Antonio Stella - Comune di Tavagnacco

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Antonio Stella - Comune di Tavagnacco
Giannino Angeli
ANTONIO STELLA
IL SINDACO
Comune di Tavagnacco
Comune di Tavagnacco
In copertina:
Il Sindaco Antonio Stella con i Consiglieri Erminio Temporale, Oscar Feruglio e
Francesco Peressutti, sulla porta d’ingresso del vecchio municipio ricavato, a Feletto
Umberto, dalla ristrutturazione del Palazzo Rizzani di Piazza Indipendenza.
© 2015 - Tuitti i diritti riservati
Antonio Stella il partigiano, il politico, l’uomo.
Questa potrebbe essere l’estrema sintesi del testo di Giannino
Angeli, con il quale l’intera Comunità di Tavagnacco intende celebrare il suo illustre concittadino. Una figura illuminata quella di
Stella, regista attento e puntuale del boom economico degli anni
60, personaggio lungimirante che ha favorito lo sviluppo urbanistico,
sociale ed economico del nostro territorio, trasformando Tavagnacco
da Comune agricolo a centro all’avanguardia per sviluppo industriale, servizi e infrastrutture. Quello che colpisce, leggendo il testo, è
la figura di uomo che viene tratteggiata: amante della libertà per
la quale aveva combattuto e pagato, perfino negli affetti più cari;
politico genuino, attento ai diritti umani e civili di ciascuno; persona
autentica e rigorosa.
Un altro elemento di notevole modernità e attualità di questa
figura che ci piace rilevare e condividere, emerge dai suoi ideali
legati alla crescita culturale, da lui considerata potente elemento di
sviluppo economico e produttivo all’interno di una società.
Ringraziamo per questo lavoro Giannino Angeli, custode e divulgatore attento e puntuale degli eventi storici e delle eccellenze
del nostro territorio e dei suoi abitanti.
Ci auguriamo che figure come quella del Sindaco Stella siano
per tutti noi di esempio e di stimolo per la costante ricerca del bene
autentico di tutta la Comunità di Tavagnacco.
Gianluca Maiarelli
Ornella Comuzzo
Sindaco di Tavagnacco Assessore alla Cultura e Pari Opportunità
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INTRODUZIONE
La riorganizzazione degli Enti Locali, introdotta dal regime
fascista tra l’anno 1923 e il 1931, interessò anche i Comuni di
Feletto, Pagnacco e Tavagnacco che, nel 1928, furono fusi sotto
l’unico titolo di Tavagnacco con sede municipale a Branco. 1
Per quelle comunità iniziava una nuova era: via tutti i Consigli
Comunali e nomina di un Podestà con pieni poteri, fatti salvi quelli
del Segretario che, in ogni modo, aveva un rapporto privilegiato con
il Prefetto il quale, a sua volta, era in contatto diretto con Roma.
Il Partito fascista veniva prima d’ogni altra cosa. Non è che quella
trasformazione abbia provocato chissà quale panico. Fu accettata
come imposizione da non poter respingere. I Sindaci, sfrattati, non
fecero una piega e la popolazione subì silenziosa con l’esclusione
dei primi emigranti politici che si volsero altrove pur di non sottostare a quella dittatura.
Branco dunque diventava la centrale operativa di un territorio
abbastanza vasto da contenere una popolazione di circa ottomila
residenti e offrì all’istituzione quel poco che aveva: una modesta
costruzione adibita a scuola elementare dove l’unica maestra – Rita
Buran – doveva badare all’istruzione di una pluriclasse – prima,
seconda e terza – formata da un numero di scolari che variava da
diciannove a sessantuno, secondo l’intensità delle bocciature…
1 Vedi R.D. 29 marzo 1928 n. 838.
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Giannino Angeli
La scuola occupava il piano terra, e il nuovo Municipio si stabilì
al primo superiore, dove si sistemarono gli striminziti uffici. Quella
situazione si protrasse fino alla primavera del 1957 allorquando la
sede fu trasferita a Feletto nel ristrutturato Palazzo Rizzani, un tempo
utilizzato quale essiccatoio bozzoli. Dieci anni prima il Comune di
Pagnacco aveva ripreso la sua autonomia abbandonando, senza
rimpianti, gli amici di cordata. Non tanto alla leggera però perché
lo spirito indipendentista abbondava anche tra gli ex del Comune
di Tavagnacco, già in cordiale contrapposizione per la scelta del
capoluogo ambita da Adegliacco e Cavalicco e alla quale aspirava
lo stesso Tavagnacco facendo leva sulla sua storia di tutto rispetto.
Questa la complessa situazione della nuova circoscrizione
comunale di Tavagnacco formatasi nel secondo dopoguerra e alla
cui guida, dopo l’effimera presenza dell’ing. Alberigo Bulfoni che,
peraltro, resse le sorti dell’istituzione anche con l’incarico di Commissario Prefettizio, e la tornata del Sindaco di sinistra, Firmino
Casarsa, successe il geom. Antonio Stella al quale è dedicato
questo ricordo.
Fu proprio nella sala del Consiglio Comunale di Branco che
chi scrive ha avuto modo di vedere per la prima volta il consigliere
Stella e farsi un’idea minimale della persona perché gracile, magra,
con una tonalità di voce non certo da tribuno pur facendosi capire
per bene senza fraintendimenti.
Ricordo bene il giorno che per la prima volta salii le scale di
legno che portavano al primo piano a sinistra dove, in una stanza
quattro per quattro, era assiso il Consiglio del mio Comune. Entrai
timoroso. La porta era aperta e forse chiesi permesso. Ero l’unico
spettatore. Notai lo stupore dei protagonisti dal movimento delle loro
teste, come ad interrogarsi per sapere chi fosse quell’intruso… Io
avevo paura anche se alle spalle avevo le testate dei giornali per i
quali mi ero assunto la responsabilità della locale corrispondenza:
“Il Gazzettino”e “La Vita Cattolica”.
Tutto andò liscio in quella seduta all’infuori dell’immagine di
quel giovane consigliere che sembrava un bambino… che alcuno
avrebbe immaginato si sarebbe fatto largo nella vita per capaci6
Introduzione
tà, intraprendenza, sicurezza nella scelta degli obiettivi. Soltanto
oggi, dando uno sguardo al “foglio matricolare e caratteristico”,
colgo la conferma del suo stato fisico ai tempi della leva: statura
1,67; torace 0,85, peso 57 ½, occhi cerulei, viso ovale, naso lungo,
capelli castani ondulati, colorito pallido, impiegato, licenza media…
corporatura insomma da giovincello se non da bambino cresciuto.
L’aspetto era quello e cambiò di poco durante la maturità.
L’incontro diretto con Stella avverrà qualche anno più tardi
allorché il giornale pubblicò un mio reportage critico sull’azione
del Comune circa la variante ovest di Feletto e gli eterni ritardi
sull’allargamento di Via Manlio Feruglio. Se la prese non poco,
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Giannino Angeli
tanto da inviarmi a casa l’unico vigile (guardia campestre) con un
biglietto di convocazione urgente in Municipio per comunicazioni
che la riguardano. A casa si spaventarono pensando chissà che
cosa. Andai che la sede comunale si era già sistemata a Feletto.
Salendo quelle scale mi accorsi che tremavo. Sul pianerottolo mi
scontrai con il Segretario Alfonso Feruglio, lungo, allampanato, con
tanto di baffi quasi a ricordare il gendarme austriaco ricordato dal
Giusti. Lui mi conosceva. Io no.
“Venga che il Sindaco l’aspetta.”
La porta dell’ufficio era sulla sinistra. Mi fece strada il funzionario con tanta gentilezza prima di dileguarsi nella sua stanza
appena più in là. Mi trovai di fronte ancora quel… bambino che
avevo visto a Branco. Il dialogo fu cordiale. La reprimenda non fu
poi così decisa il che mi fece supporre che in fin dei conti anche
se il primo cittadino s’era seccato per quell’affronto, capiva che in
paese poteva esserci anche gente contraria a certe impostazioni e
che il lavoro del cronista andava rispettato… a condizione che le
notizie fossero raccolte alla fonte… cioè dal Sindaco in persona e
dal Segretario che, chiamato, con fare teutonico annuì come per
dire “obbedisco”.
M’ero preso una lavata di testa? No! Solo un chiarimento
foriero di una crescente amicizia che si consolidò nel momento in
cui anch’io aderii al suo partito: la Democrazia Cristiana.
Fu l’inizio della mia… carriera politica e la fine di quella di giornalista… perché mi impantanai nella militanza da trascurare tante
cose alle quali avrei dovuto badare se non altro per riguardo alla
mia famiglia. Andò così. Diventai assessore di qualche impegno
tanto che le mie prese di posizione erano tenute in considerazione
e non passavano mai sotto silenzio. Nonostante il sodalizio con
Stella fosse dei migliori, nel 1969, in occasione di quella brillante
iniziativa volta a risolvere i problemi riguardanti il campanile di
Feletto, la sede municipale con annessi servizi per la popolazione, le esigenze parrocchiali dello stesso Capoluogo, osai votargli
contro in Giunta ritenendo il progetto squilibrato rispetto le parti
in causa. Occasione unica per Feletto e il Comune. Forse non
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Introduzione
afferrai compiutamente l’importanza, fatto sta che anche allora
arrivò puntuale il vigile con una nota di… demerito accompagnata
da una considerazione politica sulla disciplina di partito. La cosa
cadde, non per colpa mia – piuttosto per le bizze della controparte
– e non se ne fece nulla, aggravando e rendendo irrealizzabili altri
interventi connessi a una “rivoluzione” urbanistica che portava in
sé la prospettiva che solo la lungimiranza poteva rendere comprensibile a tutti, compreso l’assessore disubbidiente…
Divenni amico di Stella per la confidenza che mi riservava. Ma
soltanto negli ultimi anni ci trattavamo alla pari con un “tu” che
sapeva di stima reciproca e simpatia. Vennero i tempi che iniziai
a interessarmi delle vicende partigiane – col Segretario Natalino
Candotti, componente del Governo Libero della Carnia, mi occupai
delle ricerche sulla vita di quella Repubblica – eppure lui che sapevo partigiano e con un fratello ucciso dagli stessi compagni di
lotta, forse per uno scambio di persona, non si lasciò mai andare
a nessuna confidenza.
Ultimamente, in occasione della pubblicazione del mio libro…
era il 1948 ragazzi…! sulle elezioni politiche del 18 aprile 1948,
confessò di essere fiero di aver imbracciato il fucile per parare
eventuali possibili intemperanze determinate dall’esito delle votazioni e poi nei periodi incerti dell’attentato a Togliatti. Non considero titolo di merito aver fatto il Sindaco di Tavagnacco seppure
con qualche risultato. Aver appartenuto all’organizzazione “O” credo
si possa andare fieri anche perché la presenza di questa unità ha
fatto sì che certe cose non si siano verificate.2
Eventi peraltro che non hanno influito sul suo percorso di amministratore pubblico. Piuttosto traeva forza, che si trasformava
in grinta, dalla sua origine povera. Una famiglia ricca di figli e di
tragiche sfortune come vedremo nel capitolo dedicato.
Tra amici ci si frequenta anche fuori degli ambienti di lavoro
o istituzionali. Fu così anche tra me e lui… soltanto che gli svaghi
2 Cfr. Giannino Angeli “… Era il 1948 ragazzi… !” Pag. 121. Ribis Editore Udine.
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Giannino Angeli
erano sempre di lavoro, mai fini a se stessi. Scoprimmo di condividere la passione per la caccia e per la montagna. D’accordo. Le
battute al fagiano finivano per rivelarsi utili allo scopo di verificare
lo stato della periferia rurale del Comune e osservare le cime dei
monti, appena incipriate di neve, per una riflessione sulla situazione
di quella gente ed escogitare soluzioni. Va ricordato che Stella era
salito nel firmamento della politica friulana e ne sentiva il peso e
non voleva tradire se stesso e tanto meno la fiducia di chi seguiva
la sua linea di coerenza e chiarezza. Andammo assieme una domenica mattina a controllare se il sottopasso del rio Tresemane sulla
nazionale ad Adegliacco, poteva essere utilizzato per realizzare un
attraversamento minimo allo scopo di incernierare in sicurezza quel
centro con la zona commerciale. L’esecuzione di quell’opera trovò
qualche incredulo che, oggi, mi auguro si sia pentito osservando
il traffico che si svolge in quel punto anche se… i cavalli stentano
a passare perché battono le orecchie sulla volta… Così in pochi
ironizzavano allora…
Stella è stato un amministratore locale completo, scevro da
convenzionalismi andava al sodo. Apparteneva alla base progressista
della Democrazia Cristiana non per convenienza ma per convinzione.
Eppure non ha mai neppure tentato di “mettersi in proprio”, crearsi
un gruppo, nemmeno quando, candidato alle elezioni regionali, il
Partito gli rifilò una concorrenza che avrebbe fatto fallire ambedue
i pretendenti. La politica suggerisce anche la vendetta – quanti
esempi mio Dio – ma per lui era sconosciuto l’atteggiamento di
contrapposizione cattiva anche nei confronti degli avversari di altre
formazioni politiche. Preferiva la dialettica diciamo tecnica, sulle
cose concrete perché si sentiva preparato e lo era. Raramente si
abbandonava alla stoccata. Ma era un colpo di fioretto. Un liscio
per far capire che solo cambiando tono si può produrre qualcosa
di buono nell’interesse del bene comune. Si sbaglia a considerarlo
“tenebroso” o staccato perché non rifiutava la compagnia e frequentava con interesse le varie manifestazioni pubbliche intese a
rendere cultura per cultura. Certamente anche politica, ma di certa
levatura. Con questa aveva un rapporto particolare.
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Introduzione
La pretendeva più seria, intellettualmente più vicina al termine di servizio più che di strumento. Egli spesso l’annacquava
cercando di “corromperla” rifuggendo l’ideologia quando questa
comprometteva il risultato. Una delle prove viene dalla brillante
relazione che egli fece al Congresso della Democrazia Cristiana
del gennaio 1973 introducendo nel linguaggio politico le sfumature culturali dell’uomo che conosce il territorio sul quale operare,
proporne gli interventi per migliorare la vita della gente, fa appello
a quella unità di cui il Partito aveva bisogno.
Fu sconfitto. Per un gioco di “correnti” ma, penso, anche
perché una figura nuova andava imponendosi in un mondo statico
che riproduceva un ripetersi di obiettivi e stili che presto avrebbero
portato al naufragio.
Profondamente cattolico, era di sinistra. Per matrice, miseria,
e solidarietà cristiana.
Friulano fino all’osso pur non facendolo notare. Credo sia stato
uno dei pochi politici a introdurre i suoi comizi con una serie di
villotte… rinunciando talvolta all’inno nazionale e ai motivi musicali di cui era ricca la Democrazia Cristiana. Forse perché sentiva
l’armonia delle note nel cuore e la considerava veicolo principale
per ammorbidire i temi che doveva trattare a tu per tu con la sua
popolazione che si aspettava miracoli inattendibili. Sullo stesso
filone corre la sua passione per la musica classica che accompagnava il suo impegno professionale così come era cercata nei
momenti di tempo libero.
Fa bene ricordare la sua figura per un utile ripasso della storia
locale. È utile recuperarne la memoria come elemento culturale
indispensabile per dare conto alle generazioni anziane di un percorso di vita esemplare che va apprezzato poiché speso a favore
della comunità. Giova far presente ai giovani che nel mondo e
nella vita non tutto è deludente e catastrofico. Credere nei valori
etici e resistere alle avversità con lo spirito forte di chi fonda le
sue convinzioni sul primato della persona sulle cose e riconosce
alla trascendenza titolo di speranza e di vita. Antonio Stella era
uno di questi.
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LA FAMIGLIA, IL PAESE, GLI AMICI
Antonio Stella nasce a Pagnacco il 10 luglio 1926. È l’ultimo
di una schiera di sei figli uscita dall’unione di Giulio Stella e Lucia
Elena Clocchiatti sposatisi nel Comune di Feletto Umberto il 16
luglio 1911. Appena un giorno prima vedeva la luce l’ISTAT l’istituto
italiano di statistica e, nell’anno, davano il benvenuto al mondo,
Dario Fo, Marilyn Monroe, Fidel Castro, Lina Wertmüller.
Si consolidava il fascismo. Svettava Mussolini e la… miseria,
affrontata da un insufficiente Prestito del Littorio. Un paio di anni
avanti anche il Partito Comunista Italiano faceva sentire i suoi
primi vagiti.
La famiglia Stella, una volta trasferitasi da Pagnacco, affitterà
una modesta abitazione al numero 153 di Via Cesare Battisti a
Colugna. Sono in tanti. Papà, mamma e sei figli: Fiori del 1912,
Rina dell’anno successivo, Iside del 1915, Valerio nato nel 1919,
Arrigo del ’23 e Antonio tre anni più tardi. Con loro anche il nonno paterno Antonio, classe 1854, vedovo di Regina Chiandussi,
eccellente giardiniere di Villa Linussio a Torreano di Martignacco
anche quando questa divenne la residenza di guerra di Re Vittorio
Emanuele Terzo. Papà Giulio invece non andava per il sottile: quando c’era da lavorare ci dava sotto senza risparmiarsi sentendo la
grande responsabilità della sua numerosa famiglia e non potendo
contare sulla moglie già abbastanza impegnata nei lavori di casa.
Perciò lo troviamo operaio in diverse imprese non ultime quelle
incaricate alla costruzione della mai nata ferrovia Udine – Maiano.
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Giannino Angeli
Nel 1933 quando Giulio muore, Antonio jr. non ha ancora sette
anni. Hanno raggiunto la maggiore età soltanto i suoi fratelli Fiori e
Rina: il primo cementista, lei aspatrice presso il vicino Cotonificio.
Due anni più tardi chiude gli occhi per sempre anche mamma Lucia
alla quale Toni era particolarmente affezionato. Agli inizi del 1940
lascia questo mondo pure il nonno, assurto al compito di patriarca
di quella modesta famigliola che andava passo, passo riducendosi.
Partono per il fronte Fiori e Valerio: l’uno con il II Fanteria “Re”,
l’altro in Grecia con gli alpini del “Cividale”. Quest’ultimo non avrà
fortuna: troverà la morte nel febbraio 1941 nelle giogaie greche,
caduto tra caduti in quell’infernale battaglia di Turano.
In casa ora rimane soltanto la sorella Rina con il marito Bruno
Buiutti, rientrato dall’Africa nel 1942 in seguito a ferite riportate
sul fronte etiope, e i minori Arrigo e Antonio jr. È Rina a governare
la famiglia. Iside, filatrice presso il Cotonificio, aveva formato una
famiglia sua dopo il decesso della madre. I parenti da parte di
mamma aiutano per quanto possono e così anche i due uomini
rimasti, alternando il lavoro di falegnami con l’istruzione scolastica.
In questa situazione si forma il carattere di Antonio, restio a
seguire le indicazioni che non condivide dimostrando di possedere
una forte indole indipendente, libera. È poco arrendevole e difficilmente si fa sottomettere talché, anche nella maturità, troverà
ostacoli nell’insistere in atteggiamenti che sono interpretati come
chiusura se non ostilità addirittura verso la circostante comunità.
Introverso si direbbe pur dimostrando un’intelligenza al di sopra
della media. Autodidatta? Certamente non ha avuto l’assistenza
familiare dovuta a ogni scolaro o studente che sia. Ma se l’è cavata bene. Prima riuscendo a ottenere la licenza media e quindi
a diplomarsi geometra, presso l’Istituto “A. Zanon” di Udine, e
avviarsi a una professione ricca di successi e soddisfazioni non
ultima la nomina a Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e la medaglia d’oro del Collegio dei Geometri. Nel suo
bagaglio professionale anche la patente di Segretario Comunale.
Questa sommaria descrizione fa pensare a un uomo solitario,
burbero, uno che sta per conto suo e se ne impipa della società.
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La famiglia, il paese, gli amici
I suoi contemporanei di Colugna invece lo rappresentano come
una persona gentile, vivace, incline alla barzelletta innocente ma
capace di far crepare dal ridere… Anche da “autorità” non disdegnava le storielle che portavano a conclusioni morali anche se
allegre e spensierate.
A lui piaceva la compagnia. Come no? Frequentando i corsi
della Fondazione Luigi Bon aveva imparato a suonare la tromba
e la fisarmonica valendosi anche degli insegnamenti di Giovanni
Passoni. E così tra una suonata e un racconto passava le serate
con gli amici, che erano diversi a cominciare da Rinaldo Bettuzzi,
Eros Freschi, Ermes Lodolo, Rizieri Giavon e chissà quanti altri.
Viveva quasi di carità – dicono – ma non gli mancava lo spirito
d’iniziativa. Fece pratica nello studio professionale d’un amico del
luogo, ma prima ancora apprese l’arte della lavorazione del legno
A Stella piaceva la montagna. L’immagine propone un momento di relax in compagnia
di Aldo Bernardino.
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Giannino Angeli
non accontentandosi della normale subordinazione che scavalcava
dimostrando un’insolita preparazione per un mestiere che aveva i
suoi segreti. Era un raffinato e si presentava con uno stile di vita
che contrastava con il suo stato sociale. Dal suo datore di lavoro
pretese di essere dotato di una cassetta propria dove depositare
gli attrezzi che aveva adoperato durante la giornata. Quella richiesta non fece altro che far crescere l’apprezzamento e la stima nei
confronti di quel ragazzo che ce la metteva tutta per riuscire.
Intanto la dittatura fascista, che era passata dalla guerra ai
tribunali speciali e all’emigrazione politica, conobbe l’opposizione
interna e, con la saldatura della politica con il patriottismo, approdò al conflitto armato: nasce la Resistenza. Sono momenti duri,
aspri. La gente non è abituata al coinvolgimento politico per la
perdurante estraneità cui era stata costretta dal regime: “Qui non
si parla di politica”. E gli eventi susseguiti alla caduta di Mussolini
e dell’Armistizio crearono quell’incertezza, ottimista sulle prime,
rivelatasi poi tragica col protrarsi della guerra per altri venti mesi.
E che guerra! Colugna è, assieme agli altri paesi della zona, una
fucina di volontari per la libertà. Perfino il parroco, don Ascanio
De Luca, dopo aver adempiuto al compito di cappellano militare
tra gli alpini in Grecia, ha fatto la sua scelta mettendosi a capo di
una formazione partigiana non comunista a fronte del proliferare
delle iniziative “rosse”.
Anche Arrigo e Antonio Stella salgono i monti. Vanno con i
“ribelli”. Della numerosa famiglia rimangano ad abitare la casetta
di Via Battisti la sorella Rina con il marito Bruno, mezzo invalido.
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La famiglia, il paese, gli amici
La casa di Via Cesare Battisti, a Colugna, dove per lungo tempo visse la famiglia
Stella (foto dell’Autore).
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PARTIGIANO
Antonio è uno spirito libero. Sente forte il concetto dell’esercizio
dei diritti propri e di appartenere a se stessi. Non dipendere cioè
da legami che non siano quelli specifici riconosciuti dalla legge
a protezione di scelte svincolate da oppressioni dittatoriali. È indubbio che, all’epoca, avesse raccolto le considerazioni del folto
gruppo comunista paesano al quale apparteneva anche Amerigo
Clocchiatti, capo partigiano nel Friuli occidentale, confinato politico,
senatore della Repubblica a guerra finita. Come non è da scartare
l’idea che avesse appreso qualcosa dalla componente cattolica
attraverso i preti succedutisi anche prima che, nel 1939, facesse il
suo ingresso quel “carro armato… ” di don De Luca, “Aurelio” per
i fazzoletti verdi della “Osoppo”. La canonica fu adibita a centro di
reclutamento per giovani che erano avviati sui monti dell’Arzino.
Oggi, scherzando, la nipote Anna Maria, alla quale Toni dedicava
le note della sua tromba o della fisarmonica per farla addormentare, asserisce che il patriottismo dello zio va ascritto al rifiuto di
recarsi al molino per procurare mangime per quelle quattro galline
di casa…
La verità è un’altra ed è quella da lui stesso raccontata nel
corso di un’intervista rilasciata al prof. Gianni Nazzi e don Aldo
Moretti (don Lino) curatori dell’Archivio Osoppo della Resistenza
in Friuli che qui riportiamo in sintesi nei termini presentati nel
corso della commemorazione organizzata dall’ANPI a Colugna il
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Giannino Angeli
22 novembre 2012 e nella parte tratta dal documento originale
depositato presso l’AORF di Udine.3
I due fratelli scelgono la montagna. Antonio è reclutato da Enzo
Jurich (Ape) che troveremo più tardi implicato nei fatti Porzus-Bosco
Romagno. Non ha ancora diciotto anni quando è inquadrato nei
garibaldini del Btg. “Tarcento”. Segue il Corso Sabotatori a Salandri
e poi, raggiunta l’unità delle formazioni Osoppo e Garibaldi, è a
Forame agli ordini di Alberto Michelotti (Berto). Abbandona il vero
nome per assumere quello di “Segreto” o “Don”.
La zona di operazioni va dal ponte di Salt a Cividale. Partecipa
con ardore e coraggio alle azioni, mentre sopporta di malavoglia le
ore politiche tendenti a suggerire specificazioni che non si sente
di condividere. È con gli altri alla presa di Nimis e alla difesa della
Zona libera orientale rimanendo fortemente colpito dalla morte del
compagno Redi Bulfone e dal gesto inconsulto del suo Comandante diretto – un triestino – mutilatosi per sfuggire alla pressione
tedesco-cosacca. Si ritira a Colugna nella stalla degli zii assieme
a Rosellino Mansutti. Attraverso i GAP gli perviene l’ordine di raggiungere Monteprato e mettersi alle dipendenze di “Ettore” (Gino
Lizzero). Raduna altri cinque compagni e va.
La guerra partigiana, ampiamente condivisa e combattuta, non
spegne peraltro le vivaci convinzioni e le meditate riflessioni attorno
ai principi della vita e della libertà. L’aver rifiutato di fucilare due
compagni ed essersi sottratto al prelevamento di un compaesano,
lo mettono in cattiva luce presso il Comando e i commilitoni, tanto
da essere sottoposto a continue minacce con ventilate ritorsioni.
Ma la guerra continua. Il 29 ottobre 1944, dopo una rocambolesca
fuga a un’ennesimo rastrellamento tedesco, e un fortuito, fugace
incontro, a Faedis, con don Redento Bello (don Candido), rientra
a Colugna dove prende contatto con gli uomini di Pietro Geretto
(Monti), Comandante del Btg. “Monte Nero” della “Osoppo” che
nel dopoguerra rappresenterà l’ANPI a Buenos Aires.
3 Cfr. AORF presso Seminario Arcivescovile Udine. Fascicolo M/1-24.
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Partigiano
Nel mese di gennaio del 1945 la “Garibaldi” lo richiama di
nuovo a Monteprato. Si presenta, è processato e condannato alla
fucilazione per diserzione. Rinchiuso in un porcile si salva per merito della confusione seguita a un altro attacco cosacco. Profondo
conoscitore della zona, esce dalla sacca portandosi dietro anche i
suoi carcerieri dai quali si sgancia una volta raggiunta la sicurezza.
Antonio Stella conclude la fase resistenziale nella “Osoppo”.
La fine della guerra e del nazifascismo potrebbe essere motivo
di gioia per tutta la famiglia. A casa Stella giunge la notizia della
morte, per mano di forze partigiane di altra unità combattente, del
giovane Arrigo. Era il 28 aprile 1945. Notizie confuse non rendono
ancora certa la sopravvivenza dell’altro fratello, Fiori, rinchiuso in
campo di concentramento in Germania.
Antonio Stella nelle funzioni di amministratore del Consorzio Acquedotto Friuli
Centrale. Alla sua destra il Presidente dell’istituzione stessa Aldo Pecile.
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Giannino Angeli
Testimonianza di Antonio Stella (Segreto)4 a don Aldo Moretti e
Gianni Nazzi.
“Sono della classe 1926. Nel 44 vivevo a Colugna. Qui fui avvicinato
da Juri e Ape [sic!] di Feletto che mi convinsero a portarmi in montagna per aggregarmi alle forze della Garibaldi. A Colugna lavoravano
sodo per la Garibaldi… Severino Feruglio, un certo Frassinetti che si
faceva chiamare Frana, Antoniaccomi. L’ambiente nel suo complesso
era per la Garibaldi. All’Osoppo guardava con ostilità.
Qualche tempo prima della conquista di Nimis da parte delle forze
partigiane, raggiunsi le formazioni garibaldine. Fui aggregato al Btg.
Tarcento. Più tardi partecipai al corso per sabotatori a Salandri. Fui
quindi aggregato alla squadra sabotaggio che agiva di concerto con
quella osovana, comandata da Berto5 che, però, si trovava a Forame.
Circa i rapporti tra Osoppo e Garibaldi posso dire solo che non erano
affatto buoni; tra l’altro non c’era nessun contatto sul piano umano.
Ricordo che allora non salutavo neppure i miei amici di Branco che
militavano nelle formazioni osovane. Tra i garibaldini si svolgeva
una velenosa propaganda contraria all’Osoppo che era definita
nella migliore delle ipotesi formazione badogliana. Ci divideva poi
profondamente la cosiddetta “questione slovena”. Per i comunisti il
confine della nuova Jugoslavia doveva arrivare fino al Tagliamento.
E questo concetto era il Leit motiv dei giornali, delle circolari e delle
ore politiche che si tenevano ai garibaldini.
Tra agosto e settembre, non ricordo con esattezza, partecipai ad
un’azione di sabotaggio contro un concentramento di carri armati
a sud di San Bernardo tra il ponte di Salt e di Cividale.
Durante le operazioni del rastrellamento della fine di settembre
fummo inviati a Nimis per far saltare un ponte. L’operazione non fu
eseguita perché arrivammo sul luogo troppo tardi. Da Nimis fummo
trasferiti ad Attimis poi a Canal di Grivò anche qui per minare un
ponte. Il terzo giorno di rastrellamento ero a Faedis, dove incontrai
don Candido,6 e poi a Forame.
4 Nei ruolini del Battaglione osovano “Monte Nero” il suo nome di battaglia risulta “Don”.
Si tratta di Umberto Michelotti.
6 È don Redento Bello cappellano militare della Osoppo.
5 22
Partigiano
Le nostre forze ormai erano disperse.7 Il mio Comandante, un
triestino, si sparò un colpo di mitra al piede e ci ordinò il “si salvi
chi può”. Con il mio compaesano Rosellino Mansutti cercai una via
di scampo tra le maglie della rete tedesca. Ognuno doveva tirarsi
fuori d’impaccio da solo. Già un nostro amico, Redi Bulfone, era
morto a Forame. Fummo fortunati: attraverso Zompitta e Tricesimo
raggiungemmo Colugna armati di sten e pistola.
Ero depresso: la disastrosa ritirata, il disfacimento delle forze mi
avevano fortemente scosso; non volevo più saperne di partigiani.
Dopo 15 giorni mi fu recapitato dai GAP8 l’ordine di rientro in montagna esattamente a Monteprato agli ordini di Ettore9 che in quel
periodo comandava un centinaio di uomini. Con due di Colugna e
altri tre della zona giungemmo a Monteprato.
Subito dopo il mio rientro accaddero tre fatti che mi misero in cattiva
luce presso il Comando: rifiutai due volte di fucilare un compagno
e mi opposi all’ordine di portarmi in pianura a prelevare un compaesano. Consideravo ingiuste le due fucilazioni e arbitrario l’ordine
di prelevamento.
La prima fucilazione era stata ordinata a carico di un individuo
prelevato in pianura perché sospetto ma che, riconosciuto innocente, in seguito a regolare processo, era stato incorporato nella
formazione. A mio parere era stata decisa solo perché l’individuo
si era gravemente ammalato dopo un periodo passato presso la
postazione sopra Torlano. Fu rifatto il processo e dalla assoluzione
si passò alla condanna a morte.
La seconda fucilazione, a cui rifiutai di partecipare, era a carico di
un meridionale addetto alla cucina che aveva utilizzato per suo uso
personale una scatoletta di latte condensato.
Naturalmente per questi miei atti di disubbidienza fui minacciato di
punizioni e di ritorsioni.
Fino alla fine del mese di ottobre la formazione non svolse attività
militare.
7 Il riferimento è all’attacco tedesco contro la “Zona Libera Orientale” svoltosi da
fine settembre 1944 ai primi di ottobre, per proseguire quindi verso la Repubblica della
Carnia.
8 Gruppi di Azione Patriottica. Piccoli nuclei che operavano perlopiù in pianura ed
erano in costante collegamento con i compagni della montagna.
9 È Gino Lizzero Comandante della II Brigata “Garibaldi”.
23
Giannino Angeli
Si pensava piuttosto alla riorganizzazione e all’educazione politica. Era
Ettore (Gino Lizzero) che teneva perlopiù le ore politiche. Predicava
sulla società comunista, sulla necessità per la Jugoslavia di avere
i confini al Tagliamento. Il tutto era condito di acceso anticlericalismo. Gli osovani erano definiti nemici del popolo. I gregari però non
accettavano queste lezioni.
Il 29 ottobre ebbe inizio un’operazione di rastrellamento da parte
dei cosacchi. Ci sganciammo lasciando Monteaperta e, con una
marcia che durò una notte intera, ci portammo a Uccea. Io ero con
un gruppetto che comprendeva due di Colugna, due di Tarcento e
qualche altro. Anche in questa occasione fu lo sfaldamento della
formazione. Io e i miei compaesani decidemmo di rientrare a Colugna. Era il 1 novembre.
Tornato a casa mi misi in contatto con gli osovani. Nella zona operava il Btg. Monte Nero al comando di Monti di Treppo. A Pagnacco
c’era un comando di compagnia. Raccoglieva gli uomini di Colugna,
Feletto, Pagnacco, e Plaino. Svolgeva opera di propaganda coadiuvato anche da don Italico Bernardino. Ricordo che in quel periodo
furono effettuati per gli osovani alcuni lanci di materiale da parte
degli alleati nella zona di Buia.
In gennaio fui avvicinato da un mio conoscente dei Rizzi. Mi comunicò
l’ingiunzione da parte della Garibaldi a presentarmi a Monteprato.
Raggiunsi Monteprato con Mansutti. Fummo imprigionati, processati
e condannati alla fucilazione perché osovani e disertori.
La nostra prigione era un porcile. Il nostro destino era segnato a meno
non fossimo riusciti a fuggire. Per nostra fortuna si preannunciò un
rastrellamento cosacco. I garibaldini a cui fummo aggregati per lo
sganciamento si affidarono a me che ero pratico della zona. Erano
una decina. Li portai in salvo in mezzo a mille peripezie. Riuscimmo
addirittura a passare attraverso il paese di Torlano che era fortemente
presidiato dai cosacchi. Il giorno successivo lo trascorremmo nascosti
in un bosco dopo Torlano. Con un espediente lasciai i garibaldini,
ormai in salvo, e me ne tornai a Colugna.
Ripresi i contatti con l’Osoppo che in quel periodo svolgeva un’assidua opera di propaganda politica. Ricordo in particolare che Vico10
10 Carron Giovanbattista Commissario del Raggruppamento Divisioni Osoppo.
24
Partigiano
e Tebaldo11 tenevano di continuo conferenze politiche nella zona.
La popolazione partecipava interessata. Circolavano anche delle
dispense di formazione politica. Funzionava inoltre un ciclostile in
casa di un certo Venuti di Zampis presso il quale si potevano anche
trovare molti libri clandestini.
Il 28 aprile occupammo Pagnacco dopo aver trattato la resa del presidio locale. All’azione partecipò una compagnia di osovani composta
di una trentina di uomini (otto di Colugna, dieci di Feletto, cinque di
Pagnacco e quattro di Plaino) e una di un battaglione autonomo al
comando di uno di Zampis.
Queste sono le mie vicende personali. Ma la guerra non ha lasciato
solo questo segno nella mia famiglia. Fiori, il maggiore dei miei fratelli,
è stato deportato in Germania dalla Jugoslavia; Arrigo, partigiano
dell’Osoppo, è morto durante la fase insurrezionale; Valerio, infine,
ha combattuto in Grecia.
Questa memoria è stata raccolta a molti anni dagli eventi ricordati. Lontano dai tempi in cui correva voce che la morte del fratello
Arrigo (Robur), avvenuta a Laipacco il 28 aprile 194512, fosse dovuta
a uno scambio di persona. Non abbiamo riscontri documentali al
riguardo. Né la relazione sopra riportata fa un minimo cenno del
doloroso episodio. L’ipotesi può essere credibile perché in quei
giorni portarsi addosso una condanna a morte significava che ogni
uomo della formazione era autorizzato a uccidere.
L’autobiografia di quel momento storico consente, tuttavia, di
tracciare i margini di un carattere deciso dal piglio determinato di
chi sa il fatto suo e si sente cosciente. In più aggiunge il temperamento coraggioso del diciottenne Antonio Stella che non andò in
montagna per sottrarsi alla leva o sfuggire alla guerra ma perché
intuiva che la sua libertà era in pericolo. È stato il suo istinto,
selvaggio in certo qual modo, a guidarlo tra i “ribelli” dove sapeva
11 Aristide Piccolo della stessa formazione di cui sopra.
Cfr. “Caduti, dispersi e vittime civili nella Regione Friuli-Venezia Giulia nella seconda
guerra mondiale” Volume I Tomo II IFSML Udine 1987.
12 25
Giannino Angeli
che non avrebbe risolto i problemi della miseria di casa sua, né
tanto meno dare prospettiva alla propria esistenza. Rispondeva
però alla spinta giovanile di chi conosce il valore delle idealità e
per esse è disposto a rischiare la vita per tentare almeno di far
rispettare quella degli altri. Ecco un’altra prerogativa di questo
giovane. Insofferente al comando? Può darsi. Disposto a violare
la rigida disciplina del partigiano pur di far prevalere la persona
come tale. E questo è un concetto molto civile e cristiano perché
il nostro protagonista non può essere definito un bacia pile.
Egli conclude la fase resistenziale nella formazione “Osoppo”.
Dal suo foglio matricolare risulta aver fatto parte della Prima Divisione “Osoppo Friuli” dal 15 maggio 1944 all’otto maggio 1945.
Di aver ricoperto la qualifica di Capo nucleo dal primo giugno 1944
al 19 agosto dello stesso anno, per diventare Commissario di
Compagnia dal 20 e fino alla cessazione dell’attività. La sua vita
di “ribelle” porta al riconoscimento della croce al merito di guerra
e del distintivo della guerra di liberazione con due stellette.
Ho voluto soffermarmi a lungo sulla vita partigiana di Antonio
per offrire la giusta chiave di lettura della sua personalità così
cambiata dopo quei mesi di clandestinità, ma anche dai continui
drammi famigliari. Ci troviamo di fronte a una persona consapevole
delle difficoltà della vita che tenta una rimonta. Un recupero del
tempo perduto. Si adatta a lavorare come disegnatore delle divise
del nuovo esercito italiano a Tolmezzo e a Udine. Poi a Padova
dove chiede, senza esito, di essere trasferito.
In tale attesa, vanamente illuso anche di trovare buon appoggio
in “Vico”, con il quale aveva diviso i pericoli della lotta partigiana,
fa anche il passaggio di residenza. Sono gli anni 1952/53. La politica nazionale ed europea scalpita. C’è speranza e ci si rimbocca
le maniche per dar luogo alla ricostruzione dell’Italia con l’aiuto
degli Stati Uniti.
Intanto nel 1948 muore anche il fratello Fiori per malattia
contratta al fronte e nei lager tedeschi: Wetzendorf, Fallingbostell,
Lenne. È il momento di tornare partigiano con il mitra spianato
nelle strade di Colugna a difendere una libertà che sembrava in
26
Partigiano
terribile bilico. Con altri presidia le strade di Colugna. Sono in gioco
la democrazia, la libertà. Di ciò si sentirà orgoglioso tanto quanto,
se non di più, dall’aver fatto il Sindaco del suo Comune.
In un’intervista gli ho chiesto con che cosa si nutriva. “Mangiavo in ufficio… polenta e polenta…” fu la fredda, chiara risposta.
Nel 1950 si diploma geometra allo “Zanon” di Udine. Eserciterà la professione fino al 2007 meritandosi la medaglia d’oro
del Collegio.
Ha la volontà dei pionieri e la forza degli animali feriti. Non
sapremo mai i sacrifici da lui affrontati perché la discrezione e il
silenzio su tante situazioni sono stati la barriera invalicabile entro
la quale ha protetto la sua vita privata e sentimentale condotta
fino alla fine con la moglie Aurelia, vedova del fratello primogenito
Fiori, sposata nel 1952.
Forse i retroscena famigliari gli danno la carica per riuscire
nella vita. Ama costruire. È amante del bello. Sente la nostalgia
della vita libera, del bosco tanto da dipingere nella sua cucina un
paesaggio di montagna. Gli farà a lungo compagnia nei giorni in
cui troverà la tavola preparata e il piatto vuoto.
Antonio Stella non si è proposto alla politica. È questa che è
andata a chiedergli di mettere a disposizione la sua capacità, la
serietà del suo impegno, la lealtà, segni distintivi della sua azione
amministrativa e civica.
27
SINDACO
Il Comune di Tavagnacco così come venutosi a formare dall’unificazione fascista di Tavagnacco, Feletto Umberto e Pagnacco,
poi ridottosi ai primi due per la ripresa autonomia di quest’ultimo
nel 1947, si presentava come un’istituzione ricca di un passato
risorgimentale di tutto rispetto e di un’immagine legata a personaggi
di grande livello culturale e sociale.
Tavagnacco vantava il conte Antonino di Prampero quale primo
cittadino tra il 1892 e il 1894. Patriota ardente con alle spalle le
battaglie di Castefidardo e Gaeta. Amico di Ippolito Nievo e Quintino
Sella, deputato al Parlamento fin dal 1866, senatore del Regno,
Sindaco di Udine dal 1871 al ’78, liberale molto vicino a Casa
Savoia. Nel 1919 diventa vice presidente del Senato.
Di converso il territorio che egli rappresentava, a economia
prevalentemente agricola, illuminato dalla sua figura acquistava
credito di conseguenza seguendo la carriera del nobile cittadino.
Feletto, anche questo “devoto” alla monarchia per l’aver aggiunto
il nome di Umberto all’originario,13 a sua volta poteva presentare
ottime credenziali costituite dalla personalità del primo Sindaco
dell’unità d’Italia Pietro Raimondo Feruglio, attivo nei suoi interessi e
in quelli della gente che affrontava anche in campi diversi dalle sue
13 Vedi R.D. 18 agosto 1867 dato a Firenze e pubblicato sulla G.U. 23 settembre
1867 n. 260.
29
Giannino Angeli
Il presidente del C.O.N.I. Arrigo Benedetti nel suo intervento in occasione della
premiazione dei Giochi Olimpici della Gioventù. Presenti il Sindaco Antonio Stella, il
parroco don Nicolò Rossi e il preside della Scuola Media Giuseppe Mione.
L’intervento del Sindaco Stella alla cerimonia per la celebrazione del decimo
anniversario di fondazione del Centro Iniziative Locali (C.I.L.) di Feletto. Correva
l’anno 1969. Presente l’allora assessore regionale allo sport.
30
Sindaco
convinzioni. Erano i tempi in cui l’anticlericalismo acceso o morbido
andava di moda, eppure il Feruglio si espose anche relativamente
alla pretesa bipartisan di ottenere per Feletto il riconoscimento di
Parrocchia autonoma. Ci riuscì. Anch’egli patriota era in contatto
con i volontari di Pagnacco. Con l’esercizio di una rinomata trattoria
riusciva ad attrarre la gente bene della città che in carrozza o landò
raggiungeva Feletto per ogni più piccola occasione.
Fortemente pronunciata anche la presenza progressista resa
massiccia dalla classe operaia impiegata nelle ferriere Bertoli, in
Cotonificio e la Tessitura Volpe di Udine. Era così effervescente
quel tessuto sociale da assumere la qualifica di Pittsburg d’Italia
per l’abbondanza degli scioperi che facevano il pari con l’ambiente
di quella località industriale americana. Nel 1922 fu Sindaco Pietro
Feruglio “Masut” costretto in qualche modo a lasciare l’Italia per
la Francia. Ci furono quindi alternanze di Commissari Prefettizi e
Sindaci fino a giungere alla nomina di Giuseppe Bertoli, nel 1931,
quale podestà che tirò avanti fino all’otto settembre 1943 per passare la patata bollente all’ing. Alberigo Bulfoni che tenne duro, pur
preso a pedate dai tedeschi, per tutto il periodo della Resistenza
e chiudere in bellezza la sua carriera di amministratore pubblico
a Natale del 1954 allorché gli successe il geom. Antonio Stella.
Questi non aveva nessuna intenzione di entrare in politica, anche
se amministrativa. Voleva impiantare uno studio tecnico per proprio conto, risolvere il rapporto di lavoro con lo Stato che lo teneva
lontano da casa senza prospettiva alcuna, sentendo sulle spalle
un precariato che si appesantiva ogni qualvolta i suoi pensieri cadevano sulla sua situazione famigliare. In pratica era rimasto solo.
Ci volle la pazienza e lo spirito di persuasione dell’allora Segretario Comunale della Democrazia Cristiana Giuseppe Barboni
per convincerlo a fare il grande passo. E fu così che entrò nella
lista D.C. in corsa per le elezioni amministrative del 10 giugno
1951. Il suo Partito, collegato con la socialdemocrazia, vinse
contro un agguerrito Partito Comunista, con lo scarto di ottantuno
voti. Quella prova resterà nella storia politica del Comune perché
ambedue i contendenti erano coscienti che la vittoria passava per
31
Giannino Angeli
una manciata di suffragi e le battaglie che si aprirono nei seggi per
contestare anche le più piccole anomalie nelle schede avversarie
provocavano discussioni a non finire, finché i galoppini14 dei due
fronti recarono all’ultima sezione che ancora resisteva, la notizia
che la D.C. aveva vinto.
Stella entrò per la prima volta nella sala di Consiglio della sede
municipale di Branco il 24 giugno 1951. È nominato scrutatore e i
suoi lo vorrebbero subito assessore, ma al ballottaggio è battuto dal
compaesano Eliseo Rizzi. In compenso, quale premio di consolazione, accetta la nomina a revisore assieme ai colleghi Eldo Feruglio
e Marco Sello. In quella seduta l’ing. Bulfoni fu nominato Sindaco.
L’anno coincide con l’inizio delle trattative a livello internazionale per la costituzione degli organismi europei che produrranno
effetti fino ai giorni nostri e con la spinta dei consiglieri di sinistra,
in particolare Giuseppe Gabino, affinché la sede municipale sia
trasferita da Branco a Feletto, preceduta dalla sistemazione di
Palazzo Rizzani. Tanto per avere un pendant con i nostri giorni, si
segnala l’alluvione del Polesine.
Il sogno del giovane consigliere di poter esprimere le sue capacità al di fuori di ogni condizionamento ideologico, si infrange
nella seduta dell’agosto 1953 quando si vede costretto a ribattere
le posizioni comuniste contrarie all’adesione al Consiglio dei Comuni d’Europa ipotizzando la lunga mano della D.C. È il suo primo
discorso politico che si conclude con l’auspicio che anche i Paesi
dell’Est facciano gruppo unico con l’impostazione europea. Passo
di politica estera ante litteram.
All’orizzonte ci sono gatte da pelare ben più importanti. C’è
una levata di scudi contro il trasferimento della sede comunale con
paventate dimissioni in massa. Le quali si verificano puntualmente
così da aprirgli la strada alla sedia di assessore supplente in sostituzione di Francesco Peressutti. (Già le prime elezioni democrati-
14 Ragazzi che i partiti utilizzavano per recapitare ordini o notizie ai militanti impegnati
negli scrutini delle schede elettorali.
32
Sindaco
che che avrebbero dovuto tenersi nella primavera del 1946 furono
rinviate all’anno successivo per l’agitarsi della volontà di Pagnacco
e Tavagnacco di riprendere la propria autonomia.)
La defezione è nella maggioranza assente. A difendere lo
status quo il consigliere dell’opposizione Giuseppe Indovina. Alla
conta dei voti solo due i contrari e quindi il D.P.R. 20 settembre
1955 n. 985 può aver corso. Il 4 marzo 1956 si conclude il ciclo
amministrativo dell’ing. Bulfoni che, anziano e in disordine con
la salute, dà le dimissioni che sono accolte. Nella stessa seduta
Stella è eletto Sindaco sul filo del rasoio per le note vertenze in
corso e il gruppo dei dissidenti che avevano scelto l’Aventino. A
sorpresa la dichiarazione di voto di Giuseppe Gabino, facente parte
della minoranza, disponibile a uniformarsi alle decisioni della mag-
14 giugno 1970. Posa e benedizione della prima pietra della nuova chiesa di
Branco. Con l’Arcivescovo mons. Giuseppe Zaffonato, il Vicario Foraniale Faustino
Di Benedetto, Giannino Angeli, Antonio Stella e, a lato, il parroco don Lino Cosmi.
L’operaio addetto, in primo piano, è il paesano Francesco Comuzzi (Checo di Claudie).
33
Giannino Angeli
gioranza. L’esito della votazione dà dieci suffragi al neo Sindaco e
una scheda bianca.
L’8 aprile alle nove del mattino, Stella presiede la sua prima
assise da Sindaco, ultima “celebrata” nella sede di Branco.
Aleggia sul territorio la volontà di una minoranza di ridurre il
Comune alle dimensioni ante 1928: Feletto con Colugna e Branco; Tavagnacco con Adegliacco, Cavalicco, Molin Nuovo. Con le
elezioni alle porte l’affare diventa più che politico, anche perché
diversi interessi tendono a creare un effetto trasversale con possibili interferenze sul piano più vasto della circoscrizione comunale.
Consultazioni amministrative del 27 maggio 1956. La Democrazia Cristiana, con l’aiuto della socialdemocrazia, prevale per
sessantun voti sulla lista comunista di “Autonomia e Rinascita”. Il
risultato, così striminzito, é presagio di una stagione dura e difficile
fatta di contrapposizioni forti.
Il 23 giugno 1956 alle 20 si tiene la prima seduta nella nuova
sede di Feletto a Palazzo Rizzani, convenientemente ristrutturato,
che sarà inaugurato di lì a poco dal Sindaco di Udine avv. Giacomo
Centazzo.
Con l’elezione a primo cittadino, sia pure in seconda votazione, Stella inizia il suo percorso di Sindaco, registrando uno
pseudo disgelo dell’opposizione, disposta ad astenersi sul nome
di chi avrebbe preso in mano le redini del Comune, pur di entrare
nell’ambito dei componenti la Giunta.
Nelle nove sedute di quell’anno Stella paleserà le sue qualità
di mediatore ma anche di convinto difensore di principi inalienabili.
Come si ricorderà quelli sono stati i tempi della guerra d’Egitto
e dell’invasione dell’Ungheria da parte dell’Unione Sovietica.
Ha messo d’accordo tutti con un ordine del giorno votato all’unanimità.
Più avanti dimostrerà altrettanta abilità nel rovesciare gli ordini
del giorno avversari improvvisando seduta stante controproposte che
nella maggioranza dei casi riuscivano ad accontentare tutti lasciando
a ciascuno il gusto di aver vinto. E non è che “imbrogliasse” le carte
per affermarsi. Giovandosi della sua esperienza e della preparazio34
Sindaco
ne che la vita gli aveva assegnato, offriva soluzioni e prospettive
che tornava molto difficile non accettare. Così accadde anche per
le prese di posizione sui problemi nucleari “mondiali” quando la
smilitarizzazione, la pace e la democrazia furono oggetto di aspri
dibattiti per finire in… gloria. Tutti unanimi contro la proliferazione
nucleare. Forse all’epoca la politica non aveva ancora indossato
la veste della barbarie…
Ma la pace interna al Comune non riusciva a farsi largo colpita
in vari modi da rimescolamenti di consiglieri che vanno e vengono,
assessori che lasciano, altri che subentrano, talvolta a beneficio di
rapporti messi a rischio dalle vecchie diatribe per la divisione comunale. È il caso dell’ingresso dell’assessore Ferruccio Mazzilis, uno
dei principali assertori della spaccatura, a ricomporre un ambiente
che aveva bisogno di serenità per portare a termine i programmi
che il nuovo Sindaco andava proponendo quasi senza soluzione
di continuità. Sarà anche Gianni Feruglio ad assicurare la fedeltà
dell’est alla Giunta. Scuole per Feletto. Piano Regolatore. Strada
dei “Buongustai”. Consorzio con Reana per le comunicazioni con
Ribis e stazione ferroviaria. Ed è anche la stagione della circonvallazione ovest di Feletto, l’impostazione di un piano per dotare
tutte le frazioni di adeguate aree sportive e d’interesse sociale,
l’apertura di Via Trieste e la conversione del tratturo tranviario a
Tavagnacco in veloce corsia di scorrimento.
In effetti, il trend amministrativo di Tavagnacco assume una
velocità difficile da contestare. Impone un ritmo di lavoro efficiente
che richiede l’assunzione di figure preparate adeguatamente ai nuovi
compiti di un’organizzazione che agli obiettivi di pubblica utilità ha
innestato la marcia dell’efficienza privata. Ciò crea lo scontento di
qualche oppositore in particolare di Giuseppe Indovina che, talvolta esagerando, mal sopporta le numerose delibere di Giunta che
passano soltanto alla ratifica del Consiglio. In dissenso con il compagno Eldo Feruglio, comunista della prima ora, confinato politico,
partigiano e uomo di gran buonsenso, per il quale l’importante era
realizzare le opere oppure dissentirle sul nascere. Ma Stella sapeva
quello che faceva e tutto era trasparente, palese, garantito dalla
35
Giannino Angeli
legge. 15 A proposito della posizione del Feruglio c’è un edificante
passo registrato nel verbale della seduta del 17 settembre 1960:
pur essendo all’opposizione è sempre stato favorevole a qualsiasi
opera pubblica che l’amministrazione decideva di realizzare e ne ha
approvato la relativa spesa.
L’”impresa” Comune di Tavagnacco intanto macinava lavori che
toccavano tutti i settori e s’insinuavano fin nei rapporti frazionali
tra parrocchie e cittadinanza come nel caso delle chiese di Molin
Nuovo e Branco e gli interminabili dialoghi per la sistemazione degli
immobili parrocchiali di Feletto Umberto.
Le elezioni del 6 novembre 1960 premiano l’amministrazione
Stella che stacca gli avversari per quasi quattrocento voti. La popolazione apprezza e vuole la continuità. Gli antichi rancori sono
superati e a proporlo nuovamente alla guida del Comune questa
volta sarà proprio il “nemico” Ferruccio Mazzillis. Quindici suffragi
per lui, quattro per Giuseppe Barboni, una bianca.
Si parte per un nuovo quadriennio con la marcia innestata sul
precedente e con una volontà rinnovata di far bene sulla spinta
data dalla consultazione elettorale. E l’elettorato gratifica ancora
la compagine locale di governo con quasi un cinquanta per cento
di consensi. Sono le elezioni del 22 novembre 1964.
È il momento della zona Industriale, della Scuola di Avviamento
Professionale, prodromo per l’istituzione della futura scuola media.
L’agricoltura non è trascurata promuovendo la creazione del Consorzio Intercomunale tra Produttori Ortofrutticoli (C.I.P.O.) Scuole per
Adegliacco e Cavalicco. Iniziative per realizzare la trasformazione
urbanistica, sociale ed economica dell’intero territorio comunale
utilizzando le indicazioni della legge 18 aprile 1962. Poi la strada
per S. Bernardo che giornalisti locali, battezzarono “delle allodole”
in quanto attraversa la splendida prateria che separa la frazione
di Cavalicco dalla località di San Bernardo. Riorganizzazione della
15 Egli si basava su quanto previsto dall’art. 23 del R.D. 30 novembre 1933 n. 2839
richiamato dalla Legge 9 giugno 1947 n.530 sullo snellimento e accelerazione dell’iter
amministrativo.
36
Sindaco
Feletto Umberto, fase di costruzione del pozzo per il rifornimento idrico (foto
dell’Autore).
37
Giannino Angeli
distribuzione idrica con la costruzione di un pozzo tra Branco e
Feletto. Palestra per le scuole. Inizia la trafila burocratica per la
costruzione della nuova Scuola Materna del Capoluogo.
Tanta laboriosità non può passare inosservata. Da Roma arrivano
le insegne di Cavaliere al merito della Repubblica. Stella ha trentasei anni. Ha cominciato a fare il Sindaco a trenta. Consegnandole,
nella seduta di Consiglio del 16 gennaio 1963, l’assessore Barboni
si fa interprete dei sentimenti della gente riconoscendogli gli alti
meriti acquisiti durante i lunghi anni di carriera svolgendo un’intensa
opera di progresso, di trasformazione del Comune di Tavagnacco nel
campo economico, urbanistico e sociale.
Il Sindaco di Tavagnacco non si accontenta. La sua azione più
che spingersi sul successo politico puro e semplice, è volta a far
crescere l’ambiente istituzionale sulla base che il bene prodotto
localmente premia tutti non soltanto chi ha la responsabilità della
cosa pubblica. Egli segue con interesse e passione l’evolversi del
cammino nazionale e internazionale e approfitta in varie occasioni
di misurarsi con le problematiche contingenti per trovare un nesso
logico con i percorsi locali sottolineando i vantaggi e le sconvenienze
di determinati provvedimenti e leggi. In questo senso dimostra un
coraggio ante litteram tenendo conto che negli anni Sessanta vigeva
ancora un ordine e una disciplina interna dei partiti che ammetteva
rari sforamenti dalla linea preconfezionata.
Resterà nella storia dell’amministrazione locale la seduta del
23 marzo 1964 allorquando, presentando il bilancio consuntivo
dell’anno precedente, chiusosi con un notevole avanzo, Stella fece
il punto sulla situazione finanziaria del tempo avvertendo le insidie
dovute in principal modo dall’incertezza dei crediti verso lo Stato in
contrasto con le imprese che chiedevano di essere remunerate alla
scadenza dei vari SAL (stato aggiornamento lavori) costringendo le
amministrazioni pubbliche a ricorrere al finanziamento attraverso
le banche locali con un forte aggravio sul fronte degli interessi. Ciò
metteva a rischio la costruzione di alloggi per l’edilizia popolare la
cui realizzazione costringeva a por mano alla sovrimposta fondiaria
(terreni e fabbricati) che serviva quale garanzia sui mutui da contrarre.
38
Sindaco
Vale la pena ricordare che molti Comuni in quei momenti erano
costretti a chiedere prestiti alle banche per ripianare i bilanci.
Proprio in quell’anno apre, con orgoglio, la Civica Biblioteca; si
dà luogo all’allargamento di Via Cavour a Feletto e l’area tecnica
del Comune acquista un motocarro Guzzi “Ercole”, primo nella
storia locale.
Pur con tutte le garanzie possibili, giuramenti di fedeltà e l’opposizione morbida della minoranza, la nuova legislatura si apre con
la preoccupazione del primo cittadino che il programma portato
avanti dalla sua parte politica non abbia trovato riscontro nella D.C.
stessa neanche negli appartenenti alla corrente sindacale.16
Quando gli interessi, non personali ma di parte, si intrecciano
tra mille malintesi è logico che ci si metta di mezzo la stampa con
tutti i nessi e connessi e gli impaludamenti che, volenti o no, rallentano o disturbano l’azione amministrativa così come la concepiva
Antonio Stella.
Da lì le bordate ad alzo zero… verso il Sindaco “despota” che
non tarda a rispondere per le rime: È preciso dovere dei Consiglieri
discutere ogni argomento di interesse pubblico, esporre le proprie
idee, chiedere chiarimenti sui vari argomenti, ma tutto questo deve
essere fatto nella sala del Consiglio; invece che lamentarsi all’osteria
o divulgare manifesti su affari che con premeditazione si è trascurato in aula consiliare uscendone precipitosamente. Ciò non è molto
corretto, né utile alla cittadinanza.
Come Presidente non ritiene di aver mai compresso o soffocato la discussione in aula ma di aver sempre vigilato sull’ordinata e
corretta successione degli interventi. 17
Tra il tira e molla dei litigi… fa capolino anche l’ente Regione
che immediatamente reclama i suoi bravi ordini del giorno per richiamare meriti e demeriti ed esaltare il principio dell’autonomia sul
16 17 Seduta di Consiglio del 17 gennaio 1965. Archivio Comune Tavagnacco.
Seduta di Consiglio del 6 febbraio 1965. Archivio Comune Tavagnacco.
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Giannino Angeli
Tavagnacco, 26 maggio 1963. Il Sindaco Stella nell’atto di ricevere dal dott. Zoilo
Zanussi, fondatore della “Sagra degli asparagi” l’omaggio di un bel mazzo di turrioni.
Accanto il senatore Guglielmo Pelizzo (foto di E. Lendaro).
quale tutti, più o meno, alcuni con qualche sfumatura più accesa,
altri sul filo del buonsenso, concordano.
Intanto la Zona Industriale attira non meno di milleduecento
lavoratori dando luogo a un indotto residenziale di 735 nuove abitazioni e 97 opifici. Questo nel periodo 1958 – 1969 stesso che lievita
la costruzione della nuova sede municipale e delle scuole medie.
Si potrà affermare che i tempi erano felici e che il boom degli
anni Sessanta rispecchiava lo slancio del nostro amministratore.
Si deve peraltro convenire che le opportunità hanno bisogno di
una guida per dare il frutto voluto. Stella si è dimostrato un regista
competente, bravo e lungimirante.
Egli intuisce che il coinvolgimento della minoranza nelle decisioni importanti, di base, può giovare ancor più a velocizzare i
lavori della Giunta vedendosi delegare l’esecuzione di opere già
passate al vaglio di massima di una Commissione paritetica per
40
Sindaco
la programmazione in modo da bypassare passaggi frenanti. Ma il
programma decennale sottoscritto da tutti porterà benefici assoluti
per il bene comune.
Il bilancio del 1963 chiude con un avanzo di quasi quarantasei
milioni di lire. È la prova che le cose vanno bene e permettono di
puntare su una serie di interventi, alcuni andati a buon fin, altri
arenatisi, ma non per colpa di contrasti politici. Prendono così corpo
i progetti per la farmacia comunale, la casa di riposo in consorzio
con i Comuni di Basiliano, Campoformido, Martignacco, la variante
ovest di Feletto, il Centro polisportivo.
La mole di lavoro che il “regista” propone a spron battuto
sconcerta un po’ tutti perché il ritmo è tale che lascia poco tempo
alle elucubrazioni o ai mali di pancia. Tant’è che l’opposizione
con sempre maggior frequenza preferisce l’astensione a un voto
contrario che potrebbe pesare politicamente. Poi sono i fatti che
parlano: Tavagnacco è l’unico Comune in Provincia di Udine ad
avere un edificio scolastico per le “Medie” nonostante il ritardo
con il quale il Governo centrale temporeggia sulla emanazione della
riforma fiscale. Si esplora la possibilità di creare la distribuzione
del gas di città; tutte le frazioni fruiscono del servizio infantile e
con l’inclusione del territorio comunale nell’elenco nazionale delle
aree depresse, una nuova opportunità interviene a sorreggere
l’azione locale.
La visione intercomunale porta Stella a visualizzare la formazione di uno schema di assetto territoriale riservato agli undici
Comuni facenti parte del Consorzio Esattoriale di Tavagnacco con
l’aggiunta di Tricesimo, Remanzacco e Povoletto. È una visione
forse troppo presuntuosa che si infrangerà allorquando il Comune
di Udine farà la scelta sud per installarvi la propria Zona Industriale. Ma “Lui” è presente. Sempre e in ogni situazione dove sia da
lavorare per la gente.
Il 13 ottobre 1968 muore il geom. Ferruccio Mazzillis, l’uomo
che per qualche tempo ha tenuto, assieme ad altri, in fibrillazione
la politica comunale dimostrando, peraltro, una rettitudine e un’onestà che merita di essere citata a esempio.
41
Giannino Angeli
I venti di “crisi” cominciano a soffiare anche sul Friuli. Il cambio
di gestione tra Stato e Regioni comporta dei tempi troppo lunghi
a dispetto delle urgenze finanziarie di tutti. Lo Stato si accolla le
scuole e le aree depresse, mentre sui Comuni gravano i vincoli di
liquidità legati alla normativa che imponeva il nodo del non superamento, per interessi sui mutui, del 25% delle entrate ordinarie
accertate dal Consuntivo. Non solo, devono anche sopportare la
mancata integrazione da parte dello Stato per i minori introiti dovuti
all’abolizione o alla riduzione delle imposte. Cose che si ripetono
anche ai nostri giorni.
Il 20 febbraio del 1969 l’exploit del primo cittadino in sede
di bilancio preventivo ci consente di delineare la situazione complessiva del Comune con dati evidenti sull’incisività dell’azione
amministrativa degli ultimi anni. Nel solo ultimo quadriennio è
registrata un’accensione di mutui per un valore di 740milioni di
lire ferma restando la potenzialità economica in base alle norme
vigenti. Aumento della popolazione di oltre mille unità in dieci anni
così come è lievitata la presenza di lavoratori nella Z.I. attestatasi
a 2.934. La dotazione idrica dà una disponibilità di 40 litri al se-
Udine, settembre 1972. Stella alla presentazione dei campionati italiani “Libertas”.
Alla sua destra l’assessore regionale allo sport Giacomo Romano e a sinistra il
presidente della “Libertas Udine” Lino Comand (foto Pavonello).
42
Sindaco
condo mentre la perimetrazione dei centri abitati fornisce un primo
indirizzo urbanistico al quale seguirà una legislazione ancora oggi
in continuo mutamento.
Sembra davvero tornata la pace tra le parti in causa tanto che
Sindaco e capo dell’opposizione – quella volta le funzioni erano
svolte da Gino Virgilio – si fanno i complimenti reciproci che stimolano il primo cittadino a precisare: il modello di organizzazione
territoriale che insieme cercheremo di prefigurare deve contenere
una visione d’insieme dei problemi e quindi considerare non solo
l’aspetto strettamente edilizio ma anche quello economico e di sviluppo ordinato della nostra comunità in base al presupposto che
l’espansione industriale, turistica, commerciale, dei traffici, nonché
i valori e le caratteristiche ambientali, costituiscono funzioni urbanistiche da considerare al pari dell’espansione demografica e di quella
edilizia. 18 La relazione continua con la proposta in più punti di un
regolamento e il suggerimento degli strumenti locali e legislativi in
grado di dar luogo a quel piano di sviluppo.
Ma si sa che in politica ci sono gli alti e bassi. Oggi baci e
abbracci, domani chissà…? È toccato anche a Stella – e non era
la prima volta – di dare un liscio e busso nel corso di una discussione sull’art. 54 dello Statuto Regionale. Pensate voi quanto in
alto era salito il dibattito a Tavagnacco. Il P.C.I. aveva presentato
una mozione che Stella avrebbe volentieri condiviso – passerà poi
all’unanimità nei contenuti ma con la sua impronta – a condizione
che l’atteggiamento dei presentatori sia coerente e non strumentale.
Non ci si può basare su contrapposizioni precostituite. (…) È un fatto
che in questo Consiglio il gruppo consiliare del P.C.I. non ha finora
dato una dimostrazione di apertura e considerazione verso le altre
forze politiche senza discriminazioni e posizioni precostituite con quel
senso di responsabilità che è necessario sia condiviso e mantenuto
non solo in aula ma anche nelle diverse articolazioni in cui si esplica
l’attività dell’Amministrazione Comunale perché infatti occorre che
18 Cfr. Verbale della seduta del 20 febbraio 1969. Archivio Comune Tavagnacco.
43
Giannino Angeli
anche le minoranze considerino essenziale il loro appoggio, non per
fini politici e strumentali ma per esigenze di sana competizione, per
una coerente e sana amministrazione, per realizzare effettivamente
la democrazia e le autonomie locali. 19
Il tono sarà diverso nell’atto di presentazione del suo ultimo
bilancio di previsione riferito all’anno 1970 con una resa di conto
che palesa una realizzazione di opere pubbliche di circa un miliardo
e mezzo di lire a fronte di un programma di nemmeno un miliardo e
l’impostazione di un indirizzo del tutto foriero di nuovi buoni risultati.
Stella: Si augura che questa collaborazione tra amministratori
di maggioranza e opposizione possa attuarsi durante la prossima
legislatura nell’interesse collettivo e indipendentemente da colorazioni
ideologiche. Non bastò. Il documento passò con gli undici voti della
maggioranza e i cinque contrari dell’opposizione.20
Al rinnovo del Consiglio, nelle elezioni del 7 giugno 1970, la
D.C. consolidò le sue posizioni ottenendo quasi un 43 per cento
di suffragi nonostante l’entrata in campo del Partito Repubblicano,
del Movimento Friuli e del Partito Socialista Unitario.
Il panorama politico nazionale e locale registra segni movimentisti. A Tavagnacco i moderati, contro il resto degli avversari,
soccomberebbero, ammessa la compatibilità di programmi, per un
pugno di voti. Logica l’apertura a sinistra sul modello sperimentato
ormai in mezza Italia. D.C. e P.S.I. si alleano dunque e danno vita
al primo governo locale di Centro Sinistra con alla guida il democristiano Giannino Angeli e, a latere, il Vice Sindaco socialista prof.
Giobatta Foschiatti.
La consacrazione si formalizza nella seduta del 3 settembre
1970, ultima assise di presidenza Stella che a quella data cessa
di rivestire, di fatto, la carica di Sindaco.
Nel corso di quel dibattito, assolutamente pacifico in quanto il
passaggio dei poteri era stato preventivamente preparato con piena
19 20 Cfr. Verbale della seduta del 9 dicembre 1969. Archivio Comune Tavagnacco.
Cfr. Verbale della seduta del 26 febbraio 1970. Archivio Comune Tavagnacco.
44
Sindaco
soddisfazione delle parti in causa, non mancò la pennellata dell’uomo che resse la poltrona di primo cittadino per quattordici anni.
Egli esprime l’avviso che una continua contrapposizione fra i vari
gruppi politici non costituisca una necessità, ma considera invece
possibile e auspicabile un incontro sui problemi concreti, mai però
su quelli ideologici che nettamente differenziano la D.C. dai gruppi
di minoranza. 21
È ormai riconosciuto da tutti che il lavoro espletato da Stella
in tutti quegli anni si è rivelato come essenziale per lo sviluppo
della zona. E la sua presenza in Consiglio, sia pure come semplice
consigliere, è ritenuta valida per quell’apporto che egli è in grado di
assicurare all’interno dell’amministrazione. Così il riconoscimento
ufficiale dei suoi meriti fu proclamato in sede di Consiglio Comunale
con un breve discorso del neo Sindaco Angeli che ha ricordato i
suoi quattordici anni di carica retti con assiduità e competenza, in
momenti anche difficili, (… ) promuovendo con intelligenza e appassionata opera lo sviluppo economico che ha trasformato il Comune
da zona agricola a centro industriale e socialmente avanzato. Ringrazia il cav. Stella per il servizio svolto e si augura che egli possa
continuare, anche per l’avvenire, a prestare la sua apprezzata e
valida collaborazione a favore della collettività. Termina porgendo
al cav. Stella l’augurio di buon lavoro nel nuovo importante incarico
di responsabilità affidatogli dall’Amministrazione Provinciale,22 e gli
offre, a nome del Consiglio, una medaglia d’oro ricordo quale riconoscimento della civica amministrazione. 23
Pur in un ruolo diverso, Stella continua, fedele alla promessa di collaborazione fatta, a partecipare alle sedute di Consiglio
occupandosi di saldare il principio della concretezza stimolando i
colleghi a dibattere i grandi problemi trascurando di rimettere in
discussione decisioni già prese.
21 22 23 Verbale della seduta del 3 settembre 1970. Archivio Comune Tavagnacco.
Sarà Consigliere Provinciale e quindi Assessore.
Verbale della seduta del 17 novembre 1970. Archivio Comune Tavagnacco.
45
Giannino Angeli
Si deve fare una scelta per individuare le esigenze principali e
più sentite della collettività.24
La ripetizione di concetti che in un certo qual modo si riallacciano
al continuo appello per un impegno attivo e collegiale per il bene
comune, risuonano come un richiamo urgente alla partecipazione,
alla concordia, alla pace. Le sue in ogni caso sono sempre lezioni
di buon senso e fiducia verso tutti, avversari o franchi tiratori che
siano.
La minoranza non può sottrarsi a prendere le sue responsabilità.
Non deve assumere sempre posizioni negative, incoerenti o assenteistiche per immotivate avversioni a un disegno di fondo che la
D.C. sta portando avanti da anni e che ora in varia misura ha incontrato anche l’adesione del P.S.I.
(… ) Il Piano di Fabbricazione è uno strumento normativo e
non di attuazione particolareggiato che trova esplicazione in tempi
successivi.25
Il Friuli e anche il Comune di Tavagnacco si rallegra perché il
suo cittadino Mario Toros è stato eletto Ministro delle Regioni e il
socialista Bruno Lepre Sottosegretario.
L’ambiente sembra rasserenato. Ma dappertutto ci deve essere qualcuno che per protervia o ignoranza vuole mettere i puntini
sulle “i”. È successo anche in occasione per i fatti di Peteano che,
le posizioni discutibili di qualcuno, fanno irritare Stella all’epoca
diventato anche Segretario Provinciale del suo Partito.
Non compete al Consiglio Comunale di Tavagnacco se non in
presenza di un’ampia e precisa documentazione, esprimere giudizi
sul comportamento della forza pubblica e dell’autorità amministra-
24 25 Verbale della seduta del 15 dicembre 1970. Archivio Comune Tavagnacco.
Verbale della seduta del 9 giugno 1971. Archivio Comune Tavagnacco.
46
Sindaco
tiva, le quali vanno invece apprezzate per la loro dedizione e spirito
di sacrificio.26
Sarà una delle ultime sue puntate in quanto altri impegni politici
e amministrativi gli impediranno di seguire ancora il suo Comune
come avrebbe voluto.
Sarà assente parecchie volte. Il suo insegnamento rimane
come testamento spirituale per chi vorrà intraprendere la strada
della politica locale senza altri obiettivi che non siano quelli del
bene comune e dell’onestà intellettuale di cui Stella ha dato prova.
Nella seduta del 12 ottobre 1973 il Consiglio, con l’astensione
della parte comunista, accetta le dimissioni del già Sindaco di Tavagnacco cav. Antonio Stella in quanto incompatibile con la carica
di Presidente dell’Istituto Autonomo delle Case Popolari.27
Si chiude la lunga parentesi di amministratore locale di Stella.
Altri incarichi e impegni lo attendono e lo vedranno, come sempre,
alla testa di idee e proposte dirette al bene della gente, della sua
gente che lo ha visto patire la fame nei difficili anni della guerra,
rischiare la vita per non rinunciare ai principi di libertà e di vita,
soffrire in silenzio per l’alto prezzo pagato da lui stesso e dalla sua
famiglia per preservare la dignità che rischiava di essere compromessa dalla povertà.
Consigliere comunale: dal 10 giugno 1951 al 25 dicembre
1954 e dal 3 settembre 1970 al 12 ottobre 1973 per sei anni
sette mesi e venticinque giorni.
Assessore: dal 26 dicembre 1954 al 3 marzo 1956 per un
anno due mesi e otto giorni.
Sindaco: dal 4 marzo 1956 al 3 settembre 1970 per quattordici
anni cinque mesi e ventinove giorni. Ha eguagliato il record del Sindaco di Udine, Bruno Cadetto alla guida del Capoluogo Provinciale
per quattordici anni.
26 27 Verbale della seduta del 23 giugno 1972. Archivio Comune Tavagnacco.
L. 22.ottobre.1971 n. 865 art. 6.
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AMMINISTRATORE PUBBLICO
Chi ha seguito fin qui la storia di uomo pubblico di Antonio
Stella, si sarà reso conto di trovarsi di fronte a una figura simbolica
di attività e passione per il lavoro. Qualcuno potrà pensare che
tanta intensità si debba alla sua volontà di annegare nell’impegno
il suo passato di povero. Egli, infatti, soleva spesso dire, con amarezza, che al povero non si perdona niente. Tuttavia bisogna dare
anche credito all’impostazione della sua personalità che non si è
mai staccata dalla sua situazione familiare pur celandola dietro un
silenzio complice di una tristezza che non doveva esternarsi oltre il
necessario. Dire che non gli bastava essere Sindaco a Tavagnacco
è centrare la verità. Non tanto per una questione economica, alquanto misera per i primi cittadini d’allora, e alla quale sopperiva
con lo studio di geometra a Feletto Umberto, quanto per l’innato
interesse che aveva per le cose e la curiosità di essere e contribuire ad affrontare problemi di tutti e rallegrarsi per le soluzioni
che andava trovando.
Non è quindi meraviglia se nel 1961 lo troviamo tra i consiglieri
del Consorzio Acquedotto Friuli Centrale28 assieme a Vinicio Turello
28 Il CAFC, nato nel 1931, sarà guidato da Raffaello Pagani fino al 1945 coadiuvato
dai Podestà di Basiliano, Fagagna, Santa Maria La Longa e Sedegliano. Si alterneranno
alla presidenza Mario Livi e Agostino Candolini che, nel 1961, lascerà la carica a Aldo
Pecile.
49
Giannino Angeli
Qui, Stella, in qualità di Segretario Provinciale della Democrazia Cristiana, con alla
sua sinistra il prof. Bruno Cadetto, Sindaco di Udine, nell’atto di porgere il benvenuto
all’allora Ministro delle Partecipazioni Statali on. Flaminio Piccoli che ricoprirà anche
l’importante ruolo di Segretario Nazionale del Partito.
Udine. Auditorium “Zanon”. 27 gennaio 1973. Antonio Stella mentre tiene la sua
relazione al XXVI Congresso Provinciale della D.C. L’assise, presieduta dall’on. Carlo
Donat Cattin, Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno,si e svolta alla
presenza d’una folta rappresentanza di iscritti e dei vertici provinciali e regionali del
Partito.
50
Amministratore pubblico
Sindaco di Bicinicco, Giovanni Menotti di Maiano, Michelangelo
Ribezzi per la Provincia di Udine. Presidente Aldo Pecile di Fagagna.
Manterrà quella carica prima come Sindaco di Tavagnacco e poi
quale rappresentante dell’Ente Regionale fino al 1978.
Non è possibile separare le imprese da attribuire al merito
di ciascun consigliere essendo collegiale l’espressione che ha
interessato almeno i diciassette anni di lavoro di Stella. Possono
essere ricordate le opere più importanti tenendo presente che il
settore riservato a Stella toccava specificatamente l’apparato tecnico
quando non si occupava anche della parte legislativa riguardante
la distribuzione dell’acqua.
Per esempio il piano regolatore generale degli acquedotti29
nato quasi in concomitanza con la nostra Regione, reca i segni di
una presenza tecnica con un’infarinatura amministrativa locale,
anche per i successivi addentellati con la legge urbanistica e altre
normative che suggeriscono l’integrazione con l’AMGA di Udine,
oggi operazione radicalmente definita. C’era lungimiranza anche
allora? Il Presidente Pecile era una persona eccellente sotto ogni
aspetto e va dato a lui il merito di una conduzione consortile efficace e trasparente con la prudenza del buon padre di famiglia e lo
stimolo, quando ci voleva, dell’uomo d’impresa. Pare indiscutibile
quindi che si sia servito delle intuizioni e delle innovazioni che
portava avanti il suo giovane consigliere.
I Comuni consorziati passano da diciotto a ventotto con l’aggiunta di Latisana e Lignano. Indispensabile provvedere nuova
materia prima. Si perforano i nuovi pozzi di Feletto, Pozzuolo,
Lauzacco e Zampis, mentre si iniziano gli studi per dissetare le
Valli del Natisone.
Per il suo Comune, Stella ha forse avuto un occhio di riguardo. Infatti il pozzo di Feletto della capacità di 350 metri cubi, è
anche alimentato dalla condotta di Molin del Bosso – Colloredo,
29 Vedi L. 4 febbraio 1963 n. 129.
51
Giannino Angeli
coprendo così il fabbisogno di Colugna, Zampis con 500 metri
cubi e, sempre collegato come sopra, serve parte dei Comuni di
Tavagnacco, Martignacco e Pagnacco. Forse al giorno d’oggi le
cose saranno cambiate in quanto la situazione da noi rilevata si
riferisce a quarant’anni fa.
Nel 1973 il Consorzio ha un’ampiezza che si attesta sui mille
chilometri quadrati e una popolazione servita di 150mila abitanti.
Il terremoto scompagina i piani, ma già nel febbraio 1977 parte
la ricostruzione e il miglioramento degli acquedotti nelle zone colpite
dal sisma con nove chilometri di tubi lesionati. Si parla ora di 1820
Kmq. di superficie con 240mila abitanti e sessantamila utenze.
Uno sviluppo esplosivo che soddisfa popolazioni e amministratori.
L’azione è rivolta soltanto alla parte settentrionale della Provincia ma si estende anche al sud che, dopo Lignano e Latisana,
è presente a Pocenia, Precenicco, Marano, Biauzzo, Teor.
La sua presenza come assessore provinciale di Udine dal 1970
al 1973 rileva la stessa costante pragmaticità notata nel Consorzio
Acquedotto. Forse più pregnante poiché ricopriva la funzione di
responsabile dei lavori pubblici, settore più congeniale alla sua preparazione professionale. Oltre all’ordinarietà, il periodo si presenta
importante per le innovazioni derivanti dalla costruzione dell’autostrada e la conseguente necessità di interventi su sovrappassi e
raccordi. Poi ci sono le strade turistiche che fanno capolino. Cito
il Passo del Pura e la Strada Ampezzo Sauris e quelle delle Valli:
Saissera, Colvera, Monte di Ragogna. Nel solo 1971 la Provincia
presentò un piano complessivo di oltre cinque miliardi per il 70%
finanziato dallo Stato. Diremmo uno sproposito che tutto questo
sia stato merito di Stella. Affermandolo, e avendo vissuto al suo
fianco quel periodo, posso assicurare che ci andiamo comunque
vicino. Risalgono a quel tempo la costruzione del Centro di Igiene
Mentale e dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale nonché l’acquisto
del vecchio Cotonificio per dare spazio all’ORMU (Organizzazione
Rassegne Mostre Udinesi) oggi Fiera.
Si dirà che allora presiedeva la giunta provinciale l’avv. Vinicio Turello, cavallo di razza della D.C. e amministratore avveduto,
52
Amministratore pubblico
lungimirante talché non è difficile pensare a un’abbinata Stella Turello o viceversa…
Si può dire che le abbia provate tutte Antonio Stella: dal 13
giugno 1973, lasciata la Provincia, assume la presidenza dell’Istituto Autonomo delle Case Popolari (IACP).
Folgorante la sua attività subito iniziata con il trasferimento
all’Istituto dei fondi ex GESCAL, INCIS, ISES, continuata con la
realizzazione della scuola materna di Via Di Giusto e di 115 mini
alloggi a Sant’Osvaldo e in Via Chisimaio. Di grande spessore gli
interventi nel settore specifico dell’edilizia popolare portando a
compimento un programma edificatorio di quasi quattrocento appartamenti distribuiti in maniera omogenea tra i Comuni di montagna
e della Bassa friulana. Prima di abbandonare l’Istituto ha voluto
lasciare una forte traccia disponendo che tutti i finanziamenti disponibili fossero impiegati nell’area colpita dal terremoto. Prese così
corpo l’edificazione di altre 275 case popolari. A questo proposito
va osservato come sia opera sua l’aver voluto la ricostruzione del
paese carnico di Amaro con quella particolare struttura architettonica che conferisce all’abitato un tocco elegante unito al tratto
della tradizione edificatoria locale.
Bisogna qui ricordare che il Sindaco Stella è stato anche
Consigliere di Amministrazione della “Friulia S.p.a.” l’azienda
finanziaria regionale, costituita nell’aprile 1967, tanto utile per il
sostegno delle aziende friulane nell’ambito di una programmazione
di sviluppo economico dell’intera Regione. Non siamo riusciti a
reperire grandi dati. Sappiamo che egli ha partecipato una prima
volta al Cda del 27 gennaio 1971 e che rimase in carica fino al
dicembre del 1973.
53
MANAGER
Giunti a questo punto ritengo non sia esagerato dare questo
titolo alla parte che riguarda l’impegno di imprenditore privato di
Antonio Stella. Forse quella più congeniale alla sua vocazione di
costruttore dopo le disavventure subite nel campo edile non per
proprie colpe, ma da negligenze ed estemporaneità altrui.
L’occasione non se l’è creata. La buona fama delle sue capacità
tecniche e le qualità della sua preparazione unite all’esperienza
acquisita nei vari campi dell’amministrazione, non hanno tardato
a presentargli l’opportunità di inserirsi nel settore specifico dei
prefabbricati. Si trattava di dare slancio all’iniziativa pionieristica di
un’impresa che, a Tavagnacco, aveva colto nel segno il momento
di imprimere all’edilizia residenziale e industriale un cambio di
velocità, non solo in dinamica di investimenti, ma di prodotti in
grado di sostenere con successo la competitività in un mercato
che prometteva un vero affollamento di attività.
Altri misero il braccio… sotto forma di finanziamenti, lui … la
mente. Fu nominato Presidente del Consiglio di Amministrazione
della “Beton Friuli S.p.a.” di Tavagnacco e Amministrazione Delegato. In pratica si trovò a reggere una responsabilità non da poco,
ove si consideri che quell’azienda occupava tanti operai della zona.
L’obiettivo di Stella era di portare la tipologia del prodotto a
livelli superiori a quelli della concorrenza regionale e veneta. In
55
Giannino Angeli
Al tavolo di lavoro con lo staff di collaboratori.
pratica produrre copelloni di almeno 24 metri di luce con colonne
di supporto e tamponamenti esterni adeguati. Il tutto comportò
l’assunzione di un Direttore Tecnico e un Amministrativo e la costruzione della palazzina uffici che fu inaugurata nel 1975. 30
Nell’anno del terremoto e successivi, l’azienda espresse tutta la sua potenzialità intervenendo nella ricostruzione di case e
capannoni crollati. 31 In quel periodo Stella volle che fossero intensificati gli studi non solo per le strutture industriali ma anche per
l’edilizia abitativa civile, sia con ville unifamiliari e multipiani per
alloggi di diverse dimensioni come quello realizzato a Tavagnacco
in Via Palladio.
30 L’edificio sorgeva in Via Alfieri ove attualmente è stato costruito un nuovo
supermercato.
31 Le scuole in Provincia di Pordenone, Snaidero S.p.a a Maiano, Ferriere Pittini di
Osoppo, Weissenfels di Tarvisio, le banchine dei porti di Muggia e Trieste nonché il
porto turistico di Genova e altro.
56
Manager
Da piccola azienda la “Beton” fece “gruppo” nel quale operava
anche la “San Marco S.r.l., impresa di costruzioni, le S.p.a. per la
gestione di gru di altezza e potenza ragguardevoli nonché la “Betonsud” dislocata a Bari, specializzata in capannoni prefabbricati.
Nel 1985, in seguito a un riassetto della società con l’entrata
di nuovi azionisti, Stella fu sostituito dall’ing. Valduga alla guida
della “Beton”. A lui rimase la responsabilità dell’impresa di costruzioni “San Marco” S.r.l.32
Tutti questi impegni non gli hanno tuttavia impedito di continuare, con ritmi diversi nel tempo, a curare il suo studio professionale di geometra.
Si può dire che concluse la sua vita di imprenditore così come
l’aveva vagheggiata da giovane professionista: con gli operai sui
vari cantieri e la soddisfazione di vedere crescere case, ville, capannoni, espressioni di una volontà decisa ad affermarsi come
scopo della vita.
32 Le notizie riguardanti la Beton Friuli e suo sviluppo ci sono state gentilmente
fornite dal Comm. Lorenzo Ronzani che all’interno della stessa azienda ha svolto le
funzioni di Direttore Amministrativo.
57
POLITICO
Le definizioni di “politica” si sprecano. È nata con l’uomo
nel momento in cui ha dovuto fare i conti con le avversità che si
opponevano alla sua sopravvivenza. Si è sviluppata man mano
che il genere umano prendeva coscienza della sua esistenza e,
tra simili, è iniziata quella lotta di interessi di cui oggi come oggi
constatiamo i progressi e gli effetti. Ogni nostro atto è un gesto
politico e purtroppo anche il detto della “politica nella minestra”
è paurosamente vero. Soltanto che a… farla sono una élite al cui
interno prevale la cosiddetta “casta” più o meno introdotta in ogni
angolo laddove ci sia attività economico finanziaria.
Pizzicando in qua e là abbiamo raccolto alcune definizioni di
politica, e pur trascurando il grande Aristotele padre della tripartizione del potere in democratico, oligarchico e monarchico, cioè
tirannide, siamo approdati a Machiavelli, l’inventore della cosiddetta “ragion di Stato” e di quel “fine che giustifica i mezzi” che
in pratica dà carta bianca alla nostra “regina” della potestà.
Abbiamo scelto queste tre definizioni anche per rinfrescarci
le memorie scolastiche:
Scienza e arte di governare una comunità e in particolare di
costituire, organizzare e amministrare lo Stato e dirigere la vita
pubblica.
Comportamento improntato ad accortezza e ad astuzia, in vista
di un più facile raggiungimento dei propri fini.
59
Giannino Angeli
Politicante: Di persona il cui comportamento politico è caratterizzato da interesse, faziosità, ambizione, assenza di fede e di
scrupoli. 33
È facile a questo punto accostare a Stella la prima di queste
interpretazioni per la sua naturale ritrosia a condotte che si allontanino dal suo stile di uomo del fare. Va qui ribadito che l’ambito
di questa analisi ci rimanda a quarant’anni fa quando gli ambienti
del potere nostrani non conoscevano le bassezze che, prepotenti,
giungevano dagli Stati Uniti con lo scandalo “Watergate”.
Il 1972 è stato un anno con la… prolunga: bisestile. Dicono
che i tempi così contrassegnati sono negativi. Certamente quello
ha fatto battere la...luna a più di qualche politico. Per la prima volta
in Italia si va alle elezioni politiche anticipate per i disastri combinati dal Governo Colombo e dalla prima legislatura Andreotti: un
monocolore D.C., cui seguì un secondo con … tutti dentro – D.C.,
P.L.I. P.S.D.I. con l’appoggio esterno di P.R.I e S.V.P. – al quale
partecipò anche il gruppo di “Forze Nuove” che in Friuli faceva
capo all’on. Mario Toros.
Dall’altra parte, il XIII Congresso Nazionale del P.C.I. vede
eccellere la figura di Enrico Berlinguer che, un anno più tardi, nel
settembre 1973, lancerà il “compromesso storico”.
Le elezioni politiche del giugno 1973 registrano un lieve regresso della D.C. che si attesta pur sempre con un buon 39,71%
di preferenze e discreto aumento di P.C.I. e P.S.I.: il primo con il
20,91 e il secondo con il 12.25%. Affluenza nazionale vicina al novanta per cento; di due punti inferiore quella della nostra Regione.
Di contorno, il mondo ci serve il massacro di Monaco di Baviera
in occasione delle Olimpiadi; la guerra del Kippur tra Egitto, Siria
e Israele e le bombe che uccidono tre carabinieri vicino a casa
nostra, a Peteano.
33 Cfr. G. Devoto – G. Coli “Vocabolario Illustrato della Lingua Italioana” Reader’s
Digest Milano 1967; T. De Mauro “Dizionario Italiano” Paravia Milano 1982; AA.VV.
“Enciclopedia Universale” Zanichelli Bologna 2005; AA.VV. “Universo” Istituto Geografico
De Agostini Novara.
60
Politico
Crediamo che questo quadro abbia impedito l’assegnazione
del Nobel per la pace nell’anno 1972.
Questo il panorama che accoglie Stella quando è chiamato
a sostituire Giorgio Santuz, in corsa verso Roma come deputato,
nella carica di Segretario Provinciale della Democrazia Cristiana.
Credo sia utile la premessa di cui sopra al fine di dare un giudizio
sul suo operato all’apice del partito di maggioranza in Regione.
Egli non sposta di una virgola l’impostazione tutta amministrativa data in corso dell’esperienza nel Comune di Tavagnacco.
Persiste nell’affermazione di principi che lo hanno visto combattere con generoso impegno alla ricerca dell’unità interna e della
democrazia assoluta così come nata nella Resistenza e quale
patrimonio derivante dal Partito Popolare.
“La democrazia non si dimette!” ha affermato nel corso del XXVI
Congresso Provinciale del suo Partito la cui relazione prendiamo a
base per definire tutto il suo pensiero che ha dei passaggi di alta
politica subito sfumati da precisazioni che riportano alla realtà attuale e dimostrano lo spessore della sua preparazione nei diversi
campi della pubblica amministrazione. Basterebbe il rimando alla
lettura di quel documento d’un centinaio di pagine per attribuire
a Stella una lucidità unica nel considerare le varie sfaccettature
locali confrontate con, il “talvolta ingombrante”, marchio nazionale
e regionale.34
La crisi che anche allora aveva attanagliato il Paese secondo
Stella è causata da uno sviluppo economico non coordinato, lasciato
alla libera scelta del profitto, caratterizzato per gli anni Sessanta,
dalla compressione dei redditi dei lavoratori e da una assoluta prevalenza di spesa per i consumi nei confronti dei consumi pubblici,
in specie per i consumi sociali.
Da tale riflessione scaturisce l’esigenza della programmazione
quale chiave di volta per accompagnare uno sviluppo equilibrato e
34 Cfr. Antonio Stella “Una politica di avanzamento per un Friuli moderno verso l’unità
reale della Regione” Udine, 27-28 gennaio 1973 (Archivio G.Angeli).
61
Giannino Angeli
armonico del Paese. Sono gli stessi concetti più volte espressi in
Consiglio Comunale di Tavagnacco a proposito dei Piani di Zona
e del Piano di Fabbricazione o Regolatore.
La sua analisi è più approfondita ancora perché tiene conto
della complicazione del quadro politico con la recente scissione
del Partito Socialista Unificato e la minima levitazione (0,1 %) dei
consensi alla D.C. nelle elezioni del maggio 1972 che portarono
alle Camere tre Senatori: Burtulo, Pelizzo e Toros e tre deputati:
Armani, Bressani, Santuz.
La sua proposta perciò di tendere a consolidare amministrazioni
di Centro Sinistra in un certo senso anticipa le scelte che, dall’altra
parte della barricata, quasi in analogia, proclamerà Berlinguer alla
fine di settembre del 1973.
Egli ha un occhio di riguardo per i giovani che, pur non scalpitando, pretendono quell’attenzione che può rischiare la strumentalizzazione o un paternalismo destinato alla delusione e alla
disaffezione per la vita di Partito.
Lasciamo che i giovani abbiano la fortuna di essere giovani e
generosi; non cerchiamo di farne dei tattici e dei mediatori anzitempo.
Identico il richiamo al mondo femminile, rimasto troppo anchilosato forse nello stretto ambito cattolico, per il quale egli ha un
riconoscimento implicito che è omologazione dichiarata verso una
emancipazione che, peraltro, troverà la strada piena di ostacoli.
Non desideriamo essere noi uomini a insegnare alle donne, perché esse hanno idee, capacità e sensibilità per affrontare i problemi.
La politica… politica lo tenta… ed è inevitabile. Subito si pente
quasi… riandando ai temi e problemi che gli sono congeniali. Pare
che il Piano Urbanistico Regionale gli stia sullo stomaco, specie
dopo la relazione svolta a Cividale in sede di Comitato. Egli vuole
una politica regionale unitaria ed effettiva.
La Regione non può non fare una politica unitaria e questa
sarà quella del riconoscimento dei problemi e della loro risoluzione
in ordine di priorità alla loro importanza e urgenza.
Unità regionale sotto il profilo culturale, sociale ed economico,
superando e colmando gli squilibri, anche profondi, che ne differen62
Politico
ziano le sue varie parti ed a tutte le parti della Regione equamente
distribuendo i mezzi che non solo la Regione, ma anche lo Stato
mette a disposizione. Altrimenti avremo unità solo a parole, in cui
ogni campanilismo troverà spazio per discorsi qualunquistici, per
piccoli e grossi egoismi.
Che Stella fosse friulano tutto d’un pezzo non ci sono dubbi.
Come abbiamo già ricordato amava introdurre i suoi comizi al canto delle villotte… Era però per la Provincia di Udine e non “anti”
nessuno. Forse per averne fatto parte come amministratore non
aveva mezzi termini per affermare la centralità del Friuli nel contesto regionale.
La Provincia di Udine è la più depressa della Regione e se
essa ha nella Regione una posizione nodale, la Regione non può
essere un tutto saldo armonico se il punto nodale, il punto in cui si
ricollegano le sue diverse parti è, in realtà, il punto più debole, più
discusso e più contestato.
E noi pretendiamo, e siamo convinti di poterlo pretendere che
la Provincia di Udine sia vista così nel contesto regionale.
Questa non costituisce altro che la premessa di base poiché la
sua impostazione approfondiva la strategia dello sviluppo andando
a studiare i vari settori, rilevandone le carenze e le difficoltà per
giungere a soluzioni che a distanza di anni sono ancora valide. In
ogni cosa egli si documentava con l’aiuto anche di collaborazioni
specifiche, dando fondamento quasi scientifico alle sue certezze
e alle sue proposte.
Criticava il ramo dell’agricoltura per l’assenza di una politica
di largo respiro.
Bisogna che il mondo agricolo prenda coscienza dei propri
condizionamenti e delle remore che lo vincolano ad una situazione
di sussistenza e sopravvivenza. Lo voleva alla pari degli altri settori
suggerendo investimenti laddove si riscontri continuità: l’intervento
pubblico li deve agevolare [ gli agricoltori ] non sostituire.
Era contrario ai monopoli e sollecitava invece un sistema
diffusivo di piccole e medie iniziative abbracciando così gli ambiti
industriali e artigianali come maglia produttiva che ci ha salvaguardati
63
Giannino Angeli
da fenomeni di unidirezionalità produttiva con il conseguente grave
pericolo di scompensi sotto l’aspetto occupazionale all’avverarsi di
crisi come quelle determinate nel passato e nel presente in altre
aree della nostra Regione. 35
Dobbiamo verificare in altri termini che l’interesse privato sia
finalizzato all’interesse collettivo.
Proclamava il principio di “sussidiarietà” come elemento equilibratore economico e sociale in grado di ristabilire equità d’intervento
pur osservando regole che ne impediscano o prevengano il ricorso
a tale istituto. In questo senso Stella dimostra di essere cauto,
prudente. Sceglie la strada mediana per lo sviluppo industriale:
né accentramento, né particellare diffusione con ragionevoli raggi
di pendolarità (… ) e poli di sviluppo collegati alla mano d’opera.
Politicamente autodidatta si valeva tuttavia del “verbo” che
acquisiva partecipando a specifici seminari o consultando i grand
comis di Stato quando non riusciva a vederci chiaro in determinate
situazioni. Bisogna dire che certe porte gliele ha aperte il Senatore
Toros, amico di corrente.
Può sembrare oltremodo critico il suo pensiero se non fosse
che per farsi capire si giova della logica e della concretezza. Chi
può dargli torto quando afferma la necessità di un processo di
integrazione con agricoltura e industria? Si può essere contrari nel
considerare il Friuli quale area gravitazionale per gli scambi con i
mercati Centro-europei e Danubiani?
Ed è impossibile a questo punto non inserire il turismo e il
diritto alla formazione e all’informazione che il Segretario Stella
cita più volte inserendo il concetto che la politica deve tendere a
superare l’attuale concezione verticale e spezzettata degli interventi
in campo sociale che, allungando il discorso nel campo assistenziale assume un tono coraggioso ma… logico: L’azione pubblica
non sia vista dall’individuo come atto obbligato e sostitutivo della
35 Si riferiva ai problemi della cantieristica a Trieste e della metalmeccanica a
Pordenone e Gorizia.
64
Politico
propria responsabilità personale alla partecipazione e da parte
dell’istituzione come atto di benefica erogazione.
C’era in ballo anche il discorso dell’Università del Friuli. Lapidario
e coraggioso anche su questo tema: Non si tratta di contrapporre
una istituzione nuova ad altra istituzione regionale, ma di rendere
effettivamente regionale l’istituto universitario.
(…) Non vogliamo una istituzione più appariscente che reale,
vogliamo una università che dia continuità di studio a quanti escono
dai nostri istituti medi superiori.
La crescita culturale è la molla prima dello sviluppo anche
economico e produttivo.
Erano anche i tempi delle servitù militari e della benzina agevolata che stentava a beneficiare il tarvisiano e le aree interne del
cividalese e goriziano che volevano una più ampia concessione
dei permessi di confine.
Stella sa di conoscere molto bene gli… armadi dell’urbanistica
e della programmazione territoriale. Va giù secco, senza riguardo
alcuno sui provvedimenti che calano dall’alto e critica apertamente
la Regione – retta da un democristiano – per le leggi e gli obiettivi:
Il progresso tecnico è velocissimo, mentre il potere decisionale è
lentissimo. ( Parole sante…)
Spezza una lancia a favore delle “Zone socio economiche”36 e
coglie l’occasione per richiamare la necessità di una riforma dello
Stato in senso democratico. Uno Stato cioè che non pretenda più
di essere monistico37e garantista delle sole libertà passive dei cittadini, ma che, fondato su un vivace pluralismo, quale è quello che
la Costituzione disegna, permette ai cittadini anche l’esplicazione
delle libertà attive che si concretano nella partecipazione ad ogni
livello del governo della cosa pubblica.
Egli vede nelle Regioni il momento della rottura con il verticismo
accentratore dello Stato italiano. Auspica l’articolazione delle auto36 Organismi di consultazione formati da Sindaci e amministratori comunali.
Monismo = Concezione che consideri la realtà come essenzialmente unica ovvero
fondata su un unico principio e in esso risolubile. (V. Voc. Illustrato Oli –Devoto)
37 65
Giannino Angeli
nomie locali dove l’istituto della delega regionale cada a beneficio
degli altri enti intermedi.
Dalla sua relazione si comprende bene che la carriera politica
non gli interessa più di tanto. E spara. Educatamente… ma spara
e probabilmente più di qualche colpo è andato a segno se il Congresso gli negherà il rinnovo della carica preferendo l’avv. Claudio
Beorchia non proprio forzanovista.
Infinita ci appare la sua dedizione di servitore delle comunità
tanto che impegni, come la sua presenza nell’assemblea nazionale
dell’ANCI e tante altre realtà minori ma pur importanti, possono
sembrare di contorno. Così come marginale appare l’attribuzione
delle insegne di Cavaliere al merito della Repubblica.
Antonio Stella è un uomo nato nella miseria che nella maturità
ha vinto.
È cresciuto nell’amore per la libertà e il rispetto umano e
civile. Ha fatto della Resistenza il motivo ideale per l’affermazione
di quei valori. Amava ricordare che non sapere accettare i costi e
le fatiche che comportano i benefici della libertà costituisce l’anteprima della fine o della riduzione della democrazia.
E con lui noi ricordiamo che fare memoria storica è lodevole
purché accanto a quella importante componente si aggiunga anche
l’evocazione etica, morale. Ci ha lasciati il 4 luglio 2010. La sua
orma ci accompagna quotidianamente attraverso le opere da lui
realizzate e tante volte anche ideate. Ma, soprattutto attorno alla
sua figura, che merita un’approfondimento maggiore, giganteggia
il pensiero di Giorgio Gaber: la libertà non è un gioco, la libertà è
partecipazione.
Di grande valore simbolico la donazione alla civica biblioteca
della sua collezione di libri, talché spontanea sorge l’idea di ordinarla in fondo, cui intitolare al nome di Antonio Stella la stessa
istituzione.
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NOTA FINALE
Le fotografie riprodotte nel presente volume sono state messe a disposizione dai nipoti di Antonio Stella Anna Maria Malisani e Biagio Cioci che
si ringraziano vivamente, come un sincero ringraziamento va al personale
degli Uffici Anagrafe e Segreteria del Comune di Tavagnacco, nonché alla
Provincia di Udine. Il Comando Militare Esercito “F.V.G.” Centro Documentale
di Udine – Sezione Documentazione – che, unitamente a quanto reperito
presso l’Archivio Osoppo della Resistenza in Friuli, ha consentito l’approfondimento degli aspetti connessi al periodo bellico del giovane Stella. ATER di
Udine, Friulia S.p.a. Trieste, Istituto Tecnico “A. Zanon” di Udine, hanno per
parte loro contribuito a fornire utilissime informazioni. Così come il Comm.
Lorenzo Ronzani e l’infaticabile Giuseppe Barboni.
Alle persone, agli enti citati nelle “fonti” un sincero grazie. Ai compaesani di Colugna che ci hanno aiutato a ricostruire la vita del “Sindaco” un
affettuoso riconoscimento.
La foto di copertina è dell’autore.
67
BIBLIOGRAFIA
-
AA.VV. “Caduti, Dispersi e Vittime civili di guerra nella Regione Friuli V.G. nella
seconda guerra mondiale”. IFSML Udine 1987.
-
Angeli, Giannino. “… Era il 1948 ragazzi… !” Ribis Editore Udine 2009.
-
Angeli, Giannino. “Zona Libera Orientale Nimis, Attimis, Faedis”. A.P.O. Udine
2005.
-
Angeli, Giannino. “La zona industriale di Tavagnacco” (Appunti) Comino
Editore Feletto U. 1988.
-
Sguerzi, Franco. “La scuola nel Comune di Tavagnacco”. Centro Culturale
Sette Torri Tavagnacco 2002.
-
Stella, Antonio, “Una politica di avanzamento per un Friuli moderno verso
l’unità reale della Regione”. D.C. 1973.
ALTRE FONTI
-
Archivio storico ATER Udine.
-
Archivio Consorzio Acquedotto Friuli Centrale Udine.
-
Archivio Comune di Pagnacco. Anagrafe.
-
Archivio Comune di Tavagnacco. Atti consiliari.
-
Archivio “Osoppo” della Resistenza in Friuli.
-
Archivio Provincia di Udine. Atti consiliari.
-
Archivio Friulia S.p.a. Trieste.
-
Comando militare esercito F.V.G. Centro Documentale di Udine. Sezione
Documentazione.
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INDICE
INTRODUZIONE.................................................................................................... 5
LA FAMIGLIA, IL PAESE, GLI AMICI....................................... 13
PARTIGIANO.......................................................................................................... 19
SINDACO.................................................................................................................. 29
AMMINISTRATORE PUBBLICO..................................................... 49
MANAGER................................................................................................................ 55
POLITICO................................................................................................................... 59
NOTA FINALE....................................................................................................... 67
BIBLIOGRAFIA.................................................................................................... 68
ALTRE FONTI........................................................................................................ 68
Finito di stampare nel mese di aprile 2015
presso la Lithostampa - Pasian di Prato (Ud)