiudere semplicemente perché il
Gli alcolisti anonimi si
aiutano a vicenda per resistere all’amico che propone di
andare a bere un aperitivo. Gli
anonimi falliti, o quasi falliti, si
scambiano nomi e indirizzi di
gente disposta a tendere una
mano, e consigli su come affrontare il funzionario di banca
o l’ufficio imposte. Anche il fisco
è disposto a essere flessibile se
il debitore dimostra di essere
in grado di uscire fuori dalla
trappola del fallimento.
«Nella nostra associazione si ritrova dignità e
coraggio», spiega Attila von
Unruh, che ha aperto otto
anni fa la sede di Monaco, «e
soprattutto buoni consigli».
La procedura d’insolvenza per
i privati offre un salvagente,
ma è sempre troppo lunga,
dura in media sei anni, spesso
comporta la chiusura del conto corrente, non si può trovare
un nuovo appartamento se si
è stati sfrattati per morosità,
e si impedisce persino di avere un contratto per il cellulare.
Misure che equivalgono a una
condanna sociale.
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IL PAESAGGIO MEDITERRANEO STERILIZZÒ IN LUI OGNI TENTAZIONE DI ASTRATTISMO
In mostra ad Aix-en-Provence ottanta opere di Camoin,
pittore Fauve che fu amico del grande Paul Cézanne
DI
ANDREA BRENTA
O
ttanta tele, esposte nella
luce che gli era più familiare. Quella della Provenza.
Il Musée Granet di Aixen-Provence rende omaggio, fino
al prossimo 2 ottobre, a Charles
Camoin (1879-1965), pittore marsigliese, definito «il più impressionista dei Fauves» e che fu amico di
Cézanne.
Su incoraggiamento della madre,
nel 1898 Camoin si iscrisse alla
Scuola di Belle Arti di Parigi per
studiare sotto l’insegnamento di
Gustave Moreau, che però morì
poco dopo.
L’allievo in realtà era tutto fuoco e fiamme e nell’atelier incontrò
i suoi futuri «compari»: Matisse,
Manguin, Marquet. Insieme, essi
hanno «rubato» la gamma notturna
del verde, giallo, arancione, melanzana del vecchio maestro simbolista.
E insieme fecero scandalo al Salone d’autunno del 1905, quello della
«cage aux fauves» (la gabbia delle
bestie selvagge).
Un altro «choc» per Camoin arrivò
dal celebre mercante Vollard: nella galleria parigina in rue Laffitte
il pittore scoprì, in due esposizioni
consecutive, un centinaio di opere di
Cézanne. Si dissanguò per comprare
le Tre bagnanti. E nel 1901, ad Aix,
osò bussare alla porta del maestro.
A sorpresa, Cézanne, noto misantropo, si mostrò affabile. E Camoin
si abbeverò alla sua fonte.
Purtroppo però restano poche
opere di questi primi anni: in un
momento di depressione, l’artista ne
ha distrutte parecchie. Ma in quelle
sopravvissute «si può già notare la
sintesi tra Renoir e Cézanne, così
tipica dell’artista», osserva Claudine Grammont (la nipote di Camoin
che ha curato la mostra, insieme al
direttore del museo Granet, Bruno
Ely): Renoir per l’incarnato roseo e
i visi paffuti delle figure femminili.
Ma anche Monet, per i giochi ortogonali fatti di barche, alberi e merci sul Porto vecchio e sempre, sullo
sfondo, la «Bonne Mère», la basilica
di Notre-Dame-de-la-Garde di Marsiglia, fatta di cilindri, sfere e coni
rosa e malva.
E poi ci sono le vedute di Cassis,
Saint-Tropez e della Corsica. E
Tangeri, meta di un viaggio insieme a Matisse nel 1912. Il paesaggio
mediterraneo sterilizzò in lui ogni
tentazione di Astrattismo.
Ma il faro di Camoin rimase
sempre Cézanne: una foto del maestro, fatta da Émile Bernard,
restò a lungo appesa nell’atelier
parigino del pittore marsigliese,
in rue Lepic.
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Porto di Marsiglia (1904), olio su tela di Charles Camoin
Sabato 25 Giugno
Giugn 2016
PRIMO PIANO
PERISCOPIO
INTERVENTI
Brexit, Farage esulta: «Finalmente non dovremo più sorbirci l’inglese di Renzi».
Filippo Merli
Scenario inedito per l’Europa. Ora bisogna mettere a punto
risposte sbagliate nuove di zecca.
Claudio Cadei
Sarebbe troppo, forse
E se poi l’Inghilterra vince gli Europei di calcio?
Gianfranco Ferroni
Gli inglesi bloccano la Germania
Brexit: ancora una volta gli inglesi bloccano la Germania
alla conquista dell’Europa! Ora reazione a catena?
Manlio Chiericati
Con questi tizi non andiamo lontano
A me sembra che Brexit sia la soluzione logica dell’andazzo
Ue e che non può che finire nel modo in cui sta finendo.
Basta pensare che siamo passati da Adenauer, De Gasperi,
Schumann a Schultz, il kapò, Prodi, il ciclomane, Juncker, il
beone. Non c’è possibilità di speranza con quest’ultimi che
non hanno nemmeno stoffa sufficiente per dimettersi. E si
che io sono tuttora un europeista convinto.
Auguri. A tutti noi.
Santo Bressani Doldi
Il debito cresce di 50 mld l’anno
Nel 2013 il debito pubblico italiano era di 2.068 miliardi.
L’anno dopo, 2014, era salito a 2.134 miliardi (+66 miliardi!); nel 2015, a 2.169,9 (+35 miliardi!); nel febbraio 2016, a
2.214,9 (+45 miliardi!). In barba a tutte le dichiarazioni e
a tutte le slides e a tutti i twit e a tutti i telecomizi in stile
Kim-Iong-un, la realtà dei nostri conti pubblici è semplicemente disastrosa, se, nonostante le manovre, gl’incentivi,
le regalie, i sussidi, insomma le cure ricostituenti o pretese
tali del Governo, il debito pubblico cresce in media di circa
50 (cinquanta!) miliardi all’anno. La situazione della Repubblica è preagonica e prefallimentare.
Corrado Mistraletti
Più che un chirurgo serve uno psichiatra
Divertente la tragedia del grande atleta americano Bruce
Jenner, capofamiglia dei famosi Kardashian.Un maschione
di oltre due metri con spalle in proporzione, varie medaglie
d’oro in atletica a non so più quale olimpiade, tre volte
sposato e padre di quattro o cinque figli, a 65 anni decide di diventare donna. E lo diventa. Col nome di Caytlin,
appare in una valanga di shows con una faccia di donna,
tette di donna e tutto il resto da uomo. Poi si è pentito
e versando molte lacrime pubbliche, ha deciso di tornare
uomo. Questa gente, più che di un chirurgo, ha bisogno di
uno psichiatra.
Piera Graffer
Non rimpiango la camarille fiorentine
Ho in uggia le camarille, specialmente quando creano
quell’area grigia o buia dove i supposti ideali (di sinistra)
si danno la mano con gli interessi inconfessabili.
Sono nato e vissuto a Firenze, per cui le ho viste all’opera,
queste camarille: anziché la Fiat c’erano le piccole botteghe
professionali, le miserrime parcelle, quattro bilancini di
società miste, gli Orlando, la Fondiaria, il Pignone e poco
altro. E il Partitone. Non le rimpiango.
Gustavo Eisler von Terranova
Un grande piacere in tempo di crisi
Mi sono spesso chiesto perché metto una particolare cura
nel fare la doccia del mattino, quasi come se fosse l’ultima:
tutti impiegano 5 minuti, io 15. Non è perché pensi che potrei morire il giorno dopo, anche se certamente è possibile
che accada. Oppure potrebbe essere l’ultima doccia perché
dal giorno seguente, divenuto un barbone, avrei perso la
mia vita attuale e la possibilità di avere acqua calda a disposizione. Chi lo sa? È un momento storico talmente particolare, quello che stiamo vivendo, che non mi stupirebbe affatto
che accadesse. L’esperienza adolescenziale mi insegna che
uno dei segni distintivi della depressione è proprio l’apatia
verso la cura dell’igiene personale, quindi so che fino a che
la mattina desidero lavarmi accuratamente vuole dire che
non sono depresso. Sta di fatto che ho grande rispetto per
quello che ritengo sia un grande dono: poter passare un
quarto d’ora sotto l’acqua tiepida il mattino.
Alessandro Bersani
19
DI
PAOLO SIEPI
Da qualche tempo si notano delle lacune nella sua ignoranza. Sacha Guitry.
Gino&Michele, Anche le formiche nel loro
piccolo si incazzano. Baldini&Castoldi,
1995.
I soldi ben redistribuiti di ieri crearono
la middle class più florida di sempre, quelli
concentratissimi di oggi stanno producendo
la più miserabile. Riccardo Staglianò. ilvenerdì.
Il grande Achille Campanile aveva circonfuso le presentatrici
tv di incantevole huta
mour:
annunciatrici, «ragazze
m
che
ch hanno l’abilità di farsi la
fama
di serie, col sorridere a
fa
tutti»; Nicoletta Orsomando: «A dir le sue
virtù, basta un sorriso»;
Nives Zegna: «Sors
risotto alla milanese». Aldo Grasso, critico
televisivo. Sette.
La mia incriminazione ha
le radici nel disprezzo dell’individuo: nei paesi cattocomunisti e, sostanzialmente,
fascisti, questo è un incrocio
fra Sant’Uffizio, Hitler, Controriforma e Piedigrotta. Enzo
nzo Tortora,
Lettere a Francesca. Pacini
ni editore.
A vent’anni dalla globalizzazione, a otto
dall’inizio della crisi, imponenti masse di
consensi si sono ormai spostate dal sistema
all’antisistema, in qualunque modo sia incarnato, a destra o a sinistra. Curzio Maltese.
ilvenerdì.
La paura e la rabbia sono potenti combustibili elettorali. Ma bruciano in fretta
e lasciano solo cenere. Questo, un politico
responsabile, lo sa; o dovrebbe saperlo. La
tentazione di prendere scorciatoie, tuttavia,
è forte. Non da oggi. Circa un secolo fa l’Europa s’è inabissata perché milioni di persone, spaventate e confuse, hanno scelto la via
facile del populismo autoritario. Speriamo
non finisca allo stesso modo. Beppe Severgnini. Sette.
La legge che «punisce con
la reclusione da 2 a 6 anni
il negazionismo, cioè l’incitamento all’odio razziale fonm
dato in tutto o in parte sulla
da
negazione della Shoah o dei
ne
genocidio, dei crimini contro l’umacrimini di genocid
nità e dei crimini di guerra», si incista nella
già dubbia legge Mancino che punisce l’odio
razziale, dubbia perché l’odio è un sentimento
e come tale non è comprimibile per legge, ma
l’aggrava non solo perché prevede il reato di
negazionismo per chi nega l’Olocausto ebraico
ma anche più genericamente «i crimini di genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di
guerra». Sono norme chiaramente liberticide
che dovrebbero essere assolutamente estranee a una democrazia e appartengono invece
proprio a quei regimi totalitari che, con queste
norme, si vorrebbero combattere. Massimo
Fini, saggista. Il Fatto.
Ho sempre amato il Requiem di Mozart:
la musica più dolce e inflessibile, più soave
e misteriosa, più laica e soprannaturale che
io conosca. Borges sosteneva che noi moriamo ogni giorno, anzi, ogni momento, perché
continuamente vediamo per strada persone
che non vedremo mai più, continuamente
ascoltiamo discorsi che mai più ascolteremo, continuamente facciamo cose che mai
più rifaremo. Ogni giorno, dunque, abbiamo il bisogno di gestire il lutto di noi stessi.
Con il suo Requiem Mozart ce ne ha offerto
l’itinerario perfetto. Domenico De Masi,
sociologo. Sette.
Gli europeisti hanno tolto i confini fra gli
Stati, così si impone alla gente una falsa
percezione della realtà fisica affermando
che montagne, fiumi, mari non dividono i
territori, ma li uniscono. Il Mediterraneo è in
qualche modo il segno di questo dispotismo
allucinatorio: non separa, ma unisce. D’altra
parte è evidente che questa è un’idea strumentale alla creazione politica dei cosiddetti
«Paesi mediterranei» nei quali viene inclusa
l’Africa del Nord nella prospettiva che un
giorno faccia parte dell’Europa. Se, dicendo
che sono bagnati dal Mediterraneo, si riesce
a far credere che sono un tutt’uno anche i
popoli, l’allucinazione è completa. Ida Magli,
La dittatura europea. Rizzoli, 2010.
Corrado Guzzanti è nei
panni di Mario Bambea, un
pa
radical chic alle prese con il
ra
coatto Bizio, alter ego in cui si
co
è ssdoppiato dopo un misterioso incidente d’auto. Se Bambea va ai convegni
convegn di Bobbio, Bizio va a escort
Virginia Raffaele) e, poiché di
(la statuaria Vir
corpo ce ne è uno solo, anche l’intellettuale
ssi ritrova a letto con la escort. Bizio leggerà
Bobbio? Intanto usa una poetessa romena
B
ccome badante e spalla comica. Schizofrenia al potere. Corrado Guzzanti, comico
n
(Malcom Pagani). Il Fatto.
(M
Purtroppo non ho conosciuto personalmente Leonardo Sciascia (che pure ho letto con
grande passione) e purtroppo non è il solo
g
che ho mancato. Vorrei conoscere Andrea
Camilleri. Ho cercato di leggere i suoi libri
in italiano, ma il dialetto li rende difficili,
mentre nelle traduzioni francesi credo si perda gran parte del gusto. Per questo spero di
incontrarlo. Ben Jelloun, scrittore arabo
francese (Andrea Nicastro). Corsera.
Mio padre frequentava i
massimi dirigenti del Pci.
Venivano talvolta anche a
cena: Scoccimarro, Amendola, Togliatti. Papà ci imponeva il silenzio. Vedevamo
questi monumenti sedere a tavola con un
certo disagio. Come se non fossero
ossero abituati
alla mondanità. Tanta familiarità non deve
sorprendere. I Marchini avevano contribuito
alle sorti finanziarie del Pci: donato il palazzo delle Botteghe Oscure. Mio padre era tra
quelli che avevano firmato l’atto fondativo
dell’Unità. Simona Marchini, attrice (Antonio Gnoli). la Repubblica.
Le suonerie (anche quelle telefoniche) sono
sempre un richiamo, una notifica di qualcosa.
Svolgono il ruolo che avevano e in certi casi
hanno ancora le campane. Quelle che annunciano messa, matrimoni o funerali, quelle che
in tempi antichi avvertivano delle pestilenze,
dei pericoli, delle incursioni dei pirati. Rocco
Cotroneo. Scrittore. Sette.
Quando non c’erano le automobili il Papa si
spostava in carrozza, e i cavalli cacavano. Poiché era disdicevole che il passaggio del Papa
lasciasse certe tracce, la carrozza era seguita a
breve distanza da una carretta su cui stavano
quattro spazzini, che si occupavano di rimuovere immediatamente e nella massima discrezione il tutto. A questo sevizio era preposto un
nobile, che seguiva in carrozzella la carretta
per accertarsi che tutto fosse stato eseguito
alla perfezione e che la strada rimanesse assolutamente pulita. La qualifica ufficiale di
questo nobile era «Scopatore segreto di Sua
Santità». Nino Marino. ilvenerdì.
Mi sento libera e non penso di aver rinunciato mai a niente. Sono decisamente
anarchica e non ho padroni. Non li ho mai
avuti, neanche quando sembrava che ci fossero. Isabella Ferrari, attrice (Malcom
Pagani). Il Fatto.
Pa
I classici, più sono antichi
più sono moderni. Roberto
pi
Gervaso. il Messaggero.
G
© Riproduzione riservata
Anno 25 - Numero 151 - € 0,80
DAL
Marketing
Oggi
M ILANO
27 GIUGNO AL 3 LUGLIO
Sabato 25 Giugno
g 2016
P ER UNA SETTIM
MANA
POTRETE
SCOPRIRE
E,
VEDERE ,
PROVARE
E
TUTTO IL DIGITA
DIGITALE
IL QUOTIDIANO DEI PROFESSIONISTI
ESSIONISTI DI MARKETING, MEDIA E PUBBLICITÀ
Da lunedì 27 giugno, Class Digital Experience Week,
Week la prima settimana dell’innovazione
Milano maxi laboratorio digitale
Mostre, eventi, conferenze e attività fino al 3 luglio
DI
GIAN MARCO GIURA
C
lass Digital Experience Week (organizzata da Class
Editori), è un’occasione unica per toccare con
mano quanto il digitale fa
e può fare per migliorare la
vita di noi tutti, dalle attività
lavorative a ogni singolo dettaglio del nostro quotidiano,
in ogni ambiente e in tutte le
attività in cui ci esprimiamo
ogni giorno: lavoro, famiglia,
vita sociale, sport, studio,
divertimento. Per la prima
volta, infatti, una città intera
apre le sue porte al digitale,
rendendo possibile il contatto e l’esperienza diretta fra i
cittadini e coloro che creano
la tecnologia digitale e con
questa danno vita al nuovo
mondo di oggi e di domani.
Da lunedì 27 giugno a domenica 3 luglio, Milano si
trasforma in un grande teatro-laboratorio, in cui enti,
università, grandi aziende,
piccole start-up, ricercatori
di fama internazionale, realtà poco conosciute al grande
pubblico, centri di ricerca,
consentono ai cittadini di vedere, capire e provare le infinite possibilità offerte dalla
rivoluzione digitale, con un
calendario di conferenze,
mostre, seminari, prove pratiche quotidiane aperte gratuitamente al pubblico (tutte
le informazioni sono sul sito
www.classdigitalweek.it).
La cerimonia di inaugurazione sarà lunedì 27 giugno
alle ore 9 nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di
Milano. Il Prof Mario Rasetti
(ISI Foundation - President),
Ciro Cattuto ISI Foundation - Director of Science) e
Alessandro Vespignani (ISI
Foundation - Chair of the
Science Board & Notheastern University Boston)
affronteranno uno dei temi
più importanti oggi, che i
dati compongono il ritratto
della vita di ogni giorno: “Big
Data. Salute, Economia, Clima e Sicurezza. Come usare
gli Algoritmi per migliorare
la Qualità della Vita”.
A Palazzo dei Giureconsulti (piazza dei Mercanti
2) si terrà la mostra “Class
Digital Experience Week Digiland. Casa, lavoro, e
gioco nell’estremo presente”,
a cura dell’architetto Italo
La tecnologia, impulso per le aziende
DI
GIULIANO DARA
Alle aziende e ai professionisti che
vogliano misurare e far crescere il
loro livello di utilizzo della tecnologia, è dedicato «Impulso Digitale - L’innovazione al centro di un
business in anticipo sul futuro»,
il primo grande evento italiano
di questo tenore, che si terrà al
Vodafone Theatre di Milano (via
Lorenteggio 240) lunedì 27 giugno
alle ore 15.00. Esperti del settore e aziende saliranno sul palco
per condividere le loro esperienze con i presenti, con l’obiettivo
di aiutarli a rispondere ad alcune
fra le domande più importanti che
un imprenditore e un professioniRota,
Rota autore fra gli altri del
Museo del 900 di Milano, del
Museo d’Orsay a Parigi, del
Padiglione del vino all’Expo.
La mostra abbraccia alcuni
degli ambiti più interessanti del mondo digitale in un
percorso che ne racconta lo
sviluppo e le potenzialità.
Tre le sezioni in cui si articola: D.N.O. - Digital native
Objects, in cui sono protagonisti stampanti 3D, sculture parametriche, lampade
dalle forme complesse, abiti
prodotti direttamente da file
digitali e alimentati da tecnologie smart, cibi stampati
in 3D, come la pasta in forme
personalizzate.
ART-CADE è dedicata al
mondo dei video giochi, di
cui Milano è una delle capitali europee in un mercato
che, nonostante la crisi economica, produce fatturati in
crescita e posti di lavoro. Tra
gli altri motivi di interesse,
i visitatori potranno provare dal vivo e gratuitamente
sta si pongono oggi, davanti alla
rivoluzione tecnologica: quanto è
digitale il mio business? Come posso rendere più produttiva la mia
azienda? Come rendere sicura la
mia attività?
Interverranno, fra gli altri, Alberto
Baban (vicepresidente e presidente,
Piccola Industria), Paolo Barbara
(direttore organizzazione e sistemi
informativi, Bindi), Flavio Beretta
(general manager, Quant Italia),
Andrea Casalini (chief executive offi cer, Eataly net), Domenico
Ciccarelli (responsabile commercial operation, Aurora Biofarma),
Manlio Costantini (direttore enterprise, Vodafone Italia), Elisabetta
Cozzi (co-fondatrice, Fratelli Coz-
Valentino Rossi The Game,
Game
alias MotoGP 16, il gioco prodotto da Milestone e dedicato
al ventennale della carriera
motociclistica del campione.
Arricchisce l’esperienza, Life.
Augmented - STMicroelectronics e gli oggetti intelligenti di oggi e di domani una
galleria di alcuni prodotti
che possono esemplificare le
tante nuove applicazioni rea-
zi), Francesco Morace (presidente,
Future Concept Lab). La partecipazione all’evento, che sarà moderato
da Andrea Cabrini (direttore, Class
CNBC), è gratuita previa registrazione sul sito di Impulso Digitale
(www.impulsodigitale.it).
Nell’occasione, Vodafone presenterà «Ready Business Index», un test
di autovalutazione, personalizzato
in base al settore e alla dimensione aziendale, attraverso il quale è
possibile misurare i «gap digitali» e
fornire uno spaccato più dettagliato «della propria alfabetizzazione
digitale», anche in relazione ad
altre aziende dello stesso settore
merceologico.
lizzate nell’ambito dell’Internet of Things (Internet degli
oggetti intelligenti) e dello
Smart Driving.(guida intelligente), Le
applicazioni
sono suddivise in cinque
aree che corrispondono
alle cinque
aree di focalizzazione
di STMicroelectronics:
smart things,
smart home,
smart industry, smart
city e smart
driving.
Protagoniste di Class Digital Experience Week le principali università, la Bocconi, l’Università
Milano - Bicocca, l’Università Cattolica, l’Università
degli Studi di Milano, il Politecnico, l’Università Statale.
Ogni giorno in programma
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laboratori incontri,
laboratori,
incontri eventi,
eventi
che affrontano alcuni tra gli
argomenti più interessanti,
in un viaggio che non conosce
confini, dall’intelligenza artificiale alla realtà virtuale per
la riabilitazione, all’informatica musicale.
Molti i momenti organizzati da aziende leader
nei loro settori, fra cui per
esempio Young & Rubicam,
Ibm, Ogilvy & Mother, The
Fablab, che condividono la
loro expertise, consentendo
ai visitatori di entrare nei
loro mondi, toccando con
mano l’innovazione.
Venerdì 1° luglio la cerimonia di chiusura nell’Auditorium Testori di Palazzo
Lombardia, con la conferenza dedicata al tema, «Intelligenza artificiale - robotica
e genetica, una sfida al futuro», con gli interventi di
Francesca Rossi, Roberto
Cingolani, Stefano Gustincich e Alessandro Curioni.
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Sabato 25 Giugno 2016
2
MARKETING
21
L’outlet online a quota 405 mln di fatturato. Proposte personalizzate per chi usa la app
Privalia, mobile caccia-offerte
Le vendite da cellulare al 65%, superato il pc fi sso
DI
IRENE GREGUOLI VENINI
P
rivalia investe sempre più nel mobile,
e soprattutto nelle
app, con campagne e
promozioni dedicate e personalizzate in base al comportamento degli utenti. In Italia,
infatti, quasi l’80% del traffico sull’outlet online di moda,
che nel 2015 globalmente ha
registrato un fatturato di 405
milioni di euro netti, passa
attraverso dispositivi come
smartphone e tablet, su cui
avvengono il 60-65% delle
vendite. Gli ambiti su cui si
sta puntando in modo particolare in questo momento sono
i prodotti per bambini, sia abbigliamento sia giocattoli, e il
mondo della casa con mobili e
oggettistica.
«Abbiamo una strategia
mobile a 360 gradi, che racchiude oltre il 50% dei nostri
investimenti di marketing con
l’obiettivo di incrementare il
numero di download per le
nostre applicazioni, che sono
disponibili per tutte le piattaforme, e per avere utenti
attivi», spiega Anna Maria
Mazzini, marketing & communication manager della
filiale italiana di Privalia
(presente anche in Spagna,
Brasile e Messico). «Abbiamo
un piano di comunicazione e
promozionale dedicato con
prevendite e campagne per
chi usa il mobile, e a seconda
del profilo e dell’attività del
cliente mostriamo messaggi
promozionali e contenuti ad
hoc mentre naviga
nella app, anche
in base ai comportamenti in
tempo reale. In
Italia quasi l’80%
del nostro traffico
è fatto da mobile:
di questo l’80% è
fatto dall’app e il
20% dalla navigazione, e corrisponde a un 6065% di vendite,
superando il pc
fisso».
L’outlet online
di moda e lifestyle, nato a Barcellona nel 2006
per mano di Lucas Carné e
José Manuel Villanueva e
da aprile di quest’anno parte
del gruppo francese Venteprivee.com, a livello globale ha
chiuso il 2015 con una crescita
del 23% rispetto al 2014; i profitti sono aumentati rispetto
all’anno precedente, raggiungendo quasi 25 milioni di euro
(6,4%) di ebitda.
L’utile netto
di eserci-
zio si attesta a 11 milioni di
euro.
«Le nostre app hanno registrato 13 milioni di download
nel mondo, per cui le curiamo
molto e stiamo introducendo
funzionalità per monitorare
meglio il comportamento degli
utenti», continua la manager.
«Per quanto riguarda i social
network, su Facebook abbiamo una fan page molto importante, cui dedichiamo vendite
in esclusiva di alcuni marchi.
Altri profili importanti sono
Instagram e Twitter. Poi abbiamo strategie focalizzate
su ambiti specifici che presentano opportunità di crescita ancora più accelerate:
per esempio, abbiamo una
pagina dedicata ai prodotti per bambini».
Il pubblico delle
mamme rappresenta infatti
una fetta importante per
Privalia: nel
Anna Maria
2015 sono
Mazzini
stati acquistati 650
mila pezzi,
tra abbigliamento e giochi
per bambini e puericultura,
che hanno consentito di raggiungere un +20% nel fatturato rispetto al 2014.
Stando ai dati raccolti da
Privalia Watch, un laboratorio
di ricerche e analisi di mercato condotto su un campione
rappresentativo di clienti, le
mamme italiane non rinunciano allo shopping online sia
perché in rete è molto facile
trovare offerte e promozioni
(per il 51% delle intervistate),
sia per ottimizzare il tempo a
disposizione (36,8%).
Il 70% dichiara di spendere
principalmente per i propri
figli. I prodotti che trainano
gli acquisti in quest’ambito
risultano essere l’abbigliamento, i giocattoli e le calzature, con una selezione effettuata soprattutto in base al
marchio, importante fattore
di scelta per il 40% delle intervistate.
Un altro mondo rilevante
è quello dell’arredamento e
dell’oggettistica per la casa,
cui è dedicata una sezione.
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Lepore Mare, festeggia
20 anni di crescita
* compreso il prezzo del quotidiano
L’EVOLUZIONE DI
IN EDICOLA a soli € 4,00
è un magazine
www.classabbonamenti.com
La Lepore Mare, tra le aziende leader a livello nazionale nel mondo ittico, ha festeggiato nei giorni scorsi gli
ultimi vent’anni di successi dagli esordi fino a diventare
una società per azioni. Seconda azienda di Fasano, con
circa 70 milioni di fatturato di gruppo, ha l’obiettivo di
continuare a crescere. La convention celebrativa ha visto come protagonisti i collaboratori e le loro famiglie
«perché il successo della Lepore Mare sono loro», spiega
Gianni Lepore. «In questi 20 anni siamo cambiati davvero
tanto», ha detto durante l’incontro Lepore, «vi ricordate
come eravamo vent’anni
fa, quando vendevamo il
pesce per strada a Savelletri? Oggi abbiamo due
sedi a Fasano, una a PorGianni to Viro, una ad Acireale
Lepore con quote di mercato che
sono diventate importantissime fino a diventare
una società per azioni.
Vent’anni fa c’erano solo
16 dipendenti, oggi 130
famiglie compongono la
grande famiglia del Gruppo Lepore. E infine, importiamo da tutto il mondo: da
qualsiasi posto in cui c’è il mare noi selezioniamo il meglio. La Lepore Mare è andata quasi controcorrente. Dei
veri e propri passi da gigante quando altre aziende purtroppo vivevano e vivono momenti di grande difficoltà.
Abbiamo continuato a crescere, abbiamo investito su di
voi e, cosa assai importante, abbiamo negli anni percepito
quando era necessario cambiare per adeguarci alle nuove
esigenze del mercato. Anche oggi stiamo mettendo in atto
un cambiamento che, questa volta, deve essere ancora
più forte, importante e condiviso da tutti».
E del cambiamento ha parlato anche il consulente
dell’azienda Giuseppe Trevissoi. «La Lepore Mare ha
fatto dei passi da gigante, è cresciuta velocemente: da
qui la necessità del cambiamento, di un cambiamento
che deve coinvolgere tutti i collaboratori. Crescere non
basta», ha proseguito Trevissoi, «bisogna adeguarsi alle
nuove necessità, alle nuove richieste che vengono dal
mercato sempre più esigente».
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22
Sabato 25 Giugno 2016
MEDIA
Le filiali tricolori: Twitter quadruplica i ricavi, Facebook +19%, Google +20%
Giganti web, crescita in Italia
Nella Penisola fatturati 77 mln su 1,62 mld di affari generati
DI
CLAUDIO PLAZZOTTA
T
Ricavi:
65,6 milioni +20%
Ricavi:
3,9 milioni +254,5%
Stime business:
1,2 miliardi
Stime business:
70 milioni
sempre lo stesso: le società
in Italia svolgono attività di
ricerca, sviluppo marketing
e supporto alla vendita dei
servizi e della pubblicità a
favore di società di comodo con sede in Irlanda, in
capo alle quali viene invece girato il reale fatturato.
Twitter Italia è controllata
direttamente da Twitter
International company Ireland; Facebook Italy fornisce
supporto a Facebook Ireland
ltd ma è controllata da Facebook Inc nel Delaware (Usa);
Google Italy, invece, opera a
Ricavi:
7,5 milioni +19%
Stime business:
350 milioni
favore di Google Ireland ltd
(63 dei 65 mln complessivi)
e Google Inc (due milioni)
ma è controllata da Google
International llc (Usa).
Comunque, Twitter, con
6,4 milioni di utenti attivi in
Italia,
Italia chiude il 2015 con un
utile di 179 mila euro (era di
33 mila nel 2014), pagando
imposte pari a 113 mila euro
(49 mila nel 2014). La società italiana ha 17 dipendenti
(13 quadri e tre impiegati) e
ha pagato 1,5 mln di euro in
salari (490 mila nel 2014).
Facebook Italia, invece,
con 28 milioni di utenti attivi (e nove milioni su Instagram), archivia un esercizio
2
2015
con un utile di 349 mila
e
euro (284 mila nel 2014) e
paga imposte per 203 mila
p
euro (305 mila nel 2014).
e
Infine Google Italia (27 milioni di clienti attivi su Youtube) ha utili 2015 pari a 3,5
milioni (1,8 mln nel 2014) e
versa allo stato italiano imposte per 2,2 milioni (2,1 mln
nel 2014). Spende 25 milioni
di euro in salari e stipendi
(22,9 mln nel 2014) per i suoi
192 dipendenti (14 in più sul
2014) composti da 38 dirigenti, 73 quadri e 81 impiegati.
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M CO
ila M
no IN
lu G
gl S
io O
20 ON
16
witter Italia ha quasi
quadruplicato i ricavi nel 2015 rispetto
all’anno precedente,
passando da 1,1 a 3,9 milioni
di euro. Pure Facebook Italy
è cresciuto, ma a ritmi più
contenuti, del 19%, raggiungendo quota 7,5 milioni. E
l’altro grande, grandissimo
fratello del web, ovvero Google Italy, nel 2015 è salito
a 65,6 milioni di euro di ricavi, con un +20% sul 2015.
Peccato che i dati, tratti dai
bilanci societari dei due social network e del motore di
ricerca per eccellenza, non
rappresentino l’effettivo
giro di affari di questi colossi sulla Penisola: il business
di Google ammonta, infatti,
secondo stime, a 1,2 miliardi
di euro; quello di Facebook
si avvicina ai 350 milioni;
e quello di Twitter sarebbe
oltre i 70 milioni di euro.
Quindi 1,62 mld di euro in
affari, ma solo 77 milioni
di euro sui quali pagare 2,5
mln di tasse. Lo schema è
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L UNEDÌ 27 GIUGNO A DOMENICA 3 LUGLIO 2016
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PROGRAMMA
Apertura dei lavori
Dott. Gabriele CAPOLINO, Direttore ed Editore Associato MF- Milano Finanza
Le sfide e le criticità delle Imprese di Famiglia. La situazione attuale.
Prof. Claudio DEVECCHI, Direttore Scientifico, Cerif - Centro di Ricerca sulle Imprese di Famiglia
e Professore Ordinario di Strategia e Politica Aziendale, Università Cattolica del Sacro Cuore
Le strategie di crescita in un’impresa di famiglia
Dott. Alberto DOSSI, Presidente, Gruppo Sapio
Quali elementi di successo nel passaggio generazionale: parla il giovane erede
Dott. Egidio ALAGIA, Business Developer, Progetto Druantia - Azienda Agricola Alagia Biagio
e Presidente Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Alto Milanese
Uno strumento innovativo di capital market: la quotazione in Borsa per le Imprese di Famiglia
Dott. Fulvio DEGRASSI, Director, Demetra Corporate Advisors Ltd. Malta
Strategie, approcci e strumenti per gestire la successione nelle imprese familiari
Dott.ssa Silvia RIMOLDI, Partner KPMG e Head of Family Business
Domande e risposte
Chiusura dei lavori a cura di Gabriele CAPOLINO
Con la partecipazione di
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32
Sabato 25 Giugno 2016
MEDIA
Giudicato «non congruo» il prezzo dell’ops post rilancio
Rcs ri-boccia Cairo
Nuovo piano strategico senza appeal
la proposta di 0,7 euro per azione Rcs (rilancio non ancora arl cda di Rcs boccia nuova- rivato quando questo giornale
mente l’offerta di Urbano è andato in stampa).
Il cda del gruppo editoriale
Cairo per il controllo del
gruppo del Corriere della milanese non solo ha bocciato
Sera. Il rilancio presentato corrispettivo e piano industriale ma in aggiunta
dall’editore alesha respinto, punto
sandrino venerdì
per punto, gli altri
scorso (a 0,16 azioprincipali pilastri
ni Cairo per titolo
dell’ops. A propoRcs) non ha mosito della fusione
dificato il giudizio
Rcs+Cairo Comdel board, che ha
munication, pesa
definito «non conil suo «orizzonte
gruo» il corrispettemporale molto
tivo incrementato
ampio, la mancata
dell’offerta pubbliprospettazione
di
ca di scambio (ops)
Urbano Cairo
un range di cone, anche dal punto
di vista industriale, ha sottoli- cambio indicativo e l’incertezza
neato che «il supplemento non rispetto all’avvio della fusione».
contiene elementi di novità Definisce poi «incerto il valore
rispetto a quanto già ripor- delle partecipazioni rivenienti»
tato», come ha reso noto ieri con rischio di diluizione per i
sera la stessa azienda guidata soci Rcs nell’ambito dell’eserdall’a.d. Laura Cioli. Giudizio cizio della delega alla ricapiche arriva mentre è attesa la talizzazione di Cairo Commucontromossa certa della cor- nication, «non essendo noto il
data concorrente di Andrea prezzo delle eventuali nuove
Bonomi, per rilanciare l’opa azioni». Inoltre «l’eventuale
(offerta pubblica di acquisto) distribuzione di un dividendo
dopo che Cairo ha pareggiato straordinario agli azionisti di
DI
I
MARCO A. CAPISANI
LA VIGNETTA DEL GIORNO
Cairo Communication non
rappresenta alcuna modifica
o miglioramento dei contenuti
dell’ops», anzi «il prospettato
dividendo potrebbe sostenere
il valore delle azioni Cairo, migliorando il cambio implicito».
Infine, il voto maggiorato prospettato da Cairo «può rappresentare uno strumento di rafforzamento della posizione dei
soci di controllo, peraltro, in
assenza di un corrispondente
investimento economico da
parte dei soci di controllo».
Nel giorno della Brexit
(che peraltro compare sia nel
prospetto Cairo sia in quello
Bonomi come evento eccezionale che può far decadere
entrambe le offerte), l’ops di
Cairo ha raccolto 18.566 adesioni per un totale di 72.320
titoli (0,01386%). All’opa di
Bonomi sono state apportate 1.811 azioni, 25.996 titoli
in tutto (0,006436%). Ieri il
titolo Cairo Communication
ha chiuso a -3,58% a 4,252
euro, quello di Rcs a -2,87%
a quota 0,762 euro (sopra i
livelli di ops e opa).
CHESSIDICE IN VIALE DELL’EDITORIA
Mediaset, il titolo media
più colpito dalla Brexit.
Calo del 17,17% per le azioni
del Biscione a 3,252 euro
nella giornata in cui le Borse
hanno accusato il colpo del
referendum inglese a favore
dell’uscita dall’Unione Europea. Fra gli altri titoli del
comparto media, Espresso
è sceso del 10,04% a 0,735
euro, Mondadori del 7,12 a
0,965 euro, Rcs e Cairo (si
veda l’articolo in pagina)
rispettivamente a -2,87%
(0,762 euro) e -3,58% (4,252
euro).
Mtv Music al debutto da
luglio. Mtv arricchisce la
sua offerta tv dal 1° luglio
con Mtv Music, canale su
Sky al numero 708. Parlerà
di classifiche, nuove proposte
musicali e di tutto ciò che fa
tendenza, dai teen idol alle
star affermate.
Quinta Colonna chiude
la stagione al 6% di share. Si è chiusa la stagione di
Quinta Colonna, il settimanale di Retequattro condotto
da Paolo Del Debbio: da settembre scorso a giugno 2016
ha raggiunto la leadership
tra i talk show politici in
prima serata con una share
del 6% sul pubblico totale
(1.246.000 spettatori). Quin-
ta Colonna tornerà in prima
serata su Retequattro, per il
quinto anno, da settembre.
Coppa Davis, Italia-Argentina sulla Rai. Dal
15 al 17 luglio, a Pesaro, si
disputerà il match di Coppa
Davis tra Italia e Argentina
valido per i quarti di finale
del World Group 2016. La
sfida di tennis andrà in
onda in diretta esclusiva
su Rai Radio1, la radio
ufficiale dell’evento, e Rai
Sport2. Rai Pubblicità la
promuoverà con un’offerta
commerciale ad hoc.
Rai, Grignani e Nepote
nuovi direttori dei centri
di produzione a Milano
e Torino. Pietro Grignani
e Roberto Nepote sono stati
nominati dalla direzione
generale di Viale Mazzini.
Grignani ha diretto il centro
di produzione torinese, Nepote ha diretto Rai Gold, che
riunisce i canali Rai Movie,
Rai Premium, Rai4 e Rai
World Premium.
Tv, K2 lancia il sequel di
Jeeg Robot d’acciaio. Su
K2 da oggi alle 20.20 arriva
Shin Jeeg - Robot d’acciaio,
serie di anime realizzata da
Go Nagai, sequel di Jeeg
Robot d’acciaio.
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IL PUNTO DI MAURO MASI*
Pirateria: meglio le norme, manca cultura
L’editoria in Piazza Affari
Indice
Chiusura
Var. %
Var. % 30/12/15
FTSE IT ALL SHARE 17.324,78
FTSE IT MEDIA
11.542,53
-11,75
-13,60
-25,44
-14,48
Titolo
Rif.
Var.
%
Var. %
30/12/15
Capitaliz.
(mln €)
Cairo Communication
4,2520
Caltagirone Editore
0,8200
-3,58
-6,96
333,1
-5,75
-18,00
Class Editori
102,5
0,3590
-9,57
-48,35
33,9
Espresso
0,7350
-10,04
-27,37
302,8
Il Sole 24 Ore
0,4966
-3,85
-23,01
21,5
Italiaonline
2,1520
-10,33
-30,58
246,9
Mediaset
3,2520
-17,17
-15,14
3.841,4
Mondadori
0,9650
-7,12
-7,12
252,3
Monrif
0,1640
-11,11
-37,90
24,6
Poligrafici Editoriale
0,1595
-10,69
-37,18
21,1
Rcs Mediagroup
0,7620
-2,87
22,80
397,7
Nel suo bel libro sulla pirateria digitale
ne usano meno) la pirateria dei supporti
(Pirateria, da Gutenberg a Google) Adrian
tradizionali (cd, dvd). Secondo fonti Siae,
Johns dell’Università di Chicago racconin Italia il mercato musicale piratato suta tra l’altro il caso della Nec, l’industria
pera ormai, e consistentemente, quello
giapponese che nella metà dello scorso
legale. Mentre secondo l’analisi di Bsa
decennio scoprì quasi per caso l’esistenza
(Business software alliance) il rapporto
non solo di falsificazioni dei propri protra il software pirata e quello legale è pari
dotti elettronici, ma di una vera e propria
al 49%. Peggio di noi in Europa, solo la
industria parallela illegale che piratava
Grecia (58%) mentre la media europea si
la stessa azienda, firmando accordi con
aggira intorno al 33% circa.
altre aziende, con enti, facendo
Principalmente per
promozione e così via.
questi motivi l’Italia è
Un caso clamoroso e limite
stata inserita per oltre un
ma che ha dato vita al «brand
ventennio nella lista nera
jacking», il furto del brand, una
(watch list) del governo
nuova tendenza della pirateUsa relativa ai paesi in
ria digitale, insieme a quelle
cui non è garantito (o non
già note dell’«hacking» e del
è garantito a sufficienza)
«pharming». La pirateria mulil copyright /diritto d’autimediale rappresenta un fenotore. L’Italia è finalmente
meno complesso e, nell’ultimo
uscita dalla lista dei catdecennio, in costante crescita.
tivi nella primavera del
Le motivazioni sono molteplici
2014 grazie soprattutto
e articolate ma il concetto di fonall’entrata in vigore del
do resta quello per cui le nuove
Regolamento Agcom che
Mauro Masi
idee, le nuove opere sono in getutela il diritto d’autore
nere molto costose da realizzare ma molsulla rete ma anche grazie a un lavoro di
to a buon mercato da copiare. I costi fissi
costante cucitura di rapporti con il mondo
delle produzioni di nuove conoscenze sono
del business e delle autorità Usa svolto
di regola molto alti: un film può costare
nel tempo dalle istituzioni italiane. Negli
centinaia di milioni di dollari, la scoperta
ultimi due anni l’impegno delle autorità
e la realizzazione di un nuovo farmaco può
italiane contro la pirateria è continuato
costare miliardi di euro. Piratare questi
con risultati molto signifi cativi; quello
prodotti costa, invece, solitamente molto
che continua a mancare è la percezione
poco e permette di conseguire guadagni
nella nostra opinione pubblica che la
elevati ed immediati a fronte di un rischio
pirateria multimediale sia un grande
giudiziario molto basso (sia per le penaproblema e non un fenomeno tra l’irrilità previste sia, soprattutto, per quelle
levante e il pittoresco. Ma questo, come
comminate).
ben sanno i lettori di questa rubrica, è un
L’Italia, si è detto più volte in questa
altro discorso.
rubrica, è considerata un paese ad alto
* delegato italiano
rischio di pirateria multimediale. Con
alla Proprietà intellettuale
due settori più critici: la musica e il sofCONTATTI: [email protected]
tware mentre è diminuita (ma perché se
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Sabato 25 Giugno 2016
MEDIA
33
3
Il fondatore del Nouvel Observateur rileva da un fallimento Historia e La Recherche
Perdriel compra altri 2 giornali
L’editore 90enne: penso a mia moglie che ha 45 anni di meno
da Parigi
GIUSEPPE CORSENTINO
A
novant’anni suonati, la stessa età del
«fondatore» Eugenio
Scalfari, Claude
Perdriel, l’inventore (con
Jean Daniel) del Nouvel
Observateur (ora Obs), e di
tante altre testate, come le
Matin de Paris che negli anni
70 faceva quasi concorrenza
a Le Monde, personaggio di
gran fascino e di grande talento editoriale, due mogli
e sei figli, pilota sportivo e
skipper nei suoi anni belli,
amico personale di François
Mitterrand e di tutti i leader socialisti dell’epoca, ne ha
messo a segno un’altra.
Ha appena rilevato dal
fallimento (e quindi per pochi soldi) due mensili specializzati, Historia (che si
occupa, appunto di storia) e
La Recherche, mensile di divulgazione scientifica, e ora
si prepara a inserirli nel suo
piccolo gruppo editoriale che
pubblica Challenge’s, l’unico
settimanale di economia (185
mila copie dichiarate) famoso
per la sua lista dei miliardari francesi, e Science&Avenir,
concorrente di Science&Vie
del gruppo Mondadori.
«Debbo pensare al futuro di mia moglie, che ha 45
anni meno di me», scherza
Pedriel, «optimiste invétéré»
come lo ha definito Le Monde
ricostruendo un paio d’anni fa
la vita avventurosa di questo
imprenditore
ore instancabile
proprio
nei giorni
in cui cedeva (per
13 milioni
di euro) la
sua creatura più
amata, il
settimanale Nouvel
Observateur, al trio
Bnp (così li
chiamano
qui a Parigi: Bergé-Niel-Pigasse),
el-Pigasse), nuovi
e rampanti azionisti di maggioranza di Le Monde.
Il piano di Perdriel per i
dell’economia di Challenge’s, che, pur non
avendo concorrenti,
Claude Perdriel
non sta attraversando
nuovi
nu arrivati è sem- un buon periodo: perde circa
plice
e si basa tutto un milione di euro e l’obietpl
sulle
sinergie: La tivo di Perdriel è di portarlo
su
Recherche,
per dire, a break-even nel 2017 (dopo
R
lavorerà
insieme essere, comunque, riuscito a
la
con
co Science&Avenir dimezzarne le perdite che nel
e così ridurrà i suoi 2015 erano al pericoloso livelcosti, mentre
ment le competenze lo di 2,6 milioni).
dei redattori di Historia poIn ogni caso, il novantenne
trebbero venire utili anche per più tosto tra gli editori franceapprofondire la narrazione si non vuole chiedere un plan
Per Now Tv di Sky festa in bianco,
fra volti di Gomorra e webstar
DI
CLAUDIO PLAZZOTTA
Giovedì sera, negli spazi postindustriali dell’ex stabilimento delle Cristallerie
Livellara, a Milano zona Bovisa, della
Brexit sembrava non importare nulla a
nessuno. La preoccupazione massima era
trovare il panino con la puccia, l’hot dog,
i pop corn, gli spumoni, le caramelle, i
gelati, gli alcolici e gli analcolici messi
gentilmente a disposizione da Sky Italia
per il lancio del nuovo servizio di pay
tv in streaming Now Tv. Bellissima location, allestimenti
d’effetto con laser
e fari, e una grande band italiana
di funk, jazz, alternative rock, i
Calibro 35.
Tutti in bianco
(era il dress code
della festa) Andrea Zappia, a.d. di
Sky Italia, Andrea
Scrosati, vicepresidente esecutivo
programming, Jacques Raynaud, vicepresidente esecutivo dei canali
sportivi e di Sky
media (francese
che però avrebbe
indossato volentieri anche la maglia
bianca della Germania, a rivendicare le
sue origini tedesche). E ospiti in ammirazione di Diletta Leotta, la conduttrice di
Sky Sport che fa perdere la testa ai tifosi
di calcio quando indossa, come ieri sera,
attillatissimi pantaloni bianchi. Certo, lo
shock era notevole quando di fianco a cotanta grazia ti ritrovavi Scianel (Cristina
Donadio), Malammore (Fabio De Caro)
e Conte (Marco Palvetti), tre cattivissimi della serie tv Gomorra. O la panza di
Jake La Furia dei Club Dogo.
Parterre, comunque, molto giovane
(d’altronde l’offerta Now tv è rivolta a
quel target), con blogger e webstar alla
Tess Masazza.
Il conduttore tv e radio Federico Russo
arriva con Marisa Passera di Radio Deejay e, sul tardi, danno una occhiata al
party pure Joe Bastianich e la dj Giulia
Salvi di Virgin radio.
Si mangia, si beve, si balla, si fa festa,
Un momento della festa
Sky alle Cristallerie
Livellara di Milano
ci si lascia accompagnare su una passerella che porta a tre set fotografici dove
realizzare book personalizzati, e si esce
dal tunnel di laser e luci attraverso uno
scivolo arancione che sbuca proprio in
mezzo al cortile. Sky Italia è controllata
da Sky plc, Londra. Capitale che stava
ancora nella Ue mentre gli Spazio Petardo cominciavano il dj set.
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so
social,
ricorrere alla cassa
integrazione, per ridurre di
in
una dozzina i suoi 60 gioru
nalisti. Semmai, chiederà a
n
qualcuno
di dimettersi, voqu
lontariamente
ma con una
lo
buona
incentivazione.
bu
Perché su questo punto
Perdriel
la pensa proprio
Pe
come
i vecchi editori di una
co
volta:
«Quand un journaliste
vo
compétent
part, il part avec
co
ses
se connaissances et son
carnet
d’addresses», quanca
do un bravo giornalista va
via, è una perdita secca per
via
l’azienda, vanno via le sue
l’a
competenze e i suoi contatti.
com
Sembra di sentire il vecchio
Sem
Arnoldo Mondadori o il vecchio Edilio Rusconi.
Vedremo, ora, che cosa saprà fare la giovane signora
Perdriel. In ogni caso, la famiglia può contare sugli incassi di un’altra azienda che
non ha nulla a che fare con i
giornali, la Sfa, che produce
pompe e articoli sanitari e ha
anche una collegata in Italia,
la Sanitrit.
@pippocorsentino
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Canal+, Bolloré lascia cda
Vivendi studia nuove mosse
DI
MARCO A. CAPISANI
Vincent Bolloré vuole concentrarsi sui piani di crescita di
Vivendi, tra produzioni tv originali e editoria. Per questo
è pronto a lasciare quest’estate la presidenza di Canal
Plus. Al suo posto è in arrivo il braccio destro Arnaud de
Puyfontaine, ceo di Vivendi e vicepresidente di Telecom
Italia. Per entrare nei prossimi mesi, al più tardi l’anno
prossimo, nel cda della tv francese a pagamento c’è un
altro componente importante della squadra di Bolloré:
suo figlio Yannick a capo del gruppo pubblicitario Havas (e sempre controllato dalla famiglia). Ma perché il
finanziere bretone ha deciso di lasciare la tv dai conti
in rosso per cui lui stesso aveva paventato una possibile
chiusura? Secondo indiscrezioni di stampa francese, Bolloré senior ha parlato per Canal+ di «inversione di rotta»
dopo «la dieta» imposta. Il giovane
Bolloré avrà, comunque, il compito
specifico di trovare le soluzioni per
arginare definitivamente le perdite. Rosso che, sempre secondo la
stampa d’Oltralpe, ha superato i
400 milioni di euro dai precedenti
264 milioni del 2015. In parallelo,
sono stati persi per strada 500 mila
abbonati negli ultimi cinque anni
Vincent Bolloré
e l’accordo con la qatariota BeIn
Sports per trasmettere su Canal+ le partite di calcio in
esclusiva è stato bloccato dall’Antitrust francese.
Però a spingere Vincent Bolloré a lasciare la presidenza
della tv a pagamento dopo soli nove mesi c’è soprattutto
l’intenzione di proseguire nei piani di diversificazione di
Vivendi, sbarcando anche nell’editoria, «elemento essenziale per i contenuti», ha dichiarato egli stesso in audizione al senato francese. L’editoria sarà solo l’ultima tappa,
in ordine temporale, di operazioni straordinarie targate
Vivendi tra cui la campagna acquisti in Italia con Mediaset
Premium e Telecom Italia media e, nella sua Francia, la
conquista dei videogiochi Gameloft. E tanto per essere
ulteriormente sicuri delle prossime mosse Bolloré è di recente cresciuto in Vivendi salendo al 15,33%, dal 14,33%,
e detenendo diritti di voto pari al 16,41% dal 15,41%. Un
nuovo aumento di azioni non è stato infine escluso.
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Mercati
34
Sabato 25 Giugno
g 2016
& Finanza
in edicola con
c
A Milano (-12,48%) la peggior seduta di sempre. A picco anche Madrid: -12,35%
Borse, venerdì nero con la Brexit
Londra (-2,76%) si difende. L’Europa brucia 411 miliardi
È
stata una giornata di
sell-off per l’azionario
europeo. Dopo vari mesi
di attesa, ieri mattina è
arrivato il verdetto del referendum in Gran Bretagna sulla
permanenza nell’Unione europea. Giovedì a fine giornata la
vittoria del fronte «Remain» era
data quasi per certa, ma durante la notte c’è stato il sorpasso
del fronte «Leave», che porta,
dunque, all’uscita del Regno
Unito dall’Ue.
La tanto temuta «Brexit»,
come era stato predetto dalle varie case d’affari, ha fatto
crollare i mercati azionari. Il
Ftse Mib ha archiviato le contrattazioni in calo del 12,48%
a 15.723 punti (equivalente al
minimo intraday, con un massimo invece di 17.946), mentre giovedì aveva segnato un
+3,71% a 17.966 punti.
Non si era mai visto a Piazza
Affari un ribasso come quello di
oggi. Secondo i dati della Borsa italiana, che torna indietro
fino al 1998, prima del tonfo
post ‘Brexit’ il record negativo
del mercato era la flessione
dell’8,24% registrata il 6 ottobre 2008, nel pieno della crisi
finanziaria seguita al crac di
Lehman Brothers. L’uscita del
Regno Unito dall’Ue ha scatenato sui mercati una tempesta peggiore anche di quella
seguita all’attacco alle Torri
Gemelle di New York che, l’11
settembre 2001, aveva portato
l’indice S&P Mib (l’equivalente
dell’attuale Ftse Mib) a cedere
il 7,57%.
Negative anche le altre
piazze europee. A registrare
la flessione minore è tuttavia
proprio Londra, con l’Ftse 100
in calo del 2,76% a 6.163 punti
grazie agli acquisti sugli esportatori, favoriti dal crollo della
sterlina.
Madrid ha invece ceduto il
12,35%, Parigi l’8,04%, Francoforte il 6,82%. In totale l’Europa ha bruciato 411 miliardi
di capitalizzazione, 38 mld in
fumo solo a Piazza Affari.
Una delle più rilevanti conseguenze del risultato del referendum è stata la decisione di
David Cameron di dimettersi
dall’incarico di primo ministro
britannico. Inoltre, anche l’esito delle votazioni in Spagna,
previste domani, 26 giugno,
potrebbe essere condizionato
dalla Brexit. Questo è quanto
affermato da Stefano Caselli,
prorettore dell’università Bocconi, ai microfoni di Class-Cnbc
(tv del Gruppo Class Ed. che
partecipa al capitale di questo
giornale).
In Italia è stato il comparto
bancario a subire le vendite più
consistenti, appesantito anche
dall’aumento dello spread Btp/
Bund, attestatosi a 160,97 punti base (chiusura di giovedì a
130,67 punti base): Banca popolare di Romagna -24,61%, Banca popolare di Milano -24,28%,
Unicredit -23,79%, B.Popolare
-23,3%, Intesa Sanpaolo
-22,94%, Mediobanca -21,22%,
Ubi B. -20,69%, B.Mps -16,43%,
Creval -15,67%, B.P.Sondrio
-13,66% e B.Carige -8,2%.
Inoltre, Borsa italiana ha
dichiarato la mancata ammissione Veneto Banca alla
quotazione in Borsa, dato che
«non sussistono i presupposti
per garantire il regolare funzionamento del mercato». La
decisione è legata al fatto che
«un unico soggetto (il Fondo
Atlante) sarebbe detentore del
96,56% del capitale sociale della società post offerta globale» e
solo «un investitore istituziona-
le verrebbe a detenere lo 0,01%
del capitale sociale».
Anche i prezzi del greggio
sono stati influenzati dalla Brexit. Il Brent è stato trattato a
48,73 dollari al barile (-4,28%)
e il Wti a 48,04 dollari al barile
(-4,13%).
Tra le azioni del segmento
Oil&Gas, Tenaris ha perso il
5,04%, Eni il 9,19% e Saipem
il 10,53%.
Leonardo spa invece è stato
uno dei peggiori titoli tra gli industriali con un -11,94%, anche
alla luce dei forti legami commerciali in Gran Bretagna. Gli
analisti di Equita Sim hanno
affermato che il gruppo ha subito l’effetto traslativo negativo
dovuto alla svalutazione della
sterlina, ricordando che nel
2015 il business generato nel
Regno Unito rappresentava il
14% del fatturato.
Grandi perdite anche per il
settore del risparmio gestito:
B.Mediolanum -15,05%, Anima
H. -14,56%, Azimut H. -13,75%,
B.Generali -11,66% e Finecobank -9,74%.
N e l l u s s o, L u x o t t i c a
-3,33%, B.Cucinelli -6,25%,
S.Ferragamo -7,32%, Tod’s
-7,82%, Moncler -9,09% e Ynap
-9,7%.
Sul resto del listino, le azioni peggiori sono state Salini
Impregilo (-12,11%), Cattolica
Ass. (-10,35%) e L’Espresso
(-10,04%). Da segnalare invece Parmalat (+0,52%), Uni-
credit Rsp. (+2,06%) e Mittel
(+2,32%), tra i pochi titoli in
grado di chiudere in territorio
positivo sull’Mta (non considerando quindi l’Aim Italia, ossia
il segmento di Borsa italiana
dedicato alle piccole e medie
imprese ad alto potenziale).
Pochi spunti macro nella seduta. Il pil francese nel primo
trimestre (dato definitivo) è
salito dello 0,6% nel trimestre
e dell’1,3% su base annuale,
mentre in Germania l’indice Ifo
si è attestato a 108,7 punti a
giugno, in netto rialzo dai 107,7
di maggio (consenso a 107,4).
Passando agli Stati Uniti,
gli ordini di beni durevoli a
maggio sono scesi del 2,2%
sul mese, nettamente sotto
le attese del consenso (-0,8%
nel mese). Infine, l’indice
sulla fiducia dei consumatori si è attestato nel mese di
giugno a 93,5 punti (94,1 il
consenso).
Sul mercato valutario, la
vittoria degli euroscettici al
referendum sulla Brexit ha
fatto sprofondare la sterlina
sui minimi dal 1985 rispetto
al dollaro. Ieri la divisa di
Londra ha perso oltre l’11%
del proprio valore rispetto
al biglietto verde. L’euro in
flessione sul dollaro. La divisa europea è stata scambiata
a 1,1101 dollari, con un minimo a 1,0912, e un massimo a
1,1420.
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QuotazioniRealtime
TA S S I E VA L U T E
Cambi
Divisa
Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali
Tassi e dati macro
Valuta/
Euro
U.i.c.
prec.
Var.
ass.
Cross
su $
Ultima Prece- Variaz.
rilevazione dente assoluta
Corona Ceca
27,103
27,062
0,0410
24,4921
Tasso ufficiale di riferimento
Corona Danese
-0,0025
0,00
0,15
0,10
7,4371
7,4396
6,7207
Rendistato Bankitalia(lordi)
0,95
0,99
-0,04
Corona Norvegese
9,42
9,2993
0,1207
8,5126
Tasso Inflazione ITA
-0,30
-0,50
0,20
Corona Svedese
9,461
9,303
0,1580
8,5496
Tasso Inflazione EU
-0,20
-0,30
0,10
Dollaro Australiano
1,491
1,506
-0,0150
1,3474
Indice HICP EU-12
100,60
100,30
0,30
Dollaro Canadese
1,4392
1,4517
-0,0125
1,3006
HICP area EURO ex tobacco
100,47
100,11
0,36
Dollaro N Zelanda
1,5613
1,5763
-0,0150
1,4109
Tasso annuo crescita PIL ITA
0,95
1,07
-0,12
Dollaro USA
1,1066
1,1389
-0,0323
-
Tasso di disoccupazione ITA
12,11
11,92
0,19
317,9
314,28
Fiorino Ungherese
Franco Svizzero
Rand Sudafricano
1,0808
1,0876
3,6200 287,2763
-0,0068
0,9767
16,7318
16,4651
0,2667
15,1200
Sterlina GB
0,8075
0,76595
0,0416
0,7297
Yen Giapponese
113,23
120,38
-7,1500 102,3224
4,455
4,3571
0,0979
Zloty Polacco
4,0258
LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti
rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese.
Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con
periodicità trimestrale. Inflazione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato
ogni mese dall’Istat.
Il primo quotidiano
finanziario italiano
Irs
Tassi Fra
Int. Rate Swap (Euro)
Scad.
Denaro
1 anno
2 anni
3 anni
4 anni
5 anni
6 anni
7 anni
8 anni
-0,213
-0,233
-0,221
-0,163
-0,076
0,016
0,120
0,229
Lettera
Scad.
Denaro
Lettera
-0,173
-0,193
-0,181
-0,123
-0,036
0,056
0,160
0,269
9 anni
10 anni
12 anni
15 anni
20 anni
25 anni
30 anni
0,334
0,429
0,587
0,746
0,860
0,883
0,874
0,374
0,469
0,627
0,786
0,900
0,923
0,914
Preziosi e metalli
Den.
Let.
Preziosi ($ per oncia)
Oro
1315,19 1315,44
Argento
17,7 17,75
Palladio
546,45 548,06
Platino
978,9 988,9
Metalli ($ per tonn.)
Aluminium
1617,5
1617
Rame
4699
4697
Piombo
1710,5
1710
Nickel
9020
9010
Den.
Stagno
17155
Zinco
2019
Monete e Preziosi (quote in €)
Sterlina (v.c)
257,71
Sterlina (n.c)
262,21
Sterlina (post 74) 262,21
Marengo Italiano 208,49
Marengo Svizzero 207,2
Marengo Francese 206,63
Marengo Belga
206,63
Let.
17150
2018
292,13
302,69
302,69
225,59
223,47
222,44
222,44
Fra
Scadenza
Tassi Depositi
Ask
-0,316
-0,335
-0,361
-0,377
-0,204
-0,217
-0,231
-0,251
-0,096
-0,266
-0,285
-0,311
-0,327
-0,154
-0,167
-0,181
-0,201
-0,046
DEPOSITI
Scadenza
Bid
Ask
1 sett
-0,45
-0,35
1 mese
-0,40
-0,30
2 mesi
-0,39
-0,29
3 mesi
-0,35
-0,25
4 mesi
-0,32
-0,22
5 mesi
-0,29
-0,19
Fra: forward rate agreement
6 mesi
-0,25
-0,10
Btp
7 mesi
-0,20
-0,05
8 mesi
-0,16
-0,01
9 mesi
-0,15
-0,15
10 mesi
-0,14
0,01
11 mesi
-0,12
0,03
12 mesi
-0,10
0,05
1X4
3X6
6X9
9X12
1X7
3X9
6X12
12X18
12x24
Bid
Btp
Scadenza
Rendimento
2Yr BTP
3Yr BTP
5Yr BTP
10Yr BTP
30Yr BTP
0,056
0,163
0,499
1,557
2,570
Sabato 25
2 Giugno 2016
M E R CAT I E F I NA N Z A
35
Con l’immissione di liquidità nel sistema bancario per garantire la stabilità sui mercati
Fmi e Fed: pronti a intervenire
Lagarde: chiarezza per un nuovo rapporto fra Ue e Gb
I
l Fondo monetario interna- to e la Ue. «Prendiamo atto delzionale (Fmi) e la Fed, la la decisione da parte del popolo
banca centrale americana, del Regno Unito della volontà di
si sono dette pronte a im- uscire dalla Ue», ha detto il dg
mettere liquidità nel sistema dell’Fmi, «e chiediamo con urbancario per contenere gli ec- genza alle autorità britanniche
cessi di volatilità finanziaria ed europee di lavorare insieme
e garantirne la stabilità che è per assicurare una transizione
tranquilla verso
il nodo cruciale.
un nuovo rapporto
L’Fmi, secondo
economico tra Gb e
quanto ha assicuUe, chiarendo prorato il direttore gecedure e obiettivi
nerale, Christine
generali che guideLagarde, sosterrà
ranno il processo».
con forza gli imE ha aggiunto che
pegni della Banca
probabilmente gli
d’Inghilterra e deleffetti della Brexit
la Bce a fornire lisi faranno sentire
quidità al sistema
per qualche tempo.
bancario e ridurre
la volatilità finanAnche La Federal
ziaria in eccesso.
Christine Lagarde
reserve (Fed) del go«Continueremo»,
ha aggiunto, «a monitorare da vernatore Janet Yellen, ha fatto
vicino gli sviluppi e siamo pron- sapere di essere pronta a offrire
ti a sostenere i nostri membri, liquidità alle istituzioni finanse necessario». Inoltre, Lagarde ziarie estere attraverso linee di
ha invitato a lavorare insieme, swap con altre banche centrali,
Gran Bretagna e Unione eu- nel tentativo di placare la voropea, per costruire nuove re- latilità di mercato. L’istituto ha
lazioni, sostenendo, anche che puntualizzato che l’istituto sta
serve chiarezza per i negoziati «monitorando attentamente gli
di separazione fra il Regno Uni- sviluppi nei mercati finanziari
Fitch, Moody’s, S&P rivedono rating di Uk
Se per Fitch il risultato del referendum sulla
Brexit, che ha visto la vittoria del fronte del
«Leave» al 51,9%, rappresenta un fattore
negativo che, con molta probabilità, peserà
moderatamente sul rating del Regno Unito,
per Moody’s l’impatto della Brexit sulla valutazione del merito di credito del Regno
Unito dipenderà molto dalla natura dei nuovi rapporti che andranno ad intercorrere
tra il paese e la Ue. S&P invece avverte che
potrebbe rivedere il rating al ribasso anche
di più di un valore.
Nel dettaglio, secondo gli analisti di Fitch,
l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione potrebbe impattare anche sul rating della maggior parte dei settori inglesi, vista la debolezza della crescita di medio termine e degli
investimenti attesi nel paese e data l’incertezza circa le future relazioni commerciali
tra l’Ue e Londra. Il mancato accordo dal
punto di vista delle relazioni commerciali
si rivelerebbe poi significativamente negativo per alcuni settori. Lo status del Regno
Unito, considerato, a livello internazionale,
un importante polo bancario, potrebbe esglobali» in scia all’esito del referendum sulla Brexit.
Le linee di swap resteranno
sere danneggiato dalla delocalizzazione di
alcune attività verso l’Europa, avvertono.
Sebbene Moody’s non si aspetti un impatto
significativo sulle principali emittenti con
sede in Europa, in termini di credito, è probabile che l’esito del voto aumenti il rischio
di una frammentazione politica all’interno
del blocco dei paesi membri dell’Ue, puntualizzano gli analisti.
Standard & Poor’s ha fatto sapere che potrebbe rivedere al ribasso il rating sul Regno Unito. L’agenzia di rating ha ribadito
che potrebbero esserci un «deterioramento
degli investimenti, un calo della domanda
di sterlina da parte delle banche centrali e
uno svantaggio competitivo per il settore
dei servizi finanziari britannici» rispetto
ad altri centri finanziari globali. Per S&P
potrebbero essere colpiti anche «i finanziamenti esterni, il bilancio pubblico e la
performance della crescita, che subirebbe
materialmente l’incertezza e i costi di transizione». Per l’Eurozona, l’agenzia stima
che la Brexit «potrebbe colpire la crescita
di circa lo 0,5% nel 2017».
aperte, «se necessario, per far
fronte alle pressioni nei mercati
globali dei fondi, che potrebbero
avere implicazioni avverse per
l’economia statunitense».
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L’EUROTOWER CON LE PRINCIPALI BANCHE CENTRALI STA MONITORANDO LE PIAZZE FINANZIARIE
La Bce disponibile a salvataggi in euro e valute estere
Il governatore della banca inglese inietterà 250 mld di sterline
L
e principali banche centrali
sono in queste ore osservati
speciali, perché il loro sostegno alla liquidità e la loro coordinazione saranno importanti per
affrontare la volatilità conseguente
l’uscita del Regno Unito dall’Ue. Bce
e la Bank of England (BoE) sono
gli istituti più direttamente coinvolti
dalle conseguenze del voto, ed hanno
annunciato il loro impegno per mantenere la stabilità del sistema finanziario. La Bce ha fatto sapere che «sta
monitorando attentamente i mercati
finanziari ed è in stretto contatto con
le altre banche centrali, pronta a fornire liquidità aggiuntiva, se necessario, in euro e in valute estere». L’Eurotower «si è preparata» all’eventualità
della Brexit «in stretto contatto con
le banche che supervisiona e ritiene
che il sistema bancario dell’area euro
sia resistente in termini di capitali
e liquidità». L’istituto presieduto da
Mario Draghi ha confermato che
«continuerà ad adempiere alle proprie responsabilità per garantire la
stabilità dei prezzi e quella finanziaria dell’Eurozona».
Oltremanica, Mark Carney, governatore della BoE, ha affermato
che l’istituto britannico è pronto a
pompare almeno 250 mld di sterline
(gbp) nel sistema finanziario. Inoltre, considererà tutte le altre opzioni
politiche a disposizione che possano
calmare la tensione del mercato dopo
il voto britannico. «La popolazione
del Regno Unito ha votato per lasciare l’Unione europea. Inevitabilmen-
te ci sarà un periodo di incertezza e
aggiustamenti in seguito al voto», ha
sostenuto Carney. Le banche sono ben
capitalizzate e hanno numerosi asset
vendibili per sopperire ai problemi
di finanziamento. Tuttavia, potranno affidarsi alla liquidità della BoE,
ha spiegato il governatore, «che non
esiterà a prendere ulteriori misure a
fronte dell’evoluzione degli aggiustamenti sui mercati e dell’economia del
Regno Unito». Carney ha aggiunto
che sta lavorando a fianco delle altre banche centrali, e prenderà tutte
le misure necessarie per proteggere
l’economia e salvaguardare la stabilità finanziaria.
Molte aspettative sulla Bank of
Japan (BoJ) con gli investitori che
sono corsi ad accaparrarsi beni rifugio
portando lo yen sui minimi da 31 mesi.
Haruhiko Kuroda, governatore
dell’istituto giapponese, ha affermato
di essere pronto a prendere azioni nette sui mercati contro qualunque shock
causato dal referendum britannico.
«La BoJ è pronta a offrire sufficiente
liquidità, incluso l’utilizzo di una linea
di swap tra sei banche centrali, assicurando così la stabilità dei mercati
finanziari». Le banche centrali cui fa
riferimento il governatore giapponese
sono la Bce, la Fed, la BoE, la Banca
centrale svizzera e canadese, con cui
sono state istituite linee di swap permanenti. Tuttavia per Takuji Okubo,
capo economista di Japan Macro Advisors, la banca centrale giapponese non
ha abbastanza munizione per fermare da sola l’apprezzamento dello yen
e avrà quindi bisogno anche dell’aiuto
del ministro delle finanze, Taro Aso.
zando la comunicazione e la coordinazione con le altre autorità monetarie.
Nel frattempo la Banca centrale della Svizzera è intervenuta
sul mercato valutario per stabilizzare
il franco. «Dopo il voto sulla Brexit il
franco svizzero ha subito pressioni al
rialzo», ha fatto sapere l’istituto aggiungendo che «rimarrà attivo» nel
mercato valutario. Stefan Gerlach,
capo economista di Bsi Bank, ha riferito che «dalla prospettiva della
Svizzera, il risultato del referendum
britannico è fortemente negativo». Infatti, l’implicazione immediata del voto
è che, per via del suo status di bene
rifugio, tenderà a salire la domanda
di franchi svizzeri. «Il franco riceverà
forti pressioni rialziste e i rendimenti dei bond svizzeri scenderanno», ha
detto Gerlach, aggiungendo che questa
situazione metterà la banca centrale
svizzera «sotto un’intensa pressione».
Rimanendo nel Pacifico, John
Edwards, membro del board della
Banca centrale australiana, ha
mostrato tutto il suo disappunto per
la vittoria del fronte «Leave», definendo la scelta «brutta e basata sulla
disinformazione». Per il banchiere, il
Regno Unito potrebbe andare incontro ad anni di debole crescita per via
delle incertezze sugli investimenti e
per il futuro di Londra come centro
finanziario.
Anche la People Bank of China si è impegnata a mantenere lo
yuan stabile e a garantire liquidità sul
mercato dopo l’uscita del Regno Unito
dall’Ue. L’istituto cinese, in una breve
nota, ha anche fatto sapere di avere
un piano per anticipare la volatilità
del mercato dopo l’esito del referendum britannico. La PBoC continuerà
a migliorare il sistema di pricing dello
yuan, mantenendo il tasso di cambio
«stabile a un equilibrio ragionevole».
Inoltre, l’istituto proseguirà con l’implementazione di una politica monetaria prudente, assicurando liquidità
attraverso diversi strumenti e raffor-
Norman Villamin, chief investment officer (private banking) e
Patrice Gautry, chief economist di
Union bancaire privée di Ubp, hanno detto che «l’impatto del referendum
sull’economia globale dovrebbe essere
limitato, ma il protezionismo e il sentiment anti globalizzazione potrebbero
aumentare all’interno di alcune aree.
Le banche centrali saranno pronte a
intervenire per evitare turbolenze sia
sul fronte valutario sia su quello dei
mercati finanziari e per scongiurare
qualunque tipo di rischio in stile Lehman». Malgrado l’indebolimento
della sterlina, secondo gli esperti, la
BoE potrebbe rendere la sua politica
monetaria «accomodante, per evitare il credit crunch e eventuali rischi
sistemici del settore bancario. Più
tardi è probabile che anche la politica fiscale lancerà qualche misura di
supporto al bilancio, pur rischiando
di deteriorare il rating sul debito».
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36
Sabato 25 Giugno 2016
M E R CAT I E F I NA N Z A
Approvato aumento di capitale
Atlante conferma gli impegni
A Cdp va il 35%
di Poste Italiane
Veneto Banca, no
alla quotazione
P
Claudio Costamagna
rocede l’operazione
che prevede il passaggio di una quota
del 35% di Poste Italiane detenuta dal ministero dell’Economia alla Cassa
depositi e prestiti. L’assemblea straordinaria di Cdp,
presieduta da Claudio Costamagna, ha approvato un
aumento del capitale riservato al ministero dell’economia, per un ammontare,
comprensivo di sovrapprezzo, di 2.930.257.785 euro.
L’aumento di capitale, sarà
liberato mediante il conferimento in Cdp da parte del
Mef di una partecipazione
del 35% del capitale sociale
di Poste Italiane. Con l’operazione, il capitale di Cdp
passerà dagli attuali 3,5
mld di euro a 4.051.143.264
euro, con una variazione di
551.143.264 euro, mediante emissione di 45.980.912
azioni ordinarie in favore
del Mef.
Le azioni saranno sottoscritte dal ministero a
fronte del conferimento di
457.138.500 azioni ordinarie
di Poste I. rappresentative
del 35% del capitale sociale. All’importo dell’aumento di capitale si aggiungono
2.379.114.521 euro a titolo
di sovrapprezzo. Per effetto
dell’operazione, la partecipazione del Mef in Cdp passerà dall’80,1% all’82,8% del
capitale sociale.
La partecipazione in Poste
sarà assegnata alla gestione
separata di Cdp, mentre l’attività di indirizzo e gestione
di tale partecipazione continuerà a essere esercitata
dal Mef.
L’aumento di capitale e
il conferimento di Poste saranno eseguiti entro il 31
dicembre 2016, al termine
dell’iter autorizzativo necessario per il trasferimento
della partecipazione.
L’assemblea ha inoltre
approvato, sulla base di una
proposta presentata direttamente dagli azionisti in assemblea, una modifica dello
statuto di Cdp riguardante
la riduzione dal 60% al 50%
della percentuale degli utili
netti annuali distribuibili ai
soci a titolo di dividendo.
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B
orsa Italiana non
ha ammesso Veneto
Banca alla quotazione in Borsa ritenendo che «non sussistono i
presupposti per garantire il
regolare funzionamento del
mercato». La decisione è legata al fatto che «un unico
soggetto (il Fondo Atlante) sarebbe detentore del
96,56% del capitale sociale
della società post offerta
globale» e solo «un investitore istituzionale verrebbe
a detenere lo 0,01% del capitale sociale», mentre «gli
azionisti preesistenti verrebbero a detenere il 3,43%
(più precisamente il 2,20%
sarebbe riveniente dalla
sottoscrizione dell’offerta
in opzione e l’1,23% sarebbe riferito alle azioni già
anteriormente detenute).
Atlante sottoscriverà
azioni per un controvalore
massimo pari all’ammontare complessivo dell’offerta
globale (pari a 1 miliardo
di euro), dedotto il controvalore delle sottoscrizioni
effettuate dagli azionisti
Credem. Fitch Ratings
ha confermato i rating assegnati a Credito Emiliano
(Credem). Nello specifico,
l’azione di Fitch Ratings
sui giudizi assegnati a
Credem è stata la seguente:
rating a lungo termine:
confermato a «BBB+»;
rating a breve termine:
confermato a «F2»; support rating: confermato a
«5»; support rating floor:
confermato a «No Floor».
L’outlook è stabile.
M e ri d i a n a . « I r ri c e vibile», secondo l’Ugl
Trasporto aereo. «Molto
peggiorativa rispetto a
quella che l’azienda aveva
formulato in questi mesi.
Un ricatto che è la somma
del peggio che poteva uscire da Qatar e del peggio
della storia di questi anni
di Meridiana», secondo la
Filt-Cgil. La proposta per
la soluzione della vertenza
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DALLA BREXIT
BREVI
Eurotunnel. Il ceo di Eurotunnel, Jacques Gounon,
ritiene che la società non
sarà colpita dalle conseguenze della Brexit, dato
che sia le importazioni che
le esportazioni verso e dal
Regno Unito proseguiranno allo stesso ritmo, così
come il traffico passeggeri.
«Il Regno Unito era già
fuori dallo Schengen e
dall’eurozona», ha dichiarato il top manager. La
posizione degli investitori
è invece differente.
nell’ambito dell’offerta in
opzione che non siano state
revocate.
Ieri è terminato il collocamento istituzionale
e quindi l’offerta globale
di sottoscrizione di azioni
ordinarie di Veneto Banca
nell’ambito dell’aumento
di capitale da 1 miliardo
di euro con adesioni totali
pari al 2,23%, per un importo complessivo di 22,33
milioni. Mercoledì si era
chiusa l’offerta in opzione
per i soci con adesioni pari
al 2,22% (22,23 mln). Il
prezzo di offerta delle nuove azioni è stato fissato, al
termine del cda riunitosi
ieri, in 0,1 euro per azione, pari al valore minimo
del range di prezzo, anche
tenuto conto degli impegni
di sottoscrizione del Fondo
Atlante, che si è impegnato a sottoscrivere tutte le
nuove azioni non collocate
nell’ambito dell’offerta. Il
rapporto di opzione è pari
così a 81 nuove azioni ogni
vecchia azione detenuta.
Meridiana e la conclusione dell’accordo con la
Qatar Airways illustrata
al Mise ai sindacati dopo
la mediazione del governo
si scontra con i timori che
l’ipotesi di un contratto
aziendale possa destrutturare quello nazionale del
comparto aereo. Quanto
agli esuberi, «non sono
stati forniti numeri», riferisce la Filt, «ma hanno
confermato le uscite indicate pochi giorni. Questo potrebbe significare
esuberi negli assistenti
di volo, nel personale di
terra di Meridiana Fly
e Meridiana Maintenance. Quindi nessun passo
avanti».
Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che il
suo paese e la Cina stanno
diversificando i mercati
di interscambio commerciale ed esplorando nuove
aree di cooperazione, nel
perseguimento congiunto
di un partenariato più
produttivo, a fronte di
un impegnativo scenario
globale. «Ci consideriamo
come stretti alleati, e naturalmente ci ascoltiamo a
vicenda, con questo voglio
dire che teniamo bene a
mente ognuno l’interesse
dell’altro» ha detto Putin
in un’intervista esclusiva
con il presidente dell’agenzia di stampa Xinhua, Cai
Mingzhao a San Pietroburgo.
Allianz non
teme impatti
negativi
Allianz non prevede impatti negativi dalla decisione
dei cittadini britannici di
lasciare l’Unione Europea.
E ha dichiarato che continuerà a restare impegnata
verso mercato e clienti
del Regno Unito dopo la
Brexit. Inoltre, ha espresso l’auspicio che il Regno
Unito e l’Unione europea
possano raggiungere in un
arco di tempo ragionevole
un accordo su una collaborazione ad ampio spettro.
Questa «è più di una sveglia per l’Europa. Se l’Ue
riuscirà a promuovere riforme decisive forse qualcosa di buono può venirne
fuori. Altrimenti questo è
un giorno buio per l’Europa», ha dichiarato in un
tweet il ceo Oliver Baete.
«Grazie al nostro approccio di lungo termine, non vi
è alcuna implicazione negativa da aspettarsi per gli
investimenti di Allianz», ha
affermato una portavoce
della maggior compagnia
assicurativa europea.
«I nostri portafogli non
sono inficiati dalla volatilità dei mercati di breve
termine». Allianz ritiene
che le perturbazioni del
mercato saranno di breve
termine.
I fatti separati
dalle opinioni
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L’INFORMAZIONE PROFESSIONALE
DELL’ITALIA DI OGGI.
Diritto
Sabato 25 Giugno 2016
& Fisco
37
P
DI PROFESSIONISTI E
LAVORATORI AUTONO
OMI
in edicola con
c
I riflessi sugli scambi commerciali dell’abbandono dell’Europa da parte della Uk
Brexit, rivoluzione in Dogana
Nuovi dazi all’importazione e pagamenti dell’Iva
DI
FRANCO RICCA
D
azi all’importazione, Iva più pesante
e soprattutto con
pagamento cash
alla dogana, sugli scambi di
beni tra la Gran Bretagna e
i paesi Ue.
La Brexit avrà conseguenze importanti anche sulla
fiscalità degli scambi commerciali oltre Manica dei
paesi dell’Ue, sia sul piano
sostanziale, per esempio
l’imposizione di dazi doganali, che con riguardo alle
procedure, come i controlli
sulle merci le modalità di
applicazione dell’Iva all’importazione. I riflessi economici e finanziari saranno
pesanti per le imprese e per
i consumatori, che vedranno
inevitabilmente aumentare
il prezzo dei prodotti. Del resto, ciò che verrà meno, per
effetto della decisione dei
sudditi della Regina, è uno
dei capisaldi di quello che
era il mercato comune, poi
evoluto in Unione europea:
la libera circolazione delle
merci (oltre che dei servizi,
dei capitali e delle persone).
Nell’immediato, non dovrebbe cambiare nulla. Il Trattato
(art. 50) prevede che la Gran
Bretagna notifichi la propria
decisione al Consiglio euro-
peo, dopo di che si aprirà il
negoziato per raggiungere
l’accordo sulle modalità del
divorzio, accordo che dovrà
essere approvato dal Parlamento europeo e poi siglato
dal Consiglio. Soltanto dalla
data in cui entrerà in vigore
l’accordo di recesso cesseranno di applicarsi, nei rapporti
con la Gran Bretagna, i trattati dell’Ue (che configurano,
tra l’altro, l’unione doganale)
e la normativa secondaria,
tra cui le direttive in materia di Iva. Se non si arriverà
a un accordo, questo effetto
si verificherà entro due anni
dalla notifica dell’intento
di recedere, ma il Consiglio
europeo, con voto unanime,
potrà decidere di prorogare
il termine, d’intesa con la
Gran Bretagna. Posto quindi che nel breve periodo tutto
rimane così com’è, vediamo
cosa cambierà (fatta salva
l’eventualità di accordi specifici, per esempio in materia
di dazi doganali) quando la
Gran Bretagna diventerà un
paese extra Ue.
Anzitutto potranno essere stabiliti, da entrambe le
parti, dazi doganali sull’interscambio commerciale, che
porterebbero ad un incremento della tassazione (e quindi
dei prezzi) dei beni oggetto
di scambio transfrontaliero.
Anche l’Iva sulle importazioni diventerebbe più pesante,
giacché i dazi concorrono alla
base imponibile dell’imposta.
Il pagamento dell’Iva sulle
importazioni, poi, non avverrà
più con il meccanismo dell’inversione contabile, applicabile
agli acquisti intracomunitari,
bensì cash, all’ufficio doganale, all’atto dell’introduzione
delle merci (fatta salva la
possibilità delle imprese di
ricorrere ai regimi doganali
sospensivi, come il deposito,
opportunità che comunque
comporta dei costi).
Anche i consumatori saranno coinvolti in prima persona, perché le importazioni
sono soggette ai dazi e all’Iva
da chiunque effettuate: il turista italiano che acquisterà
un telefonino a Londra dovrà dichiararlo in dogana al
momento del rientro in patria, dove assolverà i tributi
previsti. Di contro, il turista
inglese, divenendo un soggetto extra Ue, avrà diritto allo
sgravio dell’Iva sui beni per
uso personale o familiare che
acquisterà durante il soggiorno in Italia (o in un altro paese Ue). Tornando alle
imprese, verrà meno il diritto
al rimborso dell’Iva previsto
dalla direttiva per gli acquisti di beni effettuati in paesi
Ue diversi da quello di stabi-
limento. La possibilità, per le
imprese Ue che faranno acquisti in Gb, nonché per le
imprese Gb che faranno acquisti nell’Ue, di ottenere il
rimborso dell’Iva assolta oltre confine sarà subordinata
alla stipulazione di specifici
accordi bilaterali. Un’importante modifica si avrà anche
sul piano procedurale: l’impresa Gb che effettua operazioni imponibili in paesi
dell’Ue nei quali non ha una
stabile organizzazione, dovrà
adempiere gli obblighi Iva
necessariamente attraverso
un rappresentante fiscale,
giacché non potrà più avvalersi della cosiddetta identificazione diretta, riservata alle
imprese Ue (disciplinata in
Italia dall’art. 35-ter del dpr
633/72); lo stesso meccanismo scatterà per le imprese
Ue che effettuano operazioni
imponibili in Gran Bretagna.
Invero, la possibilità di evitare questa ulteriore complicazione procedurale, che
implicherebbe la chiusura di
tutte le posizioni Iva accese
direttamente da soggetti Ue
in Gb e viceversa, oppure la
loro conversione in rappresentanza fiscale, vi sarebbe
se venissero siglati accordi di
cooperazione amministrativa
in materia di fiscalità.
© Riproduzione riservata
SUL FRONTE DELLA FISCALITÀ INTERNAZIONALE SPAZI PER COMPETITIVITÀ AGGRESSIVA
Regno Unito, futuro da paradiso fiscale
Per il Regno Unito un futuro da paradiso fiscale. All’indomani del voto che
sancisce la definitiva uscita dalla scena europea del popolo d’oltremanica,
si susseguono gli interrogativi circa la
nuova identità del Regno Unito, anche
sul fronte della fiscalità internazionale. Se si considera che molti governi
europei (fra gli altri Olanda, Finlandia, Lussemburgo e Malta) competono
per attrarre investimenti offrendo generosi sconti fiscali nonostante aderiscano all’Ue, è verosimile pensare che
il Regno Unito, a seguito della uscita
dall’Unione possa diventare un «nuovo paradiso fiscale». E infatti evidente che in assenza dei pregressi vincoli
posti dalla Ue, la Gran Bretagna sarà
certamente più libera di introdurre politiche fiscali più favorevoli rispetto ai
precedenti partner europei.
Ciò premesso, non è detto che la fuoriuscita dall’Ue della Gran Bretagna
debba necessariamente vanificare gli
sforzi profusi dalla comunità inter-
nazionale per contrastare il diffuso
fenomeno elusivo della cosiddetta
«pianificazione fiscale aggressiva»,
da parte di aziende che abusano del
diritto per conseguire un mero risparmio d’imposta. Il progetto di contrasto
all’evasione fiscale internazionale meglio noto come Beps, rappresenta un
piano d’azione di origine politica, autonomamente condiviso dai più importanti paesi a livello mondiale (è il caso
di Regno Unito, Stati Uniti, Germania,
Francia e Italia), reso necessario dalla consapevolezza che l’erosione della
base fiscale e lo spostamento dei profitti, trovano la loro linfa vitale nelle
asimmetrie impositive dei vari sistemi
tributari, generando quei fenomeni di
doppia non imposizione in relazione
ai quali l’architettura della fiscalità
internazionale non sembra, allo stato
attuale, in grado di contrastare.
In quest’ottica, come anticipato, l’uscita dell’Inghilterra dall’Ue non comporterà necessariamente l’abbandono
degli sforzi profusi anche da tale paese
nel contrasto alle pratiche fiscali evasive ed elusive nell’ambito dell’Ocse.
Occorre tuttavia precisare, che mentre
la Brexit non avrà rilevanti effetti su
buona parte delle azioni promosse dal
progetto Beps (i.e. maggior «trasparenza» delle attività delle multinazionali
attraverso l’introduzione di una documentazione dettagliata paese per paese
in modo da limitare il rischio di pratiche
aggressive di transfer pricing, scambio
di informazioni tra le amministrazioni
finanziarie dei paesi interessati ecc.) potrebbe comportare un maggiore impatto sotto il profilo del cosiddetto «treaty
shopping», ossia il tentativo dei contribuenti di sfruttare i vantaggi tributari
consentiti dalle convenzioni contro le
doppie imposizioni o dai trattati internazionali in un paese in cui non
sono fiscalmente residenti.
Stefano Loconte
e Luca Giancola
© Riproduzione riservata
Uscita
in 4 fasi
Quattro fasi per la definitiva uscita della Gran
Bretagna dall’Europa.
I passaggi che dovrà
seguire, la nazione britannica, affinché possa
rendere ufficiale l’uscita dall’Unione europea,
sono, secondo un memorandum della commissione europea diffuso ieri,
sono quattro. Secondo
l’articolo 50 del trattato
sull’Ue: 1) la Gran Bretagna dovrà notificare al
Consiglio europeo la sua
decisione di voler lasciare L’Ue.
2)L’Unione europea dovrà negoziare e concludere un accordo con l’Inghilterra per definire le
modalità del suo ritiro
(ovviamente in questo
momento si dovranno
tenere conto delle future relazioni di carattere
politico, economico e finanziario che i due soggetti potranno avere tra
di loro). L’accordo dovrà
essere conforme all’articolo 2018 del trattato sul funzionamento
dell’Unione europea.
3) Una volta che si sarà
giunti a un punto di incontro, l’accordo negoziato dovrà essere adottato da una maggioranza
qualificata. Ciò significa
che devono esprimere un
parere positivo il 72%
dei 27 stati membri.
4) In caso si sia raggiunta la soglia della
maggioranza qualificata, l’accordo finale deve
essere approvato dal
Parlamento europeo attraverso un voto di maggioranza semplice.
Questa dunque l’agenda
istituzionale dopo l’esito del referendum del 23
giugno 2016, con il quale
il 52% dei sudditi di sua
maestà Elisabetta II ha
deciso di votare per il leave, decretando, quindi,
la fine della permanenza
all’interno dell’Unione
europea.
Giorgia
Pacione Di Bello
© Riproduzione riservata
38
Sabato 25 Giugno 2016
G I U ST I Z I A E S O C I E TÀ
Nota sull’imposta per le cause superiori ai mille €
La Ctr Lazio su riqualificazioni
Sentenze leggere
Senza pannelli
Registro esente in tutti i gradi non c’è azienda
DI
CINZIA DE STEFANIS
L’
esenzione dal pagamento dell’imposta
di registro deve riguardare non solo
le sentenze emesse in primo
grado dal giudice di pace il
cui valore non sia superiore
a euro 1.033,00 ma anche
gli eventuali provvedimenti emessi nei
successivi gradi di
giudizio.
Questo è il principio espresso dal
ministero della giustizia con la nota del
22 marzo 2016 prot.
n. 4148 in merito al regime
fiscale delle spese nelle cause di competenza del giudice
di pace di valore inferiore a
euro 1.033,00 trattate in
grado di appello dinanzi al
tribunale.
Ricordano i tecnici del ministero della giustizia che
l’Agenzia delle entrate, con
la risoluzione del 10 novembre 2014 n. 97/E rubricata
«tassabilità ai fini dell’imposta di registro delle senten-
ze emesse su appello delle
pronunce emesse dal giudice
di pace» ha affermato che «il
regime esentativo per valore
previsto dall’articolo 46, della legge n. 374 del 1991 (per
le cause e le attività conciliative in sede non contenziosa il cui valore non ecceda
la somma di euro 1.033,00)
debba trovare applicazione
non solo in relazione agli atti
e ai provvedimenti relativi
al giudizio dinanzi al giudice
di pace ma anche agli atti
e provvedimenti emessi dai
giudici ordinari nei successivi gradi di giudizio».
La Corte di cassazione,
con la sentenza del 16 luglio
2014 n. 16310, nel respingere
il ricorso proposto dall’Agenzia delle entrate avverso
una sentenza di una Com-
missione tributaria regionale che aveva ritenuto non
dovuta l’imposta di registro
(e le relative sanzioni per il
suo omesso pagamento) per
una sentenza del tribunale
in grado di appello contro
un provvedimento emesso
nell’ambito di un giudizio
di valore inferiore ad euro
1.033,00 ha precisato che l’attuale formulazione dell’articolo 46, della legge
n. 374 del 1991 si riferisce «alle attività
conciliative in sede
non contenziosa il
cui valore non ecceda
la somma di euro 1.033,00.
Questo abilita l’interprete
a ritenere che il legislatore
abbia voluto far riferimento, ai fini dell’esenzione alle
sentenza adottate in tutti i
gradi di giudizio».
© Riproduzione riservata
La sentenza sul
sito www.italiaoggi.it/documenti
E
DI MARCO PANE
GIULIO TEDESCHI *
C
on la sentenza n.
2152 del 18 aprile
2016, la Ctr Lazio ha
riconfermato un importante principio nell’ambito
delle controversie che hanno
ad oggetto la riqualificazione
delle operazioni di cessione di
beni in cessione d’azienda. Il
caso esaminato riguardava il
trasferimento di un complesso di beni necessario a esercire un impianto fotovoltaico e
alla produzione di energia. Più
in particolare, il contratto includeva un preliminare per la
costituzione del diritto di superficie, le autorizzazioni, un
progetto per la realizzazione
dell’impianto fotovoltaico e il
diritto all’allacciamento della
rete elettrica. L’Agenzia delle
entrate riqualificava il negozio come cessione d’azienda.
Secondo i giudici d’appello,
il complesso di beni non era
qualificabile come azienda in
quanto per poter sussistere un
impianto fotovoltaico sarebbero stati necessari ingenti inve-
stimenti da parte della società cessionaria e tra l’altro nel
complesso trasferito mancava
qualsiasi elemento materiale,
quali ad esempio pannelli fotovoltaici e inverters. Conseguentemente, l’operazione non
poteva essere assoggettata
all’applicazione dell’imposta
di registro proporzionale. Nel
caso esaminato dalla Commissione tributaria, nessun bene
strumentale era stato ceduto:
era impossibile esercitare alcuna attività economica con
i diritti beni immateriali ceduti. Sul punto, la Corte di
giustizia Ue ha affermato che
l’azienda «deve potere funzionare come un’impresa autonoma senza avere bisogno, a
questo effetto, di investimenti
o di conferimenti supplementari» (sentenza del 15 gennaio
2002, causa C-43/00).
* Studio Bernoni
Grant Thornton
La sentenza sul
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Sabato 25 Giugno 2016
I M P O S T E E TA S S E
39
Pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge sul «Dopo di noi» per i non autosufficienti
Il fisco aiuta i disabili gravi
Detraibilità maggiorata e niente imposte di successione
DI
VALERIO STROPPA
P
iù tutela per i disabili
gravi privi del necessario sostegno familiare. Maggiore detraibilità per le erogazioni liberali e
per i premi versati in polizze
assicurative a favore dei disabili. Dal 2017 niente imposta
di successione e donazione per
trust, vincoli di destinazione e
affidamenti fiduciari pensati a
favore dei disabili, mentre sui
trasferimenti immobiliari registro e ipo-catastali saranno
dovute in misura fissa. Anche
quando i genitori sono ancora
in vita, sarà possibile confezionare strumenti di protezione
patrimoniale che garantiscano
un adeguato sostegno economico alle persone non autosufficienti. Ma per evitare abusi
arrivano precise disposizioni
di legge. È quanto prevede la
legge n. 112/2016, meglio nota
come «Dopo di noi», pubblicata
sulla Gazzetta Ufficiale n. 146
di ieri. Il provvedimento, che
era stato approvato definitivamente il 14 giugno scorso
dalla camera, potrà interessare fino a 150 mila soggetti
portatori di handicap grave,
secondo quanto stima la relazione tecnica.
Un aiuto arriva anche dallo Stato, con lo stanziamento
di un apposito Fondo con una
dotazione di 90 milioni di euro
per il 2016, di 38,3 milioni per
il 2017 e di 56,1 milioni annui
a decorrere dal 2018. Risorse
che serviranno a finanziare
le prestazioni sanitarie e assistenziali ai disabili, sulla
scorta di precisi livelli essenziali di servizio, che saranno
definiti con un decreto interministeriale Lavoro-Economia
da emanare entro i prossimi
180 giorni. Attività di matrice
Cosa prevede la legge «Dopo di noi»
Agevolare forme di assistenza, cura e protezione delle persone
con disabilità grave prive di un adeguato sostegno familiare
(anche in chiave prospettica), grazie a un mix di interventi
pubblici e privati
Previsti incentivi fiscali per favorire le erogazioni e il sostegno
Sostegno economico tramite polizze assicurative, trust, vincoli di
destinazione, fondi speciali di beni con contratto di affidamento
privato
fiduciario (anche a favore di onlus)
Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano dovranno
assicurare, anche con la collaborazione dei comuni, l’assistenza
Sostegno sanitaria e sociale ai disabili privi di sostegno familiare. A tale
pubblico
scopo vengono stanziati 90 milioni di euro per il 2016, 38 milioni
per il 2017 e 56 milioni annui dal 2018. Un dm stabilirà modalità
e tempistiche di funzionamento del Fondo
Aumenta da 530 a 750 euro annui la detraibilità dei premi per
Incentivi
assicurazioni sulla vita finalizzate alla tutela delle persone con
fiscali
disabilità grave
polizze
Esenzione dall’imposta sulle successione e donazione per i
beni e i diritti conferiti in trust e in fondi speciali con vincolo di
Incentivi
fiscali trust destinazione a favore delle persone con disabilità grave. Beneficio
e vincoli di ammesso solo se l’atto istitutivo indica come finalità esclusiva
destinazione l’inclusione sociale, la cura e l’assistenza del disabile. Previsti
altri requisiti di legge sia di natura formale sia sostanziale
Il
governo avvierà una campagna informativa ad hoc per diffondere
Campagne
conoscenza della legge «Dopo di noi» e delle altre forme di
informative la
sostegno pubblico previste per le persone con disabilità grave
Entrata in La legge è in vigore da oggi
vigore
Obiettivo
pubblica
dovranno ricombbli che
h d
i
prendere, tra l’altro, il supporto alla domiciliarità in abitazioni o gruppi-appartamento
che riproducano le condizioni
abitative e relazionali della
casa familiare, interventi per
la permanenza temporanea
in soluzioni abitative extrafamiliari (per fronteggiare eventuali emergenze) e lo sviluppo
di programmi di accrescimen-
to
della
ed
delt d
ll consapevolezza
l
l
le competenze per la gestione
della vita quotidiana, al fine di
consentire al disabile di raggiungere il massimo grado di
autonomia possibile.
La legge sul «Dopo di noi»
sancisce però anche significative agevolazioni di natura
tributaria. L’articolo 5 eleva
il limite di detrazione ai fini
Irpef da 530 a 750 euro per
le
vita
l polizze
li
it destinate
d ti t alla
ll
tutela delle persone con disabilità grave, mentre il tetto
alle erogazioni liberali viene
innalzato del 20%. L’articolo
6 disciplina poi l’esenzione
dall’imposta di successione e
donazione per trust, vincoli di
destinazione e fondi speciali
di beni regolati da contratto
di affidamento fiduciario, se
creati a vantaggio di disabili
gr
gravi.
Qualora siano conferiti
immobili, le imposte di regiim
stro, ipotecarie e catastali si
str
applicheranno in misura fisap
sa. Così come non sarà dovusa
ta l’imposta di bollo laddove
ordinariamente richiesta per
ord
atti, documenti, istanze e coatt
pie conformi richieste da trustee/gestore/fiduciario.
ste
A seguito delle modifiche
apportate dal parlamento, il
ap
testo finale della legge pretes
senta una serie di cautele
se
anti-abusi: i benefici fiscali
an
saranno ammessi a condisa
zione che il negozio giuridico
zio
persegua come finalità esclupe
siva (espressamente indicata
siv
nell’atto) l’inclusione sociale,
ne
la cura e l’assistenza di uno o
più disabili gravi beneficiari.
Sono richieste inoltre altre
So
condizioni di fatto e di diritcon
to volte a prevenire utilizzi
impropri di istituti per naim
tura piuttosto «malleabili»: il
tu
negozio giuridico deve essere
ne
fatto per atto pubblico e deve
fat
identificare in modo univoco i
ide
soggetti coinvolti ed i rispettisog
vi ruoli; l’atto istitutivo e/o il
regolamento dovranno altresì
reg
descrivere in dettaglio i bisode
gni dei disabili beneficiari, ivi
gn
incluse le attività assistenziali
inc
necessarie a garantire la cura
ne
e lla soddisfazione di tali necessità. Richiesta anche l’indicasit
zione degli obblighi del gestore/
zio
trustee/fiduciario rispetto al
tru
progetto di vita e agli obiettivi
di benessere che deve promuovere in favore del disabile grave, nonché le relative modalità
di rendicontazione.
© Riproduzione riservata
Il testo della legge
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IL CODICE ICHINO
40
Sabato 25 Giugno 2016
I M P O S T E E TA S S E
L’Agenzia delle entrate ha chiarito le procedure sulle assegnazioni e sulle cessioni
Beni ai soci, fuoriuscita facile
Disposizioni agevolate per le società in liquidazione
E
DI ANDREA BONGI
FABRIZIO G. POGGIANI
Q
uando la società si
trova in stato di liquidazione e non vi
è esercizio di alcuna
attività d’impresa, tutti gli
immobili dalla stessa posseduti, a prescindere dalla
loro natura e utilizzo, possono rientrare nelle disposizioni agevolative, di cui alla
legge n. 208/2015 (Stabilità
2016). Tutto ciò alla luce dei
chiarimenti forniti nella recente circolare n. 26/E dello
scorso 1° giugno, con la quale l’Agenzia delle entrate ha
fatto il punto sulle operazioni di assegnazione e cessione
dei beni ai soci oggetto di imposizione sostitutiva ai sensi della citata disposizione
normativa. Si tratta di una
precisazione estremamente
importante (e attesa) perché
può garantire, non soltanto
una fuoriuscita agevolata dei
beni immobili in pancia alla
società, ma anche una successiva cessazione «morbida»
dell’ente stesso.
Il chiarimento delle Entrate è in linea anche con le
finalità che hanno ispirato il
legislatore a introdurre una
tassazione agevolata delle
operazioni di assegnazione/
cessione dei beni immobili ai
soci. La relazione di accompagnamento alla Stabilità
2016 descriveva l’insieme
delle disposizioni in argomento come uno strumento utile a eliminare alcune
situazioni di ambiguità per
quanto concerne la titolarità, da parte di società (di capitali e di persone), di beni,
immobili e mobili registrati,
di natura non strumentale.
Disposizioni che, in attesa
che l’intera disciplina delle
società non operative venga
ripensata, si legge ancora
nella citata relazione, offrono alle società non operative
l’opportunità (assegnazione
e cessione ai soci o anche
trasformazione in società
semplice) per estromettere dal regime di impresa
– a condizioni fi scali meno
onerose di quelle ordinariamente previste – quegli
immobili per i quali a oggi
non si presentano condizioni
di impiego mediamente profittevoli. Aver precisato che
in situazione di liquidazione
societaria non occorre più effettuare alcun distinguo fra
immobili strumentali per destinazione e non costituisce
certamente un’argomentazione in più per tutte quelle
realtà societarie – non operative e in perdita sistemica
in primis – che stanno valutando l’opportunità di avvalersi delle disposizioni agevolative di cui alla legge di
stabilità 2016. Tenuto conto
dei principi che regolano sia
le operazioni di assegnazione che di cessione agevolata
dei beni immobili ai soci, si
può affermare, anche se sul
punto il documento di prassi
in commento nulla dice, che
alle stesse conclusioni può
giungersi anche nell’ipotesi
in cui la messa in liquidazione della società venga
deliberata «immediatamente» prima dell’effettuazione
dell’operazione da assoggettare a imposta sostitutiva.
Poiché, infatti, le caratteristiche del bene, ai fini
dell’agevolazione in commento, devono essere verificate non al momento del suo
acquisto in società, bensì
all’atto dell’assegnazione e/o
cessione agevolata è evidente
che la messa in liquidazione
della società con conseguente cessazione dell’attività
d’impresa liberi l’immobile
da qualsiasi vincolo ostativo
all’operazione agevolata.
In aggiunta, peraltro, si
deve ricordare che, in caso
di riduzione del capitale sociale delle società di capitali, ai sensi delle disposizioni contenute nel comma 2,
BREVI
È stato istituito il codice
tributo 6871, per consentire l’uso in compensazione,
del credito di imposta a
favore delle imprese cinematografiche. L’Agenzia
delle entrate, ieri, tramite
la risoluzione n.49/E ne
ha dato comunicazione,
indicando, infatti, che il
codice tributo 6871, presente sul modello F24, sarà denominato come «tax
credit sale cinematografiche storiche- art. 6, comma
2-bis, dl n 83/2014».
Cambiano le regole
sulla tassazione delle
eredità in Germania. I
maggiori partiti politici
hanno raggiunto un accordo sulla riforma fiscale
delle successioni imposta
dalla Corte costituzionale
che nel 2014 aveva stabilito che le regole esistenti rappresentavano una
violazione del principio
di uguaglianza fiscale. In
base alla legge in vigore
dal 2009, infatti, le successioni di imprese con
più di 20 dipendenti sono
esenti a condizione che
l’azienda rimanga operativa per almeno dieci anni
e che i posti di lavori non
vengano ridotti. Gli eredi
avrebbero dovuto pagare
fino al 43% di imposta
successoria. In base alle
nuove regole, potranno
contare sul trattamento di
favore le imprese con più
di 5 dipendenti.
dell’art. 2482 c.c., si rende
necessario depositare la delibera al registro delle imprese e attendere il decorso di
novanta giorni per eseguire
la detta riduzione, sempre
che nessun creditore sociale,
anteriore all’iscrizione, abbia
fatto opposizione.
Infine, altra problematica
concerne l’eventuale scelta
di trasformare la società
in liquidazione in società
semplice, in luogo di un’assegnazione e/o cessione agevolata. Sul punto, è opportuno evidenziare che l’art.
2489, in tema di obblighi e
responsabilità dei liquidatori, dispone che, salva diversa disposizione all’atto della
nomina, i liquidatori hanno
il potere di «compiere tutti
gli atti utili per la liquidazione della società».
Si aggiunga, inoltre, che
nella trasformazione agevolata la disposizione speciale richiede che la società
trasformanda abbia, quale
oggetto esclusivo l’attività
pura di gestione, essendo
l’agevolazione riservata alle
società che hanno per ogget-
to esclusivo e/o principale la
gestione dei beni assegnabili e dovendo intendere tale
quell’attività essenziale per
realizzare direttamente gli
scopi primari indicati dalla
legge, dall’atto costitutivo o
dallo statuto.
La conseguenza appare
piuttosto evidente giacché si
rende necessaria, in prima
battuta, la revoca dello stato di liquidazione da parte
dell’assemblea con deliberazione presa con le maggioranze prescritte per le modificazioni dell’atto costitutivo
e dello statuto, ovviamente
previa eliminazione della
causa di scioglimento, con
deposito della revoca entro
trenta giorni al registro delle imprese (art. 2436 c.c.) e
con efficacia al decorso di
due mesi dall’iscrizione,
fatta salvo il consenso dei
creditori o il pagamento dei
dissenzienti.
In secondo luogo, come
detto, si rende necessario,
anche pochi minuti prima
della trasformazione in società semplice, modificare
l’oggetto sociale, sulla base
delle disposizioni introdotte
dalla legge 208/2015, evitando successivamente la gestione attiva degli immobili,
proprio per la natura “non
commerciale” (e quindi non
a regime d’impresa) della
società semplice (si veda la
circ. 7/E/2013).
In ultimo occorre anche
porre mente a quanto previsto nell’articolo 8 della bozza di decreto competitività
esaminato dall’esecutivo lo
scorso 31 maggio.
Infatti, in tale articolato,
del quale oggi si sono perse
le tracce, i termini per l’effettuazione delle operazioni
agevolate in commento slittavano dal 30 settembre al
30 novembre 2016; tenuto
conto dell’ingorgo di scadenze fissate al 30 settembre prossimo (trasmissioni
Unico 2016 in primis) e il
fatto che i chiarimenti delle
Entrate sono arrivati solo da
pochi giorni, due mesi in più
per valutare l’opportunità di
avvalersi di una delle operazioni agevolate potrebbero
essere davvero utili.
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CTR MILANO RIGIDA SULL’INFEDELE DICHIARAZIONE
Sanzioni anche senza imposta
Sanzione per infedele dichiarazione legittima anche se dall’accertamento non emerge
maggiore imposta stante l’azzeramento del
maggior reddito accertato per effetto delle
perdite pregresse. Questo quanto affermato
dalla Commissione tributaria regionale di
Milano nella sentenza n. 2184/XLII/2016.
Il caso
Una società aveva proposto ricorso avverso
l’avviso di accertamento emesso dall’Ufficio per il 2000 nella parte in cui irrogava
sanzioni nonostante con l’atto non fossero
pretese maggiori imposte. Infatti il maggior
reddito accertato dall’Ufficio era stato sterilizzato dalle perdite pregresse e nessuna
maggiore imposta era stata liquidata a carico della contribuente.
L’utilizzo delle perdite in accertamento e profili sanzionatori
Prima dell’entrata in vigore dell’art. 25
(«procedimento di computo in diminuzione delle perdite in accertamento») del dlgs.
158/2015 non vi era chiarezza sulle modalità di utilizzo delle perdite fiscali in sede
di accertamento per i soggetti diversi da
quelli facenti parte di un consolidato fiscale. Già in passato l’Amministrazione aveva riconosciuto l’utilizzabilità delle perdite
in accertamento (cfr. ris. 10/1429 del 1976,
87/E del 2013, circ. 188 del 1998) così come
la giurisprudenza di legittimità. La Cassazione aveva affermato che nel rispetto dei
principi di ragionevolezza, capacità contributiva e imparzialità l’Amministrazione
«deve accertare il tributo effettivamente
dovuto e ha quindi l’obbligo di procedere
a compensazione tra il maggior reddito
accertato e la perdita fiscale non utilizzata» (Cass. 6663/2014). Ai fini sanzionatori, tuttavia, gli Uffici avevano adottato la
prassi di irrogare la sanzione per infedele
dichiarazione calcolata sull’imposta teorica
che sarebbe dovuta essere corrisposta dal
contribuente qualora questo non avesse
avuto a disposizione perdite fiscali da utilizzare a scomputo dei maggiori imponibili
accertati. Questa prassi è stata ritenuta
legittima dalla Cassazione in quanto «la
disciplina sanzionatoria [dell’infedele dichiarazione art. 1, dlgs. 471/1997] ha finalità generale di prevenire la presentazione,
da parte dei contribuenti, di dichiarazioni
infedeli» (Cass. 16333/2012). Tale posizione
è stata tuttavia criticata in dottrina per
diverse ragioni, in particolare in quanto
non conforme con il testo dell’art. 1 del dlgs
471/1997 il quale prevede espressamente
che la «maggiore imposta» a cui deve essere commisurata la sanzione è pari alla
«differenza tra l’ammontare del tributo liquidato in base all’accertamento e quello
liquidabile in base alle dichiarazioni». Con
la disciplina del procedimento per l’utilizzo
delle perdite in accertamento ad opera del
richiamato art. 25 tale problematica è stata
superata. Nella relazione di accompagnamento al dlgs. 158/2015 è chiarito, infatti,
che «il computo in diminuzione delle perdite implica, la correlata rideterminazione
delle sanzioni per infedele dichiarazione,
le quali sono commisurate alla maggiore
imposta che eventualmente residua dopo
la rideterminazione dei redditi nell’anno
oggetto di accertamento».
La decisione della Ctr
I giudici milanesi, investiti del caso, hanno
sancito la legittimità della sanzione irrogata dall’Ufficio condividendo la posizione dei
giudici di legittimità secondo cui l’art. 1 del
dlgs. 471/1997 intende prevenire la presentazione di dichiarazioni infedeli. Inoltre,
con riferimento al nuovo quadro normativo, i giudici hanno affermato che ora come
in passato le sanzioni sono correlate «alla
indicazione in dichiarazione di un reddito
o un valore della produzione imponibile
inferiore a quello accertato».
Claudia Marinozzi
Sabato 25 Giugno 2016
I M P O S T E E TA S S E
41
Il progetto di riorganizzazione prevede che gli sportelli locali diventino sedi decentrate
Agenzia entrate, nuovo look
Addio alle direzioni provinciali. Uffici per le persone
DI
CRISTINA BARTELLI
L’
Agenzia delle entrate gioca in anticipo, sui progetti
di riordino delle
Agenzie fiscali, di impronta governativa, e dà l’avvio
a una riorganizzazione interna destinata a cambiare
l’assetto della Agenzia sul territorio. Addio alle direzioni provinciali, arriveranno le direzioni distrettuali con l’obiettivo di
accorpamento per le direzioni
provinciali più piccole. Sotto il
cappello delle direzioni distrettuali ci saranno l’area legale e
riscossione, la gestione risorse
e il governo e analisi.
Si va, secondo quanto risulta
a ItaliaOggi, a una biforcazione delle competenze degli uffici
dell’Agenzia delle entrate, che
si trova ad affrontare la sesta
riorganizzazione dal 2010.
Sposando la filosofia del
cambia verso e di una maggiore attenzione ai risultati della
compliance, cioè dell’adempimento spontaneo del contribuente, si avranno uffici che
si occuperanno delle persone e
uffici che si occuperanno delle
cose. Nel primo caso, la fiscalità
delle persone andrà dalla fiscalità delle imprese alle persone
fisiche, investendo l’area della
consulenza e controlli e quella
della gestione delle dichiarazioni. Nel secondo caso, la fiscalità
delle cose sarà dedicata all’anagrafe immobiliare e alla fiscalità degli atti.
In questa area i dipendenti dell’Agenzia si occuperanno della gestione degli atti
e dell’anagrafe immobiliare.
Tutto confluirà in quelli che,
al momento, sono gli sportelli
al pubblico che cambieranno
nome e saranno individuati
come sedi decentrate.
Un progetto che ha destato
più di una perplessità nelle
sigle sindacali dei lavoratori.
Per la sigla sindacale Flp: «è
incomprendibile l’ennesima
riforma a ridosso di ulteriori
possibili decisioni di riordino
delle agenzie da parte del governo».
Dal 2010, come detto in precedenza, l’Agenzia ha subito
almeno sei trasformazioni,
con quasi cadenza annuale.
Il primo cambio fu quello delle direzioni provinciali, nel
2012 modifiche alla struttura
interna con la ripartizione in
aree, nel 2014 soppressione
di alcune aree minori, e nel
2015 la sentenza della Corte
costituzionale (n. 37/2015) che
ha provocato la decadenza di
circa 1.200 funzionari, che ricoprivano incarichi dirigenziali,
ritenuti illegittimi, con le conseguenti misure tampone e ora
l’ancora non attuata fusione
con l’Agenzia del territorio, i
cui effetti operativi, da disposizioni normative, hanno decorrenza proprio dal 2016.
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UFFICIALIZZATA L’OPERAZIONE DI INVITO ALLA COMPLIANCE PER I CONTRIBUENTI
In arrivo 100 mila&lettere
sui redditi Irpef
Fisco
riesaminare
la propria posizioIn arrivo le 100 mila lettere del
rie
ne.
fisco sui redditi «apparentemenne
ItaliaOggi anticipa le indicazioni agli uffici sulle comunicazioni
di irregolarità
Ricevuto
l’avviso, le informazioni
te» non dichiarati dalle persone
Ri
di dettaglio sull’anomalia emerfisiche per l’anno d’imposta
Lettere sulle anomalie redditua li dell’anno 2012
sa saranno disponibili all’in2012. L’operazione, anticipata da
terno
del cassetto fiscale, nella
ItaliaOggi del 20 maggio scorso,
te
Anomalie per anno 2012: il fisco scrive
a persone fisiche e imprese individuali
nuova
sezione «L’Agenzia scrive».
è stata ufficializzata ieri con un
nu
Le comunicazioni, che riguarderanno cinque nuove fattispecie, sono
dell’incrocio dei dati in possesso dell’Agenzia delle entrate e quelli il frutto
dichiarati
Chiunque
ritenesse che il campaprovvedimento dell’Agenzia delCh
dai contribuenti
1) REDDITI DA LOCAZIONE DI IMMOBILI
nello
d’allarme
delle Entrate sia
le entrate, che segna un nuovo
ne
Banca dati Registro
versus
Quadro B del 730/2013 o RB di
Banca dati Versamenti
Unico-PF/2013 del contribuente
infondato,
potrà rivolgersi all’ufstep nel percorso di invito alla
in
ficio
compliance introdotto dalla legfic territoriale della Direzione
Da ItaliaOggi del 20 maggio 2016
provinciale competente oppure
ge n. 190/2014.
E se quello di martedì scorso prevedeva occasionale e redditi diversi, nonché red- chiedere assistenza tramite il canale
la spedizione di «alert» ai pochi soggetti diti d’impresa derivanti da plusvalenze Civis (che consente pure l’invio diretto
dei documenti giustificativi in formato
che hanno percepito trattamenti di fine e/o sopravvenienze attive rateizzate.
rapporto superiori al milione di euro sen- Gli avvisi, che saranno recapitati via elettronico).
za assoggettare l’eccedenza a tassazione posta ordinaria o tramite Pec, nascono L’iniziativa rientra nella strategia del
ordinaria, stavolta la platea è molto più dall’incrocio delle dichiarazioni dei reddi- «Cambia verso«, per la quale i funzioampia: le nuove fattispecie riguardano ti dei contribuenti (modello 730 o Unico- nari potranno avvalersi di un nuovo apinfatti redditi di lavoro dipendente o pen- PF/2013) con le dichiarazioni fiscali dei plicativo, denominato Space (acronimo
sione, assegni percepiti dall’ex coniuge, sostituti d’imposta eroganti (modelli 770 di «Strumento per la promozione della
redditi da fabbricati, redditi da parteci- o Unico, a seconda delle diverse situazio- tax compliance«), che servirà a gestire le
pazione in società di persone o in srl a ni). Invece che procedere direttamente posizioni dei soggetti destinatari delle coristretta base azionaria che hanno optato alla rettifica, come avveniva in passato, municazioni per specifico anno d’imposta
per la trasparenza, redditi di capitale re- ai sensi della legge di Stabilità 2015 nonché a monitorare gli eventuali comlativi a utili corrisposti da società o enti l’Agenzia sceglie la strada del dialogo portamenti correttivi.
Valerio Stroppa
commerciali, redditi di lavoro autonomo preventivo, con invito al contribuente a
Il Fisco scrive alle partite Iva
DI CRISTINA BARTELLI
E VALERIO STROPPA
I
l fisco torna a scrivere ai
contribuenti per favorire
l’adempimento spontaneo.
Destinatari degli avvisi
di anomalia saranno stavolta persone fisiche e imprese
individuali, con riferimento
all’anno d’imposta 2012 (dichiarazioni 730 o Unico-PF
del 2013). Le missive potran-
Cartella esattoriale nulla,
sequestro dei beni ko
Il sequestro sui beni del contribuente indagato per
evasione fiscale cade in caso di annullamento da parte
della Ctp della cartella esattoriale. È inoltre irrilevante che lo sgravio sia stato disposto con decisione
non definitiva.
È quanto affermato dalla Corte di cassazione che, con
la sentenza n. 26450 del 24 giugno 2016, ha accolto il
ricorso di un imprenditore di Vicenza.
La terza sezione penale ha ribaltato il verdetto del tribunale spiegando che nei casi in cui viene a mancare
il risparmio d’imposta cade anche la misura. infatti,
spiegano gli Ermellini a chiare lettere, nei reati tributari, il profitto è certamente costituito anche dal
risparmio economico che consegue alla sottrazione
degli importi evasi alla loro destinazione fiscale.
Ma è altrettanto certo, si legge nel passaggio successivo, che la possibilità di sequestro preventivo per
equivalente del profitto (consistente nell’imposta
non versata) derivante dal reato tributario è prevista nella misura in cui la somma corrispondente
sia rimasta nelle casse della società. Se è vero che a
seguito del reato tributario non si è verificato un decremento del patrimonio circolante, l’accrescimento
patrimoniale è solo il riflesso di un mancato depauperamento che, però, non si traduce in un elemento
concreto, materialmente apprezzabile. Nel caso sottoposto all’esame della Corte, dunque, l’intervenuto
annullamento della cartella esattoriale, anche se con
sentenza non definitiva, comporta il venir meno della
pretesa tributaria (e, dunque, l’esistenza del profitto
del reato, consistente nel delitto in esame nel valore
dei beni idonei a fungere da garanzia nei confronti
dell’amministrazione fi nanziaria), dato lo sgravio
delle somme riportate nell’accertamento. Quest’ultimo, in particolare, renderebbe privo di qualsiasi giustificazione allo stato il mantenimento del sequestro
in assenza di qualsivoglia «attuale» pretesa erariale,
sembrando non esservi infatti nell’attualità nulla da
salvaguardare a seguito non solo dell’annullamento
degli avvisi di accertama anche del conLa sentenza sul sito mento
seguente provvedimento
www.italiaoggi.it/
di sgravio.
Debora Alberici
documenti
tu delle Entrate, a partire
tura
da
dalla
Direzione centrale accer
certamento
fino a quelle provin
vinciali,
passando per centri
di assistenza multicanale e
uffici territoriali. I funzionari
po
potranno
avvalersi di un nuovo
ap
applicativo,
denominato Space
(ac
(acronimo
di «Strumento per
la promozione della tax compli
pliance»),
che servirà a gestire
le posizioni dei soggetti desti-
IN EDICOLA
Disponibile anche sul sito
www.classabbonamenti.com
42
Sabato 25 Giugno 2016
I M P O S T E E TA S S E
Per la Cassazione valido il sopralluogo sull’abitazione di lusso
Il fisco ti entra in casa
Oltre la soglia per verificare l’agevolazione
I
DI
DARIO FERRARA
l fisco ben può entrare
nell’abitazione per verificare se è di lusso e in caso
positivo revocare l’agevolazione prima casa. È vero: serve
l’autorizzazione della procura
della Repubblica, che
può essere concessa soltanto di fronte «a gravi
indizi» di violazione
della norma fiscale, per
esempio perché cantina
e soffitta sono diventate
rispettivamente taverna e mansarda, e c’è il
rischio che sia sforato il
tetto della superficie di
240 metri quadrati oltre
il quale non si ha diritto
al bonus. Il punto è che
fino a oggi si credeva che
l’accesso fosse possibile
solo ai «locali» destinati all’esercizio di un’impresa o
di una professione con partita
Iva o a un’immobile destinato a
studio professionale e casa contemporaneamente. Ora invece
la Cassazione spiega che «deve
essere valorizzata l’intenzione
del legislatore» di estendere il
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potere dell’amministrazione di
entrare nell’immobile anche di
chi imprenditore e professionista non è. È quanto emerge
dalla sentenza 13145/16, pubblicata il 24 giugno dalla sezione tributaria, che puntualizza
come, «a quanto consta», la
La Corte di cassazione
Suprema corte «si trova per la
prima volta ad affrontare» questa «delicata questione».
Doppio rinvio. Niente da
fare per il contribuente: confermato l’avviso di liquidazione
della maggiore imposta di registro sull’abitazione che il dante
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causa dona in comunione pro
indiviso alle figlie riservandosi il diritto di abitazione. E ciò
perché l’ufficio può constatare
direttamente che l’immobile è
in realtà di lusso perché alcuni vani che risultano indicati
come di servizio nei fatti sono
stati trasformati a uso
abitativo: uno studio,
cameretta, due bagni e
lavanderia. Ma è legale?
L’accesso ai locali è giudicato legittimo, anche
se la dottrina ritiene che
sia difficile interpretare
le disposizioni contenute nell’articolo 53-bis del
dpr 131/86. E in effetti
la disciplina degli accessi dedicata all’accertamento dell’Iva contenuta nell’articolo 52 dpr
633/72, cui finisce per rimandare il doppio rinvio
ex articoli 53-bis dpr 131/86 e
33, comma 1 dpr 600/73 non
risulta a prima vista del tutto
compatibile con la disciplina
dell’accertamento sull’imposta di registro. Ma attenzione:
l’unica norma che si presenta compatibile con l’accesso
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Stretta sulle fatture false
ESTRATTO DI BANDO DI GARA
Il reato di dichiarazione fraudolenta mediante
uso di fatture o altri documenti per operazioni
inesistenti, previsto dall’art. 2 del dlgs 74/2000 è
configurabile, in relazione al comparto dell’Iva,
anche in presenza di operazioni soggettivamente
inesistenti. Questo quanto affermato, tra l’altro,
dalla terza sezione penale della Corte di cassazione con la sentenza n. 26431/2016 di ieri. L’art. 2 del
dlgs 74/2000 prevede che «è punito con la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni chiunque, al
fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore
aggiunto, avvalendosi di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indica in una delle
dichiarazioni relative a dette imposte elementi
passivi fittizi». In particolare l’art. 1, c. 1 lett. a)
del citato decreto specifica che «per fatture o altri
documenti per operazioni inesistenti si intendono
le fatture o gli altri documenti aventi rilievo probatorio analogo in base alle norme tributarie, emessi
a fronte di operazioni non realmente effettuate
in tutto o in parte o che indicano i corrispettivi o
l’Iva in misura superiore a quella reale, ovvero che
riferiscono l’operazione a soggetti diversi da quelli
effettivi». Al riguardo la Cassazione con la sentenza
in commento ha affermato che «il reato di utilizzazione fraudolenta in dichiarazione di fatture per
operazioni inesistenti è integrato, con riguardo alle
imposte dirette, dalla sola inesistenza oggettiva
[delle operazioni]… mentre con riguardo all’Iva,
esso comprende anche l’inesistenza soggettiva, ovvero quella relativa alla diversità tra soggetto che
ha effettuato la prestazione e quello indicato in fattura». Infatti ai fini Iva «la detrazione è ammessa
solo in presenza di fatture provenienti dal soggetto
che ha effettuato la prestazione, giacché tutto il sistema del pagamento e del recupero dell’imposta si
basa sul presupposto che la stessa sia versata a chi
ha effettuato prestazioni imponibili, mentre il versamento dell’imposta a un soggetto non operativo
o diverso da quello effettivo consentirebbe
Il testo della senun recupero indebito
tenza sul sito inter- dell’Iva stessa».
di Debora Alberici
net www.italiaoggi.
e Claudia Marinozzi
it/documenti
È indetta gara per l’affidamento dei
servizi assicurativi infortuni ed R.C.G.
a favore della FIHP dei suoi organi
centrali e periferici, dei Tesserati e delle
Società/Associazioni sportive affiliate,
con procedura aperta e criterio di
aggiudicazione economicamente più
vantaggiosa. CIG: 6707628DB8.
Luogo di esecuzione: ROMA.
Importo a base d’asta: € 400.000,00 per
l’intera durata comprensiva dell’eventuale
rinnovo del servizio. Categorie: Ba.
Termine per la ricezione delle offerte:
28/07/2016 - ore 12.00.
Il bando è stato trasmesso alla GUCE per
la pubblicazione in data 20/6/2016 ed è
pubblicato sulla GURI n. 72 del 24/6/2016
ed è disponibile sul sito www.fihp.org.
IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO
Sig. Massimo Varisco
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Lombardia,
Piemonte,
Valle d’Aosta,
Liguria, Veneto, Friuli,
Trentino Alto Adige,
Emilia Romagna,
Toscana
Via Burigozzo 8,
20122 Milano
Tel. 02/58219511-516 Fax 02/58305643
In Lombardia in cinque
mesi, 4.500 interventi
della Guardia di finanza, tra verifiche e indagine finanziarie. Sono
molti i campi d’azione della Guardia di
finanza del Comando
regionale Lombardia
che ieri, in occasione
della celebrazione del
242° anniversario della
fondazione del corpo,
ha tracciato un bilancio dell’attività svolta
nei primi cinque mesi
del 2016. Importanti i
risultati ottenuti dalle Fiamme gialle lombarde contro evasione
e frodi fiscali: sono
state concluse oltre
1.068 indagini di polizia giudiziaria, a cui
si sommano 3.486 fra
verifiche e controlli.
L’attività si è sviluppata lungo tre direttrici:
l’attività investigativa,
con la conclusione su
tutto il territorio lombardo di circa 1.767
deleghe di indagini
pervenute dalla magistratura ordinaria e
dalla Corte dei conti e
l’esecuzione di 45 piani operativi.
FIHP
FEDERAZIONE ITALIANA HOCKEY
E PATTINAGGIO
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4?':?&>86;?6=?0>7>??59>9;?=8,=>9;?>::>?$$?=8?6>9>?-+?0=208;?-.+(4
4?':?&>86;?6=?0>7>??59>9;???59>9;??32&&:=1>9;?52::>?4$44'4?84?-?6<:?-?0=208;?-.+(4?
':?&>86;#?=:?6=51=3:=8>7<?6=?0>7>?<?=:?*4!4)4?5;8;?32&&:=1>9=?52:?5=9;?437;,,<6=9;7>9;;;331>/3>8=>/;:=5<4=9
%$!$%%%
nell’immobile strumentale ad
accertare l’imposta di registro
è proprio la disposizione ex
articolo 52, comma 2, del dpr
633/72 che consente di entrare
nelle abitazioni private «previa
autorizzazione del procuratore
della Repubblica, soltanto in
caso di gravi indizi di violazioni» fiscali: esattamente ciò che
è accaduto nel nostro caso.
Abitabilità e utilizzo. Non
giova al contribuente porre la
questione dell’abitabilità dei
vani «incriminati» dall’amministrazione perché non incide
sulla «superficie utile complessiva» in base alla quale si stabilisce è di lusso o meno ai sensi
dell’articolo del dm 2 agosto
1969: ciò che conta è soltanto
che i locali siano utilizzabili,
come in effetti avviene per gli
spazi dichiarati come accessori
che invece durante l’ispezione
sono risultati abitati e quindi
devono ritenersi assimilabili
ai vani principali della casa.
Le spese di ogni fase e grado
del giudizio vengono compensate «per l’assoluta novità della
questione».
Gdf, bilanci
regionali
COMUNE DI CENTO
ESITO DI GARA
SEZIONE I: Comune di Cento (FE) – Rup.
Cristina Govoni Tel. 051/6843375; mail:
[email protected].
SEZIONE II: Affidamento dei servizi
rivolti alle famiglie e ai minori dei
comuni dell’Alto Ferrarese dal
01/07/2016 al 31/12/2018 CPV.85320000-2 – CIG 6656226B73.
Importo: Euro 595.917,00.
SEZIONE IV: PROCEDURE. Aperta
economicamente più vantaggiosa.
SEZIONE V: AGGIUDICAZIONE Open
Group Società cooperativa sociale Onlus
- CF e P.IVA 02410141200 e Camelot
Officine cooperative CF e P.Iva
01473160388 Importo Euro 589.957,84
Data di aggiudicazione 31/05/2016.
SEZIONE VI: ALTRE INFORMAZIONI.
Documentazione pubblicata sul sito:
h t t p : / / w w w. c o m u n e . c e n t o . f e . i t /
servizionline/bandi/.
Invio alla GUUE: 13/06/2016.
Il Responsabile: Ennio Barbieri
© Riproduzione riservata
D I R I T TO E I M P R E SA
Sabato 25 Giugno 2016
43
Nuove risposte a quesito dello Sviluppo economico. L’Iva non rientra tra le spese agevolabili
Scudo Ismea per la Sabatini-ter
Garanzia sul contributo per acquistare beni strumentali
DI
MARCO OTTAVIANO
U
n finanziamento legato alla Sabatiniter (acquisto dei beni
strumentali) concesso
ad un agricoltore può essere
assistito da garanzia Ismea.
Infatti, ai sensi dell’art. 7.8 della convenzione del 14 febbraio
2014 tra MiSe, Abi e Cdp (come
confermato all’art. 5.6 dell’addendum del 17 marzo 2016 alla
convenzione), è espressamente
prevista la possibilità
che tali agevolazioni alle pmi possano
beneficiare di tutti
gli «interventi di garanzia, pubblici e privati, eventualmente
disponibili che siano
compatibili con le disposizioni del relativo
contratto di finanziamento bancario, nei
limiti dell’intensità di
aiuto massima concedibile, ai sensi della
normativa comunitaria applicabile». Il riferimento include anche
le garanzie rilasciate da Sace
Sapa, Ismea, fondi regionali
di garanzia e confidi ecc.). La
risposta a questi interrogativi
è fornita dai tecnici del ministero dello Sviluppo economico;
si tratta di (aggiornate al 24
giugno 2016) sui nuovi finanziamenti legati all’acquisto dei
beni strumentali all’impresa
(Sabatini-ter).
PAGAMENTI FORNITORE. Poiché la richiesta di erogazione
della prima quota di contributo può essere presentata solo
dopo il pagamento a saldo dei
beni oggetto dell’investimento,
è opportuno che l’impresa regoli i pagamenti con il fornitore
in modo tale da rispettare la
tempistica di trasmissione della richiesta entro 120 giorni dal
termine ultimo previsto per la
conclusione dell’investimento
(entro 12 mesi dalla stipula del
contratto di finanziamento).
La domanda di finanziamento
deve essere trasmessa via Pec
a una delle banche o intermediari finanziari che hanno aderito all’addendum alla convenzione MiSe-Cdp-Abi. L’elenco
delle banche o intermediari
finanziari aderenti è disponibile nella sezione «beni strumentali (nuova Sabatini)» del sito
internet www.mise.gov.it e nel
sito internet di cassa depositi
e prestiti www.cassaddpp.it, di
volta in volta aggiornato.
SUCCESSIVE DICHIARAZIONI.
Se il modulo di domanda per
la richiesta di finanziamento,
legato alla Sabatini-ter, è stato originariamente sottoscritto
da un procuratore (a cui è stata conferita procura esclusivamente per la sottoscrizione del
modulo di domanda), le successive dichiarazioni per la richiesta di erogazione possono essere anche sottoscritte dal legale
rappresentante dell’impresa.
In pillole i nuovi indirizzi Mise
Può essere assistito da garanzia Ismea il finanziamento concesso a un
imprenditore agricoltore
Se il modulo di domanda per la richiesta di finanziamento è stato originariamente
sottoscritto da un procuratore (a cui è stata conferita procura esclusivamente
per la sottoscrizione del modulo di domanda), le successive dichiarazioni
per la richiesta di erogazione possono essere anche sottoscritte dal legale
rappresentante dell’impresa
L’Iva non rientra tra le spese ammissibili. Il contributo è su un finanziamento,
riferito all’investimento ammissibile al netto dell’Iva
È inoltre facoltà dell’impresa
sottoscrivere i moduli con la
firma digitale del legale rappresentante. A tale proposito,
le imprese sono invitate dal
ministero dello sviluppo econo-
mico a dotarsi degli strumenti
di firma digitale, per allinearsi
al processo di digitalizzazione
della pubblica amministrazione. I tecnici Mise dettano poi
una definizione della data di
ultimazione dell’investimento;
per essa si intende la data di
emissione dell’ultimo titolo di
spesa ammissibile, che nel caso
di finanziamento ordinario
coincide con l’ultima fattura.
E, in caso di leasing coincide
con la data dell’ultimo verbale
di consegna. Questa data non
coincide mai con la data di collaudo, ne di messa in opera e
immatricolazione del bene agevolato, ne tantomeno di pagamento della fattura. L’impresa
potrà richiedere l’erogazione
del contributo al ministero
dello sviluppo economico solo
dopo aver ricevuto il decreto
di concessione del contributo
e al completamento dell’investimento. L’investimento
va attestato dall’impresa e
l’a
l’attestazione
va trasmessa al
MiSe entro 60 giorni dal termiMi
ne previsto per la conclusione
dell’investimento.
de
VERIFICA SPESE AMMISSIBILI . In sede di dichiarazione
sostitutiva
d’atto notorio di
so
ultimazione
dell’investimenult
to, l’impresa fornirà l’elenco
dei
de beni oggetto di agevolazione
zio e i relativi riferimenti.
Il ministero dello sviluppo
economico
si riserva di effeteco
tuare
appositi controlli sugli
tu
investimenti
realizzati, finainv
lizzati
alla verifica della corliz
retta
ret fruizione delle agevolazioni. Anche in loco. A tal fine,
lo Sviluppo economico potrà
acquisire dall’impresa beneficiaria, anche prima dell’erogazione delle agevolazioni, un
campione dei titoli di spesa,
nonché disporre ulteriori
ispezioni. L’Iva non rientra
tra le spese ammissibili ad
agevolazione. Il contributo,
infatti, sarà calcolato su un
finanziamento che è riferito
all’investimento ammissibile
al netto dell’Iva.
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Le faq sul sito
www.italiaoggi.it/
documenti
Rinnovabili, per chiedere i fondi c’è tempo fino a fine anno
Countdown temporale limitato per accedere ai nuovi
incentivi agli impianti elettrici non fotovoltaici; l’accesso, Durata temporale limitata per i nuovi incentivi delle Fer elettriche non
infatti, è permesso fino al 31
fotovoltaiche: l’accesso è permesso fino al 31 dicembre 2016
dicembre 2016. E non oltre.
Anche le risorse stanziate, 9
L’accesso avrà un doppio binario. Entro il 20 agosto 2016 il Gse pubblicherà
mld di euro (circa 400 milioni
due bandi: uno per partecipare alle aste e uno per accedere ai registri
l’anno), spalmati in 20 anni,
sono considerate dagli operaI bandi saranno pubblicati dieci giorni prima dell’inizio di presentazione delle
tori del settore decisamente
domande di partecipazione fissato in 60 giorni
limitate. Ma per godere degli
incentivi ci sarà un doppio
dell’inizio di presentazione delle doman
domanbinario. Infatti, entro il 20 agosto
gosto 2016 aste al ribasso differenziate per tecnolotecnolo
il Gse pubblicherà due bandi: uno per gia per gli impianti di grandi dimensioni de di partecipazione fissato in 60 giorni.
partecipare alle aste, uno per accedere ai (> 5 mW), mentre gli impianti inferiori a Il tipo di sostegno che i progetti sulle rinregistri. Queste le novità più importanti tale soglia dovranno chiedere l’iscrizione novabili possono ricevere, nell’ambito del
che emergono dalla lettura del nuovo de- ad appositi registri. Il decreto garantisce regime, dipenderà dalla loro dimensione.
creto dei dicasteri dello sviluppo economi- incentivi specifici per ciascuna fonte. In I grandi progetti, con più di 5 mW di poco, dell’ambiente e delle politiche agricole particolare, alle tecnologie «mature» più tenza installata parteciperanno a gare
che ha ricevuto il 23 giugno la firma dei efficienti (come l’eolico 95 mln di euro) d’appalto specifiche per ciascuna tecnoloministri Carlo Calenda e Gian Luca viene assegnata circa la metà delle risorse gia; i progetti di media entità con potenza
Galletti sugli incentivi alle fonti elettri- disponibili. La restante parte è equamen- installata tra 0,5 mW e 5 mW saranno
che non fotovoltaiche (si veda da ultimo te distribuita tra le tecnologie ad alto po- inseriti in un elenco specifico per ogni
ItaliaOggi di ieri). Si attende, dunque, la tenziale, con forti prospettive di sviluppo e tecnologia e saranno sostenuti in base a
sola firma di Maurizio Martina; poi il penetrazione sui mercati esteri (come il so- priorità stabilite secondo determinati criprovvedimento potrà essere pubblicato lare termodinamico 98 mln di euro), e alle teri. E i progetti di dimensioni inferiori a
in Gazzetta Ufficiale. Ricordiamo che il fonti biologiche il cui utilizzo è connesso 0,5 mW avranno accesso diretto agli aiuti
dm «incentivi alle rinnovabili elettriche alle potenzialità dell’economia circolare. su richiesta. Solo gli impianti di piccole
non fotovoltaiche» ha ottenuto lo scorso I finanziamenti più sostanziosi saranno dimensioni potranno beneficiare di tariffe
29 aprile il via libera della Commissione destinati al solare termodinamico. Per di riacquisto, mentre gli impianti di magl’accesso ai meccanismi di incentivazio- giori dimensioni riceveranno un sostegno
Ue (si veda ItaliaOggi dell’11/5/2016).
Tetto incentivi. I nuovi incentivi ver- ne il responsabile degli impianti dovrà sotto forma di un premio, vale a dire una
ranno comunque erogati nel rispetto del richiedere al Gse l’iscrizione al registro maggiorazione sul prezzo di mercato, che
tetto complessivo di 5,8 mld di euro an- informatico relativo alla fonte e alla ti- espone tali fonti di energia rinnovabili
pologia di impianti di ai segnali del mercato. Il regime sosterrà
nui previsto per le enerinoltre il rinnovo dei generatori esistenti
appartenenza.
gie rinnovabili, diverse
Il
decreto
sul
sito
Modalità di parte- di qualsiasi dimensione, ad esempio per
dal fotovoltaico, oggi in
www.italiaoggi.it/
cipazione ai bandi. I aumentare la loro efficienza o prolungare
bolletta. Gli incentivi
bandi saranno pubbli- la loro durata di vita operativa.
verranno assegnati atdocumenti
Cinzia De Stefanis
cati dieci giorni prima
traverso procedure di
Le novità nell’ultima versione del decreto
44
Sabato 25 Giugno 2016
E N T I L O CA L I E STATO
In G.U. il dl enti locali (n.113/2016). Pasticcio sul bollo auto dei veicoli in leasing
Equitalia resta con i comuni
Proroga al 31/12 in attesa della riforma della riscossione
DI
FRANCESCO CERISANO
E FRANCA FACCINI
E
quitalia resta con i comuni sino a fine anno.
La conferma dell’ottavo
slittamento consecutivo
dell’uscita di scena dalla riscossione locale del concessionario
unico arriva con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del
decreto enti locali (dl 24 giugno
2016 n. 113 pubblicato sulla
G.U. n. 146 di ieri). L’approdo
in Gazzetta del decreto ha spostato la deadline dal 30 giugno
al 31 dicembre 2016 «in attesa
del riordino della riscossione,
al fine di garantirne l’effettuazione da parte degli enti locali
senza soluzione di continuità».
Così recita, con formula di rito,
l’art. 18 del decreto, ma questa
volta l’inciso ha una solida giustificazione viste le intenzioni
del governo di mettere mano
alla riforma di Equitalia che
potrebbe essere accorpata
all’Agenzia delle entrate.
La pubblicazione in Gazzetta
del decreto, che contiene disposizioni molto attese dagli enti
locali in materia di personale,
fondo di solidarietà comunale,
sanzioni Patto e pareggio di bilancio (si vedano ItaliaOggi di
ieri e del 21 e 22/6/2016), apre
però un possibile pasticcio in
materia di tasse automobilistiche dei veicoli in leasing, già
oggetto di intervento normativo ad opera dell’art. 9, comma 9-bis del dl 78/2015. Tale
norma stabilisce che in caso
di locazione finanziaria
è tenuto al pagamento
della tassa automobilistica esclusivamente il
soggetto utilizzatore del
veicolo e la responsabilità solidale della società
di leasing è configurabile solo nell’ipotesi in
cui quest’ultima abbia
provveduto al pagamento cumulativo, in luogo degli utilizzatori, delle tasse dovute per i
periodi compresi nella durata
del contratto di locazione finanziaria.
La norma era entrata in vigore il 15 agosto 2015 e puntava a risolvere il contenzioso
tra le regioni e le società di leasing sul mancato pagamento
della tassa automobilistica a
partire dall’anno d’imposta
2009. Cosa ha fatto il decreto
enti locali?
All’art. 10, dedicato all’attuazione dell’intesa in Conferenza stato-regioni dell’11
febbraio 2016 sono comparsi
due commi, il 6 e il 7 con i quali vengono riscritte le regole
che disciplinano la soggettività passiva delle tasse auto
nel caso in cui il veicolo sia
concesso in leasing. Peccato
tutto questo sia avvenuto con
un pasticcio di date destinato
a creare molta confusione nei
contribuenti.
Il comma 6, infatti, ha abrogato il comma 9-bis dell’art. 9
del dl 78/2015 ma ha mantenuto in vita il comma 9-quater
che attribuisce la competenza
ed il gettito della tassa auto-
zione al decreto enti locali le
due discusse norme vengono
giustificate con l’esigenza di
«evitare che gli effetti della
modifica del soggetto passivo
decorrano ex tunc, salvaguardando la disciplina vigente».
Tuttavia questa battaglia
automobilistica sferrata a colpi di norme farà sicuramente molti feriti: innanzitutto i
contribuenti, privati di ogni
forma di certezza delle norme
applicabili; in secondo luogo
gli operatori del settore, che
saranno costretti ad un nuovo
adeguamento delle procedure
appena aggiornate, non senza
difficoltà applicative. Le uniche
vittorie saranno, forse, di quelle poche regioni che sperano di
ottenere giudizi favorevoli dalle
commissioni tributarie presso
le quali pendono ancora ricorsi in materia di leasing. Non
è escluso però che si tratterà,
forse, solo di una vittoria di
Pirro, dal momento che, come il
presidente del consiglio Matteo
Renzi ha più volte annunciato,
le tasse auto sono destinate ad
essere presto abolite.
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Tar Lazio sulle graduatorie della p.a.
L’ANALISI
Dirigenti p.a., riforma nel caos
Le prime bozze della riforma della dirigenza pubblica confermano l’impressione
di confusione e caos data dall’articolo 11
della legge delega 124/2015.
Particolarmente delicata è l’abbozzo di
disciplina riguardante i dirigenti del ruolo
privi di incarico. Si è appreso da qualche
tempo che i dirigenti entreranno in un
limbo: per 6 anni riceveranno il solo trattamento economico fondamentale, decurtato del 10% di anno in anno, finché non
si ricollochino o non si risolva il rapporto
di lavoro.
È palese la criticità di questo sistema,
perchè dà per scontato e corretta l’ipotesi
che dirigenti di ruolo, assunti mediante procedure concorsuali finalizzate ad accertarne
professionalità e competenza, possano non
disporre delle medesime professionalità e
competenza e, quindi, essere estromessi dal
ruolo dei dirigenti, pur in assenza, per altro,
di una valutazione negativa.
Un altro paradosso discende proprio dalla valutazione. Infatti, le bozze prevedono,
nella sostanza, il medesimo trattamento sia
per i dirigenti che si ritrovino senza incarico per il mero fatto della scadenza di quello
precedentemente svolto, sia per i dirigenti
rimasti senza incarico a seguito di valutazione negativa. Anche questi, infatti, andranno a disposizione dei ruoli per 6 anni,
con possibilità comunque di partecipare
alle procedure per nuovi incarichi. L’unica
differenza è che al termine dei 6 anni, i
dirigenti senza incarico per effetto di valutazione negativa non potranno chiedere il
demansionamento a funzionari, consentito
invece per gli altri dirigenti.
Ma, anche il demansionamento pone
problemi operativi. Infatti, anche laddove
il dirigente alle soglie del licenziamento
scegliesse di essere reinquadrato come
funzionario per non perdere il lavoro, non
si sa come collocarlo, perchè non dispone
mobilistica alla regione in cui
risiede l’utilizzatore a titolo
di locazione finanziaria del
veicolo, e non più al luogo di
residenza del proprietario del
veicolo. Tale disposizione, ha
però chiarito il dl enti locali, si
applica «dalla data di entrata
in vigore del presente decreto», cioè da oggi, e non più dal
15 agosto 2015. Ma le sorprese
non finiscono qui perché il
successivo comma 7 ha
riproposto le stesse disposizioni contenute nel
comma 9-bis abrogato dal
quale viene, però, epurato
ogni riferimento alla natura interpretativa della
norma e viene precisato
che essa trova applicazione dal 1° gennaio 2016.
In pratica le disposizioni
che pongono il pagamento del
bollo auto dei veicoli in leasing esclusivamente a carico
dell’utilizzatore si applicano
dall’inizio dell’anno, quelle che
attribuiscono la competenza e
il gettito del bollo auto alla regione in cui risiede l’utilizzatore dal 25 giugno. Alla faccia
della chiarezza. Nella rela-
di un datore di lavoro. Dunque, alla scelta
del demansionamento seguirebbe un complesso sistema finalizzato a dare priorità
alle assunzioni di funzionari ai dirigenti
demansionati. Di fatto, quindi, la disciplina dei ruoli della dirigenza finirebbe
per incidere sull’autonomia di scelta delle
amministrazioni in merito alle assunzioni. In ogni caso, il demansionamento dei
dirigenti non garantirebbe per nulla la loro
ricollocazione. E si pone in contrasto con la
disciplina del demansionamento già vigente per i dipendenti pubblici, ai sensi della
quale l’accettazione di attività lavorative
in qualifiche inferiori è solo temporanea, e
non preclude la possibilità di partecipare
a procedure di mobilità riferite alla categoria di inquadramento precedentemente
posseduta.
Altro tema delicato è la partecipazione
alle procedure di selezione per il conferimento degli incarichi dirigenziali. Lo schema del decreto legislativo, infatti, modifica in parte l’articolo 19, comma 6, del dlgs
165/2001 e consente alle amministrazioni
di incaricare dirigenti esterni senza che sia
più necessario verificare l’assenza di professionalità interne. Si dà, quindi, corso ad
una liberalizzazione assoluta della possibilità di avvalersi di dirigenti esterni ai ruoli,
i quali per assurdo potranno partecipare,
come i dirigenti di ruolo e in concorrenza
con essi alle procedure di «interpello». Il che
porta necessariamente a chiedersi, da un
lato, a che servano ruoli unici se sono aperti
a soggetti non appartenenti ai ruoli le procedure di incarico, e, dall’altro, come si possa conciliare la previsione di dirigenti che
per 6 anni percepiscano stipendi, sia pure
ridotti, a carico delle finanze pubbliche per
non fare nulla, senza nemmeno la garanzia
di avere priorità, nelle procedure selettive,
rispetto a soggetti estranei ai ruoli.
Luigi Oliveri
Niente concorsi
se ci sono idonei
DI
DARIO FERRARA
A
ddio alle delibere con
cui l’ente pubblico
dà il via a un nuovo
concorso senza prima
pescare fra gli idonei con lo
scorrimento delle graduatorie
ancora in vigore, peraltro già
utilizzate con l’instaurazione
di rapporti di lavoro a termine.
E ciò perché il decreto «razionalizzazione p.a.» punta a evitare nuove procedure selettive
quando nel «bacino» dell’ente
esistono profili equivalenti cui
attingere: sbaglia allora l’istituto quando lancia il nuovo
concorso sostenendo che non
c’è una «perfetta identità» fra
le professionalità necessarie
e quelle già sussistenti, dal
momento che l’equivalenza risulta sufficiente in proposito. È
quanto emerge dalla sentenza
7254/16, pubblicata il 21 giugno dalla sezione terza bis del
Tar Lazio.
Controllori perplessi
Accolto il ricorso di due ricercatori a tempo determinato difesi dagli avvocati Sergio
Fiorenzano e Paolo Mauriello. Nel 2010 i due lavoratori
partecipano a un concorso
nazionale per soli tre posti e
risultano idonei non vincitori,
piazzandosi al sedicesimo e al
diciassettesimo posto. Ma poi
il consiglio d’amministrazione
dell’istituto dà il via a un megapiano di assunzioni sulla base
del dl istruzione, il decreto legge 104/13. Il punto è che l’ente
avrebbe dovuto guardare alle
professionalità già ritenute idonee prima di emanare
bandi per la selezione di profili che risultano in sostanza
analoghi. La scelta del nuovo
concorso, infatti, non convince
fino in fondo anche i controllori
interni ed esterni, vale a dire il
collegio dei revisori e lo stesso
dipartimento della Funzione
pubblica.
Effettiva carenza
Dopo il dl 101/13, invero,
l’ente deve motivare l’effettiva carenza di profili lavorativi
prima di mettere in moto ulteriori e onerose selezioni. Oggi i
due ricercatori con il contratto
a termine risultano adibiti in
pratica a mansioni equivalenti
a quelle messe a concorso con
il piano assunzioni. E in effetti,
osservano i giudici amministrativi, la decisione di aprire un’ulteriore tornata di selezione si
rivela «sostanzialmente non
motivabile» visto che le figure
richieste e quelle disponibili
appaiono «tendenzialmente»
prevalente sovrapponibili.
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L AVO R O E P R E V I D E N Z A
Sabato 25 Giugno 2016
Sab
45
La legge provinciale appena entrata in vigore si pone in contrasto con la Costituzione
A Bolzano l’ispezione è light
Se l’azienda sana l’illecito non dovrà pagare sanzioni
DI
B
MAURO PARISI
olzano isola felice per
chi teme i controlli
ispettivi sul lavoro.
Diventa, infatti, legge il diritto dell’azienda di
cavarsela a costo zero se ha
commesso un illecito sul lavoro. Una situazione unica
nel panorama nazionale che,
tuttavia, oltre a non apparire
affatto in linea con la riforma
dei controlli varata dal Jobs
act l’anno scorso, pone seri
dubbi di costituzionalità. Ma
in cosa consiste il maggior
favore per chi opera nell’Alto Adige rispetto alle medesime realtà imprenditoriali
che commettono le stesse infrazioni, ma che si trovano a
svolgere attività anche a soli
pochi chilometri di distanza (per esempio nella vicina
Lombardia)?
Con l’art. 17 della legge
provinciale del 24 maggio
2016, n. 10 (che modifica
leggi esistenti in materia
di salute, politiche sociali e
pari opportunità, oltre che
lavoro), viene oggi espressamente stabilito che verranno
individuate con regolamento
le «violazioni amministrative
che non danno luogo a danni
irreversibili e per le quali, in
caso di accertamento di una
BREVI
Aumentano i servizi web dell’Inps per
aziende e professionisti,
attraverso il rilascio di
nuove funzionalità relative alla gestione del tfr.
Dal 1° agosto, spiega il
messaggio 2800/2016,
potranno essere inviate
in via telematica le domande e dichiarazioni
relative a pagamento
diretto del Fondo di Tesoreria (modd. FTES01
e FTES02); pagamento
diretto della quota di Tfr
maturata durante l’ultimo periodo di Cigs (mod.
SR41); dichiarazione
del responsabile della
procedura concorsuale
necessaria ai fini dell’intervento dei Fondi di
garanzia (modd. SR52
e SR95).
Via libera del ministero
del lavoro al pagamento
del contributo 2016 per
la stabilizzazione di
lavoratori socialmente
utili emessi a favore di
42 comuni con meno di
5.000 abitanti situati
nelle regioni Basilicata,
Calabria, Campania,
Lazio, Molise, Puglia,
Sardegna e Sicilia. L’importo totale erogato è pari a 1.403.729,23 euro.
violazione, vengono emesse le
prescrizioni di adeguamento».
In sostanza, una volta constatata la commissione di una
delle individuate infrazioni,
l’ispettore del lavoro bolzanino concederà all’azienda un
termine per sanare l’irregolarità. In caso di ottemperanza
all’ordine, la «partita» si chiuderà là, senza ulteriori conseguenze punitive per l’azienda.
Una bella opportunità (e un
gran bel risparmio), che apre,
tuttavia, notevoli perplessità
sulla scelta normativa operata dalla provincia.
In primo luogo, perché la
normativa sulla materia viene
pacificamente ritenuta di competenza statale (anche a mente del dpr 197/1980 sull’attuazione dello statuto provinciale
bolzanino): dunque, le funzioni
amministrative delegate devono essere esercitate «dagli
organi provinciali in conformità alle direttive emanate dal
competente organo statale».
Nel caso, attualmente, il ministero del lavoro e, a breve,
l’Ispettorato nazionale del
lavoro.
In secondo luogo perché,
altrettanto pacificamente,
già svariate volte la Corte
costituzionale (cfr. sentenza
n. 234/2005) si è pronunciata
nel senso che i modi pubbli-
Gli effetti
ISPEZIONI
A BOLZANO
Con
C la
l nuova llegge provinciale
i i l
10/2016 si punta a minori
intralci alle imprese e non
punibilità assoluta di quanti
sanano gli illeciti sul lavoro
EFFETTI
ECONOMICI
La nuova legge favorisce le imprese che operano in Alto Adige,
creando meno vincoli e previsioni
di costi e spese per il lavoro
La nuova legge provinciale pare
ledere la competenza esclusiva
RIFLESSI
statale in materie di ordinaCOSTITUZIONALI
mento civile, quale quella sui
controlli sulle imprese
cistici della tutela del lavoro
lavoro,
rientrano nella materia del
cosiddetto ordinamento civile
e della previdenza sociale, riflettendosi negli ordinamenti tributario e previdenziale.
Tutti ambiti di incontrovertibile competenza statale ai
sensi dell’art. 117, Cost.
In definitiva il provvedimento normativo di Bolzano
sfida apertamente il chiarissimo orientamento anche della
recente sentenza della Corte
costituzionale n.
n 19/2014,
19/2014
per cui «nessuna fonte regionale può introdurre nuove
cause di esenzione dalla responsabilità penale, civile o
amministrativa, trattandosi
di materia non disciplinata
dagli statuti di autonomia
speciale e riservata alla competenza esclusiva del legislatore statale».
Del resto, appare del tutto
evidente che se potesse valere effettivamente la nuo-
v regola bolzanina, non si
va
potrebbe che costringere a
complicati equilibrismi anche organismi di carattere
nazionale come Inps e Inail,
comunque competenti a contestare illeciti amministrativi sul lavoro e a irrogare
sanzioni pure in tale plesso
territoriale. A chi dovrebbero rispondere: a Roma o a
Bolzano? Manco da dire che
la razionalizzazione e uniformazione dei controlli sul
lavoro su tutto il territorio
nazionale, voluta fortemente con il decreto legislativo n.
149/2015 e la nuova agenzia
nazionale, subirebbero un
primo, notevole smacco ancor
prima di decollare.
Ma oltre alle insuperabili
questioni giuridiche legate
alle novità dell’art. 17, lp
n. 10/2016 (tra cui emerge
lo scopo palese di recare «il
minore intralcio possibile al
normale esercizio delle attività dell’impresa»), destano
preoccupazione anche i riflessi economici dell’operazione
legislativa, con evidente e
ingiustificabile alterazione
della concorrenza a favore
delle realtà imprenditoriali
operanti nella provincia di
Bolzano rispetto a quelle che
si trovano altrove.
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Concorso magistratura,
in 16 mila per 350 posti
Commercialisti e impresa,
incompatibilità variabile
Sono 16.144 i candidati al concorso per 350 posti
da magistrato onorario. Lo ha reso noto il ministero
della giustizia con un avviso pubblicato ieri dove, tra
l’altro, ha specificato il materiale non consentito al
concorso e le regole di redazione dell’elaborato alle
prove scritte. In particolare, per quanto riguarda i codici ammissibili allo scritto, via Arenula ribadisce che
sono vietati i testi illustrati, annotati o commentati
con dottrina o giurisprudenza, esplicitati articolo per
articolo, muniti di schemi di qualunque genere, contenenti «mappe» esplicative o «tabelle» che non siano
quelle previste dalla legge, suggerimenti o specificazioni di tipo dottrinario o enciclopedico di qualunque
tipo. Sono ammissibili, invece, i codici comunemente
diffusi in commercio, corredati da indici cronologici,
analitico-alfabetico o sommario. Inoltre, la commissione esaminatrice potrà procedere al controllo dei codici
e dei testi ammessi in ogni momento della procedura
fino alla conclusione delle prove concorsuali. L’avviso
raccomanda poi ai candidati di non sottolineare i codici e i testi di legge che saranno sottoposti al vaglio
della commissione, di non utilizzare post it, matite,
evidenziatori o pennarelli. È infine vietato, prima della
dettatura della traccia, utilizzare i fogli protocollo forniti dall’amministrazione per redigere appunti, schemi
o annotazioni di qualunque genere. Ricordiamo che le
procedure preliminari alle prove scritte si terranno
tra il 2 e il 4 luglio prossimi, dove i candidati dovranno adempiere all’identificazione personale mediante
esibizione di un documento di riconoscimento e del
codice identificativo, al ritiro della tessera di riconoscimento da utilizzare per le prove scritte e orali, alla
consegna dei codici, dei testi di legge e dei dizionari
di cui è ammessa la consultazione. Le prove scritte,
invece, si terranno a Roma, presso la Fiera Roma in via
Portuense n. 1645-1647 nei giorni 5, 6 e 8 luglio 2016,
con ingresso dei candidati alle ore 8.
Gabriele Ventura
L’incompatibilità tra la professione di commercialista e l’attività di impresa dipende anche dall’oggetto
dell’attività svolta. Se è esclusivamente di gestione
patrimoniale, immobiliare e mobiliare, l’insorgere di
una ipotesi di incompatibilità è esclusa. È il principio
che emerge dal pronto ordini (126/2016 del 20 giugno
scorso) inviato dal Consiglio nazionale dei dottori
commercialisti e degli esperti contabili in risposta a
un quesito sottoposto dall’Ordine di Livorno, in merito alla possibilità di escludere l’incompatibilità di cui
all’art. 4 del dlgs 139/2005 qualora il professionista
rivesta la carica di socio accomandatario di società
avente a oggetto esclusivo la gestione di quote di una
srl. Secondo il Cndcec, in particolare, il caso di specie
va inquadrato alla luce dell’oggetto sociale della società amministrata che, in questo particolare caso, è una
holding pura in quanto svolge esclusivamente l’attività
di gestione delle quote di una società a responsabilità
limitata. Sul punto, l’art. 4, comma 2 lett. c) del dlgs
139/2005 esclude l’incompatibilità qualora l’attività di
impresa sia finalizzata «alla gestione patrimoniale, ad
attività di mero godimento o conservative, nonché in
presenza di società di servizi strumentali o ausiliari
all’esercizio della professione, ovvero qualora il professionista riveste la carica di amministratore sulla
base di uno specifico incarico professionale e per il
perseguimento dell’interesse di colui che conferisce
l’incarico». Allo stesso modo, prosegue il pronto ordini,
le norme interpretative sulla disciplina delle incompatibilità affermano che l’ipotesi debba ritenersi esclusa
qualora l’attività di impresa sia diretta alla gestione
patrimoniale immobiliare e mobiliare: nel dettaglio,
ove si tratti di gestione immobiliare, si dovrà trattare
di attività di pura gestione, mentre per la gestione patrimoniale mobiliare possono configurarsi sia le ipotesi
di gestione statica, cioè stabile investimento in titoli,
che dinamica.
Gabriele Ventura
46
Sabato 25 Giugno 2016
M E R CAT I E F I NA N Z A
Helvetia Vita S.p.A. Compagnia Italo Svizzera di Assicurazioni sulla Vita S.p.A.
CNP Alpenbank Aggressive
CNP Alpenbank Balanced
CNP Alpenbank Balanced 2
CNP Alpenbank Dynamic
CNP Alpenbank Substance
CNP CIIS Aggressivo
CNP CIIS Dinamico
CNP CIIS Equilibrato
CNP CIIS Moderato
CNP CIIS Prudente
CNP CIIS Total Return
CNP CIIS Essential
CNP CIIS Advanced
CNP Crescita
CNP Dynamic Structured Opp
CNP Equilibrato
CNP Fondo Interno Certius IV
CNP Fondo Interno Certius V
CNP Linea Aggressiva
CNP Linea Conservativa
CNP Dinamico
CNP Moderato
CNP Protezione
CNP Prudente
CNP Reddito
CNP Sviluppo
CNP WB Alternative
99,53
94,32
100,10
120,75
107,18
89,29
91,79
92,57
95,54
98,17
97,20
74,13
81,02
94,04
100,00
93,43
77,02
47,31
94,57
92,07
95,43
98,00
94,91
98,73
95,05
99,77
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
20/01/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
17/06/2016
30/04/2016
Sede Legale e Operativa Via G. B. Cassinis, 21 – 20139 Milano - Tel. 02 53.51.1 Fax 02 53.72.89 E-mail PEC: [email protected] - www.helvetia.it - Capitale
Sociale € 47.594.000 i.v. Num. Iscriz. del Reg. delle Imprese di Milano, C.F. e P.I.
03215010962 - R.E.A. n. 1882793 - Iscriz. Albo Imprese di Ass. n. 1.00142 - Iscrizione
Albo Gruppi Assicurativi. n. d'ordine 031 - Società soggetta alla Direzione ed al
Coordinamento della Helvetia Compagnia Svizzera d’Assicurazioni SA, Rappresentanza
Generale e Direzione per l'Italia - Società con unico Socio - Imp. Autor. all'eser. delle ass.
sulla Vita con Provv. ISVAP n. 1979 del 4 dicembre 2001 (G.U. del 12/12/2001 n. 288)
UNIT LINKED
UNIT in EURO
DATA
PREZZO
Quality
15/06/2016
7,486
Progress
15/06/2016
6,6600
BANCASSICURAZIONE
UNIT LINKED
Maximum
15/06/2016
5,2140
Global Equity
15/06/2016
5,6500
UNIDESIO 760071
12,174
17/06/2016
UNIDESIO 760125
12,074
17/06/2016
UNIDESIO 760185
11,4250
17/06/2016
Global 100
15/06/2016
5,1890
UNIDESIO 760072
12,207
17/06/2016
UNIDESIO 760129
12,199
17/06/2016
UNIDESIO 760186
11,3820
17/06/2016
Flex Equity 100
15/06/2016
10,968
UNIDESIO 760073
12,212
17/06/2016
UNIDESIO 760130
10,8460
17/06/2016
Opportunità Reddito
15/06/2016
4,888
UNIDESIO 760187
11,8550
17/06/2016
Opportunità Reddito Plus
15/06/2016
4,521
Opportunità Crescita
15/06/2016
UNIDESIO 760075
13,016
17/06/2016
UNIDESIO 760139
11,971
17/06/2016
UNIDESIO 760189
11,9250
17/06/2016
4,896
UNIDESIO 760078
11,5030
17/06/2016
UNIDESIO 760140
12,0200
17/06/2016
UNIDESIO 760191
10,457
17/06/2016
11,6800
17/06/2016
UNIDESIO 760147
11,9860
17/06/2016
UNIDESIO 760192
11,8290
17/06/2016
UNIDESIO 760193
12,0770
17/06/2016
UNIDESIO 760201
11,494
17/06/2016
UNIDESIO 760202
12,140
17/06/2016
UNIDESIO 760203
13,0860
17/06/2016
UNIDESIO 760205
10,7610
17/06/2016
UNIDESIO 760206
10,9230
17/06/2016
UNIDESIO 760210
12,222
17/06/2016
4,531
UNIDESIO 760080
Privilege
15/06/2016
4,981
UNIDESIO 760082
11,3580
17/06/2016
UNIDESIO 760149
11,8990
17/06/2016
Eurovita Dynamic Allocation
15/06/2016
5,024
UNIDESIO 760085
10,809
17/06/2016
UNIDESIO 760150
11,962
17/06/2016
Eurovita Conservative Allocation 15/06/2016
5,018
UNIDESIO 760088
12,1470
17/06/2016
UNIDESIO 760156
10,183
17/06/2016
Low Volatility Plus
4,959
Opportunità Crescita Plus
15/06/2016
15/06/2016
UNIDESIO 760091
12,3530
17/06/2016
UNIDESIO 760157
12,4560
17/06/2016
EUROVITA ASSICURAZIONI S.p.A.
UNIDESIO 760095
10,566
17/06/2016
UNIDESIO 760159
11,8750
17/06/2016
Via dei Maroniti, 12 - 00187 - Roma
Tel. 06 474821
UNIDESIO 760096
11,1070
22/04/2016
UNIDESIO 760160
11,597
04/03/2016
UNIDESIO 760098
12,409
17/06/2016
UNIDESIO 760163
10,0130
17/06/2016
UNIDESIO 760099
11,658
17/06/2016
UNIDESIO 760169
12,919
17/06/2016
www.eurovita.it
UNIDESIO 760102
11,311
17/06/2016
UNIDESIO 760170
11,970
17/06/2016
UNIDESIO 760216
11,014
17/06/2016
UNIDESIO 760104
10,9990
17/06/2016
UNIDESIO 760174
12,1910
17/06/2016
UNIDESIO 760229
11,130
17/06/2016
UNIDESIO 760105
10,6550
17/06/2016
UNIDESIO 760179
11,646
17/06/2016
UNIDESIO 760234
10,116
UNIDESIO 760106
11,8390
17/06/2016
UNIDESIO 760180
11,8130
17/06/2016
UNIDESIO 760235
10,096
17/06/2016
17/06/2016
UNIDESIO 760243
9,663
17/06/2016
UNIDESIO 760109
11,5250
17/06/2016
UNIDESIO 760183
11,456
INDEX LINKED
UNIT LINKED - FONDI INTERNI
MetLife Europe Limited
Rappresentanza Generale per l’Italia
Via Andrea Vesalio n. 6
00161 Roma
Valorizzazione al: 22/06/16
MetLife Protezione in Crescita 70%
1,293
MetLife Protezione in Crescita 80%
1,198
Alico Monet. Protetto
Alico Prot.Trim. Eur
22/06/16
22/06/16
1,107
MetLife Protezione in Crescita 90%
Alico Liquidita’
22/06/16
1,051
1,083
Alico R. Prudente
Alico Prot.Trim. Usa
22/06/16
1,087
22/06/16
1,190
1,089
AZZOAGLIO CONSERVATIVO
6,701
17/06/2016
AZZOAGLIO DINAMICO
5,583
17/06/2016
AZZOAGLIO EQUILIBRATO
6,789
17/06/2016
UNIDESIO PRUDENTE
11,689
17/06/2016
UNIDESIO MODERATO
11,978
UNIDESIO ATTIVO
12,347
Alico Gest.Bilanc.Glob
22/06/16
22/06/16
22/06/2016
100,872
22/06/2016
INDEX EURO DIVIDEND - 2013
104,915
22/06/2016
17/06/2016
INDEX EuroCrescita 2014
98,822
22/06/2016
17/06/2016
INDEX TOP DIVIDEND 2013
106,751
22/06/2016
EUROSTOXX 50 - 2012
107,089
22/06/2016
12,257
17/06/2016
10,580
17/06/2016
PIP - FONDI INTERNI
AZIONARIO EURO
8,632
17/06/2016
AZIONARIO GLOBALE
11,942
17/06/2016
PREVIMISURATO
13,746
16/06/2016
BILANCIATO
11,884
17/06/2016
PREVIBRIOSO
13,554
16/06/2016
CONSERVATIVE
10,372
17/06/2016
PREVIDINAMICO
14,099
16/06/2016
BOND MIX
10,744
17/06/2016
BALANCED
11,796
17/06/2016
GLOBAL EQUITY
14,112
17/06/2016
LINEA 1
12,196
31/05/2016
UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE
10,283
17/06/2016
LINEA 1 - FASCIA A
12,659
31/05/2016
31/05/2016
FPA - LINEE
UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE
11,149
17/06/2016
LINEA 1 - FASCIA B
12,400
UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO
11,158
17/06/2016
LINEA 2
13,420
31/05/2016
UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE
14,852
17/06/2016
LINEA 2 - FASCIA A
13,732
31/05/2016
31/05/2016
OBBIETTIVO 03/2021
9,600
17/06/2016
LINEA 2 - FASCIA B
13,873
OBBIETTIVO 05/2021
10,191
17/06/2016
LINEA 3
13,348
31/05/2016
HIGH DIVIDEND
8,780
17/06/2016
LINEA 3 - FASCIA A
13,580
31/05/2016
8,066
17/06/2016
LINEA 3 - FASCIA B
14,677
31/05/2016
1,083
CANALE AGENTI E BROKER
1,352
INDEX LINKED
Alico R. Multi Comm.
22/06/16
101,498
DUAL INDEX - 2013
OBBLIGAZIONARIO MISTO
HELVETIA EUROCRESCITA
Alico Gest.Azion.Glob
DUAL INDEX - 2012
UNIDESIO VIVACE
MEGATREND
Alico R. Crescita
22/06/16
0,420
1,364
UNIT LINKED - FONDI INTERNI
94,698
22/06/2016
ATTIVO SPECIFICO
Alico Gest.Azion. Eur
22/06/16
22/06/16
1,363
Alico Multi Comm.
22/06/16
0,443
HELVETIA WORLD EQUITY
156,950
HELVETIA EUROPE BALANCED
217,370
21/06/2016
HELVETIA WORLD BOND
243,550
21/06/2016
HELVETIA GLOBAL BALANCED
173,040
22/06/2016
HELVETIA GLOBAL EQUITY
127,850
21/06/2016
106,672
22/06/2016
FONDO CONSERVATIVO
10,000
17/06/2016
HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2014
97,659
22/06/2016
FONDO SVILUPPO
9,900
17/06/2016
FONDO OPPORTUNITA
9,970
17/06/2016
PICK 25
10,000
31/05/2016
LINEA GARANTITA
12,462
31/05/2016
LINEA BILANCIATO
13,817
31/05/2016
LINEA OBBLIGAZIONARIO
13,406
31/05/2016
HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE
12,330
21/06/2016
LINEA AZIONARIO
10,221
31/05/2016
HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY
12,960
21/06/2016
PIP - FONDI INTERNI
www.helvetia.it
22/06/16
1,064
POLAR CAPITAL FUNDS
Comparto
22/06/16
Classe
di Azioni
0,977
Global Technology
Alico Long Investment
22/06/16
0,814
22/06/16
1,734
Alico Agriculture
Alico Aper.Indiciz.Glo
22/06/16
22/06/16
0,437
1,346
Ivy Gl.Investors Asset Strat.A
EUR 1428,22
NAV
EUR
GBP
USD
Healthcare Opportunities
Valori al 24/06/2016
Alico Aper.Indiciz.Usa
EUR
GBP
USD
Polar Japan Fund
USD
GBP
JPY
UK Absolute Return Class A EUR
Class A GBP
Class A USD
Class I EUR
Class I GBP
Class I USD
22/06/16
0,731
Alico Metals
www.metlife.it
22/06/16
0,415
Valori al
23,62 23/06/2016
18,1100 23/06/2016
26,8100 23/06/2016
21,12
16,1900
23,9800
19,86
13,4600
2074,7500
12,22
10,2523
16,5042
12,5050
10,4927
16,8911
23/06/2016
23/06/2016
23/06/2016
23/06/2016
23/06/2016
23/06/2016
18/11/2013
18/11/2013
18/11/2013
18/11/2013
18/11/2013
18/11/2013
www.polarcapital.co.uk
NATIONALE SUISSE VITA
Alico Aper.Indiciz.Ita
21/06/2016
100,298
HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2013
1,325
Alico Sec. Acc. 2017
Alico Aper.Indiciz.Eur
21/06/2016
HELVETIA QUATTRO.10
FPA - LINEE
Alico Gest.Bilanc.Eur
17/06/2016
FONDI PENSIONE APERTI
Valori al
PREVISUISSE-Crescita-MAIN
PREVISUISSE-Dinamica-MAIN
PREVISUISSE-Garanzia-MAIN
Il resto,
scopritelo da voi.
+ VELOCE
+ MODERNO
+ BELLO
+ RICCO
+ FACILE
NEW
DA USARE
DA LEGGERE
DA CONDIVIDERE
NEI CONTENUTI
DA NAVIGARE
Gruppo HELVETIA
Valori in Euro
31/05/2016
15,45
14,29
16,19
CONSULENTI TRIBUTARI - LAPET
Sabato 25 Giugno 2016
47
La Lapet all’avanguardia nelle soluzioni tecnologiche per la comunicazione
La professione in un’app
In tasca tutte le informazioni utili ai tributaristi
dia», ha aggiunto Falcone. In
DI LUCIA BASILE
apposita area riservata gli
pp Lapet è la prima associati Lapet troveranno
applicazione dedicata altresì tutte le comunicaai tributaristi. «Que- zioni a loro dedicate e presto nuovo strumento ventivamente notificate. Lo
di comunicazione ci consente strumento infatti consente
di tenere sempre aggiornati i l’invio di notifiche push per
nostri associati sulle inizia- comunicare a tutti gli utenti
tive associative, dall’attivi- dell’app ogni evento nuovo,
articolo
o notà politico
a
tizia.
Grazie
istituziot
La sinergia tra app
a tale sistema
nale messa
l’associazioin campo
l
Lapet, web app, sito
ne
a sostegno
n ha voluto
internet www.iltribuintegrare
della catarista.it contribuirà a
la classica
tegoria, a
rafforzare la presenza
n e w s l e t t e r,
quella fordell’associazione nel
facendo in
mativa e di
mercato professionale
modo
che il
aggiornam
tributarista
mento prot
Lapet
possa
fessionale,
L
solo per fare qualche esem- avere sempre in tasca tutte
pio», ha spiegato il presiden- le informazioni utili e semte nazionale Lapet Roberto pre costantemente aggiorFalcone. Semplice, veloce, nate. In questo modo sono le
all’avanguardia, sono solo informazioni a trovare il proalcune delle caratteristiche fessionista che non dovrà più
dell’app per tributaristi. «È attivarsi per informarsi.
Non solo, con questo nuoinfatti uno strumento estremamente facile da utilizzare, vo dispositivo, il tributarista
immediato da gestire e tec- potrà identificarsi in qualità
nologicamente all’avanguar- di «tributarista qualificato
A
Lapet ai sensi della legge
4/2013». Infatti sull’applicativo è disponibile la tessera digitale personalizzata
con codice QR, documento
da mostrare presso tutti gli
uffi ci dell’amministrazione
fi nanziaria, enti pubblici o
privati. Inoltre, grazie alla
tessera digitale i tributaristi potranno registrare la
loro presenza agli eventi
formativi e alle assemblee,
in modo semplice e veloce, e
ottenere direttamente online
l’accreditamento dei crediti
formativi (vedi altro articolo
nella pagina). Un percorso,
quello che oggi ha portato
all’app Lapet che, in linea
con il processo di evoluzione
tecnologica posta in essere
dall’associazione, viene da
lontano.
«Siamo stati tra i primi
della categoria a dotarci di
sito internet (www.iltributarista.it) e già dal 2015 abbiamo segnato il sorpasso con
la connessione in mobilità
rispetto a quella da desktop,
rendendo il nostro sito fruibile anche in versione mobile»,
Completa la smaterializzazione del documento identificativo
La tessera associativa
in formato digitale
S
empre al
passo con
i tempi la
struttura organizzativa e tecnologica della Lapet.
Ultima novità la
pubblicazione sui
market place della
app dell’associazione. Con la app Lapet, l’associazione
ha reso disponibile
il nuovo tesserino
in formato digitale. Uno strumento
all’avanguardia che
giunge a completamento di un percorso avviato già da
qualche anno. Fin
dal 2014 infatti gli associati potevano
potevano, accedendo alla propria area riservata dal sito
www.iltributarista.it scaricare la tessera
associativa in formato elettronico. «Oggi,
siamo giunti alla completa smaterializzazione del tesserino grazie al nuovo formato
digitale con codice QR, la cui validità, ai
sensi della legge 4/2013, può essere verificata consultando l’elenco degli iscritti pubblicato sul nostro sito www.iltributarista.it»,
ha spiegato il presidente nazionale Roberto
Falcone. Tutti gli iscritti dunque, portando
con se esclusivamente lo smartphone potranno godere di innumerevoli e pratici vantaggi, quali, solo per fare qualche esempio,
registrare in tempo reale la loro presenza
agli eventi Lapet, ottenendo direttamente
il riconoscimento dei relativi crediti forma-
tivi «Uno strumento pensato anche al fine
tivi.
di potenziare il sistema dell’aggiornamento
professionale garantendo attraverso la verifica dell’apprendimento, l’adeguata qualità della prestazione», ha aggiunto Falcone.
L’aggiornamento professionale infatti è uno
degli elementi più qualificanti dell’attività
svolta dall’associazione. «In tal senso, tanto la collaudata formula di apprendimento a distanza e-learning, quanto la nuova
modalità di registrazione elettronica delle
presenze, rappresentano strumenti utili a
rendere sempre più immediata, incisiva e
completa la formazione degli iscritti, garantendo allo stesso tempo la tutela degli
utenti che ai nostri tributaristi si rivolge»,
ha chiarito il presidente.
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ha precisato il presidente.
Oggi è infatti sempre maggiore il numero degli utenti
che si collegano al web con
smartphone e tablet, rispetto ai classici computer fissi.
«Tale trend di crescita ci ha
spinti a fare di più: realizzare un’app che è sicuramente
il top attualmente disponibile. Inoltre, il forte incremento
del numero degli iscritti registrato in questi anni ha fatto
emergere l’ulteriore esigenza
di fidelizzazione, mantenendo un rapporto costante con
gli associati, fornendo loro
servizi sempre più innovativi
e personalizzati», ha aggiunto Falcone.
Tutto questo è l’app per
Lapet, sviluppata con società informatica dalla qualificata esperienza nel settore
che non rappresenta assolutamente un duplicato del sito
internet in versione mobile.
La prima è infatti un software che va installato dopo
averlo scaricato dagli appositi store online sul dispositivo
mobile, la seconda è una web
app, ossia un sito web in ver-
sione lite.
La sinergia tra app Lapet,
web app, sito internet www.
iltributarista.it contribuirà a rafforzare la presenza
dell’associazione nel mercato
professionale, dimostrando
altresì la sua estrema modernità. «La comunicazione oggi
ha assunto un ruolo sempre
più centrale e l’app, in tale
senso, è tra gli strumenti più
moderni che avrà, nei prossimi anni, sempre maggio
peso», ha concluso il presidente. «Competitività e tecnologia sono ormai diventati
un binomio inscindibile».
A cura
dell’Ufficio Stampa della
ASSOCIAZIONE NAZIONALE
TRIBUTARISTI LAPET
Associazione legalmente
riconosciuta
Sede nazionale:
Via Sergio I 32
00165 Roma
Tel. 06-6371274
Fax 06-39638983
www.iltributarista.it
[email protected]