rchivi emoria - BCC Formello

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rchivi emoria - BCC Formello
N. 25 - Dicembre 2014 - Periodico trimestrale di finanza e cultura - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - 70% - Roma Aut. N. 21/2009
GO
LA
Un premio di studio di 1.000 euro
per le ricerche d’archivio
sulle nostre comunità
VELA
IO
VE
Gli archivi
della memoria
LA RIVISTA DELLA BANCA
DI FORMELLO E TREVIGNANO
DI CREDITO COOPERATIVO
TREVIGNANO FILMFEST
Il cinema e le migrazioni
Gli archivi custodiscono la storia delle nostre comunità: le loro
origini, la loro identità, le loro trasformazioni nel tempo.
Per valorizzare questo grande patrimonio culturale, la Banca
assegna 4 premi di studio di 1.000,00 euro ciascuno, destinati a
ricerche sulla storia di Formello, Trevignano, Nepi e Monterosi.
Gli altri comuni saranno coinvolti nella seconda edizione del
premio. Il Regolamento per partecipare al bando di concorso è
pubblicato sul sito web della Banca.
Co
Comune
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di Formello
Formello
Comune
Comune
di Trevignano
Trevignano R.
R.
Comune
Comune
di Nepi
Nepi
www.bccformello.com
LE ERBE SPONTANEE
I piatti poveri
della tradizione contadina
I SOCI RACCONTANO
Anna Sanapo
Comune
Comune
di Monterosi
Monterosi
BCC
CREDITO COOPERATIVO
Formello
e
Trevignano Romano
BCC
CREDITO COOPERATIVO
CONSIGLIO
DI AMMINISTRAZIONE
Formello
e
Trevignano Romano
Presidente
Gino Polidori
Vice Presidente
Alvaro Altarocca
Siamo presenti a:
Sede Amministrativa FORMELLO
Viale Umberto I°, 92 - Tel. 06.90143095 - Fax 06.90146800
Sede Centrale FORMELLO
Viale Umberto I°, 4 - Tel. 06.9014301 - Fax 06.9089034
Agenzia n° 1 LE RUGHE
Viale Africa, 8 - Tel. 06.9087359 - Fax 06.90129315
Filiale CAMPAGNANO DI ROMA
Piazza Regina Elena, 23 - Tel. 06.90154376/77 - Fax 06.90154380
Agenzia n° 2 OLMETTI
Via degli Olmetti, 41 3U - Tel. 06.90400394 - Fax 06.90400352
Filiale TREVIGNANO ROMANO
Via IV Novembre, 2 - Tel. 06.999121 - Fax 06.9999514
Filiale ANGUILLARA SABAZIA
Via Anguillarese Km 5,200 - Tel. 06.9994574/385 - Fax 06.9995337
Filiale CESANO
Via della Stazione, 359 - Tel. 06.30439538/88 - Fax 06.3038935
Filiale MONTEROSI
Via Roma, 50 - Tel. 06.9014301
Filiale NEPI
Via Monsignor Olivares (Centro comm. San Bernardo) - Tel. 0761.556598
Consiglieri
Angelo Buccioli
Edda D’Alessio
Gianluca Franchini
Piergiorgio Montani
Marco Palma
Matteo Stefanelli
Maurizio Varzi
COLLEGIO SINDACALE
Presidente
Cristiano Sforzini
Sindaci
Filippo Salvatore Licenziato
Nazzareno Neri
Sindaci supplenti
Massimo Caramante
Giuseppe Giurato
ORGANISMO DI VIGILANZA
Presidente
Sandro Cioccoloni
Membri effettivi
Gabriele Bozzo
Giuseppe Mansueti
DIREZIONE
Direttore Generale
Mario Porcu
Nepi
Monterosi
Trevignano
Romano
Campagnano
di Roma
Anguillara
Sabazia
FORMELLO
Cesano
Le Rughe
Olmetti
BCC
CREDITO COOPERATIVO
Formello
e
Trevignano Romano
Rendering della sonda Rosetta
che incontra la cometa
67P/Churyumov Gerasimenko.
È una missione sviluppata
dall’Agenzia Spaziale Europea e
iniziata nel 2004: lo scorso novembre
il lander Philae è atterrato
sulla superficie della cometa.
Ne ha parlato tutto il mondo.
Un’azienda socia della Banca, la Microsis di Formello,
ha partecipato a questa grande impresa, contribuendo
alla progettazione dei trasmettitori installati in
Argentina (Malargue) e Spagna (Cebreros) che
controllano la sonda Rosetta. I due HPA (High Power
Amplifier), tramite un sistema di monitoraggio e
controllo ideato e costruito dalla Microsis che utilizza
la rete internet (via VPN), sono collegati al centro di
Darmstadt, in Germania, da dove ESA controlla tutte le
stazioni di terra e coordina la missione. Dal 1990 la
Microsis opera nel campo dell’information technology,
dalla logistica alla vendita al dettaglio, realizzando
sistemi di telecontrollo, software, firmware e hardware
già in uso all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), all’Agenzia
Spaziale Europea (ESA), alle Forze Armate e alla Croce
Rossa. Questa dinamica ed innovativa azienda
collabora con università e centri di ricerca e ha ricevuto
uno specifico riconoscimento dalla NASA per la
missione JUNO, che sta studiando il campo magnetico
di Giove.
N.
N. 25
25 - Dicembre
Dicembre 2014
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Periodico
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Poste
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Aut. N.
N. 21/2009
21/2009
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Sommario
GO
LA
LA RIVISTA DELLA BANCA
DI FORMELLO E TREVIGNANO
DI CREDITO COOPERATIVO
3
Editoriale del Presidente
4
L’Oleide di Spello
TREVIGNANO FILMFEST
Il cinema e le migrazioni
LE ERBE SPONTANEE
I piatti poveri
della tradizione contadina
I SOCI RACCONTANO
Anna Sanapo
4
BCC
BCC
CCREDITO
REDITO CCOOPERATIVO
OOPERATIVO
Formello
Formello
e
T
Trevignano
revignano Romano
Romano
La rivista della Banca
di Formello e Trevignano
di Credito Cooperativo
5
Il Punto del Direttore
6
Trevignano FilmFest
Periodico trimestrale
Anno 7 - N. 25
Dicembre 2014
Registrato presso
il Tribunale di Tivoli
il 27-10-2008
al N. 21/2008
Sede
Viale Umberto I, 92
Formello (Roma)
Tel. 06 90 14 30 95
6
10 Conoscere Roma
10
Direttore Responsabile
Gino Polidori
Redattore
Armando Finocchi
Hanno collaborato
a questo numero
Franco De Santis
Mario A. Santoro
(per le immagini
del Trevignano FilmFest)
Ufficio Soci
Tel. 06 90 14 30 55
12 I piatti poveri della
tradizione contadina
16 Navigare nella storia
16
Stampa
Miligraf Srl
Via degli Olmetti, 36
Formello (Roma)
Tel. 06 90 75 142
In copertina:
il Castello Orsini di Nerola,
una delle mete delle
nostre gite sociali
16
20 Cronache
h dal
d l Novecento
22 Le migliori tesi di laurea
24 I soci raccontano
www.bccformello.com
Fontana nel giardino
del Casino Massimo
Lancellotti a Roma
La XXVII
Festa del Socio
Sono ormai ventisette anni che la Banca di Fo
F rmello e Tr
T evignano Romano org
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z a, quasi sempre a metà dicembre, una giorr
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f sta che pone al centro il Socio, inteso come elemento
insostituibile della
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È stata sempre una fe
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l BCC è presente con uno sportello bancario. E ciò
non soltanto perché sono stati sempre premiati,
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studenti di ogni ordine e grado, fi
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i ma anche perché la
l Banca è promotrice di innumerevo
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v il cui scopo di fo
f ndo è quello di migliorare le condizioni morali e culturali delle comunità ricadenti all’interno delle zone di competenza.
Una missione questa che, oltre che nascere da
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d mento nel continuo studio dei processi sociali che dettano tempi
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E proprio perché cooperative mutualistiche, tendono a produrre quel va
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agenzie della BCC,
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v rie associazioni locali.
Ai laureati con corso di studi quinquennale viene assegnata una borsa di studio di € 75
7 0,
0
eleva
v ta a 900 se il voto fi
f nale ottenuto è pari a 110 e lode, ai laureati con corso triennale
€ 450,
0 ai dip
i lomati con voto 100/
0 100 nella scuola seconda
d ria di II° grado € 300,
0 00,
0 agli studenti con voto 10/
0 10 della scuola seconda
d ria di I° grado € 100.
Al termine della cerimonia viene consegnato ai Soci un dono natalizio, che negli ultimi
tempi si è notevolmente ridotto a causa della criisi che ha investito anche le Banche e del
considerevole aumento della compagine sociale
e.
Nonostante le diff
fficoltà del periodo in cui viviam
mo, la nostra Banca opera quindi con determinazione senza mai tralasciare la mutualità e la solida
d rietà e con l’occhio sempre attento alle dinamiche sociali.
Il Preside
ente
Gino Polidori
3
VELA CREDITO COOPERATIVO
L’Oleide di Spello
Identità locali, valorizzazione dei prodotti e nuovi mercati
del gusto. Con un ingrediente in più: il Credito Cooperativo.
metà novembre si è tenuta a
Spello, in Umbria, la seconda edizione dell'Oleide, la
“disfida delle bruschetta” nata due
anni fa nell'ambito del gemellaggio tra la nostra Banca e la BCC
di Spello e Bettona.
L'olio d' oliva, pur in una stagione
così avara, è stato al centro di ricette regionali e politiche di sviluppo dell'agricoltura, del turismo
rurale, dell'ospitalità e della ristorazione. Tr
T a stands, laboratori del
gusto e la tradizionale gara gastronomica tra 9 BCC, un convegno ha approfondito
le nuove possibilità economiche che hanno le produzioni tipiche in un mondo sempre più globalizzato, in cui nuovi mercati accoglieranno prodotti
che hanno una storia e che tutelano la qualità.
A
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“La
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mato Paolo Giuseppe Grignaschi,
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direttore Federlus - nasce dalla trad
dizione e da una conoscenza mild
lenaria. Anche le BCC hanno una
ttradizione e un'esperienza speciffica: quella di conoscere i territori,
aaccompagnandoli nella loro storia
ssenza imporre loro strategie nate
aaltrove. Il dovere storico del Credito
Cooperativo è quello di dife
C
f ndere
queste tradizioni, aprirle all'innoq
vvazione e tramandarle alle prosssime generazioni”.
La cooperazione e la cultura di rete nelle imprese sono
la chiave di volta per superare barriere linguistiche e
burocratiche e raggiungere mercati anche lontani: una
grande opport
r unità che altrimenti rimarrebbe fuori dalla
port
r ata di una singola azienda.
Le BCC, autonome
e interdipendenti
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l Direttore
Mario Porcu
5
VELA CON IL PATROCINIO DELLA BANCA
Trevignano FilmFest
Il cinema racconta le migrazioni
Grande successo della terza edizione del “Trevignano
FilmFest” al Cinema Palma. Lo scambio e lo scontro tra le
culture, l'integrazione, l'indifferenza, il desiderio di
ricominciare in un altro Paese o di ritornare nella propria
terra di origine. Film, documentari, cortometraggi,
esordienti e artisti affermati, interviste agli autori e una
traversata del lago hanno animato la fine di settembre. Tra
gli ospiti di quest'anno, Carlo Verdone, Monica Guerritore,
Luigi Lo Cascio e Rocco Granata. Prima e dopo le
proiezioni, gli incontri nelle scuole.
opo la scuola e la crisi economica, il Tr
T evignano FilmFest ha aff
f rontato il tema delle migrazioni: “Cittadini del mondo” per scelta o per necessità, un caleidoscopio di storie, emozioni e punti
di vista.
Ecco allora il sedicenne Nader,
r egiziano di Ostia,
che vive la sua innocenza selvaggia in “Alì ha gli
occhi azzurri” di Claudio Giovannesi. E Rocco Granata, l'autore della celebre canzone “Marina”, la
cui vicenda è narrata nel film “Marina” di Stijn Coninx: nel Belgio xenofobo degli anni 40-50, il giovane Rocco cresce con un sogno impossibile. Suo
padre ha lasciato la Calabria per lavorare duramente
nelle miniere di carbone e lui sogna di suonare la
fisarmonica, uno strumento che da solo è un'orchestra e che infonde un senso di coralità.
Sono solo due dei film proiettati sullo schermo del
Cinema Palma, scelti da Corrado Giustiniani (Presidente del Tr
T evignano FilmFest giornalista, scrittore e
blogger,
r già inviato speciale del “Messaggero” e collaboratore dell'”Espresso”) e dal suo team, rinfo
f rzato
quest'anno dalla consulenza artistica del critico cinematografico del “Messaggero” Fabio Ferzetti. In programma c'erano anche “Couleur de Peau: Miel” di
Jung e Laurent Boileau, “Eastern Boys” di Robin Campillo, “Il Figlio dell'Altra” di Lorraine Lévy,
y “La Gabbia
Dorata” di Diego Quemada-Diez, “La prima Neve”
di Andrea Segre, “Le Cochon de Gaza” di Sylvain
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Pasolini.
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documentari, girati nei Centri di identificazione e di
espulsione, nelle strade delle nostre città e nelle
scuole, dove attraverso la partecipazione di studenti
e insegnanti è nato il Filmfe
f st, e dove il Filmfe
f st è torr
nato, nella giornata di lunedì, abbracciando l’entusiasmo dei ragazzi di Tr
T evignano.
Gli spettatori del “Tr
T evignano FilmFest” hanno potuto lasciare l’auto nel grande parcheggio all’inizio
del paese e fruire di un servizio di navetta per arrivare comodamente al cinema. Sia il parcheggio che
la navetta erano gratuiti per i partecipanti al FilmFest.
Gli ospiti e gli spettatori più assidui sono stati poi
accompagnati in una indimenticabile gita sul lago,
allietati dalle note di “Marina”, per l'occasione interpretata dall’autore, Rocco Granata, sulle note di
una fisarmonica, quel piccolo grande sogno diventato realtà.
Sognare ad
occhi aperti
in un cinema
di provincia
Mio nonno Fabio era un falegname
con la passione del cinema. E così
comprò una macchina da proiezione
e la piazzò nel suo laboratorio.
Il primo film proiettato fu “Frutto
Acerbo” di Carlo Ludovico
Bragaglia, con Nino Besozzi. Era la
fine degli anni Trenta. Trevignano
non aveva che 1.200 abitanti.
Chi non aveva i soldi del biglietto,
pagava con frutta e uova. Poi, una
mattina del 1944, mentre viaggiava
sulla Cassia col suo furgone a tre
ruote, Nonno Fabio venne
mitragliato da un aereo americano
in ricognizione e morì. Sembrava
finire un mondo. Ma la storia
continuò con mio padre Fernando,
che trova in una cassa, sottoterra, il
proiettore nascosto per proteggerlo
dalla guerra e ricostruì il cinema
assieme ad Angelo Parissi, anche
grazie agli incassi del distributore di
benzina. Negli anni Ottanta, con le
liberalizzazioni televisive, gli
spettatori del cinema si ridussero al
lumicino. Accadeva in tutta Italia e
anche qui. Per qualche mese il
Cinema Palma venne chiuso. Ma a
quel punto ho capito che toccava a
me riprendere la grande storia di
questo piccolo cinema. E così riaprii
la sala, invitai attori e registi, da
Michelangelo Antonioni a Gabriele
Salvatores, permisi al pubblico di
conoscerli da vicino, di interpretare
la realtà anche grazie al cinema, di
sognare ad occhi aperti o
semplicemente di incontrarsi.
Questa storia continua con il
Trevignano FilmFest.
Fabio Palma
Corrado Giustiniani
Quando
gli Italiani
facevano
i minatori
Anche noi abbiamo avuto la nostra
Lampedusa. Non in mezzo al mare,
ma nelle viscere della terra.
L'8 agosto del 1956, alle 8e10 del
mattino, si sprigionò un incendio
terribile nella miniera di carbone
belga di Marcinelle, per la rottura di
un cavo elettrico a oltre 1.000 metri
di profondità. Morirono 262 uomini
di dodici diverse nazionalità.
Più della metà di loro, 136, erano
italiani. Lombardi, veneti, emiliani,
toscani, pugliesi, ma soprattutto
abruzzesi, giunti a guadagnarsi la
vita nelle venti miniere della
Vallonia subito dopo la fine della
seconda guerra mondiale, in seguito
all'accordo minatore-carbone
siglato dal nostro governo con
quello di Bruxelles nel 1946. Noi
avremmo trasferito in Belgio 50 mila
minatori, in cambio di una corsia
preferenziale per il loro carbone nel
nostro Paese, necessario per far
ripartire gli impianti industriali.
Molti di questi emigrati dormivano
nelle baracche. Ma quella italiana è
stata un'autentica diaspora: dal
1876 al 1976 sono emigrati
all'estero ben 27 milioni di italiani,
i quali hanno poi dato origine a una
popolazione di oriundi che tocca
oggi i 60 milioni di persone.
È un'altra Italia oltre i confini
dell'Italia. Da qualche anno, a causa
della crisi, i flussi in uscita sono
ripresi. Nel 2012 hanno lasciato
ufficialmente l'Italia 68 mila
persone, e fra queste molti giovani.
Cittadini del mondo, anche loro.
Corrado Giustiniani
Fabio Palma
Gabbiani in volo, come in una sequenza di “Lontano dal lago” di Marco
Leopardi. Le storie di otto ragazzi che hanno deciso un futuro all'estero,
lontano dalle loro comunità, dalla famiglia, dagli amici dell'infanzia.
Fuga, libertà, voglia di conoscere e di realizzarsi, possibilità di cambiare...
D U E C O R T O M E T R A G G I P R E S E N T A T I A L F E S T I VA L
Tutto in un minuto. È il “Dubbio made in Italy” di Stefano De Marco e
Niccolò Falsetti. Un ragazzo italiano a Londra: le immagini e la voce
narrante parlano di un felice adattamento, al contrario i sottotitoli
raccontano di una scheggia andata a rifrangersi chissà dove. Una doppia
verità.
CON IL PATROCINIO DELLA BANCA VELA
Carlo Verdone
Tutti i volti dell'Italia
che cambia.
O forse nulla è cambiato...
no dei grandi ospiti di questa edizione del Tr
T evignano FilmFest è stato Carlo Ve
V rdone. “Con
la sua grande capacità di rappresentare la società
italiana - ha detto il critico Fabio Ferzetti - Ve
V rdone
ha anche documentato le migrazioni”. Sia l'emigrazione italiana all'estero che la presenza di stranieri
nel nostro Paese. Tr
T a le domande di Ferzetti e quelle
del pubblico, alcune famose sequenze dei suoi film
montate da Fabio Quintorio e Stefano Tr
T incia, autore
anche del documentario “Studenti&Cittadini”. Ecco
allora il taciturno emigrante Pasquale Ametrano di
“Bianco, Rosso e Ve
V rdone”, che con la sua Alfasud
dalla Germania torna a Matera per votare, o l'africano dell'ostello di “Un sacco bello”, in cui Leo
accompagna la bellissima ragazza spagnola Marisol.
Da queste scene parte il colloquio con Ve
V rdone.
U
Il personaggio di Pasquale Ametrano raffigura l'ultima ondata migratoria degli Italiani, quella degli
anni Settanta.
Si andava a lavorare nelle miniere e nelle industrie
della Germania e del Belgio, mantenendo un legame fortissimo con l'Italia. Pasquale ha sopra il letto,
nella sua nuova casa a Monaco di Baviera, il poster
di Franco Causio, calciatore della Juventus. Nel film
non parla mai. “Rifatti la foto che sei peggiorato!”,
gli dicono alla dogana. Si sfoga solo alla fine, dopo
tanti furti subiti.
Pasquale trova un'Italia anch'essa peggiorata, in cui
non si riconosce.
Non è cambiato nulla. Quando prendi il 64, mi diceva mia madre, metti il portamonete in tasca, e mettici
la mano sopra. Stai attento...
Negli stessi anni un immigrato di colore spunta dal
bancone della reception di un ostello, a Roma.
Sì, nel 1980 era una novità. Intuivo che la città, che
la società stavano cambiando. Altre culture stavano
entrando nella nostra vita.
In “Sono pazzo di Iris Blond”, interpreti il cantante
Romeo, che in Belgio si innamora di una emigrata
italiana, Iris, che ha il volto di Claudia Gerini.
Quel film ha delle atmosfe
f re nordiche, è una commedia dolente in una terra di migranti italiani, in gran
parte ristoratori. Il dramma di Marcinelle era ormai
lontano. Quei nuovi emigrati avevano una grande
coesione, e nei loro ristoranti non mancavano mai le
coccarde tricolori o le fo
f to di un calciatore e del pae-
Carlo Verdone
sino da cui venivano. Quattro case, una strada e una
piazza abbarbicate nella memoria.
Gli italiani all'estero hanno mantenuto l'amore per
l'Italia.
arà forse per questo che all'estero ho conosciuto
gli italiani migliori. Sono partiti da niente. In altri
paesi, con regole chiare, dure ma semplici, hanno
ricostruito la loro vita.
Una delle scene più curiose sull'integrazione culturale è quella in cui un gruppetto di emigrati deve imparare a memoria la poesia “A Silvia” di Leopardi.
È una delle scene iniziali di “Acqua e sapone”. Interpretavo Rolando Ferrazza, un trentenne laureato
con il massimo dei voti ma che non aveva trovato
altra occupazione se non quella di bidello. Per sbarr
care il lunario dava anche ripetizioni a casa: un
orientale, un africano, anche un carabiniere del Sud
si ritrovano a recitare i versi della poesia di Leoparr
di. Una lezione improbabile...
Il tema del confronto tra culture emerge anche dal
tuo ultimo film, “Sotto una buona stella”.
Sì, c'è una ragazza cinese che parla il dialetto romanesco, e Paola Cortellesi, la vicina di casa del
protagonista, parla sia romano che rumeno. Abbiamo voluto imitare una persona conosciuta nel bar
dove io e Paola ci incontriamo ogni tanto. Sul set
abbiamo improvvisato molte scene che non c'erano
sul copione. Io interpreto Federico Picchioni, che
convive con i due figli avuti dalla moglie con cui si
è separato e ha una nipotina di colore.
“È facile diventare attori?”, chiede una bambina.
É la più classica delle domande...
Ci deve essere un'intesa che scatt
t a tra l'att
t ore e il pubblico, perché è il pubblico che decide se un attore è
bravo o no. É una magia...
9
VELA CONOSCERE ROMA
L'ispirazione
dei misteriosi
Nazareni e le
architetture
di pietra di un
castello
una lunga riflessione collettiva sul vero significato
dell’arte. Ma nella fantasia dei romani si impresse soprattutto il grande cappello nero che indossavano, e
da cui uscivano i loro lunghi capelli biondi. Con gli
anni ripartirono per in Nord, verso Monaco di Baviera
o Praga. L’ultimo Nazareno rimasto a Roma, Friedrich
Overbeck, morì nel 1869.
Queste le nostre prime due mete.
E tra gennaio e marzo torneremo tra le
ville, i musei e le chiese di Roma.
Dall'alto del castello
Vivere per dipingere
Chi erano i Nazareni? Erano un gruppo di pittori tedeschi dall’indole taciturna, giunti a Roma ai primi
dell’Ottocento. Conducevano una vita quasi monastica, vivendo in comune e dipingendo temi religiosi. Furono chiamati ad aff
f rescare le stanze del Casino Massimo Lancellotti di Roma con scene ispirate alla Divina
C mmedia di Dante Alighieri, alle rime di Petrarca, alCo
l'Orlando
d Furioso di Ludovico Ariosto e alla Gerusalemme Libera
r ta
t di To
T rquato Ta
T sso. Tr
T a le opere più suggestive c'è proprio la raff
f igurazione di Dante tra le tre
fiere e in compagnia di Virgilio, il grande poeta latino
che fu la sua guida nell'Inferno e nel Purgatorio.
Prima di dipingere, i Nazareni si riunivano molte volte,
preparavano dei disegni preparatori e conducevano
10
Tra il X e l’XI secolo, per proteggersi dalle incursioni
T
dei saraceni e dalle bande armate, molte comunità si
rifugiarono sulle colline più alte e iniziarono a fortificare questi piccoli borghi. Accadde a Formello, a
Campagnano e in molte altre località del Lazio. Ed è
in questo periodo che probabilmente sorse anche il
Castello di Nerola, che porta il nome degli Orsini, la
famiglia signorile che lo acquistò nel Duecento e che
fece costruire le torri angolari e le mura di cinta.
Per la sua posizione a ridosso della via Salaria, si presume che il castello facesse parte del sistema di vedette
che, dalla torri di avvistamento situate lungo il litorale
tirrenico, trasmettevano nell’entroterra eventuali segnali di pericolo: di notte la trasmissione veniva eff
f ettuata mediante la disposizione di fiaccole accese, di
giorno con fumate di vari colori e sbandieramenti. Dopo tanti passaggi di proprietà, è oggi adibito ad eventi
e manifestazioni.
Una curiosità: in una delle tante sale del castello Marie
Anne de La Tr
T émoille, principessa di Nerola da quando aveva sposato Flavio Orsini, ultimo duca di Bracciano e appunto anche principe di Nerola, creò un
nuovo profumo che conquistò le più raffinate dame
parigine: il “Nerolì”. È un olio vegetale ottenuto distillando i fiori dell'arancio amaro, che vengono raccolti
a mano tra aprile e maggio.
CONOSCERE ROMA VELA
I prossimi appuntamenti
partenze, in pullman, avvengono da Formello e da Tr
T evignano. È necessario prenotarsi ad ogni singola gita,
fino all'esaurimento dei posti disponibili, al numero 06 90 14 30 55 (Uff
f icio Soci). Ad attenderci ci sarà la
nostra bravissima guida Va
V leria Marino. Ogni socio può farsi accompagnare da un famigliare. Chiediamo ai nostri
soci prenotati di mantenere l'impegno o, in caso di un imprevisto, di avvertire dell'assenza entro il giovedì precedente la data della gita, in modo da dare tempo all'Uff
f icio Soci di contattare i prenotati nella lista di riserva.
L
Sabato 24 gennaio 2015: Villa Poniatowsky
Sezione distaccata del museo etrusco dei Villa Giulia, questa residenza appartenuta al nipote
dell’ultimo sovrano polacco racchiude preziosi esempi di decorazione parietale di gusto eclettico, nonché reperti di alcuni tra i siti archeologici più importanti dell’area falisca e umbra.
Sabato 21 febbraio: Pinacoteca Vaticana
Tra le sezioni meno note eppure più importanti dei Musei Va
V ticani, la straordinaria collezione
dei dipinti si articola attraverso un excursus storico dal medioevo al pieno Settecento, passando
attraverso i capolavori dei maestri indiscussi di Rinascimento e Barocco.
Sabato 14 marzo: Chiesa di San Clemente
Tesoro di inestimabile valore per le testimonianze storiche dall’antichità al medioevo, questa
chiesa sorge sui resti di un mitreo, sull’area di un’insula e sulla planimetria di un precedente
edificio di culto, tutti conservati nei livelli inferiori che costituiscono il percorso di visita.
Sabato 18 aprile: Palazzo Ruspoli a Vignanello
Da rocca benedettina a maestoso castello che domina il panorama sul borgo, questa poco nota
residenza nobiliare aff
f ascina per le sue stanze vivacemente decorate e per la straordinaria coreografia del suo “giardino di verdura”.
Sabato 16 maggio: Abbazia di San Nilo a Grottaferrata
Ultimo superstite dei numerosi monasteri di rito greco-bizantino che popolavano l’Italia meridionale, sito sui colli tuscolani che videro la presenza della casa di Cicerone, è un luogo evocativo
o che unisc
ce arte, fe
ede
e, storia, cultura e sugg
gestione paessagg
gistica.
Sabato 6 giugno: Castello della Cecchignola
Situato in un quartiere periferico romano, non lontano dalla via Ardeatina, è un complesso di
diverse epoche, dall’età classica a quella moderna, nonché la sede di alcune fondazioni culturali
dopo che i restauri tra il XX e XXI secolo lo hanno riportato ai fasti antichi.
VELA TRADIZIONI
Le erbe spontanee
nei piatti poveri
della tradizione contadina
Nei primi anni ’50 del Novecento, la maggior parte delle terre del Lazio era
coltivata a grano e i debiti si pagavano alla “riccorta”, come dicono a Tolfa. In
quel tempo vigeva ancora il baratto e le massaie facevano il pane una volta a
settimana, con farina di grano duro del tipo “Senatore Cappelli” e lievito
madre...
12
TRADIZIONI VELA
La carne una volta a settimana
Trista, mentucciata o misticanza?
I piatti della cucina contadina erano costituiti, prevalentemente, da acque cotte e da zuppe. La carne
si mangiava una volta a settimana, la domenica o
negli altri giorni di festa. L’acqua cotta si diff
f erenziava dalla zuppa per l’uso esclusivo, nella preparazione dell’infinita varietà di ricette esistenti, di err
be. Anche il soff
f ritto era quasi sempre di tipo vegetale, con aglio, cipolla e mentuccia a farla da padroni. L’unico lusso era l’uso di un uovo bollito nel
brodo delle verdure e poi “sperso” nel piatto dove
veniva servita l’acqua cotta; qualche volta si aggiungevano ortaggi e legumi. Entrambi i piatti, quasi
sempre, contemplavano la presenza di pane raff
f err
mo o abbrustolito, un filo di olio a crudo ed una
spolverata di pecorino.
Nelle zuppe, invece, il soff
f ritto si faceva tagliuzzando sulla tavola del “battilonto” con la
“mannaretta” una fetta di lardo e qualche
foglia di “persa”, ovvero, la maggiorana.
Spesso, dopo aver ammazzato il maiale, il soff
f ritto si preparava anche con
il guanciale, la pancetta o qualche
salciccia sbriciolata.
Col mutare delle stagioni, poi, le zuppe si arricchivano di funghi, castagne, ortaggi, legumi, baccalà,
lumache ed anche piccoli pesci d’acqua dolce. Durante l’inverno, nelle famiglie più disagiate ci si doveva accontentare, però, di acque cotte poverissime, la “mentucciata” e la “trista”. La “trista” come
dice in rima E. Pierettori, poeta tolfetano, si faceva
così: “Un po’ d’acqua e sale dentro a ’na piletta, ojo
e mentuccia e dopo che è bollita, se ‘mpaneno dù
fette de bruschetta”.
La “mentucciata”, che è più ricca, vede l’uso di due
alici sotto sale, due pomodoretti, una patata con la
buccia, aglio, peperoncino ed un mazzetto di mentuccia. Due piatti molto
frugali che, talvolta, si
mangiavano per depurarsi
dopo
un’ubriacatura.
“Quanno c’arr
zave ‘l gomito la sera,
VELA TRADIZIONI
’arzave cò la testa frastornata, solamente ’na bella
mentucciata pe' sarvatte era l’unica maniera”, diceva B. Mignanti, altro poeta tolfetano.
T a i piatti poveri della tradizione contadina della
Tr
Campagna romana c’era anche la famosa “misticanza” o “insalata di vigna”, così gustosa e ricercata da
essere cantata da molti poeti romani: “Misticanza
d’indiviola / d’erba noce e de riccetta / caccialepre
e lattughella co du fronne de rughetta / Misticanza
delicata, saporita, profumata! / C’era ancora dentro
er sole / c’era l’aria frizzantina / de quell’orto de li
frati / sopra a piazza Barberina”, scrisse A. Jandolo.
Le “misticanze” sono diff
f icilmente codificabili, perr
ché la loro composizione dipende molto dalle conoscenze botaniche e dal gusto di chi le prepara.
Mia nonna Francesca, buongustaia, mi diceva sempre
che per preparare una “misticanza” raff
f inata ci volevano almeno dieci/quindici erbe diverse, comprese
quelle aromatiche e qualche fiore. La condiva, poi,
almeno un’ora prima di mangiarla, con un pesto preparato nel mortaio, con due alici dissalate, olio, aceto
o limone, pepe, peperoncino e sale grosso.
Le minestre di pane
ltri piatti poveri, ma gustosissimi, sono le minestre
di pane che, nei paesi della Ciociaria, dopo essere
stato fritto in padella con pochissimo olio - ma si
può utilizzare anche pane raff
f ermo o abbrustolito
sulla brace - costituisce la base, appunto, di saporite
minestre più o meno brodose, in cui al pane si aggiungono verdure ripassate in padella con olio, aglio
e peperoncino, come cicoria, broccoletti e ramolaccio, oppure legumi cotti a parte, dopo essere stati
messi a bagno nell’acqua per 12 ore, come ceci, fagioli e lenticchie.
Continuando a parlare di cibo contaadino povero,,
non si può dimen
nticcaree il pan
ne,, che fin
n dai tem
mpi più
ù
reemoti è stato alla base dell’alim
mentazio
one dell’uo-
mo. Dopo gli egiziani, che facevano un pane piatto,
lievitato naturalmente con i lieviti presenti nell’aria,
nell’ultimo millennio prima di Cristo greci e romani
introdussero la lievitazione ed iniziarono a cuocerr
lo in forni appositi. Nelle campagne del Lazio, dopo
la seconda guerra mondiale, il pane veniva lievitato
con pasta madre e cotto in forni a legna perché doveva durare a lungo.
A To
T lfa ed Allumiere, quando era tempo di mele cotogne, si portavano al forno per cuocerle insieme al
pane, a cui lasciavano un gradevole aroma. A Canepina, Ve
V tralla e Villa San Giovanni in Tu
T scia, si
aggiungevano alla superficie esterna della pagnotta
semi di papavero, per avere un pane più saporito.
I braccianti agricoli, andando a lavorare nei campi,
quasi sempre portavano nelle loro “catane” soltanto
aglio, cipolla ed un pezzo di pane avvolto in un “canovaccio” di cotone, per mantenerlo fresco; il companatico, in genere, era costituito da olive, frutta ed
erbe spontanee come asparagi, luppoli, raperonzoli,
cicorie varie, sedano d’acqua e crescioni.
A Campagnano i contadini, che durante la stagione
estiva lavoravano le vigne, avevano l’abitudine di
mettere a seccare al sole, sul palo di testa di un filare, un “tozzo” di pane che, bagnato con l’acqua e
condito con olio sale e pomodoro, serviva a preparare “la panzanella”. Quel pane veniva chiamato
“lo pane del lepricchio” perché spesso cadeva in
terra e veniva mangiato dalle lepri, che in quei tempi erano ancora numerose.
Pancotto e pizze fritte
Col pane si faceva anche il “pancotto”, piatto poverissimo che vedeva l’uso di pane raff
f ermo cotto in
acqua salata con l’aaggiunta di due, tre spicchi
d’aggliio e poi condito con olio crudo. Durante le
lungh
he vegglie trasccorse al fraantoio, in attesa dell’o
olio
novello, fette di pane, tostate sulle braci di camini
TRADIZIONI VELA
perennemente accesi, condite con aglio e sale, venivano “tuffate” in grandi secchi pieni d’olio, per
preparare saporite bruschette, mangiate immersi
nell’ascolto di storie fantastiche contate da vecchi
contadini. Non posso dimenticare, poi, le merende
che facevo a casa di mia nonna Anna, con fette di
pane bagnate con vino e zucchero o con pomodoro
“strofinato” sul pane e condito con olio e sale.
Con la pasta del pane, a Strangolagalli, paese della
Ciociaria, dove ogni anno si tiene la sagra della
“stesa”, si fanno le famose “pizze fritte” nell’olio,
che vengono poi farcite con salumi vari, erbe spontanee, ma soprattutto con broccoletti e salsicce di
maiale. Mia madre friggeva le pizzette, preparate
con acqua, farina, sale, un po’ di lievito e olio extra
vergine d'oliva, e le serviva tiepide con l’aggiunta
di poco sale. Una variante che preferivo, perché
molto gustosa, era l’aggiunta alle pizze fritte di una
salsa di pomodoro, aglio, origano, olive nere e
pezzetti di mozzarella che si scioglievano col calore della cottura.
La frittata, per finire o per iniziare
Quando si disponeva di uova fornite da galline allevate in piccoli recinti o all’aperto se si viveva in
campagna, queste servivano per preparare gustose
frittate con erbe selvatiche come asparagi, luppoli,
germogli di “vitabbia” e “tamno”, che altro non è
che lo stelo centrale della coda dell’aglio. Con il
composto di uova sbattute, unite a pecorino e buccia grattugiata di limone, invece, mescolato velocemente a brodo bollente di gallina vecchia, si preparava la famosa “stracciatella”, che spesso si serviva
come piatto d’ingresso nei matrimoni, festeggiati
all’ombra dei pergolati delle case di campagna.
Nei periodi di festa e a Carnevale si preparavano anche dolcci tipicci quali frappe, castagnolee e “gravioli”,
raviolli dolci con ricotta condita con
n zucchero e sciroppo di fogglie di visciole, senza dimenticare le
ciambelline al vino. A proposito di vino, spesso i
contadini che coltivavano una piccola vigna, per
aumentare i loro magri guadagni vendevano la maggior parte di quello prodotto e la restante parte la
conservavano per le feste e naturalmente per le
ciambelline. I contadini si accontentavano di bere
“l’acquato”, che si otteneva mettendo a fermentare
acqua con vinacce già spremute o non del tutto.
Franco De Santis
VELA NAVIGARE NELLA STORIA
La festa delle
quinquatrie
Un attentato nel Golfo di Napoli
nei giorni delle celebrazioni
in onore di Minerva
Quella mattina Agrippina fu accolta sulla spiaggia di Baia dallo stesso Nerone,
che dopo averla abbracciata con ostentato affetto la condusse nella villa di
Bauli. Timorosa e guardinga, visse la festa con trepidazione, dissimulata
tuttavia con la consueta abilità, a ciò forgiata dalle tragedie che avevano
colpito la sua famiglia.
Nel marzo del 59 Nerone si recò con la flotta imperiale a Baia per la festa delle quinquatrie, le celebrazioni in onore di Minerva nell’anniversario della nascita della dea, avvenuta il 19 marz
r o. I fe
f steggiamenti
si svolgevano a quei tempi per cinque giorni consecutivi, fino al 23.
In programma era prevista la danza dei Salii, oltre
alle gare fra scrittori, artisti di vario genere, musicisti
e giochi di gladiatori. Tu
T tto il popolo campano si riversava per l’occasione nel golfo di Pozzuoli e dintorni per godere della festa e della munificenza dell’Imperatore.
16
Gli applausi a comando
Alla festa delle quinquatrie o nei teatri di Roma e di
Napoli, dovunque insomma si esibiva Nerone, venivano accuratamente programmati il ritmo e la frequenza degli applausi che diverse squadre di spettatori dovevano eseguire a seconda del posto assegnato. Svetonio racconta che gli applausi venivano classificati in tre ordini: rimbombi, embrici e teste. Gli
“embrici” erano un modo di applaudire con il cavo
della mano, le “teste” invece si ottenevano applaudendo con il palmo ben disteso.
NAVIGARE
IL FILO DELLA
NELLA
MEMORIA
STORIA VELA
I componenti della claque avevano tutti una ricca
capigliatura e vestivano in modo elegante. Non
potevano però portare alcun anello. I vari capi della platea guadagnavano quattrocentomila sesterzi.
Guadagnavano bene ma non potevano uscire anzitempo dal teatro per nessuna ragione. Qualche
spettatore sfinito dai lunghi applausi e dalle melense esibizioni dell’Imperatore, che potevano durare una intera giornata, saltava il muro di cinta in
fondo alla sala oppure “si faceva portare fuori fingendosi morto”.
Tra Agrippina e Poppea
E alla festa di quell'anno Nerone invitò anche sua
madre Agrippina, che da alcuni mesi risiedeva nella
villa di Anzio per trascorrere l’inverno al clima mite
del mare. Giulia Agrippina Augusta partì dal piccolo porto della città laziale, ristrutturato ed ampliato
due anni prima dallo stesso Nerone, a bordo di una
trireme, governata da miliziani, per andare incontro
ad una morte cruenta.
Suo figlio infatti aveva deciso di ucciderla su continua istigazione di Poppea che, se viva Agrippina,
non poteva coronare il sogno di sposarlo. Eppure la
sua ascesa al trono la doveva esclusivamente alla
madre, donna autoritaria, intraprendente e dotata
di un grande fascino. Ta
T nto era bella che riuscì a
convolare a nozze, dieci anni prima, con l’imperatore Claudio, suo zio, appena vedovo di Messalina.
La sua scalata al potere fu inarrestabile, riuscendo
persino ad indurre Claudio a designare nel suo testamento quale futuro Imperatore il proprio figlio
Nerone, avuto dal precedente matrimonio con Domizio Enobarbo. Controllava e programmava la vita
di tutti, togliendola a quelli che intralciavano i suoi
disegni. La tolse anche a Claudio, avvelenandolo,
quando con tardivo pentimento voleva sostituire
Nerone nella successione con il proprio figlio Britannico, avuto da Messalina. Il suo potere andò ancor più aumentando sotto il principato del figlio,
che ad un certo punto comprese però che il goverr
no del grande Impero gli era sfuggito di mano.
Chiara di stelle e quieta
su un placido mare fu la notte
Quella mattina Agrippina fu accolta sulla spiaggia
di Baia dallo stesso Nerone, che dopo averla abbracciata con ostentato aff
ffetto la condusse nella villa di Bauli. Timorosa e guardinga visse la festa con
trepidazione, dissimulata tuttavia con la consueta
abilità, a ciò fo
f rgiata dalle tragedie che avevano colpito la sua famiglia.
A quattro anni (era nata nel 15) dovette assistere ai
funerali del padre, il grande Germanico, molto
amato dal popolo romano, fatto avvelenare da Ti17
VELA NAVIGARE NELLA STORIA
berio. Av
A eva quattordici anni quando sua madre,
Agrippina maggiore, fu arrestata ad Ercolano e condotta in esilio a Ve
V ntotene, dove morì cinque anni
dopo.
Assistette impotente anche alla condanna all’esilio
del fratello Nerone Cesare, dove fu lasciato morire,
e poi all’uccisione dell’altro fratello, Druso Cesare,
nelle prigioni del palazzo imperiale. A ventisei anni
partecipò poi ai funerali del terzo fratello, l’Imperatore Caligola, trafitto da innumerevoli pugnalate alla
fine di uno spettacolo teatrale.
Finì la festa delle quinquatrie, durante le quali Nerone si era esibito nel canto e nelle gare di eloquenza, senza coinvolgere più di tanto l’emotività del folto pubblico, che tuttavia non lesinava continui e
scroscianti applausi. Ve
V nne la notte, e Agrippina salì
su una quadriremi col vessillo imperiale messa a disposizione dall’Imperatore, per fare ritorno nella villa di Bauli. “Chiara di stelle e quieta su un placido
mare fu la notte”, scrisse Ta
T cito in una delle frasi più
suggestive della letteratura latina.
Ma la nave era stata manomessa da Aniceto, il comandante della flotta romana di stanza a Miseno.
18
Alle prime onde in mare aperto la barca sarebbe dovuta aff
f ondare portando nel fondo l’odiata Agrippina. Ad un segnale convenuto fu rovesciato sui passeggeri un carico di piombo sistemato sul tetto della
cabina.
L'attentato
Agrippina e Acerronia furono sbalzate in mare, ed
allora quest’ultima, ormai cosciente di quello che
stava per accadere, gridò aiuto facendosi passare
per l’Augusta. Fu massacrata con i remi mentre tentava di risalire a bordo.
Nel frattempo, Agrippina scivolò lentamente sull’acqua e raggiunse una barca che stava pescando nei
pressi, che la portò a riva e da lì raggiunse la sua villa. Di certo comprese che era sfuggita ad un attentato, ma consapevole dei gravi rischi che stava corr
rendo, mandò un suo servo, tale Agermo, ad avvertire l’Imperatore che si era salvata da un naufragio.
Lo uccisero, asserendo che era venuto per assassinare Nerone, che a sua volta inviò un gruppo di pretoriani col compito di porre fine, questa volta senza
sbagliare, alla vita della madre. Frattanto, la gente,
NAVIGARE NELLA STORIA
VELA
app
preso dello scam
mpato
o periccolo corsso dalll’Augusta,
si riversò sulla spiaggiaa. “Ch
hi si aff
f ollava sul molo,
chii saliva sulle barche più vicine, alccuni scendevano,, fin dove posssibile, in acq
qua, gli altri teendevano
le braccia. Tu
T ttaa laa spiaaggia echeggiaava di lamenti,
di preghiere, de
el vociarre tra domand
de mo
olteplici e
risp
poste confusee; affluivva un
na folla sterminata con
lum
mi e, quando si sparsse la voce chee era incolume,
le mosse incontrro per raallegraarsi con lei, finché non
app
parve un repa
arto
o in armi e minaccioso, che la dispeerse”, scrive anccora Tacito.
Aniceto non può sbagliare
Aniceto circond
dò la villa perr poi sfondaree la porta.
Arrrestò tutti gli sch
hiavi che sii erano asserrragliati all’in
nterno e fece irruzion
ne nella stanzaa di Agrippina.
I sicari circondaaro
ono il letto e uno di loro
o la colpì
con
n una mazza su
ul cap
po. Po
oi fu crivvellataa da innumeerevoli spade.
Neerone, avvertitto che il delittto era co
ompiu
uto, cadde
in un improvvisso silenzzio in
n attesa del giiorno che
tard
dava a venire.. Temevva una vasta reeazion
ne che potevva coinvolgeree anchee Roma, perch
hé tuttti ricordavan
no ancora con
n aff
f etto
o immutato il grand
de Germanicco, padre di Agrippina minore, e lee ingiu
ustizie subitee dai suoi fam
miliari.
Arrrivò a Napoli e da lì non
n si mossse fin
nché non
giu
unsero segnalii a lui faavorevvoli. Spaavaldo
o, viaggiò
fino
o alla Capitale, dove trovò
ò accogliienze mai viste
perr essere scamp
pato all’’assaltto di Ageermo, senza arr
mi e tra pretoriaani pron
nti a morire peer l’Im
mperatore.
Pro
osegue Ta
T cito: “vide le trib
bù muovvergli incontro,
il Senato in abiti so
olenn
ni, file di donn
ne e di ragazzi,
disposte per sessso
o ed età, triibune già cosstruite per
asssistere al suo paassagggio, come lo spettacolo dei
trio
onfi. Quindi Nerone, superbo e vincitorre sul serviliismo generalee, s’avviò al Campido
oglio e rese graziee agli dèi”.
Una leggenda napoletana
Agrippina vennee cremaata la notte stessa do
opo il suo
asssassinio e finchéé vissee Nero
one non ebbe una tomba né una lapidee. Qualche anno dop
po, alccuni servi
fed
deli costruiron
no una modestissima tomb
ba sui torr
nan
nti del monte Miseno, che apre lo sguard
do sul golfo di Pozzuoli e su
u quello di Napoli.
Un
na leggenda naapoletan
na raccconta ch
he anccora oggi,
nelle notti stellatte e con
n la lu
una pien
na, appare al di
sottto delle scogllieere di Capo
o Miseno
o il fan
ntasma di
Agrrippina, che peettttina i suoi lu
unghi cap
pelli specchiandossi nel mare. See qualcu
uno si avvicinaa, sco
ompare lasciaandosi dietro un
na sciaa di in
ntenso prrofumo.
(G. P.)
19
19
VELA IN BREVE
“VOGLIA DI CRESCERE”
LA STORIA DI UN UOMO E DI UN PAESE
È l'ultimo libro di Alfredo Magro, nostro socio, aff
f ermato professionista
con alle spalle una grande esperienza di dottore commercialista e consigliere di amministrazione di gruppi industriali e finanziari. E la storia
di una vita è anche quella del protagonista del suo romanzo, Salvatore,
nato nel Meridione e venuto a lavorare a Roma, con contratti anche all'estero: un viaggio nell'Italia del dopoguerra, dal boom economico alle
tensioni sociali degli anni Settanta, dall'avvento delle televisioni commerciali all'attuale crisi economica. Salvatore fa parte di quella generazione “che creò l'Italia del benessere, ma lasciò l'Italia della recessione”: in questo modo una vicenda individuale si intreccia con i cambiamenti di una nazione intera e contribuisce a spiegarli, in una narrazione sempre avvincente.
TARGHE PER LA NUOVA SCUOLA MEDIA
DI FORMELLO
In occasione dell'inaugurazione del nuovo plesso della Scuola Secondaria di I grado “Roberto Rossellini”,
a Formello, in località Albereto, alla presenza degli
amministratori locali e del Presidente della Regione
Lazio, la Banca ha sostenuto le spese per la realizzazione delle targhe, un piccolo contributo per completare i lavori e gli arredi di scuole più grandi e sicure.
ARCHEOLOGIA E STORIA A NEPI
Nella Sala Nobile del Palazzo comunale di Nepi è stato presentato il volume “Archeologia e Storia a Nepi II”, a cura del dirett
t ore del locale Museo civico, Stefano Francocci, tra storia del territorio, urbanistica, storia
dell'arte e araldica. Nel ringraziare il dirett
t ore del Museo e tutt
t i gli studiosi che hanno svolto le ricerche, il
sindaco di Nepi Pietro Soldatelli ha considerato la
pubblicazione di questi saggi fo
f ndamentale per la “salvaguardia dell'identità culturale di Nepi”. In questa occasione è stata ricordata anche l'iniziativa della Banca
“Gli archivi della memoria”, che assegnerà un premio
di studio di 1.000 euro per ricerche d'archivio sulle
comunità di Formello, Tr
T evignano, Nepi e Monterosi.
UN MONUMENTO ALLA MEMORIA
E AL CORAGGIO
el piazzale antistante la caserma dei Carabinieri di
Formello è stato dedicato un monumento alla memoria dei Martiri di Fiesole, con l’Adesione del Presidente della Repubblica e il Patrocinio del Ministero della
Dife
f sa, della Regione Lazio e del Comune di Fiesole
(Firenze). L'episodio riguarda un fa
f tt
t o meno noto della
lott
t a di Liberazione: i carabinieri La Rocca, Marandola e Sbarrett
t i, impegnati contro l'occupazione nazista,
20
d
durante
un confflitto a fuoco ucccisero un soldato
nemico. Scatt
n
t ò la
rrappresaglia e i
ttre, nel frattempo
datisi alla macd
cchia, decisero di
cconsegnarsi per
ssalvare i civili
cche sarebbero
stati fucilati al loro posto. Il monumento raff
f igura due
mani nell'atto di liberarsi dalla materia, metafo
f ra di
umanità e di liberazione. La Banca ha off
fferto un rinfresco finale.
LE INCISIONI DI MONET
PER LA SOLIDARIETÀ IN KENYA
Nel Museo civico di Tr
T evignano sono state esposte 11
incisioni di Claude Monet, grande pittore impressionista ma anche incisore, un'attività conosciuta da pochi. Scopo della mostra, ha dichiarato il proprietario
delle incisioni, don Alessandro de' Spagnolis, è “mettere l'arte a disposizione di tutti e sostenere la costruzione e la gestione di un ospedale e una scuola in Kenya con le off
fferte dei visitatori e la vendita del catalogo”. Tr
T a i temi, paesaggi naturali, case rurali ma anche
treni e interni di stazione. “Oggi la pitt
t ura è là, in quegli ambienti moderni con la loro bella grandezza. I
nostri artisti devono scoprire la poesia delle stazioni
come i loro padri scoprirono quella delle fo
f reste e dei
fiumi”, scrisse nel 1877 il grande romanziere Emile
Zola rife
f rendosi proprio a Monet. La Banca ha dato
un contributo per sostenere le attività di solidarietà di
don Alessandro.
CRONACHE DAL NOVECENTO VELA
Casa di campagna intitolata a un santo patrono
L'ultimo volume della prestigiosa collana del Credito Cooperativo “Italia della nostra gente”
è dedicato ai santi patroni. Immaginiamo subito storie di santità e di martirio rievocate in
affollate processioni nelle vie dei nostri paesi, tra l'omelia del parroco, i fedeli in fila, gli
stendardi e la banda musicale. Ma pure i poderi erano talvolta intitolati a santi protettori,
a cui si raccomandava l'unità della famiglia, la produttività del lavoro e la salute di uomini,
donne, bambini e animali. Siamo nelle campagne tra Formello, Sacrofano e Roma. Anche
lontano dal paese ci si voleva sentire parte di una comunità spirituale.
21
VELA LE MIGLIORI TESI DI LAUREA
L’ottimizzazione
IN UN ALGORITMO LA MIGLIORE DELLE SOLUZIONI
LUCA RIDOLFI
NEOLAUREATO IN FISICA
DI
Luca Ridolfi si occupa di
analisi di investimenti e
sviluppo software
finanziari. Recentemente
ha conseguito un Master in
Matematica finanziaria alla
London School of
Economics. Originario di
Formello, vive a Londra.
ossiamo farlo consciamente o
meno ma ottimizziamo continuamente le nostre attività e ciò
che ci circonda: cerchiamo la strada più veloce e meno traff
f icata e
ordiniamo i ricordi in soffitta in
modo da non buttare via mai nulla. Ovviamente si cerca di massimizzare gli aspetti positivi di ogni
cosa e di ridurre quelli negativi.
Questo processo è conosciuto come “ottimizzazione”e potete ben
immaginare che le applicazioni
pratiche sono le più disparate: dalla riduzione dei costi di gestione di
una grande azienda all’aumento
dell’eff
f icienza delle automobili fino alla gestione dei trasporti e della logistica.
I problemi in questo campo sono
tanto più interessanti quanto maggiore è la loro complessità. Se state
partendo per andare in vacanza potreste prendere una mappa cartacea, sempre che ne troviate una, e
tracciare la rotta più breve verso il
vostro bell’albergo. Tu
T tt
t avia potreste
anche usare un navigatore satellitare che tiene anche conto del traff
f ico
e di un ristorante sulla via con ottime recensioni su internet.
P
22
In questa occasione avete ancora
la possibilità di scegliere le “vecchie maniere”, ma nel caso vogliate far funzionare uno smartphone
dovrete disporre migliaia di circuiti su un chip di silicio grande come
un polpastrello, considerando innumerevoli fattori come la lunghezza dei collegamenti e la dissipazione del calore. Carta e penna
non sono più suff
f icienti e si deve
trovare una soluzione veloce e automatizzata. In pratica ci stiamo
chiedendo come istruire un computer affinché possa risolvere il
problema. Da qui nascono gli algoritmi di ottimizzazione che altro
non sono che una sequenza di
istruzioni nel linguaggio dei computer per trovare la soluzione ottimale di un problema.
Sono stati inventati diversi metodi
di ottimizzazione durante gli anni,
ma i più semplici di questi falliscono quando ci sono molti fattori di
cui tenere conto. Se volessimo trovare il fondo di una ciotola baste-
rebbe lasciare una biglia sul bordo
e questa rotolerebbe verso il centro. Se invece di una ciotola avessimo una superficie fatta di molte
buche la biglia si fermerebbe sul
fondo della prima buca, che probabilmente non sarà la più profonda. Per risolvere questo problema
sono stati inventati gli algoritmi di
ottimizzazione stocastici. Questi
permettono di trovare la migliore
delle soluzioni tra un gran numero
di soluzioni mediocri. Ci riescono
esplorando un gran numero di
queste in modo casuale ma sempre seguendo alcuni criteri, da qui
il termine “stocastici”.
Il più famoso tra questi è chiamato
algoritmo dell’annealing simulato.
Questo algoritmo si basa su un
principio fisico utilizzato in metallurgia per trattare i metalli e migliorarne le loro qualità scaldandoli e raffreddandoli più volte. È
anche grazie a questo algoritmo se
i computer sono veloci e le macchine sicure.
LE MIGLIORI TESI DI LAUREA
VELA
Comprendere le tendenze
UNA NUOVA COMUNICAZIONE
PER UN NUOVO MERCATO
CECILIA MASSIMETTI
NEOLAUREATA IN FASHION STYLING MINOR EDITOR
DI
Cecilia Massimetti studia
il mondo della
comunicazione e le
strategie di mercato.
Le piacerebbe occuparsi di
tendenze moda e cerca
lavoro come giornalista.
Vive a Formello.
olori, stampe, materiali e silhouette. Queste sono alcune
delle parole chiave che caratterizzano la figura del fashion forecaster e l’attività di forecasting. Ma
chi sono i cosidetti “inseguitori di
tendenze”? Principalmente sono
gruppi di persone provenienti da
ambiti diversi che, grazie alle loro
capacità e alle loro conoscenze,
riescono a identificare il focolaio
di una tendenza e a svilupparne in
anticipo il concept emergente. Il
risultato è un continuo flusso di
prodotti con un nuovo styling, una
nuova decorazione ed un innovativo uso.
Il continuo cambiamento, carattere distintivo della moda, porta a
monitorare costantemente le novità del mercato, coinvolgendo diverse figure professionali del settore, le quali svolgono un processo
analitico, continuo e sistematico
che spiega i cambiamenti e i comportamenti della società. In base
allo studio, le agenzie di forecasting sviluppano i trend rivolti ai
professionisti di diverse aree, i
quali usano queste informazioni
per prendere decisioni riguardo il
design dei prodotti. Per esempio, i
C
designer d’abbigliamento usano le
ricerche trend collegate a colori,
tessuti e silhouette per sviluppare
un prodotto che rispecchia le preferenze del loro target di riferimento. All’interno degli addetti ai lavori troviamo i gatekeeper e i promoter. I primi comprendono fashion
editor e buyer mentre dei secondi
fanno parte stylist e visual merchandiser. Il fashion editor seleziona le tendenze e le introduce ai
consumatori mentre il buyer sceglie le merci in base alla tendenza
e al target di riferimento. Una volta
influenzati i consumatori, la pubblicità e i visual merchandiser promuovono la merce per incrementare la familiarità, la riconoscibilità
e il valore estetico del nuovo prodotto introdotto.
Il rapporto tra comunicazione,
mercato e ricerca si è modificato
nel corso degli anni. Oggi la co-
municazione attraversa il mercato
e sostiene la sua capacità relazionale, ma allo stesso tempo diventa lei stessa il mercato, passando
in uno stato di dominanza. La ricerca, che in tempi andati sembrava fornire risposte esatte a domande semplici, è sempre più disarmata di fronte a consumatori
tutt’altro che ingenui e genuini
grazie alle fonti di informazione
che ormai pervadono le nostre vite. Il risultato finale è un nuovo tipo di consumatore che si pone al
centro del nuovo mercato: il prosumer o “consum–autore”. Il termine serve ad identificare l’utente
che sceglie di non essere passivo
nel processo di creazione del bene ma diventa parte attiva nel
processo di creazione, produzione e distribuzione, facendo ruotare intorno a sé mercato e comunicazione.
23
VELA I SOCI RACCONTANO
n giorno, sfogliando un numero di VELA, ho visto una
vecchia fotografia della mia famiglia. Che sorpresa! Neppure
noi ce l'avevamo. La scattarono
i fotografi della riforma fondiaria.
Ci ritrae tra i telaini per essiccare
le foglie di tabacco, nel nostro
podere in Via di Santa Cornelia.
U
Una storia dietro
una fotografia
Ma come eravamo finiti qui? É
una lunga storia. Da generazioni
la mia famiglia coltivava il tabacco. Le nostre origini sono pugliesi, di un paesino chiamato Specchia. Nel 1942 un inviato di un
latifondista di Morlupo cercava
agricoltori specializzati proprio
nella coltivazione del tabacco e
si spinse fino in Puglia. Ci off
f rì un
contratto triennale. I miei genitori accettarono e si trasferirono
nel Lazio. Eravamo tanti, in famiglia: loro due, io e altri sette fratelli e sorelle. Nelle valli del Te
Tvere coltivavamo il tabacco per
poi consegnarlo all'amministratore della Te
T nuta Piccinilli. In
cambio potevamo seminare una
grande porzione di terra e in più
avevamo una piccola percentuale sul tabacco consegnato.
Con la riforma fondiaria la nostra
vita cambiò ancora. Ottenemmo
in assegnazione un podere tra
Formello e Roma e ci trasferimmo qui. Con un accordo tra l'Ente Maremma e il Monopolio di
Stato alcuni poderi vennero dedicati alla coltivazione del tabacco, che in quegli anni era tra le
più diff
f use colture industriali italiane, dopo la barbabietola da
zucchero, il pomodoro e la canapa. Accadde qui a Santa Cornelia, a Castel di Guido sulla Via
Aurelia e a Vigna di Va
V lle, sulle
sponde del Lago di Bracciano. E
ancora una volta a noi chiesero
di coltivarlo, perché è una pianta
delicata che richiede una certa
esperienza.
24
La coltivazione
del tabacco
T tta la nostra vita ruotava attorTu
no alle stagioni del tabacco. A
febbraio veniva seminato e coperto con i teli per proteggerlo
dalle gelate. Ad aprile le piantine
venivano sarchiate. Alla metà di
giugno iniziavamo a raccogliere
le foglie, quando cominciavano
ad ingiallire e da un verde brillante diventavano verde chiaro.
La raccolta si prolungava fino alle prime piogge di agosto. Le foglie venivano infilzate e messe
ad essiccare nei telaini. Quando
le filze erano ben essiccate, venivano legate in un fascetto detto “festone” e conservate nel
magazzino attaccato alla casa
colonica.
La fotografia immortala questo
momento di lavoro quotidiano,
tra il magazzino, a destra, e il forr
no, quella piccola costruzione
sulla sinistra, che comprendeva
anche il pollaio e il ricovero per
il maiale. Tr
T a novembre e dicembre, infine, i festoni venivano
pressati in una pressa artigianale
e consegnati ad un rappresentante del Magazzino Statale di Tivoli. Con il nuovo anno si ricominciava un'altra semina.
Dove ci avete portato?
Io ero bambina e ricordo bene
che le foglie andavano raccolte
asciutte, dalle cinque alle nove
Anna
Sanapo
Di origini pugliesi, ha
sposato Sergio Lucchetti
e vive in Via di Santa
Cornelia, nel comune
di Roma.
di mattina. Non ci doveva essere la guazza, la rugiada della
notte. Neppure con il primo
caldo potevamo andare nei
campi, perché le foglie appassivano subito.
All'assegnazione del podere
mio padre era felice: finalmente
aveva un terreno
ttutto suo. Diceva
cche era la grande
opportunità
o
che
aaspettava da anni.
Ma per noi bambiM
ni era diverso. Ai
n
nostri genitori chien
devamo: “Ma dove
d
cci avete portato?”.
Ci sentivamo lontaC
ni da tutto. Per ann
dare a scuola doved
vvamo percorrere tre
cchilometri di strada
all'andata e altri tre al ritorno.
Anche mio padre andava a piedi
a fare la spesa. Solo qualche anno dopo potè comprare una motocicletta.
N. 25 - Dicembre 2014 - Periodico trimestrale di finanza e cultura - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - 70% - Roma Aut. N. 21/2009
GO
LA
Un premio di studio di 1.000 euro
per le ricerche d’archivio
sulle nostre comunità
VELA
IO
VE
Gli archivi
della memoria
LA RIVISTA DELLA BANCA
DI FORMELLO E TREVIGNANO
DI CREDITO COOPERATIVO
TREVIGNANO FILMFEST
Il cinema e le migrazioni
Gli archivi custodiscono la storia delle nostre comunità: le loro
origini, la loro identità, le loro trasformazioni nel tempo.
Per valorizzare questo grande patrimonio culturale, la Banca
assegna 4 premi di studio di 1.000,00 euro ciascuno, destinati a
ricerche sulla storia di Formello, Trevignano, Nepi e Monterosi.
Gli altri comuni saranno coinvolti nella seconda edizione del
premio. Il Regolamento per partecipare al bando di concorso è
pubblicato sul sito web della Banca.
Co
Comune
m une
di Formello
Formello
Comune
Comune
di Trevignano
Trevignano R.
R.
Comune
Comune
di Nepi
Nepi
www.bccformello.com
LE ERBE SPONTANEE
I piatti poveri
della tradizione contadina
I SOCI RACCONTANO
Anna Sanapo
Comune
Comune
di Monterosi
Monterosi
BCC
CREDITO COOPERATIVO
Formello
e
Trevignano Romano
BCC
CREDITO COOPERATIVO
CONSIGLIO
DI AMMINISTRAZIONE
Formello
e
Trevignano Romano
Presidente
Gino Polidori
Vice Presidente
Alvaro Altarocca
Siamo presenti a:
Sede Amministrativa FORMELLO
Viale Umberto I°, 92 - Tel. 06.90143095 - Fax 06.90146800
Sede Centrale FORMELLO
Viale Umberto I°, 4 - Tel. 06.9014301 - Fax 06.9089034
Agenzia n° 1 LE RUGHE
Viale Africa, 8 - Tel. 06.9087359 - Fax 06.90129315
Filiale CAMPAGNANO DI ROMA
Piazza Regina Elena, 23 - Tel. 06.90154376/77 - Fax 06.90154380
Agenzia n° 2 OLMETTI
Via degli Olmetti, 41 3U - Tel. 06.90400394 - Fax 06.90400352
Filiale TREVIGNANO ROMANO
Via IV Novembre, 2 - Tel. 06.999121 - Fax 06.9999514
Filiale ANGUILLARA SABAZIA
Via Anguillarese Km 5,200 - Tel. 06.9994574/385 - Fax 06.9995337
Filiale CESANO
Via della Stazione, 359 - Tel. 06.30439538/88 - Fax 06.3038935
Filiale MONTEROSI
Via Roma, 50 - Tel. 06.9014301
Filiale NEPI
Via Monsignor Olivares (Centro comm. San Bernardo) - Tel. 0761.556598
Consiglieri
Angelo Buccioli
Edda D’Alessio
Gianluca Franchini
Piergiorgio Montani
Marco Palma
Matteo Stefanelli
Maurizio Varzi
COLLEGIO SINDACALE
Presidente
Cristiano Sforzini
Sindaci
Filippo Salvatore Licenziato
Nazzareno Neri
Sindaci supplenti
Massimo Caramante
Giuseppe Giurato
ORGANISMO DI VIGILANZA
Presidente
Sandro Cioccoloni
Membri effettivi
Gabriele Bozzo
Giuseppe Mansueti
DIREZIONE
Direttore Generale
Mario Porcu
Nepi
Monterosi
Trevignano
Romano
Campagnano
di Roma
Anguillara
Sabazia
FORMELLO
Cesano
Le Rughe
Olmetti
BCC
CREDITO COOPERATIVO
Formello
e
Trevignano Romano