l`osservatore romano

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l`osservatore romano
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L’OSSERVATORE ROMANO
POLITICO RELIGIOSO
GIORNALE QUOTIDIANO
Non praevalebunt
Unicuique suum
Anno CLIV n. 158 (46.700)
Città del Vaticano
domenica 13 luglio 2014
.
Le brigate Ezzedin Al Qassam intimano alle compagnie aeree di evitare i voli su Tel Aviv
Si acuisce la tensione tra il Governo di Baghdad e i curdi
Israele non ferma
l’offensiva contro Hamas
Iraq
sempre più instabile
TEL AVIV, 12. Non si
arrestano i raid israeliani sulla Striscia di
Gaza, in risposta ai
continui lanci di razzi
palestinesi. Nulla, al
momento, lascia propendere per un cessate
il fuoco, nonostante
gli appelli delle Nazioni Unite e dei leader mondiali.
Al quinto giorno
dell’offensiva israeliana per fermare il lancio di razzi palestinesi, la situazione non si
sblocca e lo scontro —
che ha già un bilancio di oltre centoventi
morti e più di mille
feriti — non sembra
destinato ad allentarsi.
I missili che Hamas
e altri gruppi islamici
sparano da Gaza proseguono a ritmo continuo, tenendo in costante allarme le città
israeliane meridionali
e centrali, dove le sirene risuonano
più volte al giorno. Intanto, da Tel
Aviv, una portavoce militare israeliana ha reso noto che nella notte l’aeronautica ha bombardato oltre sessanta obiettivi nella Striscia.
E le brigate Ezzedin Al Qassam,
braccio armato di Hamas, hanno
Militari israeliani intenti alla manutenzione del cannone di un carro armato (LaPresse/Ap)
messo nel mirino anche l'aeroporto
internazionale Ben Gurion di Tel
Aviv, dove le batterie di contraerea
israeliana sono già entrare in azione,
intercettando quattro razzi. «L’aeroporto Ben Gurion sarà uno dei nostri obiettivi perché ospita anche una
base dell’aeronautica militare israe-
liana» hanno dichiarato le brigate
con una nota, in cui hanno fatto sapere di avere già tentato di colpire
nei giorni scorsi lo scalo. «Siamo
pronti a mesi di combattimenti, la
guerra questa volta sarà diversa dalle
altre e il nemico non si fermerà se
non alle nostre condizioni» ha av-
L’esercito di Kiev assedia Donetsk e Lugansk
Sanguinosi combattimenti
nell’est dell’Ucraina
KIEV, 12. Nonostante i fitti contatti
diplomatici, diventa sempre più difficile trovare un’intesa per un cessate il fuoco nell’est dell’Ucraina,
dove l’esercito di Kiev continua a
guadagnare terreno assediando i
grandi centri industriali di Donetsk
e Lugansk, ultimi bastioni dei secessionisti filorussi. Ma l’avanzata,
che da ieri registra combattimenti
pesanti all’aeroporto internazionale
di Donetsk, non è indolore: nelle
ultime 24 ore le truppe governative
hanno perso trenta fra soldati e
guardie di frontiera, di cui 19 colpi-
ti in un attacco con lanciamissili
Grad, a Rovenki, nella regione di
Lugansk. Oltre cento i feriti.
Si tratta di uno dei peggiori bilanci dall’inizio dell’operazione. E
anche i civili continuano a fare le
spese dei combattimenti: nella zona
di Lugansk quattro minatori della
compagnia Chervonopartyzanskoye
sono morti e altri 16 sono rimasti
feriti mentre viaggiavano su un bus
colpito da un proiettile di artiglieria. Un colpo di mortaio ha ucciso
un uomo e ferito due donne. A Lugansk, invece, quattro persone sono
rimaste uccise dall’esplosione di un
ordigno in una clinica oncologica.
E se ieri il presidente ucraino,
Petro Poroshenko, in un colloquio
con il cancelliere tedesco, Angela
Merkel aveva ribadito la volontà di
giungere a un’intesa bilaterale,
dopo la strage di soldati ha affermato che «per ciascuna morte di
un militare ucraino, i militanti filorussi pagheranno con decine o centinaia dei loro». L’esercito ucraino,
si prepara ad attaccare Donetsk e
Lugansk, città rispettivamente popolate da un milione e 500.000 abitanti. La gente sta già scappando
con ogni mezzo dalla zona dei
combattimenti. Ormai quasi tutte le
attività produttive e commerciali sono chiuse. Per chi resta c’è anche il
rischio di diventare vittima di sequestri e torture, soprattutto da
parte dei ribelli, secondo Amnesty
International, che denuncia un aumento di violenze fuori controllo.
vertito Mahmoud Al
Zahar, dirigente del
movimento islamista
che controlla la Striscia di Gaza. Membro
fondatore di Hamas,
Al Zahar ha aggiunto
che «stavolta il popolo palestinese è unito
nell’affrontare questa
guerra e le cose andranno diversamente».
L'aeroporto ha già
avviato tutte le procedure di sicurezza, ma
dopo le minacce di
Hamas — «non volate
su Tel Aviv» — alcune
compagnie aeree hanno annunciato di voler
cancellare i voli per lo
scalo israeliano. Secondo alcuni analisti
politici, il tentativo di
Hamas di colpire lo
scalo
internazionale
potrebbe essere un segnale della volontà dei
gruppi islamisti di
spingere Israele alla
operazione terrestre, nella convinzione di poter infliggere pesanti perdite
all'esercito israeliano.
E secondo alcuni osservatori, l'intervento militare via terra potrebbe
essere imminente. Nonostante la
preoccupazione per l’escalation dei
combattimenti espressa ieri dal segretario generale dell’Onu, Ban Kimoon, e dal presidente degli Stati
Uniti, Barack Obama, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu,
ha precisato che la pressione della
comunità internazionale «non ci impedirà di colpire i terroristi» per infliggere «un colpo decisivo» ad Hamas. Israele, ha ribadito il premier,
proseguirà la sua offensiva fino a
quando non sarà certo che cesserà il
lancio di razzi da Gaza e, sull’eventuale invasione di terra, ha ribadito
di essere pronto a tutte le opzioni.
A questo proposito, l’esercito
israeliano ha intanto reso noto che
trentatremila dei quarantamila riservisti richiamati sono operativi. Secondo fonti dello stato maggiore, citate dalla radio militare, entro le
prossime ore è attesa la decisione del
Governo sull’autorizzazione all’operazione terrestre nella Striscia di Gaza, dove intanto cresce l'emergenza
umanitaria.
A causa degli attacchi, infatti, oltre centomila persone sono al momento senza acqua potabile e più di
duemila abitazioni risultano gravemente danneggiate. E la mancanza
di sicurezza sta rendendo difficile
portare gli aiuti alla stremata popolazione. I responsabili di un ospedale, che ha finora assistito i feriti dalle
bombe sganciate dagli attacchi aerei,
ha reso noto che nei prossimi giorni
finirà il carburante indispensabile
per compiere operazioni vitali in
aiuto dei civili feriti.
BAGHDAD, 12. Continua a crescere
la tensione fra il Governo iracheno
dello sciita Nouri Al Maliki e la
minoranza curda nel Paese. Ieri Al
Maliki ha assegnato le funzioni e
gli incarichi del ministro degli
Esteri Hoshyar Zebari, curdo, al vice premier con delega all’Energia,
Hussain Al Shahristani. Nell’annunciare il cambiamento, il sito
dell’Unione patriottica del Kurdistan (Puk) ha affermato che «la
decisione di Al Maliki di mettere
Shahristani al posto di Zebari è
stata presa in seguito alla notizia
che i ministri curdi
non parteciperanno alle riunioni del Governo di Baghdad». Sulla
questione è intervenuto Kifah Mahmoud,
consigliere della presidenza della regione
del Kurdistan iracheno sottolineando che
«quello che riferiscono
alcuni media su una
decisione di Erbil di
ritirare i suoi ministri
dal Governo federale
non è vero». Secondo
Mahmoud, l’assenza
dei ministri curdi dalle
riunioni del Governo
è legata «al periodo di
vacanza».
Ma al di là delle
differenti versioni, è
certo che attualmente
in Iraq il clima politico — dopo l’offensiva
su vasta scala dei miliUna donna
ziani dello Stato islamico (Is) — rischia di
diventare rovente: e ciò con possibili pesanti conseguenze sulla già
assai precaria stabilità del territorio. Basti pensare a quanto accaduto, nei giorni scorsi, in occasione
della seduta inaugurale del Parlamento uscito dalle elezioni legislative svoltesi lo scorso 30 aprile. La
riunione ha rischiato di finire in
rissa, con momenti di forte tensione tra i deputati sciiti, sunniti e
curdi. Dovevano essere nominati il
nuovo presidente dell’Assemblea e
i suoi vice: il degenerare della situazione non l’ha reso possibile. La
seconda sessione è stata fissata per
domani. Al Maliki ha promesso
che in occasione della seconda riunione sarà raggiunto un accordo
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Bambini senza tetto
Caccia ucraini in azione nei cieli di Izyum (Afp)
raccoglie acqua in un campo profughi (Afp)
vita a un Esecutivo di unità nazionale in grado di dare voce alle diverse componenti politiche. Pressioni venute dall’interno, anzitutto
dal massimo leader spirituale degli
sciiti iracheni, l’ayatollah Ali Al Sistani, come pure dalla comunità internazionale, in primo luogo dagli
Stati Uniti.
Tweet del Papa sui mondiali
Cultura
dell’incontro
DAMIANO TOMMASI
A PAGINA
5
NOSTRE INFORMAZIONI
Il Santo Padre ha nominato
l’Eminentissimo Signor Cardinale Jaime Lucas Ortega y Alamino, Arcivescovo di La Habana (Cuba), Suo Inviato Speciale alla celebrazione conclusiva
del 350° anniversario della fondazione della parrocchia di
«Notre Dame-de-Québec» (Ca-
Se il Congresso non approva il finanziamento chiesto da Obama per l’immigrazione
WASHINGTON, 12. Se il Congresso non approva il
finanziamento di quasi quattro miliardi di dollari
chiesto da Obama per l’emergenza immigrazione,
presto non ci sarà più un tetto per i bambini che
hanno attraversato il confine illegalmente. A lanciare l’allarme è il dipartimento per la Sicurezza
interna, secondo cui la crisi rischia di andare fuori
controllo perché i fondi a disposizione finiranno
entro il mese di agosto. «Di conseguenza — ha sottolineato il segretario per gli Affari umanitari Sylvia Mathews Burnwell — ci troveremo senza letti
nei centri di accoglienza se il numero di bambini
non accompagnati che passano il confine continuerà con lo stesso ritmo». John Boehner, speaker
della Camera, ha intanto sollecitato l’adozione, entro luglio, di una legge sull’immigrazione, ma senza firmare a Obama «un assegno in bianco».
per la formazione di un nuovo Governo ma, alla luce degli ultimi sviluppi, c’è al riguardo un diffuso
scetticismo. Questa sessione servirà
anche a testare la solidità della posizione di Al Maliki, che ha ribadito l’intenzione di proporsi alla guida del nuovo Esecutivo. Ma è
all’interno della stessa formazione
sciita che si stanno registrando riserve circa la candidatura di Al
Maliki, e ciò potrebbe vanificare le
sue speranze di restare premier. Su
di lui, nel frattempo, non si sono
allentate le pressioni affinché dia
Bambine in una cittadina dell’Honduras (Reuters)
nada), «chiesa-madre di tutte le
parrocchie dell’America del
Nord», in programma il 14 settembre 2014.
Il Santo Padre ha nominato
Nunzio Apostolico in Etiopia
Sua Eccellenza Reverendissima
Monsignor Luigi Bianco, Arcivescovo titolare di Falerone,
finora Nunzio Apostolico in
Honduras.
Provvista di Chiesa
Il Santo Padre ha nominato
Vescovo della Diocesi di Castellaneta (Italia) Sua Eccellenza
Reverendissima
Monsignor
Claudio Maniago, finora Vescovo titolare di Satafi e Ausiliare
di Firenze.
Il Santo Padre ha nominato
Vicario Giudiziale del Tribunale
di Prima Istanza per le cause di
nullità di matrimonio della Regione Lazio il Reverendo Sacerdote Luca Sansalone, del clero
della Diocesi di Roma, finora
Vicario Giudiziale Aggiunto
presso il medesimo Tribunale.
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domenica 13 luglio 2014
Istituito un fondo regionale di solidarietà
Rassicurazioni del portavoce di Merkel
L’epidemia di Ebola non accenna
a rallentare
Non è in discussione
l’amicizia
tra Berlino e Washington
GINEVRA, 12. Tra il 6 e l’8 luglio,
quarantaquattro nuovi casi di malattia provocata dal virus Ebola, ventuno dei quali mortali, sono stati segnalati in Guinea, Liberia e Sierra
Leone. Lo ha comunicato oggi l’O rganizzazione mondiale della sanità
(Oms). Il totale dei casi segnalati,
sospetti o confermati, dallo scoppio
dell’epidemia è salito a 888, tra i
quali 539 decessi. L’Oms — spiega
una nota pubblicata oggi a Ginevra
— continua a monitorare l’evoluzione
nei tre Paesi africani. In Guinea, la
tendenza dell’epidemia «mostra una
bassa attività» nella trasmissione con
un solo caso confermato negli ultimi
sette giorni.
L’andamento dell’epidemia in Liberia e Sierra Leone rimane invece
preoccupante, con un alto numero
di nuovi casi e decessi. Nei giorni
scorsi due esperti dell’Oms, Keiji
Fukuda, vice-direttore, e Benido Impouma, coordinatore sub-regionale,
hanno compiuto una missione in
Sierra Leone e Guinea. Un centro di
coordinamento è stato stabilito a
Conakry.
Un fondo di solidarietà per sostenere la lotta al virus nei tre Paesi più
colpiti e per la prevenzione regionale
è stato intanto istituito dai capi di
Stato e di governo della Comunità
economica dell’Africa occidentale
(Cedeao-Ecowas) durante il vertice
Un operatore sanitario in Guinea (Afp)
di Accra. I primi finanziamenti che
confluiranno nella cassa regionale
saranno quelli sbloccati dal presidente nigeriano Goodluck Jonathan,
ma in futuro gli altri Paesi della Cedeao saranno chiamati ad alimentarla. Dei tre milioni di dollari promes-
Nel Katanga
incombe
la minaccia
dei ribelli
KINSHASA, 12. Nelle ultime ore, è
stato rafforzato il dispositivo di sicurezza a Lubumbashi, capoluogo della ricca provincia del Katanga, nel
sud-est della Repubblica Democratica del Congo. Lo riferiscono i media
locali, precisando che militari sono
stati dispiegati nei punti strategici
della città, tra cui la sede del Governo, del Parlamento, della televisione
pubblica e dell’aeroporto.
Lo ha deciso l’Esecutivo provinciale, dopo avere ricevuto informazioni — definite molto attendibili —
sul rischio di un imminente attacco
dei ribelli Mayi Mayi Bakata-Katanga, che avrebbero come obiettivo
proclamare l’indipendenza della provincia. Nel capoluogo, militari delle
forze armate congolesi e agenti della
polizia svolgono pattuglie miste.
Nella zona la minaccia della ribellione indipendentista non è nuova: già nel marzo del 2013, i miliziani avevano fatto un’incursione a
Lubumbashi prima di arrendersi ai
caschi blu della missione delle Nazioni Unite Monusco per la stabilizzazione e la pace nella Repubblica
Democratica del Congo.
Nelle scorse settimane, i ribelli
avevano annunciato un attacco per
l’11 luglio per proclamare l’indipendenza del Katanga e innalzare la
bandiera secessionista sul centro di
Lubumbashi. La data, scelta non a
caso, coincide con l’anniversario
dell’indipendenza decretata l’11 luglio del 1960 da Moïse Tshombe,
pochi giorni dopo la fine della colonizzazione belga sul Congo.
Fonti locali hanno testimoniato
della presenza di circa ottocento
combattenti Mayi Mayi ai piedi dei
monti Kibawa, nel territorio di
Moba, a nord della provincia, dove
sarebbero raggruppati da qualche
giorno. Nella stessa zona sarebbe
stata segnalata la presenza anche del
capo ribelle Gédéon Kyungu. Condannato all’ergastolo nel 2008 per
una lunga serie di efferati crimini, il
leader dei ribelli Mayi Mayi è riuscito ad evadere dal carcere di
Lubumbashi nel 2011. La situazione
può diventare esplosiva, dal momento che la posta in palio è altissima.
Il Katanga rimane infatti la cassaforte mineraria del Paese, ricchissimo
com'è di enormi giacimenti di radio,
uranio e diamanti.
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si dalla Nigeria, un miliardo andrà
alla Guinea. Sierra Leone e Liberia
si divideranno anche loro un milione
di dollari.
Nelle stesse ore a Conakry è stato
ufficialmente istituito un centro regionale di sorveglianza e coordina-
mento per rafforzare e armonizzare
il sostegno tecnico ai paesi dell’Africa occidentale. Altro compito della
piattaforma con sede nella capitale
guineana sarà la raccolta di fondi da
destinare alla lotta contro la febbre
emorragica.
BERLINO, 12. «L’amicizia con gli
Stati Uniti non è in discussione»:
lo ha voluto rassicurare a chiare
lettere, ieri, il portavoce di Angela
Merkel, Steffen Seibert, durante
una conferenza stampa a Berlino,
dopo che il Governo tedesco ha
deciso, giovedì, di allontanare il capo dell’intelligence statunitense nel
Paese: una mossa presa da Berlino
dopo l’ennesima rivelazione sullo
spionaggio americano in suolo tedesco. Il portavoce del cancelliere
tedesco ha dichiarato che la collaborazione fra Germania e Stati
Uniti è «più ampia e profonda di
quella fra i servizi di intelligence».
Intanto il ministro degli Esteri
tedesco, Fran Walter Steinmeier,
incontrerà nel corso di questo fine
settimana, a Vienna, il segretario di
Stato americano, John Kerry: in
agenda vi sarà ovviamente anche la
questione dello spionaggio statunitense in Germania. L’incontro fra
Steinmeier e Kerry, come afferma
una nota del ministero degli Esteri
tedesco, è a margine della nuova
riunione sul programma nucleare
iraniano.
In questo momento, nonostante
la tensione legata all’allontanamento del capo della Cia in Germania,
i toni sono concilianti ed entrambi
le parti, riferiscono fonti diplomati-
che, sollecitano un «nuovo inizio»
nei rapporti fra i due Paesi. Ma
nello stesso tempo il Governo di
Berlino non nasconde la propria risolutezza e chiede «maggiore rispetto» da parte degli Stati Uniti.
Del resto, sottolineano gli analisti,
la partnership con Washington sulla sicurezza «non ha alternativa»:
fonti diplomatiche indicano infatti
che la Germania non vuole che
l’accaduto possa essere letto come
una «virata» di Berlino verso Mosca. Intanto la spia statunitense invitata alla porta è ancora sul suolo
tedesco, ma il Governo conta che
lascia il Paese «in tempi rapidi».
Attaccata una postazione di militari in Camerun
I miliziani fondamentalisti di Boko Haram
ampliano il campo di azione
YAOUNDÉ, 12. Un folto gruppo di
miliziani fondamentalisti islamici di
Boko Haram ha attaccato ieri una
postazione militare nel nord del Camerun. Lo riferisce l’emittente statale camerunense Crtv, precisando che
decine di uomini armati hanno
aperto il fuoco contro i soldati nella
città di Bonderi, a soli cinque chilometri dal confine con la Nigeria. Lo
Contrasti
in Nigeria
sui fondi
alle regioni
ABUJA, 12. Contrasti sulla suddivisione dei proventi del petrolio e
sullo stanziamento di fondi per le
regioni più colpite dagli attentati
degli islamisti di Boko Haram
stanno condizionando in Nigeria
la conclusione di una conferenza
chiamata ad affrontare le questioni nazionali di maggior rilievo.
A dividere i delegati, riferisce il
quotidiano locale «Premium Times», è stata una proposta sul
trasferimento di fondi federali
agli Stati meridionali produttori
di petrolio e a quelli del nordorientali, ostaggio del sanguinoso
conflitto tra le forze di sicurezza
e i terroristi di Boko Haram.
I lavori della conferenza nazionale sono stati aperti nella capitale, Abuja, dal presidente,
Goodluck Jonathan. I quasi cinquecento delegati sono stati selezionati in modo da rispecchiare
la complessità regionale, etnica e
religiosa della Nigeria.
Lo stesso capo dello Stato, nato e cresciuto politicamente nel
Sud petrolifero, ha frattanto nominato un ex governatore del
nord tra i nuovi ministri. Si tratta
di Ibrahim Shakarau, ex governatore dello Stato di Kano, diventato titolare del dicastero dell’Istruzione. A gennaio, Shakarau aveva
lasciato il partito di opposizione
All Progressives Congress.
GIOVANNI MARIA VIAN
direttore responsabile
Carlo Di Cicco
vicedirettore
Piero Di Domenicantonio
scontro a fuoco è durato circa
mezz’ora. Un soldato è rimaso ferito. L’attacco dei miliziani di Boko
Haram è il secondo sferrato in settimana nella regione camerunense.
Negli ultimi tempi, l’organizzazione terroristica — che opera in
prevalenza nella Nigeria settentrionale — ha più volte sconfinato, ampliando il campo di azione. Il movimento — tristemente noto anche per
i numerosi attacchi alle chiese cristiane in Nigeria — ha come obiettivo l'abolizione del sistema secolare e
l'imposizione della legge islamica.
Fondato nel 2002 nella città nigeriana di Maiduguri, il gruppo ha da
tempo avviato una vasta campagna
di terrore tra i monti di Mandara,
sul confine che separa il Camerun
dalla Nigeria. Un’area difficile da
sorvegliare, con oltre duecento chilometri immersi nel deserto, dove
Boko Haram ha fondato basi e campi di addestramento per reclutare
giovani dediti alle violenze.
L’esercito nigeriano ha frattanto
annunciato di avere arrestato più di
460 persone, con l’accusa di fare
parte di Boko Haram.
Il portavoce dell’esercito di Abuja, Olajide Laleye, ha detto che gli
arrestati — tra cui otto donne — stavano per salire su alcuni autobus
che li avrebbero portati negli Stati
settentrionali della Nigeria.
Servizio internazionale: [email protected]
Servizio culturale: [email protected]
Servizio religioso: [email protected]
caporedattore
Gaetano Vallini
segretario di redazione
Il luogo di un attentato dei terroristi (LaPresse/Ap)
Secondo un rapporto congiunto di Ocse e Fao
Servizio vaticano: [email protected]
Servizio fotografico: telefono 06 698 84797, fax 06 698 84998
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ATENE, 12. Ancora un dramma
legato all’immigrazione. Ieri due
persone sono morte mentre cercavano di attraversare il mar
Egeo. Lo ha reso noto la guardia costiera della Grecia, precisando che il fatto è avvenuto nei
pressi dell’isola di Samos, non
distante dalla costa della Turchia. Si tratta della stessa zona
dove lo scorso maggio avevano
perso la vita altri ventidue migranti. Dopo la stretta dei controlli di immigrazione a terra, i
trafficanti di esseri umani usano
sempre più spesso le isole greche dell’Egeo come rotta per
l’ingresso in Europa. Intanto il
direttore del Centro per le politiche migratorie dell’Ue, Philippe Fargues, ha presentato ieri
una relazione dedicata agli offensivi stereotipi nei riguardi dei
migranti. Il documento è intitolato «È proprio vero quel che si
dice sulla migrazione? Ripensiamo otto stereotipi». Nel dossier
si sottolinea come l’immigrazione è un settore che plasmerà le
modalità con cui l’Europa si
evolverà nei prossimi anni: di
conseguenza occorre realizzare
politiche basate sui fatti e non
su impressioni o miti.
Slovenia
al voto
per le legislative
Diminuiranno i prezzi dei cereali
ROMA, 12. I cereali sono ancora al
centro della dieta delle persone, ma
in molte parti del mondo, con l’aumento dei redditi e dell’urbanizzazione, le diete stanno diventando
più ricche di proteine, grassi e zuccheri. I prezzi delle carni bovine aumenteranno a livelli record. Nel corso dei prossimi dieci anni, il pollame dovrebbe superare la carne di
maiale e diventare il prodotto di
carne più consumato al mondo. La
crescita della produzione dell’acquacoltura rimarrà uno dei settori alimentari in più rapida crescita, supe-
Dramma
dell’immigrazione
nell’Egeo
rando nel 2014 la pesca di cattura
per il consumo umano. Sono le previsioni contenute nell’ultimo rapporto Ocse-Fao Agricultural Outlook
2014-2013, presentato ieri a Roma,
secondo il quale il calo dei prezzi
delle principali colture è destinato a
continuare nei prossimi due anni,
per poi stabilizzarsi a livelli superiori al periodo pre-2008, ma nettamente al di sotto dei picchi recenti.
«Il messaggio del rapporto di
quest’anno è positivo. Gli agricoltori
hanno risposto rapidamente ai prezzi alti con un forte aumento della
Segreteria di redazione
telefono 06 698 83461, 06 698 84442
fax 06 698 83675
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Tipografia Vaticana
Editrice L’Osservatore Romano
don Sergio Pellini S.D.B.
direttore generale
produzione che ha portato anche a
un aumento delle scorte. Prevediamo che i prezzi relativi ai cereali diminuiranno per almeno i prossimi
due anni. La situazione è diversa
per carne e pesce, dove stiamo assistendo a un aumento della domanda. La buona performance del settore agricolo, soprattutto nei Paesi in
via di sviluppo, contribuirà all’eradicazione della fame e della povertà»,
ha commentato alla presentazione
del rapporto il direttore generale
della Fao, José Graziano da Silva.
Tariffe di abbonamento
Vaticano e Italia: semestrale € 99; annuale € 198
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Africa, Asia, America Latina: € 450; $ 665
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LUBIANA, 12. Domani, domenica, gli sloveni si recano alle urne
per le elezioni legislative anticipate, decise dopo la caduta in
maggio del Governo guidato
dalla premier, Alenka Bratušek,
a causa di dissidi interni nel
partito principale, Slovenia positiva. Si tratta del secondo voto
anticipato in meno di tre anni.
Secondo gli ultimi sondaggi,
lo Stranka Mira Cerarja (Smc),
il partito fondato soltanto qualche settimana fa dal giurista Miro Cerar, risulta il favorito davanti al Partito democratico sloveno dell'ex premier, Janez
Janša (attualmente detenuto a
causa di una condanna a due
anni per corruzione). Uno dei
punti programmatici dell’Smc
principali è il ripensamento della strategia di privatizzazione
delle partecipazioni statali, iniziata dal precedente Esecutivo.
Slovenia positiva è invece al
collasso dopo la scissione interna, che ha portato la premier dimissionaria a fondare un nuovo
partito, Alleanza per Alenka
Bratušek (ZaAB). I sondaggi
danno Slovenia positiva sotto il
4 per cento necessario per entrare in Parlamento, mentre ZaAB
dovrebbe superarla.
Concessionaria di pubblicità
Aziende promotrici della diffusione
Il Sole 24 Ore S.p.A.
System Comunicazione Pubblicitaria
Ivan Ranza, direttore generale
Sede legale
Via Monte Rosa 91, 20149 Milano
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pagina 3
Con il gruppo cinque più uno
Completa divergenza anche sulla proposta delle Nazioni Unite di verificare le schede di ottomila seggi in Afghanistan
Negoziato
a Vienna
sul nucleare
iraniano
Ghani e Abdullah ai ferri corti
VIENNA, 12. Sarà un fine settimana cruciale a Vienna per il negoziato nucleare tra Iran e i Paesi
del gruppo cinque più uno. Anche se restano «divergenze» sul
programma atomico di Teheran,
come ha detto ieri il ministro
degli Esteri britannico William
Hague in un’intervista rilasciata al
quotidiano austriaco «Wiener Zeitung», e anche se l’accordo è
tutt’altro che certo, le parti — impegnate a livello di ministri degli
Esteri e coordinate dall’alto rappresentante per la Politica estera e
di sicurezza comune dell’Ue,
Catherine Ashton — cercheranno
di chiudere o al limite di prorogare la Road Map che prevede
un’intesa entro il prossimo 20 luglio.
Dagli Stati Uniti hanno già anticipato la presenza del segretario
di Stato americano, John Kerry, al
tavolo, così come da Parigi quella
del ministro degli Esteri, Laurent
Fabius. Anche la Germania sarà
rappresentata dal capo della diplomazia Frank-Walter Steinmeier,
come la Cina dal ministro Wang
Yi, mentre l’unico ministro degli
Esteri del gruppo cinque più uno
che non parteciperà alla riunione
è il capo della diplomazia russa,
Serghiei Lavrov, che sarà sostituito
dal rappresentante permanente di
Mosca presso le organizzazioni
internazionali a Vienna, Vladimir
Voronkov.
Per l’Iran parteciperà il ministro
degli Esteri, Mohammad Javad
Zarif, il quale ha già fatto sapere
che Teheran non accetterà alcun
compromesso sul diritto del Paese
di dotarsi di energia nucleare. Ma
«le cose si stanno muovendo —
hanno confermato fonti occidentali — anche se ci sono ancora divergenze che si cercherà di colmare
nei prossimi giorni».
A fronte dei dubbi dell’O ccidente sulla possibilità che Teheran
stia ancora pensando di sviluppare
il nucleare per fini militari, ci sono le rassicurazioni iraniane sulle
intenzioni totalmente pacifiche del
programma. «Discussioni piuttosto difficili — ha detto il portavoce
russo Alexander Lukashevich —
ma che fanno intravedere qualche
progresso». Tre giorni fa sulla
questione è intervenuto anche
l’ayatollah Ali Khamenei che ha
parlato di sviluppo di capacità nucleare a lungo termine, facendo
intravedere la possibilità di una
trattativa sul breve periodo.
A coordinare i colloqui è come
sempre l’Unione europea che ha
parlato di posizioni «unitarie» da
parte dei Paesi occidentali. La fase
finale dei negoziati sul nucleare è
iniziata a livello tecnico lo scorso
3 luglio. Le parti puntano a raggiungere un accordo sulla base
dell’intesa temporanea (valida sei
mesi ma prorogabile per altri sei)
firmata il 20 novembre 2013 ed entrata in vigore il 20 gennaio 2014.
Secondo i termini dell’accordo
l’Iran dovrà rispettare alcune condizioni. In cambio il gruppo cinque più uno e l’Ue si impegnerebbero a eliminare completamente le
sanzioni, peraltro già alleggerite
all’inizio della trattativa.
Il palazzo presidenziale afghano (LaPresse/Ap)
KABUL, 12. Si acuiscono le divergenze tra i due
candidati a succedere ad Hamid Karzai. L’ex ministro degli Esteri, Abdullah Abdullah, e l’ex
ministro delle Finanze, Ashraf Ghani, infatti, la
pensano diversamente anche sulla proposta dell’Onu di verificare le schede di ottomila seggi
(3,4 milioni di voti) dove si è votato per il ballottaggio presidenziale. Ghani ha accettato la proposta, Abdullah l’ha respinta. Un portavoce
dell’ex ministro degli Esteri, riferisce l’agenzia di
stampa Pajhwok, ha chiesto un nuovo conteggio
per schede di undicimila seggi, ponendo così l’accento sull’esigenza di estendere l’inchiesta sui
brogli denunciati da Abdullah.
La proposta in questione è stata avanzata dal
capo della missione delle Nazioni Unite di assistenza all’Afghanistan, Jan Kubis, con l’obiettivo
di superare uno stallo che rischia di far precipitare l’Afghanistan in una crisi istituzionale. Ed è
lo stesso obiettivo che ha ispirato la missione a
Kabul del segretario di Stato americano, diretta a
cercare di rimettere sui giusti binari il processo
elettorale. Il capo della diplomazia statunitense,
che ha incontrato Karzai, Ghani e Abdullah, ha
avuto modo di constatare le frizioni che caratterizzano l’attuale clima politico. Nello stesso tempo Kerry ha avuto modo di ricordare con quale
attenzione la comunità internazionale segue
l’evolversi della situazione nel Paese: ciò nella
consapevolezza che l’acuirsi della crisi politica in
Afghanistan potrebbe produrre pesanti conseguenze sui già fragili equilibri nella regione. Il segretario di Stato ha pure rammentato quanto ha
affermato, alla vigilia della sua missione a Kabul,
il presidente Barack Obama: se il contenzioso legato al processo elettorale dovesse determinare
una spirale di violenze, Washington sospenderebbe subito gli aiuti a Kabul.
Per il 22 luglio è atteso l’annuncio, da parte
della commissione elettorale, dei dati definitivi
del ballottaggio svoltosi lo scorso 14 giugno, e il
24 luglio è prevista la proclamazione ufficiale del
vincitore: alla luce delle ultime vicende si teme
che queste scadenze, già fissate da tempo, possano subire modifiche, con conseguente ritardo del
corso naturale del processo elettorale. Per evitare
l’aggravarsi della situazione, Kerry ha chiesto a
entrambi i candidati di «mostrare senso dello Sta-
Putin e Raúl Castro
rilanciano la cooperazione
to in un momento in cui l’Afghanistan ne ha bisogno».
Sul fronte pakistano, intanto, si segnala che il
presidente Mamnoon Hussain ha firmato ieri la
controversa legge antiterrorismo, approvata la settimana scorsa dal Parlamento.
Il provvedimento, che permette alle forze di sicurezza, in alcuni casi, di sparare a vista a persone sospette, nonché di trattenerli in centri di detenzione segreti fino a sessanta giorni, ha suscitato le polemiche delle associazioni dei diritti umani che temono un aumento di abusi e soprusi. La
legge inoltre permette le intercettazioni e le retate, e raddoppia a vent’anni il periodo di detenzione per coloro che sono accusati di atti di terrorismo.
La promulgazione della legge coincide con la
vasta offensiva lanciata, il 15 giugno scorso, dall’esercito di Islamabad nel Nord Waziristan con
l’obiettivo di sradicare dall’area la presenza talebana: è da questa regione infatti che i miliziani,
che qui possono contare ancora su alcune roccaforti, sono soliti lanciare sanguinosi attacchi sia
contro i militari che contro i civili.
Violenze nello Stato
messicano di Guerrero
CITTÀ DEL MESSICO, 12. Almeno 14
persone sono state uccise e altre 19
sono rimaste ferite dopo quattro
giorni consecutivi di scontri armati
fra bande criminali a Chilapa de
Álvarez, nello Stato di Guerrero
(sud-ovest del Paese), durante i
quali scuole e negozi sono rimasti
chiusi a causa della violenza che ha
investito la cittadina.
Il sindaco Francisco García ha
chiesto ieri ai suoi concittadini di
«evitare di uscire, soprattutto di
notte, finché non sia ristabilito un
clima di pace e tranquillità», mentre la procura di Guerrero informava che solo nella notte fra mercole-
Paura
dopo un terremoto
a Fukushima
Caracas e i debiti
verso le compagnie
aeree
TOKYO, 12. Un piccolo tsunami si
è prodotto nella notte nel nordest
del Giappone, dopo un forte terremoto registrato al largo della disastrata centrale nucleare di Fukushima. Una prima onda di circa
venti centimetri è arrivata meno di
un’ora dopo la scossa a Ishinomaki, la città costiera più devastata
dal gigantesco tsunami del marzo
del 2011. Onde di pochi centimetri hanno toccato anche altri punti
delle prefetture di Miyagi, Iwate e
Fukushima. L’allerta tsunami è
stata revocata appena due ore dopo essere stata lanciata. Secondo i
rilevamenti dello United States
Geological Survey, il sisma ha
avuto magnitudo 6.5 sulla scala
Richter, con epicentro vicino alla
città di Namie. Non sono state segnalate vittime o feriti gravi.
CARACAS, 12. Il Governo venezuelano ha negato di avere debiti nei
confronti delle compagnie aeree
internazionali — valutati invece ad
oltre quattro miliardi di dollari
dall’associazione locale di linee
aree — e ha annunciato che la statale Conviasa offrirà «prossimamente», tra l’altro, sette voli settimanali verso l’Italia dopo che Alitalia ha sospeso i suoi collegamenti con Caracas, definendoli «non
sostenibili in termini economici».
Rilevano gli analisti che lo scontro
fra il Governo e le compagnie aeree estere sarebbe un effetto negativo della politica di rigido controllo del mercato dei cambi condotta dall’Esecutivo: i passeggeri
acquistano i biglietti in moneta locale e lo Stato deve poi rimborsare le compagnie in dollari.
I presidenti russo e cubano (Epa)
L’AVANA, 12. Dieci accordi che creano le basi per nuove relazioni nel
settore economico e commerciale.
Così Russia e Cuba hanno avviato
il rilancio del loro rapporto con la
visita all’Avana — la seconda dopo
quella nel Duemila — del presidente russo Vladimir Putin. Secondo
quanto riferito dalle agenzie di
stampa, gli accordi firmati riguardano la cooperazione nel settore
dell’energia, dei trasporti, della cultura, dell’industria e della sanità.
Ma il più importante è quello
per la cancellazione del debito di
35,2 miliardi di dollari che l’Avana
aveva contratto con l’Unione Sovietica: la Russia ha deciso di condonare a Cuba 32 miliardi, mentre i
restanti 3,2 saranno rimborsati a
dieci anni. L’accordo «è una nuova
dimostrazione della grande generosità del popolo russo nei nostri
confronti», ha riconosciuto il presidente cubano, Raúl Castro.
Durante la sua visita all’Avana
Putin ha incontrato ieri anche Fidel
Castro, con cui ha parlato di questioni internazionali e di temi bilaterali, dello stato dell’economia
mondiale e dello sviluppo delle relazioni tra la Russia e Cuba.
dì e giovedì sette delinquenti e un
agente della polizia locale sono
morti in diverse sparatorie.
La violenza è scoppiata a Chilapa de Álvarez martedì scorso, quando sono iniziati gli scontri fra gruppi armati rivali, ed è sfociata giovedì, malgrado l’arrivo in città di forze federali, in una vera e propria
battaglia che ha seminato il panico
nel mercato centrale cittadino.
In un altro violento scontro armato tra un reparto dell’esercito e
una banda di narcotrafficanti nello
Stato di Sinaloa, nel nord-est del
Messico, si sono registrati tre morti.
Risoluzione
dell’Onu
sui convogli
umanitari in Siria
NEW YORK, 12. Il Consiglio di sicurezza dell’Onu dovrebbe adottare lunedì una risoluzione che
autorizza i convogli umanitari destinati ai civili siriani a passare
dalle frontiere di Turchia, Giordania e Iraq. Dopo settimane di negoziati, i tre Paesi (Giordania,
Lussemburgo e Australia) incaricati di redigere la risoluzione hanno raggiunto un accordo sul testo
in vista del voto. La Russia, che
ha già posto il veto su quattro risoluzioni sulla Siria dopo l’inizio
del conflitto, non dovrebbe questa
volta bloccare l’adozione.
«Siamo vicini a un buon accordo» ha affermato ieri sera — come
riferisce l’agenzia Afp — il presidente di turno del Consiglio di
sicurezza delle Nazioni Unite, il
rwandese Eugène-Richard Gasana. Anche l’ambasciatore russo
presso l’Onu, Victor Chourkin, si
è dichiarato ottimista, precisando,
peraltro senza citarli, che restano
nel testo soltanto «due elementi
inaccettabili» per la Russia. I passaggi transfrontalieri dei convogli
umanitari si faranno in quattro
punti: due in Turchia (Bab e Bab
Al Hawa), uno in Iraq (Al
Yarubiya) e uno in Giordania (Al
Ramtha). Il carico dei camion sarà sottoposto a un «meccanismo
di controllo» stabilito dall’O nu
per confermarne la natura umanitaria.
Il premier turco
punta
a riscrivere
la Costituzione
ANKARA, 12. Il primo ministro turco, Recep Tayyip Erdoĝan, ha
promesso ieri di riscrivere la Costituzione del Paese se nel voto
del 10 agosto sarà eletto presidente. L’obiettivo, ha dichiarato, è di
promuovere una «nuova Turchia»
che sia prospera e forte, e che entro il 2023 possa essere annoverata
fra le prime dieci economie del
mondo. Nel corso di un comizio
tenuto a Istanbul, il leader del
partito per la Giustizia e lo Sviluppo si è impegnato a mandare
in soffitta la «vecchia Turchia»
che ha definito ostaggio dei colpi
di Stato militari. «Una nuova Costituzione lungo la via verso una
nuova Turchia sarà una delle nostre priorità, se sarò eletto presidente» ha affermato il primo ministro.
Intanto il Parlamento turco ha
approvato una legge per far ripartire il dialogo con la minoranza
curda. Ankara, ricorda l’agenzia
Agi, ha avviato nel 2012 un processo di pace con il leader del
Pkk, Abdullah Öcalan, condannato all’ergastolo, ma fino a questo
momento i negoziati non hanno
prodotto risultati concreti, anche
per la mancanza di garanzie per i
ribelli che decidessero di collaborare per mettere fine a un conflitto che dura da trent’anni.
Scontro fra Governo argentino ed hedge fund
A colpi di inserzioni
BUENOS AIRES, 12. In attesa della
riunione cui partecipano oggi a
New York i rappresentanti argentini
per arrivare a un accordo con gli
hedge fund dei bond di Buenos Aires, lo scontro fra i «fondi avvoltoio» — come definiti dal Governo
di Cristina Fernández — e l’Esecutivo di Buenos Aires si è spostato
sulle colonne dei giornali. A sorpresa la stampa locale ha pubblicato
un’inserzione dell’American Task
Force Argentina.
Due rappresentanti di questo
gruppo sono sbarcati a Buenos
Aires e uno di loro, Robert Shapiro, ha criticato il Governo perché
non vuole trattare con gli hedge
fund. Così facendo, ha detto, «si
espone al rischio di un default senza precedenti». Shapiro, citato dalle
agenzie di stampa internazionali, ha
quindi aggiunto: «I Paesi in genere
si vedono forzati al default, non è
che lo fanno in modo volontario».
Shapiro ha poi affermato che la
principale richiesta argentina rivolta
alla giustizia statunitense — la sospensione dell’applicazione della
sentenza che ordina il pagamento
di 1,3 miliardi di dollari agli hedge
fund che non hanno accettato la
precedente offerta di concambio —
è «impossibile da ottenere» senza
un accordo precedente fra le parti:
ma finora Buenos Aires ha rifiutato
ogni negoziazione con quelli che
appunto definisce senza termini
«fondi avvoltoio».
Il Governo argentino ha risposto
con un’altra inserzione, in cui sostiene che «i fondi vogliono che un
debitore solvente come l’Argentina,
che adempie sistematicamente i
suoi impegni finanziari, «vada in
default».
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 4
domenica 13 luglio 2014
La scoperta è avvenuta
in modo del tutto fortuito
durante gli scavi
per la costruzione di un ospedale
seguendo le fiammelle dei fuochi fatui
Frammento
del «Libro dei mutamenti»
Il pensiero imprescindibile del Serafico
A Roma le tombe di Mawangdui
Pianto e speranza
fianco a fianco
I Tutankhamon
della Cina
di INOS BIFFI
ono confitto
con
Cristo
sulla croce»:
inizia con le
parole della
Lettera ai Galati (2, 19) il prologo del Lignum vitae di san Bonaventura. Essere confitto con
Cristo sulla croce comporta —
scrive il Dottore Serafico — una
completa e concreta configurazione nell’anima e nel corpo al
Crocifisso: «Chi veramente ama
Dio, chi vuol essere un autentico discepolo di Cristo, e desidera conformarsi perfettamente al
Salvatore universale crocifisso
per lui, con tutto l’impegno del
suo animo deve soprattutto proporsi di muoversi portando sempre la croce di Cristo nella mente e nella carne, se veramente intende sentire in se stesso la predetta parola dell’Apostolo».
In questa prolungata e appassionata meditazione Bonaventura (di cui la Chiesa celebra la
memoria il 14 luglio) si sofferma
sui diversi misteri di Cristo: dal-
«S
i morti, la cui dipartita è pianta
dal cielo e dalla terra mentre le
dure pietre vengono spaccate
come per naturale compassione»; «Dio mio, Gesù buono,
benché io sia affatto immeritevole e indegno, fa’ che, pur non
avendo meritato di essere presente nel corpo, mediti tuttavia
di sperimentare con animo fedele quell’affetto e quella compassione che sentirono per te, Dio
mio, crocifisso e morto per me,
la tua innocente Madre e la penitente Maddalena nell’ora stessa della sua passione».
Né manca poi la comunione
con la gioia del Risorto, quando
«quel corpo gloriosissimo, sottile, agile e immortale fu rivestito
di tanto splendore, da apparire
veramente più fulgido del sole,
esemplare della bellezza dei corpi umani destinati alla risurrezione». La Chiesa sarà chiamata
alla condivisione delle sofferenze
di Cristo, e quindi alla purificazione dei peccati. «Come Dio
ha abbandonato il capo della
Chiesa, Cristo, ai flutti delle sofferenze, così ha permesso che il
Francisco de Zurbarán, «San Bonaventura riceve san Tommaso»
(XVII secolo, Madrid, chiesa di San Francesco il Grande)
la loro prefigurazione alla loro
consumazione. Considerando, in
particolare, la Cena, l’estatico
teologo ci presenta «Gesù, pane
consacrato».
Tra le cose meravigliose «degne di essere specialmente ricordate si trova l’ultimo banchetto
della santissima cena», nel quale
«l’Agnello immacolato che toglie i peccati del mondo viene
distribuito in cibo, sotto la specie del pane, contenente ogni
dolcezza e la soavità di ogni sapore»: banchetto nel quale «rifulsero la mirabile dolcezza della bontà di Cristo», «lo stupendo esempio della sua umiltà»,
«la larghezza della sua munificenza».
L’ammirato sguardo del santo
di Bagnoregio prosegue sui successivi eventi del Salvatore: dalla
vendita da parte del traditore e
l’orazione nell’orto dell’agonia
fino alla morte e alla sepoltura.
La meditazione del Serafico non
regge alla pura narrazione.
Erompe di continuo in preghiera e in gemito: «E tu, o uomo
perduto, causa di tutta questa
confusione e di tutto questo
strazio, come potresti non prorompere in pianto?».
Un pianto accompagnato dalla speranza: «O anima, per
quanto peccatrice, se non aborrisci di seguire le orme del Signore Dio, che per te patisce»;
«considera, o uomo redento, chi
è e quanto grande e di che genere sia colui che per te pende
dalla croce, la cui morte vivifica
suo corpo, cioè la Chiesa, fosse
tribolato nella prova e nella purificazione sino alla fine del
mondo. Così passeranno attraverso molte tribolazioni i patriarchi, i profeti, gli apostoli, i
martiri, i confessori e le vergini
e tutti quanti i fedeli graditi a
Dio; così anche tutte le elette
membra di Cristo sino al giorno
del giudizio», sino alla gloria
del Regno «nel quale col Re regnano tutti i giusti, la cui legge
è la verità, la pace, la carità, la
vita, l’eternità».
Ossia con Gesù, «raggio fontale», «dall’origine eterna, dall’essenza incorruttibile, la cui
La teologia di san Bonaventura
presenta in modo particolare
l’impronta della pazienza
e della gloria
Non si può ignorare
conoscenza dona la vita, la cui
scrittura si imprime indelebilmente, la cui visione è desiderabile, la cui dottrina è facile, la
scienza dolce, la profondità imperscrutabile, le parole inenarrabili». Egli è «il fine di tutte le
cose». Ed ecco i nuovi accenti
dell’anima orante: «Tu solo basti, tu solo salvi, tu solo sei buono e soave per quelli che ti cercano, speranza degli esuli, fortezza di quanti tribolano, dolce
conforto degli spiriti in ansia».
Dallo stile esuberante ed enfatico che distingue Bonaventura — viene spontaneo il confronto con la lucida ed essenziale sobrietà della scrittura di Tommaso d’Aquino — risalta in tutta la
sua forza incomparabile la figura del Cristo, umile, paziente e
glorioso, nel quale converge e
dal quale irraggia la sacra dottrina, destinata a divenire esperienza e “sentimento”.
La teologia di san Bonaventura presenta, in modo tutto particolare, l’impronta della pazienza
e della gloria del Salvatore. Chi
vuole insegnare la sacra dottrina
non la potrà trascurare. Anche
se non la seguirà. La teologia,
infatti, non nasce oggi, per la
bravura di un teologo apparso
come astro improvviso nel cielo
teologico e persuaso di essere
un genio: la teologia va ricercata
e fatta emergere dal corso di tutta la tradizione della Chiesa, dal
momento che ne costituisce una
dimensione permanente. Il che,
per altro, non comporterà una
ripetizione di modelli del passato ma, al contrario, un ripensamento o un oltrepasso con rinnovato vigore mentale.
Così fece esattamente Bonaventura, per non dire, tra gli altri, dell’Aquinate e prima ancora
dell’incomparabile Agostino, e
di tutta una ghirlanda di dottori, che hanno lasciato luminosi
modelli ai quali attingere stimolo e ispirazione.
Lo scorso mercoledì 2 luglio si è conclusa
la sessione estiva di esami presso la Scuola Vaticana di Paleografia, Diplomatica e
Archivistica dell’Archivio Segreto Vaticano iniziata il 26 maggio.
Dal 26 maggio al 6 giugno hanno superato la prova del corso annuale di Archivistica, conseguendo il diploma, gli allievi: Laura Spinelli, di Roma; Daniele
De Luca di Vercelli; John Alexander
Avellaneda Torres, di El Colegio Cund
(Colombia); John Cunningham, di Dún
Laoghaire (Irlanda); George Cadeddu, di
Lucca; Lida Bonolis, di Teramo; Francisco Fernando La Torre Romero, di Valencia (Spagna); Ester Paola Licursi, di Cosenza; Julia Maria Manteca Rey, di Malaga (Spagna); Monica Ciccolella, di Desio;
Ilaria D’Amico, di Caserta; Maria Macchi,
di Zagarolo; Alberto Ventimiglia, di Cosenza; Robert Tonsati, di Dubrovnik
(Croazia); Marco Felini, di La Spezia;
Stefano Perego, di Milano; Davide Marino, di Catanzaro; Marina Sambusiti, di
Crema; Francesca Giuliani, di Morolo
(Frosinone); Erika Maria Di Giacomo, di
di ROSSELLA FABIANI
Se le scoperte archeologiche davvero importanti sono quelle che influenzano profondamente il modo
di percepire la storia antica o le caratteristiche di una civiltà, allora la
scoperta di tre tombe di epoca Han
(206 prima dell’era cristiana – 220
dell’era cristiana) a Mawangdui, in
Cina, negli anni Settanta del XX secolo, può essere annoverata a ragione tra queste. Occasione preziosa
appare quindi la mostra allestita a
Roma, a Palazzo Venezia («Le leggendarie tombe di Mawangdui. Arte
e vita nella Cina del II secolo a.C.»)
dove fino al 16 febbraio sono esposti ottanta pezzi provenienti dalle
celebri sepolture, tra cui lacche, tessuti, manoscritti e dipinti su seta.
L’immenso valore dei reperti e il
ritrovamento di una salma completamente integra ha fatto paragonare
dagli studiosi questa scoperta a
quella della tomba di Tutankhamon.
La salma della marchesa di Dai è
infatti il più antico corpo al mondo
conservato non disidratato e con i
tessuti non ancora del tutto rigidi.
Ritrovate tra il 1972 e il 1974, le
tre tombe appartenevano alla famiglia di Li Cang, marchese di Dai e
primo ministro dello Stato di Changsha. Si trattava di una corte di si-
gnori di alto rango che rappresentavano nei regni vassalli il monarca
potente, ma lontano: l’imperatore
Han dell’epoca.
Changsha, città di fonditori e artigiani che lavoravano la lacca e la
seta, era già, sotto gli Han, la capitale dello Hunan regione del Sud e
regno vassallo di Chu, che era diventato indipendente sotto gli
Zhou. La creazione di un marchesato su questa parte della frontiera
soddisfaceva il bisogno di controllo
e di difesa di un impero, la cui capitale era cinquecento chilometri più a nord. Mawangdui
era il luogo di sepoltura
della famiglia del marchese di Dai. Qui furono sepolti Li Chang,
sua moglie Xin Zhui
e uno dei loro figli.
La scoperta ebbe
un inizio del tutto
fortuito per via di
una serie di scavi
per la costruzione
del rifugio sotterraneo di un ospedale e
grazie al manifestarsi di
alcuni fuochi fatui (piccole fiammelle di colore
blu dovute a fuoriuscita di
gas). Le tre tombe al loro interno contenevano i sarcofagi lignei
dei defunti conservati in casse di legno dipinto e oltre tremila oggetti —
oggi conservati nel Museo provinciale dello Hunan — tra cui statuette
in legno per sostituire i servitori e i
musicisti, sigilli, timbri, dischi di
giada, rotoli, abiti di seta, tessuti ricamati, lacche, ceramiche, bronzi,
ogni tipo di pietanza (cereali, fave,
frutti, legumi, carni), piante medicinali, zanne di elefante, corna di rinoceronte, monete funerarie, spec-
Il Museo provinciale dello Hunan
Il Museo provinciale dello Hunan è uno degli otto musei più importanti di
tutta la Cina con una media di oltre un milione e mezzo di visitatori all’anno. Fondato negli anni Cinquanta del XX secolo si trova nella città di
Changsha, il capoluogo della provincia. Lo Hunan è stato fin da tempi antichissimi un ponte di collegamento e uno snodo fondamentale tra la Pianura centrale e le province del Guangdong e del Gunagxi, così come tra
l’alto e il medio corso del Fiume Azzurro. Tutte le antiche civiltà si sono
contese questi luoghi ricchi di bellezza e di fascino e vi hanno custodito
numerosi e inestimabili tesori che si sono trasformati in reperti dalle tipologie più diverse, rendendo dunque questa zona un luogo ideale per la costruzione di un museo. La collezione del museo supera oggi i centottantamila pezzi tra cui spiccano in maniera particolare, oltre ai reperti di Mawangdui, i bronzi di epoca Shang e Zhou, le ceramiche e le porcellane delle epoche successive, le calligrafie e le pitture di epoca Ming e Qing e altri
oggetti di epoca moderna come opere di artisti famosi e manufatti riferiti a
usi e costumi delle minoranze etniche. Dal 2010 il museo ha lanciato un
piano di riorganizzazione e di espansione riprogettando l’intero edificio che
a lavori conclusi avrà una superficie di oltre diciottomila metri quadrati.
Diplomati alla Scuola vaticana
di paleografia, diplomatica e archivistica
Schio (Vicenza); Jean Luc Kouadio Adou,
di Tanda (Costa d’Avorio); Vartui Karakhanian, di Skhvilisi (Georgia); Omar Viganò, di Bergamo; Angela Barletta, di
Campobasso; Simona Politi, di Piazza Armerina (Enna); Annarita Piemari, di Celano (L’Aquila); Rossella Amendola, di Salerno; Elisa Ciappici, di Fabrica di Roma;
Damaso Giordanella, di Roma; Luca Barbagallo, di Catanzaro.
Nella precedente sessione straordinaria
tenutasi il 1° febbraio 2014 si erano diplomati gli allievi: Agnese Morano, di Terni;
Carlo De Palma, di Corato (Bari); Dario
Di Stefano, di Catania; Tiziana Di Stefano, di Messina; Giuseppe Tomasino, di
Caserta.
Nella sessione d’esame straordinaria del
1° marzo relativa al corso di Paleografia
greca ha conseguito il diploma l’allieva
Manuela Petraglia, di Potenza.
Lunedì 23 giugno si sono tenute le
prove scritte riservate ai candidati del
corso biennale di Paleografia, Diplomatica e Archivistica, proseguite martedì 24 e
mercoledì 25 giugno. La prima, di Paleografia latina, consisteva nella descrizione
di un codice della Biblioteca Apostolica
Vaticana con trascrizione di una pagina
del testo, riconoscimento, datazione e localizzazione della scrittura; la seconda, di
Codicologia, verteva sull’analisi complessiva dei caratteri materiali di un codice
della Biblioteca Apostolica Vaticana; la
terza, di Diplomatica pontificia, richiedeva l’esame critico di un documento pontificio medievale dell’Archivio Segreto
Vaticano, con trascrizione diplomatica e
compilazione del regesto. I candidati
avevano in precedenza superato gli esami
di profitto nelle diverse discipline oggetto dell’insegnamento: Paleografia latina,
chi in bronzo, pettini in legno.
Ma oltre a ricostruire uno spaccato di vita quotidiana, i reperti rimandano l’eco della realtà storica e
filosofico-religiosa dell’epoca. Lo
stendardo funerario a forma di T ritrovato nella tomba della marchesa
di Dai restituisce l’immagine cosmogonica che avevano a quel tempo i
cinesi, descrivendoci la loro idea
della vita dopo la morte e il loro de-
Bacinella laccata
con disegni di nuvole
(rinvenuta nella tomba n. 3)
siderio di immortalità. Diviso in tre
fasce raffiguranti i piani dell’esistenza celeste, di quella terrena e di
quella del mondo sotterraneo, lo
stendardo presenta al centro la marchesa di Dai appoggiata a un bastone e pronta per il suo viaggio verso
l’immortalità. Di straordinaria importanza è stato anche il ritrovamento di tavolette in bambù e di
pezze di seta sulle quali erano dipinti in vernice nera testi antichi.
Il valore di questi manoscritti è
inestimabile, sia che si tratti di testi
già noti, perché provenienti dalla
tradizione, sia che si tratti di testi
perduti. Se ne sono ritrovati più di
cinquanta. Tra questi, opere come
La divinazione attraverso l’interpretazione dei fenomeni astrologici e atmosferici (Tianwen qixiang za zhan), il
più antico mai rinvenuto al mondo,
o le Prescrizioni mediche per 52 malattie, il testo farmacologico più antico e completo finora scoperto; ma
anche testi classici come due esemplari del Libro della Via e della Virtù,
una parte del Libro dei mutamenti e
una delle Cronache delle Primavere e
degli Autunni.
E ancora, mappe delle città e la
più antica carta geografica conosciuta al mondo; una vera e propria biblioteca sotterranea.
Diplomatica generale, Diplomatica pontificia, Codicologia, Archivistica e Sigillografia.
L’esame finale ha avuto luogo mercoledì 2 luglio presso la Prefettura dell’Archivio Segreto Vaticano. Hanno sostenuto le
prove con successo e conseguito il Diploma di Paleografo-Archivista, gli allievi:
Jonathan D’Onofrio, di Prato; Annalisa
Lorenzetti dell’Aquila; Eleonora Niedda,
di Civitavecchia.
La commissione esaminatrice era composta da monsignor Sergio Pagano, prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano, direttore della Scuola Vaticana di Paleografia,
Diplomatica e Archivistica, da monsignor
Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca
Apostolica Vaticana e dai docenti della
Scuola: Luca Becchetti, docente di Sigillografia; Paolo Cherubini, docente di Paleografia latina; Paolo d’Alessandro, docente di Codicologia; Marco Grilli, docente di Archivistica; Marco Maiorino,
docente di Diplomatica pontificia; Giovanna Nicolaj, docente di Diplomatica
generale.
L’OSSERVATORE ROMANO
domenica 13 luglio 2014
pagina 5
Domenica sera la finale mondiale tra Argentina e Germania
«I Mondiali
hanno fatto incontrare
persone di diverse nazioni
e religioni.
Possa lo sport favorire sempre
la cultura dell’incontro»
(@Pontifex_it)
Scuole
a confronto
di DAMIANO TOMMASI
i mondiali di calcio siamo arrivati al fine settimana tanto atteso da molti brasiliani e ci siamo arrivati con uno stato
d’animo del Paese ospitante
completamente stravolto. Sarà il fine settimana del tifo contro. Ai brasiliani delusi e
affranti dalla semifinale con la Germania
piacerebbe vedere perdere entrambe le fi-
A
naliste, perché mai vorrebbero assistere a
una vittoria degli argentini al Maracanã. E
chissà, forse preferirebbero che i loro beniamini perdessero anche l’ultima partita
per il terzo posto con l’Olanda, sperando
che possa essere il viatico per un nuovo
progetto che riporti il Brasile ai vertici del
calcio mondiale.
Delle quattro nazionali giunte al traguardo qual è più abituata alle finali? I
numeri parlano chiaro e danno per favorite
rispettivamente Germania per la coppa e
Brasile per il terzo gradino del podio, ovvero due nazionali capaci di giocare rispettivamente dodici e dieci finali. Olanda e
Argentina sono invece ferme a quattro e
l’Olanda le ha perse tutte: che sia la volta
buona con questo Brasile?
Al di là dei pronostici, sarà la resa dei
conti tra la scuola calcistica europea e
quella sudamericana. Nel 2010 in Sud Africa per la prima volta una squadra europea,
la Spagna, era riuscita a vincere il Mondiale lontano dall’Europa. All’inizio di questo
torneo il clima ostile, caldo e umido, faceva pensare che per le squadre europee sarebbe stata dura, ma ci si era sbagliati tutti. La Germania avrà, quindi, l’opportunità
concreta di rompere la tradizione che vuole
una sudamericana vincitrice nel proprio
continente. Di sicuro una partita il calcio
europeo l’ha già vinta perché il novanta
per cento dei calciatori delle quattro semifinaliste giocano in Europa e solo sette calciatori (di cui tre portieri) in squadre sudamericane.
Le scuole a confronto potrebbero essere
anche quelle delle panchine. Luiz Felipe
Scolari, allenatore del Brasile — pur vincendo sul blasonato Louis van Gaal, il collega olandese — non cancellerà senz’altro la
sconfitta pesante subita dal più giovane
Joachim Löw (commissario tecnico della
Germania), ma Alejandro Sabella, allenatore dell’Argentina, avrà l’opportunità di dimostrare come irretire la corazzata tedesca.
Sabella, tra tutti, è il commissario tecnico che più incuriosisce. È riuscito nella semifinale, ma non solo, a imbrigliare il gioco degli avversari. L’Argentina, in questo,
si allinea alla tifoseria brasiliana e sembra
avere come obiettivo quello di giocare contro. Il primo pensiero è quello di non dare
spazi, di non lasciare occasioni e di affidarsi a lui, Messi, quattro volte pallone d’oro,
l’unico calciatore forse oggi in grado di caricarsi una squadra sulle spalle e fare quello che è riuscito a Maradona per tanti anni: portarla al trionfo.
Non sarà forse un caso, allora, che gli
argentini proprio ventiquattro anni dopo
l’ultima finale mondiale disputata, guidati
in campo da Maradona, appunto, si ritrovino di fronte la stessa Germania. È
senz’altro la domanda alla quale tutti gli
Dietro la foto di quel bambino ebreo che riuscì a salvarsi dalla persecuzione nazista
Il passaporto di Enrico
di MAGDALENA ARQUEROS VALER
Dico addio al tempo presente per addentrami nel passato, anche se mi fa piacere chiedere a questo tempo di ridiventare quello
storico. E la mia richiesta sembra essere stata accolta. In un caffè romano incontro un
distinto signore, che da lungo tempo desideravo conoscere. Ha accettato di parlare
di sé, di ricordare gli eventi che gli toccò
vivere nella sua adolescenza tra il 1938 e il
1944. È una storia
drammatica, fatta di
tensioni, ma indispensabile per lui.
Tre anni fa ho scritto un testo; da quel
momento è rimasta impressa nella mia memoria la tenera fotografia di un bambino,
incollata a un passaporto, che aveva richiamato la mia attenzione. Forse è stata
quella fotografia la ragione della mia ricerca
e del mio incontro
odierno, che mi ha
permesso di stringere
la mano di quel bambino... quel ragazzo,
come dice il signore
seduto accanto a me, il
cui nome è Enrico
Mandel Mantello. È
lui il giovane del passaporto che ora ha la
saggia età di quasi 84
anni (è nato a Cluj,
nel 1930, allora Ungheria oggi Romania),
brillanti capelli bianchi e una conversazione
spigliata. È il figlio maggiore del grande
eroe della Shoah George Mandel Mantello,
che ha avuto altri due figli, Andrea Giorgio
e Susanna. Fu suo padre a emettere cinquemila certificati per salvare gli ebrei, mille
dei quali sono conservati nel Museo
dell’Olocausto (Washington D.C.). La cifra
originale fu di oltre diecimila documenti distribuiti in diverse zone dell’Ungheria.
George è considerato un eroe anche perché diffuse il protocollo di Auschwitz, facendolo conoscere in Svizzera e raccontando le aberrazioni commesse dall’antisemitismo di quegli anni. Situazione fino ad allora sconosciuta nel resto del mondo. Al riscatto delle vittime ebree collaborarono anche diplomatici del Portogallo, della Croce
rossa internazionale, rappresentanti del Vaticano, della Romania, e migliaia di studenti volontari svizzeri. Mandel non riuscì però a salvare la vita ai suoi genitori, perché i
documenti (certificati, passaporti con la cittadinanza salvadoregna) giunsero troppo
tardi ai loro destinatari, due giorni dopo il
loro arresto.
Tutto è iniziato quando ho visto la fotografia di Enrico, il suo volto sensibile, puro,
infantile, che mi è rimasto impresso dentro,
fino a diventare parte dei miei pensieri. Dico al tempo di tornare indietro, perché sono stati miei pensieri a voler capire il motivo per cui nel passaporto di quel bambino
sembrava che nessuno lo accompagnasse.
Era orfano?
Ha relegato la guerra e le sofferenze
in un angolo della memoria
Senza permettere loro di prevalere
sul resto dei suoi anni
Ho girato la pagina e ho trovato subito
la risposta. C’erano le foto dei suoi genitori, George e Irene, dai bei capelli neri e ricci. Lo accompagnavano, quindi non era solo. La foto suscita tenerezza, sembra che i
suoi occhi chiedano protezione. Ma il signore accanto a me, che è lo stesso Enrico,
mi dice nuovamente che non lo devo pensare come un bambino, perché era già un
ragazzo. Contemplare quel passaporto rosato mi fa scoprire che il tempo si è accumulato nelle sue pagine
(più di 54 anni), toccate da tante mani, alcune buone altre ingiuste. Quel giovane, che
poteva essere stato cittadino di qualsiasi Paese, era stato vittima
della persecuzione del
nazismo (era un ebreo
con un passaporto salvadoregno).
Era il dicembre del
1943 quando fu soccorso da Ferrero Andrade
della Croce rossa internazionale, e aiutato
anche da Arístides de
Sousa
Mendez
do
Amaral e Abranches
(1885-1954), un diplomatico
portoghese
amico di Mandel-Mantello. Lo portarono a
Budapest, e poi in
Svizzera, dove giunse
sano e salvo e dove
poté riabbracciare suo
padre. Rimase lì come
ospite dei gesuiti. Aveva passato le frontiere
come un semplice cittadino ungherese, non
aveva mai usato il passaporto salvadoregno.
Continuò a vivere, e a studiare, lì, nella
fredda ma nobile Svizzera.
Enrico sottolinea che non è mai stato in
un campo di concentramento ed esprime la
sua ammirazione per Arístides de Sousa e
anche per suo padre, George
Mandel Mantello, ebreo ortodosso primo segretario del consolato di El Salvador in Svizzera. Enrico, giovane vittima della Shoah, aveva vissuto in un
periodo di guerra e di persecuzioni, sopravvivendo come pochi altri. Con il suo nome originale, Imre.
Il mio è stato un incontro
con il tempo, con il tempo impregnato in
quelle pagine di colore rosato, parte del
passaporto di un eroico giovane ebreo che
ho avuto il privilegio d’incontrare oggi a
Roma, dove è giunto dalla Svizzera. Enrico
Mandel Mantello non ha rinunciato al
mondo, al contrario, ha amato e ama la vita
e ne riconosce il grande valore. La madre
Irene sopravvisse grazie a Carl Lutz, e morì
a Ginevra nel 1979, all’età di 72 anni.
Nonostante il dolore di quei giorni, ricorda la sua ammirazione per l’attrice Carroll
Baker, pseudonimo di Karolina Piekarski
(Baby Doll), che debuttava allora negli Stati Uniti, offrendo quell’allegria di cui la
gente di allora aveva tanto bisogno.
Enrico ha continuato gli studi con i gesuiti in Svizzera, ha avuto una vita relativamente tranquilla e si è felicemente sposato.
La guerra e le persecuzioni le ha spostate
in un angolo della sua memoria, senza permettere loro di prevalere sul resto dei suoi
anni. Beve un sorso, e i suoi ricordi non affogano nel rancore, ma scivolano via, come
se tutto fosse troppo lontano e non avesse
rotto la sua esistenza, perché è questa la
traiettoria della sapienza donata dal tempo.
La sua serenità e i suoi capelli bianchi gli
hanno permesso di superare tutto, il viaggio attraverso vari Paesi con tante frontiere,
che riuscì a varcare grazie alla sua forza di
giovane eroe.
La ricerca è durata tre anni e si è conclusa con il piacere di stringere la mano di
quel giovane sconosciuto del passaporto,
eroe senza saperlo della storia; proprio questo ho apprezzato e mi ha dato una gioia
infinita.
E mi piace dedicare questo ricordo a tutti
gli Enrico che, senza saperlo, nella loro
adolescenza furono eroi.
argentini da tempo cercano risposta. Messi
più di Maradona? Messi trascinatore e
nuovo degno numero 10 per l’Argentina?
Fino a oggi mancava questo tassello alla
carriera di Leo Messi per avvicinarsi e superare il mitico Diego. Domenica sera avrà
la possibilità di dimostrarlo. Lo farà avendo tutto contro, proprio come accadde a
Roma nel 1990. Il pronostico che è a favore della Germania e contro la squadra di
Sabella, il pubblico indeciso su chi dovrà
vincere sarà invece certo su chi dovrà perdere, l’Argentina appunto, e infine Messi
avrà contro anche il Bayern Monaco.
Leo Messi, infatti, si ritroverà di fronte il
fantasma della squadra capace nel 2013 di
affondare l’avventura del suo Barcellona
nella semifinale di Champions League. 7 a
0 il totale del doppio confronto che vide in
campo per il Bayern metà dei protagonisti
di questa Germania formato mondiale. Dovrà dunque scacciare l’incubo, come hanno
provato a fare i brasiliani con l’Uruguay, e
in questo lo aiuterà senz’altro Sabella e il
suo calcio contro.
Niente spavalderia, niente “tiki taka”,
niente ricami: concretezza, solidità e cinismo al momento giusto potranno essere gli
ingredienti per animare a dovere una partita che chiuderà la triplice sfida tedeschi-argentini dopo le due finali 1986 e 1990.
#PAUSEforPeace
Un minuto
di silenzio
pensando alla pace
Un minuto di silenzio prima della
finale per ricordare quanti nel
mondo sono colpiti da conflitti e
violenze: è questa la richiesta lanciata dal Pontificio Consiglio della
Cultura con la campagna Pause
for peace, partita con un tweet del
Pontificio Consiglio che ricorda
come nella storia gli eventi sportivi fossero momenti di pace.
L’hashtag da rilanciare è il semplice #PAUSEforPeace.
Mostra al Museo Bilotti
De Chirico
incontra
l’Australia
Imants Tillers
«Antipodean manifesto» (1986)
«Dreamings. L’Arte Aborigena
Australiana incontra De Chirico»
presenta più di cinquanta opere
eseguite dai più importanti artisti
indigeni contemporanei, esemplificative delle varie scuole artistiche
delle regioni desertiche centrali e
occidentali dell’Australia. Le opere provengono in gran parte da
una delle più rappresentative collezioni private del settore, quella
di Marc Sordello e Francis Missana. La mostra, allestita al Museo
Bilotti di Villa Borghese da Ian
McLean ed Erika Izett, aperta fino al 2 novembre, invita il visitatore a immaginare un dialogo tra
l’Australia e l’arte metafisica di De
Chirico, presente nella collezione
permanente del museo.
L’OSSERVATORE ROMANO
pagina 6
domenica 13 luglio 2014
D all’episcopato in Venezuela chieste misure di clemenza per favorire il dialogo nazionale
Che gli avversari si incontrino
Ai vescovi colombiani si uniscono gli organismi internazionali
Nel Chocó
indigeni da proteggere
BO GOTÁ, 12. Dopo la denuncia
dei vescovi colombiani sulla drammatica situazione delle popolazioni indigene del dipartimento di
Chocó, anche il rappresentante in
Colombia dell’Alto commissariato
dei diritti umani delle Nazioni
Unite, Todd Howland, il defensor
Jorge
Armando
del
pueblo,
Otálora, e i rappresentanti delle
popolazioni indigene e afro-discendenti hanno sottolineato la
violazione dei diritti umani e la
crisi umanitaria che vive la regione, che si estende sulla costa colombiana del Pacifico e comprende le diocesi di Quibdó e di Istmina-Tadó.
Il dato più preoccupante — riferisce l’agenzia Fides — è la quantità di persone che fuggono dal dipartimento di Chocó: solo in questa prima parte del 2014 sono già
quattromila. Monsignor Juan Carlos Barreto Barreto, vescovo di
Quibdó, ha denunciato nei giorni
scorsi la costante violazione dei
diritti umani nella regione e le difficoltà geografiche per accedere
alla zona, alle quali si somma la
presenza di bande di narcotrafficanti che spesso ostacolano e impediscono la presenza dei servizi
dello Stato.
«Il Governo sicuramente ha già
fatto uno sforzo per investire nella
Riunito a York il sinodo anglicano atteso da una delicata votazione
La Church of England
decide sulle donne vescovo
YORK, 12. Potrebbe passare alla
storia della Church of England il
sinodo generale che si sta svolgendo dall’11 al 15 luglio a York e che,
lunedì, vedrà il probabile via libera delle autorità ecclesiastiche anglicane all’ordinazione delle donne vescovo. Nel febbraio scorso il
sinodo ha approvato una procedura rapida per ridurre da sei a tre
mesi il periodo delle consultazioni
sull’argomento nelle quarantaquattro diocesi inglesi (quasi tutte a
favore della riforma). Nel caso in
cui lunedì 14 ci sia il sì definitivo
da parte del clero anglicano, le
prime donne vescovo potrebbero
essere ordinate tra la fine dell’anno e l’inizio del 2015. Una “rivoluzione” sostenuta fra gli altri
dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Comunione anglicana, e dal primo ministro britannico David Cameron.
Per l’approvazione finale della
«Women in the Episcopate legislation» serve la maggioranza dei
due terzi di ciascuna delle tre
componenti del sinodo: vescovi,
clero e laici. Nel novembre 2012 i
vescovi e il clero convalidarono la
riforma, che trovò invece resistenze tra i laici, mostrando sull’argomento divisioni profonde in seno
alla Church of England rispetto a
comunità anglicane più “progressiste”, come a esempio quella gallese, che ha già autorizzato le
donne vescovo. Un anno dopo,
nel novembre 2013, venne approvato il principio dell’ordinazione
delle donne vescovo, aprendo la
strada a mesi di confronto.
Il rischio, secondo alcuni osservatori, è quello di una crisi che
potrebbe coinvolgere l’intera Comunione anglicana: «Le Chiese
anglicane in Africa non vogliono
né le donne vescovo né le donne
sacerdote», ha fatto notare Odon
Vallet, storico francese delle religioni, e l’adozione della riforma in
Inghilterra potrebbe condurre addirittura a «uno scisma in Africa».
Dal canto suo padre Simon Killwick, presidente del “gruppo cattolico” in seno al sinodo, ha riferi-
to che le discussioni, dopo lo
“scacco” del novembre 2012, sono
state «fruttuose» e «una nuova atmosfera sta caratterizzando il dibattito». Prudente Hilary Cotton,
presidente del gruppo a favore
delle donne vescovo: «Siamo pieni di speranza ma affatto sicuri
del risultato per la partecipazione
al voto di persone che si oppongono al principio e che, hanno
detto, voteranno contro».
zona — ha detto il vescovo — ma i
risultati ancora non si vedono». E
rivolgendosi ai narcotrafficanti
Barreto Barreto ha concluso: «Dovete riconoscere che siete un problema per la popolazione, la gente vi considera una calamità, cercate solo i vostri interessi».
Dai presuli di Panamá
I mali
da combattere
PANAMÁ, 12. «Non possiamo lamentarci del male
senza agire e lottare contro
di esso»: lo affermano i vescovi di Panamá nel comunicato pubblicato al termine della loro assemblea
plenaria tenutasi dal 7 all’11
luglio, del quale l’agenzia
Fides offre una breve sintesi.
Nella
dichiarazione
l’episcopato esprime preoccupazione in particolare
per «il problema dell’insicurezza, che è arrivata perfino dentro le chiese e nelle famiglie, la mancanza di
tutela delle risorse naturali
come le foreste e l’acqua,
l’insicurezza alimentare che
colpisce la sopravvivenza
del popolo, la scarsa qualità dei servizi sanitari,
dell’istruzione e dei trasporti, e il proliferare del
business della droga».
Luterani e cattolici tedeschi verso il 2017
Dal conflitto alla comunione
BERLINO, 12. Si chiama «2017 gemeinsam unterwegs» (2017 insieme in cammino) ed è la piattaforma internet messa a punto
da luterani e cattolici tedeschi per approfondire la riflessione
ecumenica in vista dei cinquecento anni della Riforma che cadono appunto nel 2017. L’invito — secondo quanto sottolinea
l’agenzia Notizie evangeliche — è quello di discutere delle questioni fondamentali poste in rilievo dal documento Dal conflitto
alla comunione, redatto nel 2013 dalla Commissione luterana–cattolica sull’unità dei cristiani. I temi principali sono presentati con cadenza settimanale sotto forma di «domanda della
settimana», a cui due figure istituzionali — una luterana e una
cattolica — rispondono esponendo la propria posizione. I fedeli
luterani e cattolici sono così chiamati a studiare insieme le questioni fondamentali come esercizio ecumenico, e inoltre, grazie
alla piattaforma internet, a pubblicare i propri commenti ai temi. Ne risulterà per ogni domanda un testo ampliato dagli
stessi commenti, che sarà utilizzato dalla commissione come
materiale di lavoro.
CARACAS, 12. «Non sarà possibile
trovare soluzioni soddisfacenti per i
problemi che affliggono la gente, né
ci sarà una vera riconciliazione nella
nostra società, se non ci ascoltiamo,
se si reprime senza indagare le cause
da cui nascono le proteste». È un
rinnovato appello alla pace e alla riconciliazione nazionale quello lanciato dai presuli venezuelani a conclusione della loro assemblea plenaria. Una vera esortazione alla ripresa del dialogo tra le parti sociali con
la esplicita richiesta della «grazia»
per quelli che si considerano prigionieri politici e la concessione della
libertà alle persone arrestate durante
i moti studenteschi iniziati nel Paese
nel mese di febbraio: «Chiediamo la
libertà degli studenti e provvedimenti di grazia per i prigionieri politici e per quelli che sono emigrati
per motivi politici».
Per ben quattro mesi, infatti, il
Paese è stato lacerato dalle proteste,
che in alcuni casi sono state segnate
da episodi di accesa violenza, e che
hanno lasciato sul campo più di
quaranta morti e quasi novecento
feriti, con più di 2.500 persone arrestate.
In questo contesto i presuli, respingendo le accuse di «agire come
soggetti politici», sottolineano come
il lavoro dei sacerdoti e dei pastori
della Chiesa implichi oggi anche «il
saper tendere ponti per promuovere
l’incontro tra avversari e per promuovere la riconciliazione del nostro popolo frantumato e diviso dalle ideologie». Si tratta «di un servizio che forniamo al popolo del Venezuela, fedeli alla visione del mondo e dell’umanità come creature di
Dio, soggetti alle leggi eterne». Di
qui, una dettagliata analisi della situazione sociale: «Sono note le circostanze difficili che colpiscono la
popolazione in generale: violenza,
insicurezza e crescente criminalità, il
dramma della povertà, il costante
aumento del costo della vita, accompagnati dalle successive svalutazioni
della moneta e dagli eccessivi controlli sulle attività produttive».
Spesso — conclude l’episcopato —
i poveri e in generale coloro che
soffrono diventano semplicemente
«una scusa o uno schermo ideologico per raggiungere altri fini». Critiche inoltre alla piaga della corruzione, «in ogni ambito dello Stato», al
militarismo generalizzato e alla
sproporzionata repressione di qualsivoglia dissidenza.
Verrà costruita nel «pueblo cautivo» di Sandino
Prima chiesa cattolica a Cuba
55 anni dopo la rivoluzione castrista
L’AVANA, 12. Il municipio di
Sandino, nella provincia di Pinar del Río, è stato scelto come
luogo di costruzione della prima chiesa cattolica a Cuba a
cinquantacinque anni di distanza dalla rivoluzione castrista del
1959. Non un luogo scelto a
caso. Sandino è nato da uno
dei pueblos cautivos creati dal
regime comunista — riferisce
EnOriente.com — per allontanare in maniera forzata
migliaia di famiglie dai loro
luoghi di origine perché accusate di aver preso parte o
collaborato alla rivolta dei contadini all’inizio degli anni Sessanta nel massiccio montuoso di
Escambray.
Il nuovo edificio sorgerà grazie alla collaborazione con la
parrocchia di San Lorenzo a
Tampa, negli Stati Uniti, in
gran parte composta da fedeli
cubani in esilio. Potrà ospitare
circa duecento persone e occuperà un’area di ottocento metri
quadrati nel centro della città.
«Da molti anni aspettavamo
una chiesa — racconta il parroco
di Las Martinas y Sandino, padre Cirillo Castro — ma adesso
finalmente possiamo dire che
siamo sulla strada giusta». Il sacerdote è stato recentemente a
Tampa per incontrare le autorità ecclesiastiche locali e raccogliere donazioni per la costruzione del luogo di culto.
L’OSSERVATORE ROMANO
domenica 13 luglio 2014
pagina 7
Conferenza del cardinale Turkson a Monaco di Baviera
Al servizio del bene comune
Messaggio per la Giornata mondiale del turismo
Un potente motore di sviluppo
Il turismo è un motore fondamentale di sviluppo economico, per l’importante contributo che apporta al
prodotto interno lordo (Pil), valutato intorno al 3 - 5 per cento a livello
mondiale, alla creazione di posti di
lavoro, stimati tra il 7 e l’8 per cento
del totale nel mondo dell’occupazione, e alle esportazioni visto che
favorisce il 30 per cento delle esportazioni mondiali di servizi. In una
parola il turismo è fonte di sviluppo
comunitario. Ed è proprio questo
l’argomento sul quale si fonda la
partecipazione della Chiesa alla
Giornata mondiale del turismo, in
programma per il 27 settembre prossimo, a cura dell’O rganizzazione
mondiale del turismo (Omt). Non a
caso dunque il Pontificio Consiglio
della pastorale per i migranti e gli
itineranti intende contribuire a questa giornata con la diffusione di un
messaggio intitolato proprio «Turismo e sviluppo comunitario», il cui
testo è stato reso noto venerdì 11 luglio.
Il fondamento dell’interesse della
Chiesa per il turismo è radicato nella sua dottrina sociale. La nozione
di “sviluppo comunitario” — si legge
nel testo del messaggio — infatti «è
strettamente legata a un concetto
più ampio che è parte proprio della
dottrina sociale, quello cioè di “sviluppo umano integrale”, a partire
dal quale leggiamo e interpretiamo
il primo. A questo riguardo sono illuminanti le parole di Papa Paolo
VI, che nell’enciclica Populorum progressio affermava che «lo sviluppo
non si riduce alla semplice crescita
economica. Per essere sviluppo autentico, dev’essere integrale, il che
vuol dire volto alla promozione di
ogni uomo e di tutto l’uomo».
Un principio, ricorda ancora il
messaggio, che coincide con quanto
sostenuto dalla stessa Omt nel suo
Codice etico mondiale, pubblicato
nel 1999: «Il turismo deve essere
un’attività benefica per le comunità
di destinazione: “Le popolazioni locali saranno partecipi delle attività
turistiche, e ne condivideranno in
modo equo i benefici economici, sociali e culturali, in particolare per
quanto attiene alla creazione diretta
e indiretta di occupazione”. Ciò
vuol dire che occorre instaurare tra
le due realtà una relazione di reciprocità, che porti a un mutuo arricchimento».
Ma «come può il turismo contribuire a questo sviluppo?». Per rispondere a questa domanda il messaggio del dicastero vaticano suggerisce che «lo sviluppo umano integrale e, di conseguenza, lo sviluppo
comunitario nel campo del turismo»
siano «diretti al conseguimento di
un progresso equilibrato che sia sostenibile e rispettoso di tre ambiti:
economico, sociale e ambientale, intendendo con ciò tanto la sfera ecologica quanto il contesto culturale».
Intanto è innegabile che il settore
turistico costituisca «una delle opzioni più attuabili e sostenibili — sostiene il messaggio a firma del cardinale presidente Antonio Maria Vegliò e dal segretario vescovo Joseph
Kalathiparambil — per ridurre il livello di povertà delle aree più arretrate». Se adeguatamente sviluppato
«esso può essere uno strumento prezioso di progresso, di creazione di
posti di lavoro, di sviluppo di infrastrutture e di crescita economica».
Ora, riflettendo su quanto «ha affermato Papa Francesco», cioè che
«la dignità dell’uomo è collegata al
lavoro» (Francesco, Acciaierie di
Terni, 20 marzo 2014) è risultato
evidente che «ci viene chiesto di affrontare il problema della disoccupazione con “gli strumenti della
creatività e della solidarietà”. In
questa linea, il turismo appare come
uno dei settori con più capacità di
generare un tipo di impiego “creativo” e diversificato, del quale con
maggiore facilità possono beneficiare i gruppi più svantaggiati, di cui
fanno parte donne, giovani e alcune
minoranze etniche».
Ma anche se «è essenziale che i
benefici economici del turismo raggiungano tutti i settori della società
locale», tuttavia essi «non possono
essere
ridotti
esclusivamente
all’aspetto economico — sostiene il
ancora nel messaggio. Forti della fede essi possono infatti «offrire il
senso della persona, il senso di comunità e di fraternità, di solidarietà,
di ricerca della giustizia, di saperci
custodi (e non proprietari) del creato e, sotto l’azione dello Spirito
Santo, continuare a collaborare con
l’opera di Cristo».
In diverse parti del mondo la
Chiesa riconoscendo le potenzialità
del settore turistico ha messo in moto progetti semplici ma efficaci.
«Sempre più numerose — si legge
nel messaggio — sono le associazioni cristiane che organizzano viaggi
di turismo responsabile in zone in
sviluppo, come pure quelle che promuovono il cosiddetto “turismo solidale o di volontariato”, durante il
Sviluppare una nozione alternativa
del concetto di bene comune universale, che tenga conto delle differenze culturali internazionali. Condividendone gli obiettivi il Pontificio Consiglio della giustizia e della
pace aderisce al progetto interculturale della scuola di filosofia dei gesuiti a Monaco di Baviera, promosso attraverso l’Istituto di studi sociali e sviluppo. E in tale ottica il
cardinale presidente del dicastero
vaticano, Peter Kodwo Appiah Turkson, è stato invitato a tenere una
conferenza sul tema: «Giustizia. Pace. Sviluppo. Una partnership globale al servizio del bene comune
mondiale» nell’accademia della capitale bavarese.
Nel suo intervento il porporato
ha sottolineato in particolare quattro
ambiti di sfida per la comunità internazionale: quello sociale, quello
ecologico, quello economico e quello politico-culturale. Soffermandosi
sul primo, il cardinale Turkson ha
fatto notare che la povertà influenza
molti ambiti della vita. «La fame è
la preoccupazione più urgente» ma
«ha molti volti». E ha elencato alcune situazioni critiche: «Il problema delle infrastrutture igieniche insufficienti, la carente assistenza sanitaria nei Paesi meno sviluppati, la
formazione scarsa o addirittura assente, che invece sarebbe il presupposto per una vita dignitosa».
Quanto alla dimensione ambientale,
ha spiegato che «servono aria pulita, acqua potabile e una molteplicità
di risorse in grado di ricrescere e di
ricchezze del suolo». Per questo, ha
aggiunto, «l’utilizzo delle risorse
energetiche e l’accesso all’acqua potabile in futuro avranno una particolare importanza». Tanto che «già
ora ci sono conflitti violenti a questo riguardo».
Passando poi alla dimensione
economica, il presidente di Iustitia
et Pax ha ribadito l’importanza di
ricondurre l’agricoltura e la produzione industriale verso una crescita
sostenibile. «Occorre stabilire stan-
dard sociali nel mondo del lavoro e
la regolamentazione dei mercati finanziari», ad esempio attraverso
«norme sull’indebitamento vincolanti a livello internazionale». Mentre «dalle imprese economiche e finanziare ci si aspetta che non perseguano solo i loro obiettivi economici, ma che adempiano anche alla loro responsabilità sociale». In proposito il cardinale ha parlato di “triangolo della sostenibilità”, ovvero di
giusto equilibrio tra giustizia sociale, sostenibilità ecologica ed efficacia economica, e di un quadro normativo globale che tuteli e garantisca i diritti economici fondamentali.
Infine riguardo all’ambito politico-culturale il porporato ha citato il
suo connazionale Kofi Annan, segretario generale delle Nazioni Unite dal 1997 al 2006, affermando che
«il buon governo e lo sviluppo sostenibile sono inscindibili». Infatti il
“buon governo” è «il presupposto
per uno standard di vita più elevato
e consente la convivenza pacifica tra
le persone nella giustizia e nella libertà». E per questo «occorrono
una legislazione che assicuri i diritti
fondamentali delle persone, un’amministrazione affidabile, una giustizia certa, ma anche stabilità politica
e un argine alla corruzione». Ma
perché ciò avvenga «è particolarmente necessario il coinvolgimento
delle religioni quali importanti
agenti di cultura e attori della società civile». Per questo il cardinale
Turkson ha rilanciato la missione
della Chiesa cattolica all’interno della comunità mondiale. «Spesso —
ha affermato — le sfide globali vengono interpretate come un contesto
nel quale imporre nella maniera più
efficace possibile i propri interessi e
permettere solo al potere sanzionatorio della controparte di costringere a fare delle concessioni». Invece
«bisognerebbe sviluppare la consapevolezza che queste sfide sono un
compito comune per la comunità
globale», le quali richiedono «un
giusto equilibrio e un venirsi incon-
Seminario alla Casina Pio
IV
Per un’economia inclusiva
Il Colosseo in un dipinto di Bernardo Bellotto (1721-1780): Roma antica con le sue rovine
era tra le mete principali del Grand Tour da cui ha avuto origine il turismo moderno
messaggio del dicastero vaticano —
ma vi sono altre dimensioni di
uguale o maggiore importanza».
Tra queste compaiono l’arricchimento culturale, l’opportunità di incontro umano, la costruzione di “beni
relazionali”, la promozione del rispetto reciproco e della tolleranza,
la collaborazione tra enti pubblici e
privati, il potenziamento del tessuto
sociale e associativo, il miglioramento delle condizioni sociali della comunità, lo stimolo a uno sviluppo
economico e sociale sostenibile e la
promozione della formazione lavorativa dei giovani, per citarne alcune.
Viene poi sottolineato che protagonista principale del fenomeno turistico deve essere la comunità locale. Occorre promuovere un turismo
che si sviluppi «in armonia con la
comunità che accoglie, con l’ambiente, con le sue forme tradizionali
e culturali, con il suo patrimonio e i
suoi stili di vita. E, in questo incontro rispettoso, la popolazione locale
e i visitatori possono instaurare un
dialogo fecondo che incoraggi la
tolleranza, il rispetto e la reciproca
comprensione».
La comunità locale inoltre «deve
sentirsi chiamata a salvaguardare il
proprio patrimonio naturale e culturale, conoscendolo, sentendosene orgogliosa, rispettandolo e rivalorizzandolo, affinché possa condividerlo
con i turisti e trasmetterlo alle generazioni future».
Infine, anche i cristiani del luogo
devono essere capaci di mostrare «la
loro arte, le tradizioni, la storia, i
valori morali e spirituali, ma soprattutto la fede che è all’origine di tutto questo e gli dà senso» si legge
quale le persone approfittano del
tempo delle vacanze per collaborare
a progetti di cooperazione nei Paesi
in via di sviluppo». Degni di nota
sono, poi, «quei programmi di turismo sostenibile e solidale, promossi
da Conferenze episcopali, diocesi o
congregazioni religiose in zone
svantaggiate, che accompagnano le
comunità locali», come lo sono le
iniziative adottate dalle parrocchie
dei Paesi mete del turismo.
Queste proposte pastorali «sono
ogni giorno più significative — afferma il messaggio — specialmente
quando sta crescendo un tipo di
“turista vivenziale”, che cerca di
istaurare legami con la popolazione
locale e desidera sentirsi membro
della comunità ospitante, partecipando alla sua vita quotidiana, valorizzando l’incontro e il dialogo».
La sollecitudine ecclesiale nell’ambito del turismo si è dunque
«concretizzata, in numerosi progetti,
originati da una moltitudine di
esperienze nate dallo sforzo, dall’entusiasmo e dalla creatività di tanti
sacerdoti, religiosi e laici che desiderano collaborare, in questo modo,
allo sviluppo socio-economico, culturale e spirituale della comunità locale, e aiutarla a guardare con speranza al futuro».
Consapevole del fatto che la sua
prima missione è l’evangelizzazione,
«la Chiesa — conclude il documento
— vuole offrire pertanto la sua spesso umile collaborazione, per rispondere alle situazioni concrete dei popoli, specialmente dei più bisognosi.
Essa lo fa convinta che “evangelizziamo anche quando cerchiamo di
affrontare le diverse sfide che possano presentarsi”».
«Per una economia sempre più inclusiva» è il tema di riflessione, sulla scia dell’Evangelii gaudium, proposto dal Pontificio Consiglio della
giustizia e della pace per il seminario che, organizzato in collaborazione con la Segreteria di Stato, è in
corso in questi giorni, presso la Casina Pio IV in Vaticano. E questa
mattina, sabato 12 luglio, i partecipanti all’incontro, hanno ricevuto la
visita di Papa Francesco il quale si è
intrattenuto con loro per il pranzo.
I lavori del seminario sono stati
inaugurati venerdì pomeriggio da
una relazione del vescovo Mario Toso, segretario del dicastero organiz-
Grazie al Circolo San Pietro
Cena per i poveri
nei giardini vaticani
Un clima di «serena familiarità»
ha caratterizzato la cena per i poveri di Roma nei giardini vaticani, organizzata nei giorni scorsi
dal Circolo San Pietro. Un clima
sottolineato dallo stesso cardinale
Giuseppe Bertello, presidente del
Governatorato dello Stato della
Città del Vaticano, che ha portato il saluto personale di Papa
Francesco ai commensali. È la seconda volta che il sodalizio organizza questo particolare momento di convivialità per i poveri nel
solco di quell’assistenza ai bisognosi portata avanti da 145 anni
come segno concreto della carità
del Papa. Una decina di tavoli
hanno ospitato uomini, donne e
bambini che vivono in maniera
più dignitosa grazie alle attività
delle cucine economiche, dell’asilo notturno e del centro polifunzionale gestiti dai soci del Circolo.
zatore, il quale ha come dettato le
linee portanti della due giorni di incontri. Obiettivo è quello di approfondire e tradurre in progettualità
economica le stimolanti prospettive
offerte in questo campo dall’esortazione apostolica di Papa Francesco
Evangelii gaudium. Il presule ha inteso innanzitutto precisare che la
proposta di una economia sempre
più inclusiva non implica la rinuncia a un’economia di mercato. Anzi
è una valorizzazione di essa, soprattutto dei suoi aspetti positivi. «Occorre spiegare — ha fatto notare
monsignor Toso presentando il seminario — che l’economia che uccide a cui allude Papa Franscesco, e
purtroppo ci sono stati molti imprenditori falliti e lavoratori licenziati che si sono suicidati, non è tutta l’economia ma solo quella che
idolatra il denaro».
Nella sua relazione il presule ha
poi sottolineato tre punti particolari:
il processo di convergenza dei redditi medi dei Paesi poveri verso
quelli più ricchi, messo in moto dalla globalizzazione, ha accresciuto le
disuguaglianze tra le diverse parti
della popolazione mondiale; la speranza che la lunga transizione che si
sta vivendo, porti dal vecchio mondo segmentato nei confini nazionali,
a un mondo nuovo popolato da
un’unica famiglia umana. E infine la
presa di coscienza che il problema
economico è solo una parte del più
vasto problema odierno. Quale può
essere il contributo dei cristiani in
questo campo? «Precondizione necessaria per proseguire con chiarezza e tenacia nella propria missione
— ha concluso monsignor Toso — è,
un profondo discernimento della situazione, avendo chiaro quanto ciascuno di noi può fare nella propria
specifica, originale e preziosa condizione di vita, coordinando i propri
sforzi con quelli altrui, sviluppando
sinergie in iniziative, come si usa dire di questi tempi, multistakeholder». E su questo binario si sono
poi svolti i lavori del seminario.
tro» e non «uno sforzo massimo per
imporsi. Insieme, e solo insieme, è
possibile affrontare sfide come la
povertà, i cambiamenti climatici, le
condizioni sociali di lavoro». Da
qui l’invito a «interrogarsi sul ruolo
specifico della Chiesa dinanzi alle
dinamiche generali di globalizzazione». Perché la Chiesa ha «una missione di verità da compiere, per una
società a misura dell’uomo».
In particolare «negli ulti tempi
Papa Francesco lo ha chiarito ripetutamente attraverso gesti simbolici
e parole profetiche, ma non per
questo meno insistenti e provocatorie. Si pensi per esempio al suo primo viaggio a Lampedusa e al suo
appassionato appello a favore
dell’accoglienza dei profughi; all’importante categoria teologica della
misericordia al suo “no” a un’economia dell’esclusione e dell’ingiustizia
sociale, un’economia disumana che
uccide, al cui centro non c’è la persona bensì il denaro; al sorprendente invito, ai presidenti israeliano e
palestinese e al Patriarca Bartolomeo, a pregare insieme per la pace
nella sua casa. Questi gesti spontanei e queste parole — ha concluso il
cardinale Turkson — non sostituiscono il discorso etico-sociale e l’impegno a ogni livello politico, tuttavia
mostrano in modo inequivocabile di
che cosa la Chiesa si preoccupa nel
nome di Dio e il contributo che può
dare costantemente come avvocata
dell’umanità, fianco a fianco con
tutte le persone di buona volontà,
unite dal loro impegno a favore della giustizia, della pace e dello sviluppo, del dialogo, della comprensione e della riconciliazione».
Nomine
episcopali
Le nomine di oggi riguardano la
nunziatura apostolica in Etiopia
e la Chiesa in Italia.
Luigi Bianco
nunzio apostolico
in Etiopia
Nato a Montemagno, Asti, il 3
marzo 1960, è stato ordinato sacerdote il 30 marzo 1985. Si è incardinato a Casale Monferrato. È
laureato in Diritto Canonico. Entrato al Servizio della Santa Sede
il 1° luglio 1989, ha prestato successivamente la propria opera
nelle rappresentanze pontificie in
Italia, Egitto, Argentina, Croazia
e Spagna. Il 12 gennaio 2009 è
stato nominato nunzio apostolico
in Honduras ed elevato in pari
tempo alla sede titolare di Falerone, con dignità di arcivescovo. Il
successivo 25 aprile ha ricevuto
l’ordinazione episcopale.
Claudio Maniago
vescovo di Castellaneta
(Italia)
Nato a Firenze 1’8 febbraio
1959, dopo la maturità classica è
entrato nel seminario maggiore
dell’arcidiocesi, frequentando lo
Studio teologico fiorentino. Trasferitosi a Roma, come alunno
dell’Almo Collegio Capranica, ha
conseguito la licenza in Sacra liturgia presso il Pontificio ateneo
Sant’Anselmo. Ordinato sacerdote il 19 aprile 1984 a Firenze, ha
ricoperto i seguenti uffici e ministeri: rettore del seminario minore (1987-1994); direttore del centro diocesano vocazioni, membro
del consiglio pastorale diocesano
e assistente ecclesiastico del Serra
club (1987-2003); cerimoniere arcivescovile e docente di liturgia
nella facoltà teologica dell’Italia
centrale (1988-2003); direttore
dell’ufficio liturgico della curia
(1991-2003); membro della commissione ordinandi (1992-2003);
pro vicario generale e moderatore
della curia (1994-2001); canonico
onorario della cattedrale (19961999); canonico de numero (19992003); vicario generale (20012003). Il 18 luglio 2003 è stato
eletto alla Chiesa titolare di Satafi e nominato vescovo ausiliare di
Firenze. L’ordinazione episcopale
è avvenuta l’8 settembre.