l`osservatore romano
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Spedizione in abbonamento postale Roma, conto corrente postale n. 649004 Copia € 1,00 Copia arretrata € 2,00 L’OSSERVATORE ROMANO POLITICO RELIGIOSO GIORNALE QUOTIDIANO Non praevalebunt Unicuique suum Anno CLIV n. 158 (46.700) Città del Vaticano domenica 13 luglio 2014 . Le brigate Ezzedin Al Qassam intimano alle compagnie aeree di evitare i voli su Tel Aviv Si acuisce la tensione tra il Governo di Baghdad e i curdi Israele non ferma l’offensiva contro Hamas Iraq sempre più instabile TEL AVIV, 12. Non si arrestano i raid israeliani sulla Striscia di Gaza, in risposta ai continui lanci di razzi palestinesi. Nulla, al momento, lascia propendere per un cessate il fuoco, nonostante gli appelli delle Nazioni Unite e dei leader mondiali. Al quinto giorno dell’offensiva israeliana per fermare il lancio di razzi palestinesi, la situazione non si sblocca e lo scontro — che ha già un bilancio di oltre centoventi morti e più di mille feriti — non sembra destinato ad allentarsi. I missili che Hamas e altri gruppi islamici sparano da Gaza proseguono a ritmo continuo, tenendo in costante allarme le città israeliane meridionali e centrali, dove le sirene risuonano più volte al giorno. Intanto, da Tel Aviv, una portavoce militare israeliana ha reso noto che nella notte l’aeronautica ha bombardato oltre sessanta obiettivi nella Striscia. E le brigate Ezzedin Al Qassam, braccio armato di Hamas, hanno Militari israeliani intenti alla manutenzione del cannone di un carro armato (LaPresse/Ap) messo nel mirino anche l'aeroporto internazionale Ben Gurion di Tel Aviv, dove le batterie di contraerea israeliana sono già entrare in azione, intercettando quattro razzi. «L’aeroporto Ben Gurion sarà uno dei nostri obiettivi perché ospita anche una base dell’aeronautica militare israe- liana» hanno dichiarato le brigate con una nota, in cui hanno fatto sapere di avere già tentato di colpire nei giorni scorsi lo scalo. «Siamo pronti a mesi di combattimenti, la guerra questa volta sarà diversa dalle altre e il nemico non si fermerà se non alle nostre condizioni» ha av- L’esercito di Kiev assedia Donetsk e Lugansk Sanguinosi combattimenti nell’est dell’Ucraina KIEV, 12. Nonostante i fitti contatti diplomatici, diventa sempre più difficile trovare un’intesa per un cessate il fuoco nell’est dell’Ucraina, dove l’esercito di Kiev continua a guadagnare terreno assediando i grandi centri industriali di Donetsk e Lugansk, ultimi bastioni dei secessionisti filorussi. Ma l’avanzata, che da ieri registra combattimenti pesanti all’aeroporto internazionale di Donetsk, non è indolore: nelle ultime 24 ore le truppe governative hanno perso trenta fra soldati e guardie di frontiera, di cui 19 colpi- ti in un attacco con lanciamissili Grad, a Rovenki, nella regione di Lugansk. Oltre cento i feriti. Si tratta di uno dei peggiori bilanci dall’inizio dell’operazione. E anche i civili continuano a fare le spese dei combattimenti: nella zona di Lugansk quattro minatori della compagnia Chervonopartyzanskoye sono morti e altri 16 sono rimasti feriti mentre viaggiavano su un bus colpito da un proiettile di artiglieria. Un colpo di mortaio ha ucciso un uomo e ferito due donne. A Lugansk, invece, quattro persone sono rimaste uccise dall’esplosione di un ordigno in una clinica oncologica. E se ieri il presidente ucraino, Petro Poroshenko, in un colloquio con il cancelliere tedesco, Angela Merkel aveva ribadito la volontà di giungere a un’intesa bilaterale, dopo la strage di soldati ha affermato che «per ciascuna morte di un militare ucraino, i militanti filorussi pagheranno con decine o centinaia dei loro». L’esercito ucraino, si prepara ad attaccare Donetsk e Lugansk, città rispettivamente popolate da un milione e 500.000 abitanti. La gente sta già scappando con ogni mezzo dalla zona dei combattimenti. Ormai quasi tutte le attività produttive e commerciali sono chiuse. Per chi resta c’è anche il rischio di diventare vittima di sequestri e torture, soprattutto da parte dei ribelli, secondo Amnesty International, che denuncia un aumento di violenze fuori controllo. vertito Mahmoud Al Zahar, dirigente del movimento islamista che controlla la Striscia di Gaza. Membro fondatore di Hamas, Al Zahar ha aggiunto che «stavolta il popolo palestinese è unito nell’affrontare questa guerra e le cose andranno diversamente». L'aeroporto ha già avviato tutte le procedure di sicurezza, ma dopo le minacce di Hamas — «non volate su Tel Aviv» — alcune compagnie aeree hanno annunciato di voler cancellare i voli per lo scalo israeliano. Secondo alcuni analisti politici, il tentativo di Hamas di colpire lo scalo internazionale potrebbe essere un segnale della volontà dei gruppi islamisti di spingere Israele alla operazione terrestre, nella convinzione di poter infliggere pesanti perdite all'esercito israeliano. E secondo alcuni osservatori, l'intervento militare via terra potrebbe essere imminente. Nonostante la preoccupazione per l’escalation dei combattimenti espressa ieri dal segretario generale dell’Onu, Ban Kimoon, e dal presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha precisato che la pressione della comunità internazionale «non ci impedirà di colpire i terroristi» per infliggere «un colpo decisivo» ad Hamas. Israele, ha ribadito il premier, proseguirà la sua offensiva fino a quando non sarà certo che cesserà il lancio di razzi da Gaza e, sull’eventuale invasione di terra, ha ribadito di essere pronto a tutte le opzioni. A questo proposito, l’esercito israeliano ha intanto reso noto che trentatremila dei quarantamila riservisti richiamati sono operativi. Secondo fonti dello stato maggiore, citate dalla radio militare, entro le prossime ore è attesa la decisione del Governo sull’autorizzazione all’operazione terrestre nella Striscia di Gaza, dove intanto cresce l'emergenza umanitaria. A causa degli attacchi, infatti, oltre centomila persone sono al momento senza acqua potabile e più di duemila abitazioni risultano gravemente danneggiate. E la mancanza di sicurezza sta rendendo difficile portare gli aiuti alla stremata popolazione. I responsabili di un ospedale, che ha finora assistito i feriti dalle bombe sganciate dagli attacchi aerei, ha reso noto che nei prossimi giorni finirà il carburante indispensabile per compiere operazioni vitali in aiuto dei civili feriti. BAGHDAD, 12. Continua a crescere la tensione fra il Governo iracheno dello sciita Nouri Al Maliki e la minoranza curda nel Paese. Ieri Al Maliki ha assegnato le funzioni e gli incarichi del ministro degli Esteri Hoshyar Zebari, curdo, al vice premier con delega all’Energia, Hussain Al Shahristani. Nell’annunciare il cambiamento, il sito dell’Unione patriottica del Kurdistan (Puk) ha affermato che «la decisione di Al Maliki di mettere Shahristani al posto di Zebari è stata presa in seguito alla notizia che i ministri curdi non parteciperanno alle riunioni del Governo di Baghdad». Sulla questione è intervenuto Kifah Mahmoud, consigliere della presidenza della regione del Kurdistan iracheno sottolineando che «quello che riferiscono alcuni media su una decisione di Erbil di ritirare i suoi ministri dal Governo federale non è vero». Secondo Mahmoud, l’assenza dei ministri curdi dalle riunioni del Governo è legata «al periodo di vacanza». Ma al di là delle differenti versioni, è certo che attualmente in Iraq il clima politico — dopo l’offensiva su vasta scala dei miliUna donna ziani dello Stato islamico (Is) — rischia di diventare rovente: e ciò con possibili pesanti conseguenze sulla già assai precaria stabilità del territorio. Basti pensare a quanto accaduto, nei giorni scorsi, in occasione della seduta inaugurale del Parlamento uscito dalle elezioni legislative svoltesi lo scorso 30 aprile. La riunione ha rischiato di finire in rissa, con momenti di forte tensione tra i deputati sciiti, sunniti e curdi. Dovevano essere nominati il nuovo presidente dell’Assemblea e i suoi vice: il degenerare della situazione non l’ha reso possibile. La seconda sessione è stata fissata per domani. Al Maliki ha promesso che in occasione della seconda riunione sarà raggiunto un accordo y(7HA3J1*QSSKKM( +[!"!_!#!%! Bambini senza tetto Caccia ucraini in azione nei cieli di Izyum (Afp) raccoglie acqua in un campo profughi (Afp) vita a un Esecutivo di unità nazionale in grado di dare voce alle diverse componenti politiche. Pressioni venute dall’interno, anzitutto dal massimo leader spirituale degli sciiti iracheni, l’ayatollah Ali Al Sistani, come pure dalla comunità internazionale, in primo luogo dagli Stati Uniti. Tweet del Papa sui mondiali Cultura dell’incontro DAMIANO TOMMASI A PAGINA 5 NOSTRE INFORMAZIONI Il Santo Padre ha nominato l’Eminentissimo Signor Cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, Arcivescovo di La Habana (Cuba), Suo Inviato Speciale alla celebrazione conclusiva del 350° anniversario della fondazione della parrocchia di «Notre Dame-de-Québec» (Ca- Se il Congresso non approva il finanziamento chiesto da Obama per l’immigrazione WASHINGTON, 12. Se il Congresso non approva il finanziamento di quasi quattro miliardi di dollari chiesto da Obama per l’emergenza immigrazione, presto non ci sarà più un tetto per i bambini che hanno attraversato il confine illegalmente. A lanciare l’allarme è il dipartimento per la Sicurezza interna, secondo cui la crisi rischia di andare fuori controllo perché i fondi a disposizione finiranno entro il mese di agosto. «Di conseguenza — ha sottolineato il segretario per gli Affari umanitari Sylvia Mathews Burnwell — ci troveremo senza letti nei centri di accoglienza se il numero di bambini non accompagnati che passano il confine continuerà con lo stesso ritmo». John Boehner, speaker della Camera, ha intanto sollecitato l’adozione, entro luglio, di una legge sull’immigrazione, ma senza firmare a Obama «un assegno in bianco». per la formazione di un nuovo Governo ma, alla luce degli ultimi sviluppi, c’è al riguardo un diffuso scetticismo. Questa sessione servirà anche a testare la solidità della posizione di Al Maliki, che ha ribadito l’intenzione di proporsi alla guida del nuovo Esecutivo. Ma è all’interno della stessa formazione sciita che si stanno registrando riserve circa la candidatura di Al Maliki, e ciò potrebbe vanificare le sue speranze di restare premier. Su di lui, nel frattempo, non si sono allentate le pressioni affinché dia Bambine in una cittadina dell’Honduras (Reuters) nada), «chiesa-madre di tutte le parrocchie dell’America del Nord», in programma il 14 settembre 2014. Il Santo Padre ha nominato Nunzio Apostolico in Etiopia Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Luigi Bianco, Arcivescovo titolare di Falerone, finora Nunzio Apostolico in Honduras. Provvista di Chiesa Il Santo Padre ha nominato Vescovo della Diocesi di Castellaneta (Italia) Sua Eccellenza Reverendissima Monsignor Claudio Maniago, finora Vescovo titolare di Satafi e Ausiliare di Firenze. Il Santo Padre ha nominato Vicario Giudiziale del Tribunale di Prima Istanza per le cause di nullità di matrimonio della Regione Lazio il Reverendo Sacerdote Luca Sansalone, del clero della Diocesi di Roma, finora Vicario Giudiziale Aggiunto presso il medesimo Tribunale. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 2 domenica 13 luglio 2014 Istituito un fondo regionale di solidarietà Rassicurazioni del portavoce di Merkel L’epidemia di Ebola non accenna a rallentare Non è in discussione l’amicizia tra Berlino e Washington GINEVRA, 12. Tra il 6 e l’8 luglio, quarantaquattro nuovi casi di malattia provocata dal virus Ebola, ventuno dei quali mortali, sono stati segnalati in Guinea, Liberia e Sierra Leone. Lo ha comunicato oggi l’O rganizzazione mondiale della sanità (Oms). Il totale dei casi segnalati, sospetti o confermati, dallo scoppio dell’epidemia è salito a 888, tra i quali 539 decessi. L’Oms — spiega una nota pubblicata oggi a Ginevra — continua a monitorare l’evoluzione nei tre Paesi africani. In Guinea, la tendenza dell’epidemia «mostra una bassa attività» nella trasmissione con un solo caso confermato negli ultimi sette giorni. L’andamento dell’epidemia in Liberia e Sierra Leone rimane invece preoccupante, con un alto numero di nuovi casi e decessi. Nei giorni scorsi due esperti dell’Oms, Keiji Fukuda, vice-direttore, e Benido Impouma, coordinatore sub-regionale, hanno compiuto una missione in Sierra Leone e Guinea. Un centro di coordinamento è stato stabilito a Conakry. Un fondo di solidarietà per sostenere la lotta al virus nei tre Paesi più colpiti e per la prevenzione regionale è stato intanto istituito dai capi di Stato e di governo della Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao-Ecowas) durante il vertice Un operatore sanitario in Guinea (Afp) di Accra. I primi finanziamenti che confluiranno nella cassa regionale saranno quelli sbloccati dal presidente nigeriano Goodluck Jonathan, ma in futuro gli altri Paesi della Cedeao saranno chiamati ad alimentarla. Dei tre milioni di dollari promes- Nel Katanga incombe la minaccia dei ribelli KINSHASA, 12. Nelle ultime ore, è stato rafforzato il dispositivo di sicurezza a Lubumbashi, capoluogo della ricca provincia del Katanga, nel sud-est della Repubblica Democratica del Congo. Lo riferiscono i media locali, precisando che militari sono stati dispiegati nei punti strategici della città, tra cui la sede del Governo, del Parlamento, della televisione pubblica e dell’aeroporto. Lo ha deciso l’Esecutivo provinciale, dopo avere ricevuto informazioni — definite molto attendibili — sul rischio di un imminente attacco dei ribelli Mayi Mayi Bakata-Katanga, che avrebbero come obiettivo proclamare l’indipendenza della provincia. Nel capoluogo, militari delle forze armate congolesi e agenti della polizia svolgono pattuglie miste. Nella zona la minaccia della ribellione indipendentista non è nuova: già nel marzo del 2013, i miliziani avevano fatto un’incursione a Lubumbashi prima di arrendersi ai caschi blu della missione delle Nazioni Unite Monusco per la stabilizzazione e la pace nella Repubblica Democratica del Congo. Nelle scorse settimane, i ribelli avevano annunciato un attacco per l’11 luglio per proclamare l’indipendenza del Katanga e innalzare la bandiera secessionista sul centro di Lubumbashi. La data, scelta non a caso, coincide con l’anniversario dell’indipendenza decretata l’11 luglio del 1960 da Moïse Tshombe, pochi giorni dopo la fine della colonizzazione belga sul Congo. Fonti locali hanno testimoniato della presenza di circa ottocento combattenti Mayi Mayi ai piedi dei monti Kibawa, nel territorio di Moba, a nord della provincia, dove sarebbero raggruppati da qualche giorno. Nella stessa zona sarebbe stata segnalata la presenza anche del capo ribelle Gédéon Kyungu. Condannato all’ergastolo nel 2008 per una lunga serie di efferati crimini, il leader dei ribelli Mayi Mayi è riuscito ad evadere dal carcere di Lubumbashi nel 2011. La situazione può diventare esplosiva, dal momento che la posta in palio è altissima. Il Katanga rimane infatti la cassaforte mineraria del Paese, ricchissimo com'è di enormi giacimenti di radio, uranio e diamanti. L’OSSERVATORE ROMANO GIORNALE QUOTIDIANO Unicuique suum POLITICO RELIGIOSO Non praevalebunt 00120 Città del Vaticano [email protected] http://www.osservatoreromano.va si dalla Nigeria, un miliardo andrà alla Guinea. Sierra Leone e Liberia si divideranno anche loro un milione di dollari. Nelle stesse ore a Conakry è stato ufficialmente istituito un centro regionale di sorveglianza e coordina- mento per rafforzare e armonizzare il sostegno tecnico ai paesi dell’Africa occidentale. Altro compito della piattaforma con sede nella capitale guineana sarà la raccolta di fondi da destinare alla lotta contro la febbre emorragica. BERLINO, 12. «L’amicizia con gli Stati Uniti non è in discussione»: lo ha voluto rassicurare a chiare lettere, ieri, il portavoce di Angela Merkel, Steffen Seibert, durante una conferenza stampa a Berlino, dopo che il Governo tedesco ha deciso, giovedì, di allontanare il capo dell’intelligence statunitense nel Paese: una mossa presa da Berlino dopo l’ennesima rivelazione sullo spionaggio americano in suolo tedesco. Il portavoce del cancelliere tedesco ha dichiarato che la collaborazione fra Germania e Stati Uniti è «più ampia e profonda di quella fra i servizi di intelligence». Intanto il ministro degli Esteri tedesco, Fran Walter Steinmeier, incontrerà nel corso di questo fine settimana, a Vienna, il segretario di Stato americano, John Kerry: in agenda vi sarà ovviamente anche la questione dello spionaggio statunitense in Germania. L’incontro fra Steinmeier e Kerry, come afferma una nota del ministero degli Esteri tedesco, è a margine della nuova riunione sul programma nucleare iraniano. In questo momento, nonostante la tensione legata all’allontanamento del capo della Cia in Germania, i toni sono concilianti ed entrambi le parti, riferiscono fonti diplomati- che, sollecitano un «nuovo inizio» nei rapporti fra i due Paesi. Ma nello stesso tempo il Governo di Berlino non nasconde la propria risolutezza e chiede «maggiore rispetto» da parte degli Stati Uniti. Del resto, sottolineano gli analisti, la partnership con Washington sulla sicurezza «non ha alternativa»: fonti diplomatiche indicano infatti che la Germania non vuole che l’accaduto possa essere letto come una «virata» di Berlino verso Mosca. Intanto la spia statunitense invitata alla porta è ancora sul suolo tedesco, ma il Governo conta che lascia il Paese «in tempi rapidi». Attaccata una postazione di militari in Camerun I miliziani fondamentalisti di Boko Haram ampliano il campo di azione YAOUNDÉ, 12. Un folto gruppo di miliziani fondamentalisti islamici di Boko Haram ha attaccato ieri una postazione militare nel nord del Camerun. Lo riferisce l’emittente statale camerunense Crtv, precisando che decine di uomini armati hanno aperto il fuoco contro i soldati nella città di Bonderi, a soli cinque chilometri dal confine con la Nigeria. Lo Contrasti in Nigeria sui fondi alle regioni ABUJA, 12. Contrasti sulla suddivisione dei proventi del petrolio e sullo stanziamento di fondi per le regioni più colpite dagli attentati degli islamisti di Boko Haram stanno condizionando in Nigeria la conclusione di una conferenza chiamata ad affrontare le questioni nazionali di maggior rilievo. A dividere i delegati, riferisce il quotidiano locale «Premium Times», è stata una proposta sul trasferimento di fondi federali agli Stati meridionali produttori di petrolio e a quelli del nordorientali, ostaggio del sanguinoso conflitto tra le forze di sicurezza e i terroristi di Boko Haram. I lavori della conferenza nazionale sono stati aperti nella capitale, Abuja, dal presidente, Goodluck Jonathan. I quasi cinquecento delegati sono stati selezionati in modo da rispecchiare la complessità regionale, etnica e religiosa della Nigeria. Lo stesso capo dello Stato, nato e cresciuto politicamente nel Sud petrolifero, ha frattanto nominato un ex governatore del nord tra i nuovi ministri. Si tratta di Ibrahim Shakarau, ex governatore dello Stato di Kano, diventato titolare del dicastero dell’Istruzione. A gennaio, Shakarau aveva lasciato il partito di opposizione All Progressives Congress. GIOVANNI MARIA VIAN direttore responsabile Carlo Di Cicco vicedirettore Piero Di Domenicantonio scontro a fuoco è durato circa mezz’ora. Un soldato è rimaso ferito. L’attacco dei miliziani di Boko Haram è il secondo sferrato in settimana nella regione camerunense. Negli ultimi tempi, l’organizzazione terroristica — che opera in prevalenza nella Nigeria settentrionale — ha più volte sconfinato, ampliando il campo di azione. Il movimento — tristemente noto anche per i numerosi attacchi alle chiese cristiane in Nigeria — ha come obiettivo l'abolizione del sistema secolare e l'imposizione della legge islamica. Fondato nel 2002 nella città nigeriana di Maiduguri, il gruppo ha da tempo avviato una vasta campagna di terrore tra i monti di Mandara, sul confine che separa il Camerun dalla Nigeria. Un’area difficile da sorvegliare, con oltre duecento chilometri immersi nel deserto, dove Boko Haram ha fondato basi e campi di addestramento per reclutare giovani dediti alle violenze. L’esercito nigeriano ha frattanto annunciato di avere arrestato più di 460 persone, con l’accusa di fare parte di Boko Haram. Il portavoce dell’esercito di Abuja, Olajide Laleye, ha detto che gli arrestati — tra cui otto donne — stavano per salire su alcuni autobus che li avrebbero portati negli Stati settentrionali della Nigeria. Servizio internazionale: [email protected] Servizio culturale: [email protected] Servizio religioso: [email protected] caporedattore Gaetano Vallini segretario di redazione Il luogo di un attentato dei terroristi (LaPresse/Ap) Secondo un rapporto congiunto di Ocse e Fao Servizio vaticano: [email protected] Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998 [email protected] www.photo.va ATENE, 12. Ancora un dramma legato all’immigrazione. Ieri due persone sono morte mentre cercavano di attraversare il mar Egeo. Lo ha reso noto la guardia costiera della Grecia, precisando che il fatto è avvenuto nei pressi dell’isola di Samos, non distante dalla costa della Turchia. Si tratta della stessa zona dove lo scorso maggio avevano perso la vita altri ventidue migranti. Dopo la stretta dei controlli di immigrazione a terra, i trafficanti di esseri umani usano sempre più spesso le isole greche dell’Egeo come rotta per l’ingresso in Europa. Intanto il direttore del Centro per le politiche migratorie dell’Ue, Philippe Fargues, ha presentato ieri una relazione dedicata agli offensivi stereotipi nei riguardi dei migranti. Il documento è intitolato «È proprio vero quel che si dice sulla migrazione? Ripensiamo otto stereotipi». Nel dossier si sottolinea come l’immigrazione è un settore che plasmerà le modalità con cui l’Europa si evolverà nei prossimi anni: di conseguenza occorre realizzare politiche basate sui fatti e non su impressioni o miti. Slovenia al voto per le legislative Diminuiranno i prezzi dei cereali ROMA, 12. I cereali sono ancora al centro della dieta delle persone, ma in molte parti del mondo, con l’aumento dei redditi e dell’urbanizzazione, le diete stanno diventando più ricche di proteine, grassi e zuccheri. I prezzi delle carni bovine aumenteranno a livelli record. Nel corso dei prossimi dieci anni, il pollame dovrebbe superare la carne di maiale e diventare il prodotto di carne più consumato al mondo. La crescita della produzione dell’acquacoltura rimarrà uno dei settori alimentari in più rapida crescita, supe- Dramma dell’immigrazione nell’Egeo rando nel 2014 la pesca di cattura per il consumo umano. Sono le previsioni contenute nell’ultimo rapporto Ocse-Fao Agricultural Outlook 2014-2013, presentato ieri a Roma, secondo il quale il calo dei prezzi delle principali colture è destinato a continuare nei prossimi due anni, per poi stabilizzarsi a livelli superiori al periodo pre-2008, ma nettamente al di sotto dei picchi recenti. «Il messaggio del rapporto di quest’anno è positivo. Gli agricoltori hanno risposto rapidamente ai prezzi alti con un forte aumento della Segreteria di redazione telefono 06 698 83461, 06 698 84442 fax 06 698 83675 [email protected] Tipografia Vaticana Editrice L’Osservatore Romano don Sergio Pellini S.D.B. direttore generale produzione che ha portato anche a un aumento delle scorte. Prevediamo che i prezzi relativi ai cereali diminuiranno per almeno i prossimi due anni. La situazione è diversa per carne e pesce, dove stiamo assistendo a un aumento della domanda. La buona performance del settore agricolo, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, contribuirà all’eradicazione della fame e della povertà», ha commentato alla presentazione del rapporto il direttore generale della Fao, José Graziano da Silva. Tariffe di abbonamento Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198 Europa: € 410; $ 605 Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665 America Nord, Oceania: € 500; $ 740 Abbonamenti e diffusione (dalle 8 alle 15.30): telefono 06 698 99480, 06 698 99483 fax 06 69885164, 06 698 82818, [email protected] [email protected] Necrologie: telefono 06 698 83461, fax 06 698 83675 LUBIANA, 12. Domani, domenica, gli sloveni si recano alle urne per le elezioni legislative anticipate, decise dopo la caduta in maggio del Governo guidato dalla premier, Alenka Bratušek, a causa di dissidi interni nel partito principale, Slovenia positiva. Si tratta del secondo voto anticipato in meno di tre anni. Secondo gli ultimi sondaggi, lo Stranka Mira Cerarja (Smc), il partito fondato soltanto qualche settimana fa dal giurista Miro Cerar, risulta il favorito davanti al Partito democratico sloveno dell'ex premier, Janez Janša (attualmente detenuto a causa di una condanna a due anni per corruzione). Uno dei punti programmatici dell’Smc principali è il ripensamento della strategia di privatizzazione delle partecipazioni statali, iniziata dal precedente Esecutivo. Slovenia positiva è invece al collasso dopo la scissione interna, che ha portato la premier dimissionaria a fondare un nuovo partito, Alleanza per Alenka Bratušek (ZaAB). I sondaggi danno Slovenia positiva sotto il 4 per cento necessario per entrare in Parlamento, mentre ZaAB dovrebbe superarla. Concessionaria di pubblicità Aziende promotrici della diffusione Il Sole 24 Ore S.p.A. System Comunicazione Pubblicitaria Ivan Ranza, direttore generale Sede legale Via Monte Rosa 91, 20149 Milano telefono 02 30221/3003, fax 02 30223214 [email protected] Intesa San Paolo Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Banca Carige Società Cattolica di Assicurazione Credito Valtellinese L’OSSERVATORE ROMANO domenica 13 luglio 2014 pagina 3 Con il gruppo cinque più uno Completa divergenza anche sulla proposta delle Nazioni Unite di verificare le schede di ottomila seggi in Afghanistan Negoziato a Vienna sul nucleare iraniano Ghani e Abdullah ai ferri corti VIENNA, 12. Sarà un fine settimana cruciale a Vienna per il negoziato nucleare tra Iran e i Paesi del gruppo cinque più uno. Anche se restano «divergenze» sul programma atomico di Teheran, come ha detto ieri il ministro degli Esteri britannico William Hague in un’intervista rilasciata al quotidiano austriaco «Wiener Zeitung», e anche se l’accordo è tutt’altro che certo, le parti — impegnate a livello di ministri degli Esteri e coordinate dall’alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza comune dell’Ue, Catherine Ashton — cercheranno di chiudere o al limite di prorogare la Road Map che prevede un’intesa entro il prossimo 20 luglio. Dagli Stati Uniti hanno già anticipato la presenza del segretario di Stato americano, John Kerry, al tavolo, così come da Parigi quella del ministro degli Esteri, Laurent Fabius. Anche la Germania sarà rappresentata dal capo della diplomazia Frank-Walter Steinmeier, come la Cina dal ministro Wang Yi, mentre l’unico ministro degli Esteri del gruppo cinque più uno che non parteciperà alla riunione è il capo della diplomazia russa, Serghiei Lavrov, che sarà sostituito dal rappresentante permanente di Mosca presso le organizzazioni internazionali a Vienna, Vladimir Voronkov. Per l’Iran parteciperà il ministro degli Esteri, Mohammad Javad Zarif, il quale ha già fatto sapere che Teheran non accetterà alcun compromesso sul diritto del Paese di dotarsi di energia nucleare. Ma «le cose si stanno muovendo — hanno confermato fonti occidentali — anche se ci sono ancora divergenze che si cercherà di colmare nei prossimi giorni». A fronte dei dubbi dell’O ccidente sulla possibilità che Teheran stia ancora pensando di sviluppare il nucleare per fini militari, ci sono le rassicurazioni iraniane sulle intenzioni totalmente pacifiche del programma. «Discussioni piuttosto difficili — ha detto il portavoce russo Alexander Lukashevich — ma che fanno intravedere qualche progresso». Tre giorni fa sulla questione è intervenuto anche l’ayatollah Ali Khamenei che ha parlato di sviluppo di capacità nucleare a lungo termine, facendo intravedere la possibilità di una trattativa sul breve periodo. A coordinare i colloqui è come sempre l’Unione europea che ha parlato di posizioni «unitarie» da parte dei Paesi occidentali. La fase finale dei negoziati sul nucleare è iniziata a livello tecnico lo scorso 3 luglio. Le parti puntano a raggiungere un accordo sulla base dell’intesa temporanea (valida sei mesi ma prorogabile per altri sei) firmata il 20 novembre 2013 ed entrata in vigore il 20 gennaio 2014. Secondo i termini dell’accordo l’Iran dovrà rispettare alcune condizioni. In cambio il gruppo cinque più uno e l’Ue si impegnerebbero a eliminare completamente le sanzioni, peraltro già alleggerite all’inizio della trattativa. Il palazzo presidenziale afghano (LaPresse/Ap) KABUL, 12. Si acuiscono le divergenze tra i due candidati a succedere ad Hamid Karzai. L’ex ministro degli Esteri, Abdullah Abdullah, e l’ex ministro delle Finanze, Ashraf Ghani, infatti, la pensano diversamente anche sulla proposta dell’Onu di verificare le schede di ottomila seggi (3,4 milioni di voti) dove si è votato per il ballottaggio presidenziale. Ghani ha accettato la proposta, Abdullah l’ha respinta. Un portavoce dell’ex ministro degli Esteri, riferisce l’agenzia di stampa Pajhwok, ha chiesto un nuovo conteggio per schede di undicimila seggi, ponendo così l’accento sull’esigenza di estendere l’inchiesta sui brogli denunciati da Abdullah. La proposta in questione è stata avanzata dal capo della missione delle Nazioni Unite di assistenza all’Afghanistan, Jan Kubis, con l’obiettivo di superare uno stallo che rischia di far precipitare l’Afghanistan in una crisi istituzionale. Ed è lo stesso obiettivo che ha ispirato la missione a Kabul del segretario di Stato americano, diretta a cercare di rimettere sui giusti binari il processo elettorale. Il capo della diplomazia statunitense, che ha incontrato Karzai, Ghani e Abdullah, ha avuto modo di constatare le frizioni che caratterizzano l’attuale clima politico. Nello stesso tempo Kerry ha avuto modo di ricordare con quale attenzione la comunità internazionale segue l’evolversi della situazione nel Paese: ciò nella consapevolezza che l’acuirsi della crisi politica in Afghanistan potrebbe produrre pesanti conseguenze sui già fragili equilibri nella regione. Il segretario di Stato ha pure rammentato quanto ha affermato, alla vigilia della sua missione a Kabul, il presidente Barack Obama: se il contenzioso legato al processo elettorale dovesse determinare una spirale di violenze, Washington sospenderebbe subito gli aiuti a Kabul. Per il 22 luglio è atteso l’annuncio, da parte della commissione elettorale, dei dati definitivi del ballottaggio svoltosi lo scorso 14 giugno, e il 24 luglio è prevista la proclamazione ufficiale del vincitore: alla luce delle ultime vicende si teme che queste scadenze, già fissate da tempo, possano subire modifiche, con conseguente ritardo del corso naturale del processo elettorale. Per evitare l’aggravarsi della situazione, Kerry ha chiesto a entrambi i candidati di «mostrare senso dello Sta- Putin e Raúl Castro rilanciano la cooperazione to in un momento in cui l’Afghanistan ne ha bisogno». Sul fronte pakistano, intanto, si segnala che il presidente Mamnoon Hussain ha firmato ieri la controversa legge antiterrorismo, approvata la settimana scorsa dal Parlamento. Il provvedimento, che permette alle forze di sicurezza, in alcuni casi, di sparare a vista a persone sospette, nonché di trattenerli in centri di detenzione segreti fino a sessanta giorni, ha suscitato le polemiche delle associazioni dei diritti umani che temono un aumento di abusi e soprusi. La legge inoltre permette le intercettazioni e le retate, e raddoppia a vent’anni il periodo di detenzione per coloro che sono accusati di atti di terrorismo. La promulgazione della legge coincide con la vasta offensiva lanciata, il 15 giugno scorso, dall’esercito di Islamabad nel Nord Waziristan con l’obiettivo di sradicare dall’area la presenza talebana: è da questa regione infatti che i miliziani, che qui possono contare ancora su alcune roccaforti, sono soliti lanciare sanguinosi attacchi sia contro i militari che contro i civili. Violenze nello Stato messicano di Guerrero CITTÀ DEL MESSICO, 12. Almeno 14 persone sono state uccise e altre 19 sono rimaste ferite dopo quattro giorni consecutivi di scontri armati fra bande criminali a Chilapa de Álvarez, nello Stato di Guerrero (sud-ovest del Paese), durante i quali scuole e negozi sono rimasti chiusi a causa della violenza che ha investito la cittadina. Il sindaco Francisco García ha chiesto ieri ai suoi concittadini di «evitare di uscire, soprattutto di notte, finché non sia ristabilito un clima di pace e tranquillità», mentre la procura di Guerrero informava che solo nella notte fra mercole- Paura dopo un terremoto a Fukushima Caracas e i debiti verso le compagnie aeree TOKYO, 12. Un piccolo tsunami si è prodotto nella notte nel nordest del Giappone, dopo un forte terremoto registrato al largo della disastrata centrale nucleare di Fukushima. Una prima onda di circa venti centimetri è arrivata meno di un’ora dopo la scossa a Ishinomaki, la città costiera più devastata dal gigantesco tsunami del marzo del 2011. Onde di pochi centimetri hanno toccato anche altri punti delle prefetture di Miyagi, Iwate e Fukushima. L’allerta tsunami è stata revocata appena due ore dopo essere stata lanciata. Secondo i rilevamenti dello United States Geological Survey, il sisma ha avuto magnitudo 6.5 sulla scala Richter, con epicentro vicino alla città di Namie. Non sono state segnalate vittime o feriti gravi. CARACAS, 12. Il Governo venezuelano ha negato di avere debiti nei confronti delle compagnie aeree internazionali — valutati invece ad oltre quattro miliardi di dollari dall’associazione locale di linee aree — e ha annunciato che la statale Conviasa offrirà «prossimamente», tra l’altro, sette voli settimanali verso l’Italia dopo che Alitalia ha sospeso i suoi collegamenti con Caracas, definendoli «non sostenibili in termini economici». Rilevano gli analisti che lo scontro fra il Governo e le compagnie aeree estere sarebbe un effetto negativo della politica di rigido controllo del mercato dei cambi condotta dall’Esecutivo: i passeggeri acquistano i biglietti in moneta locale e lo Stato deve poi rimborsare le compagnie in dollari. I presidenti russo e cubano (Epa) L’AVANA, 12. Dieci accordi che creano le basi per nuove relazioni nel settore economico e commerciale. Così Russia e Cuba hanno avviato il rilancio del loro rapporto con la visita all’Avana — la seconda dopo quella nel Duemila — del presidente russo Vladimir Putin. Secondo quanto riferito dalle agenzie di stampa, gli accordi firmati riguardano la cooperazione nel settore dell’energia, dei trasporti, della cultura, dell’industria e della sanità. Ma il più importante è quello per la cancellazione del debito di 35,2 miliardi di dollari che l’Avana aveva contratto con l’Unione Sovietica: la Russia ha deciso di condonare a Cuba 32 miliardi, mentre i restanti 3,2 saranno rimborsati a dieci anni. L’accordo «è una nuova dimostrazione della grande generosità del popolo russo nei nostri confronti», ha riconosciuto il presidente cubano, Raúl Castro. Durante la sua visita all’Avana Putin ha incontrato ieri anche Fidel Castro, con cui ha parlato di questioni internazionali e di temi bilaterali, dello stato dell’economia mondiale e dello sviluppo delle relazioni tra la Russia e Cuba. dì e giovedì sette delinquenti e un agente della polizia locale sono morti in diverse sparatorie. La violenza è scoppiata a Chilapa de Álvarez martedì scorso, quando sono iniziati gli scontri fra gruppi armati rivali, ed è sfociata giovedì, malgrado l’arrivo in città di forze federali, in una vera e propria battaglia che ha seminato il panico nel mercato centrale cittadino. In un altro violento scontro armato tra un reparto dell’esercito e una banda di narcotrafficanti nello Stato di Sinaloa, nel nord-est del Messico, si sono registrati tre morti. Risoluzione dell’Onu sui convogli umanitari in Siria NEW YORK, 12. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu dovrebbe adottare lunedì una risoluzione che autorizza i convogli umanitari destinati ai civili siriani a passare dalle frontiere di Turchia, Giordania e Iraq. Dopo settimane di negoziati, i tre Paesi (Giordania, Lussemburgo e Australia) incaricati di redigere la risoluzione hanno raggiunto un accordo sul testo in vista del voto. La Russia, che ha già posto il veto su quattro risoluzioni sulla Siria dopo l’inizio del conflitto, non dovrebbe questa volta bloccare l’adozione. «Siamo vicini a un buon accordo» ha affermato ieri sera — come riferisce l’agenzia Afp — il presidente di turno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, il rwandese Eugène-Richard Gasana. Anche l’ambasciatore russo presso l’Onu, Victor Chourkin, si è dichiarato ottimista, precisando, peraltro senza citarli, che restano nel testo soltanto «due elementi inaccettabili» per la Russia. I passaggi transfrontalieri dei convogli umanitari si faranno in quattro punti: due in Turchia (Bab e Bab Al Hawa), uno in Iraq (Al Yarubiya) e uno in Giordania (Al Ramtha). Il carico dei camion sarà sottoposto a un «meccanismo di controllo» stabilito dall’O nu per confermarne la natura umanitaria. Il premier turco punta a riscrivere la Costituzione ANKARA, 12. Il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdoĝan, ha promesso ieri di riscrivere la Costituzione del Paese se nel voto del 10 agosto sarà eletto presidente. L’obiettivo, ha dichiarato, è di promuovere una «nuova Turchia» che sia prospera e forte, e che entro il 2023 possa essere annoverata fra le prime dieci economie del mondo. Nel corso di un comizio tenuto a Istanbul, il leader del partito per la Giustizia e lo Sviluppo si è impegnato a mandare in soffitta la «vecchia Turchia» che ha definito ostaggio dei colpi di Stato militari. «Una nuova Costituzione lungo la via verso una nuova Turchia sarà una delle nostre priorità, se sarò eletto presidente» ha affermato il primo ministro. Intanto il Parlamento turco ha approvato una legge per far ripartire il dialogo con la minoranza curda. Ankara, ricorda l’agenzia Agi, ha avviato nel 2012 un processo di pace con il leader del Pkk, Abdullah Öcalan, condannato all’ergastolo, ma fino a questo momento i negoziati non hanno prodotto risultati concreti, anche per la mancanza di garanzie per i ribelli che decidessero di collaborare per mettere fine a un conflitto che dura da trent’anni. Scontro fra Governo argentino ed hedge fund A colpi di inserzioni BUENOS AIRES, 12. In attesa della riunione cui partecipano oggi a New York i rappresentanti argentini per arrivare a un accordo con gli hedge fund dei bond di Buenos Aires, lo scontro fra i «fondi avvoltoio» — come definiti dal Governo di Cristina Fernández — e l’Esecutivo di Buenos Aires si è spostato sulle colonne dei giornali. A sorpresa la stampa locale ha pubblicato un’inserzione dell’American Task Force Argentina. Due rappresentanti di questo gruppo sono sbarcati a Buenos Aires e uno di loro, Robert Shapiro, ha criticato il Governo perché non vuole trattare con gli hedge fund. Così facendo, ha detto, «si espone al rischio di un default senza precedenti». Shapiro, citato dalle agenzie di stampa internazionali, ha quindi aggiunto: «I Paesi in genere si vedono forzati al default, non è che lo fanno in modo volontario». Shapiro ha poi affermato che la principale richiesta argentina rivolta alla giustizia statunitense — la sospensione dell’applicazione della sentenza che ordina il pagamento di 1,3 miliardi di dollari agli hedge fund che non hanno accettato la precedente offerta di concambio — è «impossibile da ottenere» senza un accordo precedente fra le parti: ma finora Buenos Aires ha rifiutato ogni negoziazione con quelli che appunto definisce senza termini «fondi avvoltoio». Il Governo argentino ha risposto con un’altra inserzione, in cui sostiene che «i fondi vogliono che un debitore solvente come l’Argentina, che adempie sistematicamente i suoi impegni finanziari, «vada in default». L’OSSERVATORE ROMANO pagina 4 domenica 13 luglio 2014 La scoperta è avvenuta in modo del tutto fortuito durante gli scavi per la costruzione di un ospedale seguendo le fiammelle dei fuochi fatui Frammento del «Libro dei mutamenti» Il pensiero imprescindibile del Serafico A Roma le tombe di Mawangdui Pianto e speranza fianco a fianco I Tutankhamon della Cina di INOS BIFFI ono confitto con Cristo sulla croce»: inizia con le parole della Lettera ai Galati (2, 19) il prologo del Lignum vitae di san Bonaventura. Essere confitto con Cristo sulla croce comporta — scrive il Dottore Serafico — una completa e concreta configurazione nell’anima e nel corpo al Crocifisso: «Chi veramente ama Dio, chi vuol essere un autentico discepolo di Cristo, e desidera conformarsi perfettamente al Salvatore universale crocifisso per lui, con tutto l’impegno del suo animo deve soprattutto proporsi di muoversi portando sempre la croce di Cristo nella mente e nella carne, se veramente intende sentire in se stesso la predetta parola dell’Apostolo». In questa prolungata e appassionata meditazione Bonaventura (di cui la Chiesa celebra la memoria il 14 luglio) si sofferma sui diversi misteri di Cristo: dal- «S i morti, la cui dipartita è pianta dal cielo e dalla terra mentre le dure pietre vengono spaccate come per naturale compassione»; «Dio mio, Gesù buono, benché io sia affatto immeritevole e indegno, fa’ che, pur non avendo meritato di essere presente nel corpo, mediti tuttavia di sperimentare con animo fedele quell’affetto e quella compassione che sentirono per te, Dio mio, crocifisso e morto per me, la tua innocente Madre e la penitente Maddalena nell’ora stessa della sua passione». Né manca poi la comunione con la gioia del Risorto, quando «quel corpo gloriosissimo, sottile, agile e immortale fu rivestito di tanto splendore, da apparire veramente più fulgido del sole, esemplare della bellezza dei corpi umani destinati alla risurrezione». La Chiesa sarà chiamata alla condivisione delle sofferenze di Cristo, e quindi alla purificazione dei peccati. «Come Dio ha abbandonato il capo della Chiesa, Cristo, ai flutti delle sofferenze, così ha permesso che il Francisco de Zurbarán, «San Bonaventura riceve san Tommaso» (XVII secolo, Madrid, chiesa di San Francesco il Grande) la loro prefigurazione alla loro consumazione. Considerando, in particolare, la Cena, l’estatico teologo ci presenta «Gesù, pane consacrato». Tra le cose meravigliose «degne di essere specialmente ricordate si trova l’ultimo banchetto della santissima cena», nel quale «l’Agnello immacolato che toglie i peccati del mondo viene distribuito in cibo, sotto la specie del pane, contenente ogni dolcezza e la soavità di ogni sapore»: banchetto nel quale «rifulsero la mirabile dolcezza della bontà di Cristo», «lo stupendo esempio della sua umiltà», «la larghezza della sua munificenza». L’ammirato sguardo del santo di Bagnoregio prosegue sui successivi eventi del Salvatore: dalla vendita da parte del traditore e l’orazione nell’orto dell’agonia fino alla morte e alla sepoltura. La meditazione del Serafico non regge alla pura narrazione. Erompe di continuo in preghiera e in gemito: «E tu, o uomo perduto, causa di tutta questa confusione e di tutto questo strazio, come potresti non prorompere in pianto?». Un pianto accompagnato dalla speranza: «O anima, per quanto peccatrice, se non aborrisci di seguire le orme del Signore Dio, che per te patisce»; «considera, o uomo redento, chi è e quanto grande e di che genere sia colui che per te pende dalla croce, la cui morte vivifica suo corpo, cioè la Chiesa, fosse tribolato nella prova e nella purificazione sino alla fine del mondo. Così passeranno attraverso molte tribolazioni i patriarchi, i profeti, gli apostoli, i martiri, i confessori e le vergini e tutti quanti i fedeli graditi a Dio; così anche tutte le elette membra di Cristo sino al giorno del giudizio», sino alla gloria del Regno «nel quale col Re regnano tutti i giusti, la cui legge è la verità, la pace, la carità, la vita, l’eternità». Ossia con Gesù, «raggio fontale», «dall’origine eterna, dall’essenza incorruttibile, la cui La teologia di san Bonaventura presenta in modo particolare l’impronta della pazienza e della gloria Non si può ignorare conoscenza dona la vita, la cui scrittura si imprime indelebilmente, la cui visione è desiderabile, la cui dottrina è facile, la scienza dolce, la profondità imperscrutabile, le parole inenarrabili». Egli è «il fine di tutte le cose». Ed ecco i nuovi accenti dell’anima orante: «Tu solo basti, tu solo salvi, tu solo sei buono e soave per quelli che ti cercano, speranza degli esuli, fortezza di quanti tribolano, dolce conforto degli spiriti in ansia». Dallo stile esuberante ed enfatico che distingue Bonaventura — viene spontaneo il confronto con la lucida ed essenziale sobrietà della scrittura di Tommaso d’Aquino — risalta in tutta la sua forza incomparabile la figura del Cristo, umile, paziente e glorioso, nel quale converge e dal quale irraggia la sacra dottrina, destinata a divenire esperienza e “sentimento”. La teologia di san Bonaventura presenta, in modo tutto particolare, l’impronta della pazienza e della gloria del Salvatore. Chi vuole insegnare la sacra dottrina non la potrà trascurare. Anche se non la seguirà. La teologia, infatti, non nasce oggi, per la bravura di un teologo apparso come astro improvviso nel cielo teologico e persuaso di essere un genio: la teologia va ricercata e fatta emergere dal corso di tutta la tradizione della Chiesa, dal momento che ne costituisce una dimensione permanente. Il che, per altro, non comporterà una ripetizione di modelli del passato ma, al contrario, un ripensamento o un oltrepasso con rinnovato vigore mentale. Così fece esattamente Bonaventura, per non dire, tra gli altri, dell’Aquinate e prima ancora dell’incomparabile Agostino, e di tutta una ghirlanda di dottori, che hanno lasciato luminosi modelli ai quali attingere stimolo e ispirazione. Lo scorso mercoledì 2 luglio si è conclusa la sessione estiva di esami presso la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica dell’Archivio Segreto Vaticano iniziata il 26 maggio. Dal 26 maggio al 6 giugno hanno superato la prova del corso annuale di Archivistica, conseguendo il diploma, gli allievi: Laura Spinelli, di Roma; Daniele De Luca di Vercelli; John Alexander Avellaneda Torres, di El Colegio Cund (Colombia); John Cunningham, di Dún Laoghaire (Irlanda); George Cadeddu, di Lucca; Lida Bonolis, di Teramo; Francisco Fernando La Torre Romero, di Valencia (Spagna); Ester Paola Licursi, di Cosenza; Julia Maria Manteca Rey, di Malaga (Spagna); Monica Ciccolella, di Desio; Ilaria D’Amico, di Caserta; Maria Macchi, di Zagarolo; Alberto Ventimiglia, di Cosenza; Robert Tonsati, di Dubrovnik (Croazia); Marco Felini, di La Spezia; Stefano Perego, di Milano; Davide Marino, di Catanzaro; Marina Sambusiti, di Crema; Francesca Giuliani, di Morolo (Frosinone); Erika Maria Di Giacomo, di di ROSSELLA FABIANI Se le scoperte archeologiche davvero importanti sono quelle che influenzano profondamente il modo di percepire la storia antica o le caratteristiche di una civiltà, allora la scoperta di tre tombe di epoca Han (206 prima dell’era cristiana – 220 dell’era cristiana) a Mawangdui, in Cina, negli anni Settanta del XX secolo, può essere annoverata a ragione tra queste. Occasione preziosa appare quindi la mostra allestita a Roma, a Palazzo Venezia («Le leggendarie tombe di Mawangdui. Arte e vita nella Cina del II secolo a.C.») dove fino al 16 febbraio sono esposti ottanta pezzi provenienti dalle celebri sepolture, tra cui lacche, tessuti, manoscritti e dipinti su seta. L’immenso valore dei reperti e il ritrovamento di una salma completamente integra ha fatto paragonare dagli studiosi questa scoperta a quella della tomba di Tutankhamon. La salma della marchesa di Dai è infatti il più antico corpo al mondo conservato non disidratato e con i tessuti non ancora del tutto rigidi. Ritrovate tra il 1972 e il 1974, le tre tombe appartenevano alla famiglia di Li Cang, marchese di Dai e primo ministro dello Stato di Changsha. Si trattava di una corte di si- gnori di alto rango che rappresentavano nei regni vassalli il monarca potente, ma lontano: l’imperatore Han dell’epoca. Changsha, città di fonditori e artigiani che lavoravano la lacca e la seta, era già, sotto gli Han, la capitale dello Hunan regione del Sud e regno vassallo di Chu, che era diventato indipendente sotto gli Zhou. La creazione di un marchesato su questa parte della frontiera soddisfaceva il bisogno di controllo e di difesa di un impero, la cui capitale era cinquecento chilometri più a nord. Mawangdui era il luogo di sepoltura della famiglia del marchese di Dai. Qui furono sepolti Li Chang, sua moglie Xin Zhui e uno dei loro figli. La scoperta ebbe un inizio del tutto fortuito per via di una serie di scavi per la costruzione del rifugio sotterraneo di un ospedale e grazie al manifestarsi di alcuni fuochi fatui (piccole fiammelle di colore blu dovute a fuoriuscita di gas). Le tre tombe al loro interno contenevano i sarcofagi lignei dei defunti conservati in casse di legno dipinto e oltre tremila oggetti — oggi conservati nel Museo provinciale dello Hunan — tra cui statuette in legno per sostituire i servitori e i musicisti, sigilli, timbri, dischi di giada, rotoli, abiti di seta, tessuti ricamati, lacche, ceramiche, bronzi, ogni tipo di pietanza (cereali, fave, frutti, legumi, carni), piante medicinali, zanne di elefante, corna di rinoceronte, monete funerarie, spec- Il Museo provinciale dello Hunan Il Museo provinciale dello Hunan è uno degli otto musei più importanti di tutta la Cina con una media di oltre un milione e mezzo di visitatori all’anno. Fondato negli anni Cinquanta del XX secolo si trova nella città di Changsha, il capoluogo della provincia. Lo Hunan è stato fin da tempi antichissimi un ponte di collegamento e uno snodo fondamentale tra la Pianura centrale e le province del Guangdong e del Gunagxi, così come tra l’alto e il medio corso del Fiume Azzurro. Tutte le antiche civiltà si sono contese questi luoghi ricchi di bellezza e di fascino e vi hanno custodito numerosi e inestimabili tesori che si sono trasformati in reperti dalle tipologie più diverse, rendendo dunque questa zona un luogo ideale per la costruzione di un museo. La collezione del museo supera oggi i centottantamila pezzi tra cui spiccano in maniera particolare, oltre ai reperti di Mawangdui, i bronzi di epoca Shang e Zhou, le ceramiche e le porcellane delle epoche successive, le calligrafie e le pitture di epoca Ming e Qing e altri oggetti di epoca moderna come opere di artisti famosi e manufatti riferiti a usi e costumi delle minoranze etniche. Dal 2010 il museo ha lanciato un piano di riorganizzazione e di espansione riprogettando l’intero edificio che a lavori conclusi avrà una superficie di oltre diciottomila metri quadrati. Diplomati alla Scuola vaticana di paleografia, diplomatica e archivistica Schio (Vicenza); Jean Luc Kouadio Adou, di Tanda (Costa d’Avorio); Vartui Karakhanian, di Skhvilisi (Georgia); Omar Viganò, di Bergamo; Angela Barletta, di Campobasso; Simona Politi, di Piazza Armerina (Enna); Annarita Piemari, di Celano (L’Aquila); Rossella Amendola, di Salerno; Elisa Ciappici, di Fabrica di Roma; Damaso Giordanella, di Roma; Luca Barbagallo, di Catanzaro. Nella precedente sessione straordinaria tenutasi il 1° febbraio 2014 si erano diplomati gli allievi: Agnese Morano, di Terni; Carlo De Palma, di Corato (Bari); Dario Di Stefano, di Catania; Tiziana Di Stefano, di Messina; Giuseppe Tomasino, di Caserta. Nella sessione d’esame straordinaria del 1° marzo relativa al corso di Paleografia greca ha conseguito il diploma l’allieva Manuela Petraglia, di Potenza. Lunedì 23 giugno si sono tenute le prove scritte riservate ai candidati del corso biennale di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, proseguite martedì 24 e mercoledì 25 giugno. La prima, di Paleografia latina, consisteva nella descrizione di un codice della Biblioteca Apostolica Vaticana con trascrizione di una pagina del testo, riconoscimento, datazione e localizzazione della scrittura; la seconda, di Codicologia, verteva sull’analisi complessiva dei caratteri materiali di un codice della Biblioteca Apostolica Vaticana; la terza, di Diplomatica pontificia, richiedeva l’esame critico di un documento pontificio medievale dell’Archivio Segreto Vaticano, con trascrizione diplomatica e compilazione del regesto. I candidati avevano in precedenza superato gli esami di profitto nelle diverse discipline oggetto dell’insegnamento: Paleografia latina, chi in bronzo, pettini in legno. Ma oltre a ricostruire uno spaccato di vita quotidiana, i reperti rimandano l’eco della realtà storica e filosofico-religiosa dell’epoca. Lo stendardo funerario a forma di T ritrovato nella tomba della marchesa di Dai restituisce l’immagine cosmogonica che avevano a quel tempo i cinesi, descrivendoci la loro idea della vita dopo la morte e il loro de- Bacinella laccata con disegni di nuvole (rinvenuta nella tomba n. 3) siderio di immortalità. Diviso in tre fasce raffiguranti i piani dell’esistenza celeste, di quella terrena e di quella del mondo sotterraneo, lo stendardo presenta al centro la marchesa di Dai appoggiata a un bastone e pronta per il suo viaggio verso l’immortalità. Di straordinaria importanza è stato anche il ritrovamento di tavolette in bambù e di pezze di seta sulle quali erano dipinti in vernice nera testi antichi. Il valore di questi manoscritti è inestimabile, sia che si tratti di testi già noti, perché provenienti dalla tradizione, sia che si tratti di testi perduti. Se ne sono ritrovati più di cinquanta. Tra questi, opere come La divinazione attraverso l’interpretazione dei fenomeni astrologici e atmosferici (Tianwen qixiang za zhan), il più antico mai rinvenuto al mondo, o le Prescrizioni mediche per 52 malattie, il testo farmacologico più antico e completo finora scoperto; ma anche testi classici come due esemplari del Libro della Via e della Virtù, una parte del Libro dei mutamenti e una delle Cronache delle Primavere e degli Autunni. E ancora, mappe delle città e la più antica carta geografica conosciuta al mondo; una vera e propria biblioteca sotterranea. Diplomatica generale, Diplomatica pontificia, Codicologia, Archivistica e Sigillografia. L’esame finale ha avuto luogo mercoledì 2 luglio presso la Prefettura dell’Archivio Segreto Vaticano. Hanno sostenuto le prove con successo e conseguito il Diploma di Paleografo-Archivista, gli allievi: Jonathan D’Onofrio, di Prato; Annalisa Lorenzetti dell’Aquila; Eleonora Niedda, di Civitavecchia. La commissione esaminatrice era composta da monsignor Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, direttore della Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, da monsignor Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana e dai docenti della Scuola: Luca Becchetti, docente di Sigillografia; Paolo Cherubini, docente di Paleografia latina; Paolo d’Alessandro, docente di Codicologia; Marco Grilli, docente di Archivistica; Marco Maiorino, docente di Diplomatica pontificia; Giovanna Nicolaj, docente di Diplomatica generale. L’OSSERVATORE ROMANO domenica 13 luglio 2014 pagina 5 Domenica sera la finale mondiale tra Argentina e Germania «I Mondiali hanno fatto incontrare persone di diverse nazioni e religioni. Possa lo sport favorire sempre la cultura dell’incontro» (@Pontifex_it) Scuole a confronto di DAMIANO TOMMASI i mondiali di calcio siamo arrivati al fine settimana tanto atteso da molti brasiliani e ci siamo arrivati con uno stato d’animo del Paese ospitante completamente stravolto. Sarà il fine settimana del tifo contro. Ai brasiliani delusi e affranti dalla semifinale con la Germania piacerebbe vedere perdere entrambe le fi- A naliste, perché mai vorrebbero assistere a una vittoria degli argentini al Maracanã. E chissà, forse preferirebbero che i loro beniamini perdessero anche l’ultima partita per il terzo posto con l’Olanda, sperando che possa essere il viatico per un nuovo progetto che riporti il Brasile ai vertici del calcio mondiale. Delle quattro nazionali giunte al traguardo qual è più abituata alle finali? I numeri parlano chiaro e danno per favorite rispettivamente Germania per la coppa e Brasile per il terzo gradino del podio, ovvero due nazionali capaci di giocare rispettivamente dodici e dieci finali. Olanda e Argentina sono invece ferme a quattro e l’Olanda le ha perse tutte: che sia la volta buona con questo Brasile? Al di là dei pronostici, sarà la resa dei conti tra la scuola calcistica europea e quella sudamericana. Nel 2010 in Sud Africa per la prima volta una squadra europea, la Spagna, era riuscita a vincere il Mondiale lontano dall’Europa. All’inizio di questo torneo il clima ostile, caldo e umido, faceva pensare che per le squadre europee sarebbe stata dura, ma ci si era sbagliati tutti. La Germania avrà, quindi, l’opportunità concreta di rompere la tradizione che vuole una sudamericana vincitrice nel proprio continente. Di sicuro una partita il calcio europeo l’ha già vinta perché il novanta per cento dei calciatori delle quattro semifinaliste giocano in Europa e solo sette calciatori (di cui tre portieri) in squadre sudamericane. Le scuole a confronto potrebbero essere anche quelle delle panchine. Luiz Felipe Scolari, allenatore del Brasile — pur vincendo sul blasonato Louis van Gaal, il collega olandese — non cancellerà senz’altro la sconfitta pesante subita dal più giovane Joachim Löw (commissario tecnico della Germania), ma Alejandro Sabella, allenatore dell’Argentina, avrà l’opportunità di dimostrare come irretire la corazzata tedesca. Sabella, tra tutti, è il commissario tecnico che più incuriosisce. È riuscito nella semifinale, ma non solo, a imbrigliare il gioco degli avversari. L’Argentina, in questo, si allinea alla tifoseria brasiliana e sembra avere come obiettivo quello di giocare contro. Il primo pensiero è quello di non dare spazi, di non lasciare occasioni e di affidarsi a lui, Messi, quattro volte pallone d’oro, l’unico calciatore forse oggi in grado di caricarsi una squadra sulle spalle e fare quello che è riuscito a Maradona per tanti anni: portarla al trionfo. Non sarà forse un caso, allora, che gli argentini proprio ventiquattro anni dopo l’ultima finale mondiale disputata, guidati in campo da Maradona, appunto, si ritrovino di fronte la stessa Germania. È senz’altro la domanda alla quale tutti gli Dietro la foto di quel bambino ebreo che riuscì a salvarsi dalla persecuzione nazista Il passaporto di Enrico di MAGDALENA ARQUEROS VALER Dico addio al tempo presente per addentrami nel passato, anche se mi fa piacere chiedere a questo tempo di ridiventare quello storico. E la mia richiesta sembra essere stata accolta. In un caffè romano incontro un distinto signore, che da lungo tempo desideravo conoscere. Ha accettato di parlare di sé, di ricordare gli eventi che gli toccò vivere nella sua adolescenza tra il 1938 e il 1944. È una storia drammatica, fatta di tensioni, ma indispensabile per lui. Tre anni fa ho scritto un testo; da quel momento è rimasta impressa nella mia memoria la tenera fotografia di un bambino, incollata a un passaporto, che aveva richiamato la mia attenzione. Forse è stata quella fotografia la ragione della mia ricerca e del mio incontro odierno, che mi ha permesso di stringere la mano di quel bambino... quel ragazzo, come dice il signore seduto accanto a me, il cui nome è Enrico Mandel Mantello. È lui il giovane del passaporto che ora ha la saggia età di quasi 84 anni (è nato a Cluj, nel 1930, allora Ungheria oggi Romania), brillanti capelli bianchi e una conversazione spigliata. È il figlio maggiore del grande eroe della Shoah George Mandel Mantello, che ha avuto altri due figli, Andrea Giorgio e Susanna. Fu suo padre a emettere cinquemila certificati per salvare gli ebrei, mille dei quali sono conservati nel Museo dell’Olocausto (Washington D.C.). La cifra originale fu di oltre diecimila documenti distribuiti in diverse zone dell’Ungheria. George è considerato un eroe anche perché diffuse il protocollo di Auschwitz, facendolo conoscere in Svizzera e raccontando le aberrazioni commesse dall’antisemitismo di quegli anni. Situazione fino ad allora sconosciuta nel resto del mondo. Al riscatto delle vittime ebree collaborarono anche diplomatici del Portogallo, della Croce rossa internazionale, rappresentanti del Vaticano, della Romania, e migliaia di studenti volontari svizzeri. Mandel non riuscì però a salvare la vita ai suoi genitori, perché i documenti (certificati, passaporti con la cittadinanza salvadoregna) giunsero troppo tardi ai loro destinatari, due giorni dopo il loro arresto. Tutto è iniziato quando ho visto la fotografia di Enrico, il suo volto sensibile, puro, infantile, che mi è rimasto impresso dentro, fino a diventare parte dei miei pensieri. Dico al tempo di tornare indietro, perché sono stati miei pensieri a voler capire il motivo per cui nel passaporto di quel bambino sembrava che nessuno lo accompagnasse. Era orfano? Ha relegato la guerra e le sofferenze in un angolo della memoria Senza permettere loro di prevalere sul resto dei suoi anni Ho girato la pagina e ho trovato subito la risposta. C’erano le foto dei suoi genitori, George e Irene, dai bei capelli neri e ricci. Lo accompagnavano, quindi non era solo. La foto suscita tenerezza, sembra che i suoi occhi chiedano protezione. Ma il signore accanto a me, che è lo stesso Enrico, mi dice nuovamente che non lo devo pensare come un bambino, perché era già un ragazzo. Contemplare quel passaporto rosato mi fa scoprire che il tempo si è accumulato nelle sue pagine (più di 54 anni), toccate da tante mani, alcune buone altre ingiuste. Quel giovane, che poteva essere stato cittadino di qualsiasi Paese, era stato vittima della persecuzione del nazismo (era un ebreo con un passaporto salvadoregno). Era il dicembre del 1943 quando fu soccorso da Ferrero Andrade della Croce rossa internazionale, e aiutato anche da Arístides de Sousa Mendez do Amaral e Abranches (1885-1954), un diplomatico portoghese amico di Mandel-Mantello. Lo portarono a Budapest, e poi in Svizzera, dove giunse sano e salvo e dove poté riabbracciare suo padre. Rimase lì come ospite dei gesuiti. Aveva passato le frontiere come un semplice cittadino ungherese, non aveva mai usato il passaporto salvadoregno. Continuò a vivere, e a studiare, lì, nella fredda ma nobile Svizzera. Enrico sottolinea che non è mai stato in un campo di concentramento ed esprime la sua ammirazione per Arístides de Sousa e anche per suo padre, George Mandel Mantello, ebreo ortodosso primo segretario del consolato di El Salvador in Svizzera. Enrico, giovane vittima della Shoah, aveva vissuto in un periodo di guerra e di persecuzioni, sopravvivendo come pochi altri. Con il suo nome originale, Imre. Il mio è stato un incontro con il tempo, con il tempo impregnato in quelle pagine di colore rosato, parte del passaporto di un eroico giovane ebreo che ho avuto il privilegio d’incontrare oggi a Roma, dove è giunto dalla Svizzera. Enrico Mandel Mantello non ha rinunciato al mondo, al contrario, ha amato e ama la vita e ne riconosce il grande valore. La madre Irene sopravvisse grazie a Carl Lutz, e morì a Ginevra nel 1979, all’età di 72 anni. Nonostante il dolore di quei giorni, ricorda la sua ammirazione per l’attrice Carroll Baker, pseudonimo di Karolina Piekarski (Baby Doll), che debuttava allora negli Stati Uniti, offrendo quell’allegria di cui la gente di allora aveva tanto bisogno. Enrico ha continuato gli studi con i gesuiti in Svizzera, ha avuto una vita relativamente tranquilla e si è felicemente sposato. La guerra e le persecuzioni le ha spostate in un angolo della sua memoria, senza permettere loro di prevalere sul resto dei suoi anni. Beve un sorso, e i suoi ricordi non affogano nel rancore, ma scivolano via, come se tutto fosse troppo lontano e non avesse rotto la sua esistenza, perché è questa la traiettoria della sapienza donata dal tempo. La sua serenità e i suoi capelli bianchi gli hanno permesso di superare tutto, il viaggio attraverso vari Paesi con tante frontiere, che riuscì a varcare grazie alla sua forza di giovane eroe. La ricerca è durata tre anni e si è conclusa con il piacere di stringere la mano di quel giovane sconosciuto del passaporto, eroe senza saperlo della storia; proprio questo ho apprezzato e mi ha dato una gioia infinita. E mi piace dedicare questo ricordo a tutti gli Enrico che, senza saperlo, nella loro adolescenza furono eroi. argentini da tempo cercano risposta. Messi più di Maradona? Messi trascinatore e nuovo degno numero 10 per l’Argentina? Fino a oggi mancava questo tassello alla carriera di Leo Messi per avvicinarsi e superare il mitico Diego. Domenica sera avrà la possibilità di dimostrarlo. Lo farà avendo tutto contro, proprio come accadde a Roma nel 1990. Il pronostico che è a favore della Germania e contro la squadra di Sabella, il pubblico indeciso su chi dovrà vincere sarà invece certo su chi dovrà perdere, l’Argentina appunto, e infine Messi avrà contro anche il Bayern Monaco. Leo Messi, infatti, si ritroverà di fronte il fantasma della squadra capace nel 2013 di affondare l’avventura del suo Barcellona nella semifinale di Champions League. 7 a 0 il totale del doppio confronto che vide in campo per il Bayern metà dei protagonisti di questa Germania formato mondiale. Dovrà dunque scacciare l’incubo, come hanno provato a fare i brasiliani con l’Uruguay, e in questo lo aiuterà senz’altro Sabella e il suo calcio contro. Niente spavalderia, niente “tiki taka”, niente ricami: concretezza, solidità e cinismo al momento giusto potranno essere gli ingredienti per animare a dovere una partita che chiuderà la triplice sfida tedeschi-argentini dopo le due finali 1986 e 1990. #PAUSEforPeace Un minuto di silenzio pensando alla pace Un minuto di silenzio prima della finale per ricordare quanti nel mondo sono colpiti da conflitti e violenze: è questa la richiesta lanciata dal Pontificio Consiglio della Cultura con la campagna Pause for peace, partita con un tweet del Pontificio Consiglio che ricorda come nella storia gli eventi sportivi fossero momenti di pace. L’hashtag da rilanciare è il semplice #PAUSEforPeace. Mostra al Museo Bilotti De Chirico incontra l’Australia Imants Tillers «Antipodean manifesto» (1986) «Dreamings. L’Arte Aborigena Australiana incontra De Chirico» presenta più di cinquanta opere eseguite dai più importanti artisti indigeni contemporanei, esemplificative delle varie scuole artistiche delle regioni desertiche centrali e occidentali dell’Australia. Le opere provengono in gran parte da una delle più rappresentative collezioni private del settore, quella di Marc Sordello e Francis Missana. La mostra, allestita al Museo Bilotti di Villa Borghese da Ian McLean ed Erika Izett, aperta fino al 2 novembre, invita il visitatore a immaginare un dialogo tra l’Australia e l’arte metafisica di De Chirico, presente nella collezione permanente del museo. L’OSSERVATORE ROMANO pagina 6 domenica 13 luglio 2014 D all’episcopato in Venezuela chieste misure di clemenza per favorire il dialogo nazionale Che gli avversari si incontrino Ai vescovi colombiani si uniscono gli organismi internazionali Nel Chocó indigeni da proteggere BO GOTÁ, 12. Dopo la denuncia dei vescovi colombiani sulla drammatica situazione delle popolazioni indigene del dipartimento di Chocó, anche il rappresentante in Colombia dell’Alto commissariato dei diritti umani delle Nazioni Unite, Todd Howland, il defensor Jorge Armando del pueblo, Otálora, e i rappresentanti delle popolazioni indigene e afro-discendenti hanno sottolineato la violazione dei diritti umani e la crisi umanitaria che vive la regione, che si estende sulla costa colombiana del Pacifico e comprende le diocesi di Quibdó e di Istmina-Tadó. Il dato più preoccupante — riferisce l’agenzia Fides — è la quantità di persone che fuggono dal dipartimento di Chocó: solo in questa prima parte del 2014 sono già quattromila. Monsignor Juan Carlos Barreto Barreto, vescovo di Quibdó, ha denunciato nei giorni scorsi la costante violazione dei diritti umani nella regione e le difficoltà geografiche per accedere alla zona, alle quali si somma la presenza di bande di narcotrafficanti che spesso ostacolano e impediscono la presenza dei servizi dello Stato. «Il Governo sicuramente ha già fatto uno sforzo per investire nella Riunito a York il sinodo anglicano atteso da una delicata votazione La Church of England decide sulle donne vescovo YORK, 12. Potrebbe passare alla storia della Church of England il sinodo generale che si sta svolgendo dall’11 al 15 luglio a York e che, lunedì, vedrà il probabile via libera delle autorità ecclesiastiche anglicane all’ordinazione delle donne vescovo. Nel febbraio scorso il sinodo ha approvato una procedura rapida per ridurre da sei a tre mesi il periodo delle consultazioni sull’argomento nelle quarantaquattro diocesi inglesi (quasi tutte a favore della riforma). Nel caso in cui lunedì 14 ci sia il sì definitivo da parte del clero anglicano, le prime donne vescovo potrebbero essere ordinate tra la fine dell’anno e l’inizio del 2015. Una “rivoluzione” sostenuta fra gli altri dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Comunione anglicana, e dal primo ministro britannico David Cameron. Per l’approvazione finale della «Women in the Episcopate legislation» serve la maggioranza dei due terzi di ciascuna delle tre componenti del sinodo: vescovi, clero e laici. Nel novembre 2012 i vescovi e il clero convalidarono la riforma, che trovò invece resistenze tra i laici, mostrando sull’argomento divisioni profonde in seno alla Church of England rispetto a comunità anglicane più “progressiste”, come a esempio quella gallese, che ha già autorizzato le donne vescovo. Un anno dopo, nel novembre 2013, venne approvato il principio dell’ordinazione delle donne vescovo, aprendo la strada a mesi di confronto. Il rischio, secondo alcuni osservatori, è quello di una crisi che potrebbe coinvolgere l’intera Comunione anglicana: «Le Chiese anglicane in Africa non vogliono né le donne vescovo né le donne sacerdote», ha fatto notare Odon Vallet, storico francese delle religioni, e l’adozione della riforma in Inghilterra potrebbe condurre addirittura a «uno scisma in Africa». Dal canto suo padre Simon Killwick, presidente del “gruppo cattolico” in seno al sinodo, ha riferi- to che le discussioni, dopo lo “scacco” del novembre 2012, sono state «fruttuose» e «una nuova atmosfera sta caratterizzando il dibattito». Prudente Hilary Cotton, presidente del gruppo a favore delle donne vescovo: «Siamo pieni di speranza ma affatto sicuri del risultato per la partecipazione al voto di persone che si oppongono al principio e che, hanno detto, voteranno contro». zona — ha detto il vescovo — ma i risultati ancora non si vedono». E rivolgendosi ai narcotrafficanti Barreto Barreto ha concluso: «Dovete riconoscere che siete un problema per la popolazione, la gente vi considera una calamità, cercate solo i vostri interessi». Dai presuli di Panamá I mali da combattere PANAMÁ, 12. «Non possiamo lamentarci del male senza agire e lottare contro di esso»: lo affermano i vescovi di Panamá nel comunicato pubblicato al termine della loro assemblea plenaria tenutasi dal 7 all’11 luglio, del quale l’agenzia Fides offre una breve sintesi. Nella dichiarazione l’episcopato esprime preoccupazione in particolare per «il problema dell’insicurezza, che è arrivata perfino dentro le chiese e nelle famiglie, la mancanza di tutela delle risorse naturali come le foreste e l’acqua, l’insicurezza alimentare che colpisce la sopravvivenza del popolo, la scarsa qualità dei servizi sanitari, dell’istruzione e dei trasporti, e il proliferare del business della droga». Luterani e cattolici tedeschi verso il 2017 Dal conflitto alla comunione BERLINO, 12. Si chiama «2017 gemeinsam unterwegs» (2017 insieme in cammino) ed è la piattaforma internet messa a punto da luterani e cattolici tedeschi per approfondire la riflessione ecumenica in vista dei cinquecento anni della Riforma che cadono appunto nel 2017. L’invito — secondo quanto sottolinea l’agenzia Notizie evangeliche — è quello di discutere delle questioni fondamentali poste in rilievo dal documento Dal conflitto alla comunione, redatto nel 2013 dalla Commissione luterana–cattolica sull’unità dei cristiani. I temi principali sono presentati con cadenza settimanale sotto forma di «domanda della settimana», a cui due figure istituzionali — una luterana e una cattolica — rispondono esponendo la propria posizione. I fedeli luterani e cattolici sono così chiamati a studiare insieme le questioni fondamentali come esercizio ecumenico, e inoltre, grazie alla piattaforma internet, a pubblicare i propri commenti ai temi. Ne risulterà per ogni domanda un testo ampliato dagli stessi commenti, che sarà utilizzato dalla commissione come materiale di lavoro. CARACAS, 12. «Non sarà possibile trovare soluzioni soddisfacenti per i problemi che affliggono la gente, né ci sarà una vera riconciliazione nella nostra società, se non ci ascoltiamo, se si reprime senza indagare le cause da cui nascono le proteste». È un rinnovato appello alla pace e alla riconciliazione nazionale quello lanciato dai presuli venezuelani a conclusione della loro assemblea plenaria. Una vera esortazione alla ripresa del dialogo tra le parti sociali con la esplicita richiesta della «grazia» per quelli che si considerano prigionieri politici e la concessione della libertà alle persone arrestate durante i moti studenteschi iniziati nel Paese nel mese di febbraio: «Chiediamo la libertà degli studenti e provvedimenti di grazia per i prigionieri politici e per quelli che sono emigrati per motivi politici». Per ben quattro mesi, infatti, il Paese è stato lacerato dalle proteste, che in alcuni casi sono state segnate da episodi di accesa violenza, e che hanno lasciato sul campo più di quaranta morti e quasi novecento feriti, con più di 2.500 persone arrestate. In questo contesto i presuli, respingendo le accuse di «agire come soggetti politici», sottolineano come il lavoro dei sacerdoti e dei pastori della Chiesa implichi oggi anche «il saper tendere ponti per promuovere l’incontro tra avversari e per promuovere la riconciliazione del nostro popolo frantumato e diviso dalle ideologie». Si tratta «di un servizio che forniamo al popolo del Venezuela, fedeli alla visione del mondo e dell’umanità come creature di Dio, soggetti alle leggi eterne». Di qui, una dettagliata analisi della situazione sociale: «Sono note le circostanze difficili che colpiscono la popolazione in generale: violenza, insicurezza e crescente criminalità, il dramma della povertà, il costante aumento del costo della vita, accompagnati dalle successive svalutazioni della moneta e dagli eccessivi controlli sulle attività produttive». Spesso — conclude l’episcopato — i poveri e in generale coloro che soffrono diventano semplicemente «una scusa o uno schermo ideologico per raggiungere altri fini». Critiche inoltre alla piaga della corruzione, «in ogni ambito dello Stato», al militarismo generalizzato e alla sproporzionata repressione di qualsivoglia dissidenza. Verrà costruita nel «pueblo cautivo» di Sandino Prima chiesa cattolica a Cuba 55 anni dopo la rivoluzione castrista L’AVANA, 12. Il municipio di Sandino, nella provincia di Pinar del Río, è stato scelto come luogo di costruzione della prima chiesa cattolica a Cuba a cinquantacinque anni di distanza dalla rivoluzione castrista del 1959. Non un luogo scelto a caso. Sandino è nato da uno dei pueblos cautivos creati dal regime comunista — riferisce EnOriente.com — per allontanare in maniera forzata migliaia di famiglie dai loro luoghi di origine perché accusate di aver preso parte o collaborato alla rivolta dei contadini all’inizio degli anni Sessanta nel massiccio montuoso di Escambray. Il nuovo edificio sorgerà grazie alla collaborazione con la parrocchia di San Lorenzo a Tampa, negli Stati Uniti, in gran parte composta da fedeli cubani in esilio. Potrà ospitare circa duecento persone e occuperà un’area di ottocento metri quadrati nel centro della città. «Da molti anni aspettavamo una chiesa — racconta il parroco di Las Martinas y Sandino, padre Cirillo Castro — ma adesso finalmente possiamo dire che siamo sulla strada giusta». Il sacerdote è stato recentemente a Tampa per incontrare le autorità ecclesiastiche locali e raccogliere donazioni per la costruzione del luogo di culto. L’OSSERVATORE ROMANO domenica 13 luglio 2014 pagina 7 Conferenza del cardinale Turkson a Monaco di Baviera Al servizio del bene comune Messaggio per la Giornata mondiale del turismo Un potente motore di sviluppo Il turismo è un motore fondamentale di sviluppo economico, per l’importante contributo che apporta al prodotto interno lordo (Pil), valutato intorno al 3 - 5 per cento a livello mondiale, alla creazione di posti di lavoro, stimati tra il 7 e l’8 per cento del totale nel mondo dell’occupazione, e alle esportazioni visto che favorisce il 30 per cento delle esportazioni mondiali di servizi. In una parola il turismo è fonte di sviluppo comunitario. Ed è proprio questo l’argomento sul quale si fonda la partecipazione della Chiesa alla Giornata mondiale del turismo, in programma per il 27 settembre prossimo, a cura dell’O rganizzazione mondiale del turismo (Omt). Non a caso dunque il Pontificio Consiglio della pastorale per i migranti e gli itineranti intende contribuire a questa giornata con la diffusione di un messaggio intitolato proprio «Turismo e sviluppo comunitario», il cui testo è stato reso noto venerdì 11 luglio. Il fondamento dell’interesse della Chiesa per il turismo è radicato nella sua dottrina sociale. La nozione di “sviluppo comunitario” — si legge nel testo del messaggio — infatti «è strettamente legata a un concetto più ampio che è parte proprio della dottrina sociale, quello cioè di “sviluppo umano integrale”, a partire dal quale leggiamo e interpretiamo il primo. A questo riguardo sono illuminanti le parole di Papa Paolo VI, che nell’enciclica Populorum progressio affermava che «lo sviluppo non si riduce alla semplice crescita economica. Per essere sviluppo autentico, dev’essere integrale, il che vuol dire volto alla promozione di ogni uomo e di tutto l’uomo». Un principio, ricorda ancora il messaggio, che coincide con quanto sostenuto dalla stessa Omt nel suo Codice etico mondiale, pubblicato nel 1999: «Il turismo deve essere un’attività benefica per le comunità di destinazione: “Le popolazioni locali saranno partecipi delle attività turistiche, e ne condivideranno in modo equo i benefici economici, sociali e culturali, in particolare per quanto attiene alla creazione diretta e indiretta di occupazione”. Ciò vuol dire che occorre instaurare tra le due realtà una relazione di reciprocità, che porti a un mutuo arricchimento». Ma «come può il turismo contribuire a questo sviluppo?». Per rispondere a questa domanda il messaggio del dicastero vaticano suggerisce che «lo sviluppo umano integrale e, di conseguenza, lo sviluppo comunitario nel campo del turismo» siano «diretti al conseguimento di un progresso equilibrato che sia sostenibile e rispettoso di tre ambiti: economico, sociale e ambientale, intendendo con ciò tanto la sfera ecologica quanto il contesto culturale». Intanto è innegabile che il settore turistico costituisca «una delle opzioni più attuabili e sostenibili — sostiene il messaggio a firma del cardinale presidente Antonio Maria Vegliò e dal segretario vescovo Joseph Kalathiparambil — per ridurre il livello di povertà delle aree più arretrate». Se adeguatamente sviluppato «esso può essere uno strumento prezioso di progresso, di creazione di posti di lavoro, di sviluppo di infrastrutture e di crescita economica». Ora, riflettendo su quanto «ha affermato Papa Francesco», cioè che «la dignità dell’uomo è collegata al lavoro» (Francesco, Acciaierie di Terni, 20 marzo 2014) è risultato evidente che «ci viene chiesto di affrontare il problema della disoccupazione con “gli strumenti della creatività e della solidarietà”. In questa linea, il turismo appare come uno dei settori con più capacità di generare un tipo di impiego “creativo” e diversificato, del quale con maggiore facilità possono beneficiare i gruppi più svantaggiati, di cui fanno parte donne, giovani e alcune minoranze etniche». Ma anche se «è essenziale che i benefici economici del turismo raggiungano tutti i settori della società locale», tuttavia essi «non possono essere ridotti esclusivamente all’aspetto economico — sostiene il ancora nel messaggio. Forti della fede essi possono infatti «offrire il senso della persona, il senso di comunità e di fraternità, di solidarietà, di ricerca della giustizia, di saperci custodi (e non proprietari) del creato e, sotto l’azione dello Spirito Santo, continuare a collaborare con l’opera di Cristo». In diverse parti del mondo la Chiesa riconoscendo le potenzialità del settore turistico ha messo in moto progetti semplici ma efficaci. «Sempre più numerose — si legge nel messaggio — sono le associazioni cristiane che organizzano viaggi di turismo responsabile in zone in sviluppo, come pure quelle che promuovono il cosiddetto “turismo solidale o di volontariato”, durante il Sviluppare una nozione alternativa del concetto di bene comune universale, che tenga conto delle differenze culturali internazionali. Condividendone gli obiettivi il Pontificio Consiglio della giustizia e della pace aderisce al progetto interculturale della scuola di filosofia dei gesuiti a Monaco di Baviera, promosso attraverso l’Istituto di studi sociali e sviluppo. E in tale ottica il cardinale presidente del dicastero vaticano, Peter Kodwo Appiah Turkson, è stato invitato a tenere una conferenza sul tema: «Giustizia. Pace. Sviluppo. Una partnership globale al servizio del bene comune mondiale» nell’accademia della capitale bavarese. Nel suo intervento il porporato ha sottolineato in particolare quattro ambiti di sfida per la comunità internazionale: quello sociale, quello ecologico, quello economico e quello politico-culturale. Soffermandosi sul primo, il cardinale Turkson ha fatto notare che la povertà influenza molti ambiti della vita. «La fame è la preoccupazione più urgente» ma «ha molti volti». E ha elencato alcune situazioni critiche: «Il problema delle infrastrutture igieniche insufficienti, la carente assistenza sanitaria nei Paesi meno sviluppati, la formazione scarsa o addirittura assente, che invece sarebbe il presupposto per una vita dignitosa». Quanto alla dimensione ambientale, ha spiegato che «servono aria pulita, acqua potabile e una molteplicità di risorse in grado di ricrescere e di ricchezze del suolo». Per questo, ha aggiunto, «l’utilizzo delle risorse energetiche e l’accesso all’acqua potabile in futuro avranno una particolare importanza». Tanto che «già ora ci sono conflitti violenti a questo riguardo». Passando poi alla dimensione economica, il presidente di Iustitia et Pax ha ribadito l’importanza di ricondurre l’agricoltura e la produzione industriale verso una crescita sostenibile. «Occorre stabilire stan- dard sociali nel mondo del lavoro e la regolamentazione dei mercati finanziari», ad esempio attraverso «norme sull’indebitamento vincolanti a livello internazionale». Mentre «dalle imprese economiche e finanziare ci si aspetta che non perseguano solo i loro obiettivi economici, ma che adempiano anche alla loro responsabilità sociale». In proposito il cardinale ha parlato di “triangolo della sostenibilità”, ovvero di giusto equilibrio tra giustizia sociale, sostenibilità ecologica ed efficacia economica, e di un quadro normativo globale che tuteli e garantisca i diritti economici fondamentali. Infine riguardo all’ambito politico-culturale il porporato ha citato il suo connazionale Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite dal 1997 al 2006, affermando che «il buon governo e lo sviluppo sostenibile sono inscindibili». Infatti il “buon governo” è «il presupposto per uno standard di vita più elevato e consente la convivenza pacifica tra le persone nella giustizia e nella libertà». E per questo «occorrono una legislazione che assicuri i diritti fondamentali delle persone, un’amministrazione affidabile, una giustizia certa, ma anche stabilità politica e un argine alla corruzione». Ma perché ciò avvenga «è particolarmente necessario il coinvolgimento delle religioni quali importanti agenti di cultura e attori della società civile». Per questo il cardinale Turkson ha rilanciato la missione della Chiesa cattolica all’interno della comunità mondiale. «Spesso — ha affermato — le sfide globali vengono interpretate come un contesto nel quale imporre nella maniera più efficace possibile i propri interessi e permettere solo al potere sanzionatorio della controparte di costringere a fare delle concessioni». Invece «bisognerebbe sviluppare la consapevolezza che queste sfide sono un compito comune per la comunità globale», le quali richiedono «un giusto equilibrio e un venirsi incon- Seminario alla Casina Pio IV Per un’economia inclusiva Il Colosseo in un dipinto di Bernardo Bellotto (1721-1780): Roma antica con le sue rovine era tra le mete principali del Grand Tour da cui ha avuto origine il turismo moderno messaggio del dicastero vaticano — ma vi sono altre dimensioni di uguale o maggiore importanza». Tra queste compaiono l’arricchimento culturale, l’opportunità di incontro umano, la costruzione di “beni relazionali”, la promozione del rispetto reciproco e della tolleranza, la collaborazione tra enti pubblici e privati, il potenziamento del tessuto sociale e associativo, il miglioramento delle condizioni sociali della comunità, lo stimolo a uno sviluppo economico e sociale sostenibile e la promozione della formazione lavorativa dei giovani, per citarne alcune. Viene poi sottolineato che protagonista principale del fenomeno turistico deve essere la comunità locale. Occorre promuovere un turismo che si sviluppi «in armonia con la comunità che accoglie, con l’ambiente, con le sue forme tradizionali e culturali, con il suo patrimonio e i suoi stili di vita. E, in questo incontro rispettoso, la popolazione locale e i visitatori possono instaurare un dialogo fecondo che incoraggi la tolleranza, il rispetto e la reciproca comprensione». La comunità locale inoltre «deve sentirsi chiamata a salvaguardare il proprio patrimonio naturale e culturale, conoscendolo, sentendosene orgogliosa, rispettandolo e rivalorizzandolo, affinché possa condividerlo con i turisti e trasmetterlo alle generazioni future». Infine, anche i cristiani del luogo devono essere capaci di mostrare «la loro arte, le tradizioni, la storia, i valori morali e spirituali, ma soprattutto la fede che è all’origine di tutto questo e gli dà senso» si legge quale le persone approfittano del tempo delle vacanze per collaborare a progetti di cooperazione nei Paesi in via di sviluppo». Degni di nota sono, poi, «quei programmi di turismo sostenibile e solidale, promossi da Conferenze episcopali, diocesi o congregazioni religiose in zone svantaggiate, che accompagnano le comunità locali», come lo sono le iniziative adottate dalle parrocchie dei Paesi mete del turismo. Queste proposte pastorali «sono ogni giorno più significative — afferma il messaggio — specialmente quando sta crescendo un tipo di “turista vivenziale”, che cerca di istaurare legami con la popolazione locale e desidera sentirsi membro della comunità ospitante, partecipando alla sua vita quotidiana, valorizzando l’incontro e il dialogo». La sollecitudine ecclesiale nell’ambito del turismo si è dunque «concretizzata, in numerosi progetti, originati da una moltitudine di esperienze nate dallo sforzo, dall’entusiasmo e dalla creatività di tanti sacerdoti, religiosi e laici che desiderano collaborare, in questo modo, allo sviluppo socio-economico, culturale e spirituale della comunità locale, e aiutarla a guardare con speranza al futuro». Consapevole del fatto che la sua prima missione è l’evangelizzazione, «la Chiesa — conclude il documento — vuole offrire pertanto la sua spesso umile collaborazione, per rispondere alle situazioni concrete dei popoli, specialmente dei più bisognosi. Essa lo fa convinta che “evangelizziamo anche quando cerchiamo di affrontare le diverse sfide che possano presentarsi”». «Per una economia sempre più inclusiva» è il tema di riflessione, sulla scia dell’Evangelii gaudium, proposto dal Pontificio Consiglio della giustizia e della pace per il seminario che, organizzato in collaborazione con la Segreteria di Stato, è in corso in questi giorni, presso la Casina Pio IV in Vaticano. E questa mattina, sabato 12 luglio, i partecipanti all’incontro, hanno ricevuto la visita di Papa Francesco il quale si è intrattenuto con loro per il pranzo. I lavori del seminario sono stati inaugurati venerdì pomeriggio da una relazione del vescovo Mario Toso, segretario del dicastero organiz- Grazie al Circolo San Pietro Cena per i poveri nei giardini vaticani Un clima di «serena familiarità» ha caratterizzato la cena per i poveri di Roma nei giardini vaticani, organizzata nei giorni scorsi dal Circolo San Pietro. Un clima sottolineato dallo stesso cardinale Giuseppe Bertello, presidente del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, che ha portato il saluto personale di Papa Francesco ai commensali. È la seconda volta che il sodalizio organizza questo particolare momento di convivialità per i poveri nel solco di quell’assistenza ai bisognosi portata avanti da 145 anni come segno concreto della carità del Papa. Una decina di tavoli hanno ospitato uomini, donne e bambini che vivono in maniera più dignitosa grazie alle attività delle cucine economiche, dell’asilo notturno e del centro polifunzionale gestiti dai soci del Circolo. zatore, il quale ha come dettato le linee portanti della due giorni di incontri. Obiettivo è quello di approfondire e tradurre in progettualità economica le stimolanti prospettive offerte in questo campo dall’esortazione apostolica di Papa Francesco Evangelii gaudium. Il presule ha inteso innanzitutto precisare che la proposta di una economia sempre più inclusiva non implica la rinuncia a un’economia di mercato. Anzi è una valorizzazione di essa, soprattutto dei suoi aspetti positivi. «Occorre spiegare — ha fatto notare monsignor Toso presentando il seminario — che l’economia che uccide a cui allude Papa Franscesco, e purtroppo ci sono stati molti imprenditori falliti e lavoratori licenziati che si sono suicidati, non è tutta l’economia ma solo quella che idolatra il denaro». Nella sua relazione il presule ha poi sottolineato tre punti particolari: il processo di convergenza dei redditi medi dei Paesi poveri verso quelli più ricchi, messo in moto dalla globalizzazione, ha accresciuto le disuguaglianze tra le diverse parti della popolazione mondiale; la speranza che la lunga transizione che si sta vivendo, porti dal vecchio mondo segmentato nei confini nazionali, a un mondo nuovo popolato da un’unica famiglia umana. E infine la presa di coscienza che il problema economico è solo una parte del più vasto problema odierno. Quale può essere il contributo dei cristiani in questo campo? «Precondizione necessaria per proseguire con chiarezza e tenacia nella propria missione — ha concluso monsignor Toso — è, un profondo discernimento della situazione, avendo chiaro quanto ciascuno di noi può fare nella propria specifica, originale e preziosa condizione di vita, coordinando i propri sforzi con quelli altrui, sviluppando sinergie in iniziative, come si usa dire di questi tempi, multistakeholder». E su questo binario si sono poi svolti i lavori del seminario. tro» e non «uno sforzo massimo per imporsi. Insieme, e solo insieme, è possibile affrontare sfide come la povertà, i cambiamenti climatici, le condizioni sociali di lavoro». Da qui l’invito a «interrogarsi sul ruolo specifico della Chiesa dinanzi alle dinamiche generali di globalizzazione». Perché la Chiesa ha «una missione di verità da compiere, per una società a misura dell’uomo». In particolare «negli ulti tempi Papa Francesco lo ha chiarito ripetutamente attraverso gesti simbolici e parole profetiche, ma non per questo meno insistenti e provocatorie. Si pensi per esempio al suo primo viaggio a Lampedusa e al suo appassionato appello a favore dell’accoglienza dei profughi; all’importante categoria teologica della misericordia al suo “no” a un’economia dell’esclusione e dell’ingiustizia sociale, un’economia disumana che uccide, al cui centro non c’è la persona bensì il denaro; al sorprendente invito, ai presidenti israeliano e palestinese e al Patriarca Bartolomeo, a pregare insieme per la pace nella sua casa. Questi gesti spontanei e queste parole — ha concluso il cardinale Turkson — non sostituiscono il discorso etico-sociale e l’impegno a ogni livello politico, tuttavia mostrano in modo inequivocabile di che cosa la Chiesa si preoccupa nel nome di Dio e il contributo che può dare costantemente come avvocata dell’umanità, fianco a fianco con tutte le persone di buona volontà, unite dal loro impegno a favore della giustizia, della pace e dello sviluppo, del dialogo, della comprensione e della riconciliazione». Nomine episcopali Le nomine di oggi riguardano la nunziatura apostolica in Etiopia e la Chiesa in Italia. Luigi Bianco nunzio apostolico in Etiopia Nato a Montemagno, Asti, il 3 marzo 1960, è stato ordinato sacerdote il 30 marzo 1985. Si è incardinato a Casale Monferrato. È laureato in Diritto Canonico. Entrato al Servizio della Santa Sede il 1° luglio 1989, ha prestato successivamente la propria opera nelle rappresentanze pontificie in Italia, Egitto, Argentina, Croazia e Spagna. Il 12 gennaio 2009 è stato nominato nunzio apostolico in Honduras ed elevato in pari tempo alla sede titolare di Falerone, con dignità di arcivescovo. Il successivo 25 aprile ha ricevuto l’ordinazione episcopale. Claudio Maniago vescovo di Castellaneta (Italia) Nato a Firenze 1’8 febbraio 1959, dopo la maturità classica è entrato nel seminario maggiore dell’arcidiocesi, frequentando lo Studio teologico fiorentino. Trasferitosi a Roma, come alunno dell’Almo Collegio Capranica, ha conseguito la licenza in Sacra liturgia presso il Pontificio ateneo Sant’Anselmo. Ordinato sacerdote il 19 aprile 1984 a Firenze, ha ricoperto i seguenti uffici e ministeri: rettore del seminario minore (1987-1994); direttore del centro diocesano vocazioni, membro del consiglio pastorale diocesano e assistente ecclesiastico del Serra club (1987-2003); cerimoniere arcivescovile e docente di liturgia nella facoltà teologica dell’Italia centrale (1988-2003); direttore dell’ufficio liturgico della curia (1991-2003); membro della commissione ordinandi (1992-2003); pro vicario generale e moderatore della curia (1994-2001); canonico onorario della cattedrale (19961999); canonico de numero (19992003); vicario generale (20012003). Il 18 luglio 2003 è stato eletto alla Chiesa titolare di Satafi e nominato vescovo ausiliare di Firenze. L’ordinazione episcopale è avvenuta l’8 settembre.