Simone de beauvoir 2008
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Simone de beauvoir 2008
La filosofia come stile di vita: rileggere Simone de Beauvoir Tante volte ho scritto su Simone de Beauvoir. In tante occasioni ne ho parlato: la frequentazione dei suoi testi mi accompagna da quasi vent’anni. Recentemente ho ritrovato i miei appunti, le mie prime osservazioni, il mio entusiasmo da ragazzo: ora, da adulto, l’incontro con le sue parole mi fa ancora vibrare da dentro. Intelligente, bella, profonda, arguta; descrizioni del mondo come bagliori di un temporale estivo: illuminazioni, fenditure, rivelazioni. Poi, quella straordinaria passione per la pienezza del mondo: un’emozione divorante per l’offerta d’essere che la vita ci profonde. Camminava per le montagne della Provenza, decisa a conquistare il mondo con la forza dei polpacci; si arrampicava sui massi scivolosi dei Propilei, attraversava canali in piena fra le rocce del Peloponneso, distribuiva volantini nella Parigi rissosa del secondo dopoguerra, attraversava l’Atlantico per sorridere allo sguardo di un uomo. Tutto questo senza mai smettere di pensare, senza mai cedere alle tentazioni dell’arrivismo, al pallore anemico dell’Accademia, senza nulla concedere alle critiche mordaci che tentavano di incollarle addosso etichette di ogni tipo. L’occhio azzurro di Atena, spalancato e benevolo sulla confusione del mondo; ma le mani affondate nella frescura dei rampicanti, la bocca affamata e golosa di prelibatezze terrene. « En vérité, il n’y a pas de divorce entre philosophie et vie. Toute démarche vivante est une choix philosophique et l’ambition d’une philosophie digne de ce nom, c’est d’être un mode de vie qui apporte avec soi sa justification. »1 La filosofia, in Simone de Beauvoir, diventa stile di vita. Il prodotto del pensiero smette di apparire sapere di sorvolo e restituisce una profonda dignità alla professione di fede filosofica. Simone de Beauvoir dimostra 1 Simone de Beauvoir, L’existentialisme et la sagesse des Nations, Paris-Genève, 1986, p. 11. che si possono scrivere pagine bellissime nell’affollato brusio di un Caffè a Saint-Germain, che si può pensare senza parapetto – un’espressione che sarebbe molto piaciuta ad Hannah Arendt – persino al fianco di uno dei più celebri intellettuali del Novecento, che si può pensare ad una morale attiva e ottimista senza bisogno di puntelli metafisici: « l’homme est seul et souverain maître de son destin si seulement il le veut l’être ; voilà ce qu’affirme l’existentialisme ; c’est bien là un optimisme. Et en réalité c’est cet optimisme qui inquiète. »2 Come dicevo, ho scritto tanto su Simone de Beauvoir, ma dalla fluidità della mia penna, arguisco di non essermene ancora stancato. Nel nome di quella bruciante passione del mondo che apre l’orizzonte in ogni vicolo cieco. « Mai si la partie n’est ni perdue ni gagnée d’avance, il faut, minute après minute, lutter et risquer (…). »3 2 Simone de Beauvoir, op.cit. pp.37-38 3 Simone de Beauvoir, op.cit, p.39.