Feldenkrais - Edoardo Gustini

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Feldenkrais - Edoardo Gustini
LA RIABILIRTAZIONE FUNZIONALE
CON IL METODO FELDENKRAIS®
[Principi di fisiologia articolare integrati con l’anatomia esperienziale]
DOCENTI:
Dott.ssa Melucci Marta
Dott. Gustini Edoardo
LA RIABILIRTAZIONE FUNZIONALE CON IL METODO FELDENKRAIS®
[Principi di fisiologia articolare integrati con l’anatomia esperienziale]
DOCENTI:
Marta Melucci - insegnante certificata di Metodo Feldenkrais® e danzatrice
professionista, ha integrato la formazione motoria con quella umanistica, laureandosi in
Filosofia ad indirizzo antropologico. Si occupa di educazione al movimento nell'ambito
del teatro, dello sport, dell'infanzia e della disabilità, collaborando tra gli altri con
l'Istituto di Formazione Feldenkrais di Milano, l'Accademia d'Arte Drammatica Nico
Pepe di Udine e l'Azienda Sanitaria di Trieste. È autrice del manuale Lezioni di Metodo
Feldenkrais, per un'ecologia del movimento edito da Xenia.
Edoardo Gustini - PhD in Patologia Clinica – Dott. in Fisioterapia.
Docente di Anatomia Funzionale presso l’Università di Udine. Da vent’anni si occupa
di riabilitazione posturale, recupero funzionale e preparazione atletica.
LA RIABILIRTAZIONE FUNZIONALE CON IL METODO FELDENKRAIS®
[Principi di fisiologia articolare integrati con l’anatomia esperienziale]
FINALITÀ GENERALE:
Questo corso è strutturato in lezioni di anatomia funzionale completate dalla parte esperienziale. Con questo
metodo attivo lo studio del corpo umano risulta non solo semplice, logico e piacevole ma offre innumerevoli
stimoli per sviluppare in modo razionale un percorso di rieducazione e riabilitazione funzionale.
DESTINATARI:
Operatori che allenano soggetti e gruppi sportivi, preparatori atletici, personal trainer, insegnanti di danza,
istruttori di fitness, laureati in scienze motorie, dirigenti di società sportive, responsabili di centri sportivi e
gestori di palestre. Benvenuti sono anche gli atleti, i praticanti amatoriali e tutti coloro che siano interessati
alle problematiche muscolo/scheletriche dell’attività motoria.
LA RIABILIRTAZIONE FUNZIONALE CON IL METODO FELDENKRAIS®
[Principi di fisiologia articolare integrati con l’anatomia esperienziale]
PROGRAMMA 2 gg
La colonna vertebrale
• 09:00 -Presentazione del corso
• 09:30 -Anatomia e fisiologia del rachide e SN
• 10:30 -Pausa - 15 minuti
• 10:45 -Lezione esperienziale: Il triangolo delle braccia
• 11:45 -Moshe Feldenkrais chi era costui – Perché il metodo Feldenkrais
• 13:00 -Pausa Pranzo - 1 ora
• 14:00 -Osservazione guidata (rotazioni tronco e bacino) – Movimento guidato
• 15:00 -Principali patologie della colonna vertebrale dovute a strategie disfunzionali
• 16:00 -Pausa - 15 minuti
• 16:15 -Lezione esperienziale: Testa sotto il ponte
• 17:00 -Chiusura lavori
Arti inferiori e superiori
• 09:00 - AAII patologia e riabilitazione
• 10:00 - Lezione (pitturare con le piante dei piedi)
• 11:00 -Pausa - 15 minuti
• 11:15 - Strategie nel Metodo Feldenkrais
• 12:15 -Esercizio a coppie (variazione movimento AAII)
• 13:00 -Pausa pranzo
• 14:00 -ASS Patologie e riabilitazione
• 15:00 -Lezione (sfinge)
• 15:45 -Pausa - 15 minuti
• 16:00 -Vincoli - Esercizio a coppie (vincoli)
• 16:45 -Procedura ECM
ANATOMIA
L'anatomia (dal greco ανατομή, anatomè = "dissezione"; formato da ανά, anà =
"attraverso", e τέμνω, tèmno = "tagliare") è una branca della biologia che studia la forma
e la struttura degli organismi.
-Deve il suo nome al metodo principale d'indagine, la dissezione, rimasta di
fondamentale importanza anche in epoca moderna. La "divisione tagliando" è uno dei
mezzi di studio di questa scienza, che in maniera più esatta potrebbe essere chiamata
"morfologia". Fa parte integrante della biologia.
-Lo studio delle relazioni tra esseri diversi o organi di esseri diversi viene detta anatomia
comparata; quando è limitata a una sola specie animale, viene detta anatomia speciale.
-Dal punto di vista morfologico l'anatomia si suddivide ulteriormente in istologia e
citologia.
-L'anatomia si suddivide ulteriormente in normale e patologica.
-Anatomia artistica, di superficiale, di comparazione anatomica, esperienziale,
LA COLONNA VERTEBRALE
[Anatomia e Funzione]
La colonna vertebrale, vero e proprio asse del corpo, deve conciliare due parametri meccanici
contraddittori: la rigidità e la mobilità. Data questa duplice funzione, il rachide, se mal gestito è
spesso sede di patologie anche invalidanti. La conoscenza anatomico-funzionale è alla base di
qualsiasi intervento razionale sia di prevenzione che di cura.
ANATOMIA DEL RACHIDE
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La colonna vertebrale umana è costituita da 33/34 vertebre fra loro articolate.
Una vertebra generica presenta: anteriormente un corpo, posteriormente vi sono invece i cosiddetti archi
vertebrali che circoscrivono il foro vertebrale.
I punti articolari fra le vertebre sono essenzialmente tre: anteriormente, fra un corpo e l'altro, si
interpone un disco biconvesso, detto disco intervertebrale «anfiartrosi»; posteriormente alla radice dei
due processi trasversi si hanno invece due simmetriche facce articolari, di tipo sinoviale, in contatto con
le corrispondenti eminenze della vertebra posta immediatamente sopra a quella considerata.
Importante è inoltre lo spazio che esiste tra i peduncoli delle varie vertebre che determina il foro
intervertebrale da cui emergono i nervi spinali.
ANATOMIA DEL RACHIDE
Sul piano sagittale della CV si notano quattro curvature:
• 7 vertebre cervicali “lordosi cervicale”
• 12 vertebre toraciche “cifosi dorsale”
• 5 vertebre lombari “lordosi lombare”
• 5 sacrali e delle 4/5 coccigee “cifosi sacrococcigea”
Sul piano coronale si riscontra una lieve curvatura laterale a livello toracico o toraco-lombare, con convessità
destra nei destrimani e convessità sinistra nei mancini, la scoliosi fisiologica. Due curve di compenso sono
presenti a livello cervicale e lombare. Queste curve probabilmente sono determinate dall'ingombro del
cuore e dall'uso prevalente di un solo arto.
IL BACINO
[Anatomia e Funzione]
Il bacino o pelvi è la struttura ossea situata all'estremità caudale della spina dorsale, con funzione
di trasferimento del peso corporeo della parte superiore del corpo sullo scheletro degli arti
inferiori. Esso contribuisce inoltre, assieme ai muscoli perineali e addominali, al sostegno degli
organi addominali, e assieme ai muscoli delle gambe alla locomozione.
STRUTTURA DELLA CV
Struttura a sartie (albero di una nave) dal bacino al capo. struttura deformabile pur rimanendo
stabile sotto l’influenza dei suoi tiranti miofasciali.
• Mobilità
• Stabilità
Cingolo scapolare Trave trasversale
Legamenti – Muscoli Sartie
Bacino base d’impianto
Funzioni fondamentali del rachide
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Sostenere il nostro corpo (capo, arti e tronco).
Consentire libertà di movimento
Protezione midollo spinale da danni da forze esterne
Trasferire i movimenti di testa e tronco alla pelvi
Fisiologico movimento fra le tre parti del corpo
Ammortizzamento delle sollecitazioni
LE CURVE RACHIDEE – piano sagittale
• La presenza di curve mobili aumenta la resistenza del rachide alle sollecitazioni di
compressione assiale.
• La resistenza è proporzionale al quadrato del numero delle curve +1.
• Indice di elasticità: R= n²+1.  R=10
• La colonna vertebrale ha 3 curve mobili.
• La resistenza è di 10 volte maggiore rispetto ad una colonna rettilinea.
• Indice rachideo di Delmas:
• Altezza del rachide *100 / lunghezza sviluppata del rachide
• Rachide con curve accentuate (<94)
• Rachide rettificato (>96)
L’unità funzionale
L’unità funzionale o “elemento di mobilità” è costituito dal complesso di due vertebre
successive, dal disco, dai legamenti con i tessuti accessori.
Forze di compressione sono assorbite prevalentemente dalla parte anteriore, quelle di torsione
e di taglio interessano prevalentemente la parte posteriore (Deriva).
Il pilastro anteriore ha funzione prevalentemente di sostegno.
Il pilastro posteriore ha funzione dinamica (controlla il movimento).
STRUTTURA DEL DISCO INTERVERTEBRALE
Dal punto di vista istologico il nucleo polposo è formato da fibre di collagene e
condrociti (88%H2O – Mucopolisaccaridi – Acido ialuronico). L’anello fibroso è formato
da una successione di fibre concentriche a decorso obliquo (In periferia sono quasi
verticali mentre al centro sono quasi orizzontali .
MECCANISMO DI AUTOSTABILIZZAZIONE VERTEBRALE
Anello e nucleo formano una coppia funzionale la cui efficacia dipende dall’integrità di
entrambe le strutture. Se la pressione interna del nucleo o la resistenza dell’anello
diminuisce la coppia funzionale perde la sua efficacia.
DISIDRATAZIONE DEL DISCO INTERVERTEBRALE
Il nucleo polposo riposa sulla parte centrale del piatto vertebrale che è cartilaginea e
porosa. L’aumento di pressione assiale fa fuoriuscire l’acqua dal nucleo verso il centro
dei corpi vertebrali. Questo causa una riduzione di altezza del disco (2 cm in 8 ore).
Questa riduzione di altezza compromette la stabilità e predispone all’artrosi
soprattutto delle faccette articolari.
IDRATAZIONE DEL DISCO INTERVERTEBRALE
Il nucleo è tenuto dall’anulus sotto pressione, questo determina una spinta assiale che
se non contrastata dalla forza peso decomprime l’articolazione e crea una depresione
che facilita il richiamo di liquidi dal corpo vertebrale al disco.
Durante il sonno REM c’è una notevole riduzione del tono muscolare.
PRESSIONI INTRADISCALI
La pressione intradiscale è variabile dipende dalla posizione del rachide:
Soggetto di 70kg - pressione su disco L3/L4
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Supino anche e ginocchia flesse 90° (20 kg).
Supino (30 Kg).
Decubito laterale (50Kg).
In piedi (70kg).
Seduto correttamente (100Kg).
Seduto in retroversione di bacino (140 Kg).
In piedi flesso 20° (120kg).
In piedi flesso 20° con peso 20kg (340kg).
In piedi flesso 20° con peso 30kg (450kg).
Una pressione intra-addominale (contrazione del trasverso) può portare una diminuzione della pressione
intradiscale del 30%.
SISTEMA LEGAMENTOSO DEL RACHIDE LOMBARE – PIANO SAGITTALE
Elementi di connessione intervertebrale
• Pilastro anteriore
• legamento longitudinale comune anteriore
• legamento longitudinale comune posteriore
• Arco posteriore
• Legamento giallo
• Legamento interspinoso
• Legamento sovraspinoso
SISTEMA MUSCOLARE DEL RACHIDE LOMBARE – PIANO SAGITTALE
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Mm posteriori (multifido – paravertebrali – spinali lunghi – ileocostali – gran dorsale) estendono la CV.
Mm laterali (quadrato dei lombi – psoas) inclinano lateralmente la CV.
Mm anteriori (trasverso – obliqui interno/esterno – retto) flettono e ruotano la CV.
SISTEMA MUSCOLARE DEL BACINO – PIANO SAGITTALE
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Mm antiversori anteriori (retto femorale – ileopsoas – adduttori – tensore della fascia lata).
Mm antiversori posteriori (estensori lombari).
Mm retroversori anteriori (retto, obliqui, trasverso addominale).
Mm retroversori posteriori (bicipite femorale – semitendinoso – semimembranoso – grande gluteo).
SISTEMA MUSCOLARE DEL RACHIDE LOMBARE – PIANO FRONTALE
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M. Quadrato dei lombi: (O: 12° Costa e processi costiformi L1-L5 - I: Cresta Iliaca).
M. Psoas: (O: Sup. Lat. Corpi vert. T12-L4 – I: Piccolo Trocantere).
Mm Obliqui esterni: (O: Coste 5-12 – I: Linea Alba e Cresta Iliaca).
Mm Obliqui interni (O: Fascia Toraco Dorsale e Cresta Iliaca – Coste 9-12 e linea Alba).
SISTEMA MUSCOLARE DEL RACHIDE LOMBARE – PIANO ORIZZONTALE
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M. Quadrato dei lombi: (O: 12° Costa e processi costiformi L1-L5 - I: Cresta Iliaca).
M. Psoas: (O: Sup. Lat. Corpi vert. T12-L4 – I: Piccolo Trocantere).
Mm Obliqui esterni: (O: Coste 5-12 – I: Linea Alba e Cresta Iliaca).
Mm Obliqui interni (O: Fascia Toraco Dorsale e Cresta Iliaca – Coste 9-12 e linea Alba).
MOBILITÀ DEL RACHIDE
MOBILITÀ DEL RACHIDE
CERVICALE
TORACICO
LOMBARE
TOTALE
FLESSIONE
40
20
50
110
ESTENSIONE
70
30
40
140
FLESSIONE LAT.
40
20
20
80
ROTAZIONE
50
35
5
90
COMPARSA DELLE CURVATURE RACHIDEE
FILOGENESI: Nel corso dell’evoluzione della specie umana, a partire dagli ominidi (Di questa famiglia fanno
parte gli oranghi, i gorilla, gli scimpanzé, i bonobo, il genere Homo ed alcuni gruppi fossili, tra i quali gli
australopitechi), il passaggio dalla posizione quadrupede alla posizione eretta bipede, ha causato dapprima il
raddrizzamento e successivamente la lordosi lombare (circa 3 milioni di anni fa).
ONTOGENESI: Lo sviluppo biologico di un organismo (dall'embrione allo stadio adulto)
• Intrauterina: curva concavità anteriore
• 3 mesi : curva cervicale
• 1 anno stazione eretta: curva lombare
ROTAZIONE AUTOMATICA DEL RACHIDE
Durante l’inclinazione laterale i corpi vertebrali ruotano automaticamente in modo tale che la
linea mediana anteriore si sposta verso la convessità della curva. La rotazione essenzialmente
avviene per la compressione discale e per la messa in tensione dei legamenti.
Figure 2.8 The Central and Peripheral Nervous Systems
SNC
SNP
Principali vie motorie
Via piramidale
• Fasci cortico-bulbari
• Fasci cortico-spinali laterali
• Fasci cortico-spinali anteriori
Via extra-piramidale
• Fascio vestibolo-spinale
• Fascio tetto-spinale
• Fascio reticolo-spinale
• Fascio rubro-spinale
I riflessi (esempi)
• Cutanei (mm flex)
• Tonico (a)simmetrico cervicale
• Faringeo
• Da stiramento
• Paracadute, derotative, raddrizz.
• Vestibolo-oculare
• Pupillare (consensuale alla luce)
• Gabellare. Babinski. Moro
I riflessi
In campo medico, sono una risposta rapida e involontaria ad uno stimolo sia esso meccanico o chimico.
Sherrington (Nobel nel 1932 per le scoperte sulle funzioni dei neuroni).
Nashner: riflesso non come unità funzionale assoluta ma dipende dallo scopo “stiramento soleo”.
Riflesso miotatico: Il riflesso da stiramento “monosinaptico”. Quando il muscolo si allunga aumenta l’attività
delle fibre afferenti Ia che fa aumenta l’attività dei motoneuroni alfa “contrazione” .
Fibra Ia
Muscolo
agonista
Motoneurone a
Sistema piramidale
La via piramidale è la via della motilità somatica volontaria cosciente, deputata ad inviare
impulsi motori volontari a tutti i muscoli scheletrici e pellicciai del corpo.
L'area del cervello deputata al movimento volontario è la
circonvoluzione frontale ascendente (Area 4) organizzata
somatotopicamente. A livello delle piramidi gran parte
delle fibre decussano e vanno a formare i fasci corticospinali laterali che danno sinapsi con i motoneuroni del
corno anteriore.
Il sistema piramidale provvede alla corretta esecuzione di
un movimento progettato dal sistema extra-piramidale che
lo inizia, lo orienta e lo regola.
La stimolazione elettrica della corteccia motoria provoca
contrazioni muscolari specifiche perciò è organizzata
somatotopicamente.
Wilder Panfield (~1950)
Sistema extra-piramidale
Il sistema extra-piramidale è l'insieme delle vie motrici escluse quelle appartenenti al sistema piramidale.
(globo pallido, nucleo caudato, il putamen, nucleo subtalamico di Luys, nucleo rosso e la sostanza nera.
Sono correlati col sistema extra-piramidale anche la sostanza reticolare, il talamo, il cervelletto e alcune aree
corticali).
Il sistema extra-piramidale costituisce un elemento indispensabile per la corretta organizzazione del
movimento. Il movimento volontario rappresenta lo stadio finale di un complesso lavoro organizzativo.
L'organizzazione funzionale del sistema extra-piramidale si estrinseca nella capacità di progettare, iniziare e
regolare il tono muscolare dei movimenti.
Controllo motorio somatico
Pianificazione: scelgo un gesto contestuale alla situazione “come , dove, quando” (frontale e prefrontale F6)
Programmazione: definisce le caratteristiche dell’atto motorio (5-7 “parietale posteriore”).
Controllo motorio somatico
Riflesso: Risposta ad uno stimolo.
Movimento Volontario: Sono movimenti supervisionati (controllo attivo) con uno scopo.
Movimento Automatico: Sono generati internamente (Sono movimenti volontari ben appresi).
Movimenti Ritmici: Movimento stereotipato (Masticazione, grattamento) normalmente su
stimolo esterno.
Stadi di apprendimento delle competenze motorie automatiche
1. Fase Cognitiva: Completo controllo attentivo, procede a tentativi, fase non ripetitiva. La
verbalizzazione accompagna ed aiuta tale fase.
2. Fase Associativa: Vari momenti motori vengono condensati in un’unica azione. Questa
associazione crea di fatto azioni leggermente diverse rispetto alla somma dei vari movimenti
eseguiti singolarmente.
3. Fase di Automazione: Il sistema di controllo attentivo è coinvolto in modo sempre più
ridotto.
I programmi motori vengono costantemente affinati con l’apprendimento.
L’apprendimento motorio viene acquisito principalmente con la pratica «apprendimento
implicito». Nonostante ciò risulta importante, soprattutto in certe situazioni (patologie – sport)
anche le considerazioni verbali e le visualizzazioni del movimento.
PAUSA
Il triangolo delle braccia
PERCHÈ IL METODO FELDENKRAIS?
SISTEMA EDUCATIVO BASATO SUL MOVIMENTO:
• Interviene in maniera integrata sul piano bio-meccanico,
percettivo, neuro-cognitivo
• È integrativo rispetto ad altri ambiti: anatomia funzionale,
pedagogia, psicologia, sviluppo motorio, neuroscienze,
creatività, sport, arte
• Ha effetti positivi sull’immagine di se
• Articolato nei presupposti, semplice nella pratica
• Emile Couè (1857-1926), psicologo
• Matthias Alexander (1869 – 1955), attore ed educatore somatico
• Georges Gurdjieff (1866-1949), filosofo, scrittore e mistico
• Heinrich Jacoby (1889–1964), musicista
• Elsa Gindler (1885–1961), musicista
• Fritz Perls (1893 – 1970), psicoterapeuta
• Milton Erickson (1901 – 1980), psichiatra e psicoterapeuta
• Aleksandr Lurija (1902 – 1977), neurologo
• Abraham Maslow (1908 – 1970), psicologo
• Carl Rogers (1902 – 1987), psicologo
• Rollo May (1909 – 1994), psicologo
• Thomas Gordon (1918 – 2002), psicologo
• Gregory Bateson (1904 – 1980), antropologo, sociologo e psicologo
Moshe Feldenkrais (1904-1984)
Judo
Consapevolezza Attraverso il Movimento
Integrazione Funzionale
Contesto d'azione reale
Attura
Hàbitus, abitudine, abito, abitare, habit...
Noi agiamo secondo la nostra auto-immagine [M. Feldenkrais]
Apprendimento organico
"imparare ad imparare"
Imparare a diventare più ricettivi al piacere [R. Alon]
Memoria di specie
Se sai quello che fai puoi fare quello che vuoi [M. Feldenkrais]
EFFETTO DEL METODO SUL SISTEMA NERVOSO
STIMOLO
SENSAZIONE
RISPOSTA
METODO FELDENKRAIS
piacevolezza, semplicità, efficienza
EQULIBRIO DELLO SCHELETRO
AZIONE EFFICACE
• Coerenza tra intenzione, organizzazione, timing e orientamento
• Ripetibile
• Priva di sforzo
• Reversibile
CENTRO=PUNTO DI PARTENZA PER TUTTE LE DIREZIONI
DALLA FUNZIONE ALL'AZIONE
DALL'AZIONE ALLA FUNZIONE
FUNZIONE
MOVIMENTO
FUNZIONE
MOVIMENTO
FUNZIONE
MOVIMENTO
FUNZIONE
AZIONE
ESEMPIO
TORSIONE
RUOTARE
IL BUSTO
FLESSIONE
SOLLEVARE
LA GAMBA
ESTENSIONE
SPOSTARE
IL PESO
EQULIBRIO
CAMMINARE
PRANZO
OSSERVAZIONE GUIDATA 1
Osservare:
• Direzione nello spazio
• Velocità ritmo
• Da dove parte il movimento
• Collegamento tra le parti
• Fluidità/sforzo
• Respiro
ACCENNI SULLE LOMBALGIE
LOMBALGIA
Lombalgia: indica solo la presenza di un dolore lombare, senza specificarne la causa, né le strutture
coinvolte. Dolore e/o limitazione funzionale compreso tra il margine inferiore dell’arcata costale e le pieghe
glutee inferiori con eventuale dolore riferito posteriormente alla coscia, ma non oltre il ginocchio che può
causare l’impossibilità di svolgere la normale attività quotidiana, con possibile assenza dal lavoro.
Lombosciatalgia: lombalgia con irradiazione dolorosa al di sotto del ginocchio (interessamento di L5 o S1 in
oltre il 90 % dei casi di radicolopatia). Il dolore all’arto può essere presente anche in assenza di dolore
lombare e/o di solito è più doloroso del dolore lombare.
Lombocruralgia: è dovuta ad interessamento di L2, L3, L4. Il dolore all’arto può essere presente anche in
assenza di dolore lombare e/o di solito è più doloroso del dolore lombare.
Definire la temporalità:
Acuto: 0 – 1 mese.
Subacuto: 1 – 3 mesi.
Cronico: > 3 mesi.
Ricorrente: episodi < 4 settimane, ma recidivanti “si ripresentano dopo un periodo di benessere”.
DOLORE LOMBARE
841 cause diverse di rachialgia (Boccardi). 30 cause di lombalgia in letteratura. Sdr a genesi multifattoriale.
Perché si possa produrre un impulso che evochi dolore, occorre un’attivazione dei nocicettori da parte di
stimoli adeguati: per irritazione chimica o per deformazione meccanica.
Strutture del RL che possono essere fonte del dolore:
Corpi vertebrali.
Disco intervertebrale (innervato nel terzo esterno dell’anulus).
Dura madre.
Plesso venoso epidurale.
Articolazioni apofisarie.
Muscoli (ad es. attivazione trigger point).
Legamenti.
Articolazioni sacro-iliache.
Le radici nervose.
Strutture non innervate da nocicettori:
L’anulus nella parte interna.
Il nucleo polposo.
La cartilagine ialina delle articolazioni apofisarie
Eziologia irritativa: Dolore. Parestesie. Disestesie (allucinazioni tattili), positività ai test neuro dinamici. Non
deficit di forza/sensibilità.
Eziologia compressiva: Dolore. Deficit di forza (ipostenia – astenia). Ipotrofia –atrofia. Deficit di sensibilità
(ipostenia – anestesia). Ipoelecitabilità dei riflessi.
DOLORE LOMBARE
Dolore chimico: costante, non scompare con le posizioni di riposo, può attenuarsi con un blando movimento
ma si esacerba se il movimento è eccessivo.
Dolore meccanico: intermittente, cambia con il movimento e le posizioni prolungate, cessa quando
scompare la forza applicata e può diventare costante se permane la deformazione meccanica.
Dolore cronico: “Esperienza” Il dolore perdura per la presenza di fattori non direttamente correlati alla causa
iniziale.
Dolore irradiato: irritazione-compressione di tronchi o radici nervose viene percepito nel dermatomero
corrispondente.
• Può centralizzare: durante l’applicazione di una stimolazione meccanica (movimenti ripetuti o posizioni
mantenute) i sintomi che originano nella schiena e che sono riferiti distalmente, progressivamente
diminuiscono e si aboliscono. Mckenzie ipotizza che la centralizzazione avvenga come diretto risultato
della diminuzione della pressione sulle strutture spinali che sono in grado di generare stimoli riferiti
distalmente agli arti.
• Può periferalizzare: Tipico nella sindrome da derangement «McKenzie» (Disfunzione discale «FerrariVanti»).
Modello bio-psico-sociale: Il dolore modifica il comportamento sociale dell’individuo (La mancanza di
soddisfazione lavorativa è un fattore importante per sviluppare una patologia locomotoria “es: lombalgia”).
CLASSIFICAZIONE DELLE LOMBALGIE DAL PUNTO DI VISTA FUNZIONALE
[Ferrari – Vanti]
1. Disfunzione discale.
Lombalgia ad alterazioni discali: ernie o protrusioni
2. Disfunzione posturale. Un’anomalia dell’assetto posturale del soggetto
3. Disfunzione dinamica in ipomobilità (rigidità). Un’anomalia nella dinamica del
rachide « ROM limitato» dovuta ad artrosi, retrazioni, neurodinamico « sdr delle radice
aderente».
4. Disfunzione dinamica in ipermobilità (instabilità).
•
Funzionale: Alterata propriocezione; Deficit degli stabilizzatori locali;
•
Strutturale: Lesioni ossee, connettivali
5. Disfunzione strutturale. Un’anomalia strutturale radiologicamente significativa del
rachide lombare o del bacino, tale da poter essere identificata come causa prevalente della
lombalgia. Esempi: Scoliosi importante. Spondilolistesi. Vertebra di transizione. Stenosi
spinale. Artrodesi vertebrale. L’osteoporosi. L’artrosi grave…….
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
IL METODO FELDENKRAIS E LOMBALGIA COMUNE
Variabilità
Scarico
Decompressione
Propriocezione
Rinforzo degli stabilizzatori
Neutro articolare
Movimenti complessi
IL METODO FELDENKRAIS E LOMBALGIA COMUNE
Variabilità
• La poca variabilità degli schemi di movimento (direzione, coordinazione, velocità, ampiezza…)
è la base eziopatologica di alcune patologie dell’apparato locomotore (Artosi; Rigidità;
Disfunzioni discali…).
• Queste strategie motorie caratterizzate da poca variabilità, scarsa contestualizzazione e
diminuita escursione articolare sono particolarmente evidenti a livello centrale (Rachide,
Bacino; Grandi articolazioni).
• Il MF, grazie alle sue peculiarità, offre al SNC un’occasione per incrementare il proprio
repertorio motorio e poter così ripristinare gli equilibri biomeccanici ottimali.
• Per quanto concerne le lombalgie meccaniche (lombalgie comuni) il MF dispone di un
importante numero di esercizi che possono aiutare le persone ad utilizzare il rachide lombare
e le strutture funzionalmente correlate in modo più razionale, efficiente ed efficacie grazie ad
un incremento del repertorio motorio (Ricerca di modi alternativi per eseguire una specifica
consegna motoria: Osservare una altra persona fare il movimento; Immaginarlo e poi farlo;
togliere o creare dei vinco; lavoro su piani diversi dello spazio….).
IL METODO FELDENKRAIS E LOMBALGIA COMUNE
Scarico
• Nelle lombalgie, soprattutto se in fase acuta, la possibilità di lavorare in scarico è molto
interessante.
• Il MF offre molte possibilità di lavoro in posizione supina, prona e decubito laterale. In queste
posture il carico assiale del rachide è minimo e ciò aiuta a decomprimere il disco
intervertebrale che spesso risulta schiacciato e disidratato.
IL METODO FELDENKRAIS E LOMBALGIA COMUNE
Decompressione
• Per decomprimere le articolazioni è fondamentale non solo togliere il peso (scarico) ma
anche ridurre il tono neuro-muscolare.
• I movimenti che vengono proposti nel MF presuppongono una ricerca di fluidità e
piacevolezza che si possono ottenere solo se si attenuano le contrazioni parassite.
IL METODO FELDENKRAIS E LOMBALGIA COMUNE
Propriocezione
• Le lombalgie meccaniche di tipo cronico sono spesso associate ad una scarsa capacità
propriocettiva del rachide e del bacino. Il ripristino di una fisiologica elaborazione del SNC
alle informazioni somestesiche non è solo uno spiacevole effetto indesiderato della lombalgia
cronica ma è direttamente la causa eziopatogenetica di tale disfunzione.
• Il MF propone moltissime strategie per poter incrementare la capacità di considerare tali
distretti.
IL METODO FELDENKRAIS E LOMBALGIA COMUNE
Rinforzo degli stabilizzatori
• Le lombalgie, soprattutto quelle classificate come disfunzione dinamica in
ipermobilità/insatbilità, sono spesso dovute ad uno scarso reclutamento dei muscoli
stabilizzatori locali.
• Il MF offre molti esercizi che vanno ad attivare i muscoli stabilizzatori locali (Uso dei vincoli;
Riduzione del movimento; Riduzione dell’intensità e della velocità).
IL METODO FELDENKRAIS E LOMBALGIA COMUNE
Neutro articolare
• La capacità di riconoscere e stabilizzare il neutro articolare è fondamentale per tutti i distretti
del nostro corpo. Per la zona lombare questo è particolarmente importante per il fatto che le
forze in gioco sono considerevoli, la morfologia articolare non permette una stabilizzazione
intrinseca e i rapporti articolari sono mantenuti neutrali da un complesso sistema miofasciale.
• Il MF ricerca la neutralità articolare per poi costruire da questa situazione più gradi di libertà
possibili (Orologio di F.).
IL METODO FELDENKRAIS E LOMBALGIA COMUNE
Movimenti complessi
• In alcune forme di lombalgia i movimenti complessi sono compromessi, in altre parole la
sintomatologia dolorosa insorge solo quando si fanno delle attività motorie complesse
(Corsa; Scale; Cammino veloce; Sport……). In tali pazienti sono emersi elementi di disfunzione
anche nei movimenti basici. Il riprogrammare in modo razionale tali “semplici” movimenti è
la base razionale per poter intervenire sui movimenti complessi.
• Il MF propone esercizi che ripercorrono lo sviluppo ontogenetico offrendo al SNC la
possibilità di ripercorrere le tappe evolutive. In questo processo si può riprogrammare alcuni
schemi motori elementari che però sono le fondamenta neurobilogiche dei gesti complessi.
L’integrazione dei vari distretti.
PAUSA
La testa sotto il ponte
L’ARTO INFERIORE
Gli arti inferiori (o pelvici) sono le appendici che si articolano con il tronco nella sua parte
inferiore. Gli arti inferiori nell'uomo servono alla locomozione.
L’ARTO INFERIORE
Nel passaggio dalla posizione quadrupedica
alla bipede, l’anca, che era l’articolazione
prossimale dell’arto posteriore è diventata
l’articolazione della ridice dell’arto inferiore.
L’arto superiore ha perso la funzione di
sostegno e di locomozione ed è divenuto un
arto sospeso con funzione di prensione.
L’arto inferiore ha conservato la funzione di
locomozione e di sostegno.
Form follow function ???
Why are we so unique?
Bipedal locomotion …only in humans!!!
Must stand upright!
PLANTIGRADI - DIGITIGRADI – UNGULATI
• Plantigradi: mammiferi che appoggiano tutto il metapodio (metacarpo e metatarso) sul
terreno. (Uome e primati).
• Digitigradi: sono mammiferi che utilizzano come unico punto di appoggio le falangi. La loro
caratteristica principale è l'agilità e la velocità. (Felini).
• Ungulati: sono un gruppo di mammiferi che appoggiano il proprio peso sulla punta delle
falangi. Hanno sviluppato le unghie a guisa di zoccoli per proteggersi dall'usura. Sono
tendenzialmente erbivori. (Capriolo, cavallo….)
Falangi-Metatarso-Tarso
L’ARTO INFERIORE
• Le prime scarpe documentate risalgono circa al 7000 AC.
• Probabilmente l’uomo ha iniziato a farne uso circa 30.000 anni fa.
• Spesso usate per esigenze ambientali o lavorative. Vestemica.
Nomenclatura:
parti anatomiche
DISTRETTI
DEL CORPO
- ANATOMIA DI SUPERFICIE
ARTO INFERIORE - ANATOMIA DI SUPERFICIE
Arto inferiore: movimenti della coscia
a) flessione
b) estensione
c) abduzione
d) adduzione
e) rotazione interna (mediale)
f) rotazione esterna (laterale)
l movimenti della coscia interessano per intero tutto l‘arto inferiore.
La combinazione di flesso-estensione con abduzione e adduzione produce il movimento
di circonduzione.
Arto inferiore: movimenti della gamba
a) flessione
b) estensione
Oltre alla flesso-estensione, è consentito anche un limitato movimento di rotazione
(interna ed esterna).
l movimenti della gamba interessano anche il piede.
MOVIMENTI DEL PIEDE
FLESSIONE DORSALE: 20°- 30°
ESTENSIONE DORSALE: 30° - 50°
ADDUZIONE/ABDUZIONE: 35°- 45°
PRONAZIONE: 25°- 30°
SUPINAZIONE: circa 50°
Poiché i movimenti di pronosupinazione e
abduzione/adduzione non sono mai isolati, parleremo di:
• INVERSIONE: adduzione + supinazione + estensione dorsale
• EVERSIONE: abduzione + pronazione + flessione dorsale
L’ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE
• articolazione che collega tronco ad arto inferiore.
• Enantrosi a sfera che ha come superfici articolari la testa del femore e la cavità
acetebolare (cotiloidea).
• Articolazione mobile e stabile a stabilità ossea.
L’ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE – Nomenclatura anatomica
L’ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE – Nomenclatura FEMORE
L’ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE – Legamenti
L’ARTICOLAZIONE COXO-FEMORALE – Muscoli
IL GINOCCHIO
IL GINOCCHIO
COMPLESSO ARTICOLARE
OSSA COINVOLTE:
- FEMORE
- TIBIA
- ROTULA
FUNZIONE DELL’ARTICOLAZIONE
- MOBILITÀ (anatomia ossea e muscoli)
- STABILITÀ (apparato capsulo
legamentoso)
IL GINOCCHIO
ARTICOLAZIONI
ARTICOLAZIONE FEMORO - TIBIALE
TIPO: condilartrosi
SUPERFICI ARTICOLARI: condili femorali e
cavità glenoidee (piatti tibiali) della tibia.
ARTICOLAZIONE FEMORO - ROTULEA
TIPO: trocleartrosi
SUPERFICI ARTICOLARI: fossa rotulea del
femore e faccia articolare della rotula.
La rotula del ginocchio
IL GINOCCHIO
MOVIMENTI
FEMORE E TIBIA: flesso – estensione e rotazione
(solo a ginocchio flesso)
- Flessione: 120 – 140°: rotolamento posteriore (0
– 10°) e scivolamento anteriore (dopo i 10°) dei
condili femorali sui piatti tibiali. Movimento
assecondato da LCA e LCP
- Estensione: movimento relativo. Estensione
limitata da LCP, dalla capsula e in minor parte
dai legamenti collaterali.
- Rotazione: solo a ginocchio flesso, che induce
detensione della componente legamentosa.
- extrarotazione 40°: spostamento in avanti
del condilo femorale laterale sulla cavità
glenoidea laterale; menisco mediale
trazionato posteriormente, il menisco
laterale posteriormente; limitata
prevalentemente dai legamenti collaterali.
- intrarotazione 30°: limitata dai legamenti
crociati. Il condilo femorale laterale si
sposta indietro rispetto alla tibia e il
menisco mediale viene trazionato
anteriormente.
Movimento capi articolari nella flessione
La muscolatura del ginocchio
La muscolatura che contorna il ginocchio ha il compito di:
• Far muovere l’articolazione per tutta l’ampiezza del movimento, spesso con grande vigore e
forza.
• Proteggere provvedendo alla stabilità dinamica dell’articolazione in supporto al sistema di
stabilizzazione statica.
• Assorbire le forze di carico generate durante le attività atletiche e le attività giornaliere
provvedendo a ridurre lo stress applicato sulle superfici articolari, su menischi e legamenti.
• Le lesioni che riducono l’efficacia dei muscoli compromettono queste funzioni e
sottopongono il ginocchio a dei rischi.
GINOCCHIO - Rapporti con le altre articolazioni
L’articolazione del ginocchio è fortemente influenzata dalle articolazioni dell’anca e della
caviglia; alterazioni a livelle di queste articolazioni , infatti, possono provocare disallineamenti
nell’articolazione del ginocchio.
Sistema muscolare umano è formato sia da muscoli tendenti all’accorciamento (IPERTONIA) che
inclini ad allungamento e debolezza (IPOTONIA)
Infortuni: LCA; LCM; LCP; LCL; Tendinopatia rotulea; Sindrome bandelletta ileotibiale; Sindrome
patello-femorale…….
SQUILIBRIO
MUSCOLARE
ALTERAZIONE
BIOMECCANICA
ARTICOLAZIONE
DEGENERAZIONE,
LESIONI
Scarso controllo neuromuscolare
Tempistica ed intensità di contrazione anormali
GINOCCHIO - Forze di taglio
Per la stabilità del ginocchio è importantissimo il ruolo dei muscoli ischiocrurali perché
contrastano le forze di taglio generate dalla potente contrazione del quadricipite.
Per prevenire l’insorgenza di infortuni che potrebbero lesionare gravemente le strutture
dell’articolazione del ginocchio è opportuno:
• eliminare gli squilibri muscolari
• Ripristinare e/o mantenere una normale gamma di movimento e forza
al fine di permettere all’articolazione di operare in modo ottimale
RAPPORTO DI FORZA ESTENSORI/FLESSORI = 3/2
GONARTROSI
Cos’è l’artrosi?
• Un gruppo di patologie differenti e talvolta indistinte, con etiologie
diverse ma con esiti biologici morfologici e clinici comuni
• Colpiscono non solo la cartilagine articolare ma l’intera articolazione
(osso subcondrale, membrana sinoviale, muscoli, tendini, legamenti)
• La degenerazione cartilaginea dà la misura del grado (edema,
fissurazione, fibrillazione, ulcerazione, scomparsa)
IMPATTO SOCIALE DELLA PATOLOGIA ARTROSICA
• Le malattie articolari in generale colpiscono il 10%
della popolazione nel mondo (2° posto dopo le
malattie cardio-vascolari).
• Di artrosi soffrono circa 4 milioni di cittadini in
Italia.
• Il 27% delle pensioni di invalidità sono assegnate
per artrosi
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COSTI per l’ARTROSI (in milioni € /nno in Italia) - (Fonte: Lega It. Mal. Reum.)
Ricoveri
124
Farmaci
859
Prestaz. ambulat.-F.K.T.944
Terapie termali
71
Indennità di malattia
686
Invalidità
11.000
Totale
13.650
GONARTROSI
Aree di degenerazione cartilaginea
ARTROSI
TERAPIA:
•Il trattamento farmacologico.
•Il trattamento chirurgico.
•Il trattamento riabilitativo.
•Prescrizione di ortesi e ausili.
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IL METODO FELDENKRAIS E LA GONARTROSI
Variabilità
Scarico
Decompressione
Propriocezione
Rinforzo degli stabilizzatori
Neutro articolare
Movimenti complessi
Pitturare con le piante dei piedi
PAUSA
DOMANDE, ARTE MAIEUTICA
PIANO E POCO
LEGGE WEBER-FECHNER:
STIMOLO
SENSAZIONE = ----------------AMBIENTE
 CAPACITÀ PERCETTIVA
CAMBIO DI ORIENTAMENTO
SCHEMI PIÙ PRIMITIVI MIGLIORANO SCHEMI PIÙ EVOLUTI
VINCOLI
PAUSA
IMMAGINAZIONE
OSSERVAZIONE GUIDATA 2
Creare variazioni in base a:
• Velocità
• Ampiezza
• Intensità
• Punto di partenza
• Orientamento
• Immaginazione
ARTO SUPERIORE
Nomenclatura:
parti anatomiche
DISTRETTI
DEL CORPO
- ANATOMIA DI SUPERFICIE
COMPONENTI OSSEE DELL’ARTICOLAZIONE DELLA SPALLA
Scapola
Clavicola
Omero
L’ARTICOLAZIONE DELLA SPALLA
La più mobile del corpo umano - Composta da cinque articolazioni:
1. Scapolo-omerale (enartrosi),
2. Acromio-clavicolare (artrodia),
3. Clavi-sterno-costale (articolazioni a sella)
4. Sottodeltoidea – art falsa
5. Scapolo toracica – art falsa
L’ARTICOLAZIONE DELLA SPALLA
Articolazione in tre piani dello spazio:
- Flesso ed Estensione sul piano sagittale
-
Adduzione e Abduzione sul piano sagittale
Rotazione interna ed esterna attorno all’asse longitudinale omero
Circonduzione (combinazione di movimenti elementari attorno ai 3 assi)
Paradosso di Codman (rotazione congiunta)
Cicli ergonomici (rotazione aggiunta - volontaria)
L’ARTICOLAZIONE DELLA SPALLA
I LEGAMENTI
Coraco omerale (tensione massima: il minore in estensione, il maggiore in flessione)
Il legamento gleno omerale (tensione massima: il medio e l’inferiore durante
abduzione, il superiore in posizione anatomica, tutti e tre in “close packed position”)
I due fasci del coracoclavicolare: il leg. conoide e il legamento trapezoide
il legamento acromio clavicolare
CUFFIA DEI ROTATORI
Involucro muscolo-tendineo che fascia l’articolazione in tutti i suoi lati
La cuffia dei rotatori è formata dai tendini dei muscoli:
Tutti e 4 contribuiscono alla stabilizzazione della scapolo-omerale
SOTTOSCAPOLARE:
• origine: sui due terzi mediali della faccia anteriore della scapola
• inserzione: sul tubercolo minore dell’omero (trochine)
• azione: intraruota l’omero, stabilizzazione della scapolo-omerale
SOPRASPINOSO:
• origine: fossa sopraspinata della scapola;
• inserzione: sull’estremita superiore del trochite
• azione: è sinergico al deltoide nell’abduzione
SOTTOSPINOSO:
• origine: nella fossa sottospinata e sulla fascia che lo riveste
• inserzione: sulla parte intermedia del trochite
• azione: extraruota l’omero
PICCOLO ROTONDO:
• origine: sul margine ascellare della scapola
• inserzione: sull’estremità inferiore del trochite
• azione: extraruota l’omero
GOMITO
L’articolazione del gomito è formata da :
-Estremità inferiore dell’omero
-Estremità superiore del radio
-Estremità superiore dell’ulna
Queste tre ossa formano a loro volta tre diverse articolazioni :
-Articolazione omero-radiale - condiloartrosi
-Articolazione omero-ulnare - trocoide
-Articolazione radio-ulnare prossimale - trocoide/ginglimo laterale
Articolazione radio-carpica o del polso
TIPO: Condilartrosi - La capsula articolare avvolge le superfici articolari.
CAPI OSSEI: cavità glenoidea del radio e legamenti triangolare (formano lateralmente e
medialmente la superfice articolare dell’articolazione); scafoide, semilunare e piramidale
Il polso è un cardano.
Lesione della cuffia dei rotatori
Veduta posteriore della
scapola
Veduta anteriore : il sotto-scapolare,
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IL METODO FELDENKRAIS E LESIONE ALLA CUFFIA DEI ROTATORI
Variabilità
Scarico
Decompressione
Propriocezione
Rinforzo degli stabilizzatori
Neutro articolare
Movimenti complessi
PAUSA
La sfinge