Brexit, rivoluzione in dogana
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Brexit, rivoluzione in dogana
Sabato 25 Giugno 2016 Uk £ 1,40 - Ch fr. 3,50 Francia € 2,50 Nuova serie - Anno 25 - Numero 151 - Spedizione in A.P. art. 1 c.1 L. 46/04, DCB Milano €2,00* * Offerta indivisibile con Marketing Oggi (ItaliaOggi € 1,20 + Marketing Oggi € 0,80) CASSAZIONE Il fisco può entrare in casa per verificare se è di lusso Venerdì nero. Le borse bruciano 411 miliardi di euro Piazza Affari -12,48%, la peggiore seduta di sempre a pag. 31 LUNEDÌ IN EDICOLA t*130'&44*0/*45**/$3&4$*5"tda pag. 49 Con guida «Il contratto dei Bancari» a € 6,00 in più; con guida «Cosa succede dopo la Voluntary Disclosure» a € 6,00 in più; con guida «Convivenze e unioni civili » a € 5,00 in più; con guida «La riforma del no profit » a € 6,00 in più; con guida «L’Irap di professionisti e lavoratori autonomi» a € 5,00 in più P ER UNA SETTIMANA POTRETE SCOPRIRE , VEDERE , PROVARE IN EVIDENZA * * * Fisco/1 - Nel leasing abitativo per la prima casa, età e reddito si verificano in sede di firma del contratto. Lo precisano le Entrate Pagamici a pag. 11 Fisco/3 - Consorzi, è salva l’attività distinta. Secondo la Cassazione sta al consorziato provare la differenza tra fatturati Poggiani a pag. 14 Verso Unico 2016 - Nel modello Irap entrano le novità della Stabilità. Tra queste, la deduzione delle spese di personale Villa a pag. 15 Impresa/1 - Il tempismo è tutto nelle opere edili: decade chi non dimostra di realizzare i lavori entro un anno dal titolo Ferrara a pag. 16 Impresa/2 - L’imposta di bollo, nel caso di scioglimento e cancellazione contestuale, è unica. I chiarimenti della Dre Lombardia De Stefanis a pag. 18 Spendere meglio - Scegliere un mutuo senza incognite. Parola agli esperti per orientarsi tra tassi fissi o variabili e rate in fase di sottoscrizione del finanziamento Grigolon a pag. 19 Affari in Piazza - Mercati finanziari turbolenti. Non solo per l’esito del referendum in Gran Bretagna. Ma tra i gestori fa capolino un moderato ottimismo dell’Olio a pag. 20 SU WWW.ITALIAOGGI.IT Immobili & Condominio - Il recupero crediti è selettivo: si agisce prima sui morosi. Tutelati i condomini in regola. Vademecum dal Tribunale di Monza Di Rago a pag. 35 Sabatini ter - Le faq sugli aiuti per i beni strumentali Fisco e disabilità - Il testo della legge sul «Dopo di noi» Ambiente - L’ultima versione del d decreto sugli iincentivi alle rrinnovabili Documenti - I testi dellle sentenze tributarie ccommentate nella Selei zione www.italiaoggi.it/docio7 QUOTIDIANO ECONOMICO, GIURIDICO E POLITICO Sette IL PRIMO GIORNALE PER PROFESSIONISTI E IMPRESE TUTTO IL DIGITALE Fisco/2 - Agevolati gli interventi di recupero del patrimonio edilizio. È cruciale qualificare l’opera. Una bussola per applicare l’aliquota Iva ridotta Ricca da pag. 12 Ferrara a pag. 42 IN EDICOLA * Offerta indivisibile con Affari Legali (ItaliaOggi Sette € 2,50 + Affari Legali € 0,50) MILANO DAL 27 GIUGNO AL 3 LUGLIO CON Fondi Ue agli studi, si parte Disponibili 24 miliardi fino al 2020. Già aperti i primi bandi regionali E ora è corsa allo sportello del Cup per avere informazioni e assistenza MARINO LONGONI [email protected] DI N ei primi due giorni di attività dello sportello telematico del Cup, nato due mesi fa per fornire informazioni in materia di finanziamenti agevolati ai professionisti, sono arrivate tante richieste da esaurire gli appuntamenti telefonici per i successivi due mesi. E a oggi le prenotazioni sono arrivate fino alla fine di settembre. È il segno del grande interesse sollevato dalla concreta possibilità per i professionisti di attingere ai fondi strutturali europei, frutto di un emendamento inserito nella legge di Stabilità 2016 grazie alle pressioni del Cup (Comitato unitario delle professioni). Si tratta di una riforma epocale, resa possibile da un cambio di passo dei rappresentanti degli stessi professionisti che hanno accettato di definire la propria realtà al fianco di quella delle piccole e medie imprese. Come tutte le riforme di un certo spessore ha bisogno di tempo per essere implementata. I 24 miliardi di fondi europei, disponibili per il periodo 2014-2020 possono, infatti, essere erogati solo passando dalla filiera regionale. Ci sono regioni più sensibili e attive altre più timorose e lente nel recepire le novità. Due casi emblematici: la Toscana la settimana scorsa ha emanato un comunicato stampa per annunciare la disponibilità di fondi per la formazione di professionisti under 40 (finora i fondi per la formazione si erano resi disponibili solo per i giovanissimi che entravano per la prima volta nel mondo del lavoro o per i dipendenti degli studi professionali). Al contrario la Calabria ha messo nero su bianco una serie di paletti che avrebbero l’effetto di inibire la possibilità di concedere finanziamenti agevolati a i professionisti. Da una prima analisi effettua- ta dalla regione, l’impedimento potrebbe trovare origine nell’applicazione del regolamento comunitario che richiede ai beneficiari di dimostrare di non essere «impresa in difficoltà» in quanto per i professionisti «non organizzati in forma d’impresa» non vi sono criteri oggettivi di valutazione dell’eventuale stato di difficoltà. Resta, tuttavia, confermato che i liberi professionisti che svolgono un’attività organizzata in forma d’impresa sono da ritenersi ammissibili quali soggetti beneficiari. Tra le regioni che per prime si sono mosse o si stanno muovendo per promuovere bandi specifici per il mondo delle professioni, oltre la Toscana si possono citare la Lombardia, il Lazio, il Molise, la Puglia, il Friuli Venezia Giulia e la Provincia autonoma di Bolzano. Non è molto, ma è un segnale preciso che il cambiamento di rotta è stato colto dagli amministratori e dai politici più sensibili. Gli altri seguiranno al traino, come al solito. Oltre alle age- volazioni specificatamente indirizzate ai professionisti bisognerà anche sperimentare quali difficoltà i titolari degli studi troveranno nell’accedere a quelle previste per le microimprese: è il caso, per esempio, dei finanziamenti per l’innovazione, oppure di quelli per il microcredito che consentono di ricevere prestiti fino a 25 mila euro senza garanzie. Un altro problema è costituito dalle dimensioni degli studi, generalmente modeste, che possono rendere eccessivamente oneroso il superamento degli ostacoli burocratici necessario per l’accesso ai finanziamenti. Si tratta di pratiche che richiedono una certa specializzazione e il dispendio di molte energie, che non sempre sono ripagate dall’ammontare dei benefici che si riescono a ottenere. Non è un caso se lo sportello istituito dal Cup, così come quelli messi in campo da alcune casse di previdenza, sono stati letteralmente presi d’assalto. Interessante notare che questi sportelli hanno una duplice valenza: da una parte informare sui meccanismi dei bandi, che devono rispettare i regolamenti comunitari e quindi sono generalmente piuttosto complessi, e aiutare i professionisti che si dicono interessati a superare le difficoltà di percorso; dall’altra c’è anche l’esigenza di capire aspettative ed esigenze dei professionisti, diverse da categoria a categoria, per poi aiutare i decisori politici a compiere le loro scelte in modo più consapevole; in altri termini: dare un contributo politico alla predisposizione di bandi che riescano a dare un valore aggiunto concreto e non solo teorico. © Riproduzione riservata Via libera alla nuova detassazione. Le novità della legge di Stabilità illustrate in una circolare Minlavoro-Entrate Fisco soft per i premi e gli utili Affar Affari V Legali Riforme al giro di boa Il giudizio dei legali Le tappe per crescere negli studi professionali ia libera alla nuova detassazione. Dal 1° gennaio, infatti, è nuovamente operativa la misura di incentivazione fiscale che consente di pagare tasse ridotte (imposta del 10% al posto di Irpef e relative addizionali comunali e regionali) sulle somme erogate ai dipendenti, dopo un anno di stand-by (il 2015). In base alle nuove regole la detassazione opera sui premi di risultato o sugli utili distribuiti dall’azienda ai lavoratori e, inoltre, dà facoltà ai lavoratori di optare, in luogo di premi o utili, per i benefit. In tal caso, il bonus fiscale può salire: la legge di Stabilità, infatti, ha riformato anche la disciplina fiscale dei benefit, ampliandone il campo di applicazione (con nuovi benefit spese per scuole materne, per la frequenza di corsi estivi, di ludoteche, di gite e viaggi scolastici, baby-sitting, spese assistenza a familiari anziani ecc.) e fissando in alcuni casi l’esenzione totale da tasse. Le novità, arrivate dal decreto 25 marzo 2016 attuativo della legge n. 208/2015 (legge di Stabilità 2016), sono state illustrate dalla circolare congiunta (ministero del lavoro e Agenzia delle entrate) n. 28/E/2016 del 15 giugno. NELL’INSERTO/1 NELL’INSERTO/2 Selezione di Il debitore dell’Iva sulle operazioni nazionali Sentenze tributarie A CURA DELLO di FRANCO RICCA STUDIO FUOCO 1. LA NOTIFICA IN SEDE È SEMPRE VALIDA 2. DELEGA, PROVA RIGOROSA SULLA CARRIERA DIRETTIVA 3. SNC, ACCERTAMENTO IN PRESENZA DEI SOCI 4. DENUNCIA OLTRE I TERMINI, RADDOPPIO ILLEGITTIMO 5. REDDITOMETRO SCEVRO DA AUTOMATISMI 6. TARSU CON VERIFICA IN LOCO E CONTRADDITTORIO 7. SOCIO ACCOMANDANTE, RESPONSABILITÀ LIMITATA I testi integrali delle sentenze sul sito www.italiaoggi.it/docio7 27 Giugno 2016 1. INQUADRAMENTO GENERALE Nel sistema dell’Iva, la qualifica di «debitore dell’imposta» designa il soggetto tenuto al pagamento del tributo e all’osservanza dei connessi adempimenti documentali. In via di principio, questi obblighi fanno capo al soggetto passivo che pone in essere l’operazione imponibile, ossia il cedente del bene e il prestatore del servizio. Non sempre, però, è così. L’esigenza di configurare il ruolo di debitore dell’imposta scaturisce proprio dalla circostanza che vi sono casi in cui, per ragioni tecniche, oppure di garanzia per l’erario o di contrasto delle frodi, il soggetto debitore dell’imposta non coincide con il soggetto che effettua l’operazione imponibile. Il ruolo di debitore dell’imposta si ricollega, in funzione strumentale e sotto il profilo soggettivo, all’esistenza di una operazione territorialmente rilevante, in relazione alla quale occorre porre in essere i prescritti adempimenti formali e sostanziali; non è però necessario che l’operazione sia concretamente imponibile. Secondo l’amministrazione finanziaria, il debitore dell’imposta è infatti tenuto ad adempiere gli obblighi formali anche se l’operazione, posta in essere da un diverso soggetto passivo, fruisce del trattamento di non imponibilità (artt. 8, 8-bis, 9, 71 e 72 del dpr 633/72) o di esenzione (art. 10). Nella disciplina unionale dell’Iva, la figura del debitore dell’imposta è trattata negli artt. da 192-bis a 205 della direttiva 2006/112/CE. In sintesi: t l’art. 193 enuncia il principio secondo cui l’Iva è do- vuta dal soggetto passivo che effettua la cessione di beni o la prestazione di servizi imponibile, eccettuati i casi in cui è previsto diversamente tbile l’art. 194, par. 1, stabilisce che se l’operazione imponiè effettuata da un soggetto passivo non stabilito nello stato membro in cui è dovuta l’Iva, gli stati membri possono prevedere che il debitore dell’imposta sia il destinatario dell’operazione tle, l’art. 195 prevede che, per le cessioni di gas naturaenergia elettrica, calore o freddo mediante reti di riscaldamento o raffreddamento, effettuate da un soggetto passivo non stabilito nel luogo in cui è dovuta l’imposta, questa è dovuta dal destinatario se identificato ai fini dell’Iva tsivi l’art. 196 prevede che l’Iva è dovuta dai soggetti paso dalle persone giuridiche che non sono soggetti passivi identificate ai fini dell’Iva a cui è reso un servizio ai sensi dell’articolo 44, se il servizio è reso da un soggetto passivo non stabilito nel territorio di tale stato membro teffettuate l’art. 197 prevede che, sulle cessioni intraunionali con lo schema della triangolazione, l’Iva è dovuta dal cessionario designato come debitore dell’imposta tstimento» l’art. 198 prevede che per le cessioni di «oro da invel’imposta è dovuta dal cessionario soggetto passivo: la disposizione, inoltre, attribuisce agli stati membri la facoltà di disporre nello stesso senso anche per le cessioni di «oro industriale» tbri gli artt. 199 e 199-bis prevedono che gli stati mempossono stabilire, in relazione alle operazioni ivi 27 Giugno 2016 da pag. 8 #$ %(!%% #$ # #$ "&' %# #$% # &# #$& &' $ %( Brexit, rivoluzione in dogana Dazi sulle importazioni, Iva più pesante e soprattutto con pagamenti cash alla dogana sugli scambi di beni tra Regno Unito e paesi europei ORSI & TORI DI PAOLO PANERAI Prima era mezza dentro e mezza fuori. Ora è mezza fuori e mezza dentro. Il cittadino dell’Europa continentale che andava in Gran Bretagna si sentiva estraneo per almeno due fattori: doveva tirare fuori il passaporto e cambiare in sterline i suoi euro. Vale a dire che Schengen e l’euro, i due risultati più simbolici dell’Unione europea (e forse gli unici, dal lato dei cittadini), erano stati volutamente rifiutati dalla Gran Bretagna. Se un governo e un popolo rifiutano anche i simboli di un’unione, a maggior ragione se portatori anche di aspetti pratici, voleva dire appunto che il paese di Albione (come già gli antichi greci chiamavano l’isola più grande del continente) o meglio la Perfida Albione, pur se nominalmente nell’Europa unita, di fatto ne era mezza fuori. La matematica dice che cambiando l’ordine dei fattori il prodotto non cambia, anche se i fattori non sono numeri ma due magiche parole come fuori e dentro. La geografia continua a pag. 2 Dazi all’importazione, Iva più pesante e soprattutto con pagamento cash alla dogana, sugli scambi di beni tra la Gran Bretagna e i paesi Ue. La Brexit avrà conseguenze importanti anche sulla fiscalità degli scambi commerciali, sia sul piano sostanziale, per esempio l’imposizione di dazi doganali, sia sui controlli sulle merci e sulle modalità di applicazione dell’Iva all’importazione. Ricca a pag. 37 CLASS DIGITAL WEEK Per la prima volta Milano diventa un grande laboratorio digitale Giura a pag. 20 * Esclusivamente per la Liguria fino a esaurimento scorte in abbinamento esclusivo a «IL SECOLO XIX + GENTE» a euro 2,00 Con guida «Il contratto dei Bancari» a € 6,00 in più; con guida «Cosa succede dopo la Voluntary Disclosure» a € 6,00 in più; con guida «Convivenze e unioni civili » a € 5,00 in più; con guida «La riforma del no profit » a € 6,00 in più; con guida «L’Irap di professionisti e lavoratori autonomi» a € 5,00 in più DIRITTO & ROVESCIO L’ex presidente della repubblica Giorgio Napolitano, nel criticare la Brexit del popolo inglese che, nel referendum sull’Europa, ha deciso di abbandonare la Ue, ha sottolineato, con una punta di orgoglio, e facendo capire che l’Italia è messa molto meglio del Regno Unito, che, in Italia, un risultato del genere non sarebbe possibile perché, giustamente, l’articolo 75 della Costituzione non consente che siano indetti referendum sui trattati internazionali. Napolitano forse non sa (e sarebbe grave) o fa finta di non sapere (e sarebbe gravissimo) che tale articolo 75 è stato inserito di forza dagli Stati Uniti (che allora erano, di fatto, un paese occupante). Essi temevano che, altrimenti, la sinistra avrebbe potuto indire un referendum per far uscire l’Italia dalla Nato (che sarebbe significato entrare, per smottamento successivo, nel patto di Varsavia). Ma impedire a un popolo di esprimere il suo parere, via referendum, sui trattati internazionali del suo paese, è una gravissima lesione della democrazia. Una misura dittatoriale, per dirla giusta. 2 Sabato 25 Giugno 2016 Segue dalla prima pagina ha sempre considerato la Gran Bretagna parte del Vecchio continente, anche quando GB non era nell’Unione; ha continuato a considerarla dentro a maggior ragione quando è entrata nell’Unione; continuerà a considerarla dentro ora che i cittadini, in un referendum consultivo, hanno chiesto di uscire. La parola shock ha dilagato fin da quando è apparso chiaro che vinceva, sia pure di misura, la Brexit. L’alimentazione del clima da shock è venuta dai primi dati dei mercati finanziari in Asia e poi, dalle 9, con l’apertura (anzi l’impossibile apertura) delle borse europee. Eppure per mesi e mesi l’uscita è stata ritenuta più che probabile. Poi sono arrivate le quotazioni degli allibratori che offrivano possibilità di vantaggio maggiore a chi puntava sulla permanenza; e infine l’uccisione, con coltello e pistola, quindi duplice, della parlamentare laburista, Jo Cox, ha fatto pensare che l’uscita non avvenisse. Basta un mutamento di previsioni all’ultimo momento per usare la parola shock, che per definizione è un accadimento assolutamente previsto e improvviso? È l a r e t o r i c a dell’autoalimentazione del pathos, della commiserazione reciproca. In questo caso della speculazione di peggiore stampo. Quindi, ad avviso di MF-Milano Finanza, niente shock, semplice verificarsi di ciò che era nelle previsioni. E che non necessariamente avrà conseguenze funeste. Anzi, a parte il panico che inevitabilmente prende i risparmiatori senza particolari conoscenze del mondo. Come al solito, il primo in Italia a ristabilire le giuste proporzioni dell’accaduto, è stato Ennio Doris, che con la saggezza di chi partendo da zero ha costruito sulla gestione dei risparmi quella banca straordinaria che è Mediolanum, ha invitato a non guardare solo poco più lontano del proprio naso: «La penso come Warren Buffett», ha lanciato Doris da Class Cnbc. «A chi gli chiede se investire o meno, lui risponde che non sa dirlo, se si parla a breve termine, ma se si parla a medio e lungo, non ha dubbi. Si deve investire. E io non so dire se conviene comprare oggi o domani, ma poco importa per chi ha, come tutti dovremmo avere, una prospettiva lunga». Doris la pensa come questo giornale anche a proposito del fatto che lo pseudo shock sarà salutare. I problemi dell’Europa sono in primo luogo politici e certo hanno alimentato la naturale propensione degli inglesi (non dei britannici) a sentirsi superiori, reduci come sono dal più grande impero del mondo. Ma l’impero, coloniale, è tramontato da molto tempo e negli inglesi è cresciuta la nostalgia di quella memoria, certo non appagata dal traballante istituto del Commonwealth. Da sempre il mitico Sondaggio Mori, in regolare svolgimento da anni, segnala l’avversione degli inglesi dall’Europa, separati come sono dalla Manica. Non sarà un caso che l’unica votazione con maggioranza importante per l’adesione L’EDITORIALE DI PAOLO PANERAI ORSI & TORI all’Europa sia avvenuta nel lontano 1975, segnando un ritardo di un ventennio rispetto al trattato di Roma. E comunque fu un’adesione parziale, e sempre più parziale è diventata quando si è trattato di accettare Schengen e l’euro, cogliendo anzi l’occasione per strappare a Bruxelles condizioni straordinarie. La Gran Bretagna non era l’unico Paese dell’Unione a conservare la moneta e quindi una banca centrale con la capacità di battere moneta e di governare le banche nazionali. Ma è sicuramente il Paese chiave, e nessuno ha rifiutato Schengen. Quindi la Perfida Albione ha avuto larga parte dei vantaggi dell’essere nell’Unione, inclusa la possibilità di muovere la sterlina a seconda delle necessità di incrementare le esportazioni (con il ribasso) o di fare felici sceicchi e oligarchi quando depositavano in sterline lì i loro miliardi. In più ha avuto sempre un peso straordinario a Bruxelles per le scelte più importanti, incluso anche (non è banale) l’aver ottenuto che l’inglese fosse una delle lingue ufficiali degli atti comunitari, grazie anche a una schiera di super burocrati della super burocrazia europea provenienti dall’Isola. L’orgoglio di patria, la nostalgia di un passato che non c’è più hanno fatto il resto per arrivare a quella risicata maggioranza di Leave. Ma è l’analisi anagrafica e territoriale del voto che fa essere positivo il presunto shock. Infatti, i giovani britannici (fra 18 e 24 anni) hanno votato a larghissima maggioranza (il 70%) per rimanere in Europa. E con loro anche la Scozia e l’Irlanda del Nord hanno votato ugualmente per l’Europa. Cosa ne discende da questa analisi anagrafica e territoriale? Che chi non ha la nostalgia dell’impero e ha toccato con mano la possibilità di vivere l’Erasmus e poter circolare liberamente in tutto il Vecchio continente, sa che il mondo è globale e sa che far parte di un continente, prima realtà economica del mondo, è un vantaggio e non uno svantaggio. Allo stesso modo il voto ad ampia maggioranza della Scozia e dell’Irlanda del Nord segnala che due aree, non certo le più ricche del Regno Unito, comprendono i vantaggi di stare in Europa. Certo, sia i giovani che gli scozzesi e gli irlandesi preferirebbero anche loro un’Europa migliore. Il messaggio è diretto in primo luogo ad Angela Merkel e ai Paesi alleati della Germania nella politica restrittiva fatta finora, ma anche a quei partiti e movimenti in vari altri Paesi (a cominciare dalla nipote di Marianne Le Pen, la quale ha chiesto subito un referendum in Francia, fino al leghista Matteo Salvini e ai 5 Stelle) che sperano di far leva sulla richiesta di uscita di una risicata maggioranza inglese per innescare processi imitativi. In realtà per tutti loro il fatto che i giovani britannici siano per l’Europa e con loro le aree meno ricche del Regno Unito vuol dire una sola cosa: i movimenti separatisti crolleranno e l’Unione tornerà a essere apprezzata, se non persiste la politica restrittiva che ha determinato un prolungamento infinito della crisi innescata nel 2008 dal fallimento Lehman e quindi un impoverimento e una disoccupazione da record. È noto che gli stati d’animo cambiano e gli estremismi prolificano quando i Paesi e i loro cittadini sono afflitti da impoverimento e disoccupazione. Negli Stati Uniti Barack Obama ha ottenuto la riconferma, quattro anni fa, perché ha saputo reagire alla crisi e riportare gli Usa alla crescita. In Europa ciò non è avvenuto perché la politica del rigore della Germania ha prevalso, condizionando l’intero continente. Si tratta di vero egoismo, perché in Germania l’economia ha continuato a crescere e la disoccupazione è rimasta bassa. Certo, perché la Germania ha saputo ristrutturarsi e arrivare a grande efficienza molto prima. Ma quando uno statista vero come Helmut Kohl chiese all’Europa il permesso di unificare le due Germanie dopo la caduta del muro di Berlino, allora tutti gli Stati membri glielo permisero, considerato che con l’unificazione doveva essere chiusa per sempre l’ultima ferita ancora viva della tragica seconda guerra mondiale. Allora Kohl poté unificare e decidere la parità del deutsche mark con la moneta della Germania dell’Est. Così l’Unione accettò che i cittadini dell’Est avessero una moneta che d’improvviso valeva molto di più del suo valore reale. Anche i marchi dell’Est sono poi stati trasformati in euro, facendo così immettere nell’Unione molta più ricchezza tedesca di quando l’intero secco valore dell’economia dell’Est avrebbe meritato. Ma in quella circostanza la Germania colse con tempismo e determinazione (che mai le manca) la necessità di una profonda ristrutturazione, con riforme radicali. Da quando è scoppiata la crisi del 2008, la Germania ha fatto finta che tutto ciò non fosse accaduto e ha avviato una spirale mortale quando si è opposta per due anni al salvataggio della Grecia, che una volta entrata in Europa (con la consulenza del professor Mario Monti) aveva goduto di un fiume di denaro arrivato dalle banche tedesche, mentre il sistema di controllo dell’economia e della spesa rimaneva arcaico. Appena compreso ciò, le banche tedesche hanno immediatamente ritirato i prestiti, come hanno fatto anche in Spagna, dove avevano finanziato un insensato sviluppo immobiliare, aggravando in maniera decisiva la crisi. E se non fosse stato per una telefonata notturna di Obama, la Merkel non avrebbe acconsentito al salvataggio della Grecia, confermando l’egoismo e l’ottusità tedesca: il ritardo di due anni dell’intervento ha infatti ingigantito la valanga del debito al punto che mentre all’inizio sarebbero state sufficienti poche decine di miliardi per il salvataggio, ne sono stati impegnati ora moltissimi di più. Ma soprattutto la Grecia e i greci sono piombati nella miseria. La giustificazione è che la Grecia e i greci dovevano essere educati alla parsimonia e alla correttezza contabile. Il prezzo fatto pagare è stato però troppo alto e così è nato il movimento guidato da Alexis Tsipras, che ha stimolato imitazioni in tutta Europa fino a far ingigantire il consenso all’uscita dall’Unione. Per fortuna che Tsipras da separatista, una volta al potere, è diventato europeista. Ma la volontà coercitiva della Germania non è mutata, tutt’altro. E la mano tedesca si è vista anche nella dura dichiarazione del presidente della Commissione europea, JeanClaude Juncker, lussemburghese, esponente del Partito popolare europeo dove la cancelliera Merkel è dominante. Junker ha detto con tono severissimo che l’uscita è uscita, non può essere certo usata per ottenere altre condizioni speciali. Che cosa poteva determinare un tale ammonimento se non rafforzare la determinazione di coloro che avevano già deciso di votare per la Brexit e far uscire dall’incertezza coloro che propendevano per l’abbandono ma ancora non erano decisi? Ne andava, infatti, della dignità e della riaffermazione della libertà di voto dei sudditi della Regina. Quel tono di Juncker era la conferma dello spirito tedesco e, come si sa, fra inglesi e tedeschi non è mai corso buon sangue, avendo i tedeschi la capacità di spingere gli inglesi all’eroismo, come fanno ricordare i bombardamenti su Londra dell’esercito di Adolf Hitler. Sorvolando sull’errore fondamentale di David Cameron di promuovere nell’ultima campagna elettorale il referendum sulla Ue (temeva di avere bisogno dei voti del Partito liberale, favorevole al referendum, mentre ha vinto con maggioranza assoluta), resta un fatto inequivocabile che è alla base del fallimento della Ue. Mentre i padri fondatori, a distanza di pochi anni dalla fine della guerra, scrissero il trattato di Roma con sincero spirito di Unione, nell’avanzare degli anni quell’afflato è sopravvissuto solo in pochi Paesi, come l’Italia, sicuramente europeista per natura conciliante dei suoi cittadini. In molti altri Paesi le istituzioni di Bruxelles sono diventate uno strumento di potere. Ben poco è stato fatto per preparare un progetto di avanzamento realistico verso la meta degli Stati Uniti d’Europa. Non v’è dubbio che per molti europeisti il modello potesse essere gli Usa. Ma gli Stati Uniti d’America sono nati alcuni secoli fa, alla fine di una guerra tremenda, mettendo insieme stati appena nati o continua a pag. 6 4 Sabato 25 Giugno 2016 I COMMENTI L’ANALISI IMPROVE YOUR ENGLISH Adesso però è la Ue che deve cambiare Now it is Europe that should change N ell’analisi più di tanto l’afferDI MARINO LONGONI pubblicata mazione di Mario tre giorni Monti secondo il fa su queste stesse pagi- quale indire il referendum britanne si leggeva che «L’Europa è una nico è stato un errore: perché dare barca che fa acqua da tutte le parti. la parola al popolo? Non basta che Ovvio che gli inglesi vogliano andar- paghi le tasse? sene». Una verità elementare, del «Non è un caso se ovunque tutto trascurata però nel profluvio sono in crescita impetuosa i modi analisi e dibattiti che hanno an- vimenti che rifiutano l’identità e ticipato e seguito il voto britannico. l’appartenenza europea, i cosiddetti Negli ultimi dieci anni l’Unione eu- populisti. Se queste sono le prospetropea non è riuscita a risolvere un tive, per quale motivo gli inglesi, solo problema: crisi economica, im- che hanno sempre combattuto per migrazione, attentati, sanzioni alla minimizzare i loro legami con l’EuRussia, Ucraina, rapporti con il Me- ropa, dovrebbero rimanere ancora dioriente, disoccupazione, impove- nell’Unione? Per loro, lo strappo sarà relativamente rimento della classe indolore. Il problemedia. In tutti questi ma vero lo dovranno campi, l’Europa ha diIn caso contrario affrontare quelli che mostrato di essere un è a rischio restano». Così si conmoloch burocratico la sua esistenza cludeva l’articolo di senza alcuna capacità tre giorni fa. decisionale. Ha subìto La Brexit ha sollevato il velo le situazioni. Ha prodotto dichiarazioni roboanti o sottilissime. Ma non su un problema che non può essere più rinviato, pena il collasso dell’inha trovato una soluzione. È ovvio che sia così perché la tera costruzione comunitaria, quelcostruzione europea manca quasi lo di capire chi vogliamo essere. O del tutto del piano politico, quello l’Europa si dota di un governo denel quale si possono prendere le mocraticamente eletto e in grado decisioni. E, in mancanza di una di funzionare (ma questo significa classe politica democraticamente anche politiche fiscali e di bilancio eletta, la gestione del potere è stata comuni, condivisione del debito, requisita da una casta di burocrati fondo salvabanche ecc.), oppure è autoreferenziali che, di fatto, guida meglio che ognuno se ne vada per un continente senza rispondere a la sua strada. nessuno. Non deve quindi stupire © Riproduzione riservata T he analysis published Mario Monti’s statement that three days ago on these holding the British referendum pages said that «Europe was a mistake shouldn’t be so is a boat full of holes. It surprising: why should people is no wonder that the British have a say? Paying taxes isn’t want to leave it». An elementary enough? truth, but entirely overlooked in «It is no coincidence that the flood of analysis and debates the movements that reject the that anticipated and followed European identity and memthe British vote. Over the last bership, the so-called populists, ten years the European Union are rapidly growing everywhere. hasn’t managed to solve a single If these are the prospects, why problem: the economic crisis, imshould the British, who have almigration, terrorist attacks, the ways fought to minimize their sanctions on Russia, Ukraine, the ties with Europe, still remain in relations with the Middle East, the EU? For them, the split will unemployment, impoverishment be relatively painless. The real of the middle class. problem will have to be faced by those In all these fields, Otherwise who remain”. This Europe has proven was the conclusion to be a bureaucratic its existence Moloch without any of the article puis at risk decision-making cablished three days pacity. It took the siago. tuations lying down. It produced Brexit shed light on an isbombastic or subtle statements, sue, that of understanding who but it hasn’t found a solution. we want to be, that cannot be delayed, otherwise the entire It is no wonder because the European construction may colEuropean construction is almost lapse. Either Europe adopts a deentirely lacking the political lemocratically elected and working vel, in which decisions can be government (but this also means made. Moreover, in the absence common fi scal and budget poliof democratically-elected political cies, debt sharing, bailout fund class, the management of power for banks etc.), or is it better that has been taken over by a caste of self-referential bureaucrats who, each country goes its way. in fact, lead a continent without © Riproduzione riservata answering to anyone. Therefore, Traduzione di Silvia De Prisco IL PUNTO LA NOTA POLITICA Se la Commissione volesse entrare nella Ue non sarebbe ammessa Il tutto si riduce, da noi, alla politichetta DI GIANFRANCO MORRA U n grande senso civico, alle urne davvero tanti. E tutti svegli ieri notte nel Regno Unito, volevano sapere come andava a finire. Era noto che le due squadre erano alla pari e che una avrebbe vinto solo per un pugno di voti in più. In ogni caso, la nazione sarebbe rimasta, come già era, spaccata in due. Il «remain» (resta, nella Ue, si intende) era sostenuto soprattutto dai ceti più potenti, che disponevano dei principali mezzi di comunicazione: industriali, banchieri, vescovi, intellettuali, operatori dell’industria culturale e del divertimento. Il «leave» (andiamocene) attecchiva nei ceti medio-bassi, più colpiti dalla crisi economica ed esposti alle pesanti conseguenze dell’invasione dei migranti, che stanno trasformando l’Europa in Eurasia. Il trionfo dell’«andiamocene», invece, avrebbe aperto un periodo difficile, economicamente e socialmente, in cui bisognava ricominciare tutto da capo. Proprio ciò che è accaduto, ma gli inglesi sono abituati allo «splendido isolamento»: hanno abbandonato una strada diffici- Perché sarebbe considerata poco democratica le per immettersi in una nuova. Anche se per ora nessuno può dire quale. Ciò che tutti hanno sotto gli occhi è la nascita e la crescita in tutta Europa di movimenti politici, sbrigativamente liquidati come populisti, che esprimono con decisione quell’euroscetticismo che è sempre più numeroso in tutti i partiti dell’Unione. E dovunque esplode un revival della tradizione, della patria e del In ogni caso era necessario localismo. voltare pagina. Se avesse vinto I 28 stati sono ora 27, ma peril «restiamo», occorreva cambiare a fondo l’Unione, sempre mangono forti differenze tra di più incancrenita e chiusa su loro: etniche, religiose, morali, se stessa. Cosa non facile, se economiche. È stato un errore non addirittura impossibile. dell’Ue non tenerne conto. La mentalità tendenzialmente totalitaria di economisti, tecnocrati e burocrati ha definito e imposto dei progetti, anche sugli aspetti più intimi della vita, come la famiglia, le nascite e la scuola, che non possono valere genericamente per tutti i paesi. È stato così calpestato il principio più importante dell’Unione, quello di sussidiarietà, che impone il riconoscimento e il rispetto delle diverse identità nazionali. Mi corre alla mente una barzelletta, che mi fu raccontata, a Strasburgo, sull’isola dei pescatori, dove è facile incontrare Gutenberg e Goethe. Vi ero andato per cena insieme con un mio ex studente universitario, che lavorava nel Parlamento europeo. Eccola. Se l’Unione europea avanzasse domanda per entrare a far parte della stessa Unione, la Commissione per le adesioni, dopo aver esaminato le sue strutture e le sue prassi, non potrebbe ammetterla: troppo poco democratica. Forse non è un caso che se ne sia andato proprio il paese che ha inventato la liberaldemocrazia. © Riproduzione riservata DI MARCO BERTONCINI Nella miriade d’interrogativi dopo il referendum inglese rientra il possibile influsso politico in casa nostra. Bisogna distinguere le ricadute elettorali dagli echi e dagli sfruttamenti politici. Lasciando da parte la distanza cronologica che ci separa da turni elettorali, politici, regionali o amministrativi (il primo impegno sarà costituito dal referendum autunnale), decenni di campagne e risultati delle urne segnalano come insignificante il peso della politica estera, dei rapporti europei, dei partiti sovrannazionali. Rivendicare l’appartenenza alla casa popolare o socialdemocratica o liberaldemocratica porta vantaggi dello zero virgola, zero virgola (forse) qualcosa. Alle ultime europee un’abbondante dozzina di micro partiti si presentò come Scelta europea, pomposamente rappresentando l’Alleanza liberali democra- tici europei e mettendo nel contrassegno il nome del massimo esponente continentale, lo sconosciuto Guy Verhofstad. Portò a casa meno di 200 mila voti. Altro è, invece, il riflesso politico. Partiti anti europei come la Lega e Fd’It possono farsi propaganda con la Brexit, attestando che dall’Europa si può uscire (il discorso verrà senz’altro ripetuto avendo di mira la moneta unica) e che occorre cambiare l’attuale Europa. Temi sui quali i due partiti insistono, come le migrazioni, verranno con più vigore ancora sbandierati, segnalando i fallimenti dell’Europa. Vantaggi in termini di propaganda potrebbe ricavarne pure il M5s, sodale degli antieuropei britannici nell’Europarlamento, che verosimilmente lancerà iniziative per uscire dall’euro. Invece una formazione solo in parte euroscettica come Fi sarà costretta alla prudenza, e ancor più scanseranno l’argomento il Pd e i cespugli centristi. © Riproduzione riservata PRIMO PIANO Sabato 25 Giugno Giugn 2016 5 Gran Bretagna fuori dall’Unione, il «leave» vince con il 51,9%. Cameron si dimette Vince la Brexit, Ue sotto choc Sterlina e borse a picco. Renzi: l’Europa è casa nostra DI E L EMILIO GIOVENTÙ FRANCO ADRIANO a Gran Bretagna lascia l’Unione Europea. In una giornata che rimarrà nella storia, il referendum sulla Brexit ha segnato la vittoria del «leave» che si è attestato in testa al 51,9% con 17.410.742 voti, mentre i sostenitori del «remain» hanno guadagnato il 48,1% ottenendo 16.141.241 preferenze. Record l’affluenza, 72% dei cittadini hanno partecipato a un voto variegato: Inghilterra (eccetto Londra) e Galles schierati a maggioranza per l’uscita dall’Ue, mentre Londra, le altre grandi città, Scozia e Irlanda del Nord a favore della permanenza. Prima vittima del terremoto il premier David Cameron che ha annunciato le dimissioni: se ne andrà entro ottobre al massimo, quando il congresso Tory darà un nuovo leader al partito e al governo. Il leader euroscettico, Nigel Farage, ha esultato, augurandosi che la Brexit porti a picco l’intera Ue e proclama l’independence day. L’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, ha lanciato la sua candidatura a Downing Street. Per gli italiani nel Regno Unito, la situazione «non cambia», ha fatto sapere l’ambasciata a Londra: Cameron ha precisato che non cambierà nell’immediato, almeno per i prossimi due anni. Crollate le borse, lo choc subito dai mercati ha assunto dimensioni mostruose. Il rosso a Piazza Affari è sceso fino al 12,48% in chiusura. L’indice Ftse Mib ha terminato a quota 15.723 punti, minimo della giornata. A pagare lo scotto maggiore sono state le banche. In ginocchio l’intero comparto creditizio europeo. il Dax di Francoforte ha lasciato sul terreno il 6,82% a 9.557 punti. Londra ha chiuso riducendo le perdite al meno 2,76% dell’indice Ftse 100. Il calo risulta ulteriormente mitigato se si tiene presente che giovedì aveva segnato un rialzo dell’1,23%, sulla base delle aspettative, rivelatesi infondate, di una vittoria del «Remain». Il Cac 40 di Parigi ha ceduto l’8,04% a 4.107 punti. Effetto Brexit anche su Wall Street che ha aperto col Dow Jones che ha perso il 2,33% e il Nasdaq il 3,90%. In profondo rosso anche l’indice S&P500 che cede il 2,33%, la peggior apertura dal 1986. In mattinata Tokyo ha perso il 7,92%. Tonfo della sterlina che si è attestata a 1,3625 dollari, in calo di circa l’8%, la quotazione più bassa in 31 anni. Ma gli effetti a catena non si contano: in Scozia, già si parla di un nuovo referendum sull’indipendenza. La premier Nicola Sturgeon, ha detto che l’opzione è «sul tappeto». Fanno sentire la loro voce gli euroscettici nei diversi paesi europei: Marine Le Pen, in Francia, vuole la Frexit, Geert Wilders in Olanda chiede un referendum «Nexit», vogliono un referendum anche gli euroscettici svedesi. È un peccato che la Costituzione non consenta il referendum sui trattati internazionali, ha fatto notare in Italia il leghista Matteo Salvini. Con la Brexit cambierà molto. Per i britannici da subito vacanze all’estero più care, più inflazione, forse cresceranno i tassi di interesse. Per gli italiani e i cittadini degli altri Paesi Ue che vivono in Gran Bretagna, sul breve periodo nulla. Poi, però, potrebbe esserci cambiamenti piccoli o grandi. - ha detto Schulz - siamo molto tristi per questa decisione, ma è un’espressione sovrana della volontà degli elettori inglesi di lasciare l’Europa. È un momento difficile per entrambe le parti, per la Gran Bretagna e per l’Europa». Di «taglio netto per l’Europa» ha parlato la cancelliera tedesca Angela Merkel. Ma l’Europa, ha aggiunto, «è forte e darà la giusta risposta per questo mi impegno a nome del mio Governo». Per mettere a punto una risposta europea alla Brexit Merkel incontrerà lunedì prossimo il premier Matteo Renzi e il presidente francese Vignetta di Claudio Cadei L’Ue, a pezzi, prova a correre ai ripari Bruxelles è sotto choc, «sgomenta e incredula». E adesso si corre ai ripari. La Brexit non segna la fine dell’Ue, il concetto espresso dal presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, che ha comunque invitato ad «accelerare le cose», dal momento che «l’incertezza in cui ci troviamo non durerà a lungo». L’invito ad accelerare le negoziazioni per l’uscita del Regno unito dalla Ue è stato ribadito in un comunicato congiunto da Juncker insieme a Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, Martin Schulz, presidente del Parlamento europeo, Mark Rutte, primo ministro olandese e presidente di turno del Consiglio dell’Unione europea. «Ci aspettiamo che il Governo del Regno Unito applichi la decisione del popolo britannico prima possibile, per quanto doloroso possa essere questo processo - si legge nella nota - Siamo pronti a far partire velocemente i negoziati con il Regno Unito sui termini e le condizioni per il suo ritiro dalla Ue». Il presidente dell’Europarlamento Martin Schulz ha annunciato che martedì prossimo sì riunirà una sessione plenaria straordinaria per approvare una risoluzione sulle conseguenze del referendum inglese. «La linea del Parlamento europeo è molto chiara Francois Hollande secondo il quale l’Unione europea «deve fare uno scatto in avanti». Oggi, intanto si riuniranno sempre a Berlino i capi delle diplomazia dei 6 Paesi fondatori dell’Ue (oltre a Italiana, Germania, Francia, Olanda, Belgio e Lussemburgo). «Continuiamo a stare uniti e a mantenere la nostra solidarietà come G7». È quanto si legge, invece, in un comunicato diramato al termine di una riunione telefonica dei ministri delle Finanze e dei governatori delle banche centrali del G7. Banche centrali risolute nel garantire liquidità Adesso gli occhi sono puntati sulle possibili ricadute. Osservate speciali, in queste ore, le principali Banche centrali perché il loro sostegno alla liquidità e la loro coordinazione saranno importanti per affrontare la volatilità conseguente l’uscita del Regno Unito dall’Ue. Bce e BoE sono gli Istituti più direttamente coinvolti dalle conseguenze del voto, ed hanno annunciato il loro impegno per mantenere la stabilità del sistema finanziario. La Bce «sta monitorando attentamente i mercati finanziari ed è in stretto contatto con le altre Banche centrali, ed è pronta a fornire liquidità aggiuntiva, se necessario, in euro e in valute estere». Oltremanica invece Mark Carney, governatore della BoE, ha affermato che l’Istituto britannico è pronto a pompare almeno 250 miliardi di sterline nel sistema finanziario. Inoltre considererà tutte le altre opzioni politiche a disposizione che possano calmare la tensione del mercato dopo il voto britannico. Renzi, giorno non facile, garantiremo stabilità «Il Governo e l’Ue garantiranno la stabilità finanziaria: è questo il messaggio di rassicurazione che il premier Renzi, ha voluto inviare agli italiani a seguito dell’uscita della Gran Bretagna dall’Europa. Il presidente del Consiglio ha voluto tranquillizzare gli italiani chiarendo che dopo Brexit non ci saranno rischi per l’Italia. «Questo è un giorno senza precedenti, non facile. Il Governo e le istituzioni europee sono nella condizione di ripartire con qualsiasi mezzo», ha detto il premier nel corso della conferenza stampa, ma «sono qui per dirvi che l’Italia farà la sua parte nel percorso che si apre. «Se devo dare un nome all’Europa voglio chiamarla casa - ha proseguito Renzi - l’Europa è casa nostra, non solo di noi italiani, dei nostri figli e dei nostri nipoti. Questa casa ha bisogno di essere ristrutturata, rinfrescata, ma è la casa del nostro domani» ed nell’Ue è necessario «far prevalere quel che ci unisce su quel che ci divide», «sapendo che nei momenti di difficoltà l’Europa tira fuori il meglio di se stessa». Già in mattinata il capo del Governo aveva fatto il punto in un vertice con il ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il ministro per lo Sviluppo Economico Carlo Calenda, il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Marco Minniti, e il Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco. Anche il Comitato per la salvaguardia della stabilità finanziaria si è riunito ieri al ministero dell’Economia e delle Finanze, alla presenza del ministro, Pier Carlo Padoan, del Governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco e del presidente della Commissione nazionale per le società e la borsa, Giuseppe Vegas. L’uscita del Regno Unito dall’Unione europea «avrà effetti comunque limitati sull’economia reale italiana. La solidità dei fondamentali delle imprese tornerà presto a prevalere sulla volatilità dei mercati finanziari», ha sostenuto il comitato. L’effetto Brexit riaccende i toni «È stata la volontà espressa dal popolo. Questo richiede a tutti noi una grande responsabilità per garantire il bene del popolo del Regno Unito e anche il bene e la convivenza di tutto il continente europeo». Così Papa Francesco, sul volo verso l’Armenia. «Un esito che rispettiamo anche se motivo di rammarico», ha detto il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, parlando da Lubiana. «Intendiamo riaffermare la volontà storica e l’importanza per il futuro dei nostri giovani, dell’Ue e delle sue prospettive che vanno rilanciate con convinzione». «Il voto britannico proietta l’Europa in uno stato di smarrimento. Prevale, tra le imprese e i cittadini, una profonda incertezza sul futuro. Esprimiamo forte preoccupazione per una scelta che riteniamo sbagliata», ha affermato il presidente della Cna, Daniele Vaccarino. Da annotare la reazione dell’euroscettico Beppe Grillo. «Il Regno Unito è fuori dall’Ue e Cameron si è dimesso. Lo hanno deciso i cittadini britannici con il referendum». Il Movimento 5 Stelle ha sempre creduto che a dover decidere sulle questioni decisive debba essere il popolo». Silvio Berlusconi ha chiesto «un congresso straordinario del Ppe» e una revisione dei trattati che «si sono dimostrati inefficaci e dannosi». © Riproduzione riservata Il venerdì nero delle borse a pagina 31 PILLOLE di Pierre de Nolac Referendum, vince «leave». Il Regno Unito guida i paesi sfondatori dell’Europa. *** Londra esce dall’Europa. Gli inglesi si sono ricordati di vivere su un’isola. *** Brexit. Salvini festeggia l’uscita di Brescia dall’Europa. *** Cgil: «L’Europa rinasca sul lavoro». Di chi? *** Telefonata tra Renzi e Cameron. Per capire come funziona un referendum. 6 Sabato 25 Giugno 2016 PRIMO PIANO Incapace com’è di risolvere uno che sia uno dei problemi che l’incancreniscono da tanto tempo L’Italia, zavorra dell’Europa Afflitta da provincialismo e legata a guerra fra bande sull’accaduto serve a poco. È meglio riprendere il proposito di Lenin di fronte ai problemi la crescita esponenziale posti dalla Rivoluzione di ottodello spread italiano e il bre e dare una risposta meditata crollo generale dei corsi al «Che fare?» dei titoli quotati (peggiore Non lo sappiamo noi, cerdi quello per il fallimento di Lehto. Ma non lo sanno nemmeno man Brothers) che mostrano la i soloni di Bruxelles e i capi di gravità della decisione dell’eletgoverno, in riunione d’emergentorato britannico, per se stesso za da lunedì. Certo, da oggi, tutte e per tutto il continente europeo le forze centrifughe prencomunitario e non. Naderanno ulteriore fiato: turalmente, i titoli del dall’Olanda, alla Francia, Regno Unito sprofonÈ singolare che Romano Prodi, uno alla Grecia, al Portogallo, dano e sprofonderanno dei responsabili dell’allargamento a all’Italia medesima i critiancora di più nei prossi28 e della crisi attuale, constati che ci dell’Unione trasformemi giorni. Insomma, un ormai l’Europa a due velocità è un ranno proteste e insodvoto dagli effetti tragici. disfazioni in movimenti Falliscono così alcuni dato di fatto: dovrebbe avere il buon politici operativi, non più anni di politiche comunigusto di tacere, visto che comprende di ceti marginali. È sintarie: della Bce e del suo benissimo quale errore storico sia golare che Romano Propresidente Mario Drastato l’allargamento della Ue da lui di, uno dei responsabili ghi; della burocrazia di promosso. Mentre gli Stati Uniti di dell’allargamento a 28 e Bruxelles (causa prima e Obama sono sciaguratamente prodella crisi attuale, conpiù immediata della distati che ormai l’Europa saffezione dei popoli nei iettati nella riedizione della guerra a due velocità è un dato confronti dell’Unione); fredda nei confronti della Russia di fatto: dovrebbe avere dell’Europa a trazione il buon gusto di tacere, tedesca, rappresentata che comprende benissimo da Angela Merkel, la cancelliecellie- democrazie rappresentative (e il visto ch quale Unito ra dei bottegai e dei loro interessii Regno R U it è stato t t l’inventore l’i t l errore storico sia stato l’al(piccoli, giacché quelli strategici del sistema) questioni del gene- largamento. Ed è illusorio immaginare e storici sono usciti dall’orizzon- re vanno decise dai parlamenti, te teutonico dalla fine del can- non direttamente dai popoli. E che, di fronte alla crisi questa cellierato di Helmut Kohl); ha ricordato che la Costituzione Europa, questa burocrazia abdella scelta italiana, di Matteo italiana non ammette il referen- biano la forza intellettuale e Renzi, di legare il carro nazio- dum sui trattati internazionali. politica di intraprendere la via nale a quello di Berlino (la crisi Napolitano ha ragione, ma non del ricompattamento dei soci politica in corso si allargherà a sconta nel suo ragionamento fondatori e dell’abbandono di dismisura). E degli Stati Uniti l’evoluzione del «sentiment» ge- tutti gli altri al loro destino di di Obama, proiettati nella rie- nerale, per il quale i cittadini satelliti senza poteri reali. Non dizione della guerra fredda nei sono e saranno sempre più por- possiamo aspettarci da Angela confronti della Russia e nella tati ad appropriarsi del potere Merkel, da Francoise Holpromozione del Ttip, il trattato diretto di decidere. Ragionare lande, da Matteo Renzi deciDI DOMENICO CACOPARDO È transatlantico che avrebbe dovuto innescare una nuova fase di sviluppo mondiale e che ora rimarrà iscritto nei libri dei sogni o degli incubi. Giorgio Napolitano ha ieri criticato il ricorso di Cameron (altra vittima) al referendum su un tema così delicato, complesso e costoso come la permanenza o meno nell’Unione, giacché nelle sioni coraggiose e lungimiranti. Solo pezze a colore, per andare avanti qualche settimana, qualche mese, qualche anno. Né la Bce cambierà la sua politica di soccorso ai poteri bancari, padroni e servi di se stessi, in quanto incapaci di promuovere sviluppo e incapaci di acquistare un ruolo centrale positivo nell’economia dei paesi europei. L’opacità - che è padrona del campo - continuerà a impedire qualsiasi incisivo intervento in questo mondo autonomo e separato nel quale la Giustizia non riesce a entrare. Nessuno, naturalmente, a Palazzo Chigi o in via XX Settembre, nello studio che fu di Quintino Sella e nel quale siede Pier Carlo Padoan, ha pensato di disegnare un piano per affrontare la crisi e il nuovo colpo recessivo: certo si tratta di questioni che trascendono l’Italia e sono collocate in un più ampio contesto. Oggi, però, le parole non bastano. Il fossato limaccioso nel quale cercava di nuotare il primo ministro italiano s’è trasformato in un fiume in piena accompagnato da uno tsunami internazionale. Uscirne vivi sarà difficile, se non impossibile. Anche perché mille errori di sostanza, di provincialismo e di comunicazione gravano sul giovane exboy-scout. Ci vorrebbe, in realtà, una risposta da governo di salute pubblica: ma potete immaginare Bersani&Speranza che rinunciano a sfruttare le difficoltà dell’Italia per contri- buire alla costituzione di una forte coalizione? O Forza Italia e Fratelli d’Italia colti da uno slancio di patriottismo? O la banda di disadattati fascistoidi al seguito del comico Grillo e del suo profeta Casaleggio (titolare della versione italiana e aggiornata della propaganda inventata dal dottor Geobbels e praticante del principio: «Una bugia detta una volta è una bugia; una bugia detta mille volte è una verità») decidere di contribuire alla soluzione dei problemi dell’emergenza? O, infine, il procuratore di Sgurgola di Sotto che, consapevole della nuova crisi epocale, rinvia o mette la sordina su indagini e iniziative che possono colpire punti sensibili, politici ed economico-finanziari, del Paese? Irrimediabilmente, l’Italia seguirà il suo destino. Che è quello di zavorra dell’Europa, incapace di risolvere uno che è uno dei suoi problemi criminali, di sostenere con forza e fiducia una seria politica di riforme, di dare alle sue questioni, compresa la corruzione, il peso che hanno, senza ingigantire ciò che è già grande. La Patria non esiste se non nella mente e nel cuore di una minoranza di illusi. No, questa Italia nei prossimi mesi pagherà i prezzi che deve pagare e che non ha ancora pagato. Presto ce ne renderemo conto tutti, nessuno escluso, parassita o produttore, imbroglione od onest’uomo. www.cacopardo.it ORSI & TORI Segue da pagina 2 con pochissima tradizione. Mentre i singoli Stati europei esistono da secoli, si sono fatti guerre fino a 70 anni fa, e che guerre. Negli Stati Uniti è stata imposta una sola lingua dai vincitori. L’Europa è una babele di lingue, di tradizioni, di leggi profondamente diverse sullo stesso tema da uno Stato all’altro. In questo contesto, privo di una unitarietà politica comune, invece di avanzare proprio sul piano politico si è scelto di avanzare solo su quello economico e finanziario. Molti, probabilmente in buona fede, hanno pensato che creare una unitarietà monetaria, poi la moneta unica, quindi la Banca centrale europea, in coerenza con il trattato di Maastricht, fosse una scorciatoia per superare i problemi politici. Il simbolo di questo equivoco è il Parlamento europeo, di fatto con poteri consultivi, visto che il governo (la Commissione europea) viene deciso in negoziato fra gli Stati e dal Parlamento solo ratificato. Così i poteri fiscali sono rimasti ai governi e ai parlamenti nazionali, la sicurezza è un altro potere in mano ai singoli Stati e si è visto che la Commissione e il Parlamento europeo non sono stati neppure capaci di varare tempestivamente un’azione unitaria per fronteggiare il problema enorme degli emigranti. I cittadini europei hanno maturato progressivamente il convincimento che l’Europa sappia soltanto mettere gabelle e vincoli, senza saper risolvere i problemi. Simbolo della unitarietà di intenti è la Bce, dove il presidente italiano, Mario Draghi, è quasi odiato dai tedeschi che hanno chiesto a Matteo Renzi di sostituirlo almeno tre volte, come ho scritto su queste colonne senza essere smentito. Draghi e il Consiglio dei governatori delle banche centrali, sempre più svuotati di potere, non hanno potere di dettare alla Vigilanza unica europea la politica da svolgere, poiché la Vigilanza è diventata lo strumento di potere assoluto della Germania, una sorta di rivincita su Draghi e sul Consiglio, avendo attribuito al Single supervisory board autonomia totale fino a dover, in caso di dissenso, attivare da parte del presidente e del consiglio un conflitto davanti al Parlamento europeo (figuriamoci andare davanti al Parlamento a litigare sul Monte dei Paschi, disse tempo fa Draghi). Il risultato della Vigilanza a Francoforte, indipendente dal vertice della banca, è il disastro di sette banche in Italia. Un po’ per la perdita di lucidità e di autorevolezza dei vertici di Bankitalia e più di un po’ per il folle rigore della Vigilanza di Bruxelles, è stata distrutta ricchezza, risparmiatori e azionisti hanno visto vaporizzarsi i loro capitali. Insomma, la fuga in avanti sul piano economico, monetario e finanziario è stata un vero disastro. Occorre quindi ripensare a che cosa deve essere l’Unione europea. Occorre capire che prima di tutto deve avanzare la politica e il Parlamento deve avere i poteri che i parlamenti hanno in tutti gli Stati. Le leggi devono nascere in Parlamento e non essere direttive per lo più decise dai superburocrati di Bruxelles. Dal voto di uscita della Gran Bretagna i governi, i parlamenti e i partiti degli Stati devono cogliere quel messaggio che viene dai giovani e dalle zone meno ricche. Ma se anche shock non è, la reazione deve essere fulminea. E realistica. Fissando obiettivi politici realistici, per guidare e controllare democraticamente le istituzioni finanziarie, monetarie ed economiche che non possono sostituire quelle politiche, delle quali il popolo è il designatore. P.S. Nel caos voluto per la Brexit, da lunedì 27 prende avvio Class Digital Experience Week, la prima iniziativa che ribalta l’approccio al necessario sviluppo digitale dell’Italia, sicuramente in ritardo sul resto del mondo. Infatti, non dibattiti teorici da addetti ai lavori, ma tutta Milano digitale che si apre ai cittadini, perché possano vedere, scoprire, provare ciò che le soluzioni digitali possono offrire per una vita migliore. Inaugurazione alle 9 di lunedì 27, nella Sala delle Cariatidi, a Palazzo Reale, con una straordinaria conversazione del guru mondiale del Big Data, il professor Mario Rasetti, che spiegherà come la nuova scienza può aiutare e migliorare la vita, cominciando dalla salute. Alle 12,30 l’apertura di tre straordinarie mostre al Palazzo dei Giureconsulti. Nel pomeriggio, il concretissimo convegno al Teatro Vodafone su come misurare quanto la propria azienda sia digitalizzata, attraverso il Ready digital index. E poi una settimana di porte aperte dalle università agli ospedali, come è possibile leggere all’interno di questo numero o sul sito www.classdigitalweek.it, facendo tappa venerdì 1 al Palazzo della Regione. Approfittatene, perché anche con la Brexit il problema di competitività dell’Italia è centrale. E per vincere occorre accrescere la cultura digitale di tutti. (riproduzione riservata) Paolo Panerai Sabato 25 Giugno Giugn 2016 PRIMO PIANO 7 Seminando panico o euforia nelle borse con sondaggi farlocchi in occasione del voto in Uk C’è chi si è fatto mld di euro Non è proprio vero che sia impossibile prevedere i fatti D ovremmo essere soddisfatti, noi di ItaliaOggi, non solo per aver previsto, 42 giorni prima del voto sul referendum sull’adesione del Regno Unito all’Unione europea, che avrebbe vinto l’ipotesi dell’uscita (Brexit), ma anche per aver avuto il coraggio di pubblicare in prima pagina, con grande evidenza, e senza alcun dubbio, queste conclusioni, che allora erano assolutamente controcorrente, anche perché erano decisamente e omogeneamente smentite da tutti i sondaggi del momento e da tutte le opinioni dei più qualificati esperti delle testate internazionali più prestigiose. Ma non siamo contenti perché, dietro questa colossale disinformazione, ci stanno indubbiamente grandi interessi che, distribuendo sondaggi farlocchi, hanno contribuito a manipolare, per almeno due mesi, tutte le borse del mondo. E questo fino all’ultimo minu- to di contrattazioni, prima della conclusione degli spogli. Ne sanno qualcosa i patetici partecipanti ai talk show italiani di giovedì notte che, incuranti del ridicolo, hanno sonoramente plaudito alla decisione degli inglesi di rimanere in Europa, quando invece stava succedendo esattamente l’opposto. Non sappiamo chi siano stati questi marionettisti globali. Ma sono sotto gli occhi di tutti le plusvalenze realizzate da chi aveva in mano il gioco delle previsioni, zelantemente distribuite da tutti i media nell’incessante e planetario flusso delle informazioni più o meno taroccate. Naturalmente, per difendersi dall’accusa di manipolazioni più o meno coscienti delle previsioni, molti sondaggisti, dicono che è sempre più difficile fare previsioni sul voto, a causa dell’inaffidabilità degli interpellati di oggi, come dimostrano, del resto, anche le figure barbine accumulate dai sondaggisti in occasione delle elezioni politiche recenti che si sono svolte in vari paesi. La scusa non è credibile. C’è qualcosa di indicibile che sfugge (o che viene nascosto) all’opinione pubblica. Da sempre infatti, chi abbia anche una superficiale conoscenza delle metodiche dei sondaggi, sa che viene sempre messa in conto anche la reticenza, quando non la falsità, degli interpellati. Per eliminare, o quanto meno, ridurre, queste trappole, si elaborano delle domande a controllo incrociato, proprio per far emerge l’eventuale inattendibilità delle risposte date. Inoltre non è possibile che fossero esatti i sondaggi di un tempo, che erano fatti con pochi mezzi, in maniera ar- tigianale, ricorrendo a poche migliaia di telefonate, fatte, per di più, da parte di personale spesso precario e non siano attendibili i sondaggi di oggi che possono invece avvalersi anche di miliardi di valutazioni provenienti dalle analisi delle stratosferiche informazioni setacciabili negli immensi social network che si rinnovano a ogni istante. Mario Rasetti, guru del Big data e protagonista assoluto della prossima Class Digital Experience Week (che aprirà proprio lunedì prossimo a Milano), aveva spiegato, nel «Summit dei numeri Uno» organizzato a porte chiuse da Class Editori e che si tenne alla Bicocca l’8 febbraio scorso, che, utilizzando il Big data, nel quale lui è un antesignano a livello mondiale, era riuscito a prevedere, al decimo di punto percentuale, l’esito delle elezioni a Torino, presso il cui Politecnico infatti insegna, dopo la sua lunga e prestigiosa stagione dei ricerca scientifica da lui spesa negli Usa anche con il fisico Lars Onsanger, premio Nobel 1968. La conclusione è che almeno alcuni grandi operatori finanziari, che avevano massicciamente e intelligentemente investito le loro risorse in sondaggi adeguati, erano perfettamente al corrente di come stavano andando le cose sul fronte del Brexit e quindi, di fonte alla schizofrenia degli annunci di sondaggi taroccati e di campagne editoriali non meno distorsive (anche se può essere in buona fede) sapevano esattamente come arbitrare tra la pirotecnia degli annunci estemporanei e i trend opinionistici più autorevoli, per poter conseguire il loro massimo profitto. © Riproduzione riservata Il 13 maggio, 42 giorni prima del voto, ItaliaOggi previde l’esito del referendum Questo è il testo con il quale ItaliaOggi prevedeva il successo del Brexit, il 13 maggio 2016, cioè 42 giorni prima che si tenesse il referendum di domenica scorsa che ha fatto prevalere, nel Regno Unito, la scelta del leave, cioè dell’uscita dal paese dall’Unione europea DI PIERLUIGI MAGNASCHI Mancano solo 42 giorni al referendum con il quale gli inglesi decideranno se restare nell’Unione europea oppure abbandonarla (quest’ultima soluzione, in sintesi, si dice Brexit). In linguaggio ciclistico siamo quindi agli ultimi chilometri della gara. Se ci si riferisce al linguaggio del casinò si può anche dire che i giochi sono (quasi) fatti. Eppure quasi nessuno si azzarda a fare pronostici sull’esito del voto. E quei pochi che li fanno, ispirandosi alle cronache del Financial Times o dell’Economist, prevedono che, alla fine, avrà la meglio la scelta di restare in Europa. Non sono d’accordo con questa ipotesi anche se preciso subito che il mio convincimento sul successo del Brexit non deriva da sondaggi particolarmente sofisticati, ma solo dalla conoscenza dello spirito anglosassone e della storia di questo paese. Criteri, questi, che spesso sfuggono all’attenzione di analisti imparruccati che preferiscono consultare i computer invece che guardare in faccia la gente. I miei criteri quindi sono più nasologici che statistici. Peraltro, visti i clamorosi errori degli ultimi sondaggi elettorali in tutti i paesi del mondo, di questo limite, peraltro da me esplicitato, non sono affatto preoccupato. Chi strologa il futuro del United Kingdom (UK) è, di solito, un intellettuale che inevitabilmente legge giornali come FT, The Times o The Guardian. Ma questi giornali non esprimono i valori e le pulsioni del ceto medio o popolare inglese, bensì quelli delle élite che sono anagraficamente anglosassoni ma che sono ormai delle entità multinazionalizzate, abituate come sono a lavorare su tutti i fusi orari e a dividere le scrivanie con colleghi di centinaia di nazionalità diverse. È, questo, un frutto misto umano e sociale, sostanzialmente sradicato. Ora, queste centinaia di migliaia di persone che lavorano nella City sono complessivamente potentissime ma, nell’urna, esprimono, individualmente, un solo voto, esattamente come quello dell’operaio che si sbronza nel pub all’angolo o che si abbevera alle pin up da cabina con poche pretese economiche e molte pretese sociali (che porterebbero via il posto di lavoro ai cittadini locali ed eroderebbero il welfare già scarnificato dalla crisi dell’ultimo decennio). Ovviamente è ancora più temuta l’invasione da parte dei terroristi dell’Isis. Questi reportage dal panico non avrebbero motivo di esistere nell’UK. Sono autentiche fanfaronate che però rispondono a paure profonde e diffuse fra l’opinione pubblica inglese a livello di massa che poi è quella che conta in caso di elezioni, specie di tipo referendario, come quella che si terrà fra poco. Che la preoccupazione dell’invasione degli stranieri sia infondata lo dist mostra, ad esempio, il fatto m che ch l’UK non aderisce all’accordo di Schengen e quindi co ha mantenuto i suoi confini nazionali che sono imperna meabili a qualsiasi tipo di m immigrazione che non sia im quella specificamente accetqu tata ta dal governo di Londra. Ma M che una preoccupazione che ch non avrebbe ragione di esistere, esista, la dice lunes ga sulle paure subliminali, Da ItaliaOggi del 13 maggio 2016 profonde e quindi incorreggibile da una propagando da camionista che troneggiano ancora elettorale di senso contrario. (sembra impossibile) nelle pagine dei L’insularità, in UK, non è solo un quotidiani popolari che però si vendono a milioni di copie mentre i giornali di valore fisico incontestabile (il paese inélite ne smaltiscono spesso, in UK, solo fatti è indubitabilmente un’isola) ma è anche un elemento psicologico diffuso e poche decine di migliaia di copie. condiviso. È sulla insularità infatti che Il polso dell’inglese medio quindi UK ha costruito la sua storia (come il non lo si prende leggendo il FT ma leg- protestantesimo anglosassone o come gendo i tutt’ora diffusissimi quotidiani la casa regnante che ha attraversato, popolari come Daily Star, Daily Mail, inossidabilmente, tutti i rivolgimenti politici e sociali degli ultimi secoli). È Daily Express. Questi ultimi, certi di colpire nel sempre questa insularità che ha edificasegno, da anni (e, forsennatamente, to anche il suo prestigio internazionale, in questi ultimi mesi, in una sorta di connotandola, nel secolo passato, come crescendo wagneriano), descrivono l’anticamera atlantica degli Stati Uniti. l’Unione europea come la fonte di tutti i Ed è grazie all’insularità, ad esempio, se mali subiti sinora dalla Gran Bretagna, l’UK non è stata invasa, come un coltello ipotizzando un’alluvione di immigrati nel burro, dai nazisti che avevano rea- lizzato questo exploit nei confronti della Francia. Non a caso, quando il Canale della Manica è investito da una grossa bufera e quindi non è navigabile, gli inglesi dicono che «l’Europa è isolata». E altrettanto non a caso, gli studenti europei che frequentano le università inglesi sono tutt’oggi registrati come «overseas», cioè come gente d’oltremare. Ciò vuol dire che bastano 35 chilometri del Canale della Manica per farne dei diversi. Benvenuti ma diversi. Ovviamente, contro questi clichè, gli operatori della City e l’intellighentia britannica reagiscono con sufficienza, producendo studi, elaborando previsioni, predisponendo scenari, calcolando costi e benefici della Brexit. Tutte cose molto sofisticate, intelligenti, realistiche e anche, spesso, vere. Ma la gente non legge questi malloppi. E preferisce rimanere abbarbicata alle sue abitudini, al suo vissuto, alle sue certezze e alle sue paure. La gente non vuol cambiare e sente che l’Europa (anche se assunta dagli inglesi in dosi omeopatiche rispetto a quelle che sono state somministrate ai paesi dell’euro) li ha fatti cambiare, secondo loro, anche troppo. Forse non è vero. Ma questo è il feeling. E con la paura non si riesce a ragionare. Soprattutto quando la si arma con una risposta secca: sì/no. Questo referendum infatti è stato un balocco in mano alle élite politiche inglesi che lo hanno a lungo usato come uno specchio per le allodole, nella speranza di ottenere dall’Europa il massimo dando il minimo. Ma, a un certo punto, lo specchietto, non si sa perché, è sfuggito di mano ai prestigiatori della House of Common e si è trasformato in un’arma che è finita in mano alla gente che adesso reagisce puntandola contro un capro espiatorio (l’Europa dei burocrati e dei prepotenti, nel vissuto della gente inglese) del quale finalmente si possono liberare. Basta un colpo. Anzi, che dico, un voto. Lo useranno. Per dirci bye-bye. Succeda quel che succeda. 8 Sabato 25 Giugno 2016 PRIMO PIANO Per l’economista Mario Baldassarri l’uscita dell’Uk potrebbe anche essere salutare Brexit? Calma e sangue freddo Il problema vero non è il Regno Unito bensì l’Europa che significa un solo esercito, no ora ancora più difficili? lidi all’interno del Continente. ritrovarsi davvero isolata. Sì, i R. Mario Draghi è riuscito a Cerchiamo di rendere Milano guai peggiori li subirà proprio il una sola politica energetica, un alma e sangue sistema bancario coordinato, lo sopperire alle mancanze dell’Ue appetibile in vista di una proba- Gran Bretagna. D. Torniamo all’Italia. Matfreddo. L’uscita sviluppo delle tecnologie avan- e riuscirà a turare anche questa bile immigrazione finanziaria. D. Brexit rischia di allun- teo Salvini chiede anche qui dell Regno Unito zate che sono poi quelle che oggi falla. Ma lui rappresenta una potrebbe anche consento di accrescere l’occupa- gamba dell’Ue, l’altra, quella po- gare i tempi della crisi delle un referendum… R. L’Ue ha perseguito per essere salutare se l’Europa sarà zione, la possibilità di emettere litica, non c’è. E con una gamba economie europee? R. Rischia di fare perdere di anni una politica dissennata che in grado di capirne la lezione». debito pubblico europeo. Fatto sola è difficile reggersi in piedi. D. Quali le ripercussioni vista la questione fondamenta- ha portato alla crisi economica il i governo, il Mario Baldasnocciolo duro sull’euro? le. Siamo di fronte alla trappo- e ai populismi antieuropei. Il bisarri, economin Qualcuno defi nisce la R. Ci saranno ripercussioni la della liquidità. Ce n’è tanta vio è: o si fanno davvero gli Stati dell’Europa sta, presidente d può lanciare sulla sterlina, del centro-studi p iin giro ma il uniti d’Europa o si va verso lo Brexit come un terremoun’Opa: chi con una svaEconomia reau ccavallo non scioglimento. Tutto il resto sono to. In realtà da tempo in Non può esistere un’uniolutazione, non vuole, a quelbeve. Perché chiacchiere. Lunedì si vedrà se le, un passato v b Europa c’è il bradisismo le non beve? Per- Angela Merkel è una statista anche di impel condizioni, sull’euro, che n ne tra 28 Paesi in cui e a piccoli passi si stava può aderire. Draghi riuscirà gno politico (exp cché manca la come lo fu Helmut Kohl. Cioè ognuno va per conto andando verso il burroAltrimenti si a tenere in padomanda, che se avrà la forza di fronteggiare senatore) in An, A d suo. Tra l’altro la recente ne. Se nel vertice di lunerimane fuori. rità col dollaro. Pdl e Futuro e r ssi crea con gli gli euroscettici tedeschi e guitrattativa fra la CommisÈ prevedibile D. Cos’ha investimenti dare insieme a Francia e Italibertà, è coni dì tra Germania, Francia sione europea e Cameron da pubblici, non lia la rifondazione dell’Europa vinto che: «Il d temere che la specup e Italia si deciderà di aveva riservato alla Gran l’Italia dalla lazione tenproblema non l ccon il piano (ristretta) oppure se cercherà fare cambiare passo terà qualche Brexit? Juncker. Ma soluzioni di ripiego che però è il Regno UniB J Bretagna delle abnormi all’Europa, lo schiaffo R. Poco. Il sortita ma non to ma l’Europa. sse gli investi- lasceranno l’Europa in mezzo condizioni di assoluto del regno Unito non sarà 95% dei pro- vedo catastrofi. menti pubblici al guado e finiranno per farla Così com’è, con 9 m favore, e non dimentistato vano blemi dell’Ita- La Gran Bretanon vengono affondare. È vero che il prossio senza Inghilb n chiamo il fatto che essa lia sono inter- gna è poco materra, l’Ue non li sseparati dalla mo anno vi sono le elezioni in era nell’Ue senza avere ni: abbiamo nifatturiero, la funziona. Qualn sspesa corrente Germania (e in Francia e forse adottato l’euro evasione fiscale svalutazione cuno definisce Brexit rexit un terre- 150 miliardi tra eva e tutto viene in Italia) ma andare alle urne bloccato, ad- in questa situazione mi sembra moto. In realtà da tempo in Eu- e spese improduttive che non ri- della sterlib dio domanda un regalo ai populismi. Meglio ropa c’è il bradisismo e a piccoli usciamo a tagliare mentre ab- na darà poco d passi si stava andando verso il biamo bloccato gli investimenti beneficio al pil inglese nglese mentre e il cavallo muore di sete non affrontare il toro per le corna e burrone. Se nel vertice di lunedì pubblici, che sono quelli che potrà verificarsi una fuga della perché non ci sia l’acqua ma proporre una vera Europa, un matrimonio con comunione dei tra Germania, Francia e Italia si creerebbero domanda, altro che finanza e da questo punto di vi- perché non riesce a bere. D. Come mai siamo ar- beni tra i 3 Paesi fondatori (più deciderà di fare cambiare passo gli 80 euro. Questo è il moloch, sta i danni per il Regno Unito all’Europa lo schiaffo della Gran l’Inghilterra è un piccolo tassel- saranno pesanti. Le multinazio- rivati a questo punto? la Spagna). Chi lo farà almeno Bretagna non sarà stato vano». lo. Lo stesso vale per l’Europa. nali non avranno più interesse R. È incredibile che leader di passerà alla storia. È la sfida a insediarsi in grandi Paesi giochino col fuoco che soprattutto Angela Merkel Domanda. Insomma, lei La crisi deriva un invita a non sopravvalutare dalla sconsiu Paese non per regolare i conti all’interno. ha dinanzi a sé. Ma a mio parere Le conseguenze sull’Itaintegrato con Lo fece Nicolas Sarkozy in- se accetterà la sfida vincerà anderata politica l’esito del referendum… i l ’ E u r o p a e tervenendo in Risposta. Io avrei votato per che portò l’euro cche le eleziolia saranno minime: che, tra l’al- Libia e i guai ni perché la il sì e non mi sfugge la maggio- a 1,6 sul dollac n il 95% dei problemi Germania, Francia, tro, non potrà gente vuole il combinati sono re forza di un’Europa che com- ro e su un’aut g dell’Italia sono interni: più prenda anche l’Inghilterra. Ma sterità che ha p utilizzare sotto gli occhi ccambiamento, Italia e Spagna produabbiamo 150 miliardi l’euro paral- di tutti. Ora è non ne può più l’ambiguità del suo europeismo bloccato gli l n cono l’85% del prodotto tra evasione fiscale e l e l a m e n t e stata la volta di impoverirsi era la cartina di tornasole della investimenti d interno lordo dell’Europa spese improduttive che alla sterlina. di David Caperché l’Ue malattia dell’Ue, non può esi- pubblici. In a p a 27. Spetta a loro fare non sa fare il Per esempio meron, che stere un’unione tra 28 Paesi in una situazioP n non riusciamo a tagliare voltare pagina all’Eurosuo mestiere. ha lanciato il Sergio Marcui ognuno va per conto suo. Tra ne del genere, S s mentre abbiamo bloccapa e defi nire l’elezione Il messaggio r e f e r e n d u m chionne l’altro la recente trattativa ave- che per forc porI to gli investimenti pubdella Brexit, va riservato al Regno Unito con- tuna Mario ttò la Fca (Fiat) per mettere a d del governo europeo, con blici, che sono quelli che dizioni di assoluto favore, e non Draghi sta iin Inghilterra tacere i suoi ma anche un solo esercito, una sola creerebbero domanda, delle recenti dimentichiamo il fatto che essa correggendo, perché era un avversari e alla p d politica energetica, un altro che gli 80 euro elezioni in era nell’Ue senza avere adotta- il voto inglese ponte finan- fine ne è stap e sistema bancario coorAustria, è proto l’euro. Il risultato del referen- ha un effetto zziario tra Usa to schiacciato. A dinato, lo sviluppo delle prio questo. dum può servire a fare chiarezza limitato. Italia ed Europa. Se Tra l’altro Scoe p tecnologie avanzate D. Gli e a mettere fine all’agonia euro- ed Europa debbono no risolvere da viene a mancare lla sponda eu- zia e Irlanda Stati Uniti, pea. Vedo due scenari: o lunedì sé i propri problemi, non dare la ropea, il ponte non funziona più, già scalpitano S i tre leader decidono di tornare colpa alla Brexit. diciamo che la nebbia inglese lo per conquistattradizionali dell’Inghilterra, non D. Lei ha citato Mario Dra- ha inghiottito. E Marchionne, re l’autonomia e abbandonare alleati dell’Ingh al 1957 e ricostituire su nuove basi l’Europa oppure l’Europa si ghi. Le sue decisioni saran- come tanti altri, troverà nuovi il Regno Unito, che rischia di l’hanno presa bene… frantuma e ogni Paese andrà per R. Gli Stati Uniti si erano illa propria strada. lusi di bypassare l’Europa e acPUNTURE DI SPILLO cordarsi con la Cina ma hanno D. Su quali basi dovrebbe avuto un brusco risveglio. Sono fondarsi la ricostituzione DI G IULIANO C AZZOLA Comunità. Il destino non dovrebbe essere tanto quindi tornati a una strategia dell’Europa? crudele da farmi sopravvivere nel contesto che che vede l’Occidente cercare di R. Germania, Francia, Italia dettare le regole del gioco econo(e Spagna) dovrebbero ricoBrexit: finiscono una prospettiva e una spe- si creerà da domani. *** mico mondiale. Da soli non ce la noscersi in cinque ministri a ranza! O forse l’Unione europea era solo un Chi è vissuto in una particolare stagione fanno. Hanno bisogno dell’Eucapo di Politica estera, Difesa sogno? Che cosa provocherà il brusco risveropa. Lei vede la Germania e sicurezza, Energia e grandi glio del Vecchio Continente nella notte del 23 potrà mai adeguarsi ad un’altra nella quale la faranno da protagonisti i suoi nemici ? (prendiamo il Paese più forte infrastrutture, Alta tecnologia, giugno 2016? *** dell’Ue) che da sola va a trattaBanche e finanza. I cittadini sce*** In un’epoca in cui le chimere hanno preso il re con Stati Uniti, Cina, India, glieranno col voto questi 5 comAppartengo ad una generazione nata durante Russia? Brexit può essere il deponenti del governo europeo. la Seconda Guerra mondiale. Ho visto per la posto della razionalità, la campagna elettorale tonatore che fa scattare la molla Sarebbe la prima pietra degli prima volta mio padre quando avevo quattro dei remain era condannata a perdere. È molto della nuova Europa. Se neppure Stati uniti d’Europa, il resto è anni e lui tornava dal fronte. Ho vissuto nella più semplice e conveniente semplificare con di fronte a questo evento i leabla-bla-bla. miseria del dopoguerra. Nel 1957, quando ven- quattro-cinque slogan dei problemi complessi der dei tre Paesi troveranno la D. E gli altri Paesi che adene stipulato il trattato di Roma, ero un ragazzo come quelli del nostro tempo. *** forza di reagire, allora alziamo riscono all’Ue? che iniziava il liceo. Da adulto, ho seguito la Le libertà, la sicurezza e la pace saranno sembandiera bianca e prepariamoci R. Germania, Francia, Italia nascita e l’ampliamento della Unione in tutti a diventare più poveri e insignie Spagna producono l’85% del in suoi passaggi cruciali, istituzionali ed eco- pre in pericolo quando le èlites non saranno più ficanti nel sistema economico prodotto interno lordo dell’Eunomici. Per quattro hanno ho rappresentato il in grado di orientare le masse popolari nella mondiale. Non per colpa della ropa a 27. Spetta a loro fare volGoverno Italiano in una Commissione del Con- giusta direzione. Formiche.net Brexit, per colpa nostra. tare pagina all’Europa e definire siglio. Sono cresciuto ed invecchiato insieme alla l’elezione del governo europeo, Twitter: @cavalent DI CARLO VALENTINI «C PRIMO PIANO Sabato 25 Giugno Giugn 2016 9 Agli M5s l’Italicum sta bene così com’è ma, avendolo combattuto, non possono farlo vedere Balletto sulla legge elettorale Chiedono che sia riscritto tutto, così resterà com’è DI P CESARE MAFFI ensare che il M5s possa accedere a qualsiasi trattativa in materia referendaria sembra un’ipotesi inconsistente. Che poi si adegui a uno scambio del sì al referendum con il permanere della legge elettorale così com’è, nonostante inviti, suggerimenti, ipotesi, pare francamente difficile. Unico fatto confermato è il vantaggio di cui dispongono i grillini con l’Italicum, come ha ricordato Marco Damilano intervistato da ItaliaOggi Danilo Toninelli («A M5s serve ‘sta legge elettorale’», 22 giugno). Poiché non hanno alleati e poiché da soli non risultano ancora arrivati al 30% nazionale (anche se non mancano gli analisti che ritengono imminente la conquista di quell’incredibile livello), per vincere devono sperare in un sistema a due turni, con liste non collegate in alcun turno, e ballottaggio per i primi due arrivati. Certamente, altri sistemi darebbero loro una consistente presenza parlamentare (del resto, una volta arrivati in vista del 30% è difficile che un sistema elettorale li punisca pesantemente). Tuttavia la possibilità di vittoria è fornita loro a due condizioni: arrivare al secondo turno; ottenere nel ballottaggio il riporto degli elettori contrari all’altra lista rimasta in gara. Si continua ad asserire che potrebbe giungere uno scambio, non pubblico: voi cinque stelle non alzate troppo la voce contro il referendum, anzi, fate capire di non essere pregiudizialmente ostili; così Renzi vincerà il plebiscito e, in cambio del vostro aiuto, non toccherà l’italicum. Non si vede, però, quali vantaggi arriverebbero da parte degli elettori, in termini di stima, di popolarità, di rispetto, verso un movimento che si prestasse a giochi di palazzo. Inoltre il M5s è stato capofila nell’opporsi alla riforma costituzionale: per- derebbe alquanta affidabilità se smorzasse i toni, facendo capire di essere disponibile al compromesso, concetto estraneo alla stessa mentalità di un grillino. Non è finita. Ovviamente ogni ritocco all’Italicum preoccuperebbe i pentastellati. Tuttavia, essendosi già espressi contro quella riforma e volendo serbare l’immagine degli oppositori «a prescindere», i grillini si dichiarano disposti a vedere le carte di chi intendesse muta- re la legge prima ancora che essa trovi applicazione. Anzi, il loro plenipotenziario nella materia elettorale, Danilo Toninelli, si è spinto a dichiarare: «l’Italicum non va modificato ma cancellato in toto». È una dichiarazio- ne che non costa alcunché e che serve a creare un po’ di fumo, nella speranza che della legge non sia toccato un solo comma. Serve a dare un’immagine di supposta coerenza. © Riproduzione riservata 10 Sabato 25 Giugno 2016 PRIMO PIANO Non si è ancora metabolizzato il referendum inglese che si ritorna a votare in Spagna E adesso le elezioni in Spagna La febbre della disunione sta emergendo in molti paesi da Washington ALBERTO PASOLINI ZANELLI L a prima parola uscita dai corridoi del potere, a Londra e presto anche nelle altre capitali del mondo, è stata «sorpresa». I templi dell’alta strategia politica e quelli dell’alto reddito avevano finito col fidarsi dei sondaggi, pur nutrendo qualche dubbio sulla loro obiettività, quelli che davano i «no» in vantaggio di quattro o cinque punti dopo le angosce subite nelle settimane e nei mesi precedenti di questa lunghissima campagna referendaria sul tema dell’«Inghilterra di fronte all’Europa». Avevano fi nito col crederci soprattutto le Borse e le banche, oltre alla sterlina salita in apertura della notte elettorale a quote record. Fragilità dei dati o ostinazione nel prestare fede solo alle buone notizie? Probabilmente entrambe le cose, a colorire le ultime settimane e giorni dopo che i mesi precedenti avevano visto in testa il No, o meglio il «No a questa Europa» tenendo le porte aperte a un’Europa bis. La campagna referendaria, prevista dai suoi creatori come una remota musica d’accompagnamento durante tre anni di concrete contese di governo, era montata in fretta, verso la fine, come le quotazioni della continuità dovevano saltare in alto nei giorni e ore di chiusura. Mentre i cittadini britannici facevano la coda alle urne, i pronostici rimanevano fissi sul 52 per cento per i «no» alla secessione, dal nome ingentilito in «Sì all’Europa» e 48 per cento, dunque, per i fautori del Brexit. Anche gli oratori parevano sicuri di sé, in una «grande coalizione» che andava dai più conservatori dei deputati conservatori alla Camera dei Comuni, al primo ministro in carica, al neosindaco musulmano di Londra, alla stragrande maggioranza degli immigrati. Nelle stesse ore, o minuti, saliva a galla il rapporto di forza reale, con quel 52-48 confermato ma a vantaggio dei fautori del divorzio dall’Europa. La nebbia di quest’atmosfera surreale è rimasta per aria durante lunghe ore. A dissiparla veramente è stato proprio il premier David Cameron, che ha annunciato le proprie dimissioni, mantenendo così la parola sull’intenzione che egli aveva manifestato tre anni prima al fine evidente di sospingere la questione e la prova di forza in un distante futuro. Gli altri delusi si sono decisi a seguire il suo esempio con ritardi non logicamente ma comprensibilmente ingiustificabili, riassunti nelle quotazioni delle Borse ma soprattutto nei titoli finanziari e assicurativi, estesi a quasi tutte le Borse e templi europei in cui tutta Europa (e naturalmente l’America) celebrano i riti della prevedibilità del futuro in base alle speculazioni. I dati veri cominciano a circolare presto, alla verifica delle previsioni più catastrofiche. C’è chi dice che «metà Europa vuole andarsene». E potrebbe essere vero, anche se una reazione delle dimensioni di quelle preannunciate appaiono eccessive nelle dimensioni e soprattutto nei tempi. I politici cominceranno poi a pagare o incassare i frutti delle loro scommesse, ma in tempi molto più lunghi e in linguaggi molto più morbidi e, ove occorra, con messaggi obbligatoriamente ambigui. I governi ricorreranno abbastanza presto, probabilmente, a proposte di nuova stesura, mirate a un futuro distante e radicate in un passato ancora più lungo, che ha visto l’ideale d’Europa sorgere in fretta per poi farsi esile al confronto con realtà non soltanto finanziarie. Un’alleanza con così potenti radici nel passato e concrete come la necessità vitale e morale di mettere fine alle guerre franco-tedesche si disperse di fronte alla prima, concretissima occasio- ne: il progetto di un esercito europeo comune. Ciò spostò sempre più l’accento sugli accordi economici tipo «quote latte» (e i compromessi con l’Inghilterra furono numerosi e importanti) immiserendosi così da Grande Alleanza in una serie di patti essenzialmente commerciali e dunque volti non al potenziamento dell’Europa con insieme, bensì alla conservazione di «rapporti equilibrati» fra i contraenti. L’ultimo, quasi un punto d’arrivo, fu il varo dell’euro, che perse quelle che sarebbero state le sue motivazioni più nobili, intrecciandosi con vari «patti di stabilità», che proteggono essenzialmente i più forti. Contando su una sia pur pigra accettazione degli altri europei. Così non è stato e il movimento «antieuropeo» continua ad estendersi e ad approfondirsi in quella che dovrebbe essere la geografia di una patria comune. I risentimenti viaggiano, i Paesi si dividono. Nel referendum britannico gli inglesi hanno votato «contro l’Europa», gli scozzesi a favore, i ceti più ricchi hanno espresso una convinzione identica a quella degli immigrati, l’Inghilterra rurale ha votato contro la Londra della City. E domani ascolteremo un’altra voce europea, che salirà dalle elezioni anticipate in Spagna. [email protected] © Riproduzione riservata SCOVATI NELLA RETE IN CONTROLUCE In tv applausi al successo del remain (che poi non c’è stato) come volevano Obama, le banche e il giornalismo europeo di sangue blu DIEGO GABUTTI do la testa e ricordando che loro l’avevano sempre detto che sarebbe finita terne vittime della sicumera, così. Non si possono vincere tutte le Battaglie d’Inghilterra, del resto. Qualanche stavolta gli opinionisti che volta potrà vincerne una anche la da talk show, sempre pronti a Germania... pardon, l’Europa! Stamacommentare rumors, boatos e ne, con i sondaggi che davano «remain» spettegulez, hanno rimediato una figuin testa, come gioivano Borse e mercati, raccia: l’Inghilterra usciva dall’Unione e chissà come gioiranno domani, si cone tutti i talk show giù a spiegare, fino gratulavano l’una alle ore piccole e con l’altra le anime con aria saputa, il Con sondaggi che davano belle dei talk show, perché e il percome remain in testa, come gioiva«maratona» di La7 del fallimento della in testa, Rai1 subi«Brexit», respinta a no Borse e mercati, e chissà to a ruota. maggioranza stretcome gioiranno domani, Non ci saranta ma non stretsi congratulavano l’una con no più, di qui in tissima dall’Inl’altra le anime belle dei talk avanti, problemi ghilterra sobria e show, gli esperti dei miei stivaeconomici e sobenpensante, che li, nella maratona di La7 ciali per gl’inglesi «ha votato bene», di bassa estraziocioè come volevano in testa, Rai1 subito a ruota ne, per i bambini Obama, le banche degli orfanotrofi centrali e il giorna(tipo Oliver Twist) e per gl’immigrati lismo europeo di sangue blu. d’ogni sorta e provenienza, clandestiErano notizie ucroniche, proveni e fanatici religiosi compresi. Tutto nienti da un universo parallelo, dove merito degl’inglesi devoti, che hanno «remain» aveva «battuto «leave» e i ben votato (mica come gli antieurobuoni esultavano mentre ai cattivi si peisti coccodè, che volevano la nostra tiravano le orecchie in diretta tv. E rovina). Merito loro, ma anche un po’ adesso si festeggia, pontificavano gli merito nostro, di noi talk show, di noi opinionisti extradimensionali, scuotenDI E mo che è, forse non si vendicherà sui commentatori italiani sempre di vedetgenerali che hanno dichiarato (e perso) ta contro le opinioni pericolose, contro le derive masochiste della democrazia. la guerra contro l’Europa, ma sia ben Così come c’è un «liberismo selvaggio», chiaro che costoro meriterebbero ogni sorta di rappresaglia. c’è infatti anche un «eccesso di libertà Poi, d’un tratdi voto», spiegano i to, nostri talk show in t a sorpresa, Così come c’è un liberismo la coro con la grande l doccia fredselvaggio, c’è anche un eccesda: burocrazia eurod «leave» aveva vinto e «remain» pea, preoccupata v so di libertà di voto, spiegano dai risultati spesso p perduto. Musi i nostri talk show in coro con minacciosi delle llunghi, sguardi la grande burocrazia europea, elezioni nazionali e, ssmarriti, Camepreoccupata dai risultati spesdiciamolo, delle eleron annunciav r so minacciosi delle elezioni zioni in genere (di lle sue dimissioni. nazionali e, diciamolo, tutte queste urne, Ma a poco a poco, M lascia intendere, si mentre la giornam delle elezioni in genere potrebbe fare anche tta avanzava, i talk a meno). Fortuna sshow sono partiti che per una volta il bene ha trionfato, di nuovo per la tangente ucronica. Sote non c’è stata «Brexit», gongolavano gli tosegretario allo sviluppo economico, opinionisti ucronici. Umiliata la Gran il renziano Ivan Scalfarotto ha per Bretagna becera e profonda – un’Inesempio commemorato Jo Cox, la deghilterra provinciale che non conosce il putata laburista assassinata da uno mondo nonostante secoli di politica imsquilibrato, dicendo che purtroppo «il periale, a differenza degli europei devosuo sacrificio è stato inutile». Nell’uniti, sempre in giro per turismo, oppure verso parallelo in cui era scivolato al seguito di Papi e boyscout – cosa sucScalfarotto, la povera Cox non era cederà adesso? Cessato il pericolo, che stata uccisa da un nazista pazzo ma cosa farà David Cameron, il trionfasi era assassinata da sé come un bonzo tore del referendum? Da quel gentiluobirmano. PRIMO PIANO Sabato 25 Giugno Giugn 2016 11 Gabriele Albertini: dopo un recupero forsennato di Stefano Parisi con una Lega distratta Milano persa per 17mila voti Ma gli azzurri hanno preso il 22% e Salvini solo l’11 DI GOFFREDO PISTELLI «N o, Brexit non me l’aspettavo». Pur essendo un imprenditore di lungo corso e un politico navigato, Gabriele Albertini, milanese, classe 1950, oggi senatore di Area popolare, ma per nove anni sindaco di Milano, era fra quelli che vedevano Londra ancora nell’Unione europea. La chiacchierata, fissata per fare un’analisi a bocce ferme del voto meneghino e delle prospetGabriele Albertini tive della città, inizia necessariamente dal «leave», votato a la Unione, sapendo di pagarne a caro prezzo gli effetti come maggioranza dai britannici. Domanda. Era ottimista piazza finanziaria. D. E dunque Milano posul referendum dunque? Risposta. Esatto. Mi imma- trebbe provarci? R. Ora è chiaro che altre ginavo che si volesse evitare una sciagura per il Regno Uni- piazze, come Francoforte e to ma anche per l’Europa, una Parigi, partono avvantaggiate. frattura grave, in un momento Però perché non provarci? Neldi crisi econolla sciagure, un barlume mica e, non diu Salvini, cresciuto positivo. mentichiamop D. Lo relo, di minaccia a livello nazionaistriamo terrorista glog le, puntava alla volentieri, bale. Invece, v leadership del cenecco questo senatore. trodestra. Non a Ma ora, olsfregio, non M caso aveva defi nito solo al disegno ttre al contale amministrative gio finanziaeconomico-fig rio, ci potrà nanziario, ma r di Milano come il forse essere anche a quello f derby della Maduanche quelpolitico. a nina, non, cioè, fra D. Lei è llo politico: il centro destra ed il Marine Le stato anche M centrosinistra ma fra Pen ha già europarlaP Lega e Forza Italia chiesto il rementare, che c risposte si è fferendum, dato? Matteo SalM R. Che questa è la democra- vini gli ha fatto fatt eco. Che zia ma nella società di Mar- succederà in Italia? shall McLuhan, nella quale il R. Ah di sicuro, i populismi mezzo è il messaggio, a colpi di si rinfocoleranno. In una socie«mi piace» su Facebook, vanno tà mediatizzata, l’irrazionalità in Parlamento disoccupati e av- ha lo stesso peso delle ragioni vocati falliti, oppure si diventa serie. Occorre che ci sia una leader per la bravura sui 140 leadership in grado di rapprecaratteri di Twitter. sentare una barriera costituzioD. È la democrazia, bellez- nale a questa presa di consenza. Diranno in molti. so che può diventare di potere. R. Sì, però non è un caso che Sa, è molto facile dire «è colpa la nostra Costituzione non am- dell’Europa». metta referendum né per i tratD. La quale Europa qualtati internazionali né per leggi che errore lo ha fatto, diciatributarie. Se lo immagina, se mo. potessimo abrogare la norma R. Guardi, noi siamo ancora che ha introdotto l’Irpef? in una «democrazia acquisitiD. E adesso che succede, va», come la chiamava Fransenatore? cesco Cossiga, ossia abbiamo R. Ah questo è un guaio serio, vissuto per decenni al disopra non v’è dubbio. Per i britannici, delle nostre possibilità, con un che pagheranno il loro isolazio- grande ricorso al debito. nismo, come per noi. Però mi D. Che ha fatto danni, lei faccia essere appena appena dice. ottimista. R. Ha consentito alla moglie D. Figurarsi, si accomo- di Umberto Bossi di andare di. in pensione dopo 15 anni con R. Qualche giorno fa, ho rice- l’80% dell’ultima remuneraziovuto da Giulio Tremonti una ne da insegnante. proposta di legge della passata D. Secondo le leggi vigenlegislatura, che portava la sua ti, immagino. firma. R. Certo, e come lei altri D. Su quale materia? 500mila, intendiamoci. Poi però R. Una serie di incentivi per quando i soci dello stesso club ci le società straniere che voles- chiedono di pagare alcuni consero quotarsi alla Borsa di Mi- ti di equilibrio, non possiamo lano. Come sappiamo bene, la lamentarci. Certo, quando il City s’è impegnata fino all’ulti- papa e la mamma, facendo demo per scongiurare l’uscita dal- biti, consentivano di comprare il motorino, pagare le vacanze, in famiglia erano tutti contenti. Senza immaginare che quei conti avrebbero dovuto essere saldati, prima o poi. D. Che dovrebbe fare, secondo lei, il premier Matteo Renzi? Lei è un senatore di maggioranza e per lui ha espresso più volte apprezzamento, anzi la considerano un renziano. R. Difficile da dirsi, perché io non ho vocazioni populiste come quelli che ora contro il Governo si rivolgono. Io credo che dovrebbe usare il buon senso del padre di famiglia. D. Mitica figura del Codice civile. R. Renzi, fino a oggi, è stato un po’ un demagogo buono, per affrontare i populismi. La scelta degli 80 euro ne è un esempio: l’avrà fatta pure per ottenere un vasto consenso, ma l’ha realizzata mettendo le mani nel cuneo fiscale e parafiscale, ed è la prima volta che accade nella storia repubblicana. In altri anni, si sarebbero usata la leva dei rinnovi contrattuali dei metalmeccanici, magari su basi inflattive. D. Sì, ma politicamente ci vorrà forse un Nazareno 2.0? R. Una grosse koalition dei moderati, certo. Ma credo che ci vorrebbe il Nazareno quello vero, nel senso di Nostro Signore, per metterla assieme adesso. Mi pare che, nel breve, collida col consenso. Il che potrebbe spingere Renzi a scendere sul piano dei grillini. D. Giocare un po’ con l’antipolitica. R. Sì fare il monello pure lui, più che il padre affettuoso e responsabile. Ma qui la situazione è piuttosto seria, pensi se in Spagna vincesse Podemos. La Francia è forte in subbuglio per una legge sul lavoro del tutto ragionevole, in un Paese che dovrebbe essere coeso per le tragiche vicende del terrorismo. D. Insomma il quadro economico potrebbe aggravarsi. R. Se gli spread ripartissero, le nostre previsioni di crescita dovrebbero essere riviste al ribasso, ma stavano in un’architettura precaria, inclusa la flessibilità europea accordata. D. Il governo potrebbe essere chiamato a scelte impopolari. R. Stiamo a vedere. Renzi però ha risorse straordinarie sul piano umano. Qualcuno l’ha criticato per la mancanza di un cursum honorum, lo considera un parvenu, limiti eventuali che lui bilancia con un intuito formidabile e doti enormi di comunicazione. Le sa che sono un dilettante di grafologia? D. No, mi mancava. R. Che è cosa seria, nel Nord Europa si usa per assumere le persone, perché la grafia rivela BRIOCHE E CAPPUCCINO - ELEZIONI di Riccardo Ruggeri Mi sono addormentato ascoltando le parole supponenti di certo David Serra, di certo Mario Monti, di certo Enrico Letta, mi sono svegliato uomo libero. Che bello. Il mio primo pensiero va agli storici, che un secolo fa conclusero le loro analisi così: «la colpa dei disastri del ‘900 inizia con la sciagurata guerra del 1914, e questa va imputata esclusivamente alla classe dominante di allora». Gli storici li definiscono «intellettualmente mediocri e drammaticamente inetti». Esattamente la situazione di oggi. Se i G7 fossero persone intellettualmente oneste dovrebbero dimettersi immediatamente. Sono le regole della democrazia. la personalità in modo profondo, sie. Peccato, il grande Stefano anche Umberto Paolucci, l’ex Parisi aveva fatto il miracolo a presidente di Microsoft Italia la mettere tutti in linea e a coglieutilizzava. Non solo, all’insapu- re il pareggio al primo turno. ta della grafologa, una volta, gli D. Invidie e gelosie parfece esaminare la grafia di Bill rebbero aver pesato più di Gates, come se fosse un can- tutto. L’alleanza con la Lega didato qualsiasi a un posto di non ha funzionato. dirigente. R. Il Carroccio, dai tempi delD. E il responso quale lo scandalo del tesoriere Franfu? cesco Belsito, in cui era sceso R. Un rapporto di una decina al 3-4%, ha fatto miracoli. Qualdi pagine, in cui l’esperta dice- cuno nei sondaggi lo accreditava che il candidato aveva tratti va del 15-16% e anche oltre. di genialità assoluta e grandi D. E dunque? doti creative e che, pertanto, R. Dunque Salvini ha cominnon c’era una posizione adatta ciato a porsi come alternativa a lui nella branca italiana del alla leadership di centrodestra, gruppo. aveva definito le amministratiD. E lei, senatore, ha ap- ve il derby della Madunina, fra plicato i suoi rudimenti gra- lui e Forza Italia. È chiaro che fologici al premier? non poteva funzionare. È finita R. Sì quaniin modo deludo mi scrisse dente per lui d Nel gioco delle risse un biglietto, cche ha avuto dopo il mio l’11% e gli l post elettorali i leghidiscorso sulla Azzurri che A sti hanno polemizzafiducia al Gohanno preso il h to con Fi senza tener verno in Se22%. 2 conto che il preinato, dopo il D. Invece i dente della Regione Trivelle-gate lleghisti hanLombardia, Maroni, lucano. Mi no accusato n face avere dai llei di aver che si era candidato commessi quevoluto marv come capolista del sto foglio in cui ginalizzare g Carroccio a Varese aveva vergato lla Lega. ha perso questa roca mano un R. Per caforte leghista complimento, un’intervista a u «bravissimo!», Radio Anch’io R per l’intervendella quale, se d to che avevo appena pena concluso. vuole, le rileggo la trascrizione D. E lei, da grafologo ama- (e così fa per un lungo pezzo, tore, che ne ha ricavato? ndr). Dicevo anche che certe R. C’è il segno di un’intelli- istanze leghiste non potevano genza superiore e non lo dico esser lasciate cadere. Si sono per piaggeria. E comunque, arrabbiati tutti. Roberto Maanche dai banchi del Governo, roni, di rimando, ha detto che intervenendo in replica, Renzi Parisi «non aveva il quid». mi elogiò due volte per il richiaD. Ed era vero? mo alla distinzione dei poteri, R. Il quid non ce l’ha avuto fra giudiziario e legislativo. «Su per certo il governatore che, a questo», disse, «non aggiungo Varese, la sua città, s’era canniente a quello che ha già detto didato capolista del Carroccio il senatore Albertini». a sostegno del sindaco padano. D. Morale? Hanno perduto. R. Lei mi ha detto che ero D. Senta non è che Parisi renziano, prima. Dovrebbe chie- ha perso perché, a un certo dere al premier se non sia un punto, nel centrodestra in po’ albertiniano lui (ride, ndr). molti si sono accorti che, D. Forse perché anche lei, da Palazzo Marino, sarebcome Renzi, ha perso le am- be diventato un candidato ministrative? naturale alla leadership del R. A Milano ci sono mancati centrodestra? 17mila voti, davvero un’inezia. R. A questo proposito, le racPer ragioni certamente impu- conto cosa mi disse un giorno tabili ai nostri difetti, al nostro Giulio Andreotti. «deficio», alla mancanza di vicontinua a pagina 12 sione ma anche a invidie e gelo- 12 Sabato 25 Giugno 2016 PRIMO PIANO Bergamo, il sindaco Giorgio Gori si scontra con la Lega Nord per lo scalo di Orio al Serio Qui Orio, abbiamo un problema Cittadini esausti per il rumore provocato dagli aerei DI Q GAETANO COSTA uestione di decibel. Il rumore degli aerei che decollano dall’aeroporto di Orio al Serio è la causa di uno scontro tra il sindaco di Bergamo, Giorgio Gori (Pd), e le amministrazioni dei paesi che si trovano sulle tratte percorse dai velivoli. La polemica è anche politica: contro Gori, infatti, ci sono tre primi cittadini leghisti che accusano l’esponente dem di decidere da solo, senza tenere conto delle opinioni altrui. Gori ha presentato un piano di modifica delle rotte aeree, già fallito in passato, che punta a riportare la soglia dei decibel sotto quota 60, come previsto dalla legge per i centri abitati. Secondo il Corriere di Bergamo, il sindaco, in particolare, vuole evitare che le traiettorie dei voli interessino il comune di Colognola, il più colpito dal frastuono. Al contrario, gli aerei transiteranno sulla zona di Seriate. «Un miglioramento per 3.250 persone a Bergamo. Le ricadute saranno su Seriate e Brusaporto, rispettivamente per 6 e 13 residenti: i numeri sono sotto gli occhi di tutti», ha detto Gori. I comuni dell’area aeroportuale, in tutto, sono 17. Ora dovranno incontrarsi per parlare della questione di Orio al Serio. Il 30 giugno, poi, un tavolo tecnico prenderà in considerazione lo studio dell’Arpa a supporto del progetto di Gori. Il quale, durante la presentazione della proposta, ha annunciato che, nel caso venissero intraprese azioni legali contro un’eventuale bocciatura del suo piano, si schiererà dalla parte del comitato di quartiere di Colognola. «Non ritengo propriamente democratico che, in commissione, ogni comune pesi come gli altri, nonostante le differenze di popolazione», ha spiegato il sindaco. Giorgio Gori «Ma non temo un altro fallimento. Se anche questa volta la proposta venisse bocciata e il comitato decidesse di fare causa contro la commissione aeroportuale», ha proseguito l’ex spin doctor di Matteo Renzi, «il comune di Bergamo sarà al fianco dei cittadini». Gori resta fermo sulla sua posizione. Ma la leghista Simona Pergreffi, sindaco di uno dei comuni interessati, Azzano San Paolo, contrattacca. «Mi sembra un’intimidazione», ha sottolineato. «Ho la libertà di votare e lo farò come riterrò giusto fare. E’ un mio diritto. Certo, se Gori voleva trovare un accordo, questo è il modo peggiore di provarci». GIANNI MACHEDA’S TURNAROUND È partita subito la damnatio memoriae. Ieri su un sito leggevo che il calcio l’hanno inventato i lussemburghesi. *** A furia di arzigogolare sulle dimensioni dei piselli, l’Unione europea il pisello se l’è ritrovato in quel posto. *** Guida a sinistra, sterlina, fiscalità privilegiata. Questi, più che un referendum per uscire dall’Europa l’avrebbero dovuto fare per entrarci. *** Regno Unito fuori dall’Unione europea. Fuck out. *** Dopo Brexit la situazione per il primo ministro inglese si fa scabrosa. DeCameron. *** L’appello di Renzi per il Remain ha fatto effetto. EffettoGiachetti. *** Ora servono risposte chiare ai veri dilemmi degli italiani: • la Premier su Sky la danno ancora? • si liberano posti nelle Coppe? • e Conte e Ranieri mo’ che fanno? SEGUE DA PAGINA 11 D. Prego. R. Fu a un incontro di Assolombarda, abbastanza ristretto, nel 1978. Io, che avevo solo 28 anni, pensi, stavo buono buono fra gli Alberto Falck e i Leopoldo Pirelli, però, uscendo, mi capitò di trovarmi quasi da solo col senatore. D. Si imbucò? R. No, le assicuro che fu un caso. In ogni caso approfittai per chiedergli della sua lunga carriera ai vertici, avendo io, allora, la stessa età di quando lui diventò sottosegretario alla presidenza del Consiglio. D. E Andreotti, cosa rispose? R. (A questo punto, Albertini, sfodera le sue grandi capacità di imitatore e si trasforma al telefono nello scomparso leader Dc, ndr). «A un certo livello di successo, la cosa più importante è sopire l’invidia dei colleghi», disse. E lo fece Alla fine di aprile, Legambiente aveva chiesto al sindaco di Bergamo di ridurre i voli diurni e notturni dell’aeroporto di Orio al Serio. Gori, però, ha agito diversamente, modificando le rotte. Un’iniziativa che non trova d’accordo neppure Cristian Vezzoli, sindaco di Seriate, anche lui della Lega Nord. Vezzoli ha già annunciato che boccerà la proposta di Gori, il quale ha definito il dopo avermi attraversato con uno sguardo che pareva uno scanner. In effetti, se ci pensa, in Andreaotti, era tutto un low profile, dalla postura al linguaggio. D. Insomma Parisi fatto fuori dall’invidia. R. Sì perché ha doti enormi. E un inprinting leaderistico fortissimo: empatico con la massaia al mercato, capace di elaborati intervento tecnico-finanziari, parlando alla comunità bancaria. D. Poteva davvero diventare il nuovo leader del centrodestra? R. Poteva fare come Arturo Toscanini che, durante una tournée in cui faceva il violoncellista, essendosi ammalato il direttore, accettò lui di dirigere. E poi non smise più, diventando lo straordinario musicista che è diventato. twitter @pistelligoffr © Riproduzione riservata comportamento del leghista «inqualificabile». «Di inqualificabile c’è solo l’atteggiamento di Bergamo, che pensa di poter decidere sempre tutto», ha dichiarato Vezzoli. «I miglioramenti sono briciole. Pretendono di barattare il sovraccarico di voli con dei condizionatori. Non c’entra il colore politico, ma l’equilibrio. Chi non conta nulla, per essere ascoltato, è costretto a coaliz- zarsi. Voglio conoscere i numeri prima di votare e sacrificare i miei cittadini». Il terzo sindaco leghista contro Gori è Ermenegildo Lepis, primo cittadino di Grassobbio. «Sono giorni che non dormo, da quando è arrivata l’estate e si aprono le finestre. Voterò no per protesta. Un decibel in meno non cambia nulla. Non ne possiamo più». © Riproduzione riservata NEL LAZIO ELETTI IL CONSIGLIERE PIÙ GIOVANE E UN SINDACO IN CARICA DA 30 ANNI Chi rottama e chi è lì dal ‘71 Il vento del cambiamento del M5s non soffia ovunque DI FILIPPO MERLI C’ è chi rottama e chi non si fa rottamare. C’è chi entra in consiglio comunale ancor prima di aver sostenuto l’esame di maturità e chi è stato riconfermato dopo trent’anni da sindaco. Tra Valeria Campagna e Filippo Materiale ci sono sessant’anni di differenza. Entrambi provengono dal Lazio e, alle amministrative, hanno stabilito una sorta di record politico. La prima, 18 anni, è la più giovane consigliera in carica in Italia. Il secondo, 78 anni, ha vinto le elezioni dopo essere stato alla guida del suo paese dal 1971 al 2001 e dal 2011 a oggi. Materiale amministrata da una vita. Quando non ha fatto il sindaco di Castrocielo, un paese di 4mila abitanti in provincia di Frosinone, ha ricoperto altre cariche pubbliche. La politica, sempre. Materiale ha resistito alla rottamazione di Matteo Renzi e, soprattutto, all’avvento del M5s e del cambiamento invocato dai suoi giovani esponenti. Lui è rimasto lì. Nel suo ufficio. Da sindaco. «Io, il cambiamento, l’ho prevenuto», dice Materiale a ItaliaOggi. «C’è il cambiamento delle idee, ma anche quello esteriore, nel senso che mi sono circondato di nuovi collaboratori. Il rinnovamento l’ho guidato e conservato. Provengo dal mondo della scuola, ho diretto istituti e licei, e questo mi è stato di grande aiuto». Non lontano da Castrocielo, a Roma, Virginia Raggi s’è appena insediata in Campidoglio. «L’avvento dei grillini», spiega Materiale, «lo vedo come una cosa pericolosa, perché, nelle città che governeranno, comporterà un rallentamento iniziale. Se si pongono come un taglio netto col passato, è chiaro che, prima di entrare nella macchina e nei meccanismi istituzionali, ci vorrà tempo. Poi, naturalmente, potrebbero rivelarsi ottimi amministratori». Nonostante anni e anni passati dietro la stessa scrivania, nella lista civica con cui Materiale è stato eletto compariva proprio la parola rinnovamento. «Nel mio schieramento, rispetto alle scorse elezioni, ho cambiato nove candidati e ho inserito un diciannovenne e una ventitreenne. I giovani sono importantissimi». Più giovane di Valeria Campagna, nelle aule italiane, non c’è nessuno. Grazie all’elezione del civico Damiano Coletta a sindaco di Latina dopo 23 anni di governo del centrodestra, Campagna è entrata in consiglio comunale senza neppure avere il pezzo di carta della maturità. «I nostri avversari mi dicevano: ma cosa pensi di fare a 18 anni, non sei nemmeno diplomata. Ho risposto che amministrare una città non è solo una questione di titolo di studio», ha raccontato all’edizione locale del Fatto Quotidiano. «Tra i candidati a sindaco, l’unico laureato era Coletta. Non è neanche una questione d’età: se resto a braccia conserte fino a 40 anni e poi decido di candidarmi, non posso certo definirmi una persona con esperienza. Da qualche parte si deve pur cominciare». La politica, per Campagna, è più di un semplice interesse. Ricorre proprio alla maturità, dove ha portato una tesina sul percorso degli intellettuali italiani del ‘900, da Gramsci a Calvino, e all’università, dove intende iscriversi a scienze politiche. Sabato 25 Giugno Giugn 2016 PRIMO PIANO 13 Per reggere al senato una maggioranza dove almeno 20 dei 113 senatori pd sono contro Renzi Non sempre ci sono le stampelle I verdiniani tolgono i voti per far vedere che ci sono DA MARCO BERTONCINI A palazzo Madama il governo ha bisogno degli appoggi centristi. I 113 senatori del Pd (fra i quali una ventina anti renziani doc, ma proprio doc, più altri poco favorevoli all’attuale gestione di largo del Nazareno) da soli affogherebbero. L’aiuto arriva da gruppi inseriti nel governo, come Area popolare (31 seggi) e per le Autonomie (20 seggi). Inoltre ci sono aiutini o aiutoni dai verdiniani (oggi 18), da alcuni iscritti al gruppo Gal, da svariati senatori del misto. Il margine di sicurezza è sempre stato ampiamente superato. Possono succedere incidenti, come sull’emendamento approvato giovedì nonostante il no del relatore e del governo. Incombe altresì la sgradita minaccia della sinistra democratica in tema di fi ducia, non più garantita. Nell’andazzo quotidiano della vita parlamentare il Pd non fa caso ad assenze di senatori del proprio o di altri gruppi di maggioranza, perché l’opposizione non brilla per presenze. Di rado si determinano circostanze in cui il governo potrebbe finire sotto. Al più, può trattarsi d’imprevedibili emendamenti come quello di giovedì sulla pena da comminare ai terroristi detentori di armi atomiche (francamente, non pare argomento né di fratture politiche né di ordinaria applicazione). Tuttavia, proprio tale imprevedibilità non garantisce la maggioranza da scivoloni. Infatti, se le opposizioni arrivassero in massa in alcune sedute con votazioni consecutive, potrebbero impensierire il governo. In particolare, potrebbero dar modo a parlamentari centristi di uscire allo scoperto in funzione anti maggioranza. Ci sono i verdiniani: non sono sempre e pregiudizialmente a favore della maggioranza, e possono divertirsi a dissentire, come l’altro giorno, o perché convinti di un voto o perché vogliono far rilevare il proprio peso, nel caso qualcuno, fra i democratici, se ne fosse scordato. Ci sono i popolari, comprendenti Ncd, Udc e anime libere, fra le quali adesso si annovera Pier Ferdinando Casini. Costoro sono divisi e possono far sentire all’esterno i propri dissensi interni. Infatti, il trovarsi organicamente in maggioranza non esime svariati senatori del gruppo dal lamentarsi per l’oltranzismo filo governativo di Angelino Alfano. Alcuni guardano al centro-destra, incerti se convenga loro ritornare alla casa madre. Vignetta di Claudio Cadei Altri intendono premere sullo stesso Renzi, affinché esca dal suo rigore di chiusura sull’italicum e conceda quel premio alla coalizione che consentirebbe ai cespugli centristi di correre da alleati del presidente del Consiglio in forma autonoma. È chiaro che altri segnali potrebbero arrivare nelle settimane che ancora precedono le ferie, con motivazioni e sco- Lo strapotere della finanza sulla politica nell’Ue non può che attizzare i populismi DI ROBERTO MILIACCA Ho letto ieri mattina il Cameo di Riccardo Ruggeri, quasi profetico, sugli esiti del referendum su Brexit. Un passaggio mi ha colpito, nel suo scritto: «Per la Londra radical chic fuori ci sono i «populisti», tutti Brexit. Populista è un termine-container usato dai G7, a seconda dei casi significa fascista, razzista, omofobo, hoolligan, idiota, disonesto, in realtà è solo uno che pensa con la sua testa (curioso, appena ti riallinei a loro, cessi di colpo di essere populista)». Credo che Ruggeri abbia centrato il punto: populista è colui che pensa con la propria testa, ma molto spesso lo fa in maniera egoistica, non accettando che ci possa essere un’idea del «noi», un senso del condividere con gli altri. La Gran Bretagna, l’Italia e probabilmente l’Europa, è sempre più composta da tanti singoli, da tanti piccoli egosimi, da tanta gente che sempre più spesso dice: fatti gli affari tuoi e pensa a trarre il meglio per te. Da noi questo modello politico è il senatore Razzi che viene imitato da Crozza, quello del «fatti li cazzi tua». Nel Regno Unito è rappresentato da Nigel Farage, in Francia da Marine Le Pen. Tutti nel nome di un nazionalismo di facciata, che pensa che da soli e senza regole comuni si stia meglio. Quando nacque l’Europa, pi che la frammentazione dei centristi potrebbe rendere non uniformi. Nulla d’intollerabile per Renzi; però sarebbe un invece, dopo due guerre devastanti, i nostri nonni pensavano esattamente l’opposto, e cioè che da soli non si cresce e si è deboli. Solo uniti si è forti. Oggi questa convinzione pare non esserci più, e non so sinceramente cosa possa servire per ricostruirla. Ad abbandonare l’idea di un’Europa-comunità, oggi, sono proprio i più anziani, coloro che videro il progetto comunitario nascere e poi lo hanno visto sfilacciarsi in questi anni. Sapete com’è composto il voto inglese sul Remain? il 75% degli inglesi tra i 18 e i 24 anni ha votato per rimanere nell’Ue, solo il 39% degli over 65 invece ha votato remain. Insomma, l’idea di un’Europa unita, specie tra i giovani, è ancora forte, fa parte del loro Dna di cittadini; quello che non viene più accettato, invece, è l’idea di un’Europa politica etero-diretta da banche e finanza, invisa a tutti, giovani e vecchi, perchè sono costoro i primi, come direbbe Razzi-Crozza, a farsi «i cazzi propri», decidendo a chi erogare credito e gestendo senza trasparenza i risparmi dei cittadini. Insomma, a creare le condizioni per i Brexit attuali e futuri. Se l’Europa delle istituzioni non riuscirà a frenare questo strapotere della fi nanza sulla politica, in Europa continueranno a prevalere i populismi. Speriamo che il referendum del Regno Unito riesca a svegliare questa Europa rintontita dalla finanza speculativa (Ps: è un caso, secondo voi, che prima del crollo della sterlina di oggi, ieri sera la valuta inglese aveva raggiunto il suo massimo storico sul dollaro?) nuovo fastidio, fastidio in un momento non felice. È probabile che a muovere questi bizzosi senatori possano essere proprio le diffi difficoltà coltà in cui si dibatte Renzi, per la prima volta indebolito. © Riproduzione riservata IL CORSIVO L’astensionista è uno che evita le urne come i buoni nei film western evitano di cadere negli agguati dei comancheros DI F ISHMAEL orse c’è una via di fuga. Forse si può tracciare un pentacolo magico che ci tenga al riparo dai demoni che infestano i cerchi magici della politica italiana. A spiegarci come fare non è l’antipolitica salvifica, come da giorni favoleggiano i talk show sempre più simpatizzanti, ma sono gli astensionisti, con la loro indifferenza per i risultati elettorali. Elettore illuminato, ultima speranza della democrazia, chi s’astiene dal voto lo fa per superiore saggezza civica, e non perché manca dello speciale organo di senso partecipatorio vantato dagli elettori inossidabili e compulsivi, come fantasticano le anime belle. Astenersi è la più estrema, e la meno accomodante, delle opinioni; al confronto, l’antipolitica è inciucio con gli zombie, ammuina, accordo sottobanco coi poteri forti. All’astensionista – che evita le urne come i buoni, nei film western, evitano di cadere negli agguati dei comancheros – non si possono fare promesse elettorali. Scettico e anarchico, l’astensionista non si lascia incantare dalle fantasie sul Pil, dalle statistiche sulla disoccupazione, dalla retorica europeista e dal falso sdegno degli antieuropeisti, dalle prediche sulla legalità, dalle professioni d’incorruttibilità. All’astensionista piace essere libero. Tutto vuole, ma non essere trasformato in «una brava persona», come minacciava l’altro giorno Beppe 5 Stelle, scontento degl’italiani atei e apostati. Come gli «apoti» di Giuseppe Prezzolini – «quelli che non se la bevono, dal greco apotòs», benché Prezzolini se le fosse personalmente bevute un po’ tutte, prima la guerra, poi il Duce e l’Impero – gli astensionisti non ci cascano. Non che siano particolarmente sapienti. Ma sanno quel che sanno i politici (e che i normali elettori ignorano, o che dimenticano in fretta dopo essersi indignati, tra l’ora del tigì e quella dell’aperitivo, per l’ultimo scandalo delle tangenti). Sanno, cioè, che la politica è un’arte nera. Sanno che per fare della «buona politica» non basta presentarsi tutti in tiro a Omnibus ma ci vuole un cuore puro. Alle cariche pubbliche, però, non puntano i cavalieri senza macchia, ma tutt’al più il Cavaliere con la sua Tavola Rotonda di Olgettine travestite da infermiere, magistrate e vigilesse. Alle cariche pubbliche, nell’Italia che avanza a passo di formica nelle giungle nere del nuovo millennio, puntano nel migliore dei casi gli ambiziosi e nel peggiore i disonesti, che gli astensionisti, disertando le urne, si sforzano di scoraggiare. © Riproduzione riservata 14 Sabato 25 Giugno 2016 PRIMO PIANO Il leader dei Conservatori & Riformisti punta sulle primarie per il futuro del centrodestra Puglia, la rivincita di Fitto A Brindisi batte il Pd e lascia Forza Italia ai margini DI GIOVANNI BUCCHI H a dovuto attendere un anno, ma alla fine la rivincita per Raffaele Fitto è arrivata. Contro chi? Contro Forza Italia, ovviamente, e in particolare contro il coordinatore pugliese Luigi Vitali scelto direttamente da Silvio Berlusconi per defittizzare il partito in Puglia. L’ex governatore ora leader dei Conservatori & Riformisti ha avuto di che festeggiare alle ultime amministrative, soprattutto dopo che al ballottaggio di domenica scorsa nell’unico capoluogo di provincia pugliese andato al voto, ossia Brindisi, a spuntarla è stata Angela Carluccio, la candidata centrista su cui lo stesso Fitto aveva puntato. In realtà, Fitto e i suoi avevano partecipato alle insolite primarie di coalizione centrista che si erano celebrate in aprile, sostenendo un altro candidato (il giovane Pietro Guadalupi). Ma a imporsi in quella preventiva consultazione era stata l’avvocata Carluccio, sostenuta dalla lista Noi Centro collegata all’ex presidente della Provincia Massimo Ferrarese. Fitto però non ha avuto alcuna remore nel schierare subito la sua squadra al traino della Carluccio, convinto che la selezione dei candidati del centrodestra debba passare dalle primarie. Così si è arrivati al voto del 5 giugno: le prime due posizioni se le sono guadagnate il candidato del Pd, Fernando Marino, fortemente sponsorizzato dal governatore di regione Michele Emiliano, e la stessa Carluccio. Fuori dai giochi invece il Movimento 5 Stelle e soprattutto Forza Italia, il cui candidato sindaco Nicola Massari è arrivato addirittura quinto. Non proprio una bella performance per il coordinatore regionale Vitali, peraltro proprio nel suo territorio di riferimento, ossia quello brindisino. Non sono mancate le polemiche, perché all’interno della coalizione pro Carluccio c’erano anche esponenti fuoriusciti dal Pd e già sostenitori dell’ex sindaco dem Mimmo Consales (autosospeso dal partito nel 2013), spodestato dalla poltrona di primo cittadino dopo l’arresto per la pesante accusa di aver incassato tangenti dalla ditta appaltatrice del servizio rifiuti. Una volta arrivati al ballottaggio, la Carluccio ha sconfitto Marino del Pd per una manciata di voti e lo ha fatto senza ricevere appoggi ufficiali dal centrodestra berlusconiano. Anzi, Vitali aveva fatto chiaramente capire di non volerla sostenere nemmeno al secondo turno. Ma al di là di questa vittoria, per Fitto (la cui lista non è andata comunque oltre il 6,21%) si è trattato di un primo passo per ON THE ROAD, NOTE DI VIAGGIO FRA I MEDIA DI MARIO SECHI DI MARIO SECHI Titoli. L’Unione europea ha perso la Regina, la Gran Bretagna è Little England, il Regno è Disunito, il nuovo giorno è uno shock sui mercati, la Borsa è la vita, Elisabetta è l’unica certezza, Boris Johnson ha vinto, David Cameron si è autorottamato e si dimette, Nigel Farage resta Farage (commenta in anticipo la sua sconfitta e poi vince a sua insaputa), il Vecchio Continente da oggi è più vecchio, c’è tempesta sulla Manica e il Continente è isolato, Londra si scopre un’isola, il Galles ruggisce ancora, la Scozia e l’Irlanda del Nord parcheggiano a Bruxelles, i titoli dei giornali sono tutti bruciati (e sbagliati), allacciate le cinture, si parte per un viaggio pericoloso e ricordate sempre: il popolo salvò Barabba. Il risveglio. Anno 2016, 24 giugno, questo è il risveglio dell’Europa. È un voto che cambia tutto. «Popular revolt», titola il Financial Times. E in quel «popular» ci sono errori e opportunità. Si è aperta una gigantesca crisi, una sfida titanica. Prendete la Treccani, andate fino in fondo alle cose, all’origine di tutto, esplorate il verbo, la parola. È sempre la lingua a darci conforto, ragione e torto, indicare la via, aprire e chiudere le porte. «Crisi» aprire le porte alle primarie nel centrodestra. È questa la strada che l’ex ministro berlusconiano intende seguire nella selezione delle candidature anche per le amministrative del 2017, quando ci sarà un importante capoluogo come Lecce chiamato a rinnovare il sindaco dopo i è parola di origine greca, significa scelta. Una domanda s’affolla nella mente di chi cerca di conservare lucidità, razionalità, pragmatismo: e adesso? Perché la vita non finisce qua, si apre subito un altro capitolo di questo romanzo grandioso, bello e tragico. Gli inglesi, questi isolani, croce e delizia della nostra storia, hanno deciso di voltarsi indietro, senza avere nessuna idea di cosa ci sarà davanti. Ma noi? Noi cosa facciamo? Effetto Domino. È il rischio più grande: il contagio. Il primo test è imminente, il 26 giugno si vota in Spagna, elezioni politiche che seguono un turno a vuoto, senza vincitori. Il voto di dicembre è stato un fiasco, il risultato del referendum inglese è un punto di svolta. Cosa faranno i baschi e i catalani? Podemos o non podemos? È troppo tardi per salvare Madrid dall’ondata? Vedremo, contano i dati, i fatti, non le opinioni, tra 48 ore avremo un chiodo dove appendere il quadro iberico. La corrida. Alle cinque della sera… Garcia Lorca. Intanto in Olanda Geert Wilders è stato il primo a chiedere un referendum fotocopia di quello britannico, il Nexit, e non sarà facile negarlo. A ruota è arrivata la stessa richiesta firmata da Marine Le Pen. Toh, c’è anche quello della felpa, Matteo Salvini, specialista in vittorie degli altri. Il Foglio –List due mandati del fittiano Paolo Perrone. Cosa farà il centrodestra in quella occasione? Si dividerà come alle regionali regalando la vittoria al Pd? Oppure sceglierà la strada delle primarie come chiesto da Fitto che proprio in Salento ha il suo principale bacino di voti? Restano infine da capire i movimenti di Area Popolare, dato che l’Udc si è schierata con il Pd sin dalle regionali mentre Ncd prima ha aderito al centrodestra fittiano e antiberlusconiano (alle regionali) salvo poi saltare sul carro del Pd in quel di Brindisi. CARTA CANTA Il mattone non dà più soddisfazioni a Berlusconi DI I ANDREA GIACOBINO l consistente patrimonio di mattoni continua a costare caro a Silvio Berlusconi. Lo testimonia il bilancio 2015 della Immobiliare Idra, cui fanno capo le diverse proprietà di Berlusconi sia residenziali sia usate a scopo di vacanza: la società, lo scorso anno, ha perso oltre 1,1 milioni di euro dopo il rosso di 3 milioni del precedente esercizio. La società presieduta da Giuseppe Spinelli ha coperto il passivo attingendo alla riserva di rivalutazione che si riduce così a 111,6 milioni. Il bilancio, peraltro, è stato beneficiato di una scissione parziale della correlata Videodue, avvenuta lo scorso anno, che ha comportato l’attribuzione di un netto contabile di 3 milioni suddiviso tra immobili e disponibilità liquide. Non solo, perché la controllante Dolcedrago, di diretta proprietà dell’ex premier, ha azzerato gli interessi sul finanziamento di 171 milioni. Il totale delle diverse proprietà di Berlusconi in carico all’immobiliare, che vede 14 milioni di ricavi, ha un valore di libro di 385,6 milioni e il patrimonio netto è di 216 milioni. L’assemblea ha riconfermato il consigli d’amministrazione uscente presieduto da Giuseppe Spinelli e composto da Salvatore Sciascia, Giuseppino Scabini, Marco Sirtori e Roberto Trombini. Bene invece il mattone di Bankitalia Migliora la salute del mattone di Ignazio Visco. Qualche giorno fa, infatti, l’assemblea di Sidief, società nata per valorizzare gli immobili di Banca d’Italia, ha mandato a riserva l’utile 2015 di oltre 2 milioni di euro, nettamente migliore del profitto di 872 mila euro dell’esercizio precedente. Con un patrimonio netto di 553 milioni, la società guidata da un consiglio di gestione presieduto da Mario Breglia, dispone di immobilizzazioni nette pari a 526 milioni rappresentanti appunto 105 complessi immobiliari che comprendono 8 mila 714 unità di cui 3 mila 345 residenze, distribuiti sul territorio nazionale per una superficie complessiva di 500 mila mq. Circa il 90,3% del totale è concentrato in Lazio (65,6%), Lombardia (12,9%), Campania e Abruzzo ciascuna col 5,9%. L’anno scorso è iniziata l’attività di aggiornamento del valore del patrimonio da parte del Politecnico di Milano e dell’advisor specializzato K2Real che lo ha quantificato in complessivi 1,48 miliardi. I ricavi da locazione sono stati di 30,3 milioni, quelli da vendite di 3,6 milioni e riguardano immobili ceduti a Modena (plusvalenza di un milione), Cassina de’ Pecchi, Milano (un milione), Vercelli e Roma (1,2 milioni). Sidief ha acquisito da Sara Assicurazioni per 10,5 milioni un immobile terro-cielo a Roma dove è stata trasferita la sede legale e direzionale. Nell’esercizio la società ha collaborato alla procedura di assegnazione per complessivi 362 alloggi. Caprotti ha assunto altri 795 dipendenti Bernardo Caprotti, il re della grande distribuzione italiana, continua a rafforzare le sue due holding a monte di Esselunga. Qualche giorno, infatti, si sono svolte a breve distanza l’una dall’altra le assemblee di bilancio della Supermarkets Italiani (Si) e di Villata Partecipazioni (Vp). La prima ha visto l’utile civilistico balzare anno su anno a 101,5 milioni di euro dai 4,8 milioni del 2014 mentre la seconda ha segnato un profitto nel 2015 di 365 mila euro, nettamente inferiore ai 53,1 milioni di un anno prima. In entrambe le società, comunque, Caprotti ha deciso di non distribuirsi dividendo. Si ha rimandato il profitto a nuovo, Vp lo ha accantonato a riserva. Il superutile di Si deriva da 100 milioni di dividendo straordinario che la controllata Esselunga ha deliberato a favore della controllante a fine dello scorso novembre: un incasso prezioso perché è andato a ridurre il debito bancario che anche grazie al venir meno degli oneri è diminuito anno su anno da 450 a 300 milionio, con l’ultima rata da rimborsare a fine anno. Così la posizione finanziaria netta, pur restando negativa, è migliorata da -388 a -284 milioni mentre Si può comunque contare su una montagna di 3,1 miliardi di utili portati a nuovo oltre a 141 milioni di riserva liberalità azionisti e 47 milini di riserve vada rivalutazioni. Il diminuito profitto di Vp arriva dai soli 500 mila euro di dividendo (erano 54 milioni nel 2014) che ha incassato dalla controllata Villata Immobiliare di Investimento e Sviluppo che possiede 83 immobili commerciali concessi in locazione prevalentemente a Esselunga. La società è inoltre proprietaria di un immobile industriale e di un terreno agricolo ad Albiate e di alcune aree nei comuni di Firenze, Roma e Casale Monferrato. Vp da questi affitti ha incassato circa 99 milioni e ha investito 47 milioni in ampliamenti di strutture e acquisti di aree. Nel 2015 Esselunga ha visto l’utile crescere a 291 milioni dai 212 milioni di un anno prima e il mol migliorare da 521 a 625 milioni. Bene anche i ricavi lievitati anno su anno del 4,3% e arrivati a 7,3 miliardi e il numero dei clienti in salita del 5%. Forte di 396 milioni di investimenti, il gruppo di Caprotti continua ad assumere perché gli addetti anno su anno sono saliti di 795 unità arrivando a 21mila 930. 16 Sabato 25 Giugno 2016 PRIMO PIANO 51 diplomatici Usa, visto che cambia l’inquilino, criticano la mollezza di Obama su Assad È Hillary quella che bombarda Trump è isolazionista perché non vuol bruciarsi le dita DI T JAMES HANSEN orna «l’archivio Norimberga». Si tratta del nome gergale di un’usanza interna del Dipartimento di Stato americano che risale alla guerra nel Vietnam quando i diplomatici Usa di stanza nel Paese, vedendo come buttava, facevano accurata raccolta dei loro cablogrammi critici (e soprattutto «non partiti», stoppati dai loro superiori) per potere dimostrare, in futuro, di non essere stati d’accordo con le politiche del proprio Governo nel sudest asiatico. Se allora la pratica (come si intuisce dall’ironico riferimento al Processo di Norimberga contro i crimini nazist) aveva un sapore marcatamente pacifista, allineata con la contestazione dell’epoca, rispunta ora con finalità simili ma orientamento ben diverso. Cinquantuno diplomatici Usa di medio rango, coinvolti nella gestione della crisi siriana hanno firmato un memorandum interno «riservato/ sensibile» invitando l’Amministrazione americana a indurire (di molto, con i bombardieri) la propria opposizione al governo Assad. Ovviamente, qualcuno ha poi recapitato il documento al New York Times. Il testo propone di attaccare direttamente (con un approccio militare definito «muscolare») il governo siriano allo scopo di «rinvigorire l’iniziativa diplomatica» e di fermare la strage dei civili. Asserisce che gli Usa «non potranno contenere il conflitto con la politica attuale» e propone la collaborazione con i sauditi e gli iraniani per creare un governo siriano «di transizione» post-Assad. Scrivono i firmatari: «È ora che gli Stati Uniti, seguendo i propri interessi strategici e convinzioni morali, si mettano alla guida di uno sforzo globale per mettere fine a questo conflitto una volta per tutte». La contestazione del Dipartimento di Stato alla politica giudicata eccessivamente soft di Barack Obama in Siria nasce con l’inatteso volta faccia presidenziale sull’uso di Assad delle armi chimiche contro la popolazione civile. Obama aveva, a parole, tracciato una linea rossa oltre alla quale il dittatore siriano non doveva spingersi senza incorrere in una terribile punizione Usa, ma, alla prova dei fatti, ha improvvisamente deciso di far finta di niente, lasciando il campo a Vladimir Putin con risultati meno che ottimali dal punto di vista americano. La mossa, la «non mossa», ha lasciato di stucco anche gli alleati europei, in special modo la Francia. Da allora la situazione siriana è andata di male in peggio e non sono solo i diplomatici Usa a dare non poca parte della colpa alla gestione ondivaga della Casa Bianca. Il Dipartimento di Stato ha comunque fatto sapere che le feluche ammutinate non verranno punite per la loro presa di posizione, fortemente in contrasto con quella ufficiale. L’impennata diplomatica avrà anche a che fare con il fatto che Obama presto non sarà più il presidente degli Usa e che la loro visione è in sostanziale armonia con quella del falco Hillary Clinton, da sempre favorevole all’approccio militare «vigoroso» come strada maestra per ristabilire la pace, o almeno il silenzio. CREA DELLE OPPORTUNITÀ MA ANCHE DEI GROSSI PROBLEMI Quella fabbrica 4.0 che fa tutto da sola DI SERGIO LUCIANO Va sempre seguito con attenzione Carlo Calenda, neoministro allo Sviluppo Economico, sia quando agisce che quando parla. Quando agisce, perché è un uomo concreto, che sta interpretando il suo ruolo politico con l’efficienza e la fattiva concretezza del manager che lavora per i risultati della sua azienda; e quando parla, perché per finora non è mai stato convenzionale o banale. Si sente subito che è uno che ci capisce, ed è anche uno che dimostra grande onestà intellettuale. È il caso di una sua recentissima esternazione sul tema – cruciale – della cosiddetta quarta rivoluzione industriale, cioè l’avvento delle ultimissime tecnologie digitali nel cuore della macchina manifatturiera industriale: ha detto, semplicemente, che questa nuova rivoluzione in corso «costituisce sia una minaccia che un’opportunità, tanto per le imprese quanto per le economie dei paesi europei». Cerchiamo di capire meglio. Quarta rivoluzione industriale significa che, aggiungendo alla fabbrica automatica come la conosciamo oggi e come funziona ormai ovunque una forte dose di intelligenza artificiale, di raccolta di dati in quantità enorme e della relativa capacità di analisi velocissima, e ancora sensoristica ubiquitaria, in grado di rilevare i dati sul funzionamento delle macchine stesse e di veicolarli in tempo reale nei centri di calcolo, l’automazione decolla. Se già oggi, nella fabbrica automatica, i robot sostituiscono le braccia degli uomini, domani nell’industry 4.0 i cervelli artificiali sostituiC’è qui una strana inversione dei ruoli. Il rozzo Donald Trump (che stilisticamente parlando dovrebbe essere quello che vuole ranno – anzi, stanno già sostituendo – anche i controllori. Se in una fabbrica tessile manuale lavoravano mille operai, in una motorizzata cento e in una elettronica dieci, oggi quei dieci saranno sostituibili da un unico supervisore. Decimazione dopo decimazione. Questo è quel che spaventa molti, anche tra gli economisti di impostazione liberista: perché, se l’automazione si pone in grado di soppiantare totalmente l’uomo, chi disporrà più del potere d’acquisto necessario per comprare i prodotti realizzati automaticamente senza l’apporto di risorse umane che siano produttrici e consumatrici? Bisognerà in qualche modo preoccuparsi di generare una domanda di beni assistita, dopo aver così economicamente potenziato l’offerta dei beni. Ed è di questi temi che si è discusso seriamente e con preoccupazione all’ultimo World Economic Forum di Davos. Calenda, a differenza di molti «digitalebani” pronti a saltare di giubilo a ogni start-up e a ogni brevettino, dimostra di saperle, queste cose. Ha ricordato che secondo le stime più autorevoli, ammonteranno a 600 miliardi di euro le perdite potenziali, nei prossimi 4 anni, se l’Ue a 17 non riuscirà a sfruttare la trasformazione digitale a proprio vantaggio. Perdendo l’occasione, la perdita di base industriale sarebbe pari al 10%. Cogliendola, all’opposto, si crescerebbe altrettanto. Questo significa parlar chiaro, senza fare né il gufo (“non ce la faremo mai”) né il semplicista-ganassa (ogni allusione allo stile dei renziani doc è voluta). Non significa aver risolto il problema: ma porlo, è la premessa per tentare di risolverlo. © Riproduzione riservata sganciare tante altre bombe) è invece la colomba. Non per buonismo, ma perché la sua idea neo-isolazionista della politica mediorientale è quella di tirarsi fuori da quel bordello e di lasciare che i «maledetti» (per lui) musulmani s’ammazzino tra loro. © Riproduzione riservata LA COMMISSIONE UE POSSIEDE UN POTERE ENORME CHE PERÒ NON È LEGITTIMATO DAL VOTO Democrazia significa semplicemente potere del popolo. Perché allora l’Unione Europea non lo interpella mai? DI DANIELE CAPEZZONE N e abbiamo perso la memoria, ma c’è una cosa che si chiama democrazia. Vuol dire: potere del popolo. E vuol dire che un popolo può anche scegliere in modo diverso da ciò che chi lo guida propone, può cambiare le sue classi dirigenti, può fare ciò che l’establishment non vuole. L’Inghilterrare inventò la democrazia, in epoca moderna, a partire dalla Magna Carta, costituzionalizzando il potere, limitando il sovrano, e via via, nel corso dei secoli, ponendo al centro le istituzioni rappresentative come bastione a difesa dei diritti di ogni persona, e soprattutto come presidio rispetto alle pretese e alle ingerenze dei governi. Purtroppo, anche nel nostro Occidente, da anni ci siamo dimenticati questi fondamentali. L’Unione Europea è divenuta, nel corso dei decenni, l’esperimento di come aggirare la volontà popolare, di come prescinderne (si pensi alle indimenticabili battutine di Juncker sull’inutilità delle elezioni nazionali…), di come bypassare sistematicamente il confronto con il demos e il suo kratos. Con il voto di ieri, e con i risultati di stanotte, gli elettori inglesi ci hanno fornito uno spettacolare ripasso di questi principi-cardine. Quelli che invece vanno rottamati sono i saggi, gli esperti, i commentatori che per mesi si sono rifiutati di guardare la realtà, o – peggio ancora – che accettano la democrazia solo se il responso del popolo corrisponde ai loro desideri. Ora occorre mettere in fila alcune considerazioni sul passato e sul futuro. 1. David Cameron aveva fatto la cosa giusta puntando sulla rinegoziazione. Purtroppo per lui, non ha trovato sponde né a Bruxelles né nel resto d’Europa. Ne è scaturito un accordo debole, che ha innescato una campagna referendaria per luidrammaticamente in salita. 2. Il suo errore è stato quello di spaventare, di puntare sulla paura. La Gran Bretagna non aveva e non ha nulla da perdere: è la quinta economia del mondo, ha il quarto esercito del pianeta, ha creato in cinque anni più posti di lavoro del resto d’Europa messo insieme. 3. Certamente si apre una fase di incertezza, dopo questo voto. Ma chi dice che l’incertezza sia necessariamente un male? Può anche essere una grande opportunità di riscrivere il futuro. Lo status quo europeo è ora (FINALMENTE!) indifendibile. Riprendiamo in mano le pagine di Milton Friedman contro la «tirannia dello status quo»: sono una bussola per le prossime settimane e mesi. 4. Ora occorre fermare la reazione franco-tedesca, e organizzare in Italia il «no» al ministro delle finanze unico europeo. Parigi eBerlino non tentino alcuna fuga in avanti. Si apra invece una nuova rinegoziazione, che riguardi tutti. E si mettano in discussione tutti i trattati europei esistenti. © Riproduzione riservata ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA Sabato 25 Giugno 2016 17 Parigi: giudice sblocca l’accordo sulle aperture festive già firmato ma ostacolato da alcuni sindacati Domenica alle Galeries Lafayette Previsto asilo aziendale per le lavoratrici con figli piccoli da Parigi GIUSEPPE CORSENTINO D omani, domenica 26 giugno, potrebbe essere un giorno storico per le Galeries Lafayette, i grandi magazzini più famosi di Parigi e una vera e propria icona per lo shopping turistico. Domani, infatti, le Galeries potrebbero aprire e, visto che siamo in piena stagione di saldi, accogliere quella folla di parigini e di turisti (ora ce n’è abbastanza, anche se non si vedono le frotte degli anni scorsi) che la domenica dovevano limitarsi a guardare le vetrine sul Boulevard Haussmann e, i più informati, magari imprecare contro i sindacati che hanno da sempre impedito l’apertura. Ora quel divieto, quell’ukase sindacale non esiste più grazie a una sentenza del Tribunale civile del 9° arrondissement, l’equivalente di una nostra Pretura, che decidendo su una controversia interna ai vari schieramenti sindacali ha di fatto dato il via rale che è pure favorevole alla Loi du Travail voluta dal governo) e organizzatasi sotto la sigla Scid, Syndicat commerce indépendant démocratique. libera alle aperture domenicali così come prevedeva, del resto, un accordo aziendale tra le varie sigle delle rappresentanze dei lavoratori e la proprietà (le famiglie Moulin-Lemoine-Houzé) firmato il 20 maggio scorso (e di cui ItaliaOggi aveva dato conto sul numero del 23/05) ma bloccato dall’opposizione della Cgt, la Cgil francese, e da Fo, Force ouvrière, la sua costola di sinistra più radicale. Ma allora, che cosa è accaduto? Perché oggi Una sentenza del tribunale civile del 9° arrondissement quell’accordo è tornato apdi Parigi, decidendo su una controversia tra sindacati, plicabile, sia pure per via ha dato il via libera alle aperture domenicali delle Galeries Lafayette giudiziaria, con grande soddisfazione dell’azienda (e si capisce) ma anche del sin- aperture domenicali (facoltà ri- dale per le donne con bambini daco, Anna Hidalgo, che nello servata fino a oggi al Prefetto piccoli) approvato il 20 maggio da tutte le sigle sindacali, stesso giorno (il 21 giugno) in di Parigi)? dall’organizzazione dei quadri cui la Pretura del 9° arrondisBisogna fare un passo in- alla Cfdt, la Cisl francese, ma sement si pronunciava a favore (seppure indirettamente, dietro e tornare all’accordo per bocciato, come dicevamo, da come spiegheremo tra poco) l’apertura domenicale (un ac- Cgt, Fo e da una minoranza delle Galeries aperte, ottene- cordo generoso: 52 domeniche della Cfdt, staccatasi dalla va dalla Corte Costituzionale all’anno con i turni, ma in cam- confederazione di Laurent il via libera per autorizzare le bio doppia paga e asilo azien- Berger (il segretario gene- Insieme, Cgt-Fo-Scid avevano la maggioranza per bloccare l’accordo e l’hanno fatto. Ma non hanno fatto i conti con Laurent Berger, che è un vero sindacalista riformista, un po’ com’era il nostro Pierre Carniti, che ha contestato davanti al giudice la rappresentatività dei suoi fuoriusciti. Il giudice gli ha dato ragione ribaltando così la maggioranza a favore dell’apertura domenicale. Ora i fuoriusciti dello Scid potrebbero fare ricorso alla Corte di Cassazione, ma la sentenza è immediatamente esecutiva. E quindi si apre. Una volta tanto le lotte fratricide del sindacato fanno del bene. Ai consumatori. @pippocorsentino Francia: online dal 6 luglio la nuova versione di voyages-sncf.com Perché il petrolio oggi rende molto meno Il viaggio? Lo organizza L’Alaska ripristina le tasse abolite il sito delle ferrovie DI N CAMILLO ADINOLFI on solo il biglietto del treno e, al massimo la carrozza e il posto a sedere. Il nuovo sito delle ferrovie francesi (www. voyages-sncf.com), che va in rete, il 6 luglio prossimo, promette di essere molto, ma molto di più di una biglietteria digitale (che, comunque, l’anno scorso ha venduto 83 milioni di viaggi). Sarà, a sentire i suoi realizzatori, tecnici e manager del marketing e della comunicazione, un vero «assistente di viaggio», un tutor che consiglia l’albergo, il giro turistico da fare, dove prendere il taxi, il museo da visitare, le vie dello shopping da non perdere. Perfino organizzare un tour virtuale nelle principali città francesi se si dispone di un casco Samsung (ne sono stati venduti fino a oggi più di 100 mila pezzi, precisa il direttore marketing della nuova piattaforma informatica delle ferrovie, Pascal Lannoo) da collegare al computer. omputer. Dopo il disastro delle settimane scorse, a causa degli scioperi continui e insistenti dei macchinisti (che non vogliono lavorare qualche ora in più al mese come vorrebbe la nuova organizzazione del personale viaggiante), il lancio di un sito che sembra mettere insieme il meglio di Internet in versione «travel» appare come una piccola, ma non secondaria, rivincita dell’amministratore delegato delle ferrovie, quel Guillaume Pepy, che aveva proposto di cancellare certi privilegi degli cheminot (i ferrovieri, che lavorano in media 32 ore al mese) e che, nei giorni della grève, lo sciopero, è stato smentito pure dal governo. «Il sito è stato pensato per risolvere tutti i problemi di chi sta organizzando un viaggio in treno», spiega con soddisfazione il direttore in- novazione di Voyages-Sncf, Benoît Bouffard, «pensi che nella prossima versione, su cui si sta lavorando, ci saranno anche i consigli di viaggio sulla base del meteo, del budget disponibile, se si è single o in coppia o una famiglia numerosa». Per dire, basterà cliccare «voglio andare al mare» e il sito farà vedere le destinazioni balneari più accessibili in funzione del budget o delle previsioni meteo (che qui in Francia sono abbastanza accurate). Un sistema di consigli e di servizi online che Bouffard sintetizza con la formula: «Donnant les bonnes informations au bon moment», le informazioni giuste al momento giusto. Ricorrendo a tutte le risorse del web e alle esperienze dei principali siti di esp viaggio al mondo, che il direttore via marketing Lannoo s’è studiato ma con cura per arrivare a una soluzione zio che cambia radicalmente la filosofia di qualsiasi biglietteria ferroviaria digitale. «Avremo raggiunto il nostro obiettivo», concludono i due top manager di Voyages-Scnf, «quando i nostri clienti, magari anche i nostri amici italiani che vengono qui in Francia, potranno dire: ho comprato il mio viaggio sul sito delle ferrovie». Obiettivo non da poco, come si può immaginare. Perché un viaggio è un’esperienza che comincia con la scelta della destinazione e si alimenta di tutta una serie di servizi (alberghi, visite, spostamenti, ristoranti…) che oggi si possono rintracciare (e assemblare) su siti turistici diversi. Mettere tutto insieme, sulla stessa piattaforma, è una sfida forse più impegnativa che far lavorare un po’ di più i macchinisti. La Scnf ci prova. La partenza il 6 luglio. In orario. © Riproduzione riservata Il governatore dell’Alaska ha annunciato il ritorno dell’imposta sul reddito L’ Alaska, stato Usa con una tassazione «leggera» grazie agli introiti derivanti dagli idrocarburi, vede ora i suoi conti pubblici affondare, a causa del calo dei prezzi del petrolio. Conseguenza: il governatore dello stato ha annunciato il ritorno dell’imposta sul reddito. Una prima assoluta negli ultimi 35 anni per un territorio di appena 740 mila abitanti ma grande due volte e mezzo la Francia. E nel quale il petrolio contribuisce al 90% delle entrate. Almeno fino a ora. Secondo il New York Times, complice il crollo delle quo- tazioni del greggio, due terzi delle entrate pubbliche necessarie per coprire un bilancio da 5,2 miliardi di dollari (oltre 4,7 mld di euro) non sono più assicurati. Così, lo scorso dicembre il governatore, Bill Walker, ha annunciato il ritorno di un prelievo «moderato» che rappresenta il 6% dell’ammontare delle imposte versate allo stato federale. L’imposta dovrebbe garantire 200 milioni di dollari all’anno (poco più di 180 mln di euro): ben lungi dall’essere un rimedio sufficiente, se le quotazioni del petrolio non risaliranno in modo strutturale. © Riproduzione riservata 18 Sabato 25 Giugno 2016 ESTERO - LE NOTIZIE MAI LETTE IN ITALIA In Germania nasce un aiuto per i privati insolventi, che sono oltre un milione, spesso giovani Associazione falliti anonimi Scambi di dritte per affrontare banche e uffici del fisco da Berlino ROBERTO GIARDINA G ià da anni funziona l’iniziativa degli «alcolisti anonimi», più diffusa negli Stati Uniti che da noi, almeno credo. Chi cerca di diventare astemio si incontra periodicamente con altri compagni, racconta perché avesse cominciato a bere, e da quanti giorni, mesi, anni, resiste alla tentazione. Ci si dà coraggio a vicenda, e si vince il timore della confessione che porta all’isolamento. Se si combatte da soli si è più deboli, ovviamente. In Germania adesso esiste l’Anonymen Insolvenzlern, come dire i falliti anonimi, informa la Frankfurter Allgemeine am Sonntag. Una grande azienda può fallire senza vergogna, e rimborsa meno i creditori, o non li rimborsa affatto. Da qualche anno è possibile anche per i privati dichiarare fallimento: ho fatto troppi debiti per cambiare auto, comprare una cucina ultimo modello, andare in vacanza, poi vengo licenziato, e improvvisamente non posso far fronte alle rate. Rischio di perdere tutto, anche la casa che In Germania i privati falliti sono circa un milione, e ogni anno se ne aggiungono altri centomila viene messa all’asta. Se dichiaro fallimento, come se fossi una società, e se mi sottopongo al controllo di un supervisore che stila un piano di rimborso su diversi anni, la banca rinuncia a calcolare gli interessi, i creditori rinunciano ai pignoramenti, e posso uscire dal tunnel, se rispetto i patti. Ma ci vuole forza, anche per chi è costretto a dichiarare il fallimento della sua piccola attività. Franke Henschel, sulla cinquantina, anni fa ha dovuto chiedere il fallimento della sua società di ingegneria. «Per la vergogna mi sono chiusa in me stessa, ho evitato di incontrare amici e colleghi», racconta al domenicale della Faz. Ha trovato nuova forza frequentando una volta al mese la sede dei «falliti anonimi» a Monaco. E sedi simili si trovano in una ventina di altre città. Ci vanno anche quanti stanno per fallire, ricevono consigli, a volte anche quello di non resistere inutilmente: prolungare la lotta porta spesso a perdite più gravi, irreparabili. In Germania i privati falliti sono circa un milione, e ogni anno se ne aggiungono altri centomila. Molti sono giovani che si sono fidati troppo di se stessi, e del commercio online. Di nuove società create di continuo ne sopravvivono poche. Non basta una buona idea per avere successo. E 23 mila sono state le piccole imprese fallite nel 2015. «Ognuno pensa di essere il solo, e si sente come paralizzato dal senso di colpa», scrive il giornale. comune soppresse una linea di bus: il suo negozio rimase isolato, senza clienti. Ma nel caso di Frau Henkel il fallimento fu provocato da un progetto creato per uno dei suoi migliori clienti che poi non fece fronte agli impegni presi. Un altro dei falliti anonimi creò una rete di filiali all’estero per una società produttrice di beni di lusso. Venne la crisi del 2008, il committente non pagò. Come adire vie legali in diversi paesi e pagare gli avvocati? Un negoziante fu costretto a chiudere semplicemente perché il Gli alcolisti anonimi si aiutano a vicenda per resistere all’amico che propone di andare a bere un aperitivo. Gli anonimi falliti, o quasi falliti, si scambiano nomi e indirizzi di gente disposta a tendere una mano, e consigli su come affrontare il funzionario di banca o l’ufficio imposte. Anche il fisco è disposto a essere flessibile se il debitore dimostra di essere in grado di uscire fuori dalla trappola del fallimento. «Nella nostra associazione si ritrova dignità e coraggio», spiega Attila von Unruh, che ha aperto otto anni fa la sede di Monaco, «e soprattutto buoni consigli». La procedura d’insolvenza per i privati offre un salvagente, ma è sempre troppo lunga, dura in media sei anni, spesso comporta la chiusura del conto corrente, non si può trovare un nuovo appartamento se si è stati sfrattati per morosità, e si impedisce persino di avere un contratto per il cellulare. Misure che equivalgono a una condanna sociale. © Riproduzione riservata IL PAESAGGIO MEDITERRANEO STERILIZZÒ IN LUI OGNI TENTAZIONE DI ASTRATTISMO In mostra ad Aix-en-Provence ottanta opere di Camoin, pittore Fauve che fu amico del grande Paul Cézanne DI ANDREA BRENTA O ttanta tele, esposte nella luce che gli era più familiare. Quella della Provenza. Il Musée Granet di Aixen-Provence rende omaggio, fino al prossimo 2 ottobre, a Charles Camoin (1879-1965), pittore marsigliese, definito «il più impressionista dei Fauves» e che fu amico di Cézanne. Su incoraggiamento della madre, nel 1898 Camoin si iscrisse alla Scuola di Belle Arti di Parigi per studiare sotto l’insegnamento di Gustave Moreau, che però morì poco dopo. L’allievo in realtà era tutto fuoco e fiamme e nell’atelier incontrò i suoi futuri «compari»: Matisse, Manguin, Marquet. Insieme, essi hanno «rubato» la gamma notturna del verde, giallo, arancione, melanzana del vecchio maestro simbolista. E insieme fecero scandalo al Salone d’autunno del 1905, quello della «cage aux fauves» (la gabbia delle bestie selvagge). Un altro «choc» per Camoin arrivò dal celebre mercante Vollard: nella galleria parigina in rue Laffitte il pittore scoprì, in due esposizioni consecutive, un centinaio di opere di Cézanne. Si dissanguò per comprare le Tre bagnanti. E nel 1901, ad Aix, osò bussare alla porta del maestro. A sorpresa, Cézanne, noto misantropo, si mostrò affabile. E Camoin si abbeverò alla sua fonte. Purtroppo però restano poche opere di questi primi anni: in un momento di depressione, l’artista ne ha distrutte parecchie. Ma in quelle sopravvissute «si può già notare la sintesi tra Renoir e Cézanne, così tipica dell’artista», osserva Claudine Grammont (la nipote di Camoin che ha curato la mostra, insieme al direttore del museo Granet, Bruno Ely): Renoir per l’incarnato roseo e i visi paffuti delle figure femminili. Ma anche Monet, per i giochi ortogonali fatti di barche, alberi e merci sul Porto vecchio e sempre, sullo sfondo, la «Bonne Mère», la basilica di Notre-Dame-de-la-Garde di Marsiglia, fatta di cilindri, sfere e coni rosa e malva. E poi ci sono le vedute di Cassis, Saint-Tropez e della Corsica. E Tangeri, meta di un viaggio insieme a Matisse nel 1912. Il paesaggio mediterraneo sterilizzò in lui ogni tentazione di Astrattismo. Ma il faro di Camoin rimase sempre Cézanne: una foto del maestro, fatta da Émile Bernard, restò a lungo appesa nell’atelier parigino del pittore marsigliese, in rue Lepic. © Riproduzione riservata Porto di Marsiglia (1904), olio su tela di Charles Camoin Sabato 25 Giugno Giugn 2016 PRIMO PIANO PERISCOPIO INTERVENTI Brexit, Farage esulta: «Finalmente non dovremo più sorbirci l’inglese di Renzi». Filippo Merli Scenario inedito per l’Europa. Ora bisogna mettere a punto risposte sbagliate nuove di zecca. Claudio Cadei Sarebbe troppo, forse E se poi l’Inghilterra vince gli Europei di calcio? Gianfranco Ferroni Gli inglesi bloccano la Germania Brexit: ancora una volta gli inglesi bloccano la Germania alla conquista dell’Europa! Ora reazione a catena? Manlio Chiericati Con questi tizi non andiamo lontano A me sembra che Brexit sia la soluzione logica dell’andazzo Ue e che non può che finire nel modo in cui sta finendo. Basta pensare che siamo passati da Adenauer, De Gasperi, Schumann a Schultz, il kapò, Prodi, il ciclomane, Juncker, il beone. Non c’è possibilità di speranza con quest’ultimi che non hanno nemmeno stoffa sufficiente per dimettersi. E si che io sono tuttora un europeista convinto. Auguri. A tutti noi. Santo Bressani Doldi Il debito cresce di 50 mld l’anno Nel 2013 il debito pubblico italiano era di 2.068 miliardi. L’anno dopo, 2014, era salito a 2.134 miliardi (+66 miliardi!); nel 2015, a 2.169,9 (+35 miliardi!); nel febbraio 2016, a 2.214,9 (+45 miliardi!). In barba a tutte le dichiarazioni e a tutte le slides e a tutti i twit e a tutti i telecomizi in stile Kim-Iong-un, la realtà dei nostri conti pubblici è semplicemente disastrosa, se, nonostante le manovre, gl’incentivi, le regalie, i sussidi, insomma le cure ricostituenti o pretese tali del Governo, il debito pubblico cresce in media di circa 50 (cinquanta!) miliardi all’anno. La situazione della Repubblica è preagonica e prefallimentare. Corrado Mistraletti Più che un chirurgo serve uno psichiatra Divertente la tragedia del grande atleta americano Bruce Jenner, capofamiglia dei famosi Kardashian.Un maschione di oltre due metri con spalle in proporzione, varie medaglie d’oro in atletica a non so più quale olimpiade, tre volte sposato e padre di quattro o cinque figli, a 65 anni decide di diventare donna. E lo diventa. Col nome di Caytlin, appare in una valanga di shows con una faccia di donna, tette di donna e tutto il resto da uomo. Poi si è pentito e versando molte lacrime pubbliche, ha deciso di tornare uomo. Questa gente, più che di un chirurgo, ha bisogno di uno psichiatra. Piera Graffer Non rimpiango la camarille fiorentine Ho in uggia le camarille, specialmente quando creano quell’area grigia o buia dove i supposti ideali (di sinistra) si danno la mano con gli interessi inconfessabili. Sono nato e vissuto a Firenze, per cui le ho viste all’opera, queste camarille: anziché la Fiat c’erano le piccole botteghe professionali, le miserrime parcelle, quattro bilancini di società miste, gli Orlando, la Fondiaria, il Pignone e poco altro. E il Partitone. Non le rimpiango. Gustavo Eisler von Terranova Un grande piacere in tempo di crisi Mi sono spesso chiesto perché metto una particolare cura nel fare la doccia del mattino, quasi come se fosse l’ultima: tutti impiegano 5 minuti, io 15. Non è perché pensi che potrei morire il giorno dopo, anche se certamente è possibile che accada. Oppure potrebbe essere l’ultima doccia perché dal giorno seguente, divenuto un barbone, avrei perso la mia vita attuale e la possibilità di avere acqua calda a disposizione. Chi lo sa? È un momento storico talmente particolare, quello che stiamo vivendo, che non mi stupirebbe affatto che accadesse. L’esperienza adolescenziale mi insegna che uno dei segni distintivi della depressione è proprio l’apatia verso la cura dell’igiene personale, quindi so che fino a che la mattina desidero lavarmi accuratamente vuole dire che non sono depresso. Sta di fatto che ho grande rispetto per quello che ritengo sia un grande dono: poter passare un quarto d’ora sotto l’acqua tiepida il mattino. Alessandro Bersani 19 DI PAOLO SIEPI Da qualche tempo si notano delle lacune nella sua ignoranza. Sacha Guitry. Gino&Michele, Anche le formiche nel loro piccolo si incazzano. Baldini&Castoldi, 1995. I soldi ben redistribuiti di ieri crearono la middle class più florida di sempre, quelli concentratissimi di oggi stanno producendo la più miserabile. Riccardo Staglianò. ilvenerdì. Il grande Achille Campanile aveva circonfuso le presentatrici tv di incantevole huta mour: annunciatrici, «ragazze m che ch hanno l’abilità di farsi la fama di serie, col sorridere a fa tutti»; Nicoletta Orsomando: «A dir le sue virtù, basta un sorriso»; Nives Zegna: «Sors risotto alla milanese». Aldo Grasso, critico televisivo. Sette. La mia incriminazione ha le radici nel disprezzo dell’individuo: nei paesi cattocomunisti e, sostanzialmente, fascisti, questo è un incrocio fra Sant’Uffizio, Hitler, Controriforma e Piedigrotta. Enzo nzo Tortora, Lettere a Francesca. Pacini ni editore. A vent’anni dalla globalizzazione, a otto dall’inizio della crisi, imponenti masse di consensi si sono ormai spostate dal sistema all’antisistema, in qualunque modo sia incarnato, a destra o a sinistra. Curzio Maltese. ilvenerdì. La paura e la rabbia sono potenti combustibili elettorali. Ma bruciano in fretta e lasciano solo cenere. Questo, un politico responsabile, lo sa; o dovrebbe saperlo. La tentazione di prendere scorciatoie, tuttavia, è forte. Non da oggi. Circa un secolo fa l’Europa s’è inabissata perché milioni di persone, spaventate e confuse, hanno scelto la via facile del populismo autoritario. Speriamo non finisca allo stesso modo. Beppe Severgnini. Sette. La legge che «punisce con la reclusione da 2 a 6 anni il negazionismo, cioè l’incitamento all’odio razziale fonm dato in tutto o in parte sulla da negazione della Shoah o dei ne genocidio, dei crimini contro l’umacrimini di genocid nità e dei crimini di guerra», si incista nella già dubbia legge Mancino che punisce l’odio razziale, dubbia perché l’odio è un sentimento e come tale non è comprimibile per legge, ma l’aggrava non solo perché prevede il reato di negazionismo per chi nega l’Olocausto ebraico ma anche più genericamente «i crimini di genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra». Sono norme chiaramente liberticide che dovrebbero essere assolutamente estranee a una democrazia e appartengono invece proprio a quei regimi totalitari che, con queste norme, si vorrebbero combattere. Massimo Fini, saggista. Il Fatto. Ho sempre amato il Requiem di Mozart: la musica più dolce e inflessibile, più soave e misteriosa, più laica e soprannaturale che io conosca. Borges sosteneva che noi moriamo ogni giorno, anzi, ogni momento, perché continuamente vediamo per strada persone che non vedremo mai più, continuamente ascoltiamo discorsi che mai più ascolteremo, continuamente facciamo cose che mai più rifaremo. Ogni giorno, dunque, abbiamo il bisogno di gestire il lutto di noi stessi. Con il suo Requiem Mozart ce ne ha offerto l’itinerario perfetto. Domenico De Masi, sociologo. Sette. Gli europeisti hanno tolto i confini fra gli Stati, così si impone alla gente una falsa percezione della realtà fisica affermando che montagne, fiumi, mari non dividono i territori, ma li uniscono. Il Mediterraneo è in qualche modo il segno di questo dispotismo allucinatorio: non separa, ma unisce. D’altra parte è evidente che questa è un’idea strumentale alla creazione politica dei cosiddetti «Paesi mediterranei» nei quali viene inclusa l’Africa del Nord nella prospettiva che un giorno faccia parte dell’Europa. Se, dicendo che sono bagnati dal Mediterraneo, si riesce a far credere che sono un tutt’uno anche i popoli, l’allucinazione è completa. Ida Magli, La dittatura europea. Rizzoli, 2010. Corrado Guzzanti è nei panni di Mario Bambea, un pa radical chic alle prese con il ra coatto Bizio, alter ego in cui si co è ssdoppiato dopo un misterioso incidente d’auto. Se Bambea va ai convegni convegn di Bobbio, Bizio va a escort Virginia Raffaele) e, poiché di (la statuaria Vir corpo ce ne è uno solo, anche l’intellettuale ssi ritrova a letto con la escort. Bizio leggerà Bobbio? Intanto usa una poetessa romena B ccome badante e spalla comica. Schizofrenia al potere. Corrado Guzzanti, comico n (Malcom Pagani). Il Fatto. (M Purtroppo non ho conosciuto personalmente Leonardo Sciascia (che pure ho letto con grande passione) e purtroppo non è il solo g che ho mancato. Vorrei conoscere Andrea Camilleri. Ho cercato di leggere i suoi libri in italiano, ma il dialetto li rende difficili, mentre nelle traduzioni francesi credo si perda gran parte del gusto. Per questo spero di incontrarlo. Ben Jelloun, scrittore arabo francese (Andrea Nicastro). Corsera. Mio padre frequentava i massimi dirigenti del Pci. Venivano talvolta anche a cena: Scoccimarro, Amendola, Togliatti. Papà ci imponeva il silenzio. Vedevamo questi monumenti sedere a tavola con un certo disagio. Come se non fossero ossero abituati alla mondanità. Tanta familiarità non deve sorprendere. I Marchini avevano contribuito alle sorti finanziarie del Pci: donato il palazzo delle Botteghe Oscure. Mio padre era tra quelli che avevano firmato l’atto fondativo dell’Unità. Simona Marchini, attrice (Antonio Gnoli). la Repubblica. Le suonerie (anche quelle telefoniche) sono sempre un richiamo, una notifica di qualcosa. Svolgono il ruolo che avevano e in certi casi hanno ancora le campane. Quelle che annunciano messa, matrimoni o funerali, quelle che in tempi antichi avvertivano delle pestilenze, dei pericoli, delle incursioni dei pirati. Rocco Cotroneo. Scrittore. Sette. Quando non c’erano le automobili il Papa si spostava in carrozza, e i cavalli cacavano. Poiché era disdicevole che il passaggio del Papa lasciasse certe tracce, la carrozza era seguita a breve distanza da una carretta su cui stavano quattro spazzini, che si occupavano di rimuovere immediatamente e nella massima discrezione il tutto. A questo sevizio era preposto un nobile, che seguiva in carrozzella la carretta per accertarsi che tutto fosse stato eseguito alla perfezione e che la strada rimanesse assolutamente pulita. La qualifica ufficiale di questo nobile era «Scopatore segreto di Sua Santità». Nino Marino. ilvenerdì. Mi sento libera e non penso di aver rinunciato mai a niente. Sono decisamente anarchica e non ho padroni. Non li ho mai avuti, neanche quando sembrava che ci fossero. Isabella Ferrari, attrice (Malcom Pagani). Il Fatto. Pa I classici, più sono antichi più sono moderni. Roberto pi Gervaso. il Messaggero. G © Riproduzione riservata Anno 25 - Numero 151 - € 0,80 DAL Marketing Oggi M ILANO 27 GIUGNO AL 3 LUGLIO Sabato 25 Giugno g 2016 P ER UNA SETTIM MANA POTRETE SCOPRIRE E, VEDERE , PROVARE E TUTTO IL DIGITA DIGITALE IL QUOTIDIANO DEI PROFESSIONISTI ESSIONISTI DI MARKETING, MEDIA E PUBBLICITÀ Da lunedì 27 giugno, Class Digital Experience Week, Week la prima settimana dell’innovazione Milano maxi laboratorio digitale Mostre, eventi, conferenze e attività fino al 3 luglio DI GIAN MARCO GIURA C lass Digital Experience Week (organizzata da Class Editori), è un’occasione unica per toccare con mano quanto il digitale fa e può fare per migliorare la vita di noi tutti, dalle attività lavorative a ogni singolo dettaglio del nostro quotidiano, in ogni ambiente e in tutte le attività in cui ci esprimiamo ogni giorno: lavoro, famiglia, vita sociale, sport, studio, divertimento. Per la prima volta, infatti, una città intera apre le sue porte al digitale, rendendo possibile il contatto e l’esperienza diretta fra i cittadini e coloro che creano la tecnologia digitale e con questa danno vita al nuovo mondo di oggi e di domani. Da lunedì 27 giugno a domenica 3 luglio, Milano si trasforma in un grande teatro-laboratorio, in cui enti, università, grandi aziende, piccole start-up, ricercatori di fama internazionale, realtà poco conosciute al grande pubblico, centri di ricerca, consentono ai cittadini di vedere, capire e provare le infinite possibilità offerte dalla rivoluzione digitale, con un calendario di conferenze, mostre, seminari, prove pratiche quotidiane aperte gratuitamente al pubblico (tutte le informazioni sono sul sito www.classdigitalweek.it). La cerimonia di inaugurazione sarà lunedì 27 giugno alle ore 9 nella Sala delle Cariatidi del Palazzo Reale di Milano. Il Prof Mario Rasetti (ISI Foundation - President), Ciro Cattuto ISI Foundation - Director of Science) e Alessandro Vespignani (ISI Foundation - Chair of the Science Board & Notheastern University Boston) affronteranno uno dei temi più importanti oggi, che i dati compongono il ritratto della vita di ogni giorno: “Big Data. Salute, Economia, Clima e Sicurezza. Come usare gli Algoritmi per migliorare la Qualità della Vita”. A Palazzo dei Giureconsulti (piazza dei Mercanti 2) si terrà la mostra “Class Digital Experience Week Digiland. Casa, lavoro, e gioco nell’estremo presente”, a cura dell’architetto Italo La tecnologia, impulso per le aziende DI GIULIANO DARA Alle aziende e ai professionisti che vogliano misurare e far crescere il loro livello di utilizzo della tecnologia, è dedicato «Impulso Digitale - L’innovazione al centro di un business in anticipo sul futuro», il primo grande evento italiano di questo tenore, che si terrà al Vodafone Theatre di Milano (via Lorenteggio 240) lunedì 27 giugno alle ore 15.00. Esperti del settore e aziende saliranno sul palco per condividere le loro esperienze con i presenti, con l’obiettivo di aiutarli a rispondere ad alcune fra le domande più importanti che un imprenditore e un professioniRota, Rota autore fra gli altri del Museo del 900 di Milano, del Museo d’Orsay a Parigi, del Padiglione del vino all’Expo. La mostra abbraccia alcuni degli ambiti più interessanti del mondo digitale in un percorso che ne racconta lo sviluppo e le potenzialità. Tre le sezioni in cui si articola: D.N.O. - Digital native Objects, in cui sono protagonisti stampanti 3D, sculture parametriche, lampade dalle forme complesse, abiti prodotti direttamente da file digitali e alimentati da tecnologie smart, cibi stampati in 3D, come la pasta in forme personalizzate. ART-CADE è dedicata al mondo dei video giochi, di cui Milano è una delle capitali europee in un mercato che, nonostante la crisi economica, produce fatturati in crescita e posti di lavoro. Tra gli altri motivi di interesse, i visitatori potranno provare dal vivo e gratuitamente sta si pongono oggi, davanti alla rivoluzione tecnologica: quanto è digitale il mio business? Come posso rendere più produttiva la mia azienda? Come rendere sicura la mia attività? Interverranno, fra gli altri, Alberto Baban (vicepresidente e presidente, Piccola Industria), Paolo Barbara (direttore organizzazione e sistemi informativi, Bindi), Flavio Beretta (general manager, Quant Italia), Andrea Casalini (chief executive offi cer, Eataly net), Domenico Ciccarelli (responsabile commercial operation, Aurora Biofarma), Manlio Costantini (direttore enterprise, Vodafone Italia), Elisabetta Cozzi (co-fondatrice, Fratelli Coz- Valentino Rossi The Game, Game alias MotoGP 16, il gioco prodotto da Milestone e dedicato al ventennale della carriera motociclistica del campione. Arricchisce l’esperienza, Life. Augmented - STMicroelectronics e gli oggetti intelligenti di oggi e di domani una galleria di alcuni prodotti che possono esemplificare le tante nuove applicazioni rea- zi), Francesco Morace (presidente, Future Concept Lab). La partecipazione all’evento, che sarà moderato da Andrea Cabrini (direttore, Class CNBC), è gratuita previa registrazione sul sito di Impulso Digitale (www.impulsodigitale.it). Nell’occasione, Vodafone presenterà «Ready Business Index», un test di autovalutazione, personalizzato in base al settore e alla dimensione aziendale, attraverso il quale è possibile misurare i «gap digitali» e fornire uno spaccato più dettagliato «della propria alfabetizzazione digitale», anche in relazione ad altre aziende dello stesso settore merceologico. lizzate nell’ambito dell’Internet of Things (Internet degli oggetti intelligenti) e dello Smart Driving.(guida intelligente), Le applicazioni sono suddivise in cinque aree che corrispondono alle cinque aree di focalizzazione di STMicroelectronics: smart things, smart home, smart industry, smart city e smart driving. Protagoniste di Class Digital Experience Week le principali università, la Bocconi, l’Università Milano - Bicocca, l’Università Cattolica, l’Università degli Studi di Milano, il Politecnico, l’Università Statale. Ogni giorno in programma © Riproduzione riservata laboratori incontri, laboratori, incontri eventi, eventi che affrontano alcuni tra gli argomenti più interessanti, in un viaggio che non conosce confini, dall’intelligenza artificiale alla realtà virtuale per la riabilitazione, all’informatica musicale. Molti i momenti organizzati da aziende leader nei loro settori, fra cui per esempio Young & Rubicam, Ibm, Ogilvy & Mother, The Fablab, che condividono la loro expertise, consentendo ai visitatori di entrare nei loro mondi, toccando con mano l’innovazione. Venerdì 1° luglio la cerimonia di chiusura nell’Auditorium Testori di Palazzo Lombardia, con la conferenza dedicata al tema, «Intelligenza artificiale - robotica e genetica, una sfida al futuro», con gli interventi di Francesca Rossi, Roberto Cingolani, Stefano Gustincich e Alessandro Curioni. © Riproduzione riservata Sabato 25 Giugno 2016 2 MARKETING 21 L’outlet online a quota 405 mln di fatturato. Proposte personalizzate per chi usa la app Privalia, mobile caccia-offerte Le vendite da cellulare al 65%, superato il pc fi sso DI IRENE GREGUOLI VENINI P rivalia investe sempre più nel mobile, e soprattutto nelle app, con campagne e promozioni dedicate e personalizzate in base al comportamento degli utenti. In Italia, infatti, quasi l’80% del traffico sull’outlet online di moda, che nel 2015 globalmente ha registrato un fatturato di 405 milioni di euro netti, passa attraverso dispositivi come smartphone e tablet, su cui avvengono il 60-65% delle vendite. Gli ambiti su cui si sta puntando in modo particolare in questo momento sono i prodotti per bambini, sia abbigliamento sia giocattoli, e il mondo della casa con mobili e oggettistica. «Abbiamo una strategia mobile a 360 gradi, che racchiude oltre il 50% dei nostri investimenti di marketing con l’obiettivo di incrementare il numero di download per le nostre applicazioni, che sono disponibili per tutte le piattaforme, e per avere utenti attivi», spiega Anna Maria Mazzini, marketing & communication manager della filiale italiana di Privalia (presente anche in Spagna, Brasile e Messico). «Abbiamo un piano di comunicazione e promozionale dedicato con prevendite e campagne per chi usa il mobile, e a seconda del profilo e dell’attività del cliente mostriamo messaggi promozionali e contenuti ad hoc mentre naviga nella app, anche in base ai comportamenti in tempo reale. In Italia quasi l’80% del nostro traffico è fatto da mobile: di questo l’80% è fatto dall’app e il 20% dalla navigazione, e corrisponde a un 6065% di vendite, superando il pc fisso». L’outlet online di moda e lifestyle, nato a Barcellona nel 2006 per mano di Lucas Carné e José Manuel Villanueva e da aprile di quest’anno parte del gruppo francese Venteprivee.com, a livello globale ha chiuso il 2015 con una crescita del 23% rispetto al 2014; i profitti sono aumentati rispetto all’anno precedente, raggiungendo quasi 25 milioni di euro (6,4%) di ebitda. L’utile netto di eserci- zio si attesta a 11 milioni di euro. «Le nostre app hanno registrato 13 milioni di download nel mondo, per cui le curiamo molto e stiamo introducendo funzionalità per monitorare meglio il comportamento degli utenti», continua la manager. «Per quanto riguarda i social network, su Facebook abbiamo una fan page molto importante, cui dedichiamo vendite in esclusiva di alcuni marchi. Altri profili importanti sono Instagram e Twitter. Poi abbiamo strategie focalizzate su ambiti specifici che presentano opportunità di crescita ancora più accelerate: per esempio, abbiamo una pagina dedicata ai prodotti per bambini». Il pubblico delle mamme rappresenta infatti una fetta importante per Privalia: nel Anna Maria 2015 sono Mazzini stati acquistati 650 mila pezzi, tra abbigliamento e giochi per bambini e puericultura, che hanno consentito di raggiungere un +20% nel fatturato rispetto al 2014. Stando ai dati raccolti da Privalia Watch, un laboratorio di ricerche e analisi di mercato condotto su un campione rappresentativo di clienti, le mamme italiane non rinunciano allo shopping online sia perché in rete è molto facile trovare offerte e promozioni (per il 51% delle intervistate), sia per ottimizzare il tempo a disposizione (36,8%). Il 70% dichiara di spendere principalmente per i propri figli. I prodotti che trainano gli acquisti in quest’ambito risultano essere l’abbigliamento, i giocattoli e le calzature, con una selezione effettuata soprattutto in base al marchio, importante fattore di scelta per il 40% delle intervistate. Un altro mondo rilevante è quello dell’arredamento e dell’oggettistica per la casa, cui è dedicata una sezione. © Riproduzione riservata Lepore Mare, festeggia 20 anni di crescita * compreso il prezzo del quotidiano L’EVOLUZIONE DI IN EDICOLA a soli € 4,00 è un magazine www.classabbonamenti.com La Lepore Mare, tra le aziende leader a livello nazionale nel mondo ittico, ha festeggiato nei giorni scorsi gli ultimi vent’anni di successi dagli esordi fino a diventare una società per azioni. Seconda azienda di Fasano, con circa 70 milioni di fatturato di gruppo, ha l’obiettivo di continuare a crescere. La convention celebrativa ha visto come protagonisti i collaboratori e le loro famiglie «perché il successo della Lepore Mare sono loro», spiega Gianni Lepore. «In questi 20 anni siamo cambiati davvero tanto», ha detto durante l’incontro Lepore, «vi ricordate come eravamo vent’anni fa, quando vendevamo il pesce per strada a Savelletri? Oggi abbiamo due sedi a Fasano, una a PorGianni to Viro, una ad Acireale Lepore con quote di mercato che sono diventate importantissime fino a diventare una società per azioni. Vent’anni fa c’erano solo 16 dipendenti, oggi 130 famiglie compongono la grande famiglia del Gruppo Lepore. E infine, importiamo da tutto il mondo: da qualsiasi posto in cui c’è il mare noi selezioniamo il meglio. La Lepore Mare è andata quasi controcorrente. Dei veri e propri passi da gigante quando altre aziende purtroppo vivevano e vivono momenti di grande difficoltà. Abbiamo continuato a crescere, abbiamo investito su di voi e, cosa assai importante, abbiamo negli anni percepito quando era necessario cambiare per adeguarci alle nuove esigenze del mercato. Anche oggi stiamo mettendo in atto un cambiamento che, questa volta, deve essere ancora più forte, importante e condiviso da tutti». E del cambiamento ha parlato anche il consulente dell’azienda Giuseppe Trevissoi. «La Lepore Mare ha fatto dei passi da gigante, è cresciuta velocemente: da qui la necessità del cambiamento, di un cambiamento che deve coinvolgere tutti i collaboratori. Crescere non basta», ha proseguito Trevissoi, «bisogna adeguarsi alle nuove necessità, alle nuove richieste che vengono dal mercato sempre più esigente». © Riproduzione riservata 22 Sabato 25 Giugno 2016 MEDIA Le filiali tricolori: Twitter quadruplica i ricavi, Facebook +19%, Google +20% Giganti web, crescita in Italia Nella Penisola fatturati 77 mln su 1,62 mld di affari generati DI CLAUDIO PLAZZOTTA T Ricavi: 65,6 milioni +20% Ricavi: 3,9 milioni +254,5% Stime business: 1,2 miliardi Stime business: 70 milioni sempre lo stesso: le società in Italia svolgono attività di ricerca, sviluppo marketing e supporto alla vendita dei servizi e della pubblicità a favore di società di comodo con sede in Irlanda, in capo alle quali viene invece girato il reale fatturato. Twitter Italia è controllata direttamente da Twitter International company Ireland; Facebook Italy fornisce supporto a Facebook Ireland ltd ma è controllata da Facebook Inc nel Delaware (Usa); Google Italy, invece, opera a Ricavi: 7,5 milioni +19% Stime business: 350 milioni favore di Google Ireland ltd (63 dei 65 mln complessivi) e Google Inc (due milioni) ma è controllata da Google International llc (Usa). Comunque, Twitter, con 6,4 milioni di utenti attivi in Italia, Italia chiude il 2015 con un utile di 179 mila euro (era di 33 mila nel 2014), pagando imposte pari a 113 mila euro (49 mila nel 2014). La società italiana ha 17 dipendenti (13 quadri e tre impiegati) e ha pagato 1,5 mln di euro in salari (490 mila nel 2014). Facebook Italia, invece, con 28 milioni di utenti attivi (e nove milioni su Instagram), archivia un esercizio 2 2015 con un utile di 349 mila e euro (284 mila nel 2014) e paga imposte per 203 mila p euro (305 mila nel 2014). e Infine Google Italia (27 milioni di clienti attivi su Youtube) ha utili 2015 pari a 3,5 milioni (1,8 mln nel 2014) e versa allo stato italiano imposte per 2,2 milioni (2,1 mln nel 2014). Spende 25 milioni di euro in salari e stipendi (22,9 mln nel 2014) per i suoi 192 dipendenti (14 in più sul 2014) composti da 38 dirigenti, 73 quadri e 81 impiegati. © Riproduzione riservata M CO ila M no IN lu G gl S io O 20 ON 16 witter Italia ha quasi quadruplicato i ricavi nel 2015 rispetto all’anno precedente, passando da 1,1 a 3,9 milioni di euro. Pure Facebook Italy è cresciuto, ma a ritmi più contenuti, del 19%, raggiungendo quota 7,5 milioni. E l’altro grande, grandissimo fratello del web, ovvero Google Italy, nel 2015 è salito a 65,6 milioni di euro di ricavi, con un +20% sul 2015. Peccato che i dati, tratti dai bilanci societari dei due social network e del motore di ricerca per eccellenza, non rappresentino l’effettivo giro di affari di questi colossi sulla Penisola: il business di Google ammonta, infatti, secondo stime, a 1,2 miliardi di euro; quello di Facebook si avvicina ai 350 milioni; e quello di Twitter sarebbe oltre i 70 milioni di euro. Quindi 1,62 mld di euro in affari, ma solo 77 milioni di euro sui quali pagare 2,5 mln di tasse. Lo schema è MOTORE ITALIA Le PMI che fanno muovere il Paese La seconda edizione dell’iniziativa a sostegno delle vere protagoniste del risveglio economico italiano. Visibilità, comunicazione, alta formazione e aggiornamento, networking per l’eccellenza delle fast company. In due parole, il fare sistema delle PMI. Hanno aderito al progetto anche tABOCA t."(3¹"33&%" tALBERTON t.*".0 t%373"/+&4 t0&#*/%6453*"-& t&44&#*45".1" t3*7" t-7&/563&(3061 t40-'* con il sostegno di Per informazioni: tel: 02.58219.522 - email [email protected] DA L UNEDÌ 27 GIUGNO A DOMENICA 3 LUGLIO 2016 E R SI IV T E D AY SS U N LA N C Y O EVENT FAMILY BUSINESS *4536;*0/*1&3-640 -6(-*0t03&o MILANO | Museo Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leonardo da Vinci | VIA OLONA, 6 BIS PROGRAMMA Apertura dei lavori Dott. Gabriele CAPOLINO, Direttore ed Editore Associato MF- Milano Finanza Le sfide e le criticità delle Imprese di Famiglia. La situazione attuale. Prof. Claudio DEVECCHI, Direttore Scientifico, Cerif - Centro di Ricerca sulle Imprese di Famiglia e Professore Ordinario di Strategia e Politica Aziendale, Università Cattolica del Sacro Cuore Le strategie di crescita in un’impresa di famiglia Dott. Alberto DOSSI, Presidente, Gruppo Sapio Quali elementi di successo nel passaggio generazionale: parla il giovane erede Dott. Egidio ALAGIA, Business Developer, Progetto Druantia - Azienda Agricola Alagia Biagio e Presidente Gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria Alto Milanese Uno strumento innovativo di capital market: la quotazione in Borsa per le Imprese di Famiglia Dott. Fulvio DEGRASSI, Director, Demetra Corporate Advisors Ltd. Malta Strategie, approcci e strumenti per gestire la successione nelle imprese familiari Dott.ssa Silvia RIMOLDI, Partner KPMG e Head of Family Business Domande e risposte Chiusura dei lavori a cura di Gabriele CAPOLINO Con la partecipazione di La partecipazione al convegno è gratuita previa registrazione 0/-*/&TVXXXNGDPOGFSFODFJUPQQVSF Per iscriversi compilare il coupon in caratteri leggibili e inviarlo via mail [email protected] - oppure via fax al n. 02.58219.452 Nome Cognome Funzione Società/Ente Abbonato a DPT Settore SI T NO T Indirizzo Città Cap. Tel. Data Prov. Fax e-mail Firma Informativa ai sensi dell’articolo 13 del D.lgs 196/03 I dati personali che La riguardano verranno trattati per permetterLe di partecipare all’evento e, in caso di Suo consenso, per inviarLe materiale pubblicitario relativo a prodotti e/o servizi di MF Servizi Editoriali S.r.l. e/o di società collegate e/o controllate della casa editrice Class Editori S.p.A. e/o di terzi. Il conferimento dei dati è del tutto facoltativo. La mancanza delle informazioni anagrafiche potrebbe impedire a MF Servizi Editoriali S.r.l. di inviarLe le informazioni relative alle prossime manifestazioni/eventi di titolarità di MF Servizi Editoriali S.r.l. e/o di società collegate e/o controllate della casa editrice Class Editori S.p.A. e/o di terzi. I dati da Lei forniti saranno trattati con strumenti informatici, telematici e cartacei. I dati potranno essere comunicati alle società controllate o collegate della casa editrice Class Editori S.p.A. o terze ma non saranno diffusi. I dati potranno essere trattati da soggetti interni e/o esterni alle società nella loro qualità di Incaricati e/o Responsabili del trattamento. Lei potrà esercitare in ogni momento i diritti di cui all’art. 7 del D.lgs 196/03, rivolgendosi al Titolare del trattamento: MF Servizi Editoriali S.r.l., Via Marco Burigozzo, 5 20122 Milano. Consenso al trattamento dei dati Lei presta espressamente il Suo consenso al trattamento dei dati per le seguenti finalità: - invio di materiale pubblicitario relativo a prodotti e/o servizi della società Titolare TSI TNO - invio di materiale pubblicitario relativo a prodotti e/o servizi di società collegate e controllate della casa editrice Class Editori S.p.A. e/o società terze TSI TNO MF Servizi Editoriali S.r.l.: Via Marco Burigozzo, 5 - 20122 Milano - Tel. 02.58219879 - Fax 02.58219452 - e-mail: [email protected] Sei un’azienda? Sei un professionista? Quanto sei digitale nel tuo business? Fai il tuo check-up Milano, 27 giugno 2016 - ore 15.00 Vodafone Theatre - via Lorenteggio 240 L’innovazione al centro di un business in anticipo sul futuro Marketing Produttività Sicurezza E-Commerce Misura e fai crescere la tua innovazione digitale con Alberto Baban Domenico Ciccarelli Vicepresidente e Presidente Piccola Industria Responsabile Commercial Operation, Aurora Biofarma Paolo Barbara Manlio Costantini Direttore Organizzazione e Sistemi Informativi, Bindi Direttore Enterprise, Vodafone Italia Flavio Beretta Elisabetta Cozzi General Manager, Quant Italia Co-fondatrice, Fratelli Cozzi Andrea Casalini Francesco Morace Presidente Future Concept Lab Modera: Andrea Cabrini, Direttore Class CNBC PER INFORMAZIONI [email protected] UN’INIZIATIVA REGISTRATI SU www.impulsodigitale.it #ImpulsoDigitale IN COLLABORAZIONE CON in collaborazione con La Tua Azienda, se collaborasse con una Startup, potrebbe incrementare i propri ricavi, crescere nelle competenze e migliorare la propria immagine e il posizionamento. 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G < I D F C K @ @ C = L K L I F ß 8 E : F I 8 L E 8 M @ J @ F E < % D 8 ß J @ : L I F :?< J8IÁ @EKI<::@8K8 E<C K<JJLKF ;<CC8 M@K8 ;@ KL K K @ 32 Sabato 25 Giugno 2016 MEDIA Giudicato «non congruo» il prezzo dell’ops post rilancio Rcs ri-boccia Cairo Nuovo piano strategico senza appeal la proposta di 0,7 euro per azione Rcs (rilancio non ancora arl cda di Rcs boccia nuova- rivato quando questo giornale mente l’offerta di Urbano è andato in stampa). Il cda del gruppo editoriale Cairo per il controllo del gruppo del Corriere della milanese non solo ha bocciato Sera. Il rilancio presentato corrispettivo e piano industriale ma in aggiunta dall’editore alesha respinto, punto sandrino venerdì per punto, gli altri scorso (a 0,16 azioprincipali pilastri ni Cairo per titolo dell’ops. A propoRcs) non ha mosito della fusione dificato il giudizio Rcs+Cairo Comdel board, che ha munication, pesa definito «non conil suo «orizzonte gruo» il corrispettemporale molto tivo incrementato ampio, la mancata dell’offerta pubbliprospettazione di ca di scambio (ops) Urbano Cairo un range di cone, anche dal punto di vista industriale, ha sottoli- cambio indicativo e l’incertezza neato che «il supplemento non rispetto all’avvio della fusione». contiene elementi di novità Definisce poi «incerto il valore rispetto a quanto già ripor- delle partecipazioni rivenienti» tato», come ha reso noto ieri con rischio di diluizione per i sera la stessa azienda guidata soci Rcs nell’ambito dell’eserdall’a.d. Laura Cioli. Giudizio cizio della delega alla ricapiche arriva mentre è attesa la talizzazione di Cairo Commucontromossa certa della cor- nication, «non essendo noto il data concorrente di Andrea prezzo delle eventuali nuove Bonomi, per rilanciare l’opa azioni». Inoltre «l’eventuale (offerta pubblica di acquisto) distribuzione di un dividendo dopo che Cairo ha pareggiato straordinario agli azionisti di DI I MARCO A. CAPISANI LA VIGNETTA DEL GIORNO Cairo Communication non rappresenta alcuna modifica o miglioramento dei contenuti dell’ops», anzi «il prospettato dividendo potrebbe sostenere il valore delle azioni Cairo, migliorando il cambio implicito». Infine, il voto maggiorato prospettato da Cairo «può rappresentare uno strumento di rafforzamento della posizione dei soci di controllo, peraltro, in assenza di un corrispondente investimento economico da parte dei soci di controllo». Nel giorno della Brexit (che peraltro compare sia nel prospetto Cairo sia in quello Bonomi come evento eccezionale che può far decadere entrambe le offerte), l’ops di Cairo ha raccolto 18.566 adesioni per un totale di 72.320 titoli (0,01386%). All’opa di Bonomi sono state apportate 1.811 azioni, 25.996 titoli in tutto (0,006436%). Ieri il titolo Cairo Communication ha chiuso a -3,58% a 4,252 euro, quello di Rcs a -2,87% a quota 0,762 euro (sopra i livelli di ops e opa). CHESSIDICE IN VIALE DELL’EDITORIA Mediaset, il titolo media più colpito dalla Brexit. Calo del 17,17% per le azioni del Biscione a 3,252 euro nella giornata in cui le Borse hanno accusato il colpo del referendum inglese a favore dell’uscita dall’Unione Europea. Fra gli altri titoli del comparto media, Espresso è sceso del 10,04% a 0,735 euro, Mondadori del 7,12 a 0,965 euro, Rcs e Cairo (si veda l’articolo in pagina) rispettivamente a -2,87% (0,762 euro) e -3,58% (4,252 euro). Mtv Music al debutto da luglio. Mtv arricchisce la sua offerta tv dal 1° luglio con Mtv Music, canale su Sky al numero 708. Parlerà di classifiche, nuove proposte musicali e di tutto ciò che fa tendenza, dai teen idol alle star affermate. Quinta Colonna chiude la stagione al 6% di share. Si è chiusa la stagione di Quinta Colonna, il settimanale di Retequattro condotto da Paolo Del Debbio: da settembre scorso a giugno 2016 ha raggiunto la leadership tra i talk show politici in prima serata con una share del 6% sul pubblico totale (1.246.000 spettatori). Quin- ta Colonna tornerà in prima serata su Retequattro, per il quinto anno, da settembre. Coppa Davis, Italia-Argentina sulla Rai. Dal 15 al 17 luglio, a Pesaro, si disputerà il match di Coppa Davis tra Italia e Argentina valido per i quarti di finale del World Group 2016. La sfida di tennis andrà in onda in diretta esclusiva su Rai Radio1, la radio ufficiale dell’evento, e Rai Sport2. Rai Pubblicità la promuoverà con un’offerta commerciale ad hoc. Rai, Grignani e Nepote nuovi direttori dei centri di produzione a Milano e Torino. Pietro Grignani e Roberto Nepote sono stati nominati dalla direzione generale di Viale Mazzini. Grignani ha diretto il centro di produzione torinese, Nepote ha diretto Rai Gold, che riunisce i canali Rai Movie, Rai Premium, Rai4 e Rai World Premium. Tv, K2 lancia il sequel di Jeeg Robot d’acciaio. Su K2 da oggi alle 20.20 arriva Shin Jeeg - Robot d’acciaio, serie di anime realizzata da Go Nagai, sequel di Jeeg Robot d’acciaio. © Riproduzione riservata IL PUNTO DI MAURO MASI* Pirateria: meglio le norme, manca cultura L’editoria in Piazza Affari Indice Chiusura Var. % Var. % 30/12/15 FTSE IT ALL SHARE 17.324,78 FTSE IT MEDIA 11.542,53 -11,75 -13,60 -25,44 -14,48 Titolo Rif. Var. % Var. % 30/12/15 Capitaliz. (mln €) Cairo Communication 4,2520 Caltagirone Editore 0,8200 -3,58 -6,96 333,1 -5,75 -18,00 Class Editori 102,5 0,3590 -9,57 -48,35 33,9 Espresso 0,7350 -10,04 -27,37 302,8 Il Sole 24 Ore 0,4966 -3,85 -23,01 21,5 Italiaonline 2,1520 -10,33 -30,58 246,9 Mediaset 3,2520 -17,17 -15,14 3.841,4 Mondadori 0,9650 -7,12 -7,12 252,3 Monrif 0,1640 -11,11 -37,90 24,6 Poligrafici Editoriale 0,1595 -10,69 -37,18 21,1 Rcs Mediagroup 0,7620 -2,87 22,80 397,7 Nel suo bel libro sulla pirateria digitale ne usano meno) la pirateria dei supporti (Pirateria, da Gutenberg a Google) Adrian tradizionali (cd, dvd). Secondo fonti Siae, Johns dell’Università di Chicago racconin Italia il mercato musicale piratato suta tra l’altro il caso della Nec, l’industria pera ormai, e consistentemente, quello giapponese che nella metà dello scorso legale. Mentre secondo l’analisi di Bsa decennio scoprì quasi per caso l’esistenza (Business software alliance) il rapporto non solo di falsificazioni dei propri protra il software pirata e quello legale è pari dotti elettronici, ma di una vera e propria al 49%. Peggio di noi in Europa, solo la industria parallela illegale che piratava Grecia (58%) mentre la media europea si la stessa azienda, firmando accordi con aggira intorno al 33% circa. altre aziende, con enti, facendo Principalmente per promozione e così via. questi motivi l’Italia è Un caso clamoroso e limite stata inserita per oltre un ma che ha dato vita al «brand ventennio nella lista nera jacking», il furto del brand, una (watch list) del governo nuova tendenza della pirateUsa relativa ai paesi in ria digitale, insieme a quelle cui non è garantito (o non già note dell’«hacking» e del è garantito a sufficienza) «pharming». La pirateria mulil copyright /diritto d’autimediale rappresenta un fenotore. L’Italia è finalmente meno complesso e, nell’ultimo uscita dalla lista dei catdecennio, in costante crescita. tivi nella primavera del Le motivazioni sono molteplici 2014 grazie soprattutto e articolate ma il concetto di fonall’entrata in vigore del do resta quello per cui le nuove Regolamento Agcom che Mauro Masi idee, le nuove opere sono in getutela il diritto d’autore nere molto costose da realizzare ma molsulla rete ma anche grazie a un lavoro di to a buon mercato da copiare. I costi fissi costante cucitura di rapporti con il mondo delle produzioni di nuove conoscenze sono del business e delle autorità Usa svolto di regola molto alti: un film può costare nel tempo dalle istituzioni italiane. Negli centinaia di milioni di dollari, la scoperta ultimi due anni l’impegno delle autorità e la realizzazione di un nuovo farmaco può italiane contro la pirateria è continuato costare miliardi di euro. Piratare questi con risultati molto signifi cativi; quello prodotti costa, invece, solitamente molto che continua a mancare è la percezione poco e permette di conseguire guadagni nella nostra opinione pubblica che la elevati ed immediati a fronte di un rischio pirateria multimediale sia un grande giudiziario molto basso (sia per le penaproblema e non un fenomeno tra l’irrilità previste sia, soprattutto, per quelle levante e il pittoresco. Ma questo, come comminate). ben sanno i lettori di questa rubrica, è un L’Italia, si è detto più volte in questa altro discorso. rubrica, è considerata un paese ad alto * delegato italiano rischio di pirateria multimediale. Con alla Proprietà intellettuale due settori più critici: la musica e il sofCONTATTI: [email protected] tware mentre è diminuita (ma perché se © Riproduzione riservata Sabato 25 Giugno 2016 MEDIA 33 3 Il fondatore del Nouvel Observateur rileva da un fallimento Historia e La Recherche Perdriel compra altri 2 giornali L’editore 90enne: penso a mia moglie che ha 45 anni di meno da Parigi GIUSEPPE CORSENTINO A novant’anni suonati, la stessa età del «fondatore» Eugenio Scalfari, Claude Perdriel, l’inventore (con Jean Daniel) del Nouvel Observateur (ora Obs), e di tante altre testate, come le Matin de Paris che negli anni 70 faceva quasi concorrenza a Le Monde, personaggio di gran fascino e di grande talento editoriale, due mogli e sei figli, pilota sportivo e skipper nei suoi anni belli, amico personale di François Mitterrand e di tutti i leader socialisti dell’epoca, ne ha messo a segno un’altra. Ha appena rilevato dal fallimento (e quindi per pochi soldi) due mensili specializzati, Historia (che si occupa, appunto di storia) e La Recherche, mensile di divulgazione scientifica, e ora si prepara a inserirli nel suo piccolo gruppo editoriale che pubblica Challenge’s, l’unico settimanale di economia (185 mila copie dichiarate) famoso per la sua lista dei miliardari francesi, e Science&Avenir, concorrente di Science&Vie del gruppo Mondadori. «Debbo pensare al futuro di mia moglie, che ha 45 anni meno di me», scherza Pedriel, «optimiste invétéré» come lo ha definito Le Monde ricostruendo un paio d’anni fa la vita avventurosa di questo imprenditore ore instancabile proprio nei giorni in cui cedeva (per 13 milioni di euro) la sua creatura più amata, il settimanale Nouvel Observateur, al trio Bnp (così li chiamano qui a Parigi: Bergé-Niel-Pigasse), el-Pigasse), nuovi e rampanti azionisti di maggioranza di Le Monde. Il piano di Perdriel per i dell’economia di Challenge’s, che, pur non avendo concorrenti, Claude Perdriel non sta attraversando nuovi nu arrivati è sem- un buon periodo: perde circa plice e si basa tutto un milione di euro e l’obietpl sulle sinergie: La tivo di Perdriel è di portarlo su Recherche, per dire, a break-even nel 2017 (dopo R lavorerà insieme essere, comunque, riuscito a la con co Science&Avenir dimezzarne le perdite che nel e così ridurrà i suoi 2015 erano al pericoloso livelcosti, mentre ment le competenze lo di 2,6 milioni). dei redattori di Historia poIn ogni caso, il novantenne trebbero venire utili anche per più tosto tra gli editori franceapprofondire la narrazione si non vuole chiedere un plan Per Now Tv di Sky festa in bianco, fra volti di Gomorra e webstar DI CLAUDIO PLAZZOTTA Giovedì sera, negli spazi postindustriali dell’ex stabilimento delle Cristallerie Livellara, a Milano zona Bovisa, della Brexit sembrava non importare nulla a nessuno. La preoccupazione massima era trovare il panino con la puccia, l’hot dog, i pop corn, gli spumoni, le caramelle, i gelati, gli alcolici e gli analcolici messi gentilmente a disposizione da Sky Italia per il lancio del nuovo servizio di pay tv in streaming Now Tv. Bellissima location, allestimenti d’effetto con laser e fari, e una grande band italiana di funk, jazz, alternative rock, i Calibro 35. Tutti in bianco (era il dress code della festa) Andrea Zappia, a.d. di Sky Italia, Andrea Scrosati, vicepresidente esecutivo programming, Jacques Raynaud, vicepresidente esecutivo dei canali sportivi e di Sky media (francese che però avrebbe indossato volentieri anche la maglia bianca della Germania, a rivendicare le sue origini tedesche). E ospiti in ammirazione di Diletta Leotta, la conduttrice di Sky Sport che fa perdere la testa ai tifosi di calcio quando indossa, come ieri sera, attillatissimi pantaloni bianchi. Certo, lo shock era notevole quando di fianco a cotanta grazia ti ritrovavi Scianel (Cristina Donadio), Malammore (Fabio De Caro) e Conte (Marco Palvetti), tre cattivissimi della serie tv Gomorra. O la panza di Jake La Furia dei Club Dogo. Parterre, comunque, molto giovane (d’altronde l’offerta Now tv è rivolta a quel target), con blogger e webstar alla Tess Masazza. Il conduttore tv e radio Federico Russo arriva con Marisa Passera di Radio Deejay e, sul tardi, danno una occhiata al party pure Joe Bastianich e la dj Giulia Salvi di Virgin radio. Si mangia, si beve, si balla, si fa festa, Un momento della festa Sky alle Cristallerie Livellara di Milano ci si lascia accompagnare su una passerella che porta a tre set fotografici dove realizzare book personalizzati, e si esce dal tunnel di laser e luci attraverso uno scivolo arancione che sbuca proprio in mezzo al cortile. Sky Italia è controllata da Sky plc, Londra. Capitale che stava ancora nella Ue mentre gli Spazio Petardo cominciavano il dj set. © Riproduzione riservata so social, ricorrere alla cassa integrazione, per ridurre di in una dozzina i suoi 60 gioru nalisti. Semmai, chiederà a n qualcuno di dimettersi, voqu lontariamente ma con una lo buona incentivazione. bu Perché su questo punto Perdriel la pensa proprio Pe come i vecchi editori di una co volta: «Quand un journaliste vo compétent part, il part avec co ses se connaissances et son carnet d’addresses», quanca do un bravo giornalista va via, è una perdita secca per via l’azienda, vanno via le sue l’a competenze e i suoi contatti. com Sembra di sentire il vecchio Sem Arnoldo Mondadori o il vecchio Edilio Rusconi. Vedremo, ora, che cosa saprà fare la giovane signora Perdriel. In ogni caso, la famiglia può contare sugli incassi di un’altra azienda che non ha nulla a che fare con i giornali, la Sfa, che produce pompe e articoli sanitari e ha anche una collegata in Italia, la Sanitrit. @pippocorsentino © Riproduzione riservata Canal+, Bolloré lascia cda Vivendi studia nuove mosse DI MARCO A. CAPISANI Vincent Bolloré vuole concentrarsi sui piani di crescita di Vivendi, tra produzioni tv originali e editoria. Per questo è pronto a lasciare quest’estate la presidenza di Canal Plus. Al suo posto è in arrivo il braccio destro Arnaud de Puyfontaine, ceo di Vivendi e vicepresidente di Telecom Italia. Per entrare nei prossimi mesi, al più tardi l’anno prossimo, nel cda della tv francese a pagamento c’è un altro componente importante della squadra di Bolloré: suo figlio Yannick a capo del gruppo pubblicitario Havas (e sempre controllato dalla famiglia). Ma perché il finanziere bretone ha deciso di lasciare la tv dai conti in rosso per cui lui stesso aveva paventato una possibile chiusura? Secondo indiscrezioni di stampa francese, Bolloré senior ha parlato per Canal+ di «inversione di rotta» dopo «la dieta» imposta. Il giovane Bolloré avrà, comunque, il compito specifico di trovare le soluzioni per arginare definitivamente le perdite. Rosso che, sempre secondo la stampa d’Oltralpe, ha superato i 400 milioni di euro dai precedenti 264 milioni del 2015. In parallelo, sono stati persi per strada 500 mila abbonati negli ultimi cinque anni Vincent Bolloré e l’accordo con la qatariota BeIn Sports per trasmettere su Canal+ le partite di calcio in esclusiva è stato bloccato dall’Antitrust francese. Però a spingere Vincent Bolloré a lasciare la presidenza della tv a pagamento dopo soli nove mesi c’è soprattutto l’intenzione di proseguire nei piani di diversificazione di Vivendi, sbarcando anche nell’editoria, «elemento essenziale per i contenuti», ha dichiarato egli stesso in audizione al senato francese. L’editoria sarà solo l’ultima tappa, in ordine temporale, di operazioni straordinarie targate Vivendi tra cui la campagna acquisti in Italia con Mediaset Premium e Telecom Italia media e, nella sua Francia, la conquista dei videogiochi Gameloft. E tanto per essere ulteriormente sicuri delle prossime mosse Bolloré è di recente cresciuto in Vivendi salendo al 15,33%, dal 14,33%, e detenendo diritti di voto pari al 16,41% dal 15,41%. Un nuovo aumento di azioni non è stato infine escluso. © Riproduzione riservata Mercati 34 Sabato 25 Giugno g 2016 & Finanza in edicola con c A Milano (-12,48%) la peggior seduta di sempre. A picco anche Madrid: -12,35% Borse, venerdì nero con la Brexit Londra (-2,76%) si difende. L’Europa brucia 411 miliardi È stata una giornata di sell-off per l’azionario europeo. Dopo vari mesi di attesa, ieri mattina è arrivato il verdetto del referendum in Gran Bretagna sulla permanenza nell’Unione europea. Giovedì a fine giornata la vittoria del fronte «Remain» era data quasi per certa, ma durante la notte c’è stato il sorpasso del fronte «Leave», che porta, dunque, all’uscita del Regno Unito dall’Ue. La tanto temuta «Brexit», come era stato predetto dalle varie case d’affari, ha fatto crollare i mercati azionari. Il Ftse Mib ha archiviato le contrattazioni in calo del 12,48% a 15.723 punti (equivalente al minimo intraday, con un massimo invece di 17.946), mentre giovedì aveva segnato un +3,71% a 17.966 punti. Non si era mai visto a Piazza Affari un ribasso come quello di oggi. Secondo i dati della Borsa italiana, che torna indietro fino al 1998, prima del tonfo post ‘Brexit’ il record negativo del mercato era la flessione dell’8,24% registrata il 6 ottobre 2008, nel pieno della crisi finanziaria seguita al crac di Lehman Brothers. L’uscita del Regno Unito dall’Ue ha scatenato sui mercati una tempesta peggiore anche di quella seguita all’attacco alle Torri Gemelle di New York che, l’11 settembre 2001, aveva portato l’indice S&P Mib (l’equivalente dell’attuale Ftse Mib) a cedere il 7,57%. Negative anche le altre piazze europee. A registrare la flessione minore è tuttavia proprio Londra, con l’Ftse 100 in calo del 2,76% a 6.163 punti grazie agli acquisti sugli esportatori, favoriti dal crollo della sterlina. Madrid ha invece ceduto il 12,35%, Parigi l’8,04%, Francoforte il 6,82%. In totale l’Europa ha bruciato 411 miliardi di capitalizzazione, 38 mld in fumo solo a Piazza Affari. Una delle più rilevanti conseguenze del risultato del referendum è stata la decisione di David Cameron di dimettersi dall’incarico di primo ministro britannico. Inoltre, anche l’esito delle votazioni in Spagna, previste domani, 26 giugno, potrebbe essere condizionato dalla Brexit. Questo è quanto affermato da Stefano Caselli, prorettore dell’università Bocconi, ai microfoni di Class-Cnbc (tv del Gruppo Class Ed. che partecipa al capitale di questo giornale). In Italia è stato il comparto bancario a subire le vendite più consistenti, appesantito anche dall’aumento dello spread Btp/ Bund, attestatosi a 160,97 punti base (chiusura di giovedì a 130,67 punti base): Banca popolare di Romagna -24,61%, Banca popolare di Milano -24,28%, Unicredit -23,79%, B.Popolare -23,3%, Intesa Sanpaolo -22,94%, Mediobanca -21,22%, Ubi B. -20,69%, B.Mps -16,43%, Creval -15,67%, B.P.Sondrio -13,66% e B.Carige -8,2%. Inoltre, Borsa italiana ha dichiarato la mancata ammissione Veneto Banca alla quotazione in Borsa, dato che «non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato». La decisione è legata al fatto che «un unico soggetto (il Fondo Atlante) sarebbe detentore del 96,56% del capitale sociale della società post offerta globale» e solo «un investitore istituziona- le verrebbe a detenere lo 0,01% del capitale sociale». Anche i prezzi del greggio sono stati influenzati dalla Brexit. Il Brent è stato trattato a 48,73 dollari al barile (-4,28%) e il Wti a 48,04 dollari al barile (-4,13%). Tra le azioni del segmento Oil&Gas, Tenaris ha perso il 5,04%, Eni il 9,19% e Saipem il 10,53%. Leonardo spa invece è stato uno dei peggiori titoli tra gli industriali con un -11,94%, anche alla luce dei forti legami commerciali in Gran Bretagna. Gli analisti di Equita Sim hanno affermato che il gruppo ha subito l’effetto traslativo negativo dovuto alla svalutazione della sterlina, ricordando che nel 2015 il business generato nel Regno Unito rappresentava il 14% del fatturato. Grandi perdite anche per il settore del risparmio gestito: B.Mediolanum -15,05%, Anima H. -14,56%, Azimut H. -13,75%, B.Generali -11,66% e Finecobank -9,74%. N e l l u s s o, L u x o t t i c a -3,33%, B.Cucinelli -6,25%, S.Ferragamo -7,32%, Tod’s -7,82%, Moncler -9,09% e Ynap -9,7%. Sul resto del listino, le azioni peggiori sono state Salini Impregilo (-12,11%), Cattolica Ass. (-10,35%) e L’Espresso (-10,04%). Da segnalare invece Parmalat (+0,52%), Uni- credit Rsp. (+2,06%) e Mittel (+2,32%), tra i pochi titoli in grado di chiudere in territorio positivo sull’Mta (non considerando quindi l’Aim Italia, ossia il segmento di Borsa italiana dedicato alle piccole e medie imprese ad alto potenziale). Pochi spunti macro nella seduta. Il pil francese nel primo trimestre (dato definitivo) è salito dello 0,6% nel trimestre e dell’1,3% su base annuale, mentre in Germania l’indice Ifo si è attestato a 108,7 punti a giugno, in netto rialzo dai 107,7 di maggio (consenso a 107,4). Passando agli Stati Uniti, gli ordini di beni durevoli a maggio sono scesi del 2,2% sul mese, nettamente sotto le attese del consenso (-0,8% nel mese). Infine, l’indice sulla fiducia dei consumatori si è attestato nel mese di giugno a 93,5 punti (94,1 il consenso). Sul mercato valutario, la vittoria degli euroscettici al referendum sulla Brexit ha fatto sprofondare la sterlina sui minimi dal 1985 rispetto al dollaro. Ieri la divisa di Londra ha perso oltre l’11% del proprio valore rispetto al biglietto verde. L’euro in flessione sul dollaro. La divisa europea è stata scambiata a 1,1101 dollari, con un minimo a 1,0912, e un massimo a 1,1420. © Riproduzione riservata QuotazioniRealtime TA S S I E VA L U T E Cambi Divisa Quotazioni indicative rilevate dalle banche centrali Tassi e dati macro Valuta/ Euro U.i.c. prec. Var. ass. Cross su $ Ultima Prece- Variaz. rilevazione dente assoluta Corona Ceca 27,103 27,062 0,0410 24,4921 Tasso ufficiale di riferimento Corona Danese -0,0025 0,00 0,15 0,10 7,4371 7,4396 6,7207 Rendistato Bankitalia(lordi) 0,95 0,99 -0,04 Corona Norvegese 9,42 9,2993 0,1207 8,5126 Tasso Inflazione ITA -0,30 -0,50 0,20 Corona Svedese 9,461 9,303 0,1580 8,5496 Tasso Inflazione EU -0,20 -0,30 0,10 Dollaro Australiano 1,491 1,506 -0,0150 1,3474 Indice HICP EU-12 100,60 100,30 0,30 Dollaro Canadese 1,4392 1,4517 -0,0125 1,3006 HICP area EURO ex tobacco 100,47 100,11 0,36 Dollaro N Zelanda 1,5613 1,5763 -0,0150 1,4109 Tasso annuo crescita PIL ITA 0,95 1,07 -0,12 Dollaro USA 1,1066 1,1389 -0,0323 - Tasso di disoccupazione ITA 12,11 11,92 0,19 317,9 314,28 Fiorino Ungherese Franco Svizzero Rand Sudafricano 1,0808 1,0876 3,6200 287,2763 -0,0068 0,9767 16,7318 16,4651 0,2667 15,1200 Sterlina GB 0,8075 0,76595 0,0416 0,7297 Yen Giapponese 113,23 120,38 -7,1500 102,3224 4,455 4,3571 0,0979 Zloty Polacco 4,0258 LEGENDA TASSI Prime rate. Il prime rate Abi è la media dei tassi ai migliori clienti rilevati tra gli istituti bancari. È rilevato ogni quindici giorni, all’inizio e alla metà del mese. Pil. I tassi di crescita del prodotto interno lordo riportati nella tabella sopra sono rilevati con periodicità trimestrale. Inflazione. È la variazione dell’indice dei prezzi al consumo rilevato ogni mese dall’Istat. Il primo quotidiano finanziario italiano Irs Tassi Fra Int. Rate Swap (Euro) Scad. Denaro 1 anno 2 anni 3 anni 4 anni 5 anni 6 anni 7 anni 8 anni -0,213 -0,233 -0,221 -0,163 -0,076 0,016 0,120 0,229 Lettera Scad. Denaro Lettera -0,173 -0,193 -0,181 -0,123 -0,036 0,056 0,160 0,269 9 anni 10 anni 12 anni 15 anni 20 anni 25 anni 30 anni 0,334 0,429 0,587 0,746 0,860 0,883 0,874 0,374 0,469 0,627 0,786 0,900 0,923 0,914 Preziosi e metalli Den. Let. Preziosi ($ per oncia) Oro 1315,19 1315,44 Argento 17,7 17,75 Palladio 546,45 548,06 Platino 978,9 988,9 Metalli ($ per tonn.) Aluminium 1617,5 1617 Rame 4699 4697 Piombo 1710,5 1710 Nickel 9020 9010 Den. Stagno 17155 Zinco 2019 Monete e Preziosi (quote in €) Sterlina (v.c) 257,71 Sterlina (n.c) 262,21 Sterlina (post 74) 262,21 Marengo Italiano 208,49 Marengo Svizzero 207,2 Marengo Francese 206,63 Marengo Belga 206,63 Let. 17150 2018 292,13 302,69 302,69 225,59 223,47 222,44 222,44 Fra Scadenza Tassi Depositi Ask -0,316 -0,335 -0,361 -0,377 -0,204 -0,217 -0,231 -0,251 -0,096 -0,266 -0,285 -0,311 -0,327 -0,154 -0,167 -0,181 -0,201 -0,046 DEPOSITI Scadenza Bid Ask 1 sett -0,45 -0,35 1 mese -0,40 -0,30 2 mesi -0,39 -0,29 3 mesi -0,35 -0,25 4 mesi -0,32 -0,22 5 mesi -0,29 -0,19 Fra: forward rate agreement 6 mesi -0,25 -0,10 Btp 7 mesi -0,20 -0,05 8 mesi -0,16 -0,01 9 mesi -0,15 -0,15 10 mesi -0,14 0,01 11 mesi -0,12 0,03 12 mesi -0,10 0,05 1X4 3X6 6X9 9X12 1X7 3X9 6X12 12X18 12x24 Bid Btp Scadenza Rendimento 2Yr BTP 3Yr BTP 5Yr BTP 10Yr BTP 30Yr BTP 0,056 0,163 0,499 1,557 2,570 Sabato 25 2 Giugno 2016 M E R CAT I E F I NA N Z A 35 Con l’immissione di liquidità nel sistema bancario per garantire la stabilità sui mercati Fmi e Fed: pronti a intervenire Lagarde: chiarezza per un nuovo rapporto fra Ue e Gb I l Fondo monetario interna- to e la Ue. «Prendiamo atto delzionale (Fmi) e la Fed, la la decisione da parte del popolo banca centrale americana, del Regno Unito della volontà di si sono dette pronte a im- uscire dalla Ue», ha detto il dg mettere liquidità nel sistema dell’Fmi, «e chiediamo con urbancario per contenere gli ec- genza alle autorità britanniche cessi di volatilità finanziaria ed europee di lavorare insieme e garantirne la stabilità che è per assicurare una transizione tranquilla verso il nodo cruciale. un nuovo rapporto L’Fmi, secondo economico tra Gb e quanto ha assicuUe, chiarendo prorato il direttore gecedure e obiettivi nerale, Christine generali che guideLagarde, sosterrà ranno il processo». con forza gli imE ha aggiunto che pegni della Banca probabilmente gli d’Inghilterra e deleffetti della Brexit la Bce a fornire lisi faranno sentire quidità al sistema per qualche tempo. bancario e ridurre la volatilità finanAnche La Federal ziaria in eccesso. Christine Lagarde reserve (Fed) del go«Continueremo», ha aggiunto, «a monitorare da vernatore Janet Yellen, ha fatto vicino gli sviluppi e siamo pron- sapere di essere pronta a offrire ti a sostenere i nostri membri, liquidità alle istituzioni finanse necessario». Inoltre, Lagarde ziarie estere attraverso linee di ha invitato a lavorare insieme, swap con altre banche centrali, Gran Bretagna e Unione eu- nel tentativo di placare la voropea, per costruire nuove re- latilità di mercato. L’istituto ha lazioni, sostenendo, anche che puntualizzato che l’istituto sta serve chiarezza per i negoziati «monitorando attentamente gli di separazione fra il Regno Uni- sviluppi nei mercati finanziari Fitch, Moody’s, S&P rivedono rating di Uk Se per Fitch il risultato del referendum sulla Brexit, che ha visto la vittoria del fronte del «Leave» al 51,9%, rappresenta un fattore negativo che, con molta probabilità, peserà moderatamente sul rating del Regno Unito, per Moody’s l’impatto della Brexit sulla valutazione del merito di credito del Regno Unito dipenderà molto dalla natura dei nuovi rapporti che andranno ad intercorrere tra il paese e la Ue. S&P invece avverte che potrebbe rivedere il rating al ribasso anche di più di un valore. Nel dettaglio, secondo gli analisti di Fitch, l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione potrebbe impattare anche sul rating della maggior parte dei settori inglesi, vista la debolezza della crescita di medio termine e degli investimenti attesi nel paese e data l’incertezza circa le future relazioni commerciali tra l’Ue e Londra. Il mancato accordo dal punto di vista delle relazioni commerciali si rivelerebbe poi significativamente negativo per alcuni settori. Lo status del Regno Unito, considerato, a livello internazionale, un importante polo bancario, potrebbe esglobali» in scia all’esito del referendum sulla Brexit. Le linee di swap resteranno sere danneggiato dalla delocalizzazione di alcune attività verso l’Europa, avvertono. Sebbene Moody’s non si aspetti un impatto significativo sulle principali emittenti con sede in Europa, in termini di credito, è probabile che l’esito del voto aumenti il rischio di una frammentazione politica all’interno del blocco dei paesi membri dell’Ue, puntualizzano gli analisti. Standard & Poor’s ha fatto sapere che potrebbe rivedere al ribasso il rating sul Regno Unito. L’agenzia di rating ha ribadito che potrebbero esserci un «deterioramento degli investimenti, un calo della domanda di sterlina da parte delle banche centrali e uno svantaggio competitivo per il settore dei servizi finanziari britannici» rispetto ad altri centri finanziari globali. Per S&P potrebbero essere colpiti anche «i finanziamenti esterni, il bilancio pubblico e la performance della crescita, che subirebbe materialmente l’incertezza e i costi di transizione». Per l’Eurozona, l’agenzia stima che la Brexit «potrebbe colpire la crescita di circa lo 0,5% nel 2017». aperte, «se necessario, per far fronte alle pressioni nei mercati globali dei fondi, che potrebbero avere implicazioni avverse per l’economia statunitense». © Riproduzione riservata L’EUROTOWER CON LE PRINCIPALI BANCHE CENTRALI STA MONITORANDO LE PIAZZE FINANZIARIE La Bce disponibile a salvataggi in euro e valute estere Il governatore della banca inglese inietterà 250 mld di sterline L e principali banche centrali sono in queste ore osservati speciali, perché il loro sostegno alla liquidità e la loro coordinazione saranno importanti per affrontare la volatilità conseguente l’uscita del Regno Unito dall’Ue. Bce e la Bank of England (BoE) sono gli istituti più direttamente coinvolti dalle conseguenze del voto, ed hanno annunciato il loro impegno per mantenere la stabilità del sistema finanziario. La Bce ha fatto sapere che «sta monitorando attentamente i mercati finanziari ed è in stretto contatto con le altre banche centrali, pronta a fornire liquidità aggiuntiva, se necessario, in euro e in valute estere». L’Eurotower «si è preparata» all’eventualità della Brexit «in stretto contatto con le banche che supervisiona e ritiene che il sistema bancario dell’area euro sia resistente in termini di capitali e liquidità». L’istituto presieduto da Mario Draghi ha confermato che «continuerà ad adempiere alle proprie responsabilità per garantire la stabilità dei prezzi e quella finanziaria dell’Eurozona». Oltremanica, Mark Carney, governatore della BoE, ha affermato che l’istituto britannico è pronto a pompare almeno 250 mld di sterline (gbp) nel sistema finanziario. Inoltre, considererà tutte le altre opzioni politiche a disposizione che possano calmare la tensione del mercato dopo il voto britannico. «La popolazione del Regno Unito ha votato per lasciare l’Unione europea. Inevitabilmen- te ci sarà un periodo di incertezza e aggiustamenti in seguito al voto», ha sostenuto Carney. Le banche sono ben capitalizzate e hanno numerosi asset vendibili per sopperire ai problemi di finanziamento. Tuttavia, potranno affidarsi alla liquidità della BoE, ha spiegato il governatore, «che non esiterà a prendere ulteriori misure a fronte dell’evoluzione degli aggiustamenti sui mercati e dell’economia del Regno Unito». Carney ha aggiunto che sta lavorando a fianco delle altre banche centrali, e prenderà tutte le misure necessarie per proteggere l’economia e salvaguardare la stabilità finanziaria. Molte aspettative sulla Bank of Japan (BoJ) con gli investitori che sono corsi ad accaparrarsi beni rifugio portando lo yen sui minimi da 31 mesi. Haruhiko Kuroda, governatore dell’istituto giapponese, ha affermato di essere pronto a prendere azioni nette sui mercati contro qualunque shock causato dal referendum britannico. «La BoJ è pronta a offrire sufficiente liquidità, incluso l’utilizzo di una linea di swap tra sei banche centrali, assicurando così la stabilità dei mercati finanziari». Le banche centrali cui fa riferimento il governatore giapponese sono la Bce, la Fed, la BoE, la Banca centrale svizzera e canadese, con cui sono state istituite linee di swap permanenti. Tuttavia per Takuji Okubo, capo economista di Japan Macro Advisors, la banca centrale giapponese non ha abbastanza munizione per fermare da sola l’apprezzamento dello yen e avrà quindi bisogno anche dell’aiuto del ministro delle finanze, Taro Aso. zando la comunicazione e la coordinazione con le altre autorità monetarie. Nel frattempo la Banca centrale della Svizzera è intervenuta sul mercato valutario per stabilizzare il franco. «Dopo il voto sulla Brexit il franco svizzero ha subito pressioni al rialzo», ha fatto sapere l’istituto aggiungendo che «rimarrà attivo» nel mercato valutario. Stefan Gerlach, capo economista di Bsi Bank, ha riferito che «dalla prospettiva della Svizzera, il risultato del referendum britannico è fortemente negativo». Infatti, l’implicazione immediata del voto è che, per via del suo status di bene rifugio, tenderà a salire la domanda di franchi svizzeri. «Il franco riceverà forti pressioni rialziste e i rendimenti dei bond svizzeri scenderanno», ha detto Gerlach, aggiungendo che questa situazione metterà la banca centrale svizzera «sotto un’intensa pressione». Rimanendo nel Pacifico, John Edwards, membro del board della Banca centrale australiana, ha mostrato tutto il suo disappunto per la vittoria del fronte «Leave», definendo la scelta «brutta e basata sulla disinformazione». Per il banchiere, il Regno Unito potrebbe andare incontro ad anni di debole crescita per via delle incertezze sugli investimenti e per il futuro di Londra come centro finanziario. Anche la People Bank of China si è impegnata a mantenere lo yuan stabile e a garantire liquidità sul mercato dopo l’uscita del Regno Unito dall’Ue. L’istituto cinese, in una breve nota, ha anche fatto sapere di avere un piano per anticipare la volatilità del mercato dopo l’esito del referendum britannico. La PBoC continuerà a migliorare il sistema di pricing dello yuan, mantenendo il tasso di cambio «stabile a un equilibrio ragionevole». Inoltre, l’istituto proseguirà con l’implementazione di una politica monetaria prudente, assicurando liquidità attraverso diversi strumenti e raffor- Norman Villamin, chief investment officer (private banking) e Patrice Gautry, chief economist di Union bancaire privée di Ubp, hanno detto che «l’impatto del referendum sull’economia globale dovrebbe essere limitato, ma il protezionismo e il sentiment anti globalizzazione potrebbero aumentare all’interno di alcune aree. Le banche centrali saranno pronte a intervenire per evitare turbolenze sia sul fronte valutario sia su quello dei mercati finanziari e per scongiurare qualunque tipo di rischio in stile Lehman». Malgrado l’indebolimento della sterlina, secondo gli esperti, la BoE potrebbe rendere la sua politica monetaria «accomodante, per evitare il credit crunch e eventuali rischi sistemici del settore bancario. Più tardi è probabile che anche la politica fiscale lancerà qualche misura di supporto al bilancio, pur rischiando di deteriorare il rating sul debito». © Riproduzione riservata 36 Sabato 25 Giugno 2016 M E R CAT I E F I NA N Z A Approvato aumento di capitale Atlante conferma gli impegni A Cdp va il 35% di Poste Italiane Veneto Banca, no alla quotazione P Claudio Costamagna rocede l’operazione che prevede il passaggio di una quota del 35% di Poste Italiane detenuta dal ministero dell’Economia alla Cassa depositi e prestiti. L’assemblea straordinaria di Cdp, presieduta da Claudio Costamagna, ha approvato un aumento del capitale riservato al ministero dell’economia, per un ammontare, comprensivo di sovrapprezzo, di 2.930.257.785 euro. L’aumento di capitale, sarà liberato mediante il conferimento in Cdp da parte del Mef di una partecipazione del 35% del capitale sociale di Poste Italiane. Con l’operazione, il capitale di Cdp passerà dagli attuali 3,5 mld di euro a 4.051.143.264 euro, con una variazione di 551.143.264 euro, mediante emissione di 45.980.912 azioni ordinarie in favore del Mef. Le azioni saranno sottoscritte dal ministero a fronte del conferimento di 457.138.500 azioni ordinarie di Poste I. rappresentative del 35% del capitale sociale. All’importo dell’aumento di capitale si aggiungono 2.379.114.521 euro a titolo di sovrapprezzo. Per effetto dell’operazione, la partecipazione del Mef in Cdp passerà dall’80,1% all’82,8% del capitale sociale. La partecipazione in Poste sarà assegnata alla gestione separata di Cdp, mentre l’attività di indirizzo e gestione di tale partecipazione continuerà a essere esercitata dal Mef. L’aumento di capitale e il conferimento di Poste saranno eseguiti entro il 31 dicembre 2016, al termine dell’iter autorizzativo necessario per il trasferimento della partecipazione. L’assemblea ha inoltre approvato, sulla base di una proposta presentata direttamente dagli azionisti in assemblea, una modifica dello statuto di Cdp riguardante la riduzione dal 60% al 50% della percentuale degli utili netti annuali distribuibili ai soci a titolo di dividendo. © Riproduzione riservata B orsa Italiana non ha ammesso Veneto Banca alla quotazione in Borsa ritenendo che «non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato». La decisione è legata al fatto che «un unico soggetto (il Fondo Atlante) sarebbe detentore del 96,56% del capitale sociale della società post offerta globale» e solo «un investitore istituzionale verrebbe a detenere lo 0,01% del capitale sociale», mentre «gli azionisti preesistenti verrebbero a detenere il 3,43% (più precisamente il 2,20% sarebbe riveniente dalla sottoscrizione dell’offerta in opzione e l’1,23% sarebbe riferito alle azioni già anteriormente detenute). Atlante sottoscriverà azioni per un controvalore massimo pari all’ammontare complessivo dell’offerta globale (pari a 1 miliardo di euro), dedotto il controvalore delle sottoscrizioni effettuate dagli azionisti Credem. Fitch Ratings ha confermato i rating assegnati a Credito Emiliano (Credem). Nello specifico, l’azione di Fitch Ratings sui giudizi assegnati a Credem è stata la seguente: rating a lungo termine: confermato a «BBB+»; rating a breve termine: confermato a «F2»; support rating: confermato a «5»; support rating floor: confermato a «No Floor». L’outlook è stabile. M e ri d i a n a . « I r ri c e vibile», secondo l’Ugl Trasporto aereo. «Molto peggiorativa rispetto a quella che l’azienda aveva formulato in questi mesi. Un ricatto che è la somma del peggio che poteva uscire da Qatar e del peggio della storia di questi anni di Meridiana», secondo la Filt-Cgil. La proposta per la soluzione della vertenza © Riproduzione riservata DALLA BREXIT BREVI Eurotunnel. Il ceo di Eurotunnel, Jacques Gounon, ritiene che la società non sarà colpita dalle conseguenze della Brexit, dato che sia le importazioni che le esportazioni verso e dal Regno Unito proseguiranno allo stesso ritmo, così come il traffico passeggeri. «Il Regno Unito era già fuori dallo Schengen e dall’eurozona», ha dichiarato il top manager. La posizione degli investitori è invece differente. nell’ambito dell’offerta in opzione che non siano state revocate. Ieri è terminato il collocamento istituzionale e quindi l’offerta globale di sottoscrizione di azioni ordinarie di Veneto Banca nell’ambito dell’aumento di capitale da 1 miliardo di euro con adesioni totali pari al 2,23%, per un importo complessivo di 22,33 milioni. Mercoledì si era chiusa l’offerta in opzione per i soci con adesioni pari al 2,22% (22,23 mln). Il prezzo di offerta delle nuove azioni è stato fissato, al termine del cda riunitosi ieri, in 0,1 euro per azione, pari al valore minimo del range di prezzo, anche tenuto conto degli impegni di sottoscrizione del Fondo Atlante, che si è impegnato a sottoscrivere tutte le nuove azioni non collocate nell’ambito dell’offerta. Il rapporto di opzione è pari così a 81 nuove azioni ogni vecchia azione detenuta. Meridiana e la conclusione dell’accordo con la Qatar Airways illustrata al Mise ai sindacati dopo la mediazione del governo si scontra con i timori che l’ipotesi di un contratto aziendale possa destrutturare quello nazionale del comparto aereo. Quanto agli esuberi, «non sono stati forniti numeri», riferisce la Filt, «ma hanno confermato le uscite indicate pochi giorni. Questo potrebbe significare esuberi negli assistenti di volo, nel personale di terra di Meridiana Fly e Meridiana Maintenance. Quindi nessun passo avanti». Il presidente russo Vladimir Putin ha detto che il suo paese e la Cina stanno diversificando i mercati di interscambio commerciale ed esplorando nuove aree di cooperazione, nel perseguimento congiunto di un partenariato più produttivo, a fronte di un impegnativo scenario globale. «Ci consideriamo come stretti alleati, e naturalmente ci ascoltiamo a vicenda, con questo voglio dire che teniamo bene a mente ognuno l’interesse dell’altro» ha detto Putin in un’intervista esclusiva con il presidente dell’agenzia di stampa Xinhua, Cai Mingzhao a San Pietroburgo. Allianz non teme impatti negativi Allianz non prevede impatti negativi dalla decisione dei cittadini britannici di lasciare l’Unione Europea. E ha dichiarato che continuerà a restare impegnata verso mercato e clienti del Regno Unito dopo la Brexit. Inoltre, ha espresso l’auspicio che il Regno Unito e l’Unione europea possano raggiungere in un arco di tempo ragionevole un accordo su una collaborazione ad ampio spettro. Questa «è più di una sveglia per l’Europa. Se l’Ue riuscirà a promuovere riforme decisive forse qualcosa di buono può venirne fuori. Altrimenti questo è un giorno buio per l’Europa», ha dichiarato in un tweet il ceo Oliver Baete. «Grazie al nostro approccio di lungo termine, non vi è alcuna implicazione negativa da aspettarsi per gli investimenti di Allianz», ha affermato una portavoce della maggior compagnia assicurativa europea. «I nostri portafogli non sono inficiati dalla volatilità dei mercati di breve termine». Allianz ritiene che le perturbazioni del mercato saranno di breve termine. I fatti separati dalle opinioni Telefono 02/58219.1 - e-mail: [email protected] Direttore ed editore: Paolo Panerai (02-58219209) Direttore ed editore associato: Pierluigi Magnaschi (02-58219207) Condirettore: Marino Longoni (02-58219207) Vicedirettore: Sabina Rodi (02-58219339) Capo della redazione romana: Roberto Miliacca (06-6976028); Caporedattore: Gianni Macheda (02-58219220). 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Diritto Sabato 25 Giugno 2016 & Fisco 37 P DI PROFESSIONISTI E LAVORATORI AUTONO OMI in edicola con c I riflessi sugli scambi commerciali dell’abbandono dell’Europa da parte della Uk Brexit, rivoluzione in Dogana Nuovi dazi all’importazione e pagamenti dell’Iva DI FRANCO RICCA D azi all’importazione, Iva più pesante e soprattutto con pagamento cash alla dogana, sugli scambi di beni tra la Gran Bretagna e i paesi Ue. La Brexit avrà conseguenze importanti anche sulla fiscalità degli scambi commerciali oltre Manica dei paesi dell’Ue, sia sul piano sostanziale, per esempio l’imposizione di dazi doganali, che con riguardo alle procedure, come i controlli sulle merci le modalità di applicazione dell’Iva all’importazione. I riflessi economici e finanziari saranno pesanti per le imprese e per i consumatori, che vedranno inevitabilmente aumentare il prezzo dei prodotti. Del resto, ciò che verrà meno, per effetto della decisione dei sudditi della Regina, è uno dei capisaldi di quello che era il mercato comune, poi evoluto in Unione europea: la libera circolazione delle merci (oltre che dei servizi, dei capitali e delle persone). Nell’immediato, non dovrebbe cambiare nulla. Il Trattato (art. 50) prevede che la Gran Bretagna notifichi la propria decisione al Consiglio euro- peo, dopo di che si aprirà il negoziato per raggiungere l’accordo sulle modalità del divorzio, accordo che dovrà essere approvato dal Parlamento europeo e poi siglato dal Consiglio. Soltanto dalla data in cui entrerà in vigore l’accordo di recesso cesseranno di applicarsi, nei rapporti con la Gran Bretagna, i trattati dell’Ue (che configurano, tra l’altro, l’unione doganale) e la normativa secondaria, tra cui le direttive in materia di Iva. Se non si arriverà a un accordo, questo effetto si verificherà entro due anni dalla notifica dell’intento di recedere, ma il Consiglio europeo, con voto unanime, potrà decidere di prorogare il termine, d’intesa con la Gran Bretagna. Posto quindi che nel breve periodo tutto rimane così com’è, vediamo cosa cambierà (fatta salva l’eventualità di accordi specifici, per esempio in materia di dazi doganali) quando la Gran Bretagna diventerà un paese extra Ue. Anzitutto potranno essere stabiliti, da entrambe le parti, dazi doganali sull’interscambio commerciale, che porterebbero ad un incremento della tassazione (e quindi dei prezzi) dei beni oggetto di scambio transfrontaliero. Anche l’Iva sulle importazioni diventerebbe più pesante, giacché i dazi concorrono alla base imponibile dell’imposta. Il pagamento dell’Iva sulle importazioni, poi, non avverrà più con il meccanismo dell’inversione contabile, applicabile agli acquisti intracomunitari, bensì cash, all’ufficio doganale, all’atto dell’introduzione delle merci (fatta salva la possibilità delle imprese di ricorrere ai regimi doganali sospensivi, come il deposito, opportunità che comunque comporta dei costi). Anche i consumatori saranno coinvolti in prima persona, perché le importazioni sono soggette ai dazi e all’Iva da chiunque effettuate: il turista italiano che acquisterà un telefonino a Londra dovrà dichiararlo in dogana al momento del rientro in patria, dove assolverà i tributi previsti. Di contro, il turista inglese, divenendo un soggetto extra Ue, avrà diritto allo sgravio dell’Iva sui beni per uso personale o familiare che acquisterà durante il soggiorno in Italia (o in un altro paese Ue). Tornando alle imprese, verrà meno il diritto al rimborso dell’Iva previsto dalla direttiva per gli acquisti di beni effettuati in paesi Ue diversi da quello di stabi- limento. La possibilità, per le imprese Ue che faranno acquisti in Gb, nonché per le imprese Gb che faranno acquisti nell’Ue, di ottenere il rimborso dell’Iva assolta oltre confine sarà subordinata alla stipulazione di specifici accordi bilaterali. Un’importante modifica si avrà anche sul piano procedurale: l’impresa Gb che effettua operazioni imponibili in paesi dell’Ue nei quali non ha una stabile organizzazione, dovrà adempiere gli obblighi Iva necessariamente attraverso un rappresentante fiscale, giacché non potrà più avvalersi della cosiddetta identificazione diretta, riservata alle imprese Ue (disciplinata in Italia dall’art. 35-ter del dpr 633/72); lo stesso meccanismo scatterà per le imprese Ue che effettuano operazioni imponibili in Gran Bretagna. Invero, la possibilità di evitare questa ulteriore complicazione procedurale, che implicherebbe la chiusura di tutte le posizioni Iva accese direttamente da soggetti Ue in Gb e viceversa, oppure la loro conversione in rappresentanza fiscale, vi sarebbe se venissero siglati accordi di cooperazione amministrativa in materia di fiscalità. © Riproduzione riservata SUL FRONTE DELLA FISCALITÀ INTERNAZIONALE SPAZI PER COMPETITIVITÀ AGGRESSIVA Regno Unito, futuro da paradiso fiscale Per il Regno Unito un futuro da paradiso fiscale. All’indomani del voto che sancisce la definitiva uscita dalla scena europea del popolo d’oltremanica, si susseguono gli interrogativi circa la nuova identità del Regno Unito, anche sul fronte della fiscalità internazionale. Se si considera che molti governi europei (fra gli altri Olanda, Finlandia, Lussemburgo e Malta) competono per attrarre investimenti offrendo generosi sconti fiscali nonostante aderiscano all’Ue, è verosimile pensare che il Regno Unito, a seguito della uscita dall’Unione possa diventare un «nuovo paradiso fiscale». E infatti evidente che in assenza dei pregressi vincoli posti dalla Ue, la Gran Bretagna sarà certamente più libera di introdurre politiche fiscali più favorevoli rispetto ai precedenti partner europei. Ciò premesso, non è detto che la fuoriuscita dall’Ue della Gran Bretagna debba necessariamente vanificare gli sforzi profusi dalla comunità inter- nazionale per contrastare il diffuso fenomeno elusivo della cosiddetta «pianificazione fiscale aggressiva», da parte di aziende che abusano del diritto per conseguire un mero risparmio d’imposta. Il progetto di contrasto all’evasione fiscale internazionale meglio noto come Beps, rappresenta un piano d’azione di origine politica, autonomamente condiviso dai più importanti paesi a livello mondiale (è il caso di Regno Unito, Stati Uniti, Germania, Francia e Italia), reso necessario dalla consapevolezza che l’erosione della base fiscale e lo spostamento dei profitti, trovano la loro linfa vitale nelle asimmetrie impositive dei vari sistemi tributari, generando quei fenomeni di doppia non imposizione in relazione ai quali l’architettura della fiscalità internazionale non sembra, allo stato attuale, in grado di contrastare. In quest’ottica, come anticipato, l’uscita dell’Inghilterra dall’Ue non comporterà necessariamente l’abbandono degli sforzi profusi anche da tale paese nel contrasto alle pratiche fiscali evasive ed elusive nell’ambito dell’Ocse. Occorre tuttavia precisare, che mentre la Brexit non avrà rilevanti effetti su buona parte delle azioni promosse dal progetto Beps (i.e. maggior «trasparenza» delle attività delle multinazionali attraverso l’introduzione di una documentazione dettagliata paese per paese in modo da limitare il rischio di pratiche aggressive di transfer pricing, scambio di informazioni tra le amministrazioni finanziarie dei paesi interessati ecc.) potrebbe comportare un maggiore impatto sotto il profilo del cosiddetto «treaty shopping», ossia il tentativo dei contribuenti di sfruttare i vantaggi tributari consentiti dalle convenzioni contro le doppie imposizioni o dai trattati internazionali in un paese in cui non sono fiscalmente residenti. Stefano Loconte e Luca Giancola © Riproduzione riservata Uscita in 4 fasi Quattro fasi per la definitiva uscita della Gran Bretagna dall’Europa. I passaggi che dovrà seguire, la nazione britannica, affinché possa rendere ufficiale l’uscita dall’Unione europea, sono, secondo un memorandum della commissione europea diffuso ieri, sono quattro. Secondo l’articolo 50 del trattato sull’Ue: 1) la Gran Bretagna dovrà notificare al Consiglio europeo la sua decisione di voler lasciare L’Ue. 2)L’Unione europea dovrà negoziare e concludere un accordo con l’Inghilterra per definire le modalità del suo ritiro (ovviamente in questo momento si dovranno tenere conto delle future relazioni di carattere politico, economico e finanziario che i due soggetti potranno avere tra di loro). L’accordo dovrà essere conforme all’articolo 2018 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea. 3) Una volta che si sarà giunti a un punto di incontro, l’accordo negoziato dovrà essere adottato da una maggioranza qualificata. Ciò significa che devono esprimere un parere positivo il 72% dei 27 stati membri. 4) In caso si sia raggiunta la soglia della maggioranza qualificata, l’accordo finale deve essere approvato dal Parlamento europeo attraverso un voto di maggioranza semplice. Questa dunque l’agenda istituzionale dopo l’esito del referendum del 23 giugno 2016, con il quale il 52% dei sudditi di sua maestà Elisabetta II ha deciso di votare per il leave, decretando, quindi, la fine della permanenza all’interno dell’Unione europea. Giorgia Pacione Di Bello © Riproduzione riservata 38 Sabato 25 Giugno 2016 G I U ST I Z I A E S O C I E TÀ Nota sull’imposta per le cause superiori ai mille € La Ctr Lazio su riqualificazioni Sentenze leggere Senza pannelli Registro esente in tutti i gradi non c’è azienda DI CINZIA DE STEFANIS L’ esenzione dal pagamento dell’imposta di registro deve riguardare non solo le sentenze emesse in primo grado dal giudice di pace il cui valore non sia superiore a euro 1.033,00 ma anche gli eventuali provvedimenti emessi nei successivi gradi di giudizio. Questo è il principio espresso dal ministero della giustizia con la nota del 22 marzo 2016 prot. n. 4148 in merito al regime fiscale delle spese nelle cause di competenza del giudice di pace di valore inferiore a euro 1.033,00 trattate in grado di appello dinanzi al tribunale. Ricordano i tecnici del ministero della giustizia che l’Agenzia delle entrate, con la risoluzione del 10 novembre 2014 n. 97/E rubricata «tassabilità ai fini dell’imposta di registro delle senten- ze emesse su appello delle pronunce emesse dal giudice di pace» ha affermato che «il regime esentativo per valore previsto dall’articolo 46, della legge n. 374 del 1991 (per le cause e le attività conciliative in sede non contenziosa il cui valore non ecceda la somma di euro 1.033,00) debba trovare applicazione non solo in relazione agli atti e ai provvedimenti relativi al giudizio dinanzi al giudice di pace ma anche agli atti e provvedimenti emessi dai giudici ordinari nei successivi gradi di giudizio». La Corte di cassazione, con la sentenza del 16 luglio 2014 n. 16310, nel respingere il ricorso proposto dall’Agenzia delle entrate avverso una sentenza di una Com- missione tributaria regionale che aveva ritenuto non dovuta l’imposta di registro (e le relative sanzioni per il suo omesso pagamento) per una sentenza del tribunale in grado di appello contro un provvedimento emesso nell’ambito di un giudizio di valore inferiore ad euro 1.033,00 ha precisato che l’attuale formulazione dell’articolo 46, della legge n. 374 del 1991 si riferisce «alle attività conciliative in sede non contenziosa il cui valore non ecceda la somma di euro 1.033,00. Questo abilita l’interprete a ritenere che il legislatore abbia voluto far riferimento, ai fini dell’esenzione alle sentenza adottate in tutti i gradi di giudizio». © Riproduzione riservata La sentenza sul sito www.italiaoggi.it/documenti E DI MARCO PANE GIULIO TEDESCHI * C on la sentenza n. 2152 del 18 aprile 2016, la Ctr Lazio ha riconfermato un importante principio nell’ambito delle controversie che hanno ad oggetto la riqualificazione delle operazioni di cessione di beni in cessione d’azienda. Il caso esaminato riguardava il trasferimento di un complesso di beni necessario a esercire un impianto fotovoltaico e alla produzione di energia. Più in particolare, il contratto includeva un preliminare per la costituzione del diritto di superficie, le autorizzazioni, un progetto per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico e il diritto all’allacciamento della rete elettrica. L’Agenzia delle entrate riqualificava il negozio come cessione d’azienda. Secondo i giudici d’appello, il complesso di beni non era qualificabile come azienda in quanto per poter sussistere un impianto fotovoltaico sarebbero stati necessari ingenti inve- stimenti da parte della società cessionaria e tra l’altro nel complesso trasferito mancava qualsiasi elemento materiale, quali ad esempio pannelli fotovoltaici e inverters. Conseguentemente, l’operazione non poteva essere assoggettata all’applicazione dell’imposta di registro proporzionale. Nel caso esaminato dalla Commissione tributaria, nessun bene strumentale era stato ceduto: era impossibile esercitare alcuna attività economica con i diritti beni immateriali ceduti. Sul punto, la Corte di giustizia Ue ha affermato che l’azienda «deve potere funzionare come un’impresa autonoma senza avere bisogno, a questo effetto, di investimenti o di conferimenti supplementari» (sentenza del 15 gennaio 2002, causa C-43/00). * Studio Bernoni Grant Thornton La sentenza sul sito www.italiaoggi.it/documenti Con meno di €5 a settimana leggi il tuo quotidiano preferito su PC, iPad, Tablet e Smartphone Android, Tablet e PC Windows 8, Amazon Kindle Fire Abbonamento mensile €19,99 (pari a €4,99 a settimana) Abbonamento annuale €229,99 (pari a €4,42 a settimana) Abbonati su www.classabbonamenti.com oppure chiama il numero verde 800.822.195 Sabato 25 Giugno 2016 I M P O S T E E TA S S E 39 Pubblicata in Gazzetta Ufficiale la legge sul «Dopo di noi» per i non autosufficienti Il fisco aiuta i disabili gravi Detraibilità maggiorata e niente imposte di successione DI VALERIO STROPPA P iù tutela per i disabili gravi privi del necessario sostegno familiare. Maggiore detraibilità per le erogazioni liberali e per i premi versati in polizze assicurative a favore dei disabili. Dal 2017 niente imposta di successione e donazione per trust, vincoli di destinazione e affidamenti fiduciari pensati a favore dei disabili, mentre sui trasferimenti immobiliari registro e ipo-catastali saranno dovute in misura fissa. Anche quando i genitori sono ancora in vita, sarà possibile confezionare strumenti di protezione patrimoniale che garantiscano un adeguato sostegno economico alle persone non autosufficienti. Ma per evitare abusi arrivano precise disposizioni di legge. È quanto prevede la legge n. 112/2016, meglio nota come «Dopo di noi», pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale n. 146 di ieri. Il provvedimento, che era stato approvato definitivamente il 14 giugno scorso dalla camera, potrà interessare fino a 150 mila soggetti portatori di handicap grave, secondo quanto stima la relazione tecnica. Un aiuto arriva anche dallo Stato, con lo stanziamento di un apposito Fondo con una dotazione di 90 milioni di euro per il 2016, di 38,3 milioni per il 2017 e di 56,1 milioni annui a decorrere dal 2018. Risorse che serviranno a finanziare le prestazioni sanitarie e assistenziali ai disabili, sulla scorta di precisi livelli essenziali di servizio, che saranno definiti con un decreto interministeriale Lavoro-Economia da emanare entro i prossimi 180 giorni. Attività di matrice Cosa prevede la legge «Dopo di noi» Agevolare forme di assistenza, cura e protezione delle persone con disabilità grave prive di un adeguato sostegno familiare (anche in chiave prospettica), grazie a un mix di interventi pubblici e privati Previsti incentivi fiscali per favorire le erogazioni e il sostegno Sostegno economico tramite polizze assicurative, trust, vincoli di destinazione, fondi speciali di beni con contratto di affidamento privato fiduciario (anche a favore di onlus) Le regioni e le province autonome di Trento e Bolzano dovranno assicurare, anche con la collaborazione dei comuni, l’assistenza Sostegno sanitaria e sociale ai disabili privi di sostegno familiare. A tale pubblico scopo vengono stanziati 90 milioni di euro per il 2016, 38 milioni per il 2017 e 56 milioni annui dal 2018. Un dm stabilirà modalità e tempistiche di funzionamento del Fondo Aumenta da 530 a 750 euro annui la detraibilità dei premi per Incentivi assicurazioni sulla vita finalizzate alla tutela delle persone con fiscali disabilità grave polizze Esenzione dall’imposta sulle successione e donazione per i beni e i diritti conferiti in trust e in fondi speciali con vincolo di Incentivi fiscali trust destinazione a favore delle persone con disabilità grave. Beneficio e vincoli di ammesso solo se l’atto istitutivo indica come finalità esclusiva destinazione l’inclusione sociale, la cura e l’assistenza del disabile. Previsti altri requisiti di legge sia di natura formale sia sostanziale Il governo avvierà una campagna informativa ad hoc per diffondere Campagne conoscenza della legge «Dopo di noi» e delle altre forme di informative la sostegno pubblico previste per le persone con disabilità grave Entrata in La legge è in vigore da oggi vigore Obiettivo pubblica dovranno ricombbli che h d i prendere, tra l’altro, il supporto alla domiciliarità in abitazioni o gruppi-appartamento che riproducano le condizioni abitative e relazionali della casa familiare, interventi per la permanenza temporanea in soluzioni abitative extrafamiliari (per fronteggiare eventuali emergenze) e lo sviluppo di programmi di accrescimen- to della ed delt d ll consapevolezza l l le competenze per la gestione della vita quotidiana, al fine di consentire al disabile di raggiungere il massimo grado di autonomia possibile. La legge sul «Dopo di noi» sancisce però anche significative agevolazioni di natura tributaria. L’articolo 5 eleva il limite di detrazione ai fini Irpef da 530 a 750 euro per le vita l polizze li it destinate d ti t alla ll tutela delle persone con disabilità grave, mentre il tetto alle erogazioni liberali viene innalzato del 20%. L’articolo 6 disciplina poi l’esenzione dall’imposta di successione e donazione per trust, vincoli di destinazione e fondi speciali di beni regolati da contratto di affidamento fiduciario, se creati a vantaggio di disabili gr gravi. Qualora siano conferiti immobili, le imposte di regiim stro, ipotecarie e catastali si str applicheranno in misura fisap sa. Così come non sarà dovusa ta l’imposta di bollo laddove ordinariamente richiesta per ord atti, documenti, istanze e coatt pie conformi richieste da trustee/gestore/fiduciario. ste A seguito delle modifiche apportate dal parlamento, il ap testo finale della legge pretes senta una serie di cautele se anti-abusi: i benefici fiscali an saranno ammessi a condisa zione che il negozio giuridico zio persegua come finalità esclupe siva (espressamente indicata siv nell’atto) l’inclusione sociale, ne la cura e l’assistenza di uno o più disabili gravi beneficiari. Sono richieste inoltre altre So condizioni di fatto e di diritcon to volte a prevenire utilizzi impropri di istituti per naim tura piuttosto «malleabili»: il tu negozio giuridico deve essere ne fatto per atto pubblico e deve fat identificare in modo univoco i ide soggetti coinvolti ed i rispettisog vi ruoli; l’atto istitutivo e/o il regolamento dovranno altresì reg descrivere in dettaglio i bisode gni dei disabili beneficiari, ivi gn incluse le attività assistenziali inc necessarie a garantire la cura ne e lla soddisfazione di tali necessità. Richiesta anche l’indicasit zione degli obblighi del gestore/ zio trustee/fiduciario rispetto al tru progetto di vita e agli obiettivi di benessere che deve promuovere in favore del disabile grave, nonché le relative modalità di rendicontazione. © Riproduzione riservata Il testo della legge sul sito www.italiaoggi.it/documenti ItaliaOggi presenta il nuovo Codice del Lavoro una raccolta completa della normativa vigente in materia di lavoro, in una versione integralmente aggiornata e curata dal Professore Pietro Ichino. in collaborazione con ORA DISPONIBILE ANCHE IN PDF SU www.classabbonamenti.com *Oltre al prezzo del giornale IL CODICE ICHINO 40 Sabato 25 Giugno 2016 I M P O S T E E TA S S E L’Agenzia delle entrate ha chiarito le procedure sulle assegnazioni e sulle cessioni Beni ai soci, fuoriuscita facile Disposizioni agevolate per le società in liquidazione E DI ANDREA BONGI FABRIZIO G. POGGIANI Q uando la società si trova in stato di liquidazione e non vi è esercizio di alcuna attività d’impresa, tutti gli immobili dalla stessa posseduti, a prescindere dalla loro natura e utilizzo, possono rientrare nelle disposizioni agevolative, di cui alla legge n. 208/2015 (Stabilità 2016). Tutto ciò alla luce dei chiarimenti forniti nella recente circolare n. 26/E dello scorso 1° giugno, con la quale l’Agenzia delle entrate ha fatto il punto sulle operazioni di assegnazione e cessione dei beni ai soci oggetto di imposizione sostitutiva ai sensi della citata disposizione normativa. Si tratta di una precisazione estremamente importante (e attesa) perché può garantire, non soltanto una fuoriuscita agevolata dei beni immobili in pancia alla società, ma anche una successiva cessazione «morbida» dell’ente stesso. Il chiarimento delle Entrate è in linea anche con le finalità che hanno ispirato il legislatore a introdurre una tassazione agevolata delle operazioni di assegnazione/ cessione dei beni immobili ai soci. La relazione di accompagnamento alla Stabilità 2016 descriveva l’insieme delle disposizioni in argomento come uno strumento utile a eliminare alcune situazioni di ambiguità per quanto concerne la titolarità, da parte di società (di capitali e di persone), di beni, immobili e mobili registrati, di natura non strumentale. Disposizioni che, in attesa che l’intera disciplina delle società non operative venga ripensata, si legge ancora nella citata relazione, offrono alle società non operative l’opportunità (assegnazione e cessione ai soci o anche trasformazione in società semplice) per estromettere dal regime di impresa – a condizioni fi scali meno onerose di quelle ordinariamente previste – quegli immobili per i quali a oggi non si presentano condizioni di impiego mediamente profittevoli. Aver precisato che in situazione di liquidazione societaria non occorre più effettuare alcun distinguo fra immobili strumentali per destinazione e non costituisce certamente un’argomentazione in più per tutte quelle realtà societarie – non operative e in perdita sistemica in primis – che stanno valutando l’opportunità di avvalersi delle disposizioni agevolative di cui alla legge di stabilità 2016. Tenuto conto dei principi che regolano sia le operazioni di assegnazione che di cessione agevolata dei beni immobili ai soci, si può affermare, anche se sul punto il documento di prassi in commento nulla dice, che alle stesse conclusioni può giungersi anche nell’ipotesi in cui la messa in liquidazione della società venga deliberata «immediatamente» prima dell’effettuazione dell’operazione da assoggettare a imposta sostitutiva. Poiché, infatti, le caratteristiche del bene, ai fini dell’agevolazione in commento, devono essere verificate non al momento del suo acquisto in società, bensì all’atto dell’assegnazione e/o cessione agevolata è evidente che la messa in liquidazione della società con conseguente cessazione dell’attività d’impresa liberi l’immobile da qualsiasi vincolo ostativo all’operazione agevolata. In aggiunta, peraltro, si deve ricordare che, in caso di riduzione del capitale sociale delle società di capitali, ai sensi delle disposizioni contenute nel comma 2, BREVI È stato istituito il codice tributo 6871, per consentire l’uso in compensazione, del credito di imposta a favore delle imprese cinematografiche. L’Agenzia delle entrate, ieri, tramite la risoluzione n.49/E ne ha dato comunicazione, indicando, infatti, che il codice tributo 6871, presente sul modello F24, sarà denominato come «tax credit sale cinematografiche storiche- art. 6, comma 2-bis, dl n 83/2014». Cambiano le regole sulla tassazione delle eredità in Germania. I maggiori partiti politici hanno raggiunto un accordo sulla riforma fiscale delle successioni imposta dalla Corte costituzionale che nel 2014 aveva stabilito che le regole esistenti rappresentavano una violazione del principio di uguaglianza fiscale. In base alla legge in vigore dal 2009, infatti, le successioni di imprese con più di 20 dipendenti sono esenti a condizione che l’azienda rimanga operativa per almeno dieci anni e che i posti di lavori non vengano ridotti. Gli eredi avrebbero dovuto pagare fino al 43% di imposta successoria. In base alle nuove regole, potranno contare sul trattamento di favore le imprese con più di 5 dipendenti. dell’art. 2482 c.c., si rende necessario depositare la delibera al registro delle imprese e attendere il decorso di novanta giorni per eseguire la detta riduzione, sempre che nessun creditore sociale, anteriore all’iscrizione, abbia fatto opposizione. Infine, altra problematica concerne l’eventuale scelta di trasformare la società in liquidazione in società semplice, in luogo di un’assegnazione e/o cessione agevolata. Sul punto, è opportuno evidenziare che l’art. 2489, in tema di obblighi e responsabilità dei liquidatori, dispone che, salva diversa disposizione all’atto della nomina, i liquidatori hanno il potere di «compiere tutti gli atti utili per la liquidazione della società». Si aggiunga, inoltre, che nella trasformazione agevolata la disposizione speciale richiede che la società trasformanda abbia, quale oggetto esclusivo l’attività pura di gestione, essendo l’agevolazione riservata alle società che hanno per ogget- to esclusivo e/o principale la gestione dei beni assegnabili e dovendo intendere tale quell’attività essenziale per realizzare direttamente gli scopi primari indicati dalla legge, dall’atto costitutivo o dallo statuto. La conseguenza appare piuttosto evidente giacché si rende necessaria, in prima battuta, la revoca dello stato di liquidazione da parte dell’assemblea con deliberazione presa con le maggioranze prescritte per le modificazioni dell’atto costitutivo e dello statuto, ovviamente previa eliminazione della causa di scioglimento, con deposito della revoca entro trenta giorni al registro delle imprese (art. 2436 c.c.) e con efficacia al decorso di due mesi dall’iscrizione, fatta salvo il consenso dei creditori o il pagamento dei dissenzienti. In secondo luogo, come detto, si rende necessario, anche pochi minuti prima della trasformazione in società semplice, modificare l’oggetto sociale, sulla base delle disposizioni introdotte dalla legge 208/2015, evitando successivamente la gestione attiva degli immobili, proprio per la natura “non commerciale” (e quindi non a regime d’impresa) della società semplice (si veda la circ. 7/E/2013). In ultimo occorre anche porre mente a quanto previsto nell’articolo 8 della bozza di decreto competitività esaminato dall’esecutivo lo scorso 31 maggio. Infatti, in tale articolato, del quale oggi si sono perse le tracce, i termini per l’effettuazione delle operazioni agevolate in commento slittavano dal 30 settembre al 30 novembre 2016; tenuto conto dell’ingorgo di scadenze fissate al 30 settembre prossimo (trasmissioni Unico 2016 in primis) e il fatto che i chiarimenti delle Entrate sono arrivati solo da pochi giorni, due mesi in più per valutare l’opportunità di avvalersi di una delle operazioni agevolate potrebbero essere davvero utili. © Riproduzione riservata CTR MILANO RIGIDA SULL’INFEDELE DICHIARAZIONE Sanzioni anche senza imposta Sanzione per infedele dichiarazione legittima anche se dall’accertamento non emerge maggiore imposta stante l’azzeramento del maggior reddito accertato per effetto delle perdite pregresse. Questo quanto affermato dalla Commissione tributaria regionale di Milano nella sentenza n. 2184/XLII/2016. Il caso Una società aveva proposto ricorso avverso l’avviso di accertamento emesso dall’Ufficio per il 2000 nella parte in cui irrogava sanzioni nonostante con l’atto non fossero pretese maggiori imposte. Infatti il maggior reddito accertato dall’Ufficio era stato sterilizzato dalle perdite pregresse e nessuna maggiore imposta era stata liquidata a carico della contribuente. L’utilizzo delle perdite in accertamento e profili sanzionatori Prima dell’entrata in vigore dell’art. 25 («procedimento di computo in diminuzione delle perdite in accertamento») del dlgs. 158/2015 non vi era chiarezza sulle modalità di utilizzo delle perdite fiscali in sede di accertamento per i soggetti diversi da quelli facenti parte di un consolidato fiscale. Già in passato l’Amministrazione aveva riconosciuto l’utilizzabilità delle perdite in accertamento (cfr. ris. 10/1429 del 1976, 87/E del 2013, circ. 188 del 1998) così come la giurisprudenza di legittimità. La Cassazione aveva affermato che nel rispetto dei principi di ragionevolezza, capacità contributiva e imparzialità l’Amministrazione «deve accertare il tributo effettivamente dovuto e ha quindi l’obbligo di procedere a compensazione tra il maggior reddito accertato e la perdita fiscale non utilizzata» (Cass. 6663/2014). Ai fini sanzionatori, tuttavia, gli Uffici avevano adottato la prassi di irrogare la sanzione per infedele dichiarazione calcolata sull’imposta teorica che sarebbe dovuta essere corrisposta dal contribuente qualora questo non avesse avuto a disposizione perdite fiscali da utilizzare a scomputo dei maggiori imponibili accertati. Questa prassi è stata ritenuta legittima dalla Cassazione in quanto «la disciplina sanzionatoria [dell’infedele dichiarazione art. 1, dlgs. 471/1997] ha finalità generale di prevenire la presentazione, da parte dei contribuenti, di dichiarazioni infedeli» (Cass. 16333/2012). Tale posizione è stata tuttavia criticata in dottrina per diverse ragioni, in particolare in quanto non conforme con il testo dell’art. 1 del dlgs 471/1997 il quale prevede espressamente che la «maggiore imposta» a cui deve essere commisurata la sanzione è pari alla «differenza tra l’ammontare del tributo liquidato in base all’accertamento e quello liquidabile in base alle dichiarazioni». Con la disciplina del procedimento per l’utilizzo delle perdite in accertamento ad opera del richiamato art. 25 tale problematica è stata superata. Nella relazione di accompagnamento al dlgs. 158/2015 è chiarito, infatti, che «il computo in diminuzione delle perdite implica, la correlata rideterminazione delle sanzioni per infedele dichiarazione, le quali sono commisurate alla maggiore imposta che eventualmente residua dopo la rideterminazione dei redditi nell’anno oggetto di accertamento». La decisione della Ctr I giudici milanesi, investiti del caso, hanno sancito la legittimità della sanzione irrogata dall’Ufficio condividendo la posizione dei giudici di legittimità secondo cui l’art. 1 del dlgs. 471/1997 intende prevenire la presentazione di dichiarazioni infedeli. Inoltre, con riferimento al nuovo quadro normativo, i giudici hanno affermato che ora come in passato le sanzioni sono correlate «alla indicazione in dichiarazione di un reddito o un valore della produzione imponibile inferiore a quello accertato». Claudia Marinozzi Sabato 25 Giugno 2016 I M P O S T E E TA S S E 41 Il progetto di riorganizzazione prevede che gli sportelli locali diventino sedi decentrate Agenzia entrate, nuovo look Addio alle direzioni provinciali. Uffici per le persone DI CRISTINA BARTELLI L’ Agenzia delle entrate gioca in anticipo, sui progetti di riordino delle Agenzie fiscali, di impronta governativa, e dà l’avvio a una riorganizzazione interna destinata a cambiare l’assetto della Agenzia sul territorio. Addio alle direzioni provinciali, arriveranno le direzioni distrettuali con l’obiettivo di accorpamento per le direzioni provinciali più piccole. Sotto il cappello delle direzioni distrettuali ci saranno l’area legale e riscossione, la gestione risorse e il governo e analisi. Si va, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, a una biforcazione delle competenze degli uffici dell’Agenzia delle entrate, che si trova ad affrontare la sesta riorganizzazione dal 2010. Sposando la filosofia del cambia verso e di una maggiore attenzione ai risultati della compliance, cioè dell’adempimento spontaneo del contribuente, si avranno uffici che si occuperanno delle persone e uffici che si occuperanno delle cose. Nel primo caso, la fiscalità delle persone andrà dalla fiscalità delle imprese alle persone fisiche, investendo l’area della consulenza e controlli e quella della gestione delle dichiarazioni. Nel secondo caso, la fiscalità delle cose sarà dedicata all’anagrafe immobiliare e alla fiscalità degli atti. In questa area i dipendenti dell’Agenzia si occuperanno della gestione degli atti e dell’anagrafe immobiliare. Tutto confluirà in quelli che, al momento, sono gli sportelli al pubblico che cambieranno nome e saranno individuati come sedi decentrate. Un progetto che ha destato più di una perplessità nelle sigle sindacali dei lavoratori. Per la sigla sindacale Flp: «è incomprendibile l’ennesima riforma a ridosso di ulteriori possibili decisioni di riordino delle agenzie da parte del governo». Dal 2010, come detto in precedenza, l’Agenzia ha subito almeno sei trasformazioni, con quasi cadenza annuale. Il primo cambio fu quello delle direzioni provinciali, nel 2012 modifiche alla struttura interna con la ripartizione in aree, nel 2014 soppressione di alcune aree minori, e nel 2015 la sentenza della Corte costituzionale (n. 37/2015) che ha provocato la decadenza di circa 1.200 funzionari, che ricoprivano incarichi dirigenziali, ritenuti illegittimi, con le conseguenti misure tampone e ora l’ancora non attuata fusione con l’Agenzia del territorio, i cui effetti operativi, da disposizioni normative, hanno decorrenza proprio dal 2016. © Riproduzione riservata UFFICIALIZZATA L’OPERAZIONE DI INVITO ALLA COMPLIANCE PER I CONTRIBUENTI In arrivo 100 mila&lettere sui redditi Irpef Fisco riesaminare la propria posizioIn arrivo le 100 mila lettere del rie ne. fisco sui redditi «apparentemenne ItaliaOggi anticipa le indicazioni agli uffici sulle comunicazioni di irregolarità Ricevuto l’avviso, le informazioni te» non dichiarati dalle persone Ri di dettaglio sull’anomalia emerfisiche per l’anno d’imposta Lettere sulle anomalie redditua li dell’anno 2012 sa saranno disponibili all’in2012. L’operazione, anticipata da terno del cassetto fiscale, nella ItaliaOggi del 20 maggio scorso, te Anomalie per anno 2012: il fisco scrive a persone fisiche e imprese individuali nuova sezione «L’Agenzia scrive». è stata ufficializzata ieri con un nu Le comunicazioni, che riguarderanno cinque nuove fattispecie, sono dell’incrocio dei dati in possesso dell’Agenzia delle entrate e quelli il frutto dichiarati Chiunque ritenesse che il campaprovvedimento dell’Agenzia delCh dai contribuenti 1) REDDITI DA LOCAZIONE DI IMMOBILI nello d’allarme delle Entrate sia le entrate, che segna un nuovo ne Banca dati Registro versus Quadro B del 730/2013 o RB di Banca dati Versamenti Unico-PF/2013 del contribuente infondato, potrà rivolgersi all’ufstep nel percorso di invito alla in ficio compliance introdotto dalla legfic territoriale della Direzione Da ItaliaOggi del 20 maggio 2016 provinciale competente oppure ge n. 190/2014. E se quello di martedì scorso prevedeva occasionale e redditi diversi, nonché red- chiedere assistenza tramite il canale la spedizione di «alert» ai pochi soggetti diti d’impresa derivanti da plusvalenze Civis (che consente pure l’invio diretto dei documenti giustificativi in formato che hanno percepito trattamenti di fine e/o sopravvenienze attive rateizzate. rapporto superiori al milione di euro sen- Gli avvisi, che saranno recapitati via elettronico). za assoggettare l’eccedenza a tassazione posta ordinaria o tramite Pec, nascono L’iniziativa rientra nella strategia del ordinaria, stavolta la platea è molto più dall’incrocio delle dichiarazioni dei reddi- «Cambia verso«, per la quale i funzioampia: le nuove fattispecie riguardano ti dei contribuenti (modello 730 o Unico- nari potranno avvalersi di un nuovo apinfatti redditi di lavoro dipendente o pen- PF/2013) con le dichiarazioni fiscali dei plicativo, denominato Space (acronimo sione, assegni percepiti dall’ex coniuge, sostituti d’imposta eroganti (modelli 770 di «Strumento per la promozione della redditi da fabbricati, redditi da parteci- o Unico, a seconda delle diverse situazio- tax compliance«), che servirà a gestire le pazione in società di persone o in srl a ni). Invece che procedere direttamente posizioni dei soggetti destinatari delle coristretta base azionaria che hanno optato alla rettifica, come avveniva in passato, municazioni per specifico anno d’imposta per la trasparenza, redditi di capitale re- ai sensi della legge di Stabilità 2015 nonché a monitorare gli eventuali comlativi a utili corrisposti da società o enti l’Agenzia sceglie la strada del dialogo portamenti correttivi. Valerio Stroppa commerciali, redditi di lavoro autonomo preventivo, con invito al contribuente a Il Fisco scrive alle partite Iva DI CRISTINA BARTELLI E VALERIO STROPPA I l fisco torna a scrivere ai contribuenti per favorire l’adempimento spontaneo. Destinatari degli avvisi di anomalia saranno stavolta persone fisiche e imprese individuali, con riferimento all’anno d’imposta 2012 (dichiarazioni 730 o Unico-PF del 2013). Le missive potran- Cartella esattoriale nulla, sequestro dei beni ko Il sequestro sui beni del contribuente indagato per evasione fiscale cade in caso di annullamento da parte della Ctp della cartella esattoriale. È inoltre irrilevante che lo sgravio sia stato disposto con decisione non definitiva. È quanto affermato dalla Corte di cassazione che, con la sentenza n. 26450 del 24 giugno 2016, ha accolto il ricorso di un imprenditore di Vicenza. La terza sezione penale ha ribaltato il verdetto del tribunale spiegando che nei casi in cui viene a mancare il risparmio d’imposta cade anche la misura. infatti, spiegano gli Ermellini a chiare lettere, nei reati tributari, il profitto è certamente costituito anche dal risparmio economico che consegue alla sottrazione degli importi evasi alla loro destinazione fiscale. Ma è altrettanto certo, si legge nel passaggio successivo, che la possibilità di sequestro preventivo per equivalente del profitto (consistente nell’imposta non versata) derivante dal reato tributario è prevista nella misura in cui la somma corrispondente sia rimasta nelle casse della società. Se è vero che a seguito del reato tributario non si è verificato un decremento del patrimonio circolante, l’accrescimento patrimoniale è solo il riflesso di un mancato depauperamento che, però, non si traduce in un elemento concreto, materialmente apprezzabile. Nel caso sottoposto all’esame della Corte, dunque, l’intervenuto annullamento della cartella esattoriale, anche se con sentenza non definitiva, comporta il venir meno della pretesa tributaria (e, dunque, l’esistenza del profitto del reato, consistente nel delitto in esame nel valore dei beni idonei a fungere da garanzia nei confronti dell’amministrazione fi nanziaria), dato lo sgravio delle somme riportate nell’accertamento. Quest’ultimo, in particolare, renderebbe privo di qualsiasi giustificazione allo stato il mantenimento del sequestro in assenza di qualsivoglia «attuale» pretesa erariale, sembrando non esservi infatti nell’attualità nulla da salvaguardare a seguito non solo dell’annullamento degli avvisi di accertama anche del conLa sentenza sul sito mento seguente provvedimento www.italiaoggi.it/ di sgravio. Debora Alberici documenti tu delle Entrate, a partire tura da dalla Direzione centrale accer certamento fino a quelle provin vinciali, passando per centri di assistenza multicanale e uffici territoriali. I funzionari po potranno avvalersi di un nuovo ap applicativo, denominato Space (ac (acronimo di «Strumento per la promozione della tax compli pliance»), che servirà a gestire le posizioni dei soggetti desti- IN EDICOLA Disponibile anche sul sito www.classabbonamenti.com 42 Sabato 25 Giugno 2016 I M P O S T E E TA S S E Per la Cassazione valido il sopralluogo sull’abitazione di lusso Il fisco ti entra in casa Oltre la soglia per verificare l’agevolazione I DI DARIO FERRARA l fisco ben può entrare nell’abitazione per verificare se è di lusso e in caso positivo revocare l’agevolazione prima casa. È vero: serve l’autorizzazione della procura della Repubblica, che può essere concessa soltanto di fronte «a gravi indizi» di violazione della norma fiscale, per esempio perché cantina e soffitta sono diventate rispettivamente taverna e mansarda, e c’è il rischio che sia sforato il tetto della superficie di 240 metri quadrati oltre il quale non si ha diritto al bonus. Il punto è che fino a oggi si credeva che l’accesso fosse possibile solo ai «locali» destinati all’esercizio di un’impresa o di una professione con partita Iva o a un’immobile destinato a studio professionale e casa contemporaneamente. Ora invece la Cassazione spiega che «deve essere valorizzata l’intenzione del legislatore» di estendere il 4+1'464+*4/+46%!416'+6%*14 1*/4**%64'%6'+64/46 1/6/%!1'/4641/*4 #%;973:<:7;6:4;:<81:59<3;<8697%:<187<2939<;7<8 697%:<:55:<*;:< 844:1:+<&+<;7<9291,%;879<3955:<95;"94: 395<00<70<&/)'!'<395</!/'!&/)'+<:<;739668<.:4: -93;:769<(48193,4:<:(946:<:;<2972;<3955#:460<'/<395<0 .20+<70</!&/)'+<(94<5#:$$;3:-9768<3955:<$847;6,4:<3; 2;269-;<9<294*;%;<(94<5:<.926;879<93<;5<$,7%;87:-9768 395<2;269-:<;7$84-:6;*8<395<<3955:<9.;879<: 2;5;1:6:0<+(30.36-30)36.,(2.36)5--22-.36506-2 (2,(26)02.263.02..2-56 "6(5,6503 $$#" &&$6!3),56!+6#"66!3),5 2026## #""$ #:((:568<2:4<:..;,3;1:68+<:<58668 ,7;18+<187<;5<14;694;8<3955#8$$946:<91878-;1:-9769<(; *:76:..;82:<:;<2972;<3955#:460< <18--:<&<395<0<.20 70</!&/)'+<291873;<;<14;694;<(49*;26;<79.5;<:66;<3;<.:4:0 *50(,56),6055.2,356)5--56350.563056$&&6)5,3036 & &$694<;<694-;7;+<1873;%;87;<9<49,;2;6; 39;<1871844976;+<2;<4;7*;:<:;<381,-976;<3;<.:4:+<4;6;4:";5; 3:559<849< 0//<:559<849<)&0//<3;<8.7;<.;8478<5:*84:6;*8+ 2:":68<9215,28+<(49228<5#00<48**93;684:681878 -:68<6950</ )0)/ <<6959$:</ ))/& '0<<38 1,-976;< ;7< ,926;879< 2878< :11922;";5;< :719< 2,5 29.,9769< 2;68< ;7694796< :55#;73;4;%%8< 0:2(":2;5; 1:6:0;6!":73;0< 5< ":738< < 26:68< ;7*;:68< :55:< < ;7<3:6:<)0/'0&/)'0< +6'+/1**%/1611/41 potere dell’amministrazione di entrare nell’immobile anche di chi imprenditore e professionista non è. È quanto emerge dalla sentenza 13145/16, pubblicata il 24 giugno dalla sezione tributaria, che puntualizza come, «a quanto consta», la La Corte di cassazione Suprema corte «si trova per la prima volta ad affrontare» questa «delicata questione». Doppio rinvio. Niente da fare per il contribuente: confermato l’avviso di liquidazione della maggiore imposta di registro sull’abitazione che il dante ("'$%)"+ '*()+*+(!*$$"') $%)+*+(! '*+*+)%**)'!+ % (*)'!+ ()$"!+*+(*$"%')+') !! 22?9?18:<)?>9;@<33?0/?4<8:?4;-@'77'7@'>209? /?@<:?36?<9>@:014?<9>@'<18;66>@?@'?18;:9<@?9. /?:?))>-@'>:1>@2;:8>@@.@?<))<@09?4?(?>@ +== !@<:?36?<9>@ @@;67=+5++,+ =$@@< =+5++,+55 @@;2<?6-@(:>8>4>66>(;474>209;. 2<:?36?<9>7?8@ -@ ###74>209;2<:?36?<9>7?87 33;88>@/;66<((<68>@ !!! ! ! ! ! !! !! ! !!! !! !!! ! ! ! ! ! !! !! 7@'-@%$5+%! *, 2(>:8>-@@$7=$%75$$%=@>68:;@&@0>3>@/?@;1;. 40)?>9;-@:014?<9>&@'@*=,=====."&@*=,55===. 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E in effetti la disciplina degli accessi dedicata all’accertamento dell’Iva contenuta nell’articolo 52 dpr 633/72, cui finisce per rimandare il doppio rinvio ex articoli 53-bis dpr 131/86 e 33, comma 1 dpr 600/73 non risulta a prima vista del tutto compatibile con la disciplina dell’accertamento sull’imposta di registro. Ma attenzione: l’unica norma che si presenta compatibile con l’accesso Avvisi di Pubblicità legale su Lazio Via Santa Maria in Via, 12 00187 Roma tel 06/69760854 Fax 06/6781314 Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia Via Camillo de Nardis 11, 80127 Napoli tel 081/5603291 fax 081/5603708 Calabria e Sicilia Gds Media & Communication Srl Via Lincoln 19 90133 Palermo tel 091/6230511 fax 091/6230524 www.italiaoggi.it © Riproduzione riservata Stretta sulle fatture false ESTRATTO DI BANDO DI GARA Il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, previsto dall’art. 2 del dlgs 74/2000 è configurabile, in relazione al comparto dell’Iva, anche in presenza di operazioni soggettivamente inesistenti. Questo quanto affermato, tra l’altro, dalla terza sezione penale della Corte di cassazione con la sentenza n. 26431/2016 di ieri. L’art. 2 del dlgs 74/2000 prevede che «è punito con la reclusione da un anno e sei mesi a sei anni chiunque, al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, avvalendosi di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, indica in una delle dichiarazioni relative a dette imposte elementi passivi fittizi». In particolare l’art. 1, c. 1 lett. a) del citato decreto specifica che «per fatture o altri documenti per operazioni inesistenti si intendono le fatture o gli altri documenti aventi rilievo probatorio analogo in base alle norme tributarie, emessi a fronte di operazioni non realmente effettuate in tutto o in parte o che indicano i corrispettivi o l’Iva in misura superiore a quella reale, ovvero che riferiscono l’operazione a soggetti diversi da quelli effettivi». Al riguardo la Cassazione con la sentenza in commento ha affermato che «il reato di utilizzazione fraudolenta in dichiarazione di fatture per operazioni inesistenti è integrato, con riguardo alle imposte dirette, dalla sola inesistenza oggettiva [delle operazioni]… mentre con riguardo all’Iva, esso comprende anche l’inesistenza soggettiva, ovvero quella relativa alla diversità tra soggetto che ha effettuato la prestazione e quello indicato in fattura». Infatti ai fini Iva «la detrazione è ammessa solo in presenza di fatture provenienti dal soggetto che ha effettuato la prestazione, giacché tutto il sistema del pagamento e del recupero dell’imposta si basa sul presupposto che la stessa sia versata a chi ha effettuato prestazioni imponibili, mentre il versamento dell’imposta a un soggetto non operativo o diverso da quello effettivo consentirebbe Il testo della senun recupero indebito tenza sul sito inter- dell’Iva stessa». di Debora Alberici net www.italiaoggi. e Claudia Marinozzi it/documenti È indetta gara per l’affidamento dei servizi assicurativi infortuni ed R.C.G. a favore della FIHP dei suoi organi centrali e periferici, dei Tesserati e delle Società/Associazioni sportive affiliate, con procedura aperta e criterio di aggiudicazione economicamente più vantaggiosa. CIG: 6707628DB8. Luogo di esecuzione: ROMA. Importo a base d’asta: € 400.000,00 per l’intera durata comprensiva dell’eventuale rinnovo del servizio. Categorie: Ba. Termine per la ricezione delle offerte: 28/07/2016 - ore 12.00. Il bando è stato trasmesso alla GUCE per la pubblicazione in data 20/6/2016 ed è pubblicato sulla GURI n. 72 del 24/6/2016 ed è disponibile sul sito www.fihp.org. IL RESPONSABILE DEL PROCEDIMENTO Sig. Massimo Varisco "%% """%% %"" Lombardia, Piemonte, Valle d’Aosta, Liguria, Veneto, Friuli, Trentino Alto Adige, Emilia Romagna, Toscana Via Burigozzo 8, 20122 Milano Tel. 02/58219511-516 Fax 02/58305643 In Lombardia in cinque mesi, 4.500 interventi della Guardia di finanza, tra verifiche e indagine finanziarie. Sono molti i campi d’azione della Guardia di finanza del Comando regionale Lombardia che ieri, in occasione della celebrazione del 242° anniversario della fondazione del corpo, ha tracciato un bilancio dell’attività svolta nei primi cinque mesi del 2016. Importanti i risultati ottenuti dalle Fiamme gialle lombarde contro evasione e frodi fiscali: sono state concluse oltre 1.068 indagini di polizia giudiziaria, a cui si sommano 3.486 fra verifiche e controlli. L’attività si è sviluppata lungo tre direttrici: l’attività investigativa, con la conclusione su tutto il territorio lombardo di circa 1.767 deleghe di indagini pervenute dalla magistratura ordinaria e dalla Corte dei conti e l’esecuzione di 45 piani operativi. FIHP FEDERAZIONE ITALIANA HOCKEY E PATTINAGGIO $!#% $$ !#$%$%$%$$%!$%##!#%%!$%% !#%%#!!## *<897>:<?6=?1;//=99<8%>?<?59>%=;8<?28=1>?>33>:9>89<?!$?!$)?") '?+ 89<?6<:<0>9;?6>:?*;/28<?6=?*>5>:82;,;?6=?">3;:=??") 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':?&>86;#?=:?6=51=3:=8>7<?6=?0>7>?<?=:?*4!4)4?5;8;?32&&:=1>9=?52:?5=9;?437;,,<6=9;7>9;;;331>/3>8=>/;:=5<4=9 %$!$%%% nell’immobile strumentale ad accertare l’imposta di registro è proprio la disposizione ex articolo 52, comma 2, del dpr 633/72 che consente di entrare nelle abitazioni private «previa autorizzazione del procuratore della Repubblica, soltanto in caso di gravi indizi di violazioni» fiscali: esattamente ciò che è accaduto nel nostro caso. Abitabilità e utilizzo. Non giova al contribuente porre la questione dell’abitabilità dei vani «incriminati» dall’amministrazione perché non incide sulla «superficie utile complessiva» in base alla quale si stabilisce è di lusso o meno ai sensi dell’articolo del dm 2 agosto 1969: ciò che conta è soltanto che i locali siano utilizzabili, come in effetti avviene per gli spazi dichiarati come accessori che invece durante l’ispezione sono risultati abitati e quindi devono ritenersi assimilabili ai vani principali della casa. Le spese di ogni fase e grado del giudizio vengono compensate «per l’assoluta novità della questione». Gdf, bilanci regionali COMUNE DI CENTO ESITO DI GARA SEZIONE I: Comune di Cento (FE) – Rup. Cristina Govoni Tel. 051/6843375; mail: [email protected]. SEZIONE II: Affidamento dei servizi rivolti alle famiglie e ai minori dei comuni dell’Alto Ferrarese dal 01/07/2016 al 31/12/2018 CPV.85320000-2 – CIG 6656226B73. Importo: Euro 595.917,00. SEZIONE IV: PROCEDURE. Aperta economicamente più vantaggiosa. SEZIONE V: AGGIUDICAZIONE Open Group Società cooperativa sociale Onlus - CF e P.IVA 02410141200 e Camelot Officine cooperative CF e P.Iva 01473160388 Importo Euro 589.957,84 Data di aggiudicazione 31/05/2016. SEZIONE VI: ALTRE INFORMAZIONI. Documentazione pubblicata sul sito: h t t p : / / w w w. c o m u n e . c e n t o . f e . i t / servizionline/bandi/. Invio alla GUUE: 13/06/2016. Il Responsabile: Ennio Barbieri © Riproduzione riservata D I R I T TO E I M P R E SA Sabato 25 Giugno 2016 43 Nuove risposte a quesito dello Sviluppo economico. L’Iva non rientra tra le spese agevolabili Scudo Ismea per la Sabatini-ter Garanzia sul contributo per acquistare beni strumentali DI MARCO OTTAVIANO U n finanziamento legato alla Sabatiniter (acquisto dei beni strumentali) concesso ad un agricoltore può essere assistito da garanzia Ismea. Infatti, ai sensi dell’art. 7.8 della convenzione del 14 febbraio 2014 tra MiSe, Abi e Cdp (come confermato all’art. 5.6 dell’addendum del 17 marzo 2016 alla convenzione), è espressamente prevista la possibilità che tali agevolazioni alle pmi possano beneficiare di tutti gli «interventi di garanzia, pubblici e privati, eventualmente disponibili che siano compatibili con le disposizioni del relativo contratto di finanziamento bancario, nei limiti dell’intensità di aiuto massima concedibile, ai sensi della normativa comunitaria applicabile». Il riferimento include anche le garanzie rilasciate da Sace Sapa, Ismea, fondi regionali di garanzia e confidi ecc.). La risposta a questi interrogativi è fornita dai tecnici del ministero dello Sviluppo economico; si tratta di (aggiornate al 24 giugno 2016) sui nuovi finanziamenti legati all’acquisto dei beni strumentali all’impresa (Sabatini-ter). PAGAMENTI FORNITORE. Poiché la richiesta di erogazione della prima quota di contributo può essere presentata solo dopo il pagamento a saldo dei beni oggetto dell’investimento, è opportuno che l’impresa regoli i pagamenti con il fornitore in modo tale da rispettare la tempistica di trasmissione della richiesta entro 120 giorni dal termine ultimo previsto per la conclusione dell’investimento (entro 12 mesi dalla stipula del contratto di finanziamento). La domanda di finanziamento deve essere trasmessa via Pec a una delle banche o intermediari finanziari che hanno aderito all’addendum alla convenzione MiSe-Cdp-Abi. L’elenco delle banche o intermediari finanziari aderenti è disponibile nella sezione «beni strumentali (nuova Sabatini)» del sito internet www.mise.gov.it e nel sito internet di cassa depositi e prestiti www.cassaddpp.it, di volta in volta aggiornato. SUCCESSIVE DICHIARAZIONI. Se il modulo di domanda per la richiesta di finanziamento, legato alla Sabatini-ter, è stato originariamente sottoscritto da un procuratore (a cui è stata conferita procura esclusivamente per la sottoscrizione del modulo di domanda), le successive dichiarazioni per la richiesta di erogazione possono essere anche sottoscritte dal legale rappresentante dell’impresa. In pillole i nuovi indirizzi Mise Può essere assistito da garanzia Ismea il finanziamento concesso a un imprenditore agricoltore Se il modulo di domanda per la richiesta di finanziamento è stato originariamente sottoscritto da un procuratore (a cui è stata conferita procura esclusivamente per la sottoscrizione del modulo di domanda), le successive dichiarazioni per la richiesta di erogazione possono essere anche sottoscritte dal legale rappresentante dell’impresa L’Iva non rientra tra le spese ammissibili. Il contributo è su un finanziamento, riferito all’investimento ammissibile al netto dell’Iva È inoltre facoltà dell’impresa sottoscrivere i moduli con la firma digitale del legale rappresentante. A tale proposito, le imprese sono invitate dal ministero dello sviluppo econo- mico a dotarsi degli strumenti di firma digitale, per allinearsi al processo di digitalizzazione della pubblica amministrazione. I tecnici Mise dettano poi una definizione della data di ultimazione dell’investimento; per essa si intende la data di emissione dell’ultimo titolo di spesa ammissibile, che nel caso di finanziamento ordinario coincide con l’ultima fattura. E, in caso di leasing coincide con la data dell’ultimo verbale di consegna. Questa data non coincide mai con la data di collaudo, ne di messa in opera e immatricolazione del bene agevolato, ne tantomeno di pagamento della fattura. L’impresa potrà richiedere l’erogazione del contributo al ministero dello sviluppo economico solo dopo aver ricevuto il decreto di concessione del contributo e al completamento dell’investimento. L’investimento va attestato dall’impresa e l’a l’attestazione va trasmessa al MiSe entro 60 giorni dal termiMi ne previsto per la conclusione dell’investimento. de VERIFICA SPESE AMMISSIBILI . In sede di dichiarazione sostitutiva d’atto notorio di so ultimazione dell’investimenult to, l’impresa fornirà l’elenco dei de beni oggetto di agevolazione zio e i relativi riferimenti. Il ministero dello sviluppo economico si riserva di effeteco tuare appositi controlli sugli tu investimenti realizzati, finainv lizzati alla verifica della corliz retta ret fruizione delle agevolazioni. Anche in loco. A tal fine, lo Sviluppo economico potrà acquisire dall’impresa beneficiaria, anche prima dell’erogazione delle agevolazioni, un campione dei titoli di spesa, nonché disporre ulteriori ispezioni. L’Iva non rientra tra le spese ammissibili ad agevolazione. Il contributo, infatti, sarà calcolato su un finanziamento che è riferito all’investimento ammissibile al netto dell’Iva. © Riproduzione riservata Le faq sul sito www.italiaoggi.it/ documenti Rinnovabili, per chiedere i fondi c’è tempo fino a fine anno Countdown temporale limitato per accedere ai nuovi incentivi agli impianti elettrici non fotovoltaici; l’accesso, Durata temporale limitata per i nuovi incentivi delle Fer elettriche non infatti, è permesso fino al 31 fotovoltaiche: l’accesso è permesso fino al 31 dicembre 2016 dicembre 2016. E non oltre. Anche le risorse stanziate, 9 L’accesso avrà un doppio binario. Entro il 20 agosto 2016 il Gse pubblicherà mld di euro (circa 400 milioni due bandi: uno per partecipare alle aste e uno per accedere ai registri l’anno), spalmati in 20 anni, sono considerate dagli operaI bandi saranno pubblicati dieci giorni prima dell’inizio di presentazione delle tori del settore decisamente domande di partecipazione fissato in 60 giorni limitate. Ma per godere degli incentivi ci sarà un doppio dell’inizio di presentazione delle doman domanbinario. Infatti, entro il 20 agosto gosto 2016 aste al ribasso differenziate per tecnolotecnolo il Gse pubblicherà due bandi: uno per gia per gli impianti di grandi dimensioni de di partecipazione fissato in 60 giorni. partecipare alle aste, uno per accedere ai (> 5 mW), mentre gli impianti inferiori a Il tipo di sostegno che i progetti sulle rinregistri. Queste le novità più importanti tale soglia dovranno chiedere l’iscrizione novabili possono ricevere, nell’ambito del che emergono dalla lettura del nuovo de- ad appositi registri. Il decreto garantisce regime, dipenderà dalla loro dimensione. creto dei dicasteri dello sviluppo economi- incentivi specifici per ciascuna fonte. In I grandi progetti, con più di 5 mW di poco, dell’ambiente e delle politiche agricole particolare, alle tecnologie «mature» più tenza installata parteciperanno a gare che ha ricevuto il 23 giugno la firma dei efficienti (come l’eolico 95 mln di euro) d’appalto specifiche per ciascuna tecnoloministri Carlo Calenda e Gian Luca viene assegnata circa la metà delle risorse gia; i progetti di media entità con potenza Galletti sugli incentivi alle fonti elettri- disponibili. La restante parte è equamen- installata tra 0,5 mW e 5 mW saranno che non fotovoltaiche (si veda da ultimo te distribuita tra le tecnologie ad alto po- inseriti in un elenco specifico per ogni ItaliaOggi di ieri). Si attende, dunque, la tenziale, con forti prospettive di sviluppo e tecnologia e saranno sostenuti in base a sola firma di Maurizio Martina; poi il penetrazione sui mercati esteri (come il so- priorità stabilite secondo determinati criprovvedimento potrà essere pubblicato lare termodinamico 98 mln di euro), e alle teri. E i progetti di dimensioni inferiori a in Gazzetta Ufficiale. Ricordiamo che il fonti biologiche il cui utilizzo è connesso 0,5 mW avranno accesso diretto agli aiuti dm «incentivi alle rinnovabili elettriche alle potenzialità dell’economia circolare. su richiesta. Solo gli impianti di piccole non fotovoltaiche» ha ottenuto lo scorso I finanziamenti più sostanziosi saranno dimensioni potranno beneficiare di tariffe 29 aprile il via libera della Commissione destinati al solare termodinamico. Per di riacquisto, mentre gli impianti di magl’accesso ai meccanismi di incentivazio- giori dimensioni riceveranno un sostegno Ue (si veda ItaliaOggi dell’11/5/2016). Tetto incentivi. I nuovi incentivi ver- ne il responsabile degli impianti dovrà sotto forma di un premio, vale a dire una ranno comunque erogati nel rispetto del richiedere al Gse l’iscrizione al registro maggiorazione sul prezzo di mercato, che tetto complessivo di 5,8 mld di euro an- informatico relativo alla fonte e alla ti- espone tali fonti di energia rinnovabili pologia di impianti di ai segnali del mercato. Il regime sosterrà nui previsto per le enerinoltre il rinnovo dei generatori esistenti appartenenza. gie rinnovabili, diverse Il decreto sul sito Modalità di parte- di qualsiasi dimensione, ad esempio per dal fotovoltaico, oggi in www.italiaoggi.it/ cipazione ai bandi. I aumentare la loro efficienza o prolungare bolletta. Gli incentivi bandi saranno pubbli- la loro durata di vita operativa. verranno assegnati atdocumenti Cinzia De Stefanis cati dieci giorni prima traverso procedure di Le novità nell’ultima versione del decreto 44 Sabato 25 Giugno 2016 E N T I L O CA L I E STATO In G.U. il dl enti locali (n.113/2016). Pasticcio sul bollo auto dei veicoli in leasing Equitalia resta con i comuni Proroga al 31/12 in attesa della riforma della riscossione DI FRANCESCO CERISANO E FRANCA FACCINI E quitalia resta con i comuni sino a fine anno. La conferma dell’ottavo slittamento consecutivo dell’uscita di scena dalla riscossione locale del concessionario unico arriva con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto enti locali (dl 24 giugno 2016 n. 113 pubblicato sulla G.U. n. 146 di ieri). L’approdo in Gazzetta del decreto ha spostato la deadline dal 30 giugno al 31 dicembre 2016 «in attesa del riordino della riscossione, al fine di garantirne l’effettuazione da parte degli enti locali senza soluzione di continuità». Così recita, con formula di rito, l’art. 18 del decreto, ma questa volta l’inciso ha una solida giustificazione viste le intenzioni del governo di mettere mano alla riforma di Equitalia che potrebbe essere accorpata all’Agenzia delle entrate. La pubblicazione in Gazzetta del decreto, che contiene disposizioni molto attese dagli enti locali in materia di personale, fondo di solidarietà comunale, sanzioni Patto e pareggio di bilancio (si vedano ItaliaOggi di ieri e del 21 e 22/6/2016), apre però un possibile pasticcio in materia di tasse automobilistiche dei veicoli in leasing, già oggetto di intervento normativo ad opera dell’art. 9, comma 9-bis del dl 78/2015. Tale norma stabilisce che in caso di locazione finanziaria è tenuto al pagamento della tassa automobilistica esclusivamente il soggetto utilizzatore del veicolo e la responsabilità solidale della società di leasing è configurabile solo nell’ipotesi in cui quest’ultima abbia provveduto al pagamento cumulativo, in luogo degli utilizzatori, delle tasse dovute per i periodi compresi nella durata del contratto di locazione finanziaria. La norma era entrata in vigore il 15 agosto 2015 e puntava a risolvere il contenzioso tra le regioni e le società di leasing sul mancato pagamento della tassa automobilistica a partire dall’anno d’imposta 2009. Cosa ha fatto il decreto enti locali? All’art. 10, dedicato all’attuazione dell’intesa in Conferenza stato-regioni dell’11 febbraio 2016 sono comparsi due commi, il 6 e il 7 con i quali vengono riscritte le regole che disciplinano la soggettività passiva delle tasse auto nel caso in cui il veicolo sia concesso in leasing. Peccato tutto questo sia avvenuto con un pasticcio di date destinato a creare molta confusione nei contribuenti. Il comma 6, infatti, ha abrogato il comma 9-bis dell’art. 9 del dl 78/2015 ma ha mantenuto in vita il comma 9-quater che attribuisce la competenza ed il gettito della tassa auto- zione al decreto enti locali le due discusse norme vengono giustificate con l’esigenza di «evitare che gli effetti della modifica del soggetto passivo decorrano ex tunc, salvaguardando la disciplina vigente». Tuttavia questa battaglia automobilistica sferrata a colpi di norme farà sicuramente molti feriti: innanzitutto i contribuenti, privati di ogni forma di certezza delle norme applicabili; in secondo luogo gli operatori del settore, che saranno costretti ad un nuovo adeguamento delle procedure appena aggiornate, non senza difficoltà applicative. Le uniche vittorie saranno, forse, di quelle poche regioni che sperano di ottenere giudizi favorevoli dalle commissioni tributarie presso le quali pendono ancora ricorsi in materia di leasing. Non è escluso però che si tratterà, forse, solo di una vittoria di Pirro, dal momento che, come il presidente del consiglio Matteo Renzi ha più volte annunciato, le tasse auto sono destinate ad essere presto abolite. © Riproduzione riservata Tar Lazio sulle graduatorie della p.a. L’ANALISI Dirigenti p.a., riforma nel caos Le prime bozze della riforma della dirigenza pubblica confermano l’impressione di confusione e caos data dall’articolo 11 della legge delega 124/2015. Particolarmente delicata è l’abbozzo di disciplina riguardante i dirigenti del ruolo privi di incarico. Si è appreso da qualche tempo che i dirigenti entreranno in un limbo: per 6 anni riceveranno il solo trattamento economico fondamentale, decurtato del 10% di anno in anno, finché non si ricollochino o non si risolva il rapporto di lavoro. È palese la criticità di questo sistema, perchè dà per scontato e corretta l’ipotesi che dirigenti di ruolo, assunti mediante procedure concorsuali finalizzate ad accertarne professionalità e competenza, possano non disporre delle medesime professionalità e competenza e, quindi, essere estromessi dal ruolo dei dirigenti, pur in assenza, per altro, di una valutazione negativa. Un altro paradosso discende proprio dalla valutazione. Infatti, le bozze prevedono, nella sostanza, il medesimo trattamento sia per i dirigenti che si ritrovino senza incarico per il mero fatto della scadenza di quello precedentemente svolto, sia per i dirigenti rimasti senza incarico a seguito di valutazione negativa. Anche questi, infatti, andranno a disposizione dei ruoli per 6 anni, con possibilità comunque di partecipare alle procedure per nuovi incarichi. L’unica differenza è che al termine dei 6 anni, i dirigenti senza incarico per effetto di valutazione negativa non potranno chiedere il demansionamento a funzionari, consentito invece per gli altri dirigenti. Ma, anche il demansionamento pone problemi operativi. Infatti, anche laddove il dirigente alle soglie del licenziamento scegliesse di essere reinquadrato come funzionario per non perdere il lavoro, non si sa come collocarlo, perchè non dispone mobilistica alla regione in cui risiede l’utilizzatore a titolo di locazione finanziaria del veicolo, e non più al luogo di residenza del proprietario del veicolo. Tale disposizione, ha però chiarito il dl enti locali, si applica «dalla data di entrata in vigore del presente decreto», cioè da oggi, e non più dal 15 agosto 2015. Ma le sorprese non finiscono qui perché il successivo comma 7 ha riproposto le stesse disposizioni contenute nel comma 9-bis abrogato dal quale viene, però, epurato ogni riferimento alla natura interpretativa della norma e viene precisato che essa trova applicazione dal 1° gennaio 2016. In pratica le disposizioni che pongono il pagamento del bollo auto dei veicoli in leasing esclusivamente a carico dell’utilizzatore si applicano dall’inizio dell’anno, quelle che attribuiscono la competenza e il gettito del bollo auto alla regione in cui risiede l’utilizzatore dal 25 giugno. Alla faccia della chiarezza. Nella rela- di un datore di lavoro. Dunque, alla scelta del demansionamento seguirebbe un complesso sistema finalizzato a dare priorità alle assunzioni di funzionari ai dirigenti demansionati. Di fatto, quindi, la disciplina dei ruoli della dirigenza finirebbe per incidere sull’autonomia di scelta delle amministrazioni in merito alle assunzioni. In ogni caso, il demansionamento dei dirigenti non garantirebbe per nulla la loro ricollocazione. E si pone in contrasto con la disciplina del demansionamento già vigente per i dipendenti pubblici, ai sensi della quale l’accettazione di attività lavorative in qualifiche inferiori è solo temporanea, e non preclude la possibilità di partecipare a procedure di mobilità riferite alla categoria di inquadramento precedentemente posseduta. Altro tema delicato è la partecipazione alle procedure di selezione per il conferimento degli incarichi dirigenziali. Lo schema del decreto legislativo, infatti, modifica in parte l’articolo 19, comma 6, del dlgs 165/2001 e consente alle amministrazioni di incaricare dirigenti esterni senza che sia più necessario verificare l’assenza di professionalità interne. Si dà, quindi, corso ad una liberalizzazione assoluta della possibilità di avvalersi di dirigenti esterni ai ruoli, i quali per assurdo potranno partecipare, come i dirigenti di ruolo e in concorrenza con essi alle procedure di «interpello». Il che porta necessariamente a chiedersi, da un lato, a che servano ruoli unici se sono aperti a soggetti non appartenenti ai ruoli le procedure di incarico, e, dall’altro, come si possa conciliare la previsione di dirigenti che per 6 anni percepiscano stipendi, sia pure ridotti, a carico delle finanze pubbliche per non fare nulla, senza nemmeno la garanzia di avere priorità, nelle procedure selettive, rispetto a soggetti estranei ai ruoli. Luigi Oliveri Niente concorsi se ci sono idonei DI DARIO FERRARA A ddio alle delibere con cui l’ente pubblico dà il via a un nuovo concorso senza prima pescare fra gli idonei con lo scorrimento delle graduatorie ancora in vigore, peraltro già utilizzate con l’instaurazione di rapporti di lavoro a termine. E ciò perché il decreto «razionalizzazione p.a.» punta a evitare nuove procedure selettive quando nel «bacino» dell’ente esistono profili equivalenti cui attingere: sbaglia allora l’istituto quando lancia il nuovo concorso sostenendo che non c’è una «perfetta identità» fra le professionalità necessarie e quelle già sussistenti, dal momento che l’equivalenza risulta sufficiente in proposito. È quanto emerge dalla sentenza 7254/16, pubblicata il 21 giugno dalla sezione terza bis del Tar Lazio. Controllori perplessi Accolto il ricorso di due ricercatori a tempo determinato difesi dagli avvocati Sergio Fiorenzano e Paolo Mauriello. Nel 2010 i due lavoratori partecipano a un concorso nazionale per soli tre posti e risultano idonei non vincitori, piazzandosi al sedicesimo e al diciassettesimo posto. Ma poi il consiglio d’amministrazione dell’istituto dà il via a un megapiano di assunzioni sulla base del dl istruzione, il decreto legge 104/13. Il punto è che l’ente avrebbe dovuto guardare alle professionalità già ritenute idonee prima di emanare bandi per la selezione di profili che risultano in sostanza analoghi. La scelta del nuovo concorso, infatti, non convince fino in fondo anche i controllori interni ed esterni, vale a dire il collegio dei revisori e lo stesso dipartimento della Funzione pubblica. Effettiva carenza Dopo il dl 101/13, invero, l’ente deve motivare l’effettiva carenza di profili lavorativi prima di mettere in moto ulteriori e onerose selezioni. Oggi i due ricercatori con il contratto a termine risultano adibiti in pratica a mansioni equivalenti a quelle messe a concorso con il piano assunzioni. E in effetti, osservano i giudici amministrativi, la decisione di aprire un’ulteriore tornata di selezione si rivela «sostanzialmente non motivabile» visto che le figure richieste e quelle disponibili appaiono «tendenzialmente» prevalente sovrapponibili. © Riproduzione riservata L AVO R O E P R E V I D E N Z A Sabato 25 Giugno 2016 Sab 45 La legge provinciale appena entrata in vigore si pone in contrasto con la Costituzione A Bolzano l’ispezione è light Se l’azienda sana l’illecito non dovrà pagare sanzioni DI B MAURO PARISI olzano isola felice per chi teme i controlli ispettivi sul lavoro. Diventa, infatti, legge il diritto dell’azienda di cavarsela a costo zero se ha commesso un illecito sul lavoro. Una situazione unica nel panorama nazionale che, tuttavia, oltre a non apparire affatto in linea con la riforma dei controlli varata dal Jobs act l’anno scorso, pone seri dubbi di costituzionalità. Ma in cosa consiste il maggior favore per chi opera nell’Alto Adige rispetto alle medesime realtà imprenditoriali che commettono le stesse infrazioni, ma che si trovano a svolgere attività anche a soli pochi chilometri di distanza (per esempio nella vicina Lombardia)? Con l’art. 17 della legge provinciale del 24 maggio 2016, n. 10 (che modifica leggi esistenti in materia di salute, politiche sociali e pari opportunità, oltre che lavoro), viene oggi espressamente stabilito che verranno individuate con regolamento le «violazioni amministrative che non danno luogo a danni irreversibili e per le quali, in caso di accertamento di una BREVI Aumentano i servizi web dell’Inps per aziende e professionisti, attraverso il rilascio di nuove funzionalità relative alla gestione del tfr. Dal 1° agosto, spiega il messaggio 2800/2016, potranno essere inviate in via telematica le domande e dichiarazioni relative a pagamento diretto del Fondo di Tesoreria (modd. FTES01 e FTES02); pagamento diretto della quota di Tfr maturata durante l’ultimo periodo di Cigs (mod. SR41); dichiarazione del responsabile della procedura concorsuale necessaria ai fini dell’intervento dei Fondi di garanzia (modd. SR52 e SR95). Via libera del ministero del lavoro al pagamento del contributo 2016 per la stabilizzazione di lavoratori socialmente utili emessi a favore di 42 comuni con meno di 5.000 abitanti situati nelle regioni Basilicata, Calabria, Campania, Lazio, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia. L’importo totale erogato è pari a 1.403.729,23 euro. violazione, vengono emesse le prescrizioni di adeguamento». In sostanza, una volta constatata la commissione di una delle individuate infrazioni, l’ispettore del lavoro bolzanino concederà all’azienda un termine per sanare l’irregolarità. In caso di ottemperanza all’ordine, la «partita» si chiuderà là, senza ulteriori conseguenze punitive per l’azienda. Una bella opportunità (e un gran bel risparmio), che apre, tuttavia, notevoli perplessità sulla scelta normativa operata dalla provincia. In primo luogo, perché la normativa sulla materia viene pacificamente ritenuta di competenza statale (anche a mente del dpr 197/1980 sull’attuazione dello statuto provinciale bolzanino): dunque, le funzioni amministrative delegate devono essere esercitate «dagli organi provinciali in conformità alle direttive emanate dal competente organo statale». Nel caso, attualmente, il ministero del lavoro e, a breve, l’Ispettorato nazionale del lavoro. In secondo luogo perché, altrettanto pacificamente, già svariate volte la Corte costituzionale (cfr. sentenza n. 234/2005) si è pronunciata nel senso che i modi pubbli- Gli effetti ISPEZIONI A BOLZANO Con C la l nuova llegge provinciale i i l 10/2016 si punta a minori intralci alle imprese e non punibilità assoluta di quanti sanano gli illeciti sul lavoro EFFETTI ECONOMICI La nuova legge favorisce le imprese che operano in Alto Adige, creando meno vincoli e previsioni di costi e spese per il lavoro La nuova legge provinciale pare ledere la competenza esclusiva RIFLESSI statale in materie di ordinaCOSTITUZIONALI mento civile, quale quella sui controlli sulle imprese cistici della tutela del lavoro lavoro, rientrano nella materia del cosiddetto ordinamento civile e della previdenza sociale, riflettendosi negli ordinamenti tributario e previdenziale. Tutti ambiti di incontrovertibile competenza statale ai sensi dell’art. 117, Cost. In definitiva il provvedimento normativo di Bolzano sfida apertamente il chiarissimo orientamento anche della recente sentenza della Corte costituzionale n. n 19/2014, 19/2014 per cui «nessuna fonte regionale può introdurre nuove cause di esenzione dalla responsabilità penale, civile o amministrativa, trattandosi di materia non disciplinata dagli statuti di autonomia speciale e riservata alla competenza esclusiva del legislatore statale». Del resto, appare del tutto evidente che se potesse valere effettivamente la nuo- v regola bolzanina, non si va potrebbe che costringere a complicati equilibrismi anche organismi di carattere nazionale come Inps e Inail, comunque competenti a contestare illeciti amministrativi sul lavoro e a irrogare sanzioni pure in tale plesso territoriale. A chi dovrebbero rispondere: a Roma o a Bolzano? Manco da dire che la razionalizzazione e uniformazione dei controlli sul lavoro su tutto il territorio nazionale, voluta fortemente con il decreto legislativo n. 149/2015 e la nuova agenzia nazionale, subirebbero un primo, notevole smacco ancor prima di decollare. Ma oltre alle insuperabili questioni giuridiche legate alle novità dell’art. 17, lp n. 10/2016 (tra cui emerge lo scopo palese di recare «il minore intralcio possibile al normale esercizio delle attività dell’impresa»), destano preoccupazione anche i riflessi economici dell’operazione legislativa, con evidente e ingiustificabile alterazione della concorrenza a favore delle realtà imprenditoriali operanti nella provincia di Bolzano rispetto a quelle che si trovano altrove. © Riproduzione riservata Concorso magistratura, in 16 mila per 350 posti Commercialisti e impresa, incompatibilità variabile Sono 16.144 i candidati al concorso per 350 posti da magistrato onorario. Lo ha reso noto il ministero della giustizia con un avviso pubblicato ieri dove, tra l’altro, ha specificato il materiale non consentito al concorso e le regole di redazione dell’elaborato alle prove scritte. In particolare, per quanto riguarda i codici ammissibili allo scritto, via Arenula ribadisce che sono vietati i testi illustrati, annotati o commentati con dottrina o giurisprudenza, esplicitati articolo per articolo, muniti di schemi di qualunque genere, contenenti «mappe» esplicative o «tabelle» che non siano quelle previste dalla legge, suggerimenti o specificazioni di tipo dottrinario o enciclopedico di qualunque tipo. Sono ammissibili, invece, i codici comunemente diffusi in commercio, corredati da indici cronologici, analitico-alfabetico o sommario. Inoltre, la commissione esaminatrice potrà procedere al controllo dei codici e dei testi ammessi in ogni momento della procedura fino alla conclusione delle prove concorsuali. L’avviso raccomanda poi ai candidati di non sottolineare i codici e i testi di legge che saranno sottoposti al vaglio della commissione, di non utilizzare post it, matite, evidenziatori o pennarelli. È infine vietato, prima della dettatura della traccia, utilizzare i fogli protocollo forniti dall’amministrazione per redigere appunti, schemi o annotazioni di qualunque genere. Ricordiamo che le procedure preliminari alle prove scritte si terranno tra il 2 e il 4 luglio prossimi, dove i candidati dovranno adempiere all’identificazione personale mediante esibizione di un documento di riconoscimento e del codice identificativo, al ritiro della tessera di riconoscimento da utilizzare per le prove scritte e orali, alla consegna dei codici, dei testi di legge e dei dizionari di cui è ammessa la consultazione. Le prove scritte, invece, si terranno a Roma, presso la Fiera Roma in via Portuense n. 1645-1647 nei giorni 5, 6 e 8 luglio 2016, con ingresso dei candidati alle ore 8. Gabriele Ventura L’incompatibilità tra la professione di commercialista e l’attività di impresa dipende anche dall’oggetto dell’attività svolta. Se è esclusivamente di gestione patrimoniale, immobiliare e mobiliare, l’insorgere di una ipotesi di incompatibilità è esclusa. È il principio che emerge dal pronto ordini (126/2016 del 20 giugno scorso) inviato dal Consiglio nazionale dei dottori commercialisti e degli esperti contabili in risposta a un quesito sottoposto dall’Ordine di Livorno, in merito alla possibilità di escludere l’incompatibilità di cui all’art. 4 del dlgs 139/2005 qualora il professionista rivesta la carica di socio accomandatario di società avente a oggetto esclusivo la gestione di quote di una srl. Secondo il Cndcec, in particolare, il caso di specie va inquadrato alla luce dell’oggetto sociale della società amministrata che, in questo particolare caso, è una holding pura in quanto svolge esclusivamente l’attività di gestione delle quote di una società a responsabilità limitata. Sul punto, l’art. 4, comma 2 lett. c) del dlgs 139/2005 esclude l’incompatibilità qualora l’attività di impresa sia finalizzata «alla gestione patrimoniale, ad attività di mero godimento o conservative, nonché in presenza di società di servizi strumentali o ausiliari all’esercizio della professione, ovvero qualora il professionista riveste la carica di amministratore sulla base di uno specifico incarico professionale e per il perseguimento dell’interesse di colui che conferisce l’incarico». Allo stesso modo, prosegue il pronto ordini, le norme interpretative sulla disciplina delle incompatibilità affermano che l’ipotesi debba ritenersi esclusa qualora l’attività di impresa sia diretta alla gestione patrimoniale immobiliare e mobiliare: nel dettaglio, ove si tratti di gestione immobiliare, si dovrà trattare di attività di pura gestione, mentre per la gestione patrimoniale mobiliare possono configurarsi sia le ipotesi di gestione statica, cioè stabile investimento in titoli, che dinamica. Gabriele Ventura 46 Sabato 25 Giugno 2016 M E R CAT I E F I NA N Z A Helvetia Vita S.p.A. Compagnia Italo Svizzera di Assicurazioni sulla Vita S.p.A. CNP Alpenbank Aggressive CNP Alpenbank Balanced CNP Alpenbank Balanced 2 CNP Alpenbank Dynamic CNP Alpenbank Substance CNP CIIS Aggressivo CNP CIIS Dinamico CNP CIIS Equilibrato CNP CIIS Moderato CNP CIIS Prudente CNP CIIS Total Return CNP CIIS Essential CNP CIIS Advanced CNP Crescita CNP Dynamic Structured Opp CNP Equilibrato CNP Fondo Interno Certius IV CNP Fondo Interno Certius V CNP Linea Aggressiva CNP Linea Conservativa CNP Dinamico CNP Moderato CNP Protezione CNP Prudente CNP Reddito CNP Sviluppo CNP WB Alternative 99,53 94,32 100,10 120,75 107,18 89,29 91,79 92,57 95,54 98,17 97,20 74,13 81,02 94,04 100,00 93,43 77,02 47,31 94,57 92,07 95,43 98,00 94,91 98,73 95,05 99,77 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 20/01/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 17/06/2016 30/04/2016 Sede Legale e Operativa Via G. B. Cassinis, 21 – 20139 Milano - Tel. 02 53.51.1 Fax 02 53.72.89 E-mail PEC: [email protected] - www.helvetia.it - Capitale Sociale € 47.594.000 i.v. Num. Iscriz. del Reg. delle Imprese di Milano, C.F. e P.I. 03215010962 - R.E.A. n. 1882793 - Iscriz. Albo Imprese di Ass. n. 1.00142 - Iscrizione Albo Gruppi Assicurativi. n. d'ordine 031 - Società soggetta alla Direzione ed al Coordinamento della Helvetia Compagnia Svizzera d’Assicurazioni SA, Rappresentanza Generale e Direzione per l'Italia - Società con unico Socio - Imp. Autor. all'eser. delle ass. sulla Vita con Provv. ISVAP n. 1979 del 4 dicembre 2001 (G.U. del 12/12/2001 n. 288) UNIT LINKED UNIT in EURO DATA PREZZO Quality 15/06/2016 7,486 Progress 15/06/2016 6,6600 BANCASSICURAZIONE UNIT LINKED Maximum 15/06/2016 5,2140 Global Equity 15/06/2016 5,6500 UNIDESIO 760071 12,174 17/06/2016 UNIDESIO 760125 12,074 17/06/2016 UNIDESIO 760185 11,4250 17/06/2016 Global 100 15/06/2016 5,1890 UNIDESIO 760072 12,207 17/06/2016 UNIDESIO 760129 12,199 17/06/2016 UNIDESIO 760186 11,3820 17/06/2016 Flex Equity 100 15/06/2016 10,968 UNIDESIO 760073 12,212 17/06/2016 UNIDESIO 760130 10,8460 17/06/2016 Opportunità Reddito 15/06/2016 4,888 UNIDESIO 760187 11,8550 17/06/2016 Opportunità Reddito Plus 15/06/2016 4,521 Opportunità Crescita 15/06/2016 UNIDESIO 760075 13,016 17/06/2016 UNIDESIO 760139 11,971 17/06/2016 UNIDESIO 760189 11,9250 17/06/2016 4,896 UNIDESIO 760078 11,5030 17/06/2016 UNIDESIO 760140 12,0200 17/06/2016 UNIDESIO 760191 10,457 17/06/2016 11,6800 17/06/2016 UNIDESIO 760147 11,9860 17/06/2016 UNIDESIO 760192 11,8290 17/06/2016 UNIDESIO 760193 12,0770 17/06/2016 UNIDESIO 760201 11,494 17/06/2016 UNIDESIO 760202 12,140 17/06/2016 UNIDESIO 760203 13,0860 17/06/2016 UNIDESIO 760205 10,7610 17/06/2016 UNIDESIO 760206 10,9230 17/06/2016 UNIDESIO 760210 12,222 17/06/2016 4,531 UNIDESIO 760080 Privilege 15/06/2016 4,981 UNIDESIO 760082 11,3580 17/06/2016 UNIDESIO 760149 11,8990 17/06/2016 Eurovita Dynamic Allocation 15/06/2016 5,024 UNIDESIO 760085 10,809 17/06/2016 UNIDESIO 760150 11,962 17/06/2016 Eurovita Conservative Allocation 15/06/2016 5,018 UNIDESIO 760088 12,1470 17/06/2016 UNIDESIO 760156 10,183 17/06/2016 Low Volatility Plus 4,959 Opportunità Crescita Plus 15/06/2016 15/06/2016 UNIDESIO 760091 12,3530 17/06/2016 UNIDESIO 760157 12,4560 17/06/2016 EUROVITA ASSICURAZIONI S.p.A. UNIDESIO 760095 10,566 17/06/2016 UNIDESIO 760159 11,8750 17/06/2016 Via dei Maroniti, 12 - 00187 - Roma Tel. 06 474821 UNIDESIO 760096 11,1070 22/04/2016 UNIDESIO 760160 11,597 04/03/2016 UNIDESIO 760098 12,409 17/06/2016 UNIDESIO 760163 10,0130 17/06/2016 UNIDESIO 760099 11,658 17/06/2016 UNIDESIO 760169 12,919 17/06/2016 www.eurovita.it UNIDESIO 760102 11,311 17/06/2016 UNIDESIO 760170 11,970 17/06/2016 UNIDESIO 760216 11,014 17/06/2016 UNIDESIO 760104 10,9990 17/06/2016 UNIDESIO 760174 12,1910 17/06/2016 UNIDESIO 760229 11,130 17/06/2016 UNIDESIO 760105 10,6550 17/06/2016 UNIDESIO 760179 11,646 17/06/2016 UNIDESIO 760234 10,116 UNIDESIO 760106 11,8390 17/06/2016 UNIDESIO 760180 11,8130 17/06/2016 UNIDESIO 760235 10,096 17/06/2016 17/06/2016 UNIDESIO 760243 9,663 17/06/2016 UNIDESIO 760109 11,5250 17/06/2016 UNIDESIO 760183 11,456 INDEX LINKED UNIT LINKED - FONDI INTERNI MetLife Europe Limited Rappresentanza Generale per l’Italia Via Andrea Vesalio n. 6 00161 Roma Valorizzazione al: 22/06/16 MetLife Protezione in Crescita 70% 1,293 MetLife Protezione in Crescita 80% 1,198 Alico Monet. Protetto Alico Prot.Trim. Eur 22/06/16 22/06/16 1,107 MetLife Protezione in Crescita 90% Alico Liquidita’ 22/06/16 1,051 1,083 Alico R. Prudente Alico Prot.Trim. Usa 22/06/16 1,087 22/06/16 1,190 1,089 AZZOAGLIO CONSERVATIVO 6,701 17/06/2016 AZZOAGLIO DINAMICO 5,583 17/06/2016 AZZOAGLIO EQUILIBRATO 6,789 17/06/2016 UNIDESIO PRUDENTE 11,689 17/06/2016 UNIDESIO MODERATO 11,978 UNIDESIO ATTIVO 12,347 Alico Gest.Bilanc.Glob 22/06/16 22/06/16 22/06/2016 100,872 22/06/2016 INDEX EURO DIVIDEND - 2013 104,915 22/06/2016 17/06/2016 INDEX EuroCrescita 2014 98,822 22/06/2016 17/06/2016 INDEX TOP DIVIDEND 2013 106,751 22/06/2016 EUROSTOXX 50 - 2012 107,089 22/06/2016 12,257 17/06/2016 10,580 17/06/2016 PIP - FONDI INTERNI AZIONARIO EURO 8,632 17/06/2016 AZIONARIO GLOBALE 11,942 17/06/2016 PREVIMISURATO 13,746 16/06/2016 BILANCIATO 11,884 17/06/2016 PREVIBRIOSO 13,554 16/06/2016 CONSERVATIVE 10,372 17/06/2016 PREVIDINAMICO 14,099 16/06/2016 BOND MIX 10,744 17/06/2016 BALANCED 11,796 17/06/2016 GLOBAL EQUITY 14,112 17/06/2016 LINEA 1 12,196 31/05/2016 UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO BREVE TERMINE 10,283 17/06/2016 LINEA 1 - FASCIA A 12,659 31/05/2016 31/05/2016 FPA - LINEE UNIDESIO OBBLIGAZIONARIO MEDIO TERMINE 11,149 17/06/2016 LINEA 1 - FASCIA B 12,400 UNIDESIO AZIONARIO AREA EURO 11,158 17/06/2016 LINEA 2 13,420 31/05/2016 UNIDESIO AZIONARIO INTERNAZIONALE 14,852 17/06/2016 LINEA 2 - FASCIA A 13,732 31/05/2016 31/05/2016 OBBIETTIVO 03/2021 9,600 17/06/2016 LINEA 2 - FASCIA B 13,873 OBBIETTIVO 05/2021 10,191 17/06/2016 LINEA 3 13,348 31/05/2016 HIGH DIVIDEND 8,780 17/06/2016 LINEA 3 - FASCIA A 13,580 31/05/2016 8,066 17/06/2016 LINEA 3 - FASCIA B 14,677 31/05/2016 1,083 CANALE AGENTI E BROKER 1,352 INDEX LINKED Alico R. Multi Comm. 22/06/16 101,498 DUAL INDEX - 2013 OBBLIGAZIONARIO MISTO HELVETIA EUROCRESCITA Alico Gest.Azion.Glob DUAL INDEX - 2012 UNIDESIO VIVACE MEGATREND Alico R. Crescita 22/06/16 0,420 1,364 UNIT LINKED - FONDI INTERNI 94,698 22/06/2016 ATTIVO SPECIFICO Alico Gest.Azion. Eur 22/06/16 22/06/16 1,363 Alico Multi Comm. 22/06/16 0,443 HELVETIA WORLD EQUITY 156,950 HELVETIA EUROPE BALANCED 217,370 21/06/2016 HELVETIA WORLD BOND 243,550 21/06/2016 HELVETIA GLOBAL BALANCED 173,040 22/06/2016 HELVETIA GLOBAL EQUITY 127,850 21/06/2016 106,672 22/06/2016 FONDO CONSERVATIVO 10,000 17/06/2016 HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2014 97,659 22/06/2016 FONDO SVILUPPO 9,900 17/06/2016 FONDO OPPORTUNITA 9,970 17/06/2016 PICK 25 10,000 31/05/2016 LINEA GARANTITA 12,462 31/05/2016 LINEA BILANCIATO 13,817 31/05/2016 LINEA OBBLIGAZIONARIO 13,406 31/05/2016 HELVETIA MULTIMANAGER FLESSIBILE 12,330 21/06/2016 LINEA AZIONARIO 10,221 31/05/2016 HELVETIA MULTIMANAGER EQUITY 12,960 21/06/2016 PIP - FONDI INTERNI www.helvetia.it 22/06/16 1,064 POLAR CAPITAL FUNDS Comparto 22/06/16 Classe di Azioni 0,977 Global Technology Alico Long Investment 22/06/16 0,814 22/06/16 1,734 Alico Agriculture Alico Aper.Indiciz.Glo 22/06/16 22/06/16 0,437 1,346 Ivy Gl.Investors Asset Strat.A EUR 1428,22 NAV EUR GBP USD Healthcare Opportunities Valori al 24/06/2016 Alico Aper.Indiciz.Usa EUR GBP USD Polar Japan Fund USD GBP JPY UK Absolute Return Class A EUR Class A GBP Class A USD Class I EUR Class I GBP Class I USD 22/06/16 0,731 Alico Metals www.metlife.it 22/06/16 0,415 Valori al 23,62 23/06/2016 18,1100 23/06/2016 26,8100 23/06/2016 21,12 16,1900 23,9800 19,86 13,4600 2074,7500 12,22 10,2523 16,5042 12,5050 10,4927 16,8911 23/06/2016 23/06/2016 23/06/2016 23/06/2016 23/06/2016 23/06/2016 18/11/2013 18/11/2013 18/11/2013 18/11/2013 18/11/2013 18/11/2013 www.polarcapital.co.uk NATIONALE SUISSE VITA Alico Aper.Indiciz.Ita 21/06/2016 100,298 HELVETIA THESAURA - Ed. 04-2013 1,325 Alico Sec. Acc. 2017 Alico Aper.Indiciz.Eur 21/06/2016 HELVETIA QUATTRO.10 FPA - LINEE Alico Gest.Bilanc.Eur 17/06/2016 FONDI PENSIONE APERTI Valori al PREVISUISSE-Crescita-MAIN PREVISUISSE-Dinamica-MAIN PREVISUISSE-Garanzia-MAIN Il resto, scopritelo da voi. + VELOCE + MODERNO + BELLO + RICCO + FACILE NEW DA USARE DA LEGGERE DA CONDIVIDERE NEI CONTENUTI DA NAVIGARE Gruppo HELVETIA Valori in Euro 31/05/2016 15,45 14,29 16,19 CONSULENTI TRIBUTARI - LAPET Sabato 25 Giugno 2016 47 La Lapet all’avanguardia nelle soluzioni tecnologiche per la comunicazione La professione in un’app In tasca tutte le informazioni utili ai tributaristi dia», ha aggiunto Falcone. In DI LUCIA BASILE apposita area riservata gli pp Lapet è la prima associati Lapet troveranno applicazione dedicata altresì tutte le comunicaai tributaristi. «Que- zioni a loro dedicate e presto nuovo strumento ventivamente notificate. Lo di comunicazione ci consente strumento infatti consente di tenere sempre aggiornati i l’invio di notifiche push per nostri associati sulle inizia- comunicare a tutti gli utenti tive associative, dall’attivi- dell’app ogni evento nuovo, articolo o notà politico a tizia. Grazie istituziot La sinergia tra app a tale sistema nale messa l’associazioin campo l Lapet, web app, sito ne a sostegno n ha voluto internet www.iltribuintegrare della catarista.it contribuirà a la classica tegoria, a rafforzare la presenza n e w s l e t t e r, quella fordell’associazione nel facendo in mativa e di mercato professionale modo che il aggiornam tributarista mento prot Lapet possa fessionale, L solo per fare qualche esem- avere sempre in tasca tutte pio», ha spiegato il presiden- le informazioni utili e semte nazionale Lapet Roberto pre costantemente aggiorFalcone. Semplice, veloce, nate. In questo modo sono le all’avanguardia, sono solo informazioni a trovare il proalcune delle caratteristiche fessionista che non dovrà più dell’app per tributaristi. «È attivarsi per informarsi. Non solo, con questo nuoinfatti uno strumento estremamente facile da utilizzare, vo dispositivo, il tributarista immediato da gestire e tec- potrà identificarsi in qualità nologicamente all’avanguar- di «tributarista qualificato A Lapet ai sensi della legge 4/2013». Infatti sull’applicativo è disponibile la tessera digitale personalizzata con codice QR, documento da mostrare presso tutti gli uffi ci dell’amministrazione fi nanziaria, enti pubblici o privati. Inoltre, grazie alla tessera digitale i tributaristi potranno registrare la loro presenza agli eventi formativi e alle assemblee, in modo semplice e veloce, e ottenere direttamente online l’accreditamento dei crediti formativi (vedi altro articolo nella pagina). Un percorso, quello che oggi ha portato all’app Lapet che, in linea con il processo di evoluzione tecnologica posta in essere dall’associazione, viene da lontano. «Siamo stati tra i primi della categoria a dotarci di sito internet (www.iltributarista.it) e già dal 2015 abbiamo segnato il sorpasso con la connessione in mobilità rispetto a quella da desktop, rendendo il nostro sito fruibile anche in versione mobile», Completa la smaterializzazione del documento identificativo La tessera associativa in formato digitale S empre al passo con i tempi la struttura organizzativa e tecnologica della Lapet. Ultima novità la pubblicazione sui market place della app dell’associazione. Con la app Lapet, l’associazione ha reso disponibile il nuovo tesserino in formato digitale. Uno strumento all’avanguardia che giunge a completamento di un percorso avviato già da qualche anno. Fin dal 2014 infatti gli associati potevano potevano, accedendo alla propria area riservata dal sito www.iltributarista.it scaricare la tessera associativa in formato elettronico. «Oggi, siamo giunti alla completa smaterializzazione del tesserino grazie al nuovo formato digitale con codice QR, la cui validità, ai sensi della legge 4/2013, può essere verificata consultando l’elenco degli iscritti pubblicato sul nostro sito www.iltributarista.it», ha spiegato il presidente nazionale Roberto Falcone. Tutti gli iscritti dunque, portando con se esclusivamente lo smartphone potranno godere di innumerevoli e pratici vantaggi, quali, solo per fare qualche esempio, registrare in tempo reale la loro presenza agli eventi Lapet, ottenendo direttamente il riconoscimento dei relativi crediti forma- tivi «Uno strumento pensato anche al fine tivi. di potenziare il sistema dell’aggiornamento professionale garantendo attraverso la verifica dell’apprendimento, l’adeguata qualità della prestazione», ha aggiunto Falcone. L’aggiornamento professionale infatti è uno degli elementi più qualificanti dell’attività svolta dall’associazione. «In tal senso, tanto la collaudata formula di apprendimento a distanza e-learning, quanto la nuova modalità di registrazione elettronica delle presenze, rappresentano strumenti utili a rendere sempre più immediata, incisiva e completa la formazione degli iscritti, garantendo allo stesso tempo la tutela degli utenti che ai nostri tributaristi si rivolge», ha chiarito il presidente. © Riproduzione riservata ha precisato il presidente. Oggi è infatti sempre maggiore il numero degli utenti che si collegano al web con smartphone e tablet, rispetto ai classici computer fissi. «Tale trend di crescita ci ha spinti a fare di più: realizzare un’app che è sicuramente il top attualmente disponibile. Inoltre, il forte incremento del numero degli iscritti registrato in questi anni ha fatto emergere l’ulteriore esigenza di fidelizzazione, mantenendo un rapporto costante con gli associati, fornendo loro servizi sempre più innovativi e personalizzati», ha aggiunto Falcone. Tutto questo è l’app per Lapet, sviluppata con società informatica dalla qualificata esperienza nel settore che non rappresenta assolutamente un duplicato del sito internet in versione mobile. La prima è infatti un software che va installato dopo averlo scaricato dagli appositi store online sul dispositivo mobile, la seconda è una web app, ossia un sito web in ver- sione lite. La sinergia tra app Lapet, web app, sito internet www. iltributarista.it contribuirà a rafforzare la presenza dell’associazione nel mercato professionale, dimostrando altresì la sua estrema modernità. «La comunicazione oggi ha assunto un ruolo sempre più centrale e l’app, in tale senso, è tra gli strumenti più moderni che avrà, nei prossimi anni, sempre maggio peso», ha concluso il presidente. «Competitività e tecnologia sono ormai diventati un binomio inscindibile». A cura dell’Ufficio Stampa della ASSOCIAZIONE NAZIONALE TRIBUTARISTI LAPET Associazione legalmente riconosciuta Sede nazionale: Via Sergio I 32 00165 Roma Tel. 06-6371274 Fax 06-39638983 www.iltributarista.it [email protected]