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Camera dei deputati – 4-14349 – Interrogazione con richiesta di risposta
scritta presentata dall’On. Farina (PD) il 29 settembre 2016. Pagina | 1
Camera dei deputati – 4-14349 – Interrogazione con richiesta di
risposta scritta presentata dall’On. Farina (PD) il 29 settembre
2016.
GIANNI FARINA. — Al Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale. — Per sapere – premesso che:
è nota da tempo la decisione del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale di mettere in vendita beni dello
Stato;
già nel 1862, il Ministro delle finanze Quintino Sella, rilevato che il debito dello Stato cresceva ogni anno in maniera esponenziale,
pensò a «disammortizzare» vaste proprietà dello Stato propriamente detti demaniali;
fino ai tempi più recenti, la gestione del patrimonio immobiliare dello Stato era regolata da una normativa con scarsi riferimenti a
obiettivi di carattere economico. Con gli anni Novanta si è però affermato un indirizzo politico-legislativo ispirato alla gestione
produttiva del patrimonio immobiliare pubblico;
il primo intervento legislativo in materia di dismissioni del patrimonio immobiliare dello Stato è rappresentato dalla legge n. 35 del
1992 che regolamentava la «Trasformazione degli enti pubblici economici, dismissione delle partecipazioni statali ed alienazione di
beni patrimoniali suscettibili di gestione economica»;
con la legge n. 448 del 1998 (legge finanziaria 1999), il legislatore ha inoltre previsto un ulteriore strumento normativo per agevolare
la dismissione e la valorizzazione del patrimonio immobiliare statale: il conferimento o la vendita dei cespiti a società per azioni;
con l'emanazione dell'articolo 4 della legge 23 dicembre 1999 n. 488 sono state apportate ulteriori modifiche e innovazioni di
notevole rilevanza per quel che riguarda la disciplina delle alienazioni del patrimonio immobiliare dello Stato;
il patrimonio immobiliare dello Stato ha un valore di libro di poco sotto i 60 miliardi di euro: oltre 47 mila beni censiti, 32.691
fabbricati e 14.351 aree, che valgono rispettivamente 54,1 e 4,78 miliardi di euro (sono i dati che emergono dalla piattaforma
«OpenDemanio» che l'Agenzia ha lanciato online: una mappa dell'Italia con i dati consolidati annualmente nel conto patrimoniale
dello Stato sulla base della tipologia, della categoria di appartenenza e della distribuzione degli immobili, aggregati per regione e
provincia);
per effetto delle modifiche introdotte dal decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito con modificazioni dalla legge 7 agosto 2012,
n. 135, è stato altresì assegnato all'Agenzia per il demanio il ruolo di centrale di committenza per l'individuazione degli operatori a
cui affidare l'esecuzione di tutti gli interventi manutentivi sugli immobili, con la sola eccezione di quelli ubicati all'estero riguardanti il
Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale;
il patrimonio immobiliare dello Stato gestito dal Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale conta nel mondo oltre
280 immobili (aggiornati al 31 dicembre 2015), da quanto si ricava dall'elenco pubblicato sul sito del Ministero, la
cui responsabilità gestionale è affidata ai Consolati italiani che sovrintendono nelle rispettive circoscrizioni consolari;
mancando una stima del valore di mercato e del valore reale dell'insieme del patrimonio immobiliare italiano all'estero, l'alienazione
di esso rischia di essere condotta senza regole, senza strategia ed obiettivi finali e senza la dovuta trasparenza;
è il caso di alcuni immobili appartenenti allo Stato italiano messi in vendita in Svizzera attraverso le aste senza considerare
adeguatamente la storia di essi;
l'asta è sicuramente una procedura corretta, perché serve a tutelare diversi interessi: quello economico dell'amministrazione e quello
alla parità di trattamento tra potenziali contraenti;
l'asta, è uno strumento di prevenzione della corruzione, e in base alla normativa vigente l'Amministrazione con la procedura d'asta si
riserva anche di annullare, sospendere o revocare, secondo la normativa vigente, la procedura d'asta i ogni fase;
non si è voluto ricorrere a tale disciplina nel caso delle ex sedi della Casa d'Italia di Locarno e Bellinzona, sebbene la Casa d'Italia
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fosse stata costruita dall'emigrazione italiana e poi donata allo Stato e nonostante il municipio di Locarno avesse chiesto la sua
sospensione per permettere all'autorità comunale di predisporne l'acquisto nel rispetto nelle normative locali;
lo stesso caso di Locarno, a quanto risulta all'interrogante, si sta verificando con la messa in vendita della Casa d'Italia di Lucerna, ex
sede dell'agenzia consolare, la cui proprietà dello Stato risale al 1939, grazie ad una partecipazione finanziaria della comunità italiana
di ben oltre 60 mila franchi dei 158 mila totali;
negli ultimi anni, dal 2008, è stata costituita una fondazione il cui scopo è quello di tenere in vita la Casa d'Italia al fine di assicurarne
la fruibilità alla comunità italiana locale e alle sue numerose associazioni;
come si legge sul sito del Ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, la scadenza della concessione della Casa
d'Italia di Lucerna è prevista per il 1o gennaio 2017, ragione per cui sembra volersi cogliere tale dataper metterla in vendita onde
evitare il rinnovo della concessione –:
se si intenda rinnovare la concessione alla Fondazione della Casa d'Italia di Lucerna per permetterle di tenere fede agli impegni
assunti con l'utenza, alle iniziative in calendario e ai programmi sociali allestiti, nel rispetto della missione per la quale è stata
costituita;
se il Governo intenda assumere iniziative per predisporre un piano di dismissione degli immobili al fine di permettere a soggetti
italiani di organizzarsi per partecipare alle aste;
se si intenda favorire la trattativa privata nell'eventuale vendita degli immobili – quelli di Lucerna in primis – favorendo gli attuali
locatori in linea con quanto esposto in premessa, per assicurarne la continuità di pubblico servizio. (4-14349)
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