aprile - Stampa Reggiana
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STAMPA REGGIANA AutoGepy AutoGepy periodico di attualità > cultura > spettacolo > sport www.autogepy-chrysleritalia.it Editoriale Teletricolore srl - Direttore Responsabile: Ivano Davoli - Direzione,Redazione e Amministrazione: Via Pasteur, 2 - 42100 Reggio Emilia - Tel. 0522/337665 - Fax 0522/397794 E-mail: [email protected] sito web: www.stampareggiana.it - Pubblicità: EDIT7 Via Pasteur,2 Reggio Emilia Tel.0522/331299 - Fax 0522/392702 Poste italiane spa - spedizione in a. p. D.L. 353/03 (conv. L. 46/04) art. 1 comma 1, DCB Reggio Emilia - Iscrizione al ROC nr.10590 www.autogepy-chrysleritalia.it anno VII numero 4 > APRILE 2009 Euro 3, 00 ELEZIONI, DUELLO ALL'ULTIMO VOTO SI DOVEVA FARE DI PIU' LA SFIDA DELLA SPAGGIARI A DELRIO FA SPACCARE IL PD Fusione Enìa-Iride, inceneritore, centro storico, fermata mediopadana: questi alcuni dei temi su cui ci si potrebbe sbizzarrire nella campagna elettorale prossima ventura. Sono temi che la nutrita schiera degli sfidanti a Delrio dovrebbe conoscere bene e imporre nella discussione pubblica: una miniera polemica che per ora non pare sfruttata fino in fondo da chi si è messo in gioco per vincere la competizione contro il sindaco uscente. La teoria dell’agenda setting, come viene chiamata in inglese, è chiara: imporre tra le priorità del dibattito pubblico i temi su cui l’avversario è più indifficoltà per eroderne il consenso. S.R. di Simone Russo Altro che sasso nello stagno. Quello scagliato da Antonella Spaggiari con la sua candidatura a sindaco è stato un vero macigno, come confermano le durissime reazioni venute dal Partito Democratico. Il nervosismo che cresce nelle stanze di via della Costituzione è da capire. Nessuno, a partire dal segretario Giulio Fantuzzi e dal candidato sindaco Graziano Delrio, aveva creduto nella possibile discesa in campo della Spaggiari. Nessuno ai vertici, nessuno tra i dirigenti, pochissimi tra i militanti. E’ stato uno shock. La valutazione dell’operato politico di Delrio è stata pesantissima. segue a pagina 3 Graziano Delrio > ECCO GLI ALTRI CANDIDATI, PER ORA SONO SEI Fabio Filippi PRIMO PIANO Missione all'estero Cristina Carbognani Ambasciatrice CONFAPI in Africa e Arabia Saudita a pagina 12-13 Angelo Alessandri Luigi Piscopo segue a pagina 5 Matteo Olivieri > LA STAZIONE MEDIOPADANA E IL FUTURO DELLA CITTA’ L'intervento dell'Architetto Calatrava al convegno degli Industriali ha evidenziato l'importanza che avrà la nuova struttura sullo sviluppo urbanistico della zona nord della città. servizio di Silvano Davoli a pagina 6-7 Marco Scarpati DOCUMENTI Le simpatiche “macchiette” nella storia popolare di Reggio di Sergio Masini a pagina 14-15 Politica > segue dalla prima Simone Russo In sintesi l’attuale primo cittadino è stato accusato di aver ingessato la città, di averla relegata ad un ruolo marginale, di non aver saputo resistere ai diktat delle minoranze radicali che compongono la sua maggioranza in consiglio comunale. Una Reggio in declino, quella descritta dalla Spaggiari, che deve recuperare uno slancio a partire dall’impegno diretto e dalla buona volontà dei citta- mento civico Città Attiva. Quello che ci aspetta nelle prossime settimane è una serie di pubbliche professioni di fedeltà al partito, visto che in città la componente “spaggiariana” è molto forte e radicata. All’ultimo congresso cittadino del partito la corrente convogliò circa un terzo dei voti sulla candidata della consigliera regionale Laura Salsi, in alternativa a Marco Prandi, che divenne poi segretario. Ma la rete di consensi si estende oltre il partito: l’ex sindaco ha persone a lei vicine anche nelle aziende pubbliche e nelle circoscrizioni, e il suo ruolo nella Fondazione Manodori ha sicuramente ampliato questa serie di contatti. E’ questo il gruzzolo di consensi a partire da cui Nella foto da sx Danilo Manari coordinatore di Città Attiva, Antonella Spaggiari e Carlo Baldi per Reggiolab dini, facendo leva sulle qualità delle persone a prescindere dalle appartenenze politiche. Da qui l’alleanza, definita dalla neo candidata “di stampo riformista”, tra la sua lista Città Attiva, il Laboratorio per Reggio e l’Udc. La creazione di un blocco centrista che guarda ai moderati della sinistra e ai nostalgici della precedente amministrazione, pone, a questo punto, una serie di problemi alla sinistra, innanzitutto al Pd. Alcuni tra i primi commenti alla candidatura della Spaggiari parlano di possibile diaspora silenziosa di consensi dal Partito Democratico al movi- Antonella Spaggiari può portare una minaccia seria a Graziano Delrio. Per questo motivo Giulio Fantuzzi chiederà agli spaggiariani parole di chiarezza e comportamenti conseguenti. Al momento la minoranza interna si è coalizzata intorno ad una associazione, Siamo Reggio, che al di là di un certo attivismo non ha palesato intenti di scissione. Ma quel che succederà di qui al 6 e 7 giugno nessuno lo può ancora sapere. Dal punto di vista elettorale quanto è stimabile il peso di un calibro come la Spaggiari? Di sicuro può porta- LE FORZE POLITICHE IN CAMPO I giochi sono quasi fatti. In lizza per la poltrona di sindaco di Reggio sono Graziano Delrio, sostenuto per ora dal Pd (trattative in corso con diversi partiti di sinistra); Fabio Filippi per il Pdl; Angelo Alessandri per la Lega; Antonella Spaggiari per Udc, Reggiolab e Città Attiva; Matteo Olivieri per la lista Reggio a Cinque Stelle e Luigi Piscopo per Reggio Civica. Nelle prossime ore dovrebbe arrivare la candidatura di Marco Scarpati per il fronte laico guidato da Gente di Reggio. L'ILLUSIONE DEL PROTEZIONISMO di Dario Caselli Stiamo vivendo la peggior recessione globale dalla seconda guerra mondiale e dentro la crisi si sta sgretolando anche il commercio planetario. Nel quarto trimestre il PIL è scivolato a -6.2% negli Usa, -8.7% in Germania, -12.7% in Giappone, anche la Cina ha registrato un tasso di crescita negativo nelle esportazioni. Nell'insieme abbiamo assistito ad una spettacolare contrazione del commercio mondiale e l'esperienza insegna che il rallentamento di economia e commercio fanno riemergere l'illusione del protezionismo. Secondo la Banca Mondiale, le richieste di misure protezionistiche, nel 2008, sono aumentate del 20% rispetto al 2007, in particolare nel secondo semestre dell'anno. Gli Usa hanno avviato ventuno nuove misure anti-dumping nella seconda parte dell'anno, contro due della prima, in particolare il salvataggio del settore automobilistico ha costretto gli altri Paesi ad aiutare i loro produttori, ritardando così la risoluzione della sovracapacità produttiva del settore. Ma il protezionalismo è negativo? Senza scomodare Adam Smith, non solo il libero commercio accresce la ricchezza della nazioni, ma aumenta anche la divisione del lavoro, favorendo la specializzazione dell'economia, ad esempio la re via a Delrio voti decisivi per il ballottaggio. E questo già basterebbe, a chi si oppone all’attuale Giunta. Fare previsioni in contesti inediti è sempre complesso, ma ci si può appigliare a diversi elementi. Uris Cantarelli, nei vari sondaggi svolti nei mesi scorsi, non si è mai schiodato dall’8% dei Svizzera potrebbe produrre bene sia auto che orologi, ma la produzione complessiva è migliore se la Svizzera si specializza negli orologi e la Germania nelle auto. La globalizzazione, sebbene demonizzata, aumenta la produttività e favorisce la crescita, negli ultimi trent'anni quasi cinquecento milioni di persone sono state sottratte alla povertà. Si potrebbe argomentare che fino ad oggi la realtà è stata caratterizzata dal deficit commerciale statunitense e dal surplus cinese, tedesco e giapponese, non vi è quindi stata nel commercio una globalizzazione equa. Ora il modello di una crescita basata sui consumi prevalen- Cina ha stanziato seicento miliardi di dollari ed anche il Giappone si è mosso decisamente in questa direzione, mentre l'Europa è in ritardo, nonostante il pacchetto tedesco di ottanta miliardi di dollari. Secondo il Fondo Monetario gli stimoli statunitensi contribuiranno a sostenere l'economia mondiale per il 35%, rispetto al 28% di Asia e Paesi emergenti ed al 14% dell'Europa, che però sarebbe la maggiore beneficiaria della ripresa, essendo grande esportatrice. Questi fattori spiegano anche la profondità della crisi del nostro distretto industriale, fortemente proiettato verso la specializzazione e l'export e annunciano una ripresa non immediata e soprattutto non fortissima, perché non accompagnata dal rilancio del mercato domestico ed europeo. Ciò riguarda in particolare il nostro settore di eccellenza, la meccanica. Nonostante ciò si fa un gran discorrere di dazi, anziché porsi il problema di aumentare la produttività del sistema paese e la sua capacità complessiva, è lapalissiano che le imprese efficienti vivono meglio nei paesi efficienti. Non servono quindi dazi, ma investimenti e le risorse non possono che venire da riduzioni della spesa pubblica. Ritardare questa azione significa ritrovarsi alla fine del tunnel con una spesa sociale in grande crescita, una base produttiva ristretta e di conseguenza una drastica riduzione delle entrate, ciò comporterebbe inevitabilmente rischi per il collocamento del debito pubblico italiano. temente americani ed inglesi, è finito e le ripercussioni negative si vedono anche sui paesi produttori di materie prime, nè è pensabile che gli americani rimettano in moto l'economia mondiale da soli, anche perché i consumatori statunitensi sono usciti dall'ubriacatura consumistica ed hanno ripreso a risparmiare. Per rendere più equi gli scambi commerciali, resta la strada di stimolare la domanda interna dei Paesi produttori, i dazi avrebbero un effetto nell'immediato, ma finirebbero con il rendere il commercio solo più povero. Su questo fronte la consensi: la “soglia Baldi”, come potremmo chiamarla ricordando il risultato del Laboratorio per Reggio nel 2004. Antonella Spaggiari vale da subito, potenzialmente, almeno il doppio. Poi si sa: nelle campagne elettorali i voti si conquistano uno ad uno. La sfida è aperta. STAMPA REGGIANA periodico di attualità cultura spettacolo sport Proprietario Editore Editoriale Tricolore srl Direttore Responsabile Ivano Davoli Art Director Roberta Castagnetti Servizi fotografici Stefano Rossi Marco Moratti Sede e Redazione Via Pasteur 2 - Reggio Emilia Tel. O522.337665 Fax O522.397794 Pubblicità PUBBLI7 Uff. Commerciali Via Pasteur 2 42100 Reggio Emilia Stampa Società Editrice Lombarda S.R.L. Via Dè Berenzani 6-26100 Cremona Autorizzazione del Tribunale di Reggio Emilia n. 1093 del 17/03/2003 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 3 Politica > l’ora della qualità lunedì - sabato 8.00 - 20.30 martedì 8.00 - 14.00 segue dalla prima SI DOVEVA FARE DI PIU' Qualcuno a Reggio è capace di raccogliere la sfida? In attesa di risposte, proviamo ad entrare nel merito di alui temi su cui, volendolo, gli avversari del sindaco potrebbero affondare il colpo. La vicenda del matrimonio d’interessi tra Enìa e Iride, per esempio, ha messo in luce diversi aspetti interessanti, tra cui il fatto che Reggio in questo feuilleton economico ha fatto una figura un pò provinciale: quella della sposa entusiasta che dice sì prima ancora della cerimonia di nozze, senza magari aver dato una spulciata allo “stato civile” del promesso sposo e al certificato di matrimonio. Peccato che mentre la maggioranza in Sala del Tricolore correva diligentemente ed perchè anche negli ambienti politici piemontesi e liguri serpeggino dubbi e incertezza che da noi sono stati appannaggio di una stretta minoranza. L’acqua resterà pubblica? Che effetto avrà la fusione sulle bollette? I territori saranno trattati omogeneamente dal punto di vista dei servizi? E poi: quanto conterà Reggio dopo che sarà inglobata dentro al “baraccone”(come lo ha definito il sindaco di Ligonchio Ilio Franchi, unico a dire no alla fusione)? Sono domande di centrale importanza per l’elettore a cui forse fino a questo momento non è stata data una risposta definitiva o sufficientemente convincente. A testimoniarlo la fronda interna al Pd del consigliere comunale Gino Montipò, che ha accusato i manager di essersi chiusi a discutere nel loro orticello dorato entusiasticamente a sottoscrivere l’unione con tanto di bouquet ed abito bianco, a Genova e Torino nessuno avesse identiche certezze. Anzi: nel capoluogo ligure la fusione è diventata un vero e proprio tormentone agitato come arma contro il sindaco Marta Vincenzi. Senza poi contare che dentro a Iride c’è da mesi uno scontro al calor bianco tra i manager di vertice. Ma ai cittadini delle lotte per le poltrone interessa poco; ci si dovrebbe chiedere, invece, senza tenere conto delle esigenze dei territori e in ultima analisi dei cittadini, a cui interessa un servizio di qualità che non aumenti di costo. Sull’inceneritore si è visto un film in alcuni punti simile. Dopo 5 anni di studi cervellotici, tavole poco rotonde con esperti inspiegabilmente ignorati, dopo una pletora di prese di posizione fumose, la Provincia ha calpestato allegramente la posizione dei Comuni di Reggio, Correggio e San Martino in Rio, invitandoli nella sostanza a rassegnarsi ad un nuovo impianto per bruciare i rifiuti. A Reggio nel frattempo, era cominciata una raccolta differenziata tra mille difficoltà (e quasi altrettanti disservizi, affrontati con una certa flemma) fatta digerire ai dubbiosi con l’assicurazione che la differenziata spinta avrebbe evitato di far respirare ai cittadini le ceneri dell’impianto di Cavazzoli. Molti hanno pensato a un brutto sogno, quando poche settimane fa la Provincia ha messo sul tavolo il via libera ad un nuovo “mostro” capace di mandare in fumo fino a 166mila tonnellate di rifiuti all’anno. Il fronte ecologista sostiene che nemmeno siamo capaci di produrre un tale moloch di spazzatura, ma il punto è un altro: a questo punto perchè i cittadini dovrebbero continuare a suddividere, con immutata pazienza, le frazioni del proprio pattume e a metterle ciascuna nel proprio ordinato sacchetto? Il tutto considerato anche che il sistema del porta a porta ha i suoi costi, che tra l’altro non si capisce come abbattere. E a proposito di come spendere il denaro pubblico, un bel tema da suscitare e tenere presente è quello della fermata mediopadana dell’Alta velocità. A Reggio la stazione di Calatrava dovrebbe vedere la posa della prima pietra entro aprile, dopo anni di rinvii e dibattito politico infuocato. L’opera è in ritardo di anni, le opposizioni hanno sottolineato l’alto esborso che comporta: 80 milioni di euro, con alti costi di progettazione che potevano essere abbattuti, ad esempio operando attraverso una gara. C’è da sperare che la prossima urbanizzazione dell’area in cui sorgono non ci faccia rimpiangere l’epoca in cui svettavano in mezzo al nulla. E per finire, prendiamo in considerazione un tema che è stato centrale nel dibattito dei mesi scorsi e che invece da un pò di tempo è passato nel dimenticatoio: il centro storico. Sembrava che con un paio di ordinanze, la chiusura di un locale e una passata delle idropulitrici al mattino sui vicoli imbrattati da bande di ubriachi, il problema del degrado del centro fosse superato. Proprio in questi giorni, però, ha rifatto sentire la sua voce il comitato Vivere in centro, che descrive un quadro un pò diverso. Problemi di integrazione con gli stranieri (che raggiungono il 30% dei residenti nell’esagono), ricorrenti episodi di inciviltà, scarsità di posti auto, abusivismo. I cittadini del centro storico chiedono di essere ascoltati per davvero, perchè alcuni nodi sono lontani dall’essere definitivamente sciolti. E in particolare per i negozianti, la situazione è paradossale: solo in queste settimane, a pochi mesi dal voto, la Giunta ha deliberato delle linee di indirizzo in materia di rilancio del commercio, ma la stessa amministrazione ha anche celermente smentito che si tratti di un vero e proprio piano complessivo. Si procede zona per zona, concertando con le associazioni di categoria. Intanto la crisi non aiuta e in via Emilia non sono poche le vetrine rimaste tristemente vuote. S.R. CARPENTERIA ARMADI CONTENITORI METALLICI R E GG IO E M I L I A - Te l . 0 5 2 2 / 5 1 7 0 3 6 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 5 Urbanistica > > Urbanistica DALLA STAZIONE DI CALATRAVA AL DEGRADO DELL’AREA A NORD DELLA FERROVIA STORICA “The wrong side of the rail”: con questa colorita ma efficace definizione (“Il lato sbagliato della rotaia”) gli inglesi identificano quella parte delle città che, a seguito della frattura urbanistica determinata dalla presenza di una linea ferroviaria, si è sviluppata in modo disordinato e disomogeneo, spesso caratterizzata dalla convivenza promiscua di funzioni diverse tra loro, quali la produzione industriale e la residenza, spesso di scarso pregio e minor appettibilità immobiliare rispetto alle aree poste nel “right side of the rail” (quello giusto). E’ un destino comune a tutte le città attraversate da una linea ferroviaria importante, costruita a suo tempo ai margini della città esistente e causa della netta separazione ancor oggi facilmente leggibile: al di qua della ferrovia il “centro storico”, sede di tutte le funzioni della vita sociale ed amministrativa della città, al di là un territorio di espansione urbana, terra fertile per collocare i maggiori insediamenti produttivi alla ricerca di spazi atti a favorire lo sviluppo industriale proprio della prima parte del ventesimo secolo. Reggio, come tutte le principali città emiliane, non si è sottratta a questo ineluttabile destino urbanistico che di fatto si è rivelato stru- rosi edifici costruiti nella zona di Santa Croce per ospitare la stagionatura del Reggiano, affiancati dalle case operaie della zona di Via Adua. Ora, se con la costruzione della nuova linea ferroviaria TAV ne consegue inevitabilmente l’individuazione di una parte giusta e di una sbagliata della ferrovia, è lecito chiedersi se e dove potrebbe nascere un nuovo territorio di degrado urbano alimentato dall’infrastruttura da poco terminata. Nell’attraversamento del nostro comune la linea ferroviaria TAV corre sempre a fianco dell’Autostrada Milano-Bologna; la nuova stazione Mediopadana sorgerà a Mancasale e ovviamente il progetto colloca il grande edificio a nord della linea ferroviaria (non potrebbe essere altrimenti); l’accesso alla Stazione è obbligatoriamente previsto dalla parte di Bagnolo in Piano; in sostanza la situazione del nuovo progetto si presenta totalmente speculare rispetto alla preesistente linea storica dell’ottocento. Le due linee ferroviarie corrono sempre in parallelo tra loro ad una distanza pressochè costante di circa due chilometri ed individuano pertanto una striscia di territorio che potrebbe dunque risultare a rischio. Il degrado dell’area a nord della ferrovia storica è stato da tempo individuato come problema urbanistico prioritario da affrontare: è per questo che, in questa parte della città, a partire dagli anni ‘70, sono stati localizzati alcuni dei più importanti edifici pubblici e privati: il Nuovo Tribunale, il Polo scola- mento attivo della svolta economica della città, trasformando una comunità a prevalente vocazione agricola in una delle più vivaci economie industriali: è di quel periodo la nascita delle “Officine Meccaniche Reggiane”, delle “Officine Ing. Greco”, della “Gallinari”, dei nume- stico, la zona sportiva dello Stadio Giglio con le piscine di Aquatico, la sede dell’INPS e della Confcommercio, l’Iper Ariosto e i “Petali”; sono inoltre sorti alcuni dei più prestigiosi interventi Direzionali quali il “CARE” a ridosso del tribunale, le torri dell’area Ex-Cantine Riunite, il di Silvano Davoli 6 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 “Regina Margherita” e “Le Vele”; sono state completate varie ristrutturazioni (Centro Malaguzzi), altre lo saranno (area Reggiane), realizzando quella trasformazione urbana voluta e attivata dallo storico Piano Regolatore Benassi-Venturi, che per primo si pose come obiettivo lo sviluppo delle aree comprese tra ferrovia e tangenziale. Ma molto manca ancora da fare per la completa riqualificazione della zona “wrong”; tante sono le aree libere e ancora di più quelle da trasformare con nuove destinazioni urbanistiche. Il tema da affrontare oggi è molto simile: la nuova stazione determinerà un impatto urbanistico senza paragoni sulla nostra città; non avrà lo stesso effetto determinato dalla presenza dei tre ponti che, pur apportando un inestimabile plusvalore virtuale, al punto di essere stati subito adottati quali “logo” stesso rappresentativo della città, non influiranno più di tanto sulla trasformazione della realtà urbana; no, una stazione è ben altra cosa: una infrastrut- tura dal peso dirompente, un formidabile volano di sviluppo, un’opera in grado più di ogni altra di favorire la trasformazione economica e sociale della comunità. A patto, ovviamente, che la nuova stazione funzioni davvero. In merito sorgono gli interrogativi più giustificati conseguenti ad una lettura realistica della situazione; il nome della nuova stazione, denominata “Mediopadana”, volutamente richiama il ruolo sovrapprovinciale che le viene affidato nelle intenzioni delle Ferrovie dello Stato. Pertanto, se si valuta quali infrastrutture concorrano attualmente ad alimentare questo compito, si vede che Reggio non è mai stata un nodo ferroviario, che i collegamenti con La Spezia sono affidati a Parma, quelli con Mantova e Verona a Modena, e pertanto la nuova stazione TAV nasce isolata e scollegata dalle linee ferroviarie delle maggiori città del bacino a nord del Po. Si dovrà dunque fare affidamento esclusivamente sull’alimen- tazione garantita dalle autostrade, ma anche qui la situazione non è del tutto ottimale, visto che sono ben più importanti i terminali della Modena-Brennero e della ParmaLa Spezia. Come se ciò non bastasse a preoccupare sufficientemente, si nota come la nuova stazione sia raggiungibile solo dal suo lato ovest, non essendo previsto alcun collegamento ad est della stessa. E non è neppure previsto alcun collegamento diretto con la tangenziale esistente. Il casello autostradale è collegato attraverso una viabilità di carattere locale, con le solite rotonde di raccordo che ne denunciano la vocazione più da urbanizzazione di Piano Particolareggiato che di collegamento tra due nodi importanti. E cosa succederà nei periodi in cui la fiera ospiterà le sue esposizioni? Infine il centro storico è raccordato con la sola viabilità esistente; ma già da tempo questa denuncia l’incapacità di sopportare i carichi do- vuti ai quotidiani trasferimenti tra il nord ed il sud della città, caratterizzati dalle famigerate code nelle ore di punta. Reggio avrà una bellissima stazione degna di una metropoli, ma collegata con viabilità di paese. La solita schizofrenica situazione di una realtà urbana che non ha ancora deciso cosa fare da grande. Non possiamo non valutare l’attuale situazione come la meno favorevole per riconoscere la nuova Stazione come protagonista di una nuova centralità infrastrutturale e, allo stesso tempo, elemento di polarità urbana; al momento, più che Stazione Medio Padana, si presenta come la stazione di Reggio Emilia sulla linea dellAlta Velocità. Ma, ribaltando il concetto, la situazione può essere letta come grande opportunità per una maggiore libertà progettuale. Le debolezze della situazione sono state evidenziate dallo stesso Calatrava in occasione dell’interessante Convegno “Nodi e Rete urbana” tenutosi il 12 marzo al Centro Malaguzzi per iniziativa dell’Associazione Industriali. Sua la proposta per risolvere almeno il più semplice di questi problemi: la realizzazione di un grande viale alberato che sia di congiunzione tra il casello autostradale e la nuova stazione; un viale che per dimensioni ed arredo sia all’altezza delle opere realizzate, che sia un piacere da percorrere per chi, uscendo dal bellissimo (una volta terminato) casello di Reggio Emilia, vorrà raggiungere la Stazione. Calatrava ribadisce come sia fondamentale trovare il modo di mettere in collegamento le aree interessate dall’Alta Velocità con il resto della città; per questo suggerisce un secondo ingresso alla stazione rivolto verso la città posizionato a sud dell’Autostrada e ne ha illustrato il progetto; in questo modo sarà possibile sfruttare al meglio l’indotto creato dalla TAV. Toccherà dunque all’amministrazione operare per creare le condizioni necessarie a favorire il collegamento della città alla nuova stazione e del bacino mediopadano alla città. Toccherà ai nuovi amministratori fare in modo che non nasca un’ulteriore zona “wrong”; ne basta una da riqualificare; l’altra rimane una straordinaria ed irripetibile opportunità di sviluppo per la città del terzo millennio. Le strutture di Calatrava non lo suggeriscono, lo impongono. MONTANARI & GRUZZA S.p.A. VILLA GAIDA (RE) - VIA NEWTON, 38 - TEL. 0522/944251 - FAX 0522/944129 W W W . M O N T A N A R I - G R STAMPA REGGIANA U > Z Z A . anno VII numero 4 > APRILE 2009 I T 7 Industrie > Chi sposa un nostro letto, ha una grande dote. Entrate oggi presso il nostro showroom della collezione Poltrona Frau Notte® e scegliete uno dei letti in Pelle Frau®riceverete in “dote” un materasso. SI CHIAMA “SCARABEO 8” L’ULTIMA SFIDA DI FAGIOLI L'azienda reggiana si è cimentata con successo nell'allestimento della piattaforma di esplorazione di proprietà di Saipem Via Emilia all’Angelo, 23 tel. 0522 302500 fax 0522 302550 8 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 La piattaforma "Scarabeo 8" di proprietà di Saipem, società dell'Eni, è stata progettata per l'esplorazione dei fondali marini, fino ad oltre il Circolo Polare Artico, alla ricerca di giacimenti petroliferi. L'appalto per l'allestimento "chiavi in mano" è stato affidato al gruppo cantieristico Fincantieri presso lo stabilimento di Palermo che ha realizzato la parte medioalta della piattaforma ( scafo e colonne portanti sono state costruite in Russia), composta di una cinquantina di moduli più due moduli alloggi (living quarters) e la torre di perforazione (drilling tower). Fagioli Group ha ricevuto contratto da Fincantieri per movimentare, sollevare ed installare tutti i componenti ed ha collaborato con il gruppo cantieristico fin dalla fase di definizione dei moduli, date le indiscutibili competenze dell'azienda reggiana nel campo della "modularizzazione". Ancora una volta l'ingegneria e la tecnologia di Fagioli hanno permesso di realizzare contemporaneamente le diverse parti dell'impianto all'interno degli stabilimenti delle imprese di produzione e di trasportarle, prefabbricate, al cantiere finale con notevole riduzione dei tempi di consegna, dei costi e dei rischi riguardanti la sicurezza; anche la qualità della costruzione migliora notevolmente in quanto i moduli vengono costruiti in condizioni ambientali e logistiche migliori. I cinquanta moduli costruiti da Fincantieri hanno un peso che varia tra le 50 e le 90 tonnellate e da giugno a dicembre 2008 sono stati movimentati in cantiere ed installati con una gru della portata nomina- le di 600 tonnellate. I tre moduli più' importanti (realizzati da Navalimpianti ed Intermare Sarda) sono i due living quarters da 400 e 500 tonnellate e la drilling tower, una struttura alta 80 metri e del peso di 2400 tonnellate. Fagioli Group ha eseguito dal dicembre 2008 al febbraio 2009 operazioni di imbarco su chiatta, trasporto a banchina e sollevamento con l'ormai famoso Elevator System, lo stesso che ha permesso la realizzazione delle altre due grandi imprese dell'ultimo biennio di Fagioli Group, l'allestimento del rigassificatore offshore Adriatic LNG di Porto Tolle e la sostituzione della parte alta dell'altoforno dell'acciaieria Baosteel di Shangai, la più grande del mondo. mentali di un impianto di rigassificazione costituisca un risparmio ingentissimo di tempi e costi; in Cina ha reso possibile, per la prima volta a livello mondiale, la manutenzione degli altoforni dell'acciaieria in quanto ha ridotto da 6 mesi a 10 giorni la sostituzione delle parti obsolete. A Palermo Fagioli si è spinta ancora oltre in re fondazioni in cemento armato per cui è stata progettata una struttura di base ad hoc che permettesse di distribuire i carichi imposti sulle torri. In secondo luogo, le travi erano sostenute da una parte dalle torri e dall'altra dalla piattaforma stessa che, essendo galleggiante, è soggetta ai movimenti dell'acqua e alle sollecitazio- Questo sistema "rivoluzionario" che coniuga il concetto di "modularizzazione" ad una portata di sollevamento eccezionale (fino a 10.000 tonnellate) ha dimostrato, in Spagna, come poter costruire in parallelo le componenti fonda- quanto ha realizzato l'allestimento in tempi brevi della piattaforma Scarabeo 8 in condizioni operative sempre più difficili. Innanzitutto per una scelta tecnica di Fincantieri la banchina su cui appoggiare le torri non rendeva possibile esegui- ni prodotte dall'incremento di peso durante le operazioni di movimentazione dei moduli. L'altra difficoltà dell'operazione è legata alla struttura verticale della drilling tower e al suo peso che si è rivelato superiore del 20% a quello diSTAMPA REGGIANA > chiarato nel progetto. Si è potuto superare questi ostacoli sempre grazie alla grande flessibilità dell'attrezzatura utilizzata ed alle competenze elevatissime degli ingegneri di Fagioli Group che hanno studiato e sviluppato con il cliente un progetto che venisse incontro alle sue necessità. Il 23 Febbraio scorso la torre di perforazione è stata sollevata e posizionata sulla sommità della piattaforma, ad un'altezza di 40 metri dal suolo. L'operazione è durata 20 ore ed è stata preceduta da un match test per verificare lo stato tensionale dei punti più sollecitatati dell'Elevator System. E' grande la soddisfazione dell'Ing. Massera e dell'Ing. Cremonini, Direttori dell'Ingegneria e delle Operazioni, in quanto "L'importante cliente Saipem ha riconosciuto ufficialmente questo ulteriore successo di Fagioli Group, reso possibile dagli innovativi strumenti di un' ingegneria unica nel settore, dai mezzi e dal personale tecnico e operativo altamente qualificato e animato dallo spirito di sacrificio e di iniziativa che il nostro Presidente quotidianamente ci trasmette". anno VII numero 4 > APRILE 2009 Davide Leoni 9 Primo Piano > Addis Abeba - Etiopia ETIOPIA E TANZANIA MISSIONE COMPIUTA Dar Es-Salaam -Tanzania Cristina Carbognani, Pres. API Reggio gg e delegata g CONFAPI all’Internazionalizza all’Internazionalizzazione ci illustra i risultatii dei forum economici con gli operatori africani e saudit sauditi Sono rientrata con molta soddisfazione dalla missione da poco conclusa al seguito del Sottosegretario del Ministero per lo sviluppo Economico On. Adolfo Urso che si è articolata in due tappe istituzionali / commerciali in Etiopia (26-28 febbraio) e in Tanzania (1 e 2 marzo). Con riferimento alla parte istituzionale, la delegazione, guidata dal Sottosegretario, era composta da: Umberto Vattani Presidente ICE; Giancarlo Lanna Presidente Simest; Bruno Della Gala Dipartimento per lo sviluppo e la competitività del turismo; Alfredo Sessa giornalista de il Sole 24 Ore; Roberto Fabbri giornalista de Il Giornale;Giampaolo Bruno Direttore Ufficio ICE per l'Africa subsahariana. Nell'ambito di questa delegazione, ho rappresentato la Confederazione come membro di giunta con delega all'internazionalizzazione. Confapi era l'unica esponente del mondo associativo presente con una propria rappresentanza istituzionale e con riguardo alla delegazione imprenditoriale, composta da circa 40 imprese, Confapi ha partecipato con sette aziende associate. STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 Cristina Carbognani e il Presidente ICE Umberto Vattani tagliano il nastro all'inaugurazione del "Punto Italia" presso la Fiera Addis Chamber International Trade Fair di Addis Abeba La parte istituzionale della missione ha visto la partecipazione della delegazione e delle imprese ai due Forum Economici organizzati sia in Etiopia sia in Tanzania, alla presenza delle principali istituzioni internazionali operanti in Africa, degli esponenti dei gover- ni nazionali e del Sottosegretario Urso, che ha ufficialmente presentato il Piano Africa, redatto dal governo italiano per lo sviluppo di future attività e collaborazioni con i Paesi dell'Africa sub-sahariana. Nella parte commerciale, inve- ce, sono stati realizzati due workshop (uno in Etiopia e uno in Tanzania) in cui le aziende italiane presenti hanno potuto incontrare alcuni operatori locali nell'ambito di un'agenda di incontri preventivamente organizzati dall'Ufficio ICE per l'Africa sub-sahariana, in STAMPA REGGIANA > stretta collaborazione con le due Ambasciate italiane in loco. Sono sicura che l'Africa sub sahariana possa rappresentare un importante mercato di sbocco per la piccola e media industria, con particolare riferimento ai settori dei macchinari per l'industria e l'agricoltura, dell'edilizia e delle infrastrutture, del turismo, dell'energia, con particolare riferimento alle energie alternative ed ai biofuel. Inoltre, con specifico riferimento all'Etiopia, l'importante progetto di modernizzazione delle infrastrutture che il governo etiope sta realizzando, potrebbe rappresentare interessanti opportunità di investimento per le aziende italiane anche di piccole e medie dimensioni. Infatti, secondo un'indagine effettuata recentemente dal Fondo Monetario Internazionale l'Etiopia risulta fra i primi quattro paesi africani che stanno sviluppando con successo un ambiente economico favorevole agli investimenti. Alla luce di queste interessanti prospettive di sviluppo, Confapi già lo scorso anno ha organizzato una missione esplorativa ad Addis Abeba, con l'obiettivo di avviare segue a pag. 12 anno VII numero 4 > APRILE 2009 11 Primo Piano > > Primo Piano AMBASCIATRICE ANCHE IN ARABIA SAUDITA 1 2 segue da pag. 11 vo, avendo verificato le interessanti potenzialità economiche del paese e l'effettiva esistenza di opportunità d'affari per le imprese italiane. L'interesse della Confederazione per l'Etiopia è stato ulteriormente approfondito alla luce delle politiche e delle agevolazioni che l'Etiopia sta implementando per favorire l'attrazione degli investimenti stranieri. i primi contatti per future relazioni commerciali. In tale occasione la delegazione italiana ha visitato la fiera internazionale di Addis Abeba e ha potuto incontrare alcuni esponenti dei principali enti etiopi per lo sviluppo degli Investimenti e delle maggiori aziende nazionali. Posso affermare che il risultato della missione 2009 è stato senz'altro positi- 3 12 4 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 Foto 1: Cristina Carbognani con il presidente Simest Giancarlo Lanna e l'ambasciatore d'Italia in Tanzania Francesco Catania nella sala conferenze dell'Hotel Kempinski a Dar es Salaam. Foto 2: Cristina Carbognani con Mrs. Mary Nagu, Ministro dell'Industria e del Commercio della Tanzania al "Seminar in business opportunities ItalyTanzania" a Dar es Salaam. Foto 3: Cristina Carbognani con l'On Urso e l'ambasciatore d'Italia in Etiopia Raffaele De Lutio nella sala conferenze dell'Hotel Hilton di Addis Abeba per gli incontri B2B tra operatori italiani e sauditi. Foto 4: Cristina Carbognani con Newai Gebreab , economic adviser to pm, nella sede della Commissione Europea della Nazioni Unite per l'Africa ad Addis Abeba durante il Seminario "Opportunità di investimento in Africa e presentazione del Piano Africa dell'Italia" Al centro Giorgio Davoli, Cristina Carbognani e la moglie dell'Ambasciatore italiano tra i tre figli del principe saudita Cristina Carbognani con Umberto Vattani Pres.dell'Istituto per il Commercio Estero e Sua Altezza Reale Abdullah bin Faisal bin Turki, Pres. della Saudi Italian Development Company, nella residenza di quest'ultimo. del Ministero, ha offerto importanti Il 26 e 27 gennaio 2009 si è svolta garanzie di stabilità e certezza, sopratla missione istituzionale ed imprenditutto alla luce delle difficoltà presenti toriale Confapi in Arabia Saudita, ornel mercato Saudita. Un altro aspetto ganizzata in collaborazione con il Miche va sottolineato è quello dei connistero dello Sviluppo economico e tatti stabiliti con la stampa nazionale l'ICE, in occasione della visita del Sotitaliana (erano presenti due giornalisti tosegretario Adolfo Urso al Forum ina Riyadh de Il Sole 24 ore e Il Giornaternazionale sulla competitività, orgale). nizzato a Riyadh. A seguito di questa missione a fine Si è trattato della prima missione in marzo ( 29/30/31) una delegazione cui il Ministero ha coinvolto direttamente la Confederazione, come unica rappresentante del sistema imprenditoriale nazionale. Cristina Carbognani ha partecipato alla missione in rappresentanza della Confederazione e come componente di giunta con delega all'internazionalizzazione. La delegazione ha visto inoltre la partecipazione di dieci imprenditori, del Presidente dell'ICE Umberto Vattani, dell'Amministratore Delegato di Simest Massimo D'Aiuto e di alcuni rappresentanti di Sace e Invitalia. La missione si è articolata in una Cristina Carbognani con l'On. Adolfo Urso, Sottosegretario del Ministero per lo Sviluppo Economico insieme alla fase istituzionale con la partecipazione ad una serie di incontri pubblici con i rappresentanti istituzionali della delegazione italiana e i rappresentanti del governo saudita, e da una parte commerciale con incontri bilaterali tra le aziende italiane e le controparti locali, organizzati dall'Ufficio ICE di Riyadh e dalla Sagia, l'agenzia governativa araba per la promozione degli investimenti. La missione, realizzata sotto l'egida delegazione degli imprenditori reggiani nella residenza dell'Ambasciatore italiano a Riyadh saudita composta da 14 imprenditori è stata ospite a Reggio Emilia della Camera di Commercio per importanti incontri B2B, incontri organizzati dall'ICE e dalla Regione Emilia Romagna per 80 imprese emiliano-romagnole. "Penso, ha dichiarato Cristina Carbognani, che l'Arabia Saudita sia una grande opportunità per le piccole e medie imprese italiane e che rappresenti un importante mercato di sbocco per le nostre PMI, grazie alla rilevante disponibilità di capitale locale e all'ambizioso piano di sviluppo infrastrutturale che sta perseguendo. Il progetto per la costruzione di sei nuove città apre indubbiamente nuove ed interessanti prospettive ed opportunità di affari per l'industria italiana. L'alta specializzazione delle nostre imprese, la loro capacità di innovazione e la garanzia del Made in Italy rappresentano senz'altro i principali fattori distintivi per la penetrazione dell'imprenditoria italiana in un mercato in espansione come quello saudita". Cristina Bolognesi LA PROMOZIONE DELLE PMI SUI MERCATI ESTERI - Maggio 2008 - Washington (non ancora delegata) Partecipazione con intervento al Convegno "Il sistema delle imprese italiane di fronte alla sfida della globalizzazione", su invito della Confederazione Italiana degli Imprenditori nel Mondo (CIIM USA), con cui Confapi ha siglato un accordo di partenariato. Ha portato la testimonianza della Confederazione e del mondo imprenditoriale che essa rappresenta in merito all'impatto che la globalizzazione ha avuto sulle PMI ed al ruolo che esse sono riuscite ad assumere nella nuova economia globale. - 26-28 gennaio 2009 Arabia Saudita Partecipazione alla missione istituzionale in Arabia Saudita, al seguito del Sottosegretario on. Urso. Ha guidato la delegazione di imprese Confapi partecipanti alla missione ed ha rappresentato la Confederazione nell'ambito della Delegazione istituzionale, composta dallo staff di Urso e e con l'ICE per il buon esito della missione organizzata dal 26 febbraio al 3 marzo 2009 in Etiopia e Tanzania. - 26 febbraio-2 marzo 2009 Etiopia e Tanzania Partecipazione alla missione istituzionale in Etiopia e Tanzania, al seguito del Sottosegretario on. Urso. Ha guidato la delegazione di imprese Confapi partecipanti alla missione ed ha rappresentato la Confederazione nell'ambito della Delegazione istituzionale composta dallo staff dell' on.Urso, il Presidente dell'ICE, il Presidente di Simest, alcuni esperti e giornalisti di testate nazionali. - 9 settembre 2008 Roma Intervento all'inaugurazio- 1 - 2 aprile 2009 ne del Tavolo Balcani, alla Libia presenza del Sottosegretario Cristina Carbognani con l'On. Adolfo Urso, durante l'incontro Partecipazione alla miscon delega al commercio in- ufficiale tenutosi nel Saudi Council of Chamber of Commerce. sione istituzionale in Libia ternazionale, On. Adolfo Urso. Ha sostenuto l'interesse della pic- rappresentanti del Ministero, il guidata dal Ministro Scaiola per cola e media industria per i Paesi Presidente dell'Ice (Vattani), l'AD l'inaugurazione della Fiera Interdei Balcani ed ha illustrato alcune di Simest (D'Aiuto), i vertici di In- nazionale di Tripoli e partecipazioesperienze di successo di imprese vitalia e i giornalisti. Confapi è ne al Forum economico dedicato e di associazioni territoriali del stata l'unica associazione impren- ai molteplici aspetti del nuovo partenariato Italia-Libia inaugurasistema Confapi che hanno svilup- ditoriale coinvolta. to dai recenti accordi conclusi tra pato iniziative nell'area. Ha altrei due Paesi. sì presentato due progetti di rilie- 4 febbraio 2008 - Roma vo nazionale da realizzare in AlPartecipazione alla Country Pre- 25 aprile-2 maggio 2009 bania e Serbia per lo sviluppo sentation Etiopia, alla presenza delle relazioni commerciali e della del Sottosegretario on. Urso, di Australia e Nuova Zelanda Parteciperà alla missione istitupresenza italiana su questi due Umberto Vattani Presidente ICE, mercati target. dell'Ambasciatore etiope in Italia zionale in Australia e Nuova Zee di alcuni rappresentanti delle landa guidata dal sottosegretario - 29 ottobre 2008 - Roma istituzioni etiopi. Nel suo interven- on. Urso. La missione si articolerà in un Incontro con l'On. Viviana Bec- to, come unica esponente del calossi e l'On. Stefano Saglia, per mondo associativo, ha riaffermato forum Economico a Sidney ed in l'avvio di contatti istituzionali. l'interesse della Confederazione incontri d'affari a Sidney e Melper l'Etiopia e la piena disponibi- bourne. C.B. lità a collaborare con il Ministero STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 13 Personaggi > > Personaggi ERANO “MACCHIETTE” CARICHE DI SIMPATIA Ricordando quei personaggi originali e bizzarri entrati nella storia popolare di Reggio Più volte, nei giorni di mercato. Tutte le mattine, per le strade della città, ad ora presta, coi gomiti in fuori, a mò di ali, col visino a punta e occhi precisi, avanzava uno strano. Era Pizunzein (Piccioncino) con un pacco di manifesti da affiggere sottobraccio, con un pignattino di colla che teneva nella mano destra e un malgarino che teneva nella sinistra. Alcuni lazzaroni, spesso, con delle sassate, gli facevano rovesciare la colla. Pizunzein allora dava di testa: <<Se vi prendo vi faccio mangiare tutta la colla, assassini, delinquenti, capaci di tutto, farabutti>>. La gente non sapeva se ridere o compatire, mentre tutti spronavano: <<Piccioncino, prendi la targa dei delinquenti e denunciali tutti.>> Poveretto, era anche anziano! Era nominato Pizunzein dopo averlo mandato per scherzo al mercato a cercare dei piccioncini con i dentini. Egli ritornò sconsolato: <<Cun i dintein egh n’è mia!>>. Ma le macchiette erano anche femmine. Come La Bizara, vestita alla nostrana: sottanone, gilè di lana fatto a mano da lei stessa un foulard stringeva il cucco di capelli. La salutavano tutti mentre ad ogni due passi lei si chinava e rialzava. Su e giù. La gente procedeva dietro o a lato di lei, esclamando di Sergio Masini Ogni paese o città aveva, un tempo, le sue “macchiette”. Deliziose persone entrate nella storia di Reggio, delle famiglie di una volta, che le ricordano ancora e le raccontano ai figli con tanta simpatia ed affetto. Erano persone originali o bizzarre. Attiravano l’attenzione delle persone per i modi stravaganti di vestirsi, di comportarsi, di relazionarsi con facce strane e ridicole, di parlare con frasi o gesti di invenzione e identità propria inconfondibile e indimenticabile. Quasi una loro “marca”. Bizar, strampalee, bislac, balengh, tignoun, teatrant. Persone macchiette. Caricature (dal verbo caricare), esagerate nella presenza personale (figurot) o nella mimica facciale (faciot). Comici, grotteschi, spesso incavolati, tristi, drammatici, commedianti, nelle loro volontà di produrre effetti straordinari per la gente. Intelligenti, inventivi, ripetitivi. Facevano spettacolo. La gente li riconosceva, li salutava a voce alta, li spronava nella loro creatività. Per le strade o nelle piazze emozionavano la gente, che rideva e gustava, con affetto. Ma non li derideva, cattivamente. Il dialetto trionfava, con parole che volevano proprio “caricare”: <<Dài, dài! Ancora! Bis!>>. Le macchiette entravano nel cuore e sono entrate nella storia di Reggio. Si ricorda ancora un bel personaggio del tempo del Duca. Un facchino, amico di qualche sbornia, esaltava la sua natura guerriera e ostentava un suo coraggio extra-large. <<Forza Greci, contro i dragoni!”>> E lui, in Piazza Piccola, saliva in piedi sopra uno dei leoni di marmo e urlava: <<Evviva la Repubblica!>> Applausi, bravo! Era delitto, col Duca regnante! Lui scendeva dal leone, faceva il saluto militare, fingeva un duello alla spada e si allontanava contento. 14 STAMPA REGGIANA La Candida - foto di Enrico Zambonini > anno VII numero 4 > APRILE 2009 <<Ma quanto fumi Bizara? Il fumo fa male!>>. Perché lei, in giro, raccoglieva le cicche delle sigarette. Però non ne aveva mai fumata una. Le vendeva a quei fumatori che le sigarette se le facevano a mano, arrotolandole con perizia o usando strane macchinette, inventate apposta. Un giorno si è sposata, passata una sfuriata si è separata. Le avevano proibito di andare a cicche. La Candida era una deliziosa signora anziana, che appariva solo di sera, nei dintorni di Via San Mimi' fioraia <Faita, Angela Margherita detta> - Ritratto - ca. 1950 Carlo, vestita guardava la bianca signora in sosta la testa!> spesso con molto bianco addosso, e che fermava il passo, lei con <<Al sbragioun per vender i giùranche in testa e un bel foulard. Si malizia salutava: <<Buonasera, nèe al s’inventeva i tétol piò fermava nel vano di un portone e facciamo qualcosa?>>. Non si è sbalée. In piaza San Prosper è vedeva passare la gente (che allomai fatta la cronaca del seguito scapé i leoun! A gh’è un bus in t’al ra frequentava Reggio anche di dell’incontro. Si immaginava. Gio- Po, tòurna al dilovi!>> (cito da sera) e quando le si avvicinava vani mascalzoni passando urlava- Luigi Ferrari). qualche uomo ben messo che no: <<Candida, fomia quel?>> Non Col carretto della frutta e verduvi dico quando in gruppo facevano ra, per la città e la periferia girava il coro! Urla screanzate nella not- Ziloch, già sopravissuto a una strate! ge in Etiopia. Volendo vendicarsi Di giorno, invece, in Piazza del dei vigili urbani (detti pompieri) Monte spesso si sentiva la voce per le troppe multe, quando aveva baritonale del giornalaio adiacen- il carretto con tanti finocchi al te i portici del Monte di Pietà. sbrajèva: “I pumper un franc al Baritono così potente che in piaz- màs!>> E se guardando e palpanza della Vittoria, a lato del Teatro do meloni e angurie le donne arMunicipale, quando facevano la ricciavano il naso e si lamentavapubblica tombola, con migliaia di no: <<Questa roba è ancora indiepersone, a chiamare i numeri era tro!>> per dire che era ancora un lui. Si raccontava che fosse prima pò acerba, Ziloch spostava il carsocialista e poi fascista, strillando retto un pò in avanti e urlava: prima l’Avanti! E poi il Solco Fasci- <<Aczè vala bein?>>. A Ziloch sta. piaceva più il vino che l’acqua e La gente che ricorda, commenta spesso ne raccontava di belle e ancora oggi: “L’era na màcia, na strampalate, che tanti mettevano cana, un filoun!>> Parlavano di nei loro racconti tra amici, spesso Baroch, l’omone dei giornali, che aggiungendo delle loro invenzioarringava spesso la gente con tito- ni. Così Ziloch diventò famosissili di cronaca assoluta: <<Una gal- mo, come macchietta. Scampato lina uccide un operaio!>> In Ghia- da una strage in Etiopa morì cara, in effetti, l’uomo in bici, si dendo da una scala. Guarda che trovò davanti all’improvviso una destino! gallina, si sbilanciò, cadde, si ruppe Passananti “l’era un om a la de- Pizzunzein - Ritratto - ca. 1950 riva, ch’el al steva in t’un tassèl al guazador, la so richèssa, l’onica ch’el gh’iva, l’era un manzètt, piò bouls che sonador. >> Sempre a tracolla, solenne. La gente chiedeva: <<Fai una suonatina?>> e Passananti attaccava col “Piave”, la solita manfrina perché sapeva solo quella lì. Così nascevano i bisticci: <<Basta, cambia musica!>>. Qualcuno gli offriva qualche mezza lira, lui ne aveva bisogno, ma domandava mai niente. Un grande simbolo della macchietta reggiana, amata sempre e ancora ricordata è Mimì Fioraia. Con un largo cappello di paglia, vestiti lunghi vistosi e ridondanti, con sete, pizzi, piume e tanti fiori, uno scialle colorato, di seta, tulle o chiffon, con la frangia, borsellina e talora ombrellino, andava in giro per piazze e caffè, facendo una cantatina, un balletto, una piroetta, sussurrando qualche inedita canzonetta. Sia pure con la faccia magra e consumata sorrideva a tutti, che le offrivano the o caffè o anche qualche moneta. Suonava una chitarra, cantando <<Mi chiamano Mimì, il perché non so!>> Faceva la gitana. Ma raccontano che fosse stata, invece, sui vent’anni, una ballerina del Cafè Chantant. Vederla e sentirla era piacevole, tutta Reggio la conosceva, la raccontava e diventò un simbolo della decadenza di un’epoca alla francese, ma l’inizio di una Mimì non lirica come quella di Puccini, ma popolare reggiana. La morte della Mimì Fioraia è proposta in una bella poesia di Aldo Fabbi, in arte Brasil. <<Rez l’è in sileinsi, l’aspeta ed saluter la so chantosa, elegante ed alzera come una parpaia.>> Reggio pianse un’amica aspettata là in Fettloun <Montasini, Ettore detto> - Ritratto - ca. 1950 fondo a San Pietro, da un landò. Se ne andò in punta di piedi. E la torre del Bordello, quella sera suonò davvero più piano, quasi ad accompagnare la canzone preferita dalla Mimì: <<Lasciatela passare, la bella Romanina>>- Come una falena passò verso il cielo. Ma non possiamo dimenticare La Zia che girava per Reggio accusando una sua parente di averle sottratto del denaro, minacciando di fargliela pagare. E finiva per gridare: <<Goi ragiuon?>>>. Potete immaginare i versi della gente, <<Sì, hai ragione, dai giù, che la paghi!>>. Tutti, soli o a gruppi, quando la vedevano esultavano: <<Zia, zia, raccontaci di quella parente cattiva!>>. E lei, la Zia, ricominciava, non mollava, per strade e piazze di bruciare l’interrogativo: <<Goi ragioun?>>. Un uomo piccolo piccolo – un nano praticamente - detto Bagonghi, era sbertucciato perché così basso: <<Alora, Bagonghi, fet pallacanestro?>> E lui tirava diritto, silenzioso, finchè non si voltava, con uno scatto: <<E vuetèer e si tot bass ed testa!>>. Tra la gente c’era chi prendeva la sua parte: <<Sì, basta, vergognatevi>>. Ma i ragazzi specialmente ritmavano così il suo nome: <<Ba-gon-ghi, perché non ti allonghi?>>.Si racconta che fosse fascista e ai socialisti dicesse minaccioso, guardandoli dal basso: ”Chinati che ti do uno schiaffone, così impari”. E piccoletto, ma più gobbetto, era il Rigoletto, strillone del quotidiano “Progresso d’Italia”. Bravo nel suo mestiere, ma perseguitato da quel nome, che richiama la storia dell’opera di Verdi, dove c’è il buffone gobbo, con la sua maledizione. Mazzetta <Peschieri, Giovanni detto> - Ritratto - ca. 1890 Rusein al Suier, detto il Conte della Rocchetta -Ritratto ca 1950 Umberto Zilocchi detto Ziloc Ma l’uomo che soffre per la sua deformità e per il dolore della figlia sedotta e rapita, non è il nostro strillone, che ha forza ed espressione di grande serenità e amore per la gente e il suo giornale. Ma non si può dimenticare tra le macchiette-ricordi della nostra città il fantastico Chelli, autore di una poesia che vinse il premio degli Incompresi di Albinea. Le sue rime sfottevano il suo psichiatra che ogni tanto, per qualche tempo, lo teneva dentro alla “Casa delle mele” per cura. Una volta salì su un tram con un lenzuolo in testa, cadente fino il fondo, come la veste di un arabo, si portò dall’autista e con un dito gli inti- mò: <<Non fermarti, questo è un sequestro>> L’autista (che lo aveva riconosciuto) rispose: <<Va bene, Chelli, andrò fino in via Amendola 2 (la Casa delle mele!)>>. Una notte, verso l’una, uscendo dalla Caserma Zucchi, dopo uno spettacolo, incontrò il Presidente ed uno psichiatra del San Lazzaro. Si accostò e propose: <<Facciamo un grande scoop stanotte? Io vi accompagno a ricoverarvi al manicomio!>> Su tutti i giornali, domani, i giganteschi titoli saranno così: <<Ricoverati professore e medico al manicomio, da un loro ricoverato!>> Ma qui non c’è più spazio per raccontare altre macchiette. Citerò alcuni altri uomini abba- STAMPA REGGIANA > stanza famosi: Al Bèlo, Al Trell, Ciciareina, Gubazz, Rusein al Sujer, Cavallina, ecc. Ma un rigo ancora merita Fetlòun, <<maschera teatrale, strillone cinematografico, commesso di banca, che Antonio Vergnanini, grande cooperatore, con l’hobbie della poesia così scrisse: <<Fetloun dal passato tragico / dal portamento altero / diggià felice comico / e prode cavaliero.” (M. Del Bue – Novecento). Così le macchiette di Reggio sono nella storia, ma anche nella poesia. Così Reggo sorrideva, mentre oggi quasi tutti sembrano incavolati (con 2 zeta). Le foto del servizio sono state tratte dall’archivio fotografico della Biblioteca Panizzi anno VII numero 4 > APRILE 2009 15 Primo Piano > > Primo Piano 850 ANNI E NON LI DIMOSTRA La storia del Parmigiano Reggiano nasce da una intuizione di tre monaci dell’Abbazia di Marola che lo chiamarono “Formadio” matildica e della serena ambientazione che la circonda. L'elemento che provoca tanto clamore attorno a Marola è una scoperta d'archivio. Da antiche carte d'archivio è emersa, già qualche anno fa, una più precisa datazione e un'indiscutibile collocazione geografica della nascita del formaggio parmigianoreggiano. Le notizie finora note sulle origini del "principe dei formaggi" risalivano al Trecento e si riferivano a documenti contrattuali o alle celebri citazioni del Boccaccio che, nel Decamerone, descrive le montagne di parmigiano grattugiato con le quali i convitati condiscono maccheroni e ravioli cotti in brodo di cappone. Oggi, con la pergamena ritrovata presso l'Archivio di Modena, le notizie si di Carlo Pellacani Marola è al centro del mondo, come al tempo di Matilde di Canossa. Marola non è sugli scudi per il richiamo dei suoi boschi e per la produzione dei suoi castagneti, aspetti che costituiscono un'attrazione in forte regresso sotto il profilo turistico, rendendo ridondante una capacità ricettiva in grado di soddisfare due-tremila presenze. E nemmeno per la particolare suggestione della sua badia STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 spostano all'indietro di quasi duecento anni: è infatti datato 13 aprile 1159 l'atto di affitto con il quale un certo abate Giovanni del monastero di Marola si accorda con tre fratelli per la coltivazione di terreni posti nelle località di Formolaria e di Campitello. E' un atto che svela d'un colpo aspetti sconosciuti e avvincenti sulla nascita del formaggio parmigiano-reggiano. Intanto la trattativa si svolge a Corniano di Bibbiano, terra di pascoli dove sussistevano possedimenti dell'abbazia di Marola. Ed è a nome dell'abbazia di Marola che il monaco Giovanni concede in affitto le terre, richiedendo come contropartita che i poderi siano abitati, ricevano le migliorìe agrarie d'uso e che siano versati, ogni anno a Natale, tre soldi e mezzo di buoni danari d'argento di Lucca (moneta abitualmente scambiata nel territorio matildico) e "tres aportos de formadio", cioè tre forme del formaggio che veniva prodotto sulle terre affittate. E' la prima volta che un atto ufficiale descrive il formaggio di vacca con il nome "formadio", prendendo a prestito una chiara derivazione dal nome del metodo di produzione dello stesso, cioè la forma entro la quale assume la caratteristica dimensione e si realizza l'inzio del processo di stagionatura. La denominazione è precisa, "formadio" non "casei" come era chiamato correntemente il pecorino. Fino a giungere, alcuni decenni dopo, ad identificare questo particolare prodotto con la denominazione di "formagias" o addirittura di "parmensis magna", precisandone le caratteristiche zone di lavorazione e la dimensione. Per comprendere quanto sia rilevante l'acquisizione documentale, basti considerare che i monaci di Marola avevano predisposto una fitta rete di approvvigionamenti specifici: oltre alla gestione di terre per il pascolo delle bestie (nel bibbianese e nella pianura fino al Po), era nella disponibilità del priore di San Bartolomeo una salina di Cervia per le grandi quantità di sale necessarie alla lavorazione del formaggio e alla produzione di insaccati di carne suina. Gli stessi monaci disponevano addirittura di un canale di scolo, derivato dal fiume Enza, per irrigare i pascoli e fornire l'acqua necessaria alle fasi di lavorazione. Nell'arco di qualche decennio, probabilmente a partire dal periodo matildico, si era definito un sistema autosufficiente che permetteva l'allevamento di vacche da latte sia in pianura che in zone montane (come paiono identificare toponimi come Boastra) e la produzione su larga scala del formaggio. La particolare dedizione alle attività agricole dei frati neri, che realizzeranno nelle valli importanti opere di bonifica e di coltivazione dei terreni, favorisce il nascere e l'affermarsi di una produzione alimentare che da 850 anni non conosce rivali. Per attestare questa particolare qualificazione si sono dati convegno, nelle sale della stessa abbazia che è stata al centro del processo produttivo nel periodo matildico, esperti e storici che hanno fornito un quadro esaustivo delle conoscenze. A cura di Ubaldo Montruccoli, é stato realizzato anche un film documentario che unisce fasi storiche e considerazioni sull'unicità di un ambiente naturale, fornendo una chiave di lettura aggiornata sullle origini del formaggio parmigiano-reggiano e proponendo un impegno di valorizzazione che coinvolge le imprese produttrici (i caseifici, della montagna e della pianura, raccolti nel Consorzio), la Comunità montana, il Consorzio di valorizzazione dell'Appennino e gli enti locali dell'area di produzione tipica. Il film, presentato in anteprima nazionale a Castelnovo ne' Monti il 20 marzo scorso, espone il ruolo determinante che Matilde di Canossa (interpretata da Elisa Montruccoli) ha avuto nella nascita del "formadio" e si avvale della narrazione del monaco Donizone (interpretato da Ugo Viappiani). Avvincente la colonna sonora e raffinato il commento di Ercole Leurini. Oltre al film, è stato realizzato un volume monografico che illustra le acquisizioni storico-documentarie e pone a confronto le tesi prevalenti circa la nascita e lo sviluppo della produzione del formaggio parmigiano-reggiano. Altri eventi, inoltre, sono previsti per le giornate che coincidono con l'anniversario della storica proclamazione del "formadio", cioè il 13 e il 15 aprile 2009. Il primo giorno, soprattutto, si avranno iniziative celebrative a Carpineti (ove verrà inaugurata una targa turistica nella frazione di Formolaria, tuttora identificata) e a Bibbiano (con riti religiosi nei luoghi di culto di Corniano e di Bibbiano e con la proiezione pubblica del film documentario "Sulle tracce di un Re, Matilde di Canossa e il formadio dei monaci". Com'è prevedibile, gli eventi celebrativi troveranno opportuna conclusione nella degustazione di prodotti culinari locali. Per il giorno 15 aprile STAMPA REGGIANA > è invece prevista la proiezione del film documentario sulla rete televisiva "E'-tv" e sul canale 891 del satellite. Si tratta soltanto di un primo assaggio, e - come si conviene ad un prodotto d'eccellenza come il formaggio parmigiano-reggiano che ha almeno 850 anni di età ma non li dimostra - non sarà l'ultimo, perché un boccone prelibato tira l'altro. Ora come sempre. Foto nella pagina di fronte, una forma di formaggio parmigiano-reggiano con la particolare marchiatura in un magazzino di stagionatura; sopra, il momento del taglio della forma da parte di un casaro d’oggi al termine del convegno di studi presso l’abbazia di Marola e ai tempi di Matilde com’è rappresentato nel film documentario “Sulle tracce di un Re, Matilde di Canossa e il Formadio dei Monaci”. anno VII numero 4 > APRILE 2009 17 I Grandi Viaggi dei reggiani > testo e foto di Stefania Rabotti Asante, Africa. Che significa Grazie, Africa. Omaggio a un paese tutto da scoprire, ma soprattutto da vivere nelle sue pieghe più nascoste. Perché l'Africa non si visita, ma si respira, si tocca, si ama, per scoprire che il mal d'Africa, esiste, eccome se esiste ed è forse la malattia più dolce che ci sia. L'Africa non è quella dei paesi che si affacciano sul Mediterraneo né tanto meno quella delle spiagge incantante di Zanzibar, o delle coste, ma è quella del safari, quella del contatto quotidiano con i colori, i profumi, la natura, la gente di questa terra meravigliosa, un viaggio itinerante sfruttando i campi tendati, gli unici che danno la possibilità di vivere a pieno questa esperienza. Partenza da Bologna direzione Amsterdam, perché sono solo due le compagnie aeree (Klm appunto e British Airwais) a collegare quotidianamente il continente europeo con la Tanzanìa (rigorosamente con l'accento sulla i), destinazione Aeroporto Kilimanjaro, mezzora di auto da Arusha. Ti accoglie un vento caldissimo, che porta con se tutti gli umori dell'Africa ed insieme a lui la tua guida, nel mio caso Chinga, colui che per dieci giorni sarà il tramite con questo mondo. Prima tappa: il parco del Lago Manyara E' il parco più piccolo tra quelli del nord, ma è ricchissimo di fauna seppur difficilmente avvistabile per via della fitta vegetazione e questo rende la ricerca ancor più affascinante. La presenza di numerosi fonti d'acqua (ruscelli o pozze) favorisce la presenza di fenicotteri e pellicani, così come quella di una numerosa popolazione di ippopotami. Questo è l'unico parco della regione in cui è possibile fare l'esperienza unica del safari notturno, indispensabile per capire che quando cala il buio, sotto un cielo stellato che non ha eguali e dove domina la Croce del Sud, si spalanca un mondo tutto nuovo. Un'esperienza assolutamente da non perdere per scoprire, ad esempio, che gli ippopotami vivono anche fuori dall'acqua e che la vita anche di notte pulsa in ogni dove. AFRICA, AMORE A PRIMA VISTA segue a pag. 20 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 19 I Grandi Viaggi dei reggiani > > I Grandi Viaggi dei reggiani 1 2 4 5 segue a pag. 19 spettacolo unico vedere decine e decine di piccoli, ancora malfermi sulle lunghe zampe correre sempre al fianco della propria mamma. Serengeti, poi è la terra preferita dei ghepardi che adorano esprimere tutta la loro potenza nelle corse in spazi sterminati ed i ghepardi si incontrano davvero nel Serengeti e poter assistere alla caccia di una femmina è uno spettacolo unico al mondo. Terza tappa: il cratere di Ngorongoro Sulla strada che porta da Serengeti a Ngorongoro imperdibile la visita ad un villaggio Maasai, vedere le capanne fatte ancora di fascine e sterco di elefante, entrare in una scuola dove i piccolissimi ti accolgono con canti festosi, mentre gli adulti inscenano danze pro- Seconda tappa: il parco del Serengeti E' il più vasto e antico parco della Tanzania, significa "pianura senza fine" e appena ci arrivi capisci perché: da qualsiasi parte km e km di savana sconfinata. A muovere la linea dell'orizzonte si innalzano qua e là delle bizzarre formazioni rocciose meglio conosciute come kopjes, il posto migliore dove poter veder i leoni che spesso dominano la savana dall'alto delle stesse. E di leoni se ne vedono davvero tanti nel Serengeti anche se gli assoluti protagonisti sono zebre e gnu, che, presenti in branchi sterminati, danno vita alla spettacolare grande migrazione. Marzo, poi, è il tempo delle nascite ed è uno 20 3 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 piziatorie. E se la visita è qualcosa di decisamente turistico, non lo è affatto vedere che i Maasai portano orgogliosamente in giro tradizioni e costumi nella vita di tutti i giorni, nei paesi che si attraversano, nelle distese dominate dai loro branchi di animali domestici, mucche, capre e asini. Quando all'apice della Ngorongoro Conservation Area si giunge al Crater View Point (2.216 m di altezza) non è possibile non rimanere senza fiato: il cratere di Ngorongoro, la più vasta caldera ininterrotta esistente al mondo, con al centro il lago Magadi, è una delle meraviglie naturali dell'Africa. E proprio nel lago è possibile ammirare fenicotteri e gru coronate e attorno ad esso, gnu, zebre che vengono ad abbeverarsi ed inevi- 7 6 tabilmente si portano appresso i grandi felini, leoni e ghepardi soprattutto, oltre a iene e avvoltoi. In tutti gli specchi d'acqua è nutrita la presenza di ippopotami, mentre attenzione all'area pic-nic, l'unica dove si può scendere dalle jeep, dove però si può essere vittima delle numerose aquile che mirano con chirurgica precisione al cibo dei turisti: esperienza magari un pò strong, ma anch'essa unica. Ngorongoro è uno dei pochi posti dove è ancora possibile incontrare l'ormai rarissimo rinoceronte nero e averne avvistati tre è una medaglia indelebile per questo viaggio, tanto quanto lo è aver assistito alla nascita di una gazzella di Thomson, sorretta dalla madre nei suoi primissimi tremebondi passi, poi sempre più sicura via via che i... minuti passavano. Se si capita da queste parti il 7 del mese non si può assolutamente mancare l'appuntamento con il mercato mensile di Karatu, mercato vero, non per turisti, al quale giunge con ogni mezzo (è proprio il caso di dirlo) la popolazione locale da ogni parte della regione per vendere ed acquistare. C'è il bestiame, la zona dei prodotti alimentari con la carne bovina appesa con mollette da bucato e i pesci impilati in improbabili piramidi da cui ognuno si serve; c'è il "farmacista" che tiene in bella mostra tante polverine bianche della medicina locale, così come il luogo dove si vendono le scarpe gettate alla rinfusa in un'enorme pila con decine di mani alla disperata ricerca di due scarpe uguali. E' la cartina tornasole dalla vita reale di questa gente, estremamente povera, ma altrettanto serena e piena di dignità: non ci sono occhi sofferenti in Tanzanìa, ma occhi che sorridono, un insegnamento da portare ben stretto nell'animo. Quarta tappa: il parco di Tarangire Sono in pochi coloro che si avventurano fin qui, nel parco più a sud fra quelli cosiddetti del nord, eppure lo spettacolo che offre è straordinario. Qui il campo tendato Swala è quanto di meglio per assaporare a pieno la magia di questo parco, perché una piccola pozza d'acqua proprio al centro del campo, offre uno splendido posto in prima fila sulla natura anche nelle ore del riposo, con gli animali che vengono ad abbeverarsi lì a due passi da te o i cercopitechi che cercano di infilarsi nella tenda per frugare nei bagagli. Tarangire è il regno incontrastato degli elefanti, io ne ho incontrati alcuni branchi sterminati, uno che poteva contare oltre 100 unità dai piccolissimi di poche settimane ai vecchi e austeri con zanne che quasi sfiorano il suolo. E capisci che questa è la loro terra quando te li trovi in mezzo alla pista, qualcuno che mangia, qualche altro che si gratta contro i baobab o le acacie, chi addirittura sdraiato fa la siesta e sei tu che devi cambiare strada, avventurandoti fuori dalla pista per superarli. Ed è proprio nello sperduto parco di Taragire che ho potuto completare l'avvistamento dei magnifici "big five", così come li chiamano da queste parti, retaggio di quelle che erano considerate le grandi prede degli antichi cacciatori: il leone, il rinoceronte, il bufalo, l'elefante e lui, il leopardo. E' l'ultima immagine che ho dell'Africa, questo magnifico felino che dorme su un ramo d'acacia (ecco perché è considerato un autentico colpo di fortuna poterlo vedere). Un segno del destino, il più bello, il più desiderato dei felini, era lì che mi aspettava negli ultimi scampoli di savana che mi stavo lasciando alle spalle. Quasi a dire che le sorprese in Africa non finiscono mai e proprio per questo ci puoi tornare 10, 100, 1000 altre volte e ancora ti saprà stupire. Conclusioni Un particolare curioso, in 10 giorni di viaggio e centinaia e centina- ia di km percorsi, diversi campi passati, non ho mai incontrato un italiano, mai sentito una parola nella nostra lingua, un particolare che meriterebbe una riflessione. E' un viaggio che non si può non fare, i campi tendati sono il modo migliore per vivere a pieno questa esperienza: confortevoli, offrono un contatto con la natura e l'ambiente circostante vero e per nulla costruito. Visto che esiste la possibilità, meglio un viaggio personalizzato che un viaggio organizzato in gruppo, anche perché l'Africa è il tipico posto da cui ognuno porta a casa il "suo" viaggio che non può essere quello di nessun altro ed è giusto avere la possibilità che sia così. Non ci sono problemi di vaccinazioni particolari, è opportuno fare la profilassi antimalarica, che STAMPA REGGIANA > si acquista in farmacia (con ricetta del medico di base) e nulla più e sul posto osservare le regole di base per un'alimentazione senza rischi. In valigia abbigliamento ad hoc, comodo e leggero, qualche nozione di scienze naturali aiuta a far sì che l'esperienza sia ancora più piacevole e poi solo tanta, tanta voglia di "raccogliere" tutto ciò che l'Africa è disposta a donare a piene mani a chiunque dimostri di amarla almeno un poco. Asante, Africa. Foto 1: Femmina di ghepardo nel Serengeti. Foto 2: Donne Maasai nella danza di benvenuto. Foto 3: Due leonesse nel Serengeti. Foto 4: Ippopotami a Ngorongoro. Foto 5: Branco di elefanti a Tarangire. Foto 6: Kusini camp nel Serengeti. Foto 7: Impala a Manyara anno VII numero 4 > APRILE 2009 21 Eventi > Diagnosi scocca computerizzata Disbrigo pratiche assicurative e assistenza legale Auto sostitutiva gratuita LA MODA E I GIOVANI, CONSEGNATO IL PREMIO “GIULIA MARAMOTTI” Sabato 21 marzo presso l'Aula Magna "Pietro Manodori" dell'Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia è stato assegnato il Premio di Studio "Giulia Maramotti". Il Soroptimist International di Reggio Emilia , su incarico della Fondazione "Giulia Maramotti" bandisce annualmente un concorso per l'assegnazione di sei premi a favore di studenti, frequentanti l'Istituto Professionale "Galvani" e l'Istituto Statale d'Arte "Chierici", che si sono distinti per il profitto e la qualità degli elaborati. Il tema del concorso legato ai programmi specifici delle singole scuole, per l'anno scolastico 2007-2008 è stato: "La cliente ideale"…Nella progettazione delle nuove collezioni, per realizzare i prodotti "giusti", vendibili, di successo, occorre conoscere sempre meglio il consumatore finale, le sue caratteristiche e le sue necessità. Colpire il proprio target è l'obiettivo più importante da raggiungere…" L'evento dal titolo " La Cliente Ideale…..In ogni donna una principessa:alla scoperta dell'universo femminile" è stato presentato dalla Presidente del Soroptimist International di Reggio Emilia Deanna Ferretti Veroni. Sono seguiti gli interventi di Wilma Malucelli del Soroptimist International Italia, di Luigi Maramotti della Fondazione "Giulia Maramotti", di Cinzia Malvini giornalista de La7 e di Guillermo AUTO OCARROZZ ZER RIA A DALL LARI s.a a.s s. di Dalla lari Nan ndo e C. AUTORIZZATO TOYOTA SPECIALIZZATO 2 1 4 3 Mariotto, direttore creativo della maison Gattinoni. La consegna del premio, che consisteva in una borsa di studio ed in un stage nel gruppo MaxMara, è stata effettuata da Luigi Maramotti (in sala era presente anche la sorella Ludovica). Il primo premio per l'Istituto Chierici è stato assegnato a Paolo Yao mentre per l'Istituto Galvani a Veronica Caferra. Il pub- 42100 Reggio Emilia - Via U. Degola 8 Zona Villaggio Crostolo Tel: 0522.921188 - Fax: 0522.924407 e-mail: [email protected] www.autocarrozzeriadallari.it Auto Pellicole per il controllo Solare e la Sicurezza del Vetro AKZO NOBEL SIKKENS PRODOTTI VERNICIANTI STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 foto 1: Il gruppo degli studenti. foto 2: in sala in prima fila Ludovica Maramotti (terza da sinistra). foto 3: Luigi Maramotti premia Paolo Yao. foto 4: luigi Maramotti premia Veronica Caferra. foto 5: Luigi Grasselli, Guillermo Mariotto e Cinzia Malvini 5 Condizioni di partecipazione Il ciclo di seminari può essere acquistato in blocco oppure per singolo incontro. Quote di partecipazione (IVA esclusa): • per l’intero ciclo di seminari (18 incontri): € 900,00 • per il 50 % degli incontri (9 seminari): € 550,00 • per ogni singolo incontro seminariale: € 80,00 • per ogni singolo incontro paese: € 50,00 Se l’azienda interviene con più di un partecipante, sarà effettuato uno sconto del 30% a persona. Per le aziende associate CNA e aderenti ai consorzi CNA, sarà effettuato uno sconto del 40% a persona. E’ necessaria la prenotazione al seminario entro la settimana antecedente la data di inizio. Per effettuare l’iscrizione, utilizzare l’apposito modulo allegato. Progetto Ester nasce dalla crescente richiesta di conoscenza e di supporto operativo che oggi le aziende rivolgono a CNA Servizio Estero in materia di export e di internazionalizzazione. “PMI verso l’internazionalizzazione: una sfida possibile” è il primo importante ciclo di seminari che partirà da fine ottobre 2008, pensato e organizzato per offrire alle piccole e medie imprese gli elementi formativi e gli strumenti operativi per accedere al business oltre confine. Scotchtint™ per blico dell'Aula Magna ha potuto ammirare alle pareti gli schizzi eseguiti dai ragazzi delle scuole che hanno partecipato al concorso. C.B. Calendario dei Seminari PMI Verso s ll’internazionalizzazione: internazionalizz e zazione: e una sfida possibile s NB.: La documentazione completa e dettagliata del ciclo di seminari sarà inviata tramite posta elettronica. Le problematiche della commercializzazione all’estero: dal segnalatore all’agente Docente: Dott. Gianfranco Ardenti Data: giovedì 09/04/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio, Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio Emilia Emirati Arabi e Arabia Saudita Docente: Dott. Matteo Setti Data: giovedì 23/04/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio Emilia Turchia Docente: Dott. Paolo Beltrami Data: giovedì 30/04/2009 (dalle 15.00 alle 18.00) Sede: Sala Grasselli Camera di Commercio, Piazza della Vittoria n. 3 - Reggio Emilia Cna Associazione Provinciale di Reggio Emilia: Via Maiella, 4 - 42100 Reggio Emilia Tel. 0522/3561 - Fax 0522/356381 www.cnare.it - [email protected] CNA Servizio Estero S.r.l.: 42100 Reggio Emilia - Via Kennedy, 15 tel. +39-0522-792813 fax +39-0522-792829 www.cnaservizioestero.it - [email protected] Iniziativa promossa e realizzata in collaborazione e con il cofinanziamento del Ministero dello Sviluppo economico LEGENDA: = Seminario formativo = Incontro Paese STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 23 Anniversari > > Anniversari UN AIR SHOW PER FESTEGGIARE IL PRIMO CACCIA COSTRUITO 70ANNI FA DALLE REGGIANE In anteprima il raduno al Campovolo dei Falco Club dedicato all’areonautica del passato. Incontro con Fabrizio Segrè presidente dell’Aero Club reggiano Segrè - durante la quale avremo modo di ospitare personaggi di spicco nella nostra Aeronautica, dalla Contessa Maria Fede Caproni figlia del fondatore della storica azienda, che come sappiamo aveva acquisito le Reggiane e iniziato la costruzione di aerei con gli SM 79. Anche Fiorenza De Bernardi, la figlia del collaudatore dei primi caccia RE2000, ritornerà tra noi. La sua fama è nota per essere stata la prima donna pilota di un jet di linea." Fabrizio Segrè, 45 anni, ingegnere areonautico, è pilota d'aerei dal 1983. Possiede circa 8000 ore di volo. Per otto anni è stato prima copilota, poi comandante sugli aerei di linea della compagnia veneziana Alpi Eagles. Ora è capitano alla Air Four di Milano e consocio della Euravia, un'azienda leader per la manutenzione di macchine volanti con sede nel nostro aeroporto, che lui stesso ha fondato nei primi anni Novanta. Segrè inoltre è istruttore di volo dal 1993 e da un anno conduce le sorti dell'Aero Club Reggio. Organizzare questo Air Show d'altro canto, è un invito a nozze di Romano Pezzi Nel settantesimo anniversario del suo primo volo, rivive ancora il mito del RE 2000 Falco. In onore al primo caccia uscito dalla OM Reggiane, infatti, l'Aero Club Reggio, promuove il Raduno dei Falco Club, una giornata interamente dedicata all'aeronautica del passato, in programma il prossimo 24 maggio, lo stesso giorno in cui il colonnello Mario De Bernardi, vincitore della Coppa Schneider, decollò per la prima volta nel 1939 a bordo del nuovissimo RE2000 color argento. Sarà una sorta di Airshow, come c'è ne sono tanti in America, durante il quale il Campovolo diventerà un aeroporto-museo, con la presenza di numerosi aerei da collezione, diventati famosi nel tempo, in virtù di quello che hanno rappresentato. Oltre al "Falco" delle Reggiane, la giornata è dedicata anche ad un altro aereo, storico, dallo stesso nome, il Falco F 8, creato nell'immediato dopoguerra dall'ingegner Stelio Fratti, ora novantenne. Un Falco F8 completamente restaurato, sarà poi esposto nel piazzale dell'Areo club assieme a tutti gli altri. Del RE2000 invece, progettato da Roberto Longhi a seguito del programma ministeriale "R", l'unico esemplare esistente si ora trova in Svezia, esposto al museo storico di Malmen. Il "Falco" progettato dall'ingegner Roberto Longhi, ricco di novità tecniche per quel tempo, sarà fatto conoscere però agli appassionati, da Pa- Fabrizio Segrè olo Riatti ricercatore storico delle Reggiane, nel corso di una per Segrè. Lo ricordiamo nel 1996 interessante video conferenza. impegnato con entusiasmo, ad alSi tratterà in definitiva, di un lestire il programma della manifeevento che costituirà un punto di stazione aerea del 23 giugno, riferimento nel settore di questi quando portò sul campovolo le aerei storici. Frecce Tricolori in occasione della "Sarà una delle principali mani- loro ultima apparizione sul cielo di festazioni del circuito nazionale- Reggio. Affianca Segrè in questa aggiunge il presidente del sodali- iniziativa Renzo Catellani che cozio di via dell'Aeronautica, Fabrizio pre l'incarico di vice presidente del 24 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 2 1 sodalizio. Catellani prese la guida dell'Aero club otto anni fa, operando una svolta radicale in seno alle strutture della società, rinnovando la scuola di volo per aerei a motore e alianti. Lasciò l'incarico lo scorso anno. Al contrario di Segrè che vola per lavoro, Catellani invece lo fa per pura passione, abbandonandosi spesso in spettacolari acrobazie e regalando emozioni ad occasionali spettatori ed appassionati. Per lui questo è una maniera per avvicinare la gente al volo. Nel 2004 regala più di un'ora di volo al un simpatico Gruppo dirigenti dell’Aero Club anni 99enne di Gualtieri, esaugesto unico, che rese immensadendo in questo modo, il suo desiderio di poter volare alme- mente felice il quasi centenario. Altro episodio da non dimenticano una volta nella sua lunga vita. Catellani in quell'occasione fa sali- re è stato in occasione dell'ultimo re l'anziano al suo fianco, nella addio ad Angelo Vezzani, asso di Rio Saliceto durante la guerra, cabina di pilotaggio di un Cessna 172, quindi sorvola ogni zona del- deceduto improvvisamente a 80 la "Bassa" e il Po, facendo conosce- anni nel 2002. Vezzani era un assire dall'alto i luoghi dove il vec- duo frequentatore dell'Aero Club. chietto ha vissuto in gioventù. Un In gioventù fu pilota del famoso gruppo caccia "Asso di Bastoni" Foto in alto: l’unico caccia Reggiane RE2000 tutt’ora esistente nel museo di Malmen. Foto 2: RE2000 davanti alle Officine Reggiane in preparazione per l’areonautica ungherese (1939). Foto 3: il “Macchino” primo velivolo dell’Aero Club Reggio (1947) 90 che stanziava anche a Reggio, e il comandante Adriano Visconti, lo voleva spesso come suo secondo. Catellani durante i suoi funerali effettuò alcuni sorvoli acrobatici di omaggio alla memoria di Vezzani, sotto gli occhi degli ex compagni, superstiti dello storico gruppo, tra i quali la MOVM Luigi Gorrini, Alberto Bernardi e Luigi Pittini. segue a pagina 27 3 ndard Porte staologie Delle tip fuse Piu’ dif gazzino ma Pronte a COSTRUZIONE SERRAMENTI INTERNI ED ESTERNI IN LEGNO DI TUTTI I TIPI DIEFFE di Franceschini & C. S.r.l. Via Dei Pratonieri, 6 - REGGIO E. Tel. 0522/930117 (2 linee r.a.) - Fax 0522/934896 E-Mail: [email protected] - www.dieffesrl.com STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 25 Anniversari > CAMPAGNA RECLUTAMENTO VOLONTARI www.crocearancione.re.it • [email protected] MONTECCHIO EMILIA CAVRIAGO, SAN POLO BIBBIANO “Pensa ad un modo di verso di stare in sieme” Interno dell’azienda di manutenzione Euroavia segue da pagina 25 SERVIZIO AMBULANZA 118 • Amministrazione Tel. 0522.861226 • Fax 0522 865270 L'Aero Club Reggio, è fondato nell'immediato dopoguerra, ufficialmente nel 1947, quando piloti ed aviatori reggiani, vogliono continuare l'ormai radicata tradizione aeronautica nella nostra città. Al club aderiscono all'epoca istruttori piloti, specialisti ed altri appassionati che appartenevano alla RUNA, esistente dal 1937 al 1941. La loro capacità, contribuisce alla costante crescita del sodalizio, trasmettendo ad altri la loro passione. Redatto lo Statuto sociale, è eletto presidente l'avvocato Sergio Finzi. Vengono in seguito effettuati lavori di bonifica all'aeroporto, completamente distrutto dai numerosi bombardamenti avvenuti durante il conflitto. Si costruisce poi un hangar ed infine acquistato il primo aereo, un "Macchino" biposto MB 308, con motore da 85 CV, diventato poi il simbolo della ripresa. Da qui si avviò alla varie funzioni del Club e iniziate le attività di volo a motore, a vela, paracadutismo e aeromodellismo. Al primo aereo intanto viene affiancato un secondo "Macchino", quindi una Saiman 202 e un Grifo concessi in uso dall'Aeronautica Militare, portando la flotta dell'Aero Club, alla fine degli anni cinquanta, a quattro esemplari. Si giunge poi negli anni Ottanta con otto macchine volanti. Tutte aerei è obbligo rilevare, tenuti sempre nella massima efficienza da Walter Ruozi, indimenticato motorista che ha dedicato la sua vita al suo lavoro nell'Aero Club. Anche i primi istruttori di volo Il Cessna 172 della scuola di piloti dell’Aero Club provengono dall'Aeronautica, come Marino Goldoni, Ugo Bedogni e Odilio Rubbiani. Docenti che hanno avviato al brevetto, decine e decine di piloti tra i quali Uber Ruozi che ottiene l'abilità a soli 17 anni, diventando poi Top Gun coi "Diavoli Rossi" ed ora è il pilota preferito nella flotta privata di Silvio Berlusconi. Nella seconda metà degli anni Ottanta, anche il campione del mondo di F1, Nelson Piquet ha preferito la scuola di Reggio, per pilotare il proprio Learjet appena acquistato. Inoltre nel 1993 a soli 18 anni Mauro Manzini, avuto il brevetto, riceve a tergo la pedata augurale dal proprio istruttore, com'è in uso ai neo brevettati al volo. Manzini in seguito riuscì ad accedere in Accademia Aeronautica, risultando il migliore tra gli allievi del suo cor- so alla guida dell'SM 260. Ora è un Top Gun della nostra Aeronautica Militare. Ha pilotato i bisonici F104 col 4° e 5° Stormo, poi è diventato istruttore di jet ad Amendola, con una parentesi di quattro anni in Canadà, addestrando con gli Hawk, i piloti delle forze della Nato al combattimento aereo. Negli scontri simulati dal canto suo, riuscì perfino ad abbattere i piloti dell'Us Navy con gli F 114 "Tomcat", considerati i Top Gun per eccellenza e descritti nel celebre film con Tom Cruise. Ora Manzini è capitano dell'AM e sta frequentando la Scuola di Guerra aerea di Firenze. "Mi ricordo di Manzini - spiega Fabrizio Segrè - ancor prima che ottenesse il brevetto e io ero il suo istruttore. Non avevo mai visto un giovane, con pochissime ore di volo, pilotare in maniera dolce e positiva come lui. Un talento." I piloti dell'Aero Club inoltre si sono distinti nei più grandi circuiti di gare nazionali. Relativamente recenti sono le vittorie al campionato italiano d'Enzo Boni, di Ernesto Colli e Giancarlo Stevani. "L'attività dell'Aero Club Reggio ora - conclude Segrè - nell'ambito della Società Aeroporto, ha un rinnovato vigore. Possiede inoltre una posizione invidiabile per aver a disposizione uno degli aeroporti più belli d'Italia. Uno struttura però che potrebbe essere più produttiva. Dal canto nostro, con queste manifestazione, ci mettiamo tutta la volontà per rinnovare l'interesse della città verso il proprio aeroporto ed il volo." Innovazione e tecnologia per un servizio unico al mondo! Technology moves the world..... Le capacità della nostra ingegneria superano la potenza di qualsiasi attrezzatura! HEADQUARTER: Via G.B. FERRARIS, 13 – S. ILARIO D’ENZA (RE) Tel. 0522.6751 – Fax 0522.675202 www.fagioligroup.com - [email protected] STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 Richiedete gratis il DVD con le operazioni di instal lazione dei moduli eseguito da Fagioli per il progetto Adriatic LNG, primo ri-gassificatore off-sh ore del mondo. STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 27 Primo Piano > > Primo Piano si arrivò: la rupe tende a piegarsi a valle, assumendo sempre più un aspetto "pendente", come la torre di Pisa. Se abbandonata a se stessa non passeranno tanti decenni a segnarne il crollo, così come del resto, qualche secolo addietro, è scomparso un terzo della sua base coinvolgendo la chiesa di S. Apollonio. Mi sono sempre chiesto al riguardo, cosa penserà il mondo, se ciò dovesse malauguratamente accadere, perché a noi e non ad altri spetta il dovere, imprescindibile, di salvaguardare un monumento e con esso un'area il cui valore, dal punto di vista storico e culturale, continua ad essere di grande attualità. Affrontare quindi la "questione" matildica significa sapere vedere l'insieme degli aspetti che la contraddistinguono e, saperli affrontare, appunto, nella loro totalità. Per questo, quando mi capitò di fare parte del Consiglio regionale, negli anni '80-'90, mi proposi di affrontare la "questione" insieme all'on. Pierluigi Castagnetti, con una proposta che divenne legge (15 Dicembre 1989, n.44), di "promozione e valorizzazione delle zone matildiche". Una legge tuttora in vigore e più volte discussa in assemblea regionale, riconfermata ed estesa ad altri Comuni. L'importanza di questa legge risiede nel fatto che oltre a prevedere la costituzione della Spa matildica, richiama la necessità, all'art. 4, di un "progetto territoriale operativo" (PTO) ai fini della valorizzazione delle località matildiche in base alle disposizioni di "programmazione e pianificazione territoriale". Un piano che può prevedere l'insieme delle questioni da attuarsi in un arco di tempo da stabilire, con finanziamenti annui adeguati. La stessa Spa matildica può essere il soggetto promotore anche dal punto di vista culturale e imprenditoriale, così come lo sono, per di Alessandro Carri La questione matildica è ritornata di attualità almeno per quattro aspetti: il deficit con il quale da cinque anni chiude il proprio bilancio la Spa matildica; il completamento dei lavori e la destinazione di Montefalcone; le intenzioni della Curia di mettere in vendita il Castello di Rossena; la dichiarazione del sen. Fausto Giovannelli di abbandonare la presidenza della società. Si tratta di quattro aspetti che sono la spia di un male di carattere più generale e ben più profondo che è quello dell'assenza di un disegno strategico che riguardi l'area in questione o, si potrebbe dire, conseguenza dell'ostinazione con la quale si è tentato e si tenta di affrontare le singole questioni senza volere guardare al problema che fa, appunto, di quella matildica una vera e propria "questione", di cose interdipendenti l'una dall'altra. Nell'area matildica ci stanno i grandi monumenti dei castelli fortificati da curare quotidianamente con lavori di recupero e di sistemazione contro il progressivo degrado; i borghi splendidi di una realtà rurale che appartiene al passato con le "case a torre" da ripristinare e, magari, rendere vivibili; un paesaggio da incanto legato a coltivazioni agricole di pregio, di cui sono testimonianza alcuni esempi come quello dell'azienda vinicola di Baldini a Quattro Castella. Ci stanno poi, drammaticamente, i calanchi, gli smottamenti e le frane ricorrenti che mettono a rischio un territorio fragile, esposto agli eventi perniciosi della natura, aggravato da una diffusa e generale incuria. Già nel 1975, quando divenni Sindaco di Canossa (allora Ciano d'Enza) è a questo insieme di questioni che mi capitava di guardare con preoccupazione. Fra le tante, mi sia consentito di richiamare quella che già allora suscitava maggiore preoccupazione; l'avanzare inesorabile dei calanchi sotto la "rupe bianca" di Canossa e il rischio che, in un tempo relativamente breve, potesse essere messa in pericolo con un crollo rovinoso. Ricordo ancora una volta la preoccupazione di monitorarla, con osservazioni condotte d'intesa con la Università di Modena, per valutare tutto ciò e la conclusione a cui 28 STAMPA REGGIANA SENZA UN PIANO REGIONALE L’AREA MATILDICA NON DECOLLA Castello di Canossa Una veduta del Castello di Rossena e la torre di Rossanella Oltre all’inadempienza della regione Emilia Romagna va segnalata la difficile situazione economica della Matilde spa, l’incerto futuro del convento di Montefalcone e la ventilata vendita del Castello di Rossena locale non è stato compiuto tra l'altro alcun atto che ne abbia sollecitato la realizzazione. Questa necessità era del resto stata avvertita dal Vice Presidente regionale Flavio Del Bono e dall'assessore bisogno di essere operativa nell'attuazione del piano e solo così può pensare di ripianare il suo bilancio e produrre utili per realizzare i suoi obbiettivi istituzionali. Per quel che riguarda Montefal- Lino Zanichelli che nel 2005 si impegnarono per la elaborazione del piano d'area in questa legislatura. A un anno dalla sua conclusione se c'è la volontà, sono ancora in tempo a farlo! La Spa matildica, d'altro canto, ha cone, la Provincia è intervenuta come sappiamo con un finanziamento cospicuo e lodevole, ma non può certo fare da sola. È la Regione che deve fare di Montefalcone una cosa propria, di carattere regionale, dando vita ad un Il convento di Montefalcone legge europea, i Gal a livello territoriale. Fino ad ora però questo piano non è stato adottato tanto che si può parlare di una vera e propria colpevole inadempienza della Regione Emilia Romagna. A livello > anno VII numero 4 > APRILE 2009 centro storico, culturale, di studi matildici e di ricerca, in attuazione del prospettato PTO. Altro che vendere Montefalcone per fare cassa, fino a pensare, assurdamente, ad un'asta pubblica di carattere internazionale. Sull'ipotesi di vendita del Castello di Rossena da parte della Curia vale lo stesso discorso di Montefalcone. Rossena, come tutti ben sanno, è stata di proprietà di Don Giuseppe Dossetti che ne fece un centro di studi seminariali, culturali e politici, ai quali parteciparono eminenti personalità storiche del nostro Paese. Fu poi da lui donato alla Curia e con i contributi dell'anno del Giubileo restaurato, diventando sede monumentale e museale quanto mai prestigiosa. Il Castello ci è stato tramandato da più di 1000 anni pressoché intatto e non si può certo abbandonare al destino dell'acquisto di privati, senza sapere quale potrà essere l'uso che se ne vuole fare. Anche Rossena deve e non può non rientrare nel discorso del piano matildico come uno dei gioielli a cui fare riferimento, con Montefalcone, per la qualificazione di tutta l'area. Il FAI (Fondo per l'ambiente italiano) dopo essersi fatto promotore, con l'Unesco di Reggio Emilia, della richiesta di fare entrare le zone di Matilde di Canossa nel patrimonio mondiale dell'Umanità, ha organizzato percorsi guidati il 28 e il 29 marzo u.s. , per ammirare e potere apprezzare il paesaggio della Val d'Enza. Il successo era scontato, così come l'accorato appello ad affrontare risolutamente il recupero di questa straordinaria realtà. Come e in che modo? Attraverso la elaborazione di un piano complessivo alla realizzazione nel quale chiamare anche i privati e cioè coloro che possono investire mezzi propri per vocazione ambientale e per interessi di carattere storico. Le ipotesi di intervento coincidono quindi con quanto già previsto in passato e sono tali da farsi sempre più urgenti e di attualità. Paesaggio della Val d’Enza Da ultimo a Fausto Giovannelli, al quale mi legano rapporti di amicizia e lunghi anni di militanza di partito, vorrei dire che non è certo questo il momento di "gettare la spugna", ma di cercare di STAMPA REGGIANA > uscire dal complesso delle difficoltà nelle quali si è venuto a trovare, impegnando la Regione e gli Enti locali nella elaborazione del piano matildico che qui mi sono permesso di richiamare ancora una volta. anno VII numero 4 > APRILE 2009 29 Costume & Società > COSA MANCA AL CINEMA ITALIANO? Chi sposa un nostro letto, ha una grande dote. Entrate oggi presso il nostro showroom della collezione Poltrona Frau Notte® e scegliete uno dei letti in Pelle Frau®riceverete in “dote” un materasso. Via Emilia all’Angelo, 23 tel. 0522 302500 fax 0522 302550 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 di Riccardo Caselli Molti sociologi stimano che il cinema sia stato una delle principali forme d'integrazione nella cultura americana, ed abbia coinvolto particolarmente le fasce meno ricche e acculturate, assimilandole a valori e stili di vita tipici del paese. Il cinema è uno straordinario mezzo per raccontare storie, e queste storie possono essere grande fonte d'ispirazione ed educazione civica per chi le guarda; non serve a tal proposito che uno sceneggiatore attinga ad un mondo fantastico, ma è sufficiente selezionare e saper narrare storie di vita vere. Considerando il cinema italiano, ci domandiamo: mancano le storie o manca chi ha voglia e capacità di raccontarle? Il cinema americano non è quasi mai disgiunto dalla celebrazione valoriale dell'uomo e del suo ruolo sociale, e non si lascia sfuggire storie di vita vissuta che incarnino quegli ideali. Pensiamo alla rettitudine morale del Serpico di Al Pacino, che resiste alle minacce per denunciare la corruzione in polizia, oppure al coraggio dei giornalisti capitanati da Richard Gere in Hunting Party, alla caccia di terroristi nell'ex Jugoslavia. Come non trarre ispirazione poi dal Jeffrey Wigand impersonato da Russel Crowe, che rischia la vita per raccontare la verità sulle sigarette, e dal cronista Al Pacino, simbolo del giornalismo d'inchiesta americano, da sempre il contraltare del potere, nel film Insider? E poi ci sono le storie vere che sembrano incredibili, e che celebrano allo stesso tempo orgoglio e pietas, in cui c'è spazio anche per "criminali" dal volto umano come in American Gangster e Prova a Prendermi, in cui anche il delinquente può recuperare una funzione sociale nei panni di Denzel Washington o Leonardo Di Caprio, quando incontra sulla sua strada la saggezza di un detective come Tom Hanks o Russel Crowe, o ancora Blow, dove ci viene mostrato il lato umano e drammatico della vita del trafficante Johnny Depp. Sono tante le storie che il cinema americano raccoglie dalla cronaca e innalza a modelli di vita attraverso la narrazione cinematografica, senza contare le innumerevoli pellicole di fantasia dove tra le pieghe degli eventi è celebrato comunque il valore intrinseco di una cultura e il peso del singolo individuo nel difenderla o cambiarla, come nell'Angolo Rosso, l'Ultimo Samurai, e tanti altri dove il racconto si svolge ben lontano dai confini nazionali. E in Italia? Perché fatta salva qualche sporadica eccezione, sembra prevalere la celebrazione dell'uomo medio-mediocre dei cinepanettoni? Perché anche nelle commediole televisive si coglie una vena diseducativa in cui i personaggi sono furbeschi, guidati nel migliore dei casi dall'istinto Al Pacino Enzo Iacchetti Richard Gere riproduttivo, scontati nelle battute, noiosi, e interpretati da un Enzo Iachetti, un Giobbe Covatta o un Enrico Bertolino qualsiasi? Perché anche qui, le serie americane come Scrubs, Grey's Anatomy, Everwood, e via discorrendo, ci stracciano 10 a 0 per trama, ritmo, ma allo stesso tempo profondità dei significati di cui sono intrise? Non credo che in Italia manchino del tutto le storie di eroismo, co- Giobbe Covatta raggio, senso civico, forza di volontà, umanità, spirito di squadra, e perché no, anche di onore del merito. Forse è quest'ultimo che manca fra chi queste storie dovrebbe raccontarle, e preferisce invece fare l'ennesima rivisitazione dell'Otello in chiave moderna ("O come Otello" uscì già in America otto anni fa..) con, udite udite…Vaporidis e Chiatti. E allora non ci resta che sperare nel mercato hollywoodiano, che con- STAMPA REGGIANA > tinui ad esportare nei decenni a venire le sue produzioni, non sempre buone, ma spesso di grande ispirazione. E se è vero che il cinema modella la società, brindiamo pure alla generazione che stiamo creando: a immagine e somiglianza di Vaporidis. God bless America, almeno in quel campo. [email protected] anno VII numero 4 > APRILE 2009 31 > Spettacoli Spettacoli > IL MESE DELLA GRANDE MUSICA E DELLA PROSA Il concerto diretto da Claudio Abbado, “La Gazza Ladra" di Rossini e grandi attori come Alessandro Gassman e Toni Servillo impreziosiscono la programmazione dei Teatri fase della produzione di Schumann, cede il passo negli anni novanta del XIX secolo ad un Lied che tradisce un'ispirazione all'opera, come i contemporanei poemi sinfonici. I Vier Lied sono su testi di poeti differenti: "Ruhe, meine Seele" si basa su una poesia di Karl Henckell e "Cacilie" su una poesia di Heinrich Hart. Gli ultimi due sono entrambi su versi di John Henry Mackay. Completerà il programma l'esecuzione di quella che è forse la Sinfonia più celebre nella storia della musica, la Quinta di Beethoven in Do minore op. 67, composta tra il 1807 e l'inizio del 1808 ed eseguita il 22 dicembre 1808 a Vienna. I primi abbozzi risalgono in realtà al 1804. Si tratta, in effetti, del lavoro sinfonico di Beethoven che ebbe la gestazione più lunga e travagliata (si pensi che l'idea nacque quando l'autore stava ancora lavorando alla Sinfonia n. 3, mentre la conclusione del lavoro si intreccia con la composizione della Sinfonia n. 6). L'autografo si trova alla Deutsche Staatsbibliothek di Berlino. Il primo movimento (Allegro con brio) è forse la pagina più nota e drammatica scritta dall'autore: inizia con il famoso tema di quattro note che, secondo le parole dello stesso Beethoven, rappresenta "il destino che bussa alla porta". Strutturalmente, si tratta di un movimento in forma-sonata, in cui il tema principale deriva integral- di Paolo Borgognone Mese di eventi importanti, quello di aprile, per la Fondazione I Teatri. Basti pensare alla prosa, che vedrà succedersi sulla scena di Reggio Emilia prima Alessandro Gassman, protagonista e regista de "La parola ai giurati" (Teatro Ariosto, 15 e 16 aprile), poi Toni Servillo - forse l'attore italiano pù conosciuto oggi al mondo dopo la sua interpretazione nel film "Gomorra" - che dal 28 al 30 aprile porterà al Teatro Valli "La Trilogia della Villeggiatura" di Carlo Goldoni. Ma anche la musica cala i suoi assi. Il 6 aprile torna uno dei beniamini del pubblico reggiano e di tutto il mondo, il maestro Claudio Abbado, alla guida della sua prediletta Mahler Chamber Orchestra, con la partecipazione del soprano Nina Stemme. Quest'ultima interpreterà il recitativo ed aria di Leonora dal "Fidelio" di Beethoven, i Vier Lezte Lieder di Richard Strauss. Se il primo brano non ha bisogno di particolari presentazioni, è interessante soffermarsi sui quattro ultimi lieder composti nel 1948 da Richard Strauss. Costante è stato l'interesse per il Lied di Richard Strauss. La sua iniziale tendenza ad un tipo di lirica simile all'ultima 32 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 Alessandro Gassman Claudio Abbado mente da questo motivo iniziale di quattro note; lo stesso tema secondario, esposto, conformemente alle regole scolastiche, in Mi bemolle maggiore, appare contrappuntato dal motto iniziale della sinfonia e rimane del tutto escluso dal successivo sviluppo, basato esclusivamente sul primo tema. Il secondo movimento (Andante con moto) è un andante in La bemolle maggiore, che introduce un clima di distensione, anche se non mancano le reminescenze ritmiche del motivo iniziale della sinfonia. Per la prima volta nella storia della musica gli ultimi due movimenti della sinfonia sono uniti fra loro senza soluzione di continuità. Il tema principale del terzo movimento, di nuovo in Do minore, viene esposto in fortissimo e riprende, variandolo, il motivo iniziale del primo movimento. Nella sezione centrale, in tonalità maggiore, violoncelli e contrabbassi all'unisono si lanciano in spericolati passaggi virtuosistici. A questa sezione segue la ripresa, in cui il tema iniziale è esposto questa volta piano, che sfocia in un ponte modulante che conduce direttamente al Finale (Allegro). Il tema principale di quest'ultimo movimento, in Do maggiore, nuovamente esposto in fortissimo, è fortemente affermativo e rappresenta una vittoria dell'ottimismo e della certezza morale sul destino. L'altro grande appuntamento musicale riguarda la stagione lirica, e vede il ritorno al Teatro Valli, il 17 e il 19, di Gioachino Rossini e della sua opera "La Gazza Ladra". Ne sono interpreti Paolo Bordogna, Filippo Adami, Paula Almerales, Alex Esposito, Luca Tittoto, Josè Maria Lomonaco. Direttore della prima recita è il giovane e quotatissimo Michele Mariotti - già applaudito in "Nabucco" - mentre nella seconda salirà sul podio Ryuichro Sonoda. La regia è di Damiano Micheletto. Nell'ampio catalogo rossiniano tre titoli appartengono al genere semiserio: Torvaldo e Dorliska (1815), La gazza ladra (1817), Matilde di Shabran (1821). La gazza ladra è tra questi certo l'esito più alto: una partitura abnorme per impegno compositivo (si pensi alla quasi assoluta mancanza di musica ripresa da opere precedenti, il che vuol dire assunzione di un impegno straordinario). L'incarico di comporre una nuova opera giunse a Rossini dal Teatro alla Scala di Milano, con il quale egli si impegnò prima del marzo 1817. Il libretto era fornito da un poeta "di fresca data", come scrive Rossini in una lettera alla madre, vale a dire Giovanni Gherardini, letterato di spicco della vita culturale milanese. La fonte letteraria di Gherardini era un soggetto tratto dal teatro francese, La Pie voleuse, di T. Babouin d'Aubigny e Louis-Charles Caigniez, un 'mélo-historique' (basato cioè su un fatto che si riteneva di cronaca) rappresentato a Parigi nel 1815. Il fatto che Rossini abbia preventivato tre mesi di lavoro per la composizione dell'opera da darsi al Teatro alla Scala in- dica quanta importanza egli attribuisse alla propria rentrée nel teatro milanese. Il genere semiserio infatti, per sua costituzione in bilico tra buffo e tragico, consentiva a un compositore come Rossini, così straordinariamente dotato di senso dell'equilibrio stilistico e formale, di dare ottima prova di sé in entrambi i generi. Come l'opera buffa e quella seria, anche l'opera semiseria era caratterizzata da convenzioni precise, in gran parte mutuate dalla comédie larmoyante e dalla pièce à sauvetage. Innanzitutto il lieto fine, dove un innocente, generalmente una persona del popolo ingiustamente condannata, sfugge in extremis alla condanna a morte; poi l'ambientazione, solitamente di tipo feudale, che vede il castello o palazzo del persecutore, che è sempre un nobile o comunque persona di rango elevato, incombere sulla scena quale concretizzazione visiva dell'arroganza del potere. L'Ouverture è la pagina più universalmente nota dell'intera opera, che invece merita di essere riscoperta per intero e di tornare far parte del repertorio consueto. Michele Mariotti Nina Stemme Una scena di Triologia della villeggiatura STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 33 Arte e Cultura > > Arte e Cultura STORIA DI UN CELEBRE FOTOGRAFO: MARIO CROTTI to un residuo dell'infame muro di Berlino. Crotti è uno di quei fotografi storici che, ove si tratta di fare un servizio è nota la sua scupolosità e la sua severità, tanto da diventare uno dei talenti che avevano in tasca soltanto il sogno di raccontare da fotografi, il mondo che scorre loro intorno. Mario Crotti ha interpretato lo spirito di un giornalismo pioneristico che in qualche maniera precorreva i tempi, con passione e intraprenden- Mario Crotti za. Arrivando a condue mondi e di due culture, Crotti vincere le autorità germaniche a è l'esemplificazione vivente del dedicare su suolo tedesco, una moto perpetuo. Idee sempre nuopiazza a don Alberto Ugoletti, ve, gli pullulano su dal cervello e si parroco di Albinea, al quale furono dilatano verso tutte le possibilità. affidate le salme dei cinque milita- Ha fatto generosamente conoscere ri tedeschi giustiziati dai loro com- episodi della nostra resistenza. Ha militoni perchè sospetti di collabo- portato per il mondo ricordi indirare con le nostre squadre partigia- menticabili dalla sua piccola Albine. nea, scosso indifferenze, suscitato Per i suoi meriti, Mario Crotti, è entusiasmi. Il suo lavoro si è divulstato inserito tra i cittadini onorari gato in tutti gli ambienti, impresdi Treptow-Kopenick per le ricer- sionando e commuovendo. L'eco che storiche e fotografiche. Oltre non si spegnerà così presto. ad aver favorito il gemellaggio di pagina a cura di Gaetano Montanari Se all'intrinseco valore della propria attività di fotografo, Mario Crotti deve, ovviamente, la sua notorietà, alla sua opera dopolavoristica, invece, è legata la risonanza assunta dal suo nome anche presso coloro che sono digiuni di storia albinetana ed emiliana. Senza tener conto che a Crotti si devono numerosissime iniziative culturali dirette a salvaguardare la memoria di luoghi e persone, travolte dalla seconda guerra mondiale. Per una piazza dedicata a don Alberto Ugoletti, a Berlino Treptow-kopernick (vedere, in proposito, l'edizione italiana del Messaggero di Sant'Antonio del mese di febbraio 2009). Capillarmente diffusa, la sua arte fotografica, come, quella storica "sul muro di Berlino", arrivata anche in Australia, di papi, uomini di cultura e politici, nonchè Madre Maria Teresa di Calcutta; ma investe anche tutta una testimonianza del sociale. Ed è sempre merito di Mario Crotti se, ad Albinea, è giun- A PALAZZO MAGNANI L’ANTOLOGICA DEDICATA A JOAN MITCHELL di Sebastiano Simonini L’inaugurazione della piazza a Berlino Treptow-kopernick GERMANO SPARTACO BOIARDI L’artista dei borghi Lo svolgimento dell'arte di Germano Spartaco Boiardi, classe 1937, noto autodidatta, è lo svolgimento stesso della pittura paesaggistica dell'alpe reggiano. Indubbiamente in questa tecnica pittorica v'è qualcosa di nuovo che non può sfuggire e emerge dall'intensità della visione sempre tesa verso vibrazioni croma- to tra la pittura di Boiardi e quella degli allievi di Carlo Bazzani. I suoi sognanti "borghi alpestri", più che rappresentazione di una realtà resa attraverso i suoi aspetti immediati, sono spontanee espressioni del suo stato d'animo di fronte alla nostra natura. Noto anche per la sua tecnica a "spatola", c'è grande E’ vero, non si può sempre protestare, brontolare, criticare, accusare, sbeffeggiare, maramaldeggiare, puntualizzare, precisare, distinguere, stigmatizzare, di questo mi incolpano anche “family and friends”. Quindi proviamo ad essere, almeno per una volta, pienamente positivi. E parliamo dell’esposizione che Palazzo Magnani dedica a Joan Mitchell, la prima antologica dedicata in Italia alla pittrice americana. La Mitchell è artista di primo piano sulla scena dell’arte contemporanea del XX secolo. Nata a Chicago nel 1925 (è morta a Parigi nel 1992), semplicisticamente qualificata co- me pittore/pittrice di seconda generazione dell’Espressionismo Astratto. E’ un pò poco. Joan Mitchell in realtà ci permette di leggere o rileggere alcuni brani fondamentali del percorso dell’Informale, momento essenziale per lo sviluppo dell’arte contemporanea. Scrive Nils Ohlsen di un “bisogno di libertà ed energia gestuale e coloristica, quella che un’intera generazione di giovani artisti americani si conquistò intorno agli anni Cinquanta”. L’esposizione di Palazzo Magnani racconta esattamente questo, ritroviamo Pollock, de Kooning, Kline, e la Mitchell ci sintonizza con grande precisione su questa frequenza. Ma, ed è questa la sua forza, riuscendo a definire una sigla propria, personale e ben riconoscibile. Il colore, il gesto, l’equilibrio di forme e segni connotano opere meravigliose nel grande (soprattutto) come nel piccolo formato. La lettura delle poetiche dell’Informale non è semplice, si rischia di scivolare nel solito luogo comune del “sarei capace anch’io di fare una cosa simile”, ma non è così. Il grande artista riesce a fare molto di più, trasferendo sulla tela una miscela irripetibiPiano mécanique, 1958 - Olio su tela, 198 x 325,1 cm - Washington, National Gallery of Art, le che assume un caGift of Addie and Sidney Yates 1996.142.1 rattere e connotazioni immagino in termini di budget); ma ferro e plastica maldestramente sempre peculiari. Mi piace ricordare per eventi di questa natura la pub- progettata per qualificare (?) l’inquanto scriveva nel 1984 Renato blicità è una componente essenzia- gresso a Palazzo Magnani? Barilli a proposito di Franz Kline: le. A proposito, quando verrà smonSpero prestissimo. “Estroverso e drammatico, quindi tata quell’orrenda impalcatura in decisamente espressionista, ma anche concentrato ed essenziale”, parole che ben si addicono anche alla Mitchell, definendone un ruolo da protagonista. Questa mostra è un evento importante per la nostra città, ma non riesco a trattenere un’osservazione: avrebbe meritato maggiore ribalta. Mi sembra di cogliere un difetto di comunicazione, (e ne comprendo perfettamente le motivazioni, che LA MEDITAZIONE ZEN E “FATTI DI TERRA” MARIA CHESI E SANDRO CHESI Medioevo canossiano e la grande Matilde Oggi che, auspice la ripresa della letteratura matildica, si ritorna con il pensiero al "Medioevo canossiano", bene hanno fatto Maria e Sandro Chesi a dare alle stampe "Medioevo canossiano e la grande Matilde", un volume in cui si passa in rassegna per l'ennesima volta, in una forma contenuta e modernissima, la vicenda della gran contessa, ultima discendente di una dinastia che per circa due secoli e mezzo dominò la scena politica e religiosa italiana ed europea e che prese il nome di dinastia attonide (da Adalberto Atto), bisnonno di Matilde e figlio del fondatore Sigifredo. Essi, infatti, furono i veri creatori del più grande dominio raggiunto dopo la caduta dei carolingi nell'888, che, dalla Toscana, si estendeva fino alla Lorena. La biografia di Maria e Sandro Chesi, armonizzando la fedeltà alla storia di vari personaggi, di diversi ambienti, di un periodo, si fanno espressioni di arte e di 34 STAMPA REGGIANA > vita, componimento storico letterario. Maria e Sandro Chesi sono studiosi di una tensione veramente straordinaria. Non è possibile leggerli, come si suol dire "tutto d'un fiato", perchè la lettura, delle loro pagine incalzanti, frementi, balenanti, mozza il fiato. E' necessario ogni tanto abbandonare il libro; per non molto, perchè l'ansia che ci ha scosso, ci costringe a riprenderne la lettura. Ora, per chi è digiuno di questo importantissimo periodo storico, se ne raccomanda la lettura. Quasi s'era indotti a pensare che nessuno credesse più nella possibilità di riprendere con qualche probabilità di successo uno sforzo in quella direzione. Maria e Sandro Chesi ci credevano ancora. Ci credevano più che mai. E, rotto ogni ormeggio, si sono accinti con impavida serenità a realizzare questo libro che occupa un posto luminoso nella storia degli attonidi e della Gran Contessa. Qua e là, da Canossa a Rossena, un torre serenamente azzurra zampilla verso il cielo, come uno straordinario fiore di gigli. Tutto ciò è bello, è fantasticamente bello, questa vecchiezza dorata dal sole nascente solleva l'anima a grandi altezze mistiche, ove il senso d'un Dio si rende pressochè visibile, immanente, onnipresente. Gianni Bizzocchi Editore tiche di alto valore emotivo. E' una pittura che si esprime unicamente attraverso intuizioni di una forma che si va plasmando lentamente dal profondo. Soltanto che, in Boiardi, il grande insegnamento paesaggistico non è andato perduto come in alcuni altri artisti della sua generazione. Ma dov'è il vero dov'è la vita? Nelle cose, o nel sentimento di chi le dipinge?.... Gli acquarelli, soprattutto, risultano tra le cose sue meglio riuscite, mentre la sua figura si è formata lentamente attraverso una serena e schietta interpretazione della realtà. E' superfluo ricordare che vi sono dei punti di contat- attesa, a Casalino di Ligonghio, alla "locanda del 25", dove ci si sta preparando per ospitare, nei giorni 11, 12 e 13 aprile, una importante esposizione di "oli", "acquarelli" e alcune "pianie" (dipinti a olio su pietra). Boiardi, oltre ad aver partecipato con successo, a molte esposizioni personali e collettive, ha fatto pure un buon numero di allievi, che gli fanno onore. In un Borgo, ove tutto è silenzio come Casalino di Lingonchio, forse si può anche pensare che le ore più belle della vita, non sono mai altro, non saranno mai altro, che un gran turbine di stelle…. Les bleuets, 1973 - Olio su tela, 280,7 x 579,8 cm - Trittico (3 pannelli) - Parigi, Centre Pompidou, Musée national d'art moderne - Centre de création industrielle In deposito a Nantes, Musée des Beaux-Arts “Non uscendo dalla porta si conosce il mondo. Non guardando dalla finestra si scorge la via del cielo”(Lao Tzu). La filosofia Zen affascina e attrae sempre più: lo ha dimostrato il recente incontro alla Libreria all’Arco di Reggio Emilia per la presentazione del libro “Fatti di terra” del maestro Guareschi; lo confermano – ogni martedì sera dalle 21 alle 23 – gli incontri gratuiti organizzati dal Centro di studio e pratica della Meditazione Zen di Reggio (per informazioni contattare Antonio Taidò al numero 335/5364346) al quartiere Orologio. Lo zen - che ebbe origine in seno al Buddhismo, ma fu fortemente influenzato dal Taoismo - si vanta di essere senza parole, senza spiegazioni, senza istruzioni, senza conoscenza. Esso si concentra quasi interamente sull'esperienza di illuminazione (satori), ed essa non consiste nel fare qualcosa, o nell'ottenere qualcosa. Cosa fa un Buddha sotto l'albero del Bodhi? Non fa nulla. Si limita ad essere. Egli è colmo di un'insondabile gioia, perché ora non rimane nulla da raggiungere. Il semplice accadere della vita, l'espirare e l'inspirare, il semplice pulsare della vita, è beatitudine. Essere consapevoli del Sé significa essere gioiosi. L’estasi non è una méta, è qui a portata di mano; attraverso la pratica dello Zen. R.C. Untitled, 1992 - Olio su tela, 280,04 X 400,05 cm - Dittico (2 pannelli) - Collezione privata anno VII numero 4 > APRILE 2009 STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 35 Il Rotary di Reggio Emilia compie 60 anni COMUNICARE A COLORI OFFICE AUTOMATION STAMPANTI - COPIATRICI - FAX - FOTOCAMERE - DUPLICATORI - SCANNER SOLUZIONI E APPLICATIVI PER UFFICI, GRUPPI DI LAVORO, CENTRI SERVIZI CONCESSIONARIO REGGIO EMILIA E PROVINCIA Presso il Teatro Municipale Romolo Valli, alla Sala degli Specchi mercoledi 25 marzo 2009 il Rotary Club Reggio Emilia ha festeggiato i 60 anni dalla sua fondazione. In apertura il saluto del Presidente del Club Paolo Ampollini. A seguire Cesare Bellentani ha presentato la pubblicazione rotariana “Sessanta anni fra cronaca e storia” un volume che racchiude la storia del club reggiano mentre Lauro Sacchetti ha illustrato il progetto rotariano per la realizzazione di un parco pubblico a Reggio Emilia intitolato a Paul Harris, ideatore e fondatore del Rotary. Sono stati consegnati inoltre i riconoscimenti Paul Harris Fellow (la maggior onorificenza rotariana) da parte del Governatore Distrettuale eletto Mario Baraldi al Sindaco di Reggio Emilia e alla Presidente della Provincia di Reggio Emilia in qualità di rappresentanti della città che l'anno scorso ha ospitato con grande disponibilità l'Assemblea Distrettuale Rotariana. Successivamente sono state consegnate le medaglie celebrative da parte del club reggiano ai Presidenti del R.C. "Reggio Emilia" che si sono succeduti negli anni alla guida dello stesso. La serata si è conclusa con l'esibizione del pianista Marcello Mazzoni che ha offerto una straordinaria interpretazione. Presenti in sala le maggiori autorità istituzionali. LA TECNOCOPIE SRL - Via Napoli 8 - 42100 Z.I. Mancasale - Reggio Emilia (Italy) TEL. 0522 517560 - FAX 0522 511228 - [email protected] - www.latecnocopie.it STAMPA REGGIANA > anno VII numero 4 > APRILE 2009 “Sessanta anni or sono, un gruppo di cittadini reggiani si riunì per dare vita ad un Rotary Club nella nostra Città. Erano uomini di provate qualità umane e morali, che ritennero fermamente di avere, in comune tra loro, idealità e sentimenti, che avevano già fatto proseliti in altre parti del Mondo. Da allora, il gruppo rotariano si è rafforzato nella quantità (oggi conta oltre 120 soci effettivi nonchè 8 soci onorari), avendo, in ogni caso, sempre a cuore il mantenimento di un elevato livello di qualità associativa, ispirata ai principi e dai valori di un buon vivere civile. Salutando questo importante traguardo di feconda presenza nella nostra comunità, ci auguriamo di aver rispettato - nel tempo - le aspirazioni dei nostri padri fondatori e di aver così mantenuto quantomeno in parte - un proficuo rapporto di buona convivenza e di utile colleganza con la Città di Reggio Emilia. Faremo, comunque e sempre, il possibile per migliorare questo quotidiano legame di civiltà, che ci impegna e ci onora, a beneficio della collettività.” Foto Stefano Rossi Premio Paesaggio del FAI Essere donna al tempo d i Matilde KRATHONG PARTY La Festa delle Lanterne Thailandesi Venerdì 06 marzo 2009 al Palazzo del Capitano del Popolo di Reggio Emilia il Club Soroptimist International di Reggio Emilia ha organizzato l'incontro“Essere donna al tempo di Matilde”,relatore il Professor Paolo Golinelli, Docente di Storia Medievale presso l’Università degli Studi di Verona. Al tavolo dei relatori la Presidente Soroptimist Deanna Ferretti Veroni e la professoressa Clementina Santi. Nel corso della serata Laura Nocco ha presentato la collezione “Gioielli Medioevali” realizzata in collaborazione con l’Istituto Statale d’arte “Gaetano Chierici” nell’ambito del progetto di alternanza scuola lavoro patrocinato dal Ministero della Pubblica Istruzione. Galà dello Sport e Memorial Cimurri Il FAI in collaborazione con La Biennale del Paesaggio ha organizzato per venerdì 27 marzo 2009 presso il Castello di Montecchio il conferimento a Giulia Maria Mozzoni Crespi, fondatrice e Presidente Nazionale del FAI, del "Premio Paesaggio" per il suo impegno rivolto alla difesa dell'ambiente e alla valorizzazione delle emergenze architettoniche italiane. Il premio consegnato dalla presidente della Provincia Sonia Masini, consisteva in un dipinto dell'artista Angelo Davoli che da tempo si occupa anche di tematiche ambientali. Oltre alle autorità istituzionali era presente anche l'architetto tedesco Andreas Kipar che ha illustrato il progetto dedicato alla Val d'Enza di prossima realizzazione. E' seguita una cena ad invito nelle sale del Castello. I due giorni successivi, sabato 28 e domenica 29 marzo, hanno visto il tradizionale appuntamento con le "Giornate FAI di Primavera" dedicato al paesaggio, con la proposta di diversi itinerari nelle zone della Val d'Enza, da Montecchio a Canossa fino a Vetto. Foto Enrico Rossi Foto di Stefano Rossi “Ai fantasmi ci credo, al caso no” Sabato 21 marzo 2009 presso il Caffè Arti e Mestieri di Reggio Emilia si è svolto il LOY KRATHONG PARTY, La Festa delle Lanterne Thailandesi, il primo evento di una serie di appuntamenti mensili che attraverso la sinergia tra realtà imprenditoriali differenti legate dall’eccellenza del prodotto per una clientela di “nicchia”, sta cercando in questo momento di “crisi” di creare un “CIRCOLO DEL LUSSO EMILIANO”, con lo scopo di aumentare la notorietà,di incrementare vicendevolmente i propri clienti e di fidelizzare quelli già esistenti. Molti gli invitati che hanno partecipato, oltre alla forte presenza delle giovani leve della “Reggio che conta”. 1 2 3 4 Presso l'Hotel Astoria è stata fatta la presentazione del libro di Cesare Bellentani, “Ai fantasmi ci credo, al caso no” storia di Franco Santellocco e del castello di Vernio, edito da Miraviglia Editore. Conduttore della serata è stato Giuseppe Albertini. Foto 1: Franco Santellocco, Benedetta Reverberi, Cesare Bellentani, Giuseppe Albertini. Foto 2: il pubblico in sala. Foto 3:Luciano Fantuzzi e Franco Santellocco. Foto 4: Franco Mazza. Foto 5: Ferdinando del Sante 5 Foto Studio Nova Foto G. Bucaria 8 9 Quello che ormai è diventato per gli sportivi (e non solo) reggiani un appuntamento da non perdere è stato l'ennesimo grande successo. Il 7° Galà dello Sport e della Solidarietà - 5° Memorial Chiarino Cimurri ha richiamato al ristorante Midì quasi 400 persone oltre ai rappresentanti di tutte le società sportive reggiane, la presidente della Provincia Sonia Masini, la Dott. ssa Alessandra Boni Direttore Amministrativo dell'ASMN, il Prof. Francesco Merli Presidente del GR. A. D. E., Erio Bagni Presidente regionale dell'ADMO, Vincenzo Tota Presidente del CIP Comitato Provinciale Paralimpico, Bruno Reverberi Team Manager del CSF Group - Navigare Professional Cycling Team, premiato come personaggio dell'anno oltre a tantissimi altri personaggi dello sport reggiano di oggi e di ieri, come Andrea Catellani e Simone Gozzi insieme ad una delegazione del Modena con in testa mister Apolloni, Francesco Romano, Dario Morello. Momento clou della serata, il cui ricavato era in favore di ADMO, (Associazione Donatori Midollo Osseo e Gr. A. DE (Gruppo Amici dell'Ematologia) l'ormai consueta asta di beneficenza nella quale sono stati proposti cimeli sportivi di grandi campioni. Il record d'asta quest'anno è andato a Fabio Cannavaro e alla sua maglia del Real Madrid battuta per la considerevole cifra di 450 euro. Foto Elite Messaggio pubblicitario con finalità promozionali. Per tutte le condizioni contrattuali si rinvia ai fogli informativi a disposizione della clientela presso ogni filiale della Banca o sul sito web www.bper.it - maggio 2008 Conto ZeroNet il conto corrente on-line di BPER il tuo conto è ovunque gratuito, veloce, semplice www.bper.it