in cinque anni persi 258 dipendenti, 160 zone di recapito e 11 uffici

Transcript

in cinque anni persi 258 dipendenti, 160 zone di recapito e 11 uffici
Giornale di Brescia, 18 marzo 2015
Ieri manifestazione dei sindacati in città: in cinque anni
persi 258 dipendenti, 160 zone di recapito e 11 uffici sul
territorio. Dal 13 aprile «tagli» in altri 16 uffici
Ieri in viaGambara la manifestazione dei sindacati (foto Eden)
È un regresso che fa poco clamore, passando quasi sotto silenzio. Eppure i numeri
parlano chiaro. Dal 2010 a oggi l’organico postale a servizio di Brescia e del Bresciano si è
ridotto di 258 unità, ha perso 160 zone di recapito su 814 (oggi ne sono rimaste 654), ha
visto la riduzione dei giorni d’apertura in 23 uffici, e la chiusura definitiva di altri 11 sul
territorio. Chiusure e riduzioni d’orario a cui dal prossimo 13 aprile se ne aggiugeranno
altre 16: per la sopressione definitiva delle poste di Botticino Mattina, Castelletto di Leno,
Mazzano, Provezze, Brozzo, Cogno, Cogozzo e Magno, e la riduzione d’apertura dei
presidi di San Martino della Battaglia, Ponte Caffaro, Incudine, Ono San Pietro, Maderno,
Valvestino, Prestine e San Pancrazio. Per attirare l’attenzione su una questione che
penalizza il nostro territorio, i sindacati Slp Cisl, Slc Cgil, Sailp Confsal e Ugl
Comunicazioni, hanno manifestato ieri mattina in via Gambara davanti alla sede della
direzione di Poste Italiane. «Quello che è successo è solo una faccia della medaglia – ha
precisato il segretario di Slp Cisl Giovanni Punzi – perché il Piano di riorganizzazione
estenderà i suoi effetti anche tra 2015 e 2016. In questo biennio è atteso l’avvento della
nuova modalità di recapito a giorni alterni nei paesi piccoli e di montagna. Questo porterà
a nuovi tagli, ancora una volta per colpire gli uffici dove lavora un solo operatore, che a
Brescia sono il 23%». Secondo l’azienda, però, la riduzione degli uffici e il dimezzamento
in periferia del passaggio dei portalettere sarà compensato dalla modernizzazione in arrivo
con il postino telematico. «Il portalettere non può risolvere il problema - continua Punzi –
perché comunque non farà operazioni di consegna delle pensioni e pagamenti in contanti,
ma riceverà solo raccomandate o potrà ricaricare servizi come Poste Pay e simili. Per noi
rilancio significa fare accordi con gli enti locali per trovare nuovo lavoro e investire in nuovi
mezzi di trasporto». A puntare il dito contro l’azienda e le presunte ingiustizie in tema di
assunzioni ci ha pensato il segretario di Slc Cgil Laura Storti. «Riscontro un
imbarbarimento nei rapporti umani, soprattutto dove appare fin troppo chiaro che fare
cassa è diventato più importante del rispetto verso i dipendenti. In particolare sono
infastidita dalle assunzioni fatte con scambio tra padri e figli, senza concorsi pubblici». Per
il segretario di Confsal Francesco Doria un problema che merita attenzione
è «la svendita del tradizionale punto di forza rappresentato dalla capillarità degli uffici sul
territorio», mentre per il consigliere regionale Fabio Rolfi, protagonista nelle settimane
scorse di appelli che hanno sollecitato a intervenire in merito anche il Consiglio del
Pirellone, «le rassicurazioni di Poste sui diritti dei cittadini sembrano le promesse di
Pinocchio».
Flavio Archetti
LA PROTESTA. Le segreterie provinciali di Cisl, Cgil, Confsal e Ugl contestano la cancellazione dei
servizi nei piccoli centri
Poste: no alla chiusura degli sportelli I sindacati contro il
piano dei tagli
Michela Bono
Negli ultimi cinque anni saltati 258 posti di lavoro e altri 8 uffici
Brescia Oggi - mercoledì 18 marzo 2015 CRONACA, pagina 10
La protesta dei sindacati contro i tagli previsti da Poste Italiane in tutta la provincia di Brescia
Si sono radunati fuori dalle Poste di via Gambara, accanto alla Stazione, per protestare
contro la politica di progressiva chiusura degli uffici postali bresciani. Le quattro segreterie
sindacali della provincia – Cisl, Cgil, Confsal e Ugl Poste – ieri hanno gridato la loro
contrarietà per tutta la mattina, sostenendo le ragioni del loro malcontento. «Dal 2010 è
stata una continua spirale negativa, che trova nella razionalizzazione una soluzione fin
troppo facile per risparmiare» ha fatto notare Giovanni Punzi, segretario generale dei
lavoratori postali della Cisl. Eppure, gli ha fatto eco la segretaria di Slc Cgil Laura Storti,
«Poste Italiane ha chiuso per l´undicesimo anno con un bilancio in attivo, dato che non
può lasciare indifferenti sulle scelte che riguardano la nostra città e l´Italia intera». Scelte
che, da cinque anni, hanno visto tagliati 258 posti di lavoro sul nostro territorio, soppresse
160 zone di recapito e chiusi 11 uffici postali, prima razionalizzati (con la riduzione dell
´apertura settimanale) e poi definitivamente soppressi. A questi – spiegano i sindacati – tra
il 2011 e il 2012 se ne sono aggiunti altri 23, per ora ridotti nei servizi, a cui si sommano
ulteriori 8 uffici nei comuni di San Martino della Battaglia, Ponte Caffaro, Incudine, Ono
San Pietro, Maderno, Valvestino, Prestine e San Pancrazio Bresciano.
Dal 13 aprile, inoltre, chiuderanno definitivamente gli uffici postali di Botticino Mattina,
Castelletto di Leno, Mazzano, Provezze, Brozzo, Cogno, Cogozzo e Magno,
prevalentemente gestiti da un unico operatore (come il 23 percento degli uffici postali
bresciani).
«I VERTICI AZIENDALI dicono che si tratta di presidi dove vengono fatte 30/40 operazioni
al giorno, ma sono sicuramente di più - ha rimarcato Salvatore Cumbo di Ugl -; inoltre non
conta il numero, ma il tipo di operazioni, più complesse rispetto al passato a causa delle
nuove norme antiriciclaggio».
La chiusura non causerà direttamente dei licenziamenti, ma una riorganizzazione che,
oltre a portare disagio ai dipendenti, secondo i patronati creerà problemi anche agli utenti,
obbligati a ripiegare su altri presidi. «Senza contare che nelle zone a basso traffico
postale, nel 2015/2016 è previsto anche il recapito a giorni alterni» ha spiegato Punzi. L
´azienda postale punta a ottimizzare, ma non come vorrebbero i lavoratori: «Sono tagli
lineari che decurtano senza valutare la qualità - fa notare Francesco Doria di Confsal –
che vanno a minare il nostro cavallo di battaglia: la capillarità».
Oggetto della battaglia sindacale bresciana è anche la riorganizzazione del Centro
Meccanizzato Postale di via Dalmazia, che a seguito del trasferimento della ripartizione
della corrispondenza al presidio di Milano, dallo scorso anno ha visto la progressiva
riduzione del personale locale, che si concluderà entro fine anno con 80 lavoratori in
meno. «Di questi la metà è stata sportellizzata – ha spiegato Storti -, l´altra è da
ricollocare, con il rischio che qualcuno debba spostarsi a Milano». A non piacere è una
presunta disparità di trattamento: «Assumere 50 nuovi manager e pagarli
profumatamente, facendo pagare i tagli ai lavoratori non è giusto» ha rimarcato Cumbo,
così come, secondo Storti, non lo è invogliare i dipendenti aziani a licenziarsi per lasciar
spazio ai figli: «Un piano di ricambio alla luce del sole, quasi fossimo tornati al fascismo,
quando non contava il merito, ma il fatto di essere figlio o nipote di qualcuno».
Le soluzioni, per i sindacati, sono altre. «Bisogna rilanciare i servizi, fare accordi con le
amministrazioni comunali e recuperare competitività, soprattutto sull´e commerce» fa
notare ancora Punzi. Si prenda Amazon: secondo il segretario di Cisl, il colosso delle
vendite online si serve di Poste Italiane solo per pacchi piccoli, ma se l´azienda si dotasse
di mezzi più capienti e moderni sarebbe in grado di accaparrarsi commesse ben più
remunerative. «Lo stesso vale per il rilancio dei servizi a denaro – ha aggiunto Punzi -,
anche questi devono tornare ad essere competitivi». «Questa azienda – ha concluso Storti
– è specchio della politica renziana. Vedremo cosa succederà quando si compirà la
privatizzazione entro fine anno. Il denaro che entrerà servirà a migliorare la condizione o si
continuerà così?».