rchivi emoria - BCC Formello
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N. 25 - Dicembre 2014 - Periodico trimestrale di finanza e cultura - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - 70% - Roma Aut. N. 21/2009 GO LA Un premio di studio di 1.000 euro per le ricerche d’archivio sulle nostre comunità VELA IO VE Gli archivi della memoria LA RIVISTA DELLA BANCA DI FORMELLO E TREVIGNANO DI CREDITO COOPERATIVO TREVIGNANO FILMFEST Il cinema e le migrazioni Gli archivi custodiscono la storia delle nostre comunità: le loro origini, la loro identità, le loro trasformazioni nel tempo. Per valorizzare questo grande patrimonio culturale, la Banca assegna 4 premi di studio di 1.000,00 euro ciascuno, destinati a ricerche sulla storia di Formello, Trevignano, Nepi e Monterosi. Gli altri comuni saranno coinvolti nella seconda edizione del premio. Il Regolamento per partecipare al bando di concorso è pubblicato sul sito web della Banca. Co Comune m une di Formello Formello Comune Comune di Trevignano Trevignano R. R. Comune Comune di Nepi Nepi www.bccformello.com LE ERBE SPONTANEE I piatti poveri della tradizione contadina I SOCI RACCONTANO Anna Sanapo Comune Comune di Monterosi Monterosi BCC CREDITO COOPERATIVO Formello e Trevignano Romano BCC CREDITO COOPERATIVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Formello e Trevignano Romano Presidente Gino Polidori Vice Presidente Alvaro Altarocca Siamo presenti a: Sede Amministrativa FORMELLO Viale Umberto I°, 92 - Tel. 06.90143095 - Fax 06.90146800 Sede Centrale FORMELLO Viale Umberto I°, 4 - Tel. 06.9014301 - Fax 06.9089034 Agenzia n° 1 LE RUGHE Viale Africa, 8 - Tel. 06.9087359 - Fax 06.90129315 Filiale CAMPAGNANO DI ROMA Piazza Regina Elena, 23 - Tel. 06.90154376/77 - Fax 06.90154380 Agenzia n° 2 OLMETTI Via degli Olmetti, 41 3U - Tel. 06.90400394 - Fax 06.90400352 Filiale TREVIGNANO ROMANO Via IV Novembre, 2 - Tel. 06.999121 - Fax 06.9999514 Filiale ANGUILLARA SABAZIA Via Anguillarese Km 5,200 - Tel. 06.9994574/385 - Fax 06.9995337 Filiale CESANO Via della Stazione, 359 - Tel. 06.30439538/88 - Fax 06.3038935 Filiale MONTEROSI Via Roma, 50 - Tel. 06.9014301 Filiale NEPI Via Monsignor Olivares (Centro comm. San Bernardo) - Tel. 0761.556598 Consiglieri Angelo Buccioli Edda D’Alessio Gianluca Franchini Piergiorgio Montani Marco Palma Matteo Stefanelli Maurizio Varzi COLLEGIO SINDACALE Presidente Cristiano Sforzini Sindaci Filippo Salvatore Licenziato Nazzareno Neri Sindaci supplenti Massimo Caramante Giuseppe Giurato ORGANISMO DI VIGILANZA Presidente Sandro Cioccoloni Membri effettivi Gabriele Bozzo Giuseppe Mansueti DIREZIONE Direttore Generale Mario Porcu Nepi Monterosi Trevignano Romano Campagnano di Roma Anguillara Sabazia FORMELLO Cesano Le Rughe Olmetti BCC CREDITO COOPERATIVO Formello e Trevignano Romano Rendering della sonda Rosetta che incontra la cometa 67P/Churyumov Gerasimenko. È una missione sviluppata dall’Agenzia Spaziale Europea e iniziata nel 2004: lo scorso novembre il lander Philae è atterrato sulla superficie della cometa. Ne ha parlato tutto il mondo. Un’azienda socia della Banca, la Microsis di Formello, ha partecipato a questa grande impresa, contribuendo alla progettazione dei trasmettitori installati in Argentina (Malargue) e Spagna (Cebreros) che controllano la sonda Rosetta. I due HPA (High Power Amplifier), tramite un sistema di monitoraggio e controllo ideato e costruito dalla Microsis che utilizza la rete internet (via VPN), sono collegati al centro di Darmstadt, in Germania, da dove ESA controlla tutte le stazioni di terra e coordina la missione. Dal 1990 la Microsis opera nel campo dell’information technology, dalla logistica alla vendita al dettaglio, realizzando sistemi di telecontrollo, software, firmware e hardware già in uso all’Agenzia Spaziale Italiana (ASI), all’Agenzia Spaziale Europea (ESA), alle Forze Armate e alla Croce Rossa. Questa dinamica ed innovativa azienda collabora con università e centri di ricerca e ha ricevuto uno specifico riconoscimento dalla NASA per la missione JUNO, che sta studiando il campo magnetico di Giove. N. N. 25 25 - Dicembre Dicembre 2014 2014 - P Periodico eriodico trimestrale trimestrale d dii ffinanza inanza e ccultura ultura - P Poste oste IItaliane taliane SS.p.A. .p.A. - Spedizione Spedizione iin n A.P. A.P. - 70% 70% - Roma Roma Aut. Aut. N. N. 21/2009 21/2009 IO VE VELA Sommario GO LA LA RIVISTA DELLA BANCA DI FORMELLO E TREVIGNANO DI CREDITO COOPERATIVO 3 Editoriale del Presidente 4 L’Oleide di Spello TREVIGNANO FILMFEST Il cinema e le migrazioni LE ERBE SPONTANEE I piatti poveri della tradizione contadina I SOCI RACCONTANO Anna Sanapo 4 BCC BCC CCREDITO REDITO CCOOPERATIVO OOPERATIVO Formello Formello e T Trevignano revignano Romano Romano La rivista della Banca di Formello e Trevignano di Credito Cooperativo 5 Il Punto del Direttore 6 Trevignano FilmFest Periodico trimestrale Anno 7 - N. 25 Dicembre 2014 Registrato presso il Tribunale di Tivoli il 27-10-2008 al N. 21/2008 Sede Viale Umberto I, 92 Formello (Roma) Tel. 06 90 14 30 95 6 10 Conoscere Roma 10 Direttore Responsabile Gino Polidori Redattore Armando Finocchi Hanno collaborato a questo numero Franco De Santis Mario A. Santoro (per le immagini del Trevignano FilmFest) Ufficio Soci Tel. 06 90 14 30 55 12 I piatti poveri della tradizione contadina 16 Navigare nella storia 16 Stampa Miligraf Srl Via degli Olmetti, 36 Formello (Roma) Tel. 06 90 75 142 In copertina: il Castello Orsini di Nerola, una delle mete delle nostre gite sociali 16 20 Cronache h dal d l Novecento 22 Le migliori tesi di laurea 24 I soci raccontano www.bccformello.com Fontana nel giardino del Casino Massimo Lancellotti a Roma La XXVII Festa del Socio Sono ormai ventisette anni che la Banca di Fo F rmello e Tr T evignano Romano org r anizz z a, quasi sempre a metà dicembre, una giorr nata di fe f sta che pone al centro il Socio, inteso come elemento insostituibile della l Società Cooperativa v alla l quale è legato da d va v lori di solida d rietà, associazionismo e partecip i azione. È stata sempre una fe f sta che ha coinvo v lto l’intera collettivi v tà dei paesi in cui la l BCC è presente con uno sportello bancario. E ciò non soltanto perché sono stati sempre premiati, i come avve v rr rrà anche quest’a ’ nno, tutti gli studenti di ogni ordine e grado, fi f gli di Soci o di clienti da d alm l eno tre anni, i che si sono particola l rmente distinti nel cors r o degli studi, i ma anche perché la l Banca è promotrice di innumerevo v li iniziative v il cui scopo di fo f ndo è quello di migliorare le condizioni morali e culturali delle comunità ricadenti all’interno delle zone di competenza. Una missione questa che, oltre che nascere da d lle norme regolatrici dell’a ’ ttività di Società C operativa Co v , trova v fo f nda d mento nel continuo studio dei processi sociali che dettano tempi e modi al territorio, a cui si ricollegano inevitabilmente l’a ’ lternarsi dei propri successi o sconfi f tte. E proprio perché cooperative mutualistiche, tendono a produrre quel va v lore aggiunto a v ntaggio delle comunità locali che altri Istituti di Cr va C edito debbono indirizz z are per loro natura verso la “p “ roprietà”. Alla fe f sta di quest’a ’ nno partecip i ano anche i Sin nda d ci dei Comuni in cui sono presenti le agenzie della BCC, C oltre ai rappresentanti delle va v rie associazioni locali. Ai laureati con corso di studi quinquennale viene assegnata una borsa di studio di € 75 7 0, 0 eleva v ta a 900 se il voto fi f nale ottenuto è pari a 110 e lode, ai laureati con corso triennale € 450, 0 ai dip i lomati con voto 100/ 0 100 nella scuola seconda d ria di II° grado € 300, 0 00, 0 agli studenti con voto 10/ 0 10 della scuola seconda d ria di I° grado € 100. Al termine della cerimonia viene consegnato ai Soci un dono natalizio, che negli ultimi tempi si è notevolmente ridotto a causa della criisi che ha investito anche le Banche e del considerevole aumento della compagine sociale e. Nonostante le diff fficoltà del periodo in cui viviam mo, la nostra Banca opera quindi con determinazione senza mai tralasciare la mutualità e la solida d rietà e con l’occhio sempre attento alle dinamiche sociali. Il Preside ente Gino Polidori 3 VELA CREDITO COOPERATIVO L’Oleide di Spello Identità locali, valorizzazione dei prodotti e nuovi mercati del gusto. Con un ingrediente in più: il Credito Cooperativo. metà novembre si è tenuta a Spello, in Umbria, la seconda edizione dell'Oleide, la “disfida delle bruschetta” nata due anni fa nell'ambito del gemellaggio tra la nostra Banca e la BCC di Spello e Bettona. L'olio d' oliva, pur in una stagione così avara, è stato al centro di ricette regionali e politiche di sviluppo dell'agricoltura, del turismo rurale, dell'ospitalità e della ristorazione. Tr T a stands, laboratori del gusto e la tradizionale gara gastronomica tra 9 BCC, un convegno ha approfondito le nuove possibilità economiche che hanno le produzioni tipiche in un mondo sempre più globalizzato, in cui nuovi mercati accoglieranno prodotti che hanno una storia e che tutelano la qualità. A 4 “ qualità del prodotto - ha aff “La fferr mato Paolo Giuseppe Grignaschi, m direttore Federlus - nasce dalla trad dizione e da una conoscenza mild lenaria. Anche le BCC hanno una ttradizione e un'esperienza speciffica: quella di conoscere i territori, aaccompagnandoli nella loro storia ssenza imporre loro strategie nate aaltrove. Il dovere storico del Credito Cooperativo è quello di dife C f ndere queste tradizioni, aprirle all'innoq vvazione e tramandarle alle prosssime generazioni”. La cooperazione e la cultura di rete nelle imprese sono la chiave di volta per superare barriere linguistiche e burocratiche e raggiungere mercati anche lontani: una grande opport r unità che altrimenti rimarrebbe fuori dalla port r ata di una singola azienda. Le BCC, autonome e interdipendenti Recentemente l’A ’ sset Quali l ty Revi v ew (A ( QR) R condotto t da d ll lla Banca C ntra Ce r le Europea e lo Stress Te T st promosso da d ll l ’E ’ uropean Banking Auth t ori r ty in coll llabora r zione con la l BCE hanno misura r to t l’e ’ ff fficienza z e la l soli l di d tà t patri r moniale degli l istituti di d credi d to t . Il ri r sulta t to t di d Iccrea Holdi d ng Sp S a, capogr g up u po del sistema del Cr C edi d to t Co C opera r tivo v , è sta t to t tra r i mig i li l ori ri, ponendo il modo di d fa f re banca dell l e BCC ai ve v rtici nel nostro Pa P ese per aff ffida d bili l tà t e attenzione ve v rs r o le fa f mig i li l e e le piccole e medi d e imprese. Si è tr tratta t to t anche de d l ri r conoscimento t di d una cara r tte t ri r stica peculi l are r de d ll l e nostr tre banche, quell cioè di la d essere auto t nome e al tempo stesso interdi dipendenti. La nostra r Banca è auto t noma: le sue scelte sono ori r enta t te da d i suoi amministra r to t ri ri, è cresciuta t assieme all l e imprese e all l e fa f mig i li l e che l’h ’ anno sostenuta t e che all l ’o ’ ccorr r enza z le hanno chiesto t sostegno, è sta t ta t modell llata t da d ll l e pers r one che con c il loro l i impegno e la l loro l profe f ssionali i llità t le hanno fa f tto t sup u era r re le di d ff fficoltà t , si è ra r ff fforz rzata t con c la l partecip i azione di d tutta t la l compagine sociale. Ma la l nostra r Banca è anche interdi dipendente con le altre BCC e con il sistema del Cr C edi d to t Co C opera r tivo v , attr trave v rs r o la l fe f de d ra r zione re r gi g onale (F (Fede d rl r us) us e quell lla nazionale (F (Fede d rc r asse) e . Que esto si tra r duce in un’ulteri r ore ga g ra r nzia per i nostri r depo osita t nti e corr r entisti,i ma anche in mag ggiore eff fficienza z ed economicità t di d gestione, poiché con una stra r tegia d’i’nsieme è possibile ridurre i costi di d molte pra r tiche e di d molti adeguamenti all l e nuove v norm r ative v , che sarebbero o eccessiv mente onerosi per un singolo istituto va t bancari r o. Propri P r o in un momento t di d ff fficile per la l nostra r economia, questa t rete ra r di d cata t e articolata consente di d da d re ri r sp s oste, di d arg r inare per quanto t possib bile le cri r si azienda d li li, di d pro omuovere l’’iinnov zione, da va d intenders r i non solta t nto t come progr g essso tecnologico, ma ancche come miglioramento t nell l ’o ’ rg rganiz izzazione e nell lla promozione d’i’mpresa. m l Direttore Mario Porcu 5 VELA CON IL PATROCINIO DELLA BANCA Trevignano FilmFest Il cinema racconta le migrazioni Grande successo della terza edizione del “Trevignano FilmFest” al Cinema Palma. Lo scambio e lo scontro tra le culture, l'integrazione, l'indifferenza, il desiderio di ricominciare in un altro Paese o di ritornare nella propria terra di origine. Film, documentari, cortometraggi, esordienti e artisti affermati, interviste agli autori e una traversata del lago hanno animato la fine di settembre. Tra gli ospiti di quest'anno, Carlo Verdone, Monica Guerritore, Luigi Lo Cascio e Rocco Granata. Prima e dopo le proiezioni, gli incontri nelle scuole. opo la scuola e la crisi economica, il Tr T evignano FilmFest ha aff f rontato il tema delle migrazioni: “Cittadini del mondo” per scelta o per necessità, un caleidoscopio di storie, emozioni e punti di vista. Ecco allora il sedicenne Nader, r egiziano di Ostia, che vive la sua innocenza selvaggia in “Alì ha gli occhi azzurri” di Claudio Giovannesi. E Rocco Granata, l'autore della celebre canzone “Marina”, la cui vicenda è narrata nel film “Marina” di Stijn Coninx: nel Belgio xenofobo degli anni 40-50, il giovane Rocco cresce con un sogno impossibile. Suo padre ha lasciato la Calabria per lavorare duramente nelle miniere di carbone e lui sogna di suonare la fisarmonica, uno strumento che da solo è un'orchestra e che infonde un senso di coralità. Sono solo due dei film proiettati sullo schermo del Cinema Palma, scelti da Corrado Giustiniani (Presidente del Tr T evignano FilmFest giornalista, scrittore e blogger, r già inviato speciale del “Messaggero” e collaboratore dell'”Espresso”) e dal suo team, rinfo f rzato quest'anno dalla consulenza artistica del critico cinematografico del “Messaggero” Fabio Ferzetti. In programma c'erano anche “Couleur de Peau: Miel” di Jung e Laurent Boileau, “Eastern Boys” di Robin Campillo, “Il Figlio dell'Altra” di Lorraine Lévy, y “La Gabbia Dorata” di Diego Quemada-Diez, “La prima Neve” di Andrea Segre, “Le Cochon de Gaza” di Sylvain D 6 EEstibal tib l e “M “Machan” h ” di Ub Uberto t P Pasolini. li i E poii ttanti ti d documentari, girati nei Centri di identificazione e di espulsione, nelle strade delle nostre città e nelle scuole, dove attraverso la partecipazione di studenti e insegnanti è nato il Filmfe f st, e dove il Filmfe f st è torr nato, nella giornata di lunedì, abbracciando l’entusiasmo dei ragazzi di Tr T evignano. Gli spettatori del “Tr T evignano FilmFest” hanno potuto lasciare l’auto nel grande parcheggio all’inizio del paese e fruire di un servizio di navetta per arrivare comodamente al cinema. Sia il parcheggio che la navetta erano gratuiti per i partecipanti al FilmFest. Gli ospiti e gli spettatori più assidui sono stati poi accompagnati in una indimenticabile gita sul lago, allietati dalle note di “Marina”, per l'occasione interpretata dall’autore, Rocco Granata, sulle note di una fisarmonica, quel piccolo grande sogno diventato realtà. Sognare ad occhi aperti in un cinema di provincia Mio nonno Fabio era un falegname con la passione del cinema. E così comprò una macchina da proiezione e la piazzò nel suo laboratorio. Il primo film proiettato fu “Frutto Acerbo” di Carlo Ludovico Bragaglia, con Nino Besozzi. Era la fine degli anni Trenta. Trevignano non aveva che 1.200 abitanti. Chi non aveva i soldi del biglietto, pagava con frutta e uova. Poi, una mattina del 1944, mentre viaggiava sulla Cassia col suo furgone a tre ruote, Nonno Fabio venne mitragliato da un aereo americano in ricognizione e morì. Sembrava finire un mondo. Ma la storia continuò con mio padre Fernando, che trova in una cassa, sottoterra, il proiettore nascosto per proteggerlo dalla guerra e ricostruì il cinema assieme ad Angelo Parissi, anche grazie agli incassi del distributore di benzina. Negli anni Ottanta, con le liberalizzazioni televisive, gli spettatori del cinema si ridussero al lumicino. Accadeva in tutta Italia e anche qui. Per qualche mese il Cinema Palma venne chiuso. Ma a quel punto ho capito che toccava a me riprendere la grande storia di questo piccolo cinema. E così riaprii la sala, invitai attori e registi, da Michelangelo Antonioni a Gabriele Salvatores, permisi al pubblico di conoscerli da vicino, di interpretare la realtà anche grazie al cinema, di sognare ad occhi aperti o semplicemente di incontrarsi. Questa storia continua con il Trevignano FilmFest. Fabio Palma Corrado Giustiniani Quando gli Italiani facevano i minatori Anche noi abbiamo avuto la nostra Lampedusa. Non in mezzo al mare, ma nelle viscere della terra. L'8 agosto del 1956, alle 8e10 del mattino, si sprigionò un incendio terribile nella miniera di carbone belga di Marcinelle, per la rottura di un cavo elettrico a oltre 1.000 metri di profondità. Morirono 262 uomini di dodici diverse nazionalità. Più della metà di loro, 136, erano italiani. Lombardi, veneti, emiliani, toscani, pugliesi, ma soprattutto abruzzesi, giunti a guadagnarsi la vita nelle venti miniere della Vallonia subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, in seguito all'accordo minatore-carbone siglato dal nostro governo con quello di Bruxelles nel 1946. Noi avremmo trasferito in Belgio 50 mila minatori, in cambio di una corsia preferenziale per il loro carbone nel nostro Paese, necessario per far ripartire gli impianti industriali. Molti di questi emigrati dormivano nelle baracche. Ma quella italiana è stata un'autentica diaspora: dal 1876 al 1976 sono emigrati all'estero ben 27 milioni di italiani, i quali hanno poi dato origine a una popolazione di oriundi che tocca oggi i 60 milioni di persone. È un'altra Italia oltre i confini dell'Italia. Da qualche anno, a causa della crisi, i flussi in uscita sono ripresi. Nel 2012 hanno lasciato ufficialmente l'Italia 68 mila persone, e fra queste molti giovani. Cittadini del mondo, anche loro. Corrado Giustiniani Fabio Palma Gabbiani in volo, come in una sequenza di “Lontano dal lago” di Marco Leopardi. Le storie di otto ragazzi che hanno deciso un futuro all'estero, lontano dalle loro comunità, dalla famiglia, dagli amici dell'infanzia. Fuga, libertà, voglia di conoscere e di realizzarsi, possibilità di cambiare... D U E C O R T O M E T R A G G I P R E S E N T A T I A L F E S T I VA L Tutto in un minuto. È il “Dubbio made in Italy” di Stefano De Marco e Niccolò Falsetti. Un ragazzo italiano a Londra: le immagini e la voce narrante parlano di un felice adattamento, al contrario i sottotitoli raccontano di una scheggia andata a rifrangersi chissà dove. Una doppia verità. CON IL PATROCINIO DELLA BANCA VELA Carlo Verdone Tutti i volti dell'Italia che cambia. O forse nulla è cambiato... no dei grandi ospiti di questa edizione del Tr T evignano FilmFest è stato Carlo Ve V rdone. “Con la sua grande capacità di rappresentare la società italiana - ha detto il critico Fabio Ferzetti - Ve V rdone ha anche documentato le migrazioni”. Sia l'emigrazione italiana all'estero che la presenza di stranieri nel nostro Paese. Tr T a le domande di Ferzetti e quelle del pubblico, alcune famose sequenze dei suoi film montate da Fabio Quintorio e Stefano Tr T incia, autore anche del documentario “Studenti&Cittadini”. Ecco allora il taciturno emigrante Pasquale Ametrano di “Bianco, Rosso e Ve V rdone”, che con la sua Alfasud dalla Germania torna a Matera per votare, o l'africano dell'ostello di “Un sacco bello”, in cui Leo accompagna la bellissima ragazza spagnola Marisol. Da queste scene parte il colloquio con Ve V rdone. U Il personaggio di Pasquale Ametrano raffigura l'ultima ondata migratoria degli Italiani, quella degli anni Settanta. Si andava a lavorare nelle miniere e nelle industrie della Germania e del Belgio, mantenendo un legame fortissimo con l'Italia. Pasquale ha sopra il letto, nella sua nuova casa a Monaco di Baviera, il poster di Franco Causio, calciatore della Juventus. Nel film non parla mai. “Rifatti la foto che sei peggiorato!”, gli dicono alla dogana. Si sfoga solo alla fine, dopo tanti furti subiti. Pasquale trova un'Italia anch'essa peggiorata, in cui non si riconosce. Non è cambiato nulla. Quando prendi il 64, mi diceva mia madre, metti il portamonete in tasca, e mettici la mano sopra. Stai attento... Negli stessi anni un immigrato di colore spunta dal bancone della reception di un ostello, a Roma. Sì, nel 1980 era una novità. Intuivo che la città, che la società stavano cambiando. Altre culture stavano entrando nella nostra vita. In “Sono pazzo di Iris Blond”, interpreti il cantante Romeo, che in Belgio si innamora di una emigrata italiana, Iris, che ha il volto di Claudia Gerini. Quel film ha delle atmosfe f re nordiche, è una commedia dolente in una terra di migranti italiani, in gran parte ristoratori. Il dramma di Marcinelle era ormai lontano. Quei nuovi emigrati avevano una grande coesione, e nei loro ristoranti non mancavano mai le coccarde tricolori o le fo f to di un calciatore e del pae- Carlo Verdone sino da cui venivano. Quattro case, una strada e una piazza abbarbicate nella memoria. Gli italiani all'estero hanno mantenuto l'amore per l'Italia. arà forse per questo che all'estero ho conosciuto gli italiani migliori. Sono partiti da niente. In altri paesi, con regole chiare, dure ma semplici, hanno ricostruito la loro vita. Una delle scene più curiose sull'integrazione culturale è quella in cui un gruppetto di emigrati deve imparare a memoria la poesia “A Silvia” di Leopardi. È una delle scene iniziali di “Acqua e sapone”. Interpretavo Rolando Ferrazza, un trentenne laureato con il massimo dei voti ma che non aveva trovato altra occupazione se non quella di bidello. Per sbarr care il lunario dava anche ripetizioni a casa: un orientale, un africano, anche un carabiniere del Sud si ritrovano a recitare i versi della poesia di Leoparr di. Una lezione improbabile... Il tema del confronto tra culture emerge anche dal tuo ultimo film, “Sotto una buona stella”. Sì, c'è una ragazza cinese che parla il dialetto romanesco, e Paola Cortellesi, la vicina di casa del protagonista, parla sia romano che rumeno. Abbiamo voluto imitare una persona conosciuta nel bar dove io e Paola ci incontriamo ogni tanto. Sul set abbiamo improvvisato molte scene che non c'erano sul copione. Io interpreto Federico Picchioni, che convive con i due figli avuti dalla moglie con cui si è separato e ha una nipotina di colore. “È facile diventare attori?”, chiede una bambina. É la più classica delle domande... Ci deve essere un'intesa che scatt t a tra l'att t ore e il pubblico, perché è il pubblico che decide se un attore è bravo o no. É una magia... 9 VELA CONOSCERE ROMA L'ispirazione dei misteriosi Nazareni e le architetture di pietra di un castello una lunga riflessione collettiva sul vero significato dell’arte. Ma nella fantasia dei romani si impresse soprattutto il grande cappello nero che indossavano, e da cui uscivano i loro lunghi capelli biondi. Con gli anni ripartirono per in Nord, verso Monaco di Baviera o Praga. L’ultimo Nazareno rimasto a Roma, Friedrich Overbeck, morì nel 1869. Queste le nostre prime due mete. E tra gennaio e marzo torneremo tra le ville, i musei e le chiese di Roma. Dall'alto del castello Vivere per dipingere Chi erano i Nazareni? Erano un gruppo di pittori tedeschi dall’indole taciturna, giunti a Roma ai primi dell’Ottocento. Conducevano una vita quasi monastica, vivendo in comune e dipingendo temi religiosi. Furono chiamati ad aff f rescare le stanze del Casino Massimo Lancellotti di Roma con scene ispirate alla Divina C mmedia di Dante Alighieri, alle rime di Petrarca, alCo l'Orlando d Furioso di Ludovico Ariosto e alla Gerusalemme Libera r ta t di To T rquato Ta T sso. Tr T a le opere più suggestive c'è proprio la raff f igurazione di Dante tra le tre fiere e in compagnia di Virgilio, il grande poeta latino che fu la sua guida nell'Inferno e nel Purgatorio. Prima di dipingere, i Nazareni si riunivano molte volte, preparavano dei disegni preparatori e conducevano 10 Tra il X e l’XI secolo, per proteggersi dalle incursioni T dei saraceni e dalle bande armate, molte comunità si rifugiarono sulle colline più alte e iniziarono a fortificare questi piccoli borghi. Accadde a Formello, a Campagnano e in molte altre località del Lazio. Ed è in questo periodo che probabilmente sorse anche il Castello di Nerola, che porta il nome degli Orsini, la famiglia signorile che lo acquistò nel Duecento e che fece costruire le torri angolari e le mura di cinta. Per la sua posizione a ridosso della via Salaria, si presume che il castello facesse parte del sistema di vedette che, dalla torri di avvistamento situate lungo il litorale tirrenico, trasmettevano nell’entroterra eventuali segnali di pericolo: di notte la trasmissione veniva eff f ettuata mediante la disposizione di fiaccole accese, di giorno con fumate di vari colori e sbandieramenti. Dopo tanti passaggi di proprietà, è oggi adibito ad eventi e manifestazioni. Una curiosità: in una delle tante sale del castello Marie Anne de La Tr T émoille, principessa di Nerola da quando aveva sposato Flavio Orsini, ultimo duca di Bracciano e appunto anche principe di Nerola, creò un nuovo profumo che conquistò le più raffinate dame parigine: il “Nerolì”. È un olio vegetale ottenuto distillando i fiori dell'arancio amaro, che vengono raccolti a mano tra aprile e maggio. CONOSCERE ROMA VELA I prossimi appuntamenti partenze, in pullman, avvengono da Formello e da Tr T evignano. È necessario prenotarsi ad ogni singola gita, fino all'esaurimento dei posti disponibili, al numero 06 90 14 30 55 (Uff f icio Soci). Ad attenderci ci sarà la nostra bravissima guida Va V leria Marino. Ogni socio può farsi accompagnare da un famigliare. Chiediamo ai nostri soci prenotati di mantenere l'impegno o, in caso di un imprevisto, di avvertire dell'assenza entro il giovedì precedente la data della gita, in modo da dare tempo all'Uff f icio Soci di contattare i prenotati nella lista di riserva. L Sabato 24 gennaio 2015: Villa Poniatowsky Sezione distaccata del museo etrusco dei Villa Giulia, questa residenza appartenuta al nipote dell’ultimo sovrano polacco racchiude preziosi esempi di decorazione parietale di gusto eclettico, nonché reperti di alcuni tra i siti archeologici più importanti dell’area falisca e umbra. Sabato 21 febbraio: Pinacoteca Vaticana Tra le sezioni meno note eppure più importanti dei Musei Va V ticani, la straordinaria collezione dei dipinti si articola attraverso un excursus storico dal medioevo al pieno Settecento, passando attraverso i capolavori dei maestri indiscussi di Rinascimento e Barocco. Sabato 14 marzo: Chiesa di San Clemente Tesoro di inestimabile valore per le testimonianze storiche dall’antichità al medioevo, questa chiesa sorge sui resti di un mitreo, sull’area di un’insula e sulla planimetria di un precedente edificio di culto, tutti conservati nei livelli inferiori che costituiscono il percorso di visita. Sabato 18 aprile: Palazzo Ruspoli a Vignanello Da rocca benedettina a maestoso castello che domina il panorama sul borgo, questa poco nota residenza nobiliare aff f ascina per le sue stanze vivacemente decorate e per la straordinaria coreografia del suo “giardino di verdura”. Sabato 16 maggio: Abbazia di San Nilo a Grottaferrata Ultimo superstite dei numerosi monasteri di rito greco-bizantino che popolavano l’Italia meridionale, sito sui colli tuscolani che videro la presenza della casa di Cicerone, è un luogo evocativo o che unisc ce arte, fe ede e, storia, cultura e sugg gestione paessagg gistica. Sabato 6 giugno: Castello della Cecchignola Situato in un quartiere periferico romano, non lontano dalla via Ardeatina, è un complesso di diverse epoche, dall’età classica a quella moderna, nonché la sede di alcune fondazioni culturali dopo che i restauri tra il XX e XXI secolo lo hanno riportato ai fasti antichi. VELA TRADIZIONI Le erbe spontanee nei piatti poveri della tradizione contadina Nei primi anni ’50 del Novecento, la maggior parte delle terre del Lazio era coltivata a grano e i debiti si pagavano alla “riccorta”, come dicono a Tolfa. In quel tempo vigeva ancora il baratto e le massaie facevano il pane una volta a settimana, con farina di grano duro del tipo “Senatore Cappelli” e lievito madre... 12 TRADIZIONI VELA La carne una volta a settimana Trista, mentucciata o misticanza? I piatti della cucina contadina erano costituiti, prevalentemente, da acque cotte e da zuppe. La carne si mangiava una volta a settimana, la domenica o negli altri giorni di festa. L’acqua cotta si diff f erenziava dalla zuppa per l’uso esclusivo, nella preparazione dell’infinita varietà di ricette esistenti, di err be. Anche il soff f ritto era quasi sempre di tipo vegetale, con aglio, cipolla e mentuccia a farla da padroni. L’unico lusso era l’uso di un uovo bollito nel brodo delle verdure e poi “sperso” nel piatto dove veniva servita l’acqua cotta; qualche volta si aggiungevano ortaggi e legumi. Entrambi i piatti, quasi sempre, contemplavano la presenza di pane raff f err mo o abbrustolito, un filo di olio a crudo ed una spolverata di pecorino. Nelle zuppe, invece, il soff f ritto si faceva tagliuzzando sulla tavola del “battilonto” con la “mannaretta” una fetta di lardo e qualche foglia di “persa”, ovvero, la maggiorana. Spesso, dopo aver ammazzato il maiale, il soff f ritto si preparava anche con il guanciale, la pancetta o qualche salciccia sbriciolata. Col mutare delle stagioni, poi, le zuppe si arricchivano di funghi, castagne, ortaggi, legumi, baccalà, lumache ed anche piccoli pesci d’acqua dolce. Durante l’inverno, nelle famiglie più disagiate ci si doveva accontentare, però, di acque cotte poverissime, la “mentucciata” e la “trista”. La “trista” come dice in rima E. Pierettori, poeta tolfetano, si faceva così: “Un po’ d’acqua e sale dentro a ’na piletta, ojo e mentuccia e dopo che è bollita, se ‘mpaneno dù fette de bruschetta”. La “mentucciata”, che è più ricca, vede l’uso di due alici sotto sale, due pomodoretti, una patata con la buccia, aglio, peperoncino ed un mazzetto di mentuccia. Due piatti molto frugali che, talvolta, si mangiavano per depurarsi dopo un’ubriacatura. “Quanno c’arr zave ‘l gomito la sera, VELA TRADIZIONI ’arzave cò la testa frastornata, solamente ’na bella mentucciata pe' sarvatte era l’unica maniera”, diceva B. Mignanti, altro poeta tolfetano. T a i piatti poveri della tradizione contadina della Tr Campagna romana c’era anche la famosa “misticanza” o “insalata di vigna”, così gustosa e ricercata da essere cantata da molti poeti romani: “Misticanza d’indiviola / d’erba noce e de riccetta / caccialepre e lattughella co du fronne de rughetta / Misticanza delicata, saporita, profumata! / C’era ancora dentro er sole / c’era l’aria frizzantina / de quell’orto de li frati / sopra a piazza Barberina”, scrisse A. Jandolo. Le “misticanze” sono diff f icilmente codificabili, perr ché la loro composizione dipende molto dalle conoscenze botaniche e dal gusto di chi le prepara. Mia nonna Francesca, buongustaia, mi diceva sempre che per preparare una “misticanza” raff f inata ci volevano almeno dieci/quindici erbe diverse, comprese quelle aromatiche e qualche fiore. La condiva, poi, almeno un’ora prima di mangiarla, con un pesto preparato nel mortaio, con due alici dissalate, olio, aceto o limone, pepe, peperoncino e sale grosso. Le minestre di pane ltri piatti poveri, ma gustosissimi, sono le minestre di pane che, nei paesi della Ciociaria, dopo essere stato fritto in padella con pochissimo olio - ma si può utilizzare anche pane raff f ermo o abbrustolito sulla brace - costituisce la base, appunto, di saporite minestre più o meno brodose, in cui al pane si aggiungono verdure ripassate in padella con olio, aglio e peperoncino, come cicoria, broccoletti e ramolaccio, oppure legumi cotti a parte, dopo essere stati messi a bagno nell’acqua per 12 ore, come ceci, fagioli e lenticchie. Continuando a parlare di cibo contaadino povero,, non si può dimen nticcaree il pan ne,, che fin n dai tem mpi più ù reemoti è stato alla base dell’alim mentazio one dell’uo- mo. Dopo gli egiziani, che facevano un pane piatto, lievitato naturalmente con i lieviti presenti nell’aria, nell’ultimo millennio prima di Cristo greci e romani introdussero la lievitazione ed iniziarono a cuocerr lo in forni appositi. Nelle campagne del Lazio, dopo la seconda guerra mondiale, il pane veniva lievitato con pasta madre e cotto in forni a legna perché doveva durare a lungo. A To T lfa ed Allumiere, quando era tempo di mele cotogne, si portavano al forno per cuocerle insieme al pane, a cui lasciavano un gradevole aroma. A Canepina, Ve V tralla e Villa San Giovanni in Tu T scia, si aggiungevano alla superficie esterna della pagnotta semi di papavero, per avere un pane più saporito. I braccianti agricoli, andando a lavorare nei campi, quasi sempre portavano nelle loro “catane” soltanto aglio, cipolla ed un pezzo di pane avvolto in un “canovaccio” di cotone, per mantenerlo fresco; il companatico, in genere, era costituito da olive, frutta ed erbe spontanee come asparagi, luppoli, raperonzoli, cicorie varie, sedano d’acqua e crescioni. A Campagnano i contadini, che durante la stagione estiva lavoravano le vigne, avevano l’abitudine di mettere a seccare al sole, sul palo di testa di un filare, un “tozzo” di pane che, bagnato con l’acqua e condito con olio sale e pomodoro, serviva a preparare “la panzanella”. Quel pane veniva chiamato “lo pane del lepricchio” perché spesso cadeva in terra e veniva mangiato dalle lepri, che in quei tempi erano ancora numerose. Pancotto e pizze fritte Col pane si faceva anche il “pancotto”, piatto poverissimo che vedeva l’uso di pane raff f ermo cotto in acqua salata con l’aaggiunta di due, tre spicchi d’aggliio e poi condito con olio crudo. Durante le lungh he vegglie trasccorse al fraantoio, in attesa dell’o olio novello, fette di pane, tostate sulle braci di camini TRADIZIONI VELA perennemente accesi, condite con aglio e sale, venivano “tuffate” in grandi secchi pieni d’olio, per preparare saporite bruschette, mangiate immersi nell’ascolto di storie fantastiche contate da vecchi contadini. Non posso dimenticare, poi, le merende che facevo a casa di mia nonna Anna, con fette di pane bagnate con vino e zucchero o con pomodoro “strofinato” sul pane e condito con olio e sale. Con la pasta del pane, a Strangolagalli, paese della Ciociaria, dove ogni anno si tiene la sagra della “stesa”, si fanno le famose “pizze fritte” nell’olio, che vengono poi farcite con salumi vari, erbe spontanee, ma soprattutto con broccoletti e salsicce di maiale. Mia madre friggeva le pizzette, preparate con acqua, farina, sale, un po’ di lievito e olio extra vergine d'oliva, e le serviva tiepide con l’aggiunta di poco sale. Una variante che preferivo, perché molto gustosa, era l’aggiunta alle pizze fritte di una salsa di pomodoro, aglio, origano, olive nere e pezzetti di mozzarella che si scioglievano col calore della cottura. La frittata, per finire o per iniziare Quando si disponeva di uova fornite da galline allevate in piccoli recinti o all’aperto se si viveva in campagna, queste servivano per preparare gustose frittate con erbe selvatiche come asparagi, luppoli, germogli di “vitabbia” e “tamno”, che altro non è che lo stelo centrale della coda dell’aglio. Con il composto di uova sbattute, unite a pecorino e buccia grattugiata di limone, invece, mescolato velocemente a brodo bollente di gallina vecchia, si preparava la famosa “stracciatella”, che spesso si serviva come piatto d’ingresso nei matrimoni, festeggiati all’ombra dei pergolati delle case di campagna. Nei periodi di festa e a Carnevale si preparavano anche dolcci tipicci quali frappe, castagnolee e “gravioli”, raviolli dolci con ricotta condita con n zucchero e sciroppo di fogglie di visciole, senza dimenticare le ciambelline al vino. A proposito di vino, spesso i contadini che coltivavano una piccola vigna, per aumentare i loro magri guadagni vendevano la maggior parte di quello prodotto e la restante parte la conservavano per le feste e naturalmente per le ciambelline. I contadini si accontentavano di bere “l’acquato”, che si otteneva mettendo a fermentare acqua con vinacce già spremute o non del tutto. Franco De Santis VELA NAVIGARE NELLA STORIA La festa delle quinquatrie Un attentato nel Golfo di Napoli nei giorni delle celebrazioni in onore di Minerva Quella mattina Agrippina fu accolta sulla spiaggia di Baia dallo stesso Nerone, che dopo averla abbracciata con ostentato affetto la condusse nella villa di Bauli. Timorosa e guardinga, visse la festa con trepidazione, dissimulata tuttavia con la consueta abilità, a ciò forgiata dalle tragedie che avevano colpito la sua famiglia. Nel marzo del 59 Nerone si recò con la flotta imperiale a Baia per la festa delle quinquatrie, le celebrazioni in onore di Minerva nell’anniversario della nascita della dea, avvenuta il 19 marz r o. I fe f steggiamenti si svolgevano a quei tempi per cinque giorni consecutivi, fino al 23. In programma era prevista la danza dei Salii, oltre alle gare fra scrittori, artisti di vario genere, musicisti e giochi di gladiatori. Tu T tto il popolo campano si riversava per l’occasione nel golfo di Pozzuoli e dintorni per godere della festa e della munificenza dell’Imperatore. 16 Gli applausi a comando Alla festa delle quinquatrie o nei teatri di Roma e di Napoli, dovunque insomma si esibiva Nerone, venivano accuratamente programmati il ritmo e la frequenza degli applausi che diverse squadre di spettatori dovevano eseguire a seconda del posto assegnato. Svetonio racconta che gli applausi venivano classificati in tre ordini: rimbombi, embrici e teste. Gli “embrici” erano un modo di applaudire con il cavo della mano, le “teste” invece si ottenevano applaudendo con il palmo ben disteso. NAVIGARE IL FILO DELLA NELLA MEMORIA STORIA VELA I componenti della claque avevano tutti una ricca capigliatura e vestivano in modo elegante. Non potevano però portare alcun anello. I vari capi della platea guadagnavano quattrocentomila sesterzi. Guadagnavano bene ma non potevano uscire anzitempo dal teatro per nessuna ragione. Qualche spettatore sfinito dai lunghi applausi e dalle melense esibizioni dell’Imperatore, che potevano durare una intera giornata, saltava il muro di cinta in fondo alla sala oppure “si faceva portare fuori fingendosi morto”. Tra Agrippina e Poppea E alla festa di quell'anno Nerone invitò anche sua madre Agrippina, che da alcuni mesi risiedeva nella villa di Anzio per trascorrere l’inverno al clima mite del mare. Giulia Agrippina Augusta partì dal piccolo porto della città laziale, ristrutturato ed ampliato due anni prima dallo stesso Nerone, a bordo di una trireme, governata da miliziani, per andare incontro ad una morte cruenta. Suo figlio infatti aveva deciso di ucciderla su continua istigazione di Poppea che, se viva Agrippina, non poteva coronare il sogno di sposarlo. Eppure la sua ascesa al trono la doveva esclusivamente alla madre, donna autoritaria, intraprendente e dotata di un grande fascino. Ta T nto era bella che riuscì a convolare a nozze, dieci anni prima, con l’imperatore Claudio, suo zio, appena vedovo di Messalina. La sua scalata al potere fu inarrestabile, riuscendo persino ad indurre Claudio a designare nel suo testamento quale futuro Imperatore il proprio figlio Nerone, avuto dal precedente matrimonio con Domizio Enobarbo. Controllava e programmava la vita di tutti, togliendola a quelli che intralciavano i suoi disegni. La tolse anche a Claudio, avvelenandolo, quando con tardivo pentimento voleva sostituire Nerone nella successione con il proprio figlio Britannico, avuto da Messalina. Il suo potere andò ancor più aumentando sotto il principato del figlio, che ad un certo punto comprese però che il goverr no del grande Impero gli era sfuggito di mano. Chiara di stelle e quieta su un placido mare fu la notte Quella mattina Agrippina fu accolta sulla spiaggia di Baia dallo stesso Nerone, che dopo averla abbracciata con ostentato aff ffetto la condusse nella villa di Bauli. Timorosa e guardinga visse la festa con trepidazione, dissimulata tuttavia con la consueta abilità, a ciò fo f rgiata dalle tragedie che avevano colpito la sua famiglia. A quattro anni (era nata nel 15) dovette assistere ai funerali del padre, il grande Germanico, molto amato dal popolo romano, fatto avvelenare da Ti17 VELA NAVIGARE NELLA STORIA berio. Av A eva quattordici anni quando sua madre, Agrippina maggiore, fu arrestata ad Ercolano e condotta in esilio a Ve V ntotene, dove morì cinque anni dopo. Assistette impotente anche alla condanna all’esilio del fratello Nerone Cesare, dove fu lasciato morire, e poi all’uccisione dell’altro fratello, Druso Cesare, nelle prigioni del palazzo imperiale. A ventisei anni partecipò poi ai funerali del terzo fratello, l’Imperatore Caligola, trafitto da innumerevoli pugnalate alla fine di uno spettacolo teatrale. Finì la festa delle quinquatrie, durante le quali Nerone si era esibito nel canto e nelle gare di eloquenza, senza coinvolgere più di tanto l’emotività del folto pubblico, che tuttavia non lesinava continui e scroscianti applausi. Ve V nne la notte, e Agrippina salì su una quadriremi col vessillo imperiale messa a disposizione dall’Imperatore, per fare ritorno nella villa di Bauli. “Chiara di stelle e quieta su un placido mare fu la notte”, scrisse Ta T cito in una delle frasi più suggestive della letteratura latina. Ma la nave era stata manomessa da Aniceto, il comandante della flotta romana di stanza a Miseno. 18 Alle prime onde in mare aperto la barca sarebbe dovuta aff f ondare portando nel fondo l’odiata Agrippina. Ad un segnale convenuto fu rovesciato sui passeggeri un carico di piombo sistemato sul tetto della cabina. L'attentato Agrippina e Acerronia furono sbalzate in mare, ed allora quest’ultima, ormai cosciente di quello che stava per accadere, gridò aiuto facendosi passare per l’Augusta. Fu massacrata con i remi mentre tentava di risalire a bordo. Nel frattempo, Agrippina scivolò lentamente sull’acqua e raggiunse una barca che stava pescando nei pressi, che la portò a riva e da lì raggiunse la sua villa. Di certo comprese che era sfuggita ad un attentato, ma consapevole dei gravi rischi che stava corr rendo, mandò un suo servo, tale Agermo, ad avvertire l’Imperatore che si era salvata da un naufragio. Lo uccisero, asserendo che era venuto per assassinare Nerone, che a sua volta inviò un gruppo di pretoriani col compito di porre fine, questa volta senza sbagliare, alla vita della madre. Frattanto, la gente, NAVIGARE NELLA STORIA VELA app preso dello scam mpato o periccolo corsso dalll’Augusta, si riversò sulla spiaggiaa. “Ch hi si aff f ollava sul molo, chii saliva sulle barche più vicine, alccuni scendevano,, fin dove posssibile, in acq qua, gli altri teendevano le braccia. Tu T ttaa laa spiaaggia echeggiaava di lamenti, di preghiere, de el vociarre tra domand de mo olteplici e risp poste confusee; affluivva un na folla sterminata con lum mi e, quando si sparsse la voce chee era incolume, le mosse incontrro per raallegraarsi con lei, finché non app parve un repa arto o in armi e minaccioso, che la dispeerse”, scrive anccora Tacito. Aniceto non può sbagliare Aniceto circond dò la villa perr poi sfondaree la porta. Arrrestò tutti gli sch hiavi che sii erano asserrragliati all’in nterno e fece irruzion ne nella stanzaa di Agrippina. I sicari circondaaro ono il letto e uno di loro o la colpì con n una mazza su ul cap po. Po oi fu crivvellataa da innumeerevoli spade. Neerone, avvertitto che il delittto era co ompiu uto, cadde in un improvvisso silenzzio in n attesa del giiorno che tard dava a venire.. Temevva una vasta reeazion ne che potevva coinvolgeree anchee Roma, perch hé tuttti ricordavan no ancora con n aff f etto o immutato il grand de Germanicco, padre di Agrippina minore, e lee ingiu ustizie subitee dai suoi fam miliari. Arrrivò a Napoli e da lì non n si mossse fin nché non giu unsero segnalii a lui faavorevvoli. Spaavaldo o, viaggiò fino o alla Capitale, dove trovò ò accogliienze mai viste perr essere scamp pato all’’assaltto di Ageermo, senza arr mi e tra pretoriaani pron nti a morire peer l’Im mperatore. Pro osegue Ta T cito: “vide le trib bù muovvergli incontro, il Senato in abiti so olenn ni, file di donn ne e di ragazzi, disposte per sessso o ed età, triibune già cosstruite per asssistere al suo paassagggio, come lo spettacolo dei trio onfi. Quindi Nerone, superbo e vincitorre sul serviliismo generalee, s’avviò al Campido oglio e rese graziee agli dèi”. Una leggenda napoletana Agrippina vennee cremaata la notte stessa do opo il suo asssassinio e finchéé vissee Nero one non ebbe una tomba né una lapidee. Qualche anno dop po, alccuni servi fed deli costruiron no una modestissima tomb ba sui torr nan nti del monte Miseno, che apre lo sguard do sul golfo di Pozzuoli e su u quello di Napoli. Un na leggenda naapoletan na raccconta ch he anccora oggi, nelle notti stellatte e con n la lu una pien na, appare al di sottto delle scogllieere di Capo o Miseno o il fan ntasma di Agrrippina, che peettttina i suoi lu unghi cap pelli specchiandossi nel mare. See qualcu uno si avvicinaa, sco ompare lasciaandosi dietro un na sciaa di in ntenso prrofumo. (G. P.) 19 19 VELA IN BREVE “VOGLIA DI CRESCERE” LA STORIA DI UN UOMO E DI UN PAESE È l'ultimo libro di Alfredo Magro, nostro socio, aff f ermato professionista con alle spalle una grande esperienza di dottore commercialista e consigliere di amministrazione di gruppi industriali e finanziari. E la storia di una vita è anche quella del protagonista del suo romanzo, Salvatore, nato nel Meridione e venuto a lavorare a Roma, con contratti anche all'estero: un viaggio nell'Italia del dopoguerra, dal boom economico alle tensioni sociali degli anni Settanta, dall'avvento delle televisioni commerciali all'attuale crisi economica. Salvatore fa parte di quella generazione “che creò l'Italia del benessere, ma lasciò l'Italia della recessione”: in questo modo una vicenda individuale si intreccia con i cambiamenti di una nazione intera e contribuisce a spiegarli, in una narrazione sempre avvincente. TARGHE PER LA NUOVA SCUOLA MEDIA DI FORMELLO In occasione dell'inaugurazione del nuovo plesso della Scuola Secondaria di I grado “Roberto Rossellini”, a Formello, in località Albereto, alla presenza degli amministratori locali e del Presidente della Regione Lazio, la Banca ha sostenuto le spese per la realizzazione delle targhe, un piccolo contributo per completare i lavori e gli arredi di scuole più grandi e sicure. ARCHEOLOGIA E STORIA A NEPI Nella Sala Nobile del Palazzo comunale di Nepi è stato presentato il volume “Archeologia e Storia a Nepi II”, a cura del dirett t ore del locale Museo civico, Stefano Francocci, tra storia del territorio, urbanistica, storia dell'arte e araldica. Nel ringraziare il dirett t ore del Museo e tutt t i gli studiosi che hanno svolto le ricerche, il sindaco di Nepi Pietro Soldatelli ha considerato la pubblicazione di questi saggi fo f ndamentale per la “salvaguardia dell'identità culturale di Nepi”. In questa occasione è stata ricordata anche l'iniziativa della Banca “Gli archivi della memoria”, che assegnerà un premio di studio di 1.000 euro per ricerche d'archivio sulle comunità di Formello, Tr T evignano, Nepi e Monterosi. UN MONUMENTO ALLA MEMORIA E AL CORAGGIO el piazzale antistante la caserma dei Carabinieri di Formello è stato dedicato un monumento alla memoria dei Martiri di Fiesole, con l’Adesione del Presidente della Repubblica e il Patrocinio del Ministero della Dife f sa, della Regione Lazio e del Comune di Fiesole (Firenze). L'episodio riguarda un fa f tt t o meno noto della lott t a di Liberazione: i carabinieri La Rocca, Marandola e Sbarrett t i, impegnati contro l'occupazione nazista, 20 d durante un confflitto a fuoco ucccisero un soldato nemico. Scatt n t ò la rrappresaglia e i ttre, nel frattempo datisi alla macd cchia, decisero di cconsegnarsi per ssalvare i civili cche sarebbero stati fucilati al loro posto. Il monumento raff f igura due mani nell'atto di liberarsi dalla materia, metafo f ra di umanità e di liberazione. La Banca ha off fferto un rinfresco finale. LE INCISIONI DI MONET PER LA SOLIDARIETÀ IN KENYA Nel Museo civico di Tr T evignano sono state esposte 11 incisioni di Claude Monet, grande pittore impressionista ma anche incisore, un'attività conosciuta da pochi. Scopo della mostra, ha dichiarato il proprietario delle incisioni, don Alessandro de' Spagnolis, è “mettere l'arte a disposizione di tutti e sostenere la costruzione e la gestione di un ospedale e una scuola in Kenya con le off fferte dei visitatori e la vendita del catalogo”. Tr T a i temi, paesaggi naturali, case rurali ma anche treni e interni di stazione. “Oggi la pitt t ura è là, in quegli ambienti moderni con la loro bella grandezza. I nostri artisti devono scoprire la poesia delle stazioni come i loro padri scoprirono quella delle fo f reste e dei fiumi”, scrisse nel 1877 il grande romanziere Emile Zola rife f rendosi proprio a Monet. La Banca ha dato un contributo per sostenere le attività di solidarietà di don Alessandro. CRONACHE DAL NOVECENTO VELA Casa di campagna intitolata a un santo patrono L'ultimo volume della prestigiosa collana del Credito Cooperativo “Italia della nostra gente” è dedicato ai santi patroni. Immaginiamo subito storie di santità e di martirio rievocate in affollate processioni nelle vie dei nostri paesi, tra l'omelia del parroco, i fedeli in fila, gli stendardi e la banda musicale. Ma pure i poderi erano talvolta intitolati a santi protettori, a cui si raccomandava l'unità della famiglia, la produttività del lavoro e la salute di uomini, donne, bambini e animali. Siamo nelle campagne tra Formello, Sacrofano e Roma. Anche lontano dal paese ci si voleva sentire parte di una comunità spirituale. 21 VELA LE MIGLIORI TESI DI LAUREA L’ottimizzazione IN UN ALGORITMO LA MIGLIORE DELLE SOLUZIONI LUCA RIDOLFI NEOLAUREATO IN FISICA DI Luca Ridolfi si occupa di analisi di investimenti e sviluppo software finanziari. Recentemente ha conseguito un Master in Matematica finanziaria alla London School of Economics. Originario di Formello, vive a Londra. ossiamo farlo consciamente o meno ma ottimizziamo continuamente le nostre attività e ciò che ci circonda: cerchiamo la strada più veloce e meno traff f icata e ordiniamo i ricordi in soffitta in modo da non buttare via mai nulla. Ovviamente si cerca di massimizzare gli aspetti positivi di ogni cosa e di ridurre quelli negativi. Questo processo è conosciuto come “ottimizzazione”e potete ben immaginare che le applicazioni pratiche sono le più disparate: dalla riduzione dei costi di gestione di una grande azienda all’aumento dell’eff f icienza delle automobili fino alla gestione dei trasporti e della logistica. I problemi in questo campo sono tanto più interessanti quanto maggiore è la loro complessità. Se state partendo per andare in vacanza potreste prendere una mappa cartacea, sempre che ne troviate una, e tracciare la rotta più breve verso il vostro bell’albergo. Tu T tt t avia potreste anche usare un navigatore satellitare che tiene anche conto del traff f ico e di un ristorante sulla via con ottime recensioni su internet. P 22 In questa occasione avete ancora la possibilità di scegliere le “vecchie maniere”, ma nel caso vogliate far funzionare uno smartphone dovrete disporre migliaia di circuiti su un chip di silicio grande come un polpastrello, considerando innumerevoli fattori come la lunghezza dei collegamenti e la dissipazione del calore. Carta e penna non sono più suff f icienti e si deve trovare una soluzione veloce e automatizzata. In pratica ci stiamo chiedendo come istruire un computer affinché possa risolvere il problema. Da qui nascono gli algoritmi di ottimizzazione che altro non sono che una sequenza di istruzioni nel linguaggio dei computer per trovare la soluzione ottimale di un problema. Sono stati inventati diversi metodi di ottimizzazione durante gli anni, ma i più semplici di questi falliscono quando ci sono molti fattori di cui tenere conto. Se volessimo trovare il fondo di una ciotola baste- rebbe lasciare una biglia sul bordo e questa rotolerebbe verso il centro. Se invece di una ciotola avessimo una superficie fatta di molte buche la biglia si fermerebbe sul fondo della prima buca, che probabilmente non sarà la più profonda. Per risolvere questo problema sono stati inventati gli algoritmi di ottimizzazione stocastici. Questi permettono di trovare la migliore delle soluzioni tra un gran numero di soluzioni mediocri. Ci riescono esplorando un gran numero di queste in modo casuale ma sempre seguendo alcuni criteri, da qui il termine “stocastici”. Il più famoso tra questi è chiamato algoritmo dell’annealing simulato. Questo algoritmo si basa su un principio fisico utilizzato in metallurgia per trattare i metalli e migliorarne le loro qualità scaldandoli e raffreddandoli più volte. È anche grazie a questo algoritmo se i computer sono veloci e le macchine sicure. LE MIGLIORI TESI DI LAUREA VELA Comprendere le tendenze UNA NUOVA COMUNICAZIONE PER UN NUOVO MERCATO CECILIA MASSIMETTI NEOLAUREATA IN FASHION STYLING MINOR EDITOR DI Cecilia Massimetti studia il mondo della comunicazione e le strategie di mercato. Le piacerebbe occuparsi di tendenze moda e cerca lavoro come giornalista. Vive a Formello. olori, stampe, materiali e silhouette. Queste sono alcune delle parole chiave che caratterizzano la figura del fashion forecaster e l’attività di forecasting. Ma chi sono i cosidetti “inseguitori di tendenze”? Principalmente sono gruppi di persone provenienti da ambiti diversi che, grazie alle loro capacità e alle loro conoscenze, riescono a identificare il focolaio di una tendenza e a svilupparne in anticipo il concept emergente. Il risultato è un continuo flusso di prodotti con un nuovo styling, una nuova decorazione ed un innovativo uso. Il continuo cambiamento, carattere distintivo della moda, porta a monitorare costantemente le novità del mercato, coinvolgendo diverse figure professionali del settore, le quali svolgono un processo analitico, continuo e sistematico che spiega i cambiamenti e i comportamenti della società. In base allo studio, le agenzie di forecasting sviluppano i trend rivolti ai professionisti di diverse aree, i quali usano queste informazioni per prendere decisioni riguardo il design dei prodotti. Per esempio, i C designer d’abbigliamento usano le ricerche trend collegate a colori, tessuti e silhouette per sviluppare un prodotto che rispecchia le preferenze del loro target di riferimento. All’interno degli addetti ai lavori troviamo i gatekeeper e i promoter. I primi comprendono fashion editor e buyer mentre dei secondi fanno parte stylist e visual merchandiser. Il fashion editor seleziona le tendenze e le introduce ai consumatori mentre il buyer sceglie le merci in base alla tendenza e al target di riferimento. Una volta influenzati i consumatori, la pubblicità e i visual merchandiser promuovono la merce per incrementare la familiarità, la riconoscibilità e il valore estetico del nuovo prodotto introdotto. Il rapporto tra comunicazione, mercato e ricerca si è modificato nel corso degli anni. Oggi la co- municazione attraversa il mercato e sostiene la sua capacità relazionale, ma allo stesso tempo diventa lei stessa il mercato, passando in uno stato di dominanza. La ricerca, che in tempi andati sembrava fornire risposte esatte a domande semplici, è sempre più disarmata di fronte a consumatori tutt’altro che ingenui e genuini grazie alle fonti di informazione che ormai pervadono le nostre vite. Il risultato finale è un nuovo tipo di consumatore che si pone al centro del nuovo mercato: il prosumer o “consum–autore”. Il termine serve ad identificare l’utente che sceglie di non essere passivo nel processo di creazione del bene ma diventa parte attiva nel processo di creazione, produzione e distribuzione, facendo ruotare intorno a sé mercato e comunicazione. 23 VELA I SOCI RACCONTANO n giorno, sfogliando un numero di VELA, ho visto una vecchia fotografia della mia famiglia. Che sorpresa! Neppure noi ce l'avevamo. La scattarono i fotografi della riforma fondiaria. Ci ritrae tra i telaini per essiccare le foglie di tabacco, nel nostro podere in Via di Santa Cornelia. U Una storia dietro una fotografia Ma come eravamo finiti qui? É una lunga storia. Da generazioni la mia famiglia coltivava il tabacco. Le nostre origini sono pugliesi, di un paesino chiamato Specchia. Nel 1942 un inviato di un latifondista di Morlupo cercava agricoltori specializzati proprio nella coltivazione del tabacco e si spinse fino in Puglia. Ci off f rì un contratto triennale. I miei genitori accettarono e si trasferirono nel Lazio. Eravamo tanti, in famiglia: loro due, io e altri sette fratelli e sorelle. Nelle valli del Te Tvere coltivavamo il tabacco per poi consegnarlo all'amministratore della Te T nuta Piccinilli. In cambio potevamo seminare una grande porzione di terra e in più avevamo una piccola percentuale sul tabacco consegnato. Con la riforma fondiaria la nostra vita cambiò ancora. Ottenemmo in assegnazione un podere tra Formello e Roma e ci trasferimmo qui. Con un accordo tra l'Ente Maremma e il Monopolio di Stato alcuni poderi vennero dedicati alla coltivazione del tabacco, che in quegli anni era tra le più diff f use colture industriali italiane, dopo la barbabietola da zucchero, il pomodoro e la canapa. Accadde qui a Santa Cornelia, a Castel di Guido sulla Via Aurelia e a Vigna di Va V lle, sulle sponde del Lago di Bracciano. E ancora una volta a noi chiesero di coltivarlo, perché è una pianta delicata che richiede una certa esperienza. 24 La coltivazione del tabacco T tta la nostra vita ruotava attorTu no alle stagioni del tabacco. A febbraio veniva seminato e coperto con i teli per proteggerlo dalle gelate. Ad aprile le piantine venivano sarchiate. Alla metà di giugno iniziavamo a raccogliere le foglie, quando cominciavano ad ingiallire e da un verde brillante diventavano verde chiaro. La raccolta si prolungava fino alle prime piogge di agosto. Le foglie venivano infilzate e messe ad essiccare nei telaini. Quando le filze erano ben essiccate, venivano legate in un fascetto detto “festone” e conservate nel magazzino attaccato alla casa colonica. La fotografia immortala questo momento di lavoro quotidiano, tra il magazzino, a destra, e il forr no, quella piccola costruzione sulla sinistra, che comprendeva anche il pollaio e il ricovero per il maiale. Tr T a novembre e dicembre, infine, i festoni venivano pressati in una pressa artigianale e consegnati ad un rappresentante del Magazzino Statale di Tivoli. Con il nuovo anno si ricominciava un'altra semina. Dove ci avete portato? Io ero bambina e ricordo bene che le foglie andavano raccolte asciutte, dalle cinque alle nove Anna Sanapo Di origini pugliesi, ha sposato Sergio Lucchetti e vive in Via di Santa Cornelia, nel comune di Roma. di mattina. Non ci doveva essere la guazza, la rugiada della notte. Neppure con il primo caldo potevamo andare nei campi, perché le foglie appassivano subito. All'assegnazione del podere mio padre era felice: finalmente aveva un terreno ttutto suo. Diceva cche era la grande opportunità o che aaspettava da anni. Ma per noi bambiM ni era diverso. Ai n nostri genitori chien devamo: “Ma dove d cci avete portato?”. Ci sentivamo lontaC ni da tutto. Per ann dare a scuola doved vvamo percorrere tre cchilometri di strada all'andata e altri tre al ritorno. Anche mio padre andava a piedi a fare la spesa. Solo qualche anno dopo potè comprare una motocicletta. N. 25 - Dicembre 2014 - Periodico trimestrale di finanza e cultura - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in A.P. - 70% - Roma Aut. N. 21/2009 GO LA Un premio di studio di 1.000 euro per le ricerche d’archivio sulle nostre comunità VELA IO VE Gli archivi della memoria LA RIVISTA DELLA BANCA DI FORMELLO E TREVIGNANO DI CREDITO COOPERATIVO TREVIGNANO FILMFEST Il cinema e le migrazioni Gli archivi custodiscono la storia delle nostre comunità: le loro origini, la loro identità, le loro trasformazioni nel tempo. Per valorizzare questo grande patrimonio culturale, la Banca assegna 4 premi di studio di 1.000,00 euro ciascuno, destinati a ricerche sulla storia di Formello, Trevignano, Nepi e Monterosi. Gli altri comuni saranno coinvolti nella seconda edizione del premio. Il Regolamento per partecipare al bando di concorso è pubblicato sul sito web della Banca. Co Comune m une di Formello Formello Comune Comune di Trevignano Trevignano R. R. Comune Comune di Nepi Nepi www.bccformello.com LE ERBE SPONTANEE I piatti poveri della tradizione contadina I SOCI RACCONTANO Anna Sanapo Comune Comune di Monterosi Monterosi BCC CREDITO COOPERATIVO Formello e Trevignano Romano BCC CREDITO COOPERATIVO CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE Formello e Trevignano Romano Presidente Gino Polidori Vice Presidente Alvaro Altarocca Siamo presenti a: Sede Amministrativa FORMELLO Viale Umberto I°, 92 - Tel. 06.90143095 - Fax 06.90146800 Sede Centrale FORMELLO Viale Umberto I°, 4 - Tel. 06.9014301 - Fax 06.9089034 Agenzia n° 1 LE RUGHE Viale Africa, 8 - Tel. 06.9087359 - Fax 06.90129315 Filiale CAMPAGNANO DI ROMA Piazza Regina Elena, 23 - Tel. 06.90154376/77 - Fax 06.90154380 Agenzia n° 2 OLMETTI Via degli Olmetti, 41 3U - Tel. 06.90400394 - Fax 06.90400352 Filiale TREVIGNANO ROMANO Via IV Novembre, 2 - Tel. 06.999121 - Fax 06.9999514 Filiale ANGUILLARA SABAZIA Via Anguillarese Km 5,200 - Tel. 06.9994574/385 - Fax 06.9995337 Filiale CESANO Via della Stazione, 359 - Tel. 06.30439538/88 - Fax 06.3038935 Filiale MONTEROSI Via Roma, 50 - Tel. 06.9014301 Filiale NEPI Via Monsignor Olivares (Centro comm. San Bernardo) - Tel. 0761.556598 Consiglieri Angelo Buccioli Edda D’Alessio Gianluca Franchini Piergiorgio Montani Marco Palma Matteo Stefanelli Maurizio Varzi COLLEGIO SINDACALE Presidente Cristiano Sforzini Sindaci Filippo Salvatore Licenziato Nazzareno Neri Sindaci supplenti Massimo Caramante Giuseppe Giurato ORGANISMO DI VIGILANZA Presidente Sandro Cioccoloni Membri effettivi Gabriele Bozzo Giuseppe Mansueti DIREZIONE Direttore Generale Mario Porcu Nepi Monterosi Trevignano Romano Campagnano di Roma Anguillara Sabazia FORMELLO Cesano Le Rughe Olmetti BCC CREDITO COOPERATIVO Formello e Trevignano Romano