prove di durezza, di resilienza e di resistenza a - Cossar
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prove di durezza, di resilienza e di resistenza a - Cossar
PROVE DI DUREZZA, DI RESILIENZA E DI RESISTENZA A TRAZIONE PER GLI ACCIAI (immagini tratte da “il nuovo Manuale di Meccanica”, AA.VV., Zanichelli - ESAC) Nei nostri studi ci occupiamo di tre diverse prove di DUREZZA: 1. Brinell 2. Vickers 3. Rockwell, a sua volta suddivisa in 1. Rockwell B 2. Rockwell C Le tre si differenziano per l’utilizzo di diversi tipi di oggetti (che servono a lasciare un’impronta sul pezzo in prova; essi vengono chiamati penetratori) e per le condizioni di prova. La seguente tabella riassume le modalità delle prove: PROVA PENETRATORE BRINELL Sferetta in acciaio temprato di 5 mm di diametro VICKERS Piramide regolare a base quadrata con punta in diamante sintetico Sferetta di circa 2 mm di diametro per tipo B ROCKWELL Cono con punta in diamante per tipo C MODALITA’ La forza viene applicata progressivamente e permanere al massimo valore per 10 – 15 secondi Il valore del carico (forza) è variabile, fino a 3000 kg Si applica una forza di circa 30 kg per alcuni secondi; l’impronta è molto piccola e si deve misurare al microscopio d’officina Si effettua in due momenti: prima si applica una forza iniziale piccola e poi una forza stabilita per 5 -10 secondi NOTE A seconda del materiale in esame la sfera può avere diametro più piccolo o più grande Si misura la superficie dell’impronta lasciata dal penetratore Si misura solitamente la diagonale dell’impronta lasciata dal penetratore E’ l’unica prova che si può eseguire su pezzi finiti Si misura la profondità dell’impronta Il valore è “indicizzato”(cioè potrebbe dipendere dalla macchina di prova utilizzata) Il tipo C viene usato per materiali più duri La RESILIENZA è la capacità di un pezzo in prova di sopportare un urto senza rompersi o deformarsi in modo visibile. La prova consiste nel rompere un provino intagliato del materiale da esaminare mediante una mazza a caduta pendolare e nel misurare (per differenza di altezza raggiunta dalla mazza dopo la rottura rispetto all’altezza da cui è partita e tenendo conto del peso della mazza stessa) l’energia necessaria a spezzare il provino ( misurata in joule). L’apparato di prova si chiama “pendolo di Charpy” (leggi: “ sciarpì ”) (vedi figura 1) Figura 1 L’energia viene misurata con la formula: K = Q (H –h) J provino La RESISTENZA è una proprietà del materiale in esame, che si può definire come l’attitudine del materiale stesso a sopportare l’azione di una forza senza rompersi e deformarsi in maniera evidente; per lo più si ricorre ad una prova di resistenza a trazione che permette di individuare alcune “situazioni” in un apposito grafico. Tale grafico, vedi figura 2, rappresenta il comportamento di una provetta sottoposta a trazione mediante una forza F crescente (in ordinate); essa si allunga progressivamente fino a rompersi (allungamenti l in ascisse). Sul grafico si osservano varie zone: nel tratto OB della curva il provino si trova nella zona elastica (in questa zona se la forza cessa il provino ritorna alle dimensioni iniziali), nel tratto BC si ha il fenomeno dello snervamento (per cui a causa di reazioni molecolari il provino perde la sua elasticità), nel tratto CD ci si trova nella zona plastica (qui il provino rimane deformato, allungato e con una sezione più stretta, se la forza viene rimossa) e infine il punto E è quello in cui avviene la rottura del provino. Per convenzione il carico massimo di resistenza del materiale è la forza misurata nel punto D (Fm sul grafico): esso rappresenta la resistenza. Figura 2 NOTA: il tratto OA rappresenta l’elasticità proporzionale – segue la legge di Hooke – mentre il tratto AB rappresenta l’elasticità nonproporzionale