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I° VOLUME DI “SILSER” Collana di studi giuridici in criminologia applicata ed avanzata di Fabio Lo Pumo © DIRITTI D'AUTORE 2014 FABIO LO PUMO © COPYRIGHT 2014 FABIO LO PUMO DIRITTI EDITORIALI 2014 ISBN 9788890980305 …. 4 Luglio 2012 INTRODUZIONE Un transfert sinaptico nel mondo di oggi è inteso come la possibilità che un concetto, ancor prima diventi verbo e produzione orale, possa essere imposto, coartato nella libera mente di ognuno: dovreste essere troppo bravi alla fine del vostro libro a dire che sia tutta opera vostra; orbene, prima di dar si che il verbo rimanga per inscritto, ho voluto evidenziare tali possibilità al fin di rendere il “sistema” come assurdo giacché anch'esso, nel sapere di tali condizioni e circa il fatto stesso che il concetto possa essere trasmesso su soggetti che non ne siano consapevoli, ne rivedrà di assurdità così lontane nel tempo da non poter più risolverli come solito a sua maniera. Al dunque, se sino ad oggi non vi siete mai chiesti perché abbiate fatto questa di scelta o ne abbiate fatto altra, in ogni singolo istante della vostra vita, penso impiegherete milioni di anni per trovare una variante che non validasse la mia di teoria: il postulato proposto che si caratterizza per il solo fatto di ipotizzare che tale evenienza esista, nella miriade di scelte che negli anni abbiate effettuato, è che qualunque ne sia stato il risultato, datane la possibilità di coartazione esterna, sia stato quello voluto da e per il “sistema”; necessariamente, tale sola ipotesi farà si che anche questo impieghi pressapoco lo stesso vostro tempo per risolvere il suo di quesito, invalidandone l'usuale sua sistematica, quella che vi è stata imposta negli anni e a vostra insaputa. Perché non pensare che avreste dovuto interpretare la vita reale come una logica matematica il cui fautore dei fattori primi di produzione empirica non sia stato solo Dio, se avete fede, ma successivamente l'uomo pensatosi come tale? Alla stessa maniera, vi dovreste chiedere circa le motivazioni per cui dobbiate continuare anche a leggere il mio di libro, se nel dubbio siate insicuri che lo spettacolo sarà di vostro gradimento e malgrado vi abbia già rassicurato sin dal primo foglio della necessità di ammettersi che non tutto sia il risultato del “vostro quanto mio libero atto volitivo” e certamente non in termini di copyright: perché hai deciso quindi? Credo continuerai a leggere per mia onestà nei tuoi confronti e per l'attenzione che mi hai rivolto nel riflettere, leggendo , sul quesito “ voi siete liberi”? Ovviamente potreste esserlo per quella fallibilità del sistema di cui vi ho già riferito. Diceva il grande Harry Houdini e chissà quante volte alla fine di ogni suo spettacolo che “ il trucco c'è ma non si vede”: Husky e tutti i volumi a suo seguito nella seria Silser non sono altro che il mio esporre talune problematiche, ipotesi, verità parziali, spesso troppo vere, a volte probabili, infine del tutto scioccanti o del tutto false; è un singolo volume, una storia lineare come tante altre che trattava inizialmente di sola economia politica e di cui oggi ne rimangono lontanamente solo pochi stralci e che, a corredo di una serie ben più ampia, mira a dare un indottrinamento in criminologia applicata ed avanzata, diverso rispetto a quelle tante verità che pensate siano tali, talune anche sin troppo ridicole e su cui nessuno sinora vi abbia mai reso conto. Un cane sperduto a Stoccolma che trova il suo padrone, dopo diverse disavventure, Robert Gheits, la sua migliore amica di sempre Fiammetta ed infine Livia Tauto, italiana in vacanza, forse anche innamorata di Robert, fra trame, misteri, musiche e segreti: Livia vuole il suo libro e lo avrà prima o poi, seppur giocando inizialmente in questa di storia, su comuni dialoghi, fatti ed eventi, tanto da offrirvi delle verità relative ma una sola possibile ed assoluta, la tua, nel solo dubitare d'essere propenso alla stessa perché libero di essere, di esistere. Husky ha un obbiettivo ben definito, porre altresì visibili ed invisibili fattori di cognizione che seppur in parte saranno d'introduzione ad altri volumi della serie Silser: non avrei mai potuto menzionarli tutti per la loro moltitudine ed in un solo libro ma sin d'ora non mancherai di stupirti e di dubitare allo stesso tempo su quanto ti venga scritto e su quanto si scriverà in futuro; non esiste un libero autore in questo mondo nel 2014 e probabilmente non esisterà mai in Italia nei prossimi anni ed il cui testo, se letto fra le righe, non riveli quella sua di “non libertà” di scrivere se non per il suo voler appartenere ad una determinata cerchia di soggetti di cui vi dirò in avanti poiché questo di testo è volutamente inquinato, alla loro maniera, da concetti e situazioni che nella normalità si direbbero usuali ma che vi assicuro non lo sono: ogni cosa, tuttavia, prima d'esser chiara, necessita del suo tempo. I In una di quelle giornate di giugno del 2013, con 21 gradi di temperatura, un bellissimo cane di circa un anno e mezzo di vita, ormai da diversi giorni, gironzolava per le vie di Stoccolma, dopo essere stato abbandonato a se stesso dai suoi originari proprietari quando ancora cucciolo nei pressi di uno svincolo autostradale in direzione della città: lì aveva vissuto, facendo di un cunicolo di drenaggio delle acque la sua dimora principale, lì si era riparato durante le gelide notte invernali. Il cucciolo, di razza Siberian Husky, era stato regalato a degli italiani nell'estate di giugno del 2012, un anno prima, quale omaggio da parte di uno svedese in partenza per la Campania, in cambio dell'affitto gratuito del suo appartamento a Stoccolma durante il periodo estivo e per un appartamento, a sua volta gratuito e di proprietà di uno degli italiani, nella riviera soleggiata di Napoli: usanza assai comune per gli svedesi che lasciano il proprio paese e la fresca estate in cambio di un sole e di un caldo più meridionale di quello nordico. Al ritorno del periodo trimestrale, che iniziava solitamente a metà giugno ed il primo di settembre, gli svedesi raccontavano di apprezzare di più la propria terra, il freddo gelido a venire che da lì a poco avrebbero affrontato, dopo aver vissuto un'estate diversa rispetto a quella che ogni anno gli si prospettasse a Stoccolma: le località costiere dell'Italia e della Grecia erano le mete preferite e anche definitivamente molto più calde, senza alcun paragone con altre località marittime che, seppur più a sud della Svezia, non reggevano il confronto con queste ultime, secondo l'opinione stessa di chi in Svezia c'era sempre vissuto. Gli italiani, all'inizio apprezzarono molto il dono ricevuto dagli svedesi, giunti a Stoccolma con un camper praticamente carico di cocaina finanche le loro economie lo avevano permesso nei giorni prima della partenza; avevano scelto quest'ultimo rispetto ad altri mezzi di trasporto per diverse motivazioni ed in particolar maniera per le sue riserve di energia elettrica poiché meglio si adattava ad alimentare, in caso di eventuali controlli da parte di sezioni cinofile delle polizie dei paesi che dovevano necessariamente attraversare per raggiungere la Svezia, i dispositivi ad ultrasuoni che avrebbero dovuto allontanare i cani dal camper . La possibilità di modificare tutto quanto fosse alimentato dal separato gruppo elettrogeno, manipolando gli elettrodomestici del camper che avrebbero smesso di funzionare durante il loro tragitto, faceva si che tale alimentazione asservisse invece solo a tali congegni e che, a loro volta, potevano essere accesi tramite una sola ed unica centralina posta al di sotto del volante della loro casa mobile presa in affitto: un unico interruttore nell'immediata possibilità di accensione del guidatore di turno, alla vista in lontananza di potenziali posti di blocco o quando e dove, verosimilmente ai vecchi valichi di frontiera, potevano prevedersi dei controlli da parte delle forze dell'ordine locali ed anche dei così tanto temuti agenti delle unità cinofile che avrebbero rovinato di certo le loro vacanze estive. I dispositivi, i cosiddetti “dog chaser”, vennero acquistati prima della partenza, nello stesso periodo in cui si rifornivano di cocaina, a mezzo internet ed installati sul camper, anch'esso noleggiato appositamente nei giorni precedenti, dopo aver visto l'effetto che uno solo di essi riusciva a provocare su anche tre e più cani: una volta attivatosi, i quadrupedi si allontanavano immediatamente per un raggio di diversi metri; a ciò l'astuzia di acquistarne più di uno al fin di rendere definitivamente inutilizzabili i cani dell'antidroga che avrebbero probabilmente incontrato lungo la strada. Di certo il camper prometteva molto di più in termini di quantitativo e trasporto di polvere bianca, considerando che se avessero viaggiato in aereo o in treno quanto in auto avrebbero riscontrato problematiche più grandi ed evidenti con altrettanti relativi rischi, da considerarsi altissimi visto il “carico” che avrebbero dovuto trasportare sino in Svezia: per via dei controlli al check in-out se avessero deciso di viaggiare in aereo; rispetto ad un treno invece, si erano espressi in termini di valutazione di altro tipo, perché con quest'ultimo avrebbero potuto trasportare solo un quantitativo ridotto ed ovviamente avrebbero dovuto subire le difficoltà quanto l'impossibilità di attivare in maniera occulta i dog chasers, al dunque significandosi anche in questo caso, poca cocaina e sensibile aumento del rischio. L'auto, infine, consideratosi il lungo viaggio, anche se potenzialmente attrezzata con gli scacciacani ad ultrasuoni, non avrebbe supplito al sonno, durante la così tanta strada che gli italiani avrebbero dovuto fare al fin di arrivare a destinazione per la loro vacanza: i letti all'interno del camper invece, malgrado il grande quantitativo di cocaina che portavano con loro, potevano essere utilizzati per dormire durante il tragitto, in un viaggio no stop, i vacanzieri alternandosi fra di loro alla guida dello stesso: 2800 km in circa 28 ore e fatta eccezione al tempo da perdere per eventuali traghetti con cui dover salpare verso la loro meta, posti di blocco, quanto possibili eventuali errori dal parte del GPS. Quest'ultimo, a differenza di quanto gli era stato dichiarato in fase di nolo del camper stesso, doveva essere aggiornato al 2012 con tutte le mappe europee: tuttavia, subito dopo aver cominciato il loro lungo viaggio, man mano cominciarono a procedere verso il nord, gli italici si accorsero subito che si vi erano installate le mappe europee ma che l'ultimo aggiornamento dello stradario era stato effettuato nel 2001; diversi furono di fatto gli errori commessi durante il tragitto ed uno solo fra gli italiani aveva un cellulare con telefono gps che, sfortunatamente poi per tutti, poteva supplire alle mappe non aggiornate del camper, perché con un' autonomia di solo un paio d'ore e con una batteria che poteva essere ricaricata del tutto in circa otto di ore, considerando che tutto il sistema elettrico del camper era stato dedicato all'alimentazione dei dog chasers, al fin di poter riutilizzarsi indicando la retta via ai cocainomani. I dog chasers vennero utilizzati in quasi tutte le aree di servizio in cui si dovettero fermare per fare carburante, quanto al camper tanto per riempire di gasolio il serbatoio del separato gruppo elettrogeno, sopratutto quanto il gps del camper ne indicava altre di strade, anche piuttosto anomale, che non di poco deviavano il loro tragitto con una cartografia totalmente falsata e delle indicazioni stradali obsolete se non del tutto errate. Malgrado il “cocaine's project“ fosse perfetto, convinti di aver rimediato a tutto prima di partire, avevano di fatto portato con loro anche un lettore stereo - cd da utilizzare in Svezia oltre a quello ivi presente sul camper stesso; si erano però dimenticati della materia prima, la musica, come andare a legna senza corda, a caccia senza un fucile: dovettero accontentarsi perciò, nei momenti di disperazione, dell'unico cd rinvenuto per caso all'interno del lettore audio del camper e con diversi brani del cantautore Rino Gaetano. Dopo aver seguito le indicazioni del navigatore del camper che l'indirizzava verso l' A22 in Italia, nei pressi di Bolzano, intrapresa la strada suggerita, finirono per arrivare a Tarvisio e, non appena compresa l'erroneità del tragitto, dovettero fermarsi per dover fare benzina: visto il random con cui lo stereo scegliesse i brani dal cd, iniziava con le sue mitiche note, solamente per fato, uno di quei tanti brani di Rino, forse poco conosciuto nel 2012 dai tossicomani e che tuttavia gli stessi cominciarono a comprendere anche a modo loro ed in particolar maniera il guidatore, grazie all'effetto della coca bianca che ogni tanto era solito tirare per resistere alla stanchezza ed al sonno; accessi i dog chasers, per evitare eventuali sorprese e controlli, si ritrovarono in quella che il guidatore di turno chiamò Triestina, per via dell'inizio dell'altopiano del Carso, in tedesco “Karst”, anziché Tarvisio e per via del fatto che proprio in quella zona cominciasse per loro, con o senza cocaina e per mere nozioni di geografia del luogo, l'omonimo altopiano. Destino volle lasciarli più che sorpresi poiché dallo stereo Gaetano intonava: “E senza benzina e gasolina, soltanto un litro, in cambio ti do Cristina...”, dal guidatore motivata e canticchiata anche a modo suo dopo il suo ultimo tiro, “..se vuoi la chiudo pure in monastero ma dammi un litro di oro nero...” perché non s'immaginava di trovare nei pressi di Tarvisio, Triestina al posto del termine Cristina di cui al testo originario della canzone, un rifornitore di carburante nei pressi del vicino monastero, dove c'è anche un rifugio sul Monte Lussari e a cui si diede significato nel seguito del brano musicale “ti sei fatto il palazzo sul jumbo”, certamente per via del fatto che a due passi dal cielo vi fosse veramente una così grande costruzione, come se su uno di quei airbus così tanto futuristici, veri e lussuosi palazzi senza le usuali poltrone ed interni di cui ai normali voli di linea. ”Noi invece corriamo sempre appresso all'ambo, ambo, terno, tombola e cinquina se vinco mi danno un litro di benzina”, al rifornitore di carburante ove si erano fermati, i suoi amici, dopo averlo abbandonato in coda ad altre auto, avevano anche giocato nella vicina rivendita di tabacchi, una schedina al gioco del lotto ed altri simili con i numeri 324-32-4, nella speranza di vincere e recuperare qualche soldo per via del carburante sprecato grazie alle indicazioni errate del gps: “Spendi spandi spandi spendi effendi, spendi spandi spandi spendi effendi, spider, coupé, Gt, Alfetta” e nella lunga attesa al distributore, i suoi di amici avevano trovato il tempo, oltreché di giocare al lotto, di fare anche compere presso un vicino supermercato per il proseguo del viaggio spendendo altro denaro; ciò che però aveva sconvolto poi il guidatore italiano, rimasto sul camper a fare la fila al distributore, fu dato dal fatto che mentre gli altri si erano dati alla fuga, un vicino autosalone di auto usate e nuove si pubblicizzava con un grande manifesto in cui si rappresentava una donna di belle forme sdraiata sul cofano di un Alfa Romeo e proprio mentre Rino continuava, “ A duecento”, gli Euro da pagare per fare il pieno al camper e al gruppo elettrogeno, ”c'è sempre una donna che ti aspetta sdraiata sul cofano all'autosalone e ti dice prendimi maschiaccio, libidinoso, coglione, non più a gas ma a cherosene”, ebbene quello fu il momento in cui più scioccato che mai, di nuovo, decise di fare ancora un altro tiro mentre nello stesso frangente di tempo una pattuglia della polizia si metteva in coda alle altre auto ed avvistatasi dal driver in lontananza grazie allo specchio retrovisore del camper. Dopo il tiro fatto in fretta e furia, preso dal panico, venne subito rassicurato dal fatto che la centralina dei dog chasers era già stata accesa sin dall'arrivo e dal fatto che comunque di cani non ne vedeva con la pattuglia in fila per fare carburante assieme ad altri ed in alta montagna. Ancora in preda alla cocaina, da Rino sentiva rintronare: “il riscaldamento centralizzato più ti scalda più conviene, niente carbone mai più metano, pace prosperità e lunga vita al sultano” e per l'italiano rimasto sul camper di certo l'accensione dei dog chasers di fatto lo riscaldava e tranquillizzava sopratutto quando pensava alla pubblicità sul manifesto dell'autosalone con la donna sdraiata sul cofano dell'Alfa Romeo che, rispetto alle sue economie, sarebbe stata veramente roba da sultani. Dopo aver completato il pieno di benzina ed aver ritrovato gli amici, chi in preda alla mania del lotto, delle spese non previste, chi a farne altre di compere, ritrovata la strada esatta con il gps del cellulare, ora a stereo malefico spento, l'italiano di turno alla guida, per tutto il giorno, continuò a canticchiare tutto il motivetto di Rino, per concludere sempre alla stessa maniera “Spendi spandi spandi spendi Effendi, spendi spandi spandi spendi Effendi. Da Da....spider, coupé, Gt, Alfetta”: si appropinquavano a lasciare la zona del Karst mentre la pattuglia di polizia rimaneva in attesa di far carburante nei pressi del distributore. Proseguendo nel loro viaggio, il primo posto di blocco in cui venne intimato loro l'Alt, ebbe luogo a Knoten Innsbruck: fortunatamente per loro, solo in un primo momento, mentre ancora tutti svegli e apparentemente tranquilli alla vista degli uomini in divisa, vennero chiesti i soli documenti ai fini dell'identificazione di routine; in un secondo momento, l'italiano di turno alla guida, si accorse anche della presenza di unità cinofile in lontananza e del loro cominciare ad agitarsi in preda a quel loro senso e fiuto del colpaccio poichè era così tanta la cocaina che dalla quiete, anche se in lontananza, i cani si erano imbizzarriti dentro le loro gabbie, inferociti mentre non utilizzati dagli ex poliziotti di frontiera. L'unico e solo alla guida, possibilitato all'accensione della centralina, accortosi della tanta animosità dei cani, li mise in funzione tutti: di fatto quest'ultima sotto lo sterzo, malgrado avesse anche diversi livelli di accensione, per attivarsi uno o più dog chasers, a secondo della paura poi di chi guidasse dinanzi al posto di blocco, cominciò a lavorare a pieno regime e di seguito, se in un primo momento, i due poliziotti che stavano verificando i documenti con i controlli incrociati e di routine con la loro centrale, avevano dato un'occhiata anche ai cani ed al loro simultaneo istinto, successivamente lasciarono perdere all'idea di uscirli dalle gabbie per utilizzarli visto che la loro iniziale così tanta animosità s'era tramutata in totale quiete: erano del tutto spariti e non s'intravedevano più abbaiare dal retro delle loro cucce, rintanati da quel sound elettromagnetico che i poliziotti non avvertivano e non sentivano rispetto ai quattro zampe con il distintivo. Un altro d'italiano alla guida, che aveva dato il cambio al precedente, dovette riattivare nuovamente tutti i dog chasers per via dei possibili controlli all'imbarco del traghetto a Puttgarden Rodby: pensava di trovarvi polizia e unità cinofile, come se di cani da incontrare ci fossero stati solo i loro e non anche quelli di altri turisti; l'inusuale spettacolo di tutti i cani presenti a bordo, cominciò a terrorizzare prima i passeggeri del traghetto, poi anche il comandante. L'evento che si stava verificando sul battello, aveva straniato di fatto anche gran parte dell'equipaggio di turno: mentre il camper era stato parcheggiato a poppa, tutti i cani di ogni stazza erano prontamente scappati dai loro padroni per spostarsi verso la prua dell'imbarcazione: quando l'insolito evento divenne motivo di ritardo della partenza stessa, annunciatosi ai passeggeri attraverso i megafoni di bordo della nave, gli italiani si decisero di spegnere i loro dog chasers per far ritornare tutto nella normalità e di conseguenza tutti i cani dai loro padroni e per evitare ancora ulteriori ritardi. Era diventato ora assai improbabile un controllo antidroga sul traghetto stesso, vista l'assenza di polizia ed in più stavano ritardando la partenza; si promisero di riaccenderli al momento dello sbarco quando sarebbe stato invece più probabile la presenza di controlli da parte delle ex polizie di frontiera. La nave partì senza alcun indugio per far sbarcare gli italiani in vacanza in terra finlandese ed al fin di proseguire verso la Svezia; riaccesero i dog chasers ma non ci fu più alcun controllo sino all'arrivo: arrivarono a destinazione con due giorni di ritardo e non nell'arco di tempo che avevano prestabilito per incontrare lo svedese da cui ottenere le chiavi e prenderne in cambio la casa e solo dopo aver corretto gli errori nella cartografia del camper con quelli delle mappe di Google sul telefono. Quando arrivarono a Stoccolma, risero del regalo ricevuto in cambio dallo svedese ma lo accettarono anche quale premio oltre che dono, visto che di posti di blocco e sezioni cinofile ne avevano superato ben due, considerate le postazioni presenti e chissà quante altre possibili ma non avvistate, ove potevano essere nuovamente oggetto di controllo da parte di forze dell'ordine e dove non gli era stato intimato l'alt; nessuno fra quanti presenti a guardia delle sezioni, aveva compreso il perché mai i cani si allontanassero così repentinamente dal camper se non perché lo avrebbero ritenuto estremamente pulito quanto così innocenti i suoi abitanti: dei bravi ragazzi che vanno in vacanza con un camper affittato e chissà quanta cocaina. Il loro di viaggio era perfettamente riuscito e già pensavano sin dall'arrivo ai tanti altri che avrebbero affrontato da quel momento in poi con il loro nuovo espediente se non sino a quando le sezioni cinofile si fossero rifornite di bracciali da affidare all'addestratore del cane stesso, in grado di segnalare con una semplice “vibrazione”, la presenza di ultrasuoni terrificanti per le frequenze uditive canine e non per l'uomo; bracciale che avrebbe di certo permesso la possibilità di perquisire accuratamente il veicolo, se rilevatasi la presenza dei famosi ultrasuoni scaccia cani ed ignorandosi definitivamente il fiuto di quest'ultimi e tutto il loro addestramento: erano al dunque anche ben consapevoli pertanto che a trucco svelato, i loro viaggi a mezzo del camper armato del tipo Stargate, sarebbero di certo e comunque, prima o poi, del tutto terminati. Malgrado la tenerezza che ispirava il cane nei primi mesi di vita, dopo poche settimane di permanenza a Stoccolma, per l'uso frequente ed abbondante di cocaina, un pò perché si annoiavano, un pò perché in realtà dalla cocaina stessa veniva fuori la loro indole peggiore, il cucciolo divenne il miglior passatempo per i cocainomani ed il peggior gioco per il siberiano: ancor peggio, le loro cattive abitudini contro il piccolo cucciolo aumentavano nel momento in cui cominciavano a ritrovarsi in crisi d'astinenza, queste ultime irrisolvibili, vista e consideratasi la difficoltà di rifornirsi di roba da sniffare, se non con costi altissimi nella città nordica; finita l'abbondanza iniziale di polvere bianca, il cucciolo di Husky diventava sempre più oggetto di nuove esperienze a causa dell'astinenza anzidetta degli italici a Stoccolma. Gli amanti della coca cominciarono, dopo circa un mese, a maltrattare l'animale immedesimandosi in scene fantomatiche tanto tragicomiche in egual maniera: l'uso elevato e continuo di così tanta droga, li teneva assuefatti nelle loro reazioni giornalmente; mutavano totalmente la loro personalità, fingendo di essere dei soldati americani alle prese con un prigioniero giapponese ed immaginando il cucciolo di Husky stesso come un soldato nipponico della seconda guerra mondiale. Per come è logico e confermatosi storicamente gli italiani si rappresentavano e vedevano loro stessi come gendarmi americani ed il cane come un prigioniero in stato d'incoscienza, in preda alla vergogna e impossibilitato al suicidio: ogni scena dettata e scandita nel trascorrere del tempo e dagli effetti che la cocaina stessa procurava sin quando abbondava; il cucciolo, dal canto suo ed in quanto tale non poteva fare altro che apprendere che cosa fosse la vita dai suoi padroni ed in che maniera dovesse viverla, da cane, rispetto a quella degli altri quadrupedi per il mondo, di razza o meno, nel 2012. Riuscivano nei momenti di lucidità a correlare l'adattamento del cucciolo di cane al loro di atteggiamento, comunque tossicomani: il cane formava la sua visione di vita come il giapponese prigioniero, ne plasmava una nuova per sé stesso e cominciava a far parte, come nel periodo bellico, della cultura dell'interrogante, secondo la visione stessa dei cocainomani, seppur di semplice apprendimento ed in verità da parte di chi sconosce la realtà e deve necessariamente apprendere e capire come poter e dover vivere se non da semplice ed ignaro quanto inconsapevole cane, motivo per cui Husky diveniva teneramente e piuttosto coadiuvante con gli italiani ed in condizioni assai differenti rispetto a quelle prospettate ed immaginate dagli stessi in merito all'ultima grande guerra, se in riferimento ai prigionieri giapponesi e diversamente da altri cani che avrebbero di fatto reagito diversamente, rispetto alla docilità del siberiano in crescita; mentre per gli appassionati alla polvere bianca non c'era modo per il giapponese di ritornare realmente in libertà e nella sua nazione così per il siberiano non c'era possibilità di vivere normalmente se non apprendendo, accondiscendente e rassegnato, quello che era il modello di vita che gli veniva imposto. Con il passare dei giorni, onde evitare qualsiasi tipo di problema alla riconsegna del camper che avevano preso in affitto per il periodo estivo e per trasportarvi la cocaina, si preoccuparono di smontare tutti i “ dog chasers” che avevano installato sul camper e la centralina che avevano collegato al solo interruttore di accensione e che poteva fare accendere alternativamente gli stessi per diverse sezioni del camper: fecero ritornare lo stesso camper completamente efficiente con tutti i suoi elettrodomestici e per come gli era stato consegnato in fase di pagamento dai noleggiatori in Italia; quest'ultimi, i dog chasers, prima di essere inscatolati per essere riportati in Italia ed essere poi riutilizzati nei successivi viaggi, venivano giornalmente utilizzati singolarmente ed ovviamente contro l'unico cane a disposizione, Husky il giapponese, al fin di meglio immedesimare la sua ignara posizione di prigioniero. Husky ovviamente si allontanava in maniera immediata dai suoi padroni ogni qualvolta un dog chaser veniva messo in funzione: ebbene per i cocainomani, malgrado sapessero di utilizzare un dog chaser, schiaccia cani ad ultrasuoni, il cucciolo di Husky stava tentando la fuga e pertanto doveva essere punito; in tal maniera Husky veniva nuovamente e continuamente preso a tiro al fin di resistere agli ultrasuoni stessi, cosa assai impossibile non potendo disporre di contromisure elettroniche in tal senso mentre per gli italiani e a loro modo continuava a tentare la fuga da un campo di prigionia. Gli italiani, annoiati dall'estate svedese, oltre che molestare ed interrogare Husky il giapponese, con o senza dog chaser, diminuendo l'uso e la possibilità di cocaina ed in preda a quella predetta crisi d'astinenza, cominciarono a gironzolare per Stoccolma in cerca di spacciatori per infine scoprire che sarebbe stato impossibile per le loro economie, acquistarne anche dosi ridicole in zona. Presi dal delirio e per non poter fare qualche tiro ancora, cominciarono a trattare ancor più in malo modo il cucciolo di Siberian Husky; spesso attenuavano e tralasciavano la inscenatasi fase bellica di prigionia, trascinandosi dall'astinenza al quasi auto sfottersi con insolita ironia, per la loro scelta di andare in vacanza a Stoccolma “ben attrezzati” ma per ritrovarsi invece a villeggiatura non ancora finita, con un cucciolo di Husky e senza alcun rimedio se non con della musica e privi del loro unico divertimento, la droga: musica a cui il cane doveva forzatamente muovere la testa tenendone il ritmo e se non con il dog chaser con la minaccia esplicita del bastone. La musica degli italiani, il loro personale sfottò, era costituito unicamente e giornalmente da altro brano musicale di Rino Gaetano, anche questo ultimo sconosciuto per parecchi rispetto ad altre più rinomate canzoni del cantautore in Italia e che veniva fatto sentire al siberiano continuamente al sin di mutare diversamente il suo ruolo da prigioniero, comunque agli ordini dei sui padroni, seguendo la melodia ed il brano che rimanette sul repeat del loro player sino a fine vacanza: “Sto colma , sto colma , sto colma, si potrebbe andare a Stoccolma, tutti insieme andiamo a Stoccolma, tutti insieme ma con calma, sulla nave che porta a Stoccolma, donne bionde con fiori e ghirlande, tanti dischi, tante bande. Dai, andiamo a Stoccolma, dove se mangi stai colma, dove potrai dire con calma io sto colma a Stoccolma. Sulle strade che vanno a Stoccolma non c'è buche né fango né melma, sulle strade di Stoccolma: noi viviamo in un mondo di melma dove ogni mattina è una salma, quindi andiamo a Stoccolma. Dai, andiamo a Stoccolma, dove se mangi stai colma, dove potrai dire con calma, io sto colma a Stoccolma. Dai, andiamo a Stoccolma, dove se mangi stai colma, dove potrai dire con calma io sto colma a Stoccolma“ ed il povero Husky costretto a muovere ora il capo, seguendo la partitura che gli veniva imposta, dopo esser passato per l'interrogatorio bellico da nipponico durante l'abbondanza di coca, al periodo post bellico, in fase di astinenza in Svezia e con l'apprezzabile sonorità della musica e genialità di Rino Gaetano. Non mancavano ovviamente le bastonate, qualora non fossero stati eseguiti gli ordini dei suoi padroni, che prendevano ora il posto dei “dog chaser”, visto che in previsione di una anticipata partenza per “crisi“ avevano riposto ed inscatolato, per come si erano promessi di fare nel momento in cui erano stati smontati, al fin di riutilizzarli in altri prossimi viaggi. Erano talmente colmi di fatto gli italiani nella città nordica che, prima di lasciarla, in anticipo rispetto a quanto preventivato nel loro diario di viaggio, abbandonarono anche il siberiano: per loro sarebbe stato un peso oltreché un costo in più, quanto in termini di trasporto, di farmaci e visite veterinarie tanto in termini di cibo che, seppur poco sino ad allora, gli era infatti stato offerto saltuariamente e poi... e poi la cocaina che, di certo, ne avrebbero avuta di più in Italia, partendo in anticipo e riconsegnando prima il camper che, come prevedeva il contratto di affitto dello stesso, gli avrebbe permesso di riavere indietro il denaro per i giorni in cui non lo avessero più utilizzato e senza alcuna penale da pagare alla consegna. Fu questo il vero motivo per cui decisero di rendergli la libertà nel periodo post bellico, proprio sulle strade di Svezia prima di ripartire per la Campania e menomale, perché il cucciolo di Husky venne abbandonato a pochi metri del cunicolo di drenaggio dell'autostrada che avrebbero imboccato per il ritorno e nulla rimembrando all'inizio circa lo svedese in casa di uno di loro in Campania; problema che avrebbero risolto in seguito ospitando il futuro “senta tetto” svedese in casa di uno degli amici del gruppo del “cocaine's project” del camper ed accordandosi tutti sul rientro anticipato e sulle comuni motivazioni da inscenare: in anticipo perché annoiati da Stoccolma quanto sul fatto che il cucciolo si era dato alla fuga proprio nella città svedese e non più ritrovato. Nei pressi del vincolo autostradale in cui il siberiano venne lasciato libero, questo in seguito avrebbe trovato il suo rifugio e avrebbe ricominciato la sua nuova vita, terminatosi il periodo di prigionia militare con gli italiani, in pace e serenità, seppur con una visione un pò distorta della vita reale, considerato l'indottrinamento che aveva subito da parte dei tossicomani in fuga: scappati dalla città nordica, il piccolo cane si ritrovò proprio dinanzi ad un fiumiciattolo e sin da subito cercò per pochi metri di seguire il veicolo dei suoi padroni, poi di altri ma invano tornò per diverse volte al fiume dove capì che di certo non gli sarebbe mancata l'acqua per i giorni a venire ed ove sarebbe rimasto, fatta qualche eccezione, quanto meno per dissetarsi da lì in avanti e nulla sapendo del gelido periodo invernale che avrebbe dovuto affrontare e del fatto che il fiumiciattolo si sarebbe anche ghiacciato; di fronte a quest'ultimo, la sua casa, una galleria che portava sin dall'altro lato della strada e che sembrava il luogo ideale in cui poter trascorrere la notte, se tale poteva considerarsi nel periodo estivo, considerato il sole non celarsi mai definitivamente durante l'intero giorno e sopratutto in un luogo ove non c'era alcun ordine da eseguire o padrone a cui obbedire. All'incremento di quel sole che a Stoccolma non va mai via, nei giorni successivi, come per ogni uomo, anche l'animale siberiano si risvegliava dal sonno della notte per uscire dalla sua tana, durante un estate svedese non così calda, ormai in solitudine, per andare alla ricerca di cibo: i cocainomani avevano abituato il quadrupede a mangiare saltuariamente, poteva pertanto facilmente patire la fame ma non l'acqua e malgrado il fatto ancora non avesse idea dell'inverno svedese, il cucciolo di Husky avrebbe imparato ad amare di più la temperatura gelida vissuta dentro la galleria che il suo stesso stato di necessità, quello di cibarsi, come per quello stato di sopravvivenza a cui ogni uomo o animale è destinato in questo mondo. Nonostante il suo amore per la sua nuova, fredda quanto umida tana, sarebbe stato comunque più facile rimediare durante il periodo estivo a quello stato animale, della sopravvivenza legata alla fame, andando in giro per la città: aveva visto Stoccolma in fin dei conti, seppur esclusivamente per andare alla ricerca di spacciatori di cocaina, bighellonando con i padroni italiani in fase post bellica e aveva intuito, durante le sue pseudo passeggiate a piede libero, come potersi sfamare. Impulso volle nella natura dell'animale, di raccogliere le proprie riserve alimentari all'interno della sua nuova cuccia, per sfamarsi nel momento in cui non ne avesse avuto la possibilità in giro per la città: di acqua, invece ed in tutte le stagioni, ne avrebbe avuta quanta più ne necessitasse dal fiumiciattolo che correva vicino al cunicolo che, quantunque si fosse gelato successivamente durante i mesi invernali, sarebbe stato facilmente sostituito dalle acque che defluivano nel canale in cui viveva, grazie al lavoro giornaliero degli spargisale sulle autostrade, al fin di permettere la circolazione dei veicoli e che avrebbero trasformato il ghiaccio in acqua, espediente alchemico dell'uomo ma anche di buon sapore quanto dissetante per l'animale ed infine, casomai meglio di niente, ancor più di non bere affatto. Le riserve di cibo che inconsciamente riusciva a raccogliere per le vie di Stoccolma, oltre a renderlo assai famoso per i distretti che frequentava, riuscirono a soddisfare il suo fabbisogno giornaliero durante i mesi invernali che da lì a poco avrebbero reso un tantino più difficile la vita del siberiano: la sua sopravvivenza sarebbe stata garantita inconsciamente dal suo istinto e per tutto l'inverno a seguire, trascorso da cane libero, senza alcunché da ossequiare e certamente come in sua natura vera e propria; il cibo che si sarebbe procurato nelle giornate estive rimanenti con dei semplici espedienti, d'altro canto, durante la gelida stagione, riusciva a mantenersi come mangiabile per lo stesso Husky, grazie all'acqua che salata nel cunicolo di drenaggio, di tanto in tanto lo inzuppava del tutto, per mantenersi quale cibo buono per il siberiano ogni qual volta ne necessitasse. Un solo grazie meritavano gli italiani ed il destino, il fatto che Husky era stato abituato a mangiare saltuariamente e, come immaginerete, seppur difficile potrebbe sembrarvi la sua possibilità di sopravvivere in quanto cucciolo all'inverno nordico, in realtà, il cane da slitta per eccellenza, non fu mai in condizioni tali da temere la morte per fame all'interno del suo rifugio. II Durante il periodo estivo del 2013, l'anno dopo, diversi erano i turisti che preferivano ed affollavano nuovamente la città nordica, provenienti dalle nazioni più meridionali d'Europa e dove l'estate diventava per taluni, con le sue alte temperature, insopportabile: così, mentre Stoccolma si svuotava nelle sue strade di una buona parte dei suoi cittadini in cerca del miglior sole e del miglior mare dopo l'inverno, in qualsiasi parte più a sud della Svezia, i primi tornavano ad animarla nel periodo più atteso dopo i lunghi mesi invernali; c'erano di certo meno svedesi che turisti per le vie della capitale ed il siberiano ne poteva approfittare al fin di sfamarsi, così come aveva fatto durante l'estate precedente e dopo aver vissuto la sua prima esperienza invernale in solitudine all'interno della galleria. Non aveva delle mete preferite o dei posti in cui era certo di poter mangiare o rubacchiare del cibo nei dintorni in cui viveva ma riconosceva fast food e ristoranti che scrutava fra tutti per il suo fiuto canino, in particolar maniera, quegli odori tipici provenienti dalle cucine: era attratto da quei locali che, dopo averne percepito le allettanti fragranze, avevano delle finestre in strada, non troppo alte per la sua statura al secondo anno di vita e dalle quali il siberiano poteva fare la sua comparsa davanti al turista affamato; i suoi occhi di ghiaccio, i più belli, fra quelli della sua stessa razza, che si fossero mai visti in giro a Stoccolma, facilmente intenerivano i turisti, dopo il primo attimo di paura per il suo inatteso arrivo aldilà del varco a mezz'altezza del locale. Oltre che a sfamarsi, grazie all'attenzione dedicatagli dai turisti, era riuscito anche ad incuriosire molti cuochi della città e tutto ciò perché il turista affamato gioiva della presenza del quadrupede ed al dunque poiché ve ne erano alcuni di stranieri che, stranamente, non avendo ancora terminato il proprio di pasto, chiedevano immediatamente il bis ai camerieri: dilemma che non venne risolto del tutto all'inizio dagli chefs stessi se non dopo che l'evento, quell'inaspettato bis, cominciò a verificarsi per diverse volte e ripetutamente durante la settimana; c'era Husky, il siberiano per eccellenza, il cane dagli occhi così freddi ed insoliti quanto solitari, in ogni comune giornata estiva nella città svedese e dinanzi alle finestre del loro ristorante. Cuochi e camerieri avevano capito grazie ai turisti il perché dell'inopinato pasto che quest'ultimi poi pagavano compiacenti ed il tutto solo per godere della compagnia di un siberian husky: per loro, prima ancora che per i turisti che lo incontravano alla finestra, non era perciò il cane di razza siberian husky, uno qualunque dei tanti siberiani della sua stirpe ma “Husky”, nominato così dagli stessi, per la sua eccellenza ed in tal maniera rappresentando il miglior cane in assoluto fra tutti gli altri che della stessa razza avevano visto sino ad allora e non solo a Stoccolma, secondo l'opinione poi di diversi clienti che nei ristoranti ebbero a sfamarlo. Per Husky, durante la sua seconda stagione estiva, sin dalle prime settimane, la necessità di mangiare era diventata pertanto un vero e proprio hobby anziché una propria vicissitudine naturale, dato che diversi erano i luoghi in cui poteva sbucare dal nulla ed in maniera alquanto repentina: i proprietari dei locali, non avendo trovato la maniera di assumerlo o di trattenerlo in qualche maniera, prima di chiudere i loro locali, lasciavano sempre del cibo dinanzi le finestre in cui il siberiano fosse spuntato per l'ultima volta, nella speranza questo poi si fosse presentato di nuovo il giorno dopo: pagare per due occupando un solo posto significava per i titolari fare affari d'oro grazie ad un cane. A tarda notte Husky, sbucava fuori dal cunicolo e cominciava a fare scorta del cibo che gli veniva lasciato davanti le finestre per trasportarlo fino all'interno della parte centrale della sua galleria; l'acqua invernale, insaporita dagli spargisale, avrebbe provveduto a mantenere lo stato e del cibo e del cane che, con il suo fiuto, sapeva sempre quando poteva e quando non avrebbe dovuto mangiare, quindi anche quando il cibo andato a male non fosse stato buono per sostentarsi nell'inverno a venire e per come era accaduto nel precedente: il cibo che aveva raccolto come scorta all'interno del cunicolo si era mantenuto grazie all'acqua salata proveniente dalla strada sovrastante. Benché poi non fosse mai stato al Polo Nord, dove la neve ed il ghiaccio più si confacevano alla sua stazza e alla sua natura, aveva imparato anche ad utilizzare il fiumiciattolo, a volte ghiacciato e a volte no, vicino alla sua nuova cuccia, quale luogo in cui pescare per poter ottenere del cibo di cui nutrirsi senza utilizzare le sue riserve; quando era ghiacciato, intravedeva i pesci ancora vivi, bloccati al di sotto di un lieve cortina di acqua gelata, che con la lingua provvedeva a sciogliere, spesso di pochi millimetri, permettendogli così in pochi minuti di ottenere del pesce fresco con cui cibarsi e saziarsi per l'intero giorno. Dopo aver liberato il pesce dal ghiaccio, questo o diveniva immediatamente il pasto quotidiano o veniva trasportato all'interno della sua tana per far cambusa e per cibarsene il più tardi possibile, rispetto al cibo che secondo il suo fiuto sarebbe andato a male prima del nuovo pasto fresco, le diverse specie di lucci che il fiumiciattolo a due passi dalla sua galleria gli avrebbe offerto: a volte non vi era neanche il bisogno di .utilizzare la lingua per arrivare alla sua preda, perché quando non del tutto ghiacciato, il fiumiciattolo permetteva al siberiano di poter provvedere al proprio istinto animale, quello della sopravvivenza, tramite l'utilizzo delle sole zampe e con le sue affilate quanto acuminate unghia contro tutti quei pesci che ancora vivi, rimasti in piccoli corsi o parti del corso d'acqua che non si era del tutto gelato, imprigionati in una piccola porzione di nevischio, erano diventati anch'essi quasi un gioco; gli bastava solo inserire le zampe un paio di minuti o scavare all'interno di quel pò di quasi ghiaccio che nascondeva il suo nutrimento, per ottenerlo vivo e per poterlo riportare fra le sue provviste; fra lucci pescati nel fiume e cibo raccolto nei ristoranti non aveva imparato ad uccidere o comunque non lo aveva fatto pur avendone avuto la possibilità nella radura del sottobosco, aldilà dell'autostrada ove ogni tanto intravedeva prede che non fossero solo d'acqua. Husky, benché poteva considerarsi un piccolo cacciatore, in grado di andare in cerca di selvaggina anche nella radura, temeva di divenire preda di altri predatori molto più affamati tanto più grandi di lui e meno intelligenti di quanto lo stesso siberiano non fosse stato nei mesi invernali per procurarsi del cibo: c'era il rischio di divenire lui stesso il pasto di animali meno sapienti rispetto agli espedienti utilizzati dal cane stesso per sfamarsi; temeva in fondo di trovarsi a certe cene con tipi forse troppo furbi ed arroganti ed in cui lui stesso fosse diventato il piatto principale della serata. Nell'estate del 2013, di giorno, se tale e sostanziale poteva ritenersi la differenza con la notte, dopo aver fatto cambusa al centro del cunicolo, tornava alle finestre dei ristoranti in cui gli era stata lasciata la sua paghetta giornaliera: quasi un vero e proprio rapporto di lavoro, per ripetere la scena del bis con il turista fulminato dai suoi occhi, giunto sul luogo dal nulla, quasi di soprassalto e per la felicità del titolare di ogni locale che, come per altri di ristoranti, non sapendo come onerare il servizio reso dal cane, ritornava ogni sera a lasciare del cibo davanti alla finestra al momento della chiusura; d'altri di turisti invece tornavano nello stesso locale per sedere allo stesso posto e nella speranza d'incontrarlo ancora una volta prima di tornare a casa. Husky, aveva anche imparato ad aspettare il turista, facendo finta di mangiare, come un vero e proprio illusionista e nulla invidiando ad Harry Houdini, se non per il suo essere di razza canina: dava i suoi occhi come specchio per le allodole e simulava di cibarsi, annusando solamente il cibo agli occhi del gitante di turno per poi tornare a trasportarlo come sempre, per farne conserva per il più difficile periodo invernale e sino a quando la galleria lo avesse permesso; al turista piaceva comunque la sua compagnia, che mangiasse o meno, mentre metteva in scena il suo spettacolo e nel suo nuovo ruolo, quello dell'illusionista, mentre odorava solamente ciò che gli era stato offerto, tanto di più piaceva ai gestori dei ristoranti in quanto mangiasse o no, comunque diversi erano coloro che tornavano solo per lui per poi pagare per due e nulla mutava negli affari di quest'ultimi. Come Houdini svelò alcuni dei suoi trucchi in alcuni libri scritti in vita, su come ad esempio riusciva a liberarsi da lucchetti e manette perché potevano essere dischiuse solo applicando una precisa e cadenzata forza ed in una maniera del tutto sua mentre altri potevano essere aperti con l'aiuto delle stringhe delle scarpe; come a volte utilizzava chiavi o bacchette di legno ovviamente ben nascoste per non essere viste dal pubblico, così com'era in grado di fuggire da un barile riempito d'acqua ma il cui zaffo era legato ad un collare che lui stesso indossava perché poteva essere poi staccato dall'interno, anche Husky lasciava scoprire i suoi trucchi: in una delle sue tipiche soste alla finestra, in un giorno d'estate del 2013, di fatto due turiste tedesche si erano accorte del fatto che il pasto ordinato per il bel siberiano non veniva mangiato dal cane, evidenza che constatarono dopo aver finito il loro di cibo, dopo essersi affacciate alla finestra per vedere se il cane invece avesse completato il suo; uscite dal locale lo seguirono per un pò e si accorsero che Husky oltreché ad aver fatto finta di non mangiare, aveva fra i suoi denti affilati il suo hamburger e che si stava in camminando per dirigersi verso l'autostrada. Le due turiste incuriosite della bellezza del cane che volevano portare via con loro, lo seguirono sino ad arrivare alla tana dinanzi allo svincolo autostradale e, sorridendo, compresero cosa stesse in realtà realizzando il siberiano che gli aveva fatto compagnia durante tutto il loro pranzo e con il pasto che gli era stato offerto: la sua riserva alimentare per l'inverno; scoperto anche il suo rifugio, comunque soddisfatte e compiaciute d'aver svelato il segreto del cane dagli occhi di ghiaccio, lasciarono andare il siberiano poiché aveva già una sua di casa e tanto di quel cibo con cui sfamare probabilmente un'intera famiglia di cani della sua stessa razza per tutto l'inverno a seguire, non avendo di certo la necessità di un padrone, rimasero assai sorprese per la sua intelligenza. Durante i giorni di chiusura dei ristoranti, Husky, pur trovando le finestre sempre aperte, ne intuiva l'ora come non lavorativa dal mancato percepire l'odore che di solito proveniva dalle cucine: i suoi locali preferiti avevano tutti lo stesso giorno di chiusura e pur potendo sempre usufruire della sua riserva, sapendo delle difficoltà invernali, continuava imperterrito a percorrere la zona dei ristoranti e dei quartieri vicino allo svincolo. In tanti ormai lo conoscevano come per “Husky”, non mancando pseudo cittadini svedesi, cioè turisti con case di cittadini di Stoccolma in affitto durante il periodo estivo mentre gli svedesi in giro per il mondo da turisti, che non gli avrebbero aperto la porta di casa nei giorni di chiusura: da Giugno sino a Settembre, c'era infatti chi tornava ogni anno avendo contratti d'affitto decennali per il periodo estivo ed al fin di vivere ed apprezzare la frescura svedese nonché tutte le bellezze che Stoccolma potesse offrire. Essendo diversi i turisti, ossia individui o famiglie che avevano da tempo i menzionati contratti pluriennali, sarebbe stato assai facile pensare e rimembrare gli occhi di ghiaccio del siberiano nonché intuire che con i ristoranti chiusi, Husky non avrebbe avuto niente con cui saziarsi, nulla sapendo della sua immensa cambusa allo svincolo autostradale; in particolare, diversi villeggianti di una lunga serie di case a schiera, avevano saputo del siberiano, dopo averlo conosciuto nei ristoranti frequentati come per tutti gli altri di turisti, durante l'estate precedente: che fossero giorni di chiusura o meno, quando Husky s'inoltrava per la predetta via, gli inquilini delle ville anzidette, si comportavano con lui quasi fosse di casa ed in maniera diversa fra di loro, tutti comunque affettuosamente e calorosamente, dinanzi allo scodinzolio di un cane così bello e di rara quanto pregiata stirpe. Alcuni lasciavano semplicemente la porta aperta per far circolare la corrente d'aria all'interno dell'abitazione: questa era la motivazione conscia mentre quella inconscia invece era di veder spuntare all'improvviso proprio Husky; altri invece, pur avendo la porta di casa chiusa, alla vista del siberiano correvano all'uscio per aprirgli, chi al dunque ad attenderlo dinanzi ai battenti, chi dinanzi il cancello, chi invece lo accoglieva anche se per strada ed infine chi lasciava al siberiano la porta di casa sempre socchiusa. Ad ogni buon conto, l'animale aveva imparato ad apprezzare di più i suoi amici di quartiere, durante i giorni di chiusura dei suoi ristoranti anziché andarne alla ricerca di nuovi: in un solo rione riusciva a dissetarsi e a sfamarsi ed in un solo giorno per un'intera settimana; c'era fra tutti, anche il suo più grande ammiratore, il signor Robert Gheits che, così sorpreso dalla bellezza del cane, sapendo dei giorni di chiusura dei ristoranti ed avendo imparato anche le ore in cui il siberiano, anche con i ristoranti aperti, si fosse aggirato nei paraggi della sua villetta, anche se per pochi istanti al fin di proseguire verso lo svincolo sull'autostrada, presso la sua originale quanto tanto efficiente cuccia, ogni giorno, quasi sempre alla stessa ora, lasciava aperti prima i cancelli e poi la porta di casa solo per lui e dove aveva attrezzato un angolo di casa con una ciotola in cui c'erano del cibo e dell'acqua: un luogo appartato della dimora del signor Gheits che il cane imparò in fretta ad individuare all'interno della villa del suo ammiratore. Fu proprio in una di quelle tante giornate, in cui Husky aveva tanto girato e pensato di fare l'illusionista attorno ai ristoranti chiusi nei dintorni che, dopo aver trovato il nulla, si decise di fare visita proprio a Robert Gheits: da lì cominciò la loro lunga amicizia; sarebbe diventato il luogo dove con più abitudine si sarebbe presentato, anche nei casi di non necessità e dove sapeva di poter trovare i cancelli aperti, passando per il giardino sino ad arrivare poi alla porta di casa; sapendo ogni volta ove si trovava la sua ciotola con il cibo e l'acqua, grazie al suo formidabile fiuto, qualora il signor Gheits ne avesse spostato intenzionalmente il luogo all'interno della sua dimora stessa. Solitamente la sua permanenza, tuttavia, all'inizio non durava a lungo e dopo aver terminato il proprio pasto era solito abbaiare al signor Robert, scodinzolando la coda per più volte a significarsi che era pronto per uscire ed andar via ma il suo essere così dolce, il suo essere così mirevole per i suoi occhi, fecero quasi innamorare Robert Gheits che desiderava, ogni qual volta lo incontrava, averlo con sé sempre per qualche ora in più: fu così che in una di quelle tante giornate estive, anziché aprirla la porta la chiuse definitivamente assieme ai cancelli. Husky smise di scodinzolare e rimanette quasi stupefatto della sorpresa che Robert gli aveva preparato; si rimise a scodinzolare e ad abbaiare come aveva fatto sino ad allora per più di una volta ma niente, Husky non poteva più uscire e Robert, quel giorno, si sedette nel divano di fronte la televisione: cominciò a gesticolare a sua maniera ed in modo amichevole nei confronti di Husky, quasi a fargli cenno di avvicinarsi, per sistemarsi sul tappetino antistante il divano, di fronte la parete in legno a muro in cui era posizionata il televisore stesso. Grazie a quest'ultima, Robert, solitamente, s'informava sui fatti del giorno tramite la TV satellitare o era solito seguire documentari per far trascorrere quei momenti di ozio che durante la giornata, pur essendo in vacanza, poteva veramente permettersi: il cane degli occhi di ghiaccio, con una brillante intelligenza, dapprima continuò ad abbaiare per almeno un paio di volte e dopo, all'improvviso, non esitò ad avvicinarsi a Robert e a posizionarsi sul tappeto; di lì a poco, Robert riuscì a farlo sdraiare del tutto sulla stuoia ed accarezzandolo, gli porse, a pasto già finito da ore, un biscottino per cani fra i tanti che aveva comprato qualche giorno prima, proprio nell'intenzione di trattenere Husky in casa per qualche istante ancora. Malgrado il televisore fosse accesso e Husky riceveva carezze e biscotti, Robert si accorse che il siberiano guardava in singolare modo sempre in una certa direzione, quasi stesse ascoltando qualcuno ma nel campo visivo di Robert non c'era nessun altro in casa se non lui ed il cane stesso; per più di dieci minuti la scena si ripeté continuamente tanto che Robert cominciò a pensare alla sua casa come infestata da fantasmi visibili solo al cane e non a lui: in realtà, solo dopo averci riflettuto, si rese conto che Husky non stava guardando la TV ma ascoltava quanto provenisse dal sistema home theater collegato al televisore e che il suo cane stava attenzionandosi su quanto venisse proferito in un documentario circa il tema della “globalizzazione”. Robert non fece altro che stupirsi ancora di più dell'attenzione rivolta dal cane al documentario quando tentò di spostarlo un tantino più vicino a lui e sul divano stesso ed Husky, rispetto a quanto non aveva mai fatto, per essere stato imprigionato, irremovibile e per la prima volta, parve ringhiare agli occhi di Robert: non pretendendo più di tanto rispetto a quanto avesse già ottenuto dalla prolungata compagnia di Husky sino a quel momento, lasciò il cane nella posizione in cui si trovava e ritornò ad aprire l'uscio di casa ed i cancelli automatici che davano sulla strada dal giardino e, ancora una volta, con sua grande sorpresa, rispetto a tutte le altre volte in cui Husky fosse stato invitato a pranzo e fosse stato solito uscire dopo i cenni di apprezzamento e saluto di cui si è detto, ora era irremovibile; non aveva ringhiato contro Robert perché non gli era stato permesso di uscire di casa ma perché ora era Husky che voleva continuare a sentire del documentario in TV e che per già diversi minuti lo aveva incantato dinanzi il sistema di amplificazione audio di casa Gheits, in cui il signor Robert viveva in maniera solitaria tanto quanto Husky nella galleria dell'autostrada. “Meglio di così”, pensò Robert, comunque anche lui avrebbe voluto vedere il documentario e “perché non farlo con il siberiano visto che è così tanto interessato?” E ancor di più, parlando ad alta voce fra sé e sé, “perché non approfittare della sua compagnia ?”, per come si era promesso di fare da tempo: il siberiano aveva superato la soglia dell'ospitalità e grazie ad un documentario ed ora era Robert a gioire della presenza interessata di Husky seppur lasciando all'animale comunque la possibilità di uscire da casa quando poi lo avesse realmente desiderato; era un piacere per Robert averlo in sua compagnia anche se non gli era chiaro se Husky stesse a comprendere quanto poi in realtà continuava ad ascoltare dal documentario televisivo ed era stupefatto dal solo fatto che il siberiano poteva essere rimasto semplicemente con lui perché affascinato dall'effetto sonoro di un qualcosa che non vedeva ma che sentiva e rispetto a quanto invece il documentario stesse trattando. In realtà Husky, ascoltava e comprendeva quanto Robert, tutto quello su cui quella voce discuteva di continuo alla televisione: “in che modo e maniera l’ultimo scorcio di secolo sia stato caratterizzato da una costante, progressiva ed ormai inarrestabile accelerazione dei processi tecnologici e scientifici che ha interessato in modo particolare i paesi più industrializzati e che ha coinvolto paradossalmente anche le nazioni più povere ed in via di sviluppo.” Nel continuo, Robert continuava a chiedersi se ed in quale maniera Husky avesse compreso quale fosse la differenza fra i termini “povertà” e “disuguaglianza”, poiché seguitava tale argomentazione in TV e circa la facilità con cui i due termini fossero intesi fra di loro come sinonimi ed il perché invece non lo siano: Husky dal canto suo aveva compreso ancora una volta e aveva cercato di riportare tale differenza, paragonando nei suoi pensieri, se stesso, all'interno o al di fuori della casa di Robert senza il suo tunnel e la sua riserva invernale; sarebbe forse sopravvissuto al momento con il rischio di non avere la certezza quanto meno di un pasto al giorno. Per certe condizioni che lui stesso, Husky, si proponeva, era quindi “povero” all'esterno della casa di Robert ma non lo era di certo all'interno, con o senza riserva e galleria di drenaggio, avendo una casa, una cuccia e tutto il cibo di cui lo stesso volesse saziarsi durante il giorno essendo la ciotola sempre piena e colma d'acqua: il siberiano, inteso come povero rispetto al ricco, era “al di sotto di determinate condizioni di vita considerate accettabili”. Con il termine disuguaglianza, invece, Husky faceva riferimento, alla distribuzione del benessere tra cani diversi; per lui, ad esempio, era possibile che a Stoccolma, il cibo, ossia il flusso di ricchezza in un determinato periodo di tempo, fosse distribuito in modo sostanzialmente uniforme fra tutti i cani e che malgrado lo stesso potesse contare di un pasto certo al giorno e potesse considerarsi comunque soddisfatto del suo flusso di ricchezza, alla stessa maniera in riferimento ad un elevato numero di cani poveri, se il quadrupede era ricco con un pasto giornaliero ed una cuccia in un cunicolo di drenaggio, per intendersi il termine di diseguaglianza e non essendo povero allo stesso tempo rispetto ad altri, era certamente in condizioni diseguali a chi invece come lui comunque avesse potuto approfittare in quel momento della benevolenza di Robert, avendo sempre la ciotola piena e colma d'acqua ed una casa sicura, comoda e confortevole allo stesso tempo: entrambi con il proprio pasto ma di certo disuguali. Mentre Husky rimuginava fra sé e sé, il documentario proponeva l'esempio tipico della Cina durante il periodo delle pre-riforme, in cui per converso, era possibile che in una nazione in cui vi era un elevato grado di disuguaglianza, non vi fosse nessun povero in termini assoluti; Husky perciò, nulla impedendoglielo, si era trasportato mentalmente e, a solo livello immaginario, in Cina nel periodo anzidetto: si pensava assai diseguale dagli altri cani ma non povero in termini assoluti, avendo almeno un pasto al giorno garantito seppur con difficoltà maggiori agli altri cani. “Povertà e disuguaglianza sono”, continuava la televisione, “dunque, concetti collegati ma che è bene tenere distinti“: differenza che ad ogni modo Husky aveva compreso insieme a Robert anche nelle conclusioni del documentario stesso in cui si affermava che “l’imputazione principale rivolta alla globalizzazione è quella di aver contribuito all’aumento della povertà nel mondo e a testimonianza della crescita del numero di persone che a livello globale sono sottoposte a condizioni di vita non accettabili”. Robert, inconsapevole delle possibilità intellettive di Husky, lasciava che seguitasse all'ascolto da parte dello stesso circa la definizione di globalizzazione che non ha di per sè una definizione assodata e che è “proprio l’assenza di tale definizione a favorirne l’uso, la diffusione e l’associazione alle questioni più disparate”. “Il termine globalizzazione”, d'altro canto, “ comparso per la prima volta nel Webster’s New International Dictionary nel 1961 e la di cui origine viene fatta risalire ad un articolo dell’ Economist dell’ Aprile del 1959, sui contingentamenti delle importazioni nel settore automobilistico, è divenuto di uso comune nei paesi di lingua anglosassone negli anni ’60: non sembra però avere un’univocità di lettura poiché di fatto, l’orientamento prevalente tra gli economisti internazionali, è quello di considerare con il termine globalizzazione un concetto vago e onnicomprensivo: il numero di articoli pubblicati sulle maggiori riviste scientifiche internazionali aventi nel titolo il termine “globalizzazione” assomma a pochi sporadici casi, la maggior parte dei quali sono articoli di rassegna. Per Robertson, con globalizzazione ci si riferisce sia alla comprensione del mondo sia all’intensificarsi della coscienza del mondo come un tutt’uno; per Cairncross, tale definizione centrata sulla dimensione spaziale e sulla sua percezione, è esemplificativa di tutta quella letteratura associata alla morte della distanza; per Giddens all’intensificarsi delle relazioni sociali e di comunicazione che unisce nel mondo luoghi diversi tra di loro ed in modo tale da sapere ciò che accade a migliaia di km di distanza in tempo reale.” Mentre per Robert pertanto tutto risultava ben comprensibile, non riusciva ancora a capacitarsi se la così tanta attenzione di Husky nei confronti di tante definizioni e contenuti avesse avuto realmente un significato: eppure Husky, girovagando per i ristoranti, vicino alle cucine, in cerca di qualche avanzo con cui dare sfogo alla propria appetenza, magari di un bis alla maniera di Houdini, si era reso conto che in parecchie sale che aveva visitato, scrutato ed osservato, prima di esser scorto, le persone erano solite stare davanti ad un piccolo schermo di forma quadrata o rettangolare con cui parlavano e sorridevano; aveva avuto anche la possibilità di capire e comprenderne il perché, grazie alla benevolenza di turisti affascinati dalla sua bellezza e dai suoi occhi, che gli offrivano quel famoso “bis” del proprio pasto dalla finestra del locale di ristorazione, avvicinandosi al tavolo, quest'ultimi stavano comunicando con persone assai diverse per colore, razza, cultura, caratteristiche somatiche da quelle che comunemente vedeva e comprendeva a Stoccolma. Lui stesso, di frequente, diventava oggetto di conversazione fra le parti, sempre che lo stesso non cominciasse a scodinzolare anche davanti alla webcam, per ulteriore bis ed anche se dall'altra parte del mondo: aveva quindi compreso interamente quanto su cui Robert stesse a dubitare ed in merito a quanto narratosi dal documentario. Con esemplare sinteticità e suggestività Husky aveva inteso il perché gli americani avevano definito il nostro mondo come il “the global village”, il villaggio globale, dove ogni evento o mutamento che venga in essere in qualsiasi angolo remoto della terra ha quasi dirette ed immediate ripercussioni in tutto il mondo, grazie alle eccezionali applicazioni pratiche della telematica che annullano il tempo e lo spazio, unificando, omologando e comprimendo i contenuti stessi dell’essere e del conoscere in un “presente continuo” che affascina e nel contempo impaurisce, enfatizzando circa il fatto che il mondo sia così diventato più piccolo e come ciò che prima era lontano ora lo si possa considerare di certo come più vicino. Sebbene tali definizioni possano riferirsi ai piani più diversi delle relazioni sociali, da quelli politici e militari a quelli culturali, è però sul piano strettamente economico che trova la sua essenza: “la globalizzazione è fondamentalmente un fenomeno economico ossia la tendenza dell’economia ad assumere una dimensione mondiale, talvolta pronunziatosi come nuova possibilità di giungere ad un mondo nel quale ogni essere umano potrà godere delle stesse opportunità, dall’altra come l’artificio con cui i poteri forti dell’economia intendono condannare l’intera popolazione del pianeta con l’economia dello sfruttamento ed in altri termini globalizzazione coinciderebbe con imperialismo” o almeno così lasciava intendere il documentario e non erroneamente se in riferimento al Dio denaro. Ricchi e poveri in un mondo globale ed ognuno per le proprie possibilità economiche, liberi di bestemmiarlo rispetto al vostro di Dio e di qualunque religione Voi siate, peccando in questo caso ovviamente sul secondo e non certo sulla prima di divinità, per cui sarete di certo assolti se qualcuno avesse voglia in Italia di accusarvi ai sensi dell'art. 724 I° comma del codice penale per cui “Chiunque pubblicamente bestemmia, con invettive o parole oltraggiose, contro la divinità o i simboli o le Persone venerati nella religione dello Stato, è punito con la sanzione amministrativa pecuniaria da € 51,00 a € 309,00 ”. Husky, avendo compreso che il documentario era giunto alla fine, distolse d'improvviso la sua attenzione dalla TV e dal sistema di amplificazione home theater del signor Gheits, disincantato dalla fine del documentario: estraniando ancora di più Robert, prima per l'interesse con cui lo stesso si era attenzionato allo stesso e poi per il suo tornare totalmente quello che era un paio d'ore prima; totalmente libero al seguito della programmazione ed alla fine dello stesso documentario, il siberiano si voltò e appoggiò i suoi occhi cerulei sulla gamba di Robert, come a ringraziarlo più che del cibo, delle nozioni che aveva ricevuto poiché fu questa la sensazione che provò il signor Gheits in quel momento. Dopo pochi minuti, Husky tolse il capo dalla gamba di Robert che lo lasciò con una carezza e con un pò di rancore: ora il siberiano si dirigeva verso la porta che Robert aveva lasciato aperta, per allontanarsi in direzione dei cancelli; superato quest'ultimo, Husky si sarebbe ritrovato di nuovo in strada, diseguale o povero, comunque per strada e di nuovo per le vie di Stoccolma e per come aveva fatto sino ad allora ma con qualche nozione in più circa quel fenomeno della globalizzazione di cui aveva sentito parlare da quello strumento di forma quadrata e che gli aveva detto circa l'esistenza del “villaggio globale”. Incamminatosi per le vie che lo riportavano alla sua cuccia presso lo svincolo autostradale, il primo pensiero che gli venne in mente, da cane, fu forse apparentemente stupido, rispetto all'intelligenza con cui solitamente si applicava in tutta ciò che i suoi occhi vedevano: continuava ripetutamente a chiedersi come mai la TV o quello strano strumento utilizzato dagli umani fosse sempre di forma quadrangolare o al massimo rettangolare e non fosse invece di forma diversa, magari “triangolare” o “circolare”: non comprendeva quale necessità avesse spinto l'uomo a costruire quanto il notebook che aveva visto al cittadino straniero nei pressi del ristorante, tanto il televisore di Robert Gheits, in una certa maniera e non in altra. Avrebbe potuto essere di forma triangolare, con le stesse dimensioni in termini di visibilità e di proporzioni rispetto a quanto invece l'uomo avesse progettato di forma quadrangolare e magari con qualche vantaggio in più per chi poi avrebbe utilizzato l'uno e l'altro, notebook o TV: rifletteva su nuove forme con cui visualizzare immagini, perché non anche triangolari o circolari e che magari avrebbero permesso anche una maggiore godibilità per gli umani degli strumenti utilizzati per vedere e sapere, cognoscere, nonché dei relativi servizi ivi offerti alla massa; chissà poi cosa avrebbe pensato Husky, se avesse conosciuto e saputo anche della tecnologia 3d, 4d ed i suoi effetti se applicati ad uno schermo di forma triangolare o circolare e tali da rendere ancora più entusiasmante la visibilità delle immagini trasmesse sugli ordinari notebook o televisori. Sicuramente, se provate ad immaginare uno schermo di tipo triangolare e delle pellicole da visualizzare con degli occhiali tali da permetterne la visione secondo altre prospettive, diverse, innovative, con molta probabilità, provereste sensazioni diverse rispetto agli adattamenti che sono soliti farsi ai televisori o ai monitor comunemente quadrangolari: come mai non in forme diverse? Ed ancora perché la televisione era stata definita verbalmente come tale e non in maniera diversa ? Certi che sia stata definita tale in onore di Teleo? Il semplice dubbio di un cane rimaneva irrisolto mentre Robert rimaneva ad osservarlo prima lungo il sentiero che dal giardino lo portava al cancello e poi sulla strada: non appena aldilà di quest'ultimo, lo stesso Gheits chiuse l'uscio di casa visto che i cancelli, al passaggio di Husky, si stavano chiudendo automaticamente grazie a dei rilevatori di movimento. III Il meteo a Stoccolma non prediceva niente di buono in quel momento e Robert si decise di aspettare la pioggia che da lì a poco sarebbe arrivata, proprio dinanzi la sua finestra, osservando quel pò di bella vista che dava sulle case nella sua via: mancava il tipico giorno soleggiato del mese di Luglio ma era già nell'aria, la sera precedente, il mutare del tempo nella città svedese e Robert lo aveva avvertito dall'incremento del livello di umidità sulla sua pelle, malgrado il caldo che aveva sopportato in maniera egregia durante il giorno. Con curiosità, dopo aver perso Husky con i suoi occhi sulla strada, mirava al comportamento dei volatili, lì intorno al suo caseggiato, per vederne e studiarne i mutamenti in relazione al repentino variare del tempo: come lui aveva avvertito il mutare del livello di umidore, anche i volatili certamente avevano inteso il mutar delle nubi, da quiescenti com'erano il giorno precedente; non è che avesse avvistato chissà quali rarità di uccelli in giro per i cieli della città nordica, solo e semplicemente delle colombe, quelle tipiche che potete ammirare frequentemente anche in Italia, di colore grigio nero e con petto meno visibile di color bianco e raramente, qualche esemplare del tutto bianca, assai distante dalla casa di Robert, che coloriva ed esaltava la monotonia dei colombi in massa: tuttavia, sembrava proprio che questi di esemplari più preziosi, in soli termini di bellezza, stessero alla larga dalla zona di case in cui viveva in solitudine il signor Gheits. Al calar della sera, se tale poteva definirsi, v'era quella leggera frescura ed il vento nordico portava con sé i nembi che avrebbero di lì a poco scatenato l'usuale temporale estivo; quello che tipicamente annuncia dopo il suo verificarsi, il ritorno ad un caldo ancora più afoso e torrido. C'era anche la possibilità di fulmini e tuoni, visto l'aumento del livello di umidità e del vento che portava con se prima nubi sparse, poi nubi ancor più chiuse e grigie rispetto al cielo benevolo e glorioso che solitamente sovrastava Stoccolma. L'aria fresca riesaltava il piacere di vivere in Svezia in piena estate: la pelle sudicia di Robert ora provava un sollazzo di piacimento che per niente contrastava con quelle nuvole grigie che ancora non s'erano pronunciate; di giorno usualmente ne vedeva pochi di volatili, sopratutto quando il sole era all'apice del suo splendore, una o al massimo due. Solo dopo diverso tempo ne comprendette le motivazioni circa la loro totale assenza sul cielo di Svezia, c'erano di certo ma ivi rimanevano nascosti ed intanati sui ballatoi delle case per ripararsi dal sole e si muovevano solo per andare in prossimità delle fontane, dei fiumiciattoli, al fin di bere e per poi tornare a rifugiarsi dai raggi del sole diurno. Ora invece erano una moltitudine che si muovevano a stormo, quasi a festeggiare, percependo anch'esse, oltreché l'umidità nell'aria, l'arrivo e l'odore della pioggia: da lì a poco, niente più sole per quella sera nel cielo di Svezia, Stoccolma tace; nembi, prime scariche elettrostatiche, poi ancora il silenzio ed ancora nuove nubi ad aggiungersi alle prime; anche se era già successo altre volte e poteva accadere di nuovo che si verificasse l'esatto contrario dei primi segnali di pioggia, il repentino e celere scomparire di quel cielo grigio in pochi attimi come niente fosse, lasciando nuovamente filtrare i raggi del sole ad irradiare di nuovo la città e che non avrebbe lasciato nemmeno il tempo agli spettatori del tanto atteso spettacolo di vederne il loro mutamento, così veloce, rispetto alla stessa scena o immagine, quasi i nembi avessero altri impegni ed altrove, di quanto invece poteva essere visibile nei film in TV. Tutto reale, il silenzio e la solitudine di Robert dinanzi alla finestra di casa: per la sua stessa via, le identiche facce di sempre che, come negli anni passati, ammiravano con occhi sgranati verso il cielo ed al pari di Robert, per veder cadere giù quella goccia d'acqua, miracolo di Dio per alcuni, scienza per altri, comunque pioggia! L'appuntamento indimenticabile fra pochi che, dopo il caldo afoso quotidiano, aspettavano il meritato e più fresco riposo, quasi ne avvertissero la necessità ed il bisogno fisico quanto biologico: tutti ad incontrarsi con gli sguardi, qualcuno anche sorridente come per dire al vicino, “ci siamo, forse piove”; la “discoteca di Dio”, così l'aveva chiamata l'anno precedente il signor Robert, nello splendore di nubi e luci provocate da bagliori e fulmini all'interno di esse, scariche ad alta quota, quasi l'apocalisse, seppur di pochi minuti ma che concentrava tutti quanti insieme dinanzi alle finestre, anche per quell'estate al fin di rispondere all'unico e solo quesito, a chiedersi “e ora ?“ Pian piano altre di luci invece cominciavano a spegnersi, man mano l'ora si attardasse: nelle case più abitate rimanevano solo gli appassionati a godersi la freschezza in quella che era stata un'attesa durata quasi tutto un pomeriggio intero: in lontananza solo dei turisti, forse anche svedesi, Robert non riusciva a vederli, stavano iniziando il loro di spettacolo notturno a via di bongos e riecheggiando nell'aria con le loro pregiate ritmiche, provocate dalle loro stesse mani sulla pelle di tamburi africani sino a tarda ora; “certe cose”, pensò Robert, “malgrado non siano un'abitudine, accadono anche a Stoccolma e a notte tarda”. Più deciso che mai, estrema l'ora, Robert si diresse verso il letto lasciando la finestra ben aperta al fin di trascorrere un buon sonno: durante la notte, sarebbe stato svegliato da tuoni che a distanza musicavano in cielo e con solo poche parole ritornò a dormire mormorando “mi sono perso lo spettacolo, quello di Dio“, essendo in preda al dolce sonnecchiare di quel giorno, diverso dagli altri e non essendo quest'ultimi poi di così grande clamore e potenza come quelli che immaginava; forse non li aveva nemmeno sentiti durante il sonno, al loro apice, sebbene avesse atteso per tutta la giornata ciò che aveva visto e vissuto negli anni passati. Le tende, prima impassibili, oro cominciavano ad assumere un movimento ondulatorio e s'indirizzavano in un solo verso e direzione, la frescura tramutava in vento forte a bassa quota mentre le nuvole, ancora tuttavia impassibili pare non si spostassero così velocemente rispetto al vento stesso, quell'umidità che aveva avvertito Robert ora era diventava pioggia. Dopo i primi tuoni, il cielo divenne tuttavia taciturno mentre il vento portentoso cominciava ad insinuarsi nelle fessure di casa Gheits ed emettendo il suo fischio d'arrivo comunicava la sua presenza a quanti non presi dalle braccia di Ipno, fossero pronti ad ascoltarlo: Robert tornava dal dormicchiare alla fase di distensione e riposo che aveva assunto prima di andare a letto ma ora veniva destato dal suo nuovo interlocutore, il vento stesso; intravedeva, suo malgrado volesse dormire, delle nubi ora un pò più diradate in cielo, ancora e di nuovo fievoli raggi di sole; non avendo modo, perché per nulla interessato di saper l'ora in cui si era svegliato, null'altro mutando in rapporto alla labile luce solare che filtrava in casa ed al vento stesso, agli odori della pioggia provenienti da nembi che ancora per poco sarebbero rimasti sul cielo di Stoccolma; dopo essersi rialzato un'ennesima volta per salutare Eolo, tornò a letto per rincontrare Ipno e lasciando ancora che solo per un attimo i suoi pensieri tornassero ad Husky, riassopendosi con gli stessi. Il giorno seguente, Robert vide Husky nel tardo pomeriggio dai vicini di casa, i Capeci, famiglia sicula, anch'essa in vacanza per i mesi estivi in una delle villette a schiera a Stoccolma e non in buoni rapporti con Gheits da ormai diversi anni: i Capeci avevano di fatto aiutato Robert Gheits ed amici in passato a raggiungere e stabilirsi a Stoccolma per il periodo estivo, stipulando i suddetti contratti d'affitto decennali, sapendo delle possibilità economiche dello stesso Gheits; negli anni però i rapporti erano di parecchio mutati ed in peggio tanto che non si rivolgevano più il saluto, malgrado vicini di casa, ogni qual volta si incontrassero per la stessa via o i loro sguardi s'incrociassero per caso alle finestre. Robert stette ad osservare Husky per un pò, si faceva volere bene anche dai Capeci e di frequente da questi riceveva periodicamente qualche biscottino ogni qual volta li andava a trovare, seppur di passaggio: Fiammetta, in particolar maniera, una delle figlie dei Capeci, fra tre sorelle, per quello che Robert ne sapesse, spesso riceveva del denaro dal signor Capeci per andare nel vicino market per animali al fin di acquistare quei biscotti che tanto piacevano ad Husky e che erano diventati suoi di fatto poiché pur esistendone di diversi all'interno della bottega, per riconoscerli, la prima volta che Robert andò ad acquistarli, pensando di usarli per trattenere il cane in casa qualche attimo in più,chiese al titolare del negozio per animali quali fossero quelli acquistati da Fiammetta e per fortuna in lingua inglese, visto che senza il suo traduttore a portata di mano, di svedese ne capiva poco e niente; finirono per essere definitivamente chiamati, nelle volte successive da parte di Robert e forse anche da Fiammetta, come per i “ biscotti di Husky”. Di strano per il signor Robert circa i Capeci c'era certamente il quesito relativo ai suoi fondi economici, poiché disoccupato in Sicilia, evento risaputo, tuttavia con un villino a Stoccolma e soldi sempre alla mano e a disposizione per tutti, ovviamente anche per la figlia; per di più in precedenza Robert, aveva visto ripetersi la stessa scena che aveva spiato altre volte ed in cui Fiammetta riceveva dal signor Capeci, sempre direttamente dal suo borsellino, delle corone svedesi con cui lei poi era solita acquistare i biscotti per Husky e non che fossero così costosi ma per Robert non correva alcuna differenza fra biscotti o villino, per un disoccupato siciliano a Stoccolma, anche in termini di solo sostentamento economico nella città svedese ed ove sia risaputo che il costo della vita per i turisti di breve periodo fosse piuttosto alto rispetto alla media europea e leggermente più accettabile invece per i turisti di lungo periodo, considerata la presenza di supermercati e centri commerciali, in particolar maniera anche a Stoccolma ed in cui era possibile risparmiare sull'alto costo della vita e a volte anche in maniera apprezzabile. Robert stentò ad osservare, quasi incantato, il suo Husky per almeno due ore, osservandone tutto il suo splendore: molto muscoloso e robusto per le sue caratteristiche originarie, con una portanza signorile, orecchie tese, occhi di ghiaccio, una coda a forma di sciabola ed un pelo che non lo nascondeva ma che a differenza degli altri cani lo proteggeva dal caldo e dal freddo allo stesso tempo; fra le sue qualità, quelle che almeno Robert aveva recepito nelle poche ore trascorse insieme, certamente spiccava, la sua notevole intelligenza, curiosità per il nuovo, in particolar maniera il suo interesse nei documentari, non tutti, solo quelli relativi alla globalizzazione ed infine, tutto ciò che lo rendeva ancora più speciale, il lasciar nel dubbio Robert circa le sue capacità di comprensione sull'argomento stesso che tanto lo aveva interessato il giorno precedente. Era poi socievole e da compagnia un pò per tutti nel quartiere e, in particolar maniera, fra i ristoranti che solitamente frequentava, chef e camerieri inclusi: tra tutte le caratteristiche che usualmente un Husky siberiano aveva, c'era certamente quella più peculiare che l'aveva reso noto nella storia, ossia quello d'essere un cane da traino per slitta; fu proprio mentre ne stava ammirando lo splendore che Robert si accorse di altre note somatiche del siberiano e che, per essere un cane abbandonato alla strada, non avrebbe dovuto avere, non essendo di fatto un cane da traino malgrado la storia lo avesse ridefinito come tale, aveva delle strie per lo più serrate che richiamavano i veri segni del traino, seppur lontanamente. Dove a Stoccolma città, sarebbe al dunque stato utilizzato come cane da slitta, risultava a Robert incomprensibile e sopratutto, come mai le usuali imbragature utilizzate per trascinare slittini, apposite prima per il loro fine e poi per la razza del cane nordico, se casomai fosse stato utilizzato realmente come da rimorchio anche durante l'estate, avevano lasciato quei segnali così vivi e sanguinolenti sulla sua pelle ed a differenza di tutti i cani della sua razza che in quel periodo, forse solo in zone remote del Polo Nord venivano utilizzati in vero per trainare delle slitte? “Anche d'estate”, continuava a domandarsi fra sé e sé osservandolo alla finestra, “forse nell'estremo nord della Svezia, Husky ha veramente un padrone e può anche essere utilizzato come cane da slitta” ma ai suoi di pensieri e alle sue di deduzioni ora ci credeva realmente poco ed in particolar maniera a quell'ultima d'intuizione che ritenette in seguito molto fantasiosa, il suo Husky come da slitta al Polo Nord dopo solo poche ore vissute insieme il giorno prima: di certo non aveva il dono dell'ubiquità né poteva usufruire del trasferimento quantico della materia. Aveva semplicemente realizzato pertanto che a causa di quei segni che riportava il cane in diverse parti del corpo e che non aveva visto il giorno precedente durante la visione del documentario, poiché le sue deduzioni oltreché immaginarie alquanto impossibili, gli era successo nelle ultime ore certamente qualcosa che era seppur lontanamente da ricollegarsi al traino, nella notte in cui aveva poi piovuto a dirotto e la discoteca di Dio era diventata, sebbene solamente e vagamente percepita durante il sonno di Robert, il momento più bello della giornata oltre alla compagnia pomeridiana del siberiano: lui ricordava solamente di avere atteso invano la pioggia, di aver udito quei pochi tuoni nonché lo spettacolo notturno dei tamburini ed infine di aver parlato con il vento mentre il cielo sino all'alba avrebbe poi incantato Stoccolma. Più l'osservava e più si rendeva conto che i segni su Husky erano delle vere e proprie ferite: il dubbio rimaneva, dove, perché e per chi faceva il mulo pur essendo un cane di strada? Eppure,il suo pelo era lucente, un capostipite per la sua razza, eccezionalmente pulito malgrado la pioggia ed il fango del giorno precedente, dalle unghia ben curate ed affilate: poteva mai non mantenersi in uno stato tale un Husky così bello vivendo in strada se non avesse avuto realmente un padrone e perché casomai quest'ultimo era stato così feroce con il cane stesso? Aldilà delle tante domande che si riproponeva di continuo osservando il siberiano, Robert in realtà cominciava anche ad essere un tantino geloso della maniera con cui questo si concedeva a Fiammetta e ai suoi biscotti, del tempo con cui il siberiano rimaneva con la stessa rispetto al tempo invece che aveva trascorso con lui; ne risolvette, pertanto, altro di quesito, meno importante certamente, di quello relativo alle ferite stesse: se con Fiammetta aveva costruito un rapporto più duraturo che con lui, sicuramente non per via dei soli biscotti, “quelli di Husky” e che lui stesso aveva acquistato, ora aveva trovato l'espediente con cui poter godere dello splendore del siberiano, se non in maggior misura, tanto quanto per lo stesso tempo che Husky occupava con Fiammetta. Ritornò perciò al miglior momento del giorno precedente, l'ultimo ringhio di Husky nel tentativo di spostarlo durante la visione del documentario: se il siberiano si era interessato così tanto alla globalizzazione e che questi di documentari sarebbero durati per pochi giorni, pensò di utilizzare tutti i videoregistratori che aveva riposto da tempo, con il progredire della tecnologia, dopo averli sostituiti con il digitale e consideratosi il sopravvento di quest'ultimo sul nastro magnetico, disponendo ancora di nuove videocassette che aveva acquistato in grandi quantità per i suoi video negli anni precedenti, scese di corsa in cantina e ne prese quante più possibili con tutti i videoregistratori funzionanti o meno, rispettivamente, uno ad una testa, uno a due teste, uno a tre teste e per finire due a 4 teste, quindi si munì di multi presa per il collegamento con lo stesso televisore e per non perdere la possibilità di registrare tutti i video documentari che da lì a poco sarebbero ricominciati circa l'adorato tema, almeno per Husky, della globalizzazione. Più a lungo duravano i documentari, per più tempo secondo Robert, Husky, quando e se fosse tornato, sarebbe rimasto in casa sua, così come si era tanto interessato, a quanto aveva ascoltato con lui, nel pomeriggio precedente: per non sbagliare, certo che si sarebbe interessato comunque alla stessa tematica e non ad altre, si preoccupò di registrare tutto quello che era stato programmato circa il tema della globalizzazione, visto e considerato che qualsiasi altro programma non avrebbe assicurato a Robert, ne aveva avuto la prova alla fine del documentario, la compagnia di Husky alla stessa maniera e per l'eguale tempo in cui lo stesso s'intratteneva con Fiammetta, con l'unico dei tanti videoregistratori che funzionasse in quel momento fra tutti; magari avrebbe capito e compreso, nell'averlo con sé, anche di più su quei strani segni da traino che riportava, visto che erano del tutto assenti le slitte a Stoccolma a Luglio inoltrato se non come souvenir ed in miniatura e risolvendo magari agli unici quesiti che rimanevano senza risposta e di gran lunga più importanti rispetto alle cogitate strategie per intrattenere in casa il cane stesso. Inserita la videocassetta in un videoregistratore a quattro teste, l'unico che risultò funzionante fra i tanti, cominciò a registrare continuamente tutto il seguito sulla questione della globalizzazione in Italia e non: tornò quindi di nuovo alla finestra e si accorse che Husky aveva lasciato Fiammetta e si era diretto verso la villetta della famiglia Cervello, dove anche qui usualmente, era solito trattenersi seppur per poco tempo; quest'ultima di famiglia, proveniente anch'essa dalla Sicilia aveva rapporti diversi con il signor Gheits tanto quanto con il signor Capeci. Mentre il signor Robert non gli aveva mai tolto il saluto per educazione e come per ogni buon vicino di casa, i Cervello quale famiglia benestante e proveniente dal ceppo degli antenati che parteciparono con fondi propri alla costruzione dell'omonimo ospedale a Palermo, il signor Capeci, proprio per la loro discendenza, era solito alla vista del signor Cervello fare ogni e qualsiasi tipo di gesto utile in Sicilia contro la iettatura: il rapporto fra il signor Cervello, quest'ultimo considerato da Robert anche molto intelligente, con il signor Capeci, si era caratterizzato da una prima iniziale lite dopo i primi segnali, anche poco educati nei suoi confronti contro la sfortuna, sino al disconoscersi totalmente per strada. Il signor Cervello che tanto odiava il signor Capeci, era ricorso ad ogni tattica possibile per rendere difficile la vita al conterraneo: ogni motivo era buono al fin di far intervenire forze dell'ordine svedesi o altri contro il signor Capeci che, a sua volta, a seguito anche dell'intervento della polizia svedese, aveva rinominato con tutti i suoi amici, quelli che gli rimanevano e che continuavano ad andare in vacanza a Stoccolma durante il periodo estivo, per via della personale guerra contro lo stesso signor Cervello come “corbo iettaturi” ossia corvo o uccello del malaugurio. Husky si recava di seguito nei pressi della famiglia, anch'essa benestante, dei Kaapstad, proveniente dalla Germania ma originaria di Costanza, nei pressi del Mar Nero, in Romania: famiglia con cui il signor Robert aveva deciso di non intrattenere alcun rapporto per via della fantasiose costruzioni ed associazioni di idee, così li definivano al distretto, quando oggetto di querela da parte del signor Robert contro il signor Capeci, per via dei legami che quest'ultimo diceva in essere in qualche maniera fra i Kaapstad e lo stesso signor Gheits, riferendoli di frequente a tutto il vicinato nonché ai suoi più stretti e lontani conoscenti, alcuni dei quali ovviamente poi cinguettavano anche al signor Robert: i Kaapstad diedero qualche carezza al siberiano che subito si allontanò sino a scomparire per le strade che portavano proprio sull'autostrada. Si sedette e si rattristò davanti alla TV: avrebbe voluto chiamarlo, averlo con lui, “le strade non sono fatte per i cani come te”, ripeteva fra sé e sé e di certo non poteva trainare auto malgrado godesse di buona corporatura, considerato che ancora non riusciva a capacitarsi come si era procurato quelle ferite sul corpo. Fiammetta nel frattempo continuava a litigare con il padre, pregandolo di tenere il cane in casa con loro, anche se per pochi giorni e dopo aver compreso anche lei delle ferite che Husky riportava addosso; questo, invece di acconsentire, rivolgendosi alla moglie in dialetto siculo, replicava: “Dicillu tu chi fannu schifu li cani di li muntagni, dicci ca mori fra un po'!” e che in lingua italiana stava a voler dire, “Diglielo tu che fanno schifo i cani delle montagne, digli che muore fra un po'”. IV Dopo l'epilogo che aveva sentito, Robert non resistette alla tentazione di seguire Husky per vedere dove e se stesse andando veramente a morire: alzatosi dal divano ed aperta la porta di casa, aprì i cancelli e cominciò a incamminarsi alla ricerca di Husky che ormai non vedeva più; passò dinanzi Fiammetta in lacrime per la lite avuta con il padre e non poté chiedergli, visti i rapporti con il signor Capeci, in che direzione il siberiano si fosse diretto. Dopo aver litigato con il signor Capeci, per non aver potuto trattenere Husky e curargli le ferite, Fiammetta si diede, a mò di consolazione a ripetere a cantilena un vecchio motivetto degli Eurythmics, lasciandola orecchiare allo stesso signor Robert, al suo passaggio, avendo inteso che lui personalmente stesse andando alla ricerca di Husky: “I dolci sogni sono fatti di questo, chi sono io per dissentire? Io giro il mondo ed i sette mari, ognuno sta cercando qualcosa. Alcuni di loro vogliono usarti, alcuni di loro vogliono essere usati da te, alcuni di loro vogliono abusare di te, alcuni di loro vogliono essere abusati: i dolci sogni sono fatti di questo, chi sono io per dissentire? Io giro il mondo ed i sette mari, ognuno sta cercando qualcosa; muovendoti, tieni la testa alta, muovendoti, tieni la testa alta. I dolci sogni sono fatti di questo. Chi sono io per dissentire? Io giro il mondo e i sette mari, ognuno sta cercando qualcosa.” Robert cominciò a camminare così a lungo che solo dopo un'ora di strada fatta a piedi si accorse che sarebbe stato impossibile ritrovarlo: riprese la strada di casa e proprio nei pressi della famiglia Kaapstad di Via della Romania, come l'aveva soprannominata il signor Capeci, nulla sapendo lo stesso che nell'omonima via in Roma vi era il Comando Generale dell'Arma dei Carabinieri, per la stessa presenza dei Kaapstad e della loro stessa originaria provenienza, si accorse di aver fatto così tanta strada che il sole cominciava ad affievolirsi; riuscì ad intravedere, l'aquila in oro ed argento, posta quale effige al cancello d'entrata per i giardini antistanti la sua confortevole casa. Arrivato sul ciglio del cancello, percorse le vie del suo giardino, fermatosi un attimo, per racconsolarsi del non aver ritrovato Husky, complimentandosi con se stesso per il suo giardino con un sorriso abbastanza ironico: “ci sono veramente più fiori nel mio giardino che in tutti i giardini del mondo.” Dentro casa, sfinito dalla lunga camminata, non poté fare altro che accomodarsi nuovamente in divano, questa volta più che a pensare per un non meritato riposo, visto che non aveva ritrovato il suo siberiano e non immaginava se e quando lo avesse rivisto: con questa speranza continuò a registrare la programmazione televisiva dedicata alla globalizzazione preoccupandosi di mettere in pausa la videoregistrazione ogni qual volta ci fossero stacchi pubblicitari, facendo attenzione a non eliminare quelli dedicati a cibo per cani. Al calar della sera, dopo aver riposato per diverse ore davanti la TV, si diresse in cucina per preparare un pasto veloce, dei toast al prosciutto e formaggio ed una birra, promettendosi, prima di andare a letto per la notte, di vedere un bel film in TV e nel frattempo di continuare a registrare per Husky con il suo unico videoregistratore funzionante, uno a quattro teste, fra i 5 che aveva riportato al piano dalla cantina, poiché fiducioso del fatto di poterlo avere ancora in casa sua ed in compagnia davanti la TV: riaccomodatosi in divano con il suo pan carré un pò bruciacchiato ed iniziandosi la programmazione serale su uno dei canali principali svedesi, lasciando perdere ormai per quella sera i videoregistratori non funzionanti, essendo troppo stanco per rimuoverli e riportarli in cantina, si proponeva rispetto al possibile seguito dei documentari, di vedere qualche affascinante film, uno di quelli che potevano riempire al meglio la serata prima di andare a dormire, mentre il videoregistratore nel frattempo continuava a svolgere egregiamente il suo compito. Con suo grande stupore, forse il caso o il destino, Robert non riuscì a pensare ad altro che ad Husky ed al fatto che non lo avesse trovato nel pomeriggio, con tutte quelle ferite visibili ad occhio nudo: tutto ciò per l'unico film che stava per iniziare in TV con sottotitoli in inglese, “Il richiamo della foresta“, tratto ed ispirato dall'omonimo romanzo di Jack London, poiché questo proponeva la televisione svedese in uno dei canali che Robert preferiva e seguiva di più: in quel momento si concluse definitivamente la serata di Robert; alquanto deluso lasciò il videoregistratore con registrazione programmata per i video documentari, spense la TV, finì di bere la sua birra e andò a letto ma la notte stessa non cominciò per il verso giusto. Si sentiva appesantito, l'aria era comunque calda e per di più non appena addormentatosi fu in preda agli incubi: nei pensieri onirici del signor Gheits c'era il signor Capeci che legava il suo Husky prima per dei trasporti illeciti o comunque per qualche cosa che fosse “ contra legem” ; poi, successivamente, compariva di nuovo il signor Capeci su una slitta con cui si divertiva a farsi trasportare in giro per Stoccolma da Husky invece che da dei cavalli e come usualmente si potrebbe fare in grandi città italiane per i turisti, con tanto di cocchio e con caratteristiche tipiche del luogo. Per finire, come se non avesse già sognato abbastanza, ebbe l'impressione di rivivere per circa due ore il film che non aveva voluto vedere e con cui aveva deciso di concludere la sua serata andando a letto: c'era Buck , che invece d'essere un' incrocio fra un san Bernardo ed un pastore scozzese, era proprio un husky siberiano: anzi, era proprio Husky, che viveva prima con il giudice Miller e poi venduto dal giardiniere per debiti di gioco, finiva dunque nelle zone nordiche, non dell'Alaska ma di Stoccolma e dove veniva utilizzato dai suoi acquirenti per ciò che meglio poteva fare, il cane da slitta; lo rivede di nuovo in vendita a Charles ed alla moglie Mercedes e ne rivede le scene, come se in televisione, sino a quando quest'ultimi due tentano di attraversare un fiume il cui ghiaccio sta per rompersi ed in cui Husky tenta di salvarli non trainando la slitta aldilà della riva, avvertendo con il suo istinto canino la possibile rottura del ghiacciaio per il sovrappeso di tutto il carico. Robert, nei suoi sogni, diviene come Thornton nel pretendere Husky e nel tenerlo con sé anziché lasciarlo all'impossibile impresa di attraversare il fiume: l'incubo assunse solo alla fine dei contorni benevoli e per quelli che erano i ricordi di Buck in “ Il richiamo della foresta” e, quietatosi, si risvegliò un pò sconvolto per la chiarezza con cui aveva visto il film in sogno. Non poté fare a meno che riportare il suo pensiero alla cantilena di Fiammetta e al suo motivetto: in pochi istanti ricollegò l'impronta lasciata nel suo inconscio dalla giovine con il film che non aveva visto nelle ore precedenti, quindi con il cane che non aveva ritrovato: si riaddormentò, prendendo sonno lentamente e in maniera ottimale per tutta la notte; per la via, solo silenzio e quiete, nessun rumore, ed una nuova frescura leggera perveniva dalla finestra, tale da allietare il sonno ed il corpo del signor Gheits durante la notte. Husky, nel frattempo, dopo aver lasciato Fiammetta e aver fatto il giro del vicinato per come usualmente concludeva le sue serate in Luglio inoltrato, si era spostato in vicinanza dell'autostrada: certamente sazio, amava la vita da vagabondo e sapeva anche come sopravvivere al vagabondaggio e non solo a Stoccolma poiché aveva più volta raggiunto il resto del mondo lasciando per un pò di tempo la sua tana. Dopo la partenza estiva dei suoi pensati amici italiani e qualche altro turista che aveva visto partire alla fine dell'estate precedente, cercando di capire dove e perché andassero tutti via e dove fossero finiti quelli che pensava i suoi padroni cocainomani che lo avevano abbandonato nei pressi dello svincolo autostradale, credendo lui stesso “l'uomo come più sensibile del cane“ ed essendo ancora realmente poco cosciente delle sue possibilità da “cane” rispetto al primo, nel tempo cominciò a seguire turisti o quelli che immaginava “amici degli amici“, suoi padroni, confidando nelle loro stesse scelte. Tentò e riuscì ad infiltrarsi la prima volta in un traghetto per Tallin, in Estonia, grazie alla sua grande arte d'illusionista ed accodandosi con i suoi occhi di ghiaccio ad una turista russa, che all'imbarco nulla disse a riguardo del cane, ancora troppo piccolo, un cucciolo, anche troppo bello e per cui nessuno ebbe a replicare: giunto a Tallin, Husky nemmeno scese dalla nave e si preoccupò di ritornare da dove era venuto dopo circa 40 ore passate all'interno dei vani più ambigui e sinistri dei traghetti della linea Stoccolma-Tallin, sapendo benissimo che quanto aveva fatto non poteva realizzarsi se non con il sentore di passare dei guai, se scoperto, all'interno della stessa nave; anche se solo per pochi giorni aveva lasciato la sua terra e la sua cuccia e ne aveva compreso possibilità e fattibilità, c'era solo da attendere la nave giusta ed il personale di bordo che un po' annoiato, non lo avrebbe di certo inseguito, pensandolo come da compagnia con il passeggero di turno che stesse per imbarcarsi, ipotesi valide e fattibili certamente finché cucciolo. Una seconda volta, provò a lasciare il suo cunicolo, viaggiando all'interno del vano bagagli di un autobus che collegava Stoccolma a Malmö, fortunatamente ventilato e di frequente aperto da dei turisti tedeschi che avevano degli infanti a bordo e con la necessità di accedere ai bagagli continuamente per via di quest'ultimi, data la loro piccola età e le loro necessità fisiologiche: patì si la sete e la fame ma si ritrovò a Copenaghen dopo aver attraversato il ponte di Öresund che collega la Svezia alla Danimarca. Fece poi tutta la via di ritorno con le sue zampe in direzione Copenaghen per non morire questa volta all'interno dello stesso autobus per carenza di acqua, cibo ed aria: quanto meno all'aperto avrebbe potuto aiutarsi molto di più che all'interno di un autobus; il fiuto non gli mancava e tornò a Stoccolma in circa un mese. Fu facile per lui, sapendo di poter bere acqua negli stessi cunicoli di drenaggio delle autostrade, proseguire dopo aver attraversato il ponte verso Malmö e da lì verso Helsingborg tramite la E6-E20, dopo aver percorso in lungo la Svezia per l'autostrada E4, da Helsingborg a Stoccolma, sfruttando sempre come tana, durante la notte, gli stessi cunicoli di drenaggio dell'autostrada: le sue riserve d'acqua che aveva imparato ad utilizzare nella sua cuccia a Stoccolma lo dissetavano, i fiumi semi congelati gli davano pesce fresco, le sue prime esperienze da cane libero e al suo status naturalis gli avevano fatto anche ritrovare la via di casa. Ma se a Stoccolma e con le autostrade svedesi sapeva come vivere e sopravvivere, nel resto degli altri paesi del mondo, in quella terra che non aveva mai fine per i suoi occhi, non aveva idea se il suo di microcosmo ed ivi il suo esistere avesse avuto gli stessi esiti e sulla gente tanto relativamente ai posti in cui poter continuare a vivere da vagabondo, almeno in termini di acqua se non poi anche in termini di cibo: i canali di drenaggio delle autostrade, in qualsiasi stagione, nelle zone nordiche della Svezia, gli davano sempre la possibilità di poter bere due sorsi in più anziché andarvi alla ricerca e a differenza degli altri cani che si davano al vagabondaggio o morivano se non di freddo, di sete o fame in giro per la stessa Stoccolma; amava l'acqua e forse era il suo amore per questa che rendeva il suo pelo così lucido e lucente tanto da lasciare affascinato chiunque. Fiammetta avrebbe poi fatto solitamente il resto durante le ore che passava nel pomeriggio nei pressi della famiglia Capeci, ove la stessa si preoccupava di spazzolarlo come se fosse proprio un cane domestico e non di strada. Ritornando alla realtà dell'estate odierna, Husky si era dunque accinto a raggiungere il suo solito canale di scolo, la sua casa, ove da giorni vagheggiava però un'aria sinistra: diversi uomini e donne, si erano avvicinati sempre di più alla sua pseudo cuccia. Dapprima, li vedeva lontani, dormire all'aperto e festeggiare ogni sera, con danze e musiche che incantavano anche le sue di notti, poi però nelle ultime notti era stato costretto ad uscire dal suo cunicolo per osservare meglio il gruppo di personaggi che gironzolava attorno al suo rifugio: era il suo territorio e doveva vigilare su quanto a modo suo gli appartenesse; ogni sera e ripetutamente, anche il gruppo che Husky osservava si era accorto del siberiano dagli occhi di ghiaccio e dal pelo così splendente. Pian piano, spostandosi durante le loro serate, andavano in cerca dello stesso Husky per vedere come lo stesso sopravvivesse in quella natura nordica seppur non gelida in estate, facendo attenzione a non avvicinarsi troppo e per spiarlo in tutte le sue abitudini ed Husky si era sempre prontamente accorto della loro presenza: considerata la loro di stazza, era da sempre stato convinto del fatto che non sarebbero mai arrivati alla sua tana; li lasciava fare senza replicare, apprezzava le loro musiche in piena libertà e non come per il periodo post bellico che aveva vissuto con i cocainomani italiani così anche per le loro danze ma non comprendeva il perché mai avvertisse, ad ogni fine serata, quella loro sensazione di malessere. Erano zingari che si davano a far baldoria in preda all'alcool sino a stare male a tarda notte e spesso erano loro che si davano in ritmiche echeggianti nella città di Stoccolma o quanto meno nel vicinato di Robert: quei famosi bongos che lo stesso aveva sentito la sera prima in cui malgrado avesse aspettato a lungo la pioggia, non aveva avuto la possibilità di rivedere quella famosa “discoteca di Dio”. Nelle sere precedenti, però, erano rimasti per ore proprio dinanzi la sua di tana: avevano e mostravano ad Husky un bastone, nulla intuendo quest'ultimo circa le loro volontà nel voler copiare la sua di geniale intuizione, come da zingari e non cani; volevano occupare gli interni dei canali come quello occupato da Husky e per semplici motivazioni. Erano diversi e dislocati a pochi metri l'uno dall'altro, la vicinanza fra di loro ne diminuiva però la dimensione di ognuno, più efficienti per gli ingegneri svedesi in questa maniera: mentre Husky entrava facilmente, gli zingari con tutto quello che si portavano dietro durante il giorno, difficilmente riuscivano ad entrare sino al centro del cunicolo. Husky ci arrivava tranquillamente con le sue zampe, piegandosi leggermente sul corpo, gli zingari invece non avevano nemmeno lo spazio per utilizzare le mani con cui trascinarsi all'interno del cunicolo se non per poi rimanere nella parte più coperta e sicura dalle acque con le mani distese in lungo senza poterle ripiegare: una situazione non molta comoda se destinata a durare a lungo termine. All'inizio trovarono tuttavia ottimale il tipo di sistemazione a mani distese ed ognuno svolgeva ed occupava il proprio cunicolo lasciando ad Husky il suo: il problema era per loro costituito dal fatto che al mattino, per tornare al punto di partenza, avrebbero dovuto attraversare tutto il cunicolo sino all'altra parte della strada per poi ritornare indietro sempre per la stessa galleria in senso inverso ed ancora senza poter ripiegare le mani indietro; Husky invece entrava ed usciva dal cunicolo in tutti i modi possibili e come meglio pensava di fare, anche dallo stesso lato in cui era rientrato, sfruttando la sua di stazza, inferiore a quella dell'uomo e la sua stessa agilità. Con il passare dei giorni, cominciarono ad avvertire la scomodità dell'alloggio che risultava congeniale invece ad Husky: ogni qual volta Husky tornava a casa, il loro modo d'approcciare con il siberiano mutava in maniera non benevola, malgrado l'idea fosse stata del cane ed era congeniale allo stesso, i poveri zingari sembravano cominciare a non essere benevolenti con lo stesso e per la facilità con cui lo stesso entrava ed usciva dalla sua tana, quasi invidiosi nei confronti del cane stesso; furiosi quando cominciarono ad accorgersi anche di tutto quel cibo che Husky conservava, sotto sale, per i mesi invernali. Rafael, di origine italiana, uno degli zingari, quello che sembrava essere il capo di tutti quelli che si rifugiavano in prossimità dell'autostrada, un giorno, per poter uscire dal cunicolo, trovandosi dall'altro lato dell'autostrada e stanco di tornare indietro utilizzando solo le mani in avanti, difficilmente percependo l'arrivo dell'alba essendoci buio pesto all'interno del cunicolo, con tanta di disperazione, si decidette ad attraversare l'autostrada in pieno giorno, pur di non trascorrere in senso contrario la cuccia, quella specie di galleria, per tornare al punto di ritrovo della sua compagnia: un passo avanti ed un passo indietro ma le macchine non finivano mai e ci vollero ore prima di raggiungere il punto di partenza del cunicolo stesso aldilà dell'autostrada. Oltretutto, divenne oggetto di scherno e divertimento per quasi due ore da parte di tutta la compagnia, rischiando alla fine anche di essere arrestato dalla polizia svedese che cominciava a gironzolare nei paraggi più frequentemente ed al fin di comprendere cosa stesse a fare quel Tizio, all'altezza dello svincolo autostradale, dopo essere pervenute diverse segnalazioni presso la centrale di polizia di Stoccolma: chi pensava a un suicida, chi a un pazzo, chi ad un semplice zingaro; ad ogni buon conto, tale Rafael aveva attirato l'attenzione e si percepiva dai clacson delle autovetture che ai suoi tentativi di attraversare dall'altro lato, suonavano le loro trombe all'impazzata al fin di segnalare la propria presenza, con conseguenza ultima la chiamata telefonica presso la stazione di gendarmi a Stoccolma; fortunatamente però quel giorno Rafael riuscì a passare dall'altro lato prima ancora venisse fermato dalla pattuglia di servizio che venne prontamente avvisata, dopo le ripetute segnalazioni da parte della centrale stessa via radio. Fu proprio da quel giorno che Rafael cominciò a ripensare all'idea avuta da Husky circa il cunicolo come cuccia, fece due conti ed arrivò in poche ore alla soluzione più congeniale o che quanto meno facesse al suo singolo caso: progettare una sorta di skateboard al fin di utilizzarlo per essere trainato dallo stesso Husky e per entrare nel cunicolo non a mani in avanti ma all'indietro, in maniera tale da rendere più congeniale il suo di sonno notturno nella cuccia di Husky, condividendola con lo stesso; in fondo Husky era una cane da slitta, quindi da traino, bastava costruire un qualche cosa che rassomigliasse ad una slitta per agganciarlo al cane ed essere trascinato prima di andare a dormire se e quando fosse tornato la sera, nella sua geniale e personale cuccia. Cominciò a lavorare per ore su un pezzo di legno che aveva trovato in prossimità dell'autostrada, a cui aggiunse con poche viti e chiodi delle ruote di una valigia trovata vicino ad un cassonetto dei rifiuti ed inutilizzabile in quanto tale, se non per le ruote di base che, aggiunte all'artefatto, avrebbero poi successivamente permesso il traino di Rafael nella posizione più composta e comoda grazie evidentemente al ruolo del siberiano; s'impegno così tanto che in meno di tre ore, aveva progettato un carretto con dei lacci d'agganciare ad Husky, legamenti che a differenza delle normali cinghie da traino ovviamente lasciavano quei segni sul corpo di Husky e di cui si erano accorti quanto Fiammetta Capeci tanto Robert Gheits: la notte precedente Husky aveva trainato Rafael per il cunicolo. Anche quella sera come il giorno indietro, Husky avrebbe trainato Rafael all'interno la sua tana, per mezzo di semplici lacci e spaghi, anche cavi elettrici, permettendo a quest'ultimo di dormire nella posizione più comoda all'interno della sua cuccia: i problemi, per come già descrittovi erano cominciati per Husky sin dal giorno prima; il siberiano aveva i segni dei lacci e degli spaghi utilizzati per trascinare Rafael ed inoltre, durante la notte, era rimasto legato al carretto su cui rimaneva a dormire Rafael per ore malgrado Husky percepisse l'arrivo dell'alba molto prima di quest'ultimo. Durante la notte poi, Husky veniva risvegliato più volte mentre Rafael cercava una più congeniale posizione all'interno del cunicolo poiché ora poteva permettersi anche di girarsi su se stesso all'interno del cunicolo e a braccia in giù: perciò, ogni qual volta nottetempo, Rafael cambiava posizione, tirava il carretto necessariamente seppur di pochi centimetri di conseguenza anche Husky, aumentavano i segni e le ferite che lo stesso si era procurato sul corpo durante il traino della prima sera. Oltre ad essere umidi, i tubi di scolo erano costruiti in cemento armato grezzo per l'uso a cui sarebbero asserviti e Rafael ed i suoi amici uscivano anche loro, in mattinata inoltrata, dai cunicoli con dei graffi procurati dal cemento stesso, sfregando le loro braccia all'interno con le pareti cementizie e Rafael, in particolar maniera, rispetto agli altri, quando Husky tirava più del dovuto, di graffi ne riportava di più grandi ed evidenti: in quel lasso di tempo, prima di ritornare dall'uscita all'entrata, Husky pagava a mezzo bastonate, per i graffi, per l'umidità che inzuppava d'acqua gli abiti di Rafael; finite le bastonate che tanto ricordavano ad Husky i cocainomani italiani, tanto per la musica, per l'alcool, per la lingua italiana di Rafael, Husky doveva ripercorrere la tana in senso inverso per riportare Rafael al capolinea. Nulla da guadagnare alla fine del tragitto per la corsa effettuata da Husky che, dopo aver compreso il documentario a casa di Robert, ora aveva la possibilità di vedere un' esempio tangibile di un uomo povero ed anche diseguale perché per il resto, non riceveva in cambio nemmeno un biscotto, un pò di latte, del cibo, niente di tutto ciò. Un cane molte obbediente in tal senso e che rispondeva al bastone ed agli ordini, quasi nostalgico del periodo bellico passato da cucciolo con gli italiani e post bellico quanto di astinenza con le musiche di Rino Gaetano: per la nuova notte, sarebbero state bastonate, un paio di urla ed Husky avrebbe iniziato a trascinare di nuovo verso l'entrata Rafael e poi l'uscita percorrendo in senso inverso il cunicolo per riportare Rafael verso il resto del gruppo di zingari e dalla parte in cui era entrato; quindi ancora un paio di bastonate prima del ritorno, per quanto Husky non poteva evitare, sopratutto per l'umidità all'interno del cunicolo. Per quella sera, inoltre, venne la bellissima idea a Rafael di utilizzarlo anche per far divertire gli amici con degli show in cui il siberiano doveva esibirsi e fare da protagonista: tutto sommato, prima cominciasse lo spettacolo, Husky poteva ritenersi fortunato, il gruppo di zingari era formato da più soggetti e certamente non avrebbe potuto trainare tutti ma solo Rafael; Husky, pertanto, doveva necessariamente lavorare solo per Rafael e gratuitamente e se quanto meno non doveva trainare tutti, ora gli toccava anche il ruolo di dog's show nello spettacolo serale dei vagabondi. Pur presagendo cosa lo aspettasse anziché entrare immediatamente nel cunicolo e scappare, Husky, ingenuamente e considerato il suo allevamento con i primi italiani, si dirigeva direttamente da Rafael, il quale non ricompensandolo di nulla e per niente, si preparava per il suo progettatosi spettacolo e per lo show che avrebbe inscenato con il siberiano e per il suo gruppo: come se per addestrarlo per mezzo di un bastone con cui ovviamente, qualora non avesse risposto agli ordini, sarebbe stato successivamente picchiato; i giochi preferiti per la compagnia di Rafael e per lo spettacolo tenuto da Rafael erano simili a quelli di un circo o in quelle gare di abilità per cani ammaestrati. Una buona dose di alcool a basso costo avrebbe dato inizio alla serata di Rafael e dei suoi compagni ed ai primi segni di ubriachezza sarebbe anche cominciata la serata di show offerta da Rafael ed Husky: si cominciò con il salto della corda tenuta da due della compagnia; Husky, doveva saltare sempre più in alto e finché riusciva Rafael riceveva applausi, quando invece la corda tesa era troppo in alto, allora Husky cominciava a subire gli abusi di Rafael che non riceveva più applausi ma veniva deriso dai compagni, ormai sempre più ubriachi e Rafael stesso, inpreda all'alcool, iniziava a bastonare Husky per far si che il cane portasse a compimento l'impossibile sino a quando non si fosse accorto che il cane non ne fosse più in grado e, in quei pochi attimi di lucidità, seppure ubriaco, il gioco allora cambiava, anche su richiesta di tutta la compagnia, in preda alla noia e certamente poco intenerita dai maltrattamenti del cane stesso. Dal salto della corda cominciava l'attività di slalom dei diversi membri della compagnia e, anche in questo caso, il gioco all'inizio era fattibile: il siberiano eseguiva senza alcun problema quanto richiesto ma come per il salto della corda, sempre più difficile, ora ad ogni persona, l'impresa diventava ardua giacché per ognuno che veniva schivato nello slalom, Husky doveva mostrare il suo rispetto, sedendosi, prima di passare al successivo membro del gruppo; pian piano, bastonata dopo bastonata, per ogni personaggio ubriaco fradicio, Husky si accomodava come in attesa di ordini davanti ad ognuno di loro sino a quando l'alcool non prese completamente il posto dello spettacolo stesso. A fine serata, Rafael dopo essersi reso conto del suo essere totalmente sbronzo, salutò tutti per farsi trascinare dal siberiano ancora una volta, come per la sera precedente, nella loro cuccia: lacci e filamenti di nuovo attorno al corpo di Husky e legati alla specie di skateboard realizzato da Rafael e via, per il lungo viaggio verso la tana che durante la notte Husky e il suo coinquilino avrebbero dovuto condividere. Nella lunga e piccola galleria si procedeva a rilento, quella sera, Rafael non era poi così tanto leggero e Husky lo trainava piegandosi in avanti, sfregando sempre più i lacci che lo legavano allo zingaro in maniera più scavata: un luogo freddo per Rafael ma ottimale per Husky; quando pioveva però per Husky ora non c'era la possibilità di bere come faceva usualmente e sarebbe dovuto uscire praticamente assetato dopo molte ore, attendendo l'alba di Rafael ed assai tarda rispetto alla sua malgrado il sole andasse parzialmente via solo per poche ore durante il periodo estivo a Stoccolma. Rafael in compenso sarebbe uscito come tutti gli altri, quasi sempre, con tutti gli abiti bagnati e se non per la sorte, per Rafael, la colpa sarebbe stata sempre e comunque di Husky che all'uscita del cunicolo anche se per pochi minuti, il siberiano veniva maltrattato da Rafael prima di ricominciare il viaggio di ritorno, quasi lo stesso avesse potuto regolare umidità e condensa all'interno del cunicolo stesso se non quel miracolo chiamato pioggia come per la giornata precedente; quella sera l'alcool però fu così tanto che mentre Husky veniva allacciato al carretto, nella maniera che Rafael riteneva più corretta, fra i fumi della vodka, questo legò lo skateboard con degli inconsapevoli scorsoi all'altezza della testa e non dalla parte in cui Husky avrebbe tirato, se non troppo buia la notte, immaginatevi il cunicolo di drenaggio: Husky alle urla di Rafael cominciò a tirare lo skateboard all'interno del cunicolo e poiché sapeva dove giungere nella parte centrale dello stesso, per potervi passarvi la notte, legato a Rafael e al suo artefatto continuava, lentamente, a trascinarlo all'interno non come animale da slitta ma da tavola con ruote e gli scorsoi che Rafael aveva creato inconsapevolmente all'altezza della testa, cominciavano ad inserirsi anche attorno al collo dello stesso Rafael. Malgrado ebbro, consapevole del fatto che non avrebbe potuto spostare le mani in avanti ma che avrebbe potuto solo girarsi su se stesso per dormire meglio e cambiare posizione, Rafael non necessariamente continuò ad urlare quale segnale per Husky di procedere al traino, avendo compreso dell'intelligenza di Husky che aveva imparato facilmente quando, come e dove fermarsi; tuttavia, più Husky procedeva, più gli scorsoi attorno al collo di Rafael cominciavano a chiudersi lentamente attorno allo stesso. Giunti alla fine del tragitto, punto mediano del tunnel, momento in cui solitamente Husky si sarebbe fermato per passarvi la notte, Rafael non respirava più a causa dello scorsoio e della sua condanna a morte che aveva costruito con le sue mani: Husky, stanchissimo, malgrado non sentisse più le voci di Rafael e notasse qualche cosa di strano nel suo essere taciturno, si accucciò per la notte ma per la sua grande sensibilità, rimase sveglio a sentire se Rafael lo chiamasse o volesse bastonarlo in qualche maniera; si chiedeva perché mai cominciasse a non sentire più il calore di Rafael che aveva emanato la sera precedente rispetto al percepitosi enorme puzzo di vodka. Giungeva l'alba, se tale poteva definirsi a Stoccolma a fine Luglio, quella di Husky, che arrivava prima rispetto a quella di Rafael che ancor più tardi probabilmente sarebbe stata se si fosse risvegliato dopo lo stato di ebrezza con cui era andato a dormire la sera precedente. L'urlo del traino per Husky però cominciava a dilungarsi di ore ed il siberiano iniziò a realizzare che c'era qualcosa che non andasse in Rafael: malgrado le bastonate ricevute la sera prima, ebbe con la sua sensibilità ed intelligenza da cane, l'idea di provare a tirare un pò verso l'uscita, seppur di poco e in proporzione al numero di bastonate che il siberiano prevedeva di ricevere se e qualora avesse svegliato Rafael prima del dovuto; si spostò di pochi millimetri ma non sentì alcuna voce. Si spostò di alcuni centimetri, aspettando Rafael e le sue urla, ma niente: fu a questo punto che Husky, verso mezzogiorno cominciò a tirare, come aveva fatto sino ad allora, per riportare all'uscita Rafael, comunque percependo sempre quel qualcosa di diverso rispetto alla sera precedente; Rafael, oltre al non rispondere al tiro del siberiano era diventato anche più pesante ed il tempo nonché gli sforzi di Husky per giungere all'uscita si stavano prolungando rispetto alla mattina precedente: il peso maggiore che Husky avvertiva non era solo dovuto al cadavere di Rafael ma al fatto che gli scorsoi che lo stesso aveva costruito involontariamente la sera prima, ora premevano contro il collo e pertanto il traino riusciva più difficoltoso, in quanto con il suo tiro Husky ed involontariamente in realtà stava cercando di spezzarne l'osso. Non aveva percorso nemmeno un metro verso l'uscita e di Rafael il siberiano non aveva sentito alcun lamento; malgrado il peso e l'anomala situazione in cui Husky si trovava, riusciva nella sua missione ad arrivare dinanzi l'uscita insieme a Rafael: lì si accorse che Rafael non urlava, era immobile, fermo sul carretto, di un colorito molto scuro. Il siberiano comprese sin da subito che Rafael aveva bisogno di aiuto: aveva la possibilità di muoversi facilmente per rompere lacci e filamenti che lo tenevano legato al carretto per andare via ma capì che avrebbe dovuto cercare di aiutare il suo maltrattatore, il suo nuovo padrone italiano e decise perciò di ritornare, come aveva già fatto, in senso inverso, trainandolo verso il punto di partenza ossia a quella che usualmente era l'entrata della tana; Husky dovette girare il carretto in senso inverso e senza l'aiuto di Rafael, esanime sulla tavola; senza bisogno di bastonate si allontanò almeno per un paio di metri dal cunicolo per girare su se stesso di 180 gradi ed in diverse decine di minuti riuscì a girare la tavola quanto il cadavere di Rafael per iniziare il traino del carretto all'interno della galleria nel verso opposto, per amore di chi lo aveva trattato con odio sino ad allora. Nel percorrere la prima parte di quella minuta galleria, Husky con le suo orecchie appuntite, cominciò a sentire le voci degli amici di Rafael che lo chiamavano dall'entrata del cunicolo, attendendone l'uscita ormai da diverse ore: ne mancava ancora molto di tragitto tuttavia per Husky e tale Mineka, amico fidato dell'italiano Rafael, trascorsa nemmeno un'ora dal momento in cui avevano cominciato a chiamarlo, decise di entrare nel cunicolo per vedere cosa stesse succedendo all'interno; anche lui, pertanto ricominciò a graffiare le sue braccia prima di giungere a scorgere gli occhi di ghiaccio di Husky. Non appena incontrato il siberiano all'interno della galleria, cercò di chiamare Rafael senza ottenere risposta ma collegò il fatto a tutta la baraonda del giorno prima e all'alcool con cui avevano esagerato come sempre: Mineka sapeva che aveva graffiato le sue braccia entrando con le mani in avanti per trainarsi all'interno del cunicolo e aveva compreso anche che sarebbe stato un grande problema tornare indietro, avendo la via d'uscita occupata da Husky e dal carretto in cui giaceva Rafael; tuttavia, pur di far arrivare Rafael alla fine del cunicolo visto che, in preda all'alcool o meno, non rispondeva alla sua chiamata, decise di sacrificarsi in quello che Rafael non aveva mai fatto sino ad allora per lui e per come lo stesso stesse a ricordare nel decidersi sul da fare cioè tornare indietro con le braccia spostate in avanti graffiando non solo le braccia ma anche provocando graffi in tutto il resto del corpo, ematomi e quant'altro intelligentemente Rafael non aveva fatto preferendo la traversata, seppur impiegando diverse ore sull'autostrada sovrastante giorni prima o tramite l'ausilio di Husky l'anteriore giorno: Mineka cominciò a procedere a ritroso ma con le mani in avanti e pian piano con dinanzi gli occhi di ghiaccio del siberiano, ascoltandone il suo mugolio, quasi volesse avvertirlo di quanto con la sua sensibilità avesse compreso circa Rafael sul suo retrostante carretto. Mentre i compagni attendevano all'uscita, passarono diverse ore sino a quando Mineka arrivò con notevoli difficoltà all'uscita seguito da Husky e dal suo artefatto, si diedero al consumo di vodka, quella che era rimasta del loro festino serale. Il ritardo nel ritorno, divenne nuovamente e nei primi istanti, oggetto di scherno e risa da parte del gruppo ed in maniera così tanta esagerata che li sentiva quanto Mineka tanto Husky, essendo in tanti all'uscita, mentre difficilmente il gruppo di nuovo in preda all'alcool sentiva il mugolio e le voci delle sole due anime viventi nel canale di drenaggio; anch'essi per Husky erano diventati poveri e diseguali mentre Mineka seppur povero si distingueva rispetto agli altri, per il suo prodigarsi nella ricerca e nei confronti dell'amico. Solo verso le 5 del pomeriggio, Mineka riuscì ad uscire dal cunicolo e gli altri zingari ubriachi non poterono che rimanere sconvolti dalle ferite che questo riportava, seppur in preda all'alcool, tanto che le loro risa cominciarono a trasformarsi in nausea e poi in vomito: all'uscita di Husky, e di quella specie di skateboard costruito da Rafael, videro il corpo violaceo dello stesso, inizialmente provocato da soffocamento per gli scorsoi che lo stesso aveva realizzato e per i diversi cappi che aveva legato nottetempo; anche Mineka cominciò a comprendere, malgrado necessitasse di recarsi in ospedale per curare le ferite che si era provocato per ritornare a ritroso, della condizione in cui versava Rafael ormai cadavere. Gli amici ubriachi, già in preda al vomito, alla vista del cadavere di Rafael cominciarono a ritrovarsi in preda al panico, nulla sapendo cosa farsi per le ore successive e non godendo di elevato quoziente intellettivo, trovarono subito la migliore soluzione al problema: decisero di appartare anzitutto Mineka in un posto all'ombra e di curare e disinfettare le ferite riportate con la vodka che era rimasta, poi coprirle con bende in modo tale da far si che da lì sino ai giorni a seguire si sarebbe trovato il modo di recuperare cerotti, garze o magari di andare all'ospedale; tutto ciò comportava l'abbandono di Rafael sul suo skateboard e con ovviamente Husky legato allo stesso, in maniera tale che il primo passante che fosse per caso aggiratosi nella zona in cui si trovava il cadavere avesse ricollegato la morte dello stesso Rafael agli scorsoi che lo stesso si era costruito per morire. Avrebbero poi di certo ricollegato le urine di Husky all'interno della galleria con l'operazione di traino del carretto e del congegno mortale che quella sera il nomade italiano aveva utilizzato: il gruppo di zingari cominciò a muoversi dal punto in cui si trovava Husky verso altra città che non doveva essere ovviamente Stoccolma ma la più vicina e nel più breve tempo possibile; non volevano di certo passare guai con la polizia svedese per la morte di Rafael. V Visto e considerato che nei giorni precedenti comunque il gruppo era già stata segnalato, per via dello stesso Rafael, Mineka non potè fare altro che seguirli, suo malgrado e dispiacere, per aver perso un buon amico mentre Husky invece, si ritrovò da solo con il cadavere di Rafael. Dopo poche decine di minuti scomparvero dalla vista del siberiano, questo avendo ora la possibilità di muoversi più facilmente, senza le usuali lamentele o bastonate, poggiò per pochi istanti il suo capo accanto a quello di Rafael, con cui aveva condiviso la sua cuccia sino ad allora ma fra la necessità di dissetarsi, di mangiare e di trovare una soluzione, intelligente com'era, cominciò a mordicchiare con i suoi denti affilati i filamenti ed i lacci con cui Rafael lo aveva legato allo skateboard: liberatosi, ritornò per la sua strada di corsa ma stavolta evitò i ristoranti, andando direttamente verso il gruppo di case in cui abitavano la famiglia Capeci, Robert Gheits e gli altri. Husky era solito trovare Fiammetta davanti casa e quando non c'era, con le sue zampe, grattava contro il legno della porta di casa quasi a voler bussare e come i suoi simili sono ogni tanto sono soliti fare per entrare in casa: quel giorno però non c'era nessuno, Fiammetta lo avrebbe sentito immediatamente, avendo provato più volte tentato di richiamare l'attenzione della sua amica; decise perciò di dirigersi verso casa di Robert Gheits. Quest'ultimo, ritornato dal suo usuale giro fra le isole di Stoccolma, non stava aspettando altro che lui e non appena lo intravide sullo schermo, grazie alla telecamera fissata all'esterno del cancello, gli aprì immediatamente: era contentissimo di rivedere Husky alla sua porta dove giunse di corsa, dopo aver attraversato il giardino del suo villino svedese; il preludio dello scodinzolio di Husky furono la premessa del saluto del siberiano nei confronti di Robert ed altrettanto fece Gheits nell'offrirgli il biscottino, quello che usualmente Fiammetta comprava per Husky e che anche lui aveva assaggiato in sua assenza, per mantenerne vivo il ricordo: molto simili per il signor Robert ad una nota marca di biscotti salati in Italia, di marca Ritz e nulla volendosi pubblicizzare, non ne ricordava altri di simili con lo stesso gusto, se non questi e probabilmente grazie alla massiva pubblicità che aveva visto in televisione in Italia negli anni di università. Gheits si accorse immediatamente delle ferite ora più vistose riportate da Husky, rispetto al giorno precedente, nonché del mugolio di dolore che lo stesso emetteva a differenza di quello festoso e felicitante con cui si prodigava usualmente all'approccio con i suoi amici nel vicinato ma anche con lui; immediatamente Robert andò alla ricerca dell'elenco telefonico per cercare un veterinario che fosse stato in grado di visitare e di dare le cure del caso al siberiano ed anche per quelle di cui usualmente un cane di strada avesse avuto bisogno e necessità per prevenirne malattie che usualmente colpiscano i cani, di tutte le vaccinazioni necessarie. Il primo numero che trovò a colpo d'occhio, in svedese, nell'elenco telefonico, quasi per caso, fu quello del dottore Helm Richard, il quale aveva inserito un' inserzione pubblicitaria con immagini di animali vari e gatti e che, fortunatamente, aveva fatto comprendere a Robert che di svedese ne capiva sempre poco e niente, si trattasse proprio di un veterinario e ciò di cui aveva realmente bisogno: nello spazio pubblicitario all'interno dell'elenco telefonico svedese, il dottor Helm aveva predisposto anche un numero d'emergenza, con caratteri rossi, a cui poter telefonare in casi di stretta necessità; le ferite di Husky erano comuni, sanguinolente e vistose, provocate dai filamenti utilizzati dallo sconosciuto Rafael, c'era quindi l'urgenza di curarlo e di utilizzare quel numero telefonico visto, considerato lo stato del cane ed al dunque per procedervi anche ai rituali antidoti che probabilmente non aveva mai effettuato sino ad allora ed oltretutto, aldilà dell'urgenza, non avrebbe avuto comunque modo di trasportare il siberiano in quello stato dal veterinario. Composto il numero, il dottor Richard Helm, non appena rispose alla telefonata di Robert, fortunatamente parlava inglese, disse di essere momentaneamente impegnato e che avrebbe potuto raggiungerlo nella famosa Via della Romania, con tutto quanto di cui avrebbe potuto avere bisogno Husky, solo dopo aver chiuso il suo studio e cioè dopo le 9 di sera circa, direttamente in casa senza alcun sovrapprezzo, visto e considerato che Husky necessitava di un servizio completo che avrebbe comunque compensato la visita a domicilio per il cane di Robert Gheits. Husky, malgrado il suo iniziale ancheggiare per salutare Robert, degenerò nel successivo mugolio di dolore per le ferite, mentre Robert era al telefono con il dottor Helm: pur soffrendo cominciò comunque a tirarlo per i pantaloni quasi a volerlo portare fuori e Robert non tardò a pensare che Husky sarebbe voluto uscire per vedere, anche con tutte le sue ferite, Fiammetta Capeci; d'altro canto Husky invece, voleva portarlo alla sua di cuccia ma come tutti ben sanno, in questo mondo ai cani manca solo la voce per esprimersi anche se non il pensiero, quasi una trasmissione telepatica esprimeva la necessità a Robert di uscire per andare alla ricerca di Rafael ma malgrado questo avesse compreso le intenzioni del cane, non poté dal nulla comprendere che volesse portarlo alla riscoperta di un cadavere che era deceduto dopo aver costruito da solo all'interno di un tunnel, la propria trappola mortale. Per lenire la smania di Husky nel voler uscire, visto e considerato che aspettava il veterinario ed avendo preso l'ormai formale appuntamento con quest'ultimo non poté fare altro che acquietare Husky con del latte prima, poi biscotti, quindi cibo per cani, acquistati al supermercato della zona e, per ultimo, provvedere ciò che ad Husky era piaciuto così tanto sino ad allora, la visione di documentari sulla globalizzazione e di tutti quelli inerenti al tema che si era preoccupato di registrare sino a quel momento, con l'unico videoregistratore funzionante a quattro teste: mentre Husky si rifocillava, Robert ne approfittò per andare a riporre tutti gli altri videoregistratori non funzionanti in cantina, dentro un vecchio scatolone; avrebbe voluto cestinarli per sempre ma amando la tecnologia e l'elettronica era convinto che i pezzi di uno o dell'altro avrebbero potuto asservire come di ricambio a quel videoregistratore che invece stava funzionando perfettamente o almeno sino a quel momento. Giunto nello scantinato ed in previsione del fatto che avesse preso un appuntamento con un medico veterinario per Husky, si accinse anche a risalire un vecchio recipiente di plastica che, dopo averlo foderato per bene, imbottito con dei cuscini, sarebbe diventato la nuova cuccia di Husky, sicuramente più comoda dello sconosciuto cunicolo, quasi come un vero e proprio cane da compagnia e come nella maggior parte delle case comuni: tutto ciò mentre nel frattempo continuava a chiedersi ad alta voce, parlando da solo, se poi in realtà ad Husky fosse anche veramente piaciuta la sua nuova cuccia, vista e considerata la sua smania di voler uscire e per il suo essere comunque un cane di strada ed aldilà della sua comprensione circa i documentari stessi. Dopo aver finito di dissetare e sfamare il siberiano, si preparò a far visionare ad Husky i nuovi video che aveva registrato nelle ore precedenti: accomodatosi in divano, Robert accese anche il suo impianto “home theater” ed Husky cominciò a dimenticare il cadavere di Rafael non appena cominciò a sentire la stessa identica voce che lo aveva indottrinato circa la globalizzazione e la differenza fra diseguaglianza e povertà il giorno prima; quella stessa voce, continuava a spiegare ora ad Husky cosa s'intendesse per globalizzazione nel senso più prettamente economico e ad orecchie tese, in attesa della visita medica, cominciò ad udire e comprendere che “ nelle critiche alla globalizzazione sono maturate numerose iniziative di denuncia dei pericoli connessi a questa logica in quanto è stata evidenziata la possibilità che molte filiere produttive, in particolare quelle di parecchi paesi europei, proprio per la facilità con cui è possibile effettuare scambi commerciali, possano essere trasferite in paesi dove la manodopera è a più basso costo, originando nel paese d’origine disoccupazione ed in quello d’arrivo sfruttamento dei lavoratori. Vi è poi chi sottolinea come la globalizzazione tenda a creare condizioni di eccessiva dipendenza di molti paesi del Terzo Mondo dalle multinazionali che ne gestiscono le risorse naturali con la realizzazione di un sostegno artificioso e spesso garantito dalla violenza di governi illegittimi, non espressione di un volere popolare ed in altre parole, la globalizzazione sarebbe, per i suoi detrattori, un rischio concreto per la democrazia in molti paesi in via di sviluppo: tutto ciò genera “, continuava il documentario, “la presenza sul mercato economico di merci a bassissimo costo che eserciterebbero una concorrenza spietata sulle economie locali tradizionali non in grado di competere con produzioni competitive e dunque destinate a soccombere; l'omogeneizzazione culturale, sarebbe prima o poi avvenuta anche in un rapporto “vis a vis” dopo i primi scambi e le prime transazioni, con flussi migratori umani nei paesi in via di sviluppo, al fin d'investirvi e dai paesi in via di sviluppo verso le zone più ricche al fin di vendere il proprio di prodotto ad un prezzo molto e ragionevolmente più basso rispetto all'alto costo del “Made in your country”. L'Euro forte, così troppo spesso viene designato, anche nei cambi monetari e divulgato in tal maniera in terra di Eurolandia, non ha fatto altro che produrre nel lungo termine il non benestare di quanti furono coinvolti, prima ancora che determinati processi venissero messi in atto, anche e certamente da incompetenti: l'Euro è si stato forte nel cambio monetario all'inizio ma lo è e probabilmente rimarrà tale solo con quei paesi in via di sviluppo ove vi sia la possibilità d'importare e poter acquistare aldilà di Eurolandia perché per il resto, le diverse monete, cancellate dalla moneta unificata, hanno provocato solo ed unicamente un danno ai cittadini di Eurolandia o quanto meno a quelli che vivano oggi in condizioni peggiori rispetto a quando la globalizzazione non veniva nell' immediato tempo messa in atto. Di fatto, ciò che si poteva comprare in lire, oggi lo si compra per lo stesso prezzo in Euro e mentre il settore pubblico ed i suoi stipendi sono stati convertiti in maniera egualitaria rispetto agli stipendi percepiti in Lira a suo tempo, il prezzo dei beni da poter acquistare, solo ai fini della sopravvivenza, è stato invece riportato in Euro in maniera del tutto errata ed eguagliato alla lira: così incrementando l'alto costo e di beni di prima necessità ma anche di quelli che poi solo indicativamente siano inseriti solitamente nel paniere con cui valutare le variazioni del prodotto interno lordo, quest'ultimo ad indicare quanti nel proprio paese acquistino in un determinato periodo e per diverse settori merceologici in termini percentuali ed in sintesi indicando se abbiate soldi da spendere o meno per far lavorare le imprese italiane o quelle non italiane in regime di concorrenza in un mercato globale. Incompetenza, è certamente l'aggettivo che meglio possa rendere l'idea per qualificare quanti abbiano a comprendere perché mai con l'entrata dell'Euro ci sia stato il fallimento delle imprese italiane: era ed è ovvio che il basso costo delle merci che si acquistano al di fuori di Eurolandia siano il risultato di fattori di base assai differenti da quelli con cui l'impresa italiana produca il suo prodotto finito nel mercato e subito ad aizzare contro i paesi in via di sviluppo, quelli più potenti, perché non democratici, come se in Italia invece possa parlarsi di democrazia e di libero pensiero, anziché cercare di rimediare ai propri di errori e a porvi dei rimedi che non sono poi mai in realtà arrivati. Quando iniziarono i primi flussi migratori in Italia e non solo di cinesi, il nostro di Governo avrebbe dovuto aiutare piccole e medie imprese, per ogni settore merceologico che divenisse oggetto di concorrenza con i mercanti esteri: non misure protezionistiche ma aiuti in termini concreti alle imprese che se non nel breve periodo, certamente nel lungo periodo, abbassandosi il numero delle vendite del proprio prodotto avrebbero dovuto prima procedere al licenziamento per poi dichiarare il proprio fallimento: per essere più concreti, ove c'è e si pensa esistere la democrazia, i fattori di produzione, i costi, per essere più specifici, prima di arrivare al prodotto finito, sono altissimi per l'impresa europea rispetto all'impresa che non necessariamente aldilà di Eurolandia sia ed entri in concorrenza in Italia in un determinato settore merceologico. Si cominciò con il settore del tessile e con quello delle calzature ed entrambi oggi possono ritenersi inesistenti come “Made in Italy” se non per quelle grandi firme, inaccessibili al consumatore medio italiano: queste ultime e a loro volta, pian piano, hanno spostato le proprie filiere produttive, sopravvivendo, ove quei famosi costi di produzione sono più bassi, generando comunque disoccupazione nel paese d'origine: quelle rimaste e che non sono in fallimento hanno dovuto anche se in minima parte ingenerarla, poiché man mano, nello specifico del settore tessile e delle calzature, le altre imprese fallivano, le marche più rinomate rimanevano in condizioni di monopolio e di non concorrenza sul mercato; la piccola e media impresa in tal senso venne definitivamente considerata spacciata sin dall'inizio. In condizioni di solitudine nel mercato, i gradi marchi possono permettersi di ampliare il proprio filone produttivo nei paesi in via di sviluppo cercando di calmierare quelli che sono gli alti costi di produzione in Italia e mantenendo prima la sopravvivenza della multinazionale stessa ed ottenendo, in un secondo momento, anche un prodotto più economico ma sempre inaccessibile per la maggior parte dei consumatori medi: per quest'ultimi, i mercanti che non siano di Eurolandia, orientali o in via di sviluppo, sono stati e possono essere considerati una boccata d'aria fresca ai fini della sopravvivenza, allo riscopertosi carovita ed all'indomani dell'entra in vigore dell'Euro, quale moneta unica per i paesi di Eurolandia. L' Euro è forte nei paesi in via di sviluppo e non solo per chi sappia realizzare disoccupazione in Italia ma per chi sappia spostare le proprie filiere produttive altrove: la globalizzazione nel breve-medio periodo avvantaggia alcuni soggetti e ne svantaggia altri; i soggetti più avvantaggiati tendono ad essere quelli che operano nei settori meno esposti ad una forte concorrenza internazionale ovviamente e cioè quelli che per esempio non facevano parte del settore calzature e del settore del tessile. L'unico settore che può ritenersi relativamente salvo dagli effetti della globalizzazione in Italia è in generale quello dei servizi che sono connaturati al microsistema di ogni paese europeo, sia esso italiano o meno: servizi professionali, che non possono essere forniti da operatori esteri a meno che questi non decidano di costruire una sede operativa nel nostro paese ma considerati gli sbocchi e le misure mai abolite nel settore italiano per i professionisti, ogni settore di servizi professionali sopravvive grazie al proprio essere una vera e propria casta a discapito prima di italiani, poiché a numero chiuso quanto “esclusivo” e poi casomai di quelli esteri che dovrebbero stabilirsi a lungo termine in Eurolandia prima di poter esercitare una propria professione ed entrare in concorrenza con il settore dei servizi anzidetti ed in quanto tali; ci si espressi in termini di relatività, poiché il carovita degli italiani, la stragrande maggioranza che dovrebbe approfittare dei servizi professionali anzidetti, non può profittare della mancata liberalizzazione in tal senso e nel caso di specie rispetto al settore industriale e di produzione di cui si è già detto, poiché i pochi di professionisti generano caste e non concorrenza a svantaggio del consumatore finale, il quale affronta da diversi anni il carovita italiano grazie all' Euro e dell'Italia in Eurolandia. Un esempio concreto siano i notai, gli avvocati, i commercialisti, e quanti sfruttino prima ancora che il loro prestigio in tal senso a livello professionale, il loro essere unici, non ingenerando concorrenza, tali da mantenere un costo elevato per il consumatore medio preso in considerazione, la stragrande maggioranza degli italiani, qualora debbano prestare il loro servizio professionale: ancor peggio se quel consumatore medio nel caso degli avvocati chieda aiuto allo stato per poter intentare un giudizio civile o difendersi in processo penale, immaginatevi un pò, paga lo stato con i soldi dei contribuenti per una mancata vera e propria liberalizzazione del settore, a discapito della concorrenza e del settore forte anzidetto costruitosi necessariamente da fattori che aldilà del confine italiano, difficilmente appaiono realizzabili se non diventando, considerati i corsi di studio prima e quant'altro in termini di omogeneizzazione culturale dopo, prima ancora che professionisti, degli italiani veri e propri. A differenza dell'esempio precedente se considerate la casta dei notai, allora lo Stato non paga più, perché il diritto alla difesa è un diritto costituzionalmente garantito, mentre il diritto alla concorrenza in una stipula notarile, se non per le sole agevolazioni di “ prima casa “ e per i relativi beneficiari, il fenomeno del regime di concorrenza a favore del consumatore è praticamente inesistente, pagate solo voi italiani ed in Euro non nella vecchia moneta: nessuna liberalizzazione nel settore dei servizi che possa considerarsi “ rilevante “ in termini di economia e concorrenza a beneficio degli italiani oltre che per gli anzidetti settori, per lo Stato stesso, i suoi contribuenti. Tra gli avvantaggiati ci sono poi i lavoratori qualificati che poco si differenziano dai professionisti, per i quali la concorrenza estera è meno pressante ed il cui salario è sicuramente più alto del salario di un paese in via di sviluppo e per cui bisogna ovviamente anche studiare per qualificarsi: lo straniero anche in questo caso dovrebbe prima diventare italiano ed intraprendere quell'excursus di omogeneizzazione culturale, anche se non necessariamente e a secondo dei settori, che probabilmente rivedrete solo in un lungo e lontano periodo economico: i settori turistici e quelli alberghieri, per esempio e quale eccezione, malgrado sempre di servizi si tratti, quest'ultimi possono essere acquistati da imprese estere e a discapito di futuri disoccupati italiani. Il documentario s'interruppe improvvisamente: sembrava proprio che il videoregistratore stava per mangiare letteralmente il nastro magnetico della vecchia VHS; il veterinario chiamato da Robert sarebbe giunto da lì a poco ed avrebbe aiutato, fasciato, vaccinato Husky, avrebbe reso altresì un servizio ad un costo fisso che sicuramente non poteva essere pagato ad un costo più basso utilizzando il sistema o gli elementi di cui alla globalizzazione delle merci, poiché trattavasi anche lui di un professionista del settore, continuava a pensare Robert fra sé e sé. Il siberiano, dopo aver inteso la tematica che si era all'improvviso interrotta, avrebbe cominciato a pensare a tutte le bottiglie di vodka con cui il gruppo di zingari avevano riso di lui prima di andare a dormire nonché del povero Rafael: si era accorto della presenza di una sola bottiglia di vodka prodotta in Svezia e che sembrava essere il trofeo degli stessi zingari perché posta in alto fra tutte durante la notte precedente in cui Rafael trovò la morte e fra le altre casse di vodka che erano invece ammassate come a forma piramidale ed al loro vertice; solo ora Husky comprendeva che quella sola bottiglia di vodka aveva avuto un costo elevato per quegli zingari e che, molto probabilmente, con il prezzo pagato per quella sola bottiglia ivi tenuta così in alto, così pregiata, sarebbero state acquistate chissà quante altre bottiglia di vodka provenienti da paesi dall' est ed in via di sviluppo e ad un bassissimo costo; solo il giorno dopo, quando era uscito con il nero cadavere di Rafael dalla galleria, si era accorto che la bottiglia, così tanto tenuta in alto la sera prima, ora era stata portata in basso ed era stata bevuta dagli amici di Rafael, provocando gli stessi stati di ebrezza che il giorno prima aveva regalato la sbronza anche a Rafael ed il risultato non era cambiato se non per le tasche e gli spiccioli degli zingari, fatta eccezione per l'esito finale quanto mortale dei festeggiamenti di Rafael. “Si assiste all’invasione di nuova gente che stanziandosi nel vostro mercato possono permettersi un prezzo così basso che in un mercato concorrenziale e liberista segna la fine del “Made in your Country”, fatto nella vostra nazione, e per interdipendenza la perdita di competitività del relativo prodotto: per il Teorema di Stolper – Samuelson, “ l’accresciuta disponibilità di beni ad alto contenuto di lavoro poco qualificato, esportati dai paesi in via di sviluppo, riesce ad abbassare il prezzo medio di tali prodotti e di conseguenza anche il salario dei lavoratori qualificati “ e Robert aggiunse, dalle poche parole che andarono in onda, prima che il videoregistratore si fermasse definitivamente, “di conseguenza per ogni circuito economico de relato in una determinata comunità”. Il prezzo, della famosa bottiglia di vodka, si era abbassato a causa della concorrenza ed ora era accessibile anche agli zingari, rispetto ad anni prima, includendovi certamente e per interdipendenza, l'abbassarsi del salario di coloro che producevano quella famosa bottiglia di vodka rispetto alle tante bottiglie dello stesso prodotto che avevano comunque acquistato al prezzo di quella famosa: un preludio, per Husky, nel lungo periodo anche di un possibile fallimento di quest'ultima nota bottiglia di vodka, che non solo dall'alto era stata portata in basso quanto figurativamente tanto per il suo prezzo; ora Husky, fra sé e sé, realizzava che, quella stessa bottiglia di vodka prodotta in Svezia se raffrontata per qualità e prezzo, con un così alto costo rispetto alle altre, in un mercato globale, rispetto alla vodka prodotta a bassissimi costi in paesi di via di sviluppo ed essendo le economie nazionali maggiormente interdipendenti ed ogni riduzione dell’attività economica in una di esse, qualunque ne sia la causa, si sarebbe trasmessa più facilmente alle altre economie, proprio attraverso i legami internazionali che le uniscono: così ad esempio, una caduta della domanda globale in Germania della richiesta di vodka svedese rispetto all'aumento degli acquisti della vodka dell'est, avrebbe avuto riflessi tanto più gravi in Svezia quanto maggiore sarebbe stata la quota di vendita della vodka svedese esportata in Germania e la sua mancata vendita rispetto alla vodka acquistata a basso costo come per la sera dei festeggiamenti. La globalizzazione delle merci avrebbe aumentato naturalmente l’apertura internazionale delle varie economie ed è naturale pensare alla più aperta esposizione a shocks economici esterni, proseguiva, da cane, quasi fosse di comune accordo e con un pò più d'immaginazione, telepaticamente collegato a sua insaputa, forse, ad un videoregistratore non più funzionante. Concludendo, la produzione di vodka svedese, abbassando il costo del suo prodotto, quanto il numero di esportazioni in Germania, a causa dello stesso prodotto importato da altre nazioni avrebbe prodotto prima o poi il fallimento dell'industria di vodka svedese e la perdita del posto di lavoro di quanti la producessero in Svezia, ingenerando l'altrettanta disoccupazione. Mentre il siberiano sembrava essere in piena sintonia con quell'oggetto che si era chiesto giorni prima perché mai fosse stato di forma quadrata o rettangolare e non in altra forma, Robert dovette lasciare da solo Husky ed i suoi pensieri, per svariate motivazioni: doveva cambiarsi d'abito in attesa della visita a domicilio del dottor Helm; sarebbe dovuto uscire per pochi minuti per gli ultimi acquisti al supermercato, anche per Husky, continuando ad avere dei dubbi circa il dover lasciare da solo il cane stesso ed in considerazione che poche ore prima chiedeva alla sua maniera ad i pantaloni di Robert di uscire: rispetto a quanto quest'ultimo immaginasse, per andare da Fiammetta e non da Rafael. Husky, dopo essersi interrotto il documentario, malgrado continuasse a riflettere su ciò che aveva infine a stenti orecchiato dall'home theater, cominciava nuovamente a mugolare per i suoi dolori e le ferite che ancora necessitavano d' essere curate. Robert decise comunque di uscire da solo e di tornare alla normale trasmissione televisiva, nella speranza fosse d'interesse per il siberiano: dopo essersi cambiato d'abito fu di ritorno dopo pochi minuti e trovò Husky dove lo aveva lasciato ma totalmente disinteressato dai semplici cartoni animati e sempre con lo stesso mugolio di dolore; nulla potendo fare per aiutarlo, si accomodò in divano e rimase ad aspettare il veterinario, rendendosi conto anche del fatto che avrebbe anche dovuto trovare un'alternativa al non più funzionante videoregistratore a quattro teste: erano quindi finiti i documentari sulla globalizzazione, almeno quelli che Robert aveva registrato per lui e che tanto avevano incantato Husky il siberiano. VI Al suono del campanello, apparve sullo schermo della telecamera che dava sul cancello del signor Robert Gheits, un uomo ben vestito e con la tipica borsa da medico: malgrado non fossero ancora le nove, ora prevista per l'appuntamento con il veterinario, al citofono rispose per l'appunto il dottor Helm Richard in un inglese praticamente perfetto: la preoccupazione d Robert era stata sin dalla telefonata, il dover essere non compreso se non quanto meno in lingua inglese. Dopo essersi qualificato, facendo riferimento alla telefonata, con precisione tipica svedese come il dottor Richard Helm, mentre lo si vedeva osservare l'effige in oro ed argento dei cancelli, riscoprendovi questo un falco e non l'aquila, il signor Gheits gli aprì dall'interno di casa e a mezzo citofono indicò al signor Helm di procedere in lungo per il giardino sino al ciglio della porta dove lo stesso Robert si sarebbe fatto trovare: Helm, con passo lento, tardò ad arrivare alla porta, ove lo aspettava Robert, perché meravigliato dalle tante rose che lo stesso giardino mostrava ai nuovi arrivati in casa Gheits; i loro boccioli sbucavano dalla lunga siepe, la sera illuminata di luce soffusa con delle lampade alimentate da batterie caricate da cellule fotovoltaiche durante il giorno. Giunto dinanzi a Robert, non fece altro, ancor prima di presentarsi e come per educazione, di complimentarsi per più di una volta e per la siepe che per le rose e solo in seguito passò ai saluti e alle convenevoli presentazioni: “ Sono il dottor Richard Helm, se lei è il signor Robert Gheits, ci siamo sentiti nel pomeriggio per telefono, al fin di visitare e curare a domicilio un Siberian Husky e per effettuare tutto quanto di medicalmente lo stesso necessitasse in quanto cane di strada ma a suo dire un Siberian Husky per eccellenza !” ; Robert aprì la porta del tutto e gli cedette il passo verso casa ed il dottor Helm entrò, tuttavia sospirando poiché sentiva i lamenti di Husky, interpretati da Helm dal suo gagnolare. Non appena vide Husky all'interno della cuccia che Robert aveva approntato nella vasca di plastica foderata con della stoffa e con un cuscino, chiese al signor Gheits di sollevare il recipiente con tutto il cane e di spostarlo su un tavolo, abbastanza grande, in cui poi il cane potesse essere adagiato per potere essere visitato e curato; Robert si prestò velocemente ad aiutare il dottor Helm a sollevare la cuccia, indicando il primo tavolo più vicino e ove poter poggiare poi successivamente il cane: levato il recipiente di mele finte poste ad ornamento sul tavolo, distese un lenzuolo sul tavolo abbastanza grande per provvedervi allo spostamento di Husky, così permettendo di lavorare nel migliore dei modi al dottor Helm. Husky continuava a lamentarsi e ritrovatosi sul lenzuolo bianco diede lustro dei suoi occhi di ghiaccio al dottor Helm il quale ne rimase meravigliato per il loro splendore e per il loro esprimere sofferenza dal dolore provocatosi dalle ferite: il dottor Helm cominciò a visitarlo non mancando nei suoi commenti, chiacchierando con Robert, che certamente trattavasi di un Husky originalissimo e che forse aveva anche trovato il nome che meglio lo rappresentasse per la sua razza, l'unico così veramente bello fra tutti quelli che aveva visto nella sua carriera. Durante la visita, il dottor Helm dando un'occhiata al cane, non poté fare altro che confermare quanto di già evidente per Robert: sicuramente Husky era stato utilizzato come cane da traino ma non per una vera e propria slitta e che di fatto, le ferite riportate sul suo corpo erano state provocate da cinghie che a differenza di quelle normali utilizzate per i cani da slitta, queste richiamavano dei semplici lacci e filamenti per quant'altro ovviamente aveva potuto riscontrare attorno allo stesso siberiano ed in prossimità delle ferite, approntati occasionalmente al bisogno di chi lo aveva utilizzato per rimorchiare: cominciò pian piano ad eliminare ogni residuo dei lacci anzidetti e che sporgevano dalle lacerazioni a mezzo di una pinza e, sentendo che l'uggiolare di Husky aumentava progressivamente rispetto al trattamento da parte del dottor Helm, dovette fermarsi per praticare una piccola anestesia locale in prossimità di ogni ferita che avrebbe dovuto trattare successivamente, spiegando pian piano pertanto a Robert cosa stesse facendo al suo cane e come stesse procedendo. Il dottor Helm levò dal corpo di Husky filamenti di diversa specie, lacci di scarpe, cavi elettrici, telefonici che si distinguevano per la presenza di rame ed intere porzioni di spago che erano ancora legati del tutto al corpo del cane: dopo averlo ripulito di ogni residuo, cominciò a disinfettarlo, ma poiché le anestesie locali applicatesi, destinate a durare pochi minuti, provvedette prima di disinfettare le ferite ed ove fosse il caso a ricucirle; poiché Husky a lavoro quasi terminato continuava a lagnarsi, di seguito preparò un potente antidolorifico, spiegando a Robert che prima lo stesso facesse effetto sul cane, si sarebbe dovuto pazientare per almeno un quarto d'ora: “ giusto il tempo per una buona tazza di tè ? “ propose Robert al dottor Helm, il quale non poté fare altro che annuire col capo mentre si prodigava a somministrare l'antidolorifico al quadrupede. Dopo pochi minuti, si senti un leggero fischio da uno dei tanti elettrodomestici di casa Gheits, che segnalava a Rafael il bollire dell'acqua, quindi già pronta per il tè: quasi pronto, il dottor Helm avrebbe potuto gustare dell'ottimo infuso del signor Robert che lo invitava in cucina in attesa che lo stesso antidolorifico facesse effetto. Durante la degustazione non poterono fare altro che conversare circa il cane: ribadì il dottor Helm che di solito le cinghie utilizzate per trainare le slitte non provocano ferite se non dolori muscolari all'inizio prima che il cane acquisisse le caratteristiche e la fisionomia del cane da slitta vero e proprio; quindi spiegò a Robert che dopo aver provveduto alle ferite avrebbe inoltre somministrato ad Husky tutte le vaccinazioni necessarie che con alto grado di probabilità non erano mai state effettuate e che avrebbe provveduto ad una visita un pò più accurata trattandosi di un cane di strada mai realmente curato da un veterinario: concluse, specificando al signor Robert, che il siberiano aveva un' età di circa due o al massimo tre anni da conteggiare in maniera diversa se in riferimento all'età media del cane rispetto all'uomo, quindi di circa 24 - 30 anni se in riferimento alla razza umana. Trascorsi i quindici minuti, dopo aver finito di gustare l'infuso del signor Robert, entrambi ritornarono ad osservare Husky che, seppur sfinito sul tavolo, continuava a rimanere vigile ed ubbidiente : non si era spostato di un centimetro durante l'assenza dei due dal tavolo in cui il dottor Helm lo stava curando. Il dottor Helm cominciò a disinfettare le ferite e preparò ago e filo al fin di suturare le ferite che ancora rimanevano aperte, ove le stesse fossero secondo l'occhio del professionista, troppo vistose e necessitassero dell'ausilio degli strumenti convenzionali per permetterne la ricongiunzione: fra tutte le ferite riscontrate, il dottor Richard, procedette in almeno tre punti all'applicazione di almeno 4-5 punti di sutura: “ cadranno da soli” spiegava a Robert mentre li applicava, non ci sarà bisogno di rimuoverli successivamente ma sarà buona cosa farlo visitare almeno due volte l'anno se lo stesso cane dovesse continuare a vivere in casa o ogni tre mesi se invece fosse tornato per strada e se nella benevolenza di Robert, visto che in casa o meno, comunque Husky aveva, per come era stato preventivato dai cocainomani italiani, un suo costo. Terminato il lavoro con i punti di sutura, applicò uno speciale unguento, cicatrizzante a suo dire, proprio su quest'ultimi punti di sutura praticati con abilità e maestranza in pochi minuti sul cane: nel mentre continuava a delucidare Robert sul perché non stava applicando garze e cerotti,quest'ultimi avrebbero dovuto essere anche accompagnati e necessariamente da una fase di depilazione in loco all'altezza dei punti di sutura per far si che il cerotto attecchisse alla pelle del cane ed al fin di non provocarne dolore nel momento in cui Robert avesse poi successivamente provveduto al distacco, con il rischio anche di riaprire le ferite e di non dare possibilità ai medicamenti, l'unguento applicatosi in particolar maniera, di avere tutta la sua portata in termini di vis sanatrix su Husky. Con l'unguento che Robert avrebbe applicato almeno due volte al giorno sulle ferite, i punti di sutura sarebbero spariti del tutto: unguento che il dottor Helm lasciava, previo pagamento assieme al suo onorario, con altri farmaci e che durante l'anno Robert avrebbe dovuto utilizzare anche per le vaccinazioni del cane stesso: procedura quella delle vaccinazioni che veniva in quella sera iniziata direttamente dal dottor Helm prima di procedere ad una visita più generalizzata. Man mano il dottor Helm cominciasse a praticare le vaccinazioni ad Husky, si prodigava nella stessa maniera come aveva già fatto in precedenza a suggerire a Robert di prendere appunti circa le date e le scadenze delle vaccinazioni successive che avrebbe poi dovuto continuare Robert, qualora avesse deciso di tenere con sé il cane, nei mesi a seguire: infine procedette alla visita per attestarne le condizioni generali. Dopo averne palpato muscolatura, facendo attenzione alle ferite, alla struttura ossea per vedere se presentasse fratture, si fermò a visionare il cavo orale di Husky e li dovette riprendere le pinze: aveva dello spago fra i denti e voltandosi verso Robert, con un sorriso, mostrando i legamenti estratti dai denti continuò: “significa che ha tagliato veramente la corda prima di arrivare a casa vostra signor Robert; faccia attenzione”, guardando ancor più serio il signor Robert, “ a non dare troppe caramelle o biscotti di cui ne ho visto in abbondanza: il cane è comunque un carnivoro e nel lungo periodo, Husky potrebbe accusare problemi alla sua affilata dentatura per delle carie provocate da biscotti o dolciumi“ e Robert annui, facendo intendergli di aver capito e compreso. “ Il cane a parte le ferite ed i punti di sutura è in ottime condizioni vitali ma sopratutto è un vero e proprio Husky”, sorridendo ancora una volta. La somma pagata al dottor Helm dal signor Gheits fu complessivamente di circa 1300 corone svedesi, inclusi i farmaci per completarsi la vaccinazione successivamente, l'unguento cicatrizzante delle ferite del cane e del disinfettante indolore con assenza di alcool, da applicare prima dell'utilizzo dello stesso unguento: tutto sommato Robert si aspettava molto di più per le prestazioni effettuate dal signor Helm sul cane e per i farmaci che gli lasciava per completarsi le cure del caso quanto quelle da effettuarsi a lungo termine. Robert ringraziò il signor Helm per l'essersi prodigato per il cane così attentamente e dopo averlo pagato accompagnò il veterinario alla porta; “uscirò piano piano osservando questo suo bel viale e giardino prima di giungere al cancello ed ammirare quel falco in oro ed argento che ho intravisto sullo stesso, abbia pazienza pertanto prima di chiudere il cancello “: Robert non fece altro che sorridere della simpatia del dottor Helm, sebbene avesse voluto precisare trattarsi di un aquila: “non c''è alcun problema, faccia con calma e con tutta la comodità che vuole, lascerò il cancello aperto sino a che, se non lei stesso, abbia la possibilità di attraversarlo; noterà dei rivelatori di movimento in basso, prima di uscire, deciderà quindi lei al passaggio di chiuderlo”. “Questa tecnologia di oggi”, sorrise ancora una volta il dottor Helm, prima di lasciare definitivamente Robert per uscire di casa “ non si dimentichi delle cure e di farlo uscire”, in riferimento ad Husky ovviamente, “e senza guinzaglio, sembra un cane molto ubbidiente e non credo si allontanerà così tanto da non rivederlo più”, anche per fare e dare sfogo alle necessità naturali del cane ed in tal senso al fin di non imbrattare la casa di Robert, considerata la presenza del suo nuovo amico , “l'aria non gli può fare altro che bene, visto e considerato che così bello, viene comunque dalla strada”. Il dottor Helm salutò e lasciò Robert: quest'ultimo accendette il monitor della telecamera che dava sul cancellon attendendo l'uscita dello stesso, prima di vedere chiudersi il cancello al passaggio del dottore malgrado potesse farlo chiudere in via del tutto autonoma grazie ai rilevatori di movimento piazzati in basso; lasciato il monitor, sollevò Husky, ora stanco della giornata, dormiente sul tavolo per riporlo nella sua nuova cuccia e per riportarlo vicino la TV, dove avrebbe poi potuto vedere tutti i documentari che erano stati sino ad allora di suo interesse, qualora ve ne fossero stati altri in tempo reale. Giunto all'uscita del cancello, il dottor Helm fece un saluto alla telecamera di Robert che venne prontamente ricambiato da Robert, tornato sul monitor, malgrado :Helm non l'avrebbe potuto vedere: al passaggio dinanzi ai rilevatori di movimento i cancelli cominciarono a chiudersi; “ proprio simpatico questo dottor Helm“, concluse il signor Robert, spegnendo i monitor di videosorveglianza che solitamente utilizzava con le telecamere che davano oltreché sul cancello stesso anche sul viale del giardino quanto sull'altro ingresso sul retro. Robert era così stanco della sua giornata che tornò in cucina per prepararsi il suo solito pan carré con del prosciutto e formaggio e come la sera precedente per accomodarsi sulla divano davanti la televisione, prima di andare a letto e godere del clima svedese o almeno questo pensava di dover fare vista l'animosità della giornata: Husky dormiente, all'odore del bruciacchiare del pan carré e del prosciutto, si risvegliò e si alzò in piedi per raggiungere Robert in cucina e l'evento fu di grande sorpresa per Robert nel rivederlo in piedi dopo le tante cure ricevute da parte del dr. Helm che aveva lasciato casa Gheits da almeno un'ora: decise di farne qualcuno in più e di soddisfare il risveglio di Husky nel migliore dei modi, visto che si era rialzato in piedi grazie ai suoi toast. I primi due che vennero fuori dal tostapane furono divisi fra Husky e Robert e così per gli altri due che Robert dovette preparare mentre mangiava assieme ad Husky il suo usuale pasto: ”E' tardi per la TV, Husky “, non c'era possibilità di sentire parlare la solita voce circa il villaggio globale, in cui uomini e donne vivono in questo millennio, con o senza cani, spigliati o intelligenti quanto Husky. Pronti gli altri due toast e spento il tostapane, portò dell'acqua e per lui tanto per riempire la ciotola di Husky, casomai non ve ne fosse più da bere all'interno: Husky, dal canto suo, anticipando Robert, prima bevette dalla ciotola e poi invece di accomodarsi nella sua nuova cuccia si accomodò sul divano; si sentì esclamare Robert “ Andiamo bene...” ; accese per un pò la TV promettendosi di non vedere alcun documentario malgrado Husky continuasse a fissare la televisione e il sistema di amplificazione in maniere insistente: a parte i suoni provenienti da uno zapping assonnacchiato da parte di Robert alla TEL si udì tutt'altro suono all'interno della casa, era il telefono. Chi poteva essere a quell'ora tarda, così inusuale? Chi cercava Robert al telefono a Stoccolma? Giammai Fiammetta che, sapendo dei non buoni rapporti con Robert, si sarebbe permessa di chiamare il signor Gheits per chiedere se la sera precedente avesse per caso visto Husky: non appena premuto il pulsante di risposta del telefono, scoprì con sua grande sorpresa che dall'altro capo del telefono c'era il Dr. Helm che stava contattando il signor Robert. “ Buonasera, signor Gheits, mi perdoni se la disturbo....”, cominciò il signor Helm; “ non si preoccupi affatto”, lo interruppe prontamente Robert. Dr. Helm: “ Volevo sapere anzitutto come stesse il cane, risponde bene alla cura, ha mangiato ?” Robert riferì che Husky stava bene, che si era alzato da solo dalla sua cuccia, che aveva mangiato due dei suoi toast in fretta e furia e bevuto quasi tutta l'acqua che si trovava nella ciotola e che oltretutto, non si lamentava più come prima, forse grazie all'antidolorifico che gli aveva somministrato: infine, non mancava di raccontare al dott. Helm anche del fatto che il suo divano fosse diventato più comodo della cuccia che Robert gli aveva preparato nel pomeriggio; man mano procedeva la discussione al telefono non poté fare altro che meravigliarsi di quanto poi fosse molto pulito il cane rispetto ad un normalissimo cane di strada ed il dottor Helm spiegava, divenuto il rapporto molto più colloquiale, rispetto all'inizio, dove aveva visto per la prima volta quel cane così bello, senza alcun riferimento però né ai ristoranti né a Fiammetta. “Io, in verità, la chiamavo anche per questo: ho già visto il suo cane e anche per diverse volte !”, esclamava questa volta il dottor Richard Helm ed il cui studio medico si trovava a Stoccolma e che, a causa dell'alto costo degli affitti per le abitazioni in città, era solito spostarsi ogni giorno in un paese vicino la capitale, dovendo alla stessa maniera giornalmente ritornare per ivi lavorare, utilizzando quale tragitto proprio l'autostrada e la zona in cui Husky aveva realizzato la sua tana; aveva visto il siberiano nelle ultime sere in compagnia di alcuni zingari che usavano accendere dei fuochi in prossimità dello svincolo e a far baldoria. La somiglianza del cane e le ecchimosi che aveva visto non erano da ricollegarsi al solo traino ma anche al bastone che aveva intravisto in mano ad uno di quegli zingari la sera precedente, si riferiva probabilmente a Rafael, come per dare ordini ad Husky: aveva pertanto facilmente legato e le ferite da bastone quanto quelle provocate dai lacci al gruppo di zingari, nulla sapendo dello spettacolo serale che aveva organizzato Rafael e di tutto il resto; esisteva quindi per Richard Helm la grande probabilità che il siberiano che stava con Robert, rimesso in sesto poche ore prima, era lo stesso che aveva visto in prossimità dell'autostrada. Il dottore inoltre non mancava di confermare che Husky puzzasse all'inizio un tantino anche di vodka, ancor prima che cominciasse a disinfettarlo, con soluzione a base di alcool etilico, segno evidente che lo stesso cane era venuto a contatto, vivendo per strada, con gente che era solita assumere alcolici e, gli zingari, nelle sere in cui li aveva visti il dottor Helm, sempre nella stessa zona, vicino alla rotatoria prima dell'uscita da Stoccolma, avevano sempre in mano delle bottiglie, presumibilmente di alcolici.“ Stasera invece non ho visto né fuochi, né zingari, né il siberiano che sono venuto molto probabilmente a curare in casa sua”, completò il dottor Helm prima di salutare Robert. “La ringrazio tantissimo !“, concluse Robert prima di chiudere la telefonata con il dottor Helm senza prima però farsi raccomandare e nuovamente di portare il cane fuori per le sue vicissitudini naturali quanto perché l'aria fresca di Stoccolma gli avrebbe fatto comunque bene. Conclusa la telefonata, Robert cominciò a comprendere e capire dove o con chi Husky avesse passato le sue notti sino ad allora e perché ora invece si ritrovava in casa sua: il cane era degli zingari, aveva dei padroni e lui era il ladro, in questo caso di un cane, che nolente e dolente, malgrado apparisse come di strada, aveva un padrone fra quei nomadi. Malgrado l'ora fosse vicina alla mezzanotte ed il giorno dopo Robert avrebbe dovuto affrontare una nuova giornata svedese, pur non possedendo un guinzaglio, non poté resistere nel tenere un cane che non era suo e per come gli era anche stato riferito dal dottor Helm: decise pertanto di munirsi di torcia elettrica e di portare Husky e tutte le medicine che aveva acquistato per lui, con il ricettario che lui stesso si era prontamente appuntato durante la visita del veterinario ed indicante anche le scadenze in cui dover effettuare le vaccinazioni, per andare a cercare e restituire Husky al suo padrone, nella speranza si trovasse dove lo stesso dottor Helm aveva visto gli zingari il giorno precedente; magari non avevano acceso dei fuochi perché in qualche maniera a rischio nei confronti della legge e della polizia svedese e per quella sera quindi al buio. Ritornò in cantina e fra tutte le sue cose andò alla ricerca della torcia mentre Husky lo seguiva su e giù per le scale: prese il cellulare, le chiavi di casa, il portafoglio ed il telecomando con la chiave dell'autovettura che avrebbe aperto il garage; giunto con Husky nuovamente in garage, mise cuccia e farmaci nel portabagagli e fece accomodare Husky nel posto davanti accanto a lui e dopo aver premuto il pulsante di apertura automatica del garage e dei cancelli, con la sua Aston Martin nera uscì fuori sulla strada ed in direzione dell'autostrada andando a rilento e con i fari accesi. Dopo circa dieci minuti di macchina, non vedendo alcuna luce o segnale di persone che stessero bivaccando, decise di spegnere il motore, armatosi di pistola di cui ne aveva regolare porto d'armi che teneva sempre con sé, dopo aver posteggiato in una piazzola di sosta e prima del luogo in cui era accaduto il peggio il giorno precedente: fece scendere dall'altro lato Husky che di certo, se conosceva gli zingari, avrebbe lui stesso indicato la strada a Robert; l'unico problema era il guinzaglio che non aveva mai comprato ed avuto per tenere vicino a se Husky, considerata la possibilità che questo, come suo solito, avrebbe potuto cominciare a scodinzolare e a correre freneticamente verso il suo padrone. Accese comunque la torcia e levò la sicura alla pistola, già carica, poiché comunque in cerca di zingari e solitamente con certe attitudini o dal profilo tendenzialmente a delinquere: Husky cominciò a camminare lentamente e Robert iniziò a seguirlo con luce accesa e pistola nascosta dietro la schiena, dalla sua mano destra, con dito pronto sul grilletto poiché incominciavano ad inoltrarsi nella radura del sottobosco che fiancheggiava l'autostrada e Robert cominciava a farsi sempre più convinto che Husky appartenesse veramente a degli zingari in qualche maniera. Nel buio, malgrado la torcia, Robert sentiva sotto i suoi piedi lo spezzarsi di ramoscelli e della radura che sfiorava anche le sue braccia mentre Husky tranquillamente proseguiva per una strada che, secondo Robert, lo stesso siberiano sembrava conoscere perfettamente perché percorsa ovviamente altre volte: così era di certo, finché un certo puzzo cominciò a far presagire a Robert che qualche cosa di sinistro era avvenuto in quel luogo, per il fetore che il cadavere di Rafael in lontananza emanava e che tuttavia ancora Robert non intravedeva. Più Husky si avvicinava al suo cunicolo con Robert al suo seguito, più il fetore aumentava e l'aria diveniva insopportabile malgrado entrambi all'aperto e mancò poco prima che Robert vomitasse alla vista, nel campo illuminato dalla sua torcia, del cadavere di Robert e del colorito tipico di chi muore per soffocamento: Husky si avvicinò di più al cadavere rispetto a Robert, cercando con le sue zampe di risvegliare Rafael ma, lasciando stare i miracoli, quello era il momento esatto per Robert di chiamare le forze dell'ordine svedesi, al fin di provvedere alla macabra scoperta di Robert e nella dovuta quanto obbligata maniera; con il suo cellulare compose il numero di emergenza svedese al fin d'informarli circa il rinvenimento di un cadavere a seguito di una strana storia e che lo stesso ancora giaceva nel posto in cui era stato ritrovato. Dopo aver chiuso la telefonata con l'operatore del numero d'emergenza svedese, Robert rimase ammutolito e osservava Husky che, dopo aver lasciato Rafael, s'inoltrava nel cunicolo per non uscirne più: a questo punto Robert lasciò perdere anche il cane per non avvicinarsi troppo nella futura scena del crimine; a tratti provò a chiamarlo senza alcun esito, era dentro al cunicolo, nella sua cuccia e non ne sarebbe uscito per diverse ore. Ritornando al cadavere di Rafael, ora Robert comprendeva perché tutto il gruppo di zingari era sparito e probabilmente in un luogo assai distante durante la giornata: vide che il corpo di Rafael era oltreché in prossimità del cunicolo autostradale, poggiato sulla sua geniale macchina da morte, il suo specie di skateboard e che a questo erano collegati anche i cavi della luce che poche ore prima il dottor Helm aveva tolto dal corpo di Husky; aveva quindi informato durante la sua telefonata la polizia svedese di seguire la radura sottobosco in direzione ovest dopo il ritrovamento della Aston Martin nera posteggiata nella piazzola di sosta ed in direzione dell'autostrada ed in pochi minuti avrebbero visto, inoltrandosi nel sottobosco, la luce del signor Robert; li avvisava anche d'identificarsi all'arrivo perché comunque in possesso di pistola carica e per la problematica relativa al fatto di non sapere e vedere su chi realmente stesse arrivando, se lui o magari altri, come gli zingari di cui aveva fatto menzione durante la telefonata, magari legati alla morte di Rafael. Li pregò anche di lasciare i lampeggianti dell'autovettura accessi cosicché potessero essere intravisti dal luogo del ritrovamento del cadavere ed al fin di rassicurare Robert di fare anche diversi segnali a mezzo le torce che avrebbero portato con loro per affrontare il percorso nella radura semi selvaggia. Il silenzio più totale, Robert cominciò ad ammirare la paura che si potesse provare nel rimanere alla presenza di un cadavere, da solo, in mezzo ad una radura oscura ed ove ogni rumore, anche il calpestio di piccoli pezzi di legno e le pietre sotto i suoi piedi provocavano ansia e panico: caratteristiche che allungavano come per ore quei pochi minuti prima che la prima pattuglia di turno nei paraggi fosse giunta nel luogo in cui era stata segnalata la Aston Martin nera parcheggiata da Robert in prossimità dello svincolo autostradale. Finalmente,dopo un'eternità, Robert vide dei lampeggianti in lontananza ed in prossimità della sua autovettura e subito il suo telefono squillò: “Ci vede? Siamo proprio dietro la sua autovettura, lasciamo i lampeggianti accesi per tranquillizzarla, faccia lei invece dei segnali con la sua torcia per indicarci il punto in cui dirigerci: non dovrebbe essere difficile raggiungerla; da qui vediamo solo un sentiero che, anche se mal ridotto, porta in prossimità dell'autostrada.” Robert diede l'ok al poliziotto che aveva comunicato dall'altro capo del telefono e cominciò a muovere smaniosamente la sua lampada in alto ed in basso, a destra e a sinistra, quasi a formare una croce, nell'attesa dell'arrivo dei due agenti; dopo pochi minuti cominciarono ad avvicinarsi due fasci di luce, erano le torce dei gendarmi di polizia di Stoccolma, che si recavano in prossimità dei segnali luminosi di Robert: da lì a poco i due agenti si sarebbero identificati e avrebbero comunicato prima per via radio i dati del documento di Robert, per poi cominciare ad esaminare la potenziale scena del crimine quanto il cadavere di Rafael. Robert immaginava di dover dare quindi anche delle spiegazioni: “la notte”, pensava nel frattempo Robert, “si preannuncia ancora più lunga e tutta per colpa di Husky” che nemmeno sapeva dove fosse andato a finire dopo essere entrato nel cunicolo; Gheits disse agli agenti che per non inquinare la scena del crimine, non si era mosso dal posto in cui gli agenti lo avevano trovato. Questi dunque, indossati dei proteggi scarpe, in modo da non lasciare loro stessi impronte nella zona in cui era stato ritrovato il cadavere, comunicarono alla centrale la presenza di un corpo apparentemente morto per soffocamento e la necessità dell'invio dei reparti della polizia scientifica nonché di un'ambulanza con medico legale per accertarne la morte; infine, il trasferimento presso l'ospedale più vicino al fin di farlo analizzare e procedersi ad esame autoptico. “ Dobbiamo attendere ancora un pò di tempo per l'arrivo della scientifica e di tutto il resto: poi dovremmo andare insieme presso la centrale di polizia, in modo da sentire la sua versione dei fatti che se vuole può cominciare anche a raccontarci sin da ora, anche al fin di far trascorrere il tempo nell'attesa dell'arrivo della stessa sezione di polizia scientifica, che ne pensa ? “, chiese uno degli agenti, che già sin da allora riteneva Robert come estraneo circa la realtà di cui al cadavere stesso, l'unico dei due gendarmi che fosse più spigliato in lingua inglese. “Mi mostrerebbe il suo porto d'armi e sarebbe così gentile da togliere il caricatore dalla pistola signor.....?“, continuò l'agente; “mi chiamo Robert, Robert Gheits e questo è il mio porto d'armi. “ Nello stesso frangente di tempo uscì la pistola da sotto la giacca ed estrasse il caricatore, consegnandolo all'agente, “ me lo ritornerete fatti i dovuti accertamenti del caso assieme alla pistola “ e così come per il caricatore, consegnava anche relativo porto d'armi cominciando a raccontare la sua versione dei fatti: “ Da diverse settimane, tornando a casa dal mio giro turistico nella capitale svedese, durante il mio soggiorno estivo, affacciandomi alla finestra, ho scorto un bellissimo cane che ho sentito chiamare in verità per la prima volta, dalla ragazzina vicina di casa, con cui comunque non siamo in buoni rapporti con il padre, Fiammetta Capeci, come per Husky; l'altro ieri, Husky, il cane, si è presentato dinanzi ai cancelli di casa mia e l'ho fatto entrare sino in casa, visto e considerato che per essere un cane di strada apparisse l'unico vero cane di razza Husky che potesse essere degno del suo nome stesso. Gli ho fatto seguire un paio di documentari sulla globalizzazione ed è stato in questi pochi giorni, definitivamente oggi, che mi sono accorto che il siberiano per eccellenza riportava delle ferite in corpo che pensavo non poter essere collegate al traino da slitta, sopratutto in questo periodo e pertanto, non sapendo a cosa pensare, innamoratomi dai suoi occhi di ghiaccio, ho chiamato il veterinario dottor Richard Helm al fin di far provvedere alla cure dello stesso. Il dottore, dopo averlo curato, mi ha specificato di aver estratto residui di cavi elettrici, spaghi e filamenti dalle ferite, quindi di aver sanato le ferite ed aver applicato dei punti di sutura dove necessario: lo stesso dottore ha sostenuto che Husky fosse stato utilizzato come cane da traino ma in maniera anomala e non con le usuali cinghie utilizzate per le slitte da cani. Prima di lasciarmi, ha lasciato il ricettario e le vaccinazioni da completare nell'arco di un tempo prestabilito al fin di ridefinirlo per la sua bellezza come un non cane da strada; sul tardi, circa un'ora fa, lo stesso veterinario mi richiamava, dicendo che in realtà aveva visto Husky in compagnia di zingari in queste zone ed io essendo un uomo onesto, malgrado avessi già pagato il dottore, ho preso Husky, la cuccia che avevo costruito per lui e che ho lasciato in macchina assieme ai vaccini e all'unguento, prescritti quanto regolarmente pagati al dott. Helm e che lui stesso aveva applicato sulle ferite, per riportarlo dai suoi proprietari quantunque fossero degli zingari: il dottore stesso mi avvisava a mezzo telefono però del fatto che, a differenza delle altre sere, stasera gli zingari non c'erano e non c'era nemmeno il siberiano e che, vista la vicinanza in auto con i luoghi in cui ho scoperto il cunicolo ed il cadavere, probabilmente di uno degli stessi zingari, certamente lo stesso doveva essere legato alla partenza e ai mancati bivacchi del gruppo di nomadi.” Finita la sua prima deposizione, soddisfacente per il primo agente, si videro in lontananza i lampeggianti di un'altra pattuglia della polizia svedese che si accostava alla prima ed il nuovo quanto ultimo agente della polizia svedese comunicava in svedese via radio: “ verifichiamo il numero di targa e quanto di rito circa il proprietario .“ Uno dei due agenti che ancora non aveva interloquito con Robert, forse perché non parlava bene l'inglese come il primo, si accorse e dei bivacchi con della brace ancora viva, segno che i nomadi si erano comunque spostati da poco e delle bottiglie di alcolici che erano state consumate presumibilmente anch'esse da breve tempo sentitone l'odore di vodka: erano in ottime condizione e si accorse anche lui del fatto che Rafael giaceva su un carretto e non per terra, quindi anche dei filamenti, lacci, cavi della luce, di cui almeno due di quest'ultimi attorno al collo; quindi rivolgendosi verso Robert ed avendo sentito quanto dallo stesso dichiarato e compresolo bene o male in una lingua che non conosceva poi tanto bene come l'altro di agente, incalzò “scusi, ma questo bellissimo Husky dov'è adesso ? “ “ Dopo avermi guidato sino a questo punto, dove poi mi avete trovato voi, alla vista del cadavere, lui ha proseguito prima in prossimità di Rafael per poi entrare all'interno del cunicolo di drenaggio”, rispose Robert a entrambi gli agenti, “ ho provato a chiamarlo più volte ma senza esito; penso sia ancora all'interno del cunicolo e spero tanto per me e per la versione dei fatti che io vi abbia dato che lo stesso non sia andato per la sua strada, uscendo dall'altra parte del canale di drenaggio. Se così fosse, posso comunque fornirvi la testimonianza del dottore, delle telefonate da me effettuate e ricevute e di tutti i video di cui al sistema di registrazione di videosorveglianza, che si trova in un ufficio di sorveglianza privata e a cui io non ho accesso, semplicemente perché la polizza di assicurazione sulla casa, per furto ed incendio costa molto meno, se la sicurezza della stessa affidata ad un gestore terzo: ritengo la mia casa sia molto più sicura, qualora occhi estranei si accorgano di qualcosa che non vada a ll'interno ed all'esterno della mia abitazione e siano pronti a chiamarvi nel dubbio. ”Gli agenti se non nutrivano dubbi su Robert, ora continuavano a farsi sempre più convinti dell'innocenza dello stesso ed ancor di più dopo aver verificato quanto Robert gli avesse comunicato nei primi istanti in attesa della risposta dell'altra pattuglia che non tardava ad arrivare, “ tutto ok, è pulito”, rispondeva via radio l'agente della pattuglia sopravvenuta, “aspettiamo solo la scientifica e l'ambulanza, pazientate ancora un paio di minuti”, interloquivano tra loro in lingua svedese gli agenti di polizia. L'agente di polizia con le sue scarpe anti-traccia, si avvicinò al cunicolo ed illuminando con il suo faro all'interno dello stesso vide Husky accovacciato in lungo per la galleria, dormiente, in quanto non rispondeva al richiamo di Robert nonché altri filamenti che percorrevano il cunicolo nella stessa direzione di Husky: avvicinatosi al cadavere, dopo aver indossato i guanti, notò gli scorsoi attorno al collo ed il potente fetore di vodka che ancora emanava a parte il normale puzzo di cadavere che esalava. “Forse ho capito, il cane è all'interno del cunicolo ed è anche vero, se riporta delle ferite e sia stato già curato per queste, che sia stato utilizzato per il traino ma non per le slitte e con le normali cinghie ma per trasportare un senzatetto che, seguendo l'intuito del cane, si è fatto trascinare per mezzo di un carretto, una specie di skateboard, all'interno del cunicolo: emanando un forte puzzo di alcool è assai probabile che abbia ingarbugliato i fili elettrici realizzando degli scorsoi che avrebbero in un primo momento provocato la morte da soffocamento e successivamente la rottura dell'osso del collo”, rispose l'agente prima a Robert in inglese e ad alta voce poi, in svedese al collega, “ e ci sono tracce e del cane che dorme all'interno del cunicolo quanto di altri fili in direzione del cane stesso; da quel lato ci sono chissà quante bottiglie di vodka ed il fuoco è stato spento di recente; probabilmente il gruppo di nomadi dopo essersi accorto dell'infausto evento capitato allo zingaro, lo hanno abbandonato.” Non appena fatte le sue conclusioni estrasse il borsellino dalla tasca di Rafael e riferì circa i suoi dati d'identificazione in centrale per vedere chi fosse e che problemi avesse auto sino ad allora con la giustizia: era Rafael Fontebassa ed ora Robert conosceva anche nome e cognome della vittima; ebbe a fare un respiro di sollievo pensando ad Husky dormiente dentro al cunicolo. “E' italiano”, gridò sempre lo stesso agente in inglese, pronunciandone sempre ad alta voce, visto che Robert continuava a mantenersi sempre a dovuta distanza dalla scena del crimine, nome e cognome a Robert e chiedendo ancora una volta “ lo conosce ?” Robert non poté che negare di avere mai realmente avuto rapporti con degli zingari se non con il loro cane. Mentre comunicava i dati di Rafael, dall'altra parte dell'autostrada un'altra pattuglia si accostava con i lampeggianti accessi ed i suoi agenti cominciavano ad avvicinarsi con le loro torce all'uscita del cunicolo: ora sembrava che i gendarmi si stessero interessando anche ad Husky; con reti o qualcosa di simile; Robert non lo vedeva bene poiché troppo distanti dalla sua posizione, immaginava avessero voluto prenderlo per verificare quanto testimoniato pochi minuti prima. “Siamo sul posto e pronti all'azione al vostro via” comunicò sempre via ricetrasmittente mentre Robert continuava a non capire chi parlasse fra tutti e se l'agente che si trovava dalla parte opposta in cui Husky sarebbe uscito, “attendiamo istruzione ed il via all'operazione di recupero del cane”: ora Robert era certo che stavano cercando di prendere in qualche maniera Husky e di portarlo in centrale assieme al suo nuovo padrone, lui stesso, Robert Gheits, al fin di effettuare le dovute verifiche e nella speranza tutto fosse andato per il meglio senza intoppi, trattandosi del ritrovamento di un cadavere, che seppur povero e diseguale, era comunque morto. In circa 5 ore , 300 minuti passati nel sottobosco da parte da Rafael, la zona in cui era stata rinvenuta la salma di Rafael Fontebassa era stata isolata ed illuminata da dei fari che riportarono a giorno, malgrado notte fonda, seppur lievemente caratterizzata da pochissima luce solare, tutta la scena del crimine ed i dintorni, comprese anche le zone antistanti dinanzi all'uscita opposta del cunicolo: “fra pochi minuti signor Robert provvederemo a introdurre tramite degli idranti dell'acqua calda all'interno del cunicolo e a bruciare dello zolfo all'interno dello stesso in maniera tale da far uscire il cane dal lato apposto, dove vi sono già degli agenti pronti a catturare il cane all'uscita;” operazione che sarebbe avvenuta dopo pochi minuti e per come riferiva l'agente a Robert e con cui si era ben compreso in lingua inglese sino ad allora , “ lo dico a lei in quanto io presuma voglia tenere il cane con sé, se è vero quanto poi ci abbia riferito. “ Robert annui e dopo pochi minuti risentì la stessa nuova voce di pochi attimi prima, “ stiamo iniziando a pompare acqua all'interno del cunicolo di drenaggio bruciando insieme dello zolfo, tenetevi pronti alla presa del cane; fate attenzione a non maltrattarlo troppo perché dovrebbe avere già diverse ferite in corpo. Non appena messo in salvo il cane, preoccupatevi di raccogliere con lo strumento di cernita che vi hanno inviato, tutto quanto venisse fuori insieme all'animale ed in particolare i fili della luce e quant'altro avrebbero avuto a che fare con la morte di Rafael Fontebassa” ripeté l'agente alla radio. Non mancò l'immediata risposta alla stessa radio ed in svedese: “pronti, potete cominciare!”; il cadavere di Rafael era stato fotografato assieme con ogni dettaglio del suo ingranaggio mortale ed ogni altra minuziosità, bottiglie di vodka incluse, il tutto refertato e trasmesso agli uffici della scientifica: cominciarono a pompare acqua solforosa all'interno del cunicolo e Husky in pochi minuti, svegliatosi di soprassalto, si diresse verso l'uscita dove lo aspettava non una rete ma un enorme gabbia da viaggio per cani ed utilizzata usualmente nelle sezioni cinofile; dopo essere uscito, Husky venne ivi rinchiuso dentro il suo nuovo mezzo di trasporto. Gli agenti poi, si preoccuparono di filtrare e drenare l'acqua che fosse uscita dal cunicolo e da ogni cosa che poteva essere oggetto d'attenzione per la scientifica, circa il cadavere ritrovatosi dall'altro lato, incluso tutto il cibo che Husky aveva raccolto nella sua cambusa personale da diversi mesi. Robert incontrò Husky, dove lo riprese con sé scodinzolante come sempre e con omaggio un guinzaglio offerto dalle unità cinofile, all'interno della centrale della polizia, dove incontrò anche il dottor Helm ed il funzionario del sistema di videosorveglianza su cui aveva riferito poco prima agli agenti per spiegare in che maniera avesse ritrovato Rafael; venne chiamato dal capo della polizia verso le sei del mattino: “ lei aveva perfettamente ragione, la sua versione dei fatti è genuina quanto veritiera; l'uomo presentava un elevato tasso alcolemico ed in preda all'alcool ha utilizzato il cane per essere trainato all'interno del cunicolo, come aveva probabilmente già fatto in precedenza, visto che all'interno della galleria di drenaggio vi erano resti di altri cavi elettrici e lacci, utilizzati per il traino. Al dunque la morte è stata provocata prima da soffocamento allorché il siberiano, definito e ribadito come molto intelligente, provvedeva a riportare indietro il già cadavere di Robert come ogni mattina e provocandone probabilmente lo spezzamento dell'osso del collo, nel riportarlo all'entrata, ormai cadavere. Incontrava fra l'altro un amico zingaro di Rafael Fontebassa, versione confermata della vicina caserma di polizia, dallo stesso amico di Rafael, che veniva incriminato per atri crimini in quella sede oltre a quello di non aver provveduto ai soccorsi del cadavere di Rafael nel momento in cui avrebbe potuto farlo con tutti i suoi amici e prima di abbandonare definitivamente il campo. ” Il capo della polizia locale faceva di certo riferimento a Mineka e continuando, “il cane per il resto, è definitivamente suo, il dottore ha detto che deve continuare le vaccinazioni e che con lei si troverà certamente molto meglio che nel cunicolo, visto che non ha neanche più cibo all'interno dello stesso e considerato che l'acqua utilizzata con lo zolfo ha spazzato tutto fuori: il guinzaglio”, il capo della polizia ne mostrò uno a Robert, “ è un omaggio delle unità cinofile del nostro comando; una maniera per ringraziarla della sua collaborazione e lealtà in tal senso e a differenza invece di quanto non abbiano mai fatto il gruppo di alcolizzati che ieri ha lasciato Robert dove egli stesso si procurava la morte. “ Il capo della centrale di polizia all'alba così liquidava Husky che ora aveva un guinzaglio nonché Robert, erano circa le otto del mattino: dopo aver salutato gli ultimi agenti presenti che aveva incontrato nella nottata, ritirata la pistola ed il caricatore, il relativo porto d'armi, ritornava in casa sua, se non dopo aver salutato anche il capo del reparto della video-sicurezza che aveva confermato i movimenti di Robert ed il dottor Richard Helm all'uscita della centrale stessa. VII Non appena giunti a casa, Robert posò la macchina in garage, salì la cuccia di Husky e le busta con i farmaci ed i vaccini in casa e, dopo aver sistemato Husky nel suo posto vicino la TV, applicò, per come gli era stato indicato da Helm, la pomata cicatrizzante sulle ferite: per niente bagnato dall'acqua solforosa, era uscito dal cunicolo quasi immediatamente e non vi fu nemmeno il bisogno di asciugarlo, mentre un nuovo giorno era iniziato a Stoccolma, Robert si ritrovava stanchissimo per non aver dormito tutta la notte, diversamente e stranamente Husky rimaneva quieto nella cuccia da lui costruitagli; ormai esausto, si sdraiò sul suo divano davanti la TV per addormentarsi pochi secondi dopo, era la fine di una lunga quanto animata giornata che Robert non aveva mai vissuto sino ad allora né in Italia né a Stoccolma. Verso le 4 del pomeriggio, mentre ancora Robert dormiva, distrutto dall'anomala giornata precedente, Husky cominciava a gironzolare per casa, visitandola in lungo ed in largo, conoscendo così ogni spazio della sua nuova dimora ed il suo padrone se mai avesse avuto realmente un vero e proprio padrone che, sino ad allora, cane da strada di pura razza siberiana, gli era da sempre mancato: “Husky”, nominatosi per le sue eccellenti qualità e per i suoi occhi di ghiaccio che rimanevano tali e di uno splendore unico al mondo, ora non era povero seppur disuguale, rispetto ad altri cani e nella sua vecchia dimora. Si mise a fissare il monitor che dava sul cancello e vide molta gente passarvi davanti e per questo cominciò ad abbaiare credendo potessero sentirlo, rimanendo oltretutto sorpreso dal fatto che la sua idea di realizzarsi una TV in altre forme, si concretizzava nel monitor di sorveglianza di Robert, poiché quest'ultimo era di forma non proprio rettangolare ma piuttosto futuristico ed abbastanza tondeggiato, anche se non era proprio quel televisore triangolare che Husky si chiedeva perché mai non avesse preso forma sino ad oggi nella vita degli uomini. Certamente lo attirava anch'esso ma poiché vedeva gente e non sentiva la solita voce del documentario continuò ad abbaiare finanche a risvegliare Robert dal suo profondo sonno; sorrise, quando alzatosi e sedutosi sul divano vide Husky interloquire a modo suo con il monitor di videosorveglianza che dava sul cancello e comprese subito tutto: “adesso comincia il tuo documentario, cerca d'avere un pò di pazienza che, mentre il nastro torna indietro”, aveva registrato per tutta la notte, “ io preparo il nostro solito pasto visto che ormai, grazie a te, non cucino da almeno due giorni, ma se soddisfatto io e contento tu, allora continueremo così sino ad organizzarci meglio, visto che “, continuava a parlare con Husky quasi fosse umano, “avremo ancora un mese e più di vacanze in cui conoscerci meglio. ” Robert si spostò perciò in cucina e preparò i primi due toast, alla stessa maniera delle volte precedenti alle prime fragranze di pan carré, il siberiano arrivò in cucina dopo pochi attimi: “uno per me ed uno per te, in attesa siano pronti gli altri.” Entrambi mangiarono i due toast in maniera così veloce che dovettero attendere qualche minuto prima che gli altri due toast fossero pronti: finito il suo pasto giornaliero, Robert si accomodò di nuovo in divano, accese il suo home theater ed Husky capì al volo, così bene che, anziché accomodarsi nella sua cuccia, si accomodò in divano accanto a Robert e questo non poté fare altro dopo la brutta notte che lasciarlo fare. Il nuovo documentario sulla globalizzazione in TV affrontava ora un contesto culturale diverso da quelli precedenti e in riferimento a quello cinese, nazione in via di sviluppo, la cui crescita negli ultimi anni, grazie agli effetti della globalizzazione era stata e continua ad essere, quasi a dire proibitiva e inimmaginabile per i paesi europei già considerati ben sviluppati: alla vista dei cinesi alla Tel, Husky pensò subito che certamente quegli uomini così tanto diversi, per poterli vedere di presenza e non dentro quella scatola quadrata, avrebbe certamente dovuto attraversare da clandestino come in passato chissà quanti di quei traghetti che collegavano Stoccolma al resto del mondo; quieto, continuò ad ascoltare in assoluto silenzio e con acuta attenzione. “Se in occidente la globalizzazione viene solitamente presentata, da un punto di vista storico-geopolitico, come il nuovo ordine mondiale che ha sostituito il periodo della guerra fredda e, nell'immaginario collettivo, la parola globalizzazione evoca immediatamente tre capisaldi quali la vittoria del modello capitalista, la rapidità della comunicazione tecnologica e lo sviluppo d'internet”, diversamente Robert spiegava ad Husky che la globalizzazione era in realtà tutto l' esatto contrario di quanto venisse documentato. Dovette spegnere la TV, per spiegare, come ad una persona vera e propria, che da un lato la globalizzazione poteva intendersi come Nuovo Ordine Mondiale ma d'altro verso che erroneamente globalizzazione e Nuovo Ordine Mondiale, potessero facilmente conciliarsi fra di loro. Nella definizione di Nuovo Ordine Mondiale, prima ancora che dei capisaldi della globalizzazione e della definizione stessa che il “ villaggio globale “ aveva acquisito, vi era ben altro che Husky non avrebbe compreso correttamente da quel tipo d'indottrinamento televisivo: “devi sempre ascoltare e imparare a comprendere che tutto quanto ti venga imposto serve al Nuovo Ordine Mondiale o quello che è stato definito come tale, visto che se così tanto conosciuto all'uomo, all'ora in quanto tale è allo stesso tempo assai probabile che non esista per niente e lo è prova del fatto il documentario stesso che stai sentendo e vedendo in quanto prodotto chissà dove, grazie ai contributi di sconosciuti finanziatori, che stiano simulando possibilmente, di farti capire e credere che il Nuovo Ordine Mondiale, se esiste, sia solo globalizzazione mentre in realtà non lo è o non potrebbe essere a priori e nel suo esistere quanto nell' essere definito come tale. Per intenderci meglio”, continuando a disquisire con Husky, “per Nuovo Ordine Mondiale, devi semplicemente pensare al controllo totale e non alle tanto predicate libertà di movimento, di commercio e scambio né tanto meno all'esistere cognitivamente dello stesso Ordine Mondiale. Solo apparentemente la globalizzazione ha segnato la fine della guerra fredda e sai perché “, disse sorridendo al cane, “perché nessuno ti dirà mai quali siano le nuove armi e le nuove metodologie di guerra che ad un tempo avrebbero fatto pensare alla guerra fredda in sé e per sé ed in riferimento all'utilizzo dell'atomica e alle sue possibilità distruttive“ ed ancora “nessuno ti dirà invece perché mai in maniera massiva, tramite lo strumento televisivo”, che stranamente per Husky non era di forma triangolare, “ ti dirà mai che la globalizzazione porta necessariamente con sé ed ha nella sua intrinsecità esplicativa, anche tramite l'uso della TV, ai fini dell'indottrinamento stesso, il suo reale ed opposto significato nei testi storici ed in tema di corsi e ricorsi storici, poché ripercorre il periodo dell'abolizione dei dazi doganali, a solo titolo d'esempio, portando necessariamente con sé eventi del passato che si ripetono per via di quel denaro, divinità di cui ti ho già detto.” Robert, di seguito, cercò di fare capire ad Husky che il capitalismo può in fin dei conti non distinguersi dal socialismo, poiché malgrado i concetti di diseguaglianza e di povertà, il capitalismo sfrenato in Cina per un povero cinese avrebbe assunto i caratteri del più puro socialismo in quanto da estremamente povero sarebbe diventato parzialmente in breve tempo forse anche sin troppo più ricco rispetto a pochi giorni prima e nella stessa maniera dei suoi colleghi di lavoro: capitalismo, pertanto assume in Cina il significato recondito di attività legata al soggetto in grado d'investire del denaro per far si che il socialismo avanzi a discapito dell'unico capitalista che, in quanto tale, anche in maniera contraddittoria rispetto alla sola distinzione in termini, avrebbe portato dalla povertà alla ricchezza della povera gente in un sistema prettamente dedito al socialismo e che per i suoi obbiettivi, avrebbe certamente meglio risposto alla definizione di capitalismo che nella crescita economica, nella ricchezza dei suoi lavoratori, avrebbe visto una volta per tutte la vittoria del primo sul secondo. In maniera diversa il capitalismo viene in essere e ad esistere ove il livello di ricchezza e di agiatezza raggiunto da un determinato gruppo di persone, sia messo in pericolo dalla crescita costante di un sistema parallelo e concorrenziale ed ove padroneggi il suo opposto: capitalismo e socialismo, sarebbero a secondo dei ceppi e dei popoli, siano essi in via di sviluppo o già sviluppati, da associare a delle economie in stallo rispetto a delle economie in continua crescita e non dei fenomeni economici per come in dottrina esplicati, in riferimento della proprietà come dello stato o del privato nei riferimenti intellettivi più comuni: entrambi i termini rispondono allo stato di necessità dell'uomo e del suo potersi esprimere allorché la sua ricchezza, il suo stato di necessità, anche in soli termini economici sia messo a rischio o meno. Ultimo esempio pratico per Husky fu nel paragonare il capitalismo americano al socialismo cinese ovviando certamente al fatto che mentre in America e nei paesi dell'Occidente la maggior parte dei governi aumenta il proprio debito pubblico, il numero di disoccupati e quant'altro poiché un sistema di tipo capitalistico che inizialmente era necessariamente di tipo socialista, seppur chissà quanti anni or sono, ora si contrappone necessariamente ad un paese in continua crescita ed in cui il socialismo darà origine e nuovamente al capitalismo e come per la ciclicità storica, così nella sua ciclicità economica, regolerà l'agiatezza dei lavoratori in Cina ed il loro stato di gradimento, anche in sistemi e governi non democratici quanto restrittivi, qualora lo fossero realmente e secondo l'indottrinamento di ognuno, comunque in continua crescita e soddisfacenti per ogni singolo cinese a cui venisse chiesto se poi fosse veramente soddisfatto del proprio grado di vita rispetto allo stato di vita rispetto a soli pochi anni passati. “ Di vero quindi, caro Husky, in quello che hai sentito, a riguardo della globalizzazione, c'è certamente la possibilità ubiquitaria delle telecomunicazioni e necessariamente, quale strumento più utilizzato in tutto il pianeta, quello della tecnologia internet” e che “ capitalismo e socialismo, prendono definizione quindi dall'uomo per il loro stato di necessità e di sopravvivenza, in questo mondo legati al Dio denaro che ovunque stia, in quantità massicce o meno renda poi all'umo l'esperienza ciclica del socialismo o del capitalismo.” Di certo la storia ha avuto grandi capitalisti o teorici del capitalismo stesso, così d'altro canto per quanto riguarda il socialismo: entrambi i filoni in realtà intrinsecamente ricollegati fra di loro da una sola ed unica variabile data appunto solo ed esclusivamente dal quel Dio denaro che lascia, per quello stato di sopravvivenza anzidetto, tutte le possibilità deduttive e spesso anche logiche e certe in determinati contesti storici, con tutte le tanto predicate teorie per ognuno dei due filoni. Il quasi trionfo del socialismo, la negazione delle differenze fra socialismo e capitalismo, fra democrazia e regimi o quante altre di differenze pertinenti siate in grado di realizzare, in riferimento al benessere del singolo individuo nel villaggio globale: l'unica verità storica è data dal benessere stesso del soggetto, sia esso stato legato nel tempo al conio della moneta o meno, poiché ciò che essenzialmente annullerebbe filoni e teorici del socialismo e del capitalismo sarebbe ed è l'aumento di ricchezza di ogni singolo individuo rispetto all'anno precedente. Aziende e settori statali in mano a privati, segnano necessariamente il passaggio dal capitalismo al socialismo, per come gli stessi assunto la loro natura etimologica negli anni e non per come invece potrebbe descriversi un fenomeno prettamente economico che segue a quello della ciclicità storica; le aziende private in concorrenza tendono ad abbassare i propri prezzi al fin di poter vendere e a parità di condizioni lo stesso prodotto a potenziali acquirenti, a vantaggio del consumatore, sino a stabilire il limite di resistenza al prezzo medio stabilitosi dalla concorrenza fra privati, aldilà della cui soglia le imprese non competitive vengono destinate al fallimento. Non diversamente, in un sistema capitalista, in cui non dovrebbe esserci concorrenza perché quel settore affidato allo stato, ingenera il fallimento perché quello stesso prodotto che proveniva dal sistema socialista e prima affidato ad i privati ritorna nelle mani del solo capitalista statale che, non vendendolo, nel villaggio globale, ne dovrà necessariamente abbassare il prezzo sino a raggiungere i livelli minimi di sostenibilità salariale per i propri dipendenti e se non al fin di non generare prima la disoccupazione di certo o alternativamente le rivoluzioni civili. “L'indice di livello di ricchezza medio negli anni per il singolo individuo, in entrambi le situazioni prospettate, socialismo o capitalismo, ne genera eguali problematiche: se il soggetto in entrambi i sistemi non acquista perché non ha denaro, in tempi più antichi non avrebbe potuto barattare i suoi prodotti, rimangono costanti i termini di sopravvivenza, disoccupazione e fallimento“, continuava Robert con Husky e questo annuendo al pari di una persona umana nei suoi confronti; lasciò perciò Husky con i suoi occhi sgranati ed attenti, facendogli un cenno con il telecomando, di rivolgere di nuovo l'attenzione verso la TV, convinto com'era che comunque il suo cane non lo avrebbe mai compreso nel suo monologo mentre così non era, comunque Robert rassegnato dal fatto che a volte la solitudine di un uomo può giocare taluni scherzi, anche piacevoli, se accadono con un Husky siberiano e, poiché la giornata precedente parecchio stancante perché trascorsa in maniera assai diversa rispetto alle sue comuni giornate estive a Stoccolma, dopo essersi sfogato un pò con lo stesso, si riaddormentò sul divano a televisore accesso. Robert, con Husky sdraiato sul tappeto dinanzi a lui veniva risvegliato da una telefonata verso le 23:25, ancora dormiente: si sciacquò la faccia per un paio di volte, fece un buon decaffeinato ed accese il suo stereo: tutto ciò, dopo aver promesso al suo interlocutore di rispondere al telefono dopo circa una decina di minuti; ne ricordava il cognome ma non ricordava la persona in sé e per sé, né quanto l'avesse conosciuta a Stoccolma. Non rimembrava affatto chi fosse la donna al telefono che aveva sconosciuto inizialmente durante la telefonata e che lo aveva risvegliato dal sonno mancatosi nella notte precedente: sedutosi nel suo divano, cominciò a pensare e a rimembrare di chi fosse quella voce ; Livia, così si era presentata al telefono, quella signorina di cui Robert d'altro canto non poté fare a meno che pensare a qualcuno legato al signor Capeci e conosciuto in passato ma, oltretutto, di quella Livia che gli aveva dato appuntamento per il giorno successivo sul molo nei pressi del “ The Djurgården Bridge”, “il ponte di Djurgården“, proprio non ricordava nulla e dovette riflettere a lungo prima di ricordare la sconosciuta al TEL. L'anno precedente, su quello che chiamano invece in Svedese “Djurgårdsbron “, uno dei più famosi ponti di Stoccolma, anche per le diverse attività di divertimento che propone ai turisti dopo aver proseguito con la propria macchina da Karla-Plan, ossia “ il piano Karla”, in direzione del cavalcavia, Robert si trovava intento alla lettura circa il ponte anzidetto e su cosa potersi fare realmente in quel distretto e s'era accorto che il suo copri tavolo, oltre che tovaglia su cui dissetarsi o sfamarsi, c'era anche un pò di storia; non per non pagare una guida turistica ma perché aveva fra le mani qualcosa che comunque, gratuitamente, non lo stava annoiando per niente: seduto in uno di quei posti in cui puoi permetterti di bere un caffè annacquato, per degli italiani abituati al proprio di caffè, quello espresso anche se decaffeinato, Robert a bordo di un battello che asserviva ai turisti come da pub, ascoltava: “ Ho comprato anche la moto, usata ma tenuta bene; ho fatto il pieno e in autostrada prendo l'aria sulla faccia: olè, tengo il ritmo prendo un caffè; lo so, questa notte ti troverò.Son partito da Bologna con le luci della sera, forse tu mi stai aspettando mentre io attraverso il mondo: olè, questa notte mi porta via, alé questa vita mi porta via, mi porta al mare. Mare, mare, mare ma che voglia di arrivare lì da te, da te, sto accelerando e adesso ormai ti prendo. Mare, mare, mare sai che ognuno c'ha il suo mare dentro al cuore sì e che ogni tanto gli fa sentire l'onda; mare,mare, mare ma sai che ognuno c'ha i suoi sogni da inseguire sì per stare a galla e non affondare, no, no. Ma son finito qui sul molo a parlare all'infinito: le ragazze che sghignazzano e mi fan sentire solo: sì ma cosa son venuto a fare? Ho già un sonno da morire: vabbè, cameriere un altro caffè, per piacere, alé tengo il ritmo e ballo con me. Mare, mare, mare cosa son venuto a fare se non ci sei tu,no non voglio restarci più no.. no... no... Mare, mare, mare cosa son venuto a fare se non ci sei tu: no, non voglio restarci più no, no, no. Mare, mare, mare avevo voglia di abbracciare tutte quante voi ragazze belle del mare, mare, mare, mare, mare poi lo so che torno sempre a naufragare qui.......”. Spettacolare, seduto nella sedia di un bar sull'acqua, per le sponde che giungono al ponte, in una nave di soli svedesi con solo Robert seduto su un poste ponte, una radio svedese trasmetteva Luca Carboni e la sua musica, ed in cui l'unica cosa che sai dire al cameriere per non affondare realmente in svedese è “ Vänligen servitör, en kaffe och en toast “, che starebbe a dire: “ Per piacere, cameriere, un caffè ed un toast ” sempre che Google non avesse imbrogliato, casomai per più di una volta, Robert, ogni qual volta lo chiedesse ad un cameriere in Svezia; il risultato, tuttavia, era bene o male quello esatto, un caffè annacquato in un gran bicchiere, decaffeinato come sempre, in cui avreste potuto introdurre chissà quanti di espressi e con del pan carré bruciacchiato. Era il suo pasto, quasi ogni giorno a Stoccolma, sia in casa o che si trovasse in giro per la città: Robert continuava poi leggendo, godendosi la sua giornata estiva nella sua città nordica preferita, dopo aver fatto la sua ordinazione al cameriere, il volantino a carattere storico turistico che aveva trovato come copri tavolo assieme al menù. Lo Djurgården è un ponte al centro di Stoccolma alto circa 4,1 metri, costruito nel 1896 a tre campate di ferro, progettato dall'ingegnere Carl Fraenell, decorato successivamente da altre maestranze nei pilastri e con dei candelabri; presenta una ringhiera in ghisa e delle sculture di divinità nordiche fra cui: Hemdell, rappresentato nell'atto del soffiare il suo corno in segno di allarme all'arrivo del nemico Ragnarock, figlio di nove madri e probabilmente a rappresentarsi i nove mondi della cosmologia nordica, rappresentato con dei denti gialli o d'oro, ha meno sonno di un uccello e ha una vista tale da vedere in ogni parte del mondo e di mirarne anche la fine, con un udito con il quale era in grado di sentire crescere l'erba o la lana sulle pecore. Frigg, sposa di Odino e signora degli dei, con il dono delle chiaroveggenza, dea delle coppie e dell'amore quanto della fertilità in amore: gli astronomi antichi identificavano quella che oggi è definita Costellazione di Orione come “Friggerock” ossia il “Filatoio di Frigge”, poiché tali stelle si ritenevano mosse nella tela del filatoio di Frigg. Freja, dea della fertilità nella mitologia nordica, anche dell'amore in tal senso, con capacità magiche, anche profetiche. Tor, Dio del tuono, usualmente viaggia quando arrabbiato con il suo carro trainato da capre, provocando fulmini e temporali con il suo martello, questo aumenta la sua forza stringendo la sua cintura; porta ordine nel caos e non per niente è considerato per i nordici il Dio di tutti gli umani. La sua piccola tovaglia, a parte i brevi cenni storici e mitologici, suggeriva anche le varie attività possibili nei pressi del ponte: un giro turistico in barca per i fiumi navigabili fra le isolette di Stoccolma partendo proprio da una fermata in prossimità del ponte stesso; la possibilità di pronunciare quelle poche parole in svedese in anche non piccoli coffe-boats attraccati sullo stesso fiume, di cenarvi e pranzarvi con l'aiuto di un buon e fidato traduttore, forse; anche la possibilità di affittare una barca a pedali per fare dei tours nel fiume e nelle zone circostanti risparmiando sul prezzo dei traghetti: di fatto con modiche cifre e rispetto a quanto si aspettasse Robert solo per uomini da fisico bestiale o pronti a stancare le proprie gambe più del dovuto navigando invece che camminando fra le affollate vie di Stoccolma. “ Poppiti “: si presentò così, la prima volta, al suo tavolo Livia Tauto, non potendo fare a meno di far notare a Robert un poker d'asso , visto che fuorusciva dalla tasca della sua camicetta bianca a maniche corte, e dopo essersi accomodata in maniera assai sfacciata al tavolo di Gheits; sicuramente non giocava a bridge e convinto Robert replicò “ Scusi? Poppiti ? Significa? “ “Avere un poker d'asso contro chiunque non abbia carte in mano per poter giocare “ rispose prontamente Livia Tauto mentre Robert più che mai cominciava ad osservarne la sua bellezza e sempre più impacciato, rimaneva ammutolito dalla donna che gli sedeva dinanzi anziché dal poker d'asso che vistosamente dava a notare oltre che dall'anomalo modo in cui si era presentata ed accomodata con lui nel tavolo ove era il suo poste ponte. Cercò di allungare quanto più la sua di risata, alla risposta della signorina circa il significato del simpatico termine, in modo da poter riflettere su cosa fare e come doversi comportare con la bellissima di fronte a lui e con cui doveva in qualche modo ormai creare un dialogo e perché no, magari ripetere quelle due frasi che conosceva in svedese per poterle offrire anche un caffè: di certo se si era accomodata in quella maniera, riflettendoci Robert, non se ne sarebbe andata allo stesso modo se non prima aver dialogato, per almeno qualche decina di minuti, un dialogo vero e proprio. Troncò il silenzio, perciò ridente riattaccò bottone “ Mi fate compagnia ?“, nell'atto di sorseggiare la sua tazza di caffè ed allungando l'altra mano verso Livia, “ piacere, il mio nome è Robert, Robert Gheits .“ “Piacere, Livia Tauto, mi scusi per il mio modo di fare; accetto volentieri il suo caffè: mi sono accorta del suo essere italiano da lontano, malgrado il suo inaspettato cognome e trovandomi qui da sola in giro per Stoccolma, non sapendo più cosa fare e non parlando svedese, ho pensato che forse avere qualche amico italiano anche in Svezia e che parlasse italiano potesse tornare utile anche alla mia di vacanza; perciò mi sono accomodata in tal maniera e con piacere rimango al suo di tavolo, visto che lei gradisce. “Ora, malgrado durante le sue lezioni all'Università di Legge, il signor Gheits fosse stato consigliato dal suo professore di diritto privato Pietro Barcellona, chissà se un uomo libero, di andare in Svezia per darsi ad uno studio senza tregua durante il corso di studi ed il periodo prima degli esami, lasciando perdere le donne in Italia e sopratutto qualora cominciassero ad assumere degli atteggiamenti strani e di diniego o di rifiuto: a suo dire, bastava andare in Svezia, dopo uno studio matto e disperatissimo per gioire delle sue bellezze, non solo turistiche; di tutto perciò si aspettava, dopo aver seguito le sue lezioni in Via Ibla in Catania presso un cinema, tranne che una donna prendesse a sedere in quella maniera proprio accanto a Robert, il quale malgrado avesse da sempre pensato alla Svezia, seguendo i suggerimenti del professore e speranzoso anche d'incontrare una donna svedese, ora si ritrovava a sedere con una italiana a Stoccolma seppur di tanto mirabile splendore. “Gradite un caffè?”, chiese alla signorina, mostrando il suo traduttore sul proprio smartphone e lasciando intendere l'uso di questo per comunicare con i camerieri quando non parlassero inglese,“ed un toast magari ?“ “Preferisco un solo caffè come quello vostro, non ho molta fame a quest'ora”, rispose Livia; Robert fece un cenno al cameriere e avvicinatosi ordinò un' altro caffè ben annacquato e con meno parole da spendere in svedese. Accomiatato momentaneamente il cameriere, Robert continuò il suo dialogo con Livia chiedendole di quale parte dell'Italia fosse originaria. “ I miei genitori”, rispose perciò Livia Tauto, “ hanno una provenienza un tantino bizzarra, in quanto mio padre è proveniente da un piccolo centro abitato nei pressi della famosa Piazza Armerina, in Sicilia, celebre per via della Villa Romana del Casale e per i suoi mosaici, denominato San Cono, anzi per essere più precisi, San Cono alto, mentre mia madre era anche di San Cono“: Robert ristrette le palpebre, confuso, sul suo volto, facendo intendere a Livia di non aver realmente capito molto sul perché aveva fatto quella lunga descrizione se entrambi, il padre e la madre, erano dello stesso paese. Livia cominciò a ridere più che mai ed il motivo Robert lo comprese solo pochi istanti dopo: “San Cono entrambi, esattamente, in tutt'altra parte della Sicilia però, una piccola frazione del paese siciliano di Tripi, vicino a Montalbano Elicona e Campogrande, quest'ultimo anche un piccolo borgo, frazione di Tripi, dove il campo è veramente grande per la sua veduta panoramica, vista l'altezza sul livello del mare, tanto vicino all'assai famosa località turistica Portorosa; si sono incontrati per caso, in vacanza e si sono sposati, dopo aver messo in atto la cosiddetta “ fuitina siciliana” . Solo in seguito si trasferirono nel primo paese di San Cono, questa volta San Cono Sud o San Cono basso, città nativa del padre e non San Cono alto, entrambi come solo ed unicamente San Cono e vicino Piazza Armerina : la “ fuitina siciliana” è quel tipico rapimento da parte dell'uomo della ragazza che ama quando i genitori di quest'ultimi siano in qualche maniera in disaccordo con le volontà dell'innamorato o dell'innamorata come fu nel caso dei miei genitori. “ Che strane le coincidenze della vita, Livia, anche io ho preso in affitto una casa a Stoccolma, ci vengo spesso ormai, ho una casa in affitto per un periodo decennale”, continuò Robert, “ da un tale John McKone che dopo aver ricevuto la mia proposta, non ha esitato per nulla ad accettarla, visto che non ama molto l'estate svedese: c'è di meglio in giro per il mondo per i suoi gusti, in cambio di un'estate un pò più calda, magari in Italia o dove avesse gradito di più, con il compenso ricevuto dal mio affitto; tanto più strana è però la coincidenza con la storia dei tuoi genitori, mia sconosciuta Livia ed ancor di più se penso a questo Campo Grande che poi lo ricordo come Campogrande, famoso quartiere di Lisbona in cui vi sono molti ristoranti di buon gusto.” Il dialogo venne interrotto da un nuovo cameriere, che aveva sostituito il precedente, nella speranza quest'ultimo comprendesse di più nella lingua degli stranieri italiani e di poche parole: “ signorina, il suo caffè “, porse la tazza di caffè annacquato sul tavolo in prossimità del posto ponte di Livia Tauto, considerato che Robert lo stava già bevendo. Livia non era né una svedese per come gli aveva suggerito anni prima l'emerito professore in diritto né Naomi Campbell, il tipo di ragazza di cui in altrettanta maniera Robert si sarebbe facilmente innamorato ma aveva anche Lei quello splendore, tipicamente siculo, che aveva affascinato e stava ammaliando Robert ancor più per l'amore, per le coincidenze e per quello che probabilmente chiamereste fato o destino in altra maniera. Dai lunghi capelli neri e lisci e dagli occhi verdi, Robert li riteneva splendidi, che saettavano fra le guancette della donna che le stava dinanzi ed un pò arrossate dal sole eterno svedese: infine quella camicia che non lasciava immaginare nulla a Robert ma che lo incuriosiva certamente per la sua fisionomia e per quanto riusciva ad apprezzare dal viso di Livia che veniva messo in evidenza dal bianco delle sue vesti. Per non lasciare alla sua nuova conoscente la possibilità d'immaginare ciò che certamente non lo avrebbe onorato più di tanto in tema di relazioni con soggetti femminili, capì che nell'osservarla stava facendo trascorrere qualche minuto in più, tanto bastasse per diventare degno di nota; di certo “se è bella, lei ne è informata, sicuramente non sarà il mio silenzio a dargliene conferma” ripeteva nei suoi pensieri il signor Gheits quasi per perdonarsi di quel minuto in più. Livia: “Si, in molti mi hanno fatto dei complimenti qui a Stoccolma, quest'anno, ma fra il suo silenzio e lo svedese, di certo al momento, per una che non parla la lingua nordica e non la comprende, non cambia certamente nulla, lei non crede signor Robert ?” Robert rimase pressoché nuovamente sconvolto per una seconda volta dopo aver sentito radio svedesi suonare Luca Carboni: “ bella intuizione”, esclamò Robert, “ ma stavo pensando anche a ben altre cose, potrei sapere perché un poker d' asso in vista dalla sua camicia, di certo è un pò strano per me, non crede? “ Livia: “Ah, li porto sin da quando sono arrivata perché è stato sempre un mio desiderio voler vedere Stoccolma e quest'anno, dopo molti sacrifici, ci sono riuscita: negli anni mi sono promessa di portare, per questi giorni, un poker d' asso alla camicia qualora avessi vinto la mia scommessa ed essendoci riuscita ho mantenuto la promessa e.... e la smetta di guardarmi così o finirà per farmi arrossire veramente !“ Nuovamente sconvolto da Livia, giacché pur essendosi proposto di parlare stava continuando a guardarla come in precedenza, si decise a ricominciare e a tenere lui stesso l'incipit della conversazione che naturale si svolgeva nei pressi di una barca parcheggiata vicino al Djurgårdsbron : “ Non ho mai visto i mosaici di Piazza Armerina, pur avendo studiato a Catania, anche se così famosi ed io stesso essendo italiano mi riprometto di farlo nel futuro. Magari mi vuoi accompagnare Livia, se posso darti anche del tu ? “ Livia: “ Come se non lo avessi già fatto e poi dove? A vedere i mosaici di Piazza Armerina? E per quale motivo? Io non li ritengo così interessanti come tu credi o meglio, penso possano diventare ancora più famosi oggi per altre peculiarità che non per il loro essere realmente intesi come mosaici in sé e per sé e appartenenti ad un ben determinato periodo storico. ” Robert: “Perché ? Non capisco, vuoi accompagnarmi a vedere i mosaici ma non perché tali e famosi per quello che sono? “ Livia: “Si proprio così, non mi piace prendere in giro la gente né tanto meno far credere cose che non siano poi del tutto vere .“ Robert: “Continuo a non capire.” Dopo un minuto di silenzio, Robert rimase sconvolto per la terza volta nell'arco di un'ora: Livia stava prendendo le carte della camicia per poggiarle sul tavolo per cominciare a sbottonarla; Robert dal canto suo, cominciò ad arrossire per l'intraprendenza della sua nuova amica. Tolta del tutto la camicia, Livia Tauto mostrava a Robert il suo fisico, uno splendore di donna che rimaneva in pantaloncini solo per un solo minuto ancora e mostrava tutto il suo bel essere in questo mondo: nessuna comune biancheria intima ad ogni buon conto e che di certo avrebbe veramente non fatto ragionare più Robert sul luogo stesso in cui si trovavano; sfoggiava un bikini di colore bianco che dava alla sua bellezza il miglior dono, l'intreccio armonioso di colori e che ora attenzionava maggiormente Robert, rispetto al viso e alle coloriture assunte con il sole di Stoccolma con i suoi occhi verdi. “ Vi ho sconvolto ? “, intuitivamente Livia nei confronti di Robert, “ guarda che siamo su una barca a prendere un decaffeinato e potrei fare anche un bel bagno, non lo dimenticare, anche se non è nelle mie intenzioni: mi sono messa in bikini perché è permesso in questi luoghi ed anche di sera, considerato il sole che non tramonta mai; ma sopratutto, mi ritrovo in bikini per farti capire cosa voglio dirti o vorrei farti intendere nel migliore dei modi.“ Robert: “Di certo adesso posso farle solo un complimento circa la sua bellezza e la sua splendida forma fisica ma cosa dovrei capire? Indossate un bikini bianco che ben s'intona con la vostra persona in questo momento e non posso più negarti che mi lascia totalmente incantato.” Livia: “ Dimenticavo, lei non ha mai visto i mosaici, forse dovevo farle vedere qualche immagine prima di straniarla con il mio essere non così intraprendente e per come potrebbe anche immaginare.” Riprese pertanto la sua borsa che aveva appoggiato proprio sulla sedia con uno di quegli accessori che si utilizzano oggi per poggiare le borse ben salde a qualche appiglio mentre si è in giro e dopo averla riposta in maniera più sicura rispetto al sostegno della semplice sedia, uscì la sua macchina fotografica . Livia: “Ti piacciono le foto? Stai tranquillo, non te ne voglio fare alcuna senza il tuo consenso e poi tu non sembri uno a cui piaccia essere fotografato: voglio solo farti vedere alcune delle mie foto scattate anni fa proprio a Piazza Armerina, mentre ero alla Villa Romana del Casale e in quella che è usualmente definita come “ sale delle dieci ragazze o ancora the bikini girls”: adesso spero tu riesca a trovare qualche connessione in qualche maniera con il mio di sfoggiatosi bikini qui in Svezia e di sera su questa coffe-boat .” “Sembrano uguali, tali sono le ragazze in bikini nei mosaici, quanto in bikini lo sei anche tu “, in breve Robert si esprimeva ancora a cercare di capire cosa Livia stesse cercando di dimostrare. Livia: “Si, sono in bikini io e sono in bikini anche loro ma non mi hai ancora capito; loro sono in bikini in una zona non costiera e piuttosto ben addentrata della Sicilia, malgrado all'interno della stessa villa vi fossero anche delle terme. La sala venne riscoperta nel periodo che intercorre fra il 1958 ed il 1960: il bikini in sé e per sé è stato realizzato e chiamato in questa maniera, messo quindi in mostra per la prima volta nella storia il 5 Luglio del 1946 da Louis Rèard, dopo essersi ispirato alle sperimentazioni atomiche eseguite nell'atollo Bikini, nell'Oceano Pacifico, quattro giorni prima, in periodo di pace, nell'ambito dell'Operazione Crossroads, nella speranza probabilmente che la sua d'idea stilistica fosse poi diventata veramente e letteralmente esplosiva nel corso degli anni, così come poi è realmente avvenuto“ . Robert: “Ah, ora ho capito, tu mi staresti dicendo che secondo i tuoi studi i mosaici siano un falso ? “ Livia: “Si, esattamente, un falso d'autore, ben fatto ma con nessuna relazione con il passato se non per delle forzature visive e poi gnoseologiche che si siano volutamente realizzare negli anni, se non con altri falsi d'autore : solo a titolo esemplificativo, c'è una sola statuetta di “Venere in bikini”, chiamatasi e definitasi in tal maniera, che è stata scoperta a Pompei in Via dell'Abbondanza negli scavi che risalgono a non prima del 1954 sino al 1961. Quest' ultima a parte la possibilità di essere un ulteriore falso d'autore, potrebbe essere stata originariamente non dipinta per come la vediamo oggi; a suo tempo venne prima definita come Venere e poi solo successivamente in “ bikini” : in realtà il “ bikini” alla Venere di Pompei non c'è lo vedo affatto, rispetto alle dieci donne in “bikini” che le ho fatto vedere in foto e realizzate tramite l'uso dell'arte del mosaico; di fatto Venere è sempre stata rappresentata come nuda.” Robert: “ Ah, ora ho capito, lei sostiene che i mosaici ed in particolar maniera le dieci donne in bikini che mi ha mostrato in foto siano un esempio unico al mondo, così unico da essere un falso, d'autore ma un falso rispetto all'originaria scoperta della villa e che la stessa statuetta che poi è l'unica di cui esiste riproduzione fotografica di tipo massiva, sia anch'essa una forzatura di tipo cognitiva che in maniera esagerata cerchi di confermare come la stessa rappresenti una donna in bikini: tesi per cui si avvalorerebbe la possibilità dell'uso del bikini in periodo romano nonché la veridicità dei mosaici nei pressi della Villa Romana del Casale mentre così non è, esatto? “ Livia: “ Esattamente a meno che Louis Rèard non avesse avuto la possibilità di viaggiare nel passato ed avere esempi di tipo cognitivi prima della sua invenzione, su cui basarsi e su cui sviluppare il proprio di “bikini”; in altra maniera, caro Robert, se Lui non è mai andato nel passato si potrebbe dire che noi non siamo anche andati nel futuro. Robert: “Mi hai veramente sorpreso, mia ignota Livia ma non penso proprio che Rèard viaggiasse nel passato né nel futuro e alla stessa maniera non puoi affermare che noi e quanto meno oggi siamo riusciti ad andare nel passato o nel futuro, quanto meno non in quest'anno: d'altro canto, nessuno può dire che in un futuro prossimo si possa veramente compiere il viaggio spazio temporale ma di certo, visto che ne discutiamo, non lo abbiamo fatto nell'anno in corso. Il fatto poi che se ne discutesse e che si trattasse veramente di un falso d'autore di certo confermerebbe talune ultime di possibilità: credo pertanto alla possibilità che si tratti di un falso d'autore ma non proprio ai viaggi del tempo. Potrei anche scriverci un libro ed ho ben compreso di cosa stiate a parlare ma per ora non ne ho proprio il tempo utile per farlo, magari nei prossimi anni m'interesserò più dettagliatamente dell'argomento e ti farò sapere; ogni tanto ne scrivo qualcuno, magari ti farò sapere o t'invierò una copia, che ne pensi?”. Livia: “Ma tu scrivi libri? “ Robert: “Solo per hobby, ogni tanto scrivo qualche libro che usualmente poi non pubblico quasi mai.” Livia: “Buon per te allora Robert, si è fatto tardi, io devo tornare a casa, fare una doccia e preparare le valigie perché domani si torna in Sicilia; è stato un piacere poter chiacchierare con un italiano a Stoccolma anche se per poco e nell'ultimo giorno della mia vacanza! “, concluse Livia mentre Robert cominciava a cambiare repentinamente espressione nel sapere del fatto che Livia stesse per partire da lì a poche ore per lasciare la Svezia. Robert: “E quando tornerai a Stoccolma?“, ormai deluso, replicò al rivestirsi di Livia dal suo bikini che l'aveva resa speciale quanto esclusivamente bella, in particolar maniera agli occhi di Robert. Livia: “Forse il prossimo anno ma visto che ti vedo così incantato dalla mia presenza, è meglio sia tu a lasciarmi un recapito, qui a Stoccolma e non in Italia, che ne pensi? Così ci si rivede all'improvviso, spero il prossimo anno .“ VIII Robert, dopo aver capito circa le geniali intuizioni di Livia, si decise ad uscire fuori un piccolissimo biglietto con cui affidare il proprio numero di casa a Stoccolma, quello che utilizzava per rendersi reperibile durante il periodo estivo: “ ecco questo è il mio numero , quando torni se vuoi, sarò qui anche l'anno prossimo e puoi tranquillamente chiamarmi, qualora tu volessi chiacchierare un pò di più o darmi spunto per poter scrivere un pò di più sui tuoi studi.” Livia, preso il biglietto, lasciò con un bacio sulla guancia lo stesso Robert e lo salutò definitivamente, del tutto rivestita e con il suo viso genuino, nella speranza di Robert che, l'anno a seguire, l'avrebbe magari potuta rivedere e con più tempo a disposizione, magari per approfondire quanto e più conoscenze ed in ogni senso possibile. Robert Gheits ricordava perfettamente chi era Livia: si acquietò sul divano e mille di sensazioni ed emozioni cominciarono ad accarezzarlo lentamente; aveva mantenuto la promessa, lo aveva chiamato al telefono, per come gli aveva assicurato l'anno precedente ed era tornata a Stoccolma in vacanza e magari con il suo poker d'asso. Lui invece, doveva cominciare a pensare a cosa avrebbe scritto nel suo prossimo libro, che non aveva ancora iniziato e che doveva anche fare riferimento alla possibilità dei falsi mosaici in Sicilia e della maniera in cui ricordava esattamente in che modo si fosse poi svolta la discussione con Livia. “Ogni animale, la persona umana in sé e per sé, è all'inizio totalmente stupida; non potresti mai cominciare a parlargli dell'omicidio di John Fitzgerald Kennedy, quando ancora nei primi anni di vita, poiché certamente non capirebbe proprio nulla dell'argomento: alla stessa maniera non potete insegnare ad una classe di scuola elementare in via sperimentale che il “ pane ” possa essere definito “ latte” e che il latte invece possa essere inteso ed indicato come “pane”. Di certo ogni giovine chiamerebbe il pane come latte ed il latte come pane, sino a quando non avesse avuto quella grande sorpresa che lo avrebbe probabilmente anche assai ridicolizzato, allorquando crescendo e diventato ormai un ragazzo, si fosse accorto che quello che era stato chiamato “ latte” fosse in realtà “ pane “ e viceversa per tutto il resto del mondo: quel ragazzo è per altri versi, il vero unico specchio di ognuno di noi, che stupidi sin dall'inizio abbiamo avuto la possibilità di comprendere, conoscere e definire verbalmente questa o quella cosa, quell'oggetto, grazie al fatto che altri avessero voluto tramandarci negli anni, quel determinato tipo di cognoscere con cui comprendere l'empiria, il fenomeno, l'esperienza, in una sola nonché scontata maniera. Certamente, malgrado l'esempio sia parecchio comprensibile, sarebbe stato assurdo tramandare alla storia che John Fitzgerald Kennedy non sia mai esistito, sarebbe diventata così palese la sua esistenza oggi, che ci saremmo sentiti ridicoli alla stessa maniera in cui avremmo scoperto che il latte è sempre stato inteso come tale e non come pane”; così per Kennedy tanto per George W. Bush, il giorno in cui venne informato dell'attacco alle “torri gemelle” ancor prima che del Secret Service: è sbalorditiva la maniera in cui un uomo che sia legato alla CIA, il Presidente degli Stati Uniti d'America, venga destato, lo si vede nei video in cui lo stesso viene informato dell'attentato ed ancor di più dove dal semplice “ascolto” di una lezione di una scolaresca che lo coinvolge “ovviamente ad una più curiosa ed attenta lettura del libro di scuola stesso con cui dei ragazzi vengano indottrinati: pare ne sappiano più loro dell'attentato alle Twin Towers che l'unica emittente televisiva presente, anch'essa solo per fato, prima ancora la notizia faccia il giro del mondo.” Robert impaginava il suo libro, quanto meno nella sue possibilità creative e senza nulla scrivere, per quello che avrebbe invece dovuto stampare e regalare a Livia, visto che lei aveva mantenuto la sua di promessa e lo aveva chiamato veramente al telefono. Cominciò a ricordarla per lo splendore in cui l'aveva vista l'anno precedente ma ora i suo occhi verdi si scontravano con gli occhi cerulei di un Husky di gran razza e qualità: tutto a ciò a cui non poteva supplire Husky lo aveva Livia mentre allo stesso tempo ciò che non aveva Livia era di Husky e di certo, malgrado il cane d'interesse per il signor Robert, non poté fare altro che concedersi a Livia e al suo ricordo: era come se ne fosse innamorato e per non averla potuto avere con se per altri giorni a Stoccolma l'anno precedente ed aveva come rimosso il suo pensiero ed il suo esistere, probabilmente per la delusione data dal fatto che dopo quell'incontro, Livia era partita per l'Italia e nulla credendo a quel rendez-vous per l'anno dopo, a cui Robert credeva realmente poco; era tornata e lui non aveva scritto nulla, almeno su dei fogli di carta. Ed ancora cercava di riprendere il filo del suo libro nulla scrivendo : ” il termine PSYOP viene tradotto come per guerra psicologica consistendo nell'uso programmato della propaganda o altre azioni di indottrinamento che abbiano lo scopo, secondo formule di rito, d'influenzare emozioni, opinioni, atteggiamenti e comportamenti di gruppi ostili o meno al fin di raggiungere determinati obbiettivi anche a livello nazionale: tipiche operazioni PSYOP vengono largamente intese oggi come le intromissioni nelle frequenze radio e televisive al fin di lanciare il proprio messaggio, la propria verità; anche con il lancio di volantini dal cielo e con dei messaggi volti ad influenzare il popolo e le truppe in momenti particolari e sopratutto in periodo di guerra; in altra maniera l'attuazione di operazioni PSYOP possono indurre al mutare non solo le proprie ed altrui conoscenze ma anche i relativi metodi di ragionamento che dovrebbero essere poi utilizzati a favore degli obbiettivi che il soggetto si prefigga di raggiungere. Orbene, l'input massivo, prodotto a mezzo del controllo sinaptico o meno e per dislocazione spaziale si distingue dalle vere e proprie azioni di PSYOP e di propaganda perché diversamente attualizzate ma con caratteristiche lontanamente simili: l'indottrinamento, in qualsiasi maniera esso avvenga per l'uomo nel lungo periodo non sarebbe altro che attività di PSYOP svolta ad avere i suoi effetti nel lungo periodo ed in maniera alquanto silente rispetto alla vera e propria attività PSYOP di breve periodo. Riassumendo, se tutti siamo stupidi e necessitiamo di apprendere e di conoscere circa determinati parametri di riferimento con cui valutare e cognoscere la successiva empiria, quel fatto o evento, certamente avremo la necessità d'istruirci o d'essere istruiti in una certa maniera, meglio se limitata e per taluni soggetti, qualora in grado di attualizzare il controllo sinaptico: trovare il modo di capire e comprendere nella maniera in cui abbiamo letto, visto, compreso ma sopratutto nella maniera che ci sia stata imposta d'altrui persona. Sono pertanto “input” tutti quei fenomeni che vengano percepiti da non tutti i sensi umani, se non con quelli che maggiormente interagiscono o possano interagire nel campo cognitivo rispetto agli altri: con il tatto avrò certamente la possibilità di percepire quanto sia in materia in questo mondo, nulla mutandosi circa gli obbiettivi che in diversa maniera gli altri di sensi che più vengano stimolati possano produrre sulla nostra persona a far si possiate conoscere in una certa maniera, la vista e l'udito, mutando il sistema cognitivo e di ragionamento logico, deduttivamente ed induttivamente, su questa o quella problematica: la falsità dei Mosaici poteva essere anche questo, una vera e propria operazione di propaganda, d'indottrinamento di lungo periodo, alla stessa maniera di un operazione PSYOP di breve termine e seppur di lungo periodo con ulteriori deduzioni intrinseche da doversi lentamente spiegare.” Era lei, era sconvolto e troppo contento allo stesso tempo, come solo lei sapeva fare, ancora una volta, con una telefonata a distanza di un anno: indeciso sul da farsi per il giorno successivo, a tarda sera decideva di non uscire più con Husky il giorno successivo visto che la giornata che si prometteva di passare in giro per Stoccolma gli era stata organizzata da quella donna incontrata per caso, per poche ore, nonché splendida; malgrado l'interesse per Husky, non sarebbe ovviamente mancato all'incontro per il giorno successivo e si sarebbe presentato nuovamente al ponte, come per l'ultima volta, nella speranza Livia avesse a stupire Robert ancora una volta e come aveva fatto sino ad allora e per il suo esistere e per le sue interessanti nozioni in campo artistico. Ritornò in sé e, comunque consapevole dell'incontro , continuò anche a dedicarsi ad Husky e a ciò che al cane gli piaceva di più: aveva concluso decidendo di portarlo con sé al suo appuntamento; Livia ed Husky avrebbero di certo reso molto più piacevole il suo giorno a Stoccolma, dopo le infauste vicende che aveva vissuto nei giorni precedenti grazie al vagabondo quadrupede che ora era diventato di sua proprietà. Attenzionandosi su Husky, vide che la ciotola era vuota e la riempì di acqua e cibo ed Husky tornò a sfamarsi, come ogni giorno, prima di accomodarsi di nuovo dinanzi al televisore in attesa che i suoi documentari iniziassero nuovamente, malgrado ormai l'ora di andare a letto e definitivamente, al fin di recuperare il sonno perduto per Husky nei giorni precedenti e per regolare nuovamente il ciclo di sonno e di veglia che era solito mantenere a Stoccolma malgrado la sua di melatonina fosse solita rispondere ai raggi del sole molto prontamente: si sarebbe risvegliato al mattino del giorno successivo se non dopo avere preparato altri toast per lui e per Husky che probabilmente in fase digestiva, come per Robert, si sarebbe facilmente indirizzato verso la sua personale cuccia e Robert verso il suo letto, nell'attesa che il fatidico giorno arrivasse per il suo atteso incontro con Livia Tauto a Stoccolma. Mentre cucinava i suoi toast rifletteva sul fatto che il cognome Tauto rispecchiasse lontanamente la radice della parola “tautologia” e non per dissentire ma di logico nei suoi discorsi e di destino o fato e coincidenze interessanti ne aveva intraviste parecchie sino ad allora: Husky nel frattempo continuava a scodinzolare mentre i toast cominciavano a bruciacchiarsi, con il loro solito prosciutto e formaggio, in attesa anche di potersi sfamare oltreché del cibo per cani, dei suoi biscotti, anche dei famosi carré di Robert. Prima di andare a letto, non dimenticando i suggerimenti del dott. Helm, avrebbe dovuto portarlo un pò a spasso o di lì a poco avrebbe dovuto cominciare a pulire quelle che sarebbero state le necessità fisiologiche di un cane: decise di fare un ultimo sforzo prima di andare a letto e dopo aver sfamato Husky uscì senza il guinzaglio regalatogli dalla sezione cinofila di Stoccolma, al fin di portarlo un pò in giro per le vie di Stoccolma o quanto meno nel vicinato, sino a quando questo non avesse completato la sua fase digestiva e biologica naturale che se effettuata dentro casa avrebbe certamente allungato e di molto, la notte del signor Robert: percorse i giardini e si diresse verso i cancelli per fare la sua camminata ed orgoglioso del suo nuovo ed obbediente cane, senza guinzaglio, proprio come aveva suggerito il dott. Helm.; ne era il proprietario e munitosi di sacco per la raccolta delle necessità di Husky s'imboccò per Via della Romania ed in giro nei paraggi sino a che lo stesso non si fosse liberato di tutto il cibo e l'acqua che aveva mangiato e bevuto in giornata. Tornato a casa, mise a cuccia Husky e si diresse verso il suo letto: gli promise però, sempre come a parlare con un uomo, che il giorno successivo avrebbero visto i documentari che tanto gli interessavano, se presenti in TV ovviamente, visto che l'unico videoregistratore a quattro teste di marca Rome era ormai da buttare, per poi uscire con lo stesso ed andare ad incontrare Livia al solito posto. Non appena giunse sul letto, il cielo di Stoccolma ed il suo perenne sole mai calante cominciò ad affievolirsi del tutto e di nuovo i nembi delle notti precedenti giungevano sulla città; tutti i vacanzieri furono subito interrotti prima dal bagliore di un fulmine e poi da un tuono che successivamente svegliava a Stoccolma e quanti probabilmente stavano già dormendo nella capitale nordica. Non c'era modo di vedere la discoteca di Dio, Robert era troppo stanco ma in qualche maniera la pioggia non era tardata ad arrivare e nell'immediato tempo su Stoccolma, anche se per poche ore e la frescura tornava ad allietare il relax di Robert sul suo letto, nuovamente per quanto avesse trasudato e per il calore estivo e per la passeggiata serale con il suo Husky malgrado avesse anche fatto una doccia prima di andare a letto: si acquietò e dormì per tutta la notte, vittima della stanchezza dei giorni precedenti, sebbene tuoni e fulmini si sarebbero abbattuti su Stoccolma quella stessa sera; era troppo stanco per sentirli tanto quanto per avvertire la necessità di coprirsi durante la notte per il vento che, man mano passavano le ore della notte, più aumentava e più diventava freddo. Il giorno successivo, il signor Robert si risvegliò di buon mattino e cominciò con il raddrizzare la sua schiena, Husky nel contempo si era alzato da un bel pò ed osservava il monitor di videosorveglianza del signor Gheits che dava sulla strada e sul cancello: non che lo interessasse più di tanto ma per il movimento di gente che vedeva , immaginava che prima o poi, quel tizio del documentario, si fosse fatto risentire per spiegargli perché tutta quella gente e se riguardasse il loro fluire in massa circa i flussi migratori di persone nell'era globale ove la mano d'opera a basso costo se non sfruttata nel luogo d'origine, viene clandestinamente o meno fatta arrivare nei paesi più sviluppati come l'Italia al fin di poter abbassare i costi, i fattori di produzione, che avrebbero poi definito il prezzo del prodotto finito per il consumatore: stava applicando tutte le sue acquisite nozioni ad una situazione che si ripeteva nuovamente come per il giorno precedente ma ovviamente sullo schermo sbagliato. Robert preparò come al solito i suoi più toast per fare colazione anche con Husky che dopo pochi minuti distolse la sua attenzione dal monitor per ritrovarsi in sua compagnia ed in cucina, in attesa della sua porzione di toast bruciacchiato che raramente aveva mangiato durante il suo vagabondare fra i ristoranti e rispetto alle abitudini culinarie a Stoccolma dei turisti che si affidavano alla cucina locale, se non a dei comuni fast food dove era assai difficile trovare del pan carré farcito con prosciutto e formaggio: la pietanza oltreché nuova era e continuava ad essere di suo gradimento. Robert sorrise all'arrivo di Husky in cucina, “Buongiorno, Husky”, replicò con il cane scodinzolante dinanzi al nuovo padrone, “ecco il tuo carré” ed il cane venne servito prima ancora Robert cominciasse a cibarsi dell'altro di toast fuoriuscito dal tostapane; preparò gli altri due ma solo per sfamare la sua di personale appetenza. Proprio mentre Robert si accingeva a ricominciare il suo pseudo monologo con Husky, si accorse che il cane si era alzato dal divano per dirigersi verso la finestra, sentendo in lontananza le voci di Fiammetta Capeci: considerazioni che Robert realizzò successivamente, essendo lui più sordo del suo Husky, come tutti gli altri umani in questo mondo; il siberiano aveva sentito la sua migliore amica dinanzi porta di casa sua. Robert decise d'interrompere i suoi progettati discorsi di scuola con Husky sulla globalizzazione e di guardare quei documentari che la TEL proponeva se forse anche in tempo reale: “tanto non capisce e se capisse potrebbe già bastargli”, comprendendo della voglia del siberiano di voler incontrare Fiammetta Capeci come così aveva fatto altre volte, iniziò a pensare sul da farsi; certamente non sarebbe stato lui ad accompagnare Husky da Fiammetta, vista la maniera in cui il capo famiglia Capeci aveva utilizzato, per i suoi fini e meschini obbiettivi, il buon nome di Robert Gheits, utilizzandolo a suo favore a secondo delle necessità e per le proprie migliori considerazioni, tali, da far dedurre casomai a terze parti, circa faccende che nascevano grazie alla visionaria fantasia dello stesso signor Capeci con i Kaapstad. Il cane però e la piccola Fiammetta nulla c'entravano nel loro buon rapporto e alla stessa maniera Robert non poteva impedire che i due s'incontrassero: “...e se aprissi le porte ed il cancello d'uscita ?”, pensava fra sé e sé, “dovrei lasciarlo aperto per permettere che Husky ritorni a casa o dovrei restare ad osservare il monitor di videosorveglianza”, che dava anche immagini sulla vicina casa dei Capeci, “per vedere quanto Fiammetta ritorni in casa e per poi riaprire il cancello ad Husky ? E se proprio in quel momento fossi distratto da altro dove sarebbe andato Husky ? Magari nel solito cunicolo vicino l'autostrada”, dove ancora c'era la polizia scientifica, “per rientrare nella sua solita cuccia ed al dunque per poi farmi trascorrere un'altra notte nel distretto di polizia svedese per spiegare in che maniera mi fosse sfuggito dopo averlo accettato in custodia, non avendo un vero e proprio proprietario.” Decise perciò di affidarsi alla tecnologia ed attaccò al collare antipulci che aveva acquistato, assieme a tutto il resto dal dott. Helm, la sera in cui gli aveva venduto anche i farmaci per le vaccinazioni e l' unguento per sanare le ferite , una piccola targhetta in metallo con trasmettitore “rfid”, un piccolissimo sistema di radio frequenza che collegato in maniera invisibile a particolare antenna installata a casa del signor Gheits, avrebbe potuto segnalare a Robert l'allontanamento del cane aldilà dei 200 metri con un segnale ad aria chiusa, considerate le diverse abitazioni, ed almeno un km all'aria aperta: superata la soglia dei 50 metri, la distanza della casa di Fiammetta, un avvisatore acustico avrebbe segnalato a Robert ogni movimento del cane aldilà dell'ambito di ricezione dello stesso “rfid”, attivando automaticamente un sistema di localizzazione gps basato su comune tecnologia gsm. IX A mezzo di una micro sim, collegato allo stesso “rfid” e che avrebbe in automatico ritrasmesso la posizione del cane sul cellulare di Robert: se così fosse accaduto sarebbe potuto uscire in macchina e seguire Husky con il dispositivo portatile che aveva con sé se non con il suo smartphone poiché entrambi avrebbero segnato sulla mappa, la posizione gps a mezzo radiazione elettromagnetica e tecnologia gsm integrata, la posizione di Husky ed al fin di recuperarlo, prima giungesse di nuovo sulla scena del crimine e ancora prima di alloggiare una nuova notte in distretto per spiegare a dei poliziotti svedesi, perché il cane vi fosse tornato nuovamente. Eventualità che non doveva comunque accadere, era comunque in vacanza e non gli andava affatto di dare spiegazioni che non avrebbe più dovuto: si era al dunque e definitivamente innamorato del siberiano dagli occhi di ghiaccio o forse pensava nel suo inconscio a Livia che avrebbe dovuto incontrare in serata; prese dalla busta lasciata dal dottor Helm anche l'unguento, per permettere una più veloce cicatrizzazione delle ferite di Husky e la spalmò ove necessario: avreste dovuto vedere la felicità degli occhi del siberiano all'apertura della porta e dei cancelli e le parole dette ad Husky prima di andare, “ devi tornare a casa, quando finisci di giocare con Fiammetta“: aveva capito e compreso perfettamente cosa Robert pretendesse, malgrado lo stesso continuava a non esserne totalmente convinto dell'uscita solitaria del siberiano e per cui si era affidato a un complesso sistema tecnologico per il ritrovamento del potenziale e nuovamente possibile cane vagabondo; Lo osservava giocare con Fiammetta e lo lasciava fare, sarebbe tornato a casa e avrebbe trovato i cancelli aperti come sempre.Non passò molto del suo tempo con Fiammetta poiché alla vista delle bende e delle cure che lo stesso Husky aveva ricevuto, il signor Capeci richiamò subito la figlia in casa non autorizzandola più ad uscire, urlando a squarcia gola, che non avrebbe più dovuto più rivedere quel cane sino a che non fosse guarito del tutto; Husky tornò a casa dopo quasi un quarto d'ora e Fiammetta lo vide indirizzarsi aldilà dei cancelli del signor Robert: aveva capito chi lo aveva curato e dove viveva ora Husky, era un problema certamente, visti i rapporti di vicinato ma era a due passi da casa sua e al sicuro, perciò torno a casa quasi rasserenata da quanto aveva visto. Non appena rientrato, ubbidiente al suo padrone, Husky, dopo aver bevuto un pò d'acqua dalla sua ciotola, si accomodò di nuovo vicino al divano in attesa quel Tizio alla TV cominciasse di nuovo ad illuminarlo sui temi della globalizzazione; Robert però dopo aver visto che in TV l'unica alternativa in lingua italiana ai documentari, era la visione di uno dei film di Rocky Balboa, vestito in una tenuta panamense tipicamente estiva e regalatagli da un amico suo anni prima, capì al volo cosa interessava ad Husky ma non avendo altra alternativa, questa volta preferì il suo film iniziatosi da poco. Trascorse circa due ore e terminatosi il film che a tratti Husky parve osservare nulla avendo da fare, avvicinandosi l'ora di pranzo, Robert avvertì di nuova una certa appetenza e l'esigenza di cibarsi: mentre Husky tornava a distrarsi sul monitor di videosorveglianza che dava sulla strada, come sempre convinto erroneamente dovesse iniziare un altro documentario sulla globalizzazione, Robert tornava in cucina in attesa di far avvicinare Husky con gli odori tipici del formaggio bruciato dei suoi famosi carré; intanto che si accingeva alla preparazione del suo solito pasto a cui avrebbe comodamente partecipato anche il siberiano, suonarono al campanello della porta del cancello. Husky cominciò a scodinzolare e ad abbaiare di fronte al videocitofono, grattando contemporaneamente sulla porta di casa del signor Robert, quasi volesse immediatamente uscire; spento il il tostapane, il signor Gheits si diresse verso il monitor di videosorveglianza: meraviglia delle meraviglie, al campanello c'era Fiammetta Capeci che s'intravedeva solo dal volto, rispetto al non usuale abbigliamento che aveva indosso mentre suonava alla porta sul retro della casa del signor Robert; era praticamente irriconoscibile agli occhi di chiunque se non dopo essere stata vista in volto direttamente dalla telecamere del signor Gheits e Robert senza rispondere al citofono capì al volo cosa in realtà stava accadendo. Fiammetta era là per vedere Husky, considerato che ultimamente gli era stato proibito di trascorrere il suo tempo con il suo amico siberiano, aveva in qualche modo trovato il modo di arrivare a casa Gheits per il cane che adorava e con una scusa per il padre con cui uscire: di fatto non proveniva dall'usuale direzione in cui abitavano i Capeci ma da tutt'altra via e dall'entrata retrostante. Robert, capita l'impresa, aprì immediatamente i suoi cancelli a Fiammetta si preoccupò di richiuderli manualmente in maniera immediata, malgrado i rilevatori di movimento, dopo essere entrata e a far si che nessuno riuscisse a scorgerla, sopratutto da casa sua ove le tende di casa erano comunque per lo più tutte chiuse per via del sole perenne che rendeva il lungo sonno dei siciliani così difficile da conciliarsi con la notte: Robert nello stesso tempo aprì la porta ad Husky per andare in contro a Fiammetta e per permettergli di farle da guida nel lungo giardino che portava a casa; Husky impiegò meno di un secondo per arrivare da Fiammetta che, come un' agente sotto copertura, in incognito, si appropinquava a salutare Husky nel viottolo della casa del signor Gheits, spiata alla stessa maniera dalle telecamere del signor Gheits che osservava cosa la stessa Fiammetta avesse intenzione di fare, non comprendendo se, dopo le feste di Husky, la stessa pensava di rimanere proprio dinanzi al cancello chiuso, per il viottolo o dirigersi in prossimità della casa dello stesso Robert. Gheits non poteva restare dinanzi al monitor ad aspettare che la stessa soddisfacesse il suo desiderio di vedere Husky rimanendo nei pressi dell'entrata del suo viale, in qualche maniera sarebbe dovuta uscire per tornare a casa e, visto che Robert sapeva pressapoco per quanto tempo avrebbero potuto trattenersi assieme, di certo non avrebbe atteso ore dinanzi al monitor: necessitava di trovare l'espediente con cui fare arrivare con tranquillità Fiammetta a casa, poiché quest'ultima nulla aveva a che vedere con il padre, le attività quanto gli atteggiamenti e le peculiarità di quest'ultimo; in pochi attimi trovò se non il modo di andare incontro a Fiammetta, di far ritornare Husky a casa in maniera ancora più veloce di quanto non avesse fatto con Fiammetta stessa. Tornato in cucina, preparo due toast al prosciutto e formaggio e fece in modo che gli odori del suo pasto preferito arrivassero anche nelle narici del siberiano così producendone lo stimolo, quello della fame, affinché tornasse in casa e dove di certo Fiammetta lo avrebbe seguito anche per conoscere e ancor di più comunicare con lo stesso Robert. Dopo circa una decina di minuti, i toast ormai del tutto bruciati, con Robert in attesa davanti la porta, Husky si presentò sul ciglio della porta e dai monitor di videosorveglianza Robert ora ammirava con un sorriso benevolo che Fiammetta lo seguiva nella stessa direzione per il viale e che, così come il dott. Helm, ammirava la siepe ed il giardino nella sua passeggiata, per giungere sino ai battenti di casa: non appena giunto in casa, Husky ricevette i due toast solo per lui, troppo tostati per Robert ma non per il cane che, come sempre sapeva se soddisfarsi della pietanza o meno, se e qualora fosse commestibile per lo stesso; cominciò a mangiarli alla stessa maniera e forse anche con più voracità rispetto ai giorni precedenti e mentre Husky divorava i suoi due toast, preparati e ben cotti appositamente per lui, Robert attendendo l'arrivo di Fiammetta alla porta, si accingeva a riempire la ciotola d'acqua con cui pochi attimi dopo lo stesso siberiano si sarebbe dissetato. Fiammetta nel frattempo era a pochi metri di distanza dall'entrata della casa di Robert, visibilmente emozionata, consapevole di trovarsi in casa Gheits contro il volere del padre, visti i cattivi rapporti, la sua d'estraneità era certamente da ricollegarsi alla sensazione che possiate provare ad entrare in casa del vostro nemico per vederne i prossimi parenti: “Stai tranquilla, puoi entrare, ho capito, sei qui per il cane”, con tono di voce alto il signor Robert nei confronti di Fiammetta. Già abbastanza imbarazzata, Fiammetta aumentò il passo, rincorata dall'invito dello stesso signor Robert ma sopratutto dal suo aver compreso in pieno il motivo dell'insolita visita da parte della stessa: di tutto Robert poteva immaginare meno che si una sua visita in casa. Fiammetta, di circa 17 anni, dopo essere entrata in casa, ora si era accomodata nel soggiorno del signor Gheits e dopo il reverenziale saluto nei confronti di quest'ultimo ed il ringraziamento di quest'ultima per averle permesso ciò a cui non avrebbe per nulla al mondo immaginato di fare, per via dei rapporti fra le famiglie e da diversi anni, chiese subito del cane e non nascose di essere stata gelosa in quei due giorni, del fatto che il signor Robert avesse potuto tenere in casa con sé Husky, rispetto a quanto non aveva potuto fare lei per via del padre. Robert: “Magari quando sarai più grande e vivrai da sola avrai la possibilità di avere un Husky come questo o uno dei suoi cuccioli, visto e considerato che entrambi sappiamo che la sua di bellezza non ha eguali rispetto ad altri cani della stessa razza.” Fiammetta: “Grazie tante signor Robert, anche per quanto mi abbia detto per rincuorarmi ma penso proprio che di anni ancora ne passeranno parecchi prima io vada a vivere da sola con la mentalità che hanno in Sicilia e “certi siciliani” sopratutto in merito ai cani come avrà anche potuto sentire l'altro giorno; ho visto che Husky ha molte meno ferite e che le stesse sono state curate, sa cosa gli sia successo?” Robert: “Ah, è una brutta storia e non mi va di raccontarla nuovamente del tutto ma sappi che mi ha fatto passare almeno una notte insonne presso il distretto locale di polizia locale di Stoccolma, ove di solito facciamo le nostre querele come tu ben sai; tuttavia, posso confermarti che mi è stato affidato definitivamente da loro, che è stato curato e vaccinato da un veterinario veramente in gamba e che adesso sta molto meglio: per il resto, ossia per il fatto che il cane sia mio, non ti preoccupare, sino a quando sarai a Stoccolma e troverai modo di uscire di casa, potrai entrare dal piccolo cancelletto di servizio da dove tuo padre non potrà mai scoprire delle tue fughe in casa mia e vedere Husky per tutto il tempo che ti aggrada. Ho anche capito, di fatto che tu sia arrivata qui di nascosto e che forse sarà meglio uscire dal cancelletto sul retro nuovamente, così da tornare a casa da una via completamente opposta a quella che da sulla strada che tuo padre ha ridefinito della Romania e dove avete la porta d'ingresso.” Fiammetta: “Grazie tante, sono contentissima del fatto che lei abbia compreso la problematica e anche del fatto che sia venuta di nascosto ma ciò che mi rende più felice è sopratutto la possibilità di poter rivedere Husky, anche se di nascosto e passando dal cancelletto sul retro, ogni qual volta ne abbia voglia, sua presenza in casa permettendo ovviamente. Oggi sono uscita di casa dicendo di stare andando a mare anche se il mio di abbigliamento forse si addice più ad una ragazza in preda ad un esaurimento nervoso e non ad una ragazza normale che, come tutte le altre, abbia intenzione di passare una giornata in spiaggia sino a tarda sera”: sorrise per pochi minuti e per quanto aveva portato a compimento sino a quel momento. Robert: “ Tralasciando tutti i discorsi che potremmo fare circa i nostri litigi o meglio i non buoni rapporti avuti con tuo padre sino ad oggi, posso sino ad ora e nuovamente confermarti, visto ti renda così gioiosa che, se vuoi, puoi restare tutta la giornata in casa mia e rimanere con Husky tutto il tempo che vuoi; io, tra l'altro, avrei anche un appuntamento in serata con la mia amica italiana Livia e se ti aggrada, potrai restare anche da sola in casa mia a fare da compagnia ad Husky che al dunque non porterei più con me. Ovviamente se dovessi tardare o vuoi andare via ti spiegherò cosa fare e per Husky e per chiudere casa mia nella maniera in cui meglio si conviene, visto che rimarrebbe solo il cane in casa, che ne pensi?” Fiammetta: “Wow, sono più che d'accordo, anzi ci speravo; ho portato con me anche dei biscottini per lui, quelli che lui adora così tanto.” Robert: “ Io ne ho comprati chissà quanti dopo averli visti comprare da te nella bottega per cibo per cani dinanzi casa tua”, sghignazzando Robert e provocando l'altrettanta risata da parte di Fiammetta, già più che straniata dall'atteggiamento di Robert, ancora più contenta di poter vivere la maggior parte del suo pomeriggio e della sua serata con Husky. Fiammetta: “ Bene, signor Robert, allora possiamo diventare ottimi amici; sarò libera sino alle nove, con la scusa che ho inventato a mio padre e con altrettanta fantasia, per poter andare a mare; dopo dovrei dire semplicemente di essermi trattenuta presso un disco pub, come ho già fatto altre volte e quindi potrei rimanere anche sino a mezzanotte circa: a quel punto lascerò Husky in casa da solo sempre che Lei non sia già tornato dal suo incontro; in altra maniera, qualora tardasse, dovrebbe comunque istruirmi su cosa fare. “ Robert: “ Per me va benissimo cara Fiammetta, possiamo diventare ottimi amici; puoi anzitutto usufruire d'internet e anche del mio pc se volessi conciliare la tua permanenza in casa mia con i tuoi amici in rete: ti basta accenderlo e sarai automaticamente collegata a cioè che era ai suoi tempi Arpanet; poi, se vuoi utilizzare strumenti o software per comunicare con i tuoi amici che non siano presenti sul pc, puoi tranquillamente scaricarli; puoi fare in sintesi quello che ti pare senza alcun tipo di problema. Durante il giorno, solitamente, mi preoccupo di riempire la ciotola d'acqua o latte e di cibo per cani quando si svuota o dei famosi biscotti che sono proprio accanto alla ciotola; nel frigo poi trovi il suo altro cibo preferito quanto il mio e se vuoi, puoi profittarne anche tu: cucinare dei toast qualora ti venisse fame od usufruire di quant'altro possa essere di tuo gradimento, considerato anche che è già ora di pranzo e che prima o poi anche tu dovrai cibarti in qualche maniera, quindi mangia e bevi tutto quello che vuoi. Non so per quale strano motivo ma Husky pare molto attratto dalla televisione ma non da tutti i programmi: gli interessano solo ed unicamente i documentari che ho registrato sino a pochi giorni fa e che non sto continuando a registrare perché il videoregistratore si è praticamente rotto: erano documentari sul tema della globalizzazione, da te stessa vedrai che non appena inserito il primo nastro s'incanterà, non funzionerà del tutto se non provocando danni maggiori anche ai nastri. Se hai fortuna, magari, li troverai in tempo reale in TV, il siberiano s'incanta dinanzi alla televisione per seguire l'argomento di cui ti ho detto ed ho anche notato che se cambi canale tornerà nuovamente disinteressato e molto probabilmente ad osservare i monitor di videosorveglianza: se dovessero annoiarlo i documentari, sempre e qualora dovessi trovarli in tempo reale, con o senza, penso con te se la passerà comunque alla grande. Quando dovrai andare via, Husky necessiterà solo del cibo e dell'acqua per come ti ho detto ed inoltre dell'unguento per cicatrizzare le ferite che va applicato pian piano sulle ferite stesse e forse per ancora un paio di giorni; quindi puoi tranquillamente uscire dalla porta del garage per arrivare sul viale che hai già percorso, prima però chiudere la porta del garage ed attendere che il cancelletto si apra e richiuda in automatico, non necessita che sia tu a chiuderlo. Per il resto puoi lasciare anche la TV accesa se non fossi di ritorno prima della tua dipartita verso casa per l'altra via: in questa maniera nessuno si accorgerà di te. Sei d'accordo?” Fiammetta: “ Sono d'accordo e anche troppo contenta a dire la verità: non è difficile e sopratutto grazie per la disponibilità. E se volessi venire a trovare Husky nei giorni successivi come si fa? “ Robert annui, spiegando che anche dal retro sul garage avrebbe potuto sempre suonare il campanello, attraversare il vialetto ed entrare come aveva fatto pochi minuti prima. Fiammetta: “Quindi posso iniziare anche a fare vedere i documentari ad Husky se sono in onda ? Posso anche pulirlo oltre ad applicare l'unguento? Ho portato tutto quello che ho acquistato per lui sino ad oggi per renderlo degno della sua bellezza.” Robert: “Ottima idea, sopratutto quest'ultima, io non saprei nemmeno da dove cominciare, se non dall'applicazione dell'unguento, qualora dovessi pulirlo. Devo essere al ponte Djurgården entro le 19.00 di stasera e visto e consideratosi il tempo trascorso, io comincerei anche a prepararmi; tu per il resto puoi fare come meglio credi e per come ti ho già detto. Va bene ? “ Fiammetta: “Va bene, ho capito tutto e grazie mille ancora una volta.” Robert: “Bene, prima d'iniziare a prepararmi per stasera, cucino altri toast per me e per te, comunque tu potendo scegliere quello che ti pare, per tutto il tempo che vorrai in questa casa; vanno bene, prosciutto e formaggio con del pan carré acquistato al supermarket giorni fa? Si mantiene sempre fresco se lo chiudi bene. “ Fiammetta fece un cenno come a confermare d'avere accettato e Robert si diresse di nuovo in cucina; non appena arrivò nella stanza del cuoco, Robert non comprese se essere più sorpreso della visita di Fiammetta Capeci in casa sua o dell'appuntamento che Livia aveva fissato presso lo stesso ponte nei pressi di Piano Karla: probabilmente, in quel momento loera più per Fiammetta ma nei suoi pensieri ripensava a Livia e alla sua storia sui mosaic i ipoteticamente falsi e sul fatto che avrebbe dovuto giustificarsi sul perché non avesse ancora scritto alcun libro; così famosi per il turismo in Sicilia ed ancor di più se poi scoperti a distanza di anni come dei “ falsi d'autore “ e per come legati probabilmente a qualche quadro esposto presso la pinacoteca di Brera a Milano, di certo non avrebbe potuto negarle di averci studiato parecchio ed a lungo e di aver trovato la maniera ed il modo per scriverne non solo uno di libro ma di diversi e anche piuttosto differenti nelle tematiche fra di loro, nei contenuti, prima di rendere più esaustiva la motivazione circa la realizzazione degli ipotizzati falsi mosaici ed in particolar maniera delle donne in bikini, quanto meno una serie di libri, in quanto il problema non era solo legato alla potenziale falsità dei mosaici. Assolto nei suoi di pensieri, dall'altro lato già sentiva Fiammetta coccolare Husky come non mai e che come lui, chiacchierona, parlava con il siberiano, quasi fosse una persona umana ed ovviamente fra sé e sé come sempre, senza Fiammetta potesse sentire, malgrado le sue straordinarie particolarità di cui si era reso conto nei giorni precedenti mentre era alla ricerca di Husky ed al pari del fenomenale intuito di Livia, quasi fossero simili per le loro certe attitudini, da italiane a Stoccolma: “di certo non sarò solo io al mondo a parlare con il più bel siberiano che io abbia mai visto sino ad ora”. Si rasserenò di questo ed aprì il frigo per prendere gli alimenti essenziali per cominciare a preparare i suoi famosi toast ed anche per la sua improvvisata amica in casa sua; diversamente dal solito, questa volta ne dovette preparare ancor di più, visto il nuovo ospite oltre ad Husky: doveva soddisfare la fame di Fiammetta e , se casomai troppi, qualora ne fossero rimasti, Husky avrebbe rimediato per tutti, consideratasi la sua stazza. Non appena Robert cominciò a tostare i suoi pan carré, Husky lasciò in pochi secondi Fiammetta davanti la TV e si diresse in cucina ed il signor Robert non esitò ad invitare Fiammetta stessa a seguire il cane in cucina, nella speranza che la sua di cucina fosse apprezzabile nella sua estetica, anche se per una ragazzina di soli 17 anni: avrebbe certamente espresso il suo giudizio sulla cucina come ogni altra donna in questo mondo ed anche le particolari peculiarità che il signor Gheits ne aveva intravisto. Robert l'aveva chiamata “cucina 51” per certe singolarità visive che lo stesso aveva realizzato prima ancora che nella e per la sua psiche e nella sua immaginazione: Fiammetta, arrivò immediatamente in cucina dopo l'immediato invito di Robert alla vista di Husky che si era precipitato in cucina in attesa del suo pasto preferito, del carré ormai famoso, bruciacchiato, al prosciutto e formaggio. Robert: “Ebbene Fiammetta, questa è la mia cucina a Stoccolma, in legno massiccio, costruita in Italia nel 1980 ma importata dal precedente proprietario e non da John McKone, l'attuale proprietario della villetta a Stoccolma, che mi ha proposto il contratto di affitto decennale durante il periodo estivo: Ti piace ?”, chiedeva Robert a Fiammetta mentre nel frattempo cercava di preparare i suoi toast per entrambi i suoi di nuovi amici. Fiammetta: “E' molto bella ma si vede che è stata prodotta in Italia e da italiani, non sembra una cucina tipicamente svedese, pare di buona fattura ma sembra assai inusuale che il primo proprietario di questo appartamento abbia voluto acquistarne una in Italia per importarla poi a Stoccolma: forse siamo sin troppi famosi per le cucine italiane anche all'estero. E' completa di tutto ma non posso fare a meno che farle notare che non c'è una lavastoviglie: credo sia per questo che lei preferisca fare dei toast con del pan carré anziché cucinare: di certo non lava i piatti a mano e come me anche qui a casa a Stoccolma da “ buona fimmina “, buona femmina, come dice mio padre; mi sa che né noi né lei, abbiamo una di quelle nuove sgargianti cucine di oggi. ” Robert: “Non ci vedi niente di strano? Guarda bene il disegno, casuale o che sembrerebbe tale, sulle portiere della cucina stessa? Penso avesse una grande immaginazione colui che l'ha progettata: la chiamo con gli amici vecchi e nuovi, anche per quelli che vengono di nascosto, come te” , continuando a sorridere dall'anomala situazione, “Modello n° 51 “, e mentre inseriva i primi due toast nel tostapane continuava: “ osservala bene e dimmi se ci vedi tu qualche cosa di sinistro o inusuale, sia esso il risultato della tua psiche o della tua fantasia “, ed in particolare mostrando ed indicando uno degli sportelli, “ cerca di esaminare questo qui e dimmi cosa per te significhi o possa significare o sembrare, considerando provenga dall'Italia, sia di manifattura italiana e che quanto vi sia rappresentato, molto probabilmente, sia stato realizzato ad hoc per vedersi e non vedersi, capirsi e comprendersi o meno allo stesso tempo, quasi fosse il solo risultato del caso o del già tanto definitosi anche fato o magari della psiche di ognuno: in verità, però, devo confermarti che anche la psiche del signor McKone e del precedente proprietario avevano notato questa peculiarità grafiche realizzate sul legno sulla stessa cucina.” Fiammetta non poté che osservare gli intarsi nel legno per almeno una decina di minuti mentre Robert rovinava, erano di suo gusto, bruciacchiando i suoi pan carré come sempre: Husky sembrava più interessato ora a Fiammetta che all'odore che tanto l'attirava al pari dei documentari che amava vedere rispetto ad altri; per la sua d'intelligenza, l'attenzione di Fiammetta nei confronti del legno della cucina, lo avevano distolto da ogni sua sinapsi legata al sistema olfattivo per far si che rimanesse concentrato non tanto a Fiammetta ma alla stessa in fase d'analisi della cucina che stava osservando. Robert aveva quasi finito gli ultimi due toast e di tempo ne aveva perso per farne in abbondanza per i suoi entrambi ospiti ed amici: si sentì una sola parola dalle labbra di Fiammetta: “ Husky !!!“ Robert, disincantato, dopo aver completato i suoi toast, cercò di comprendere come e perché mai avesse pronunciato un solo termine e solo quella parola dinanzi a quella sorta di dipinto intarsiato nel legno: “Ci vedo Husky nel centro ! “,ripeté Fiammetta voltandosi verso Robert . Robert: “ Beh, effettivamente, se con un pennello di colore scuro provi a ricavare un viso, una faccia magari, nel centro del riquadro, probabilmente vedrai due occhi ed un muso che, di certo, ben si abbinano alla tua esperienza di vita qui a Stoccolma con questo magnifico cane. E poi? Nient'altro? “ Fiammetta: “E poi signor Robert, in realtà a parte il cane, al centro io ci vedrei due figure, due persone, anzi due alieni veri e propri che stiano ad osservare cosa stiamo facendo in questo momento attraverso un pezzo di legno della sua cucina.” Anche Fiammetta come McKone, il signor Robert ed il precedente proprietario avevano intravisto quei due strani individui disegnati sulla parete lignea della cucina: “ E' proprio vero, abbiamo pensato alla stessa cosa probabilmente in tanti ma vedi, a parte il fatto che l'avessi chiamata Modello 51 come cucina, ti assicuro che di alieni in quanto tali non ne potresti mai averne avuta alcuna idea da umana né probabilmente dal caso, se non dopo averne visto qualcuno e come spiegavo ad Husky, ogni tanto parlo anche io con lui come te, noi sin dall'inizio siamo estremamente stupidi da essere capaci di chiamare un tavolo come sedia per poi scoprire dopo anni che in realtà sia tutto l'esatto contrario: ci vedi degli alieni se altri hanno visto degli alieni ed essi a loro volta ti diranno di avervi visto, per quella predetta forma e definizione degli “ alieni “ ma potrebbero essere, se mi hai compreso nell'esempio precedente e se qualcuno ti avesse indottrinato male, un tavolo ed una sedia, nominati in maniera contraria e del tutto errata a quello che è il senso comune, ossia la convenzione, quell'accordo fra gli umani, il contratto per eccellenza, con la quale input massivi stabiliscano per degli ignoranti che il tavolo sia tale e diversamente dalla sedia e che quelli siano poi, di conseguenza, degli alieni anziché sedie: stessa identica cosa vale per i numeri ma il discorso si dilungherebbe sempre sullo stesso ordine, una convenzione, un accordo valido per gli umani ma non una verità assoluta. Comunque, aldilà del fatto che tu ci veda anche Husky ed è assai simpatica come situazione, visto che effettivamente anche la mia di psiche se ne può convincere, visto le esperienze che ho vissuto sino ad oggi con lui, ti dirò come te e per essere d'accordo entrambi, che nel bel mezzo ci vedo Husky e ai due lati due omini, alieni, stranieri, chiamali come ti pare, se piace a te, piace anche a me e probabilmente anche ad altri.”Terminata la sua di spiegazione, il signor Robert invitò Fiammetta ad assaggiare uno dei suoi toast, dandone uno anche al siberiano e tenendone uno per se: aprì il frigo ed usci una bevanda tipica svedese non alcolica, prese dei bicchieri da uno sportello della stessa cucina e rivolgendosi a Fiammetta: “ Buon appetito, ti suggerirei di fare un assaggio, prima di finire del tutto il tuo toast nonché la bevanda; non mi offenderò se non dovessero essere di tuo gradimento e per come ti ho ben già detto, il frigo è pieno di ogni bene, puoi prendere tutto quello che più ti piace. Io ho il vizio di bruciacchiarli un pò di più i miei toast rispetto ad altri che ho mangiato in case altrui o nei fast food italiani.” Husky invece aveva già terminato il suo di toast e scodinzolando nei confronti di Robert stava aspettando il successivo e come al solito il signor Gheits, dopo aver riempito la sua ciotola di solo acqua e non Blåbärssoppa, non fece altro che accontentarlo ma a parlare fu nuovamente Fiammetta : “ Beh allora, se è come dice lei, se piace ad Husky, piace anche a me “ e cominciò a mangiare dopo il primo assaggio, il suo bel toast e, fra un boccone e l'altro, si complimentò con Gheits: “ ...ed è anche proprio buono” . Robert sorrise ancora una volta e promise che dopo aver finito i toast o sino a quando Fiammetta non fosse del tutto sazia, avrebbe passato prima l'unguento sulle ferite ormai cicatrizzate di Husky in maniera tale da istruire anche lei stessa, sul da farsi durante la serata con le ferite del cane, per il momento in cui sarebbe uscito con Livia e per come si erano accordati pochi minuti prima. Mentre il siberiano aveva consumato già il secondo toast, il signor Robert aveva iniziato a cibarsi del suo primo pan carré al prosciutto e formaggio, alternando ad ogni morso un sorso di Blåbärssoppa: quest'ultima nata come tipica zuppa svedese a base di ”mirtillo nero” veniva bevuta, perché ritenuta fresca e dissetante dal signor Robert ma non per come veniva realizzata una volta: acquistava della polvere che, liofilizzata un pò come il tè in polvere, unita all'acqua diventava un ottimo dissetante in estate, quando servita fredda e considerata anche parecchio energetica oltreché parecchio curativa per problemi gastrointestinali, almeno per gli americani; Robert beveva Blåbärssoppa quasi ogni giorno. Anche Fiammetta sembrava conoscere la bevanda ed anche lei non poté fare altro che ridire in quanto anche a lei piaceva moltissimo: ” Non la berrà Husky ma la bevo io come lei, in fondo siamo tutti uguali come dici tu Robert e, se piace a te...”, avendo colto al volo la volontà di Robert di smetterla con i metodi reverenziali ed utilizzati come se fra sconosciuti, ” ...piace anche a me !” Non appena Robert finì di consumare il suo di pasto e sentendosi abbastanza soddisfatto del suo pranzo chiese a Fiammetta di continuare a mangiare tutti i toast che la stessa avesse desiderato, di darne altri ad Husky se ne avesse chiesto ancora e di attenderlo finché non avesse ritrovato quella famosa foto della ” bella cucina” che aveva fatto tanto sognare anche Fiammetta, la sua psiche, la sua immaginazione e che aveva ritoccato tramite un semplice software per immagini sul computer: lasciò Husky e Fiammetta in cucina a continuare il loro buon pranzo, seppur già le 15:00 del pomeriggio; prima di lasciarli si preoccupò di preparare con dell'acqua fresca una nuova bottiglia di Blåbärssoppa che Fiammetta aveva tanto gradito e con sua grande sorpresa, considerato il suo sapore dolce e pastoso. Gheits fu di ritorno dopo dieci minuti e ormai erano rimasti sul tavolo solo quattro toast, Husky era rannicchiato a pancia in su mentre si lasciava vezzeggiare dall'altrettanta appagata Fiammetta dalla bevanda nordica e dai carrè non del tutto terminati, che lo stesso Robert aveva preparato per loro. ”Eccomi, non era una sola la foto che avevamo provato ad analizzare con il signor McKone prima ancora mi lasciasse la casa in affito ma due: entrambi sono state alterate in maniera semplice ed automatica quanto nel contrasto tanto nel livello”, così dicendo mostrò a Fiammetta però solo una delle due di foto circa i forestieri in cucina, trattata in maniera automatica solo in termini di contrasto: Dopo una prima svista della stessa, invitò Fiammetta ad accomodarsi in divano per colloquiare ancora un pò sulla stessa ma anche per offrirgli del caffè freddo, decaffeinato, come sempre. Rimasero ad interloquire sulla foto sino a quando per Robert non venne l'ora di prepararsi per andare all'appuntamento con Livia nei pressi del piano Karla, nei dintorni del ponte Djurgården e sulla stessa barca dove si erano incontrati per l'unica volta l'anno precedente. Robert: “ Era buon il mio solito pasto?” Fiammetta: “Certamente si o quantomeno sembra essere più buono il toast quando bruciacchiato come il suo rispetto a quelli che fanno in Italia e poi, malgrado sia non tanto usuale berne durante il giorno, la Blåbärssoppa a pranzo è stata veramente eccezionale.” Robert, facendo cenno alla bottiglia in metallo in cui teneva il suo decaffeinato, invitò Fiammetta a prenderne quando di più ne volesse poiché praticamente privo di caffeina, nulla mutando rispetto al normale caffè: ”è freddo ed ancora più buono se è come quello normale”, Fiammetta accettò volentieri un bel bicchiere di decaffeinato da parte di Robert mentre questo riportava le due foto in cucina e riprendendo la discussione al ritorno: ”che ne pensi adesso Fiammetta ?” Fiammetta: ”Vedo di nuovo e molto meglio due alieni, non saprei definirli in altra maniera perché mi hanno insegnato, come hai ben detto, a chiamarli in tal maniera, con Husky, se me lo permetti, nel bel mezzo delle due figure .” Robert non poté fare a meno che spiegare a Fiammetta che negli ultimi due anni a Stoccolma, aveva avuto diverse esperienze, alquanto anomale, rispetto agli anni passati: la prima con Livia, convinta che i mosaici così famosi fossero del tutto un falso o che fossero il risultato del viaggio del tempo degli alieni o degli umani, ovviatosi che potessero essere anche gli umani nel futuro, dando vista all'immaginazione e all'orizzonte temporale quanto più possibile; la seconda di avere incontrato Husky e la terza, che poi si legherebbe perfettamente con le teorie di Livia, circa il legame che Fiammetta aveva intravisto fra Husky al centro del disegno ligneo con quelle due figure anomale, che allo stesso tempo per come prodotto da input massivi, richiamavano in maniera assai coerente quanto era stato definito verbalmente, quindi cognitivamente, con il termine di “alieni” . Robert: ” Sarà anche questo il risultato del destino o fato probabilmente, se ci credi, magari i mosaici falsi si legano ai due alieni e al ritrovamento di Husky?! Penso sia così, le cose, in questo mondo, accadono e giammai per caso nella mia opinione di vita nel 2013 .” Fiammetta: ” I mosaici di Piazza Armerina sono un falso? Ma cosa dice? Sono così famosi in tutto il mondo, credo li conoscano anche in Armenia! Armerina o Armenia, Robert ?” Robert: ” Ah, i giochi di parole mi sono sempre piaciuti! Di Piazza Armerina, non dell'Armenia, Livia è convinta siano un falso, bensì d'autore, che oltre ad attrarre turisti, pare abbiano avuto, se fosse vera la sua teoria, un ruolo diverso negli anni e incrociandosi a sua volta con altre tematiche assai interessanti su cui mi ero promesso di scrivervi dei libri: magari nei prossimi mesi comincerò meglio ad affrontare la questione e, tralasciando i mosaici, non credo nemmeno agli alieni in quanto tali ed in cucina; avrei in altra maniera buon modo e tempo di spiegarti perché siano proprio in casa mia e per quale motivazione si leghino con il non casuale incontro con Livia “. Fiammetta: ”Ma perché pensi di avere incontrato Livia non per caso?“ Pensi ci sia qualcuno ti perseguiti in qualche maniera? ” Robert: ”Certamente no, credo bensì in altre ben più difficili teorie che ti ripeto, dovrei avere il tempo di scrivere magari nei prossimi mesi per meglio chiarire la questione: in breve, con le nostre poche chiacchiere, nulla si risolverebbe né per te né per altri: credo ci sarebbe poco da capire in qualcosa che merita d'essere esplicato nella giusta maniera e con il giusto tempo”. Fiammetta: ”Ma almeno è bella questa Livia? Come vi siete conosciuti? ” Robert: ”Ci siamo conosciuti per caso nel suo ultimo giorno di vacanza a Stoccolma; accettò di bere un caffè con me e semplicemente perché aveva capito fossi italiano: nutriva il desiderio di parlare la nostra lingua, dopo il suo periodo di vacanza qui a Stoccolma, città che adora e che quest'anno, come si era ripromessa l'anno scorso, è tornata a visitare, anche se probabilmente per pochi giorni: gli avevo promesso i libri di cui ti ho detto ma non ho trovato il tempo per scriverli e scrivere purtroppo può essere un hobby per chi necessità di lavorare e sopravvivere”. Fiammetta: ”Ah, ho capito. Penso sia normale per due persone che s'incontrino per caso, malgrado io sia ancora una ragazzina come ben vedi, trovare un argomento su cui parlare: lei avrà trovato il suo di argomento, magari per incuriosirti un pò di più. Mi sa anche che era troppo bella per ricordarla ancora, giusto Robert ?“ Anche Fiammetta non si stava sbagliando e Robert ricordava benissimo che malgrado non volesse far intendere nulla a Livia non ci fu alcuna maniera per prendere parola ed iniziare motu proprio un discorso, di fatto era stata poi lei ad impressionare Robert: ” Si, rimanga fra di noi, era troppo bella e se proprio lo vuoi sapere, nello spiegarmi perché i mosaici fossero un falso, mi ha letteralmente stupefatto e alla fine letteralmente lasciato seduto su una coffe-bar di Stoccolma nei pressi del ponte per stupirmi definitivamente sin dal momento in cui si era presentata nonché nella maniera in cui é sparita per ritornare in Italia. Tutt'ora sono alquanto sorpreso del fatto che ancora abbia il mio numero di casa a Stoccolma che lei stessa mi chiese l'anno scorso e che, a distanza di circa un anno, mi abbia richiamato per darmi appuntamento a stasera nel posto in cui ci siamo incontrati la prima ed unica volta: questa sarebbe in pratica la nostra seconda serata.” Fiammetta: ” Allora non ho capito male, mi sa che ti è piaciuta tanto e non vedi l'ora d'incontrarla! Io rimarrò con il cane per come promesso ed anzi se vuoi cominciare a farti bello per il tuo incontro, io magari faccio vedere questi famosi documentari, se sono in onda, ad Husky e a cui tanto piacciono, se per te va bene; in altra maniera, cercherò delle alternative perché come ben sai, documentari o meno, con me non si annoierà mai del tutto.” Robert: “Per me va bene. Vado nella mia camera per iniziare a sistemarmi: tu fai come ti pare, documentari o meno, la TV gli piace poco se non per quei documentari di cui ti ho già detto ma che si trovano nel videoregistratore praticamente distrutto. “ Robert, si alzò dalla sedia per andare nei pressi della sua camera con bagno a prepararsi per il suo secondo incontro con Livia; Fiammetta invece cominciò a giocherellare con Husky prima di prendere in mano i telecomandi con cui tentare di far partire i programmi di Husky e che il signor Robert aveva registrato solo per lui sull'unico videoregistratore: voleva raccontarla lui, il signor Robert, quasi fosse una favola e come aveva già fatto, il documentario ad Husky, a modo suo e per come la pensava veramente, considerato il non funzionamento dell'apparato di registrazione, convinto anche del fatto che cane o meno, comunque continuava ad esserne convinto, sicuramente non avrebbe compreso. Fiammetta, mentre il videoregistratore a quattro teste made in Italy da azienda romana mangiava e rovinava definitivamente il nastro del video con cui avrebbero dovuto indottrinarsi da lì a poco, cominciò ad ammirare e a fissare gli occhi di Husky: il loro celeste azzurro, indefinibile armonia dello spettacolare produzione animale e dell'arte della natura, della creazione sinaptica che in un attimo produceva quel brivido gelido sul suo corpo ben surriscaldato in una delle tante calde giornata di fine Luglio a Stoccolma. Il suo muso leggermente affilato, i colori del suo corpo sul grigio, nero e bianco, lui in mezzo ad uno sterrato con della gelida neve e lei con lui a piedi nudi sul terreno: l'ottimo ristoro per chi si trovasse, anche se in Svezia in una di quelle giornate afose ed in cui visibilmente Fiammetta percepiva il calare sulla sua fronte di gocce di sudore per la calura estiva che giungevano sino alle labbra, assaporandone il sapore salino; rimediava solo nei suoi pensieri pensando al suo Husky in tutt'altra situazione. Impassibili, entrambi si osservavano, in un calarsi intentamente in un colloquio ove le proprie sinapsi chimiche ed elettriche parve si stessero a mescolare fra di loro sino a raggiungere quella combinazione esatta, in cui entrambi, telepaticamente, condividendo esperienze diverse, dal freddo siberiano invernale di Husky al caldo svedese di Fiammetta e ove un cane, considerate le sue particolari capacità di resistenza termica stava consolando la sua Fiammetta. Robert prima d'iniziare con una bella doccia i suoi preparativi all'incontro con Livia, sentì Fiammetta di nuovo canticchiare aldilà della sua camera con bagno e intravedendola abbastanza sudaticcia, decise di azionare il suo condizionatore d'aria di nascosto, anch'esso di marca italiana, Argo: cantava un brano dei Rolling Stones e tutto ciò mentre lo stesso Gheits cercava della musica da sentire sotto la sua bella doccia fredda, per calmierare a modo sua le temeperature svedesi e che lo ispirasse nella stesura del libro che aveva promesso a Livia, quanto meno nei suoi pensieri. Aveva provato ad accendere la TV ma provava quella sensazione che nel controspionaggio chiamano “contromisura”, con cui taluni sarebbero in grado di sviluppare, fra tante altre possibilità, la condizione necessaria per distogliere un soggetto da questo o quell'intento, anche intervenendo fra due interlocutori, sapendo di poter controllare sinapticamente almeno uno dei due in condizioni di vulnerabilità o in altrettanta maniera a far si che quell'input d'induzione massiva, nel caso di Robert la ricerca di qualche pezzo musicale da sentire, “ non piacesse più di tanto”: più che altro provava quella sensazione di “ essere annoiato” dovuta a coartazione esterna ed anziché accendere un pò la TV, pensando che questa sarebbe stata molto più eccitante come esperienza rispetto alla radio, si decise invece di ascoltare la prima di radio trovata su internet, forse per quel famoso destino a cui credete tanto, Radio 101.1 o meglio Radio Kone, in Lubbock, Texas, che alle 17:16 di Stoccolma, trasmetteva “ Blue on Black” di Kenny Wain Sheperd. Robert rimase ad ascoltare per un pò prima di decidere cosa scegliere, nel dubbio fosse stato libero o meno: mentre pensava, l'immagine proveniente dalla sua radio sul pc s'era fermata, sull' ultimo brano “ Running with the evil” di Van Halen, già terminato e nemmeno ascoltato per i tanti pensieri che lo distoglievano dall'ascolto e poi sola e troppa pubblicità, tutta in lingua inglese, con il tipico slang americano e con il recondito dubbio che susseguiva a quello che già di per se lo assillava riguardo la sua persona: “ Erano liberi? Sopratutto andava bene come sottofondo? “ Si fermò a riflettere ancora sinché la magia di certe note, quelle canticchiate da Fiammetta, così come lo aveva quasi stregato nei giorni passati e malgrado l'avesse sentita chissà quante migliaia di volte, spenta la radio, cominciò a ricercarla su internet e con il solo fine di risentirla almeno una e più volte: era di nuovo Fiammetta ad avere la meglio sul suo atto volitivo e che suggeriva il motivo da sentire sotto la doccia ed era stata di nuovo lei a darle ulteriore spunto per il libro ed i libri che avrebbe scritto in seguito. “Il brano musicale Sympathy for the devil apparve per la prima volta nel 1968 nell' album Beggars Banquet e, prima ancora di criticare, meglio analizzare coincidenze e deduzioni di quanto ci sia di gratuitamente accessibile massivamente”, Robert offriva il testo tradotto e che avrete sentito chissà quante migliaia di volte, “nella speranza di dare qualche delucidazione in più rispetto a quanto voi non abbiate immaginato o pensato, ascoltandolo sino ad oggi: “Please allow me to introduce myself, I'm a man of wealth and taste, I've been around for a long, long year: stole many a man's soul and faith and I was 'round when Jesus Christ had his moment of doubt and pain;made damn sure that Pilate washed his hands and sealed his fate. Pleased to meet you, hope you guess my name, but what's puzzling you is the nature of my game,i stuck around St.Petersburg,when i saw it was a time for a change: killed the czar and his ministers,Anastasia screamed in vain; I rode a tank,Held a general's rank when the blitzkrieg raged and the bodies stank. Pleased to meet you, hope you guess my name, oh yeah,ah, what's puzzling you,is the nature of my game, oh yeah; I watched with glee while your kings and queens fought for ten decades for the gods they made. I shouted out, "Who killed the Kennedys?", when after all it was you and me. Let me please introduce myself, I'm a man of wealth and taste and I laid traps for troubadours who get killed before they reached Bombay. Pleased to meet you, hope you guessed my name, oh yeah but what's puzzling you is the nature of my game, oh yeah, get down, baby. Pleased to meet you, hope you guessed my name, oh yeah, but what's confusing you, is just the nature of my game, just as every cop is a criminal, and all the sinners saints. As heads is tails just call me Lucifer 'cause I'm in need of some restraint. So if you meet me,have some courtesy,have some sympathy, and some taste, use all your well-learned politesse or I'll lay your soul to waste, um yeah.Pleased to meet you,hope you guessed my name, um yeah...but what's puzzling you is the nature of my game, um mean it, get down: Woo, who; oh yeah, get on down, oh yeah, oh yeah! Tell me baby, what's my name, tell me honey, can ya guess my name, tell me baby, what's my name I tell you one time, you're to blame, ooo, who, ooo, who, ooo, who, ooo, who, who, ooo, who, whoooo, who, who, ooo, who, who. Oh, yeah, what's me name, tell me, baby, what's my name, tell me, sweetie, what's my name, ooo, who, who. Ooo, who, who. Ooo, who, who.Ooo, who, who.Ooo, who, who. Ooo, who, who. Ooo, who, who. Oh, yeah ! Di traduzioni ne troverete a migliaia così come d'idioti sempre pronti ad ossequiare il loro limitato cogitare per le loro di migliori limitate deduzioni, unica risoluzione che il “ terzo remote controller” abbia saputo utilizzare negli anni per mantenere la propria posizione di stampo criminale e sempre tramite il controllo sinaptico, quanto meno sino ad oggi”, visto che possibilmente anche quanto Robert intendeva scrivere poteva essere vulnerabile rispetto agli stessi nonché all'anzidetto controllo sinaptico: non offriva alcuna altra traduzione che differisse in realtà da quella degli altri, se non per piccoli particolari e termini che sarebbero stati intesi e compresi per diversi contenuti che sino ad allora erano stati lasciati al verbo in una maniera non consona al testo stesso e, a differenza di queste ultime, offriva delucidazioni che, come in ogni cosa possa definirsi quale risultato di anni ed anni di controllo sinaptico e spionaggio, riporti qualche verità in più non del tutto compresa sino ad oggi. “Per piacere lasciate che mi presenti, sono un uomo di grandi ricchezze e saggio, sono stato in giro per lunghi, lunghissimi anni, ho rubato a molti uomini la fede e la speranza e c'ero anch'io, lì in giro, quando Gesù Cristo sulla croce ha avuto il suo momento di dubbio e dolore, Pilato, in realtà nell'altro mondo, quello fonetico e delle più sofisticate spie, Pilato, in lingua inglese, si lega al termine “PILOT” che significa esattamente “pilota” ma ogni cosa deve avere necessariamente la propria trattazione e nel momento più opportuno ed in altri testi a venire” che Robert programmava e cogitava pian piano, “che lavò le sue mani e segnò il suo destino, ho fatto la sua condanna con certezza. Piacere di conoscervi, spero che intuirete il mio nome, oh yeah, ma ciò che vi lascia perplessi è la natura del mio gioco: ero bloccato in giro per San Pietroburgo quando vidi che era il momento di un cambio epocale, si fa certamente menzione alla Rivoluzione di Febbraio in Russia nel 1917 che portò alla caduta del regime zarista, circa 1917 anni dopo la morte di Gesù Cristo, ho ucciso lo zar ed i suoi ministri e Anastasia, una delle figlie dell'ultimo zar di Russia Nicola II Romanov, su la di cui morte si è dubitato sino ad anni recenti, urlò invano. Ho cavalcato un carro armato ed ho avuto anche il rango di un generale , quando infuriò la guerra lampo e i corpi puzzarono; la guerra lampo venne solo teorizzata in Germania dal 1914 in poi ma venne messa in atto solo durante la seconda guerra mondiale, ci troviamo quindi già almeno nel 1940, all'epoca in cui la “panzer division” tedesca veniva supportata dai bombardieri Stuka; il riferimento invece al rango di generale è certamente da ricollegarsi a Erich von Manstein, generale tedesco, Feldmaresciallo dal 1942, nato con il cognome FritzErich von Lewinskij. Piacere di conoscervi, spero che intuirete il mio nome, oh yeah, ma ciò che vi lascia perplessi è la natura del mio gioco, oh yeah , who who who who who who, cominciando da questo momento una sequenza interminabile, anche in sottofondo ed al ricominciare della strofa successiva, con significato specifico e che non è il seplice woo wooo, oppure wu wuuu, ma Who, quale “Doctor Who”: serie televisiva britannica, la cui prima puntata, An Unearthly Child , Un Bambino Soprannaturale, se vi piace anche il suo sinonimo, anche extraterrestre, non di questa terra, andò in onda sulla BBC TV il 23 Novembre del 1963, un giorno dopo l'assassinio di J.F.Kennedy; il dottor Who utilizza solitamente nei suoi telefilm, come macchina del tempo, la TARDIS che nient'altro sarebbe che la police box , ossia una cabina telefonica addetta all'utilizzo delle sole forze di polizia inglese. Io guardai con gioia mentre i vostri re e le vostre regine lottarono per cent'anni per gli dei che loro stessi avevano creato: dal 1940 si ritorna alla guerra dei cent'anni, nel XIV secolo d.C. , nel conflitto tra il regno d'Inghilterra e quello di Francia; un pò proprio come il dottor Who e con qualche riferimento esplicito e non casuale oltre che a Giovanna D'arco anche al successivo scisma d' occidente, quando papa Urbano VI trasferì la corte papale definitivamente da Avignone a Roma nel 1378, i francesi non accettarono la decisione e nominarono un antipapa, Clemente VII. La divisione tra le due curie spaccò in due l'Europa intera, poiché, mentre la Francia e i suoi alleati si posero sotto il papato avignonese, gli altri stati, ed in particolar modo l'Inghilterra e i suoi alleati, preferirono essere d'obbedienza romana. Le divisioni politiche che avevano dato inizio alla guerra dei cent'anni, tramandatesi come tali per la loro durata ma complessivamente compiutesi per un periodo di tempo pari a 116 anni, si estesero anche sul piano religioso. Who who who who who who. Gridai:"Chi uccise i Kennedy?" quando dopo tutto eravamo io e tu, who, who, who, who , i versi ora ritornano al 1963, anno della morte di John Fitzgerald Kennedy e al 1965, anno in cui venne invece assassinato Robert Kennedy, ferito a morte durante la serata di festeggiamenti per la vittoria delle elezioni conseguita nelle primarie in California fra il 4-5 Giugno e deceduto successivamente a causa di ferite mortali il successivo 6 di Giugno. La parola Kennedy venne cambiata al plurale appositamente dopo l'infausto evento e durante le prime registrazioni del brano, mentre era invece dedicata inizialmente al solo JFK. C'è un collegamento non esplicito con versi precedenti circa la rivoluzione di Febbraio in Russia e la guerra dei cent'anni con il modello di autovettura in cui viaggiava il 35° Presidente degli Stati Uniti D' America, Limousine SS - 100 - X, il giorno in cui venne assassinato: il 22 Novembre del 1963, l'autovettura del Presidente durante il corteo in pubblico era stranamente sprovvista dei tetti in plexiglas e vinile che lo avrebbero potuto salvare dalle pallottole mortali. Il riferimento all'autovettura e ad eventi più importanti che Mr Jagger avrebbe potuto trattare nelle sue strofe rispetto alla Rivoluzione di Febbraio in Russia, a titolo esemplificativo anche il I° conflitto mondiale rispetto ad altro ancora deve decisamente farvi riflettere. C'è ed è evidente il collegamento con la parola “czar” che troverete solo e necessariamente in lingua inglese e che può tranquillamente intendersi come parola in codice “ car-z” ed ove Z, con esplicito riferimento d'ispirazione ad Albert Einstein, indica la Z di quest'ultimo nel suo aforisma “ Se A è uguale al successo, allora la formula è: A uguale a X più Y più Z, dove X è il lavoro, Y il gioco, Z il tenere la bocca chiusa “. Esiste anche conferma nel termine tedesco, applicando il principio di Babele di cui Robert avrebbe poi spiegato in seguito nei suoi libri, tanto nel suffisso “stein” di “ Ein Stein” che significa “ una pietra” e non a caso “ rolling stones “ è letteralmente tradotto come per “pietre rotolanti”, quanto e a sua volta di nuovo collegato indirettamente con il secondo cognome del feldmaresciallo Von Manstein, il cui termine “man-stein” e sempre per quel principio di babele , “uomo pietra”. Per piacere lasciate che mi presenti, sono un uomo ricco e saggio e ho teso trappole per dei trovatori che sono rimasti uccisi prima ancora di giungere a Bombay, who who who who who who: anche in questo caso il riferimento ai trovatori non è relativo al soggetto medioevale nell'atto del poetare ma nel suo essere inteso verbalmente come “ colui che trova” o meglio ancora nelle intenzioni del “ terzo invisibile” come “ colui che viene trovato”; c'è un riferimento esplicito tanto all'impossibilità che il reale assassino di JFK sia stato realmente Lee Harvey Oswald che venne trovato con un fucile e dei proiettili al sesto piano della famosa “Texas School Book Depository” quanto al successivo omicidio da parte dello stesso Lee Harvey Oswald dell'agente di polizia J. D. Tippit, circa 45 minuti dopo l'assassinio del Presidente ed infine con la stessa morte di Lee Harvey Oswald, ucciso per mano di tale Jack Ruby, prima ancora potesse investigarsi circa l'omicidio del 35° Presidente degli Stati Uniti d' America. “Prima ancora di giungere a Bombay”: il riferimento è pertanto completo se in relazione ai trovati e ai trovatori se considerate che non possa esistere alcun riferimento logico fra quest'ultimi d'epoca medievale con la metropoli di Bombay, oggi Mumbay: è ovvio quindi che il termine trovatori non facesse riferimento al “ trovatore medievale “; c'e più di un doppio senso nello stesso termine e alla stessa maniera, Bombay, vada letto per quel principio di Babele, per cui “Bom -Bay” sia per Mr Jagger, consapevole o meno dell'omicidio del Presidente, quindi “ancora prima di arrivare alla verità”, poiché il termine “ bom”, foneticamente “boom” , indica solitamente la fase dello sparo mentre “bay” se in riferimento a John Fitzgerald Kennedy non può che collegarsi all'unica “ bay ” con cui lo stesso ebbe a che fare ovvero la crisi della Baia dei Porci. Piacere di conoscervi, spero che intuirete il mio nome, oh yeah, ma ciò che vi lascia perplessi è la natura del mio gioco, oh yeah , who who who who who who ; spero che intuirete il mio nome, oh yeah, ma ciò che vi sta confondendo di più è la natura del mio gioco, oh yeah , who who who who who who. Semplicemente come ogni poliziotto è un criminale, in realtà il riferimento non è solamente al dottor Who e alla famosa cabin box, e tutti i peccatori sono dei santi, il riporto è esplicitamente indirizzato ad ogni criminale che rispetto al poliziotto, non della sola cabin box, è un santo, come quando giocate a testa o croce, posso chiamarmi anche Lucifero: è del tutto ironico il voler congiungersi al fatto che il gioco sia stato definito verbalmente in tal maniera e non in altra negli anni e che la croce, solitamente simbolo da legarsi al Gesù Cristo sia da differenziarsi alla testa che in questo caso rappresenterebbe Lucifero, quanto meno per l'artista e nel più recondito significato di controllo sinaptico, metodica limitata a sua volta ed imposta massivamente, poiché ho solo bisogno di un pò di autocontrollo, who who who who who who, così se dovessimo incontrarci abbiate solo un pò di cortesia, simpatia e anche raffinatezza. Esiste un preciso riferimento al buon gusto ed una più profonda significazione assai legata al fatto che il soggetto della canzone ami letteralmente mangiare prelibatezze e come da buongustai, who who who who who who; usate tutte le vostre ben studiate buone maniere o manderò la vostra anima in rovina, um yeah, who who, ma ciò che vi lascia perplessi è la natura del mio gioco, tu lo capisci, stai giù, who who who who who, oh yeah, stai giù, who who,oh yeah, oh yeah! Dimmi bambino, qual'è il mio nome? Dimmi tesoro, qual'è il mio nome? Io te lo dico una volta sola, tu sei da incolpare, il riferimento ovviamente è al poliziotto rispetto ai santi, who who who who , oh yeah! Qual'è il mio nome? Dimmi bambino,qual'è il mio nome? Dimmi tesoro, qual'è il mio nome? Who who who..oh yeah ! Robert, terminata la sua doccia, iniziò a cercare gli indumenti che avrebbero dovuto onorarlo dinanzi alla bella Livia durante la loro serata: dall'altra stanza, stranamente nulla si udiva di quella monotona nota dei documentari che tanto avevano incantato Husky sino ad allora, piuttosto il giocherellare di Fiammetta con il docile quadrupede al suo fianco; l'incontro con Miss Tauto diventava sempre più vicino e anche più concreto in termini di contenuti per i suoi libri e di certo anche grazie a Fiammetta. Interruppe i giochi fra i due il signor Gheits “ Cosa suggerisci d'indossare per stasera Fiammetta ? “, si udì dalla stanza di Robert e Fiammetta sorridente come sempre, già contenta e felice d'aver ritrovato il suo amico rispose al signor Robert: “ beh, pensa all'ultima volta che vi siete visti, a com'era vestita lei e a come si vestirebbe oggi, anche se poi non sembri tanto facile prevederlo, visto che non la conosci proprio così tanto bene e malgrado ti abbia rivelato così tanto su di lei, credo proprio che non sarà l'abito a fare il monaco stasera. “ Robert: “ Beh allora cercherò d'essere quanto più me stesso” e sempre urlando: “ Non ci sono i famosi documentari in TV, ti ho sentita cantare poco fa !” Fiammetta: “ Credo che il suo vecchio videoregistratore abbia smesso definitivamente di funzionare e credo proprio che di documentari sulla globalizzazione in questo momento in TV non c'è ne siano per niente: non si accende proprio, ho provato anche a riagganciare tutti i circuiti ma niente.” “E' andato...”, fra sé e sé Robert: lo aveva già immaginato che il suo unico videoregistratore a quattro teste sarebbe durato poco ma Husky era e sarebbe stato comunque in buona compagnia. Rimaneva solo il quesito su cosa indossare: la tenuta panamense, sin troppo ridicola, indossata durante il film Rocky, doveva pertanto optare per qualcosa di più alla moda e declinò subito all'idea del vero e proprio abito da sera; odiava i vestiti, questi completi che ti fanno un tutt'uno nelle serata di gala e malgrado potesse diventarla una serata importante, optò invece per un jeans di colore blu con degli strappi, delle lacerazioni sul fondo, provocate da delle scarpe da lavoro, un paio di semplici scarpe da tennis, comode per il passeggio e per fare quello che aveva sempre fatto a Stoccolma, il turista: il tutto adornato da un gilet ed una maglietta acquistata da poco con una scritta in svedese che ancora non aveva tradotto ma che per il prezzo pagato sembrava essere di marca e pregio per le famose svedesi che il suo professore gli aveva promesso a lezione: purtroppo, seppur con ironia, doveva incontrare la sua bella italiana Livia ed i suoi misteri. X “Misteri o segreti ?”, si fermò non appena finì d'indossare gli indumenti che aveva scelto: tacque. Non sentiva nemmeno e non li considerava come udibili e considerabili Fiammetta ed Husky nell'altra stanza: rimase fermo a pensare per almeno una decina di minuti e a riflettere su quanto gli era accaduto sino ad allora e su come le cose stessero procedendo e per sua opinione non si considerava così bello e fenomenale da poter avere l'occasione di rivedere la bella Livia necessariamente un anno dopo a Stoccolma e non poté abbandonarsi ai soli pensieri idioti che sino ad allora lo avevano sfiorato, uno fra tutti, l'aver intravisto nella sua camera il quadro di Miranda con il volto di Livia e totalmente nuda con un rigolo di sudore, del ghiaccio e per come dipinta, nel bel mezzo del deserto senegalese, di cui al titolo dello stesso quadro Miranda nelle sabbie del Lompoul . Il quesito ebbe una risposta non dal pensiero del signor Robert ma dal telefono che squillava in camera sua e che interrompeva il suo lungimirante momento di lucidità : “Si, va bene, allora va bene per le nove, al solito posto, ciao. “ Era Livia, anzi era “wonder woman” che nuovamente, a distanza di più dell'anno trascorso, chiamava di nuovo il signor Gheits, proprio quando stava a dubitare un pò su tutto e a porsi degli interrogativi che nella vita normale, in vere e proprie condizioni di libertà, erano da ritenersi come normali; bella per quanto era la stessa Livia e per come rintontito nelle sue fascinose rimembranze e dal quadro dinanzi ai suoi occhi, dal fascino così carnale, annuiva e confermava l'appuntamento per le nove ma non i suoi dubbi: “ vedi tu che coincidenza, io comincio a dubitare di me stesso e di chi devo incontrare e di ciò che mi racconta e questa mi chiama un secondo dopo per confermare l'appuntamento stesso; mi ha già sconvolto diverse volte l'anno scorso, perché non dovrebbe ricominciare anche quest'anno?” Era spuntata e sparita nel nulla, aveva rivelato a Gheits qualcosa che malgrado l'evidenza lasciava dei dubbi circa la possibilità di viaggi spazi temporali ma sopratutto Livia aveva mantenuto di certo la sua di promessa, Robert invece non aveva proprio scritto nulla se non nei suoi pensieri, sebbene avesse studiato per almeno un mese su tali mosaici, in tutte le loro raffigurazioni e non solamente circa la stanza delle donne in bikini ma su tante altre anomale faccende per cui se ci fossero state divergenze di opinioni o idealismi, allora Robert nei suoi libri da scrivere per Livia ne avrebbe avuto di diversi e tanti altri ancora di contraddizioni su cui discutere. Si sedette sulla propria sedia nella sua camera per riflettere su quell'ennesima volta in cui Livia l'aveva sconvolto: aprì il proprio mobile sotto la TV e ne tirò fuori del whisky invecchiato da tre anni che annacquò con del caffè del giorno prima, nella tazza del vicino comodino; un primo sorso andò via solo ripensando alla telefonata ed un sottile fischio cominciò a pervadere le sue orecchie: cosa strana, se quel fischio arrivava dopo la telefonata improvvisa della bella e sconosciuta Livia, la troppa musica, forse, rifletteva il signor Gheits. Si era già vestito ed aveva confermato tutto ad una che l'aveva praticamente scioccato mentre le sue di orecchie cominciavano ad " ascoltare " il suo mondo e le sue vicende : il caffè freddo corretto con del whisky d'estate a Stoccolma di certo non fa male a nessuno ma si fermò al primo sorso, avrebbe dovuto guidare la sua Aston Martin per raggiungere il piano Karla e di certo berne ancora non avrebbe reso lucida ed affidabile la sua guida. “Una donna o una spia?”, il fischio immediato dopo la telefonata, il caffè blando di whisky ed il totale disinteresse per Husky e Fiammetta nell'altra stanza: calde labbra sfioravano tazzine ghiacciate e rivendicavano un caffè al whisky che ora sapeva di neve, quasi come nelle abitudini svedesi, correggere con dell'alcool ogni bevanda durante il giorno ma per Robert, in piena estate, la necessità di bere quel sorso non era per niente stata data dal freddo in quel momento; “le belle donne fanno degli scherzi, le spie in particolar maniera, un peculiare effetto sugli uomini”, ammesso e concesso che Gheits non si era ancora scatenato nelle sue possibilità intellettive da spia, se Livia lo fosse stata, rispetto a chi di quoziente intellettivo malgrado la bellezza, ne aveva poco giacché anche Robert sapeva il fatto suo ed i suoi tempi di reazioni erano piuttosto lenti tanto quanto le sue attitudini relazionali. Era solito rispettare poche regole in tali casi: il prossimo, anche il più d'idiota, è sempre meglio di te; le donne hanno sempre qualcosa in più per l'uomo, pertanto spia e lascia spiare ed in poche parole lasseiz faire. Poche leggi che lui stesso si proponeva da una vita e avrebbe saputo del suo amico o nemico e del tinnito alle orecchie, prima di mandarlo totalmente alla deriva: Robert aveva capito tutto e del suo Husky gli fregava ben poco forse in quel momento, stava cambiando d'animo, era lui, era Robert Gheits a Stoccolma, là dove consegnano i Nobel. "Ma perché non mi ha lasciato il suo numero di telefono invece di telefonare di nuovo?", questo fu il primo quesito di Robert all'assalto del suo whisky ora senza più caffè, mentre il suo ben conosciuto acufene continuava, contrariamente a quanto si era ripromesso di non fare in quanto avrebbe dovuto guidare. "Strano, ora non vado più al Piano Karla", disse ad alta voce prima, poi ancora fra sé e sé e con gran convinzione, mentre l'alcool di certo rendeva la situazione ancora più veritiera, " non vado più", 35 euro in corone svedesi si perdevano in un whisky invecchiato tre anni; “semplicemente non vado più”, sorseggiando ancora con gusto, “altro che scecherato e non mescolato”, era nella stato più rude, di color giallo chiaro e anche di scarsa qualità, a suo malincuore per il prezzo con cui lo aveva pagato. Di nuovo, come se in lontananza ancorché le cuffie, la musica, il whisky, l'acufene, sentì il telefono suonare ancora una volta ed un sorriso, quello fra i più disgraziati mai visti ad uno che viveva di poche regole, spuntò all'improvviso sul suo labbro e sempre ad alta voce, a porta chiusa per non farsi sentire nell'altra stanza dove bivaccavano Fiammetta ed Husky, ”vuoi vedere che è di nuovo lei?” Era ancora Livia e come pochi minuti prima, richiamava di nuovo e dall'altra stanza Fiammetta urlava: " Robert, al telefono e... non bere troppo; non dimenticare i documenti ed il tuo borsellino che è ancora in cucina con gli alieni ", sentiva puzza d'alcool dall'altro lato; Robert rispose al suo telefono e sentì la voce di Livia, ora tremola e l'acufene che si abbassava improvvisamente. "Dimmi, altri particolari che non conosco? " , rispose il signor Robert. "Si, il mio numero di cellulare è il seguente mentre l' IMEI è questo ...., ci vediamo alle 19.00 ." Robert, chiuse il telefono ma non si era più scioccato stupidamente come le altre volte, era sempre più convinto delle sue di opinioni: “allora ora posso andare, numero di telefono ed IMEI, che donna, sa anche dell' IMEI e se sa dell' IMEI sa anche della triangolazione goniometrica per localizzarsi la sua di posizione quanto la mia: eccola wonder woman ritorna sui suoi passi e nell'altra stanza l'altra di wonder woman sa cosa sto facendo.” Senza nulla muovere e nulla fare era giunto al suo traguardo, il suo obiettivo: era una potenziale spia ed il suo gioco era stato fatto nel migliore dei modi grazie al whisky da 35 Euro in corone svedesi; al suo "no" all'appuntamento, nulla questa sapendo, aveva richiamato e aveva risposto e aveva dato dei dettagli o dei particolari che più si confacevano quali risposte ai suoi personali dubbi: il suo numero di telefono comprensivo di IMEI; era una spia, stupida ma tale, consapevole o meno, nel dubbio ne acquisiva tutte le sembianze. E Fiammetta dall'altra stanza intonava il suo nuovo motivetto e Robert, seppur preso dai suoi pensieri e da quanto stesse a contorno del suo appuntamento, ascoltò per intero la melodia nuova, quasi tutto fosse dettato da quell'acufene: “ I love you Marianna, i love you Marianna, Marianna you love me; i love you Marianna, i love you Marianna, Marianna you love me. I love you Marianna, i love you Marianna, Marianna you love me; i love you Marianna, i love you Marianna, Marianna you love me. Sur le rives de la Seine, sur le rives de la Seine, mon amour dans le bateau mouche! Tu espèrais la ciguena, tu espèrais la ciguena, ma porque relatas eso à mi, tu espèrais la ciguena, tu espèrais la ciguena ma porque relatas eso à mi. Sur le rives de la Seine, sur le rives de la Seine, mon amour dans le bateau mouche! Sur le rives de la Seine, sur le rives de la Seine, mon amour dans le bateau mouche! Percorrendo Bari- Enna, percorrendo Bari-Enna, sulla strada ho incontrato te. Hast du ein swag enstpann, hast du ein swag enstpann, swag enstpann, alles gute! Sur le rives de la Seine, sur le rives de la Seine, mon amour dans le bateau mouche! Ohhh Marianna, ohhh you love me, ohhh Marianna, ooohhh you love me, ohhh Marianna, oooohhh you love me .” Robert rivolgendosi ad alta voce verso Fiammetta nell'altra stanza: “Ma cosa canti adesso ?” Fiammetta dopo aver sorriso e sghignazzando per più minuti: "Niente, era una canzone che cantava sempre una mia amica in Sicilia mentre cucinava e pensando alla sua di cucina m'è venuta di cantarla ad Husky, perché? Poi, fra tutto, su questo canale televisivo, Tele Mit Rock In, dopo averla iniziata a canticchiare è andata in onda anche su questa emittente televisiva ma con il fermo immagine su quella che sembra essere una foto del cantautore italiano e cosa ancora più divertente, Husky ne muove il capo a ritmo di musica, sembra proprio piaccia anche a lui e più dei documentari. Non Le Piace?" Husky in realtà aveva riconosciuto le sonorità di Rino Gaetano e la sua voce: non poté fare a meno che ricordare il passato, il periodo post bellico ed i giorni trascorsi con gli italiani cocainomani prima venisse abbandonato in prossimità dello svincolo autostradale. "Si, è molto bella, veramente bella", sempre ad alta voce Robert dalla sua stanza. Fiammetta: "Guardi che é quasi ora di andare, si ricorda del suo appuntamento con la sua donna ? " Robert: " Si, si, lo so benissimo, vado fra un pò, ancora un pò e vado, buono a sapersi che ad Husky piaccia anche la musica", concluse il signor Robert; di nuovo i suoi pensieri correvano al fatto che Livia avesse anche acconsentito dopo l'acufene alla sue richieste e ai suoi pseudo dinieghi all'appuntamento sul ponte Djurgården e non era per niente sconvolto del fatto che tutto quanto fosse andato per come aveva previsto: anche il signor Robert sapeva il fatto suo e non aveva bisogno di certo di un otorino, aveva studiato abbastanza e Livia quanto probabilmente chi con lei, sapevano benissimo di Gheits: rimaneva solo l'unico quesito e riguardava lo stesso Robert che, malgrado avesse compreso la questione, non intendeva in che maniera avesse dovuto contribuire alle eventuali necessità di Livia e che non fossero quelle meramente amichevoli o fondate sugli usuali convenevoli. Lo sguardo di Robert s'indirizzo verso il suo cassetto che aveva aperto pochi giorni prima per andare a riconsegnare Husky: c'era la sua pistola ed i suoi proiettili, con quello che chiamava il suo giocattolo preferito, il silenziatore e che non aveva portato con se alla ricerca degli zingari e per cui non aveva l'obbligo di dichiararne il possesso in Italia tanto a Stoccolma, in quanto un semplice accessorio, inutile di per sé da solo, fatale se unito alla sua arma da fuoco; era il caso d'armarsi per andare ad incontrare Livia e visto che lo stava pensando, malgrado l'acufene era improvvisamente diminuito, chissà poi perché, alla diminuzione dello stesso non lo richiamava più per dirgli che non era per niente necessario portare un'arma da fuoco con silenziatore: il telefono non squillava più e l'acufene era andato come se in "stand by". In questo mondo, la quarta regola, quella più scontata di Robert era del non fidarsi mai di nessuno; quel radio ricevitore che amplificava i segnali acustici cerebrali al fin di sentire cosa stesse a dire o stesse a rimuginare il signor Robert e che provocava quel tinnito, era per lui solo un problema di tecnologia, obsoleta e non proprio all'avanguardia; altre volte invece un problema di super sensibilità del soggetto che si stesse cercando di spiare: Robert, in entrambi i casi, era la persona sbagliata al momento sbagliato. Giunta quasi l'ora di andare, Robert si decise ed alzatosi in piedi, caricò l'arma lasciandola senza sicura ed indossando un porta pistola a schienale, tale da farle aderire a mezza altezza sulla schiena stessa e usualmente conosciuto come metodo dell'arma gelida, perché mentre la s'indossa il freddo del suo metallo raddrizza la schiena di chi la porta ed anche questo era significato di anni di pratica ed esperienza, per Robert: poteva facilmente comprendere a contrariis se chi vi fosse di fronte fosse armato o meno. Passò nell'altra stanza e scomparso del tutto l'acufene, diede un'occhiata al videoregistratore e si accorse che non funzionava più veramente, malgrado le quattro teste e che era il caso di riportarlo in cantina assieme agli altri, nella speranza di trovare il tempo di aggiustarlo sempre ne avesse avuto la possibilità ed il tempo per farlo nei mesi o nelle estati a seguire: sorrise a Fiammetta, augurandole buon divertimento con Husky ed ovviamente tranquillizzandola ancora una volta sul fatto che avrebbe potuto fare tutto quello di cui necessitasse sino a quando lo avesse voluto o ritenuto opportuno. Sceso in garage, passò dalla cantina dove posò l'ultimo vecchio videoregistratore a quattro teste, Rome, vicino ad un vecchio frullatore Satrap anch'esso non funzionante e si accomodò sulla sua Aston Martin: non poté fare altro che provare quel brivido gelido dietro la schiena che non sentiva ormai da diverso tempo, emozioni e sensazioni dimenticate: l'appoggio lombare contrastava con la pistola carica e a regola d'arte senza alcuna sicura; chinato il capo lo rialzò, con il suo vecchio sorriso e degli anni passati, il suo ghigno migliore. I fari della sua Martin nera si accesero nel buio del suo garage ed automaticamente, all'accensione dell'auto, anche questo si aprì del tutto ma prima di uscire gli arrivò una telefonata sull'autovettura e non era di Livia, era del signor McKone: " Salve Robert, dove vai di bello? Ho visto che stai uscendo di casa grazie al circuito di videosorveglianza a mezzo internet e pur non volendomi intromettere più di tanto”, sorridendo, " ti ho visto un pò teso", replicò il padrone di casa, " tutto ok ?"; John McKone aveva capito tramite la telecamera che era puntata sulla Aston Martin e dal suo accesso telematico al circuito di video sicurezza che Robert era armato e che stava uscendo da solo con la pistola munita usualmente di silenziatore, certe cose fra amici si sanno. Robert: "Che sorpresa, non mi aspettavo una tua telefonata, in questo momento? Immagino mi hai visto ben dritto e teso o no? Ma io dimenticavo delle telecamere e di te e della nostra amicizia: si, tutto ok, comunque; vado ad un' appuntamento con una wonder woman ed ho preferito la posizione retta anziché quella usualmente più comoda e credo tu mi abbia capito bene.” John McKone: "Ho capito benissimo, se ci sono problemi sai come avvertirmi e stai meno teso, sorridendo al telefono, ho peccherai d'esperienza anche tu !" Robert: "Si, lo so ma ero in garage e non pensavo ti venisse in mente di chiamarmi, so cosa fare e casomai come chiamarti. Tutto ok, confermato. Ciao, chiudo." McKone: "Ciao e divertiti Robert , ciao." Si diresse verso il cancello d'uscita che anch'esso in automatico si apriva mentre le telecamere di McKone, assai incuriosito, continuavano a seguirlo, sino all'uscita del cancello di casa: dopo aver accesso il navigatore satellitare, si decise di mandare un sms a Livia per avvertirla del suo arrivo in auto ma con lo stesso numero che aveva dato all'inizio e che corrispondeva anche a quello di casa sua a Stoccolma: spiegò che avrebbe posteggiato, dopo aver passato il piano Karla, nei pressi del ponte e vicino lo stesso battello in cui si erano incontrati l'anno precedente; per smorzare i toni prima dell'appuntamento, precisò che stava andando all'appuntamento in costume da bagno. Livia rispose dopo pochi secondi : "Io sono già seduta allo stesso tavolo che aspetto te, sbrigati !!! " Livia era già sul coffe-boat e lo aspettava in anticipo: il gelido della pistola sulla schiena venne confuso con un attimo d'eccitazione e di esaltazione; tutto andava per il meglio e per come con attenzione Robert si era ripromesso di fare. Non c'era niente di male, lo aspettava in anticipo rispetto all'orario stabilito e la cosa lo allettava, doveva solo comprenderne il perché, pace ed amore o guerra e spie, dubbi di un uomo solo a Stoccolma già in prossimità di Piano Karla, dopo aver accelerato, per come si conveniva dal messaggio ricevuto da Livia; in prossimità di piano Karla, orbene la sua di velocità e della sua Aston Martin oltre i limiti, per un centro abitato, si ritrovò dinanzi ad un posto di blocco, dove il poliziotto di turno con una lampada dell'Alt invitava gli autoveicoli a fermarsi per effettuarsi i dovuti controlli: alla vista di Robert, della sua macchina e della velocità sostenuta, il poliziotto quasi pronto ad alzare con la mano sinistra il suo segnale che avrebbe indicato al signor Gheits di fermarsi per essere certamente multato, ebbe un'attimo d'indugio, quasi stesse a comunicare con qualcuno, somigliando un pò ad Husky e ai suoi amici alieni; anziché alzare la mano sinistra per fermarlo, il poliziotto alzò la mano destra e destò certamente il signor Robert poiché trattavasi dell'usuale saluto militare. Robert comprese ed accelerò ancora di più in direzione della nave in cui si trovava Livia, rassicurato dal saluto della polizia locale a due passi dall'appuntamento; giunto nei pressi del pontile, stranamente, non c'era alcuna macchina: l'anno precedente invece con fatica era riuscito a parcheggiare; trovato il posto e sceso dalla sua autovettura si diresse verso Livia sulla solita coffe-boat e con andatura un pò china e non così dritta per come vista dalle telecamere dell'amico McKone. Non appena entrato, si accorse subito della folgorante bellezza di Livia e del sottofondo musicale che era si cambiato, malgrado si trattasse di una radio svedese ma che continuava ad intrattenere i suoi ospiti con cantautori italiani: era in onda un brano dell'album "Anima Latina" di Lucio Battisti che, fra i pochi metri che separava Robert da Livia, lasciava orecchiare al signor Gheits poche parole volute da quella che chiamano fatalità "...forse un libro scriverai come libero autore.." e lì Robert cominciò a sentire nuovamente quel fischio che riteneva usualmente obsoleto o per lui sin troppo sensibile in termini di ricezione, che era stato utilizzato in precedenza durante la telefonata con Livia. Quando si sedette nel tavolo, ancor prima di salutarsi, ammirarsi e sconvolgersi, come può immaginarsi ognuno di voi nel rivedere dopo più di un anno quella donna così bella, dall'alto al basso, ritornava quella vecchia esaltazione sinergica ed amorevole di entrambi le parti: la differenza, dopo un anno, per Robert era nella consapevolezza che tutte quelle amorevoli sensazioni si mescevano con quella sensazione del gelido metallo sulla schiena; tutto ciò mentre le danze battistine, di onorevole pregio anch'esse, proseguivano prima che una delle due parti prendesse voce in capitolo. Livia intraprese il discorso per prima proseguendo sulle ritmiche caraibiche-brasiliane del grande Lucio, sorridendo a Robert, come se si conoscessero da una vita canticchiando sfacciatamente: "...Ma tu non cambi mai, un braccio che altro vuoi? Un'ora me la dai , l'amore è qualcosa di più, del vino, del sesso che tu, prendi e dai; sarei una cosa tua, amore , gelosia, amor di borghesia, da femmina latina a donna americana, non cambia molto sai. E' una vela, è una vela la mia mente, prua verso l'altra gente, vento, magica corrente..." Robert interruppe il festival di Stoccolma, non quello di Sanremo, rialzandosi dalla sedia ed abbracciando , alla sua maniera facendo attenzione alla pistola che poggiava sulla schiena, la sua Livia e lei seguitava ai saluti del signor Gheits nella stessa maniera: il cameriere su un tavolo vicino, quasi fosse in Italia, si preoccupava di tagliare del pane ben lievitato in piccoli pezzi e da infornare per ottenerne del pane caldo per la cena, su una tavola di legno ben sistemata e su uno dei tavoli vuoti , non in cucina: un buon modo, secondo la metodica di business turistico svedese, di dire ai propri ospiti, " cenate con noi, facciamo anche pane italiano seppur in un forno elettrico e non a legna. " Con arte e maestranza quasi italiana, versava semola su dei filoncini che avrebbero assunto la loro splendida forma e flagranza per la serata, dopo essere stati ben cotti e sfornati per gli ospiti del coffe-boat: tanto quanto ne bastava, a buon prezzo per i ristoranti ed accessibile per i turisti che quasi erano d'attesa, visto che la loro radio svedese e non per la prima volta, trasmetteva musica italiana ancora una volta. Robert incalzò " se aspettiamo ancora un pò avremo del pane caldo con cui sfamarci " e Livia annuì riproponendosi in tutto il suo splendore: non aveva ancora le sue guancette ben rosate, segno che era arrivata da poco a Stoccolma ma manteneva lucida e splendente la sua bellezza, immutata, malgrado i mancati raggi del sole; ancora una volta Robert s'incantava e non riusciva a prender parola dinanzi a Livia. Livia: " Perciò ci rivediamo dopo un' anno, come stai ? " Robert: "Molto bene, tu ? Ti trovo sempre molto bella ed affascinante ma meno abbronzata dell'anno scorso, sembri arrivata da poco.” Livia: " Si, sono arrivata proprio ieri ed ho soggiornato presso un Hotel qui a Stoccolma e ti chiamavo anche per questo: mantengo la mia promessa anche per subdole motivazioni. " Il sorriso di Robert cambiò e l'avere la sua pistola con sé, alle parole di Livia, cominciò a confortarlo sebbene c'era da ammirarne la sua sincerità. Robert: " Dimmi, sono tutto orecchie, in particolar maniera sulle subdole motivazioni, meglio chiarirsi in anticipo." Livia: " In verità, ricordandoti per l'anno scorso e per la tua simpatia, prima di affittare un alloggio, volevo chiederti se potresti affittarmi una camera in casa tua, qui a Stoccolma, con te e se ne hai la possibilità. " Robert: " Cheeee??? " ; di tutto si sarebbe aspettato meno che la donna che tanto l'aveva sconvolto l'anno prima, volesse un alloggio in casa sua, una stanza: donna a cui si era presentato con una pistola che ancora continuava a sentire sulla sua schiena e per la quale Robert abilmente continuava a curvarsi il più possibile. Livia: " Si, volevo chiederti se hai una stanza da affittare prima ancora io cercassi altrove e spendessi molto di più rispetto all'anno precedente; probabilmente potrei restare molto di più ed in tua compagnia visto che da quanto ho inteso, malgrado la tua pistola in schiena e che continua a darti fastidio, sembri molto affidabile, sincero ed una persona su cui fidarsi . “ Lo aveva fatto di nuovo ma questa volta non aveva sorpreso per niente Robert e questo seguendo le leggi della provocazione seguitava alle richieste di Livia. Robert: " Hey, wonder woman, oltre a essere bella e ad avere certe possibilità penso ne avrai di altre di capacità che non conosco prima che ti dica di avere una stanza a disposizione solo per te, perché sei interessante, oltreché carina e bella e sarei curioso di capire circa il nostro di fato! " Livia: "No, che mi risulti non ho tutte queste grande capacità che tu immagini”, sorridendo e splendida per Robert come sempre, “ ma perché hai veramente una pistola con te? " Robert: " Certamente no, rispose Robert “, mentendo ovviamente. Livia: “Ah credevo fossi venuto veramente armato all'appuntamento; ma hai perciò una stanza da affittarmi? E per quanti soldi in Euro? “ Robert: " Vedi, siccome per me sei comunque come wonder woman , ti concedo una stanza tutta tua gratuitamente in cambio di poche prestazioni che non siano di un certo tipo, semplicemente pulizie di casa e di un cane: alle mie provvedo da solo, perché devi sapere che in casa non sono solo, c'è un Husky siberiano che affascina tutti e spero anche te. Quindi puoi rimanere sino a quando lascio Stoccolma e per tutto il periodo che vuoi senza pagare un soldo se non per quello che il tuo ego volesse profittare nello spirito di casa che credo diventerà molto amichevole e piacevole, visto che a parte Husky, vivo da solo qui a Stoccolma. “ Ora Livia mostrava uno dei più bei volti visti in vita da Gheits, era felice, contenta, soddisfatta, poteva vivere gratis a Stoccolma a casa del suo amico italiano e la sua risposta non tardò a mancare: "Si, accetto anche se per soli tre giorni, in quanto devo tornare in Italia e poi casomai ritornare qui da te, visto che puoi ospitarmi; prima però dovrei fare il check out in Hotel, levandomi l'incubo del prossimo pagamento che preferirei in qualche o altra maniera onerare a te facendo pulizie di casa ed al cane siberiano, sperando non sia aggressivo. “ Robert: "Quindi rimarrai solo per tre giorni, buono a sapersi. Il cane? Stai tranquilla e un pò speciale come te. Beviamo almeno prima il caffè visto che pare il pane caldo lo mangeranno altri per noi e considerate le tue di esigenze ? “ Livia: "Si, anche perché, riflettendoci sopra, ho già fatto in realtà il check out e speravo solo in te: i bagagli sono gratuitamente depositati presso l'hotel se non ci siamo capiti male con la reception che d'inglese ne parlava poco. Vada perciò per un caffè ed anche per il toast bruciacchiato che piace a te ma parli tu con il cameriere, come l'anno scorso: questa volta però vorrei pagare io se permetti. “ Robert: " Va bene". Fece un cenno al cameriere e ripetette la sua solita frase in svedese e facendo segnale per entrambi con la speranza che il cameriere avesse compreso. Il cameriere non tardò a servire i due italiani ai tavoli con il loro toast al prosciutto e formaggio e con il loro caffè annacquato come sempre: dieci minuti pieni di silenzio in cui Livia non faceva altro che osservare Robert, ora alla stessa maniera in cui lui stesso aveva fatto la prima volta e a cui Robert seguitava quasi compiacente: " Del silenzio cosa c'è ne facciamo mia nuova coinquilina, malgrado gli occhi comunicassero, non so ancora cosa ", zittì un secondo Robert, " che mi racconti di bello? Hai mantenuto la promessa, mi hai chiamato e sinceramente non me lo aspettavo: come mai? Solo per la casa da quanto possa immaginare. “ Livia: " Si, per la casa certamente ma sopratutto perché sei una persona molto interessante e non ho nemmeno il bikini visto che mi tratterrò inizialmente per pochi giorni anche se da quanto vedo nemmeno tu sei venuto in costume: sono stata in giro per lavoro e magari ti racconterò durante il mio primo breve soggiorno o in quello più lungo successivo, che vale più di quel famoso poker d'asso, se ti ricordi della volta in cui c'incontrammo la prima volta. Tu, invece, hai scritto il tuo libro? “ Robert cominciava a non avvertire più il gelido metallo della sua pistola: “No ma ci ho studiato e ti direi che ho già scritto qualche cosa ma ho come la vaga impressione che di libri ce ne vogliano di parecchi e diversi per meglio comprendere la problematica in tutti i suoi aspetti e non confondere quanti poi abbiano a leggerne il contenuto, visto che il problema potrebbe diventare scottante,cose da "bikini” appunto. “ Livia di nuovo sorrise ma era più dovuto probabilmente al fatto che avrebbe potuto soggiornare in casa di Robert e gratuitamente, anche se inizialmente per pochi giorni: poteva sfruttare le sue ottime virtù da donna nonché la sua bellezza. Il cameriere, mentre i due consumavano il loro toast ed il caffè si presentò al tavolo con due piccoli bicchierini di whisky e delle piccole panelle zuccherate fatte all'italiana, anche queste in quel momento, lasciando tutto sul tavolo ed in inglese : " Free gift, you are welcome! “ e Robert " Thank you so much", facendo cenno a Livia di bere lo shot di whisky e di mangiare la panella calda zuccherata, quale omaggio del coffe-boat in cui si erano incontrati nuovamente a distanza di tempo e come se i camerieri si ricordassero ancora di loro e dello show in bikini di Livia che non fu fatto per fare il bagno e che per la sua bellezza diede comunque a dare a vedere, seppur per poco, non più di tanto, ai singoli camerieri se non per la sua bellezza: quella si che l'avevano notata molto probabilmente, indimenticabile. XI Robert: "Beh, vista l'ora, direi di andare con la mia macchina in albergo per prendere i tuoi bagagli ed andare in casa mia per mostrarti il tuo nuovo alloggio, che ne pensi? " Livia, ancora più sorridente, d'accordo s'alzo e dopo aver salutato il cameriere con un gesto della mano, ringraziatolo in inglese, per la panella e per lo shot di whisky, assieme a Robert si dirigeva verso l' Aston Martin di Robert, secondo il passo di quest'ultimo che se non per galanteria, non le cedeva l'onore di lasciare per prima il coffe-boat, semplicemente perché le avrebbe dovuto indicare la strada per arrivare all'autovettura. Avviati entrambi per le scale del coffe-boat che portavano sulla strada e alla macchina di Robert, questa volta da gentiluomo "armato" cedette il passo alla sua nuova amica Livia: " Ma che gentile !", ribatté Miss Tauto. Il sistema di protezione che aveva indossato Robert per sorreggere la pistola sulla pelle era stato brevettato in Inghilterra ed era in vendita solo per poca gente: la pistola poteva essere nascosta e tenuta a pelle e senza sicura, pronta al tiro; molto semplice come invenzione, bastava far finta di grattarsi un pò la pancia per sganciare il porta pistola finché il calcio della pistola non si sarebbe spostato autonomamente sulla mano destra o sinistra, a secondo delle preferenze del tiratore, per caduta libera e pronta al fuoco visto che lo stesso porta pistola garantiva le funzioni stesse della sicura che non era stata inserita, bloccandola nel bel mezzo del grilletto. Robert: "La mia macchina è nera, quella là in fondo, niente di che: il tuo albergo invece dove si trova? " Livia: "E' una macchina molto bella e credo che si abbini molto alla sua fisionomia e non celata cavalleria, sembra proprio l'auto fatta per te.” Robert aprì dal suo telecomando le portiere che avrebbero permesso a Livia di accomodarsi alla sua sinistra e per dirigersi verso la nuova e prossima destinazione ove Livia custodiva i suoi bagagli: "dovremmo dirigerci verso il Rex Petit Hotel in Luntmakargatan n° 73 e se è possibile ti suggerirei di utilizzare il navigatore perché malgrado tu conosca certi posti, non mi sembri molto esperto delle vie di Stoccolma e credo si farebbe troppo tardi, cercando di arrivarci con una comune mappa topografica o seguendo il tuo istinto.” “Credo proprio sia meglio utilizzare il navigatore satellitare per arrivare al tuo Hotel", confermò Robert a Livia, voltandosi a guardarla per un minuto ancora, incredulo per quello che stava accadendo, per ammirarne la bellezza che a distanza di un anno tornava così tanto a sconvolgerlo: ancora non credeva gli avesse chiesto veramente ospitalità in casa sua, seppur all'inizio per pochi giorni. Con tutto il navigatore, essendo ancora presto, Robert cercò di far divertire Livia, sbagliando volontariamente strada ogni qual volta la voce del navigatore indicasse di voltare a destra o a sinistra, un buon modo secondo il signor Gheits, di conoscere meglio le vie di Stoccolma e con una turista improvvisata, seppur per la seconda visita in Svezia, la sua nuova amica italiana, non nascondendo in sé e per sé, che ogni tanto ripensava al suo professore dell' Università di Legge ed ancora una volta a sorridere sul fatto che di donne accanto non ne avesse affatto se non una, italiana, forse meglio delle svedesi, suggerite dal Professore emerito in diritto Pietro Barcellona. “I taxi lavorano un pò così, sopratutto quelli che gironzolano senza navigatore”, spiegava a Livia durante il tragitto: “si dirigono e conoscono solo loro la strada e perciò un tragitto di pochi chilometri può durare ore e centinaia di euro, regolarmente conteggiati dai tassametri; un buon modo per guadagnare molti soldi sopratutto quando si accorgono che non sei svedese o per lo più di Stoccolma. Usualmente poi ci rimangono male se esci il tuo di navigatore satellitare e spieghi che con le indicazioni offerte da Google avrebbe dovuto arrivare a destinazione dopo pochi minuti: bene, quello è usualmente il momento in cui pensando alla galera decidono di regalarti il viaggio ed il passaggio in taxi perché certamente sarebbe stato poi un pò difficile spiegare alla polizia svedese perché un tragitto di cinque minuti fosse in realtà durato ore. “ Livia era così sorridente e divertita da Robert che lo dovette interrompere per chiedere anche un pò di musica : " Puoi ricercare gli mp3 che desideri tramite Google direttamente dall'auto perché sul display dello stesso navigatore c'é anche una connessione ad internet ad alta velocità. " Rifece perciò prima risentire quel pezzo di sola musica che aveva coronato il loro rincontro di cui all'album Anima Latina mentre fermi ad un semaforo ed accanto un edicola di giornali svedesi che parlava, pura casualità, dell'altro Battisti, Cesare, di cui l'Italia chiedeva l'estradizione e sui motivi per cui questa non era ancora avvenuta. A semaforo verde continuò poi a canticchiare e, rispetto a quanto aveva fatto lei al coffe-boat, era ora Robert ad intonare tutt'altra musichetta in sole poche battute e di altro brano musicale dello stesso Battisti: "tiriiriririiiririri, untiriiri, untirriri..può darsi che io non sappia cosa dico, scegliendo te una donna per amico ma il mio mestiere è vivere la vita che sia di tutti i giorni sconosciuta, ti amo forte e debole compagna che qualche volte impara e a volte insegna...non c'è una gomma ancor che non si buca, il mastice sei tu mia vecchia amica, ohhh la pezza sono io ma che vergogna, che importa tocca a te avanti sogna...che a volte impara e a volte insegna!" Livia: “ Ma guarda tu, per quello che tu chiami caso, fato, coincidenza, ieri il mio viaggio è iniziato proprio alla fermata della metropolitana Battistini, quella che solo gli inglesi possono chiamare " The Tube" a Londra e non a Roma , ed oggi non si sente e si parla che di Battisti, fermate della metropolitana, cantautori e terroristi. “ Robert: "Si, a un vicino di casa mia, direbbero che è tutto normale nel mondo di oggi: trattasi solo di associazioni di idee; come dire che in tempo reale io non riesca a mandare una mail degna dell'ubiquità spaziale dall'altro capo del mondo senza che nessuno se ne sia accorto. Una mail non è un'associazione di idee ma anni fa lo sarebbe stata come tale probabilmente, così come lo era il telefono prima ancora qualcuno lo inventasse e lo chiamasse TEL in onore di Teleo, quel momento in cui due persone a distanza di chissà quanti chilometri iniziarono a parlare con il dono dell'ubiquità spaziale come se fossero realmente vis a vis. Tutto ciò concesso al mondo intero, meno che per taluni che risiedono in Olanda, troppo famosi e spavaldi del loro proprio ruolo e per cui non è concesso associare idee sino a quando rimangono tali: avevo provato a chiamare uno per offrirgli dei suggerimenti in criminologia ma non ha accettato, era troppo impegnato a guardare la TV assieme a tutto il suo front desk e nel suolo ospite del governo, quello olandese in questo caso, che ne era totalmente ignaro e disinformato, del suo di operato.” Livia: " Cosa c'entra l'Olanda? " Robert: " Niente, rimuginavo sulle associazioni di idee e non ho potuto fare altro che arrivare a pensare all'Olanda, per altre motivazioni e questioni di lavoro che sarebbero un discorso abbastanza lungo da spiegare adesso; io, comunque, sono partito da Milano quest'anno e se vuoi sapere la mia di fermata era Missori e non Misseri e menomale o chissà quante altre associazioni di idee il mio vicino di casa avrebbe potuto fare.” Dopo aver iniziato realmente a seguire le indicazioni del navigatore satellitare, trascorsi pochi minuti, Robert arrivò a destinazione: “Eccoci giunti al tuo hotel, se i tuoi bagagli non sono troppi, ti aspetto qui, non vedo parcheggi liberi: in altra maniera dovremmo cercarne uno in cambio della sosta concessa per cinque minuti, che sembra essere gratuita, se non ho capito male cosa stia ad indicare quel cartello davanti la porta, proprio per caricare e scaricare i bagagli: sembra di essere all'aeroporto.” Livia: "Solo due valigie, una sopra l'altra, e che si trascinano su due ruote, in due minuti credo di essere fuori, puoi aspettarmi qui!" Robert: " Va bene." Livia si avvicinò a Robert e gli diede un bacio sulla guancia, cosa che non era accaduta sino ad allora e ribadì " ...comunque ciao..": Robert rimase semplicemente estasiato ancora una volta dalla tenerezza di Livia e dal suo essere così dolce con lui ma il suo dubbio continuava a rincorrere il suo ritornato acufene e il suo continuo quesito circa il fatto che in mente sapeva d'esser spiato e sempre fra sé e sé "ma questa chi è ?" e sganciò, dopo aver alzato la sua maglietta nuova di zecca, con la scritta incomprensibile in svedese ed assai costosa, il suo porta pistola sulla schiena, ritrovandosi dopo pochi secondi il suo calcio proprio all'altezza del jeans con tanto di silenziatore; se Livia si fosse accorta di qualche strana protuberanza, la giustificazione sarebbe stata sempre la stessa, alla Battisti, canticchiando: ..l'eccitazione è un sintomo d'amore, ti amo forte e debole compagna che qualche volte impara e a volte insegna...non c'è una gomma ancor che non si buca, il mastice sei tu mia vecchia amica, la pezza sono io ma che vergogna, che importa tocca a te avanti sogna.... E nel suo usuale monologo ad alta voce, nell'attesa Livia uscisse dal suo albergo, all'interno della sua Aston Martin, ribadiva "luminare in diritto, ma non dovevano essere svedesi? Prima il cane, ora l'italiana, andiamo proprio bene quest'anno !" Dall'uscita dell'hotel un uomo esce ed accompagna una donna in direzione dell'auto di Robert: avvicinatosi entrambi, Robert scorgeva la bella Livia e con la sola pressione di un bottone, il signor Gheits apriva il bagagliaio ove poter permettere all'uomo dell'hotel di riporre le valigie stesse: una telecamera nel bagagliaio permetteva a Robert di visualizzare cosa succedeva sul retro, nel monitor del suo computer dell'autoveicolo; posate le valigie, Livia ringrazia l'uomo in un non fenomenale inglese e dopo aver chiuso il porta bagagli ritornò allo sportello di sinistra di Robert che nel frattempo aveva già cambiato inquadratura sul monitor per nulla lasciar fraintendere a Miss Tauto e lasciando seguitare l'invito di riaccomodarsi all'interno della stessa per proseguire verso altra destinazione. Livia: "Tutto apposto, per me possiamo andare." Robert: "Non dimentichi nulla? " Livia: "Per niente o nulla di cui ne abbia avvertito la necessità nel rifare le valigie stamane; ti ho chiamato dall'hotel ieri. " Robert ingranò la prima e ripartì con la sua autovettura in direzione di via della Romania per poter giungere in casa sua e farle incontrare anche Husky e forse, probabilmente, considerata ancora l'ora non troppo tarda, anche Fiammetta nonché il suo giardino. Giunti a casa i cancelli si aprirono automaticamente e proseguendo di fatto, Livia ammirava la siepe così come il dott. Helm, sino ad arrivare all'ingresso del garage sul retro già anch'esso apertosi automaticamente: Husky con il suo gelido sguardo attendeva Robert e la sua nuova amica in garage, mentre Fiammetta al suo seguito, quasi ad inseguirlo, uditosi l'arrivo di Robert dall'apertura del garage, si decise di attendere sul ciglio delle scale del piano abitato. Prima di scendere dall'auto Robert si era preoccupato di far scendere Livia dall'auto, al fin di riporre la sua pistola nel cofanetto occultato all'interno dell'auto ovviamente e sceso anche lui dall'auto, Husky gli saltò letteralmente fra le braccia mentre Livia si accingeva a prendere i suoi bagagli ammirando il maestoso siberiano nel fare le feste al suo padrone. Robert, rimembrando che la stessa Livia era stata aiutata a trasportare le valigie ed ora mostrando un pò di fatica nel trarle fuori dal vano bagagli dell'autovettura, si accinse per aiutarla e lasciò Husky al richiamo di Fiammetta che urlava dal ciglio su per le scale : " Bentornato, Robert. " Robert: " Grazie Fiammetta, il tempo di prendere i bagagli della mia amica Livia e arriviamo su da te in pochi attimi. “ Robert salì le valigie per prima e da vero galantuomo, di nuovo facendo strada a Livia per giungere sin dal garage alla zona giorno, in cui avevano bivaccato Husky e Fiammetta: presentò quest'ultima a Livia, menzionando anche del loro piccolo segreto e dei veri rapporti con il signor Capeci ancora in auge nonché delle fughe di Fiammetta dal retro del garage. Robert: "Allora Fiammetta, come avete trascorso queste poche ore senza i documentari che tanto piacevano ad Husky ?" Fiammetta: "In realtà, Husky si è incantato mentre cercavo qualcosa d'interessante su quel famoso canale satellitare tedesco di cui hai sentito le musiche prima di andare via: hanno trasmesso a ruota libera, video o vecchi concerti musicali ed è da quando sei andato via che ascolta musica insieme a me, ovviamente soddisfacendo anche le mie di voglie, stringendolo a me come non mai, visto le difficoltà che ho e di cui hai già raccontato alla tua amica.” Robert: "La questione della musica che lo incanta a posto dei documentari è molto interessante qualora dovessi acquietarlo ma prima devo spargere il suo unguento sulle sue ferite che ormai appaiono quasi del tutto rimarginate; vedo anche meno punti di sutura che, come diceva il medico, pare siano caduti da soli quelli che inutilmente ne suturavano la pelle; poi mi spiegherai meglio della musica.”Prese l' unguento del dott. Helm e cominciò a spargerlo sulle ferite, quelle che rimanevano sul corpo dell'animale mentre Livia divenuta ora taciturna quanto straniata dalla presenza di Fiammetta, della sua storia e della famiglia Capeci, si era accomodata in divano, quasi avesse perso tutta quell'intraprendenza che sino ad allora l'aveva caratterizzata. " Robert: “Tutto ok Livia? Hai fame? " Livia: "Si un pò, mi stavo solo rilassando con la musica in TV ed osservavo la tua casa e perdonami", rivolgendosi con il suo sguardo verso Fiammetta, " se non sono di molte parole al momento ma sono abbastanza stanca: sono arrivata a Stoccolma, praticamente adesso, considerato che ieri è stata una giornata parecchio movimentata; io non parlo tedesco, che significa quella scritta sulla TV " Mit Rock In" ? Robert: " Con la musica rock dentro”, un canale televisivo musicale, in cui dovrebbero trasmettere solo musica, del genere rock in particolar maniera.“ Livia: "Se non ricordo male, pare stiano trasmettendo un concerto dei Pink Floyd ma non riesco a capire quale sia, malgrado io conosca i loro brani: di sicuro, comunque, sono loro ma non capisco in quale album e spettacolo live.” Robert, dopo aver rimesso Husky a terra, rinvigorita la vis sanatrix dell'unguento sulla sua cute in prossimità delle sue vecchie ferite, rispondette a Fiammetta: " Penso sia PRISM , di cui venne estratto anche un album live degli stessi Pink Floyd, uscito nel 1987: è un doppio cd se non erro; però strano che ad Husky interessi la musica, io avevo provato anche con questa, prima s'incantasse con i documentari ma niente, si vede che i Pink Floyd gli provocano lo stesso effetto. Adesso però preparo il mio pasto per tutti, niente di particolare ovviamente e, mia cara Livia, consideralo come il mio piatto abituale e di Husky, almeno che tu non sia brava a cucinare e abbi a proporre qualche alternativa in questi tre giorni", concluse sorridendo. Livia: " In realtà per ora sono proprio distrutta , mi accontenterò di tutto quello che vuoi e che cucinerai: per il resto, in cucina non sono una gran maestra, non t'aspettare troppo in tal senso" e rivolgendosi a Fiammetta " il signor Robert mi ospita in casa sua per questi tre giorni per poi probabilmente ritornare più avanti, spero non sia un problema per te " , esprimendo il suo benevolo sorriso. Fiammetta: "Io sarei solo gelosa di Husky e non di Robert, come hai ben capito, abbiamo un patto in gran segreto e fra un pò, dovrò anche andare: mio padre mi proibisce di parlare con il signor Robert ma io ho sempre adorato questo cane ed ora è diventato il suo; non ho potuto fare altro che rimediare nel migliore dei modi. Uscirò dal retro, dal garage, per spuntare da tutt'altra via e per non far capire nulla a casa mia, tanto meno che io provenga da casa del signor Gheits, uno dei tanti nemici di famiglia; per non far sentire l'odore del cane, ho portato con me anche un deodorante che utilizzerò prima di entrare in casa, nella speranza poi non abbiano a pensare io abbia trovato un fidanzato a Stoccolma, a posto del cane. “ Livia cominciò a sorridere a più non posso della storia di Fiammetta: " Ok, io ti sarò d'aiuto per tutto il tempo che vorrai e a mantenere il tuo segreto e per tutto quello che vorrai e di cui si possa discutere di certo fra donne e raramente fra uomini, nulla offendendo a Robert che ovviamente è già molto comprensivo tanto simpatico quanto te, non preoccuparti quindi.” Intanto, dalla cucina, iniziava a provenire l'odore dell'usuale pan carré bruciacchiato di Gheits al prosciutto e formaggio ed Husky di corsa si alzò dal divano, dove continuava ad ascoltare " Uno di questi giorni, One of these days, ti farò a pezzettini" dei Pink Floyd: un ironico nuovo pensiero riportava Robert a pensare ai falsi mosaici di Piazza Armerina in Sicilia; il siberiano di balzo s'indirizzava dai suoi amici ed ove il primo toast era suo di diritto per come aveva deciso Robert sin dall'inizio, il secondo all'affascinante Livia che ancora aspettava di sistemare le proprie valigie, poi Fiammetta ed infine lo stesso Robert, sino a quando tutti, non si fossero sfamati dei toast stregati che Robert aveva imparato a cucinare e a prenderne l'abitudine durante una sua personale vacanza a Berlino, dove era arrivato con un autobus della ditta ROSS e non da clandestino, per come aveva fatto Husky da cucciolo per scoprire Copenaghen. Mentre tutti mangiavano, solo Fiammetta che aveva già cenato, offriva il suo toast al suo amore e canticchiava, dopo aver visto che il cane era tornato nuovamente in salute e le ferite quasi sparite, sempre per quello che chiamereste il caso, fato o destino, un brano indietro della playlist di " Una donna per amico " di Battisti, malgrado il già incantevole "Prism" dei Pink Floyd in TV, nulla sapendo della musica che avevano ascoltato Liva e Robert in ristorante ed in macchina, alcune frasi di "Nessun Dolore" e ad Husky stesso "...e invece niente no, nessun dolore, non sento niente, nessun dolore, nessun nessun dolore, non c'è attenzione, nessun dolore, non c'è emozione, nessun dolore, nessun nessun dolore. " E Robert in cucina: "Ecco la wonder woman ! Questa com'é sa che stavamo ascoltando Battisti al coffe-boat ed in auto? E da quale pulpito le viene il motivetto adesso? E' proprio Battisti, ed è anche la traccia precedente all'album che abbiamo sentito oggi in giro: guardò ancora bene i due omini della sua cucina che aveva fotografato più volte e replicò al suo stesso monologo, facendo attenzione a non farsi sentire nell'altra stanza ai suoi commenti, con dei semplici " mah...boh..." ; continuò a preparare toast, scioccato e sconvolto più che mai, dalla coincidenze che venivano a proporsi, si direbbe liberamente, nella sua dimora a Stoccolma, sino a quando Livia non urlò dall'altra stanza: " Vedi che non è ancora arrivato l'esercito, non devi mica sfamare un intero battaglione !” Robert cominciò a ridere e si fermò del tutto per portare da bere della Blåbärssoppa a Livia e Fiammetta e dell'acqua per Husky e per quanti non avessero gradito, la maniera in cui la bevanda svedese di Robert durante le sue cene divenisse dissetante nelle sue estati a Stoccolma, come per la sua amica Livia, se non fosse stata di suo gradimento. Finito l'assaggio della bevanda svedese, tutti, compreso il signor Gheits per essere di compagnia, bevvero dell'acqua al pari del cane: Fiammetta fece perciò cenno a Robert come ad indicare che era giunta l'ora di preparare la fuga sul retro e sorridente Livia, avendo intuito il momento, decise di accompagnarla sino a poco lontano da casa Capeci per poi ritornare a casa di Robert che concludeva la cena e si accomiatava da Fiammetta e Livia: "Io nel frattempo, salgo le valigie nel tuo nuovo alloggio che vedrai al tuo ritorno", continuò Robert, " dopo aver indicato con una svista ad entrambe la porta sul retro, in prossimità del garage e da dove era già passato diversi quarti prima nel momento in cui erano entrati prima Fiammetta e di seguito la stessa Livia dopo aver posteggiato l'Aston Martin. “ Mentre Robert si accingeva a salire le valigie, sentiva sghignazzare Robert e Fiammetta dalle finestre aperte, nulla sapendo dell'argomento che avevano intrapreso durante il tragitto per arrivare dall'altro lato del blocco di casa di Via della Romania e proseguendo per la parallela: la stanza di Livia era pulita e come quella di Robert munita di ogni comfort meno che di bagno, avrebbe dovuto utilizzare quello di casa o assai improbabilmente quello della camera di Robert; non c'erano Mirande nude da stravedere nella stanza di Livia che, seppur opere d'arte, di certo avrebbero fatto dedurre alla stessa chissà quali stranezze nei confronti e a riguardo dello stesso Robert che sino ad allora era stato comunque, soggetto d'interesse per un motivo o per un altro, con o senza tinnito incluso. Livia suonò al campanello della porta sul retro, dopo una decina di minuti e Robert aprì la porta: segno che avevano fatto in fretta per ritornare a casa Capeci, percorrendo tutta la parallela sino a giungere all'incrocio con Via della Romania; Husky invece, continuava a seguire Robert per casa e non appena Livia entrata in casa, lo stesso Gheits la invitò a salire al secondo piano, nella sua nuova stanza: "Wow!" , ebbe ad esclamare Livia appena vide il suo nuovo alloggio. Robert: " Bene, il bagno si trova giù ed un altro e nella mia stanza ma non credo tu abbia intenzione di usarlo; quindi se vuoi rinfrescarti puoi già fare una doccia dopo aver disfatto le tue valigie, quindi sistemarti nella tua stanza. “ Livia: "Mille grazie, ed ancora non saprei come ricambiare per la possibilità di utilizzare casa tua per questi tre giorni : quando comincio a pulire o a fare le faccende di casa?” Robert: "Puoi cominciare dalla cucina ma intanto è meglio che ti lascio stare qui con calma, fai tutto con comodo e se hai bisogno chiama, io sono giù a continuare la mia serata in TV con Husky che si è già accomodato dinanzi al live PRISM , a più tardi.” Scendendo per le scale e osservando Husky con quale attenzione ascoltasse e visionasse il live dei Pink Floyd, pensando alle casualità che aveva sentito dalle due wonder women, non appena accomodatosi accanto al cane da cui riceveva il muso sulle sue gambe ed il siberiano in cambio le dovute carezze a distanza di poche ore, anche Robert cominciò ad apprezzare le nuove sonorità che filtravano dall'impianto home theater; decise di vedere quale programmazione davano sul suo canale satellitare preferito e lì si concluse nuovamente la sua serata come era già successo la volta in cui aveva smarrito Husky: " A beautiful mind" sarebbe stato il film della serata, se lo avesse visto il film della serata e non per niente, il brano con il brano che gli piaceva di più" A Kaleidoscope of Mathematics" di James Horner; come per la prima volta, tralasciando le wonder women, per fare un caleidoscopio c'era necessariamente bisogno di pensare prima ad un prisma e, non più strano a scriversi, ora Husky si era incantato dinanzi Tele Mit Rock In. Il prisma era pronto e servito e seppur non nel suo ordine originale in cui venne poi realizzato il cd, a suo tempo il canale satellitare Mit Rock In , non per quello che avrete a non chiamare fato o casualità, seguitava dopo la scoperta di Robert del film che avrebbe potuto vedere in prima serata, a far ascoltare il brano musicale successivo "Yet another movie", Ancora un altro film, sempre tratto dal live PRISM: da lì a poco avrebbe definitivamente spento la TV e tutto il suo proseguo in assenza di Livia e nella speranza che anche lei, stanca della giornata non avesse suggerito di vedere un bel film in televisione rispetto alla buona musica che continuava comunque ad ascoltare ma a monitor spento dal canale musicale, forse tedesco se non per il suo essere nominato in tale lingua. Ed a proposito di TEL, Robert vista l'ora, si preoccupava d'informare l'ormai amico dottor Helm al telefono circa le condizioni di Husky; presa la cornetta, compose il numero che aveva trascritto sul ricettario ma una voce in svedese, incomprensibile come sempre, chiudeva la telefonata dopo un bip: era la segreteria telefonica, probabilmente Robert aveva chiamato il giorno sbagliato il dott. Helm, forse il suo giorno di riposo o chissà per quale altro motivo, in un momento in cui la clinica era certamente chiusa. Gheits si preoccupò di lasciare comunque un messaggio confermando al dottore di stare seguendo tutte le istruzioni, circa i progressivi miglioramenti del cane e oltretutto concludeva il messaggio con un caloroso saluto: considerata la maniera in cui la sorte li aveva fatti conoscere, gli ricordava che per un buon tè, prima tornasse a casa da Stoccolma, era sempre benvenuto in casa sua. Come nel deserto se a corto d'acqua, avreste l'impressione di vedere oasi e sorgenti in preda ad allucinazioni, dall'alto delle scale del secondo piano Robert iniziò a sentire quest'altra di sensazione che tuttavia aveva poco d'allucinante in quanto del tutto reale e con Husky a confermarlo con il suo scodinzolio, che seguitava con i suoi di occhi gelidi quelli spalancati del suo padrone: così come dalle grandi e lunghe scale del teatro Ariston di Sanremo, si preparava a fare la sua entrata Livia per andare a fare la doccia all'interno del bagno di casa, visto che, recarsi nella stanza di Robert, sarebbe stato assai difficile quanto improbabile in quel momento entrarvi per usufruire dei relativi servizi. Indossava una leggera tovaglia da bagno, che sembrava più da mani che da corpo e che copriva succintamente o quasi in maniera assai stretta il suo corpo dal seno sino ad un pò sotto le sue parti più intime: "E' estate, Robert, è normale ma siccome sono a casa tua forse non lo è, non saprei ?! " Robert: " Ahhh? Non ti preoccupare, il mio, anzi il nostro di stupore è nell'avere una nuova amica in casa, non tanto per gli abiti, puoi vestire e fare come meglio credi e preferisci.“ Livia cominciò a scendere le sue scale e giunto a Robert con tutta la sua tovaglia lo legò al suo petto con un abbraccio, come per ringraziarlo ed ingraziarlo allo stesso tempo lasciandolo di stucco sul divano: Robert per ricambiare riaccese il monitor del suo home theater, come ben aveva fatto anche negli anni passati e mise su un brano che da tanto non ascoltava, così che potesse essere sentito anche da Livia durante la sua doccia; un rumore scrosciante proveniva dal bagno e preso d'imbarazzo il signor Robert, avendo dato vita al silenzio rispetto al volume della musica in casa sua, continuò a lasciar propagare onde sonore, la sua musica, senza badarvi più di tanto ma mille e poi cento mila tornarono ad essere i pensieri dello stesso circa la presenza di una donna che non fosse svedese in casa sua e che di segreti o misteri, a piacere vostro, ne sapeva e ne conosceva abbastanza. Su cosa avrebbero dovuto interloquire, considerato che da un semplice appuntamento, era diventata sua coinquilina nell'arco di poche ore e che quasi senza replicare aveva avvallato la proposta fatta dalla donna: il signor Robert che fra i suoi se ed i suoi ma, immaginava ancora di ritrovarsi a lezione di diritto del suo Professore che rimproverandolo lo ammoniva " Menomale che doveva essere svedese !!! Che ci fai con un un italiana a Stoccolma ? E già, cosa faccio ora con un'italiana a Stoccolma, visto che attorno ai mosaici io abbia già fatto le mie di teorie ed ognuno comunque libero di scegliere la verità come meglio creda? In fondo è da sessant'anni che sono là a fare da mosaici e di chissà quale anno: certo vi sono doppi pavimenti che s'intersecano fra di loro e che nulla hanno a che vedere fra se stessi ma poi ve ne sono altri che .... che sarà impossibile metterne in dubbio la veridicità in un solo libro, prima di far intendere dove stia veramente il quesito e la sua stessa soluzione, a parte la storia del bikini e di Livia”, la quale ed a proposito, forse anche nel rimembratosi bikini bianco dell'anno precedente, ivi si ritrovava ancora nel meglio della sua rinfrescante doccia a Stoccolma in casa di Robert. Bontà divina, non appena si chiuse l'acqua, Robert cominciò ad avere una sensazione d'inquietudine: in pochi istanti sarebbe uscita la donna dei misteri dal suo bagno e lui con i misteri aveva chiuso da un bel pò almeno così immaginava: lunghi capelli neri sembravano intravedersi dalla porta, ora socchiusa attorno a quella stessa fitta asciugamano che aveva visto una decina di minuti prima. Livia: " Ho finito e non ti nego che ci voleva proprio una doccia così lunga e rinfrescante; il tuo bagno è più bello di quello dell'hotel in cui ho soggiornato ieri sera ed ancora devo pensare a come ricambiare la tua ospitalità; magari in cucina per come mi hai suggerito e per far si che tutto eguagli nella stessa maniera al trattamento e alle attenzioni che mi hai dedicato sino ad ora.”" Si !", rispose Robert in una sola parola: ora veramente non aveva più la possibilità di parlare, aveva davanti ai suoi occhi lo spettacolo più bello degli ultimi anni e sembrava anche Husky lo avesse compreso poiché quest'ultimo dopo aver scorto Livia ora osservava solo le reazioni di Robert: un solo termine diceva tutto, storia e quesiti relativi a quanto Livia gli aveva raccontato l'anno precedente ma sopratutto, quel labile accenno rifletteva il fatto ed era in gran parte legato alla bellezza di quella donna, in quella semi stuoia da mare. Robert non fumava più da diverso tempo e a tanto arrivò quel senso di piacevole turbamento, che quello fu forse il momento di ricorrere all'azzardo per vedere uscire dopo anni un pò di fumo dalle sue narici, man mano la splendida Livia si accingeva ad avvicinarsi al divano; non potendo fare altrimenti perché sprovvisto di sigarette, si decise per quella sigaretta elettronica che aveva conservato, convinto che anche per quest'ultima vi avessero trovato prima o poi del marcio, in termini di campi elettromagnetici inerenti alla camera di combustione, comunque utile, per momenti come quelli che ora accadevano e si mostravano in tutta la loro bellissima realtà. Dopo averla accesa, accortasi che era del tutto scarica malgrado non mancasse il liquido all'interno e Livia a due centimetri da lui, in prossimità del divano, come potrebbe accadere a tutti nelle comuni zone balneari, sia donna o sia uomo, può amche succedere di perdere la propria tovaglia, se malamente legata al corpo bagnato, in questo caso di Livia: fradicio d'acqua, diventava più pesante e, seppur lentamente, passo dopo passo, questa cadeva nell'inconsapevole ma cosciente corpo di Livia; proprio prima d'accomodarsi sul divano accanto a lui, le cadde del tutto l'asciugamano e Robert dopo aver dato una non boccata alla sua sigaretta elettronica replicò all'unica parola di pochi istanti prima con un tono forse anche un pò volgare ma benevolo rispetto ai chissà quanti maniaci la stessa avesse potuto incontrare per strada ed in una sola esclamazione che vi lascio solo immaginare se dinanzi alla bellezza di Livia ancora una volta in bikini, giallo stavolta, su una carnagione bianchissima, la pelle setosa e ancora bagnata da poche gocce d'acqua, due occhi verdi che arrossati dal sapone brillavano dal suo volto e da tutti i suoi capelli che bagnati erano stati tirati indietro per permetterne un'asciugatura al naturale nella calura svedese: non faceva altro che ridere, cercando di fumare un qualcosa che non fumava per niente, mentre per l'altra unica esclamazione proferita da Robert in quel momento e a cui la stessa Livia parve acconsentire, per niente disturbata, cerco di costruire verbalmente una frase compiuta: " tanto siamo in Stoccolma e tu sei qui per l'estate svedese da turista e non c'è proprio nulla di male; di bella lo sei e lo sai, quindi sei libera di fare come meglio credi, ancora benvenuta in casa mia." Livia più che rimanere senza parole, per niente sorpresa, ringraziò ancora una volta Robert prima di chiedere se la sua serata poteva concludersi con una bella e riposante dormita e Robert dal canto suo non poté che acconsentire, augurandole una serena notte:lui sarebbe invece rimasto ancora sveglio, per dedicarsi ad Husky, prima di andare a letto; questo, prima ancora Livia si dirigesse in camera sua, le saltò addosso per leccare con la sua rugosa lingua i pochi rivoli rimanenti sul suo corpo. XII Robert rimase da solo con Husky e Livia salì per le scale per terminare la serata e gioire del suo nuovo alloggio gratuito a Stoccolma. Robert ed Husky rimasero a lungo seduti in divano ma non ci fu nessun dialogo fra i due se non coccole per il cane e tanti di quei pensieri per il signor Gheits che lo portarono a riflettere ancora una volta sulla nuova presenza in casa sua e sulla maniera in cui lei stessa avrebbe dovuto ricompensare la sua ospitalità se non cucinando o forse in cambio di niente, visto che si sarebbe trattenuta per altre sole due notti: in fondo una donna di così pregiata bellezza non aveva prezzo e di per sé quella che era una semplice ospitalità, in fin dei conti, era già una ricompensa; la frescura svedese si era dipinta di verde e blu, gli occhi di Husky e quelli dell'affascinante Livia. Robert ritornava al passato e ai sui di studi su Piazza Armerina e dei suoi mosaici e a tutto quanto poteva esservi connesso con le altrettanti probabilità che Livia fosse realmente una spia, vista la sua puntualità a distanza di un anno, che facevano di quest'ultima un'agente operativo per chissà quale agenzia: i mosaici potevano essere falsi così al pari di attività di PSYOP di lungo periodo che usualmente sono in auge sino ed ancor prima della scoperta della villa e della ricostruzione del pavimento che non mostrava proprio nulla, secondo Livia, di quanto oggi rappresentatovi; di ambiguità ve ne erano tante nei mosaici stessi, anche simbolici e che a dire il vero poco avevano a che fare con la funzione della villa stessa se non con altre forme, mondi, tempi. I mosaici erano per Robert un pò come la TV e questa così come ogni input massivo è un input cognitivo al pari di un libro e i film vengono finanziati, dove meglio possono essere delocalizzati, nell'interesse di chi li paghi e retribuisca o subdolamente li proponga: fin qui era tutto chiaro ma le deduzioni e le controdeduzioni sarebbero diventata argomentazione difficile da trattarsi o quanto meno non era per Robert il momento esatto per cominciare a parlare da solo con Husky su talune altre dialettiche. Sarà stata colpa del videoregistratore a quattro teste che dopo essersi rotto non aveva permesso a Robert ed Husky di discutere su globalizzazione o della programmazione televisiva svedese che come al solito per via di quel destino aveva trasmesso tematiche assai pertinenti a quanto trascorso o visto e sentito in giornata, rimaneva perciò con il quasi dormiente Husky sul divano e, mentre dal piano di sopra, la nuova ospite Livia Tauto continuava a russare, forse per via della stanchezza o per quella leggera influenza che solitamente si avverte in corpo al cambio della temperatura. Verso le 6 del mattino, Robert ancora sveglio, vide scendere dalle scale Livia che con sorpresa si accorgeva di Robert sul divano: si accomodò accanto a lui, scostando Husky dalla posizione comoda che aveva trovato sulle gambe di Robert. “ Ma che fai a quest'ora sveglio? Sicuro che hai un letto nella tua camera? Io non ho mica visitato la casa e tu forse non ne hai avuto il tempo ma se hai una stanza, perché non dormi? C'è qualche cosa che non va? “ incalzò Livia di buon mattino: “Intanto ti preparo un caffè e, se ne vuoi parlare visto che sarò tua ospite per breve tempo sperando di tornare magari in Agosto avanzato, spero sino a fine estate, sono a tua completa disposizione, nella speranza di aver capito come utilizzare la tua strana, originale, bella, quanto misteriosa cucina.” Robert rimasto nuovamente da solo decise di non intraprendere alcuna discussione sulle stranezze dei mosaici e di tutte le tematiche che aveva interconnesso seppur in mente e per quel famoso libro da scrivere a Livia: aveva compreso che non ne era più il momento e che, sicuramente ci sarebbero voluti anni e più libri, per spiegare tutte le problematiche connesse insieme a quella donna che gli preparava un caffè a Stoccolma, in compagnia dei suoi omini in cucina. Tornava però a ripensare a Livia e al suo essere così mattiniera, sveglia alle sei del mattino: e perché mai se avesse potuto di certo potuto dormire sino a tardi? Forse quell'acufene che per tutta la notte aveva fatto compagnia a tutti gli intrecci ed i pensieri di Robert, aveva risvegliato anche lei in qualche maniera, consciamente o inconsciamente, considerati i temi che aveva trattato seppur nei suoi pensieri: sapeva che Robert era stato sveglio tutto la notte malgrado fosse stata trascorsa nel più assoluto silenzio. Dopo pochi minuti Livia ritornò dalla cucina con un bel caffè caldo e lo porse a Robert: “ Non ho capito se ho spento bene la macchina del caffè e per questo ho tolto direttamente la presa dalla parete per evitare guai, non si sa mai.“ Robert: “Hai fatto benissimo ed hai fatto bene anche a prepararne uno per te, anche se mi chiedo, non hai ancora sonno ?” Livia: “A dire la verità non penso riuscirò ad addormentarmi più, forse per colpa del sole svedese, mi conosco troppo bene: al massimo in tarda mattinata accuserò un pò di sonnolenza e cercherò di fare un pisolino dopo pranzo, se mangeremo, nella speranza il mio di sonnecchiare non diventi troppo lungo come ero solita fare l'anno scorso qui a Stoccolma; mi piace di più la notte e stai tranquillo, nessuno mi ha detto che eri sveglio né che stavi qui giù in silenzio da ore”. Robert: “Ricominci wonder woman ?“ Livia: “Con questo appellativo di “wonder woman”, nella vita si può anche giocare di astuzia e fantasia e a quanto pare tu non ne hai abbastanza, forse perché sai bene a quanto sembra, che spesso l'apparenza inganna e che l'abito non fa mai il monaco. “ Robert venne messo in difficoltà dalla realtà dei fatti, tuttavia nelle sue poche regole, c'era sempre quella dedicata al fatto che una donna rimane sempre una donna, una spia rimane una spia e, sicuramente, quest'ultima di evenienza non l'avrebbe mai e poi mai riferita a Robert a meno che non avesse voluto offrirgli un qualche contratto di collaborazione e che al solo pensarci, Robert cominciò a ridere da solo, così tanto da far sparire quel leggero fischio alle orecchie ed inibire i poteri di wonder woman che così tanto incuriosita certa nelle sue poche parole un breve istante prima ora ritornava nella normalità e senza alcunchè che potesse dirsi come da wonder woman. Livia: “ Ma ora perché stai ridendo? Il mio caffè non è buono, lo sapevo. Ho comunque deciso che posso iniziare a partecipare alla tua gratuita ospitalità facendo la spesa al supermercato che tu, gentile per come sei, m'indicherai quello migliore anche in termini di rapporto qualità-prezzo: acquisterò prima le cose che ho trovato in frigo e poi, se dovessi trovarle, quelle di novità che vorrei farti provare e che fanno parte del mio menù e delle mie abitudini; anche questo significa conoscersi meglio nella vita e di certo non hai provato talune specialità italiane che girando in lungo ed in largo, ho imparato a cucinare, giorni e giorni d'esperienza e benevolenza delle persone che hanno avuto così tanta pazienza con la sottoscritta, nel portare a termine le loro ed ora anche mie ricette culinarie. Robert : “Questo mi va molto bene, ho una chef in casa che diceva di non essere poi così brava e non lo sapevo; il caffè era ottimo e per la spesa possiamo anche fare che pago solamente io, visto e considerato che gustare qualche cosa di nuovo, per come dici, rispetto ai miei pan carré bruciacchiati e”, sorridendo ancora, “se me lo permetti poi, sinceramente, visto il tuo bel fisico, non credo tu sia solita consumare poi così tanto durante i tuoi pranzi e le tue cene: non mi dovresti costare molto.” Livia si avvicinò un pò di più sul divano ed Husky le saltò sulle gambe non appena tentò di avvicinarsi a Robert: “Il mio cane potrebbe essere geloso, si potrebbe anche arrabbiare, anche se ci credo poco e niente, sopratutto nei confronti di una donna come te.” Con Husky sulle gambe comunque Livia si avvicinò a Robert e gli fece la sua fatidica domanda, quella che poteva anche essere di una spia: “ A cosa hai pensato tutta la notte ?“ “A Riccardo del Turco”, rispose Robert, “ma anche alla mia migliore amica, morta nel mese di Luglio perché colpita da un male mortale iniziatosi, se non ricordo male, il 4 Luglio, proprio l' Independence Day americano: era una donna parecchio in gamba nella vita malgrado avesse avuto diverse brutte esperienze con i fratelli, deceduti ancora giovani, un pò come lei che aveva 59 anni quando se ne è andata; lavorava presso l' ESA, come segretaria, l'European Space Agency ed in più collaborava con l'ente investigativo circa le stragi aeree in Europa, l' EASA, l'Agenzia Europea per la Sicurezza Aerea. A questo pensavo.” Livia: “E che c'entra Riccardo del Turco ?“ Robert: “Ma non vedi? Ascolto la stessa canzone da ore con un lettore mp3 e delle cuffie solo per pensare un pò a lei e forse anche al tuo arrivo, proprio perché a fine Luglio, sei arrivata tu in casa mia, una nuova amica. Livia: “ Si, un'amica, disoccupata, ma un'amica”. Robert d'altro canto ascoltando con l'auricolare destro la sua canzone e ascoltando Livia con l'orecchio sinistro cominciò a canticchiare come aveva fatto Fiammetta sino ad allora ed anche lui in macchina anche se per poco: “ Luglio col bene che ti voglio vedrai non finirà ia ia ia ia, luglio m'ha fatto una promessa l'amore porterà ia ia ia ia, anche tu in riva al mare, tempo fa amore amore, mi dicevi luglio ci porterà fortuna poi non ti ho vista più, vieni da me c'e' tanto sole ma ho tanto freddo al cuore se tu non sei con me, luglio si veste di novembre se non arrivi tu ia ia ia ia, luglio sarebbe un grosso sbaglio non rivedersi più ia ia ia ia, ma perché, in riva al mare, non ci sei? Amore amore ma perché non torni, e' luglio da tre giorni e ancora non sei qui vieni da me c'è tanto sole ma ho tanto freddo al cuore se tu non sei con me luglio stamane al mio risveglio non ci speravo più ia ia ia ia; luglio credevo in un abbaglio e invece ci sei tu ia ia ia ia, ci sei tu in riva al mare, solo tu amore amore e mi corri incontro, ti scusi del ritardo, ma non m'importa più. Luglio ha ritrovato il sole non ho più freddo al cuore perché tu sei con me, dururururudu, ai ai ai ai dururururudu, ai ai ai ai, dururururudu, ai ai ai ai, ci sei tu in riva al mare solo tu, amore amore e mi corri incontro ti scusi del ritardo ma non m'importa più luglio ha ritrovato il sole non ho piu freddo al cuore perché tu sei con me. Livia: “Bellissima, me la fai sentire per un paio di volte anche a me ?” Robert: “Certo e poi ti spiego perché l'ho ascoltata per tutta la notte e a cosa mi abbia fatto pensare, nella speranza che la mia finta notte del sole mai calante mi riporti a riposare almeno per un pò.” Robert pose le cuffie a Livia e cominciò a farle ad ascoltare il brano di cui le aveva cantato il testo pochi minuti prima: Livia per i primi minuti cominciò ad ascoltarne le parole e sembrò poi come ammutolita da ciò che stava ascoltando. Passò poco e cominciò a sorridere, bella per com'era, somigliava per Robert anche un pò a Miranda o quanto meno essere in sua compagnia il 31 Luglio era come se avesse reso fatato un momento che Robert era solito festeggiare come nel Sabbath ebraico che, malgrado fosse un giorno festivo, con due bicchieri di vino al giorno, tanta musica da cantare, meritava pur non essendo un ebreo, l'accensione di una candela ed un pensiero a quella donna, la sua amica, che ammirava in foto accanto allo specchio: sarebbe stato un giorno festivo anche per lei, forte sostenitrice del Kadima, il partito “Avanti”, omonimo nel fato o nel caso, per come vi piaccia che sia, di cui al giornale fondato dal PSI in Italia nel 1896 e di cui fu direttore anche Benito Mussolini; lei, la sua vecchia amica, era anche una forte sostenitrice di Ariel Sharon, sino a pochi anni fà, Primo Ministro del Governo d'Israele. Livia, mentre Robert continuava ad osservarla e a pensare, portava indietro di un brano il lettore mp3 che aveva fra le mani per risentire Luglio e per cominciare a mostrare il suo bel tenero sorriso che tanto piaceva a Robert: poco malizioso e dolce, comunque da donna e per cui Robert ne aveva trovato negli anni un sinonimo, quando non si trattasse di donne fidate, quello di spia. Livia: “Ma perché non torni è Luglio da tre giorni...credevo ad un abbaglio e invece ci sei tu...”; ora era Livia a canticchiare il brano a Robert che avrebbe ascoltato almeno sino alle sette del mattino con il suo usuale sorriso. Non è che Robert abbia mai avuto allucinazioni ma in quel momento Husky si levò dalle gambe di Livia per discutere ed abbaiare contro una parete totalmente bianca come se stesse ad ascoltare e a replicare con qualcuno e questa volta l'home theater era spento: anche Livia rimase sorpresa dall'atteggiamento di Husky e chiese spiegazioni a Robert circa il cane ed il suo strano attivarsi nei confronti di una parete che né rappresentava nulla né comunicava alcunché. Robert: “Saranno gli alieni della cucina...” mentre nel frattempo caricava la musica che Livia ascoltava, dal suo lettore a quello dell'home theater, nella speranza di distogliere Husky dal suo dialogo con il muro bianco. “ Mentre Del Turco continuava a raccontare della sua ispirazione nella sua canzone, Robert continuava circa la sua lunga nottata, rimembrando la sua cara amica: “E' come se fosse un film che vedo e rivedo tutte le volte che voglio; eravamo in spiaggia e ad un tratto mi chiese aiuto, pensavo ad un colpo di sole ed era Luglio da tre giorni. Avevamo affittato un bilocale per circa un mese e dopo i primi tre giorni, il 4 Luglio, ebbe il suo malore: chiamai l'ambulanza e non riesco a dimenticare, a parte l'intero film che spesso rivedo nei miei pensieri perché la vicenda vissuta personalmente minuto dopo minuto, fra tutto anche il fatto che la maggior parte delle ambulanze dell'isola sicula pare abbiano arredi all'interno con la sigla Spencer, la ditta produttrice e che pare abbia fatto fortuna nel settore in Italia rispetto ad altre potenziali aziende concorrenti sempre se ve ne siano altre; quello fu il suo ultimo viaggio che la portò all'ospedale sino al giorno in cui ne venne poi dichiarata la morte e solo oggi ricollego il brano a lei e a te quasi si fosse realizzata qualcosa di tragicomico, con lacrime e gioia, per certi ed altri versi allo stesso tempo: Luglio da tre giorni e non è tornata più, aveva freddo al cuore dopo il malore alla testa; oggi, ultimo giorno del mese di Luglio invece ci sei tu a casa mia e anche tu sei il mio amore, Lei lo era, come dice un tale Louis Armstrong nelle sue canzoni, tutte le persone si dicono “ ti amo” quando s'incontrano e si stringono la mano. Mi chiedevo ancora oggi, perché non tornava, era Luglio da tre giorni, mentre quest'anno, dove c'è tanto sole, stamane al mio risveglio, credevo in un abbaglio ed invece ci sei tu, solo tu in riva al mare....dove probabilmente, se avremo tempo, vorrai andare, magari quando tornerai a Stoccolma. Lo interruppe e una lacrima le scese dagli occhi avvicinandosi a Robert; Husky acquietatosi dal suo monologo con il muro bianco e con gli alieni della cucina per come li aveva visti Fiammetta assieme allo stesso siberiano: si avvicinò con il dito indice alle labbra di Robert per farlo tacere prima e guardandolo negli occhi suoi lucidi dopi, gli si avvicinò ancora di più, tanto da attirare l'attenzione del cane che di nuovo si riposizionava ora fra le gambe dei due: Livia poggiò le sue labbra su quelle di Robert e gli diede il bacio che non avrebbe mai dato a nessuno se non a Robert in quel momento. Lo baciò per diversi minuti ed Husky, nel frattempo, scodinzolante come sempre, cercò di leccare con la sua di lingua il bacio di entrambi anche se veniva allontanato dalla mano di Livia; solo dopo essersi staccata dalle labbra di Robert, si alzò dal divano e si riavviò per le scale al fin di ritornare in stanza: “ Ora potrai ascoltare sicuramente ancora meglio la tua musica e credimi, senza affibbiarmi l'appellativo di wonder woman, ti ho baciato perché te l'ho sei meritato ma non pensare di me una donnaccia, non è un abbaglio, starò qui con te per questi tre giorni e poi forse ritornerò per chiederti di ospitarmi ancora in casa tua e se a te va, anche se non in questi due rimanenti giorni, quando tornerò, andremo anche a mare nella speranza di tornare con te in Italia e che io riesca a trovare un metodo per ricambiare la tua ospitalità.” Chiuse la porta della sua stanza, senza lasciare a Robert la possibilità di replicare ma Gheits sicuramente provò l'emozione più bella dopo tanti anni a Stoccolma e sopratutto in memoria della sua amica: era disincantato, quasi cadesse dalle nuvole, ad ascoltare la sua canzone e a farsi leccare da Husky che aveva smesso definitivamente di comunicare con la parete, forse, senonché allo spegnimento della musica sarebbe tornato a comunicare con la stessa ; guardava in alto, come se il suo interlocutore si trovasse ad una posizione più alta di lui e sembrava stesse ascoltando qualcuno e comunicando, abbaiando, nel suo linguaggio, quello da cane. Robert invece ripesando ai pochi minuti precedenti, pensò che seppur non da una svedese era stato baciato da un'italiana ma come nelle sue regole, malgrado l'evento degno di nota per le coincidenze che si erano ricondizionate in poche ore, rimaneva pur sempre una donna ambigua, con dei misteri e dei segreti: sapeva benissimo in che maniera le donne in attività per lo spionaggio estero lavorassero consapevolmente o meno ai fini di carpire informazioni o di svolgere attività criminali; ora, a dire il vero, le informazioni sino ad allora le aveva passate solo lei, c'era l'acufene, ma poco quest'ultimo poteva collegarsi con la stessa Livia, in quanto nulla poteva sapersi e dirsi circa l'origine della fonte in ascolto e se anche in ascolto nei confronti della stessa Livia, poiché gli italiani in certe attività sono degli idioti che lavorano per assurdo pensandosi d'essere geni ed accusando poi chi abbia a scoprirli come per tali qualità: probabilmente era più la metodica e la logica di Robert l'interesse di quel tinnito, anziché tutto il resto. Livia l'aveva baciato, questa era l'unica cosa vera e Riccardo continuava a suonare per l'onorevole ragazza di scuola, sua amica : il ricordo vivo di una grande amica misto al bacio di Livia aveva reso il 4 Luglio di Del Turco ora veramente ineguagliabile. E poi quante altre coincidenze, filmati che tornavano in mente ed interminabili a rimembrargli il passato che nitido era andato in onda nei suoi pensieri, nella sua mente a tarda notte, come in un bel film, non il solito PSYOP, che diffonda ordini a dei potenziali terroristi che si credano facenti parti dell'intelligence di questo o quel governo: tutto ciò che aveva vissuto minuto per minuto sino alla fine, le sensazioni provate, erano per la medicina convenzionale il risultato di qualcosa d'irreparabile per la sua amica, quasi che la convenzione non risultasse ancora essere un contratto fra le parti in cui una regola sia valida per entrambi le parti e si decida sia tale e valida per tutti; nella stessa maniera è poi a distanza di anni, che le convenzioni vengono meno ed usualmente principalmente a Stoccolma, quando si assiste alla consegna dei nobel per le nuove scoperte in ogni specifico settore, il risultato del libero volere e dell'intelligenza del singolo soggetto o così si dice che sia quale manifestazione libera e non soggetta ad alcuna manipolazione esterna. Era ora però anche di andare a letto e di smettere di pensare ma era come se gli risultasse difficile: l'acufene continuava e di sonno Robert non ne aveva per niente e da uomo, prima ancora che pensare ad una spia che ne fosse veramente consapevole e che fosse veramente consapevole per chi stesse lavorando, sperava che Livia ritornasse sul divano con lui a ribaciarlo e magari ad approfondire la questione sebbene in quel momento dovette interrompere i suoi pensieri che esulavano dal semplice bacio per rendere nuovamente omaggio alla buona educazione e alle buone maniere che l'onorevole ragazza di scuola gli aveva insegnato in passato. Non potendo più rifletterci su e avendo deciso nuovamente di smettere di pensare, malgrado gli risultasse sempre più ardua come impresa, decise di dedicarsi un pò alla fame che iniziava comunque a farsi risentire di nuovo: tornò in cucina con Husky, felice più che mai, per preparare il suo pasto quotidiano, il suo carré bruciacchiato con prosciutto e formaggio; “occhi verdi e occhi blu, forse torna anche lei” ma continuava a sbagliare rispetto a quanto si era ripromesso da uomo e per quanto sino ad allora era accaduto rispetto ai misteri e ai segreti che la stessa Livia gli aveva rivelato. Per il giorno successivo, Robert avrebbe dovuto dormire almeno un pò: finito il suo pasto e preparato dei toast anche per Husky, decise di lasciare diversi biglietti per casa indicando a Livia di farlo dormire per la giornata a seguire, considerata la “ bella “ nottata che aveva trascorso e che lei, Livia, era libera di fare come meglio credeva per il giorno successivo o almeno sino a quando non si fosse svegliato; le lasciava inoltre una sim card con un telefono un pò particolare, che il signor Gheits teneva con se per gli ospiti, al fin di poterla contattare quando si sarebbe risvegliato ed al fin di meglio organizzarsi per il pomeriggio del primo giorno di Agosto. Certo che Livia avrebbe apprezzato il gesto a parte l'ospitalità, il signor Robert offriva a Livia un telefono gsm che poteva essere contattato da Gheits in maniera invisibile al fin di ascoltare dove la stessa si trovasse e che alla stessa maniera, permetteva come per il cane, la radiolocalizzazione di Livia a Stoccolma: se poi per caso, non avrebbe accettato il telefono e la scheda, cosa che avrebbe di certo insospettito Robert, avrebbe avuto maniera di usare l'altro di telefono, il suo, quello che usualmente utilizzava per accedere passivamente e alla stessa maniera ad ogni utenza di telefonia fissa o mobile in tutto il mondo, permettendone anche localizzazione e ascolto invisibile da remoto; la prima di soluzione per Robert però risultava molto più economica rispetto all'utilizzo del secondo più sofisticato metodo che avrebbe dovuto funzionare in roaming internazionale a Stoccolma: era stata questa l'unica motivazione per cui le aveva lasciato il telefono e la scheda della compagnia telefonica svedese, non aumentare sensibilmente i costi con il roaming internazionale per spiare Livia. Mentre si trovava a letto, in pieno giorno, chiuse le serrande per non far filtrare il minimo raggio di sole, pensava ai falsi mosaici di Livia e continuava a sorridere di quello statista di John Fitzgerald Kennedy, alle sue associazioni di idee che per caso o fato gli passavano per la mente: anche se come nella posizione ideale per dormire, non riusciva a prender sonno; anche a musica spenta Del Turco aveva preso il sopravvento insieme all'acufene e la musica di “ Luglio col bene che ti voglio” continuava a proseguire nella sua testa. “ Ci risiamo, sarà la cucina con i suoi ospiti a cui è piaciuta la mia musica ed ora me la fanno risentire come per apprezzarla”, borbottando in dormi veglia il povero Robert a cui si univa Husky, dopo aver cercato d'introdursi nella camera di Livia ma senza alcun esito positivo e da dove aveva tolto il disturbo per dirigersi sul letto di Gheits: continuava ad osservarlo, “....ci sei tu in riva al mare ...amore amore..” continuava ad andare in frequenza e a distanza imprecisata; fu in quel momento e nuovamente che Husky cominciò di nuovo a comunicare, questa volta senza abbaiare, con un'altra parete bianca e con un mugolio quasi di accordo con il suo referente. Dopo circa una ventina di minuti, il cane aveva smesso di parlare con il muro e scendeva dal letto: Robert improvvisamente non sentiva più la sua bella canzone di cui tanto si era dilettato durante la notte; passò poco prima di addormentarsi, il tempo d'inviare un paio di mail a qualche amico in giro per il mondo, al fin di acquietare i suoi pensieri che sino ad allora sembrava non volessero andare via. Inviate le mail, coincidenze della vita, sparivano musica e tinnito: ora non rimaneva che dormire e nel bene o nel male affidarsi al mondo onirico della notte per poi casomai esprimerne delle valutazioni nel momento in cui si sarebbe svegliato, casomai nuove ed eventuali ambiguità per come già vissute nei suoi sogni e nelle notti passate. Diverse ore dopo, il suo telefono squillò, era un sms proveniente dalla sua scheda, quella lasciata a Livia sul tavolo che, come al solito lo sconvolgeva, visto che per diverse decine di minuti, durante la notte aveva aspettato il suo ritorno in divano: “Buonanotte e grazie tante per il telefono e la scheda.“ Il sonno era diventato pesante e ancora più gradevole grazie al messaggio inviato da Livia, segno che aveva accettato telefono e scheda: malgrado di soldi non ne mancassero, meglio non spenderne troppi in roaming internazionale per una donna che ora probabilmente lo lasciava finalmente al suo dolce dormire; Livia, d'altro verso, dopo aver riflettuto a lungo sul suo lungo bacio, di buon mattino, si rivestì e preso il cellulare che Robert le aveva lasciato con la scheda svedese: uscì per andare prima al supermercato e poi al negozio per cani nelle vicinanze e fu qui che per caso incontrò Fiammetta comprendendo quali fossero fra tutti, i biscotti del siberiano. Fiammetta chiese se nel pomeriggio avrebbe potuto visitare Husky e Livia acconsentì: “ di certo il signor Gheits non si farà alcun problema se vieni a casa sua. Vieni sempre dal retro?” Fiammetta: “Si, sempre dal retro e se poi sei anche così gentile da accompagnarmi come ieri, te ne sarei tanto grata.” Livia: “Ma di certo non ti lasco andare da sola, ci vediamo nel pomeriggio.” Dopo aver salutato Fiammetta, anche lei comprò dei biscotti per Husky e il venditore del negozio replicò : “ affari d'oro con questo cane !“, lo era stato per i ristoranti ora lo era anche per lui, “ tutti compravano biscotti per il siberiano d'eccellenza.” Livia ebbe a comprendere il perché degli affari d'oro dell'uomo che vendeva biscotti per Husky e non fece altro che sorridere prima di tornare a casa e cominciare a cucinare, anche per Robert: qualcosa che non fossero dei toast bruciacchiati al prosciutto e formaggio ma vera pasta italiana e alla “matriciana“, come direbbero nei paraggi del Colosseo. Nel ripercorrere la via di casa ebbe l'occasione di vedere il signor Capeci che accoglieva la figlia in una maniera non tanto amorevole: “Di cu su si cosi, c'aspetti ancora u cani, sordi persi !“ o meglio “ di chi sono queste cose, facendo riferimento ai biscotti, aspetti ancora il cane, soldi persi! “; Livia fece finta di non sentire e complice di Fiammetta per le passeggiate dal retro sulla via parallela, proseguì in lungo sino a giungere a casa Gheits dove non poté risolvere il primo problema della giornata: Robert le aveva lasciato il telefono e la scheda svedese ma non le aveva lasciato le chiavi di casa e nel dubbio che fosse ancora presto per svegliarlo, attese una decina di minuti davanti al cancello sino a quando una pattuglia della polizia di Stoccolma non girò per ben due volte dinanzi la casa di Robert vedendola ferma, dinanzi una casa monitorata da remoto e certamente avvertita dalla centrale di sorveglianza a cui si era affidato a sua volta Gheits: si decise intimorita sebbene in buona fede, di suonare il campanello. Robert era nel mondo dei sogni e prima di sentirlo rispondere al citofono, la pattuglia ebbe a ripassare almeno un'altra volta dinanzi la sua villa: non appena alzatosi dal letto aprì immediatamente a Livia per impedire che la stessa venisse sottoposta a controllo di routine, visto che dal monitor aveva intravisto la pattuglia stessa nel suo ultimo giro di sorveglianza e che Husky stava scatenando il fine mondo da quando Livia aveva cominciato a suonare al videocitofono e nel momento in cui lo stesso aveva intravisto la sua nuova amica del giorno precedente sul monitor ovale, dove di solito abbaiava ai normali passanti. Non appena aperti i cancelli, Livia tirò un sospiro di sollievo e percorse il lungo viale sino alla porta di casa che Robert lasciò aperta: non appena entrata, salutò Robert e Husky; Robert non sembrava al quanto disturbato di vederla e di essere stato svegliato dal trambusto di Husky. “Oggi è meglio un caffeinato anche se quasi ora di pranzo; devi ringraziare Husky se ti ho aperto e mi sono svegliato, non avrei avuto maniera di sentire il campanello e solo ora mi sono reso conto che sei senza chiavi e che non c'è il mio numero sulla tua scheda e fra tutto, io non compaio nemmeno nell'elenco telefonico svedese se non con il cognome McKone e tu evidentemente hai dimenticato il biglietto che hai utilizzato per chiamarmi le volte precedenti in casa nel tuo albergo quando sei arrivata”, replicando al saluto della bella quanto impaurita donna che di buon mattino l'aveva fatto riaddormentare con il suo bacio e la sua bellezza: Robert non aveva avuto incubo da raccontarsi, malgrado musiche e fantasmi. Livia: “Adesso sembri tu wonder woman, hai capito tutto in pochi minuti e poi c'era la polizia che girava continuamente davanti la tua porta.” Robert: “Si, la casa è videosorvegliata da remoto ed ogni qual volta qualcuno sosti in maniera sospetta dinanzi casa viene immediatamente avvertita la centrale più vicina; ecco perché l'hai vista più volte, probabilmente hai atteso un bel pò prima di deciderti di suonare o magari, cosa più probabile, io ho sentito troppo tardi Husky che di solito abbaia ai monitor alla sola vista dei passanti. Vuoi del caffè? E poi cosa sono tutte quelle buste? “ Livia: “Oggi niente vecchio pan carré ma buona pasta alla “matriciana” che ho imparato a fare da una mia amica a Roma; in più, ho comprato anche altre cose, dei biscotti per Husky: al negozio per animali ho incontrato anche Fiammetta che mi ha chiesto se oggi pomeriggio poteva venire a trovare Husky e le ho detto di si. Ho fatto male? “ Robert: “Questi Ritz sono veramente diventati famosi per tutti !” Livia: “Quali Ritz, io non ho comprato biscotti Saiwa.” Robert: “Beh assaggiane uno e sarà come trovarsi in una galleria di sapori che si avvicinano tanto ai famosi biscotti Ritz che per tanti anni ho visto in TV .” Livia: “Ma hai mangiato i biscotti del cane ?” Robert: “Si una volta, quando non l'ho ritrovato più per almeno due giorni: ho pensato fosse colpa della mancanza dei biscotti e in altra maniera, pensavo a lui come se a casa, grazie ai suoi biscotti. “ Livia: “Ora lo assaggio anche io, uno non farà mica male.” Robert: “Macché !” Livia: “Buoni, sembrano davvero i biscottini Saiwa, verrebbe da mangiarne ancora altri, ma sicuro siano solo per cani ?“ Robert: “Si, sicuro. Nel cassetto in cucina, fra gli alieni e l'altro Husky, quello intarsiato sul legno con i due, trovi un paio di chiavi di casa con il telecomando per il cancello ed assieme un portachiavi che, come nel biglietto che ti diedi un anno fa, c'è il numero che devi comporre quando mi cerchi qui a Stoccolma; la tua scheda ha già del credito che ti permette d'inviare sms e di chiamare gratuitamente per tutto il tempo che vuoi: puoi mandarmi quindi tutti gli sms che vuoi come hai fatto stamane.” Livia: “Quale sms? Io non ti ho inviato proprio niente, anzi ci vuole il codice per attivare la scheda, mi sapresti dire qual'è visto che mi hai dato tutto ma non funziona proprio niente senza il seriale pin?” Robert: “ Ahhhh, mi sarò sbagliato, comunque il codice che devi inserire nella sim per accedere ai servizi di telefonia della tua scheda è 1000, in numeri.” Livia: “ Ok, va bene, funziona benissimo” e così dicendo si diresse verso la cucina e lasciò i biscotti ad Husky; ivi prese le chiavi di cui le aveva detto Robert. “Se vuoi mi accingo a cucinare questa famosa “pasta alla matriciana”, sei d'accordo? “ Robert: “Ok, io intanto mi do una sistemata prima del pranzo italiano che tanto mi manca , visto che come hai ben capito, l'unica cosa che mi va a genio è sempre il pan carré e chissà mai perché.” XIII Robert, da inesperto com'era, malgrado la sua donna non avesse inserito il codice pin, diede una controllata al report ricevuto sulla sua mail, in quanto con o senza pin il telefono funzionava basandosi su tecnologia utile anche quando con la sola possibilità di chiamare numeri d'emergenza, circa i movimenti di Livia, tutti con i dati gps, nessuna chiamate effettuata o ricevuta, sms e quant'altro possibile: tutto era ok, Livia era andata prima al supermercato, poi al negozio di animali e poi era ritornata a casa e non aveva utilizzato il telefono per niente. L'sms era stato inviato da McKone, l'uomo grande amico, onnipresente a Stoccolma in casa sua: “sotto mentite spoglie”, come nel film, diceva il report sul cellulare che era stato dato a Livia e sul pc di Robert; era arrivato un TEL, termine che indicava usualmente nei report del telefono che l'sms era stato inviato da McKone con tanto di occhiolino a mezzo di punteggiatura e così tanto utilizzato oggi nel mondo telematico e telefonico, “;-)”. Robert, compreso il report, lo cancellò dal suo pc come sempre e scese in cucina dalla sua affascinante Livia e i suoi alieni con Husky che attendeva il suo pan carré che non avrebbe mai ottenuto vista la “matriciana“ quasi pronta e preparata dalla splendida Livia che Robert riscopriva ora più sincera in ogni suo movimento o in quanto aveva detto circa il suo da farsi nella sua mattinata a Stoccolma: alla stessa maniera, Robert ricordava sempre gli scherzi simpatici di McKone che ora sapeva anche dell'utilizzo del telefono spia da parte di Robert, per come confermatosi dal report che aveva cancellato pochi minuti prima di avviarsi in cucina e per gustare il piatto tipico italiano; mentre Husky cominciava di nuovo a discutere a mezza altezza con il suo referente che ormai era divenuto suo amico, visto che più che abbaiare sembrava ascoltare qualcuno o qualcosa, Livia rimaneva indifferente. Livia: “ E' quasi pronta, ad Husky daremo i suoi Ritz per questa volta o gli prepariamo un toast visto che lo hai abituato con i suoi carré? Non vorrei che cominciasse a pensarmi come la strega arrivata all'improvviso e sinceramente desidererei alla maniera di Armstrong che quando mi dia la zampa anche lui mi dica “ Ti amo”, perciò, per piacere, non farmi odiare, preparagli i suoi toast, così magari la finisce di discutere con il suo amico davanti al muro della cucina: non è mica poi così indifferente il fatto che lo faccia in questa spettacolare quanto intrigante cucina malgrado cerchi di far finta di non averlo visto affatto.” Robert: “Quella donna di cui ti ho detto, adorava questa cucina; ogni giorno la manteneva impeccabile, pulita in ogni suo angolo; la lucidava minuziosamente e mentre io o il mio amico affittuario praticamente dobbiamo sostituire il piano cottura ogni due anni, lei l'ha mantenuto intatto per i suoi circa 30 e più anni ed ancora ha il suo effetto come vedi: i muri parlano con i cani ed i cani ascoltano. Livia ascoltandolo, aveva acceso la sua TV sintonizzandola sul canale satellitare, quello dei giorni precedenti, memorizzato fra i preferiti, Tele Mit Rock In, come fosse ormai a casa sua: da lontano si orecchiava un remake dei Radiohead sui Pink Floyd del brano “ I wish you were here “ e Robert l'aveva sentito in tutto il suo splendore musicale, alti e bassi di una giornata qualunque. Livia: “Sempre la tua amica, ti fa pensare a lei ?” Robert: “Si, un fiore che non appassisce mai, né qui né in tutto il mondo intero anche quando mi ritrovo un cane a parlare con un muro a mezza altezza, quasi con amici: il tutto mentre stavano ascoltando tutti il brano in onda sul canale televisivo, che caso o fato, ingraziando anche Robert, il canale satellitare Mit Rock In aumentava improvvisamente di volume da sé, nessuno toccando il relativo tasto sul telecomando del televisore e forse i piccoli amici di Husky volevano mettere in risalto il loro essere presenti e conviventi in casa, il famoso tempio della musica, prima di una “matriciana” veramente all'italiana : ”Allora, pensi di saper distinguere il paradiso dall'inferno? I cieli azzurri dal dolore? Sai distinguere un campo verde da una fredda rotaia d'acciaio? Un sorriso da un pretesto? Pensi di saperli distinguere? Ti hanno portato a barattare i tuoi eroi per dei fantasmi? Ceneri calde con gli alberi? Aria calda con brezza fresca? Un freddo benessere con un cambiamento? E hai scambiato un ruolo di comparsa nella guerra in un ruolo da protagonista in una gabbia? Come vorrei, come vorrei che fossi qui. Siamo solo due anime sperdute che nuotano in una boccia di pesci. Anno dopo anno corriamo sullo stesso vecchio terreno. E cosa abbiamo trovato? Le solite vecchie paure. Vorrei che fossi qui “. Livia: “E' veramente una bellissima canzone ma è quasi pronto, mangiamo? “, Livia aveva gli occhi lucidi quasi più di Gheits la notte precedente; Robert, prima di sedersi a tavola, preparò i due toast per Husky che improvvisamente all'odore del formaggio interrompeva il suo dialogo con l'invisibile, per dare sfogo alla sua naturale necessità, quella di cibarsi, per come aveva fatto nei due anni precedenti e per quello stato di necessità, della sopravvivenza: divorò i due toast in pochi minuti, con la bava alla bocca, necessitava di bere due sorsi d'acqua e Robert prese la sua ciotola per riempirla sino al colmo d'acqua fresca; si sedette a tavola ed era bellissimo rivedere quella tovaglia, con quei quadrati bianchi e rossi che simboleggiavano per Robert i colori della croce svizzera e del suo inno mentre si trovava a Stoccolma con la più bella non svedese, italiana, che avesse mai potuto incontrare: altro che suggerimenti di diritto non civile sulle svedesi, tornava a rimuginare fra sé e sé, nei suoi pensieri rimembrando alle lezione all' Università di Legge presso il cinema Ritz, anni prima , con il suo mitico professore. Robert: “Ma dove hai imparato a fare una pasta così buona ?” Livia: “A Roma a casa di una mia amica mentre ero in visita nella città eterna. “ Robert: “Beh, hai imparato proprio bene a cucinarla o quanto meno , per i miei gusti, non si può togliere dalla bocca: ci vorrebbe del formaggio ma è buonissima lo stesso anche senza.“ Livia: “Si lo so, non ho trovato formaggi abbinabili al piatto di oggi al supermercato svedese: a Berlino, invece, nei supermercati della catena Netto ne trovi quanti ne vuoi, sopratutto quelli di marca ARO, marca che pare si stia diffondendo anche in Italia ultimamente.“ Robert: “Allora sei stata a Berlino? Interessante e per quanti giorni, se non sono indiscreto ?“ Livia: “Dal 4 Novembre sino all'11 Novembre dell'anno scorso, in vacanza con una mia amica ed è stato molto bello: Berlino è fantastica nei mesi invernali.” Robert: “Non è ho alcuna idea, non sono mai stato a Berlino e comunque la pasta era buonissima.“ Dopo aver terminato il suo pasto, Robert si preparò a fare del buon caffè per Livia, all'italiana, con la vecchia caffettiera che aveva trovato sul tavolo della cucina e che Livia aveva portato con sé dall'Italia: “Adesso tocca a me ricambiare, ti preparo un buon caffè all'italiana; di sicuro sarà meno annacquato di quello svedese: che bel pranzo però, era da tanto che non mangiavo un buon piatto di pasta; magari, quando torni potrai fare il bis, visto che pare essere un piatto veloce da preparare ed altrettanto semplice.” Livia: “ Ti ripeto, la mia amica a Roma il cui motto è “volemose bene, semo rumeni”, nel periodo in cui ho soggiornato a Roma, mi ha insegnato diversi piatti tipici italiani che io, da italiana, sconoscevo: spesso molto sfiziosi ed anche molto calorici a dire la verità.” Robert: “Questa frase, quest'ultima che hai detto, non mi sembra sia poi così tanto corretta; se non sbaglio e di un certo Karol Wojtila: dovrebbe essere volemose bene, semo romani.” Livia: ”E che ne so io? Diceva così però la mia amica: siciliana, anche lei, si è trasferita in Roma da pochi anni, dopo aver lavorato a Caltanissetta presso la Corte d' Appello del signor Cardinale.“ Robert mutò improvvisamente il suo volto, sorridente com'era di aver pranzato così bene e all'italiana, dopo aver goduto di un ottimo caffè che nel frattempo era stato anche offerto a Livia in delle tazzine che McKone aveva lasciato nell'arredo della sua cucina aliena ed incluse nel costo dell'affitto: divenne però serio, i zigomi del suo volto cominciarono a cambiare dopo le ultime parole di Livia; Tele Mit Rock In iniziò a trasmettere improvvisamente, interrompendo un brano che stranamente era ora in svedese, mandando in onda tutta la trilogia di The Wall, quale introduzione al ricominciato programma dedicato al live PRISM, il cui audio si diffondeva di nuovo ed improvvisamente in tutta la sua casa. Il suo volto era del tutto cambiato tanto che Livia capì di aver detto qualcosa che per niente lo aveva compiaciuto: anche la televisione ed i suoi repentini cambiamenti nella programmazione trasmessa dal canale in questione, l'inaspettato e più elevato aumento del volume rendeva ancora più spettrale la cucina e tutto il resto; mentre Tele Mit Rock In s'incantava, come ormai suo solito, sulla seconda parte di Another brick in the wall : il professore impartisce lezione alla sua classe ed in particolare dopo aver rimproverato un solo ed unico studente, nelle mitiche frasi : “You ! You! Yes you ! Time to Learn !” e Robert intravedeva di nuovo George W. Bush in classe mentre veniva informato nel giorno 11 Settembre del 2001 circa l'attacco del primo aereo contro una delle torri gemelle da parte dei ragazzini di scuola. Dopo aver finito di vedere quella stessa scena, Tele Mit Rock In si auto pubblicizzava con un fermo immagine che poco aveva a che fare con il video del brano, seppur probabilmente sempre in uno dei brani dello stesso gruppo, mentre il pezzo musicale aveva il suo seguito:il professore riprendeva il suo dialogo con il ragazzo: “What have we here, laddie ? Mysteryous scribbling? A secret code? Oh, poems, no less ! Poems everybody! The laddie reckons himself a poet! Money get back, i'm all right, Jack, keep your hands off my stack. New car, caviar, four star day dream, think i 'll buy me a football team. Absolute rubbish, laddie! Get on with your work!” Poi, a tutta la classe sommersa, nel brano il professore ordina ai suoi alunni “Repeat after me: an acre is the area of a rectangle whose length is…." , come nella stessa similare situazione in cui si trovava il Presidente degli Stati Uniti d'America alla Emma E. Booker Elementary School in Via Dr. Martin Luther King Way a Sarasota in Florida: Robert rivede la scena nella sua mente, man mano i ragazzi informano il Presidente circa l'attentato, dai loro testi di scuola, per l'indottrinamento, di cui al brano “ The pet goat “, esercizio di cui al testo di scuola titolato “Reading Mastery 2”, intravedendone i collegamenti: l'insegnante ordinava “ Get ready to read all these words on this page …....the sound can make! Get ready? ”, mentre invita la scolaresca a leggere e a rispondere “ sounds get out, get ready?” in una lezione che pare essere di lettura, fonetica e ovviamente di giusta pronuncia, quanto lezione di memoria, dettatura ed apprendimento; l'insegnante al dunque continua nella lettura alla lavagna prima ancora d'impugnare la bacchetta, come nella seconda parte del video del brano floydiano anzidetto, nei confronti del ragazzo che in “Another brick in the wall “ viene rimproverato per i suoi scritti, al fin di cadenzare, in una sorta di solfeggio, la lettura da parte dei ragazzi; prima ancora di cominciare la lettura, tuttavia, i ragazzi, leggendo la pagina che si trova alla lavagna informano il Presidente, sotto la guida dell'insegnante: “ Get ready? Siete Pronti?”, e la scolaresca tutti insieme “ Cut, Taglia“ e Mohammed Atta utilizzava un tagliacarta per dirottare il suo aereo; ancora l'insegnate “ Yes “Cut”, get ready? Si, taglia, siete pronti?“ e i ragazzi leggono alla lavagna “ Hit ! Colpisci “; l'insegnante perciò continua con “ Yes, “Hit”, Get ready? Si, Colpisci, siete pronti?“ ed i ragazzi sempre leggendo alla parete in cui la pagina poggia sull'ardesia rispondono “Steel, corazzarsi contro” con l'assenso dell'insegnante che replica “ Yes, Steel, get ready, Si, corazzarsi contro, siete pronti?”: su questo punto nel mondo dello spionaggio il verbo “to steel” nella sua pronuncia fonetica non fa alcuna differenza con il verbo “ to steal”; quest'ultimo di termine signifca appunto “rubare” ed i ragazzi continuando “ Plane, Aereo“ ed ancora l'insegnate “ Yes Plain, get ready, Si, aereo, siete pronti?” ed i ragazzi “ Must,Deve”: concludeva la maestra con “ Yes, Must. Si, deve“ . Alla fine invitava i ragazzi a prendere il libro ad una certa pagina per continuare la lezione: in sintesi in quei pochi minuti di lezione, il Presidente veniva informato che “un uomo grazie ad un tagliacarte (cut) deve (must) rubare (steal e non still, ancora, né to steel) un aereo (plain) per colpire (hit); di nuovo Tele Mit Rock In interrompeva i pensieri di Gheits interrompendosi su un singolo frame che nulla aveva a che fare con il video del brano musicale in questione ed ancora una volta improvvisamente il volume del suo televisore diventava autonomamente sempre più alto con il suo home theater di servizio, forse mal funzionante, “forse”, pensava Robert: riascoltava solo poche strofe, prima d'interrompersi improvvisamente, della la parte finale del famosissimo brano “ Un altro mattone nel muro;...We don't need no education, We don’t need no thought control, No dark sarcasm in the classroom...Non abbiamo bisogno dell’istruzione, Non abbiamo bisogno di controllo mentale, Nessun cupo sarcasmo in classe...”. Nel suo repentino mutare, nel suo interrompersi Tele Mit Rock In, in altro singolo frame, Husky cominciava a mugolare di nuovo contro una parete bianca della cucina, uguale alle altre con cui nelle ultime ore aveva chiacchierato: con il niente, praticamente il nulla e quanto meno agli occhi di Livia, non più a quelli di Robert che era ormai convinto della sua amicizia con gli omini della cucina. Dopo lo stop sul singolo frame di Tele Mit Rock In sul brano dei Pink Floyd, iniziava a riecheggiare all'interno della sua casa, il brano così adorato da Robert, i suoi Rolling Stones in Sympathy for the Devil: Robert ora ritornava in sé stesso e con ferma sicurezza si girò e diede un solo sguardo agli occhi di Livia che rimase quasi fulminata, tanto da girarsi da un'altra parte per vedere cosa facesse il cane, come ad aver fatto finta di non aver capito nulla e assai preoccupata di aver detto qualche cosa di troppo: incrociò gli occhi di Husky e fu ancora peggio. Robert: “E chi sarebbe questo Cardinale?” Livia: “Questo televisore avrà qualche problema nel volume: non saprei, credo sia il capo, il Presidente della corte di Appello dove lavorava lei .” Robert: “E si chiama Cardinale? “ Livia: “Si, penso di si: credo sia il cognome!” Robert: “Ah, capisco, bella musica però non credi ?” Livia: “Alla grande !” Robert vide alzarsi Livia dalla sedia e avvicinarsi a lui che in piedi ora provvedeva a ripulire i piatti con cui la sua donna non svedese gli aveva preparato il suo pasto all'italiana: durante il pranzo, Livia si era preoccupata anche di acquistare due bottiglie di vino rosso in un negozio francese nel quartiere della Romania, titolato e conosciuto in zona come il Rien ne va plus: “d'ora in poi non vale più niente, i giochi sono fatti “, avrebbe tradotto Robert durante il pranzo ed insieme alla sua Livia. La coppia tracannò, fra musica e attimi di panico, entrambi le bottiglie mangiando ed ora il vino dava i suoi effetti ad una donna che tutto ad un tratto, forse anche a causa dell'imbarazzante situazione che si avvertiva nell'aria, aveva deciso di bere di quel vino invecchiato e rara qualità in un usale e tranquillo giorno di vacanza a Stoccolma ed in cui forse, inconsapevolmente, aveva fatto esaltare uomini, cani e canali televisivi. “Sarà il vino”, fra sé e sé, iniziò a pensare Livia, circa le sensazioni che stava provando nell'essere vittima degli sguardi degli alieni, di Robert ed Husky in seguito: “ meglio pensare ad altro, non mi sento a mio agio, come nel panico e non capisco bene il perché.” Robert: “Forse sarà la tua bellezza che provoca quanto poi non ti dia realmente fastidio .” Livia: “Cominci anche tu a fare il wonder man o mi sbaglio ? O è il vino? A questo non hai pensato? “ ; Livia, gli si avvicinò pian piano, quasi con lo sguardo amorevole di Husky e che Robert aveva intravisto nei giorni precedenti, nulla sapendo questo cosa scegliere fra una donna ed un cane: “Usciamo, andiamo in qualche isoletta di Stoccolma oggi, visto che probabilmente Fiammetta verrà a trovarci ?” Robert: “Necessitiamo di capire se e per quanto tempo rimarrà per organizzarci in tal senso: non in tutte le spiagge sono ammessi i cani se non con il particolare rispetto di norme e per come leggevo l'altro giorno in centrale di polizia: i cani hanno bisogno di avere un rfid sotto pelle che li possa identificare se si perdono; in sintesi vogliono che il cane abbia, a parte la necessaria museruola consideratane la stazza, anche la sua carta d'identità ed io non saprei a chi chiedere in un solo pomeriggio, se non invitando a casa e nella speranza che non costi troppo, il dott. Helm, il veterinario che lo ha curato all'inizio; lui probabilmente gli farà o gli creerà la sua carta d'identità qui a Stoccolma, non so in quanto tempo. Tutto il resto wonder woman, no, non l'ho nemmeno immaginato prima che pensato.” Livia: “ Quindi, se ho ben capito, anche se viene Fiammetta non si può andare in spiaggia perché necessitiamo del veterinario per fare la carta d'identità al cane! Non è un così grande problema, ci sono tante di quelle cose da poter fare a parte il mare qui a Stoccolma ad Agosto che stiamo andando a preoccuparci del cane; se Fiammetta rimane qui, in qualche maniera, pur non andando a mare, non sia detto che potremmo profittare di una bella serata svedese in maniera diversa o no ? “ Robert: “ Certamente.” Livia si avvicinò ancora di più a Robert e forse fu gioco o forse amore, forse il vino dei “ giochi fatti” che la portarono a sfiorare di nuovo le labbra di Gheits e ancora una volta nell'arco di poche ore: lentamente, anche Robert, quasi tramortito dall'inaspettato gesto, lasciò che le sue di labbra sfiorassero quelle di Livia finanche questa non decise di stringerlo completamente ai fianchi per baciarlo definitivamente. Robert, prima di pensare alle sue di possibili traveggole, rispetto a quelle del suo cane vide Husky, aprendo gli occhi mentre baciava la sua Livia, discutere con i suoi amici invisibili; richiuse gli occhi e si abbandonò definitivamente a Livia ed al suo bacio che coronava “i giochi” dopo il finito e buon pranzo all' italiana. I due s'interruppero dopo che il telefono di Gheits continuò a suonare a lungo: era il dott. Helm ; “eccolo il wonder man” riferendosi , fra sé e sé, a pochi minuti prima e a quanto di cui avesse discusso con Livia. Dr. Helm: “Salve signor Gheits, mi ha riconosciuto? Sono il dr.Helm, come va con il cane? “ Robert: “Bene, é quasi guarito del tutto a parte alcune stranezze che non le menziono perché tali: discutevo di lei con una mia amica italiana qui a Stoccolma e circa la necessità di inserire il chip sottopelle ad Husky in maniera tale da avere un documento d'identità del cane stesso e potere andare in giro più tranquillamente.” Dr. Helm: “ Certamente, se mi offrite di nuovo una buona tazza di tè e se non sono di disturbo per la vostra amica italiana verrei anche domani mattina; ho lo studio aperto solo di pomeriggio e di mattina sono del tutto libero: porterò tutto l'occorrente per il chip e per l'iscrizione on line del codice anagrafico che gli verrà assegnato; provvederò alla stessa maniera a comunicare i suoi di dati,quale proprietario dell'animale, per completarne l'iscrizione all'anagrafe canina qui in Svezia. “ Robert: “Per me va benissimo, perfetto così come la sua di telefonata che di certo non mi aspettavo, sarà quel famoso fato.” Dr . Helm: “E' usuale per noi chiamare i nostri clienti per vedere se i loro animali siano e stiano in buono stato; non si sorprenda più di tanto se non per il buon tè con cui ricambierà l'iscrizione all'anagrafe canina svedese domani in mattinata, va bene? “ Robert: “Va bene per domani mattina e consideri il tè già pronto e buono come l'ultima volta in cui ebbe l'occasione di assaggiarlo in mia compagnia. Grazie della telefonata e a domani .” Dr. Helm: “Va bene, a domani, buon pomeriggio, mio caro amico; mi saluti il cane e la sua sconosciuta amica .” Non appena conclusa la telefonata Livia ricominciò a discutere: “Ma che bell'inglese che hai? Sei stato a Londra ? “ Robert: “Mai, l'ho imparato a scuola, come te ma grazie alla TV l'ho certamente migliorato; era il veterinario al telefono, che, caso o fato, domani mattina verrà a fare la carta d'identità di Husky in cambio di una buona tazza di tè.” Livia proprio alla fine della telefonata, sorridendo, scappò su per le scale con al seguito Husky, urlando a Robert “vado a prepararmi, per stasera, nella speranza Fiammetta arrivi quanto prima nel pomeriggio.” XIV Robert rimase in cucina da solo e cominciò a pensare agli ultimi attimi della sua vita: aveva baciato una Tizia che portava misteri e segreti ancor prima fossero trascorse le 24 ore; l'aveva vista orecchiare più del dovuto, quasi aspettasse o ricevesse quel pulpito con cui e per cui continuare anche a baciarlo ed ora non spuntava nessuno a dargli chiarimenti circa i suoi pensieri: wonder woman non c'era ed Husky non parlava più con le pareti e la televisione era spenta. Accesa la musica su Tele Mit Rock In, andavano in onda i 2 cellos in un loro live strumentale e questa volta fu proprio Robert ad aumentarne il volume, un remake di soli strumenti di Where the streets have no name...Dove le vie non hanno alcun nome: una danza estasiatica, intreccio musicale che assai avrebbe accompagnato quella famosa discoteca di Dio che un paio di volte l'anno Robert attendeva a Stoccolma; solo due strumenti a far tutto, Robert sapeva perché tanta d'ignoranza per il mondo, tanta di stupidità e tanta d'intelligenza si mescevano in tutt'uno per saziare quell'istinto alla sopravvivenza che ognuno porta con se , con o senza acufene o similare. Era curioso di vedere e capire dove Livia volesse arrivare o volesse concludere i suoi discorsi prima ancora Robert cominciasse a scrivere il libro che le aveva da tempo promesso, era curioso di vedere chi ci fosse dietro tutto ciò e quante fossero realmente le responsabilità oggettive e conosciute da renderle così palesemente tali e soggettive, da mettere in ridicolo l'intero palinsesto di un misero governo che si dica sia in un sistema democratico: perché un sistema democratico prima di essere tale deve oltretutto riflettere la libera volontà di ogni singolo individuo senza alcuna coartazione di ogni genere e sorta possibile o individuabile in questa o quella condizione empirica, in quel fenomeno, nella sua di esperienza: quante coincidenze affioravano nella mente del signor Robert, quante associazioni di idee e quanti potenziali criminali a piede libero in giro per il mondo senza che nessuno se ne fosse mai realmente reso conto o avesse mai preso parola in capitolo anche a riguardo circa i diritti umani, i diritti fondamentali ed il loro rovinoso esito nel 2014, grazie a chi d'intelligenza si pensasse averne di più rispetto al comune individuo. “E' già, cara Livia Tauto,” fra sé e sé, “è proprio un problema di logica e libertà personali e di costrutti che anch'essi seppur apparentemente degni di tale definizione, della logica, potrebbero diventare così assurdi allo stesso tempo e logici in egual maniera, tanto da limitare l'atto volitivo umano a chissà quante migliaia di possibilità: il problema è che di scelta fra le migliaia possibili, ne avete fatta una, quella sbagliata nell'immediato tempo o anche quella giusta che si riveli sbagliata però poi più errata nel più lungo periodo: avete assolto alla logica del sistema in cui vivete e in cui continuerete a vivere perché stretti dalla morsa dello stato di necessità, di sopravvivenza; eppure, potrebbe anche essere stata la scelta più gusta di tutta la vostra vita, per voi magari perfetta, non lo sarà mai per gli altri o per quella che definite democrazia a meno che non vogliate tornare a discutere del Dio denaro e dei suoi complici o di sola e semplice libera volontà, ammesso e concesso che se non coartata, poiché anche questa può acquistarsi. Sarà la vostra scelta per Voi e per il sistema e sino a quando le sue di logiche, quelle del mondo in cui viviamo non cederanno il passo nuovamente alla libera volontà di ogni individuo , scevro dai parametri che sin da piccoli vi abbiano imposto al fin di cognoscere ed in malo modo sfortunatamente per voi quanto per me.” Dove sono gli assurdi periodi che si sarebbero invece rimostrati come logici e a cosa pensava Robert rispetto a dei mosaici potenzialmente falsi nei suoi ragionamenti, su cui doveva anche fare dialettica, di certo lo avrebbe espresso nel suo libro, magari in altri toni e con altre parole, con altra musica e relativamente ad altre problematiche ma di certo quell'attimo di libertà, conscio o inconscio, sarà sempre il risultato del vostro cognoscere in questo mondo, anche da film fantascientifici che racchiudano in sé e per sé elementi utili al vostro poter dire “ io conosco il mondo” con tutto il logico e l'assurdo dell'empiria inculcatavi: quanti input massivi, i film già menzionanti, per esempio, che abbiate visto sino ad oggi, hanno coartato la vostra libera volontà, che siano a dedursi o meno dalla vostra capacità di ricezione nell'input stesso; di certo, un numero esatto adesso non lo avrete a disposizione ma penserete che sia già una storia scritta quella che vi si racconta in questo capitolo o ove vi si accenni, allora una storia scritta male, casomai, visti gli esiti del nostro non mutatosi quieto vivere ed in questo mondo. Livia: “Ma parli da solo?”, era giunta in quel momento in forma smagliante e adorabile come sempre e che bella musica ! ” Robert: “Ti ho disturbato con la musica o hai già terminato di prepararti per la nostra uscita dopo l'arrivo di Fiammetta ? “ Livia: “Avevo già finito ma la tua musica ed il tuo sentirti parlare da solo per casa, sembravi Husky davanti alla parete, mi ha un pò incuriosito.” Robert: “ E così che scrivo il tuo libro o almeno in parte lo penso; credi l'ispirazione non vada valutata per quello che è nel suo istante ogni tanto? Stavo cercando di valutarla in quanto tale e la musica vi si associava e legava in maniera assai particolare. “ Livia: “ Ah, allora non è un problema solo di Husky, anche tu parli da solo in casa !” Robert: “ A te non è mai capitato wonder woman e di ragionare e di esprimerti a voce alta ? Ci crederei poco se mi dicessi di no, sai? “ Livia: “ Beh si , può capitarmi ma mai come per Husky e come se stessi a comunicare con qualcuno davanti ad una parete; fra me e me , come te magari ma mai come ogni tanto fa Husky e penso non sia neanche il caso di dirlo al veterinario domani mattina. “ Robert: “Domani si vedrà e se sarà il caso se ne discuterà, per me non è un problema; se Husky ha i suoi amici e li vuole ospiti in casa sua, siano benvenuti come te. “ Livia: “ Nessuno tocchi Husky o Robert diventa permaloso.” Con un sorriso si concluse il dialogo con l'ultima frase di Livia ed al suono del campanello, lo scodinzolante siberiano, festeggiava dinanzi ad un monitor di videosorveglianza, la presenza di Fiammetta dinanzi l'entrata sulla parallela di Via della Romania; Robert aprì la porta e quest'ultima anziché salutare Robert e Fiammetta, completata l'inusuale quanto affascinante viottolo adornato da siepe e rose, andò direttamente verso il cane che era tornato in cucina, forse dai suoi amici: “Husky!” , urlando prima e poi abbracciandolo come non lo vedesse da chissà quanto tempo prima di porgerli direttamente con la sua mano i suoi biscotti. Di seguito salutò prima Livia con un bacio e poi in altrettanta maniera il signor Gheits e quest'ultimo: “Benvenuta ragazzetta, benvenuta “, colta da un sorriso amorevole anche Livia non mancò di esaltare il momento: “ la mia nuova amica italiana a Stoccolma” e quasi come se tranquillizzata rispetto all'estate precedente, “ i miei migliori amici a Stoccolma”, e sorridendo, “incluso il cane: a proposito, ho come la vaga impressione che i biscotti non piacciano più come prima ad Husky; sembra stia aspettando altro, ne sapete qualche cosa voi due ? “ Fiammetta: “Io si ma non mi esprimo”, sempre sorridendo nei confronti di Robert. Robert: “Ho capito, mi tocca andare a cucinare e so anche cosa, pan carré al prosciutto e formaggio per Husky e quasi quasi....gli faccio anche compagnia, non merita di mangiare da solo visto che oggi di “matriciana” ne ha vista poco e niente e solo due toast forse non sono stati abbastanza per la sua stazza“; mentre Robert si accingeva a preparare i toast, Fiammetta ormai di casa, in maniera non invadente e molto simpatica a giudizio di Robert e Livia, spense la TV sul canale musicale che fino a pochi minuti prima aveva divertito tutto il vicinato: origliando il signor Kaapstad in lontananza per strada, nelle vicinanze di casa Gheits, aveva soprannominato, come tante altre volte, la sua casa come il “ tempio della musica “ in via della Romania, sorridendo con la moglie e procedendo in senso inverso per la parallela che Fiammetta era costretta a percorrere per giungere a ciò che amava di più a Stoccolma, il siberiano. Livia: “ Senti Robert, saresti così gentile da portarmi da disoccupata e per come ti ho detto in Via Hovlagargatan 5 B 111 48 qui a Stoccolma oggi pomeriggio mentre Fiammetta è in casa prima di andare in giro per la città? Dovrei presentare un curriculum vitae presso una grande azienda petrolifera; mi piacerebbe tanto rimanere a lavorare e vivere qui, “io adoro Stoccolma”, come diceva Quattrocchi nei Puffi! Hai mai visto i puffi quando eri piccolo, tutti di blu, mai che fossero stati disegnati di un colore diverso: se non erro, la compagnia dove voglio presentare la mia candidatura si chiama PETROSINO EXPLORATION o quanto meno così dovrebbe chiamarsi se non ricordo male: mi ha consigliato di andare lì la mia amica romana, quella della ricetta di cui alla pasta “ matriciana” di oggi a pranzo.” Mentre Robert faceva i due toast per Husky e un paio anche per lui, cominciò a non finirla più di ridere: “ Come? , Petrosino? Ma sei sicura? Qui a Stoccolma? Ti piacciono i libri polizieschi o biografici di grandi poliziotti perché credo forse hai letto qualche cosa sul famoso di poliziotto, Petrosino appunto, confondendolo con la compagnia dove speri di poter lavorare?” “Petrosino?”, replicò Livia, “ E chi è Petrosino? Se non ricordo male, ho letto un libro in formato PDF che dovrei avere ancora sulla micro sd del telefono” e cercando nel sul di cellulare Robert anticipava “ Petrosino, Joe Petrosino, per come raccontatosi in un libro di Arrigo Petacco , Arnoldo Mondadori Editore, 1972; in copertina compare la scritta “ La sera del 12 Marzo 1909 il nemico numero uno della Mano Nera di New Jork è assassinato a Palermo. Da chi? Come? perché? “, mentre sul retro, “Arrigo Petacco” che attualmente dovrebbe vivere a La Spezia in Italia se Wikipedia non si sbaglia, “ rintraccia in questo libro le origini , i moventi, gli autori, gli sviluppi dell'assassinio di Joseph Petrosino: il tenente della Polizia di New Jork, ex lustrascarpe, ex giornalaio, ex netturbino, capo dell' Italian Branch e poi dell' Italian Legion, premiato da Giovanni Giolitti e amico di Theodor Roosvelt, nemico numero uno della Mano Nera, che il 9 Febbraio 1909 s'imbarcò per la Sicilia con la speranza di tagliare i tentacoli che la Mafia aveva cominciato a stendere sugli Stati Uniti. Di certo mi rendi curioso nel capire se esista veramente una compagnia petrolifera con il nome Petrosino: devo cercare sul navigatore del mio telefono un nome che gli somigli in maniera tale da darti spunti e suggerimenti per meglio comprendere dove si trovi questa grande azienda petrolifera ove ti piacerebbe lavorare per vivere qui a Stoccolma.” Mentre ora cucinava i suoi di pan carré, prendeva il suo cellulare per visualizzare qualche azienda che assomigliasse al nome del famoso Petrosino stesso: “Petrosibir Exploration AB” esclamò a Livia, “ non Petrosino “ e finì suoi toast ridendo a più non posso dello strano errore e delle strane coincidenze, non per voi per ora ma di certo per Robert, che nella sua di mente si realizzavano del tutto e completamente, mentre Husky finiva i toast e cominciava a comunicare di nuovo con i suoi amici, provocando il sorriso di Livia che si accomiatava a quello di Robert e per l'errore sul nome della sua sperata azienda di lavoro ove sperava l'assumessero e per le stranezze di Husky, dei suoi potenziali amici che anche lei ora realizzava come quelli che aveva visto in cucina in una bella foto di gruppo: alla stessa maniera in cui quanto intarsiato sul legno era stato interpretato da Fiammetta giorni prima durante il suo incontro con Robert e prima ancora da altri. Livia: “Uno davvero importante e di pregio nel suo campo questo Petrosino ma sono caduta in errore, anche se di poco; ti devo una birra per la confusione, se mi accompagni, considerata la mia imprecisione e confusione fra Petrosino e Petrosibir. Mi porti? “ “Per me non c'è alcun problema”, acconsentì Robert, “ma bisognerebbe chiedere a Fiammetta cosa ne pensa e circa anche la possibilità di ricompensarla in qualche maniera se dovesse acconsentire ad accudire Husky ogni qual volta tu od io avessimo la necessità di uscire insieme anche quando ritornerai, non credi? “ e rivolgendosi a Fiammetta: “saresti d'accordo a far compagnia ad Husky mentre nel pomeriggio ci rechiamo un pò in giro per Stoccolma in cerca di lavoro, nella speranza tu non t'infastidisca ?” Fiammetta: “ Per me non c'è alcun problema, con voi o senza di voi, basta ci sia Husky per me va benissimo, potete andare e fare quello che vi pare: se e quando sarà ora di andare, casomai, chiuderò la porta senza dimenticare di riempire le ciotole di Husky in attesa del vostro rientro come ho mi hai spiegato ieri.” “Se le cose stanno così”, continuò Robert rivolgendosi a Livia,“ possiamo andare dove più ti pare: anche fra mezz'ora; ti va bene Livia? “Benissimo, vado a prepararmi, per quel che mi rimane, prendere il curriculum ed i soldi per la birra che ti devo signor Petrosibir o Petrosino: ci saranno dei pub nei paraggi dove andare a bere qualcosa,” concluse Livia dirigendosi verso le scale che portavano verso la sua stanza e a metà scala urlando “ pronti fra trenta minuti.” E Fiammetta : “Ok, sono d'accordo anche io.” “Bene, allora dovrò andare a prepararmi anche io”, ad alta voce Robert che dopo pochi attimi seguì Livia per le scale, per dirigersi nella sua di stanza, lasciando Fiammetta con il suo siberiano e la TV, che ora veniva di nuovo riaccesa e su Tele Mit Rock In, a far compagnia a quest'ultimi. Dal basso Fiammetta, giovinetta com'era, non mancava, come ogni donna e con un po' di malizia, anche lei a tener le orecchie tese, per sentire come andassero le cose fra Robert e la sua amica Livia, visto e considerato che assieme erano saliti al secondo piano di casa per l'imminente uscita: tuttavia non ebbe la possibilità di sentire alcunché se non circa dopo quella famosa mezz'ora in cui il signor Gheits chiamò Livia per avvisarla d'essere pronto e di scendere giù in garage per prendere la macchina: lì avrebbe rivisto nuovamente Livia e Robert per salutarli e per ricevere le usuali raccomandazioni circa il siberiano e la sua uscita sul retro se casomai si attardassero più del dovuto nel ritornare a casa. Mentre si trovava in procinto di andare a prendere la macchina in garage, Robert ricevette ancora un sms di nuovo da parte di Livia che diceva “ Rien ne va Plus “ : “ questa volta non ci casco”, fra sé e sé Robert,“ è di nuovo McKone ! Che gran simpaticone: ora c'è da capire cosa vorrà dire ! “ Da lì a poco Livia raggiungeva il garage con Robert e per verificare se il messaggio era stato mandato da lei chiese semplicemente “il telefono tutto apposto, funziona ?“ “Si, a meraviglia, pensa che ho ricevuto un messaggio in svedese, penso di una delle compagnie telefoniche nazionali che diceva, se non ho intuito male, di offrirmi internet con poche corone al mese.“ Robert aveva avuto conferma che anche questa volta c'era McKone di mezzo, nella speranza non si trovasse in vacanza a San Cono, città di provenienza di Livia ed ancora Robert continuava a sorridere per tutte le coincidenze che continuava ad intravedere nel suo soggiorno estivo. “ Ma tu ridi spessp da solo ?“, chiese Livia un pò scioccata, “ ho detto qualche cosa di ridicolo per caso? Non capisco lo svedese, sarà forse questo il motivo delle tue tante risate?“ Robert: “Non ti preoccupare, hai salutato Fiammetta ?“ Livia: “Indovina? Tu che dici ?“ Robert: “Ok Andiamo .“ Robert accese i motori e la sua Martin nera uscì dal cancello automatico, mentre in lontananza sentiva Husky abbaiare: l'acufene ritornava improvvisamente, dopo aver ricevuto il messaggio e lasciata casa da pochi minuti con Livia, prima ancora di uscire fuori dal suo cancello d'oro e d'argento; fu proprio l'effige sul cancello d'uscita, l'argomento proposto da Livia all'interno dell'autovettura da mille e una notte, durante il tragitto, mentre si addentravano per le vie di Stoccolma: “ Sai che cosa mi sembra questo falco o aquila in oro e argento sul tuo cancello Robert, con un pò d'immaginazione, il sigillo papale nonché dello Stato del Vaticano; lo hai mai visitato? Le due chiavi, che simboleggiano lo Stato del Vaticano sono in oro e argento? Mai viste ? Gli somiglierà un pò, non credi ? “ Robert: “Non credo proprio e pur avendo visitato la Città del Vaticano, di certo, mia cara, non ho mai paragonato il mio cancello alle chiavi di cui tu parli. Che per caso hai qualche altro mistero o segreto da svelarmi o dubbio da inculcarmi anche sul Vaticano? “ Livia: “No, no, chiedevo così e poi non essere sempre così permaloso; ti si legge in faccia quando cambi d'umore; allora assomiglia ad una gioielleria, per il suo essere d'oro e d'argento, così ti va bene?” “Andiamo alla tua birreria del petrolio “, sorridendo Gheits, “non è vero che sono irritato o permaloso: secondo me sei tu che vuoi io appaia o sembri come tale, sono abbastanza tranquillo e pensala come vuoi a riguardo del mio cancello, gioielleria o Vaticano, preziosi entrambi !” Livia: “Ah ok, allora scusami, andiamo quindi, ma come andiamo? Navigatore?“ Robert: “Si e speriamo bene: ultimamente o fa i capricci o fa troppi scherzi, ancora non saprei dirti; non appena arrivati a destinazione magari riusciremo a capire se e come abbia funzionato. Ovviamente, non sarò io a portarti dal tuo potenziale datore di lavoro ma lui stesso che indicherà anche la strada poi per la successiva birra che mi hai promesso, fino ad indicarci la strada per ritornare a casa; lui ed il suo satellite ovviamente.” Il navigatore indicò la solita strada sino a Karlaplan, ossia il piano Karla o piazza Karla, traducetelo come più vi piace: da lì avrebbero proceduto attraverso Narvavagen, Nybrohamnen, Nybrokajen, infine Hovlasgargatan; giunti dopo circa 15 minuti, nel luogo dove la mappa indicasse la sede dell' azienda e ove Livia voleva consegnare il suo curriculum vitae parlando quanto meno in perfetta lingua inglese, così non era, Robert decise di aspettare in auto sino a che non fosse tornata. Livia: “ Quindi aspetta in macchina, se questo è il luogo esatto, io vado.” Robert: “ Ok, io aspetto qui e buona fortuna, spero tu possa ispirargli tanta tenerezza come quella con cui hai intenerito me.“ Dopo aver dato un bacio a Robert, sempre all'improvviso sulla guancia, scese dall'autovettura aprendo e sbattendo sbadatamente un pò troppo forte lo sportello della sua Aston Martin. Livia fu di ritorno circa cinque minuti dopo e con una faccia che nulla esprimeva: aveva consegnato il suo curriculum vitae alla segretaria che sfortunatamente per lei parlava solo svedese e che solo lontanamente pare abbia compreso che la stessa Livia avrebbe desiderato lavorare per l'azienda petrolifera Petrosibir; lo raccontò a Robert ovviamente che per rinvigorire quella che era la tristezza di Livia chiese al suo navigatore, fra le sue funzioni, di portarlo al pub più vicino per offrire lui una birra alla stessa Livia visto l'evolversi degli eventi in malo modo per la stessa e circa il suo fallimentare tentativo di trovare lavoro a Stoccolma. Mentre Livia rimaneva silenziosa, anche urtata dal fatto che non fosse stata compresa dalla segretaria, Robert riprese la marcia con la sua auto dirigendosi verso il pub più vicino che il monitor in macchina gli segnalava in Via Birger Jarlsgatan n. 20, a circa due chilometri e mezzo dal punto in cui si trovavano: vi arrivarono in circa sette minuti ripercorrendo diverse strade che già avevano transitato per giungere pochi minuti prima all'azienda dove Livia avrebbe voluto lavorare. Da lì in poi cominciò il dolce show di Livia rattristita dal suo non consideratosi curriculum vitae: “Prendiamo due birre che ne dici ?” Senza nemmeno salutare in lingua inglese, si accomodò al primo tavolo disponibile e senza parlare, dopo aver già commentato il suo specie di colloquio di lavoro a Stoccolma, continuava a guardare Robert con i suoi occhi stupendi e sempre più lucidi, man mano che il cameriere cominciava a portare le sue birre: perché non pensate che le birre furono solo due e che Robert si rifiutò di farle compagnia, in fondo in vacanza c'era anche lui. Diceva sempre al cameriere “Petrosibir..Birgher Jarlsgaten....please can i have another couple of beer?”: Livia giocava con i suffissi ed i prefissi mentre chiedeva altre birre; singhiozzando la scena continuò sino a quando non cominciò a barcollare e quasi sbronza si decise a chiedere a Robert o di andare a mangiare o di tornare a casa: “in tutta sincerità, preferisco un ristorante senza pan carré ”, rivolgendosi a Livia ormai quasi ubriaca, il signor Robert, anche lui un pò sbronzo. Consapevole delle pesanti sanzioni alla guida in caso di ebrezza, decise di portare Livia al ristorante più vicino, a piedi e senza prendere la macchina nell'attesa l'ora si facesse più tarda, che il ritorno a casa fosse meno pericoloso o meno passibile di un controllo della polizia svedese con relativo alcol test, che quanto meno l'alcol sparisse un po' dal corpo durante la serata, magari e per l'appunto mangiando. Usciti dal locale, Robert prese a braccio la bellissima ubriaca e la guidò versò il ristorante più vicino che sulla mappa del suo piccolo smartphone riusciva ad intravedere con la scritta “ restaurant” : in realtà aveva anche intravisto la possibilità di soggiornare in un hotel proprio di fronte al bar in cui erano stati, il Premier Hotel Kung Carl ma sinceramente, visto l'alloggio e considerato il non dimenticatosi Husky, seppure in preda all'alcol, decise per andare a mangiare qualcosa di diverso dei suoi toast prosciutto e formaggio e poi tornare a casa. Attraversata Birger Jarlsgatan , svoltarno per la prima via a sinistra, la Brunnsgatan sino ad arrivare al Malmskillnadsgatan n° 45: anche lì Livia, malgrado la passeggiata, le scale per arrivare al ristorante fra le vie di Stoccolma, sebbene avesse preso una boccata d'aria fresca all'esterno del pub e malgrado la calura svedese, ancora in preda all'alcol, decise di sedersi al primo tavolo disponibile ed ordinò, senza nemmeno chiedere a Robert cosa preferisse e continuando ad osservarlo in maniera amorevole quanto taciturna: quest'ultimo si era deciso ad accettare ogni cosa per quella sera, era da tempo che non si divertiva comunque da così tanto. “Hey cretino, vorrei due pizze e due birre “, chiese Livia al cameriere che in svedese ed in inglese aveva chiesto inizialmente cosa entrambi avessero gradito mangiare in ristorante; il cameriere all'inizio sembrò non capire proprio niente poi però: “ Signorina, capisco lei abbia bevuto troppo e accetto anche il cretino ma guardi che sono italiano e le porterò due birre e due pizze, come le migliori che fanno a Napoli: le va una pizza Margherita per lei ed il suo compagno ?” Robert scoppiò dal ridere e Livia diventò ancora molto più rossa in viso per la brutta figura che aveva colorato e rallegrato la serata al ristorante: sempre in preda ai fumi dell'alcol, si alzò dalla sedia e diede un bacio in guancia al al cameriere italiano, “scusami, ma oggi è proprio una giornata di quelle inutili che si riempiono d'ilarità anche grazie a persone come te, porta le due pizze margherita e le due birre.” “ Va bene, non ti preoccupare, sta tranquilla, ti capisco, ci passano tutti, ci vorranno almeno una decina minuti....aspetterete o scapperete ?”, ribatté il cameriere. Ed il signor Robert che ancora sboccava dalle risate, “ no, no, aspetteremo, stia tranquillo e ci scusi tanto, italiano“; andato via il cameriere con la sua ordinazione, Livia rivolgendosi a Robert, tornando a guardarlo con il suo sguardo quasi magnetico nei suoi confronti, ebbra, cominciò a parlare a ruota libera, così come forse vi sarà già capitato a volte quando avete alzato un pò il gomito: “ si vede da un miglio che hai bevuto, anche dalla facile loquacia che hai “, ancora sorridendo continuava Robert. “ Quindi, ho imparato a fare la matriciana a Roma dalla mia amica della Corte d'Appello di Cardinale e altri tanti; prima di andare a Roma e tornare qui a Stoccolma ovviamente sono stata in Sicilia dai miei fra San Cono sud e San Cono Nord e da lì, pensando a te, ho fatto un lungo giro con la mia macchina per vedere tutti quei paesini che non avevo mai visto, eccetto Piazza Armerina: anzi ti preannuncio che ho già trovato il modo di ricambiare la tua ospitalità ma ti dirò poi”, continuava Livia a parlucchiare mentre Robert continuava ad ascoltarla con occhi sgranati, “quindi sono stata in giro per la Sicilia con una macchina a gpl, bassi consumi, niente birra ovviamente ed approfittando degli emolumenti della disoccupazione, visto che sono stata licenziata e che per come avrai ben capito, speranzosa di trovare lavoro a Stoccolma, ho fatto la vagabonda seguendo l'istinto e l'ispirazione e come spesso affermo, ho seguito quel “ pulpito da cui poi se ne discerne la predica. “ Quest'ultima di frase fece ritornare di nuovo abbastanza serio Robert in cuor suo che in realtà non avrebbe mai voluto sentirsi dire una cosa del genere, per avere delle conferme della sua compagna a Stoccolma ma dovette continuare a sorridere, davanti a una spia, come se nulla fosse, di certo non aveva capito proprio niente del mondo o semplicemente stava fingendo, forse, approfittando parzialmente della situazione e di tutta la birra che aveva bevuto: dal pulpito viene fuori la predica, tematiche oggetto di studio e conoscenza da parte delle agenzie di spionaggio mondiali, circa talune ed altre possibilità; tuttavia non era il momento di dar lumi in materia proprio a lei che ora iniziava a cantare come se niente fosse, su note conosciute a Robert ed ancora a raccontare delle sue avventure invernali. “ Sono andata in giro seguendo l'istinto ma allontanandomi da San Cono e da Piazza Armerina: avevo voglia di visitare e di assaggiare le altre “pizze siciliane ” e vedere quale fosse la migliore fra tutte, tutto ciò durante i mesi freddi in attesa di raggiungere Roma e la mia amica di cui ti ho detto, piano piano aspettando l'estate e la possibilità di ritornare a Stoccolma, di ritrovare anche te”, ridendo ancor più di quanto le era accaduto durante la serata, “ebbene la migliore pizza siciliana la fanno sulla Costa Crociere !” “La Costa Crociere ? “, incuriosito Gheits dalle risate di Livia, “ ma sei stata in crociera o in giro per le strade della Sicilia? Che c'entra? La Costa Crociere, che oggi fra l'altro d'italiano ha solo il rinomato nome, è a tutti gli effetti una nave americana: il pacchetto di maggioranza della società, dopo essere entrata in borsa nel 1989, è stato ceduto nel 1997 per circa 455 miliardi di lire, alla Carnival Corporation & Plc, molto conosciuta nel settore crocieristico perché riunisce le maggiori compagnie nel mondo del settore e per cui viene tranquillamente definita come la più grande nel settore a livello mondiale con le sue sedi centrali bipartite a Londra e a Miami”. Livia: “ Ma quante ne sai Robert? Comunque, stavo scherzando, un pò si ed un pò no, perché comunque la più buona pizza in Sicilia, visto che ti dicevo della Costa Crociere la fanno in C.da Schettino al numero 70 al ristorante “La Ruota” che fa parte del territorio di Paternò in provincia di Catania: se non ricordo male, lì vicino, se non nei pressi della SS121, c'è quella base militare un pò italiana un pò americana, Signal.” “Ma quale Signal, forse l'hai confusa con Sigonella, chissà a cosa stavi pensando”, continuava Robert, “ ma almeno sono buone le pizze?” “ Sono spettacolari e non a caso te lo dico perché le fanno solo di sabato e domenica e sono tipicamente accompagnate da serate danzanti e musicali e sopratutto, se vuoi, anche dalle migliori birre esistenti al mondo ”continuando a berne ancora della sua e per restare in tema nel loro di ristorante a Stoccolma. Finite le due pizze e le due ulteriori birre per concludere in bellezza la serata si decisero di tornare a casa dopo aver salutato il cameriere: il tempo che impiegarono Robert e Livia per giungere a Birger Jarlsgatan, dove Robert aveva parcheggiato la sua autovettura, fu questa volta di circa 40 minuti a piedi: a bordo dell' auto, svaniti solo leggermente i fumi dell'alcol, Robert alla guida proseguì lentamente sino a Piano Karla per poi ripercorrere le vie e rintanarsi in casa. Giunsero in via della Romania verso l'una della notte, nella vivace Stoccolma dal sole mai calante e Fiammetta era già andata via: Husky, rimasto solo in casa, non appena sentì arrivare i due, cominciò ad abbaiare e a far sentire la sua di presenza: chiusi automaticamente i cancelli, attraversato il giardino, giunsero in garage e risalirono a casa dove dopo le prime feste, il cane ritornò nella sua personale cuccia, il divano e non quella che Robert aveva preparato precedentemente quando ancora non aveva conosciuto il veterinario dott. Helm. “ Io vado a letto”, disse Robert, “sono troppo stanco, magari ascolterò un pò di musica che, se dovesse darti fastidio, basta farmelo sapere anche con un semplice squillo senza sms mi raccomando e capirò che sarà ora di spegnere o abbassare il volume, pensando a McKone allo stesso tempo e per non fare confusione con le maniere di quest'ultimo ed il telefono di Livia; “ ed io ti seguo”, proseguì Livia ancora barcollante ma un tantino più sveglia dalla splendida notte che alla fin fine aveva trascorso dopo un'inutile colloquio di lavoro: ovviamente, proseguì per la sua stanza. Dopo cinque minuti ed entrambi davanti la porta delle loro stanze ci fu un altro breve scambio di parole fra i due: Livia ringraziava Robert per i gigli che le aveva fatto trovare a sorpresa nella sua camera ed in vaso: “ Prego”, Robert non fece altro che pensare al messaggio di McKone che gli aveva inviato ad inizio serata prima di uscire e dell'impossibilità di Fiammetta di uscire con Husky in casa per andare a comprare dei gigli ornamentali per Livia, “una gran bella sorpresa, ti piacciono?“, tenendo il gioco Robert. “Sono spettacolari ed anche di una razza molto rara, se non erro sono del tipo Lilium Henry, di fatto poggiano su un vaso a base di roccia calcarea”, meravigliata Livia, “chissà quanto dureranno e ogni quanto dovrò innaffiarli e chissà quanto costerà portarli con me in Sicilia, grazie davvero.” Di nuovo quasi in imbarazzo, rosea come l'aveva vista altre volte nonché stupenda, Livia chiuse la sua porta augurando la sua buonanotte a Robert: certo che si aspettava anche il bacio ma Robert dovette chiudere la sua di porta replicando semplicemente con poche parole “ Dolce notte “. Non appena rientrato in camera, Robert non fece altro che pensare e ridere di McKone per i Lilium ornamentali che aveva fatto trovare a Livia nella sua stanza, era l'unico ad avere le chiavi di casa e a poter autorizzare la centrale di sicurezza, che a distanza sorvegliava la casa e con cui godeva di ottimi rapporti e fiducia: nello stesso frangente di tempo, accesa la TV, Tele Mit Rock In trasmetteva alcuni pezzi dell'album di John Pizzarelli del 1998, “Meets the Beatles” e alle prime note di “ Can't buy me love “ continuava a rimuginare e a sorridere di quel Rien ne va Plus che aveva ricevuto da parte della pseudo Livia, il suo amico affittuario McKone e del regalo poi fatto ritrovare alla stessa a sua insaputa alla splendida donna della porta accanto. Non passarono solo poche decine di minuti che Robert sentì bussare alla porta, seguitandosi solo la parola “ dormi ?” e scandita a far si fosse udita dallo stesso Robert e solo se ancora sveglio: o era la musica che era rimasta accesa e che dava fastidio a Livia nella sua stanza a Stoccolma oppure era Livia che non aveva affatto sonno, dolce la serata, ora dalle braccia di Bacco alle braccia di Robert. I postulati di Gheits, da sveglio, sconfinavano dalla normalità e sapeva comunque di avere una potenziale spia che stava raccontando la sua di storia e a modo suo; Robert rispose ad alta voce a Livia che continuava a bussare alla sua porta, ora chissà per quale vera ragione o motivazione : “puoi entrare, senza alcun problema, entraaaaa!!! ” Una luce soffusa acquietava la stanza di Robert: era una piccola candela che piano illuminava, come in una sfera di luce, l'ambiente tutto intorno visto che il televisore non emanava alcuna luce, schermo spento, mentre Tele Mit Rock In e durante il soggiorno dei due italiani a Stoccolma, ritornava a stupirli nel bel mezzo della notte: “ L'universo che respira e sospinge la tua sfera e la luce che ti sfiora, cosa vuoi? Voglio te, una vita, far l'amore nelle vigne, cade l'acqua ma non mi spegne. Voglio te.” Sia Robert che Livia rimasero sconvolti del novo filosofico canto di Lucio Battisti che a tarda sera riempiva e dava significato all'inaspettato arrivo di Livia nella stanza di Robert. “Oltre il monte, c'è una gran ponte, una terra senza serra, dove i frutti son di tutti, non lo sai? Voglio te, una vita, far l'amore nelle vigne, cade l'acqua ma non mi spegne, voglio te; è una vela la mia mente, prua verso l'altra gente; vento, magica corrente, quanto amore! Voglio te, una vita, far l'amore nelle vigne, cade l'acqua ma non mi spegne, voglio te, te , te. Voglio te. Mio per sempre! Ma tu non cambi mai. Un braccio che altro vuoi ? Un'ora me la dai.” Robert non poté fare altro che sghignazzare dei baci di Livia che sino ad allora aveva ricevuto e di cui invece ora aveva solo rimembranze lontane: la musica accompagnava le risa di Robert, la luce soffusa del suo tempio della musica nonché l'anomalo comportamento fra baci, carezze e semplici “buonanotte” della stessa, orbene fosse comunque tornata a bussare alla sua porta. Un parquet in legno mentre delle piastrelle ricoprivano invece il tetto, quasi cadente o come se stessero per cadere, c'era più roccia nella musica che passava Tele Mit Rock In che nella stanza di Robert; Livia invece si presentava, come ogni uomo sognerebbe la sua donna a tarda notte nel bussare alla sua porta: una sottoveste molto leggera che dava modo di alleviare il corpo della frescura serale di Stoccolma e come solitamente in estate in Svezia potrebbe immaginarsi degli indumenti notturni femminili, utili per il miglior gioire della temperatura serale in estate; il bianco chiaro della sottoveste, contrastava, per gli amanti dei colori e della psicotronica dei colori, con quelli della biancheria intima della stessa e che tutto e niente lasciavano intravedere al signor Robert. L'amore è qualcosa di più del vino, del sesso che tu prendi e dai. Sarei una cosa tua, amore, gelosia, amor di borghesia. Da femmina latina a donna americana, non cambia molto, sai? Voglio te, una vita. Voglio te, una vita. Voglio te. E' una vela la mia mente prua verso la mia gente. Vento, magica corrente”: e su Tele Mit Rock In alla fine della canzone s'intravedevano solo due immagini di Lucio Battisti, accesosi improvvisamente il monitor, mentre eseguiva uno dei suoi brani dal vivo in piena libertà alla TV: non tutto il video, ma due nuovi fermo immagine che destavano di nuovo l'attenzione prima di Robert e poi di Livia : “Ma che strane queste immagini che a parte la musica italiana a tarda sera, di certo apparendo all'improvviso su uno schermo che era spento, mentre stai ascoltando della radio in TV, un pò di stupore lo devono provocarlo necessariamente, non credi? Ma, posso sdraiarmi accanto a te, Robert?” Robert, sentì quel tipico calore che ogni uomo sentirebbe nel vedere una donna così splendida che dapprima al suo canto per tutta la serata con qualche bacio di troppo nei giorni precedenti, ora gli chiedeva di accomodarsi sul suo talamo. Robert: “E che aspetti? Cosa fai ancora in piedi? Si può stare svegli per un pò, io non ho ancora sonno e poi per quanto riguarda Tele Mit Rock In pare che si soffermi spesso su delle immagini, dei frames ben precisi, non andando mai in pausa, anche di notte; non mi stupisce il “ fermo immagine”, è già successo altre volte; di una cosa sono però certo, non potremo fare troppo tardi, in quanto domani come ben sai, attendo il veterinario a cui ho promesso di farmi trovare in casa per Husky. “ Livia aveva dimenticato di chiudere la porta e fra i due, spuntò dal nulla il siberiano che trovò giaciglio, dopo che la stessa Livia si era ben accomodata con il consenso di Robert per, forse, magari, discutere ancora un pò: i fumi dell'alcol ancora non erano del tutto svaniti; Husky, scodinzolante, festeggiava la sua nuova amica e la nuova coinquilina in casa anche se Robert seppur pensando anche ad una semplice e sola chiacchierata, di certo avrebbe preferito che il suo amore di cane, ritornasse nella sua cuccia, quella che lui stesso nei giorni precedenti gli aveva preparato. Robert: “ Speriamo, non ricominci a parlare da solo o renderebbe ancora più curiosa la serata: sono convinto abbai, comunichi, con la malinconia; purtroppo io non gioco a carte o io ti canterei la mia di canzone” anziché Tele Mit Rock In e poi di carte ne esistono di diversi tipi cosi come di diversi i giochi che potrebbero inventarsi e per le loro stesse illusioni per chi ci sappia fare anche magia. Livia: “ Ma non è che hai introdotto il discorso delle carte per farmi fare uno strip di quelli a luci soffuse? Non mi sembri proprio il tipo da fare delle proposte del genere.” Robert: “ Tu pensi io ti farei una richiesta del genere? Anche io sono un uomo libero forse ma tu che sai del pulpito, saresti anche tu una donna libera, facendomi la tua di predica a una proposta del genere?” Livia: “Forse hai proprio ragione tu, cambiamo discussione, che, come dici tu, i giochi sono fatti; non riuscivo a dormire e cercavo di leggere quel libro su Petrosino di cui mi hai detto ma mi sono dovuta fermare perché ad un tratto mi è venuta una gran bella idea e ti riguarda personalmente ;” abbracciando ed allontanando Husky, allo stesso tempo, si avvicinava sempre più al volto di Robert, guardandolo negli occhi, a pochi centimetri dalle sue di labbra, quasi stesse per baciarlo mentre ancora a stento si sentivano gli odori della birra che aveva bevuto in serata. Livia: “Bene, ho pensato che non appena finisci e spero di finirla con te, la mia vacanza a Stoccolma, potresti essere mio ospite in Sicilia; ho già in realtà pensato a tutto: andremo a mangiare al ristorante La Ruota.” Robert: “Di nuovo? Sulla Costa Crociere o sul Titanic questa volta?“, sghignazzando, proseguiva Robert malgrado il sapore della birra, la sua vicinanza a pochi millimetri dalle labbra di Livia: era e continuava ad essere un invito al bacio soffice come zucchero a velo sulle labbra calde di Livia; “a proposito di navi affondate e paragonate fra di loro dai media, ho sempre pensato che un bravo timoniere, dopo essere stato colpito da un siluro, da una nave mercantile, per non far affondare più velocemente una nave, cercherebbe sempre uno scoglio o un iceberg, anche provocandosi un danno maggiore, cercando un appiglio per la barca in mezzo al mare, al fin di restare a galla qualche ora in più e per salvare quanti più civili possibili; stranamente però pare che a taluni piaccia fare dei paragoni assai limitati fra di loro, come se di tragedie nautiche ne fossero avvenute solo due nella storia e degne di menzione e paragone fra di loro, come dire, “italiani guardate che sono affondate solo due navi nel mondo e nella storia” e gli italiani seguiranno la TV ed il suo d'indottrinamento, nei limiti imposti da quest'ultima: per esempio avrebbero potuto paragonare il Titanic, m'ispirò alle mie mutande e non alle tue”, di nuovo sghignazzando facendo notare di aver visto tutto, “così belle con la tua sottoveste estiva, piuttosto che pensare ad uno strip poker, al triangolo delle bermuda: perché non parlare o fare qualche paragone con la SS Marine Sulphur Queen, scomparsa dopo il 4 Febbraio del 1963 rinominata liberamente, così si legge, in tal maniera, dopo che era stata inizialmente chiamata SS Esso New Heaven? E non appena si accorgeranno dei limiti imposti vedrai che cominceranno anche a fare programmazioni su di altre tragedie nautiche che strano o meno, saranno poi sempre quelle che meglio piacciono a loro e agli stessi limiti che siano in grado d'imporre o di auto imporsi, liberamente in quest'ultimo caso o no.” Livia: “Scusi, signor “so tutto”, sento ancora l'odore della birra, sei tu o sono io? Da come ti dilunghi nei tuoi discorsi sembra sia tu ad aver bevuto di più.” Robert: “Io credo invece sia tu. Mi vuoi portare al ristorante la Ruota in provincia di Catania ! Dormo a casa tua ? “ Livia: “Ma che dici, il ristorante la Ruota in prossimità di Villa Romana del Casale a Piazza Armerina ! E ti farò dormire in un bed & breakfast proprio vicino al ristorante, il “ Sole e Luna”: ho già prenotato per metà settembre per due stanze e per un periodo indefinito, ossia sino a quando vorrai restare ad ammirare quei falsi pitti. Ho deciso di ricambiare così, visto che non ho pulito proprio niente o fatto alternativamente faccende in casa per te; in stanze separate ovviamente perché devi sapere o forse già sai, in Sicilia, seppur nella modernità dei nostri tempi, potrebbe essere compromettente dormire insieme nella stessa stanza.” Robert: “Ah, ora capisco, c'è un altro ristorante che si chiama “La Ruota” e proprio vicino ai tuoi falsi mosaici con un bed & breakfast a due passi da quest'ultimo che si chiama “Sole e Luna”. Quindi non c'entra niente la Costa Crociere, il primo ristorante e tutto il resto, sono andato avanti io di per sé nel mio monologo mentre tu intendevi tutt'altra cosa, una vacanza nei tuoi posti e fra i tuoi misteri. “ Livia: “Si proprio questo, ma comunque sui paragoni o sui limiti cognitivi imposti su determinate questioni, ti ho anche ascoltato, che credi ? Si discute, della nostra libertà, la libertà di esprimersi e pensare e tu ne hai tanti argomenti su cui discutere; quando inizi non la finisci quasi mai.” Livia si avvicinò ancora di un poco alle labbra di Robert. “Vieni? Accetti il mio invito? “ Robert: “ E perché non dovrei, magari comincerò a scrivere il libro che ti ho promesso proprio sul posto se avrò del tempo libero mentre rimango con te nei locali dove hai prenotato: in fondo sono a due passi fra di loro, oltretutto saremo comunque insieme, senza comprometterci e visiteremo insieme i tuoi mosaici: il tuo bikini l'anno scorso comunque era splendido. “ Robert tagliò del tutto quel filo d'erba che lo teneva distante dalle labbra di Livia e la baciò: dolcemente Livia, mentre Husky cominciava di nuovo a parlare con i suoi amici, forse sconvolto dall'atto d'amore a cui assisteva, sfiorava la bocca di Robert per più secondi nel suo personale ed esclusivo atto volitivo. Livia: “Che ti sei ispirato al libro di Petrosino nel paragonare la tua nuova nave, la SS Marine Sulphure Queen ?”, continuò Livia dimenticando del tutto il dilungatosi bacio, come nulla fosse accaduto, interrotto da Husky e dai suoi amici onnipresenti.” Robert: “Non mi pare che si parli di questo nel libro di Petacco, come mai mi chiedi se sia stato il libro stesso fonte d'inspirazione? “ Livia: “Mah, leggevo sempre sullo stesso, degli altri titoli pubblicati dalla stessa casa editrice fra cui Casa l'Oceano – La suocera del regime – Battaglie vinte e perdute – Obbiettivo: Mercedes nera – Le case lunghe e,probabilmente, ho fatto qualche strana associazione di idee che non ho ben compreso del tutto e che ho ricollegato anche a quel famoso pulpito di cui si discuteva prima ma comunque.. “: era sconvolta in realtà dal bacio ora voluto da Robert e forse dalla birra o dai complimenti ricevuti sugli effetti della sottoveste sulla sua biancheria intima. Robert: “Sarà ancora quella buona birra, malgrado i complimenti, nulla su cui tu debba riflettere più di tanto: si fanno due chiacchiere, nella speranza ci si addormenti prima o poi. “ E forse per il signor Gheits sarebbe stato meglio il più tardi possibile, visto il piacevole trascorrere dei minuti precedenti e nella speranza si proseguisse, perché no anche al proseguo ma a malincuore sapeva che se da li a poche ore fosse successo qualcosa di più compromettente, una vera e propria relazione amorosa, certamente si sarebbe trattato di un colpo di fulmine e se fosse poi realmente accaduto, avrebbe di certo odiato Livia per la facilità con cui era finita nel suo letto dopo solo pochi giorni; adorava perciò la posizione di Husky nel bel mezzo della coppia e nel talamo stesso; casomai, la colpa del bacio d'inizio era stata sua e non di Livia, interrotta dal siberiano e dai suoi amici. Per far si che la serata non continuasse per il meglio, al dunque per il peggio nel lungo periodo, con la scusante di Husky, Robert decise di alzarsi al fin di provvedere e all'acqua tanto ai suoi famosi biscotti; si alzò pertanto dal letto, “ tornò fra un pò, ho dimenticato di riempire la ciotola d'acqua di Husky e dei suoi biscotti !“ : Gheits disertava dalla sua donna semi ubriaca, italiana, spia e a Stoccolma. Dalla sua stanza arrivò al piano terra in pochi secondi e si appropinquò verso la ciotola che era già stracolma quanto di biscotti tanto d'acqua ma dovette fare finta di aprire il rubinetto ed il sacchetto riposto in cucina ove erano stati riposti i biscotti di Husky da Fiammetta nel pomeriggio: tutto falso, del rumore inutile, così da far credere a Livia tutto il contrario. Ora a notte tarda, Livia chiamava Robert al telefono tramite la linea interna; il signor Gheits cominciò ad avvertire quella sensazione di essere stato scoperto e rispose a Livia che lo chiamava dalla sua stanza: di tutto immaginava, meno che il fatto che la stessa Livia, amante d'arte, stesse chiedendo il permesso a Robert di poter fare dei murales sul soffitto e non sulle pareti: “ sul soffitto? Con del colore? E come ci arrivi? E che dirà il padrone di casa? “ Livia: “Non ti preoccupare, un buon modo di passare il nostro tempo notturno a Stoccolma, visto che anche Tele Mit Rock In sembra tacere; lascerò del denaro al signor McKone per ridipingere il soffitto casomai: non ho proprio voglia di dormire e malgrado io non abbia pennelli, ho con me della tempera rossa e tanto mi basta per assicurarti un capolavoro artistico che forse neanche McKone vorrà cambiare, se non di colore, in ricordo della mia e tua permanenza per quest'anno: al massimo ti darà del folle, non di più.” Robert, per evitare il peggio con la sua bella Livia, per non odiarla nei giorni a seguire, non poté fare altro che accettare; in che maniera poi avrebbe dipinto il soffitto e non le pareti, se non volando, questo era un mistero che voleva vedere direttamente con i suoi occhi: “aspettami, prima d'iniziare o quanto meno comincia a preparare solo la tempera che sono curioso di capire come farai a dipingere il soffitto senza pennelli, spruzzi e scale; se te ne serve una, comunque , dovrei averla in cantina, la prendo? Devo cercare poi dell'altro che possa tornarti utile per il tuo murale in soffitto?” Livia: “No, non prendere nulla, niente scale, prendi solo qualcosa per mescolare l'acqua alla tempera, un recipiente che pensi si possa poi buttare ed una spugna che io intanto vado a prendere la tempera e ti aspetto; ti farò vedere che la notte sarà più lunga e trascorrerà ancora divertendoci. Prima di realizzare tutta la mia opera d'arte sul soffitto, possiamo sempre fare una prova su una singola parte dello stesso per vedere l'effetto che fa e casomai lasciar perdere: sarà il tuo proprietario se decidere di ripulire o rifinire tutto il soffitto con il mio stesso stile.” Robert: “Va bene, in qualche modo dovremo occupare la serata”, menomale pensando di nuovo al possibile rapporto amoroso che avrebbe potuto compiersi solo dopo pochi giorni, “ arrivo fra pochi minuti wonder woman”, e fra sé e sé dopo aver riagganciato al telefono, “come farà senza scala a dipingere il soffitto lo saprà solo lei?! Forse butterà la spugna al volo sul soffitto così sporcando tutto il letto, non ne trovo altre di soluzioni e comunque vada, sempre meglio dell'altra di possibilità: voglio continuare a vederla così com'è e non dopo un rapporto che potrebbe dirsi occasionale, a Stoccolma ed oltretutto con un'italiana.” Per pochi minuti ripensò di nuovo al professore della sua Università di Legge e alla non svedese con cui condivideva la sua stanza in quel momento a Stoccolma, poi cominciò a cercare prima qualcosa per mescolare e dalla cucina prese il mestolo in rame, un recipiente in plastica che avrebbe poi buttato ed una spugna nuova da bagno di cui ne aveva comprato in gran quantità all'arrivo a Stoccolma come per ogni estate: “forse vorrà fare una sorta di spugnato al volo“, ancora commentando fra sé e sé e risalendo le scale per ritornare in stanza; dopo i primi due scalini si accorse che sul tavolo della sua cucina ove stazionavano Husky ed i suoi amici, Robert aveva ricevuto un messaggio da Livia che invece aveva sentito un attimo prima al telefono, tramite la linea interna di casa: era di nuovo McKone che, con i suoi giochi di prestigio, preannunciava con poche parole l'aver capito tutto e su quanto sarebbe avvenuto da lì a seguire; il suo messaggio era semplice ma in quel momento incomprensibile per Robert: “ niente tracce di rame nella mia camera da letto !” Sorridendo, dopo aver cancellato il messaggio, Robert si decise a salire il suo cellulare in camera, alle volte qualche altro messaggio mai inviatosi da Livia e dalla sua scheda sarebbe arrivato all'improvviso, celandosi o anticipandosi, qualche altra sorpresa del suo caro amico McKone. Non appena giunto in stanza, Robert vide Livia che aveva preso alcuni tubi di tempera rossa e due bicchieri d'acqua con i quali avrebbe realizzato la sua miscela per il suo murale al volo. Livia: “Posso staccare il telefono di casa tua qui al secondo piano ?” Robert: “La presa del telefono? E per fare che ? A che ti serve? Ci sarebbe quello al piano di sotto comunque, se proprio ti serve e ti è necessaria, che rimarrebbe funzionante almeno sino a quando non andrei in un negozio di materiale elettrico per comprarne una nuova e sostituirla, se casomai dovesse risultare inutilizzabile alla fine della tua piccola opera d'arte.” Livia: “Allora posso ?” Robert: “Ok, basta che non fai troppi danni ! Mi sono annoiato a Stoccolma negli anni passati.” Livia: “Adesso ti spiego: utilizzerò la tempera miscelata all'acqua di colore rosso ed immergerò la spugna all'interno del recipiente che hai portato, creando una mistura con il mestolo che anche se di rame, non lascerà a sua volta alcuna traccia, visto che è utilizzato da anni in questa casa: lo potrai rilavare e continuare ad utilizzarlo in cucina come sempre.” Robert: “Ci risiamo wonder woman?”, Robert pensava al messaggio di due minuti prima dell'amico, all'acufene in aumento alle sue orecchie, al dunque alle menzionate traccie di rame di McKone. Livia: “E ora perché wonder woman? Non hai capito ancora come farò il mio dipinto? Ebbene, dopo aver levato la presa Rj11, ossia il doppino telefonico che inserisci nella presa tripolare, utilizzerò quest'ultima, dopo aver fatto indurire la spugna con ancora più tempera e questa volta senza mescolarla; quando la spugna sarà di una certa durezza, la colpirò con la presa tripolare e formerò diversi punti di colore rosso sul soffitto, senza scale e senza volare; nelle scuole medie lo si fa con un particolare attrezzo a spruzzo e vengono fuori delle opere d'arte a volte anche troppo carine: ebbene io farò la stessa cosa con il tuo soffitto ma in maniera un pò diversa.” Robert: “Menomale che hai deciso di utilizzare solo una porzione del soffitto e non tutto; meglio fare una prova per vedere l'effetto che provoca la tua tecnica che ancora non ho capito del tutto in che maniera debba poter realizzare questa tinta a spruzzo o come dici tu, prettamente artistica, sul soffitto del mio amico John, a cui lasceremo libertà di decisione quando tornerà in casa; nel frattempo, mentre prepari il tutto, aspettami ancora un attimo prima d'iniziare, scendo di nuovo giù per prendere qualcosa da bere anche per noi, magari della Blåbärssoppa e ti lascio Husky di compagnia”; di ritorno con la sua Blåbärssoppa Livia era già pronta per la sua opera d'arte sulla parte di soffitto che aveva scelto, proprio dinanzi al lato in cui lei stessa era pochi minuti prima sdraiata con Robert: la spugna era indurita di più tempera che acqua ed il telefono al secondo piano non era più funzionante rispetto a quello del vano giorno. Robert: “Ma scusami se dobbiamo chiamare qualcuno devo scendere giù per utilizzare il telefono perché questo al secondo piano non funziona ?” Livia: “ Si, almeno sino a domani, quando provvederò a sostituire la presa tripolare che diventerà inutilizzabile alla fine, se mi aiuti a trovare un negozio di materiale elettrico: ora ti spiego meglio, vedi la presa tripolare che ho tirato via dalla parete staccandone il cavo rj11 che la collegava al telefono della tua stanza? Bene, adesso è tutto molto semplice, utilizzerò la spugna ormai quasi indurita immergendovi con forza la presa del telefono stessa; saranno le scanalature dei tre poli a far si che il colore si raccolga nelle stesse e che con colpi veloci farà arrivare gli schizzi sul soffitto e senza scala; ora hai capito? Certo è un pò stancante e la spugna diventerà sempre più dura man mano che aumenterà la stanchezza, visto che si necessiterà di sempre più forza nel colpire la spugna indurita appositamente per permettere la realizzazione dell'opera d'arte di cui ti ho detto.” Robert annui come per avere capito: “ Bene, allora puoi già iniziare, prima che s'indurisca ancora di più.” Livia cominciò ad utilizzare la presa telefonica tripolare che aveva staccato dalla parete e dal telefono ormai non più funzionante e cominciò a colpire la spugna che nel frattempo si era indurita ancor di più: praticamente, affondando la presa telefonica nella spugna anzidetta e sollevandola verso l'altro, quasi come l'arma di un delitto, venivano lasciate sul soffitto delle impronte che riportavano esattamente l'aspetto delle presa tripolare: dopo i primi colpi dovette però fermarsi per rispondere ai quesiti di Robert. “ Ma scusami, usando la presa e la sua scanalature, per colpire o meglio utilizzare il colore rosso della spugna indurita sulla parete del soffitto non vengono fuori esattamente tre punti rossi come per le tre scanalature, come mai? “ Livia: “E' normale, non puoi pretendere che tutti i colpi vadano a segno perfettamente e lascino le tracce del colore delle scanalature sul soffitto: di fatto se lo osservi bene, dopo sei colpi sulla spugna, sul soffitto vedi solo 17 macchie rosse, questo perché il colore s'indurisce e solo la seconda o la terza volta la scanalatura che non ha lasciato traccia nel colpo precedente l'ha definitivamente piazzata nel colpo successivo, aumentando il diametro della sua ultima macchia, rispetto alle altre. “ Robert: “Ti prego , fermati, sembra la scena di un crimine, non avevi altri colori appresso? “ Livia: “No e mi devo fermare comunque.” Robert: “Perché? “ Livia: “Come avevo previsto la spugna è diventata così dura che la presa si è rotta e i puntini sul soffitto diventeranno sempre meno, così come proporzionalmente aumenteranno le tracce di rame qui sul tuo letto e nella vasca, perché tu sai che i fili del telefono o tutti gli apparecchi che vengono utilizzati nella telefonia presentano, seppur in piccola quantità, tracce di rame.” Robert aveva compreso a pieno il senso del messaggio che aveva ricevuto pochi minuti prima da McKone e cominciò a sorridere dell'opera di Livia che ora rimaneva del tutto incompiuta; mentre Livia si adoperava nel suo nuovo stile di pittura, Husky si era preoccupato di masticare uno dei calzini di Livia, mentre la stessa era intenta a piedi scalzi sul pavimento, per portare a compimento la sua opera d'arte; fu proprio grazie ad Husky che Livia suggerì a Robert di utilizzare l'altro calzino che le era rimasto per riporre la presa telefonica tripolare ormai distrutta: non avrebbe più gocciolato del suo color rosso sangue, mentre spugna e contenitore potevano invece essere ripresi e riportati nel bagno per essere ripuliti con acqua calda e detersivi d'uso comune, cosa che poi Robert in realtà non avrebbe mai fatto, destinando entrambi alla pattumiera di casa. Robert: “ Hai finito la tua opera d'arte in pochi minuti o vuoi anche la pressa tripolare del telefono del piano terra così da farci rimanere isolati dal mondo: rotta questa ci rimane solo un' altro telefono funzionante, quello di giù e domani viene il dott. Helm per iscrivere Husky all'anagrafe canina e non so perché, ho come la vaga impressione, che facendosi l'ora ancor più tarda non sentiremo arrivarlo mai, né se suonerà il campanello né se proverà a telefonarci, squillerà solo il telefono del piano giorno: non conosce il mio numero di telefono mobile qui a Stoccolma, conosce solo il numero di telefonia fissa.” Livia: “Scusami, avevo rimosso totalmente il fatto che domani aspetti il dott. Helm. Domani , di buon ora, molto presto, andrò a comprare una presa tripolare per il telefono del piano notte così da fare funzionare anche questo e non solo quello al piano di sotto; probabilmente le vendono al supermercato dove ho fatto la spesa stamattina.” Robert: “ Bella idea, dovrebbero vendere anche le prese tripolari: di sicuro non posso accompagnarti perché se il dott. Helm dovesse arrivare mentre sono fuori seppur di buon mattino e malgrado l'ora sia già sin troppo tarda, non troverebbe nessuno in casa ed ormai ho preso appuntamento anche con lui. Livia: ”Vista l'ora, non appena mi alzo, proverò comunque a svegliarti così da non lasciarti senza telefono qui al piano e di farti sentire anche il campanello del dott. Helm, casomai arrivasse anche lui nello stesso tempo; quando esco porto via anche il calzino con la tua presa tripolare distrutta .” Robert: “ Se non la trovi al supermercato e se non ricordo male, c'è un negozio di materiale elettrico proprio acconto il negozietto che vende biscotti per Husky e che ti verrebbe molto più vicino rispetto al supermercato: là, senza alcun dubbio, potrai provvedere a una nuova presa tripolare, nella speranza che il negoziante non cominci a pensar male di te”, completò Robert continuando a sorridere per quanto aveva visto e sentito sino ad allora. “ Così puoi riessere in casa in pochi minuti a meno che tu non voglia fare una più lunga passeggiata verso il supermercato con il rischio di non trovarla per niente la presa tripolare di cui necessitiamo; sistemato di nuovo il telefono potrai tornare di nuovo a letto mentre io rimarrò ad attendere in qualche maniera il dott. Helm o la sua telefonata, se dovessi ancora dormire; così per il momento nessuno si è accorto di niente, se non della tua opera d'arte sul soffitto e le lenzuola che, dovrò prima o poi lavare ma mentre quest'ultimo non è proprio un grande problema, mi chiedo come la prenderà McKone quando tornerà in casa, una sola mano di tinteggiatura o continuerà nel completare quanto hai iniziato? Tuttavia, lo conosco troppo bene, non farà altro che sorridere della tua opera d'arte e della tua presenza in casa mia. Infine, mi chiedevo perché almeno, visto che hai concluso un' opera rimasta però incompiuta, non dai un nome al tuo dipinto di tanto stile futuristico?” Livia: “Veramente mi chiedi di dare un nome a delle macchie sul soffitto, quale opera futuristica? “ Robert: “ E' certo, quanto meno daremo la possibilità a John di sorridere ancora di più della tua o meglio della nostra opera d'arte, visto che sono stato io ad acconsentire.“ Livia: “ Vediamo, fammi pensare... dammi un paio di minuti... “ Mentre Livia pensava realmente a come chiamare la sua opera d'arte e contenta del fatto che avesse ricevuto comunque dei complimenti, quanto meno da Robert; nell'attesa, Husky inquietava sia Robert in attesa della titolazione di cui all'opera d'arte di Livia che lei stessa, ricominciando a comunicare con i suoi amici stranieri magari non alieni ma comunque non percepibili nel campo visivo dell'occhio umano: era cominciata una vera e propria discussione del cucciolone che non si agitava ormai più di tanto, quasi una chiacchierata fra amici, un dialogo spassionato. Livia: “Ho trovato, la mia opera d'arte la chiamerò “ Smenù-el !” Robert: “Adesso questa me la spieghi meglio, su cosa significa quel termine , visto che non ho mai sentito nulla del genere.” Livia: “Deriva dall'ebraico שמואלe significa in aramaico “ il Signore ha ascoltato” e visto e considerato che nel pensare al nome della mia opera d'arte il tuo cane da diversi minuti sembra conversare con qualcosa che non vedo né sento, non ho potuto far altro che ispirarmi a Dio, Dio ha sentito, per tutti SAMVEL. “ Passarono solo pochi secondi e tutti, anche Husky, vennero destati prima da un forte luccichio esterno e poi da un forte boato: non appena Livia aveva nominato la sua opera in “il Signore ha sentito” aveva avuto inizio quella che Robert chiamava la “discoteca di Dio“ e scioccato anche da questa di coincidenza, quest'ultimo si preoccupò di ripulire le lenzuola della tempera e del rame; utilizzò l'unico calzino che Husky non aveva mangiucchiato per nascondervi l'ormai distrutta presa tripolare e lasciò solo un calzino a Livia come ricordo di quella stupenda quanto magica notte che si avvicinava alla fine. D'accordo entrambi di dormire assieme con Husky nel bel mezzo del letto, per evitare tutt'altre vicende nel momento meno opportuno, si diedero appuntamento per il giorno seguente, la mattina presto, in maniera tale che Livia, da sola e senza Robert, avesse potuto andare a comprare e quindi sostituire la presa a muro a cui ricollegare la presa Rj11 che avrebbe dovuto risvegliare Robert dalla telefonata del dott. Helm che aspettava il giorno seguente, se casomai non avesse sentito per prima le sveglie di Livia e poi il citofono dello stesso dottore ed in considerazione e dell'ora e di tutta la birra che aveva bevuto sino a quel momento e per finire, considerando che fuori si entrava nel più bel momento della “ discoteca di Dio”, Robert l'adorava così tanto, per il fatto che non si sarebbe addormentato immediatamente, dimenticatosi di Livia e spente completamente le luci. La “discoteca di Dio”, di fatto proseguì per tutta la notte e meravigliò lo stesso Gheits per almeno un paio d'ore ancora mentre Livia già dormiente assieme ad Husky. Il mattino seguente Livia si alzò veramente presto, considerato che si era addormentata con Husky almeno verso le quattro del mattino e che già alle otto i negozi aprivano i battenti a Stoccolma: si vestì di fretta e dopo aver preso le chiavi di casa che Robert le aveva lasciato, si diresse al negozio di animali per vedere se fosse aperto anche il negozio di materiale elettrico ove poter comprare la presa telefonica distrutta la notte precedente: nella fretta, dimenticò di svegliare Robert a differenza di quanto gli aveva promesso ore prima; giunta dinanzi al negozio di animali, dovette aspettare sino alle nove per l'apertura dell'altro di negozio, quello più importante e dove comprare la presa; acquistata quest'ultima si appropinquò verso casa Gheits e direttamente da Via della Romania: dinanzi ai cancelli però vide un uomo con il tipico borsello del dottore e poiché nessuno stava male, aumentò il passo per raggiungerlo, avendo intuito che quell'uomo in attesa fosse proprio il dottor Helm sino a raggiungerlo a distanza di usuale e convenevole dialogo di approcio. Livia: “ Buongiorno, mi scusi se la disturbo, lei è per caso il veterinario dott. Helm?”, in un inglese primordiale nei confronti del buonuomo. Dott. Helm: “ Si, sono proprio io, lei chi è ? Non è mica la compagna di Gheits, perché allora potrei ritenermi fortunato, in quanto ho suonato per ben due volte il campanello ma non mi ha risposto ancora nessuno . Livia: “Piacere di conoscerla, mi chiamo Livia, dottor Helm; scommetto sul fatto che abbia provato anche a telefonare al signor Robert, esatto? “ Dott. Helm: “ Si una volta, due minuti fa ma non ha risposto nemmeno al telefono: avevamo un appuntamento per stamane .“ Livia: “Si, so tutto, anche in merito all'iscrizione all'anagrafe canina di Husky.” Con un semplice gesto aprì il cancello automatico e fece cenno ad Helm come per accomodarsi cedendogli il passo e facendo lei stessa come da padrona di casa : “ Robet ancora dorme, ieri abbiamo fatto tardi e non le spiego il perché ma il telefono nella sua stanza, grazie a me non funziona per niente.” Dott. Helm: “Piacere di conoscerla, comunque, lei è la compagna, l'amica o altro?” Livia: “Sicuramente una buona amica! Le preparerò io il suo buon tè e pian piano cercherò di svegliare Robert per avvisarlo del suo arrivo”; non appena attraversato il giardino, dietro l'uscio c'era Husky ad aspettare entrambi, che aveva iniziato ad abbaiare dopo che il signor Helm aveva suonato al citofono per la prima volta ed avendolo intravisto nel monitor di videosorveglianza poi insieme a Livia. Non appena entrati in casa, Husky si diresse verso il dott. Helm, scodinzolante come sempre: il suo nuovo amico che lo aveva curato giorni prima dalle ferite riportate nel cunicolo grazie agli zingari ed il dott. Helm: “Il cane si è del tutto rimesso, sta benissimo: impiegherò poco tempo ad introdurre il chip sottopelle .” Livia: “Se non necessita di altro e vuole cominciare ad iniziare all'innesto su Husky, io andrei ad accendere il bollitore d'acqua e a svegliare anche Robert per avvertirlo del suo arrivo: non mi ha raccomandato altro ieri sera .” Dott. Helm: “Vada pure e grazie tante per avere capito che non potrei fare a meno del buon infuso del signor Gheits.” Mentre il dott. Helm teneva a bada Husky e lo preparava per inserire il chip sottopelle, Livia correva su per le scale con la sua pesa telefonica, per svegliare Robert prima e per sostituire quella mancante al piano notte. Robert aveva sentito tutto, si era già svegliato e stava per uscire di camera quando Livia arrivò dinanzi alla sua stanza: “Buongiorno Livia, ho sentito entrare il dott. Helm, scendo subito da lui: tu invece puoi e se vuoi, seguirmi anche subito ma dopo aver sostituito la presa tripolare per far funzionare il telefono.” Livia: “Ho accesso il bollitore d'acqua ma non so dove si trovi il tè; il dottor Helm si sta già occupando di Husky; sistemo il telefono e sono da voi in pochi attimi. “ Robert annui e scese al piano giorno dove lo aspettava il dott. Helm, seppur sbadigliando e abbastanza stanco per aver dormito almeno un paio d'ore, dopo aver ammirato la sua sempre attesa “discoteca di Dio” che la sera prima anche grazie a Livia e alla sua opera d'arte Samvel, era stata ancora più spettacolare delle altre volte. XV Non appena giunto al piano, come buoni amici, Robert porse la sua mano al dottor Helm al fin di salutarlo con una stretta di mano e poi diede una carezza ad Husky che disteso sul divano attendeva l'inserimento del chip. Dott. Helm: “Buongiorno signor Gheits, impiegherò pochi minuti per inserire il chip già pronto, avendo compilato l'anagrafica del cane per razza ed altro; mi servirebbe un suo documento per completare la scheda anagrafica del proprietario, ne ha uno ? “ Robert: “Ma certo!”, uscì dal portafoglio la propria tessera di riconoscimento nazionale e nel frattempo, sentendo che l'acqua per il suo infuso era già pronta, lasciò lavorare il dott. Helm, per andare a preparare il té del veterinario e per riportarlo questa volta, prontamente con un vassoio, vicino al tavolo sul divano. Dott. Helm: “ Notte brava ieri ? Non vedo più la vostra amica che stamane mi ha aperto? Dov'è finita? “ Robert: “ Credo a riparare il telefono o meglio la presa telefonica che ieri sera ha praticamente distrutto per realizzare una vera e propria opera d'arte ! ” ; dott. Helm continuava a sorridere ma avendo compreso che le ore di sonno dei due italiani erano state poche, non appena finito l'inserimento del chip e dell'anagrafica di Robert, restituito il documento a Gheits ed inviati i dati alla banca dati centrali per gli amanti dei cani, bevette in fretta il suo tè e quasi come per voler togliere l'impegno sebbene organizzato il giorno precedente, non vedendo più scendere Livia, tolse immediatamente il disturbo e ringraziò nuovamente Robert per il suo magnifico tè, promettendogli che sarebbe venuto a trovare il cane dopo una quindicina di giorni, magari di pomeriggio, preavvisandolo prima e senza rubare del sonno perduto e di Robert e di Livia, qualora si fosse trovata ancora a Stoccolma. Robert, non poté che ridere, anche di prima mattina, con il dott. Helm e gli aprì subito la porta di casa ed il cancello: “Quanto le devo ?” “Una bella passeggiata nel suo giardino, mi basta solo questo ed un arrivederci da amici per come spero d'ora in poi sia fra me e te”, concluse il dott. Helm e Robert: “dopo aver superato l'uscio di casa puoi stare in giardino per tutto il giorno, il cancello si aprirà da solo come ben sai e si chiuderà automaticamente alla tua uscita come l'ultima volta: potrai godere del mio giardino per tutto il tempo che vuoi, anche l'intera giornata, io però, visto che hai ben capito, me ne torno a letto e da dove sono venuto poiché la stanchezza, comincia a farsi sentire dopo la lunga notte trascorsa ieri.” Helm salutò nuovamente sorridendo e raccomandò Robert di salutare e ringraziare la sua amica italiana che nel suo quasi inglese aveva comunque compreso e, chiusa la porta di casa, lasciò Robert con un “arrivederci”. Liberandolo dall'impegno ormai assolto questo si dirigeva incuriosito verso Livia per comprendere come mai si attardava a scendere al piano terra: non appena giunto in stanza, Livia stava dormendo sul letto di Robert; aveva sostituito la presa tripolare ed il telefono funzionava perfettamente ma aveva impiegato pochi minuti di riposo per abbandonarsi completamente al sonno mancato della notte. Robert, nulla preoccupandosi della passeggiata a piede lento del dott. Helm si affiancò a lei con al seguito Husky che ritornava, per nulla indolenzito del chip che ora aveva sotto pelle, per addormentarsi entrambi insieme a Livia in pochi minuti. Livia si risvegliò nuovamente verso le sette della sera, quando ancora Robert dormiente della sera prima e, seguita da Husky, si recava in fretta e furia nella sua stanza per andare a preparare la sua valigia perché benché fosse rimasta per tre giorni in casa di Robert, aveva dimenticato di dire a quest'ultimo che per l'ultimo giorno avrebbe avuto il suo aereo per l'Italia alle cinque del mattino e che per via delle operazioni di check in avrebbe dovuto essere all'aeroporto almeno alle tre e che quindi avrebbe dovuto lasciare casa per quel tempo necessario per arrivare quanto prima all'imbarco con tutte le sue valigie nonché la pianta di gigli che “ Robert” le aveva regalato, quale omaggio per la sua presenza il giorno precedente. Alla stessa maniera, non appena preparate le valigie, si preoccupò di riempire la ciotola d'acqua di Husky ormai assetato e di dare i suoi biscotti: prese le chiavi ed uscì di casa per andare al supermercato dove aveva visto un angolo con un forno a legna e dove probabilmente facevano delle pizze in prima serata; di fatto ne acquistò tre di diversi gusti, per non sbagliare e non sapendo quali fossero quelli di Robert; avendo le chiavi di casa tornò a casa. Non appena entrata, Robert si era già svegliato e fu alquanto meravigliato del fatto che Livia fosse uscita senza dire nulla: in sua assenza aveva monitorato il suo cellulare e la sua scheda per vedere dove si fosse recata ma come al solito tutto era andato per il verso giusto, era semplicemente stata al supermercato e come prova vi erano delle pizze che ora aspettavano d'essere mangiate, dopo essere state posate sul tavolo della cucina assieme a delle birre, poche e non troppe, considerato l'andazzo della sera precedente. Livia: “Buongiorno Robert o meglio buonasera, vista l'ora.” Robert: “ Ho visto che hai fatto le valigie, qualcosa che non va? Non dovevi partire domani?” Livia: “Si, in teoria ma quando ti dissi che rimanevo per tre giorni ho dimenticato di sottolinearti che alle 5 del mattino di oggi avrei avuto il mio aereo; che due ore prima avrei dovuto presentarmi al check in e che avrei dovuto lasciare casa prima delle tre, anche con un taxi, per giungere all'aeroporto per il tempo di cui usualmente si necessita: di fatto i bagagli, anche grazie al tuo omaggio sono aumentati. Poiché dovevo fare faccende di casa ma ho fatto solo danni, sono uscita per comprare le pizze per stasera ed ho sfamato e dissetato Husky prima di uscire.” Rattristito Robert, le rivolse i suoi occhi lucidi, “comprendo parti stasera e per cena mangeremo delle pizze, cosa di cui abbiamo così tanto parlato ma di sicuro non ti farò andare via in taxi per l'aeroporto per arrivarvi alle tre di notte all'aeroporto, ti accompagnerò io con la mia macchina; in verità la cosa mi rattrista parecchio ma se è così che devono andare le cose allora ben venga il mio essere gentile nei tuoi confronti per i bei giorni trascorsi qui a Stoccolma; non mi divertivo da tempo in questa maniera.” Livia: “Non è che hai dimenticato che tornerò nelle prossime settimane per rimanere un pò più a lungo ?” Robert: “ Ah si certo ed io ti aspetterò, qui la porta per te è sempre aperta, come la tua stanza: nel frattempo, a parte Husky se non avrò nulla da fare, comincerò a scrivere il tuo libro”. Livia: “Di Fiammetta nemmeno l'ombra, non avremo sentito il campanello, me la saluterai tu nei prossimi giorni, mi raccomando.” “Ma certo”, Robert sentiva nell'aria, la partenza della sua amica, il forse arrivederci dei suoi baci e la sua esperienza che stava per concludersi nel peggiore dei modi, malgrado avessero dormito anche con lui nello stesso letto, seppur insieme ad un cane e ad i suoi amici invisibili, “anche se le partenze portano sempre un pò di malinconia, sopratutto se ti sei divertito abbastanza, che valga ovviamente questa mia sensazione ed opinione per chi parte e per chi rimane, ricordano sempre i bei momenti trascorsi seppur con la speranza di rivedersi ancora al più presto e non il prossimo anno.” Livia si avvicinò di nuovo a Robert e lo baciò così a lungo che questa volta anche Husky ed i suoi amici sembrarono acconsentire a ciò che Robert con la sua malinconia e la sua tristezza, per l'improvvisa partenza di Livia che credeva per il giorno successivo, si era ragionevolmente meritato: non appena si staccarono le labbra di entrambi dal lungo bacio, Robert con ironia “ma era un bacio questo o mi sbaglio? “ Livia: “No di certo, ti sbagli, non era un bacio, sei un visionario”, sorridendo e sempre bellissima, “ che ne pensi di mangiare le pizze prima si raffreddino con delle birre e senza Blåbärssoppa che poco gli si abbinerebbe? Sono solo un paio le birre da bere e non come quelle di ieri che da giorno particolare è diventato alla fine parecchio divertente.” Robert acconsentì e fece strada a Livia per la cucina insieme ad Husky per andare a cibarsi delle pizze che attendevano in cucina ancora calde; mentre mangiavano, alcuni pezzi venivano offerti anche ad Husky in cambio dei suoi carré: non rifiutava, al pari di quest'ultimi,il nuovo pasto. Robert fece due conti e calcolò in circa quarantacinque minuti il tempo utile per raggiungere l'aeroporto di Stoccolma dove Livia doveva giungere per le tre della notte: “ beh, dovremo trovare qualcosa da fare almeno sino alle due di questa notte, visto che dovremo partire pressapoco a quell'ora per arrivare alle tre, considerando che hai già le valigie pronte .” “Intanto finiamo di cenare”,continuò Livia,” poi magari ci accomodiamo in divano e lasciamo che la Tel o Tele Mit Rock In ci offrano qualcosa da vedere per far trascorrere il tempo ed attendere l'ora della partenza.” Robert: “Ottima idea, non mi sembra per niente il caso di uscire stasera, visto che si farebbe probabilmente di nuovo troppo tardi come ieri e dovremo comunque avere per la prima volta Husky con noi; magari rinviamo la nostra uscita con il siberiano per quando ritornerai qui a Stoccolma. In TV propongono ogni tanto film con sottotitoli in inglese, una buona occasione per migliorare la lingua, non credi ? “ Livia: “Stai per caso dicendo che il mio inglese non sia perfetto come il tuo? Se è così non posso che darti ragione. “ Finita la cena a base di pizza che aveva sfamato anche Husky rispetto al suo solito pasto, Livia si diresse verso il divano ed accese la TV mentre l'home theater era ancora acceso dai giorni precedenti: era ovviamente sintonizzata su Tele Mit Rock In ma stranamente ora non andavano in onda più brani musicali ma si riportava in lingua inglese che, nei pochi minuti successivi, sarebbe stato trasmesso, in via del tutto eccezionale, un film in lingua italiana con sottotitoli in inglese: fu il miglior film che Livia fu libera di scegliere piuttosto che darsi invece alla visione di un film in svedese con sottotitoli in inglese; la situazione in questo caso sarebbe stata ben diversa e avrebbe avuto anche e alla stessa maniera la possibilità di leggere i sottotitoli in inglese: “che bello Robert trasmetteranno a breve un film in lingua italiana ma non dicono del titolo, che dici aspettiamo?” “Come ti piace di più, di certo meglio in lingua italiana che in svedese! “, annui Robert: anche Robert ed Husky si accomodarono sul divano nell'attesa cominciasse il qualsiasi film che Tele Mit Rock In avrebbe trasmesso. Il film che stava per andare in onda in lingua italiana era non altro che “ I tre giorni del Condor “ ma la pellicola o meglio la schermata a video iniziale del film su Tele Mit Rock In sembrava andare a rilento e rifatta presso gli studi dell'emittente televisiva e di fatto Livia leggeva sullo schermo all'inizio del film “ un film americano del 1975 diretto da Sydney Pollard “ e Robert dovette correggere sia lei che Tele Mit Rock In: “ non è Sidney Pollard ma Pollack .” Livia: “Si ma io ho letto questo, sarà che mancavano i titoli d'introduzione al film e allora li hanno scritti loro magari commettendo qualche sbadataggine; poi ancora come attori ci sono Fayed Unaway e...”, Robert dovette interromperla ancora: “ in verità il ruolo di Kathy Hale nel film è dell'attrice Faye Dunaway, pare che abbiano spostato la lettera iniziale del cognome al piede del nome Faye.” Livia: “Ok, forse è meglio che non leggo più niente e che rimango a guardare e basta, un bel regalo a Stoccolma per gli italiani, non credi? Robert: “Certamente e non è neanche la prima volta che oltre ad incantarsi mentre trasmettano musica, ora ci regalino anche un film in lingua italiana e riassumendo in breve la tematica del film già in onda: vedi tutti quei libri, trattasi di una sezione di impiegati della CIA, di tipo OSINT ossia Open Source Intelligence, dove vengono letti e studiati libri in particolar maniera provenienti da tutto il mondo, in cerca di soggetti e situazioni che siano o rivelino attività in corso dell'Agenzia o di Agenzie altrui, il tutto ovviamente sotto copertura per l'American Literary Historical Society; tutto il film è ispirato al romanzo “I sei giorni del condor“ di James Grady. Coincidenza vuole che lo stesso film sia a ridosso di quella che sia stata veramente l'operazione Condor da parte della Cia e che si dica iniziatasi formalmente il 3 settembre del 1973 al fin di combattere il comunismo a quell'era, anche se poi sostanzialmente con operazione Condor vengono raggruppati tutta una serie di colpi di stato ed altre attività poco pulite che risalgono a periodi precedenti a quella data ed anche di un decennio: così si è tramandato nella storia e così ti racconto..”; comunque basta con le chiacchiere, continua a vedere il film. Livia: “Come al solito non smetti mai di stupirmi circa la tua conoscenza a riguardo di eventi storici ed altro, ricordati che mi hai promesso un libro sulla mia teoria circa i falsi mosaici di Villa Romana del Casale, non lo dimenticare. “ Robert: “ Lo scriverò aspettandoti qui a Stoccolma per il tuo ritorno ma ora guarda il film o non capirai nulla del proseguo.“ Il film continuò sino alla fine e senza alcun commento se non di Husky che ogni tanto faceva la sua piccola chiacchierata con i suoi amici in cucina: Livia e Robert erano ora soli sul divano, le valigie messe in disparte e pronte per essere caricate in macchina nelle poche ore che rimanevano e per poter raggiungere l'aeroporto: c'era solo silenzio fra i due, sarà stato l'effetto del film o vi era forse di più, l'acufene che ritornava; Livia che con il suo essere splendida come sempre e ancor di più per presentarsi in pubblico per il suo volo, osservava Robert ma niente, ancora e solo Husky dalla cucina con il suo mugolio, le sue pseudo chiacchiere. Robert interruppe il silenzio che per ore stava caratterizzando quell'arrivederci a chissà quando per quel mese di Agosto: “ Che dici ci avviamo per l'aeroporto? Cominciamo a trasportare le valigie in garage ed in macchina? Possiamo approfittare del tempo che rimane per andare a prendere ancora un caffè annacquato come quando c'incontrammo, questa volta per un arrivederci che non duri un anno, che ne pensi? “ Livia: “ Per me va benissimo. Si sente l'aria della partenza, sai? Robert: “ Si? E da cosa?” Livia: “Non parliamo da almeno un'ora e non facciamo altro che guardarci in faccia in attesa giunga quel fatidico momento in cui uno dei due si decida a parlare e a prendere in mano la situazione così come hai fatto tu per rompere quel gelo malinconico, ti lascia tramortito quando lasci un posto che ti è piaciuto e che ti ha divertito perché tale e per la sua compagnia, tu in particolar maniera, Robert. “ Livia gli si avvicinò in maniera repentina e lo baciò così a lungo che ci volle di nuovo l'intervento di Husky, ritornato dalla cucina per far si che i due si alzassero dal divano e cominciassero a trasportare i bagagli di Livia in garage: dopo aver controllato che il cane non mancasse di biscotti e di acqua si decisero di aprire il garage e di percorrere la stessa strada per giungere sino all'aeroporto di Stoccolma in cui Livia doveva fare il check in e poi i controlli di sicurezza; aveva molti bagagli con se, compreso il giglio, fantomatico regalo di Robert. Prima di giungere all'aeroporto, si fermarono alla stessa coffe-boat di sempre ma era già chiusa, decisero perciò di accontentarsi di un caffè all'aeroporto nell'attesa Livia partisse: non appena arrivati in loco, Livia scopriva che il suo volo avrebbe fatto scalo a Bologna e poi da Bologna verso Palermo mentre il suo biglietto prevedeva un volo diretto StoccolmaPalermo; in attesa venisse aperto il check in, Robert e Livia si accomodarono in una sala d'attesa dell'aeroporto di Stoccolma Skavsta. Robert si preoccupò di andare a prendere dei caffè da una macchina automatica che non restituiva del resto e che accettava solo soldi in carta: “ bella fregatura” pensava Robert “ non solo lei se ne va via ma questa di macchina ora non mi da nemmeno il resto, è proprio una bella giornata oggi .” Non appena tornato da Livia, questa bevette il suo caffè in pochi minuti: lo sportello del check in stava per aprire, lo si vedeva dal personale che cominciava a prepararsi dietro al banco di accettazione dell'aeroporto e quella sensazione di malinconia fra i due cominciò ad avvertirsi ancora di più. Livia: “Solo il tempo di fare il check in e consegnare i bagagli e sono subito da te .” Robert ormai rattristito del tutto della partenza di Livia non fece altro che ascoltare ed aspettare senza pronunziare parola: solo quando fu proprio l'ora per Livia, in procinto dello scadere limite dei controlli di sicurezza, baciò di nuovo Robert, sfiorando ancora una volta le sue labbra a fior di pelle che per l'ennesima volta riceveva dalla sua amica italiana; solo in quel momento decise d'abbracciarla e di pronunciare poche parole, “arrivederci, ti aspetto sempre qui a Stoccolma e ricordati che non ho nemmeno il tuo numero di telefono e non lo voglio: ti desidero qui, solo questo .” Ancora un ultimo bacio a fior di pelle da parte di Livia prima di lasciare definitivamente Robert alle sue spalle: rattristito riprese la macchina e ritornò a casa, gli occhi di Livia lo avevano incantato di parecchio ma alla resa dei conti, malgrado la mancanza della sua spia che già avvertiva sin dall'abitacolo dell'auto, c'era ancora qualcosa che lo consolava, al suo rientro lo aspettava ancora e per sempre il siberiano dagli occhi di ghiaccio. NOTA FINALE DELL'AUTORE Potete proporre le vostre idee, quesiti, domande, obiezioni, critiche, queste ultime sono anche benvenute, potete scrivermi all'indirizzo [email protected] e allorquando ritengo siano interessanti avrò modo di darvi ragione o di obbiettarvi esprimendo le ragioni a giustificazione. Tutti i personaggi ed i luoghi possono essere all'interno del presente volume veri come falsi: l'opera non vuole ledere gli interessi e la persona di nessuno se non a fin di bene e per i suoi obbiettivi nel campo della criminologia applicata ed avanzata, per il suo solo ed esclusivo fine dottrinale, informativo. L'opera è del tutto gratuita ed a differenza della copia cartacea che sarebbe anch'essa gratuita se non fosse per i costi di stampa e di produzione in blocco che le case editrici pretendono: pertanto, coloro che volessero acquistare la copia cartacea, gli esuberi, aldilà delle spese di produzione per la singola copia, verranno destinati ad opere di beneficenza od al fin di realizzare corsi in criminologia applicata ed avanzata e per quanti vi volessero partecipare anche in videoconferenza. Per quest'ultimi intenti, qualora vogliate contribuire in qualche maniera alla prosecuzione dell'opera, correggendomi quanto e se ne rinveniate il motivo, tramite donazioni cliccando sul pulsante sottostante: