DIPLOMACY - Cinema Vittoria

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DIPLOMACY - Cinema Vittoria
DIPLOMACY - una notte per salvare Parigi
di Volker Schondorff
con Andrè Russolier - Niels Arestrup
(Francia, 2014, 84 ')
Trama Estate 1944. L'ordine di Hitler è che Parigi non cada nelle mani del nemico, altrimenti dovrà essere ridotta a un
cumulo di macerie. Il Generale della Wehrmacht Dietrich von Choltitz è già pronto per eseguire l'ordine: i principali simboli
della capitale francese - la Torre Eiffel, il Louvre, Notre Dame e i ponti della Senna - sono stati minati. Tuttavia, all'alba del
25 agosto, attraverso un tunnel sotterraneo segreto il Console Generale svedese Raoul Nordling si intrufola nella sede del
comando tedesco per convincere von Choltitz a non mettere in atto il piano demolitore. Da quel momento, i due uomini
daranno vita a un'intensa battaglia psicologica, giocata sul dialogo tra due caratteri fortemente contrastanti: mentre von
Choltitz si trincera dietro il proprio dovere di obbedienza agli ordini militari, Nordling, invece, cercherà in ogni modo di fare
appello alla ragione e alla benevolenza per impedire l'assurdo piano di distruzione di Parigi.
Critica "Tratto dalla pièce del francese Cyril Gely, rielaborata per rendere ancora più romanzesca una vicenda
storica (già all'origine, in tutt'altra chiave, di 'Parigi Brucia?' di René Clément) (...) un impressionante Niels Arestrup
(...) un misuratissimo André Dussollier (...) un duello appassionante. E anche se conosciamo la fine, è bello per una
volta ascoltare non esplosioni ma parole, inseguire non proiettili ma pensieri, ipotesi, ragionamenti. Teatro filmato, si
diceva una volta, con tutte le licenze drammaturgiche del caso. Ma che classe, e che intelligenza della Storia in
questa libera reinvenzione di un episodio di cui naturalmente non conosceremo mai i dettagli." (Fabio Ferzetti, Il
Messaggero, 17 novembre 2014)
"(...)Coerentemente con la sua origine teatrale (la pièce omonima di Cyril Gely) il film di Schlöndorff si concentra
tutto in una notte - quella tra il 24 e il 25 agosto del '44 con gli alleati alle porte di Parigi - e in una stanza, quella
occupata all'Hotel Meurice dal generale tedesco von Choltitz(...). È uno scontro di caratteri, di psicologie, di
sfumature e allusioni, ma soprattutto di prove attoriali. Dopo averlo fatto sulla scena, Niels Arestrup (il generale
tedesco) e André Dussollier (l'ambasciatore svedese) si ritrovano faccia a faccia per la macchina da presa e
regalano allo spettatore una imperdibile dimostrazione di cosa voglia dire recitare. Che non è solo offrire «carne e
sangue» ai propri personaggi per renderli credibili ma misurarsi in un corpo a corpo col proprio personaggio per
restituire quello che i dialoghi o le azioni possono tener nascosto o inventare (perché i due sono personaggi reali,
ma cosa abbiano fatto quella notte è tutto frutto di fantasia). Di suo Schlöndorff mette una macchina da presa
mobilissima, che pedina i due uomini senza mai ingabbiarli, assecondando il ritmo del testo e contribuendo a
«cancellarne» le regole teatrali. E inventando due scene che contribuiscono a rendere ancor più sfaccettate le
psicologie dei due antagonisti. Senza preoccuparsi in alcun modo del fatto che tutti sanno quale sarà il destino di
Parigi." (Paolo Mereghetti, Corriere della Sera)
"Volker Schlöndorff è di certo il più prestigioso regista tedesco di oggi. Lo seguo da quasi cinquant'anni, dal
'Giovane Törless' nel '65, a quei film che nei Settanta gli avevo presentato a Sorrento in occasione dell'Incontro con
il Cinema Tedesco; seguiti dal 'Caso di Katharina Blum' realizzato insieme con la moglie Margarethe von Trotta, fino
a vedergli vincere a Cannes, nel '79, la Palma d'oro e a Hollywood l'Oscar per il migliore film straniero con il suo
capolavoro 'Il tamburo di latta'. Oggi, sulle tracce di un testo teatrale di Cyril Gely, 'Diplomacy', si rifà a quell'episodio
della mancata distruzione di Parigi nel '44 cui, nel'68, si era già rifatto il film francese 'Parigi brucia?' di René
Clément, che mi aveva molto convinto, pur un po' stupito da un sovraccarico di grandi nomi di attori, Belmondo,
Boyer, Delon, Kirk Douglas, Orson Welles. Nonostante questa sovrabbondanza da blockbuster il film mi era piaciuto
ma adesso mi piace e mi convince molto di più, il film di Schlöndorff con solo due personaggi al centro (...). Un
confronto che diventava uno scontro in cui affioravano via via anche sentimenti umanissimi (...). Un faccia a faccia
tutto tensioni e sorprese, mentre i due caratteri, pur diversissimi e, all'inizio, anzi, con mete opposte, si combattono
soprattutto con le parole, ora convincenti e plausibili ora rischiando di buttare tutto all'aria. In quella cornice di
lussuosi hotel parigini con il contrasto di fondo dei continui bombardamenti sempre più fitti e più vicini anticipando di
minuto in minuto la disfatta tedesca. Un grande film cui l'abilissima regia di Schlöndorff aggiunge smalto e splendore
con l'interpretazione magnifica dei due protagonisti, il francese André Dussollier, intento a ricreare il personaggio del
console con la stessa finezza già svelata in teatro, lo svedese Niels Arestrup, già molto noto nel cinema francese,
nell'uniforme del generale. Campioni entrambi di una recitazione quasi magica." (Gian Luigi Rondi, Il Tempo)
"Quando si dice 'cinema teatrale' si rischia di bollare in modo poco lusinghiero un film, perché è noto non solo agli
esperti che si tratta di due forme di rappresentazione nient'affatto contigue. Le eccezioni ovviamente non mancano
e, senza fare l'appello di tutti i titoli da cineteca che contraddicono l'assunto, basta sottolineare l'ottima riuscita di
«Diplomacy» (...). Schlöndorff, piuttosto alterno nella lunga ed eclettica carriera, riesce stavolta a onorare appieno la
ricostruzione romanzesca di un episodio vero ...) Il drammatico duello tra il (...) generale e il console svedese
Nordling scioglie a suo modo l' enigma, tenendo avvinti gli spettatori con un meccanismo d'inquadrature, stacchi e
prospettive in grado di allargare lo spazio claustrofobico di una stanza d'albergo in una corsa contro il tempo della
Storia. I virtuosistici Arestrup e Dussollier rappresentano poi il valore aggiunto, contribuendo con il dialogo,
l'espressione e le movenze a trasformare in puro thrilling filmico l'impianto teatrale del testo." (Valerio Caprara, Il
Mattino, 27 novembre 2014)